Lotta al terrorismo: prevenire e agire tutelando i diritti
Il Parlamento
ha adottato un pacchetto di raccomandazioni destinato al Consiglio
in vista della revisione del Piano d'azione contro il terrorismo,
sul quale i Capi di Stato e di Governo si pronunceranno in occasione
del Vertice del 16 e 17 giugno. I deputati chiedono una politica di
prevenzione basata sull'informazione, un progetto politico europeo
globale e coerente nonché sulla specializzazione di Europol e
Eurojust.
Nel
sollecitare una strategia europea integrata per la protezione delle
infrastrutture sensibili, inoltre, è sottolineata la necessità di
una rete informativa di allerta rapida e di una forza europea di
protezione civile. Sul fronte del finanziamento del terrorismo,
l'Aula chiede il monitoraggio e la tracciabilità dei movimenti
bancari internazionali e la definizione di regole trasparenti nel
settore della beneficenza.
I deputati
chiedono poi la creazione di un'Unità europea incaricata delle
politiche di assistenza alle vittime e l'adozione di una definizione
internazionale della nozione di terrorismo che consideri
imprescrittibili i reati ad esso legati. Nel chiedere poi che
Europol sia trasformata in organo dell'Unione europea sottoposto al
controllo del Parlamento, i deputati sollecitano lo sviluppo della
lotta contro gli ambienti suscettibili di fomentare l'odio razzista,
religioso e ideologico.
Il Parlamento
chiede inoltre di migliorare lo scambio di informazioni sulle
condanne per atti terroristici e, a tal fine, propone di potenziare
il coordinamento e la cooperazione tra gli Stati membri. Al contempo
è sottolineata la necessità di garantire il rispetto della privacy e
dei principi relativi alla protezione dei dati. D'altra parte, i
deputati hanno respinto un'iniziativa riguardo alla conservazione
dei dati detenuti dagli operatori telefonici e dai provider di
servizi internet.
Prevenire e
combattere il terrorismo
Jaime María MAYOR OREJA (PPE/DE, ES)
Relazione recante una proposta di raccomandazione del Parlamento
europeo destinata al Consiglio sulla prevenzione, preparazione e
risposta agli attentati terroristici
Doc.: A6-0166/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 7.6.2005
Votazione: 7.6.2005
Il Parlamento,
adottando con 540 voti favorevoli, 92 contrari e 19 astensioni la
relazione di Jaime MAYOR OREJA (PPE/DE, ES), sottolinea che
la prevenzione dovrebbe basarsi sull'informazione, su un dibattito
pubblico continuo riguardo alla minaccia terroristica, su un rifiuto
collettivo del terrorismo in quanto strategia politica e su
un'analisi delle ragioni addotte da alcuni per giustificare il
rifiuto di respingere tale forma di lotta, «tenendo presento che vi
è sempre l'esigenza di evitare allarmi indebiti e una
rappresentazione erronea della reale natura della minaccia».
L'attuale
elenco di iniziative anti-terrorismo, dettagliate e generali, vanno
convertite «in un progetto politico europeo globale e coerente di
lotta contro il terrorismo e le sue cause, sia all'interno che
all'esterno dell'Unione». Vanno quindi creati nuovi strumenti al
fine di «consentire e promuovere l'analisi e lo scambio di
informazioni relative a organizzazioni terroristiche e al loro modus
operandi tra forze di polizia e servizi di intelligence».
Per i
deputati, poi, è necessario incoraggiare la crescente
specializzazione di Europol e Eurojust e lo sviluppo di tutti gli
strumenti necessari per lo scambio di informazioni concernenti
terroristi sospetti e le loro organizzazioni con paesi terzi e
organizzazioni internazionali, «garantendo al contempo il rispetto
della privacy e dei principi relativi alla protezione dei dati». Sul
lato della risposta, i deputati chiedono al Consiglio di sviluppare
ulteriori protocolli e misure da applicare automaticamente dopo un
attentato e di dotare l'ufficio del coordinatore europeo per la
lotta al terrorismo delle risorse necessarie all'esecuzione delle
sue funzioni.
E' poi
necessario creare un'Unità europea di assistenza alle vittime «che
costituisca un punto di riferimento e di contatto con le Istituzioni
europee» e garantire il sostegno all'iniziativa della Commissione
volta a consentire l'impiego del Fondo di solidarietà in caso di
attentati terroristici, con la possibilità di utilizzarlo come
strumento per gli indennizzi. Occorre, infine, sostenere programmi
di protezione alle vittime testimoni di atti terroristici.
Protezione
delle infrastrutture sensibili
Stavros LAMBRINIDIS (PSE, EL)
Relazione recante una proposta di raccomandazione del Parlamento
europeo destinata al Consiglio europeo e al Consiglio sulla
protezione delle infrastrutture sensibili nel quadro della lotta al
terrorismo
Doc.: A6-0161/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 7.6.2005
Votazione: 7.6.2005
La relazione
di Stavros LAMBRINIDIS (PSE, EL) adottata dalla Plenaria
raccomanda l'adozione di una strategia europea integrata che
affronti in modo particolare la minaccia alle infrastrutture
sensibili, comprese quelle informatizzate. Essa chiede anche il varo
di un programma europeo per la protezione delle infrastrutture
sensibili finanziato dagli Stati membri e/o dai proprietari e dagli
operatori, sulla base di incentivi finanziari o di altra natura.
I deputati,
inoltre, sottolineano la necessità di una rete informativa di
allerta sulle infrastrutture critiche dell'Unione che, per avere
successo, deve favorire lo scambio di informazioni sulle minacce
comuni e sulla vulnerabilità reciproca. All'interno della
Commissione, poi, andrebbe istituito un sistema di allerta che
colleghi tutti i sistemi specializzati nazionali, europei e
internazionali.
Il Consiglio
dovrebbe infine accogliere la proposta di istituire una Forza
europea di protezione civile che sia in grado di monitorare le aree
a rischio per prevenire catastrofi naturali e intervenire se si
verificano eventi come il recente tsunami. Queste squadre dovrebbero
esibire simboli comuni «in modo da accrescere la visibilità della
solidarietà europea».
Finanziamento
del terrorismo
Mario BORGHEZIO (IND/DEM, IT)
Relazione recante una proposta di raccomandazione del Parlamento
europeo destinata al Consiglio sulla lotta contro il finanziamento
del terrorismo
Doc.: A6-0159/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 7.6.2005
Votazione: 7.6.2005
La relazione
di Mario BORGHEZIO (IND/DEM, IT) tratta delle misure che
l'Unione dovrebbe attuare per impedire il finanziamento del
terrorismo.
Oltre
all'adozione della terza direttiva sul riciclaggio (sulla quale il
Parlamento ha già adottato il parere in prima lettura lo scorso 26
maggio) e alla ratifica di una serie di protocolli internazionali,
andrebbero istituite delle strutture di cooperazione e di scambio di
informazioni, anche garantendo «congrui finanziamenti» al progetto
FIU.NET (Financial Investigation Units Network) finalizzato alla
realizzazione di una rete informatica.
Considerando
che «la strategia della guerra preventiva non è riuscita a recare
pregiudizio alle organizzazioni terroristiche internazionali e a
impedire il loro finanziamento», la relazione sollecita poi
l'adozione urgente di adeguate normative e misure che assicurino il
monitoraggio e la tracciabilità dei movimenti bancari internazionali
il cui ricavato è suscettibile di essere utilizzato a fine di
terrorismo.
Altre misure
devono riguardare l'identificazione della clientela e l'attuazione
degli obblighi di vigilanza, «evitando al contempo l'utilizzo
indiscriminato dell'attività di profiling in ambito bancario e
finanziario e garantendo il rispetto dei diritti fondamentali» e, in
particolare, quello relativo alla protezione dei dati personali.
Occorre poi
promuovere norme per ridurre l'opacità del sistema finanziario e la
scarsa trasparenza delle strutture utilizzate per le transazioni,
fra cui i trust e le società offshore, al fine di combattere il
permanere di paradisi fiscali.
La relazione
raccomanda di prevedere l’obbligo, per le istituzioni finanziarie,
«di comunicare urgentemente ogni notizia utile alle competenti
autorità pubbliche quando sorgano fondati sospetti sulla possibilità
che determinati fondi possano essere veicolati a favore di attività
di terrorismo».
Vanno poi
sviluppati sistemi che controllino automaticamente le operazioni di
trasferimento sospette per il loro importo elevato rispetto alla
media, la frequenza, la particolare identità e posizione geografica
dei mittenti e dei beneficiari, ed elaborate nuove norme per i
bonifici bancari «senza tuttavia perdere di vista l’equilibrio tra
libera circolazione dei capitali e individuazione di movimenti di
denaro sospetti».
Nel chiedere,
infine, la definizione di una serie di norme minime «che introducano
regole trasparenti nel settore della beneficenza», i deputati
chiedono di procedere ad una costante valutazione delle misure
intraprese per combattere il finanziamento internazionale del
terrorismo in stretta collaborazione con la Commissione e con il
Parlamento europeo.
Piano d'azione
contro il terrorismo
Rosa M. DÍEZ GONZÁLEZ (PSE, ES)
Relazione recante una proposta di raccomandazione del Parlamento
europeo destinata al Consiglio sul piano d'azione dell'Unione
europea contro il terrorismo
Doc.: A6-0164/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 7.6.2005
Votazione: 7.6.2005
La relazione
di Rosa DÍEZ GONZÁLEZ (PSE, ES) chiede al Consiglio che,
nell'applicazione del Piano d'azione dell'Unione contro il
terrorismo, sia creata un'Unità europea incaricata dell'aiuto alle
vittime del terrorismo sotto la responsabilità e la competenza
dirette del Coordinatore europeo anti-terrorismo. Tale Unità, deve
avere il compito «di accogliere, ascoltare, informare ed assistere
le vittime nonché di promuovere l'attuazione delle misure necessarie
per garantire una gestione positiva».
I deputati,
inoltre, raccomandano al Consiglio di proporre all'Unione europea e
agli Stati membri di sostenere, nel quadro delle Nazioni Unite, gli
sforzi compiuti ai fini dell'adozione di una definizione globale di
terrorismo. Pur respingendo la proposta del relatore di sottoporre
alcuni crimini alla giurisdizione del Tribunale penale
internazionale, i deputati chiedono che sia promossa
l'imprescrittibilità dei reati di terrorismo negli Stati membri «per
tradurre in atto la riprovazione della comunità internazionale che
li considera fra i crimini contro l'umanità più gravi e
intollerabili».
La relazione
chiede poi che Europol sia trasformato in un organo dell'Unione
europea sottoposto al controllo democratico del Parlamento europeo e
del Consiglio sotto il controllo giurisdizionale della Corte di
giustizia e che siano rafforzate in via prioritaria le modalità di
scambio di informazioni preventive provenienti dai servizi di
intelligence degli Stati membri con Europol.
Occorre
d'altra parte sviluppare programmi di istruzione diffusi dai mezzi
di comunicazione, che abbiano quali obiettivi la denuncia di tutte
le forme di violenza, specialmente il terrorismo e la lotta contro
gli ambienti «che potrebbero costituire fertile terreno di coltura
per l'odio razzista, religioso e ideologico».
Per i deputati
è inoltre necessario considerare il terrorismo, e più
particolarmente quello di gruppi fondamentalisti religiosi, «una
minaccia alla democrazia, allo Stato di diritto, alla Carta dei
diritti fondamentali dell'Unione e alla Carta delle Nazioni Unite» e
non solo una priorità dell'azione esterna dell'Unione.
Infine,
ritenendo necessario considerare il carattere diffuso del
terrorismo, delle organizzazioni che lo praticano e degli Stati e
degli attori non statali che lo patrocinano, lo finanziano e lo
praticano per i loro fini, il Parlamento sottolinea l'urgenza che
l'Unione europea elabori una «politica proattiva, e non solamente
reattiva, per combatterlo».
Migliorare lo
scambio d'informazioni
Antoine DUQUESNE (ALDE/ADLE, BE)
Relazione sul progetto di decisione del Consiglio concernente lo
scambio di informazioni e la cooperazione in materia di reati
terroristici
Doc.: A6-0160/2005
&
Antoine DUQUESNE (ALDE/ADLE, BE)
Relazione sul progetto di decisione quadro relativa alla
semplificazione dello scambio di informazione ed intelligence tra le
autorità degli Stati membri dell'Unione europea incaricate
dell'applicazione della legge, in particolare con riguardo ai reati
gravi, compresi gli atti terroristici
Doc.: A6-0162/2005
&
Antoine DUQUESNE (ALDE/ADLE, BE)
Relazione recante una proposta di raccomandazione del Parlamento
europeo destinata al Consiglio sullo scambio di informazioni e la
cooperazione in materia di reati terroristici
Doc.: A6-0165/2005
Dibattito: 7.6.2005
Votazione: 7.6.2005
Adottando due
relazioni di Antoine DUQUESNE (ALDE/ADLE, BE), il Parlamento
si pronuncia a favore di una proposta dell'Esecutivo e di
un'iniziativa del governo svedese che mirano al miglioramento dello
scambio d'informazioni sui reati gravi, compresi gli atti
terroristici.
La Commissione
europea ha proposto di centralizzare in Europol e in Eurojust tutte
le informazioni significative. La proposta svedese non prevede la
centralizzazione dei dati ma preme per un'accelerazione
significativa nello scambio d'informazioni tra gli Stati membri.
Le due
relazioni rafforzano taluni disposizioni relative alla trasmissione
di informazioni sulle condanne per atti terroristici. I deputati,
inoltre, si sono chiesti se Europol e Eurojust debbano ricevere
informazioni non appena sia stata pronunciata una condanna o solo
una volta che le possibilità di ricorso di appello si siano
esaurite.
In una
raccomandazione al Consiglio dei Ministri, il relatore propone di
rafforzare la lotta al terrorismo migliorando il coordinamento e la
cooperazione tra gli Stati membri. La sua relazione raccomanda agli
Stati di dotarsi di una guida di buone prassi destinata alla
polizia, che riprenda i principi fondamentali per lo scambio
d'informazioni, anche tra i servizi di intelligence.
Le norme per
la protezione dei dati, per il relatore, dovrebbero essere
armonizzate a livello europeo, come previsto dal programma dell'Aia
e la priorità dovrebbe essere attribuita all'istituzione di un
casellario giudiziario europeo.
Conservazioni
dei dati
Alexander PICKART ALVARO (ALDE/ADLE, DE)
Relazione sul progetto di decisione quadro sulla conservazione dei
dati trattati e memorizzati nel quadro della fornitura di servizi di
comunicazioni elettroniche accessibili al pubblico o dei dati sulle
reti pubbliche di comunicazione a fini di prevenzione, ricerca,
accertamento e perseguimento della criminalità e dei reati, compreso
il terrorismo
Doc.: A6-0174/2005
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 7.6.2005
Votazione: 7.6.2005
Il Parlamento
ha respinto una proposta presentata da Francia, Regno Unito, Irlanda
e Svezia riguardo alla conservazione dei dati detenuti dagli
operatori telefonici e dai provider di servizi internet al fine di
prevenzione, investigazione e lotta al terrorismo.
La relazione
di Alexander Nuno ALVARO (ALDE/ADLE, DE), infatti, esprime
dubbi sia sulla scelta della base giuridica che sulla
proporzionalità delle misure proposte. Pertanto è chiesto agli Stati
membri proponenti di ritirare l'iniziativa e di elaborare uno studio
che dimostri incontestabilmente la necessità di tale iniziativa.
Durante il
dibattito il vicepresidente della Commissione Franco FRATTINI
ha annunciato l'intenzione di presentare un nuovo testo entro
l'estate che si fonderà su una base giuridica diversa. Nicolas
SCHMIT, invece, ha dichiarato che il Consiglio intende mantenere
il testo pertanto la proposta torna all'esame della commissione
parlamentare competente.
Spazio di libertà, sicurezza e giustizia
Risoluzione sui progressi compiuti nel 2004 in sede di creazione di
uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia (SLSG) (articolo 2 e 39
del trattato UE)
Doc.: B6-0327/2005
Procedura: Risoluzione
Dibattito: 11.4.2005
Votazione: 8.6.2005
Trasferire in
ambito comunitario le politiche connesse con lo spazio di libertà,
sicurezza e giustizia, integrare la promozione dei diritti
fondamentali, definire un programma di qualità in materia di
giustizia civile e penale, attivare una vera e propria politica
europea riguardo l'immigrazione e creare una strategia europea di
sicurezza interna con obiettivi concreti. Sono questi alcuni dei
punti forti della proposta di risoluzione redatta da Jean-Marie
CAVADA sui progressi compiuti nel 2004 in sede di creazione di uno
spazio di libertà, sicurezza e giustizia (SLSG), adottata dal
Parlamento con 528 voti a favore, 116 contrari e 24 astensioni.
L'Aula,
innanzitutto, esorta il Consiglio a trasferire urgentemente in
ambito comunitario la cooperazione giudiziaria e di polizia nonché
a generalizzare la maggioranza qualificata in seno al Consiglio
stesso ed «il ricorso alla procedura di codecisione per tutte le
politiche inerenti».
La Plenaria
invita poi a riflettere sul fatto che «mantenere l'attuale
situazione in attesa della ratifica del trattato costituzionale
oltre che aggravare maggiormente l'attuale deficit democratico
renderà impossibili le decisioni a 25 e praticamente inverificabile
la loro attuazione».
Il Consiglio è
quindi sollecitato «a modificare senza indugio il suo regolamento
interno onde consentire la divulgazione di tutti gli atti
legislativi preparatori» e a considerare che «il Parlamento europeo
dovrebbe essere coinvolto sin dall'inizio nella predisposizione
della legislazione europea e non già a conseguimento avvenuto di un
accordo politico».
La Plenaria si
rivolge poi alla Commissione, proponendo di definire una procedura
che preveda la regolare informazione della commissione per le
libertà civili, la giustizia e gli affari interni sugli aspetti
esterni dello SLSG «con specifico riferimento alle negoziazioni
degli accordi nonché al dialogo politico con i paesi terzi e le
organizzazioni internazionali». Le Istituzioni dell'Unione sono
quindi incoraggiate a mantenere «un dialogo aperto, trasparente e
regolare con le associazioni rappresentative e la società civile e a
promuovere e agevolare la partecipazione dei cittadini alla vita
pubblica».
Al fine
d'integrare la promozione dei diritti fondamentali, il Parlamento
propone che qualsiasi nuova proposta legislativa, specie in materia
di SLSG, «sia corredata di una valutazione motivata d'impatto sui
diritti fondamentali». Risulta altresì importante che vengano
adottate idonee misure anche per la lotta contro qualsiasi forma di
discriminazione, «compresa l'adozione, previa nuova consultazione
del Parlamento, della decisione quadro sul razzismo e la xenofobia».
La definizione
di un programma di qualità, mediante provvedimenti congiunti in
materia di accesso alla giustizia civile e penale in Europa ed il
rafforzamento delle garanzie in sede processuale sono considerati
importanti elementi per la promozione dei diritti fondamentali.
Pertanto i
deputati invitano il Consiglio «ad approvare senza indugio
l'apposita decisione quadro, tenendo debitamente conto del parere
del Parlamento». D'altra parte la Commissione è esortata a
presentare entro la fine del 2005 proposte legislative in materia di
mutuo riconoscimento durante la fase preliminare del processo nonché
le misure di controllo che non comportino una privazione di libertà.
L'Esecutivo inoltre, dovrebbe occuparsi dell'osservazione del
principio di "ne bis in idem in absentia", «dell'equo trattamento in
sede di assunzione e utilizzo dei mezzi di prova», ed infine della
tutela dei diritti derivanti dalla presunzione d'innocenza.
Sottolineando
l'importanza in tale contesto dell'adozione da parte dell'Unione del
Codice europeo di etica della polizia, la Plenaria invita la
Commissione a sottoporre all'esame del prossimo Consiglio europeo un
programma attuativo del programma dell'Aia che indichi i risultati
precisi che si intendono conseguire e a prevedere «un meccanismo
trasparente di verifica a livello europeo e nazionale
dell'attuazione di tali obiettivi».
Per quanto
concerne, invece, l'ambito della giustizia, risulta innanzitutto
indispensabile il potenziamento di Eurojust con l'obiettivo di dar
vita a una Procura europea. L'Aula, poi, «si augura ulteriori
progressi nel settore della cooperazione giudiziaria civile, con
specifico riferimento al diritto della famiglia e al diritto
commerciale».
I deputati si
rivolgono poi alle politiche di migrazione, di asilo e di varco
delle frontiere, sollecitando «una vera e propria politica europea
di asilo e d'immigrazione giusta, equa e rispettosa dei diritti
fondamentali degli immigranti».
Essi
respingono inoltre «l'esternalizzazione delle politiche d'asilo e
d'immigrazione e l'allestimento di campi o portali d'immigrazione
all'esterno dell'Unione europea».
Dicendosi
infatti fortemente preoccupati per la politica di rimpatrio
dell'Unione europea, «specie per i voli collettivi di espulsione»,
ricordano che gli accordi di riammissione con gli Stati terzi devono
basarsi «su un vero e proprio dialogo e tener conto delle esigenze
di questi ultimi, essendo inteso che tale dialogo deve consentire la
cooperazione politica e il co-sviluppo per risalire alle cause delle
immigrazioni».
L'Aula chiede
quindi a Commissione e Consiglio di far sì che l'accordo di
cooperazione rafforzata in materia d'immigrazione, approvato dal
consiglio GAI tra l'Unione europea e la Libia, «non preveda
espulsioni collettive, detenzioni amministrative in luoghi dove
vengono violati palesemente i diritti fondamentali e riconosca i
diritti dei richiedenti asilo anche in Libia», in conformità della
Convenzione di Ginevra.
Viene quindi
ricordato alla Commissione il suo dovere di vigilare sul rispetto
del diritto di asilo nell'Unione europea, «visto che recenti episodi
di espulsioni collettive da taluni Stati membri hanno gettato
un'ombra sul rispetto degli obblighi di questi ultimi derivanti dal
diritto dell'Unione».
Ricordando che
una politica comune d'immigrazione non deve limitarsi «a combattere
unicamente l'immigrazione illegale» e che a questa debba infine far
riscontro una politica d'integrazione, l'Aula sollecita
pressantemente il varo di una politica d'immigrazione legale e si
augura che anche il trasferimento in un paese europeo per motivi
economici sia sostenuto «da un'armonizzazione spinta delle norme di
ammissione degli immigranti nell'Unione europea, costituendo un
fattore di lotta alle discriminazioni sul mercato del lavoro».
Passando poi
al tema di lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo, il
Parlamento esprime il proprio rammarico sul fatto che non esista
ancora una vera e propria strategia europea di sicurezza interna
«che definisca gli obiettivi concreti, la responsabilità di
esecuzione, i risultati scontati e criteri oggettivi di valutazione
delle prestazioni».
I deputati
ritengono inoltre deplorevole che gli Stati membri esigano
l'adozione «di misure generalizzate di raccolta e di accesso ai dati
siano essi di carattere operativo o inerenti ad attività quotidiane
delle persone (viaggi, comunicazioni)».
La Commissione
è poi invitata a presentare una base giuridica comunitaria per
EUROPOL, prima dell'entrata in vigore del trattato costituzionale e
a «prevedere forme spinte di cooperazione fra quest'ultimo e
EUROJUST nonché forme appropriate di controllo di ambo questi
organismi da parte del Parlamento europeo e dei parlamenti
nazionali».
E' altresì
auspicabile che l'Esecutivo presenti «la base giuridica per la
predisposizione di un elenco europeo di persone, gruppi e attività
oggetto di misure restrittive nell'ambito della lotta al terrorismo
nonché di persone che possono presentare pericoli per l'ordine
pubblico»
Per quel che
concerne la politica di sorveglianza generalizzata, le esigenze di
proporzionalità e la protezione dei dati, il Parlamento ricorda che
tutti i sistemi sono stati congegnati «per determinate finalità e
nel rispetto dei principi di proporzionalità che nelle società
democratiche possono giustificare limiti al loro uso per motivi di
protezione dei dati». Tali limiti, comunque, «non possono essere
ignorati invocando semplicemente le nuove esigenze della lotta al
terrorismo ed alla criminalità organizzata».
Occorre quindi
accordarsi preventivamente sugli obiettivi e definire di conseguenza
le informazioni indispensabili per conseguire i risultati prefissati
«mettendo unicamente tali dati a disposizione delle autorità
competenti per un congruo periodo». Per tali motivi, i deputati
esprimono «massime riserve circa la creazione di un sistema PNR
europeo sotto la responsabilità di Europol» ed avvertono il
Consiglio sui rischi che «l'interoperabilità dei sistemi informativi
può rappresentare».
L'Aula infine
«reitera la sua richiesta di definire criteri comuni in materia di
tutela dei dati nel settore della sicurezza» e ricorda la necessità
di potenziare la sicurezza dei documenti di viaggio.
Nuovi orientamenti per l'immigrazione legale
Patrick GAUBERT (PPE/DE, FR)
Relazione sulle connessioni tra migrazione legale e illegale e
l'integrazione dei migranti
Doc.: A6-0136/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 7.6.2005
Votazione: 9.6.2005
Con 431 voti a
favore, 124 contrari e 49 astensioni, l'Aula, ha adottato la
relazione d'iniziativa di Patrick GAUBERT (PPE/DE, FR) che
propone alcuni orientamenti riguardo ad una nuova politica europea
sull'immigrazione, cercando di fare un bilancio sulle connessioni
tra migrazione legale e illegale e l'integrazione dei migranti.
La Plenaria,
innanzitutto, sottolinea che la politica di immigrazione dell'Unione
europea deve fondarsi su «un approccio globale e non settoriale»,
basato non soltanto sulle esigenze del mercato del lavoro negli
Stati membri ma, soprattutto, «su politiche di accoglienza e di
integrazione nonché sulla definizione di uno status preciso e di
diritti di cittadinanza, sociali e politici per i migranti in tutta
l'Unione europea». E' dunque necessario un orientamento «imperniato
su strette sinergie fra le varie politiche coinvolte» al fine di
creare «un quadro comune di norme minime per l'ammissione dei
cittadini di paesi terzi per occupazioni salariate e indipendenti».
A tal fine è
auspicabile che Commissione e Parlamento studino le misure «per
coordinare meglio l'insieme delle strutture e degli agenti implicati
nella gestione dei flussi migratori» oltre «ad adoperarsi per il
buon utilizzo e la diffusione dei programmi finanziari in materia».
A tal proposito si deplora che le misure adottate ad oggi da
Consiglio e Stati membri per il controllo delle ondate migratorie
siano state di tipo repressivo piuttosto che proattivo.
Infatti,
secondo l'Aula, «le strategie miranti a ridurre la povertà, a
migliorare le condizioni di vita e di lavoro, a creare posti di
lavoro e a sviluppare la formazione nei paesi d'origine
contribuiscono a lungo termine alla normalizzazione dei flussi
migratori». L'UE, pertanto, è invitata ad inserire, in tutti gli
accordi di associazione e di cooperazione, «clausole relative alla
gestione comune dei flussi migratori e alla riammissione
obbligatoria in caso di immigrazione illegale». I deputati
ribadiscono, tuttavia, che la cooperazione allo sviluppo, «pur
essendo uno strumento necessario per combattere le cause profonde
dei flussi migratori», rimane un mezzo complementare, non
sostitutivo, delle politiche di integrazione e di migrazione legale.
La Plenaria
ricorda poi le responsabilità di tutti gli Stati membri «nella
gestione dei flussi migratori nord-sud». Sulla sponda meridionale si
tratta di «lottare contro l'immigrazione clandestina e la tratta
degli esseri umani», mentre su quella settentrionale «occorre creare
le condizioni economiche per lo sviluppo sociale del paese terzo
nonché un'accoglienza adeguata e rispettosa della dignità umana».
L'applicazione
del sistema integrato di gestione delle frontiere esterne, secondo i
deputati, dovrebbe basarsi «su un'armonizzazione rapida in materia
di visti, sul coinvolgimento attivo dell'Agenzia europea per la
gestione delle frontiere, con la creazione di un fondo comunitario
relativo alle frontiere, nonché sulla cooperazione consolare
rafforzata con conseguente creazione di posti consolari comuni».
L'Aula
ribadisce poi che la politica di migrazione dell'Unione non deve
considerare solo l'interesse economico, ma anche i motivi che
obbligano le persone a lasciare il proprio Paese. Quindi, qualsiasi
misura di lotta contro l'immigrazione clandestina e di controllo
delle frontiere esterne deve «rispettare le garanzie e i diritti
fondamentali degli individui» secondo le disposizioni figuranti
nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e nella
Convenzione europea per i diritti dell'Uomo, «soprattutto per quanto
riguarda il diritto di asilo e il diritto di non essere respinti
alle frontiere».
Conseguentemente, è necessario rafforzare l'attenzione nei confronti
della lotta contro la tratta degli esseri umani, specialmente le
persone vulnerabili come donne e minori, la maggior parte delle
quali non ha accesso al patrocinio legale o alla protezione sociale.
Gli Stati membri dovrebbero pertanto considerare la concessione di
un permesso di soggiorno permanente come «mezzo idoneo a combattere
il traffico degli esseri umani». In particolare occorrono sforzi
maggiori nel campo dei servizi domestici e dell'assistenza
familiare, settori che danno lavoro ad un gran numero di donne
migranti. E' quindi necessaria «una nuova formula che consenta alle
famiglie che le occupano di trovare una soluzione giuridica che
consenta la copertura sociale di dette persone».
Inoltre il
Parlamento reputa fondamentale che la politica d'integrazione
definisca «norme chiare che disciplinino lo status legale dei
residenti e garantiscano il loro diritto a buone prassi
amministrative». E' altresì auspicabile «obbligare i cittadini di
paesi terzi a seguire corsi di formazione della lingua nazionale o
delle lingue nazionali organizzati dagli Stati membri
d'accoglienza». Si dovrebbe, poi, conferire loro il diritto di
accedere all'istruzione e ai servizi sociali e sanitari, nonché la
partecipazione alla vita sociale, culturale e politica.
Parte
integrante della lotta contro l'immigrazione clandestina è la
cooperazione fra gli organi di polizia e giudiziari nonché la
responsabilizzazione adeguata dei trasportatori e delle autorità dei
paesi d'origine e il rafforzamento del quadro penale repressivo
contro le reti di trafficanti.
I deputati
invitano pertanto gli Stati membri ad adottare una serie di sanzioni
repressive nei confronti delle imprese che sfruttano illegalmente il
potenziale umano degli immigrati, ma anche a incrementare le risorse
umane di controllo nonché la protezione delle vittime.
La Plenaria
reitera poi l'opposizione dei deputati a «centri di accoglienza o di
ritenzione per gli immigrati senza documenti o i richiedenti asilo,
al di fuori delle frontiere dell'UE, nelle regioni di origine
dell'immigrazione». A tale proposito è anche espressa preoccupazione
riguardo all'allestimento nei paesi mediterranei di "centri di prima
accoglienza" per immigrati che mirano a entrare nel territorio
dell'Unione, considerandoli «centri che non offrono alle persone
interessate le garanzie minime in termini di diritti fondamentali».
E' rammentato
poi che «la gestione dei flussi migratori non può essere improntata
esclusivamente a esigenze di sicurezza, ma deve altresì basarsi
sulla gestione di uno sviluppo sostenibile e sociale». D'altro
canto, però, l'Aula condivide l'opinione della Commissione secondo
cui la regolarizzazione di massa degli immigrati illegali «non
costituisce una soluzione al problema dell'immigrazione illegale» e,
in mancanza di un sistema comune, «dovrebbe mantenere un carattere
eccezionale e unico poiché non risolve i veri problemi di fondo». I
deputati, peraltro, ritengono che «la regolarizzazione di massa
degli immigrati illegali debba tenere conto di valutazioni
economiche, demografiche e culturali» e, in tale ottica, chiedono
un'analisi degli effetti prodotti dalle regolarizzazioni effettuate
dagli Stati membri.
Il Parlamento,
inoltre, incoraggia gli Stati membri a firmare con i paesi a forte
emigrazione, nell'ambito della loro politica nazionale per
l'immigrazione, accordi bilaterali «volti a rispondere al fabbisogno
europeo di manodopera o ad aprire nuove vie legali di immigrazione
onde rendere meglio organizzato e più trasparente il processo
migratorio e promuovere le relazioni con i paesi».
Infine, per
impedire che il mercato del lavoro interno sia deregolamentato per i
lavoratori a basso costo e clandestini, i deputati ritengono urgente
elaborare politiche d'immigrazione più adattabili ai mercati del
lavoro. In tale contesto invitano gli Stati membri ad «associare
alla decisione sul numero di lavoratori stranieri da ammettere» le
amministrazioni regionali e locali, le agenzie regionali per
l'occupazione e le parti sociali, le organizzazioni sindacali e di
categoria, le associazioni di volontariato impegnate nel territorio
e le comunità di accoglienza.
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