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40. Assemblea generale e Congresso internazionale dell'AJE - Sanremo, 18-22 ottobre 2002
"La costruzione europea tra allargamento e riforme istituzionali"
La construction européenne: èlargissement et reformes institutionelles
Der Europäische Bau: Erweiterung und institutionelle Reformen
La constructión europea: ampliatición y reformas institucional
La cronaca
Il commento di Marcello Palumbo

 






 

La cronaca

Il 40° Congresso internazionale dell’AJE a Sanremo

“La costruzione europea tra allargamento e riforme istituzionali” è stato il tema  del 40. Congresso internazionale e dell’Assemblea generale dell’Association des Journalistes Européens (AJE) che si è svolto a Sanremo, dal 18 al 22 ottobre, con la partecipazione di 130 giornalisti di 18 paesi. Presenti delegazioni di Austria, Croazia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Italia,  Jugoslavia, Lussemburgo, Macedonia, Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Spagna, Turchia e Ungheria.
L’assise è stata organizzata dalla Sezione italiana dell’AJE, sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica, col patrocinio del Comune di Sanremo e in collaborazione con la rappresentanza in Italia della Commissione europea, con l’Ufficio per l’Italia del Parlamento europeo e con Sanremo Promotion.
I giornalisti  dell’AJE, Associazione internazionale fondata quarant’anni fa proprio a Sanremo, hanno animato il dibattito sui temi dell’ampliamento e delle riforme introdotti, rispettivamente, dal vice presidente del Parlamento europeo Guido Podestà e dal vice presidente della Convenzione europea Jean-Luc Dehaene. Una tavola rotonda ha riguardato anche il rapporto tra società dell’informazione e società globalizzata. I lavori, nei saloni di Villa Ormond, sono stati aperti dal segretario generale della Sezione italiana Carmelo Occhino, che ha messo in risalto il significato del ritorno a Sanremo dei giornalisti europei dopo 40 anni dalla costituzione dell’AJE,  avvenuta nel 1962 proprio su iniziativa italiana. 
Il presidente dell’AGE, Guido Farolfi, ha rivolto il benvenuto alle delegazioni e ha sottolineato l’impegno dell’Associazione a sostegno del processo d’integrazione. Il presidente internazionale dell’AJE, Helmut Hetzel, si è soffermato sull’importanza e l’attualità dei temi congressuali, negli stessi giorni argomento di dibattito nelle sedi istituzionali. Ai congressisti hanno rivolto il saluto il vice sindaco di Sanremo Giovanni Berrino, il presidente di Sanremo Promotion e assessore regionale Piero Gilardino, anche a nome del presidente della Regione Liguria Sandro Biasotti, e il consigliere Ettore Rainieri per la Provincia di Imperia. I motivi ideali e professionali che hanno portato 40 anni fa alla fondazione dell’AJE sono stati rievocati e riaffermati da Marcello Palumbo, decano della sezione italiana, promotore del primo “rencontre” sanremese che decise nel 1962 la costituzione dell’Association des Journalistes Européens. 
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I temi congressuali
Introducendo il dibattito sulle riforme istituzionali dell’Ue, Jean-Luc Deahene ha fatto il punto sullo stato dei lavori della Convenzione europea di cui è vice presidente. 
Sono seguiti gli approfondimenti del direttore del settimanale New Europe, Basil Coronakis, e del deputy director di Wilton Park-Wiston House, Nicholas Hopkinson. Tutti concordi nel sollecitare una Costituzione articolata che guardi principalmente a diritti e doveri di cittadinanza.

Il tema dell’allargamento dell’Ue è stato introdotto dal vice presidente del Parlamento europeo Guido Podestà e quindi sviluppato da Terenzio Delfino, sottosegretario alle Politiche agricole, e da Roberto Santaniello, direttore dell’ufficio di Milano della Rappresentanza in Italia della Commissione europea. Per i Paesi candidati, due dell’area del Mediterraneo e due dell’est europeo hanno svolto relazioni i rappresentanti dei governi di Cipro, ambasciatore Alexandros N. Zenon; di Malta ambasciatore Edward Melillo; dell’ Ungheria Arpad Gordos, direttore generale integrazione e istituzioni europee del Ministero Esteri; della Repubblica Ceca Ludek Zahradnicek, direttore dipartimento comunicazione strategica. E’ stata concordemente sostenuta la necessità di una comune identità europea nella salvaguardia delle diversità.
Il rapporto tra società dell’informazione e società globalizzata, i suoi sviluppi e i suoi limiti è stato oggetto di una tavola rotonda introdotta da Athanase Papandropoulos, presidente onorario dell’Aje.  Riflessioni sull’argomento sono state sviluppate da Mario Paternostro vice direttore de Il Secolo XIX di Genova, da Adam Michnik direttore della Gazeta Wyborcza di Varsavia, da Zivorad Nicolic presidente della Federazione dei giornalisti jugoslavi e dal giornalista e senatore Egidio Pedrini.  
E’ stato posto in rilievo come la società dell’informazione debba farsi interprete non solo obiettiva ma anche critica del processo di globalizzazione in atto.   Top

L’Assemblea
L’Assemblea generale dell’AJE ha proceduto al  rinnovo delle cariche internazionali per il biennio 2002-2004: Helmut Hetzel della Sezione olandese è stato riconfermato presidente, alla carica di vice presidente internazionale eletti Guido Farolfi (riconfermato), Tomas Vrba della Repubblica Céca, e lo spagnolo Fernando Valenzuela. Segretario generale dell’Aje è stato eletto Jurai Alner, slovacco,  mentre alla carica di tesoriere è stato rieletto il lussemburghese Marc Williere. La Sezione italiana sarà rappresentata nel Consiglio direttivo internazionale dal segretario Carmelo Occhino, nel Collegio dei revisori dei conti da Luigi Cobisi e in quello dell’arbitrato da Vera De Luca. 
Nel corso dell’Assemblea si è svolto un ampio dibattito sulle modifiche dello statuto internazionale dell’AJE che saranno proposte al congresso del 2003 previsto a Budapest. E’ stato anche ribadito l’impegno di tutte le Sezioni nazionali per favorire e intensificare  il rapporto tra opinione pubblica e processo di integrazione europea.  
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Gli eventi
In onore dei congressisti si sono svolti una serata-evento a Taggia, ridente località rinomata per il suo centro storico e la produzione dell’olio taggiasco;  una interessante  visita guidata  della città dei fiori con serata di gala  al Casinò di Sanremo e gli incontri conviviali nella Piazzetta dei pescatori e al Golf degli ulivi. A Villa Ormond, sede dei lavori, ha funzionato uno sportello delle Poste italiane  con annullo speciale dedicato al Congresso e al 40. anniversario della fondazione dell’AJE.

I messaggi
Carlo Azeglio Ciampi, presidente della Repubblica:
”In occasione del 40. Anniversario della fondazione dell’AJE esprimo apprezzamento agli organizzatori del Congresso internazionale dei giornalisti europei. Il giornalismo è chiamato a svolgere una funzione indispensabile per l’evoluzione delle società e per il consolidamento dei valori democratici che sono alla base della civiltà europea”.

Valéry Giscard d’Estaing, presidente della Convenzione europea:
“ La presse est un acteur des plus importants dans les travaux que nous menons actuellement au sein de la Convention. C’est porquoi, j’aurais beaucoup aimé assister à votre congrès. Cependant, mes agendas, tant en France qu’à Bruxelles, étant d’ores et déjà complets jusqu’à la fin de cette année, il me sera impossible d’y parteciper. Croyez bien que je le regrette. Je vous souhaite un débat riche et fructueux au cours de votre congrés et espère en lire les conclusions si celle-ci sont publiées”.

Pier Ferdinando Casini, presidente della Camera dei Deputati:
“Di fronte al prossimo ampliamento della grande famiglia europea con l’ingresso di dieci nuovi Paesi membri, il mondo dell’informazione è chiamato a misurarsi in termini nuovi con i problemi e le prospettive del Vecchio Continente. Nella circolazione delle notizie e delle idee, che è la missione precipua dei professionisti dell’informazione, assumeranno sempre maggiore concretezza quotidiana problemi e temi un tempo oggetto di reportages come da terre di frontiera. Sono certo che l’Associazione dei giornalisti europei, da sempre in prima linea a sostegno del processo di integrazione e pioniere della divulgazione dei temi legati alle Istituzioni comunitarie, saprà assumere questo nuovo impegno in favore di una nuova consapevolezza della cittadinanza europea”.

Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio dei ministri:
“La ricerca di soluzioni istituzionali volte a dare espressione unitaria all’insieme dei Paesi membri e la spinta a un allargamento progressivo dei confini dell’Unione, sono stati e rimangono due aspetti costanti del cammino dell’integrazione europea.
Occorre perciò lavorare per dare all’Unione europea istituzioni insieme più forti, più flessibili, più funzionali e più rappresentative, e dunque una Costituzione, una Carta fondamentale dei diritti che assicuri ai cittadini e a tutti i popoli la possibilità conservare le proprie identità particolari e, allo stesso tempo, di rafforzare le basi una identità europea alla quale non possiamo rinunciare.
L’Unione europea deve avere tutti i poteri necessari in tutte quelle materie in cui i singoli Paesi da soli non sarebbero in grado di conseguire gli scopi che i cittadini desiderano. Vi è bisogno perciò di una azione comune nelle aree della politica economica, della politica estera, della difesa, dell’immigrazione, della lotta all’inquinamento, della lotta all’esclusione sociale. Affinchè questa azione comune sia efficace è necessario costruire istituzioni politiche efficienti, e legittimate dal consenso popolare. Queste istituzioni devono essere la sintesi dei valori e delle culture politiche di tutti i Paesi membri dell’Unione, e tutte le tradizioni democratiche devono potersi riconoscere in esse”.

Rocco Buttiglione, ministro per le Politiche comunitarie:
“A tutti i partecipanti le mie congratulazioni per la professionalità e la competenza con cui seguite i temi dell’Europa e per il vostro fondamentale ruolo di raccordo tra istituzioni e cittadini”.

Gustavo Selva, presidente della Commissione esteri della Camera dei Deputati:
“Da convinto europeista ritengo determinante il contributo dato dai mezzi di comunicazione alla conoscenza degli ideali e dei valori che sono alla base dell’integrazione fra i Paesi del Continente: In questa preziosa opera l’AJE, che in passato ho avuto l’onore di presiedere, si distingue per partecipazione, passione civile e competenza professionale. Il Congresso – ne sono certo – sarà un’occasione per riaffermare il significato dell’impegno comune, anche in vista delle sfide che, con l’allargamento, l’Unione deve affrontare”.   Top

Comitato d’onore
Romano Prodi, presidente della Commissione europea
Pat Cox, presidente del Parlamento europeo
Valéry Giscard d’Estaing, presidente della Convenzione europea
Walter Schwimmer, segretario generale del Consiglio d’Europa
Marcello Pera, presidente del Senato
Pier Ferdinando Casini, presidente della Camera dei Deputati
Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio dei Ministri
Rocco Buttiglione, ministro per le Politiche comunitarie
Maurizio Gasparri, ministro delle Comunicazioni
Gianni Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri
Enzo Cheli, presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni
Lorenzo Del Boca, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti
Franco Siddi, presidente della Federazione nazionale della stampa italiana
Lucio Battistotti, direttore Rappresentanza in Italia della Commissione europea
Giovanni Salimbeni, direttore Uffico per l’Italia del Parlamento europeo
Sandro Biasotti, presidente della Regione Liguria
Giuseppe Montebelli, prefetto di Imperia
Giovanni Giuliano, presidente della Provincia di Imperia
Giovenale Bottini, sindaco di Sanremo
Giovanni Berrino, vice sindaco di Sanremo
Antonio Bissolotti, assessore  comunale al turismo di Sanremo
Piero Gilardino, presidente di Sanremo Promotion
Giuseppe Bianchi, presidente della Camera di commercio di Imperia       
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Il commento

QUI EUROPA, CON CHI PARLO?
di Marcello Palumbo

Scende in campo l’esercito di Prodi per risvegliare la passione dei popoli europei verso la grande fabbrica dell’Unione che da oltre cinquant’anni tiene impegnati in una elegante schermaglia sostenitori e bastian contrari, gli uni forse troppo bene educati e vittime della specializzazione, gli altri subdoli oppositori programmatici che si annidano  – ma non c’è da meravigliarsene perché fanno il loro mestiere – in quasi tutti i cantieri dove si lavora per l’Europa. In effetti il sogno europeo non ha mai suscitato trambusti tipo black blok  o invasioni di campo come quelle che gli ultrà scatenano negli stadi  sugli spalti delle curve sud. Il mito della globalizzazione attira di più le folle nelle piazze per sconfessarlo e farlo a pezzi,  e la lotta politico-sindacale riesce ancora a mobilitare centinaia di migliaia e talvolta un milione, un milione e mezzo di dimostranti, così come raffinati intellettuali prendono gusto a guidare girotondi dissacratori intorno alle sedi del potere. Ma l’Europa tutto questo fervore non l’ha mai suscitato, salvo quando ha pestato i calli ai produttori di latte, di vino ecc., o ha imposto limiti all’esercizio di attività come la pesca o altro.  
Anche la classe degli amministratori locali, come ha rivelato una recente indagine su un campione italo-francese, si dimostra disinformata, mentre più complessa e di difficile interpretazione è la progressiva disaffezione alle urne per l’elezione del Parlamento di Strasburgo, che ha visto calare la percentuale dei votanti dal 63 % del 1979 al 61, e poi al 58, al 56,8, e da ultimo, nel 1999, al 43 %.   
Per ovviare al deficit informativo la Commissione di Bruxelles ha gettato reti a maglie abbastanza fitte nel mare magnum dell’opinione pubblica dei 15 Stati dell’Unione. Sono così al lavoro 142 Info Point Europa, 134 centri di informazione rurale, 328 uffici di documentazione, 258 strutture per l’assistenza alle imprese, 14 nuclei informativi per i consumatori. Tra gli uffici informazione su base nazionale vantano un assetto privilegiato per completezza di documentazione e ampiezza di diffusione i centri di Roma, Parigi e Lisbona .
Ma il veicolo principale che trasmette ai grandi sensori dell’opinione pubblica il flusso delle informazioni debitamente elaborate per farne oggetto di valutazioni critiche è certamente il grande circo mediale che ha nell’Associazione Giornalisti Europei la sua taskforce. Sono poco più di un migliaio i giornalisti di questo sodalizio, appartenenti a 25 Stati tra paesi membri dell’Unione Europea e aspiranti tali, i cui rappresentanti si sono incontrati a Sanremo dopo 40 anni dal primo  congresso istitutivo dell’associazione. Nei quattro decenni trascorsi hanno visitato la maggior parte delle capitali e le più importanti città europee dislocando in esse le assemblee annuali durante le quali hanno avuto come interlocutori privilegiati i grandi protagonisti della fabbrica Europa, da Jean Monnet a Walter Hallstein, da Altiero Spinelli a Gaetano Martino, oltre alla maggior parte dei capi di stato e i premier che si sono avvicendati durante tutto questo tempo. Nell’album di famiglia dell’AJE la foto di gruppo con al centro Giovanni Paolo II è del 1980.  
I problemi della comunicazione sono stati analizzati con la spietata meticolosità di una tac. Si è parlato del fenomeno dell’eccesso dell’informazione, che Soljenitzen definiva infopollution, della “conoscenza inutile, dell’equazione: “più informazione, più non bene informati”, del monopolio mondiale dei media, che in passato allineava 50 società, oggi ridotte a 10 le quali si occupano di produzione culturale ma sono impegnate anche nei settori bancario, chimico e militare. Il polacco Adam Michnik, il leggendario direttore della “Gazzetta Wyborcza”, ha focalizzato il tema della politica - spettacolo, additando come nemico numero uno della libertà di stampa la miscela corruttrice tra politica, business e media, e spezzando una lancia a favore di Internet, che dà la possibilità ai giornalisti di essere editori di se stessi. Il presidente della AJE Helmuth Hetzel ha puntato i suoi fari sulla metabolizzazione dell’informazione nel passaggio obbligato tra informatori e pubblica opinione, rilevando le non poche difficoltà insite nella “riduzione della complessità” dal fatto originario alla notizia. Bisogna avere “il coraggio della lacuna” e non trincerarsi nella formula: “poiché non so dico di no”. La stampa è libera - dice il tedesco Rotger Kinderman - quando non dipende dal potere politico e dal potere del denaro.  
Anche i telegrammi rituali di Ciampi e di Berlusconi, letti dal segretario della sezione italiana Carmelo Occhino, non sono per nulla convenzionali, ma anzi entrano a pieno titolo nei principali snodi del tema. Il Presidente della Repubblica definisce indispensabile la funzione del giornalismo nella fabbrica Europa, mentre il Presidente del Consiglio mette in guardia dal non cadere nelle trappole nominalistiche nel definire l’Unione Europea. Sul ruolo della Convenzione Europea e sulle attese di un Europa allargata a 25 stati sono intervenuti i rappresentanti della Convenzione stessa, del Parlamento Europeo, della Commissione di Bruxelles, ambasciatori ed esponenti di vari paesi in lista di attesa per l’ingresso entro il 2004, tra cui Jean-Look Dehaene, Guido Podestà, Roberto Santaniello, Terenzio Delfino, sottosegretario alle politiche agricole.  
Il magma europeo ribolle come un vulcano. Nel passato sono evidenti le tracce di Carlo Magno, del Sacro Romano Impero, di Carlo V, ma anche dell’assunzione da parte dei popoli di una coscienza nazionale, dell’affiorare dei principi democratici e del loro affondamento da parte dei totalitarismi che hanno imperversato per quasi tutto il secolo scorso, circa 70 anni, fino alla caduta del muro di Berlino. Ma, che cosa ci riserva il futuro? Il presidente della sezione italiana Guido Farolfi richiama i giornalisti europei al loro primario dovere: snocciolare, sì, le notizie ma facilitarne l’impasto perché siano correttamente sottoposte al gran giurì dell’opinione pubblica. Dopo l’Euro vi saranno anche una politica estera e di difesa comuni? Vi sarà una seconda camera legislativa oltre al Parlamento Europeo? Prevarrà la formula: la Commissione propone e il Parlamento, in condivisione col Consiglio, dispone? Avremo una cittadinanza europea oltre che nazionale? L’importante è che si arrivi, come chiedeva agli europei Henry Kissinger, ad avere un numero di telefono unico per dialogare col mondo intero, e un telefonista che abbia l’autorità di dire: “qui Europa, con chi parlo?”