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Aperta la Conferenza
intergovernativa (Cig)
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Dichiarazione
di
Roma |
UE, da
luglio presidenza all'Italia |
I turni di
presidenza dal 1980 al 2006 |
Discorso
del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi |
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UE,
da luglio presidenza all'Italia
Durante
il secondo semestre del 2003 l' Italia
ha il turno di presidenza dell'Unione europea. Questi i
compiti della presidenza di turno:
-
Promuovere
la cooperazione tra gli Stati membri in seno al Consiglio dei
ministri dell’UE.
-
Rappresentare
il Consiglio nei confronti degli altri organi e istituzioni dell’UE
e in particolare del Parlamento europeo e della Commissione europea.
-
Agire
per conto dell’UE
nei riguardi di organizzazioni internazionali e Paesi esterni
all’UE.
-
Presiedere
i lavori del Consiglio, predisporre
e presiedere un ciclo di incontri a vari livelli. Il Capo di Stato o
di governo del paese di turno presiede il Consiglio europeo che, di
solito, nel semestre si tiene due volte. Il Consiglio fissa l’insieme
delle linee guida per i lavori dell’UE, decide in particolare su
importanti argomenti e discute la strategia delle questioni.
-
I
ministri dello Stato che
assume
la
presidenza preparano e presiedono gli altri incontri a livelli
ministeriale. Il numero degli incontri varia in base alla rilevanza
politica delle questioni di competenza. In aggiunta agli incontri
del Consiglio a Bruxelles o a Lussemburgo, lo Stato che presiede il
turno tiene riunioni ministeriali informali, in circostanze non
protocollari, per favorire l’opportunità di approfondire uno o
più argomenti.
-
La
presidenza inoltre presiede gli incontri del CO.RE.PER (il Comitato
Rappresentativo Permanente formato dagli ambasciatori dei 15), nonché
quelli dei circa 300 gruppi di lavoro i quali durante il semestre
tengono complessivamente circa 1.500 riunioni.
-
In
aggiunta alla cooperazione con il segretariato del Consiglio, con la
Commissione e con il Parlamento europeo, lo Stato cui compete la
presidenza di turno redige la bozza dell’agenda per le riunioni e
tiene i contatti istituzionali per assicurare lo sviluppo delle
procedure sulle varie questioni. Dato che ogni nuova presidenza
eredita un vasto numero di questioni da quella precedente, c’è un
limite naturale al numero di argomenti da mettere in agenda.
-
La
rotazione tra i 15 Stati membri dell’UE segue un ordine, in linea
di massima alfabetico, che tuttavia può essere modificato dal
Consiglio se nel Paese cui spetterebbe il turno, ci siano elezioni
nazionali o eventi di particolare importanza politica.
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Nel riquadro la cronologia delle presidenze
semestrali dell’UE a partire dal 1980.
I
turni di presidenza dal 1980 al 2006 |
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Anno |
1°
semestre |
2°
semestre |
1980 |
Italia |
Lussemburgo |
1981 |
Olanda |
Gran
Bretagna |
1982 |
Belgio |
Danimarca |
1983 |
Germania |
Grecia |
1984 |
Francia |
Irlanda |
1985 |
Italia |
Lussemburgo |
1986 |
Olanda |
Gran
Bretagna |
1987 |
Belgio |
Danimarca |
1988 |
Germania |
Grecia |
1989 |
Spagna |
Francia |
1990 |
Irlanda |
Italia |
1991 |
Lussemburgo |
Olanda |
1992 |
Portogallo |
Gran
Bretagna |
1993 |
Danimarca |
Belgio |
1994 |
Grecia |
Germania |
1995 |
Francia |
Spagna |
1996 |
Italia |
Irlanda |
1997 |
Olanda |
Lussemburgo |
1998 |
Gran
Bretagna |
Austria |
1999 |
Germania |
Finlandia |
2000 |
Portogallo |
Francia |
2001 |
Svezia |
Belgio |
2002 |
Spagna |
Danimarca |
2003 |
Grecia |
Italia |
2004 |
Irlanda |
Olanda |
2005 |
Lussemburgo |
Gran
Bretagna |
2006 |
Austria |
Finlandia |
top
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Le priorità
Roma,
26 giugno 2003 -
Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha illustrato in
Parlamento, prima al Senato e poi alla Camera, le "priorità" che
faranno da guida al semestre di presidenza italiana dell' Unione
Europea (1 luglio-31 dicembre 2003). Intervenendo al Senato, Berlusconi ha
detto:
Signor
Presidente, Onorevoli Senatori, all'indomani del Consiglio Europeo di
Salonicco e qualche giorno prima del formale avvio del nostro semestre di
Presidenza del Consiglio dell'Unione Europea ritengo doveroso illustrare
personalmente al Parlamento le linee guida dell'azione di Governo in
questa fase cruciale del processo di integrazione dell'Europa.
Il Ministro degli Esteri vi ha periodicamente informato sulla preparazione
del semestre di Presidenza. Mi limiterò in questa sede a ricordare i
principi che ispireranno la nostra azione, premettendo che manterremo
durante questi mesi uno stretto coordinamento con le Istituzioni
Comunitarie e con gli Stati membri, informando altresì in modo puntuale
questo Parlamento sugli sviluppi che interverranno.
Il negoziato per la trasformazione in senso costituzionale degli attuali
trattati rappresenta senza dubbio il principale impegno a cui dovremo
dedicarci.
La Convenzione,
presieduta dal Presidente Giscard d'Estaing, è pervenuta alla
elaborazione di un progetto di Trattato Costituzionale che il Consiglio
Europeo di Salonicco ha assunto come base per l'avvio dei negoziati della
Conferenza Intergovernativa che toccherà al nostro Paese convocare,
aprire e, auspicabilmente, chiudere almeno sui punti maggiormente
controversi. Desidero a questo proposito rendere omaggio al contributo
fornito nei rispettivi ruoli dal Vice Presidente Fini, dal Presidente
Amato e dai rappresentanti italiani del Parlamento nazionale ed Europeo ai
lavori della Convenzione. In poco più di un anno, la Convenzione ha
saputo individuare soluzioni ambiziose e realistiche su punti di grande
rilevanza per l'avvenire dell'Unione. Siamo naturalmente consapevoli che
esistono aree ancora controverse e problematiche soprattutto in materia di
struttura istituzionale, di equilibrio tra Paesi di diverso peso
demografico e di estensione della maggioranza qualificata. Ma tali
difficoltà non ci scoraggiano dal perseguire il traguardo di una
Conferenza Intergovernativa di alto profilo e di elevati obiettivi.
Contiamo di aprire tale Conferenza nel corso del mese di ottobre con la
speranza di pervenire alla conclusione dei lavori entro la fine dell' anno
così da firmare a Roma, dove nacque l'Europa cinquant'anni fa, il secondo
Trattato di Roma. La firma potrà avvenire nell'arco temporale compreso
tra il 1° maggio 2004 e la data di svolgimento delle prossime elezioni
del Parlamento Europeo (giugno 2004). A favore di tale calendario militano
due precise esigenze: quella di non disperdere il prezioso patrimonio
costituente elaborato dalla Convenzione e quella di presentare ai
cittadini degli Stati membri un disegno preciso sulla struttura
costituzionale della futura Unione anteriormente alle elezioni del
Parlamento Europeo del prossimo anno.
Contiamo in tale quadro sul sostegno del nostro Parlamento, che ha già
avuto modo di esprimersi con varie risoluzioni riaffermando tra l'altro il
ruolo che l'Italia deve svolgere nelle prossime decisive tappe del
processo di integrazione. Così come contiamo sul sostegno di tutte le
principali forze politiche, economiche, culturali e sociali del nostro
Paese le cui credenziali europeiste sono riconosciute ed apprezzate nel
resto d'Europa.
Se la riforma costituzionale è certamente prioritaria per il prossimo
semestre, la Presidenza italiana intende anche operare concretamente per
un rilancio dell'Unione Europea come fattore di crescita e di prosperità.
Si tratta di una preoccupazione cruciale per le opinioni pubbliche di
tutti gli Stati membri. Muoviamo in questo ambito da basi solide: la
moneta unica che rappresenta un elemento di stabilità e la “Strategia
di Lisbona” che ha individuato un percorso consensuale per il
rafforzamento dell' economia europea. Concentreremo la nostra attività in
primo luogo su una strategia mirata a rilanciare l'economia europea. Tre
punti sono cruciali per la competitività europea. Il primo è il rilancio
della politica delle grandi reti infrastrutturali trans-europee.
Nell'Unione ampliata l'effettivo funzionamento del mercato interno
richiederà un'accresciuta mobilità di merci e servizi. Riteniamo quindi
che vadano poste allo studio formule innovative per finanziare
l'ammodernamento e la creazione di tali reti, con particolare riferimento
al settore dei trasporti. Sulla base delle conclusioni di Salonicco, il
Ministro Tremonti avvierà, d'intesa con la Commissione, specifiche
iniziative al riguardo.
Altrettanto importante sarà l'approfondimento di una riflessione sulla
sostenibilità dei regimi pensionistici e previdenziali europei. Su questo
problema, che in forme e modalità diverse interessa tutti i Paesi
dell'Unione, sta maturando in Europa la consapevolezza della necessità di
misure di riforma in grado di conciliare la solidarietà fra le
generazioni con l'adattamento dei regimi esistenti alla realtà di un
progressivo generale invecchiamento delle nostre società. Anche su questo
tema, si misurerà la capacità europea di competere con le altre aree
economiche mondiali.
Infine, come terzo punto, la modernizzazione dei mercati del lavoro e la
promozione della imprenditorialità da attuarsi attraverso il dialogo tra
le parti sociali. Anche in questo campo un approccio coordinato tra i vari
membri dell'Unione potrà massimizzare le opportunità offerte dal grande
mercato comune.
Signor Presidente, Onorevoli Senatori, la responsabilità dell'Europa come
fattore di stabilità internazionale comincia alle sue immediate frontiere
e dipende dalla sua capacità di rivelarsi disponibile a forme sempre più
avanzate di cooperazione con i Paesi vicini. In tale direzione -
cercheremo di assicurare la piena partecipazione dei Dieci nuovi Stati
membri ai lavori del Consiglio, facilitandone l'integrazione nelle
Istituzioni e nei meccanismi dell'Unione.
- Cercheremo di definire entro il nostro semestre una tabella di marcia
per Romania e Bulgaria che apra le porte alla loro adesione entro il 2007.
- Continueremo la Strategia di Pre-Adesione nei confronti della Turchia,
alle condizioni definite dal Consiglio Europeo di Copenaghen dello scorso
dicembre. Bisognerà incoraggiare Ankara affinché prosegua lungo il
percorso, già intrapreso con determinazione, delle riforme necessarie per
adeguare il Paese agli standards europei. La decisione sulla data di avvio
dei negoziati di adesione sarà presa alla fine del prossimo anno; e in
tale prospettiva ci sembra opportuno che l'Unione sostenga attivamente il
processo avviato dal governo turco.
- Continueremo infine a ribadire la prospettiva europea dei Paesi dei
Balcani occidentali come riaffermato dal recente vertice di Salonicco.
Finora la strategia dell'Unione nei confronti dell'area ha fatto
soprattutto leva sullo strumento degli “Accordi di Associazione e
Stabilizzazione”. Riteniamo che questa strategia possa essere oggi
completata ed integrata con nuovi strumenti destinati a rafforzare il
rapporto dell'Unione con i Paesi della Regione e soprattutto a dare una
prospettiva più concreta alla direzione di marcia di questo processo.
Siamo consapevoli che tale percorso sarà lungo, e certo non privo di
difficoltà. Sappiamo che il cammino che questi Stati devono compiere per
adeguare le loro strutture istituzionali e i loro sistemi economici agli
standards europei è complesso. Sappiamo, infine, che in alcuni di questi
Paesi la tenuta degli accordi costituzionali sulla forma dello Stato è
oggetto di dibattito aperto. Ma, proprio perché siamo consapevoli della
fragilità delle dinamiche positive avviate nell'area, siamo anche
convinti che l'Unione debba fornire a questi Paesi una chiara e sicura
prospettiva europea: l'unica prospettiva, come ha dimostrato l'esperienza
recente dei Paesi dell'Europea Centro-Orientale, in grado di fornire un
incentivo efficace a quei Governi che sono effettivamente intenzionati a
procedere senza indugi e ripensamenti sulla strada delle riforme e della
modernizzazione.
Consideriamo importante anche attribuire rilievo al progetto della
cosiddetta “Wider Europe”, una più vasta Europa. Cercheremo quindi di
intensificare i rapporti con la Federazione Russa, con l'Ucraina, con la
Bielorussia, con la Moldavia tenendo conto della forte vocazione europea
di questi Paesi.
Cercheremo di intensificare in special modo il rapporto con Mosca
attraverso un dialogo sempre più stretto e attraverso misure concrete che
diano il segno tangibile della appartenenza russa al tessuto politico,
economico e culturale dell'Europa.
Consideriamo anche importante per la stabilità e la sicurezza delle
nostre frontiere il dialogo euro-mediterraneo a cui dedicheremo diverse
iniziative nel settore economico, culturale e sociale. Cercheremo in
particolare di dare vita ad una Fondazione culturale per il Dialogo tra le
Culture e le Civiltà ed opereremo per trasformare la facility finanziaria
attualmente operante in ambito BEI in un organismo autonomo e cioè come
Banca Mediterranea.
Signore Presidente, Onorevoli Senatori, il ripristino di condizioni di
sicurezza internazionale costituisce oggi un compito primario ed
irrinunciabile per i Paesi che condividono un sistema di valori universali
basati sulla libertà, la democrazia e la promozione della pace. E' questo
il principale terreno su cui oggi vanno rilanciate le prospettive del
rapporto transatlantico e della partnership tra Europa e Stati Uniti. Il
Governo italiano è convinto che non vi siano contraddizioni tra un forte
impegno europeo ed una altrettanto forte solidarietà atlantica. In questo
spirito l'Italia intende adoperarsi per restituire al rapporto tra
l'Unione e gli Stati Uniti d'America quello spessore e quel dinamismo che
sono anche condizione essenziale per un maggiore protagonismo dell'Europa
sulla scena internazionale. Ed è in particolare nella lotta contro il
terrorismo e contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa,
nell'azione per il sostegno alla promozione della democrazia, del rispetto
dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, che dovremo
sperimentare la nostra capacità di costruire un solido rapporto di
collaborazione tra le due sponde dell'Atlantico. Pensiamo ad esempio, in
concreto, alla ricostituzione di un tessuto democratico e civile in Irak
ed al rilancio del processo di pace in Medio Oriente. Riguardo al Medio
Oriente, il nuovo impegno dell'Amministrazione americana, quello personale
del Presidente Bush e le aperture, che ho potuto personalmente registrare,
del Primo Ministro israeliano Sharon e del Primo Ministro Palestinese Abu
Mazen, offrono una concreta opportunità di far avanzare il processo di
pace malgrado le resistenze di quanti ancora vi si oppongono ricorrendo
con cinismo e con ferocia allo strumento del terrorismo e degli attentati.
Siamo consapevoli che la situazione nell'area è fragile e complessa.
Dovremo quindi insistere affinché il cosiddetto “Quartetto”: Stati
Uniti, Unione Europea, Nazioni Unite, Federazione Russa continui a
sostenere la “road map” indicando tempi e modalità per l'avvio di una
Conferenza Internazionale di pace che ci siamo dichiarati disposti ad
ospitare nel nostro Paese. Nel contempo l'iniziativa da noi lanciata in
ambito G8, e che andrà approfondita anche dall'Unione, per un piano di
ricostruzione in favore dell'economia palestinese, che è stato definito
come un nuovo Piano Marshall, potrà costituirsi come un elemento di
sostegno concreto ed efficace nei negoziati tra le parti.
Per ragioni di sintesi non ho elencato tutti i compiti che competono
all'Unione sulla scena mondiale e rispetto ai quali la nostra Presidenza
sarà chiamata ad operare. Voglio comunque assicurare che faremo quanto
nelle nostre possibilità per intensificare i rapporti già esistenti con
tutte le aree geografiche, con le organizzazioni regionali e, soprattutto,
con il sistema delle Nazioni Unite per affrontare insieme le grandi
tematiche transnazionali quali la lotta alla povertà e alle malattie, la
difesa dell'ambiente, la prevenzione dei conflitti, l'equilibrato sviluppo
del commercio internazionale come fonte di maggiore benessere, che sarà
l'oggetto della Conferenza ministeriale dell'Organizzazione Mondiale del
Commercio di Cancun del prossimo settembre.
Signor Presidente, Onorevoli Senatori, i cittadini europei chiedono
istituzioni democratiche, trasparenti, un'economia prospera, una società
aperta, un mondo giusto e sicuro ma chiedono anche uno spazio di libertà
e di sicurezza. Chiedono che siano migliorate le capacità europee di
lotta alla criminalità organizzata transnazionale, all'immigrazione
clandestina ed ai molteplici traffici illegali ad essa connessi. Anche in
questo caso il Consiglio Europeo di Salonicco ha individuato importanti e
concrete iniziative sostenute da adeguate risorse finanziarie, tra cui la
realizzazione di una politica comune dei rimpatrii che sta particolarmente
a cuore al nostro Paese giacchè noi sopportiamo un alto onere per il
rimpatrio di immigrati clandestini diretti verso altri Paesi europei.
Il Vertice di Salonicco ha in questo senso dato ulteriore impulso ad una
gestione integrata delle frontiere esterne, con suddivisione dei relativi
oneri. Si è esaminata la proposta di istituire una “struttura operativa
comune”, che potrebbe assumere in avvenire la forma di una vera e
propria “Agenzia per le Frontiere” e si stanno affinando gli strumenti
per migliorare la collaborazione operativa, inclusa la creazione di centri
per il controllo delle frontiere marittime, terrestri ed aeree. In questo
contesto, dedicheremo particolare attenzione all'immigrazione via mare, su
cui attendiamo per le prossime settimane uno studio della Commissione
Europea, avviato su nostra richiesta.
Ribadiremo infine l'esigenza della piena integrazione del tema
dell'immigrazione clandestina nelle relazioni dell'Unione con i Paesi di
origine e transito dei flussi migratori: va perciò confermato
l'orientamento ad introdurre la lotta all'immigrazione clandestina e il
controllo delle frontiere nei programmi di cooperazione con i Paesi terzi,
a partire da quelli mediterranei e balcanici. Vorrei ricordare a questo
proposito che sul piano nazionale abbiamo avviato, in coerenza con questo
approccio, efficaci forme di collaborazione con alcuni dei nostri vicini
dell'Adriatico e del Mediterraneo, collaborazioni che hanno già prodotto
eccellenti risultati. Signor Presidente, Onorevoli Senatori, dalle
considerazioni che ho svolto emerge chiaramente la delicatezza e la
complessità delle sfide con cui si deve confrontare l'Unione Europea ed
alla cui soluzione la nostra Presidenza cercherà di contribuire,
compatibilmente con il limitato tempo a disposizione, mettendo a frutto il
riconquistato prestigio internazionale, nel fermo e pieno convincimento
che la sicurezza e la prosperità del nostro avvenire dipenderanno sempre
più dal processo di integrazione europea che ci ha già garantito per
mezzo secolo sino ad oggi: pace, democrazia, libertà e benessere.
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