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RASSEGNA
5 - 6 novembre 2003
Bruxelles
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Codici delle procedure parlamentari, Abbreviazioni Deputati al Parlamento europeo Dichiarazioni Conferenza
intergovernativa Affari
economici e monetari Trasporti Cultura Giustizia e
Affari interni Pari
opportunità / Diritti della donna Sviluppo e
Cooperazione Controllo dei
bilanci |
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Deputati al Parlamento europeo Situazione al 06.11.2003 |
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Gruppi politici
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I deputati hanno votato a favore del rinvio in commissione giuridica della relazione di Joachim WUERMELING (PPE/DE,D) sul credito ai consumatori. Il relatore ha ribadito le proprie critiche alla proposta della Commissione, un testo a suo avviso inadatto alla realtà dei fatti. Nonostante le ripetute domande della commissione giuridica, la Commissione europea rifiuta di ritirare la proposta. Secondo il relatore, quindi, sta al Parlamento riscrivere completamente il testo «anche se questo compito di norma non spetterebbe all'Aula». Su richiesta dei gruppi PPE-DE e PSE, il voto della risoluzione sulle professioni liberali è stato nuovamente rinviato. I due gruppi hanno chiesto più tempo per elaborare una risoluzione comune. Il voto dovrebbe avere luogo a Strasburgo, durante la sessione in programma dal 17 al 20 novembre. |
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Avanzamento dei lavori della CIG |
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Dichiarazioni della Presidenza del Consiglio e della
Commissione - Relazione sullo stato di avanzamento della Conferenza
intergovernativa Dichiarazione del Consiglio La Presidenza italiana è convinta che soltanto con il sostegno del Parlamento europeo sarà possibile risolvere i non pochi problemi con cui ci si confronta e giungere ad un accordo politico in dicembre, ha affermato il Sottosegretario agli affari esteri, Roberto ANTONIONE. Per questo motivo, e conformemente a una tradizionale posizione italiana, la Presidenza si è battuta per estendere al massimo la partecipazione del Parlamento europeo ai lavori della Conferenza intergovernativa (CIG). La Convenzione ha presentato uno strumento innovativo nell’avvio dell’attuale processo di riforma dei Trattati: il progetto che ha elaborato non è scaturito da un semplice confronto intergovernativo, ma dai produttivi contributi e da una riflessione strutturata, globale, pubblica e trasparente sull'avvenire dell'Europa che, per la prima volta nella storia del processo d’integrazione europea, ha visto impegnati anche i parlamenti nazionali ed i rappresentanti della società civile. Il valore politico del successo conseguito non deve pertanto essere disperso né affievolito dalla CIG. Quest’ultima ha invece il compito di migliorare e completare le parti del Trattato sulle quali non si riscontra ancora una piena intesa. Qualsiasi diversa soluzione sarebbe interpretata come un tentativo di ridimensionare quel metodo democratico e trasparente avviato con la Convenzione europea. Se così fosse, si compirebbe un passo indietro che difficilmente verrebbe compreso e giustificato dai cittadini. Da questa impostazione deriva l’obiettivo centrale della Presidenza italiana: pervenire, già a dicembre, ad un accordo politico globale sul testo costituzionale. Sarà in tal modo possibile procedere alla firma del futuro Trattato costituzionale nel periodo tra il 1° maggio 2004, data d'ingresso dei dieci nuovi Stati membri, e le elezioni europee. Un prolungamento del negoziato oltre tali date comporterebbe due gravi problemi di legittimità e trasparenza democratica: si disperderebbe progressivamente il patrimonio costituente della Convenzione e i cittadini voterebbero per le elezioni del Parlamento europeo ignorando i lineamenti costituzionali della futura Unione. L’esigenza di individuare soluzioni consensuali sulle tematiche ancora controverse non spingerà la Presidenza italiana, in nessun caso, a negoziare un compromesso al ribasso che produca arretramenti significativi rispetto alle proposte della Convenzione, ha detto Antonione. L'obiettivo è quello di arrivare a un risultato di qualità, all’altezza delle aspettative delle opinioni pubbliche europee, capace di assicurare un efficace e democratico funzionamento dell’Unione in un ampio orizzonte temporale. Dare all'UE una Costituzione è una sfida, non solo per alcuni paesi o per la Presidenza italiana, ma per tutti. «Se perdiamo questa sfida, ha perso l’Europa riunificata, ha perso l’Unione come fattore di stabilità e prosperità sulla scena mondiale, abbiamo perso tutti», ha affermato Antonione. I lavori della CIG sono ormai entrati nel vivo. Come era prevedibile, le tematiche istituzionali sono le più complesse. Le questioni di maggior rilievo riguardano la composizione della Commissione, le modalità di elezione e le competenze del Presidente del Consiglio europeo, lo status del Ministro degli esteri, il calcolo della maggioranza qualificata. Tali questioni sono state approfondite nelle sessioni della CIG della prima metà di ottobre. La sessione ministeriale del 27 ottobre ha poi allargato lo spettro di analisi a tematiche non affrontate, o trattate in maniera marginale, nei precedenti incontri. Si è in particolare discusso della Presidenza delle formazioni consiliari; dell'estensione del voto a maggioranza qualificata; di questioni non istituzionali, con riferimento alle disposizioni di carattere economico e finanziario. Il dibattito ha confermato l’esistenza di posizioni differenziate tra gli Stati membri e il carattere sostanzialmente equilibrato delle proposte contenute nel progetto della Convenzione. E’ parso infatti evidente che la riapertura della discussione su specifici aspetti conduce alla iterazione di posizioni contrapposte e non al delinearsi di nuove forme di consenso. Dall’esito dei lavori della sessione si possono trarre le seguenti conclusioni: una tendenziale convergenza di vedute sulle future modalità di esercizio della Presidenza delle formazioni consiliari, anche se il tema dovrà essere riesaminato nel quadro di una proposta complessiva su tutti gli assetti istituzionali dell'UE ampliata; la grandissima maggioranza degli Stati è contraria all’istituzione di un Consiglio legislativo, ma la Presidenza cercherà di fare il possibile affinché esso sia mantenuto in chiave prospettica, come possibile evoluzione del sistema consiliare; la conferma di posizioni diversificate sul campo di applicazione del voto a maggioranza qualificata. La Presidenza rifletterà sugli strumenti per la ricerca di soluzioni consensuali in aree sensibili come la fiscalità, le risorse proprie, la cooperazione giudiziaria penale e quella di polizia, fermo restando che il progetto della Convenzione resta la base principale per la costruzione di un accordo equilibrato ed ambizioso. Da parte degli Stati membri si prospetta poi un numero eccessivo di altre tematiche non istituzionali, di cui risulta evidente l’incompatibilità con il calendario della CIG. La Presidenza procederà quindi all’esame di tali temi sulla base di un approccio selettivo, individuando le aree per cui sembra delinearsi un consenso alternativo al progetto della Convenzione e quelle che richiedono chiarimenti tecnici e redazionali. Spetterà poi agli Stati membri decidere se insistere nell'evocazione di punti specifici e minoritari, portando eventualmente la questione all’attenzione dei Capi di Stato o di Governo. Basandosi sul progetto della Convenzione e sui lavori dei Ministri degli esteri, la Presidenza formulerà una proposta complessiva incentrata sul pacchetto istituzionale e sulla difesa, che cercherà di tenere conto delle esigenze degli Stati membri, in via di adesione e candidati. Tale proposta muoverà comunque dal progetto della Convenzione mirando a conseguire compromessi almeno altrettanto «ambiziosi e nobili». La Presidenza è aperta ad esaminare possibili «adattamenti», ma resta contraria a «sovvertimenti ed arretramenti». Dall’esito dei negoziati dipenderà il futuro della Costituzione europea. In considerazione della posta in gioco, il negoziato dovrà essere caratterizzato da buoni margini di flessibilità da parte di tutti gli attori: bisognerà abbandonare i particolarismi e distaccarsi dalla logica del «giusto ritorno» in virtù della quale per ogni singola concessione bisogna ottenere un guadagno pari al costo sostenuto. Si tratta di un approccio contrario al concetto stesso d’integrazione europea e che, se applicato sistematicamente, rischierebbe di minare le fondamenta dell’UE. Sebbene l’equità sia la condizione indispensabile per qualsiasi patto costituzionale, nessuno può porre un freno all’attuale evoluzione del processo d’integrazione. Chi vorrà procedere in tal senso, sarà chiamato ad assumersi le proprie responsabilità dinanzi alla storia, ai partner europei e soprattutto ai propri cittadini. L'approvazione della nuova Costituzione sarà «un successo di tutti o un insuccesso dell'Unione»: tra interesse nazionale ed interesse europeo non può esservi sostanziale contrasto. |
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Dichiarazione
della Commissione Il commissario Michel BARNIER non ha nascosto le proprie inquietudini. Se da un lato il lavoro di natura giuridica procede positivamente, dall'altro, sul piano politico, i lavori della CIG non hanno portato ad alcun progresso. Al contrario, l'impressione della Commissione, e probabilmente anche dei rappresentanti del Parlamento, è che si rischia di tornare indietro. Il commissario ha richiamato l'attenzione sulla necessità di non dare seguito a certe questioni pretestuose. Non è in causa il metodo intergovernativo, né il lavoro della Presidenza italiana, che non ha cessato di animare il dibattito, stimolare le convergenze e basarsi sul risultato della Convenzione, con l'intenzione di migliorarlo. Lo stesso vale per il lavoro della stessa Convenzione, utile e pienamente utilizzabile: essa è andata anche al di là del suo mandato, producendo un testo completo e coerente. Non sono nemmeno in causa Commissione e Parlamento, che agiscono insieme e dialogano continuamente. Barnier ha invece denunciato il fatto che determinati governi agiscono come se la Convenzione non fosse mai esistita, o sembrano voler riaprire il vaso di Pandora o ancora rifiutano di avallare ciò che essi stessi avevano approvato sul governo dell'economia o sul ruolo del Parlamento nel bilancio. Un simile atteggiamento porta allo stallo. Un esempio è quello del Consiglio legislativo, su cui si è fatta marcia indietro. Il rappresentante dell'Esecutivo ha poi citato il caso della maggioranza qualificata: qualsiasi decisione che richiede l'unanimità condanna l'Unione all'impotenza collettiva. Occorre quindi passare dall'unanimità alla maggioranza qualificata nel maggior numero possibile di decisioni. Inoltre, è necessario alleggerire il meccanismo di revisione della terza parte della Costituzione, che non può essere perfetta dopo poche settimane di dibattito in Convenzione. L'unica possibilità di una CIG corta e decisiva consiste, secondo Barnier, nel rispetto dei grandi equilibri della Convenzione. Egli si aspetta che i governi nazionali si prendano le loro responsabilità nel risolvere una serie di questioni e nell'approntare i meccanismi di flessibilità che permetteranno l'evoluzione della Costituzione. Anche la Commissione farà la sua parte, con l'obiettivo di migliorare il progetto costituzionale in un numero limitato di punti, di chiarire tutte le disposizioni per evitare malintesi al momento delle ratifiche e di portare a termine il lavoro di perfezionamento giuridico. La CIG si sta giocando la credibilità per l'ultima volta. Tale metodo si rivela sempre meno adatto a fare avanzare l'Unione. Oggi la CIG è in stallo, mentre la Convenzione ha realizzato un grandissimo lavoro. Quest'ultima ha visto soffiare uno spirito non internazionale ma europeo: sarebbe opportuno che non avesse il monopolio di questo spirito, il quale dovrebbe soffiare anche nei lavori della CIG. Citando Cicerone, Barnier ha concluso affermando che ai governi dell'Europa unificata non servirebbe a nulla essere saggi dopo la CIG. Dibattito Iñigo MÉNDEZ DE VIGO (PPE/DE, E) ha ricordato che la Convenzione ha discusso la rifondazione del continente e che ora è necessario concludere i lavori per presentarsi alle elezioni del 2004 con la Costituzione europea come base. I dibattiti della CIG sembrano frustranti perché ripetono quanto già detto in Convenzione: nulla di nuovo. Tutto ciò che viene fatto adesso sarà un passo indietro rispetto a ciò che è avvenuto prima. Un tema trattato nell'ultima conferenza ministeriale ha provocato grande preoccupazione: si tratta della proposta dei ministri Ecofin, che consiste nello sfaldare il compromesso sul capitolo VII, il quale è il risultato dell'opera di quattro gruppi di lavoro. Quel compromesso poggiava su 3 idee: più democrazia, efficacia e trasparenza. Erano poi stati stabiliti due principi generali: per le entrate sarebbero stati i governi ad avere l'ultima parola e per le spese questa sarebbe spettata al Parlamento. Si era inoltre proposto che dal 2006 le decisioni fossero prese a maggioranza qualificata e con il consenso del PE, facendo sparire la distinzione un po' pittoresca fra spese obbligatorie e non obbligatorie. Bisogna ora far sì che il Parlamento mantenga queste prerogative. Giorgio NAPOLITANO (PSE, I), pur ritenendo condivisibili le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, ha preferito soffermarsi su alcune questioni concrete. Antonione ha sollecitato il sostegno del Parlamento europeo, sostegno che l'Aula è disposta a dare purché ci si confronti con le sue posizioni. Il 21 ottobre c'è stata una riunione della commissione costituzionale con la partecipazione del ministro degli esteri italiano Frattini. Dopo quell'incontro, Napolitano ha voluto richiamare l'attenzione su due punti: il Parlamento è decisamente a favore del mantenimento di un'innovazione importante del progetto della Convenzione, ossia il Consiglio legislativo. Il Presidente di turno ha detto che si è preso atto della contrarietà della maggioranza, ma Napolitano ha ribadito i propri dubbi anche su questo approccio, aggiungendo di aver l'impressione che talvolta si faccia la conta su 28 governi, quando solo 25 hanno titolo di esprimersi perché tre sono osservatori. Nella Convenzione ci sono state analisi, confronto di opinioni, ricerca di soluzioni, discussione argomentata e, infine, compromesso. Non si può ora accettare che nella CIG ci sia soltanto la conta dei «no» e dei «sì». Il Presidente Antonione ha preso un impegno a tenere ancora aperta la questione e Napolitano ha insistito affinché questo punto non sia cancellato. Un'altra questione riguarda la procedura di revisione dei Trattati. Frattini in commissione costituzionale aveva preso un impegno a studiare una possibile proposta italiana per andare oltre il testo, che non è stato concordato nella Convenzione e che quindi non è vincolante per nessuna parte. Si rischia ora il paradosso che sulle questioni risolte nella Convenzione con un compromesso si riapra da zero la discussione e su questioni che non hanno formato oggetto di un accordo in Convenzione non si possa discutere, come appunto sulla procedura di revisione. L'oratore ritiene infine inaccettabile che da formazioni settoriali del Consiglio vengano emendamenti al testo della Convenzione. L'approccio del Consiglio Ecofin sulla CIG è causa di preoccupazione, ha affermato Andrew DUFF (ELDR, UK). Il ministro Ecofin britannico, in particolare, ha attaccato le proposte dalla Convenzione dicendo che condurrebbero alla creazione di uno Stato federale con finanze centralizzate. Si tratta di un'accusa sbagliata, che evidenzia un pregiudizio contrario al lavoro della Convenzione stessa. Inoltre il Consiglio Ecofin sta cercando di ribaltare il pacchetto finanziario, chiedendo l'unanimità permanente sulle prospettive finanziarie e togliendo il potere di assenso del Parlamento europeo. I ministri Ecofin vorrebbero poi togliere al Parlamento europeo l'ultima parola sul bilancio. L'Unione rischia di dover fare concessioni costose di fronte a queste richieste. Tutto ciò porta il pericolo di una autocrazia del Tesoro nei confronti della democrazia parlamentare: «il potere del borsellino». Se le proposte del Consiglio Ecofin dovessero andare avanti nella CIG, gli autocrati avrebbero vinto contro i democratici. Sylvia-Yvonne KAUFMANN (GUE/NGL, D) si è detta sorpresa dall'andamento della CIG e ha fatto riferimento al documento n. 37, rilevando che non è solo un elenco di modifiche auspicate, lungo ben venti pagine, il quale evidenzia che alcuni Stati membri non hanno preso sul serio la Convenzione. Altrimenti non si potrebbe spiegare come lo stesso governo che ha sostenuto la Convenzione, adesso presenti delle modifiche. L'oratrice si aspetta che la CIG respinga il tentativo di introdurre un riferimento alle radici giudaico-cristiane, operando in tal modo una distinzione tra cittadini credenti e non credenti. L'oratrice ha poi ricordato il suo impegno in seno alla Convenzione per un'Europa sociale, sottolineando che nel suo paese importanti uomini politici si preoccupano del progresso della Convenzione ritenendola un pericolo per l'economia. Occorre infine porsi il problema di come gestire le contraddizioni tra la parte I e la parte III del progetto di Costituzione. Se in esso troveranno posto due filosofie economiche contrapposte, il testo non potrà essere approvato. I principi sociali enunciati nella parte I dovranno quindi trovare applicazione nella parte III. La CIG, quasi inaspettatamente, sta dando l'immagine di una folla che raccoglie per strada una monetina: tutti raccolgono quello che possono, ha affermato Johannes VOGGENHUBER (Verdi/ALE, A). A questo punto ci si chiede: «Chi ha il potere costituente in Europa? I cittadini attraverso i loro rappresentanti o i governi e le cancellerie europee?». Nel dibattito della CIG, si ritrovano le vecchie malattie dell'Europa: gli egoismi nazionali. Il Consiglio legislativo è stato cancellato fin dal primo giorno di riunione; i ministri delle finanze sono d'accordo sulla riduzione dei poteri di bilancio al Parlamento e la maggioranza al Consiglio, uno dei risultati più importanti raggiunti dalla Convenzione, viene rimessa in questione perché non rientra negli attuali giochi di potere. Il principio di base della CIG è «più potere ai governi, con meno trasparenza e meno potere per i cittadini». Le relazioni sulla CIG mostrano le difficoltà incontrate: ciò non stupisce, secondo l'oratore, salvo che per quelli che si sono fatti illusioni sulle conseguenze della Convenzione. La CIG è la sola istanza che ha l'autorità per approvare la Costituzione: la Presidenza italiana fallirà senza essere responsabile di tale risultato, il quale consisterà infine nell'indebolimento della democrazia. José Duarte de Almeida RIBEIRO E CASTRO (UEN, P) ha detto di non essere sorpreso di fronte alle notizie di disaccordo e difficoltà. Ci sono grandi tensioni sul lavoro svolto dalla Convenzione, che si dice sia il frutto di un consenso democratico. La realtà mostra però che quest'affermazione non è concreta. La Presidenza italiana sta ora facendo del proprio meglio, ma è di fronte alla prova del fuoco: l'unico modo per andare avanti consiste nell'avere un commissario per ogni Stato membro e nell'essere realisti anche in tema di sussidiarietà. Serve poi un preambolo adeguato, senza suscitare false aspettative. Occorre insomma essere realistici, tagliare la retorica e mettersi a lavorare nella pratica. Se si guarda ciò che accadde a Nizza, si può vedere che quello è stato un fallimento determinato da aspettative generali eccessive. Ci sono comunque i trattati in vigore. Il calendario fissato è buono, ma non basta citare i bei principi: servono parole realistiche che durino nel tempo. Secondo Jens-Peter BONDE (EDD, DK) il risultato della Convenzione è stampato su libri illeggibili che non hanno indici, i quali invece permetterebbero ai cittadini di capire meglio il testo, e questo nonostante la grande quantità di corone danesi che vengono spese negli uffici di informazione. L'oratore ha presentato un lavoro pubblicato sul suo sito Internet nel quale sono state apposte al progetto di Costituzione note a margine, come riferimenti che permettono di capire se una determinata materia si decide all'unanimità o a maggioranza. Inoltre è stato introdotto un indice alfabetico per trovare in quali punti del testo vengono citate determinate parole. Il rappresentante del gruppo EDD ha menzionato un lavoro di chiarimento del significato di molti vocaboli, i cui risultati sono consultabili sul sito www.euabc.com. È il Consiglio che avrebbe dovuto occuparsi di tutto ciò, ha detto l'oratore, il quale ha aggiunto che il Consiglio ha stampato le copie del progetto di Costituzione europea senza includervi il parere di minoranza, così come era stato concordato con Valery Giscard d'Estaing. Gianfranco DELL'ALBA (NI, I) ha fatto riferimento al discorso di Barnier, il quale ha dipinto un quadro fosco della situazione sui lavori della CIG affermando che la colpa non è né della Commissione, né della Presidenza italiana, né certamente della Convenzione e meno che mai del Parlamento. «Allora vorrei sapere di chi è la colpa: dell'Estonia? Della Polonia? Di Aznar che vuole il metodo di Nizza invece di quello proposto dalla Convenzione?». L'oratore ha quindi chiesto se non si è forse un po' tutti colpevoli di aver preso la questione in un modo poco ambizioso. Nel momento in cui la Commissione ha chiesto di cambiare alcuni punti, tutti si sono precipitati a fare la stessa cosa cercando di emendare in peggio un testo che era un minimo comune denominatore. Secondo il rappresentante dei radicali si rischia ancora una volta di perdere un'occasione, quella di procedere all'approfondimento prima dell'allargamento. Il dibattito odierno mostra quanto si sia lontani dagli auspici dell'inizio della Presidenza italiana e spinge a chiedersi se non sia opportuno che Presidenza valuti bene la situazione. La Presidenza aveva preso l'impegno di portare la questione della moratoria sulla pena di morte alle Nazioni Unite, cosa che non avverrà. Inoltre era stato preso l'impegno di difendere i risultati della Convenzione in sede di CIG, ma per questo occorre un progetto federalista sulla linea di quello che Altiero Spinelli propose quasi vent'anni fa. «A mio parere il minimo che la Presidenza italiana dovrebbe fare è evitare di chiudere con un testo pasticciato, un testo che farebbe peggio agli interessi dell'Unione di quello che potrebbe conseguire come risultato». Riferendosi al convegno organizzato su questo tema il 13-14 novembre al PE, egli ha infine auspicato che il Parlamento abbia la forza di respingere il testo elaborato dalla CIG qualora il negoziato dovesse andare male. A conclusione del dibattito, Roberto ANTONIONE ha ringraziato per i contributi che, anche se talora critici, possono aiutare il compito della Presidenza. Il Sottosegretario ha poi voluto smorzare gli animi su quella che può sembrare una situazione di stallo e di difficoltà tra la CIG ed il Parlamento: in questa fase di discussione la trattativa vede i paesi, anche per motivi tattici, cercare di mantenere le rispettive posizioni, le quali possono fino all'ultimo momento sembrare molto distanti. Ma all'interno della CIG tutti hanno espresso l'intenzione di riuscire a trovare una formula che rispetti i tempi definiti dal Consiglio europeo di Salonicco, cioè di firmare il nuovo Trattato prima delle prossime elezioni. Egli ha poi ribadito l'impegno della Presidenza italiana affinché non si produca un risultato insoddisfacente. Il prodotto finale della CIG sarà comunque valutato dai parlamenti nazionali, dal Parlamento europeo e in certi casi anche dai cittadini attraverso referendum: sarà quella la verifica reale e definitiva dei lavori della CIG, quindi anticipare un fallimento non corrisponde allo stato dell'arte e non aiuta. Sul Consiglio legislativo la Presidenza italiana, pur non essendo stata finora confortata da successo, ha voluto mantenere aperta la discussione ritenendo che il lavoro della Convezione e le sollecitazioni del Parlamento siano tali che il tema possa ritrovare spazio all'interno della proposta definitiva. Pure per quel che riguarda la revisione del Trattato costituzionale, punto non affrontato dalla Convenzione, la Presidenza italiana ha voluto aprire un confronto, anche qui registrando momenti di non facile conduzione dei lavori. Nuovamente il ministro Frattini, ha detto Antonione, ha auspicato che ci possa essere una riflessione complessiva, ritornando su tale punto. Quanto infine all'intervento del Consiglio Ecofin, Antonione non ha potuto che ripetere quanto già affermato da Frattini: la Presidenza italiana non accetta nessun tipo di proposta da alcun Consiglio, a maggior ragione visto che dal punto di vista del merito quella dei ministri Ecofin è una proposta inaccettabile. La Presidenza italiana, insomma, intende salvaguardare le prerogative del Parlamento: se venisse ridotto il ruolo del Parlamento europeo o quello dei parlamenti nazionali non si farebbe un buon servizio al Trattato costituzionale, né ai cittadini dell'Europa. |
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Mary Hilda Rosamund HONEYBALL (PPE/DE, UK) Le autovetture sono soggette ad un'ampia gamma di tasse (tasse d'immatricolazione, tasse annuali di circolazione, IVA e tasse sui carburanti) che, variando notevolmente da uno Stato membro all'altro, possono costituire un ostacolo per coloro i quali attraversano i confini interni dell'Unione. La relazione di Mary Hilda Rosamund HONEYBALL (PPE/DE, UK), adottata dal Parlamento europeo con 239 voti favorevoli, 196 contrari e 39 astensioni, concorda sulla necessità di ristrutturare il regime fiscale relativo ai veicoli nell'UE e in generale di eliminare o attenuare gli ostacoli amministrativi tra Stati membri che rendono difficile il funzionamento del mercato interno. I deputati difendono la tassa annuale di circolazione, in quanto strumento che mette in luce il rapporto tra emissioni e consumo. Essa deve rimanere in ogni caso di competenza delle autorità nazionali: il rapporto tra fiscalità delle autovetture e tutela dell'ambiente viene sottolineato in diversi punti della relazione. Si ritiene in particolare che sia i parametri ambientali, sia quelli in materia di sicurezza stradale costituiscano fattori importanti i quali, se non sono in contrasto tra loro, devono essere usati come base per un regime fiscale rivisto. Tuttavia le imposte sui carburanti non dovrebbero essere molto più elevate del costo esterno dell'uso dei carburanti stessi. L'Aula ribadisce inoltre il proprio sostegno alla proposta della Commissione del 1998 volta ad eliminare la doppia imposizione della tassa d'immatricolazione: il Consiglio è quindi sollecitato ad approvare tale proposta. Per ulteriori informazioni: |
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Decisione sulla costituzione di una commissione
temporanea sul rafforzamento della sicurezza marittima Il Parlamento ha deciso la creazione di una commissione temporanea per il miglioramento della sicurezza marittima. Tale organo, che avrà un mandato di sei mesi, dovrà esaminare nel dettaglio i disastri marittimi che si sono verificati in Europa (naufragi delle petroliere Prestige ed Erika, ma anche altri); analizzare le loro conseguenze economiche e sociali, in particolare per quanto concerne la pesca, l'industria turistica, la salute e l'ambiente; valutare le norme per la sicurezza marittima e la loro applicazione da parte degli Stati membri; proporre altre eventuali misure che si rivelassero necessarie. La commissione sarà composta da 44 deputati ed entro sei mesi, al termine dei lavori, dovrà presentare una relazione alla plenaria. Per ulteriori
informazioni: |
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Finanziamento di organismi nel settore della gioventù, dell'istruzione e della cultura |
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Christa PRETS
(PSE, A) Il Parlamento europeo ha approvato tre relazioni relative al finanziamento di organismi attivi a livello europeo nei settori della gioventù, dell'istruzione e della cultura. Le organizzazioni interessate da questi testi, oggetto di una discussione congiunta, hanno finora ricevuto sovvenzioni provenienti dai crediti iscritti nella parte A (crediti amministrativi) del bilancio della Commissione europea. Ciò era dovuto all'assenza di una base giuridica che autorizzasse la classificazione di tali crediti tra le spese operative, coperte dalla parte B dello stesso bilancio. Una sentenza della Corte di Giustizia del 1998 ha però stabilito che tutte le spese comunitarie devono avere una base giuridica ed essendo entrato in vigore il nuovo regolamento finanziario che stabilisce un bilancio per attività, occorre ora una base giuridica per tali sovvenzioni. Di conseguenza, d'ora in avanti sono necessari dei programmi specifici per la concessione di sovvenzioni comunitarie a questo tipo di organismi. Settore della gioventù La relazione di Christa PRETS (PSE, A) riguarda il programma d'azione comunitario per la promozione degli organismi attivi a livello europeo nel settore della gioventù. Il programma è diviso in due parti. La parte 1 riguarda il finanziamento delle attività permanenti del Forum europeo della Gioventù. Lo scopo di tali sovvenzioni è quello di consentire all'organismo di assolvere la propria funzione di interconnessione tra le istituzioni comunitarie e le organizzazioni giovanili. La parte 2 riguarda il sostegno di attività permanenti di organismi che perseguono un fine d'interesse generale europeo nel settore della gioventù o un obiettivo che s'iscrive nel quadro della politica dell'Unione europea in questo settore. Lo scopo del sostegno alle ONG della gioventù è quello di porle in condizione di conferire alle proprie attività una dimensione europea: l'intenzione è quella di finanziare un'ottantina di organismi l'anno. I deputati propongono di aumentare la dotazione di bilancio del programma da 11,52 a 13,17 milioni di euro. L'Aula ha proposto inoltre di non applicare a questo tipo di sovvenzioni il principio di degressività sancito dal nuovo regolamento finanziario. Dal canto suo, la commissaria Viviane Reding aveva messo in guardia i deputati sui problemi derivanti da emendamenti che derogassero al regolamento finanziario, in quanto rischierebbero di complicare i negoziati con il Consiglio e di conseguenza portare a ritardi suscettibili di penalizzare i beneficiari dei programmi. Istruzione e formazione La relazione di Doris PACK (PPE/DE, D) concerne un programma d'azione per la promozione degli organismi attivi a livello europeo e il sostegno di attività specifiche nel campo dell'istruzione e della formazione. La proposta classifica le sovvenzioni in tre gruppi. ·
Azione 1: Sovvenzioni
a sostegno di attività permanenti di organizzazioni che risultano essere
«partner istituzionali» o «capi rete», cioè organizzazioni di
interesse generale europeo. ·
Azione 2: Sovvenzioni
volte a sostenere attività permanenti di associazioni europee attive nel
campo dell'istruzione e della formazione. · Azione 3, divisa in tre sottoazioni: sostegno di attività nel campo dell'istruzione superiore relative all'integrazione europea, comprese le cattedre Jean Monnet; sostegno di attività che contribuiscono al raggiungimento degli obiettivi futuri dei sistemi d'istruzione e formazione in Europa; sostegno alla formazione di giudici nazionali nel campo del diritto europeo e a organizzazioni di cooperazione giuridica. La relazione aggiunge all'elenco degli organismi beneficiari dell'Azione 1 la Federazione internazionale delle Case d'Europa. Si propone inoltre una dotazione finanziaria pluriennale pari a 149,92 milioni di euro, contro i 129,62 proposti dall'Esecutivo. Settore della cultura La relazione di Ulpu IIVARI (PSE, FIN) concerne l'istituzione di un programma d'azione comunitario pluriennale per la promozione degli organismi attivi a livello europeo in campo culturale. Le linee di bilancio interessate sono le seguenti: ·
Ufficio europeo per le
lingue meno diffuse e Mercator. ·
Preservazione dei
campi di concentramento nazisti quale memoria storica. · Sovvenzioni a organizzazioni culturali che promuovono l'idea europea (inclusa la linea relativa alle spese di gestione amministrativa). I deputati hanno chiesto una durata più corta del programma, limitata alle vigenti prospettive finanziarie: 2004-2006, anziché 2004-2008 come proponeva la Commissione. Di conseguenza, è stato proposto di diminuire la dotazione di bilancio da 30,92 a 22,764 milioni di euro. Rimane un punto fermo per l'Aula: la difesa del cosiddetto earmarking, vale a dire la possibilità per le organizzazioni espressamente menzionate nelle linee di bilancio di ottenere a priori sovvenzioni per il loro funzionamento. L'Esecutivo proponeva di accordare le sovvenzioni da un lato sulla base del programma di lavoro permanente dell'organismo che persegue uno scopo di interesse generale europeo nel campo culturale, dall'altro relativamente alle attività sulla base di inviti a presentare proposte. Per
ulteriori informazioni: Pernilla
Jourde (Bruxelles)
Tel.(32-2) 28 43411 e-mail : cult-press@europarl.eu.int |
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