Pagina 2

<<indietro al sommario

Immunità e Statuto dei deputati


Uno statuto dei deputati ormai a portata di mano?

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Statuto dei deputati
&
Risoluzione comune sullo statuto dei deputati
Doc.: B5-0543/2003
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 17.12.2003
Votazione: 17.12.2003

Voto

Uno statuto definitivo per i deputati europei sembra finalmente a portata di mano. Il Parlamento ha approvato, con 345 voti favorevoli, 94 contrari e 88 astensioni, una risoluzione che propone una posizione di compromesso sui tre punti principali che ancora impediscono l'accordo in Consiglio. Dopo la votazione, il Presidente Pat COX ha ringraziato Willi ROTHLEY (PSE, D), relatore sulla materia e da anni impegnato nella ricerca di una soluzione. «L'emiciclo ha votato con saggezza», ha dichiarato il Presidente.

La risoluzione comune, depositata da cinque gruppi politici (PPE-DE, PSE, ELDR, Verdi/ALE e GUE/NGL), modifica i tre elementi in questione. Conformemente agli auspici del Consiglio, i deputati accettano un esame distinto delle parti dello statuto che riguardano il diritto primario, cioè il Protocollo del 1965 sui privilegi e le immunità, che gli Stati membri sono invitati a rivedere. Il progetto di statuto votato il 3 giugno 2003 sarà quindi modificato in tal senso.

In secondo luogo, i deputati accettano che l'indennità uniforme dei deputati (che sarà a carico del bilancio comunitario) sia non solo soggetta all'imposta comunitaria, ma anche alle disposizioni del diritto fiscale nazionale, «purché sia evitata ogni doppia imposizione». La risoluzione propone infine un compromesso sull'età per la pensione: i deputati maturerebbero il diritto a una pensione di anzianità al compimento del 63° anno di età, invece dei 60 proposti dal Parlamento in giugno e i 65 voluti dal Consiglio.

Poiché i tre punti seguono gli auspici del Consiglio, tutto porta a pensare che quest'ultimo possa infine accettare il compromesso a breve termine. I deputati invitano il Consiglio a comunicare quanto prima, di preferenza entro la fine della Presidenza italiana e in ogni caso non oltre il 15 gennaio 2004, se è in grado di accettare il compromesso. La risoluzione, comunque, non propone un termine per l'entrata in vigore dello statuto, anche se molti deputati hanno insistito sulla necessità di regolare la questione una volta per tutte, prima delle elezioni europee di giugno.

Per ulteriori informazioni:

André Riche

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 40992

e-mail :             ariche@europarl.eu.int

Dichiarazione del Consiglio

Il Sottosegretario Roberto ANTONIONE ha aperto il dibattito ricordando che con la lettera del 21 novembre la Presidenza italiana ha mostrato la disponibilità del Consiglio a dialogare su questo tema, ribadendo così l'offerta formulata dalla Presidenza greca il 20 giugno scorso. Si intende in questo modo raggiungere un accordo, dopo 25 anni di dibattito. Antonione ha ricordato che il Consiglio rispetta il ruolo primario del Parlamento europeo nel definire lo statuto dei suoi membri: spetta al Parlamento stabilire lo statuto, previo parere della Commissione e con approvazione del Consiglio all'unanimità. Di conseguenza, da un lato il Parlamento non può prescindere dal consenso del Consiglio; dall'altro, il Consiglio non può prescindere da proposte accettabili del Parlamento.

La proposta presentata a giugno dal Parlamento si discosta molto dalle posizioni del Consiglio in materia, che non è stato in grado di fornire il proprio assenso. Il Consiglio è unanime nel ritenere che con lo statuto dei deputati non si può modificare il diritto primario. Preso atto delle misure adottate dal Parlamento sul problema del rimborso delle spese, esso considera che si debba applicare il principio delle spese effettivamente sostenute. La tassazione delle indennità dei deputati non può pregiudicare il potere degli Stati membri di sottoporre i propri parlamentari alle normative fiscali nazionali, purché si eviti la doppia tassazione. Su questo aspetto il Consiglio decide all'unanimità. Sull'età pensionabile, il Consiglio ritiene che la soluzione migliore sia 65 anni, ma che si può raggiungere un accordo anche per i 63 anni. Sull'ammontare dell'indennità percepita dai deputati, il fatto di collegarla a quella dei giudici della Corte di Giustizia potrebbe risolvere il problema del suo adeguamento annuale. Questa posizione è il frutto di compromessi raggiunti dopo lunghe trattative, ben prima dell'approvazione dello statuto da parte del Parlamento il 3 giugno, ha detto Antonione, il quale ha aggiunto che il dialogo è comunque l'unico modo di appianare le divergenze. La Presidenza italiana è sempre stata disponibile a trovare una soluzione e la Presidenza irlandese ha lo stesso approccio.

Dichiarazione della Commissione

La Commissione accoglie con molta soddisfazione l'iniziativa del relatore e della Presidenza italiana, ha affermato la commissaria Loyola de PALACIO. Dopo anni di dibattiti, si spera finalmente di poter giungere a un accordo. In questo momento la Commissione non intende entrare nei dettagli, perché non dispone ancora del testo ufficiale. Loyola de Palacio ha però voluto ricordare la posizione assunta dall'Esecutivo all'indomani del voto della proposta di statuto dello scorso giugno. Per quanto riguarda il problema del diritto primario, la Commissione ritiene che le disposizioni dello statuto non possano essere modificate con un atto fondamentale, cioè basandosi sull'articolo 190 del Trattato. Quanto ai salari, gli importi in questione rappresenterebbero un onere importante per la rubrica 5 delle prospettive finanziarie. Ora il testo è cambiato e si attende di conoscerne i dettagli: la Commissione, comunque, mantiene un atteggiamento costruttivo e confida nell'accordo.

Dibattito

Oggi molti colleghi non si sentono a loro agio su questa discussione, ha esordito Othmar KARAS (PPE/DE, A). Rilevando che al Parlamento viene chiesto di pronunciarsi in maniera diversa da quanto affermato nella posizione del 3 giugno, egli ha osservato che, appena quattro giorni dopo il fallimento della Conferenza intergovernativa fallisce, si chiede al Consiglio di mettersi d'accordo sullo statuto dei deputati, come se fosse più importante della Costituzione stessa. Lo statuto non è una questione di interessi di questo o quel partito o di interessi nazionali, bensì una procedura di contenuto che dovrebbe essere di interesse comune. Rivolto al Consiglio, l'oratore ha detto: «A questo punto non occorre più dialogare, entro il 15 gennaio dovete dire sì o no alla proposta che abbiamo formulato». I rappresentanti dei Governi hanno la responsabilità principale: questa è l'ultima offerta. Molti deputati ritengono ingiusta la proposta sulla tassazione, ma si è voluto dare un segno di buona volontà. Si è accettato il principio dell'elevazione di tre anni dell'età pensionabile. Ma adesso basta «Anche noi abbiamo una dignità e non possiamo rinunciare al nostro senso di autostima», ha concluso.

Enrique BARÓN CRESPO (PSE, E) spera che sia arrivato finalmente il momento della verità. Egmo ha ricordato che all'inizio di questa legislatura è stato creato un gruppo di lavoro finalizzato a delimitare gli aspetti più importanti e a esaminare in modo obiettivo la questione, con la partecipazione di un ex Segretario del Consiglio e un ex Segretario della Commissione. L'oratore ha ricordato che i parlamentari europei sono rappresentanti dei cittadini e che prendono decisioni che incidono sulla loro vita e non possono per questo essere diversi da loro. Le critiche venute da più parti sono giuste: è arrivato il momento di risolvere la questione. Il rappresentante dei socialisti, ricordando che non si è giunti ad un accordo sulla Costituzione ma si è fatto un passo avanti con l'approvazione dello statuto dei partiti politici, ha formulato l'auspicio che il Parlamento si esprima chiaramente sull'argomento e ha sottolineato che il passo fatto dai parlamentari corrisponde ad una «filosofia di potere legislativo condiviso». Non si intende risolvere la questione contro la volontà degli Stati membri, ma c'è un intento costruttivo di collaborare per trovare una soluzione su questo spinoso problema. L'oratore ha concluso dicendo che una soluzione deve essere trovata entro il 15 gennaio, contribuendo così ad una maggiore dignità del lavoro dei parlamentari.

Ogni volta che si parla dello statuto, si dice che è «l'ultima possibilità» per risolvere la questione: questa volta deve esserlo davvero, ha affermato Diana WALLIS (ELDR, UK). A giugno il gruppo si era astenuto perché non sosteneva le decisioni assunte in merito al diritto primario e all'imposizione finale. Ora sembra che la maggioranza del Parlamento sia giunta alla stessa conclusione e nuovamente viene fornito al Consiglio un pacchetto chiaro e accettabile. Il Consiglio, dopo il mancato accordo sulla Costituzione, ha la possibilità di ottenere un piccolo successo che ha forti implicazioni per il buon nome del Parlamento europeo. L'anno prossimo si potrebbe avere un nuovo Parlamento con regole chiare e tutti i deputati trattati in modo uguale e trasparente. L'alternativa è continuare il pasticcio attuale. I deputati vengono in Parlamento per lavorare a nome dei cittadini e non per discutere del loro stipendio. Wallis ha quindi lanciato un appello al Consiglio a non compiere ulteriori pasticci, ma a cogliere l'opportunità per risolvere la questione.

Giuseppe DI LELLO FINUOLI (GUE/NGL, I) ha dichiarato che il gruppo GUE/NGL è favorevole allo statuto dei deputati ed è da sempre convinto che sia necessario dare pari dignità politica e finanziaria ai deputati europei. Contrario a qualsiasi manovra dilatoria, il gruppo chiede che lo statuto sia approvato quanto prima. Il principio di uguaglianza è un necessario elemento di giustizia e trasparenza. La proposta non soddisfa pienamente, ma non mancherà il sostegno costruttivo. L'età di pensionamento, in particolare, suscita perplessità: l'età pensionabile per i deputati (63 anni) deve essere portata a 60 anni. Ciò, d'altra parte, dovrebbe valere per tutti i cittadini. Il gruppo ritiene ingiusto innalzare l'età contributiva e ritiene che ci siano le risorse per andare tutti (anche i parlamentari, che sono cittadini come tutti gli altri) in pensione a 60 anni. Un altro problema riguarda l'uguaglianza salariale: non pare giusto che il deputato estone debba essere remunerato meno del tedesco, sebbene in alcuni Stati membri possano esserci situazioni difficilmente sostenibili, ad esempio laddove il deputato rischia di guadagnare più del proprio Presidente della Repubblica. Occorre quindi avvicinare gli stipendi tenendo conto di quelli delle alte cariche dello Stato, ma il principio del salario unico è irrinunciabile. Il gruppo chiede infine di mettere in pratica, contemporaneamente allo statuto, la decisione dell'Ufficio di Presidenza in materia di rimborso delle spese di viaggio.

Daniel Marc COHN-BENDIT (Verdi/ALE, F) sostiene la proposta, che avrebbe potuto essere fatta già mesi fa se si fossero ascoltati i gruppi più piccoli. Si vuole prendere una decisione di principio su uno statuto uguale per tutti e decidere di porre fine al sistema del rimborso delle spese di viaggio, non trasparente e ingiusto. Con lo statuto comune si usa anche l'intelligenza consentendo disposizioni transitorie in modo che i nuovi Stati membri abbiano un periodo di tempo per entrare in questo accordo: è infatti assurdo che da un giorno all'altro un deputato guadagni più del Presidente del proprio paese. Si tratta comunque di avere l'opzione di entrare, non di uscire. Per i Verdi sarebbe accettabile un'età pensionabile anche più alta, a 65 anni, perché si devono chiedere ai deputati le stesse cose che si chiedono alla società nel suo complesso.

Mauro NOBILIA (UEN, I) ha affermato che il compromesso raggiunto in seno al Consiglio non è accettabile. Egli ha manifestato il suo assenso al principio della pari dignità dei membri e ad un univoco punto di riferimento in ordine all'esercizio del mandato, ma ha espresso dissenso su una serie di punti. In primo luogo, vi è un problema sul momento scelto per approvare la normativa. Essa verrebbe ad essere varata senza il contributo dei parlamentari dei nuovi Stati membri: «si commetterebbe cioè una voluta dimenticanza». In secondo luogo, se il principio è quello dell'uguaglianza, non si capisce perché un deputato europeo debba avere meno prerogative di uno nazionale, in virtù di un impianto di diritto tendente a livellare al basso le garanzie previste. In terzo luogo, sull'entità delle retribuzioni, sarebbe difficile giustificare che un deputato europeo guadagnasse improvvisamente molto di più, ma al tempo stesso sarebbe inconcepibile una retribuzione più bassa di quella percepita attualmente, tenendo presente anche gli emolumenti più alti spesso percepiti dai deputati nazionali o addirittura regionali. Se il principio egalitario deve essere accolto come fattore positivo, la soluzione proposta sull'imposizione fiscale farebbe piombare il tutto nella massima eterogeneità. L'oratore ha criticato anche il compromesso sull'età pensionabile. Oggi quasi tutti gli Stati membri prevedono il pensionamento negli ordinamenti pubblici a 65 anni o anche più. Per cui, o si ragiona nel senso che il regime pensionistico del deputato europeo è autofinanziato e si scelgono i 65 anni solo per motivi di coerenza politica, o si prende atto della natura privatistica del fondo e si seguono solo i calcoli statistici attuariali.

Rijk van DAM (EDD, NL) ha ricordato che tra poco vi sarà il giubileo: 25 anni del Parlamento europeo. Ciò nonostante, gli eurodeputati sono a tutt'oggi soggetti a normative nazionali diverse. I rimborsi per le spese di viaggio hanno sempre meno relazione con le spese vere: «noi avevamo presentato una proposta, ma la maggioranza l'ha respinta», ha detto. Ribadendo che lo statuto dei deputati avrebbe già dovuto essere approvato da molto tempo, l'oratore ha sostenuto che, sebbene preferisca fissare l'età pensionabile a 62 anni, la proposta del Consiglio non è irrazionale, se si tiene conto dell'evoluzione della società. L'idea di fissare l'indennità dei deputati secondo una percentuale dello stipendio dei giudici della Corte di Giustizia è buona, tenendo anche conto del problema dell'indicizzazione. Il rappresentante del gruppo EDD ha concluso affermando che lo statuto dei deputati costituisce la «prova del fuoco» per la Presidenza italiana: se questa riuscirà a far approvare un accordo in Consiglio su tale tema, potrà dire di avere fatto un buon lavoro.

Il sentimento dell'Aula è unanime, ha affermato Gianfranco DELL'ALBA (NI, I): dopo 25 anni sarebbe finalmente ora che i parlamentari ricevessero uno statuto e regole uniche e potessero anche decidere della propria sede di lavoro. La proposta va bene, anche considerato il giudizio dell'opinione pubblica. Il problema riguarda però il nome: utilizzare il termine «statuto» pare pomposo. Lo «statuto» aveva un senso quando vi era un pacchetto che comprendeva anche le prerogative del deputato, con funzioni e regole comuni equiparate a quelle dei parlamentari nazionali (che ad esempio possono visitare le carceri quando vogliono). La proposta attuale, invece, è stata svuotata di tali prerogative.

Per Giuseppe GARGANI (PPE/DE, I) tutti sono consapevoli delle responsabilità di questo momento. «Nella mia lunga carriera politica è una delle poche volte che devo esprimere senza retorica la mia soddisfazione», ha aggiunto ringraziando in particolare il Presidente Cox, che con la firma dell'accordo interistituzionale e lo statuto dei deputati ha dato, con molta discrezione, un forte impulso per portare avanti il Parlamento. L'oratore si è anche congratulato con la Presidenza italiana, nonostante il mancato accordo sulla Costituzione. Si sarebbe potuto raggiungere un risultato anche prima del 9 dicembre e la commissione giuridica era stata convocata il 9 e 10 per mettere il Consiglio davanti alle proprie responsabilità. Ora, se si vuole dare un'importanza fondamentale alla data del 15 gennaio, il presidente della commissione giuridica è disponibile a convocare l'organo parlamentare per il 12 gennaio. La prima parte dello statuto concerne le prerogative del deputato, dando autonomia, guarentigie, visibilità, trasparenza e unanimità alla disciplina del parlamentare e del Parlamento nel suo complesso. Qui si tratta della modifica del diritto primario. La seconda parte, invece, è organizzativa e ha trovato un equilibrio con un compromesso che rende onore al Parlamento. L'oratore confida quindi che il 15 gennaio si possa portare a conclusione questo problema.

Fiorella GHILARDOTTI (PSE, I) ha sottolineato la necessità che il Parlamento si doti di uno statuto dei deputati. Ma, ha aggiunto, «non possiamo prenderci in giro: quello di cui stiamo discutendo oggi non è lo statuto, è il regolamento degli emolumenti». L'oratrice ritiene ciò umiliante per il Parlamento, ma è di questo che si tratta.

Immunità parlamentare di Gargani

Neil MacCORMICK (Verdi/ALE, UK)
Relazione sulla richiesta di difesa dei privilegi e delle immunità parlamentari presentata dall'on. Giuseppe Gargani
Doc.: A5-0421/2003
Procedura: Immunità
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 110 bis del regolamento del Parlamento
Votazione: 16.12.2003

Il Parlamento europeo, approvando la relazione di Neil MacCORMICK (Verdi/ALE, UK), ha deciso di difendere i privilegi e le immunità di Giuseppe GARGANI (PPE/DE, I). La controversia è nata da un articolo pubblicato su L'Unità del 4 agosto 2002 dal Procuratore generale presso la Corte d'appello di Torino Giancarlo Caselli, dal titolo «Legislazione di stampo mafioso». Gargani ha risposto con un articolo sul Giornale del 10 agosto 2002, il quale conteneva affermazioni che hanno indotto Caselli ad intentare un'azione civile a carico di Gargani per difendere il proprio onore, chiedendo un risarcimento dei danni nella misura di 154.937,07 euro.

L'articolo 9 del Protocollo sui privilegi e le immunità delle Comunità europee stabilisce che i membri del Parlamento non possono essere ricercati, detenuti o perseguiti a motivo delle opinioni o dei voti espressi nell'esercizio delle loro funzioni. Conformemente a tale principi, l'Aula rileva che, nell'esprimere le affermazioni riportate nell'articolo pubblicato dal Giornale, Gargani si è avvalso della propria libertà di espressione, nel contesto dell'esercizio delle sue funzioni di deputato al Parlamento europeo.

Per ulteriori informazioni:
Miriam Orieskova
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 31054
e-mail :          lega-press@europarl.eu.int
e
Tanja Rudolf
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 31053
e-mail :          lega-press@europarl.eu.int

Immunità parlamentare di Dupuis

Neil MacCORMICK (Verdi/ALE, UK)
Relazione sulla richiesta di difesa dell'immunità parlamentare e dei privilegi presentata dall'on. Olivier Dupuis
Doc.: A5-0450/2003
Procedura: Immunità
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 110 bis del Regolamento del Parlamento
Votazione: 16.12.2003

Il Parlamento europeo, approvando la relazione di Neil MacCORMICK (Verdi/ALE, UK), ha deciso di non difendere l'immunità parlamentare di Olivier DUPUIS (NI, I). Durante un'azione di disobbedienza civile effettuata a Roma nel 1997, Olivier Dupuis, cittadino belga eletto al Parlamento europeo in Italia nella Lista Pannella/Bonino, aveva distribuito gratuitamente hashish insieme ad altri militanti, con l'obiettivo di richiamare l'attenzione sulle leggi proibizioniste vigenti in Italia. Dupuis è stato quindi chiamato in giudizio dalle autorità giudiziarie italiane. L'articolo 10 del Protocollo sui privilegi e le immunità delle Comunità europee rimanda alla legge nazionale e pertanto alle disposizioni nazionali in materia d'immunità in Italia. L'Aula ha ritenuto che i membri del Parlamento italiano non godono dell'immunità parlamentare in relazione a procedimenti legali nelle circostanze citate.

Per ulteriori informazioni:

Miriam Orieskova

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 31054

e-mail :          lega-press@europarl.eu.int

e

Tanja Rudolf

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 31053

e-mail :          lega-press@europarl.eu.int

top

Sanità pubblica e Consumatori


Autorizzazione dei medicinali e Agenzia europea

Rosemarie MÜLLER (PSE, D)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce procedure comunitarie per l'autorizzazione e la sorveglianza dei medicinali per uso umano e veterinario, e che istituisce l'agenzia europea per i medicinali
Doc.: A5-0425/2003
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 16.12.2003
Votazione: 17.12.2003

Il Parlamento europeo ha adottato una raccomandazione in seconda lettura di Rosemarie MÜLLER (PSE, D) su un progetto di regolamento relativo all'autorizzazione ed alla sorveglianza dei medicinali per uso umano e veterinario. Questo regolamento concerne anche l'Agenzia europea per i medicinali. Il Consiglio non ha ripreso nella sua posizione comune alcuni emendamenti chiave presentati in prima lettura dal PE. L'Aula ha quindi deciso di depositarne nuovamente una buona parte, in particolare sulla procedura centralizzata d'autorizzazione, sulla protezione dei dati e sulla composizione del consiglio d'amministrazione dell'Agenzia.

Questa nuova normativa mira a proteggere la salute dell'essere umano e quella degli animali in virtù di un rafforzamento delle procedure di sorveglianza del mercato e della farmacovigilanza. Si intende inoltre migliorare il funzionamento del mercato unico dei prodotti farmaceutici, in modo da offrire ai consumatori un accesso più rapido ai nuovi medicinali. Inoltre, il nuovo regolamento modificherà i compiti dell'Agenzia ed i suoi metodi di lavoro per far fronte ai cambiamenti globali del mercato dei medicinali e prepararla al prossimo allargamento dell'Unione. Il suo ruolo è rafforzato, in quanto viene istituita una procedura centralizzata obbligatoria per i medicinali per uso umano contenenti nuove sostanze che attive che non fossero state autorizzate nella Comunità all'entrata in vigore del regolamento.

L'Aula ha chiesto che i medicinali per uso umano autorizzati dalla procedura centralizzata beneficino di un periodo di protezione di 8 anni soltanto. I medicinali generici potrebbero essere commercializzati dopo 10 anni. In alcune circostanze, questo periodo potrebbe essere esteso ad 11 anni al massimo, secondo il compromesso detto «8+2+1». Sulla composizione del Consiglio d'amministrazione dell'Agenzia, i deputati sono del parere, contrariamente al Consiglio, che esso debba comprendere un rappresentante di ogni Stato membro, due rappresentanti della Commissione, due rappresentanti del PE e due rappresentanti, rispettivamente, delle organizzazioni di pazienti e di medici.

I deputati chiedono inoltre che le stesse norme in materia di protezione dei dati siano applicate a tutti i medicinali, indipendentemente dal metodo d'autorizzazione utilizzato. La protezione dei dati è fondamentale per le società che sottopongono nuovi prodotti ad autorizzazione, onde proteggere il segreto commerciale. Essa non ha valore retroattivo, punto di estrema importanza per i paesi in via d'adesione.

Per ulteriori informazioni:
Ton Huyssoon
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42408
e-mail :          envi-press@europarl.eu.int
e
Cezary Lewanowicz
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 44659
e-mail : clewanowicz@europarl.eu.int

Un codice comunitario per i medicinali

Françoise GROSSETÊTE (PPE/DE, F)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione del Consiglio in vista
dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2001/83/CE recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano
Doc.: A5-0446/2003
Procedura: Codecisione, seconda lettura
&
Françoise GROSSETÊTE (PPE/DE, F)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 2001/82/CE recante un codice comunitario relativo ai medicinali veterinari
Doc.: A5-0444/2003
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 16.12.2003
Votazione: 17.12.2003

Il Parlamento europeo ha adottato due raccomandazioni in seconda lettura di Françoise GROSSETÊTE (PPE/DE, F), una sui codici comunitari per i medicinali per uso umano, l'altra per i medicinali veterinari. Gli emendamenti adottati sono il frutto di un compromesso tra il Parlamento e il Consiglio.

Secondo l'Aula, le attività relative alla farmacovigilanza, al funzionamento delle reti di comunicazione ed alla vigilanza del mercato dovrebbero beneficiare di un finanziamento pubblico. Occorrerebbe anche organizzare sistemi di raccolta, da parte delle farmacie, di medicinali scaduti o non utilizzati. Inoltre, i deputati si sono espressi a favore di un termine di 210 giorni, a partire dalla presentazione di una domanda d'autorizzazione debitamente compilata, per la chiusura della procedura di concessione dell'autorizzazione di commercializzazione.

Quanto alla questione della protezione dei dati di cui beneficiano le imprese farmaceutiche, di grande importanza per il segreto commerciale, i parlamentari insistono affinché sia possibile estendere il periodo di protezione di 10 anni fino ad un massimo di 11 per i prodotti che presentano nuove indicazioni terapeutiche e che offrano ai pazienti un «beneficio clinico significativo».

I parlamentari sono anche del parere che, per una maggiore chiarezza, la definizione di «pubblicità» debba escludere l'informazione e la prospezione commerciale. Essi ritengono che nel caso dei medicinali dovrebbe esserci una separazione più netta tra l'informazione, da un lato, e la pubblicità, dall'altro. L'accesso del pubblico ad un'informazione di qualità è stato migliorato, soprattutto per quanto concerne l'imballaggio, dove tra l'altro le indicazioni in braille sono ora obbligatorie. Sono state adottate anche delle disposizioni obbligatorie, in merito alla raccolta di medicinali scaduti, di responsabilità degli Stati membri.

Per ulteriori informazioni:

Ton Huyssoon

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42408

e-mail :          envi-press@europarl.eu.int

e

Cezary Lewanowicz

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 44659

e-mail : clewanowicz@europarl.eu.int

Rintracciabilità e gratuità per la donazione di cellule

Peter LIESE (PPE/DE, D)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla definizione di parametri di qualità e di sicurezza per la donazione, l'approvvigionamento, l'analisi, la lavorazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule d'origine umana
Doc.: A5-0387/2003
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 15.12.2003
Votazione: 16.12.2003

In arrivo buone notizie per la protezione della salute dei cittadini europei. Il Parlamento europeo ha adottato in seconda lettura la relazione di Peter LIESE (PPE/DE, D) che eleva gli standard di qualità e di sicurezza relative alla donazione, l'approvvigionamento, l'analisi, la lavorazione, lo stoccaggio e la distribuzione di tessuti e cellule umane. Molte malattie possono oggi essere curate attraverso terapie basate su queste tecniche. Il Parlamento e il Consiglio avevano precedentemente raggiunto un accordo su di un pacchetto di emendamenti di compromesso relativi al pagamento del donatore, alla rintracciabilità, al consenso, all'anonimato del donatore ed altri aspetti.

Una delle richieste principali dei deputati consiste nel fatto che i tessuti e le cellule vengano donati su base volontaria e non retribuita. Essi insistono sul fatto che la donazione venga effettuata secondo la volontà dello stesso donatore, senza alcun pagamento, salvo eventuali indennità come il rimborso del viaggio e del disturbo connessi alla donazione. I dettagli sulle modalità sono demandati all'apprezzamento di ciascuno Stato membro. Gli Stati membri si adoperano affinché l'approvvigionamento di tessuti e di cellule in quanto tali avvenga su base non lucrativa. Tuttavia, nel caso in cui i tessuti o le cellule di origine umana siano usati come materiale di partenza per la preparazione di prodotti ad uso terapeutico, tale attività può essere consentita anche ad enti ed organismi che operano a fine di lucro.

La rintracciabilità delle cellule e dei tessuti costituisce un ulteriore motivo di preoccupazione. In generale, gli Stati membri dovrebbero vigilare affinché l'identità del ricevente non sia rivelata al donatore o alla sua famiglia e viceversa. Ma l'Aula ha invitato gli Stati membri ad assicurare la rintracciabilità nel percorso dal donatore al ricevente e viceversa di tutti i tessuti e le cellule prelevati, lavorati, stoccati o distribuiti, conservando i relativi dati per almeno 30 anni, anche in formato elettronico. Nel caso dei gameti (ovuli e spermatozoi), gli Stati membri possono abolire l’obbligo dell’anonimato, onde rispettare il diritto dei figli di conoscere i propri genitori biologici.

Un emendamento di compromesso adottato con 503 voti favorevoli, 42 contrari e 12 astensioni stabilisce che la direttiva non dovrebbe interferire con le decisioni degli Stati membri relativamente all’uso o non uso di particolari tipi di cellule umane, comprese le cellule germinali e le cellule staminali dell’embrione. Se però uno Stato membro autorizza un uso particolare di tali cellule, la direttiva disporrà l’applicazione di tutte le disposizioni necessarie alla tutela della sanità pubblica, in considerazione dei rischi specifici di tali cellule in base alle conoscenze scientifiche e alla loro natura particolare, e garantirà il rispetto dei diritti fondamentali.

Altro tema sensibile è rappresentato dall'ottenimento di tessuti a seguito di un aborto. I deputati sono dell'avviso che l'approvvigionamento di tessuti conseguente ad aborto richieda l'applicazione di norme speciali. Nessun aborto può essere eseguito al fine di ottenere tessuto fetale. Mediante idonee misure deve essere assicurato che nessuna donna in stato di gravidanza subisca alcun tipo di pressione affinché si sottoponga ad aborto per l'ottenimento di tessuti. La scelta del momento dell'effettuazione dell'aborto e il modo in cui esso è eseguito non devono essere influenzati dall'intento di ottenere tessuto fetale. I parlamentari chiedono infine che una proposta di direttiva sul trapianto d'organi venga presentata separatamente entro la fine dell'anno.

Per ulteriori informazioni:
Ton Huyssoon
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42408
e-mail :          envi-press@europarl.eu.int

Basta con le discriminazioni dei malati di sclerosi multipla

Ulla Maija AALTONEN (Verdi/ALE, FIN)
Relazione sugli effetti della discriminazione nell'assistenza sanitaria a persone affette da sclerosi multipla nell'Unione europea - Petizione 842/2001
Doc.: A5-0451/2003
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 18.12.2003
Votazione: 18.12.2003

Il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione di Ulla Maija AALTONEN (Verdi/ALE, FIN) sugli effetti della discriminazione nell'assistenza sanitaria a persone affette da sclerosi multipla nell'Unione europea. La risoluzione, votata con 340 voti favorevoli, nessuno contrario e 4 astensioni, è la conseguenza di una petizione inviata al Parlamento da Luise Mc Vay (Regno Unito), la quale riscontrava disparità nelle cure offerte dagli Stati membri dell'UE alle persone cui è diagnosticata la sclerosi multipla. Prima di decidere quale seguito dare, la commissione per le petizioni, conformemente a quanto previsto dalle procedure, aveva chiesto alla Commissione di esaminare la questione. La risposta della Commissione è stata deludente, in quanto si limitava a far notare che la questione non rientra nella legislazione europea ed è di esclusiva competenza degli Stati membri. Luise Mc Vay, che ha incontrato il Presidente del Parlamento, era presente in Aula al momento del voto.

La sclerosi multipla colpisce i pazienti a gradi diversi e registra un'evoluzione variabile nel tempo. Si tratta di una malattia molto difficile da comprendere e rappresenta una grandissima sfida per la sua natura progressiva e perché le persone colpite sono in genere giovani. Nell'Unione europea ne sono colpite 400.000 persone, di cui 52.000 in Italia (la prevalenza più alta si riscontra in Sardegna). Esistono 200 centri neurologici nel nostro Paese, ma solo l'8% contempla un'impostazione multidisciplinare alla cura della sclerosi multipla e non esistono cure specializzate a lungo termine.

L'Aula invita la Commissione ad inserire una discussione su questo tema nell'ordine del giorno di una prossima sessione dei ministri della Sanità UE, in vista dell'elaborazione di un codice di condotta per tutti gli Stati membri. Uno studio epidemiologico finanziato dall'Unione dovrebbe essere realizzato con urgenza su scala europea, in cooperazione con l'OMS, per raccogliere dati che aiutino i ricercatori a chiarire le cause della sclerosi multipla, finora sconosciute. In questo senso, si esorta l'Esecutivo a sviluppare una più stretta collaborazione internazionale nel quadro del Sesto e del Settimo programma quadro di ricerca, per accelerare lo sviluppo di cure più efficaci per tutte le forme di sclerosi multipla.

I deputati invitano gli Stati membri a promuovere lo sviluppo di cliniche specializzate e di centri d'assistenza rispondenti alle esigenze dei giovani colpiti da sclerosi multipla, nonché a sviluppare la formazione professionale del personale medico ed ospedaliero competente. Essi sostengono il diritto delle persone affette da sclerosi multipla e da altre malattie invalidanti di vivere autonomamente, il che comporta assistenza sanitaria e sociale adeguate e tempestive, ai fini del rispetto della dignità e dell'autonomia personale. I parlamentari chiedono alla Commissione di elaborare, di concerto con gli Stati membri, un quadro legislativo che consenta la conservazione del posto di lavoro ai pazienti colpiti da sclerosi multipla, molti dei quali sono attualmente obbligati a smettere di lavorare loro malgrado.

L'Aula ha adottato tre emendamenti alla relazione, tra cui il più importante ritiene che il principio precauzionale dovrebbe essere applicato nelle decisioni che hanno un'incidenza sulla sanità pubblica, in particolare per quanto riguarda l'uso e l'eliminazione di prodotti chimici tossici.

Per ulteriori informazioni:
Gérard Motel
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42676
e-mail :          peti-press@europarl.eu.int

Medicinali vegetali tradizionali

Giuseppe NISTICÒ (PPE/DE, I)
Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica, per quanto riguarda i medicinali vegetali tradizionali, la direttiva 2001/83/CE recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano
Doc.: A5-0452/2003
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 16.12.2003
Votazione: 17.12.2003

Il Parlamento europeo ha approvato all'unanimità la relazione di Giuseppe NISTICÒ (PPE/DE, I) sui medicinali tradizionali vegetali. La direttiva si è resa necessaria per salvaguardare la salute di milioni di consumatori in tutta l'Unione europea che utilizzano prodotti derivanti da piante medicinali. La proposta da un lato fissa alti standard per i medicinali vegetali, dall'altro prevede l'inclusione, sull'etichettatura e sulla documentazione fornita con la confezione, di indicazioni rigorosamente scientifiche, semplici e chiare per quanto riguarda la potenziale tossicità e le possibili interazioni con i prodotti alimentari, le bevande e/o altri medicinali contemporaneamente assunti.

Nella sua posizione comune, il Consiglio ha adottato gli emendamenti chiave adottati in prima lettura dal Parlamento, comprese le funzioni e la composizione del Comitato indipendente per i farmaci vegetali e la possibilità di registrare prodotti a base di piante medicinali che contengono gli ingredienti non vegetali, come minerali, vitamine, nonché l'accettazione di tradizioni non europee al momento di decidere sullo status di medicinali vegetali tradizionali.

L'Aula ha quindi approvato soltanto due emendamenti tecnici. Il primo prende in considerazione tutti quei prodotti utilizzati nella terapia tradizionale che spesso non sono dei medicinali ma rientrano nella legislazione sugli alimenti. In molti casi sono importati dall'esterno dell'UE ma anche prodotti nell'UE stessa. È importante garantire che tali prodotti continuino a rientrare nel quadro della legislazione sugli alimenti anche quando sono considerati come medicinali. Nel caso del secondo, si stabilisce che l'elenco che il comitato per i medicinali vegetali deve definire dovrebbe riguardare soltanto l'uso medico delle sostanze vegetali. La stessa sostanza può essere già oggetto di una regolamentazione in vari Stati membri per il suo uso alimentare e su questo la proposta non dovrebbe andare a interferire.

Per ulteriori informazioni:
Ton Huyssoon
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42408
e-mail :          envi-press@europarl.eu.int
e
Cezary Lewanowicz
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 44659
e-mail : clewanowicz@europarl.eu.int
 

top

Ambiente


Responsabilità ambientale uniforme in tutta l'Unione

Toine MANDERS (ELDR, NL)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la responsabilità ambientale in materia di prevenzione e riparazione del danno ambientale
Doc.: A5-0461/2003
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 15.12.2003
Votazione: 17.12.2003

Il Parlamento europeo ha adottato in seconda lettura la relazione di Toine MANDERS (ELDR, NL) in merito alla direttiva sulla responsabilità ambientale. La direttiva ha lo scopo di standardizzare le norme che disciplinano la responsabilità ambientale nell'Unione sulla base del principio «chi inquina paga». Nell'intero territorio dell'Unione, le imprese o qualunque altro operatore saranno sottoposti alla stessa legislazione quanto al loro dovere di prevenire ogni danno ambientale o risarcire ogni danno causato. Si tratta infatti di evitare che le imprese le cui attività comportano rischi per l'ambiente siano tentate di cercare la legislazione meno severa fra quelle dei vari Stati membri. Questo permetterà anche di prevenire distorsioni della concorrenza nel mercato interno.

Molti degli emendamenti che la commissione giuridica aveva ripresentato non hanno trovato sostegno nella Plenaria, che ha piuttosto preferito allinearsi alla posizione comune del Consiglio. L'Aula ha peraltro approvato un emendamento in base al quale, entro cinque anni dall'entrata in vigore della direttiva, la Commissione presenta una relazione sulle misure di incoraggiamento dello sviluppo di strumenti di sicurezza finanziaria e dei mercati adottate dagli Stati membri. Qualora non siano stati istituiti adeguati strumenti o mercati per l'assicurazione o altre forme di garanzia finanziaria, l'Esecutivo, alla luce di tale relazione, presenta proposte concernenti una garanzia finanziaria obbligatoria armonizzata per i danni provocati alle acque ed al suolo, sulla base di un approccio graduale. Dopo un periodo di valutazione di due anni, tale disposizione si applica alla riparazione dei danni provocati alle specie e agli habitat naturali. Gli Stati membri possono decidere di non applicare tale normativa alle attività a basso rischio. Possono altresì prendere in considerazione l'introduzione di soglie, in relazione a qualsiasi criterio assicurativo ai sensi di queste disposizioni.

I deputati hanno anche approvato un emendamento in modo da non permettere agli operatori di limitare la propria responsabilità conformemente alla legislazione nazionale che dà esecuzione alla Convenzione sulla limitazione della responsabilità per crediti marittimi (LLMC) del 1976. Infine, è auspicabile un riesame degli sviluppi della relazione della Commissione di cui sopra al fine di garantire un'attribuzione equa e proporzionata della responsabilità tra proprietari di navi e destinatari di idrocarburi. Questo renderà l'attribuzione di compensazione finanziaria per quanto concerne la responsabilità più equilibrata.

Per ulteriori informazioni:
Tanja Rudolf
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 31053
e-mail :          lega-press@europarl.eu.int
e
Miriam Orieskova
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 31054
e-mail :          lega-press@europarl.eu.int
 

Emissioni di veicoli commerciali leggeri

Robert GOODWILL (PPE/DE, UK)
Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le direttive del Consiglio 70/156/CEE e 80/1268/CEE per quanto riguarda le emissioni di biossido di carbonio e il consumo di carburante dei veicoli N1
Doc.: A5-0432/2003
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 110 bis del Regolamento del Parlamento
Votazione: 16.12.2003

Il Parlamento europeo ha adottato la relazione di Robert GOODWILL (PPE/DE, UK) che approva senza emendamenti la posizione comune del Consiglio sulle emissioni di biossido di carbonio e di consumo di carburante dei veicoli di tipo N1, vale a dire veicoli commerciali leggeri. Il Consiglio ha accettato, nella sua posizione comune, il principio delle «famiglie di veicoli», introdotto dal Parlamento in prima lettura. Questo eviterà l'esame individuale di oltre 4.000 sottocategorie dello stesso veicolo (Fiat Ducato, Volkswagen Lt, ecc.). La direttiva dovrebbe quindi entrare in vigore in tempi brevi permettendo così di eliminare ogni incertezza riguardo le procedure di misurazione delle emissioni.

Per ulteriori informazioni:
Manfred Kohler
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 41329
e-mail :          envi-press@europarl.eu.int

top

Mercato interno
(diritto delle imprese)


Finalmente in arrivo la direttiva sulle OPA

Klaus-Heiner LEHNE (PPE/DE, D)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente le offerte pubbliche d'acquisto
Doc.: A5-0469/2003
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 15.12.2003
Votazione: 16.12.2003

Il Parlamento europeo ha adottato in prima lettura una relazione di Klaus‑Heiner LEHNE (PPE/DE, D) sulla direttiva relativa alle offerte pubbliche di acquisto (OPA). Essa potrebbe essere adottata in prima lettura, dato che il Consiglio ha già accettato gli emendamenti. Nel luglio 2003 una proposta di direttiva sullo stesso tema era stata respinta in terza lettura dal Parlamento. Stavolta l'Aula si è espressa con 321 voti favorevoli, 219 contrari e 9 astensioni. L'opposizione è venuta in particolare dalla sinistra, che ritiene inadeguate le clausole in merito all'informazione e alla consultazione dei lavoratori.

I deputati suggeriscono di sostenere il compromesso raggiunto il mese scorso in Consiglio, in base al quale gli Stati membri potrebbero scegliere di rendere illegali i diritti di voto multipli in occasione di una decisione su un'OPA, nonché le misure difensive che non fossero state formalmente approvate dagli azionisti. Le società con sede negli Stati che non impongono queste disposizioni potrebbero tuttavia decidere di applicarle. Ai sensi dell'articolo 9 della direttiva, il consiglio d'amministrazione di una società deve innanzi tutto ottenere l'autorizzazione dell'assemblea generale degli azionisti prima di adottare qualsiasi misura difensiva, come per esempio l'emissione di azioni.

Secondo i deputati, le società che non autorizzano i diritti di voto multipli e che non utilizzano le misure difensive possono essere esentate, se diventano l'oggetto di un'OPA da parte di una società che le autorizzi. L'Aula ha aggiunto, in linea con il Consiglio, che i diritti di voto multipli non si applicano in occasione della decisione su un'OPA. La proposta iniziale della Commissione non faceva riferimento esplicito a quest'aspetto, ma proponeva solo che qualsiasi restrizione sul trasferimento di azioni o di diritti di voto non avrebbe potuto applicarsi allorché un'assemblea generale avesse deciso misure difensive. Un emendamento aggiunge che quando questi diritti vengono sospesi in tali casi, la perdita dovrà essere compensata adeguatamente.

I parlamentari sostengono anche un elemento importante della proposta: la protezione degli azionisti di minoranza in caso di OPA. La definizione di prezzo equo da pagare in caso di OPA è ora più generosa per i piccoli azionisti. Se, dopo che l'offerta è stata resa pubblica e prima che venga chiusa per accettazione, l'offerente acquista titoli a un prezzo superiore a quello dell'offerta, egli deve aumentare la sua offerta a non meno del prezzo massimo pagato per i titoli così acquistati.

Si noti infine che la nuova direttiva non copre i casi di golden share previsti per le maggiori società da molti Governi europei e usata a volte per bloccare un'OPA. Essi saranno oggetto di una direttiva a parte.

Per ulteriori informazioni:

Tanja Rudolf

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 31053

e-mail :          lega-press@europarl.eu.int

e

Miriam Orieskova

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 31054

e-mail :          lega-press@europarl.eu.int 

top

Mercato interno (servizi)


Norme di concorrenza per i liberi professionisti

Risoluzione comune sulle regolamentazioni di mercato e norme di concorrenza per le libere professioni
Doc.: B5- 0430/2003
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 08.10.2003
Votazione: 16.12.2003

Le professioni liberali sono regolamentate in tutti gli Stati membri (nella maggior parte dei casi con condizioni d'accesso limitate) e regolate da organizzazioni professionali a fini deontologici e disciplinari. Si pone il problema della compatibilità di tale regolamentazione con le disposizioni del Trattato relative alla libera circolazione dei servizi, al diritto di stabilimento o al diritto sulla concorrenza. La Commissione europea ha lanciato, nel marzo 2003, un processo di valutazione delle varie regolamentazioni delle professioni liberali negli Stati membri. I deputati hanno voluto intervenire in questo dibattito prima della presentazione di una proposta da parte della Commissione: dapprima vi è stata un'interrogazione orale alla Commissione, con un dibattito tenutosi l'8 ottobre, poi i gruppi ELDR, PSE e PPE-DE hanno presentato una proposta di risoluzione comune, che il Parlamento ha approvato con 457 voti favorevoli, 60 contrari e 18 astensioni.

I deputati ricordano l'importanza di norme che sono necessarie per garantire l'imparzialità, la competenza, l'integrità e la responsabilità dei membri di tali professioni, in modo da assicurare la qualità dei servizi e l'interesse pubblico. Essi sottolineano poi che gli organismi professionali non sono imprese né costituiscono gruppi di imprese ai sensi delle norme di concorrenza fissate nel Trattato. Qualora esse operino esclusivamente nell'interesse dei propri membri, le associazioni professionali dovrebbero tuttavia applicare le regole sulla concorrenza. Le caratteristiche proprie del mercato dei servizi professionali richiedono una regolamentazione adeguata che riguardi, in particolare, l'organizzazione, le qualifiche, l'etica professionale o la disciplina dei conflitti d'interessi. Tali regole devono inoltre offrire agli utenti finali l'assicurazione di godere delle garanzie necessarie in materia di integrità ed esperienza, ma non devono comportare restrizioni alla concorrenza.

Per ulteriori informazioni:

Tanja Rudolf

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 31053

e-mail :          lega-press@europarl.eu.int

e

Miriam Orieskova

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 31054

e-mail :          lega-press@europarl.eu.int

top

Trasporti


Accordo sugli ecopunti per il transito in Austria

Paolo COSTA (ELDR, I)
Relazione sul progetto comune, approvato dal comitato di conciliazione, di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce per il 2004 un sistema provvisorio di punti per gli automezzi pesanti che transitano attraverso l'Austria nell'ambito di una politica dei trasporti sostenibile
Doc.: A5-0475/2003
Procedura: Codecisione, terza lettura
Dibattito: 17.12.2003
Votazione: 18.12.2003

Votazione

Il Parlamento ha approvato, con 348 voti favorevoli, 102 contrari e 32 astensioni, l'accordo raggiunto in conciliazione sul sistema di ecopunti per i mezzi pesanti che transitano attraverso l'Austria. Durante il dibattito in plenaria, l'accordo è stato contestato con forza da molti deputati austriaci e dei gruppi Verdi/ALE e GUE/NGL, ma altri hanno affermato che esso rappresenta la miglior soluzione possibile. L'Aula ha anche osservato che, nella regione alpina, l'Austria resta il paese trattato meglio. Germania, Italia e Francia, pur dovendo far fronte agli stessi problemi ambientali, non sono protetti da un simile sistema di ecopunti.

I principali elementi dell'accordo sono il divieto di transito per i camion più inquinanti, la libertà di transito per i meno inquinanti, l'applicazione del sistema a tutto il territorio austriaco, la ripartizione delle quote di punti attribuiti ai paesi in via di adesione all'UE e la durata del sistema, che scadrà al più tardi il 31 dicembre 2006.

Come funziona il sistema?

Il sistema di ecopunti consiste nell'assegnare quote annuali di punti a ciascun paese i cui mezzi pesanti attraversino il territorio austriaco. Ogni volta che un camion transita per l'Austria «consuma» un certo numero di punti, il cui calcolo si basa sulle sue emissioni di ossido d'azoto (NOx). Più il camion inquina, più consuma punti.

L'accordo prevede che a partire dal 1° gennaio 2004 il traffico sia vietato per i camion più inquinanti (che utilizzano più di 8 ecopunti). Sarà inoltre introdotto un sistema restrittivo di quote per i camion più vecchi o più inquinanti (6, 7 o 8 ecopunti). Per incoraggiare l'utilizzo di camion «puliti», quelli che rientrano nella categoria di meno di 6 ecopunti non saranno soggetti ad alcuna restrizione.

Quanto al numero totale di ecopunti per anno, questi saranno fissati in modo decrescente sulla base di una proposta della Commissione europea: 6.593.479 nel 2004, totale che sarà ridotto del 5% nel 2005 e, di nuovo, del 5% nel 2006. Dopo il 31 dicembre 2006, gli ecopunti lasceranno il posto a un nuovo sistema di «eurovignette». Se però la normativa sulle eurovignette dovesse essere approvata ed entrare in vigore prima di tale data, il sistema di ecopunti sparirà nello stesso momento.

Paesi in via di adesione

L'accordo riguarda anche il numero di punti da attribuire a ciascun paese in via di adesione. Il calcolo è stato fissato sulla base delle cifre di traffico rilevate nel 2002, moltiplicate per il fattore NOx del 2003. Visto che questi paesi aderiranno il 1° maggio 2004 e non saranno soggetti all'accordo prima di tale data, il numero di punti loro assegnato per il 2004 è stato ridotto del 33,33%. Gli importi per il 2004 sono quindi fissati come segue:

Repubblica ceca: ................................. 80.078
Cipro: ................................................... 500
Estonia: .............................................. 2.764
Lituania: ............................................. 6.914
Lettonia: ............................................ 3.564
Ungheria:......................................... 120.100
Malta: ............................................... 2.400
Polonia: ........................................... 54.684
Slovacchia: ...................................... 23.725

Per la Slovenia è stata mantenuta la stessa cifra del 2003: 73.000. Per il 2005 e 2006, i paesi aderenti vedranno le loro quote ridursi nella stessa proporzione del totale degli Stati membri, cioè del 5% l'anno.

Per ulteriori informazioni:

Ton Huyssoon

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42408

e-mail : region-press@europarl.eu.int

Dibattito

Konstantinos HATZIDAKIS (PPE/DE, GR) ha sostituito il relatore Paolo COSTA (ELDR, I) nell'intervento di apertura del dibattito sul compromesso relativo agli ecopunti per il transito dei mezzi pesanti in Austria. La procedura di conciliazione è stata molto difficile e faticosa per tutti coloro che vi hanno partecipato, ha detto Hatzidakis. Il regolamento riguarda uno Stato membro, l'Austria: i membri austriaci avevano quindi tutte le ragioni per essere particolarmente sensibili. Le disposizioni in vigore sarebbero decadute a fine anno e il Parlamento ha chiesto che fossero prorogate fino al 2006. Consiglio e Parlamento avevano pareri divergenti su diverse questioni: il Parlamento riteneva che le misure dovessero applicarsi solo per il transito sui valichi alpini dell'Austria, il Consiglio chiedeva invece che fossero applicate a tutto il territorio austriaco. La controversia riguardava anche il numero di mezzi pesanti ammessi al transito.

In conciliazione le posizioni sono state ravvicinate. Le misure si applicheranno quindi a tutto il territorio, mentre il Consiglio si è avvicinato al Parlamento sulla possibilità di transito per alcuni mezzi. Si è poi trattato di decidere di quanti ecopunti dovesse disporre ciascun paese: il PE, solidale con l'Austria, ha chiesto di limitare il numero di ecopunti e questa posizione alla fine è stata accettata. Gli austriaci hanno votato contro ritenendo le misure troppo limitative per l'Austria. Alcuni ritengono il sistema troppo flessibile, altri troppo rigido: secondo l'oratore, l'accordo è equilibrato. Le nuove misure entreranno in vigore nel 2006, quando all'Austria si applicheranno le stesse regole degli altri paesi. I mezzi pesanti sono ora meno nocivi per l'ambiente, quindi il PPE voterà a favore, anche se alcuni colleghi non sono soddisfatti. Sono state considerate le loro osservazioni, ma non ci si poteva avvicinare più di così alla posizione austriaca. Il risultato raggiunto, quindi, è il migliore che si potesse ottenere.

Il commissario Loyola de PALACIO ha ringraziato il Parlamento per il lavoro svolto, in particolare in sede di conciliazione, con una menzione speciale per il vicepresidente Renzo Imbeni e per il relatore Paolo Costa. La Commissione appoggia il compromesso. Pur ammettendo che il risultato possa non piacere ai deputati austriaci, il commissario ha evidenziato che esso migliora le condizioni del traffico in Austria e ha citato il protocollo n° 9 sull'adesione di Vienna all'Unione, il quale prevede un regime di deroghe fino al 31 dicembre 2003 per poi applicare l'intero acquis comunitario. Qualora il regolamento non entrasse in vigore, tutti i mezzi pesanti potrebbero circolare liberamente in Austria.

L'oratrice ha sottolineato lo sforzo compiuto da tutti per giungere a questo risultato. In virtù di questo compromesso, mentre nell'Unione intera continueranno a circolare liberamente i mezzi pesanti più inquinanti, in Austria circoleranno liberamente solo i mezzi più puliti. Il sistema degli ecopunti continua ad essere applicato e si limita il transito non solo dei mezzi pesanti maggiormente inquinanti, ma anche di quelli di inquinamento intermedio. Non si tratta di una panacea: per questo nei prossimi mesi, sotto Presidenza irlandese, occorrerà trovare l'accordo sul sistema dell'«eurobollo».

Giorgio LISI (PPE/DE, I) ha evidenziato il carattere complesso della questione, in cui si può comprendere ma non giustificare l'atteggiamento della popolazione austriaca, cui viene accordato ancora un privilegio: «perché di questo si tratta», ha detto l'oratore. Tant'è vero che l'eccezione è estesa da un'aerea particolarmente sensibile come quella alpina a tutto il territorio austriaco, «quindi privilegio raddoppiato». Anziché limitarlo al 2004, poi, il privilegio è stato esteso automaticamente al 2006. Si tratta di una forzatura, ha detto l'oratore, ma per il bene della Comunità europea è giusto che questo sacrificio si faccia. Si tratta comunque del migliore compromesso possibile, perché garantisce equilibrio fra diritto alla mobilità e rispetto dell'ambiente, punendo coloro che non rinnovano il parco automezzi.

Giovanni Claudio FAVA (PSE, I) ha confermato che «faticoso» è «la definizione più sintetica ma più efficace per il lavoro che è stato svolto». Quello del Parlamento è stato un lavoro difficile, perché è stato anche un lavoro di supplenza nei confronti di un Consiglio spesso sbadato e votato a rinviare all'ultimo momento la soluzione di un problema che ha trovato nella conciliazione un punto di equilibrio e di buon senso per tutte le Istituzioni. Si tratta di un equilibrio tra due esigenze: quella di garantire la libera circolazione delle merci e quella, che sta a cuore al Parlamento come all'Austria, della tutela dell'ambiente e della salute delle persone. Lo sviluppo sostenibile va cercato a monte, nell'intermodalità, nello sviluppo di tunnel ferroviari e del trasporto ferroviaro piuttosto che quello su strada. La maturità del Parlamento è consistita anche nello sfuggire a una schematizzazione tra difensori degli autotrasportatori da una parte e difensori dell'ambiente e della salute dall'altra. Così non è: il risultato della conciliazione registra alcuni punti di grande attenzione alle necessità dell'Austria, primo fra tutti il fatto che l'ultima proroga, che sarebbe terminata il 31 dicembre di quest'anno, sia stata prolungata fino al 2006. In tutta Europa continueranno a circolare camion inquinanti, mentre il territorio austriaco sarà preservato da una situazione che gli altri paesi continueranno a subire. Le quote fissate, inoltre, sono più vicine possibili alle richieste di Vienna. Nell'auspicio che anche l'Austria apprezzi il risultato, Fava ha annunciato il voto positivo del suo gruppo.

Dirk STERCKX (ELDR, B) ha rilevato che non è stato facile trovare l'accordo e ha voluto ringraziare Paolo Costa e il suo predecessore Luciano Caveri. L'oratore ha manifestato la sua comprensione per i problemi specifici dell'Austria, ma ha sostenuto la necessità di un equilibrio tra le questioni ambientali e la libera circolazione delle merci. Il rappresentante dei liberali ha aggiunto che occorre trovare una soluzione complessiva per le Alpi, pensando anche al sistema dell'«eurobollo». Sterckx ha poi chiuso esprimendo preoccupazione per le dichiarazioni del Ministro austriaco al termine della riunione di conciliazione.

Freddy BLAK (GUE/NGL, DK) considera interessante l'esito in merito alla questione dei trasporti in Austria. Benché il suo gruppo fosse in generale contrario, egli ritiene il compromesso accettabile in quanto concilia la tutela dell'ambiente con la libera circolazione. La proroga fino al 2006 potrebbe consentire l'adozione di questo sistema nell'intera Unione. «Se vogliamo affrontare veramente il problema dell'inquinamento, dobbiamo innovare», ha detto l'oratore che ha aggiunto: «Bisogna viaggiare su rotaia, non su gomma». Ma oggi non c'è la volontà di arrivare a questo, perché occorrerebbero maggiori investimenti sulla rotaia.

Johannes VOGGENHUBER (Verdi/ALE, A) ha ricordato che la decisione del comitato di conciliazione è stata accolta con indignazione e rabbia in Austria, dal governo, dal parlamento, da tutta la popolazione, da tutti i partiti e mezzi di comunicazione. Si tratta forse di campagna elettorale? No, ha detto il rappresentante dei Verdi sottolineando che la sala è vuota mentre fuori ci sono persone che vorrebbero poter comunicare la loro indignazione. Si è sentito parlare di considerazione, rispetto e privilegi per l'Austria: «Chi ha utilizzato questi termini pensa forse che abbiamo costruito noi le Alpi e che abbiamo messo noi in quel luogo le piante più sensibili del continente?», ha domandato l'oratore. La gente sente fortemente il pericolo che il diritto di circolazione diventi quasi un diritto religioso che si infrange contro la difesa dell'ambiente. Non serve più commentare il risultato, ma si tratta comunque di un primato nella storia perché l'Austria non vuole questa soluzione: «Volete davvero andare contro la volontà del paese e imporci questo regolamento?», ha concluso.

Rijk van DAM (EDD, NL) ha ricordato che il 31 dicembre la proroga del regolamento sarebbe scaduta: il dilemma tra la continuazione o meno di questo sistema ha occupato molto il Parlamento. Il PE voleva il libero transito anche per gli automezzi stranieri, ma l'Austria non era d'accordo e il Consiglio ha accettato tale posizione. Ora il compromesso evita gli automezzi più inquinanti e stimola l'utilizzo di quelli più ecologici, consentendo un equilibrio realistico. L'oratore ha quindi lanciato tre appelli: agli austriaci affinché si rendano conto delle conseguenze dei sentimenti di inimicizia e irritazione; alla Commissione affinché controlli l'ammissibilità di eventuali azioni austriache che rischino di minacciare la libera circolazione; ai colleghi del Parlamento affinché sia rivista la direttiva sull'«Eurobollo» che può contribuire a sbloccare la situazione attuale.

Giacomo SANTINI (PPE/DE, I) ha affermato che dopo anni di diatribe finalmente si vede una via d'uscita al problema degli ecopunti. Le conclusioni della conciliazione vanno salutate come un atto di riequilibrio di una situazione che vede applicare in Austria uno strumento di freno ai veicoli pesanti, i quali invece transitano liberamente ovunque, anche nelle zone alpine della Francia e dell'Italia, senza alcun pedaggio ambientale. Santini ha poi chiarito che le Alpi non sono un'esclusiva dell'Austria. Tutti sono favorevoli alla difesa delle montagne e dei paesi da un eccessivo numero di veicoli pesanti, ma non è spostando altrove la causa dell'inquinamento che si risolve il problema. Non basta nemmeno la consolazione che il danno ambientale venga pagato da pedaggi pesantissimi, che hanno per effetto quello di mettere in ginocchio le aziende di trasporto (soprattutto le più piccole e le più deboli). «La soluzione è il miglior compromesso possibile che dovrebbe accontentare anche l'Austria, ma forse l'Austria si era abituata troppo bene o troppo male: dipende dal punto di vista». Cosa fare allora? Occorre mettere mano con decisione alle grandi opere, in primo luogo la galleria del Brennero e il quadruplicamento veloce della linea ferroviaria Monaco-Verona per offrire una vera alternativa su rotaia al transito su gomma. Ma occorre anche parlare molto chiaro alle società che gestiscono l'intermodalità, da praticare anche con tariffe, orari e modalità di servizio davvero competitivi e convenienti onde spostare tutto il traffico dalla gomma alla rotaia.

In fase di replica, Loyola de PALACIO ha ammesso che l'accordo trovato non costituisce la soluzione che tutti avrebbero voluto, ma adesso per lo meno c'è un sistema di ecopunti per tutto il territorio austriaco. La commissaria ha voluto precisare che nell'ambito della procedura di codecisione, non è la Commissione che negozia: essa ha solo il potere di facilitare l'accordo, mentre sono il Parlamento e il Consiglio che votano.

Aerei: nuove norme a favore di chi resta a terra o in attesa

Giorgio LISI (PPE/DE, I)

Relazione sul progetto comune, approvato dal comitato di conciliazione, di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce regole comuni in materia di compensazione ed assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco, di cancellazione del volo o di ritardo prolungato e che abroga il regolamento (CEE) n. 295/91
Doc.: A5-0464/2003
Procedura: Codecisione, terza lettura
Dibattito: 17.12.2003
Votazione: 18.12.2003

Il Parlamento europeo, approvando la relazione di Giorgio LISI (PPE/DE, I) con 467 voti favorevoli, 4 contrari e 13 astensioni, prende atto con soddisfazione del fatto che, in fase di conciliazione, sono stati accolti ben 9 emendamenti sui 15 approvati in seconda lettura dal Parlamento in materia di compensazione ed assistenza ai passeggeri in caso di negato imbarco (il cosiddetto «overbooking»), di cancellazione del volo o di ritardo prolungato. Si è deciso di escludere gli elicotteri dal campo di applicazione del regolamento, che entrerà in vigore 12 mesi dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, invece dei tre mesi proposti originariamente dal Consiglio (presumibilmente all'inizio del 2005). Dal canto suo, la Commissione presenterà proposte finalizzate a estendere questo livello di protezione ad altri mezzi di trasporto, via rotaia e via mare.

L'accordo raggiunto sul regolamento stabilisce l'importo della compensazione da corrispondere ai passeggeri in caso di negato imbarco, in base ad un sistema di tre fasce chilometriche che distingue tre categorie di tratte aeree: 250 euro per tratte inferiori a 1500 km; 400 euro per tratte intracomunitarie superiori a 1500 km o tutte le altre tratte aeree comprese tra 1.500 e 3.500 km; 600 euro per tutte le altre tratte aeree che non rientrano nei casi di cui sopra. Il Consiglio ha accolto la proposta del Parlamento di estendere tale sistema ai fini della definizione dei diritti dei passeggeri in caso di ritardi, della compensazione da corrispondere ai passeggeri cui sia stato offerto un volo alternativo e dell'importo del rimborso in caso di trasferimento ad una classe inferiore, stabilendo così un quadro più chiaro e più trasparente per tutta la casistica.

Uno dei compromessi raggiunti sulla questione dei ritardi si basa sull'introduzione di un sistema a tre livelli. Nel caso di ritardi prolungati (due ore o più, a seconda della tratta) ai passeggeri vengono offerti in ogni caso pasti e rinfreschi in funzione del tempo di attesa, nonché due chiamate telefoniche e la possibilità di inviare gratuitamente telex, fax o e-mail. Qualora l'orario di partenza previsto sia rimandato al giorno seguente, ai passeggeri verranno altresì offerti la sistemazione in albergo e il trasporto da e verso il luogo di sistemazione. Inoltre, qualora il ritardo sia di almeno cinque ore, ai passeggeri verrà offerta l'opzione di scegliere il rimborso del prezzo pieno del biglietto e, se del caso, un volo di andata e ritorno verso il punto di partenza iniziale.

La delegazione del Parlamento è riuscita a far eliminare qualsiasi riferimento a «circostanze straordinarie» quale scusa da parte dei vettori aerei per non offrire alcun tipo di assistenza immediata ai passeggeri, garantendo in tal modo che questo tipo di assistenza venga loro offerta in ogni caso, a prescindere dal motivo che ha causato il ritardo o la cancellazione del volo. Al fine di garantire un approccio coerente, le medesime condizioni vengono applicate anche nel caso di cancellazione di un volo. In seguito ad una proposta di compromesso del Parlamento, il limite massimo per l'accettazione affinché i passeggeri possano beneficiare delle disposizioni del presente regolamento, è fissato a 45 minuti prima della partenza. Ciò costituisce un compromesso tra la proposta originale del Consiglio di 30 minuti e l'emendamento di seconda lettura del Parlamento che proponeva 60 minuti.

Per ulteriori informazioni: Ton Huyssoon

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42408

e-mail : region-press@europarl.eu.int

Telepedaggio stradale, avanti piano

Renate SOMMER (PPE/DE, D)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la generalizzazione e l'interoperabilità dei sistemi di telepedaggio stradale nella Comunità
Doc.: A5-0435/2003
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 17.12.2003
Votazione: 18.12.2003

Il Parlamento europeo ritiene la proposta della Commissione europea di organizzare un sistema elettronico di telepedaggio stradale su scala europea troppo ambiziosa. Per i deputati, l'introduzione di tale sistema fin dal 2005 per camion, autobus e pullman, e fin dal 2010 per le automobili, è prematura. La relazione di Renate SOMMER (PPE/DE, D) afferma che un sistema di telepedaggio europeo dovrebbe nascere non prima del 1° gennaio 2007. È infatti necessario un certo lasso di tempo per permettere l'adattamento delle infrastrutture e dell'industria a nuove norme e nuove attrezzature compatibili.

Questi sistemi di telepedaggio utilizzano la tecnologia delle microonde e i sistemi utilizzati nei vari paesi sono spesso incompatibili, cosa che ostacola il trasporto stradale internazionale. Per garantire una maggiore interoperabilità, la Commissione desidera introdurre gradualmente una tecnologia che utilizzi i satelliti e le telecomunicazioni. Secondo la proposta dell'Esecutivo, il sistema europeo di telepedaggio si costruirebbe in due tappe: a breve termine, a partire dal 2005, si utilizzerebbero le tecnologie esistenti; a lungo termine, nel 2008-2012, ci si baserebbe sulla tecnologia di telecomunicazione mobile via satellite. Il sistema armonizzerebbe soltanto le modalità di raccolta dei pedaggi e non le politiche tariffarie degli Stati membri.

I deputati hanno respinto la proposta della Commissione di rendere obbligatorio a partire dal 2012 un solo sistema che faccia ricorso ai satelliti, ritenendo che questa decisione debba essere lasciata alle industrie, agli Stati membri e alle altre parti interessate. Tuttavia, i parlamentari approvano l'intenzione della Commissione di introdurre un sistema europeo ed un'interoperabilità più pratica. Sebbene non ritengano opportuno imporre per legge l’utilizzo di una determinata tecnologia per il telepedaggio, essi chiedono di indicare esplicitamente gli evidenti vantaggi presentati dalle nuove tecnologie di localizzazione via satellite e di comunicazioni mobili, in particolare il sistema europeo di navigazione Galileo.

Per ulteriori informazioni:

Ton Huyssoon

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42408

e-mail :region-press@europarl.eu.int

Cinture di sicurezza obbligatorie in tutti i veicoli

Dieter-Lebrecht KOCH (PPE/DE, D)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 74/408/CEE del Consiglio relativa ai sedili, ai loro ancoraggi e ai poggiatesta dei veicoli a motore
Doc.: A5-0418/2003
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 15.12.2003
&
Paolo COSTA (ELDR, I)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 77/541/CEE del Consiglio per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle cinture di sicurezza e ai sistemi di ritenuta dei veicoli a motore
Doc.: A5-0304/2003
Procedura: Codecisione, prima lettura
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 158 del Regolamento del Parlamento
&
Paolo COSTA (ELDR, I)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 76/115/CEE del Consiglio per il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative agli ancoraggi delle cinture di sicurezza dei veicoli a motore
Doc.: A5-0305/2003
Procedura: Codecisione, prima lettura
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 158 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 17.12.2003

Il Parlamento ha approvato tre relazioni che accolgono con favore la proposta della Commissione di rendere obbligatoria l'installazione delle cinture di sicurezza in tutti i veicoli a motore a partire dal luglio 2004. Al momento l'obbligo è previsto solo per le autovetture, ma in futuro sarà esteso a tutte le altre categorie di veicoli, in particolare ai minibus, ai bus di linea e da turismo, nonché agli autocarri leggeri, medi e pesanti. L'obbligo delle cinture dovrebbe ridurre il numero di decessi sulle strade: allo stato attuale, la metà delle persone che perdono la vita in incidenti stradali non indossa la cintura.

Nell'aprile 2003 era già stata adottata una direttiva sull'obbligo di indossare le cinture di sicurezza e sull'uso di sistemi adattati alla struttura corporea dei bambini di meno di tre anni. Tali disposizioni devono essere attuate entro il 9 maggio 2006. Le tre proposte adottate sono una logica conseguenza di tale direttiva. Secondo la Commissione, tutti gli autoveicoli immessi sul mercato dovrebbero essere equipaggiati di cinture di sicurezza per tutti i sedili, un provvedimento che riguarda 14 milioni di nuovi veicoli l'anno.

Il Parlamento ha approvato gli emendamenti del gruppo PPE-DE, in base ai quali gli autobus con sedili disposti lateralmente non dovrebbero rientrare nel campo d'applicazione della direttiva. Il divieto di installazione di tali sedili nei veicoli della categoria M3 (bus di linea e da turismo) appare infatti eccessivo. I deputati ritengono inoltre che il divieto dovrebbe essere basato su dati affidabili che comprendano anche il rischio reale: poiché tali dati al momento non sono disponibili, la Commissione dovrebbe fornirli entro il 31 dicembre 2004.

Per ulteriori informazioni:

Ton Huyssoon

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42408

e-mail : region-press@europarl.eu.int

top

segue a pagina 3>>