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Newsletter Roma Intercultura del 27/01/2010
Sommario settimanale degli aggiornamenti disponibili nelle
sezioni Per comunicare con la Redazione: news@roma-intercultura.it Teatro Mostra fotografica Colloquio pubblico Mostra
Immaginazione etica interculturalità Letterranza Si tratta di un sito dedicato alla produzione letteraria degli immigrati espressa in lingua italiana. Vengono messe a disposizione schede bio-bibliografiche di ogni autore, la scheda tecnica e le recensioni di ogni opera registrata e altri documenti: interviste, foto, documenti sonori...
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PREMIO CRONISTA: TERMINE PROROGATO AL 10 MARZO Roma, 27 gennaio 2010 - Prorogato a mercoledì 10 marzo il termine per la presentazione delle candidature alla edizione 2010 del «Premio Cronista - Piero Passetti». Il premio è bandito dall'Unione Nazionale Cronisti Italiani per sottolineare e premiare l'impegno professionale, sociale e umano dei cronisti nel lavoro quotidiano a contatto con i cittadini nel corso del 2009. Riservato ai giornalisti professionisti e praticanti che lavorano nelle redazioni di cronaca, è articolato nelle sezioni informazione stampata e radio-teletrasmessa e nuovi media. Ai vincitori andrà la somma di 3.000 euro e una targa ricordo. Per ciascuna sezione è inoltre prevista l'assegnazione di riconoscimenti speciali messi a disposizione dalle istituzioni che, assieme a Fnsi, Ordine dei Giornalisti e Inpgi, patrocinano il premio. Al premio i cronisti possono partecipare, singolarmente o in gruppi di lavoro, per ricerca e divulgazione di notizie, servizi, inchieste; attività di rilevante valore sociale. Le candidature vanno inviate entro il 10 marzo 2010 alla segreteria del premio, presso Unci, Corso Vittorio Emanuele 349 - 00186 Roma.
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Newsletter Anno XI n. 4 del 26 gennaio 2010
In questo numero:
Gli interventi del governo a favore dei bambini di Haiti![]() Illustrata in Parlamento la Relazione sullo stato della giustizia![]() Nuove norme in materia di trasporto di merci pericolose![]() SISTRI, il sistema che traccia la via ai rifiuti![]() Ricerca e competitività: un bando per quattro regioni del Sud![]() Ottopermille: entro il 15 marzo le domande alla Presidenza del Consiglio![]()
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Commissione europea, concorso per il miglior videoclip al MIP TV 2010. Il premio di 10.000 euro sarà consegnato a Cannes nell'aprile 2010Bruxelles, 26 gennaio 2010 - Il Servizio audiovisivi della Commissione europea bandisce, nell'ambito del programma annuale "Content 360" al MIP TV, un concorso per la produzione del miglior videoclip. Il concorso è aperto sia ai professionisti dell'audiovisivo sia ai non professionisti. Il video, della durata massima di 3 minuti, dovrà rispecchiare la personale visione dell'Europa del suo autore. In occasione del MIP TV 2010, che si svolgerà a Cannes nell'aprile prossimo, sarà consegnato al vincitore un premio di 10.000 euro. Scadenza di partecipazione: 15 marzo 2010. I video partecipanti saranno pubblicati sul sito Dailymotion:http://www.dailymotion.com/sas/EUContent360 Il regolamento del concorso si trova in: http://ec.europa.eu/avserviCES/CONTENT360/Rules.cfm Gli archivi sono disponibili nel sito: http://ec.europa.eu/avserviCES/CONTENT360/INDEX .cfm Persone di contatto per il concorso: dorota.papiewska@ec.europa.eu - simon.litton@ec.europa.eu
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Newsletter dell’AICCRE - Associazione italiana per
Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa - N. 4 Gennaio
2010 Registrazione del Tribunale di Roma n. 255 del 21 Luglio 2009 |
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La visita di Papa Benedetto XVI alla Sinagoga di Roma |
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di Elzbieta Cywiak
L’atmosfera del rispetto e dell’amicizia ha decisamente prevalso nell’ incontro di Benedetto XVI con la comunità ebraica di Roma, avvenuto domenica 17 gennaio, 24 anni dopo la storica ed inedita visita al Tempio Maggiore, sul Lungotevere, del suo predecessore Giovanni Paolo II. Anche se alcuni giorni prima dell’incontro erano sorte delle polemiche. Gli ebrei sono un popolo molto sensibile, persino ipersensibile ed emotivo, perché la storia lo ha costretto a mantenere alta la vigilanza, come ribadisce il presidente del Congresso mondiale ebraico, Ronald S. Lauder, considerando che l’antisemitismo è rimasto molto diffuso e radicato tra alcuni ranghi delle chiese cristiane fino a pochi decenni fa. Decisioni come il ripristino della preghiera del Venerdì Santo della vecchia liturgia tridentina che invita gli ebrei a riconoscere in Gesù Cristo il redentore di tutta l’umanità, la revoca della scomunica ai vescovi lefebvriani ultra-conservatori (tra i quali c’è un noto negazionista ed antisemita) e l’impressione che il processo di beatificazione di Pio XII venga affrettato, prima che siano resi pubblici gli archivi sul suo pontificato, suscitano stupore nel mondo ebraico, al punto di aver indotto il rabbino Giuseppe Laras, presidente del Consiglio Rabbinico, a disertare lo storico incontro di Roma E questa figura del Papa del silenzio verso lo sterminio di sei milioni di ebrei europei perpetrato dal nazismo durante il suo pontificato, è stata rievocata, senza esitazioni, da Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica di Roma: “Forse non sarebbe riuscito a fermare i treni della morte – ha detto - ma avrebbe potuto lanciare un segnale, una parola di estremo conforto, di umana solidarietà, nei confronti di quei nostri fratelli trasportati verso i forni crematori di Auschwitz”. E probabilmente questa mancanza di reticenza, questa volontà di non evitare gli aspetti dolenti del dialogo tra ebrei e cattolici, ha permesso di instaurare una atmosfera di verità che è la condizione base per una autentica riconciliazione. Tanto più che allo stesso tempo Pacifici ha ricordato con grande commozione la riconoscenza “immensa” verso quei cattolici che non lasciarono soli gli ebrei di fonte alla minaccia del massacro: “Se sono qui a parlare è perchè mio padre e mio zio Raffaele trovarono rifugio nel Convento delle Suore di Santa Maria a Firenze”. Da parte di Benedetto XVI, sin dall’inizio dell’incontro, sono venuti gesti di grande riguardo e sensibilità verso le ferite degli ebrei. Dopo aver reso omaggio alla lapide che ricorda i 1023 deportati del 16 ottobre 1943, dei quali solo quindici sopravvissero, ha sostato – è la prima volta per un Vescovo di Roma - davanti alla targa che commemora il piccolo Stefano Gay Taché, vittima dell’atto terroristico palestinese del 1982 contro il Tempio Maggiore. Si è poi intrattenuto, in un clima di grande serenità, con il 95enne rabbino emerito Elio Toaff che nel 1986 accolse nella stessa sinagoga Papa Wojtyla. Da aggiungere che nel momento più intenso dell’evento Papa Ratzinger si è voluto alzare in piedi per salutare il gruppo degli anziani testimoni della Shoah presenti in Sinagoga che nel 1943-44 furono deportati nei campi di sterminio nazisti e furono tra i pochissimi a sopravvivere all’inferno dei lager. Per il Pontefice tedesco, come ha detto nel suo discorso ufficiale, la Shoah è stata un “dramma singolare e sconvolgente” e “rappresenta in qualche modo, il vertice di un cammino di odio che nasce quando l’uomo dimentica il suo Creatore e mette se stesso al centro dell’universo”. Riallacciandosi poi alle sue parole pronunciate durante la visita del 2006 ad Auschwitz ha indicato nei potentati del terzo Reich coloro che ”volevano schiacciare il popolo ebraico nella sua totalità e, in fondo, “con l’annientamento di questo popolo, intendevano uccidere quel Dio che chiamà Abramo, che parlando sul Sinai stabilì i criteri orientativi dell’umanità che restano validi in eterno”. E fu proprio l’Europa - non ha mancato di puntualizzare Benedetto XVI - il luogo dove, sotto il dominio nazista “lo sterminio del popolo dell’Alleanza di Mosè fu prima annunciato, poi sistematicamente programmato e realizzato, raggiungendo tragicamente anche Roma”. “Purtroppo molti rimasero indifferenti”, ha ammesso. (A prescindere dalla controversia intorno a Pio XII , come non pensare tuttavia anche alla cattolicissima Francia di Vichy che addirittura collaborò nella deportazione degli ebrei?). Papa Ratzinger ha ricordato che “molti, anche fra i cattolici italiani, sostenuti dalla fede e dall’insegnamento cristiano, reagirono con coraggio, aprendo le braccia per soccorrere gli ebrei braccati e fuggiaschi, a rischio spesso della propria vita e meritando una gratitudine perenne. E anche la Sede Apostolica – ha tenuto a precisare -svolse un’azione di soccorso, spesso nascosta e discreta”. E’ proprio “la memoria di questi avvenimenti – ha esortato il Papa tedesco – che deve spingerci a rafforzare i legami che uniscono perchè crescano sempre più la comprensione, il rispetto e l’accoglienza“, ribadendo le parole di Giovanni Paolo II pronunciate durante il viaggio in Israele nel 2000 che “la Chiesa non ha mancato di deplorare le mancanze di suoi figli e sue figlie, chiedendo perdono per tutto ciò che ha potuto favorire in qualche modo le piaghe dell’antisemitismo e dell’antigiudaismo”. Con forza è stata ripetuta da Ratzinger l’irrevocabilità del cammino di amicizia tra ebrei e cattolici intrapreso col Concilio Vaticano II e la dichiarazione “Nostra Aetate” e quindi le radici comuni e il profondo rapporto che lega la Chiesa agli ebrei, scelti dal Signore prima fra tutti ad accogliere la sua parola. Poi ha ricordato il “valore perenne” del Decalogo per ebrei e cristiani, ma anche per i non credenti, quale “grande codice etico per tutta l’umanità”. Tre sono i campi di collaborazione indicati da Benedetto XVI per le due comunità: innanzitutto il riconoscimento dell’unico Dio “contro la tentazione di costruirsi altri idoli”; il secondo punto è “la protezione della vita, contro ogni ingiustizia e sopruso, riconoscendo il valore di ogni persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio”; il terzo la promozione della “santità della famiglia, cellula essenziale della società”. Sui comandamenti il Papa ha posto in rilievo gli insegnamenti di Mosè e di Gesù che si riassumono “nell’amore di Dio e nella misericordia verso il prossimo”. Di particolare significato, come indicazione del compito da realizzare, le parole di Ratzinger: “Cristiani ed ebrei hanno una grande parte di patrimonio spirituale in comune, pregano lo stesso Signore, hanno le stesse radici, ma rimangono spesso sconosciuti l’uno all’altro. Spetta a noi, in risposta alla chiamata di Dio, lavorare affinché rimanga sempre aperto lo spazio del dialogo, del reciproco rispetto, della crescita nell’amicizia, della comune testimonianza di fronte alle sfide del nostro tempo, che ci invitano a collaborare per il bene dell’umanità.” L’irrevocabilità delle aperture del Concilio Vaticano II ribadite dal Papa è andata incontro alle aspettative del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, che nel suo discorso ha messo in rilievo come il dialogo tra ebrei e cattolici debba svolgersi in termini di pari dignità e rispetto reciproco. “L’immagine di rispetto e di amicizia che emana da questo incontro – ha auspicato il successore di Elio Toaff – deve essere un esempio per tutti coloro che ci osservano. Ma amicizia e fratellanza non devono essere esclusivi e oppositori nei confronti degli altri. In particolare di tutti coloro che si riconoscono nell’eredità spirituale di Abramo. Ebrei, Cristiani e Musulmani sono chiamati senza esclusioni a questa responsabilità di pace”. Questa apertura anche verso l’islam moderato ha caratterizzato il clima dell’incontro nel Tempio Maggiore che ha visto pure la presenza dei rappresentanti musulmani. Il rabbino capo di Roma indicando altri compiti comuni per ebrei e cristiani come la protezione dell’ambiente, non ha mancato di rilevare come il “Cantico delle creature” di Francesco d’Assisi sia radicato nella tradizione biblica, soprattutto dei Salmi. Ricco di spunti stimolanti per una approfondita riflessione spirituale, il discorso di Riccardo Di Segni, che toccando il tema del riconoscimento di Israele da parte della Santa Sede ha spiegato il significato fondamentale che riveste per gli ebrei la terra d’Israele, “la terra di Colui che è Santo”, poi effettivamente data dal Signore ai discendenti “dei nostri patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe”. Di particolare pregnanza è risultata l’allusione fatta dal rabbino al “silenzio di Dio o la nostra incapacità di sentire la Sua voce davanti ai mali del mondo” che “sono un mistero imperscrutabile. Ma il silenzio dell’uomo – ha aggiunto – è su un piano diverso, ci interroga, ci sfida e non sfugge al giudizio” e qui a modo suo ha sembrato toccare il silenzio di Pio XII. “Malgrado una storia drammatica, i problemi aperti e le incomprensioni, sono le visioni condivise e gli obiettivi comuni che devono essere messi in primo piano” ha aggiunto. E richiamandosi all’espressione di Papa Giovanni Paolo II, che durante la sua visita in Sinagoga descrisse “il rapporto tra ebrei e cristiani come quello tra fratelli”, ha osservato citando la Bibbia che proprio questi rapporti sono spesso drammaticamente conflittuali. Lo dimostrano le storie di Caino e Abele, Isacco e Ismaele, Esaù e Giacobbe, Giuseppe e i suoi fratelli. “Se il nostro è un rapporto tra fratelli c’è da chiedersi sinceramente a che punto siamo di questo percorso e quanto ci separa ancora dal recupero di un rapporto autentico di fratellanza e comprensione; e cosa dobbiamo fare per arrivarci”, ha concluso il rabbino.
Un
altro tratto di strada in comune, tra ebrei e cristiani, è stato
quindi percorso nel Tempio Maggiore di Roma, affrontando anche i
momenti difficili in spirito di verità per avvicinarsi sempre di
più alle frasi del Salmo 133 intonato dal coro della Sinagoga
“Ecco, com’è bello e com’è dolce che i fratelli vivano insieme”.
E “ha avuto ragione chi è stato presente” è stato il commento di
un’autorevole personalità dell’ambiente ebraico, lo storico
della matematica, prof. Giorgio Israel.
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Newsletter Anno XI n. 3 del 19 gennaio 2010
In questo numero:
Piano carceri: quattro pilastri per affrontare l'emergenza![]() Bambini stranieri nelle scuole: la direttiva del ministro Gelmini![]() Prestito nuovi nati: pubblicato l'elenco delle banche aderenti![]() Danni dovuti a vaccinazioni: quando scatta l'indennizzo![]() Divieto di fumo nei locali pubblici: bilancio di una legge “storica”![]() Patrimonio culturale: l'attività di recupero nel Rapporto 2009![]() |
Che fanno i santi patroni
d’Europa? E’ in corso a Roma, nel Palazzo Venezia, una mostra che durerà fino al 31 gennaio, intitolata: “Il potere e la grazia”. Fra i dipinti e le icone, eseguiti da celeberrimi autori d’ogni parte d’Europa, di tanti santi patroni delle Nazioni europee, e dei santi regnanti o governanti, come Luigi IX di Francia o Tommaso Moro d’Inghilterra, una sala è dedicata ai sei Patroni d’Europa: Benedetto, Cirillo e Metodio, Caterina da Siena, Brigida di Svezia, Benedetta della Croce, al secolo Edith Stein, quest’ultima contemporanea di alcuni di noi, trucidata ad Auschwitz. Ora, mi sono spesso domandato: ma che fanno questi santi? L’Europa soffre spesso di arresti e di intralci: trattati bruciati, incomprensioni all’Est e all’Ovest, disaffezione popolare, euroscetticismo diffuso! Tutto questo è vero, ma consideriamo i fatti positivi: 64 anni di pace in Europa, la caduta del Muro di Berlino e della Cortina di Ferro di cui abbiamo di recente celebrato il Ventennale, la riconquistata unità della Germania, la ricongiunzione dei due gruppi di Nazioni occidentali e orientali, la restituita libertà a tutti i popoli del Continente, l’ampliamento dell’Unione Europea dai sei originari Paesi a 27 ed oltre. Non è questo un prodigio? Il grande prodigio dell’Unione Europea. (m.p.)
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