l'AGE informa |
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RASSEGNA
28 - 29 gennaio
Bruxelles
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Codici delle procedure parlamentari, Abbreviazioni Deputati al Parlamento europeo Diritti
dell’uomo Relazioni
esterne Presidenza del
Consiglio Immunità e
Statuto dei deputati Trasporti
Mercato interno
(diritto di stabilimento) Mercato interno
(appalti pubblici) Controllo dei
bilanci Ambiente Commercio
estero Ricerca Mercato interno
(concorrenza) Informazione e
comunicazione Regolamento del
PE |
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Codici delle procedure parlamentari
Abbreviazioni
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Deputati al Parlamento europeo Situazione al 29.01.2004 |
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* Jan DHAENE è passato dal gruppo Verdi/ALE al gruppo PSE in data 28.1.2004 |
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Gruppi politici
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Premio Sacharov all'ONU: omaggio a chi opera per la pace |
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Seduta solenne - Conferimento del Premio Sacharov a Kofi Annan, Segretario generale delle Nazioni Unite Dibattito: 29.01.2004 Il Presidente Pat COX ha dato il benvenuto a Kofi Annan, estendendolo ai precedenti vincitori del Premio Sacharov presenti in Aula e ricordando quelli assenti. Egli ha definito questa occasione «solenne e simbolica» e ha ribadito la fiducia del Parlamento nei valori e nel lavoro delle Nazioni Unite, nella sua Carta e nel multilateralismo, così come il sostegno alla lotta contro il terrorismo globale ma anche contro la povertà globale, nonché contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa. L'Unione e i suoi Stati membri sono i maggiori donatori per lo sviluppo e l'assistenza umanitaria: siamo fieri di questo, sebbene sappiamo che potremmo fare di più, ha detto. Cox ha ricordato che il Parlamento è un forte sostenitore del Tribunale penale internazionale, e ha aggiunto: «Preferiamo un giusto processo presso il TPI, piuttosto che l'assenza quotidiana di processo nella Baia di Guantanamo». Prima di dare la parola al Segretario dell'ONU, ha ricordato l'attentato di Baghdad, invitando i parenti delle vittime e i sopravvissuti ad alzarsi per ricevere l'applauso dell'Aula. Il Segretario generale dell'ONU, Kofi ANNAN si è detto profondamente commosso del fatto che il Parlamento europeo abbia voluto onorare Sergio Vieira de Mello e molti altri membri del personale delle Nazioni Unite, che hanno perso la vita lavorando per la pace nel mondo. Egli si è poi dichiarato fiero di accettare il Premio in loro memoria: «il Premio riconosce il loro sacrificio e il tipo di persone che erano: liberi spiriti e liberi pensatori». Ricordando, poi, che diversi sopravvissuti dell'attentato di Baghdad sono presenti in Aula, assieme ai familiari delle vittime, Kofi Annan ha voluto rendere loro omaggio pubblicamente, dichiarando di accettare il premio anche a loro nome. Ringraziando il Presidente Cox e tutti i membri del Parlamento per averli invitati, il Segretario generale ha sottolineato come questo gesto «dimostri la solidarietà dell'Unione europea nei confronti delle Nazioni Unite». Malgrado le profonde ferite, la determinazione delle Nazioni Unite è più forte che mai e l'ONU apprezza al suo giusto valore la solidarietà degli amici come gli europei, ha affermato Annan. A tale proposito, il Parlamento ha dimostrato il suo impegno adottando una risoluzione sul rafforzamento del sostegno politico e finanziario dell'Unione europea alle Nazioni Unite. Gli europei hanno saputo superare le divisioni e le guerre, sostituendole con un «futuro di speranza», percorrendo il cammino la pace attraverso il multilateralismo. Oggi, ha continuato il Segretario generale, l'Unione europea «è un faro di tolleranza, diritti umani e cooperazione internazionale». Dopo il primo maggio, con l'ampliamento, «questo faro brillerà ancora di più». L'ampliamento, ha continuato l'oratore, «è la più grande forza per la pace per il continente europeo» e la speranza di ulteriori allargamenti nei prossimi anni permetterà «di costruire nuovi ponti di cooperazione e comprensione, anche tra l'Occidente e l'Islam e tra popoli divisi da anni di sanguinose guerre». Il Segretario generale, in seguito, si è soffermato sul problema delle popolazioni migranti e dei rifugiati. Come comunità internazionale si deve gestire tale questione molto meglio di quanto si fa attualmente, ha detto. Le popolazioni che sono costrette a migrare, ha affermato Annan, rilevano della «nostra responsabilità collettiva sul piano legale e morale», in forza alla Convenzione sui Rifugiati del 1951. A tale proposito, ha sottolineato come il sistema di Asilo europeo necessiti delle risorse necessarie per istruire le domande con equità, rapidità e trasparenza, per far si che i rifugiati siano protetti e delle soluzioni a loro favore siano trovate. Gli Stati europei dovrebbero adottare un sistema fondato sull'istruzione comune dei dossier e la condivisione delle responsabilità. L'Europa, assieme ad altri attori, dovrebbe anche rafforzare il suo aiuto ai Paesi poveri affinché possano conferire protezione e soluzioni ai rifugiati. Molti immigranti non sono rifugiati, tuttavia molti di loro partono solo perché non vedono nessun futuro nel loro Paese. E' quindi nostro dovere, ha aggiunto il Segretario generale, fare tutto il possibile affinché un maggior numero di opportunità si presentino nei Paesi in via di sviluppo. «Se instauriamo veramente un partenariato mondiale a favore dello sviluppo per giungere agli obiettivi di sviluppo del Millennio, avremo fatto molto per ridurre gli incentivi a partire», ha detto. Il Segretario generale ha poi sottolineato come i sistemi europei di asilo siano sovraccarichi. «Alcuni cercano di entrare clandestinamente, i pochi fortunati che vi riescono sono spesso alla mercé di datori di lavoro senza scrupoli, oppure sono costretti a prostituirsi in una forma di moderna schiavitù e sono più vulnerabili all'AIDS». Questa situazione genera profitti per miliardi di dollari a beneficio della criminalità organizzata. Se è vero che appartiene al diritto sovrano degli Stati di decidere quali emigranti accettare, è vero anche che non ci si può limitare a chiudere le porte, ha detto. Il bisogno degli emigranti, secondo Annan, è dimostrato anche dalla riduzione della crescita demografica: l'Unione a 25 scenderà dagli attuali 452 milioni di abitanti a circa 400 nel 2050. Alcuni Paesi, tra cui l'Italia, vedranno la propria popolazione diminuire di un quarto. Un italiano su tre avrà più di 65 anni, il doppio della proporzione attuale, «Questo avrà delle conseguenze sull'occupazione e sulle economie, esposte al pericolo di stagnazione». Non esiste una soluzione semplice al problema, ma l'immigrazione può essere parte della soluzione. «Gli emigranti sono parte della soluzione, non parte del problema», ha affermato Annan. Per questo ha incoraggiato i Paesi dell'Unione ad aprire le porte all'immigrazione legale per lavoratori qualificati e non, per le riunificazioni familiari e per l'economia, per immigrati temporanei e permanenti. Gli emigranti sono importanti per il contributo che forniscono in vari campi, per il lavoro che svolgono nel servizio sanitario e in altri settori altrimenti scoperti. I Paesi poveri beneficiano a loro volta dell'emigrazione, grazie alle rimesse: 88 miliardi di dollari nel 2002, a fronte di 57 miliardi ricevuti come aiuto allo sviluppo. L'immigrazione porta anche dei problemi d'integrazione, «si tratta di una sfida per i Paesi d'accoglienza, ma anche per quelli di partenza, che perdono alcuni dei migliori talenti». Occorre quindi migliorare la cooperazione internazionale, a livello bilaterale, regionale e globale, in modo che i Paesi di partenza possano essere attrattivi per coloro i quali vogliono ritornare. Ecco perché, «sono lieto del fatto che, il mese scorso, è stata istituita la Commissione globale per l'immigrazione internazionale», ha concluso il Segretario generale, esprimendo l'auspicio che i Paesi europei si assumano la leadership in questo processo. Dichiarazione del Consiglio Brian COWEN ha mostrato apprezzamento per la «saggia scelta» del Parlamento europeo di commemorare l'enorme sacrificio del personale ONU per la causa della pace e della giustizia, che svolge un lavoro eroico e oscuro nel mondo. È un peccato che l'immagine preponderante delle Nazioni Unite sia spesso legata alle discussioni in seno al Consiglio di Sicurezza, ha detto; questo non rende giustizia al profondo impegno di molti funzionari sconosciuti che lavorano come portatori di pace, assistono i rifugiati, contribuiscono alla difesa dei diritti umani, coordinano l'assistenza umanitaria di emergenza e proteggono i diritti delle donne. Il Presidente del Consiglio Affari generali ha sottolineato l'importanza del sostegno dell'Unione europea al rafforzamento dell'ONU e ad una cooperazione più intensa ed efficace, che è una delle priorità della Presidenza irlandese. Il sistema multilaterale incorporato nella Carta delle Nazioni Unite è l'unico modo di difendere efficacemente i diritti umani e il diritto umanitario dalle numerose minacce attuali: solo attraverso il multilateralismo potrà essere realizzata un'azione coerente con i Millennium Development Goals. L'oratore si è rallegrato per l'istituzione della Commissione globale per l'Immigrazione internazionale. Egli ha ricordato la partecipazione del Commissario ONU per i Rifugiati Lubbers all'incontro informale dei Ministri UE per la Giustizia e gli Interni a Dublino lo scorso giovedì, nel corso del quale si è tenuta una discussione costruttiva sulla legislazione comunitaria in materia di asili e immigrazione. Il Presidente del CAG ha ribadito l'impegno a completare l'agenda stabilita a Tampere per un'area di libertà, sicurezza e giustizia entro la metà del 2004. Dichiarazione della Commissione Chris PATTEN, a nome della Commissione europea, ha espresso il suo particolare piacere riguardo al conferimento del Premio a Kofi Annan. Leggendo le motivazioni iscritte nello statuto del Premio, ha affermato che, in questo caso, «andrebbe conferito quattro volte» al Segretario generale e all'ONU. Ricordando la persona e il contributo di Sergio Vieira de Mello, il commissario ha affermato che il rappresentante ONU è un esempio dei valori alla base del Premio e che il mondo, con la sua perdita, «è più povero». Kofi Annan, ha detto Patten, ha dato un grande contributo al rafforzamento dell'azione e del prestigio dell'ONU. «Le Nazioni Unite hanno portato protezione, assistenza e speranza a milioni di persone» in un momento storico che presenta sfide inimmaginabili fino a qualche anno fa. Il Segretario generale è un «esempio delle nostre più alte aspirazioni» e, ha concluso, «i presenti ed i loro elettori devono fare tesoro delle parole» che ha pronunciato, «impegno e comprensione devono essere alla base del lavoro dei prossimi mesi». Interventi a nome dei gruppi politici Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, D) ha dato il benvenuto «con il cuore» a nome del PPE a Kofi Annan. L'oratore ha ricordato la figura di Sacharov, che riposa in una tomba vicino Mosca; visitandola, si riceve una forza morale, e spero che il popolo russo possa seguirne l'esempio, ha detto. Il rappresentante dei popolari ha evocato anche la figura della vedova, Elena Bonner; egli ha poi augurato al popolo cubano di poter far sentire chiara la sua voce. L'oratore ha concluso augurando a Kofi Annan di vivere il momento in cui l'Unione europea sarà in grado di difendere i diritti umani in seno all'ONU e in tutto il mondo. Enrique BARÓN CRESPO (PSE, E), a nome dei socialisti, ha esordito dicendosi onorato di ricevere in Aula il Segretario generale. Dopo aver ricordato che il suo gruppo aveva proposto la candidatura di Kofi Annan al Premio Sacharov, ha ringraziato gli altri gruppi politici per aver sostenuto questa idea. L'oratore ha riconosciuto il lavoro difficile e «eroico» dell'ONU e dei suoi funzionari. Di fronte alla recrudescenza degli assalti alle istituzioni internazionali (e in particolare all'ONU), egli ha affermato che nella lotta al terrorismo si deve rafforzare la solidarietà e la collaborazione fra i popoli e le Nazioni. Ha poi ringraziato Kofi Annan per «la lezione» sul tema dell'immigrazione, sottolineando come la «globalizzazione è attualmente applicata ai capitali, ai servizi e ai prodotti, ma non alle persone». Per concludere, egli ha esortato a non affermare mai che l'ONU è incapace di svolgere il proprio compito, l'elenco di tutti i Paesi in cui le Nazioni Unite hanno agito, infatti, dimostra come la sua esistenza sia necessaria e importante. Graham WATSON (ELDR, UK) ha voluto ricordare il valore che portano gli immigranti; se chiudiamo loro la porta principale, essi cercheranno di entrare dalla porta di servizio, ha detto. L'oratore ha sottolineato come le parole del Segretario ONU ricordino che occorre superare l'aspetto provinciale delle discussioni in sede europea e ha chiesto che le Nazioni Unite tornino in Iraq e si occupino del nuovo Governo iracheno. L'oratore ha citato Churchill, che definì le Nazioni Unite un importante esperimento di governo internazionale; esse devono essere riformate e l'Unione, che ne è il principale contribuente, deve condurre questo sforzo di riforma. Francis WURTZ (GUE/NGL, F), ha ringraziato il Segretario generale per «il suo magnifico discorso che mette ogni Paese di fronte alle sue responsabilità». Il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione di sostegno alla missione degli ispettori delle Nazioni Unite in Iraq e, ha ricordato l'oratore, «molti di noi speravano di poter evitare la guerra». Affermando come l'opinione pubblica mondiale e le Nazioni Unite condividevano lo stesso parere, ha ricordato che molti si sono mobilitati e diversi Paesi membri hanno resistito a questa guerra, «un'avventura destabilizzante e sanguinosa». La guerra non regola, non risolve i problemi del mondo. Nessuna Nazione, ha proseguito, «anche se superpotente, non può non tener conto delle poste in gioco globali, internazionali», mentre «la costruzione di un mondo di pace non può essere solo la mobilizzazione contro reti terroristiche». Dopo aver elencato i diversi luoghi di tensione nel mondo, ha affermato che «è molto probabile che in futuro il mondo non sarà né sicuro né sereno per nessuno», concludendo che «questa è una responsabilità collettiva». Daniel Marc COHN-BENDIT (Verdi/ALE, F) ha detto che, mentre ascoltava il discorso di Kofi Annan, risuonavano nelle sue orecchie le famose parole di Martin Luther King: «I have a dream, Io ho un sogno». Anch'io ho un sogno, vorrei che ciò che Lei ha detto sull'immigrazione diventi il discorso di tutti i membri del Parlamento, ha affermato, continuando: non serve applaudire Kofi Annan, se poi nelle risoluzioni e nelle leggi che quotidianamente approviamo facciamo il contrario di quello che ci chiede. L'oratore ha ammesso che il proprio gruppo, i verdi, erano scettici sull'assegnazione del premio, che avrebbero voluto vedere piuttosto conferito ad un ceceno che lotta per la libertà del proprio Paese. Egli ha chiesto al Segretario dell'ONU di agire in modo che il Governo turco liberi Leyla Zana, che il popolo ebreo possa vivere in pace e che altrettanto possa fare il popolo palestinese in uno Stato indipendente. Charles PASQUA (UEN, F), ha esordito ricordando il sostegno del suo gruppo alla candidatura di Kofi Annan. Sostegno che rappresenta la fiducia, la stima e il ringraziamento per il prestigio e l'efficacia che il Segretario generale ha saputo ridare all'azione dell'ONU. Ringraziamenti che si estendono a tutto il personale dell'ONU che ha perso la vita al servizio di cause nobili. Toccando poi il tema dell'immigrazione, egli ha affermato che è sbagliato credere di risolvere il problema con l'apertura delle frontiere dei Paesi sviluppati. Mentre avrebbe voluto sentire dal Segretario generale una ferma condanna delle conseguenze economiche della globalizzazione, ha concluso formulando l'auspicio che i Paesi industrializzati incrementino il loro aiuto ai Paesi in Via di Sviluppo, stigmatizzando la freddezza che invece stanno dimostrando. Jens-Peter BONDE (EDD, DK) ha ricordato che ogni anno si perdono 17 milioni di ettari della foresta tropicale e che la biodiversità viene distrutta allo stesso ritmo con il quale si sono estinti i dinosauri. 110 milioni di mine sono attive in 70 Paesi e due milioni di bambini sono morti negli ultimi dieci anni di malattie o a causa delle mine. Inoltre, quattro milioni di giovani sono morti di AIDS e 12 milioni hanno perso i genitori sempre a causa di questa malattia, ma il fatto che il 95% di essi viva in Africa ci rende indifferenti. L'oratore ha detto che, quando era giovane, sognava di lavorare per le Nazioni Unite. Egli ha chiesto a Kofi Annan di essere il generale di un'ONU riformata e in grado di agire, aggiungendo che, senza il permesso delle Nazioni Unite, non dovrebbe essere consentito di andare in guerra. Ha concluso auspicando che i 300 euro di aiuti erogati a ciascuna mucca siano attribuiti alle persone indigenti, che mettono a dormire su un letto che tale non è i loro bambini malati. Gianfranco DELL'ALBA (NI, I) si è associato all'omaggio reso alla memoria di De Mello e di tutti coloro che sono morti con lui. «Noi salutiamo il suo appello ad un'Europa più aperta, all'immigrazione, donne e uomini che abbandonano il loro Paese, la miseria e spesso anche la dittatura», ha proseguito. «Nell'accoglierli noi dobbiamo tener conto dei motivi profondi che li portano a lasciare il loro Paese». L'oratore ha poi molto apprezzato il fatto che alcuni mesi fa Kofi Annan abbia espresso «una verità semplice e nello stesso tempo rivoluzionaria: la democrazia e i diritti dell'uomo sono concetti distinti ma nello stesso tempo strettamente legati». La democrazia, ha continuato, in quanto diritto dell'uomo in sé è inclusa nell'articolo 21 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e «non funziona pienamente se anche agli altri diritti non sono rispettati». Ribadendo il proprio sostegno al Segretario generale, ha affermato che «la democrazia come valore universale appartiene ad ogni essere umano ed è una sfida di fronte alla quale ci troviamo nel Medio Oriente ed altrove». Prima di concludere, egli ha voluto ricordare la questione della nomina dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo. Fra i candidati all'iniziativa della Presidenza italiana «c'è un deputato del nostro Parlamento» (riferendosi implicitamente a Emma Bonino), candidatura appoggiata da personalità che appartengono a tutte le Istituzioni dell'Unione e da personalità di altri Paesi. «E' la candidatura di un impegno europeo per la promozione e il rinforzo dei diritti dell'uomo, dello Stato di diritto e la democrazia ovunque questi diritti sono calpestati» ed ha concluso con l'auspicio «che la sua scelta porti su questa candidatura». Intervento della commissione per gli affari esteri Elmar BROK (PPE/DE, D), intervenuto in quanto presidente della commissione per gli affari esteri che decide sull'assegnazione del premio Sacharov, ha manifestato il suo disappunto per il fatto che i Governi di Turchia, Cuba e Birmania non abbiano permesso ai vincitori delle passate edizioni del Premio di essere presenti. L'oratore ha affermato che democrazia e libertà sono condizioni necessarie per i diritti umani e la pace, nonché i pilastri di uno sviluppo positivo. Ho capito che il Parlamento europeo e l'Unione possono cooperare con l'ONU per progetti comuni in vari campi, come ad esempio l'approvvigionamento di acqua e la lotta contro le epidemie, ha detto. Questa collaborazione si può estendere anche ad aree come il Medio Oriente e alla soluzione del problema di Cipro. L'oratore ha concluso dicendo che l'immigrazione di per sé è già un fallimento, in quanto occorre risolvere i problemi là dove insorgono. |
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Armin LASCHET (PPE/DE, D) Relazione sulle relazioni tra l'Unione europea e l'Organizzazione delle Nazioni Unite Doc.: A5-0480/2003 Procedura: Iniziativa Dibattito: 29.01.2004 Votazione: 29.01.2004 Adottando la relazione di Armin LASCHET (PPE/DE, D), con 367 voti favorevoli, 62 contrari e 14 astensioni, il Parlamento europeo esorta l'Unione ad approfondire la sua cooperazione con l'ONU, proprio il giorno del conferimento del Premio Sacharov al Segretario generale Kofi Annan e a tutto il personale delle Nazioni Unite. I deputati riaffermano che il multilateralismo «resta il miglior modo per individuare e affrontare le minacce e realizzare la pace e la sicurezza globale», mentre l'esperienza dell'Unione europea rappresenta un modello di come popoli che hanno conosciuto grandi crisi e guerre possano «percorrere congiuntamente un cammino di pace, di prosperità e di democrazia sviluppando un modello che coniuga la crescita economica con la coesione e i diritti sociali». Sottolineando come l'Unione europea e i suoi Stati membri forniscano più del 50% dei contributi finanziari all'ONU e alle truppe per il mantenimento della pace, nonché più del 60% degli aiuti internazionali allo sviluppo, l'Aula ritiene che l'Europa dovrebbe «assumere un ruolo chiave nella questione relativa alla futura configurazione delle nazioni Unite» per rafforzare l'efficacia del sistema multilaterale nel suo insieme. In tale contesto, il Parlamento sottolinea l'importanza di migliorare la rappresentatività, la struttura e l'efficacia del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Si tratterebbe, quindi, di aumentare il numero di membri permanenti e non permanenti, per riflettere meglio la situazione attuale del mondo. Pertanto, l'Unione dovrebbe essere ammessa come membro permanente non appena sarà riconosciuta la sua personalità giuridica, mentre nuovi seggi permanenti dovrebbero essere attribuiti all'Africa, all'Asia e all'America Latina. I deputati, poi, suggeriscono di sostituire l'attuale sistema del veto con un «doppio veto»: l'opposizione sarebbe ammissibile se proviene da un minimo di due membri permanenti. Tale diritto, inoltre, potrebbe esercitarsi solo per le questioni attinenti il capitolo VII della Carta dell'ONU: minacce, violazione della pace e atti di aggressione. Il testo insiste anche sulla partecipazione dell'Unione al Consiglio di sicurezza, all'Assemblea Generale e all'ECOSOC (Consiglio economico e sociale), così come alla Commissione dei Diritti dell'uomo e all'amministrazione delle agenzie e fondi ai quali l'Unione contribuisce. Il futuro Ministro europeo degli Affari esteri, ipotizzato dal progetto di Trattato Costituzionale, dovrà rappresentare l'Unione al Consiglio di sicurezza. Il Parlamento ritiene, inoltre, che la «definizione di una politica estera e di sicurezza comune riferita all’ONU dovrebbe essere caratterizzata dalla partecipazione e dall’influenza congiunta di tutti gli Stati membri dell’Unione europea». I deputati propongono, poi, di estendere e approfondire la cooperazione UE-ONU non solo in materia di sviluppo e aiuti umanitari, ma anche nella prevenzione dei conflitti e la risoluzione delle crisi. Sono menzionati, poi, altri settori di cooperazione con le agenzie specializzate dell'ONU, come l'ambiente e la salute pubblica, nonché la lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. D'altra parte, la relazione identifica dei settori in cui sarebbe necessaria una migliore collaborazione con e tra le istituzioni europee. I deputati, infatti, ritengono che il Parlamento europeo debba rafforzare la sua cooperazione con l'ONU in modo concreto, come ad esempio partecipando alle sessioni annuali del Consiglio di sicurezza e dell'Assemblea generale, nonché creando una rete parlamentare che si riunirebbe ogni anno sotto l'egida dell'ONU. Essi sottolineano anche la necessità di migliorare lo scambio di informazioni e il coordinamento tra gli Stati membri che dispongono di un seggio al Consiglio di sicurezza e la Presidenza dell'UE. Ad esempio, ogni volta che una dichiarazione è rilasciata a nome dell'Unione, gli Stati membri dovrebbero astenersi dal fare proprie dichiarazioni nazionali, salvo a titolo eccezionale. Per ulteriori informazioni: Joëlle Fiss (Bruxelles) Tel.(32-2) 28 41075 e-mail : foreign-press@europarl.eu.int |
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Costituzione: la Presidenza irlandese è al lavoro |
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Dichiarazione del Consiglio e della Commissione - Il programma della Presidenza irlandese e la Costituzione europea Dibattito: 28.01.2004 e Risoluzione sul programma della Presidenza irlandese in carica del Consiglio e sulla Costituzione Doc.: B5-0044/2004/riv Procedura: Risoluzione Dibattito: 29.01.2004 Votazione: 29.01.2004 Voto Il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che accoglie con favore l'approccio costruttivo adottato dalla Presidenza irlandese e che mira a concludere la CIG sulle basi del progetto di Costituzione della Convenzione. L'Aula chiede che i lavori della CIG siano completati entro il 1° maggio, data dell'adesione di dieci nuovi Stati Membri. Dichiarazione del Consiglio Dick ROCHE ha aperto dicendo che sono in corso ampie consultazioni con la maggioranza degli Stati membri, secondo il mandato del Consiglio europeo di dicembre. Inoltre, il tema è stato affrontato nel corso della colazione dello scorso lunedì in occasione del Consiglio Affari generali. L'oratore, che ha sottolineato la natura collettiva della CIG, ha ravvisato il clima positivo della discussione e l'impegno a concludere prima possibile. Egli però non ha nascosto il fatto che sussistono questioni sensibili e complesse che rimangono in sospeso. Roche non ha voluto fare anticipazioni sulla relazione che la Presidenza irlandese presenterà al Consiglio europeo di marzo, ma ha sottolineato come occorra una volontà politica comune che tenga conto dell'interesse collettivo dell'Unione. L'oratore ha ribadito le parole pronunciate dal Presidente del Consiglio Ahern nell'ultima sessione plenaria di Strasburgo e quelle del Presidente del Consiglio Affari generali Cowen di fronte alla commissione per gli affari costituzionali: se c'è una reale prospettiva di raggiungere un accordo durante la Presidenza irlandese, non si esiterà a cogliere quest'opportunità. Roche ha anche ribadito l'importanza del lavoro della Convenzione: esso rimane tuttora il cuore del lavoro della CIG, ha detto. L'oratore ha ricordato gli sforzi della Presidenza italiana, in particolare durante il conclave di Napoli e il documento preparato prima del Consiglio europeo di Bruxelles di dicembre, ma ha ribadito che «non c'è accordo su niente finché non c'è accordo su tutto» e ha concluso dicendo: se falliremo, non sarà stato per mancanza di impegno. Dichiarazione della Commissione Michel BARNIER, in rappresentanza della Commissione europea ha esordito ricordando un antico proverbio che recita: «dalla Via di più tardi si arriva alla Piazza di mai». Al Consiglio europeo di Bruxelles si è deciso di intraprendere la «Via di più tardi» per raggiungere l'obiettivo della Costituzione europea. Questo ritardo, secondo il commissario, era preferibile alla conclusione immediata di un brutto accordo che rimettesse in causa i risultati della Convenzione. Tuttavia, ha proseguito l'oratore a nome di tutta la Commissione, «non ci rassegneremo al fatto che la Via di più tardi porti alla Piazza di mai». Il dibattito odierno, perciò, deve essere l'occasione per rilanciare il processo costituzionale. In tale ottica, è necessario che la Presidenza, gli Stati membri, la Commissione, il Parlamento europeo e i deputati nazionali, con il concorso della società nel suo insieme, diano prova di buona volontà per lanciare una «rimobilizzazione generale» delle opinioni pubbliche. «Dobbiamo, tutti insieme, ridare speranza», ha proseguito Barnier. Il contributo della Commissione a questo processo farà leva su tre convinzioni: un accordo generale, fondato sui risultati della Convenzione e il prima possibile. Più in particolare, il commissario ha spiegato che un accordo generale significa che in esso ognuno deve poter misurare gli equilibri, sulla base di un testo conosciuto da tutti. Per tale motivo, l'Esecutivo ritiene che non sussista dalle discussioni dell'ultimo vertice di Bruxelles nessun acquis «soprattutto quando questo acquis non sarebbe nient'altro che un arretramento». Al massimo - ha proseguito - si tratta di tendenze, di cui si può eventualmente tenere conto alla ripresa dei lavori. Ma tali tendenze debbono essere confrontate ad un dibattito aperto e trasparente, nonché essere ancorate alla realtà del momento. Il Commissario ha poi concluso che l'Esecutivo riconosce «il lavoro molto utile realizzato con l'impulso della Presidenza italiana» che ha portato, segnatamente, al documento preparatorio della riunione ministeriale di Napoli. La seconda convinzione è che si debba giungere ad un accordo che abbia come base unica il progetto di Costituzione elaborato dalla Convenzione, «unico acquis di cui si deve tenere conto», in quanto «non si farà mai meglio e di più del risultato di questo lavoro collettivo e democratico elaborato in 18 mesi». La posizione dell'Esecutivo è che si possono chiarire o migliorare un limitato numero di punti, come la composizione e il funzionamento della Commissione, per estendere il campo d'applicazione della maggioranza qualificata o rendere più flessibili le procedure di revisione dei trattati. Ma si deve preservarne l'equilibrio generale, in particolare per quanto attiene la materia finanziaria e di bilancio. La terza convinzione riguarda la volontà di giungere ad un accordo il prima possibile. La Presidenza irlandese ha rilanciato i lavori e gode del pieno sostegno della Commissione perché un accordo «sarà molto più difficile da raggiungere a novembre 2004 che non in aprile o maggio» dello stesso anno. A tale proposito, il commissario ha citato le date simboliche del 1° e del 9 maggio, nonché il 13 giugno, asserendo che se si lasciano passare tali termini, il progetto di Costituzione rischia di essere abbandonato. Il Commissario, ricordando che nel mese di marzo si valuterà il risultato delle consultazioni bilaterali e lo «stato d'animo» dei Capi di governo, ha affermato il suo auspicio che l'atteggiamento degli Stati membri risulti diverso da quello manifestato a dicembre. Per tale motivo, ha concluso, l'Esecutivo approva e appoggia totalmente il progetto di risoluzione preparato dal Parlamento. Dichiarazione dei rappresentanti del Parlamento europeo alla Convenzione Elmar BROK (PPE/DE, D) ha ricordato come la risoluzione votata in dicembre dalla Plenaria abbia contribuito a rilanciare la discussione e i fatti abbiano dimostrato come esista davvero una chance di conseguire gli obiettivi indicati dal Parlamento, in particolare di ottenere un risultato prima delle elezioni. L'oratore ha chiesto di non aspettare fino a dicembre, altrimenti si rischia di spegnere l'entusiasmo della discussione. Egli ritiene che esista larga disponibilità ad arrivare ad un risultato al più presto. Richiamandosi alla discussione sulle questioni relative al bilancio, l'oratore ha sottolineato come il cittadino debba sapere dov'è la responsabilità dell'Unione; ma c'è anche una questione di efficienza, ha detto. Occorre una struttura decisionale più efficace di quella di Nizza: un'Unione più grande richiede maggiori capacità di agire. Un equilibrio più giusto ed equo è necessario, per un'Europa che sappia coniugare tre obiettivi: trasparenza, equità e libertà. Il rappresentante del Parlamento alla CIG ha ricordato che l'Europa a doppia velocità è sempre esistita e che tutti gli Stati membri hanno sempre avuto l'opportunità di aderirvi. Nel caso però della difesa, senza una Costituzione, si rischia di arrivare ad una situazione che porterà ad una frantumazione dell'Europa: ecco perché occorre fare qualcosa adesso. Klaus HÄNSCH (PSE, D), già rappresentante del Parlamento in seno alla Convenzione, ha affermato che si ha bisogno di una Costituzione valida per 25 paesi. Parlare di «due velocità», «nuclei» o «centri gravitazionali» è un errore, perché ciò porta ad un «patchwork pieno di rancori». E' importante concludere prima delle elezioni, ha proseguito l'oratore, in quanto gli elettori vogliono un segnale chiaro e chiedono di avere una Costituzione. Più si temporeggia, più sarà difficile giungere ad un accordo, «non possiamo fallire una seconda volta». E' importante riuscire ed è necessario sapere da subito se ciò è possibile, ha proseguito il deputato. Il progetto di Napoli è una buona base per il lavoro futuro e molti Stati membri sono disposti ad accettarlo così com'è. Tuttavia, l'oratore sottolinea come personalmente ritenga che al parametro dell'efficacia si debba affiancare quello della legittimità democratica nel processo decisionale. Affermando la propria convinzione che nelle prossime settimane sarà possibile raggiungere una convergenza, il deputato ha dichiarato il suo appoggio alla Presidenza, sia sul metodo che sul fine. Interventi a nome dei gruppi politici Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, D) ha evidenziato come il 2004 sarà un anno decisivo: il 1° maggio, l'Unione accoglierà dieci nuovi Stati membri e conterà 450 milioni di abitanti, più degli Stati Uniti e della Russia messi assieme. Sarà quindi necessario avere una base per strutturare il lavoro di questi 450 milioni di abitanti e 25 paesi. Secondo l'oratore, alle elezioni europee del 10-13 giugno occorrerà presentarsi con una Costituzione che sia la base per una pacifica convivenza. Per i popolari, la Costituzione rappresenta la priorità delle priorità. È il Parlamento europeo che ha voluto la Convenzione; se avesse potuto decidere da solo, oggi avremmo una Costituzione, ha detto. Il rappresentante dei popolari ha ricordato che il fallimento della CIG non è responsabilità di uno ma di molti e ha esortato a cercare un compromesso che tratti piccoli e grandi Paesi sullo stesso piano: non ci devono essere cittadini di prima e di seconda classe, ha detto. A quelli che parlano di supercostituzione e di burocrazia, l'oratore ha ribadito che invece la Costituzione è la base della democrazia. Essa rafforzerà il Parlamento europeo ma anche i parlamenti nazionali, che potranno ricorrere anche nei confronti di un progetto di legge europea. Inoltre, per la prima volta viene riconosciuto il ruolo delle municipalità locali e dei politici locali. L'oratore ha esortato a muoversi tutti verso lo stesso obiettivo, affermando che coloro i quali parlano di un nucleo dell'Europa non vogliono altro che un ritorno alla cooperazione intergovernativa. Ha concluso esprimendo la propria fiducia nei confronti della Presidenza irlandese e della Commissione: se difenderemo insieme l'Europa avremo un successo comune, ha detto. A nome dei socialisti, Enrique BARÓN CRESPO (PSE, E) ha osservato con soddisfazione come l'atmosfera sia cambiata rispetto a dicembre e come la nuova Presidenza stia aprendo la strada per superare una situazione di blocco molto drammatica per l'Europa. Egli ha poi affermato che sussiste una questione irrisolta, ovvero se la Presidenza italiana ha o meno trasmesso qualcosa alla nuova Presidenza sullo status delle modifiche al testo della Convenzione cui si è giunti al vertice di Bruxelles. All'oratore sembra che la base di lavoro sia tuttora il testo originale della Convenzione e che non esista un nuovo testo consolidato. Egli nota poi con favore il fatto che diversi paesi - molto critici in passato - abbiano recentemente rilasciato dichiarazioni favorevoli al raggiungimento di un accordo. Riguardo alle affermazioni sull'Europa a due velocità, il rappresentante dei socialisti ha asserito che il problema non è tanto «le due velocità» quanto di fare smettere «chi tira quotidianamente il freno a mano». Per evitare un secondo fiasco, ha proseguito, è importante che ognuno faccia fronte alle proprie responsabilità. Tra breve si terranno le elezioni e si devono presentare dei risultati che consentano all'Unione europea di continuare a lavorare in modo più democratico e funzionale. Tenuto conto del prossimo rinnovo del Parlamento e della Commissione, l'oratore ha sottolineato il rischio che si debba ricominciare tutto il lavoro da capo. Egli ha poi citato i prossimi importanti impegni a livello internazionale (rinnovo dell'ONU, l'Iraq, Medio Oriente, ecc.), nonché la necessità di riaprire il dibattito sull'aggiornamento della strategia di Lisbona e sulle Prospettive finanziarie. Su questo ultimo punto, ha spiegato che non è possibile fare progressi nella dimensione economica se, parallelamente, non se ne fanno a livello politico. Andrew DUFF (ELDR, UK) ha aperto rilevando come ci si stia muovendo dopo il fiasco del vertice di Bruxelles e mostrandosi fiducioso circa la possibilità di pervenire ad un accordo entro il 1° maggio. Esistono però tre ordini di problemi: il sistema di maggioranza qualificata in seno al Consiglio, le dimensioni e la forma della Commissione, e le questioni che passano alla maggioranza qualificata. «Sarebbe una disgrazia se l'ossessione per le due grandi questioni patriottiche oscurasse la terza, i voti a maggioranza qualificata, che in qualche modo sono più importanti». L'oratore ha affermato che, su quest'ultimo tema, la Presidenza italiana ha fatto marcia indietro rispetto al testo della Convenzione, soprattutto su pressione di Blair. Il gruppo liberale non può accettare il pacchetto finale di compromesso, specialmente sui punti seguenti: l'eliminazione della maggioranza qualificata sulla sicurezza sociale per i lavoratori immigrati; la soppressione della codecisione per il programma quadro per la ricerca; il reinserimento del veto nazionale e la sospensione dei diritti legislativi del Parlamento nel campo della cooperazione giudiziaria in materia penale; l'introduzione di un diritto di veto per ogni singolo Parlamento nazionale sulla passerella. Esko SEPPÄNEN (GUE/NGL, FIN) ha esordito affermando che, per alcuni, la Costituzione esprime la volontà dei cittadini, dei popoli e dei Paesi. Tuttavia, «noi sappiamo quale è la volontà degli Stati, ma questa volontà degli Stati forse non coincide con la volontà dei cittadini». Per tale ragione, ha spiegato che la grande maggioranza del suo gruppo ritiene che sia necessario fare un referendum in tutti gli Stati membri per sentire qual è la volontà popolare. L'oratore si è poi soffermato sulle questioni della Costituzione legate alla politica di difesa, affermando che se ci sono degli aspetti che possono essere accettati (come la cooperazione strutturata), «purtroppo con certi protocolli supplementari si pensa a qualcosa di più». Per esempio, ha proseguito, «le operazioni militari di mantenimento della pace che significano però al contempo anche un attacco militare». «In realtà l'Unione europea non si prepara a difendersi bensì ad attaccare» ed ha affermato che il suo gruppo «non accetta questa idea di militarizzazione dell'UE». Secondo il deputato, non bisogna neanche riprendere la NATO nella Costituzione, come avviene adesso, mentre le operazioni militari dell'Unione europea devono basarsi sul mandato delle Nazioni Unite. L'oratore ha poi affermato che sul capitolo sociale i lavori della Convenzione e della CIG hanno portato a risultati insufficienti, ed ha sottolineato la necessità di garantire i servizi di interesse generale per tutti i cittadini, «si ha bisogno di sicurezza sociale e non di una militarizzazione dell'Unione europea». Monica FRASSONI (Verdi/ALE, B) ha aperto dicendo che l’obiettivo della riforma costituzionale è quello di rendere più democratica e più efficace l’Unione europea, «e non di calcolare i rapporti di forza tra gli Stati membri». La CIG si è invece bloccata su questo ed è evidente che «il metodo di decisione che permette il veto è il vero cancro dell’Unione europea, è quello che uccide ogni tipo di solidarietà comunitaria». L'oratrice ha ravvisato un’ambiguità di fondo: su che cosa stiamo incoraggiando la Presidenza irlandese? Ricordando come il Parlamento abbia rinunciato a celebrare il ventennale dell'adozione della Convenzione di Spinelli in quanto potrebbe disturbare la Presidenza, si è rivolta a Klaus Hänsch dicendogli che non si possono accettare i risultati del conclave di Napoli, se si utilizza la democrazia come un criterio di valutazione, in quanto essi rappresentano spesso un passo indietro rispetto alla Convenzione e, in casi come quello del bilancio, anche rispetto alla situazione attuale. «Come fa lei, che ci rappresenta, ad accettare una cosa così?» La rappresentante dei verdi si è poi rivolta alla Presidenza irlandese, chiedendo se si cercherà di trovare un accordo sulla base del testo della Convenzione, o sulla base dei compromessi raggiunti dalla Presidenza italiana, sugli 82 punti di cui l'oratrice ha chiesto: «esistono o non esistono? Sono una base o non sono una base?» e affermando che essi non rappresentano una buona base di negoziato, e che questa non è la posizione del Parlamento. L'oratrice ha chiesto di aiutare la Presidenza irlandese attraverso la mobilitazione di parlamentari e dell’opinione pubblica intorno a un progetto di democrazia. Ha ammonito sul pericolo di lasciare di nuovo tutto in mano alla CIG: avremo un progetto peggiore di quello di Napoli, ha detto. Occorre invece un’iniziativa parlamentare di grande stile nel mese di maggio, in modo da sostenere la Presidenza irlandese, anziché «lasciarla sola con i suoi colleghi che, da soli, non faranno un’Europa migliore». Gerard COLLINS (UEN, IRL), a nome del suo gruppo, ha sottolineato con soddisfazione come nell'ultimo Consiglio degli Affari Esteri si sia affermata la necessità di giungere ad un accordo. Vi è oggi la consapevolezza della necessità di rinvigorire il processo per giungere al Trattato. «Ritardi e prevaricazioni, recriminazioni e confronti non servono a fare avanzare il processo politico», ha detto. Giudicando con favore le iniziative della Presidenza irlandese in ambito bilaterale, il deputato ha affermato che a marzo si dovrà verificare a che punto sono i negoziati e, quindi, definire la posizione del Parlamento europeo. In proposito, l'oratore ha sottolineato che un chiaro beneficio della Convenzione è che si dispone di un progetto di Trattato. Tuttavia, ha concluso, è essenziale che i governi si allontanino da posizioni restrittive perché non si può giungere ad un accordo sul Trattato senza dimostrare una certa flessibilità politica. William ABITBOL (EDD, F) ha aperto ricordando come il Primo Ministro polacco Miller abbia chiesto di pervenire ad un accordo entro sei mesi; allora deve aver capito che non bisogna ritardare l'adozione di un testo che non porterebbe da nessuna parte, ha detto. L'oratore ha fatto riferimento alla disillusione dell'opinione pubblica rilevata dall'Eurobarometro e ha affermato che le uniche politiche che funzionano su scala europea sono quelle che si formano al di fuori del quadro istituzionale, si veda la politica estera in Iran e la difesa. Ci sarà una nuova Costituzione perché la macchina europea non può permettersi un fallimento, ha detto l'oratore, aggiungendo che si può istituire una democrazia soltanto attraverso il referendum, e che gli elettori a giugno diranno questo. Georges BERTHU (NI, F), ha esordito non associandosi alla richieste di tanti, anche in seno al Parlamento, a favore di una chiusura rapida dei negoziati. Il tempo ora disponibile, secondo l'oratore, consente di riflettere ulteriormente sulla Costituzione, in particolare sulla questione della doppia maggioranza. Inoltre, ha sostenuto che qualcuno vorrebbe chiudere i negoziati prima delle elezioni per abbreviare il dibattito e poter invocare il risultato elettorale, se è sufficientemente favorevole ai partiti federalisti, per «schivare il referendum sulla Costituzione». L'oratore ha giudicato questa una «manovra illegittima», in quanto le elezioni servono a nominare i rappresentanti al Parlamento per trattare di vari argomenti, ma non di un'eventuale Costituzione che sarebbe soggetta ad altri processi decisionali. Dibattito Giorgio NAPOLITANO (PSE, I) ha ricordato che la risoluzione proposta dalla commissione per gli affari costituzionali indica, per una positiva conclusione dei lavori della CIG, la data del 1° maggio. L'oratore ha spiegato che subito dopo inizierà la campagna elettorale e, prima che essa inizi, occorre aver definito la Costituzione per stimolare gli elettori a recarsi alle urne, altrimenti si rischia l'astensionismo. Inoltre occorre sottoporre al giudizio del corpo elettorale la nostra legge fondamentale, ha detto. Egli ha ribadito «che per noi sul tavolo c’è solo il progetto della Convenzione». Secondo l'oratore, gli 82 punti e i 45 emendamenti di cui si parla contengono elementi di confusione, di ambiguità e molti passi indietro. «Su di essi non c’è consenso, almeno non da parte del Parlamento europeo, e io la prego, signor Presidente, di volerne tener conto seriamente». Carlo FATUZZO (PPE/DE, I), ha affermato di esprimere «un desiderio molto intenso dei pensionati e degli anziani di tutta Europa», i quali sostengono di non avere il tempo di aspettare la Costituzione europea a causa della loro età avanzata. Ha quindi esortato la Presidenza irlandese a ricordarsene e, «se questo dono non si potesse fare», ha proposto «in alternativa di dare più tempo agli anziani e ai pensionati di aspettare». Alludendo ai presunti interventi di chirurgia plastica del Presidente Berlusconi, l'oratore ha affermato che ciò potrebbe essere fatto consentendo «a tutti gli anziani e pensionati d’Europa, a spese dello Stato, di seguire la stessa strada, in modo da ringiovanire anche loro di dieci anni e avere tempo di aspettare che il Consiglio europeo ci dia la Costituzione.» Olivier DUPUIS (NI, I) ha aperto dicendo che accanto all'Europa bella di cui hanno parlato altri esiste un'Europa «vile e ignobile» che non dice niente di fronte alla guerra in Cecenia, ragion per cui ha iniziato dieci giorni fa uno sciopero della fame. L'oratore ha chiesto al Consiglio e alla Commissione di utilizzare l'articolo 14 del trattato che permette all'Unione di stabilire delle liste nere, per adottare una lista bianca che consenta a personalità cecene di circolare e di risiedere sul territorio dell'Unione per far valere le ragioni di un popolo sottoposto a genocidio. Dick ROCHE, nella replica finale, ha affermato che se vi è la volontà politica, si può trovare la strada. Un trattato lucido, lungimirante, e trasparente sarebbe un «premio formidabile». Ci vuole tanto lavoro e tanto è già stato fatto, ha continuato. La realtà dei negoziati, ha affermato, è «che niente è concordato finché non c'è accordo su tutto». Ringraziando il Parlamento per il suo contributo, ha concluso che l'assistenza dei deputati sarà molto utile alla Presidenza per incoraggiare i governi che hanno difficoltà in materia a fare dei passi avanti. Antonio VITORINO, in sede di replica a nome della Commissione, ha ricordato che l'Esecutivo considera come base del lavoro il testo della Convenzione. Benché il testo adottato dopo il Conclave di Napoli abbia chiarito alcuni aspetti, su altri aspetti e dagli esiti di certi incontri bilaterali si è registrato un passo indietro, ad esempio su materie sensibili quali i poteri di bilancio o l'ambito d'applicazione della maggioranza qualificata. L'oratore ha ribadito il concetto in base al quale non c'è accordo su niente finché non c'è accordo su tutto. Egli ha espresso l'apprezzamento della Commissione sull'accordo in materia di difesa, compreso il protocollo discusso al Conclave di Napoli, che non rappresentano un esempio di Europa a due velocità, ma piuttosto un passaggio per integrare la dimensione della difesa nella Costituzione. |
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Fallito l'accordo sullo Statuto dei deputati |
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Dichiarazione del Consiglio - Statuto dei deputati 28.01.2004 Dick ROCHE ha riferito sulla riunione del 26 gennaio del il Consiglio Affari generali, che ha esaminato il progetto di decisione di Statuto dei membri del Parlamento europeo. La discussione si basava su testo votato dal Parlamento il 3 e 4 giugno 2003, nonché sulla risoluzione del Parlamento votata il 17 dicembre scorso. L'oratore ha ricordato che è necessaria la votazione a maggioranza qualificata per tutti gli articoli del progetto di Statuto, ad eccezione dell'articolo 12 che nel testo consolidato tratta della fiscalità che richiede l'umanità. Si è quindi verificato dapprima se esisteva una maggioranza qualificata su tutti gli aspetti della proposta, tranne la fiscalità. Se ci fosse stata una maggioranza qualificata, si sarebbe verificato a seguire l'esistenza dell'unanimità per quanto concerne gli aspetti fiscali della proposta. La base sulla quale la Presidenza ha invitato il Consiglio a prendere la decisione era una remunerazione per i parlamentari europei pari al 50% della remunerazione di un giudice della Corte di giustizia, vale a dire 8.670 euro al mese. Tuttavia, quattro Paesi in seno al Consiglio hanno espresso il loro dissenso in merito a quest'ultimo aspetto. La Presidenza è stata obbligata a concludere che non c'era il sostegno necessario per il progetto di Statuto, conformemente al Trattato e di conseguenza non è stato necessario controllare se fosse possibile raggiungere l'unanimità sugli elementi fiscali. L'oratore ha voluto chiarire che la Presidenza non ha risparmiato gli sforzi per garantire che il Consiglio potesse prendere una decisione. Il Presidente Pat COX ha ringraziato la Presidenza irlandese per i suoi sforzi determinati e ha deplorato l'occasione persa, ricordando il lavoro svolto dai suoi predecessori e dal relatore Rothley, in un processo iniziato nel 1998 con il vertice di Cardiff. Egli ha espresso la sua delusione personale e ha affermato che il Parlamento ha agito in buon fede durante tutti i negoziati, ma che era difficile concludere un accordo con il Consiglio. Questo fallimento è sintomatico di un'Europa che sembra essere più in grado di funzionare male che di funzionare bene per tutta una serie di questioni costituzionali chiave, ha detto. Enrique BARÓN CRESPO (PSE, E) ha infine chiesto alla Presidenza del Consiglio di comunicare i motivi e le giustificazioni addotti dai quattro Governi che si sono opposti allo Statuto. |
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