Prospettive finanziarie: il Parlamento chiede mezzi adeguati alle
ambizioni dell'Unione
Reimer BÖGE (PPE/DE, DE)
Relazione sulle sfide e i mezzi finanziari dell'Unione allargata nel
periodo 2007-2013
Doc.: A6-0153/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 7.6.2005
Votazione: 8.6.2005
Votazione
Con 426 voti
favorevoli, 140 contrari e 122 astensioni, l'Aula ha adottato la
relazione d'iniziativa di Reimer BÖGE (PPE/DE, DE) che
definisce gli importi che saranno difesi dal Parlamento nei
negoziati con il Consiglio in merito alle prossime prospettive
finanziarie. Senza l'accordo tra il Parlamento europeo e il
Consiglio sul pacchetto finanziario, ammoniscono i deputati, «non
saranno adottate prospettive finanziarie».
I deputati, che
accolgono «con relativo favore» le proposte della Commissione,
considerandole «una base accettabile per l'analisi e i negoziati
futuri», propongono crediti di pagamento pari all'1,07% del Reddito
Nazionale Lordo (883 miliardi di euro per tutto il periodo) e 1,18%
dell'RNL in crediti di impegno (975 miliardi di euro).
Il Parlamento
attira inoltre l'attenzione del Consiglio su alcune priorità
politiche che ritiene particolarmente importanti e che devono essere
considerate nel quadro finanziario al fine di riflettere «le
crescenti ambizioni» dell'Europa allargata e consentirle di far
fronte alle «sempre maggiori responsabilità interne e esterne».
A titolo di
«opzioni per alternative», formulano quindi una serie di
osservazioni che prevedono anche delle riallocazioni di spese.
La proposta della
Commissione, prevede tassi pari all'1,14% per i crediti di pagamento
(943 miliardi di euro) e all'1,24% in crediti di impegno (1.022
miliardi di euro), mentre l'ultima proposta di compromesso della
Presidenza del Consiglio prevede l'1,06% in crediti d'impegno (circa
873 miliardi di euro). A larga maggioranza, l'Aula ha respinto due
risoluzioni alternative presentate dai Verdi e dal gruppo GUE/NGL.
Rispetto alla
proposta dell'Esecutivo, il Parlamento ha scelto di non integrare il
Fondo europeo di Sviluppo (FES, 21,876 miliardi di euro) all'interno
del quadro finanziario, temendo che la sua inclusione possa
inficiare le dotazioni della altre politiche.
Inoltre, propone
di creare una serie di riserve al di fuori del quadro finanziario al
fine di poter affrontare delle situazioni impreviste o difficilmente
programmabili in anticipo (coesione, aiuti d'urgenza, fondo di
solidarietà, fondo di garanzia) e agevolare l'adattamento economico
dell'Unione nel campo della competitività.
Questa strategia
mira a garantire una maggiore flessibilità nel funzionamento
dell'Unione e ad agire meglio nel quadro della Strategia di Lisbona.
Se questi importi fossero stati integrati, la proposta del
Parlamento europeo sarebbe praticamente equivalente a quella
dell'Esecutivo (-0,01%).
Schematicamente,
la relazione prevede i seguenti importi per i crediti di impegno di
ogni singola rubrica e per tutto il periodo di programmazione:
- Crescita
sostenibile - coesione, crescita e occupazione: 459 miliardi di euro
- Conservazione e
gestione delle risorse naturali: 396,2 miliardi di euro
- Cittadinanza,
libertà sicurezza e giustizia: 19,4 miliardi di euro
- L'UE come
partner globale: 70,6 miliardi di euro
In linea
generale, i deputati si dicono consapevoli «del difficile contesto
politico, economico e sociale in cui si trovano numerosi Stati
membri», ma ricordano che il bilancio comunitario è cresciuto
decisamente meno dei bilanci nazionali dell'UE-15 tra il 1996 e il
2002 (8,2 % contro 22,9%). Inoltre, colgono l'occasione per
sottolineare che il massimale delle risorse proprie stabilito nel
1993 per 15 Stati membri è rimasto da allora invariato e che il
bilancio dell'UE ha un'incidenza inferiore al 2,5% sulla spesa
pubblica complessiva dell'Unione, «a fronte di una media del 47%
dell'RNL dell'UE per la spesa pubblica totale».
D'altra parte, il
Parlamento ritiene che i costi dell'allargamento devono essere
affrontati in modo equo e paritario e, potendo «essere sostenuti
benissimo» dai 15 vecchi Stati membri dell'UE, «devono essere
considerati il minimo, tenendo conto dei benefici politici, sociali
ed economici che la riunificazione dell'Europa comporta per tutta
l'Unione».
I deputati si
dicono poi convinti che le prospettive finanziarie possano
permettere uno sviluppo equilibrato delle risorse finanziarie
destinate all'Unione a condizione che vengano utilizzate per azioni
con un vero valore aggiunto europeo. Esse inoltre dovranno
ottimizzare la concentrazione e la complementarità con azioni svolte
a livello nazionale «per limitare, quanto più possibile, l'onere sui
contribuenti», ed essere spese nell'ottica di una sana gestione
finanziaria.
Infine,
ribaltando quanto votato dalla commissione temporanea, su proposta
di deputati italiani provenienti da diversi gruppi, la relazione si
dice favorevole alla proposta dell'Esecutivo di definire un quadro
finanziario settennale. La maggioranza dei deputati, infatti,
ritiene che un periodo più breve «non sia fattibile dal punto di
vista tecnico e politico» e che una programmazione a più lungo
termine contribuisce alla stabilità del sistema, «agevolando nel
contempo la pianificazione della politica di coesione» e di altri
strumenti di bilancio.
Rubrica 1:
Crescita sostenibile
(459 miliardi di euro)
Questa rubrica
comprende, tra le altre cose, la politica regionale, la ricerca,
l'istruzione e la formazione, la politica sociale e le reti
transeuropee.
La Politica
regionale è considerata dai deputati «uno strumento
indispensabile per promuovere la coesione sociale economica e
territoriale» e ne sottolineano l'importanza per il conseguimento
degli obiettivi di Lisbona. L'esistenza di una politica regionale
europea forte e dotata di sufficienti risorse finanziarie è, a loro
parere, «una condizione sine qua non perché l'Unione possa
affrontare i successivi allagamenti e ridurre le discrepanze
regionali».
A tal fine,
ritengono che vada conservata la struttura basilare della
programmazione a tre pilastri con la relativa proporzionalità e
reputano pertanto adeguati gli importi dello 0,41% dell'RNL
dell'Unione e del 4% dell'RNL dei nuovi Stati membri. A condizione,
però, che gli Stati membri «possano garantire la realizzazione degli
interventi a integrazione delle misure nazionali e regionali e che
sia messo a disposizione un cofinanziamento corrispondente»
(ricorrendo a fondi pubblici e privati).
I deputati si
dicono inoltre determinati a controllare la rigorosa applicazione,
da parte della Commissione, della regola N+2 nell'ambito dei fondi
strutturali. D'altra parte, prepongono un meccanismo di transizione
che consenta alle regioni interessate dall'effetto statistico di
continuare a beneficiare di un sufficiente sostegno comunitario, «in
quanto nessuna regione dovrebbe ritenere di essere stata penalizzata
dall'allargamento».
Inoltre, i
deputati chiedono che le regioni di transizione, in particolare
dell'obiettivo 1 e 2, ricevano «un sostegno adeguato» e ottengano
«un trattamento preferenziale nell'applicazione delle norme sugli
aiuti di Stato».
In merito alla
Ricerca, il Parlamento sottolinea che essa costituisce «il
fulcro dell'economia basata sulla conoscenza» e rappresenta un
fattore fondamentale «per la crescita e lo sviluppo sostenibile, la
competitività delle imprese, l'occupazione e la realizzazione degli
obiettivi della strategia di Lisbona». Pertanto, gli sforzi in
materia di ricerca dovrebbero essere potenziati e consolidati a
livello europeo. Le attuali prospettive finanziarie devono inoltre
contribuire in modo sostanziale a raggiungere l'obiettivo definito
dal Consiglio europeo di Barcellona del 2002 per un aumento della
spesa per R&S al 3% dell'RNL dell'UE entro il 2010.
In proposito, nel
ritenere che gli strumenti finanziari debbano essere rielaborati in
modo più preciso e mirato, i deputati reputano che l'istituzione di
un programma ambizioso per la competitività e l'innovazione dotato
di risorse finanziarie adeguate «sia di vitale importanza» per
sostenere una politica industriale orientata verso la prosperità, in
particolare per le PMI. Alla Commissione, inoltre, è chiesto di
proporre uno snellimento delle sue procedure finanziarie al fine di
agevolare l'attuazione della politica di ricerca.
In merito alle
Reti transeuropee, la relazione accoglie favorevolmente la
proposta della Commissione sui progetti prioritari TEN-T,
sottolineandone l'importanza strategica «per un definitivo
consolidamento del mercato interno». Tuttavia rileva che le risorse
destinate ai 30 progetti prioritari nel settore dei trasporti, e il
programma Marco Polo, «costituiscono un importo minimo che va
considerato suscettibile di revisione al rialzo».
I deputati
chiedono un finanziamento adeguato per lo sviluppo delle
interconnessioni dei trasporti e delle infrastrutture comuni
condivise dai paesi e insistono che questo «dovrebbe essere
subordinato alla garanzia, da parte degli Stati membri, di un
adeguato finanziamento a livello nazionale e di un idoneo accesso
alla rete da parte delle regioni interessate».
Nell'osservare
che il nuovo regolamento prevede anche infrastrutture di
finanziamento nel programma TEN-E (energia), a differenza del
precedente quadro 2000-2006, i deputati sono del parere che
nell'ambito di tale programma il sostegno vada incentrato sugli
studi e propongono una riassegnazione interna di 200 milioni di euro
dalla TEN-E all'Agenda sociale.
Anche per quanto
riguarda l'Istruzione e la formazione il Parlamento reputa
che la proposta di dotazione rappresenti «il minimo assoluto
necessario per la realizzazione degli obiettivi comunitari». Esso,
infatti ritiene che l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita
costituisca «una delle massime priorità» ed «un fattore fondamentale
per la crescita, l'inclusione sociale e la competitività».
Sottolineando poi la necessità di rafforzare le mobilità degli
studenti in tutta l'Unione e accogliendo positivamente il
consolidamento in un unico strumento, i deputati sostengono che, per
conseguire gli obiettivi del programma, occorra aumentarne di 670
milioni di euro la dotazione.
Rubrica 2:
Conservazione e gestione delle risorse naturali
(396,2 miliardi
di euro)
Questa rubrica
comprende, principalmente, la politica agricola, lo sviluppo rurale,
la politica della pesca e la protezione dell'ambiente.
Riguardo alla
Politica agricola comune (PAC), i deputati osservano che,
secondo le proposte della Commissione, il volume degli stanziamenti
destinati all'agricoltura scenderà dal 45% nel 2007 al 35% nel 2013.
Tuttavia, pur
notando che si tratta di un aumento nominale limitato al 3% nel
corso del periodo, reputano che esso continui a rappresentare «un
volume sproporzionato di stanziamenti che sarà persino più elevato
se alcune politiche verranno ridotte rispetto ad altre».
Inoltre,
respingendo «ogni tentativo di rinazionalizzare la PAC», i deputati
temono che, in assenza di un accordo politico e finanziario, rimanga
in dubbio il finanziamento delle misure relative al mercato e dei
pagamenti diretti a favore della Bulgaria e della Romania al di
sopra del massimale convenuto dal Consiglio nel 2002 per un'Unione a
25.
Pertanto, al fine
di garantire il livello di sostegno fissato, propongono che se le
esigenze superano le previsioni «si debba dare il via alla
possibilità di un processo di introduzione progressiva del
cofinanziamento obbligatorio nell'ambito dell'UE a 15».
I deputati
appoggiano un aumento sostanziale dei fondi destinati allo
Sviluppo rurale per affrontare i problemi dell'occupazione e
della competitività nelle aree rurali e reputano che investire in
delle aree «implichi anche un sostegno alle imprese che promuovono
la diversificazione di tali zone». La proposta della Commissione per
la dotazione del nuovo Fondo di sviluppo rurale, a loro parere, è
«estremamente limitata» e, pertanto, costituisce «un minimo
assoluto».
D'altra parte, il
Parlamento, plaude all'approccio della Commissione volto a integrare
Natura 2000 nel Fondo di sviluppo rurale e nei Fondi strutturali, ma
insiste, a tale riguardo, su un meccanismo giuridicamente vincolante
«che garantisca una adeguata attuazione e assicuri un finanziamento
comunitario» al programma per un importo di 21 miliardi di euro.
Rubrica 3:
Cittadinanza, libertà sicurezza e giustizia
(19,4 miliardi di euro)
Tale rubrica
comprende, principalmente, le politiche in materia di asilo e
immigrazione, frontiere esterne e sicurezza, giustizia e diritti
fondamentali, cultura e gioventù, cittadinanza.
Il completamento
dello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia è, per i
deputati, una delle priorità politiche e ritengono che lo
stanziamento proposto per tale settore (pari a circa 2/3 dei
finanziamenti previsti nella proposta rubrica 3), seppur rappresenti
un aumento sostanziale, «potrebbe non essere sufficiente a coprire
le necessità e le ambizioni dell'Unione europea in materia definite
dal Parlamento europeo e dal Consiglio».
Essi, infatti,
reputano necessario un aumento di 1 miliardo di euro per conseguire
gli obiettivi del Parlamento e ritengono, inoltre, che alla rubrica
3 «debba essere lasciato un margine sufficiente per far fronte a
esigenze impreviste e a nuovi sviluppi». L'aumento dei crediti
dovrebbe essere concesso prioritariamente a Europol e Eurojust,
tenuto conto della priorità attribuita alla lotta contro il crimine
organizzato e il terrorismo.
Ritenendo
prioritario il programma Gioventù in azione, il Parlamento
accoglie con favore la proposta di razionalizzazione degli strumenti
comunitari in tale settore e ritiene che, per conseguire gli
obiettivi del programma, sia necessario aumentare il relativo
importo da 811 milioni di euro a 1 miliardo di euro.
I deputati
inoltre vedono con favore la razionalizzazione degli strumenti
comunitari in campo culturale prevista dalla proposta della
Commissione (Cultura 2007). Tuttavia, nel deplorare «che attualmente
si spendano per le arti appena 7 centesimi pro capite del bilancio
comunitario», la relazione ritiene necessario portare l'attuale
importo di 360 milioni di euro a 500 milioni di euro.
Giova, infine,
sottolineare che i deputati sottolineano l'esigenza per l'Unione di
rendere disponibili le risorse necessarie a sostenere un'efficace
strategia d'informazione e comunicazione «intesa a spiegare ai
cittadini il funzionamento delle istituzioni, che sono al loro
servizio, e i motivi per cui perseguono determinati obiettivi
politici».
Rubrica 4: L'UE
come partner globale
(70,6 miliardi di euro)
Questa rubrica
riguarda soprattutto la PESC, la politica di vicinato, la
cooperazione e l'aiuto umanitario.
Deplorando la
«pressione» che subisce tradizionalmente tale rubrica dal punto di
vista degli stanziamenti, i deputati insistono affinché alle
azioni esterne venga garantito «un livello di finanziamenti
sufficiente a consentire all'UE di divenire un vero "partner
globale" nel mondo e a dotarla delle risorse adeguate alle sue
ambizioni politiche e ai suoi impegni internazionali». La relazione,
inoltre, segnala la necessità di un elevato livello di flessibilità
e di un margine sufficiente in caso di eventi imprevisti. L'Aula,
inoltre, chiede che la distribuzione dei fondi PESC rientri
nell'ambito del bilancio dell'Unione e sia quindi posto sotto
l'autorità del Parlamento.
I deputati si
dicono fermamente convinti della necessità di aumentare le risorse
finanziarie per approfondire le relazioni con i paesi vicini
e fornire un adeguato livello di finanziamenti per i paesi candidati
potenziali e per i paesi candidati, «in modo da garantire
loro un trattamento corretto ed equo».
D'altra parte,
richiamano l'attenzione sul fatto che le risorse disponibili per le
relazioni dell'Unione con i paesi in via di sviluppo vanno
considerate «appena sufficienti per onorare l'impegno europeo» di
aiutare tali paesi a raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del
Millennio entro il 2015. Essi, infine, accogliendo con favore
l'imminente istituzione di un servizio europeo per l'azione
esterna, insistono sul fatto che i suoi costi amministrativi
devono rientrare interamente nel bilancio dell'UE.
La relazione
chiede quindi un aumento di 2,5 miliardi di euro e una
riassegnazione di 1,5 miliardi, in particolare per lo strumento di
preadesione e per lo strumento di vicinato e partenariato, per
finanziare le crisi e riconfigurare la politica estera.
Flessibilità e
riserve
Lo strumento di
flessibilità,
indispensabile a far fronte agli imprevisti, dovrà essere rivisto e
la sua dotazione aumentare fino a 500 milioni di euro all'anno
(contro i 200 attuali).
Questo nuovo
strumento, che i deputati ritengono una parte «non negoziabile»
dell'accordo interistituzionale, sarebbe finanziato attraverso una
riprogrammazione all'interno di ogni rubrica del bilancio, con lo
storno di crediti non utilizzati o con l'apporto di nuovi crediti
qualora le due opzioni precedenti non fossero percorribili.
Per quanto
riguarda le riserve, il Parlamento propone la creazione di
una riserva per la competitività (massimo 7 miliardi di euro, in
sostituzione del Fondo d'adeguamento per la crescita), una riserva
per la coesione (3 miliardi), l'aiuto d'emergenza (1,5 miliardi) e
il Fondo di solidarietà (6,2 miliardi).
Dibattito
Il Presidente
BORRELL, aprendo il dibattito ha sottolineato come l'argomento
sia di fondamentale importanza per il futuro dell'Unione e,
pertanto, si è rammaricato delle forti assenze in Aula che
«denotano una sorprendente unanimità tra i di versi gruppi politici».
Intervento del
relatore
Il relatore
Reimer BÖGE (PPE/DE, DE), ha sottolineato che il progetto di
relazione è stato adottato dalla commissione temporanea con una
maggioranza di 2/3 che ha auspicato si riproponga per il voto in
Plenaria. La relazione, frutto di una proficua collaborazione con
tutte le altre commissioni parlamentari permanenti, rappresenta una
soluzione sostenibile e coerente per il deputato, che ha quindi
ricordato come «senza l'accordo del Parlamento non ci saranno
prospettive finanziarie», poiché non si è disposti a un accordo
«a tutti i costi».
Su alcuni
aspetti, ha spiegato, si è seguito l'approccio della Commissione, vi
sono dei tagli ove è necessario ma vengono anche illustrate le
priorità del Parlamento, trovando una sintesi tra sussidiarietà e
valore aggiunto europeo e tenendo conto della disciplina di
bilancio.
Il relatore ha
quindi sottolineato che la relazione afferma l'intenzione di
semplificare i programmi e riformare il regolamento di bilancio e
pretende il rispetto delle prerogative del Parlamento. Evidenziando
quindi l'importanza attribuita dai deputati alla ricerca, alla
formazione e alla coesione, ha poi sostenuto che alcune politiche -
come quella estera - rischiano di incontrare problemi ed ha posto
l'accento sulle proposte in merito al nuovo strumento di
flessibilità e all'uso delle riserve.
Spiegando che la
soluzione ipotizzata dalla commissione temporanea rappresenta
l'1,18% del Reddito Nazionale Lordo (RNL) in crediti di impegno e
l'1,07% in crediti di pagamento, il relatore ha concluso affermando
che la relazione in esame rafforza la posizione negoziale del
Parlamento e fornisce alla Commissione la possibilità di intervenire
con proposte costruttive al fine di permettere all'Unione di
avvicinarsi ai cittadini.
Dichiarazione del
Consiglio
Nicolas SCHMIT,
a nome del Consiglio, si è detto pronto a un dialogo costruttivo con
il Parlamento sottolineando che il tema in discussione è della
massima importanza per l'Unione, «in un momento in cui non ha
diritto al fallimento». Il Parlamento, per il Ministro, ha dato
prova di realismo adottando un approccio coerente che definisce un
quadro di massima per i futuri negoziati in seno al Consiglio.
Negoziati che
sono solo nella prima fase e, ha precisato, per poter disporre delle
prospettive finanziarie è necessario il consenso del Parlamento. La
Presidenza, ha proseguito, è determinata a giungere a un accordo per
il Vertice del 16 e 17 giugno e, in tale prospettiva, «nulla
dovrebbe distoglierci dall'importante obiettivo che consiste nel
fare in modo che l'Unione disponga di risorse adeguate per svolgere
i compiti che l'attendono nei prossimi anni».
Nel sottolineare
la necessità di conoscere le disponibilità finanziarie il prima
possibile, il Ministro ha quindi illustrato a grandi linee i
contenuti del quadro negoziale proposto dalla Presidenza e
attualmente in discussione al Consiglio. Innanzitutto, si è dovuto
procedere - «purtroppo o inevitabilmente» - ad alcuni tagli
al fine di trovare un equilibrio.
I crediti totali
ammontano a 570 miliardi di euro e corrispondono all'1,06% del
Reddito Nazionale Lordo e ad un aumento medio compreso tra il 5 e il
18% rispetto al 2006. Nel riaffermare la determinazione della
Presidenza a disporre delle risorse necessarie per portare avanti le
politiche, egli ha però sottolineato che la debole crescita
economica negli Stati membri ha inevitabili conseguenze sul
dibattito in materia di bilancio.
Riguardo alla
politica di coesione, ha tenuto a precisare che l'obiettivo non è di
giungere a un riduzione della sua dotazione e che questa non
rappresenta «la variabile di aggiustamento al ribasso» in
quanto va garantita la solidarietà all'interno dell'Unione europea.
La Presidenza, ha spiegato, ha cercato di limitare al massimo le
riduzione e la dotazione in esame rappresenta lo 0,37% del RNL. Sono
state proposte delle modifiche nell'attribuzione dei fondi - «non
senza difficoltà» - per garantire il principio della solidarietà
ed aiutare chi ha maggiormente bisogno del sostegno comunitario.
Nell'ammettere che ciò ha reso scontenti alcuni Stati membri e
talune regioni, il Ministro ha quindi sottolineato la ristrettezza
del margine di manovra disponibile.
Per quanto
riguarda la Strategia di Lisbona, l'oratore ha sottolineato che il
Vertice di marzo ha ridefinito le priorità e che queste devono
essere dotate dei necessari mezzi finanziari. La Presidenza, ha
proseguito, ha proposto degli aumenti delle dotazioni per
l'occupazione e la formazione, nonché per lo spazio di libertà,
sicurezza e giustizia e per le relazioni esterne.
Sottolineando
l'importanza di trovare un accordo anche sul fronte delle risorse,
il Ministro ha schiarito che il punto di partenza della proposta
della Presidenza sono le conclusioni in merito al rimborso
britannico. A tale proposito ha spiegato che, nel 2007, la
compensazione dovrebbe ammontare alla media nominale dei 7 anni
precedenti le ultime adesioni e, successivamente, diminuire al fine
di garantire l'equità e la solidarietà.
Inoltre, sono
proposte delle misure specifiche per Germania, Paesi Bassi e Svezia
che prevedono un congelamento allo 0,3% della risorsa IVA. Il
Ministro ha quindi concluso affermando che tutti dovranno dar prova
della volontà politica per giungere a un accordo e che le proposte
della Presidenza rappresentano la base di un negoziato che andrà poi
valutato dal Parlamento.
Dichiarazione
della Commissione
Per José Manuel
BARROSO la relazione in discussione dimostra la volontà del
Parlamento di dare un contributo decisivo al dibattito che egli
valuta fondamentale per il futuro dell'Unione. Notando che essa
presenta molte convergenze con la posizione della Commissione, il
Presidente dell'Esecutivo ha sottolineato che ciò non lo sorprende
in quanto le due Istituzioni hanno utilizzato lo stesso metodo:
prima si definiscono le priorità politiche, poi i mezzi finanziari
per conseguirle. Si tratta di un approccio, ha spiegato, che
consente di convincere i cittadini del buon utilizzo delle loro
risorse.
A parere del
Presidente occorre lavorare nello spirito dell'Accordo
interistituzionale, un accordo tra le tre Istituzioni che
condividono la responsabilità e che hanno tutte un ruolo
determinante. In quest'ottica, la definizione della posizione del
Parlamento e il trilogo del 14 giugno rappresentano delle tappe
chiave verso un accordo che deve concludersi in temi rapidi. Pur
rimanendo talune divergenze, ha aggiunto, le rispettive riflessioni
hanno portato le due Istituzioni a delle conclusioni «che sono in
realtà molto vicine».
La risoluzione in
discussione, ha proseguito, è completa ed equilibrata e si vale di
un ampio consenso in seno ai gruppi politici. Barroso ha quindi
sottolineato l'importanza che l'alleanza tra Commissione e
Parlamento tenga fino alla fine dei negoziati. Tenuto conto delle
divergenze in seno al Consiglio, il Presidente si è detto comunque
convinto che sarà possibile trovare un accordo nelle prossime
settimane.
L'accordo è
necessario, ha spiegato, soprattutto per non privare i cittadini
delle politiche di cui hanno bisogno e per dimostrare loro che,
nonostante le difficoltà, l'Europa «è capace di agire, ha un
progetto per il futuro ed è capace di attuarlo». Occorre,
inoltre, «rispondere con l'azione a coloro che pensano che
l'Europa possa fermarsi e paralizzarsi».
Barroso si è poi
soffermato sulla proposta della Presidenza, sottolineando che, in
materia di coesione, nonostante i risparmi la dotazione complessiva
rimane integra. In quanto alle risorse, la soluzione in discussione
«non è l'ideale» ma le condizioni sono tali da non rendere
percorribile quanto ipotizzato dall'Esecutivo e, in fin dei conti,
si tratta quindi di una soluzione equilibrata.
D'altro canto il
Presidente della Commissione ha definito «deludenti» le
proposte su competitività, crescita e occupazione, giustizia,
libertà e sicurezza nonché politica estera. In queste materie, ha
sottolineato, l'Unione dovrà fare dei sacrifici veri ed effettivi.
Egli ha quindi concluso che non potrà essere accettato un accordo al
ribasso e che occorre dare nuovo slancio all'Unione al fine di
rispondere alle attese dei cittadini.
Interventi dei
deputati italiani
Enrico LETTA
(ALDE/ADLE, IT), relatore per parere della commissione per i
problemi economici e monetari, ha affermato che al momento del voto
della relazione «il Parlamento europeo avrà la prima occasione
per reagire all'incertezza determinata dall'esito dei referendum
francese e olandese».
Giudicando la
relazione in esame «buona, equilibrata ed omogenea alla proposta
della Commissione Prodi», il deputato ha sottolineato che essa
mantiene un livello adeguato di risorse per l'Unione e garantisce
alle regioni in ritardo di sviluppo di continuare a godere del
sostegno dell'Unione. Inoltre, essa cerca di non penalizzare nessuno
a causa dell'allargamento, punta sulla coesione ma anche sulla
competitività, attribuendo un ruolo di primo piano alla ricerca e
all'innovazione tecnologica.
Tuttavia, aldilà
dei miglioramenti che possono essere apportati, ha insistito il
deputato, «è importante considerare il valore concreto e
simbolico dell'approvazione di questo testo da parte del Parlamento».
«Il segnale positivo è duplice», ha proseguito. Il
raggiungimento di un accordo nei limiti temporali stabiliti e, in
particolare, «il rifiuto della drastica riduzione delle risorse»,
rappresentano «la dimostrazione della volontà di non cedere a
tentazioni di rinazionalizzazione».
Questo voto, ha
aggiunto, deve suonare come un appello al Consiglio europeo della
prossima settimana, «affinché giunga ad un accordo che sia il più
possibile vicino alla nostra posizione». Non ritenendo che
l'ultima proposta del Consiglio «vada nella buona direzione», ha
quindi concluso concordando con il Presidente Barroso sulla
necessità di un rilancio e questa «è la prima decisione cruciale
per un siffatto rilancio dell'Unione».
Umberto
PIRILLI (UEN, IT), dopo essersi complimentato con il relatore
per la capacità di sintesi delle diverse tendenze emerse e per il
buon lavoro svolto, ha voluto soffermarsi «sulla trilogia
Parlamento, Commissione, Consiglio». I primi sono assertori del
mantenimento degli stanziamenti d'impegno al livello attuale o di
poco inferiore, il Consiglio, invece, è difensore della prerogativa
degli Stati membri i quali «sono preoccupati - e dopo il voto di
Francia e Olanda sulla Costituzione lo sono ancora di più - del
malessere che avviluppa come una morsa l'Unione».
Essi si illudono,
riducendo i fondi, di salvare le loro rispettive posizioni,
«tutte a rischio Cina, India, USA, rivoluzione globale,
competitività, innovazione». Quella europea, ha proseguito, è
una società composita «che vive al di sopra delle sue
possibilità» e che è sempre più a rischio «perché ha
istituzioni rigide, un governo a sovranità limitata, una banca
centrale senza anima». Ridurre gli interventi, ora, in luogo che
aumentarli come sarebbe invece necessario, ha quindi concluso il
deputato, «significa perdere fiducia e competitività e non
investire nel futuro e nel consenso dei nostri popoli nei confronti
delle nostre istituzioni».
Roberta
ANGELILLI (UEN, IT), «da europeista convinta» ma anche da
deputato italiano «che è qui per rappresentare e difendere gli
interessi della sua nazione», ha definito «inaccettabile»
la proposta Junker «che fissa ad un misero 1,05% del PIL» il
contributo degli Stati membri al budget europeo. Solo per l'Italia,
che è contributore netto dell'UE, ciò significa un taglio di circa 8
miliardi di euro l'anno, ha precisato. Sono «ridotti all'osso»
anche i fondi per l'occupazione, soprattutto per donne e giovani e
per la giustizia, sono cancellati quasi la metà dei fondi per
ricerca, innovazione e reti transeuropee, «con buona pace della
strategia di Lisbona». «Troppi tagli e troppe anche le
contraddizioni», ha quindi esclamato.
Per la deputata
occorre anche cancellare «l'eccezione, il privilegio, che vede la
Gran Bretagna ottenere il rimborso di una parte consistente dei
contributi versati». Si tratta di un provvedimento, ha spiegato,
voluto dalla Thatcher nell'84 e «purtroppo ed incomprensibilmente
riconfermato» durante la Presidenza Prodi, un rimborso
«pagato in gran parte dalla Francia e dall'Italia». La proposta
Juncker, ha quindi concluso, «è l'ennesima dimostrazione
dell'abissale distanza che esiste tra la burocrazia europea e le
reali esigenze dei popoli degli Stati europei».
Gianni
PITTELLA (PSE, IT) ha esordito affermando che l'esito del
referendum ha avuto un impatto così forte nel dibattito politico e
nella psicologia dei cittadini, che qualche commentatore è stato
spinto a chiedersi finanche se, «dopo il compimento della grande
missione di pacificazione assolta dall'Europa», vi sia ancora
bisogno delle istituzioni europee.
Noi sappiamo
bene, ha invece sottolineato il deputato, «che l'Europa non è
soltanto utile ma è necessaria» e che, affinché l'Europa sia
utile, coesa e competitiva, e dunque percepita come necessaria dai
cittadini, «essa deve poter sviluppare le sue politiche ed essere
dotata delle risorse per farlo». Egli ha quindi affermato che è
questo il senso della battaglia che il Parlamento sta conducendo
sulle prospettive finanziarie e che risulta in modo
«soddisfacente, realistico, ma non rinunciatario» nella
relazione in esame.
Sottolineando poi
che l'intesa con il Consiglio dipende molto dall'ampiezza del voto
che otterrà la relazione e «moltissimo dalla capacità dei capi di
governo di non farsi travolgere dal culto dei propri orti nazionali»,
il deputato ha dichiarato di aver apprezzato le «parole chiare e
determinate» di Barroso. Il Presidente Juncker, pertanto, dovrà
mettere le sue grandi doti negoziali «al servizio di un'intesa
dignitosa» e dovrà evitare «di trascinarsi in un'infinita
mediazione bilaterale che rischia di penalizzare alcuni in modo
ingiusto e ingiustificabile».
L'oratore ha
quindi concluso rivolgendo un appello ai colleghi affinché difendano
«con un voto ampio e compatto il diritto dovere dell'Unione ad
esistere e ad operare».
Francesco
MUSOTTO (PPE/DE, IT) ha voluto sottolineare che uno dei meriti
del relatore è «di guardare al processo di integrazione europea
come ad una dinamica politica in pieno divenire, con traguardi ed
ambizioni di alto profilo: fiducia, prospettive e slancio» ed ha
aggiunto che è «di questo l’opinione pubblica ha oggi bisogno per
non finire preda dello scetticismo e della rassegnazione».
La relazione, per
il deputato, è frutto di un lavoro delicato che ha richiesto
un'analisi complessa e «che si è tradotto in efficaci proposte
politiche», un risultato ancor più meritorio, ha aggiunto, se si
considera il clima difficile, «soprattutto per la pressione delle
cieche spinte rigoriste» cui è stato sottoposto.
La risoluzione,
ha poi spiegato, indica le priorità attraverso cui passa il rilancio
dell’Europa: l'intoccabilità della politica di coesione,
l’importanza di promuovere la competitività e lo sviluppo
dell’Unione, l’esigenza di una sempre più efficace politica comune
nel settore della Giustizia e degli Affari Interni, la necessità di
dare slancio alle relazioni esterne ed alle dinamiche di
integrazione del mercato unico, come pure la valorizzazione del
concetto di flessibilità per conferire agilità ed efficacia al
quadro finanziario europeo.
Tuttavia, ha
osservato, la posizione del Parlamento europeo, così come è
delineata nella relazione Böge, «diverge sensibilmente dal
documento di lavoro presentato dalla Presidenza lussemburghese il 2
giugno scorso». Pertanto, il deputato ha espresso il timore che
il Consiglio europeo «possa approvare un compromesso dai
contenuti, politici e finanziari, molto deludenti».
Nella
consapevolezza che si tratterà di un compromesso «frutto di una
mediazione sofferta», ha quindi affermato, «non faremo
mancare mai la nostra disponibilità a trovare soluzioni equilibrate
e faremo tutto il possibile per sventare l’eventualità di uno
scontro istituzionale». Tuttavia, ha concluso, deve essere
chiaro che «non si potrà fare appello al nostro senso di
responsabilità per associare il Parlamento europeo ad un esercizio,
che produca l’effetto di mortificare il processo di integrazione».
Repliche
Nella replica,
Nicolas SCHMIT ha affermato che «l'eccellente relazione»
aiuterà il Consiglio a trovare un compromesso ma, sottolineando le
contraddizioni emerse dal dibattito, ha evidenziato che la
Presidenza si trova a dover gestire contraddizioni ancora più
importanti a livello di capi di Stato e di governo. Agire o meno sul
rimborso britannico, riduzione o meno delle spese agricole sono
alcune delle domande a cui si dovrà rispondere.
Il Lussemburgo
avrebbe sottoscritto la proposta della Commissione, ha affermato, ma
in quanto Presidenza si trova a dover affrontare alcuni problemi su
taluni dei suoi aspetti. Sulla base di queste proposte, ha
precisato, «non sarà possibile giungere a un compromesso» al
Vertice.
Occorre quindi
individuare i capitoli di spesa che possono essere ridotti e di
quanto, senza togliere al bilancio comunitario «il suo impatto,
la sua influenza e la sua capacità di orientamento politico che può
esercitare il bilancio». Se qualcuno si è lamentato dei tagli
proposti, ha precisato, in realtà per tutte le rubriche è previsto
un incremento reale, a volte insufficiente, in altre è invece
sensibile.
Senza un accordo,
ha quindi ammonito, si arriverebbe a un bilancio di 835 miliardi di
euro e ha quindi sottolineato che la Presidenza propone una cifra
più rilevante. Si tratta di una proposta più ambiziosa, «forse
non abbastanza», ma lo è tanto quanto gli Stati membri accettano
che lo sia. L'Europa, ha proseguito, deve trovare un nuovo slancio,
deve battersi contro le demagogie riguardo allo spreco del denaro
europeo e non tollerarle perché nuocciono al progetto europeo nel
suo insieme. L'Europa, inoltre, ha bisogno di solidarietà e la
Presidenza ha cercato di trovare il giusto equilibrio
nell'affrontare questa necessità, affinché tutti possano
riconoscersi.
L'Europa, poi,
deve essere più efficace nella sua spesa e occorre pertanto
riflettere su come definire meglio il valore aggiunto delle
politiche europee e lavorare maggiormente sulla qualità della spesa,
garantendo anche un miglior coordinamento tra quella comunitaria e
quella nazionale. Ciò, a suo parere, va fatto, a maggior ragione,
nel campo della formazione e della ricerca.
In conclusione,
il Ministro ha affermato che non può garantire che si troverà un
compromesso o che questo sarà sufficientemente ambizioso come
auspicato dal Parlamento, tuttavia, ha ammonito, se non si trova un
compromesso la situazione non potrà che essere peggiore.
Dal canto suo,
José Manuel BARROSO, colpito dalla convergenza di Parlamento
e Commissione sulle priorità e sull'utilità del bilancio
comunitario, ha affermato che gli impegni e i mezzi devono
corrispondere alle priorità politiche. La spesa comunitaria, ha
proseguito, rappresenta un valore aggiunto e consente di realizzare
progetti che altrimenti non sarebbero attuati. Egli ha quindi
riassunto il dibattito tenutosi in Aula affermando che «si vuole
un accordo, ma che sia buono e ambizioso», un'ambizione per
un'Europa che sia solidale.
D'altra parte,
per giungere a questo accordo, il Presidente ritiene necessario che
tutti abbiano uno spirito di compromesso. Pertanto, si è rivolto
alla Presidenza, alla quale ha peraltro espresso il proprio
riconoscimento, affinché il messaggio del Parlamento sia preso in
debita considerazione in questa fase cruciale dei negoziati. Il
compromesso, dovrà essere più vicino alla posizione di Parlamento e
Commissione rispetto alle ipotesi avanzate da alcuni Stati membri.
Egli ha quindi
rivolto un appello a tutti i deputati affinché si possa affrontare
con uno spirito di compromesso questa fase finale dei negoziati e,
pertanto, che dal Vertice sia lanciato un messaggio positivo. Ossia
che, l'Europa sorprenderà i suoi avversari dimostrando che,
«soprattutto nelle situazioni difficili, è capace di trovare una
soluzione». Una soluzione, ha concluso, che sia «credibile e
che non lasci troppo lontane le nostre ambizioni dagli strumenti di
cui dotiamo le Istituzioni per compiere queste ambizioni».
Il relatore
Reimer BÖGE (PPE/DE, DE) ha affermato di non accettare «la
teoria del caos» secondo cui «l'Unione resta a mani vuote»
se non si trova un compromesso. Si dovranno utilizzare i prossimi
giorni per negoziare e, ha avvertito, il Consiglio non deve credere
che, trovato un accordo, potrà decidere da solo. Dopo che il
Parlamento avrà adottato la sua posizione, ha quindi concluso, non
si potrà pretendere la sua adesione incondizionata.
Link utili
Comunicazione della Commissione - Costruire il nostro avvenire
comune. Sfide e mezzi finanziari dell'Unione allargata 2007-2013.
Comunicazione della Commissione - Prospettive finanziarie 2007 -
2013.
Proposta di rinnovo accordo interistituzionale sulla disciplina
di bilancio e il miglioramento della procedura di bilancio
Relazione della Commissione sul funzionamento del sistema di
risorse proprie.
Risoluzione del Parlamento europeo sulle prospettive finanziarie
in vista del Consiglio europeo del dicembre 2004.
Decisione del Parlamento europeo sulla costituzione di una
commissione temporanea sulle sfide politiche e le risorse di
bilancio dell'Unione europea allargata 2007-2013.
Risoluzione del Parlamento europeo sulla comunicazione della
Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo "Costruire il
nostro avvenire comune: Sfide e mezzi finanziari dell'Unione
allargata 2007-2013"
Accordo interistituzionale sulla disciplina di bilancio del
1999.
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