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1 - 4 settembre 2003
Strasburgo |
Codici delle procedure parlamentari, Abbreviazioni Deputati al Parlamento europeo Relazioni
esterne Diritti
dei cittadini Diritti
dell’uomo Sviluppo
e Cooperazione Ambiente Politica
sociale e dell’occupazione Trasporti Politica
regionale Cultura Pari
opportunità / Diritti della donna Affari
costituzionali Giustizia
e Affari interni Mercato
interno Affari
economici e monetari Pesca Agricoltura Bilancio
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Codici
delle procedure parlamentari,
Abbreviazioni
Abbreviazioni
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c |
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Situazione all'08.09.2003 |
X |
B |
DK |
D |
GR |
E |
F |
IRL |
I |
L |
NL |
A |
P |
FIN |
S |
UK |
Totale |
PPE/ DE |
5 |
1 |
53 |
9 |
28 |
21 |
5 |
35 |
2 |
9 |
7 |
9 |
5 |
7 |
37 |
233 |
PSE |
5 |
2 |
35 |
9 |
24 |
18 |
1 |
16 |
2 |
6 |
7 |
12 |
3 |
6 |
29 |
175 |
ELDR |
5 |
6 |
3 |
1 |
1 |
8 |
1 |
8 |
5 |
4 |
11 |
53 |
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GUE/ NGL |
X |
3 |
7 |
7 |
4 |
15 |
X |
6 |
1 |
X |
2 |
1 |
3 |
X |
49 |
|
Verdi/ALE |
7 |
X |
4 |
X |
4 |
9 |
2 |
2 |
1 |
4 |
2 |
X |
2 |
2 |
6 |
45 |
UEN |
X |
1 |
X | X |
X |
4 |
6 |
10 |
X | X | X |
2 |
X | X | X |
23 |
EDD |
X |
3 |
X |
X |
X |
9 |
X | X | X |
3 |
X |
X |
X | X |
3 |
18 |
NI |
3 |
X | X | X |
1 |
10 |
X |
10 |
X | X |
5 |
X | X | X |
1 |
30 |
Totale |
25 |
16 |
99 |
25 |
64 |
87 |
15 |
87 |
6 |
31 |
21 |
25 |
16 |
22 |
87 |
626 |
Gruppi politici
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Omaggio alle vittime dell'attentato di Bagdad | ||||||||||||||||||||
In apertura di sessione, il Presidente del Parlamento, Pat COX, ha rievocato le violenze dell'estate, segnata da attacchi al personale militare in Iraq, a civili innocenti a Bombay e a Gerusalemme e ancora, più di recente, a Najaf. Con grande tristezza egli ha ricordato l'attentato avvenuto il 19 agosto contro la sede delle Nazioni Unite di Bagdad, con la morte del Rappresentante speciale dell'ONU in Iraq, Sergio Vieira de Mello, e di personale dell'ONU, nonché di civili iracheni e di lavoratori di altre organizzazioni umanitarie che partecipavano a una riunione di coordinamento nell'edificio colpito. Il Presidente ha immediatamente inviato una lettera al Segretario Generale dell'ONU esprimendo le condoglianze e la profonda solidarietà del Parlamento alle famiglie, agli amici e ai colleghi delle vittime. L'ONU ha subito un duro colpo, ha detto Cox. Con il tragico decesso di Sergio de Mello, Kofi Annan ha perso non solo un rappresentante e consigliere di grandissima competenza, ma anche uno stretto e stimato amico. Il Segretario Generale dell'ONU può contare sul pieno e determinato sostegno dell'Aula in questo difficile momento. La tragedia di Bagdad ha toccato anche il Parlamento europeo. Tra le vittime vi era infatti un ex assistente parlamentare, fratello di un funzionario. Il principale contributo al risoluto coraggio di Sergio de Mello e delle vittime dell'attentato consiste per l’ONU nel raggiungere l'obiettivo di un rapido ripristino del rispetto del diritto internazionale e di condizioni di vita adeguate per la popolazione irachena, ha concluso il Presidente invitando l'Aula a onorare la memoria delle vittime con un minuto di silenzio. |
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L’Iraq dopo la fine della guerra | ||||||||||||||||||||
Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Situazione in Iraq Dibattito: 03.09.2003 Votazione: sessione di settembre II Dichiarazione del Consiglio A nome della Presidenza del Consiglio, il ministro Franco FRATTINI ha sottolineato che la situazione di insicurezza e i gravi attentati che insanguinano l'Iraq costituiscono un motivo di grandissima preoccupazione. Passano così in secondo piano l'impegno di ricostruzione, le azioni per un ritorno rapido alla normalità e i molti segnali di rinascita che emergono dal confronto delle opinioni, dalla libertà dei culti religiosi, dalle istituzioni rappresentative di un primo timido tessuto democratico, dal tentativo di ricostruire pari opportunità e diritti. I tragici episodi recenti confermano come la lotta al terrorismo e gli sforzi per la sicurezza e la stabilizzazione politica dell'Iraq debbano essere una priorità per ogni paese e per la comunità internazionale. Il nemico è rappresentato da coloro che hanno colpito de Mello perché stava facendo bene: i nemici di tutti noi sono i nemici della costruzione di un Iraq democratico, ha detto Frattini. Il compito di ricostruire e riportare alla normalità l'Iraq è dunque l'interesse della comunità internazionale e l'Unione europea non può e non deve sottrarsi alle proprie responsabilità. Il ristabilimento dell'ordine e della legalità mettono a dura prova le forze della Coalizione, ha proseguito il ministro, ma questo è il momento di rafforzare la solidarietà affinché un numero sempre più grande di paesi possa collaborare a ristabilire condizioni di sicurezza. Dopo il vile attacco del 19 agosto a Bagdad, che ha causato vittime innocenti tra i servitori della causa della pace tra cui Sergio Vieira De Mello, dopo il sanguinoso attentato di Najaf del 29 agosto, vi è il dovere di aumentare ancora di più gli sforzi a favore della ricostruzione politica, civile e socioeconomica dell'Iraq. Le Nazioni Unite devono svolgere un ruolo sempre più centrale, con un rafforzamento del mandato in questa difficile fase post-bellica. La Presidenza, dunque, auspica che nelle prossime settimane in Consiglio di sicurezza si formi un'ampia maggioranza favorevole ad un maggiore impegno dell'ONU in Iraq. La Presidenza si sta impegnando a tal fine. I tentativi di dividere la comunità internazionale o di rompere la coesione sono destinati al fallimento perché è interesse di tutti che la ricostruzione in Iraq riesca. Occorre favorire lo sviluppo di un efficace approccio multilaterale alla soluzione delle crisi. La Presidenza ha accolto con soddisfazione l'adozione della risoluzione 1500 da parte del Consiglio di sicurezza, un passo avanti importante perché riconosce al Consiglio di governo iracheno un ruolo determinante nella formazione di nuove istituzioni in Iraq. Tale risoluzione conferisce all'ONU un mandato specifico con compiti di assistenza alla ricostruzione e al riguardo il ministro ha confermato la fiducia nell'esperienza e nella professionalità del personale, che potrà essere impiegata sempre di più nella gestione della ricostruzione irachena. La Presidenza è convinta che per raggiungere l'obiettivo di un Iraq libero e democratico, tutta la comunità internazionale debba unire gli sforzi per garantire al popolo iracheno un avvenire di pace e di fiducia. Lo svolgimento della Conferenza dei donatori prevista il 24 ottobre a Madrid costituirà l'occasione per rinsaldare la coesione internazionale, a condizione che il maggior numero possibile di paesi mostri generosità e disponibilità: «guai all'ipotesi di un fallimento della Conferenza dei donatori per l'Iraq», ha affermato Frattini. Occorre garantire agli organismi internazionali un ruolo definito nella ricostruzione economica e sociale del paese affinché quello sforzo si compia in una cornice chiara. Nel frattempo, non deve mancare l'apporto di paesi pronti a dare il loro contributo. Bisogna quindi impegnarsi affinché la Conferenza dei donatori permetta di stabilire un quadro complessivo di quanto è necessario fare per aiutare il paese nella ricostruzione. L'Europa può avere un'occasione preziosa per far valere le proprie risorse e le proprie esperienze. L'impegno per la ricostruzione non deve infatti limitarsi alla sicurezza, ma estendersi al settore umanitario, ai servizi sociali, alla cultura e a tutto ciò che occorre al popolo iracheno. È pertanto necessario ripristinare le infrastrutture e la rete di trasporto, ma anche stabilire il quadro istituzionale del futuro Iraq democratico ricostruendo il sistema dell'educazione, della scuola, del mondo accademico. La ricostruzione non può e non deve essere un'opera di ingegneria tecnica dell'ordine sociale, ma motore della convivenza. Per la ricostruzione dell'ordine e la diffusione di una cultura liberale, si deve però partire dal ristabilire condizioni di sicurezza dando spazio ad una società civile fondata sulla libertà e sulla reciproca tolleranza, con cui l'Europa potrà costituire rapporti di collaborazione e di solidarietà. Sono queste le grandi questioni aperte su cui l'Europa dovrà mostrarsi capace di dare un contributo politico, di intervenire in modo concreto come soggetto unitario capace di assumere responsabilità diretta. Ricostruire l'Iraq è un imperativo a cui non ci si può sottrarre non solo in nome delle grandi tradizioni di impegno dell'Europa nella pace, nella solidarietà, nelle iniziative di aiuto ai popoli bisognosi, ma anche nell'auspicio di un forte mandato delle Nazioni Unite per ridare speranza al popolo iracheno e quindi stabilità al paese, ha concluso il ministro. |
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Dichiarazione
della Commissione |
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Il commissario Chris PATTEN ha ricordato il coraggio e le capacità di Sergio de Mello, un personaggio che aveva conosciuto in diverse occasioni. De Mello era un eccellente funzionario internazionale, una persona integerrima e impegnata nel proprio lavoro, un esempio del fatto che i burocrati internazionali non sempre sono noiosi: il suo spirito ne faceva un persona piacevole di cui si sente la mancanza, ha detto il commissario. L'attentato del 19 agosto è stato un attacco contro tutti coloro che desiderano una collaborazione internazionale sostenuta dall'ONU. Il Consiglio di sicurezza ha deciso che simili attacchi saranno considerati crimini di guerra. Quanto avvenuto costituisce un ulteriore esempio delle valide argomentazioni a favore della costituzione di un Tribunale penale internazionale, ha detto il commissario. In appena due mesi l'impatto di de Mello nel processo di transizione era stato palese e molti sono stati i riconoscimenti espressi nei suoi confronti: ciò dovrebbe far riflettere i responsabili del terribile attentato, i quali auspicano che tutto fallisca e che si ritorni nel caos. A prescindere dalle controversie del passato, quindi, bisogna puntare a un Iraq stabile e democratico, ma perché il progetto si realizzi serve l'impegno di tutti: non si tratta di valutare se partecipare alla ricostruzione in Iraq, ma di come farlo. Il commissario ha poi citato l'Afganistan, altro paese in cui il cambio di regime è stato più semplice della creazione di uno stato pluralista. Bisogna riconoscere che nel lungo termine l'aspetto civile deve prevalere su quello militare. Non si può inoltre costruire una democrazia a basso costo: tutti si devono impegnare, ma il coinvolgimento deve poter essere legittimato e fatto funzionare. È quindi fondamentale coinvolgere gli stessi iracheni. La Commissione europea ha finora dato priorità assoluta all'assistenza umanitaria. In tal senso Patten ha espresso un omaggio al lavoro dell'ufficio ECHO, presente in Iraq prima, durante e dopo il conflitto. Sono poi state fatte proposte per un approccio europeo nella ricostruzione in Iraq: l'UE è disposta a dare un aiuto importante quando le condizioni di sicurezza lo permetteranno, a patto che vi siano un coordinamento adeguato e un coinvolgimento del governo provvisorio. Nel corso dell'estate funzionari della Commissione hanno partecipato a una missione di valutazione delle necessità assieme ad esponenti della Banca Mondiale e solo per pochi minuti non sono stati vittime dell'attentato del 19 agosto. La Commissione e la Presidenza hanno inoltre partecipato a una Conferenza dei donatori, mentre un'altra riunione è prevista a Bruxelles onde mettere a punto il programma per il 2004. La Commissione si impegnerà infine per il successo dell'appuntamento di Madrid. L'intervento europeo non deve essere messo in discussione dalla situazione sul campo, ma dovrà avere un impatto sulle forze internazionali impegnate nella ricostruzione, ha chiarito Patten. Il commissario ha di recente valutato le conseguenze dell'intervento sul budget del 2003 e del 2004 assieme ai relatori parlamentari sul bilancio. Bisogna infatti rispondere alle necessità di altri paesi del mondo, come l'Afganistan e la Palestina, e il Parlamento sarà chiamato a decidere se per la ripartizione dei fondi sono stati applicati criteri equi. Con l'Iraq si è comunque appresa una lezione: l'UE è più efficace quando lavora unita. |
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Dibattito | ||||||||||||||||||||
Elmar BROK (PPE/DE, D) ha sottolineato che occorre adoperarsi insieme per la pacificazione del paese e per la stabilità dell'intera regione. Bisogna porre fine alla cacofonia e cercare di sviluppare una voce comune che permetta di risolvere la situazione. Il numero crescente di attentati in Iraq dimostra infatti che la fine della guerra non ha portato la pace nel paese. Gli USA non sono riusciti a raggiungere la meta con i mezzi usati finora: è quindi indispensabile una risoluzione ONU. Gli Stati Uniti spendono 50 miliardi di dollari l'anno per l'operazione, il che aggrava la situazione di un bilancio già in deficit. È giunto allora il momento di sedersi a un tavolo per identificare la rotta da seguire e decidere chi si occuperà dei compiti civili, umanitari ecc. Bisogna però dialogare come partner dello stesso livello, anche all'interno dell'ONU. Le proposte della Commissione, nel quadro del bilancio, dovranno essere accettate in modo da conferire all'Esecutivo un mandato adeguato per la partecipazione alla Conferenza dei donatori. Brok ha poi ringraziato il personale di ECHO, sottolineando che anche in Afganistan bisogna definire una ripartizione equa del potere e del livello di collaborazione. Enrique BARÓN CRESPO (PSE, E) si è associato alle condoglianze per la morte di Sergio Vieira de Mello, del suo collaboratore ex assistente al Parlamento europeo e di tutte le vittime dell'attentato del 19 agosto. Il fuoco devastatore che ha distrutto la sede ONU di Bagdad e l'assassinio di Mohammed al-Hakim non devono essere considerati come una forma di resistenza. In Iraq, ha detto, non serve più l'invio di truppe, ma bisogna stabilire un calendario per la ricostruzione sulla base di ciò che vogliono gli iracheni. Bisogna anche rivedere l'impegno europeo. È sempre più chiaro che la dottrina dell'attacco preventivo, contestata dal gruppo, si è rivelata inutile per risolvere il problema del regime di Saddam Hussein. A livello europeo, quindi, bisogna vedere che cosa fare in modo concreto e non solo a parole. Un punto chiave è che i quattro paesi europei al Consiglio di sicurezza dell'ONU agiscano in modo congiunto. Il rappresentante socialista si è congratulato per lo sforzo umanitario di ECHO, ma ha detto che gli europei devono risolvere la questione della logica da adottare in futuro. Non si può infatti chiedere uno sforzo supplementare mantenendo la cabina di comando nelle mani di un solo paese. Bisogna dividere le responsabilità e sostituire la logica dell'occupazione con quella della restituzione della stabilità agli iracheni. Occorre inoltre coinvolgere i paesi arabi, eliminando l'immagine di un neocolonialismo inaccettabile. Graham WATSON (ELDR, UK) si è associato all'omaggio a Vieira de Mello e alle altre vittime dell'attentato di Bagdad. Quanto è avvenuto dimostra che la coalizione può vincere un conflitto militare, ma senza l'ONU il mantenimento della pace è difficile. Per i liberali ci si deve quindi muovere verso una risoluzione in un contesto multilaterale: questa coalizione si basa su un concetto del XIX secolo che lascia da parte certe nazioni, mentre per gestire le crisi occorre un quadro multilaterale. Non si vede perché gli USA non debbano mantenere il comando delle forze militari nel paese, ma l'ONU dovrà avere un ruolo centrale per la pace. L'assenza di armi di distruzione di massa ha portato a problemi di legittimità dell'attacco e all'attuale necessità di ritrovare la fiducia degli iracheni ai fini di un mandato popolare. Il giuramento del primo governo post-Saddam Hussein è un primo passo nella giusta direzione. I liberali sono anche favorevoli a una riunione di preparazione a Bruxelles in vista della Conferenza dei donatori in programma a Madrid. Pernille FRAHM (GUE/NGL, DK) deplora il fatto che molti non vogliano più vedere quanto avvenuto in passato. Più il tempo passa, infatti, e più è spiacevole avere ragione. A febbraio una delegazione del gruppo si era recata a Bagdad e aveva avuto l'impressione che le ispezioni ONU funzionassero: le armi non sono state trovate perché non c'erano. Certo si voleva liberare il paese da un dittatore, ma non si voleva un'occupazione straniera. Gli attentati dimostrano ora che la popolazione irachena ritiene di essere occupata. Un altro motivo di opposizione all'intervento armato erano le tensioni interne che si sarebbero scatenate. Anche in questo caso i recenti attentati, parallelamente alle dimostrazioni contro Bush, dimostrano quanto ciò fosse vero: il popolo era contro il dittatore ma ora è contro l'invasione americana. L'ONU è uscita da questa situazione molto più debole ma ne abbiamo ancora bisogno, ha detto l'oratrice. I 180 mila soldati presenti in Iraq non sono infatti sufficienti a ricostruire la pace. Il compito principale consiste quindi nel rifondare il ruolo delle Nazioni Unite ed è per questo che il gruppo ha proposto di conferire ad Hans Blix, a El Baradei e a Sergio Vieira de Mello il premio Sacharov 2003. Un ruolo forte dell'ONU è la condizione essenziale per il successo della ricostruzione in Iraq. Anche Daniel Marc COHN-BENDIT (Verdi/ALE, F) ha reso omaggio alla memoria di Sergio Vieira de Mello e al suo collaboratore Jean-Sélim Kanaan, che aveva lavorato come assistente al Parlamento europeo e aveva collaborato con la Commissione per creare una radio in Burundi. «Non voglio aver ragione nel dire che gli americani avevano torto», ha poi affermato il rappresentante dei Verdi, sottolineando che al momento della guerra non si è stati in grado di rispondere alla domanda: «come sbarazzarsi di Saddam Hussein?». Giustamente ci si è opposti alla guerra, ma non è stata proposta alcuna alternativa per liberarsi del dittatore. Il popolo iracheno ha diritto di vivere in pace senza Saddam, ma ora che il tiranno non c'è più gli iracheni ancora non hanno pace, ha poi osservato. In queste condizioni, bisogna aiutare americani ed inglesi ad uscire dal loro isolamento, anche se prima hanno avuto torto. L'oratore dubita che una nuova risoluzione dell'ONU possa portare la pace in Iraq. Come agire allora davanti a una società scoppiata? Alcuni affermano che non si doveva occupare il paese. Cohn-Bendit, invece, ha detto che gli Alleati avevano il diritto di occupare la Germania e se l'ONU avesse deciso di occupare l'Iraq, ciò sarebbe stato legittimo. Il problema è che l'ONU non ha preso tale decisione. Talvolta, però, per sconfiggere una dittatura bisogna occupare un paese. Oggi l'UE dovrebbe fare proposte, ad esempio per una Conferenza per la stabilità e la pace, coinvolgendo l'Iran e altri paesi della regione. Ciò permetterebbe agli USA e alla Gran Bretagna di ritrovare la strada dell'ONU che è ora bloccata perché ci sono difficoltà a superare le divisioni di ieri. L'alternativa, ha ribadito, è la Conferenza di pace e in seguito il passaggio del testimone all'ONU, che dovrebbe assicurare la ricostruzione democratica dell'Iraq. La sicurezza in Iraq crea grande preoccupazione, ha affermato Gerard COLLINS (UEN, IRL). La situazione è molto peggiorata e le forze statunitensi non sono in grado di garantire condizioni sicure né per gli iracheni né per i cittadini di altri paesi. Non è la prima volta che si vince una guerra ma si perde la pace. La vita a Bagdad è durissima: tutte le strade che portano alla capitale sono bloccate, il Consiglio governativo non viene riconosciuto come responsabile della gestione del paese e si continua ad incolpare la coalizione per tutte le difficoltà. Secondo l'oratore, bisogna cercare di portare l'Iraq nella comunità internazionale, nel contesto di un nuovo governo locale. I problemi politici possono essere risolti sotto l'egida dell'ONU, l'organizzazione che meglio rappresenta la comunità internazionale. A suo avviso le truppe presenti non possono portare la pace né gestire la quotidianità del paese. Riaprire il dibattito sui pro e i contro di ciò che è avvenuto in Iraq non è costruttivo: bisogna invece garantire che i cittadini europei siano protetti e per questo l'unica cosa da fare è coinvolgere l'ONU. Bastiaan BELDER (EDD, NL) si è chiesto che cosa possano significare le istituzioni europee per il popolo iracheno. Il Consiglio può riconoscere il governo provvisorio, la Commissione può fornire aiuti umanitari e il Parlamento può invitare a Bruxelles il ministro per gli affari esteri ascoltandolo sulla situazione del paese. Si potrebbe così dare il segno dell'interesse per la politica e per il popolo iracheni. Occorre poi una risposta concreta ai sostenitori dell'ex regime di Saddam Hussein, i quali non devono poter prolungare le sofferenze del popolo. Per Emma BONINO (NI, I), giusta o sbagliata che sia la politica americana («e spesso gli amici americani fanno gravi errori»), la differenza con gli europei è che questi ultimi di politica non ne avevano nessuna. Questo è il punto fondamentale che si teme si ripeta anche nei prossimi anni, nonostante la tanto applaudita Convenzione. L'Europa non ha espresso una politica, né prima né adesso. Lo sforzo di ricostruzione e la generosità finanziaria sono più che apprezzabili, ma non vi è ancora una politica: non si capisce che cosa si stia proponendo, salvo un ricorso all'ONU. Ma sono gli Stati membri a comporre le Nazioni Unite e finora i paesi arabi sono rimasti alla finestra: molti aspettano il «tanto peggio tanto meglio» perché se l'Iraq funzionasse molti di loro dovrebbero andare a casa. Lo stesso vale per molti dell'establishment europeo, anch'essi alla finestra o in attesa che gli americani falliscano. Preoccupa sentir paragonare attentati terroristici a legittima resistenza, ha detto Emma Bonino, e queste ambiguità anche solo a livello di vocabolario sono più che stupefacenti. «Ditelo agli iracheni morti che si tratta di legittima resistenza!», ha proseguito la rappresentante dei radicali. Forse si continua ad avere le idee confuse, persino in questo momento in cui la riuscita in Iraq è nell'interesse di tutti e soprattutto degli iracheni, dopo vent'anni di martirio da parte di Saddam Hussein. Gli iracheni hanno diritto ad una vita e ad uno sviluppo diversi e la viltà non li aiuterà. «Le nostre viltà non ci faranno fare mezzo passo avanti nella strada per la democrazia - ha concluso - La ricostruzione è necessaria, ma l'ipotesi di una politica per la regione deve ancora nascere per quanto riguarda l'Europa». Per Reinhold MESSNER (Verdi/ALE, I) è troppo tardi per parlare della necessità o della giustezza della guerra in Iraq. Saddam Hussein è stato allontanato, ma nel paese non è arrivata la pace. Il compito comune è ora quello di portare pace e speranza al popolo iracheno: «dobbiamo fare la nostra parte per un futuro migliore in Iraq», ha detto Messner. Occorre abbandonare ogni forma di rivincita o di rifiuto. Gli europei saranno quindi misurati in base alle loro capacità e responsabilità nel trovare una risposta alle esigenze del paese. A conclusione del dibattito, Franco FRATTINI ha ringraziato per l'impegno che il commissario e molti parlamentari hanno espresso a favore del successo della Conferenza dei donatori che si terrà a Madrid. L'instabilità e gli attacchi alle forze angloamericane sono un problema e non solo per le forze della coalizione. Bisogna dire con chiarezza che il terrorismo non ha mai giustificazione, che non c'è mai legittimità in una reazione condotta con le bombe o con i kamikaze: «questo è un pilastro dei nostri valori», ha affermato il ministro. Ora però si deve portare in Iraq un piano per la democrazia, un piano per la ricostruzione politica e istituzionale e una nuova leadership europea. E' per questo che la Presidenza italiana ripete che occorre un mandato dell'ONU. L'Europa oggi sente il bisogno di rilanciare l'azione dell'ONU, ma al tempo stesso desidera che le Nazioni Unite abbiano più efficacia e più capacità di decidere e di assumere delle responsabilità, cosa che non è avvenuta nelle drammatiche settimane che hanno preceduto l'azione militare. Si deve guardare a una futura capacità europea, per esempio esprimendo nel Consiglio di sicurezza opinioni concertate e discusse prima tra gli Stati membri dell'UE. Per il ministro si tratta di un esperimento necessario, a cui occorre lavorare concretamente per potere avvicinare alla realtà il sogno, ovvero avere un seggio europeo alle Nazioni Unite. La Presidenza riferirà al Vertice dei ministri degli esteri sulle posizioni che si spera possano convergere a livello europeo ed essere comuni all'ONU, alla Russia e agli Stati Uniti in merito a una nuova risoluzione con un mandato centrale all'ONU. Sarebbe un esempio eccellente di rilancio di quella coesione euroatlantica su cui la Presidenza è impegnata, proprio sul tema dell'Iraq, un tema che nei mesi passati aveva incrinato il rapporto tra gli europei e gli amici americani. Chris PATTEN si è rallegrato del sostegno emerso nel corso del dibattito per il lavoro di ECHO, da anni attivo in Iraq. È stato sottolineato che in epoca moderna la maggior parte delle vittime di conflitti sono civili, ma se si vuole una legge internazionale si deve di tanto in tanto accettare la sanzione della forza a garanzia della sua applicazione. La costruzione di una polizia irachena richiederà grande professionalità e molto coraggio. Il commissario è d'accordo con le affermazioni relative alla dimensione regionale del problema, alla centralità dell'ONU e alla necessità di coinvolgere la popolazione irachena nella definizione del suo destino. Non si può infatti far calare dall'alto in un paese un sistema democratico: la democrazia si costruisce dal basso, attraverso elezioni locali e regionali, per gli organi professionali, i sindacati e organizzazioni simili. È questa la strada per portare il pluralismo in Iraq e in altri paesi della regione. Emma Bonino ha ragione quando dice che serve un quadro politico per ciò che si fa: non si tratta solo di firmare assegni. Quanto alla Conferenza di Madrid, il commissario ha detto che la principale questione in gioco è la valutazione delle necessità del paese nei prossimi 14/15 mesi; in secondo luogo occorre accordarsi sulle condizioni in cui si può contribuire a soddisfare tali necessità. È imperativo avere una copertura multilaterale per i contributi, ovvero un fondo internazionale trasparente che operi in modo separato ma coordinato rispetto all'Iraqi Development Fund e alla coalizione. Senza tali garanzie, gli storni saranno difficili da giustificare davanti all'autorità di bilancio. Serve poi un livello ragionevole di sicurezza nel paese: lo sviluppo di una società è impossibile se le bombe continuano ad esplodere. Occorre quindi che le condizioni di sicurezza migliorino, ma ciò non deve essere un deterrente all'assunzione di impegni. Il commissario ha infine affermato che prima si potrà trasferire un'effettiva autorità al governo iracheno per la gestione del proprio paese, meglio sarà: non servono solo i titoli, ma un'amministrazione che possa portare avanti le politiche e fornire i servizi richiesti. |
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Rispetto dei diritti fondamentali nell’UE | ||||||||||||||||||||
Fodé SYLLA (GUE/NGL, F) Relazione sulla situazione dei diritti fondamentali nell’Unione europea (2002) Doc.: A5-0281/2003 Procedura: Iniziativa Dibattito: 03.09.2003 Votazione: 04.09.2003 Il Parlamento ha approvato, con 221 voti favorevoli, 195 contrari e 3 astensioni, la relazione annuale 2002 sui diritti fondamentali nell’Unione europea, elaborata da Fodé SYLLA (GUE/NGL, F). Il testo esamina questioni come le condizioni di arresto e di detenzione negli Stati membri dell’UE, il livello di protezione dei dati personali, il diritto d’asilo e la concentrazione dei media. I deputati osservano che il 2002 si è tradotto nei 15 Stati membri in limitati progressi e sembra persino aver denotato un certo regresso in diversi settori. A loro avviso, «non è più sufficiente proclamare i diritti: è necessario controllare che siano rispettati». Terrorismo L'Aula condanna senza alcuna riserva il terrorismo e sottolinea che le politiche di prevenzione e di repressione devono mirare in primo luogo al mantenimento e al rafforzamento dello stato di diritto. I deputati raccomandano inoltre l’adozione di uno strumento europeo di indennizzo per le vittime del terrorismo. Detenuti Nel 2002 la situazione dei detenuti in alcuni Stati membri è peggiorata, soprattutto a causa della sovrappopolazione carceraria (nel Regno Unito, in Portogallo, Belgio, Italia e Francia), delle violenze tra detenuti, di carenze di sorveglianza e di numerosi ostacoli alle misure di reinserimento sociale. In proposito, il Parlamento ritiene che debba essere maggiormente monitorata e considerata dalle autorità nazionali competenti l'effettiva legittimità del protrarsi della detenzione per detenuti il cui vissuto carcerario e la cui attività civile e sociale, successiva al compimento dei loro reati ascritti, dimostrino compiuta la funzione della detenzione quale strumento di recupero e di positiva reingrazione sociale. «Particolarmente eloquente è ad esempio il caso italiano di Adriano Sofri - cita l'emendamento presentato da un gruppo di deputati italiani e accettato dalla plenaria - così come è stato riconosciuto da massime autorità dello Stato, dalla maggioranza assoluta dei parlamentari e dai più autorevoli organi di stampa di opposte tendenze, nonché da ambienti e personalità autorevoli a livello europeo». Per i deputati occorre inoltre assicurare standard minimi in merito alle condizioni sanitarie e abitative dei detenuti, nonché rivedere le procedure di arresto preventivo in modo che non vengano lesi i diritti dell’uomo. Gli Stati membri dovrebbero poi adottare senza indugio misure volte ad assicurare che i tossicodipendenti possano accedere senza discriminazioni alle cure mediche e alle terapie di sostituzione necessarie. Tratta degli esseri umani I parlamentari insistono affinché l’UE adotti una politica efficace contro la tratta degli esseri umani, che preveda, tra l’altro, la creazione di una banca dati europea per le persone scomparse che si ritiene ne siano vittima. I deputati chiedono anche una migliore protezione giudiziaria mediante l’adozione della direttiva del Consiglio sui permessi di residenza a breve termine rilasciati alle vittime dell’immigrazione illegale e della tratta di esseri umani che cooperino con le autorità competenti. Protezione dei dati L'Aula esprime la propria preoccupazione riguardo agli accordi in via di negoziazione o già adottati che implicano la trasmissione di dati a carattere personale tra l’UE e gli USA. I parlamentari si preoccupano in particolare per l’obbligo, imposto dalle autorità statunitensi alle compagnie aeree, di consentire loro l’accesso ai dati personali dei passeggeri sui voli transatlantici: tale obbligo è ritenuto incompatibile con il diritto comunitario. Si chiede quindi la sospensione degli effetti delle misure finché non sarà rispettato il livello di protezione dei dati garantito dal diritto comunitario. Concentrazione dei media Il Parlamento deplora che nell’UE il problema della concentrazione del potere mediatico nelle mani di alcuni gruppi non abbia ancora trovato una soluzione legislativa e ricorda la risoluzione approvata il 20 novembre 2002 nella quale si affermava la necessità di creare un mercato europeo dei media per far fronte a una crescente disparità tra le regolamentazioni nazionali e salvaguardare la libertà e il pluralismo dell’informazione. L'Aula «deplora che, in particolare in Italia, permanga una situazione di concentrazione del potere mediatico nelle mani del Presidente del Consiglio, senza che sia stata adottata una normativa sul conflitto d’interessi». I deputati respingono poi ogni violenza o intimidazione che possa minacciare il libero esercizio della professione giornalistica. Essi chiedono infine alla Commissione di assicurare che i media pubblici e privati forniscano un’informazione corretta ai cittadini, evitando discriminazioni e garantendo l’accesso a diversi gruppi, culture e opinioni. Asilo L'Aula condanna i ritardi nell’adozione degli strumenti necessari per la politica comune di asilo e di immigrazione e sollecitano gli Stati membri a limitare la detenzione dei richiedenti asilo a casi eccezionali e solo per ragioni definite nelle direttive dell’Alto commissariato ONU per i rifugiati. Il Consiglio è invitato ad adottare quanto prima il progetto di direttiva che prevede una tutela accessoria per le persone non protette dalla Convenzione di Ginevra ma che non possono essere rinviate nel loro paese d’origine. Preoccupati per l’elevato numero di persone che nel 2002 hanno perso la vita nel tentativo di cercare rifugio nell’UE, i deputati denunciano la grave situazione dei minori non accompagnati richiedenti asilo, in particolare in Austria, Belgio, Spagna, Svezia e Italia. A loro avviso, poi, gli Stati membri dovrebbero rifiutare l’estradizione di persone verso paesi in cui potrebbero essere condannate alla pena di morte o rischierebbero di essere torturate o sottoposte a trattamenti disumani o degradanti. Discriminazioni Gli Stati membri sono invitati a garantire che tutti i bambini presenti sul loro territorio beneficino del diritto all’istruzione, a prescindere dalla situazione amministrativa della loro famiglia. Allo stesso modo, tutte le persone dovrebbero poter accedere alle cure mediche. Gli Stati membri sono inoltre invitati a rendere più flessibile la procedura di naturalizzazione in modo da garantire ai residenti di origine straniera che la desiderino una cittadinanza a tutti gli effetti. L'Aula ritiene necessario estendere ai residenti di lunga durata (tre anni) provenienti da paesi terzi il diritto di voto e di eleggibilità alle elezioni locali e a quelle per il Parlamento europeo. I parlamentari constatano poi la persistenza di violenze fisiche di carattere razziale, in particolare in Spagna e in Francia, nonché la recrudescenza di un razzismo verbale nei confronti dei musulmani sulla scena musicale, in Germania, e di messaggi razzisti sui siti Internet e sui siti calcistici in Italia. Spagna, Grecia, Francia, Portogallo e Italia sono quindi invitati a condurre una politica più incisiva per eliminare i comportamenti razzisti. L'Aula si compiace delle iniziative adottate da diversi Stati membri per ridurre il seguito dei partiti politici che diffondono una propaganda razzista e xenofoba; Grecia, Danimarca, Paesi Bassi, Austria e Italia sono invitati ad essere più attivi in tale settore. I deputati ribadiscono anche la richiesta agli Stati membri di abolire qualsiasi forma di discriminazione di cui sono ancora vittima gli omosessuali, in particolare in materia di diritto al matrimonio e all’adozione. Essi raccomandano il riconoscimento dei rapporti non coniugali fra persone sia di sesso diverso che dello stesso sesso, adottando inoltre le misure necessarie per consentire alle coppie di esercitare il diritto alla libera circolazione. La relazione
menziona infine preoccupazioni in materia di trasparenza e diritto di
accesso ai documenti, parità di diritti tra uomini e donne, diritti degli
anziani, dei disabili e dei lavoratori. |
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Per
ulteriori informazioni: Pia
Siitonen (Bruxelles)
Tel.(32-2) 28 41498 e-mail
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Una politica più coerente per la difesa dei diritti umani nel mondo | ||||||||||||||||||||
Bob van den BOS (ELDR, NL) Relazione sui diritti umani nel mondo nel 2002 e la politica dei diritti umani dell’Unione europea Doc.: A5-0274/2003 Procedura: Iniziativa Dibattito: 03.09.2003 Votazione: 04.09.2003 È più urgente che mai che l’Unione europea dia l’esempio e conduca una politica più coerente ed efficace nella lotta contro le violazioni dei diritti dell’uomo. Se le ambizioni comuni ufficialmente non fanno difetto, in pratica gli interessi nazionali spesso prevalgono e impediscono all’Unione di agire con maggior forza. È questo uno dei messaggi contenuti nella relazione di Bob van den BOS (ELDR, NL) sulla situazione del diritti umani nel mondo nel 2002, approvata dal Parlamento europeo. Il testo si articola su due assi di riflessione: il dialogo politico e l'intolleranza religiosa. Dialogo politico I deputati sottolineano l’importanza dell’impegno in un autentico dialogo politico con i paesi terzi, nonché la necessità d’integrare i diritti dell’uomo nelle politiche esterne dell’Unione. Essi chiedono un ruolo più energico dell’UE nell’ambito della Commissione per i diritti dell’uomo delle Nazioni Unite, il cui prestigio soffre di una crescente politicizzazione. I parlamentari deplorano in particolare che i suoi dibattiti e le sue risoluzioni non riflettano la reale situazione dei diritti umani, ma il livello di sostegno ai paesi accusati di violazioni dei diritti dell’uomo. Essi si rammaricano anche del fatto che l’UE non abbia patrocinato una risoluzione sulla Cina o l’Iran durante la 59a sessione della Commissione ONU per i diritti dell’uomo. Nel 2002 e 2003, inoltre, quest’ultima ha respinto risoluzioni su Cecenia e Zimbabwe. I deputati chiedono un dialogo speciale con i paesi della regione mediterranea, la Russia, l’Ucraina, i paesi del Sud del Caucaso e dei Balcani. Il Consiglio è sollecitato a valutare i colloqui strutturati che l’Unione intrattiene con l’Iran e la Cina e i governi di tali paesi sono invitati a consentire l’accesso dei relatori sui diritti umani delle Nazioni Unite. L'Aula sostiene con forza il Tribunale penale internazionale e sollecita la ratifica più ampia possibile del suo statuto. In tal senso gli USA sono sollecitati ad abbandonare la politica volta a dissuadere i governi dalla ratifica dello statuto di Roma attraverso «accordi bilaterali d’immunità». Per quanto riguarda la fragile situazione in Iraq, i deputati condannano con forza l'attacco del 19 agosto 2003 contro la sede dell'ONU a Bagdad, che ha causato la morte di 20 persone, sottolineando che ciò rappresenta di fatto un crimine di guerra e che i responsabili devono essere identificati e consegnati alla giustizia. Essi sollecitano le Nazioni Unite a fare il possibile per proteggere il proprio personale nonché quello delle organizzazioni umanitarie operanti nelle zone di conflitto. I deputati chiedono inoltre l’istituzione di una commissione d’inchiesta, sotto l’egida del Segretario generale o del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, incaricata di indagare sui crimini di guerra e i crimini contro l’umanità perpetrati dal regime iracheno. I parlamentari incoraggiano infine il proseguimento delle azioni di sostegno a favore degli ex premi Sacharov soggetti ad oppressione nel loro paese, in particolare Leyla Zana e Aung San Suu Kyi. Intolleranza religiosa La seconda parte della relazione tocca il problema dell’intolleranza religiosa, che minaccia la pace nel mondo. Il Parlamento invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a fare del rispetto della libertà religiosa una priorità d'azione nelle relazioni dell'UE con i paesi terzi. L'Aula sottolinea poi il ruolo essenziale dell’istruzione per approfondire la comprensione reciproca e il rispetto delle diverse religioni. La relazione
condanna i regimi totalitari che reprimono o cercano di controllare le
credenze e le pratiche religiose (Birmania, Cina, Cuba, Laos, Corea del
Nord e Vietnam). Il Parlamento ribadisce in particolare l'appello al
governo cinese affinché cessi immediatamente le azioni giudiziarie nei
confronti del Falung Gong. Oltre ad esprimere preoccupazione per il
moltiplicarsi degli attentati alla libertà di stampa in Marocco, Algeria
e Tunisia, si condanna un progetto di legge che proibisce ai palestinesi
di ottenere la cittadinanza israeliana attraverso il matrimonio. I
deputati invitano anche il Consiglio e la Commissione a sollevare la
questione degli uomini incarcerati in Egitto a causa della loro presunta
omosessualità e disapprovano vivamente il recente rifiuto espresso dalla
Congregazione vaticana per la dottrina della fede nei confronti dei
progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali. |
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Per
ulteriori informazioni: Joëlle
Fiss (Bruxelles)
Tel.(32-2) 28 41075 e-mail
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Condanna delle
violazioni dei diritti umani a Cuba
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Risoluzione
comune su Cuba Doc.:
B5-0365/2003 Procedura:
Risoluzione comune Dibattito:
03.09.2003 Votazione: 04.09.2003 Il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che condanna le flagranti violazioni di diritti umani, civili e politici a Cuba. I deputati sollecitano l'immediato rilascio di tutti i prigionieri politici e affermano che, non appena saranno messe in libertà le persone detenute e saranno cessate le detenzioni arbitrarie, il Consiglio e la Commissione dovranno elaborare una politica globale nei confronti del paese. L'Aula critica la politica di scontro condotta dagli Stati Uniti da più di 44 anni (embargo, leggi extraterritoriali ecc.), sostenendo invece una politica mirata all'adozione di misure positive, come la firma e l'applicazione di strumenti internazionali nel settore dei diritti umani, l'incoraggiamento alle autorità e all'opposizione democratica a lavorare insieme per una transizione democratica pacifica. Tale politica dovrebbe poi includere incentivi, come generosi programmi di cooperazione, in modo da migliorare il rispetto dei diritti umani. I parlamentari deplorano gli ultimi avvenimenti registrati nel paese, come i numerosi arresti, le detenzioni e le dure sentenze pronunciate dopo processi sommari nei confronti di oltre 70 dissidenti e attivisti per i diritti dell'uomo, nonché il ripristino della pena di morte. Di conseguenza, l'UE ha deciso di limitare le visite governative bilaterali ad alto livello, di ridurre il profilo della partecipazione degli Stati membri ad eventi culturali, di invitare i dissidenti cubani alle cerimonie organizzate in occasione delle feste nazionali e di procedere alla rivalutazione della posizione comune nei confronti di Cuba. La Commissione ha inoltre sospeso la relazione di valutazione sulla domanda di adesione di Cuba all'accordo di Cotonou, domanda che Cuba ha deciso per la seconda volta di ritirare. I
deputati deplorano poi la decisione del regime cubano di rinunciare agli
aiuti concessi dall'Unione europea e l'assenza di riforme economiche e
sociali, il che rende più dura la realtà in cui vivono i cittadini
cubani. Il Parlamento chiede infine che il vincitore del Premio Sacharov
2002, Oswaldo Payá Sardiñas, sia invitato al più presto per una visita
ufficiale all'UE. |
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Per
ulteriori informazioni: Marjory
van den Broeke (Bruxelles)
Tel.(32-2) 28 44304 |
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Attentato a Bombay | ||||||||||||||||||||
Risoluzione
comune sull'esplosione di bombe a Mumbai Doc.:
B5-0371/2003 Procedura:
Risoluzione comune Dibattito:
04.09.2003 Votazione: 04.09.2003
Il Parlamento
europeo condanna gli attentati terroristici che il 25 agosto 2003 hanno
ucciso e ferito numerosi civili a Bombay, in India, ed esprime le
condoglianze alle famiglie delle vittime e la solidarietà al parlamento
indiano. In nessun caso, affermano i deputati, attentati terroristici
possono essere accettati dalla comunità internazionale, che deve
combatterli con vigore in qualsiasi posto essi vengano perpetrati. L'Aula
sostiene quindi il governo indiano nella lotta al terrorismo, ma nello
stesso tempo chiede alle autorità del paese di fare tutto il possibile
per evitare scontri tra comunità religiose. Compiacendosi del fatto che
Khursid Kasuri, ministro degli esteri del Pakistan, abbia condannato a
nome del proprio governo gli attentati, i parlamentari auspicano che gli
sforzi di ravvicinamento fra l'India e il Pakistan non vengano indeboliti
da questi attacchi. Il Parlamento invita infine tutti i paesi dell'area a
garantire che i propri territori non siano utilizzati come base per
l'avvio di azioni terroristiche. |
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Situazione in
Liberia
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Risoluzione
comune sulla situazione in Liberia Doc.:
B5-0375/2003 Procedura:
Risoluzione comune Dibattito:
04.09.2003 Votazione: 04.09.2003
Il Parlamento europeo plaude all'accordo di pace globale firmato ad Accra il 18 agosto 2003 e invita le parti firmatarie ad applicarlo correttamente e a costituire, il 14 ottobre, il governo di transizione che guiderà il paese sino alle elezioni libere dell'ottobre 2005. L'Aula esprime il proprio encomio all'ECOWAS per il suo instancabile impegno, e in particolare alla Nigeria che ha svolto un ruolo chiave nel processo di pace. I deputati rilevano tuttavia con preoccupazione che la forza multinazionale istituita dalla risoluzione 1497 del Consiglio di sicurezza dell'ONU sia attualmente composta solo da 2.100 uomini (ne erano previsti 3.500 entro il 4 settembre). Tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite sono pertanto invitati a fornire il proprio contributo alla forza multinazionale. L'Aula plaude al fatto che l'UE abbia stanziato 50 milioni di euro per sostenere il processo di pace in Liberia, in particolare per consentire che le operazioni di mantenimento della pace condotte dall'ECOWAS proseguano sino all'arrivo della forza di stabilizzazione delle Nazioni Unite. L'UE e soprattutto ECHO sono però invitati a fornire una risposta più incisiva alla grave situazione umanitaria. Il Parlamento deplora poi che i paesi dell'UE non abbiano assunto una posizione comune su questa importante questione in seno al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Si chiede infine la revoca delle sanzioni economiche nei confronti della Liberia, invitando però tutti i paesi a decretare l'embargo sulle forniture di armi al paese. Prigionieri politici in BirmaniaRisoluzione
comune sulla Birmania Doc.:
B5-0374/2003 Procedura:
Risoluzione comune Dibattito:
04.09.2003 Votazione: 04.09.2003
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Aiutare i
paesi in via di sviluppo a beneficiare degli scambi
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Luisa
MORGANTINI (GUE/NGL, I)
Per i deputati, in questo campo l’UE dovrebbe condurre una politica coerente a favore dei PVS, riformando la propria politica agricola, commerciale e della pesca al fine di promuovere lo sviluppo sostenibile e lottare contro la povertà in modo efficace. Essi ricordano alla Commissione l’impegno assunto a Doha di migliorare in particolare l’accesso al mercato dei prodotti per i quali i PVS hanno un vantaggio comparativo, ovvero prodotti agricoli ed industriali ad alta intensità di manodopera. Si chiede inoltre di accelerare il calendario per la soppressione delle sovvenzioni alle esportazioni, in conformità con gli accordi di Doha. Per quanto riguarda alcuni beni essenziali, come l’acqua o la terra, i parlamentari auspicano che l’UE difenda presso l’OMC una posizione che sfugga a una logica puramente mercantile e sollecitano la Commissione a non esercitare pressioni per la liberalizzazione e la deregolamentazione indiscriminate dei mercati nei PVS. Essi invitano poi la Commissione a contribuire ad attivare i mercati interni di tali paesi mediante scambi asimmetrici con l'UE e relazioni commerciali con i paesi limitrofi. I deputati
insistono sul fatto che gli scambi commerciali dell'UE debbano favorire il
commercio equo e chiedono alla Commissione di sostenere finanziariamente
le imprese e le associazioni che lo praticano e lo promuovono nell'UE. In
occasione dell’apertura della Conferenza ministeriale dell’OMC a
Cancun, infine, la Commissione dovrebbe appoggiare le proposte presentate
da 22 paesi nell'aprile 2002 al fine di democratizzare il funzionamento
dell’OMC, nonché tenere conto dei nuovi impegni internazionali assunti
dall’UE a seguito delle Conferenze di Bangkok, Monterrey, Johannesburg e
del Vertice del G8. |
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Per
ulteriori informazioni: Armelle
Douaud (Bruxelles)
Tel.(32-2) 28 43806 e-mail : deve-press@europarl.eu.int |
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Gestione delle
risorse idriche: creazione di un fondo per l'acqua
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Paul LANNOYE (Verdi/ALE, B) Relazione sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulla gestione delle risorse idriche nella politica dei paesi in via di sviluppo e priorità della cooperazione allo sviluppo dell'UE Doc.: A5-0273/2003 Procedura: Consultazione non legislativa Votazione: 04.09.2003 L’acqua, indispensabile per la vita, la salute e lo sviluppo, non deve essere considerata come una merce, hanno affermato i deputati adottando con 356 voti favorevoli, 10 contrari e 25 astensioni la relazione di Paul LANNOYE (Verdi/ALE, B) sulla gestione delle risorse idriche nei paesi in via di sviluppo e la creazione di un Fondo europeo per l’acqua. I deputati si preoccupano per il fatto che l’opzione dei finanziatori per risolvere il problema dell’acqua privilegi il partenariato pubblico-privato rischiando così di emarginare il servizio pubblico. Essi reputano che tale partenariato debba essere visto non come una panacea, ma come una delle opzioni per migliorare l’accesso all’acqua. Diversi studi dimostrano che la privatizzazione dei servizi idrici ha comportato aumenti delle tariffe. I deputati chiedono quindi tariffe che permettano a tutti l’accesso all’acqua. Se la distribuzione dell'acqua deve essere considerata essenzialmente un servizio pubblico, per i deputati il punto chiave non è sapere se l'approvvigionamento sia assicurato dal settore pubblico o da quello privato, ma piuttosto sapere a quali obblighi sono vincolati gli operatori. La creazione
del Fondo europeo per l’acqua, destinato a finanziare
l’approvvigionamento e la depurazione dell’acqua nei paesi ACP, è
considerato una buona iniziativa. Esso deve aiutare i paesi ACP a creare
meccanismi che disciplinino chiaramente la gestione e il controllo del
settore dell’acqua, nonché accelerare lo sviluppo di capacità locali
per la creazione e la manutenzione delle reti idriche. I parlamentari
chiedono infine il ricorso a scambi «debito/acqua» in modo che il debito
di alcuni paesi ACP possa essere ripianato e utilizzato per finanziare
infrastrutture di base di approvvigionamento e di depurazione dell'acqua. |
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Per
ulteriori informazioni: Armelle
Douaud (Bruxelles)
Tel.(32-2) 28 43806 |
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Partecipazione delle ONG alla politica di sviluppo | ||||||||||||||||||||
Richard
HOWITT (PSE, UK) Alla base della relazione di Richard HOWITT (PSE, UK), approvata del Parlamento con 284 voti favorevoli, 8 contrari e 9 astensioni, vi è una comunicazione della Commissione europea che mira a rafforzare la partecipazione della società civile alla politica di sviluppo. Il possesso di strategie di sviluppo da parte dei paesi partner e la partecipazione più ampia possibile di tutte le categorie sociali sono infatti considerati principi chiave della politica di sviluppo comunitaria. I deputati affermano però che i grandi principi non devono restare lettera morta e chiedono che gli «attori non statali» siano coinvolti nell’elaborazione dei documenti comunitari sulla materia, come i documenti di strategia regionale e nazionale, nonché i programmi indicativi nazionali e i regolamenti. I deputati
ritengono che il dialogo con gli «attori non statali» debba essere un
dialogo Nord-Sud, ma anche un dialogo Sud-Sud tra gli «attori non statali
locali» e le autorità nazionali dei paesi in via di sviluppo. Essi
chiedono poi che i fondi stanziati dal bilancio UE per le ONG di tali
paesi siano aumentati in modo da migliorare la cooperazione
decentralizzata. La Commissione, da parte sua, deve continuare a sostenere
le ONG nel settore dello sviluppo a livello europeo poiché i donatori
volontari di tali ONG preferiscono che i loro contributi siano destinati
ad attività di sviluppo piuttosto che al dialogo con le autorità
pubbliche. I parlamentari non hanno infine mancato di osservare che,
contrariamente ai principi dichiarati dalla Commissione, gli «attori non
statali» del Nord e del Sud non sono stati consultati nell’elaborazione
della comunicazione. |
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Per
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Douaud (Bruxelles)
Tel.(32-2) 28 43806 e-mail : deve-press@europarl.eu.int |
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Valutazione della politica di sviluppo dell’UE | ||||||||||||||||||||
La relazione è stata approvata. Per
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Douaud (Bruxelles)
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Svincolare gli aiuti per aumentarne l’efficacia | ||||||||||||||||||||
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Migliorare la salute nei PVS | ||||||||||||||||||||
John
BOWIS (PPE/DE, UK) La relazione è stata approvata. Per
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Assistenza ai fornitori tradizionali ACP di banane | ||||||||||||||||||||
Fernando
FERNÁNDEZ MARTÍN (PPE/DE, E) La relazione è stata approvata. Per
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