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RASSEGNA
9 - 12 febbraio 2004
Strasburgo
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Sommario Codici delle procedure parlamentari, Abbreviazioni Deputati al Parlamento europeo Bilancio Affari
economici e monetari Industria Mercato interno
(diritto di stabilimento) Sanità
pubblica e Consumatori Politica
sociale e dell’occupazione Agricoltura Relazioni
esterne Diritti
dell’uomo Sviluppo e
Cooperazione Trasporti Ambiente Pesca Informazione e
comunicazione Mercato interno
(libera circolazione delle merci) Mercato interno
(diritto delle imprese) Mercato interno
(libera prestazione dei servizi) Commercio
estero Affari
costituzionali Immunità e
Statuto dei deputati |
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Codici delle procedure parlamentari
Abbreviazioni
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Hans Peter MARTIN non è più membro del gruppo PSE dal 12.02.2004 Deputati
uscenti:
Deputati entranti: |
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Il finanziamento dell'Unione ampliata |
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Dichiarazione della Commissione -
Quadro politico d'insieme per le prossime prospettive finanziarie:
"Un'Europa prospera - Calendario politico e risorse di bilancio per
un'Unione allargata 2007-2013" In apertura di dibattito, il Presidente Pat COX ha rinnovato la sua stima e quella di tutta l'Assemblea alla Commissione, per il fatto che essa ha approvato la comunicazione sulle prospettive finanziarie e si è presentata immediatamente in Aula per presentarla. Dichiarazione della Commissione Romano PRODI ha presentato la comunicazione appena adottata dall'Esecutivo, dal titolo «Costruire il nostro avvenire comune», la quale stabilisce le linee di politica e di bilancio dell’Unione per il periodo 2007-2013. L'oratore ha fatto riferimento alla caduta del muro di Berlino e al completamento del mercato interno, sottolineando come gran parte delle democrazie nate dal crollo del blocco sovietico faranno presto parte dell’Unione. Tra i successi dell'Unione, c'è il fatto che l'Europa gode oggi di un livello di prosperità senza precedenti e «una qualità della vita che il mondo ci invidia», con la riduzione delle differenze di ricchezza fra gli Stati membri, ha detto. «Eppure non possiamo dirci soddisfatti». Il Presidente della Commissione ha sottolineato come l’Europa debba guidare la globalizzazione anziché subirla e come debba ascoltare le domande che vengono dai cittadini. Queste fanno nascere due atteggiamenti contrapposti: una parte della nostra società si chiude in se stessa, alimentando la xenofobia e l’intolleranza; ma la stragrande maggioranza degli europei guarda all'Europa per avere risposte originali e positive, una posizione sana e politicamente matura, perché presuppone il fatto che nessun paese europeo può muoversi da solo nel mondo globalizzato, ha detto. «Dobbiamo lottare per l’interesse comune perché solo così possiamo difendere gli interessi di ciascuno». Il processo varato con la strategia di Lisbona e completato a Göteborg inserendo a pieno titolo la sostenibilità si sta inceppando. Sempre più rare sono le decisioni operative; senza di ciò ci si limita agli appelli volontaristici, ha affermato. Secondo l'oratore, questo accade perché la strategia ha bisogno di un progetto concreto che organizzi gli strumenti necessari, usando le risorse per far crescere la prosperità dell’Europa in armonia con i suoi valori, trasformando l’Unione in un’economia dinamica e basata sulla conoscenza, assicurando un posto lavoro di qualità al maggior numero possibile di nostri cittadini e rendendo la crescita economica sostenibile sul piano sociale e ambientale. Prodi ha sottolineato come l'elaborazione di un piano di bilancio significhi associare le risorse ai bisogni. Ma dato che le risorse sono limitate, le decisioni finanziarie devono seguire le priorità e le scelte politiche. L'oratore ha criticato chi pianifica il futuro delle finanze UE partendo da un semplice dato percentuale, come chi ha posto il limite dell'1% del PIL. «A mio avviso, questa posizione ha il difetto di mettere i numeri prima del progetto politico. È come iniziare a costruire la casa dal tetto». Secondo il Presidente della Commissione, le spese nazionali e quelle dell’Unione non sono fungibili in quanto qualitativamente diverse. La spesa comunitaria, al servizio delle politiche comuni, è più efficace degli interventi nazionali e in molti casi è una scelta obbligata. «Risparmiare sul bilancio dell’Unione non porta ad accrescere le risorse pubbliche nazionali, ma solo a minare la casa comune in cui viviamo». Ciò non toglie che sia necessario orientare verso le priorità le risorse disponibili, per massimizzare i benefici, ha detto. La Commissione ha inoltre proposto una nuova struttura del bilancio più flessibile e in grado di rispondere a circostanze nuove e imprevedibili, in quanto l’attuale struttura del nostro bilancio e alcune regole di gestione sono troppo rigide. L'oratore ha ricordato che il progetto di prospettive finanziarie pone l’accento sulla solidarietà tra i cittadini e tra gli Stati membri, mettendo la politica di coesione al servizio della competitività e dell’occupazione. Si tratta di una scelta di coerenza, di giustizia ed anche di opportunità, ha affermato. Prodi ha poi presentato le tre grandi priorità della comunicazione: · favorire lo sviluppo sostenibile, · tradurre in pratica il concetto di cittadinanza europea · rafforzare il ruolo dell’Unione come protagonista sulla scena mondiale. Rispetto al primo punto, l'oratore ha detto che occorre inserire le politiche legate al mercato interno nel contesto più ampio di una strategia di crescita, puntando su qualità, sviluppo tecnologico, ricerca, innovazione, ma soprattutto sugli investimenti nelle risorse umane. Inoltre, è assolutamente necessario concepire una strategia comune per collegare fra loro i centri di ricerca europei e formare i migliori scienziati e i migliori intellettuali del mondo. «Abbiamo la tradizione, abbiamo le capacità, abbiamo le infrastrutture. Ora tocca all’Europa investire tutte le risorse economiche e politiche necessarie». Per quanto concerne il secondo punto, Prodi ritiene che l’Unione debba collaborare con i Governi nazionali per garantire un livello omogeneo dei diritti individuali, della sicurezza, della protezione e della qualità della vita su tutto il suo territorio. Questo si traduce nella lotta contro il crimine e il terrorismo, che da tempo non conoscono frontiere; riguarda la gestione comune delle frontiere esterne e dei flussi migratori; riguarda infine lo sviluppo dei servizi di interesse generale, come la sanità, la sicurezza alimentare, l'istruzione, l'energia e i trasporti. Occorrerà inoltre favorire la creatività e lo scambio nei campi della cultura e delle arti, della letteratura e dei mezzi di comunicazione di massa. Per quanto riguarda il ruolo dell’Unione europea nel mondo, secondo il Presidente della Commissione, l'Europa deve esercitare una chiara responsabilità nella regione, dando attenzione alla strategia della Commissione per lo sviluppo dell’«anello dei paesi amici» e sviluppando una politica di vicinato per condividere con i nostri vicini progetti e politiche, nonché per garantire la stabilità e la pace. Ma l'oratore ritiene che tale responsabilità vada oltre il ruolo regionale: l’Europa dovrà mantenere e accrescere il suo contributo allo sviluppo, tra l'altro il divario di opportunità e di condizioni di vita fra il Nord e il Sud del mondo è anche contrario al nostro interesse, in quanto rafforza il flusso migratorio disordinato che tanto preoccupa il cittadino europeo, ha affermato. L’Unione dovrà inoltre trovare una voce sola sulla scena internazionale, con l’obiettivo finale di avere una rappresentanza comune in consessi come le Nazioni Unite, la Banca mondiale o il Fondo monetario internazionale. Prodi è consapevole del fatto che per realizzare tutti gli obiettivi ci vorrebbe un bilancio ben più ampio di quello attribuito sinora. Ma la Commissione è realista e ha deciso, dopo un difficile lavoro durato un anno, di restare al di sotto dell’attuale tetto di risorse proprie dell’Unione, ovvero all’1,24% del reddito nazionale lordo europeo, aggiungendovi i fondi per la cooperazione ACP (Fed). Su questa base è stata definita una previsione di spesa che limita i pagamenti all’1,15% del reddito interno lordo. Secondo l'oratore, con una somma di quest’ordine, benché insufficiente per realizzare gli obiettivi che gli Stati membri si sono proposti, si potranno ottenere risultati concreti, contando anche su di una maggiore efficacia e su una nuova cultura amministrativa, nonché attraverso il coinvolgimento di altri attori per razionalizzare l’esecuzione degli nostri interventi sul territorio, in particolare in partenariato con gli Stati membri. Anche gli strumenti attualmente utilizzati saranno ridotti: ad esempio, gli strumenti d’azione nel settore delle relazioni esterne si ridurranno da oltre 100 a sei. Prodi ha concluso affermando che la comunicazione presentata «non è un atto tecnico-contabile, ma una dichiarazione politica e come tale chiedo che venga esaminata ... Queste pagine rappresentano, da parte della Commissione, una grande espressione di rinnovata fiducia nell’Europa e nelle sue istituzioni.» Intervento della commissione per i bilanci Terence WYNN, a nome della commissione per i bilanci, ha esordito ricordando che il processo che porterà alla definizione delle prospettive finanziarie durerà un anno intero. Facendo riferimento al tetto di spesa, l'oratore ha affermato che tra il 1988 e il 2002 la media di spesa è stata dell'1% del PIL e ciò significa che, per avere questa media, in alcuni anni l'1% è stato superato (1,15% nel 1993). Va quindi garantita una certa flessibilità per assicurare una «media decente». D'altronde, ha continuato il Presidente della commissione bilancio, come alcuni Stati membri chiedono flessibilità nell'applicazione del Patto di stabilità, non si vede perché debbano chiedere rigidità sulle prospettive finanziarie. Senza la flessibilità, l'Unione non avrebbe potuto intervenire in Kosovo, in Afganistan o in Iraq. Probabilmente, ha stigmatizzato l'oratore, l'1% sarebbe stato sufficiente, se il Consiglio europeo di Bruxelles dell'ottobre 2002 non avesse bloccato le spese agricole fino al 2013. Infine, l'oratore ha voluto ricordare che la definizione delle Prospettive finanziarie si fonda su un accordo interistituzionale e che il Parlamento è parte di questo processo. Senza voler minacciare il Consiglio, ha concluso che se non c'è l'accordo del Parlamento, il bilancio si gestirà in base all'articolo 272 del Trattato, senza il Consiglio. L'oratore, infine, ha voluto ringraziare il collega Joan COLOM I NAVAL che è stato sempre, negli ultimi 15 anni, relatore su questo tema e che si appresta a lasciare il suo incarico al Parlamento per diventare presidente della Corte dei Conti del governo catalano. Interventi a nome dei gruppi politici James ELLES (PPE/DE, UK) ha espresso dei dubbi sulla necessità di avere delle Prospettive finanziarie; nel passato ci sono stati accordi pluriennali che hanno mantenuto la disciplina, evitiamo che le prospettive finanziarie divengano un fine a sé stesse, ha detto. L'oratore ha poi affermato che le prospettive finanziarie non dovrebbero andare oltre la durata della prossima Commissione e del prossimo Parlamento, bensì limitarsi a cinque anni. Il rappresentante dei popolari ha poi chiesto se queste nuove prospettive finanziarie contemplano la Turchia, o piuttosto ci sarà una spesa addizionale, qualora nel dicembre 2004 si decida di iniziare i negoziati di adesione. Sarebbe estremamente irresponsabile iniziare dei negoziati di adesione con un Paese di tale dimensione senza nemmeno conoscere la propria capacità, a livello finanziario, per guidare un'Unione a 25, ha detto. Joan COLOM I NAVAL (PSE, E), ha confermato che questo è il suo ultimo intervento al Parlamento, dichiarandosi onorato di averne fatto parte negli ultimi 18 anni. L'oratore si è poi rallegrato del fatto che la comunicazione della Commissione abbia un approccio più positivo rispetto ai testi ufficiosi che circolavano negli ultimi giorni. Tuttavia, notando come, anche questa volta, «si è incominciato a costruire la casa dal tetto» - partendo dal massimale si sono definite le politiche - si è quindi rammaricato che l'Esecutivo sia caduto nella «trappola della banda dei sei» e non abbia dimostrato maggiore ambizione. Si pretende che l'Unione faccia sempre di più per la competitività, gli obiettivi di Lisbona, la coesione, la difesa - ha continuato l'oratore - ma «con quale denaro? Se queste sono le cifre, ci si chiede se le cosiddette politiche prioritarie come l'agricoltura e i Fondi strutturali non subiranno tagli». Dopo aver stigmatizzato il fatto che il Consiglio si sia sempre rifiutato di inserire le Prospettive finanziarie nei Trattati, il deputato ha invitato la Presidenza a lavorare in questo senso. Infine, ha posto una serie di quesiti tecnici sulla riduzione del numero di rubriche, sul meccanismo di flessibilità, sul riferimento delle percentuali ai crediti di impegno o ai crediti di pagamento, così come sul loro riferimento al PIL o al Reddito Nazionale Lordo. Graham WATSON (ELDR, UK) ha fatto riferimento alla «Alleanza non santa» dei sei paesi che hanno chiesto di rimanere sotto l'1% del PIL comunitario: nella loro corsa in difesa dei propri interessi, questi Paesi dovrebbero chiedersi qual è il migliore accordo per l'Europa, ha detto. L'oratore ha chiesto un bilancio consono alle responsabilità dell'Unione, tenendo presente l'allargamento, la lotta al terrorismo e l'Agenda di Lisbona. Tra l'altro, quei Governi che oggi vogliono rimanere entro l'1% sono gli stessi che hanno aumentato nel 2002 la spesa per la PAC dell'1% annuo, ha affermato. Al tempo stesso, l'oratore ha fatto notare come gli USA abbiano un bilancio federale pari al 20% del loro PIL. Il rappresentante del gruppo liberale difende un modesto aumento del bilancio che lasci un margine di sicurezza per le spese impreviste, unito a riforme, meno sprechi e investimenti più intelligenti. Francis WURTZ (GUE/NGL, F) ha ricordato come in numerose occasioni abbia fustigato il Consiglio per aver deciso nuove priorità, rifiutandosi al contempo di aumentare le spese. Il bilancio 2004 rappresenta una svolta storica, in quanto il massimale risulta del 20% inferiore a quello del periodo precedente. La situazione, secondo il deputato, diventerà esplosiva se i contribuenti netti decidono di congelare le risorse. Dopo tante «belle promesse» le speranze saranno disilluse. Facendo riferimento ai progetti infrastrutturali, alla coesione e alla solidarietà, ha poi affermato che questo atteggiamento «sul piano sociale, si chiama cinismo, sul piano politico, irresponsabilità». Secondo il rappresentante della sinistra unitaria, la comunicazione della Commissione manca di ambizione e di coerenza, mentre rimangono ancora irrisolti tanti problemi, come il fatto che alcune regioni, a causa dell'ampliamento, perderanno il finanziamento dei Fondi strutturali, anche se ne avranno ancora bisogno. I negoziati che seguiranno, ha concluso il deputato, suscitano le più vive preoccupazioni. Un altro sintomo di quello che appare sempre di più come una crisi della costruzione europea, dopo le fratture sull'Iraq, lo «stupido» caso del patto di stabilità o il fallimento della CIG. Una rifondazione dell'Europa appare più che mai necessaria. Kathalijne Maria BUITENWEG (Verdi/ALE, NL) ha ringraziato Prodi per la tempestiva presentazione della proposta di prospettive finanziarie, che permetterà al Parlamento e ai Governi nazionali di avere ampia possibilità nel definire le proprie priorità per i prossimi anni. L'oratrice si è inoltre congratulata con la Commissione per la sincerità con cui indica il prezzo delle politiche, essendo in questo molto più sincera e corretta dei contribuenti netti che in dicembre hanno deciso di non voler pagare nessun centesimo in più di quanto fanno, ha affermato. L'ampliamento, il ruolo dell'Europa a livello internazionale, i piani di controllo delle frontiere europee, la promessa di trasformare l'Europa nell'economia più dinamica del mondo intero: sono piani annunciati con grande pompa, ma poi gli Stati membri non ne accettano le conseguenze, perché molti più obiettivi dell'Unione europea comportano un aumento delle spese, ha sottolineato. L'oratrice ha rilevato come i sei Paesi che vogliono fissare il bilancio all'1% si rifiutino di discutere ulteriori riforme: sono sempre quelli che vogliono parlare solo del tetto della casa di cui parlava il Presidente Prodi ma non vogliono parlare del suo contenuto, ha detto la rappresentante dei verdi. La parlamentare ha anche manifestato il suo consenso al fatto che la Commissione europea dichiari di voler fornire più denaro allo sviluppo sostenibile, ma ha rilevato come in realtà si voglia soltanto promuovere la ricerca. L'oratrice ha chiesto invece di finanziare maggiormente l'ambiente e lo sviluppo del mondo rurale. Francesco TURCHI (UEN, I) ha ringraziato il Presidente Prodi per la presentazione di quello che può essere un programma importante. Tuttavia, non considera che l'aver fissato l'1,24% di massimale sia un grande successo, visto che è lo stesso dell'attuale periodo di programmazione. «Come giovane», l'oratore ha affermato di «aver paura» per l'agricoltura, per la cultura, per i progetti del TEN, per le tecnologie, per la ricerca, per l'università e per tutti quei programmi lanciati. Si tratta, ha proseguito il deputato, di «un accordo al ribasso» e, citando Ignazio de Loyola («Temo il giorno nel quale non mi combattano più»), ha concluso che si deve «combattere con questo stesso spirito per vedere un'Europa sicuramente più forte, ma con uno sviluppo superiore e con la possibilità di avere maggiori risorse all'interno dei nostri progetti». Rijk van DAM (EDD, NL) si è rivolto alla commissario per il bilancio Schreyer, chiedendole se non avesse mai sentito parlare di dipendenza da sussidi. L'oratore ha ricordato che esistono dei Paesi che ricevono più del 90% della media europea di sussidi dall'Unione europea. Che effetto avrà in futuro sulle molte regioni povere dei Paesi dell'adesione, si è chiesto l'oratore, che ha aggiunto che la ripartizione 50-50 proposta dal commissario Barnier è quindi un tentativo vano. Secondo il rappresentante EDD, occorre dar prova di maggior senso della realtà ed evitare in alcuni campi che le istituzioni dell'Unione europea si trasformino in doppioni della NATO. Per il resto chiediamo al commissario per i bilanci non di ripetere quanto è stato detto in passato, ma di definire effettive priorità, vere scelte, ha concluso. Gianfranco DELL'ALBA (NI, I) ha in primo luogo ringraziato la Commissione per non essere scesa al di sotto di quanto si era già convenuto, notando che, comunque, si tratta di «un minimum minimorum nei confronti di un'Europa che è cresciuta, che crescerà ancora e che ha l'ambizione - giusta - di ampliare il raggio della sua azione politica oltre i confini istituzionali». Tuttavia, il deputato ha affermato che, al punto in cui si trova il dibattito europeo, così minacciato dalle tendenze di volere fare sempre di più con minori mezzi («andare a nozze con i fichi secchi»), la Commissione avrebbe dovuto fare un passo in più. L'oratore si è poi rammaricato che il rapporto Sapir sia «rimasto chiuso in un cassetto» a causa dei timori di molto governi, malgrado abbia «detto quanto dovremo davvero cambiare le priorità del nostro investimento, del nostro bilancio, per essere competitivi, per dare all'Europa quelle speranze e quegli obiettivi a cui il Presidente Prodi ha fatto riferimento». Stigmatizzando il fatto le spese per la Politica agricola siano state fissate fino al 2013 e appaiano intoccabili, ha concluso criticando la Commissione per non aver affrontato questo aspetto nella sua comunicazione. Francesco FIORI (PPE/DE, I) ha esordito affermando che è difficile non condividere lo scenario rappresentato dal Presidente della Commissione. Tuttavia, ricordando che nel corso della sua militanza gli è stato insegnato «che il troppo realismo in politica significa spesso l'inizio di una sconfitta», ha affermato che la proposta di bloccare all'1,24% il massimale delle risorse proprie «sia una posizione sulla quale manca non solo l'ambizione, ma anche il coraggio». Infatti, l'approvazione del programma d'intervento di lavori pubblici necessita del coinvolgimento degli Stati membri e di risorse, per cui appare difficile la posizione dei sei Stati che hanno chiesto una riduzione delle spese. Inoltre, nella trattativa, attestarsi su una posizione sapendo già che una parte degli Stati parte dal riferimento all'1%, appare abbastanza complesso dal punto di vista tattico. Infine, l'oratore, ha espresso dei dubbi riguardo alla tempistica. L'attuale situazione finanziaria è programmata sino alla fine del 2006, la Commissione deve presentare una proposta prima del luglio 2005 e l'accordo deve essere raggiunto prima del maggio 2006, ha ricordato. Perciò, non si capisce quale sia la ragione dell'urgenza, «perché acceleriamo di fronte a un Parlamento il cui mandato è prossimo a scadere?» Dichiarazione del Consiglio Dick ROCHE, a nome della Presidenza del Consiglio, ha ringraziato Romano Prodi per la presentazione degli orientamenti politici della Commissione per le prossime prospettive finanziarie, sottolineando come si tratti di una «importante comunicazione». I negoziati, ha proseguito, saranno di fondamentale importanza per lo sviluppo dell'Unione ampliata nella prossima decade. La questione rappresenta più del quadro finanziario per l'Unione, ha detto, si tratta delle politiche e delle priorità che possono meglio corrispondere alle aspirazioni dei cittadini. Anche se le trattative si protrarranno fino al 2005, la Presidenza inizierà da subito i dibattiti e darà priorità al dossier per poter andare avanti il più possibile e «dare ai successori solide fondamenta», ha precisato il rappresentante della Presidenza. In tale contesto, ha espresso l'auspicio che il Consiglio europeo di primavera possa giungere ad un accordo sul calendario dei negoziati e, ha continuato, che si possa lavorare in modo costruttivo col Parlamento e con la Commissione per avanzare su tale importante dossier. La Presidenza ha poi concluso associandosi all'omaggio reso da Terence Wynn e dagli altri deputati a Joan Colom I Naval. Replica della Commissione Romano PRODI, in fase di replica, ha ricordato come la struttura di bilancio presentata comporti un cambiamento non solo quantitativo, ma anche un «cambiamento qualitativo radicale» rispetto al passato. L'oratore ha poi citato una serie di cifre, riferite in particolare allo sviluppo sostenibile. Riguardo al processo di Lisbona, i crediti aumenteranno del 62,8 per cento, passando dai 47 miliardi di euro nel 2006 ai 76 miliardi nel 2013. L'aumento sarà del 32% per i fondi di coesione, del 300% per i fondi dedicati all'educazione e alla formazione, del 200% per i fondi dedicati alla ricerca, del 400% per i fondi dedicati alla competitività e ai networks. Per quanto concerne la giustizia, i crediti aumentano di quasi il 200%, da 1 miliardo nel 2006 a 3,6 miliardi nel 2013. L'oratore ha ricordato come l'azione esterna dell'Unione vedrà aumentare i crediti quasi del 40%, da 11 miliardi nel 2006 a 15,7 miliardi nel 2013. Abbiamo fatto delle scelte forti, ma in coerenza precisa con gli obiettivi, «non abbiamo cominciato a costruire dal tetto, abbiamo costruito dalle fondamenta», si tratta di una risposta che io ritengo realistica e ambiziosa, ha detto Prodi, che considera «la fila dei sei ambasciatori che mi porta la lettera dell'1%» come «una scena funeraria». In risposta all'obiezione di essere partiti troppo presto, l'oratore ha ricordato che i tempi sono lunghissimi: consegnata la proposta a fine legislatura, occorreranno almeno 12 mesi, ma il Presidente della Commissione è dell'opinione che ne serviranno almeno 18, arrivando così all'inizio del 2006: «noi non cerchiamo mai di fare del lavoro che non sia utile e che non sia necessario fare», ha concluso Prodi. Michaele SCHREYER ha aperto dicendo che gli obiettivi definiti congiuntamente dagli Stati membri sono estremamente impegnativi. Le prospettive finanziarie definiscono un quadro importante perché stabiliscono quali saranno le politiche, quali saranno i mezzi finanziari per le politiche del futuro. Date le aspettative crescenti degli Stati membri e dei cittadini nei confronti dell'Unione, queste politiche devono essere dotate di fondi finanziari sufficienti, ha detto l'oratrice, che ha ricordato come non si debbano alimentare delle aspettative senza poi fornire le politiche richieste, in quanto questo causerebbe una notevole disillusione presso i cittadini. Ma le politiche dovranno essere finanziate con fondi pubblici europei solo quando questo garantirà un valore aggiunto alle politiche, ha affermato la commissario. Secondo l'oratrice, la proposta dei sei Stati membri che hanno chiesto una limitazione all'1% non solo è incompatibile con gli obiettivi dell'Unione, ma non è neppure realistica. La Commissione per il periodo dal 2007 al 2013 propone una media di stanziamenti d'impegno dell'1,22%. Tenendo conto anche del Fondo di sviluppo e del nuovo Fondo di solidarietà si arriverà al 1,26%, mentre i pagamenti in media raggiungeranno l'1,04% del PIL della Comunità: quindi ci si attesterà all'1,14% in media, ha detto. In merito alla durata delle prospettive finanziarie, la commissario ha ricordato che da un lato sono già state definite le spese per la politica agricola fino al 2013, dall'altro occorre un periodo di transizione per i nuovi Stati membri e affinché possano utilizzare i fondi strutturali. L'oratrice ha sottolineato come la Commissione abbia preso sul serio la proposta del Parlamento di inserire a bilancio il Fondo di sviluppo europeo, e come l'Esecutivo proponga ora nuovi strumenti di flessibilità fra le varie categorie di spesa, al fine di poter definire anche a breve termine nuove priorità e un Fondo di adeguamento alla crescita. Si tratta di una riserva che potrà essere attivata a titolo integrativo qualora una politica, per motivi molto specifici e chiari, debba essere rafforzata, ha detto. I calcoli relativi alla politica strutturale e alla politica di coesione si basano sull'Unione europea a 27. La commissario ha detto anche che, al termine di questa legislatura, possiamo presentarci ai cittadini e affermare che abbiamo cercato di fare il meglio con il bilancio a nostra disposizione; con l'1,2% siamo riusciti a promuovere molte politiche europee. In chiusura, l'oratrice ha concluso ricordando come un punto fondamentale della Costituzione è che il Parlamento europeo dovrà ricevere più competenze nel campo del bilancio, in particolare dovrà poter codecidere in materia di prospettive finanziarie. Quindi le prospettive finanziare richiederanno l'approvazione del Parlamento europeo, ha affermato. |
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Parmalat: nuove norme a difesa del risparmio | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Risoluzione comune sul governo
societario e la vigilanza dei servizi finanziari (caso Parmalat) Estremamente preoccupato dalle ripercussioni socio-economiche del caso Parmalat, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione comune che pone in risalto l'esigenza di migliorare il governo societario e la vigilanza dei servizi finanziari. Riguardo al caso Parmalat, il Parlamento ha espresso la propria preoccupazione quanto al fatto che «in nessuna fase del processo di revisione dei conti sia sorto il minimo sospetto di eventuali malversazioni, né presso gli incaricati dei controlli, né presso l'autorità di regolamentazione o i revisori, né presso le agenzie di rating». Il caso, secondo i deputati, ha rivelato quindi l'importanza della cooperazione fra gli organi nazionali di vigilanza. I deputati, peraltro, ritengono che una soluzione a lungo termine consista nell'istituzione di un'Autorità unica incaricata della vigilanza prudenziale finanziaria in Europa. D'altra parte, per garantire una condotta professionale diligente e un governo societario efficace, il Parlamento rileva l'esigenza di definire norme vincolanti riguardo alla divulgazione dei documenti societari. Tuttavia rammenta che occorre trovare un equilibrio fra la necessità per i diversi soggetti interessati a ricevere informazioni pertinenti e tempestive, e l'opportunità di non imporre eccessivi oneri burocratici e formalità amministrative alle società europee. A tale proposito, l'Aula ritiene che la trasparenza esiga non soltanto la pubblicazione periodica di informazioni finanziarie, ma anche la diffusione di informazioni su questioni sociali, ambientali ed etiche. Peraltro, i deputati ritengono che le direttive già adottate sugli abusi di mercato e sui «Prospectus», così come quelle di prossima presentazione sulla trasparenza e sui servizi finanziari, ridurranno notevolmente il rischio che si ripetano casi analoghi a quello Parmalat. Nel sottolineare come il caso Parmalat denoti la mancanza di trasparenza e il conflitto di interessi nelle relazioni fra banche, società di revisione e imprese, il Parlamento invita la Commissione a prendere l'iniziativa di riunire a livello europeo gli organi e le istituzioni incaricati della sorveglianza e del controllo dei rapporti tra imprese e banche, al fine di tutelare gli interessi dei risparmiatori. Inoltre, insiste affinché l'Esecutivo acceleri i lavori riguardanti l'ottava direttiva sul diritto delle società sull'abilitazione delle persone incaricate della revisione legale. A tale proposito, chiede alla Commissione di preparare una normativa che obblighi le imprese ad alternare le loro società di revisione contabile o a cambiare il socio revisore incaricato dei loro conti. Inoltre, i deputati invitano l'Esecutivo a prendere in esame l'opportunità di altre disposizioni quali il divieto di prestazione, da parte dei controllori dei conti, di qualsiasi servizio diverso dalla revisione contabile ai clienti che sono oggetto di detta revisione. Il Parlamento, poi, sottolinea la necessità di norme destinate a rafforzare le responsabilità del gruppo di revisori e la loro indipendenza rispetto alla direzione, nonché a inasprire e ad armonizzare la sorveglianza pubblica dei revisori dei conti. L'Aula, inoltre, ritiene che la presenza di amministratori indipendenti nei consigli di amministrazione possa migliorare la revisione dei conti delle imprese e, d'altro lato, sostiene la necessità di rafforzare la responsabilità collettiva e individuale dei membri dei consigli di amministrazione. I deputati, peraltro, suggeriscono che la presenza di rappresentanti dei dipendenti in seno ai consigli di direzione o di sorveglianza potrebbe consentire di far valere i loro interessi nel quadro di decisioni che hanno un impatto diretto sul futuro stesso dell'impresa. Per quanto riguarda gli aspetti internazionali, il Parlamento invita la Commissione e gli Stati membri ad esaminare l'opportunità di rivedere le regole e i principi dell'OCSE sul governo societario e di liberalizzare i movimenti di capitali allo scopo di rafforzare la tutela degli investitori. Inoltre, chiede un'accelerazione dei negoziati nell'ambito di tutte le istanze internazionali (Forum sulla stabilità finanziaria del G8, OCSE, GAFI, ecc.) che si occupano di prevedere un inquadramento vincolante per i centri off-shore e altri paradisi finanziari opachi ed incoraggia la Commissione a presentare rapidamente la sua terza proposta di direttiva contro il riciclaggio di denaro. Infine, il Parlamento invita tutti gli istituti finanziari coinvolti a rimborsare gli investitori nel caso di perdite di cui essi stessi sono responsabili e chiede alla Commissione di decidere quanto prima in merito alla compatibilità con la normativa comunitaria delle misure adottate dal governo italiano in relazione alla crisi del settore lattiero del Paese a seguito del caso Parmalat. Per ulteriori informazioni: Elina Viilup (Bruxelles) Tel.(32-2) 28 31056 e-mail : econ-press@europarl.eu.int Agenzie
di rating: il sistema funziona, malgrado le frodi,
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Difendere l'acciaio italiano ed europeo nelle istanze internazionali |
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Il Parlamento europeo invita fermamente la Commissione europea ad agire presso le istanze internazionali al fine di garantire condizioni eque per la concorrenza nel mercato siderurgico mondiale. L'Aula ha adottato una risoluzione comune che fa seguito al dibattito di martedì 10 con la commissario Anna Diamantopoulou, tenutosi a seguito della decisione, da parte del gruppo tedesco Thyssen Krupp, di chiudere il reparto magnetico delle Acciaierie di Terni. I deputati, nell'esprimere solidarietà ai lavoratori interessati e alle loro famiglie, sollecitano la Commissione ad «adoperarsi con decisione» in ambito OMC ed OCSE «al fine di garantire che il mercato globale dell'acciaio operi su basi competitive comuni». Essi hanno manifestato il loro apprezzamento per gli sforzi intrapresi dal commissario Lamy sul conflitto dell'acciaio con gli Stati Uniti ed hanno espresso la loro preoccupazione per la continua perdita di quote di mercato della produzione italiana ed europea di acciaio. Nel corso del dibattito, la commissario Anna Diamantopoulou aveva affermato che l'Unione intende concludere un accordo relativo alle sovvenzioni in questo settore, tenuto conto del fatto che esistono dei Paesi che concedono delle sovvenzioni al di fuori del quadro dell'OMC. Il Parlamento ricorda alla Commissione che rientra nelle sue competenze, dopo l'estinzione della CECA, trattare le conseguenze economiche e sociali dell'evoluzione della siderurgia europea. L'Esecutivo e gli Stati membri sono invitati ad adottare una strategia più determinata di fronte alle ristrutturazioni industriali e al loro impatto sociale. Tutte le sovvenzioni accordate nel quadro dei fondi pubblici, compresi i fondi Strutturali, dovrebbero essere subordinate ad accordi sull'occupazione, lo sviluppo locale e gli investimenti destinati a modernizzare la produzione. I parlamentari auspicano che siano concretamente tutelati gli interessi dei lavoratori e che le aziende europee possano operare sui mercati internazionali «senza subire dumping di ogni sorta». Si chiede inoltre alla Commissione che, al momento della presentazione del terzo rapporto sulla coesione economica e sociale il prossimo 18 febbraio, indichi con chiarezza quali sono le sue proposte sulla tutela del comparto industriale europeo ed in particolare quello siderurgico. L'Aula ricorda infine che gli investimenti nella ricerca, con l'impiego di fondi comunitari attraverso il sesto programma quadro, possono essere utilizzati per elaborare nuovi materiali, design e processi che possono riconfigurare settori industriali tradizionali. Per ulteriori informazioni: Enrico
D'Ambrogio e-mail : constit-press@europarl.eu.int |
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Riconoscimento delle qualifiche professionali | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Stefano ZAPPALA' (PPE/DE, I) Il Parlamento europeo ha adottato la relazione di Stefano ZAPPALA' (PPE/DE, I) sul riconoscimento delle qualifiche professionali. La proposta della Commissione intende modificare 15 direttive allo scopo di facilitare la libera circolazione di lavoratori qualificati tra gli Stati membri. La direttiva si applica ai cittadini comunitari che desiderano praticare una libera professione in uno Stato membro diverso da quello in cui hanno conseguito la loro qualifica professionale. Tra gli aspetti maggiormente dibattuti della proposta figurano gli articoli relativi alle definizioni di professione regolamentata, delle qualifiche professionali e del titolo di formazione, nonché quello relativo al livello di qualifica professionale, laddove l'Aula propone quattro livelli anziché cinque. Non solo, ma la Commissione propone che lo Stato membro di destinazione dovrebbe permettere a quei professionisti che sono stati ammessi ad esercitare una professione attraverso una qualifica ottenuta ad un livello inferiore di essere riconosciuti al livello più alto. Il Parlamento ritiene invece che vada soppressa la possibilità di ottenere la qualifica al livello superiore, poiché essa favorisce il qualification shopping. Occorre altresì garantire il rispetto degli obblighi di natura previdenziale. Tuttavia, qualora nello Stato membro di origine sia stato innalzato il livello di formazione previsto per l'accesso alla professione, lo Stato membro ospitante deve consentire ai professionisti che hanno avuto accesso alla professione sulla base del livello inferiore di ottenere il riconoscimento al livello superiore. I deputati hanno introdotto un nuovo articolo che chiarisce la distinzione tra la libera prestazione dei servizi e la libertà di stabilimento, che fa propria la giurisprudenza della Corte di giustizia. Secondo la proposta dell'Esecutivo, i prestatori di servizi possono operare in un altro Stato membro fino a 16 settimane all'anno senza esservi registrati. I deputati ritengono invece che il criterio delle 16 settimane non sia il più appropriato per definire se una data attività costituisca una libera prestazione dei servizi. Lo Stato membro ospitante deve tener conto della presenza di impianti fissi, della durata e dell'essenza dell'attività stessa, nonché della sua frequenza, della sua periodicità e della sua continuità. Secondo i parlamentari, lo Stato membro ospitante può dispensare i prestatori di servizi stabiliti in un altro Stato membro, ad eccezione dei prestatori di servizi sottoposti a un regime particolare di responsabilità professionale, come ad esempio nel caso dei servizi sanitari e sociali, dai requisiti imposti ai professionisti stabiliti sul suo territorio. Qualora però un prestatore di servizi desideri esercitare attività nell'ambito di professioni sottoposte a un regime particolare di responsabilità professionale, gli Stati membri possono richiedere l'iscrizione temporanea automatica o l'affiliazione pro forma a un'organizzazione o a un organismo professionale. Nel caso in cui la professione sottoposta a un regime particolare di responsabilità professionale sia regolamentata nello Stato membro ospitante, ma non nello Stato membro d'origine del prestatore di servizi, lo Stato membro ospitante può richiedere che, prima di esercitare le sue attività professionali, il prestatore di servizi si iscriva in un registro presso le autorità competenti dello Stato membro ospitante. La Commissione è invitata a valutare, cinque anni dopo l'entrata in vigore della direttiva, la realizzabilità del sistema di livelli sopra menzionato. Se, di fatto, il livello di qualifica dei diplomi dimostra palesi differenze tra gli Stati membri, l'Esecutivo dovrà presentare proposte per un sistema di punti e crediti collegato alla qualità e ai contenuti dell'istruzione e della formazione professionale nei diversi Stati membri. Per ulteriori informazioni: Miriam Orieskova (Bruxelles) Tel.(32-2) 28 31054 e-mail : lega-press@europarl.eu.int |
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