l'AGE informa |
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RASSEGNA
10 - 13 gennaio 2005
Strasburgo
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Sommario Codici delle procedure parlamentari, Abbreviazioni Deputati al Parlamento europeo Affari
costituzionali Sviluppo e
Cooperazione Mercato
interno Relazioni
esterne Ambiente Petizioni Dichiarazioni Diritti
dell’uomo Politica
regionale Risoluzione del Parlamento europeo sul trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa Ordine del giorno 26-27 gennaio 2005 Bruxelles
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Codici delle procedure parlamentari
Abbreviazioni - Gruppi politici: vedere pagina seguente
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Deputato uscente: Deputato entrante: Sérgio RIBEIRO (GUE/NGL PT) (12.01.2005) Pedro GUERREIRO (GUE/NGL PT) (13.01.2005) Gruppi politici
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500 sì alla Costituzione europea |
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Richard CORBETT (PSE, UK) e Íñigo MÉNDEZ DE VIGO (PPE/DE, ES) Relazione sul Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa Doc.: A6-0070/2004 Procedura: Iniziativa Dibattito: 11.01.2005 Votazione: 12.01.2005 Votazione A larga maggioranza, il Parlamento europeo approva il Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa e «ne sostiene vivamente la ratifica». La relazione di Richard CORBETT (PSE, UK) e di Íñigo MÉNDEZ DE VIGO (PPE/DE, ES) è stata adottata dalla Plenaria con 500 voti favorevoli, 137 contrari e 40 astensioni. La relazione d'iniziativa consta essenzialmente di due parti. Da un lato la risoluzione stessa, scritta in un linguaggio accessibile al grande pubblico, che ha la funzione «pedagogica» di spiegare al cittadino europeo i vantaggi della Costituzione rispetto ai trattati esistenti (chiarezza, efficacia, responsabilità democratica, diritti dei cittadini) e di respingere talune critiche sollevate nel corso dei dibattiti e giudicate «infondate» dai deputati. Vi è poi la motivazione, un documento molto più lungo, che analizza dettagliatamente queste novità. Si noti che i co-relatori hanno preferito parlare di «Costituzione» piuttosto che di «trattato costituzionale». La Plenaria è giunta alla conclusione che, «globalmente, la Costituzione rappresenta un buon compromesso, migliora notevolmente i trattati esistenti e, una volta in vigore, apporterà benefici visibili ai cittadini», nonché al Parlamento europeo e ai parlamenti nazionali in quanto loro rappresentanza democratica, agli Stati membri (comprese le loro regioni e le loro autorità locali) e all'efficace funzionamento delle Istituzioni dell'Unione europea e, quindi, all'Unione europea nel suo insieme. Chiarezza, efficacia, responsabilità democratica e diritti dei cittadini. Per i deputati sono questi i principali progressi che implica la Costituzione e che rappresentano i quattro pilastri su cui si basa la relazione in discussione. Più in particolare: Maggiore chiarezza in merito alla natura e agli obiettivi dell'Unione. La risoluzione si compiace che i vari trattati sono sostituiti da un unico documento più leggibile, che viene riaffermata la doppia legittimità dell'Unione - «un'Unione di Stati e di cittadini» - e che scomparirà la confusione tra Comunità europea e Unione europea. La serie di valori comuni su cui si basa l'Unione e «che crea uno stretto legame tra i suoi cittadini» viene poi esplicitata ed estesa. Inoltre, la coesione economica, sociale e territoriale è riaffermata come obiettivo dell'Unione e, tra le altre cose, sono previste nuove disposizioni concernenti un elevato livello di occupazione, la promozione della parità tra uomini e donne, l'eliminazione di tutti i tipi di discriminazione, la promozione della giustizia e della protezione sociale, il rispetto dei servizi di interesse generale, la tutela dei consumatori e la promozione dello sviluppo sostenibile. E' inoltre sottolineato come gli atti legislativi europei vengano semplificati e la loro terminologia chiarita. L'inserimento nella Costituzione dei simboli dell'Unione, poi, «migliorerà la consapevolezza quanto alle Istituzioni dell'Unione e al loro operato». La clausola di solidarietà tra gli Stati membri in caso di un attacco terroristico, di una calamità naturale o di un disastro causato dall'uomo, infine, farà sì che «i cittadini possano aspettarsi di ricevere aiuti da tutte le parti dell'Unione». Maggiore efficacia dell'Unione e rafforzamento del suo ruolo nel mondo. L'aumento delle decisioni da prendere a maggioranza qualificata in seno al Consiglio viene accolto con favore dai deputati in quanto permette all'Unione «di funzionare senza essere bloccata da veti». Inoltre, viene apprezzato il fatto che la Presidenza del Consiglio europeo sarà in carica per due anni e mezzo invece che per sei mesi e che sia prevista una riduzione del numero dei membri della Commissione, in base ad una rotazione paritaria tra Stati membri. La risoluzione sottolinea poi che vi sarà «un notevole rafforzamento della visibilità dell'Unione e del suo ruolo di attore globale» grazie alla creazione del Ministro degli Esteri europeo ("fusione" dell'attuale Alto Rappresentante per la politica estera e del Commissario per le relazione esterne) e al servizio estero europeo unico. Inoltre, il conferimento della personalità giuridica all'Unione, per i deputati, «migliorerà la sua capacità di agire a livello di relazioni internazionali e di essere parte di accordi internazionali». L'azione nel settore della giustizia e degli affari interni, infine, si fonderà su procedure più efficaci, «promettendo progressi tangibili in materia di giustizia, sicurezza e immigrazione». Maggiore responsabilità democratica. La risoluzione evidenzia che i cittadini «potranno controllare meglio l'operato dell'Unione europea». In effetti, il Parlamento europeo deciderà di regola su base di parità con il Consiglio in merito alla legislazione dell'Unione. Tale normativa, peraltro, sarà soggetta ad una verifica preliminare da parte dei parlamenti nazionali. Questi ultimi, inoltre, riceveranno tutte le proposte dell'Unione europea in tempo utile per discuterle con i loro ministri prima che il Consiglio adotti una posizione e avranno anche il diritto di presentare obiezioni alla legislazione proposta, se ritengono che questa esuli dalle competenze dell'Unione europea. Il Presidente della Commissione, poi, verrà eletto dal Parlamento europeo creando così «un collegamento con i risultati delle elezioni europee», mentre il Ministro degli Esteri sarà responsabile anche dinanzi al Parlamento, oltre che al Consiglio europeo che lo ha nominato. Il Consiglio si riunirà in seduta pubblica all'atto di discutere e adottare leggi dell'Unione, mentre l'esercizio delle competenze legislative delegate da parte della Commissione sarà sottoposto ad un nuovo sistema di supervisione del Parlamento e del Consiglio consentendo «a ciascuno di essi di revocare la decisioni della Commissione cui muovono obiezioni». La Costituzione prevede poi una nuova procedura di bilancio che richiederà l'approvazione sia da parte del Consiglio che del Parlamento europeo di tutta la spesa dell'Unione senza eccezione, «sottoponendo così tutta la spesa ad un pieno controllo democratico». Maggiori diritti per i cittadini. I deputati si compiacciono che la Carta dei diritti fondamentali è incorporata nella Costituzione di modo che le disposizioni e le azioni dell'Unione «dovranno essere conformi» alle norme ivi incluse. Inoltre, l'Unione europea dovrà aderire alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo «sottoponendosi pertanto alla medesima revisione esterna cui sono soggetti i suoi Stati membri». E' poi sottolineato che nuove disposizioni agevoleranno la partecipazione dei cittadini, delle parti sociali, delle associazioni rappresentative e della società civile alle deliberazioni dell'Unione, mentre i cittadini europei avranno un diritto d'iniziativa in base al quale potranno presentare proposte su argomenti per i quali ritengono che un atto giuridico dell'Unione sia necessario per applicare la Costituzione. I singoli individui, infine, avranno maggiore accesso alla giustizia nel quadro della legislazione comunitaria. Contro le critiche infondate La relazione spazza via certe critiche infondate. Ricordando infatti che «la Costituzione è stata oggetto di alcune critiche espresse nell'ambito di dibattiti pubblici», i deputati affermano che esse «non corrispondono al contenuto reale e alle conseguenze giuridiche delle sue disposizioni», perché «la Costituzione non porterà alla creazione di un "superstato" centralizzato, non indebolirà la dimensione sociale dell'Unione ma piuttosto la rafforzerà e non ignora le radici storiche e spirituali dell'Europa in quanto fa riferimento alla sua eredità culturale, religiosa e umanistica». Il futuro La Costituzione non è intoccabile: benché essa assicuri «un quadro stabile e duraturo per il futuro sviluppo dell'Unione europea», molti miglioramenti «restano comunque possibili in futuro». La Plenaria ha inoltre adottato un emendamento con il quale «dichiara la sua volontà di avvalersi del nuovo diritto di iniziativa che la Costituzione gli conferirà per proporre modifiche volte a migliorarla». Ma nell'attualità immediata i parlamentari ribadiscono la richiesta di «fare tutto il possibile per informare chiaramente e obiettivamente i cittadini europei in merito al contenuto della Costituzione», invitando le istituzioni europee e gli Stati membri, al momento della diffusione presso i cittadini del testo costituzionale, a operare una netta distinzione tra gli elementi già in vigore negli attuali trattati e le nuove disposizioni introdotte dalla Costituzione. L'Aula ha altresì approvato un emendamento con il quale invita le istituzioni europee e gli Stati membri «a riconoscere il ruolo delle organizzazioni della società civile nei dibattiti sulla ratifica e a mettere a disposizione un sostegno sufficiente per consentire a dette organizzazioni di impegnare i loro aderenti in questi dibattiti a livello di tutta l'UE, onde promuovere l'impegno attivo dei cittadini nelle discussioni sulla ratifica». I deputati hanno dato un chiaro mandato ai servizi del Parlamento, compresi i suoi uffici d'informazione, affinché «forniscano esaustive informazioni in merito alla Costituzione e alla posizione del Parlamento sulla stessa». Ricordiamo che il Parlamento europeo ha 25 uffici d'informazione, uno per ciascuna delle capitali degli Stati membri, e sei antenne. In Italia vi è un ufficio d'informazione a Roma e un'antenna a Milano. La risoluzione «auspica che tutti gli Stati membri dell'Unione europea siano in grado di completare la ratifica entro il primo semestre del 2006», in modo che la Costituzione possa entrare in vigore il 1° novembre dello stesso anno. Lo scorso 11 novembre la Lituania è stato il primo Paese a procedere alla ratifica, mentre il 20 dicembre lo ha fatto l'Ungheria. Nove Paesi decideranno via referendum (la Spagna sarà il primo, il prossimo 20 febbraio), altri tredici, tra cui l'Italia e i due già citati, per via parlamentare, mentre tre Stati membri non hanno ancora deciso a quale strumento ricorrere per la ratifica. L'esito
del voto per appello nominale può essere consultato sul seguente sito
Internet: Il testo provvisorio della risoluzione adottata si trova in allegato. Per ulteriori informazioni: Enrico D'Ambrogio (Bruxelles) Tel.(32-2) 28 42591 e-mail : constit-press@europarl.eu.int Intervento dei relatori Richard CORBETT (PSE, UK) ha aperto il suo intervento paragonando l'Europa ad un autobus. Con l'ampliamento, dobbiamo passare dalla guida di un minibus da 15 posti ad un bus da almeno 25 posti dotato di sedili supplementari che consentano ampliamenti futuri, ha detto l'oratore. Un bus più grande, ha continuato, richiede un motore più potente, freni più forti e eventualmente un freno di emergenza, nonché cinture di sicurezza e sedili più comodi. Inoltre servirebbe un sistema GPS di posizionamento satellitare per scegliere la strada migliore, ha detto. Ecco perché abbiamo bisogno di regole, ha detto il co-relatore, passando poi in rassegna le quattro categorie di miglioramenti apportati dalla Costituzione. In primo luogo, essa apporta maggiore chiarezza quanto alla natura e agli obiettivi dell'Unione: avendo un unico e chiaro documento, i cittadini potranno meglio capire cos'è l'UE, grazie anche alla fine della distinzione tra Unione e Comunità che solo i giuristi hanno capito, ha detto. «Non stiamo creando un mostruoso monolite - quel mito di un superstato che molti temono». In secondo luogo, ha continuato, viene apportata maggiore efficacia all'Unione e viene rafforzato il suo ruolo nel mondo. Il voto a maggioranza qualificata sarà ampliato, la continuità in seno al Consiglio europeo verrà aumentata, la presenza di un Ministro degli affari esteri europeo permetterà ai Paesi terzi di avere un unico interlocutore, mentre oggi alcune questioni vengono trattate dall'Alto rappresentante, e altre dalla Commissione. In terzo luogo, la Costituzione assicura maggiore responsabilità democratica in seno all'UE, ha affermato il deputato: la legislazione europea passerà al vaglio prima dei parlamenti nazionali, poi del Parlamento e del Consiglio. Egli ha sottolineato come l'Unione costituisca la struttura sovranazionale più democratica del mondo: «fate un confronto con organismi come il FMI, la Banca mondiale, l'OMC o qualsiasi altra struttura internazionale, nessuna di esse presenta un livello comparabile di controllo parlamentare». «Dobbiamo essere fieri della democrazia che esiste nel cuore di quest'Unione», ha detto, ricordando l'estensione della procedura di codecisione e il diritto del Parlamento di eleggere il Presidente della Commissione. In quarto luogo, la Costituzione porta maggiori diritti ai cittadini attraverso la Carta dei diritti fondamentali che, pur applicata esclusivamente nel campo del diritto dell'Unione, comporterà degli avanzamenti significativi. Ecco perché la relazione parla di miglioramenti notevoli dei trattati esistenti, ha detto l'oratore, dovuti in parte all'impegno del Parlamento in sede di Convenzione e di CIG. «Si tratta di un compromesso, non di un trattato utopistico», ha concluso, chiedendo all'Aula di fornire un forte segnale attraverso l'adozione della relazione a grande maggioranza. Íñigo MÉNDEZ DE VIGO (PPE/DE, ES) ha ricordato come, nel corso dell'ultima sessione plenaria della scorsa legislatura, egli fosse intervenuto in occasione della commemorazione di Jean Monnet e Altiero Spinelli, padri dell'Europa in un periodo di lotte fratricide tra i Paesi che non consentivano grandi speranze. «Questa Costituzione cuce insieme le due Europe», ha detto l'oratore, sottolineando come il Continente sia passato «dai buoni razione alla prosperità», dall'assenza nella scena mondiale all'ondata di solidarietà nei confronti del sud-est asiatico che si è contrapposta all'ondata del maremoto. La Costituzione fuga ogni ambiguità in quanto definisce l'UE come un'Unione di Stati e di cittadini, ha affermato il co-relatore, aggiungendo che il suo punto di partenza è costituito dalle Costituzioni nazionali. «Siamo più di un mercato» ha detto il deputato, ricordando il riferimento all'eredità culturale e religiosa contenuto nel preambolo della Costituzione, la quale guarda ad un'Europa basata su di un sistema che unisce mercato e sociale. Egli ha rilevato come non ci sia più deficit democratico, ma piuttosto aumentino la democrazia, la chiarezza e la trasparenza. Egli ha poi ricordato come la Costituzione sia il frutto del lavoro di molti deputati nel corso degli anni: «Emilio Colombo, Marcelino Oreja, Fernand Herman, Giorgio Napoletano, Olivier Duhamel, Antonio Seguro, Dimitris Tsatsos, Antoinette Spaak». L'oratore otto anni fa difendeva il trattato di Amsterdam con lo stesso sguardo disincantato di Cervantes di fronte alla vita, come tappa di un percorso che oggi porta ad un'Europa di pace, libertà, giustizia e solidarietà. Egli ha concluso chiedendo un voto chiaramente favorevole alla relazione. Dichiarazione del Consiglio Prima dell'intervento della Presidenza, Josep BORRELL ha rivolto le condoglianze del Parlamento al popolo lussemburghese per il decesso della Granduchessa Joséphine Charlotte. Nicolas SCHMIT, in rappresentanza del Consiglio, ha dapprima ringraziato il Presidente per le sue condoglianze. Egli ha ricordato di aver lavorato con molti dei membri del Parlamento in seno alla Convenzione e ha sottolineato come, approvando a grande maggioranza la Costituzione, l'Aula si appresta a lanciare un segnale chiaro ai cittadini, che ne sono i primi beneficiari, grazie anche all'integrazione della Carta dei diritti fondamentali, e alla possibilità di prendere delle iniziative, in particolare nei confronti della Commissione. «Questo trattato conferma che non siamo più un'Unione economica e che siamo più di un'Unione politica in divenire: siamo innanzi tutto un'Unione fondata su valori comuni». Egli ha aggiunto: «dopo il Parlamento europeo, saranno i cittadini ad avere la parola»: direttamente, attraverso i referendum, oppure indirettamente attraverso ratifica parlamentare. Il rappresentante del Consiglio si è impegnato a compiere ogni sforzo, affinché la Costituzione sia adottata da tutti gli Stati membri. Egli ha ricordato che il risultato finale dipenderà dagli sforzi di tutti. Dichiarazione della Commissione Margot WALLSTRÖM, in rappresentanza della Commissione, ha aperto il suo intervento dicendo: «la Costituzione non sarebbe stata possibile senza il Parlamento europeo. Voi avete esercitato un ruolo cruciale nel rafforzamento delle fondamenta della nostra impresa comune, anche grazie ai contributi dei vostri membri nel corso della Convenzione». Nel congratularsi con la commissione affari costituzionali e con i due co-relatori, la vicepresidente della Commissione ha espresso il pieno sostegno dell'Esecutivo alla relazione. La Costituzione apporta miglioramenti significativi e riunisce 12 trattati in un unico testo, rendendo l'Unione più facile da capire, ha detto. Essa consente ai cittadini di partecipare al processo decisionale attraverso l'iniziativa popolare corredata da un milione di firme, ha aggiunto: «abbiamo maggiore democrazia». Ella ha fatto notare come, per la prima volta, l'Unione aderirà alla Convenzione europea dei Diritti dell'uomo. «In tre semplici concetti: maggiori diritti, maggiore democrazia e maggiore apertura, possiamo spiegare perché questa Costituzione debba essere ratificata». La vicepresidente della Commissione non ha nascosto che si tratta di un compromesso e che il testo non è perfetto, ma l'ultimo Eurobarometro sottolinea che il 68% dei cittadini sostengono il principio di una Costituzione, sebbene altri sondaggi segnalino che molti non si sentono adeguatamente informati in merito. La relazione offre una serie di motivi per votare a favore, ma occorrerà un ampio dibattito per capire quale Europa vogliamo per il futuro, ha detto. Mentre ancora negli anni '80 la creazione di un mercato unico sembrava troppo avanzata, oggi invece i cittadini di 12 Paesi «hanno un pezzo di Europa nelle loro tasche», ha affermato. Occorre rispettare i diversi ruoli in sede di ratifica nazionale, ha aggiunto, ma senza tollerare miti o pregiudizi in merito al contenuto della Costituzione e sottolineandone i benefici. Dopo aver ricordato l'inclusione della Carta dei diritti fondamentali, che permetterà ai cittadini di invocare una serie di diritti di fronte ai giudici, nonché la possibilità di partecipare attivamente al processo legislativo, ella ha affermato che la Costituzione apporterà dei miglioramenti in aree come quella della libertà, sicurezza e giustizia, nonché della salute pubblica. La vicepresidente della Commissione ha quindi sottolineato come l'Esecutivo abbia dato luogo ad una serie di iniziative per informare il pubblico sul contenuto della Costituzione: materiale scritto e audiovisivo, un sito web, seminari ed altro. Il Consiglio europeo ha chiesto agli Stati membri di migliorare le loro capacità comunicative in merito alle tematiche europee. Ella ha chiesto di esaminare la possibilità di attuare iniziative di comunicazione congiunte, in modo da massimizzare il loro impatto: in particolare, l'organizzazione di eventi mediatici a livello europeo e nazionale nel corso della settimana europea del 9 maggio 2005. Allo stesso tempo, la Commissione svilupperà ulteriori idee con gli Stati membri in merito all'elaborazione e all'implementazione delle loro strategie di comunicazione nazionale, ha detto. «Posso assicurare che i commissari saranno attivi nel dibattito sulla Costituzione e sul futuro dell'Europa». Ella ha affermato di non voler anticipare l'applicazione della Costituzione ma di voler fare degli sforzi per assicurarne un'entrata in vigore graduale e senza strappi. La vicepresidente della Commissione si è infine impegnata a continuare il dialogo con il Parlamento e in sede di commissione per gli affari costituzionali. Interventi a nome dei gruppi politici Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, DE) ha esordito sottolineando come molta strada sia stata percorsa e come le critiche che erano state formulate dopo il Trattatto di Nizza abbiano consentito la definizione delle nuova Costituzione. Dopo aver ringraziato i relatori e il Presidente della Convenzione per il lavoro svolto, l'oratore ha precisato che il suo gruppo, fatta salva la componente «democratica», è favorevole al Trattato costituzionale. Pur ricordando che il suo gruppo avrebbe auspicato che la Costituzione menzionasse il retaggio giudaico-cristiano dell'Europa, l'oratore ha comunque sottolineato come i valori da essa citati siano valori che uniscono, che possono essere considerati «cristiani». Si tratta quindi di un compromesso che rispecchia gran parte dei valori difesi dal suo gruppo. Senza questi valori, ha aggiunto, l'Europa non avrebbe una base politica. L'oratore ha poi apprezzato il fatto che la Costituzione parli di identità nazionali - «l'Europa non deve essere un superstato» - consentendo agli Stati membri e ai cittadini di potersi riconoscere in essa, anche grazie al principio della sussidiarietà. Sottolineando come l'Unione non possa agire solo a livello intergovernativo, il deputato ha rilevato la necessità di avere un Parlamento europeo forte che, in quanto simbolo della democrazia, disponga del potere di codecisione per tutte le questioni giuridiche, affinché queste possano godere della legittimazione di tutti i cittadini. L'oratore ha poi evidenziato il carattere programmatico di talune disposizioni della Costituzione, in particolare nel campo della politica di vicinato e, in tale contesto, ha citato le relazioni che l'Unione deve tessere con l'Ucraina e l'esigenza che l'Europa parli con una sola voce a livello internazionale e, in particolare, in sede ONU. Infine, il rappresentante dei popolari ha concluso auspicando che la Costituzione sia approvata a grande maggioranza dal Parlamento ma anche dagli Stati membri, in quanto rappresenta «il documento del XXI secolo che serve a difendere la libertà e la democrazia». Martin SCHULZ (PSE, DE) ha ricordato che il 27 gennaio cade l'anniversario della liberazione di Auschwitz e che il Trattato CECA, che ha dato avvio all'integrazione europea, ha voluto chiudere il capitolo della repressione fascista e bolscevica che ha diviso il Continente sottoponendo ad un controllo l'industria alla base della fabbricazione di armi. I passi successivi, ha aggiunto, sono «la storia di un successo» che è stato lungimirante in quanto ha permesso l'integrazione successiva di paesi sottoposti alla dittatura fascista e comunista, stabilizzando la democrazia in Europa. L'oratore ha quindi evidenziato la necessità di un'azione sovranazionale sullo scacchiere internazionale, per poter affrontare le sfide del XXI secolo. Dicendosi favorevole alla proposta di risoluzione sulla Costituzione, egli ha insistito sui valori da essa propugnati che - «è questo il bello» - possono essere considerati cristiani, ebrei, musulmani: «sono valori universali, sono i valori di tutti, che rendono più facile unirci e che rappresentano la base comune per un futuro democratico e degno». L'Unione, inoltre, deve tutelare i cittadini dai pericoli esistenti «nel mondo diviso». Il deputato ha quindi concluso sottolineando come non sia sufficiente che il Parlamento si mobiliti, anche i Capi di Stato e di Governo devono dire ai cittadini «che vogliono la Costituzione», che è anche frutto del loro lavoro e non solo delle Istituzioni dell'Unione. Andrew DUFF (ALDE/ADLE, UK) ha ricordato che il Parlamento si era già impegnato per una revisione del Trattato e che le risoluzioni da esso adottate in passato avevano dimostrato che non ci si lamentava solo di quello che era stato fatto ma che si avanzavano esigenze per ulteriori riforme. Questa volta, ha aggiunto, «siamo stati partecipi al lavoro che è stato svolto nella stesura del Trattato costituzionale» e la risoluzione «rispecchia bene quello che è stato fatto». Pertanto, a nome del suo gruppo, si è detto a favore di questa risoluzione «proprio perché dopo noi incominceremo una campagna affinché possa entrare in vigore». Egli ha quindi sottolineato l'esigenza che il Parlamento si adoperi affinché i referendum sulla ratifica della Costituzione previsti in taluni Stati membri (come in Francia o nel Regno Unito) abbiano esito positivo. L'oratore ha poi precisato che avrebbe preferito una riforma di più ampia portata ma che, in ogni caso, questa Costituzione potrà rafforzare l'Unione europea «anche perché noi potremo agire meglio non soltanto all'interno degli Stati membri, ma anche nelle relazioni con l'estero». Nel sottolineare il «giusto equilibrio» che la Costituzione prevede «fra gli Stati vecchi, quelli nuovi, quelli grandi, quelli piccoli, fra cittadini e autorità», l'oratore ha citato il Presidente della Convenzione che disse: «si sta a metà strada fra il sogno e la realtà in quanto c'è un consenso molto ampio che sta alla base del progetto di integrazione europea». «L'Europa non può essere costruita se non c'è una Costituzione», ha detto, aggiungendo poi che vi è il bisogno di valori democratici «che però non devono poter eludere quella che è la democrazia parlamentare» lavorando soltanto con una forte autorità che ha sede a Bruxelles. Ma è anche ovvio - ha proseguito - che l'Europa non può funzionare se non c'è una leadership molto forte e «questo Parlamento deve imparare a colmare un po' dello spazio strategico che si profila all'orizzonte». Si tratta, in particolare, di usufruire dei nuovi poteri di cui disporrà il Parlamento: il potere di proporre nuove riforme per il futuro o anche emendamenti alla Costituzione stessa. L'attività della Commissione, ha concluso, deve basarsi sui nuovi accordi che riguardano in particolare la figura del Ministro degli Esteri (e il nuovo servizio a sua disposizione) e il cosiddetto Presidente del Consiglio «a tempo pieno». Si deve quindi dimostrare quanto sia importante tutto questo «per vincere il referendum che verrà indetto», facendo capire ai cittadini che queste riforme «servono alla cittadinanza» e «dimostrare che questa è la vera e propria Costituzione per l'Europa». Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT) ha esordito affermando che il suo gruppo è, nella sua maggioranza, a favore della ratifica del Trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa «perché ritiene che questo sia un passo importante sulla strada dell'integrazione politica del Continente, un passo che, pur carente su molti punti, non ha alternative nel contesto politico e istituzionale attuale». La Costituzione proposta, ha proseguito, istituisce l'Unione quale comunità basata su diritti fondamentali, fonda le politiche europee su un codice di valori comuni, definisce obiettivi chiari e vincolanti ed esprime l'impegno a favore del rispetto della sostenibilità in campo economico, sociale e ambientale. Essa inoltre include i diritti sociali fra i diritti umani classici, vincola le sue azioni esterne al rispetto del diritto internazionale, semplifica le procedure, chiarisce le competenze, amplia il campo di applicazione delle decisioni comunitarie, aumenta la trasparenza e la legittimità democratica dell'Unione e anche la possibilità di partecipazione dei cittadini. Tuttavia, la deputata ha anche sottolineato le lacune e i rischi di questo testo, sostenendo che «è comprensibile la crescente disaffezione verso il progetto europeo da parte di molti cittadini, associazioni, movimenti» che non giudicano l'Unione «ancora in grado di rispondere alle loro preoccupazioni», e non la ritengono poi «un soggetto politico pienamente capace di agire per un mondo migliore e meno ingiusto». Negare queste realtà, «come fanno i colleghi nel loro rapporto», è ritenuto «inopportuno» dalla rappresentante dei Verdi. Infatti, ha spiegato la deputata, «trasformare la risoluzione del Parlamento europeo quasi in un esercizio di propaganda, fare finta che questo sia il risultato ideale di un lavoro fatto nel miglior modo possibile, dire addirittura che la Conferenza intergovernativa abbia lasciato il testo della Convenzione inalterato - quando sappiamo che questo non è vero perché tutte le modifiche apportate dalla Conferenza intergovernativa hanno significato un peggioramento del testo - non porterà un solo voto di euroscettico e allo stesso tempo non ci aiuterà a portare dalla nostra parte tutti coloro che, lungi da temere un inesistente super Stato europeo, sanno che l'Unione non è ancora né abbastanza unita né abbastanza coesa». Il processo d'integrazione dell'Europa, ha quindi proseguito, «non può considerarsi chiuso con l'adozione della Costituzione». Inoltre, in considerazione delle prossime adesioni, «contrariamente ai relatori», l'oratrice reputa che il sistema istituzionale dell'Unione, sia «ancora troppo farraginoso e complicato» e che «non potrà resistere a lungo senza un'ulteriore riforma». Ogni sviluppo e ogni miglioramento dell'Unione europea futura, tuttavia, deve passare attraverso la ratifica di questa Costituzione in quanto, ha affermato la deputata, «è una pericolosa illusione credere che rifiutarlo aprirebbe la strada ad un'altra Costituzione migliore o addirittura ottimale». Respingerlo, infatti, «ci farebbe invece restare alle disposizioni del Trattato di Nizza che sono molto meno avanzate, sia da un punto di vista dei valori degli obiettivi che della struttura istituzionale». Inoltre, ha aggiunto, «sarebbe l'occasione ideale per gli euroscettici di dimostrare che i cittadini non vogliono più Europa, quando sappiamo benissimo che non è così, e convincerebbe molti governi che non porta assolutamente a nulla anche il tentativo timido e incompleto di superare, attraverso la Convenzione, un metodo di riforma antidemocratico e inefficiente come quello delle conferenze diplomatiche e del potere di veto». L'obiettivo, ha quindi concluso, è duplice: approvare questa Costituzione «al fine di porre rapidamente le basi per il suo superamento» per realizzare gli obiettivi di giustizia sociale, di sviluppo ecologicamente sostenibile e di pace completando la democrazia europea, nonché «riprendere l'iniziativa». Francis WURTZ (GUE/NGL, FR) ha sottolineato come la proposta di risoluzione si concentri su un certo numero di nuove disposizioni introdotte dalla Costituzione: la Presidenza stabile del Consiglio, l'istituzione del Ministro degli Affari Esteri, il rafforzamento delle competenze del Parlamento europeo, il diritto dei parlamenti nazionali di interpellare la Commissione qualora ritengano che essa abbia oltrepassato le proprie prerogative o la possibilità offerta a un milione di cittadini di presentare una proposta di legge. Se il testo sottoposto a ratifica si limitasse a questo, ha aggiunto, numerosi membri del suo gruppo non si opporrebbero al Trattato costituzionale, perchè «siamo per l'Europa» e perchè vi è «la necessità d'Europa in questo mondo globalizzato». C'è il bisogno di orientamenti e strutture che permettano di controllare i mercati finanziari a livello di Unione, «invece di subirli», si tratta inoltre di definire regole che mirino a responsabilizzare le imprese sui piani sociale, ambientale, democratico e etico. E' necessario poi riconquistare la sovranità popolare, invece «di chinare il capo di fronte alle leggi del mercato». L'Europa deve inoltre far sentire la propria voce a livello mondiale al fine di «far emergere altre regole nelle relazioni internazionali», per bandire la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti, per aiutare i paesi del Sud del mondo nei negoziati commerciali o per affermare l'indipendenza politica e strategica dagli USA. Invece, secondo l'oratore, il testo della Costituzione rende perenni delle disposizioni che impediscono un tale progetto europeo, come per esempio il principio chiave dell'economia di mercato aperta «dove la concorrenza è libera», lo statuto e la missione della BCE, il potere discrezionale della Commissione in materia di concorrenza o la subordinazione di tutta la politica di difesa a quanto deciso dalla NATO. A queste vecchie disposizioni, se ne aggiungono della nuove come la soppressione delle restrizioni agli investimenti stranieri diretti o la brevettabilità degli esseri viventi. La proposta di risoluzione, ha quindi stigmatizzato l'oratore, non accenna in nessun modo alla parte del Trattato dedicata alle politiche e al funzionamento dell'Unione, una parte che nondimeno rappresenta due terzi dell'insieme del testo. Per tali ragioni, ha concluso, il suo gruppo si oppone alla risoluzione, ma questo rifiuto è aperto all'alternativa ha precisato, «è un no europeo!» Philippe de VILLIERS (IND/DEM, FR) ha esordito sottolineando che nella Costituzione «manca una parola: sovranità», sostituita dalla parola «identità», che «non è la stessa cosa», dal momento che in Europa ci sono dei popoli che, mentre «vedono minacciata la loro identità con l'entrata della Turchia nell'Unione», perderanno la loro sovranità con la Costituzione. Di contro, ha aggiunto, è apparsa la parola «legge», una parola che è il simbolo stesso delle democrazie nazionali. Ci sarà quindi una legge europea ormai giuridicamente superiore alle leggi nazionali, anche costituzionali, che diventeranno l'equivalente di «regolamento interno di una regione d'Europa». Inoltre, questa legge sovranazionale non sarà più adottata all'unanimità ma a maggioranza qualificata, impedendo «l'opposizione di un popolo particolare». Queste leggi europee, ha quindi rincarato, «saranno prodotte da una burocrazia brussellese che si vede dotata di attribuzioni di uno Stato», una burocrazia che «diventa attore internazionale a pieno titolo» avendo il diritto di concludere degli accordi internazionali e disponendo di un Ministro degli Affari esteri, che sarà dotata di poteri di un superstato nella definizione dei diritti, dei servizi pubblici e delle questioni attinenti l'immigrazione. Conteporaneamente, ha concluso, «le democrazie nazionali saranno calpestate e i parlamenti nazionali vedono ritirato il potere di legiferare». Brian CROWLEY (UEN, IE) ha ricordato che il dibattito si sposta ora negli Stati membri, dove si terranno i dibattiti sulla ratifica del Trattato: «spetta ai popoli decidere quale sarà il livello del dibattito della discussione e stabilire quale sarà il verdetto finale su questo Trattato costituzionale». La Costituzione rappresenta la base di quello che l'Europa sarà nel futuro, ha detto l'oratore, aggiungendo che si tratta di un documento molto positivo, in quanto garantisce adeguato rispetto e fiducia nei confronti degli Stati membri e dei loro ruoli, in particolare per gli Stati membri più piccoli. Essa definisce le competenze, stabilendo chi ha il potere di fare che cosa e le rispettive linee di demarcazione. A chi si oppone a questo Trattato e a chi si opponeva agli altri Trattati dicendo che danno luogo ad una legge sovranazionale, il rappresentante della UEN ha ricordato che questi temi sono stati definiti fin dagli anni '60 dalla Corte di giustizia europea, che ha stabilito il primato del diritto europeo rispetto a quello nazionale. Egli ha sottolineato come la Costituzione definisca chiaramente e limiti il ruolo del legislatore europeo. «Adesso passiamo al dibattito vero, allontaniamoci dalle menzogne e dalle paure che vengono spesso diffuse», ha concluso il deputato. «Fortunatamente l'ultima decisione sulla Costituzione spetterà agli Stati membri», ha esordito Jim ALLISTER (NI, UK) che ha contestato la versione che circola nel Regno Unito, in base alla quale essa non è che un mero esercizio reso necessario dall'ampliamento: «questo è falso». In seno alla commissione affari costituzionali, molti hanno affermato che la Costituzione non è un fine di per sé, ma costituisce in realtà una fase di un processo ancora in corso, ha notato l'oratore. Egli ha affermato che la scelta per i Paesi membri è tra un'Europa di Stati-Nazione che cooperano o un'Europa che sia essa stessa un Superstato. «Benché si neghi, questa Costituzione intenda fare dell'Europa un Superstato»: essa nomina un Presidente, un Ministro degli Affari esteri e relega i Parlamenti nazionali al ruolo di semplici organi consultivi. «Cos'è questo se non un tentativo di abbattere le ultime difese degli Stati nazionali, imponendo il diritto a maggioranza qualificata e abrogando così il diritto di veto nazionale?» ha concluso. Dibattito Stefano ZAPPALÀ (PPE/DE, IT), a nome della commissione per le libertà pubbliche, si è innanzitutto congratulato con i colleghi che hanno redatto «questa relazione così importante» ed ha ricordato che la commissione da lui presieduta ha approvato con profonda soddisfazione i contenuti rivisti nel trattato costituzionale, «in quanto vari elementi relativi allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia troveranno finalmente un nuovo corso per quanto riguarda le esigenze dei cittadini», aggiungendo che «è ovvio che quando si parla di libertà si parla delle materie più importanti relative alla vita di ciascuno di noi». L'oratore, tuttavia, ha voluto evidenziare alcuni aspetti che, «senza con questo ridurre la soddisfazione e quindi lo stimolo affinché questa relazione sia approvata in maniera unanime da questo Parlamento», hanno lasciato qualche perplessità: la clausola che conferisce ai soli Stati membri la facoltà di determinare il volume d'ingresso nel loro territorio di cittadini dei paesi terzi, escludendo la possibilità di creare una vera a propria politica europea di gestione delle entrate legali all'interno dell'Unione; l'opportunità dell'inserimento della clausola dell'emergenza "brake" per la cooperazione giudiziaria in materia penale; l'opportunità dell'esistenza di regimi specifici di deroga alla Costituzione a favore di alcuni Stati membri; il ruolo limitato del Parlamento europeo nel settore della cooperazione giudiziaria e civile per quanto riguarda il diritto di famiglia; il fatto che le disposizioni riguardanti il congelamento dei capitali, dei beni finanziari e dei proventi economici, necessarie per conseguire gli obiettivi dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia, si limitano, contrariamente a ciò che proponeva la Convenzione, alla prevenzione e alla lotta al terrorismo, escludendo quindi la prevenzione alla lotta contro la criminalità organizzata e la tratta di esseri umani. Ciononostante, ha ribadito che la commissione per le libertà ha espresso parere favorevole con grande soddisfazione ed ha quindi invitato tutti i colleghi a dare un parere favorevole al Trattato costituzionale. Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT) ha ricordato che, a suo tempo, la Convenzione «ha redatto un testo considerato il miglior compromesso possibile» e che, successivamente il Consiglio, a sua volta, «ha raggiunto il miglior compromesso fattibile». A seguito della firma a Roma del nuovo Trattato costituzionale, ha aggiunto, spetta ai popoli, attraverso il referendum, o ai parlamenti nazionali, a seconda delle rispettive costituzioni, approvare definitivamente il nuovo percorso. Un percorso che, «piaccia o non piaccia», non vede l'Europa come un Superstato federale, che lentamente avrebbe cancellato identità, tradizioni e culture, «ma come un'Unione di Stati sovrani che liberamente scelgono di dare vita ad una politica comune» in un momento della storia dell'umanità in cui calamità naturali e tragici eventi connessi alla volontà dell'uomo «richiedono che nello scacchiere mondiale siano rappresentati, non solo gli interessi economici dei nostri paesi, ma anche i valori di democrazia, di libertà e di rispetto della dignità umana, che il nostro Continente ha finalmente conquistato e definito dopo secoli di guerra e di contrasti». Pertanto, ha proseguito la deputata, «dividerci oggi, in quest'Aula, su ciò che non appartiene più alle nostre scelte, ma alla ratifica dei singoli Stati e dei singoli popoli dell'Unione, significa disconoscere al nostro Parlamento la capacità di progettare il futuro e relegarlo a un ruolo di parlatoio dove molto si disquisisce e poco si conclude». Tutto ciò, ha quindi sottolineato apparirebbe in netto contrasto con l'aumento di prerogative «che dopo tanta fatica abbiamo finalmente ottenuto, proprio nella stesura del nuovo Trattato». L'oratrice ha poi voluto ricordare che, se i valori e i principi della Carta dei diritti fondamentali costituiscono le fondamenta etiche dell'Unione, «la Carta costituzionale in più parti è ancora incompleta ed avrebbe necessitato di aggiornamenti alla luce della realtà contemporanea». Inoltre, ha aggiunto, «dovremmo vigilare affinché la Costituzione non venga strumentalizzata a fini partitici contro governi regolarmente eletti dai propri cittadini». L'Unione europea, ha concluso, «non deve rischiare di divenire il luogo in cui maggioranze ideologiche si scontrano per contrastare libere scelte nazionali». Fausto BERTINOTTI (GUE/NGL, IT) ha innanzitutto affermato che «il primo compito di un Parlamento è quello di rappresentare il popolo» e che, sul Trattato costituzionale, i deputati hanno il dovere «di misurare la distanza dei popoli europei da questo Trattato», perché «senza popolo non c'è Costituzione». L'oratore ha quindi sostenuto che «al deficit democratico nella costruzione del Trattato si aggiunge il deficit di democrazia nel suo varo», affermando che «se non con il referendum di tutti i cittadini europei, si poteva almeno fare il referendum nello stesso giorno in tutti i paesi europei». Invece, ha stigmatizzato, «si procede in ordine sparso e i cittadini continuano ad essere lontani come lo sono stati fin qui». «Non c'è popolo e non c'è lo spirito costituente» ed è grave, ha proseguito, che lo spirito costituente - «un'idea di sé nel mondo e nel proprio tempo» - non ci sia nel Trattato «di fronte a tempi che si sono fatti inquietanti»: la guerra e il terrorismo che «sono diventati preminenti nella politica del nostro tempo»; le catastrofi naturali, come quella del Sud Est asiatico che «parlano anche delle ingiustizie sociali e delle intollerabili povertà di questo mondo»; l'Europa della globalizzazione neoliberista che «rischia il declino e vive la sua crisi, una crisi in primo luogo della coesione sociale, con la precarietà che è diventata la cifra della condizione sociale». Questo Trattato, ha quindi affermato, «rappresenta di fronte a tutto ciò le dimissioni della politica». E' una Costituzione «muta»: in essa la pace «è una pallida ispirazione, non il ripudio della guerra»; i diritti delle persone, donne e uomini, lavoratori, migranti, «sono solo una variabile dipendente, dipendono dalle parità di bilancio e dalla stabilità monetaria»; la democrazia «è un optional». Il trattato «non ha diritti se non quelli del mercato, (...) non prospetta la riforma dell'Europa ma costituzionalizza il suo stato attuale, il Trattato dunque non è solo insufficiente, ma va in una direzione sbagliata», ha detto. Per questo il partito della Sinistra Europea è contrario al Trattato costituzionale ed è impegnato in tutti i paesi in una campagna per il NO. «È necessario rimuovere questo ostacolo per costruire l'Europa del futuro», ha concluso. Antonio TAJANI (PPE/DE, IT) ha affermato che si commetterebbe un grave errore se considerassimo l'Unione come una semplice entità economica o come un grande territorio di libero scambio, oppure ancora come una sorta di super Stato che sostituisce gli Stati nazionali. «L'Europa è soprattutto un grande ideale ed era un ideale per i padri fondatori: De Gasperi, Adenauer, Schuman, Spinelli, Martino, Helmut Kohl. L'Europa è la nostra storia, è la sintesi delle nostre culture e delle nostre lingue, è la nostra identità, è il nostro futuro, è l'Europa dei valori, della centralità della persona, della libertà, della solidarietà e della sussidiarietà». Di conseguenza, ha proseguito l'oratore, non possiamo pensare ad un'Unione chiusa in angusti confini oppure che l'Europa sia una macchina, sia pure efficiente. «L'Europa, proprio in base al principio di sussidiarietà, deve risolvere i grandi problemi dei cittadini che le altre istituzioni non sono in grado di affrontare e risolvere». Chiedendosi se la Costituzione interpreta questi valori, il deputato non ha nascosto il suo profondo rammarico per il mancato riferimento alla radice giudaico-cristiana dell'Unione, «che non avrebbe rappresentato una scelta confessionale, ma l'identificazione delle nostre innegabili radici storiche». Egli ha aggiunto che la decisione di firmare a Roma la Costituzione rappresenta un importante riconoscimento del lavoro svolto durante il semestre a guida italiana. L'oratore ha concluso affermando che l'Europa, attraverso la Costituzione, dovrà trovare una voce unica in politica estera, conquistandosi un seggio nel nuovo Consiglio di sicurezza dell'ONU ed esportando pace e non interessi particolari nell'area del Mediterraneo e del Medio Oriente. Alessandro BATTILOCCHIO (NI, IT), precisando di parlare a nome del nuovo PSI, ha salutato con soddisfazione la nuova Costituzione europea e ha ricordato che sono trascorsi 21 anni da quando il Parlamento europeo, a larga maggioranza, approvò il progetto di riforma dell'Unione europea redatto da Altiero Spinelli: «un disegno complessivo ed audace che chiaramente tendeva a creare una Comunità maggiormente integrata». L'oratore ritiene che la Costituzione, firmata a Roma proprio come i trattati nel 1957, rappresenti un punto di arrivo basilare in questo contesto. «Mezzo secolo dopo, la strada dell'Europa ripassa là dove tutto era cominciato: una nuova e entusiasmante sfida che coinvolge tutti noi per creare e costruire l'Europa del domani» ha concluso. Armando DIONISI (PPE/DE, IT) ha detto che la sfida che l'Europa affronterà nei prossimi mesi è fondamentale per la costruzione dell'Unione: i cittadini e i parlamentari di tutto il Continente sono chiamati ad approvare un'unica Carta fondamentale che sancisce e rafforza i valori su cui questa Unione si fonda. L'oratore ha ammesso che «il nuovo Trattato costituzionale certo non rappresenta il massimo delle nostre aspirazioni, ma la sua stessa esistenza costituisce un evento politico e storico senza precedenti, impensabile fino a qualche anno fa'». Egli ha affermato che la Costituzione rafforza la legittimità democratica delle Istituzioni dell'UE e le rende più vicine ai 450 milioni di cittadini europei, in quanto conferisce maggiori poteri ai parlamenti nazionali e al Parlamento europeo, sia in termini legislativi che politici. «Anche i nostri cittadini avranno più voce nel processo democratico, grazie al più stretto legame fra Istituzioni comunitarie e comunità locali, parti sociali e associazioni»e ha quindi aggiunto che il dovere dei rappresentanti eletti è di «rendere questa partecipazione autentica, proficua e reale». L'Europa inoltre rafforzerà il proprio ruolo come attore sulla scena globale e questa, secondo l'oratore, «è una sfida fondamentale», per cui si ha il dovere e la responsabilità «di costruire un'Unione capace di parlare con un'unica voce sulle questioni internazionali». Accennando alla questione dell'identità culturale, il deputato ha poi affermato che, come rappresentanti dell'Unione dei Democratici Cristiani, «malgrado il rammarico per l'assenza di un riferimento alle radici cristiane su cui la nostra Unione innegabilmente si fonda, siamo strenui sostenitori della ratifica di questo testo». Infine, l'oratore ha ricordato che il Parlamento italiano nelle prossime settimane si pronuncerà sulla ratifica della Costituzione, dicendosi convinto che sarà un voto positivo, «di stimolo verso gli altri Paesi in cui il valore dell'Europa non è sentito come in Italia». Egli ha quindi concluso affermando che «il nostro Paese, il nostro governo, il nostro partito - erede di quegli uomini che hanno segnato e fondato l'Europa - contribuiranno all'esito positivo del processo di ratifica per una realizzazione piena di quegli ideali in cui noi democratici cristiani abbiamo sempre creduto». Mercedes BRESSO (PSE, IT) ha annunciato il voto favorevole della delegazione socialista italiana alla relazione Corbett-Méndez de Vigo. L'oratrice ha ricordato che quella odierna è una tappa storica la quale richiama alla mente quel 14 febbraio del 1984 in cui venne approvato il progetto di Trattato di Spinelli «di cui la Costituzione è in qualche modo l'ideale continuazione». Ella ha proseguito dicendo «poco conta se in termini strettamente giuridici siamo di fronte ad un Trattato, quello che conta è la sostanza: oggi siamo tutti disposti a chiamarla Costituzione, un termine che solo fino a qualche anno fa' era considerato spesso impronunciabile». Nel rivendicare la propria appartenenza al Movimento federalista, ella ha affermato che avrebbe voluto un testo più coraggioso, «ma in questa Costituzione vi sono in luce alcuni passaggi essenziali che rappresentano un quadro stabile e duraturo, dal quale si dovrà ripartire perché l'Unione possa efficacemente fare quello che i suoi cittadini si aspettano». Ricordando di provenire da un territorio transfrontaliero, l'oratrice ha sottolineato l'importanza della la creazione della figura del Ministro degli esteri, voce dell'Unione europea sulla scena internazionale e responsabile di fronte al Parlamento, presupposto di una politica estera. Infine, ha concluso affermando che l'UE deve essere un modello che coniughi sviluppo e solidarietà e ricordando che il principio di sussidiarietà ha oggi valore costituzionale. Antonio DE POLI (PPE/DE, IT) ha aperto il suo intervento affermando che il risultato del voto sulla Costituzione «avrà il significato della volontà di introdurre più democrazia, trasparenza ed efficacia nelle Istituzioni europee, rafforzandole e dando loro una maggior efficacia nel processo decisionale». I cittadini, ha aggiunto, «sono i veri vincitori, poiché la Costituzione consolida i nostri valori, i nostri principi comuni». La Carta dei diritti fondamentali, ha proseguito, è integrata all'interno del nuovo Trattato costituzionale e questo è «quell'aspetto fondamentale di trasparenza, di democrazia, di diritti delle persone, dei bambini, degli anziani, delle persone con disabilità, della solidarietà». Questo principio, inoltre, deve portare il Parlamento «più vicino alla gente, in mezzo alla gente», mentre garantire una piena partecipazione «di tutta la nostra Europa, della nostra Europa unit» è considerato dall'oratore «l'aspetto fondamentale» trattato in questi giorni. Riccardo VENTRE (PPE/DE, IT) ha voluto ringraziare i due relatori «che hanno veramente fatto un capolavoro semplificando la lettura della Costituzione». Nel menzionare poi come gli antichi giuristi romani dicevano che «dal fatto nasce il diritto», egli ha ricordato che i padri fondatori dell'Europa nell'immaginare «questa entità comune, un'entità unica che riprendeva millenni di storia, di geografia, di società e di valori comuni», hanno anche pensato a delle regole comuni: «quella che oggi noi chiamiamo Costituzione». Per tale motivo, egli si è detto fortemente deluso nell'ascoltare colleghi autorevoli esprimere la loro contrarietà al progetto di Costituzione. «Si può essere contrari a questa forma di Costituzione, ai contenuti del Trattato costituzionale, ma non alla definizione di regole comuni, poiché credo che la costituzione di tali regole esalti la sovranità», ha quindi spiegato. «Sbaglia», ha proseguito, «chi immagina la sovranità così come era concepita nel XVIII e nel XIX secolo». Oggi il nuovo concetto di sovranità sta nella sussidiarietà: è la sovranità delle identità locali, la sovranità dei cittadini, la sovranità di chi è chiamato a concorrere all'edificazione di un nuovo ordinamento giuridico per interpretare al meglio i bisogni sempre più diversificati e sempre più complessi di una società in evoluzione. Pertanto, ha aggiunto, «non possiamo immaginare di usare la terminologia che i giuristi ci hanno insegnato: Stato federale, Stato confederale, Stato sovrano; l'Europa è un'entità nuova, è un'Unione appunto, nella quale tutti quanti ci dobbiamo riconoscere». Infine, il deputato ha voluto esprimere il proprio rammarico «per il mancato richiamo, non soltanto alle radici cristiane, ma anche alla democrazia periclea - madre dell'essenza stessa della democrazia - e per il mancato richiamo all'impero romano e all'Europa carolingia», augurandosi che queste cose saranno ricordate in Europa. Replica del corelatore Richard CORBETT (PSE, UK), in fase di replica, ha voluto ringraziare tutti coloro che hanno apprezzato il lavoro dei relatori. Osservando poi che la Costituzione potrà contare su un ampio sostegno da parte di tutti i gruppi, si è augurato che la risoluzione possa raccogliere il consenso di 2/3 dell'Aula, con più di 400 voti, dando così «un segnale molto vigoroso». Il corelatore ha poi voluto a rispondere a talune critiche che sono state formulate nei confronti della Costituzione premettendo che, dovendo scegliere tra il Trattato attuale e la Costituzione, essendoci in quest'ultima dei miglioramenti, è sicuramente «meglio prendere il nuovo che tenersi il vecchio». In merito al mancato riferimento alle radici cristiane, il corelatore ha quindi sottolineato che la Costituzione parla comunque di eredità religiose ed enumera dei valori che sono condivisi da tutti. «Il superstato centralizzato è una sciocchezza!» ha poi esclamato il deputato, spiegando che la Costituzione prevede tutta una serie di controlli compiti affidati agli Stati membri e anche ai parlamenti nazionali. Replica del Consiglio Nicolas SCHMIT si è innanzitutto congratulato con il Parlamento e con i relatori per la discussione costruttiva tenutasi oggi. Ricordando poi che il Parlamento può rivendicare la paternità del progetto costituzionale, ha voluto rendere omaggio a Altiero Spinelli che nel 1984 ha avviato questo processo sfociato poi nell'Atto Unico, adottato sotto presidenza lussemburghese. Pur rispettando talune critiche formulate nel corso del dibattito, il rappresentante del Consiglio ha però affermato che «con discorsi da XIX secolo non si possono offrire prospettive ai cittadini europei e mondiali del XXI». Inoltre, ha voluto sottolineare che è inutile distinguere «il no proeuropeo dal no antieuropeo» perché sarebbe comunque la sconfitta dell'Europa, «di un'Europa più forte, trasparente e democratica». Certamente, ha proseguito, «non tutto è perfetto» ma l'essenza stessa della democrazia sta nel compromesso: «si accetta oggi un compromesso per andare più avanti domani». Intanto si offre un quadro che consente all'Unione di agire meglio, nell'ambito delle sue competenze e nel rispetto del principio della sussidiarietà. Il motto «Unita nella diversità», inoltre, rappresenta l'essenza stessa dell'Unione, che rispetta tutti. L'oratore ha poi voluto sottolineare l'importanza della partecipazione di tutti al dibattito sulla Costituzione, che va incoraggiato e promosso soprattutto nel corso delle procedure di ratifica. La Costituzione stessa parla di democrazia partecipativa, «un principio che non appare nelle costituzioni nazionali». Dicendosi poi d'accordo con la commissaria per quanto riguarda la comunicazione sulla Costituzione, il rappresentante del Consiglio ha affermato che la Presidenza contribuirà a questo processo, ma che è necessario l'impegno di tutti, Stati membri compresi. Replica della Commissione La vice presidente della Commissione Margot WALLSTRÖM ha esordito ringraziando per lo stimolante dibattito e ha osservato come la grande maggioranza dell'Aula abbia reso omaggio all'eccellente lavoro dei relatori, ai quali ha poi rivolto l'augurio di uno straordinario sostegno in occasione del voto. La commissaria si è detta favorevole a un dibattito «aperto e onesto», nel corso del quale sarà necessario fornire esempi concreti sulle implicazioni della Costituzione nella vita quotidiana dei cittadini. D'accordo sulla non perfezione del testo, cosa giudicata inevitabile, la commissaria ha sottolineato come siano i valori, l'apertura e la democrazia, così come i diritti fondamentali «a unirci» e ciò rappresenti una garanzia «per noi e i nostri figli». In merito alle critiche secondo le quali l'Europa diventerebbe un Superstato, l'oratrice ha semplicemente rinviato alla risposta del corelatore ed ha sostenuto la necessità di fornire prove concrete per dimostrare i vantaggi che la Costituzione prevede rispetto a Nizza. «Si deve lavorare sui fatti e rendere i testi accessibili ai cittadini», ha detto. La commissaria ha quindi sottolineato l'esigenza di iniziare a prepararsi all'applicazione della Costituzione, per essere pronti subito dopo le ratifiche degli Stati membri, trovando il giusto equilibrio su quello che si può applicare sin da oggi. Infine ha concluso richiamando il valore storico del progetto europeo, nonché i valori e i diritti di cui è garante. |
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Tsunami: occorre onorare le promesse |
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Risoluzione comune sulla recente catastrofe provocata dallo tsunami in Asia Doc.: B6-0034/2005 Procedura: Risoluzione comune Dibattito: 12.01.2005 Votazione: 13.01.2005 A larghissima maggioranza (560 voti favorevoli, 1 contrario e 19 astensioni), il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione comune a nome dei gruppi PPE/DE, PSE, ALDE/ADLE, Verdi/ALE, GUE/NGL e UEN con la quale, oltre ad esprimere «vivo cordoglio e la più profonda partecipazione ai popoli e ai governi dei paesi colpiti e a tutti i familiari delle vittime» del maremoto nell'Oceano Indiano, invita l'Unione europea, i suoi Stati membri e la comunità internazionale «a onorare urgentemente le loro promesse» e sostiene la richiesta di prendere in considerazione «interventi di sospensione, cancellazione, riduzione e conversione del debito». I deputati chiedono inoltre alla comunità internazionale di rivolgere una particolare attenzione alla situazione di tutti i bambini rimasti orfani. I deputati, nel ringraziare le popolazioni dei paesi colpiti per il modo in cui esse hanno risposto al disastro umanitario e per tutto il soccorso offerto ai cittadini europei colpiti, si compiacciono della generosità mostrata da tutti i donatori pubblici e privati che riflette «una globalizzazione della solidarietà dimostrata soprattutto dalla gente comune».
La risoluzione, poi, invita i Membri del Parlamento a donare volontariamente alle vittime l'equivalente di una o più indennità giornaliere.
D'altra parte, esprime preoccupazione per il numero imprecisato di vittime in Birmania, criticando la giunta militare birmana per aver chiuso l'accesso ad alcuni tratti della costa e per il suo rifiuto generale di cooperare con la comunità internazionale, di cui faranno le spese le sue stesse vittime dello tsunami.
Risposta all'emergenza
Nel sottolineare che i bambini resi orfani debbono costituire una delle principali priorità delle agenzie di aiuto, «essendo essi sempre più esposti al rischio di rapimenti e di abusi fisici e sessuali», i deputati si dicono fermamente persuasi che per proteggerli «sia necessario offrire protezione da qualsiasi tipo di sfruttamento e dalle adozioni internazionali clandestine» e chiedono misure per evitare loro uno stress post-traumatico. Pertanto sollecitano aiuti tesi a garantire il ritrovamento, l'identificazione e il ricongiungimento dei bambini che hanno perso la famiglia e il loro pronto rientro scolastico e chiedono di utilizzare le attività di aiuto per tutelare i bambini dallo sfruttamento. D'altra parte la risoluzione invita gli Stati membri ad agevolare l'ammissione nell'UE degli orfani delle regioni colpite dallo tsunami i cui familiari risiedono negli Stati membri.
Ai governi dei Paesi colpiti dal disastro i deputati chiedono di agevolare il lavoro delle organizzazioni umanitarie per quanto concerne la distribuzione degli aiuti, facendo il possibile per assicurare l'accesso agli aiuti di tutti coloro che sono in stato di necessità, «quali che siano le convinzioni politiche, le etnie o le credenze religiose delle vittime, e riducendo al minimo gli adempimenti burocratici per le agenzie di aiuto». A tale proposito, peraltro, insistono affinché il coordinamento generale delle operazioni di soccorso sia affidato all'Ufficio ONU per il coordinamento delle azioni umanitarie (OCHA), «con piena partecipazione e visibilità di ECHO». Nel sottolineare poi che è essenziale consentire alle Nazioni Unite di svolgere il proprio ruolo chiave quale coordinatore dell'aiuto internazionale in loco, il Parlamento sottolinea che non devono esservi interruzioni tra la fase iniziale di aiuto e di emergenza e la fase successiva di ricostruzione e chiede agli Stati membri dell'UE, in associazione con i governi locali e altri soggetti, «di assicurare un'azione comunitaria strettamente coordinata sul piano interno sia per gli aiuti d'emergenza che per le azioni a medio e lungo termine necessarie ai fini della ricostruzione delle aree colpite».
Risposta finanziaria
Il Parlamento si compiace della rapidità con cui l'UE ha erogato subito 23 milioni di euro e della partecipazione di esperti ECHO alle azioni di aiuto. Plaude inoltre alla mobilitazione del Meccanismo di protezione civile della Comunità europea che si è attivato immediatamente dopo il disastro ed al lavoro di sostegno svolto dal Centro di monitoraggio e di informazione della Commissione europea che ha coordinato tale assistenza.
I deputati, poi, sostengono appieno l'annuncio della Commissione europea circa il proprio intendimento di sottoporre una proposta che metta a disposizione una cifra supplementare di 100 milioni di euro dalla riserva per aiuti di emergenza. Notando inoltre l'intento della Commissione di fornire un'assistenza finanziaria aggiuntiva di 350 milioni di euro per aiuti di risanamento e di ricostruzione volti a contribuire alle iniziative di aiuto successive, chiede tuttavia all'Esecutivo «di esplorare tutte le possibilità all'interno del bilancio 2005 e, una volta ultimate le valutazioni, di avanzare le proposte necessarie». Peraltro, i deputati salutano con favore le dichiarazioni contenute nelle conclusioni del Consiglio del 7 gennaio secondo cui è importante che le risorse erogate in occasione dei recenti eventi siano aggiuntive rispetto agli impegni già iscritti nel settore dello sviluppo. I contributi dell'Unione alla ricostruzione e allo sviluppo dei paesi colpiti dallo tsunami, precisa il Parlamento, non debbono andare a scapito dell'aiuto a favore di altri paesi o regioni.
In tale contesto, la risoluzione invita l'Unione europea, i suoi Stati membri e la comunità internazionale «a onorare urgentemente le loro promesse ed entro un arco di tempo concordato», vista l'esperienza di catastrofi passate, «in cui erano state fatte promesse generose, poi mantenute solo in parte». Nel compiacersi poi della proposta di una linea di credito "Maremoto nell'Oceano Indiano" di 1 miliardo di euro che verrebbe gestita dalla Banca Europea per gli Investimenti, chiede tuttavia «che ogni operazione di finanziamento rispetti standard sociali ed ambientali sostenibili». Inoltre, il Parlamento >sostiene la richiesta di considerare, per i Paesi più gravemente colpiti dallo tsunami, «interventi di sospensione, cancellazione, riduzione e conversione del debito rigorosamente destinati alla riduzione della povertà e alla ricostruzione delle comunità colpite».
Azione a medio termine
Il Parlamento, nell'invitare il Consiglio e la Commissione a verificare se il sistema Galileo non possa essere di ausilio ai fini dell'introduzione immediata di un sistema di allarme rapido da mettere a disposizione dei paesi colpiti dallo tsunami, esorta la Commissione europea a promuovere l'introduzione di un tale sistema nel Sud-est asiatico e nell'Africa Orientale nonché nei paesi ACP, nell'area mediterranea e per le coste dell'UE.
Consapevole del fatto che le conseguenze a lungo termine della devastazione dell'ambiente e delle risorse marine avranno un impatto drammatico sulle comunità locali di pesca, il Parlamento invita quindi il Consiglio e la Commissione «a valutare i modi in cui aiuti tangibili possano essere avviati verso le comunità colpite sotto forma di imbarcazioni, attrezzature, expertise tecnica e materie prime». Infine, i deputati, sottolineano l'importanza di semplificare le procedure di domanda degli aiuti, in modo che possano essere direttamente fruibili dalle popolazioni locali in stato di bisogno.
Necessità a lungo termine
Il Parlamento sottolinea che la ricostruzione delle aree colpite deve concentrarsi sul miglioramento della situazione degli abitanti sopravvissuti, puntando a ridurre la povertà e la vulnerabilità di tali aree. Inoltre, insiste sulla necessità che i tutti i fondi donati per la ricostruzione «siano soggetti prima della loro erogazione ad obblighi di trasparenza e rendicontazione». In tale contesto, invita i governi interessati ad elaborare Piani nazionali di ricostruzione che prevedano meccanismi tali da permettere alle varie componenti della società civile di partecipare alla loro definizione ed attuazione.
Alla comunità internazionale è chiesto di sviluppare - sotto la guida dell'ONU - un piano d'azione coordinato ed efficace nell'eventualità di disastri futuri «in modo che non ci si limiti a risposte ad hoc come in questa circostanza, ma sia possibile in futuro dar vita più facilmente a una risposta coordinata».
Nell'apprezzare poi la reazione rapida alla catastrofe assicurata dagli Stati membri, i deputati esortano vivamente l'Unione «a rendere disponibile uno strumento militare rapido comune per le attività di trasporto aereo e per l'aiuto per l'infrastruttura e le comunicazioni » e, pertanto, invitano il Consiglio a sviluppare le capacità militari dell'UE che abbiano lo scopo di dare una risposta efficace ed adeguata per altri e futuri disastri umanitari e naturali. Il Parlamento insiste poi affinché il Consiglio appoggi la creazione di un pool di unità specializzate di protezione civile equipaggiate con idoneo materiale, che dovrebbero seguire una formazione comune ed essere disponibili in caso di disastri naturali, umanitari, ambientali o connessi a rischi industriali, all'interno dell'Unione o nel resto del mondo.
Nel sottolineare, inoltre, come 1 miliardo e 200 milioni di persone vivono nel mondo in condizioni di povertà, i deputati ritengono necessario che gli Stati membri dell'UE e tutte le nazioni donatrici della comunità mondiale «realizzino l'obiettivo concordato di destinare lo 0,7% del PIL agli aiuti allo sviluppo, secondo quanto convenuto a Monterrey». Infine, il Parlamento invita le banche e le istituzioni finanziarie dell'Unione ad elaborare un codice di condotta relativo alle commissioni bancarie applicabili alle donazioni dei privati e delle organizzazioni non governative, in particolare per il periodo immediatamente successivo a una catastrofe naturale o umanitaria.
Sri Lanka e Indonesia
Il Parlamento europeo dedica una sezione particolare della risoluzione alla situazione politica in Sri Lanka e Indonesia e, in tale contesto, invita l'Unione europea e la comunità internazionale a «promuovere il processo di pace in Indonesia e nello Sri Lanka parallelamente agli aiuti a lungo termine per il risanamento e la ricostruzione a favore di questi due Paesi». I deputati, inoltre, rivolgono un invito alle parti belligeranti in Sri Lanka affinché sia riavviato quanto prima il processo di pace ed esorta le due parti a considerare la creazione di una task force comune che garantisca un'equa distribuzione degli aiuti nel Paese. Infine, la risoluzione rileva con soddisfazione che il governo indonesiano ha subito aperto la provincia di Aceh alle agenzie internazionali di aiuto e ai giornalisti e che il movimento dei ribelli ha proclamato unilateralmente il cessate il fuoco. Tuttavia, esprime profonda preoccupazione, per le notizie di rinnovati raid militari contro i ribelli nella provincia di Aceh. Nel corso del dibattito tenutosi il 12 gennaio, sono intervenuti diversi deputati italiani. Vittorio Emanuele AGNOLETTO (GUE/NGL, IT), a nome del suo gruppo, ha sottolineato come «le enfatiche dichiarazioni di solidarietà» abbiano già lasciato il posto «a più cinici interessi economici e geopolitici». Il deputato ha quindi chiesto che «tutti i 350 milioni per la prima fase della ricostruzione rappresentino un nuovo stanziamento e che la totalità del miliardo e mezzo che deve essere versato dall'Unione europea e dai 25 Stati membri sia donata senza nessun tipo di interesse». L'oratore ha poi osservato che senza una cancellazione del debito dei Paesi colpiti «le nostre donazioni non potranno portare nessun aiuto concreto». Infine, ha auspicato la modifica, «almeno temporanea», delle legislazioni sull'immigrazione al fine di consentire agli immigrati di recarsi nei loro Paesi d'origine per verificare la situazione e poi poter tornare nell'Unione senza rischiare di perdere il permesso di soggiorno o il posto di lavoro, nonché per consentire il rilascio di un permesso di soggiorno, almeno temporaneo, «a tutti coloro che durante questa tragedia sono stati feriti». Nello MUSUMECI (UEN, IT), a nome del suo gruppo, ha voluto sottolineare l'importanza e l'urgenza di dotare l'Unione europea di una protezione civile. «Dov'era la protezione civile europea di cui si parla nel programma d'azione istituito nel 1999? Quali effetti ha prodotto il Centro europeo di monitoraggio? Dov'era la task force di protezione civile creata nell'ottobre del 2001 dal Consiglio dell'Unione europea proprio per garantire un rapido intervento anche fuori dall'Europa? Perché durante l'emergenza tsunami la Commissione ha deciso di lasciare a casa i 300 esperti della task force europea dopo averli per anni addestrati e preparati?», si è chiesto il deputato. Pur riconoscendo che «non è tempo di polemiche», egli ha rivolto un appello affinché si prenda atto, «come noi chiediamo da tre anni», che all'Europa «non servono coordinamenti e pool, ma un'agenzia di protezione civile, un organismo autonomo, agile e quindi capace di prevenire e di agire dove e quando serve». Emma BONINO (ALDE/ADLE, IT) ha sostenuto che, tenendo conto degli strumenti di cui attualmente dispone, «la Commissione ha reagito in modo adeguato». Tuttavia, ha sottolineato come vi siano «grandi reticenze» ad accennare ai problemi politici presenti in molti di questi Paesi che «rendono tutto lo sforzo di ricostruzione ampiamente problematico». Dallo Sri Lanka, alla Tailandia del Sud o all'Indonesia, in particolare nella zona di Banda Aceh, ha spiegato, «sono presenti e attivi, da molto tempo, movimenti armati indipendentisti» che peraltro, in alcuni casi, sono soggetti a «infiltrazioni di islamisti legati a Al Qaeda o all'organizzazione Al-Gama`a al-Islamiyya». La deputata, si è quindi detta convinta che «una reale ed efficace ricostruzione è impossibile senza risolvere i problemi politici». Si tratta pertanto di «far partire una vera e propria ricostruzione politica dell'intera zona, sia per riannodare i processi di pace attualmente bloccati, ma anche per rafforzare le istituzioni e lo Stato di diritto, senza i quali gli elementi di fragilità rischiano di esplodere». Pertanto, l'oratrice ha affermato che l'Unione europea deve affrontare il problema della sua presenza politica nella fase della ricostruzione - «che al momento invece non si vede né tanto meno si vedrà» - ed ha citato l'esempio «sconcertante» del primo incontro del governo di Giacarta coi guerriglieri del Movimento per Aceh Libera (Gam), avvenuto «con l'evidente assenza dell'Unione europea al tavolo negoziale». Mario BORGHEZIO (IND/DEM, IT) ha esordito esclamando «quanti giorni sono passati prima che nei paesi colpiti dal maremoto arrivasse un intervento dell'Unione europea?», lamentandosi quindi dell'assenza di funzionari dell'Unione europea dalle zone colpite che «ha reso possibili le sepolture nelle fosse comuni, rendendo difficile, forse impossibile, l'identificazione delle salme degli scomparsi europei». Infine ha voluto che fosse iscritta a verbale la sua protesta «per l'assoluto disinteresse di molti Stati arabi nei confronti di queste popolazioni» osservando che «si è mossa l'Europa, si è mosso l'Occidente, invece le ricchissime nazioni, gli Stati, i regimi stramiliardari di religione islamica hanno brillato per il loro senso di risparmio». Mauro ZANI (PSE, IT) ha osservato come lo tsunami imponga «un ripensamento di tutta la politica per lo sviluppo». La lotta alla povertà, ha spiegato, «deve diventare un impegno centrale per governare l'interdipendenza del mondo attuale secondo criteri di equità e di giustizia». Ricchi o poveri «nel maremoto siamo tutti nella stessa barca», e, in questo ambito, ha affermato che non basta riprogrammare quanto già stanziato e neppure acquistare pescherecci in Europa per destinarli ai pescatori delle zone colpite. E' quindi urgente passare dalle parole ai fatti, ha sottolineato il deputato, «cancellando il debito a tutti i paesi poveri, aprendo i nostri mercati al commercio di questi paesi, destinando entro il 2006 lo 0,39% del PIL europeo all'aiuto allo sviluppo», nonché «istituendo, in modo appropriato, un prelievo fiscale sulle transazioni internazionali per finanziare lo sviluppo e raggiungere così gli obiettivi del Millennio». Per ulteriori informazioni: Armelle Douaud (Bruxelles) Tel.(32-2) 28 43806 e-mail : deve-press@europarl.eu.int Cancellare il debito dei PVS, se rispettano i diritti umaniRisoluzione
comune sulla riduzione del debito dei paesi in via di sviluppo Il Parlamento europeo ha adottato - con 473 voti favorevoli, 66 contrari e 14 astensioni - una risoluzione comune, presentata da PPE/DE, PSE e ALDE/ADLE, con la quale chiede alla Commissione e agli Stati membri di promuovere, in seno alle istituzioni multilaterali e sul piano bilaterale, «la cancellazione del debito estero di tutti i paesi in via di sviluppo». I deputati, peraltro, accolgono positivamente gli appelli per una moratoria sul debito dei paesi colpiti dallo tsunami ma sollecitano una riduzione del debito anche per altri paesi poveri, «dal momento che la solidarietà internazionale non dovrebbe dipendere da eventi tragici».
Nel chiedere di perseguire attivamente l'obiettivo di destinare lo 0,7% del PIL agli aiuti allo sviluppo per realizzare gli obiettivi del Millennio, i deputati sottolineano che la riduzione del debito dovrebbe essere concessa prioritariamente ai paesi meno sviluppati, «e soltanto a condizione che i fondi ottenuti dai governi grazie a tale riduzione siano destinati ad assistere i più poveri nelle loro comunità».
Il processo di riduzione del debito pubblico inoltre deve essere accelerato e approfondito nei Paesi «i cui governi rispettano i diritti dell'uomo e i principi della buona governance e considerano prioritaria l'eradicazione della povertà». I fondi supplementari ottenuti dai governi grazie alla riduzione del debito dovrebbero poi essere destinati a progetti sociali attraverso piani concertati con i donatori e la società civile, così da incrementare la spesa sociale in settori quali l'istruzione di base, l'assistenza sanitaria primaria e la lotta contro HIV/AIDS.
Nel presentare queste richieste, i deputati precisano che la maggioranza dei paesi poveri fortemente indebitati (HICP) è situata nell'Africa subsahariana e, sottolineando come l'onere debitorio dell'Africa sia stimato a circa 230 miliardi di dollari, rilevano che i paesi africani a basso reddito versano circa 39 miliardi di dollari l'anno per il servizio del debito. Il Parlamento, peraltro, riconosce che «la riduzione del debito non costituisce da sola una panacea e non crea, di per sé, risorse, né riduce la povertà o promuove lo sviluppo» e rileva che «il futuro dei paesi in via di sviluppo dipende in primo luogo dalla buona governance e dagli investimenti nella loro popolazione».
I deputati infine, ricordano che il 21 novembre 2004 il Club di Parigi ha deciso di ridurre dell'80% il debito pubblico dell'Iraq al fine di contribuire alla ricostruzione del paese, e che tale debito sarà ridotto in tre fasi – del 30% immediatamente, di un altro 30% nel 2005 e del restante 20% nel 2008.
Per ulteriori informazioni: Armelle Douaud (Bruxelles) Tel.(32-2) 28 43806 e-mail : deve-press@europarl.eu.int |
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