La
cronaca
Il
40° Congresso internazionale dell’AJE a Sanremo
“La
costruzione europea tra allargamento e riforme istituzionali” è stato
il tema del 40. Congresso internazionale e dell’Assemblea generale
dell’Association des Journalistes Européens (AJE) che si è svolto a
Sanremo, dal 18 al 22 ottobre, con la partecipazione di 130 giornalisti di
18 paesi. Presenti delegazioni di Austria, Croazia, Francia, Germania,
Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Italia, Jugoslavia, Lussemburgo, Macedonia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca,
Repubblica Slovacca, Spagna, Turchia e Ungheria.
L’assise è stata organizzata dalla Sezione italiana dell’AJE, sotto
l’Alto patronato del Presidente della Repubblica, col patrocinio del
Comune di Sanremo e in collaborazione con la rappresentanza in Italia
della Commissione europea, con l’Ufficio per l’Italia del Parlamento
europeo e con Sanremo Promotion.
I giornalisti dell’AJE, Associazione internazionale fondata
quarant’anni fa proprio a Sanremo, hanno animato il dibattito sui temi
dell’ampliamento e delle riforme introdotti, rispettivamente, dal vice
presidente del Parlamento europeo Guido Podestà e dal vice presidente
della Convenzione europea Jean-Luc Dehaene. Una tavola rotonda ha
riguardato anche il rapporto tra società dell’informazione e società
globalizzata. I lavori, nei saloni di Villa Ormond, sono stati aperti
dal segretario generale della Sezione italiana Carmelo Occhino, che ha
messo in risalto il significato del ritorno a Sanremo dei giornalisti
europei dopo 40 anni dalla costituzione dell’AJE, avvenuta nel
1962 proprio su iniziativa italiana.
Il presidente
dell’AGE, Guido Farolfi, ha rivolto il benvenuto alle delegazioni e ha
sottolineato l’impegno dell’Associazione a sostegno del processo
d’integrazione. Il presidente internazionale dell’AJE, Helmut Hetzel,
si è soffermato sull’importanza e l’attualità dei temi congressuali,
negli stessi giorni argomento di dibattito nelle sedi istituzionali. Ai congressisti hanno rivolto il saluto il vice sindaco di Sanremo
Giovanni Berrino, il presidente di Sanremo Promotion e assessore regionale
Piero Gilardino, anche a nome del presidente della Regione Liguria Sandro
Biasotti, e il consigliere Ettore Rainieri per la Provincia di Imperia. I
motivi ideali e professionali che hanno portato 40 anni fa alla fondazione
dell’AJE sono stati rievocati e riaffermati da Marcello Palumbo, decano
della sezione italiana, promotore del primo “rencontre” sanremese che
decise nel 1962 la costituzione dell’Association des Journalistes Européens.
Top
I temi congressuali
Introducendo il dibattito sulle riforme istituzionali dell’Ue,
Jean-Luc Deahene ha fatto il punto sullo stato dei lavori della
Convenzione europea di cui è vice presidente.
Sono seguiti gli approfondimenti del direttore del settimanale New Europe,
Basil Coronakis, e del deputy director di Wilton Park-Wiston House,
Nicholas Hopkinson. Tutti concordi nel sollecitare una Costituzione
articolata che guardi principalmente a diritti e doveri di cittadinanza.
Il tema dell’allargamento dell’Ue è stato introdotto dal vice
presidente del Parlamento europeo Guido Podestà e quindi sviluppato da
Terenzio Delfino, sottosegretario alle Politiche agricole, e da Roberto
Santaniello, direttore dell’ufficio di Milano della Rappresentanza in
Italia della Commissione europea. Per i Paesi candidati, due dell’area
del Mediterraneo e due dell’est europeo hanno svolto relazioni i
rappresentanti dei governi di Cipro, ambasciatore Alexandros N. Zenon; di
Malta ambasciatore Edward Melillo; dell’ Ungheria Arpad Gordos,
direttore generale integrazione e istituzioni europee del Ministero
Esteri; della Repubblica Ceca Ludek Zahradnicek, direttore dipartimento
comunicazione strategica. E’ stata concordemente sostenuta la necessità
di una comune identità europea nella salvaguardia delle diversità.
Il
rapporto tra società dell’informazione e società globalizzata, i suoi
sviluppi e i suoi limiti è stato oggetto
di una tavola rotonda introdotta da Athanase Papandropoulos, presidente
onorario dell’Aje. Riflessioni sull’argomento sono state
sviluppate da Mario Paternostro vice direttore de Il Secolo XIX di Genova,
da Adam Michnik direttore della Gazeta Wyborcza di Varsavia, da Zivorad
Nicolic presidente della Federazione dei giornalisti jugoslavi e dal
giornalista e senatore Egidio Pedrini.
E’
stato posto in rilievo come la società dell’informazione debba farsi
interprete non solo obiettiva ma anche critica del processo di
globalizzazione in atto. Top
L’Assemblea
L’Assemblea
generale dell’AJE ha proceduto al
rinnovo delle cariche internazionali per il biennio 2002-2004:
Helmut Hetzel della Sezione olandese è stato riconfermato presidente,
alla carica di vice presidente internazionale eletti Guido Farolfi
(riconfermato), Tomas Vrba della Repubblica Céca, e lo spagnolo Fernando
Valenzuela. Segretario generale dell’Aje è stato eletto Jurai Alner,
slovacco,
mentre alla carica di tesoriere è stato rieletto il lussemburghese
Marc Williere. La Sezione italiana sarà rappresentata nel Consiglio
direttivo internazionale dal segretario Carmelo Occhino, nel Collegio dei
revisori dei conti da Luigi Cobisi e in quello dell’arbitrato da Vera De
Luca.
Nel corso dell’Assemblea si è svolto un ampio dibattito sulle
modifiche dello statuto internazionale dell’AJE che saranno proposte al
congresso del 2003 previsto a Budapest.
E’ stato anche ribadito l’impegno di tutte le Sezioni nazionali per
favorire e intensificare il rapporto tra opinione pubblica e
processo di integrazione europea. Top
Gli
eventi
In
onore dei congressisti si sono svolti una serata-evento a Taggia, ridente
località rinomata per il suo centro storico e la produzione dell’olio
taggiasco; una interessante visita guidata della città
dei fiori con serata di gala al Casinò di Sanremo e gli incontri
conviviali nella Piazzetta dei pescatori e al Golf degli ulivi. A Villa
Ormond, sede dei lavori, ha funzionato
uno sportello delle Poste italiane con annullo speciale dedicato
al Congresso e al 40. anniversario della fondazione dell’AJE.
I
messaggi
Carlo
Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica:
”In
occasione del 40. Anniversario della fondazione dell’AJE esprimo
apprezzamento agli organizzatori del Congresso internazionale dei
giornalisti europei. Il giornalismo è chiamato a svolgere una funzione
indispensabile per l’evoluzione delle società e per il consolidamento
dei valori democratici che sono alla base della civiltà europea”.
Valéry
Giscard d’Estaing, presidente della Convenzione europea:
“
La presse est un acteur des plus importants dans les travaux que nous
menons actuellement au sein de la Convention. C’est porquoi, j’aurais
beaucoup aimé assister à votre congrès. Cependant, mes agendas, tant en
France qu’à Bruxelles, étant d’ores et déjà complets jusqu’à la
fin de cette année, il me sera impossible d’y parteciper. Croyez bien
que je le regrette. Je vous souhaite un débat riche et fructueux au cours
de votre congrés et espère en lire les conclusions si
celle-ci sont publiées”.
Pier
Ferdinando Casini, presidente della Camera dei Deputati:
“Di
fronte al prossimo ampliamento della grande famiglia europea con
l’ingresso di dieci nuovi Paesi membri, il mondo dell’informazione è
chiamato a misurarsi in termini nuovi con i problemi e le prospettive del
Vecchio Continente. Nella circolazione delle notizie e delle idee, che è
la missione precipua dei professionisti dell’informazione, assumeranno
sempre maggiore concretezza quotidiana problemi e temi un tempo oggetto di
reportages come da terre di frontiera. Sono certo che l’Associazione dei
giornalisti europei, da sempre in prima linea a sostegno del processo di
integrazione e pioniere della divulgazione dei temi legati alle
Istituzioni comunitarie, saprà assumere questo nuovo impegno in favore di
una nuova consapevolezza della cittadinanza europea”.
Silvio
Berlusconi, presidente del Consiglio dei ministri:
“La
ricerca di soluzioni istituzionali volte a dare espressione unitaria
all’insieme dei Paesi membri e la spinta a un allargamento progressivo
dei confini dell’Unione, sono stati e rimangono due aspetti costanti del
cammino dell’integrazione europea.
Occorre perciò lavorare per dare all’Unione europea istituzioni insieme
più forti, più flessibili, più funzionali e più rappresentative, e
dunque una Costituzione, una Carta fondamentale dei diritti che assicuri
ai cittadini e a tutti i popoli la possibilità conservare le proprie
identità particolari e, allo stesso tempo, di rafforzare le basi una
identità europea alla quale non possiamo rinunciare.
L’Unione
europea deve avere tutti i poteri necessari in tutte quelle materie in cui
i singoli Paesi da soli non sarebbero in grado di conseguire gli scopi che
i cittadini desiderano. Vi è bisogno perciò di una azione comune nelle
aree della politica economica, della politica estera, della difesa,
dell’immigrazione, della lotta all’inquinamento, della lotta
all’esclusione sociale. Affinchè questa azione comune sia efficace è
necessario costruire istituzioni politiche efficienti, e legittimate dal
consenso popolare. Queste istituzioni devono essere la sintesi dei valori
e delle culture politiche di tutti i Paesi membri dell’Unione, e tutte
le tradizioni democratiche devono potersi riconoscere in esse”.
Rocco
Buttiglione, ministro per le Politiche comunitarie:
“A
tutti i partecipanti le mie congratulazioni per la professionalità e la
competenza con cui seguite i temi dell’Europa e per il vostro
fondamentale ruolo di raccordo tra istituzioni e cittadini”.
Gustavo
Selva, presidente della Commissione esteri della Camera dei Deputati:
“Da
convinto europeista ritengo determinante il contributo dato dai mezzi di
comunicazione alla conoscenza degli ideali e dei valori che sono alla base
dell’integrazione fra i Paesi del Continente: In questa preziosa opera
l’AJE, che in passato ho avuto l’onore di presiedere, si distingue per
partecipazione, passione civile e competenza professionale. Il Congresso
– ne sono certo – sarà un’occasione per riaffermare il significato
dell’impegno comune, anche in vista delle sfide che, con
l’allargamento, l’Unione deve affrontare”. Top
Comitato
d’onore
Romano
Prodi, presidente della Commissione europea
Pat Cox, presidente del Parlamento europeo
Valéry Giscard d’Estaing, presidente della Convenzione europea
Walter Schwimmer, segretario generale del Consiglio d’Europa
Marcello Pera, presidente del Senato
Pier Ferdinando Casini, presidente della Camera dei Deputati
Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio dei Ministri
Rocco Buttiglione, ministro per le Politiche comunitarie
Maurizio Gasparri, ministro delle Comunicazioni
Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Enzo Cheli, presidente dell’Autorità per le garanzie nelle
comunicazioni
Lorenzo Del Boca, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti
Franco Siddi, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana
Lucio Battistotti, direttore Rappresentanza in Italia della Commissione
europea
Giovanni Salimbeni, direttore Uffico per l’Italia del Parlamento europeo
Sandro Biasotti, presidente della Regione Liguria
Giuseppe Montebelli, prefetto di Imperia
Giovanni Giuliano, presidente della Provincia di Imperia
Giovenale Bottini, sindaco di Sanremo
Giovanni Berrino, vice sindaco di Sanremo
Antonio Bissolotti, assessore comunale al turismo di Sanremo
Piero Gilardino, presidente di Sanremo Promotion
Giuseppe Bianchi, presidente della Camera di commercio di Imperia
Top
Il
commento
QUI
EUROPA, CON CHI PARLO?
di Marcello Palumbo
Scende
in campo l’esercito di Prodi per risvegliare la passione dei popoli
europei verso la grande fabbrica dell’Unione che da oltre
cinquant’anni tiene impegnati in una elegante schermaglia sostenitori e
bastian contrari, gli uni forse troppo bene educati e vittime della
specializzazione, gli altri subdoli oppositori programmatici che si
annidano
– ma non c’è da meravigliarsene perché fanno il loro mestiere
– in quasi tutti i cantieri dove si lavora per l’Europa. In effetti il
sogno europeo non ha mai suscitato trambusti tipo black
blok o
invasioni di campo come quelle che gli ultrà
scatenano negli stadi
sugli spalti delle curve sud. Il mito della globalizzazione attira
di più le folle nelle piazze per sconfessarlo e farlo a pezzi,
e la lotta politico-sindacale riesce ancora a mobilitare centinaia
di migliaia e talvolta un milione, un milione e mezzo di dimostranti, così
come raffinati intellettuali prendono gusto a guidare girotondi
dissacratori intorno alle sedi del potere. Ma l’Europa tutto questo
fervore non l’ha mai suscitato, salvo quando ha pestato i calli ai
produttori di latte, di vino ecc., o ha imposto limiti all’esercizio di
attività come la pesca o altro.
Anche
la classe degli amministratori locali, come ha rivelato una recente
indagine su un campione italo-francese, si dimostra disinformata, mentre
più complessa e di difficile interpretazione è la progressiva
disaffezione alle urne per l’elezione del Parlamento di Strasburgo, che
ha visto calare la percentuale dei votanti dal 63 % del 1979 al 61, e poi
al 58, al 56,8, e da ultimo, nel 1999, al 43 %.
Per
ovviare al deficit informativo la Commissione di Bruxelles ha gettato reti
a maglie abbastanza fitte nel mare
magnum dell’opinione pubblica dei 15 Stati dell’Unione. Sono così
al lavoro 142 Info Point Europa, 134
centri di informazione rurale, 328 uffici di documentazione, 258 strutture
per l’assistenza alle imprese, 14 nuclei informativi per i consumatori.
Tra gli uffici informazione su base nazionale vantano un assetto
privilegiato per completezza di documentazione e ampiezza di diffusione i
centri di Roma, Parigi e Lisbona
.
Ma
il veicolo principale che trasmette ai grandi sensori dell’opinione
pubblica il flusso delle informazioni debitamente elaborate per farne
oggetto di valutazioni critiche è certamente il grande circo mediale che
ha nell’Associazione Giornalisti Europei la sua taskforce.
Sono poco più di un migliaio i giornalisti di questo sodalizio,
appartenenti a 25 Stati tra paesi membri dell’Unione Europea e aspiranti
tali, i cui rappresentanti si sono incontrati a Sanremo dopo 40 anni dal
primo congresso
istitutivo dell’associazione. Nei quattro decenni trascorsi hanno
visitato la maggior parte delle capitali e le più importanti città
europee dislocando in esse le assemblee annuali durante le quali hanno
avuto come interlocutori privilegiati i grandi protagonisti della fabbrica
Europa, da Jean Monnet a Walter Hallstein, da Altiero Spinelli a Gaetano
Martino, oltre alla maggior parte dei capi di stato e i premier
che si sono avvicendati durante tutto questo tempo. Nell’album di
famiglia dell’AJE la foto di gruppo con al centro Giovanni Paolo II è
del 1980.
I problemi della comunicazione sono stati analizzati con la spietata
meticolosità di una tac. Si è
parlato del fenomeno dell’eccesso dell’informazione, che Soljenitzen
definiva infopollution, della
“conoscenza inutile, dell’equazione: “più informazione, più non
bene informati”, del monopolio mondiale dei media, che in passato
allineava 50 società, oggi ridotte a 10 le quali si occupano di
produzione culturale ma sono impegnate anche nei settori bancario, chimico
e militare. Il polacco Adam Michnik, il leggendario direttore della
“Gazzetta Wyborcza”, ha focalizzato il tema della politica -
spettacolo, additando come nemico numero uno della libertà di stampa la
miscela corruttrice tra politica, business
e media, e spezzando una lancia a favore di Internet, che dà la
possibilità ai giornalisti di essere editori di se stessi. Il presidente
della AJE Helmuth Hetzel ha puntato i suoi fari sulla metabolizzazione
dell’informazione nel passaggio obbligato tra informatori e pubblica
opinione, rilevando le non poche difficoltà insite nella “riduzione
della complessità” dal fatto originario alla notizia. Bisogna avere
“il coraggio della lacuna” e non trincerarsi nella formula: “poiché
non so dico di no”. La stampa è libera - dice il tedesco Rotger
Kinderman - quando non dipende dal potere politico e dal potere del
denaro.
Anche i telegrammi rituali di Ciampi e di Berlusconi, letti dal segretario
della sezione italiana Carmelo Occhino, non sono per nulla convenzionali,
ma anzi entrano a pieno titolo nei principali snodi del tema. Il
Presidente della Repubblica definisce indispensabile la funzione del
giornalismo nella fabbrica Europa, mentre il Presidente del Consiglio
mette in guardia dal non cadere nelle trappole nominalistiche nel definire
l’Unione Europea. Sul ruolo della Convenzione Europea e sulle attese di
un Europa allargata a 25 stati sono intervenuti i rappresentanti della
Convenzione stessa, del Parlamento Europeo, della Commissione di
Bruxelles, ambasciatori ed esponenti di vari paesi in lista di attesa per
l’ingresso entro il 2004, tra cui Jean-Look Dehaene, Guido Podestà,
Roberto Santaniello, Terenzio Delfino, sottosegretario alle politiche
agricole.
Il magma europeo ribolle come un vulcano. Nel passato sono evidenti le
tracce di Carlo Magno, del Sacro Romano Impero, di Carlo V, ma anche
dell’assunzione da parte dei popoli di una coscienza nazionale,
dell’affiorare dei principi democratici e del loro affondamento da parte
dei totalitarismi che hanno imperversato per quasi tutto il secolo scorso,
circa 70 anni, fino alla caduta del muro di Berlino. Ma, che cosa ci
riserva il futuro? Il presidente della sezione italiana Guido Farolfi
richiama i giornalisti europei al loro primario dovere: snocciolare, sì,
le notizie ma facilitarne l’impasto perché siano correttamente
sottoposte al gran giurì dell’opinione pubblica. Dopo l’Euro vi
saranno anche una politica estera e di difesa comuni? Vi sarà una seconda
camera legislativa oltre al Parlamento Europeo? Prevarrà la formula: la
Commissione propone e il Parlamento, in condivisione col Consiglio,
dispone? Avremo una cittadinanza europea oltre che nazionale?
L’importante è che si arrivi, come chiedeva agli europei Henry
Kissinger, ad avere un numero di telefono unico per dialogare col mondo
intero, e un telefonista che abbia l’autorità di dire: “qui Europa,
con chi parlo?”
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