Othmar KARAS (PPE/DE, AT)
Relazione sulle finanze pubbliche nell'UEM - 2004
Doc.: A6-0025/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 22.2.2005
Votazione: 22.2.2005
Gli Stati membri
devono fare di più per rispettare i criteri del Patto di stabilità,
introdurre pacchetti di riforme strutturali e miglioramenti
nell'amministrazione fiscale. E' quanto chiede il Parlamento europeo con la
relazione d'iniziativa di Othmar KARAS (PPE/DE, AT) sulle finanze
pubbliche dell'UEM. D'altra parte va migliorata l'applicazione della
procedura per il disavanzo eccessivo, mentre il Patto deve porre maggiore
attenzione alla salvaguardia della sostenibilità delle finanze pubbliche e
va chiarita la nozione di «spese pubbliche di buona qualità».
«Non esiste alcuna
eccezione alle norme e procedure del Patto di stabilità e di crescita», essi
ammoniscono, chiedendo che tutti gli Stati membri, a prescindere dalle
dimensioni, «ottengano lo stesso trattamento». Per conseguire tale
obiettivo, secondo i deputati, occorre potenziare il ruolo della
Commissione, «specialmente per quanto riguarda l'avvio della procedura per
disavanzo eccessivo». D'altra parte, tutti gli Stati membri sono invitati a
concludere l'esame del Patto di stabilità e di crescita nel corso della
Presidenza lussemburghese, «ricercando per ogni rubrica soluzioni forti,
eque e praticabili» e rafforzando, nel contempo, la dimensione della
prevenzione, attraverso una «maggiore attenzione alle disparità economiche e
migliorando l'applicazione della procedura per il disavanzo eccessivo (le
misure di correzione del Patto) e la governance economica».
Osservando poi come,
secondo la Commissione, i più elevati disavanzi nominali siano soprattutto
il risultato di «un allentamento volontario della politica di bilancio di
taluni Stati membri» e siano solo in parte imputabili al ciclo economico
sfavorevole, la relazione sottolinea che alcuni Stati membri non hanno
risposto adeguatamente all'avvio nei loro confronti della procedura per
disavanzi eccessivi, mentre permangono «sufficienti motivi di preoccupazione
quanto alle loro possibilità di ridurre tali disavanzi al di sotto del 3%
del PIL nell'immediato futuro».
Gli Stati membri che
non l'hanno ancora fatto sono quindi sollecitati a ridurre il loro disavanzo
ben al di sotto del 3% del PIL, «così da garantire la stabilità di bilancio
e dei prezzi (...), e permettere la costituzione di riserve finanziarie
sufficienti in periodi di congiuntura favorevole, in maniera tale che nei
periodi difficili possano essere prese misure economiche che non mettano a
rischio o infrangano le regole del Patto di stabilità e di crescita».
Secondo i deputati,
infatti, evitando disavanzi eccessivi si contribuisce alla stabilità dei
prezzi e si garantisce la sostenibilità delle finanze pubbliche, mentre
spese pubbliche esagerate pregiudicano le aliquote dei tassi di interesse e
i livelli di investimenti pubblici, limitando inoltre la capacità di
affrontare la sfida rappresentata dai cambiamenti demografici e
dall'invecchiamento della popolazione nell'Unione europea.
D'altra parte, la
relazione raccomanda che il Patto di stabilità e di crescita «ponga un
maggior accento sugli sviluppi economici e conferisca una maggiore
attenzione alla salvaguardia della sostenibilità delle finanze pubbliche». I
deputati, poi, sottolineano la necessità di statistiche di bilancio
migliorate, con definizioni, metodi di calcolo e procedure più precise e
normalizzate «che andranno enunciati in un manuale di direttive
metodologiche». Essi, inoltre, chiedono un metodo chiaro, che preveda una
definizione della nozione di spese pubbliche di buona qualità, «per
quantificare le posizioni di bilancio pubbliche e il loro contributo alla
crescita e all'investimento, così da contribuire positivamente alla
realizzazione degli obiettivi di Lisbona».
Gli Stati membri, dal
canto loro, dovrebbero introdurre pacchetti di riforme strutturali e
attività di investimento che, a medio e a lungo termine, «si riveleranno
essenziali per la sostenibilità finanziaria, la competitività dell'economia
europea e la crescita». Vanno poi effettuati costanti miglioramenti
nell'amministrazione fiscale e della messa a punto di un efficace sistema
d'imposizione «al fine di creare un contesto favorevole alle attività delle
imprese in tutto il mercato interno, promuovere una cultura imprenditoriale
e incoraggiare la creazione di imprese». La spesa pubblica, infine, deve
essere riorientata in maniera tale da garantire che le varie rubriche di
bilancio, a livello europeo e nazionale, riflettano le principali priorità
politiche fissate per il 2010.
La relazione
sottolinea come, nel corso dell'ultimo decennio, l'economia dell'UE abbia
registrato una crescita ben inferiore al suo potenziale e come, anche a
causa della mancanza di riforme strutturali e di investimenti produttivi in
molti Stati membri, il tasso di crescita del PIL per la zona euro sia stato
inferiore alle previsioni. I deputati, notano inoltre che, nel 2004, solo
cinque Stati membri della zona euro avevano conseguito una posizione di
bilancio vicina all'equilibrio, mentre sono passati da tre a quattro gli
Stati membri della zona euro che hanno registrato un deficit di bilancio
superiore al 3% del PIL. Dall'entrata in vigore del Patto di stabilità e di
crescita, poi, le sue regole sono state infrante da dodici Stati membri, di
cui cinque della zona euro (Portogallo, Germania, Francia, Paesi Bassi e
Grecia).
Per ulteriori informazioni:
Ralph Pine
(Bruxelles) Tel.(32-2) 28 42941
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Politiche economiche al servizio della Strategia di Lisbona
Robert GOEBBELS (PSE, LU)
Relazione sulla situazione dell'economia europea - relazione preparatoria
sugli indirizzi di massima per le politiche economiche
Doc.: A6-0026/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 22.2.2005
Votazione: 22.2.2005
In vista della
riunione del Consiglio europeo di primavera, la Plenaria ha adottato una
risoluzione sugli indirizzi di massima per le politiche economiche (IMPE)
con la quale chiede agli Stati membri maggiore impegno nell'applicazione
della Strategia di Lisbona, garanzia della stabilità finanziaria, riforma
del mercato del lavoro, maggiore concorrenza e promozione di un ambiente
favorevole all'imprenditoria. Per rilanciare l'economia e creare nuova e
migliore occupazione nell'Unione, inoltre, è chiesta la riduzione della
dipendenza energetica, maggiori investimenti nella ricerca, nell'istruzione
e nei servizi sociali nonché la crescita del commercio internazionale.
Prima della votazione,
il relatore Robert GOEBBELS (PSE, LU)
ha invitato i colleghi a votare contro la propria relazione, considerando
che essa sia stata «sfigurata da una maggioranza di destra». La relazione,
tuttavia, è stata adottata con 331 voti favorevoli, 273 contrari e 34
astensioni.
Con la relazione, più
in particolare, i deputati deplorano i ritardi considerevoli accumulati
nell'attuazione della strategia di Lisbona, «soprattutto nel settore
delle riforme strutturali e del risanamento delle finanze pubbliche in un
certo numero di Stati membri». Considerando che tali ritardi sono in parte
attribuibili alla molteplicità degli obiettivi, i deputati accolgono con
favore la fissazione delle priorità centrali da parte del gruppo presieduto
da Wim Kok ed esortano gli Stati membri ad attuarle con determinazione.
Nel ritenere poi che
gli indirizzi di massima definiti negli IMPE 2003-2005 non siano stati
incorporati nella politica economica degli Stati membri, i deputati
raccomandano di annettere una maggiore importanza alla crescita e alla
creazione di posti di lavoro «attraverso l'incremento della concorrenza e
della competitività nel quadro della strategia di Lisbona». L'articolazione
dei diversi strumenti a disposizione dell'Unione, inoltre, va semplificata e
migliorata, mentre il numero di relazioni o programmi va ridotto «avendo
come obiettivo un maggiore impegno da parte degli Stati membri». La
Commissione, poi, deve intensificare i propri sforzi volti a completare il
mercato interno «in settori tuttora caratterizzati da compartimentazioni e
restrizioni commerciali» e garantire eque condizioni di concorrenza in tutti
i settori.
I deputati intendono
anche sottolineare che la stabilità finanziaria e il risanamento
delle finanze pubbliche nonché i bassi tassi d'interesse derivanti dalla
politica di stabilità della BCE «sono espliciti pilastri della strategia di
Lisbona». Essi, poi, sostengono pienamente l'indipendenza della Banca
centrale europea da «ogni influenza degli organi che determinano le
politiche economiche sulla politica monetaria» e propongono di armonizzare
le ipotesi economiche poste a base dell'elaborazione dei bilanci e i
calendari di bilancio degli Stati membri della zona euro, tenendo conto
delle scadenze fissate per l'elaborazione degli IMPE e degli orientamenti
per l'occupazione.
La risoluzione
ribadisce la richiesta che si proceda all'attuazione di riforme del
mercato del lavoro «in uno spirito che assicuri equilibrio tra
flessibilità e sicurezza», sottolineando che lo sviluppo di impieghi di
qualità andrà di pari passo con un miglioramento della produttività del
lavoro in Europa.
Ma l'incremento della
produttività, per i deputati, non basterà da solo a generare la crescita
necessaria per coprire tutte le esigenze economiche e sociali nonché ad
ovviare alle conseguenze dell'evoluzione demografica, soprattutto per i
sistemi pensionistici e sanitari. L'attuazione di riforme strutturali,
inoltre, «non può sostituirsi alla politica macroeconomica».
D'altra parte,
preoccupati per la persistenza di un elevato tasso di disoccupazione e le
insufficienti prospettive di aumento del tasso di occupazione, i deputati
insistono affinché venga compiuto uno sforzo speciale «per consentire a
tutte le persone disoccupate da più di sei mesi l'accesso ai servizi di
consulenza e alla riconversione professionale» e, in tale contesto,
sottolineano anche il ruolo cruciale delle piccole e medie imprese nella
creazione di posti di lavoro.
Inoltre, giudicando
con favore la realizzazione di politiche volte a creare un ambiente
favorevole alla promozione dell'imprenditoria e dello spirito
d'iniziativa, dell'innovazione e della competitività industriale, i deputati
ritengono che debba essere alleggerito «il fardello amministrativo» che
grava sulle imprese ed eliminati gli ostacoli connessi alla fiscalità delle
imprese, «mediante l'attuazione del pacchetto Monti sull'armonizzazione
fiscale», con un occhio di riguardo alle PMI. Pertanto va semplificato il
contesto regolamentare, diminuendo il livello generale della pressione
fiscale nell'Unione europea e migliorando l'accesso delle PMI alle fonti di
finanziamento, in particolare ai capitali di rischio.
Ma anche il settore
dei servizi, che riveste notevole importanza per il PIL europeo in termini
di occupazione, deve beneficiare della dovuta attenzione. Pertanto, oltre
alla necessità di promuovere gli investimenti e l'innovazione nelle
tecnologie dell'informazione e delle comunicazioni, i deputati ritengono che
si debba «aprire maggiormente tale settore ai privati e incoraggiarvi lo
spirito imprenditoriale».
Nel ribadire poi
l'auspicio di vedere l'Unione liberarsi gradualmente della sua dipendenza
energetica grazie alla promozione di energie rinnovabili e al sostegno
allo sviluppo di energie alternative al petrolio, come l'idrogeno, i
deputati ritengono necessario aumentare l'efficienza delle forme di energia
classiche e specialmente quelle che non mettono in pericolo gli obiettivi
del protocollo di Kyoto.
Gli Stati membri sono
poi invitati a promuovere gli investimenti e l'emulazione nella ricerca
e ad aumentare il finanziamento pubblico a favore della scienza e della
ricerca. Ma anche gli investimenti nei servizi sociali per i deputati non
vanno tralasciati. Essi insistono infatti sulla necessità di investire in
posti di lavoro nel settore dei servizi e in particolare in quelli
dell'istruzione e dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, dei
servizi sociali di prossimità, dell'assistenza all'infanzia e alle persone
anziane e della collaborazione domestica.
Nel constatare,
infine, che un numero crescente di concorrenti, soprattutto Cina, India e
Brasile, riescono spesso a fornire beni e servizi di analoga qualità a
prezzi più competitivi di quelli europei, i deputati ritengono che la
crescita del commercio internazionale libero e equo sia al tempo
stesso fonte di sviluppo per i paesi poveri e di creazione di nuovi mercati
per i paesi sviluppati. La Commissione, pertanto, dovrà tener conto di tali
considerazioni nei prossimi IMPE.
Esonero per i mini aiuti di Stato
Sophia Helena IN'T VELD (ALDE/ADLE, NL)
pubblico
Relazione sugli aiuti di Stato sotto forma di compensazione degli obblighi
di servizio pubblico
Doc.: A6-0034/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 21.2.2005
Votazione: 22.2.2005
Con 478 voti
favorevoli, 155 contrari e 10 astensioni, l'Aula ha accolto in maniera
sostanzialmente favorevole le proposte della Commissione che hanno lo scopo
di chiarire le modalità d'applicazione delle norme in materia di concorrenza
per i casi degli aiuti di Stato sotto forma di compensazioni, in particolare
nei servizi pubblici. Adottando la relazione d'iniziativa di Sophia IN'T
VELD (ALDE/ADLE, NL), i deputati sostengono che i piccoli fornitori di
servizi dovrebbero essere esentati dall'obbligo di notificare un
finanziamento pubblico alla Commissione, così come dovrebbero esserlo le
società di dimensioni relativamente modeste che garantiscono il collegamento
terrestre, aereo o marittimo con le isole e gli insediamenti remoti o
isolati. Maggiore prudenza, invece, è richiesta per quanto riguarda
l'esenzione degli ospedali e degli alloggi sociali.
Nel luglio 2003, nel
caso «Altmark», la Corte di Giustizia ha affermato che talune forme di aiuti
ai servizi pubblici non costituiscono «aiuti di Stato» così come definiti
dai Trattati e che, pertanto, non esigono l'approvazione da parte della
Commissione in applicazione delle norme in materia di concorrenza. Tale
sentenza, tuttavia aveva lasciato una certa incertezza riguardo a quali casi
esattamente potevano applicarsi tali criteri. La Commissione, pertanto, ha
presentato delle proposte relative all'interpretazione che essa intendeva
dare a tale sentenza, che avevano anche l'obiettivo di chiarire quale
sarebbe stato il suo approccio futuro nel trattare i casi di compensazione
del servizio pubblico.
Mentre la Commissione
propone il puro e semplice esonero delle piccole compensazioni dei servizi
pubblici dagli obblighi di notifica, senza dare una definizione precisa del
termine «piccolo», i deputati suggeriscono invece che tale esenzione vada
applicata alle società che registrano un giro d'affari inferiore a 50
milioni di euro e che beneficiano di una compensazione inferiore a 15
milioni. Inoltre, essi hanno elevato da 100.000 a 300.000 il numero massimo
dei passeggeri annui cui far riferimento per esonerare le imprese che
assicurano i collegamenti aerei e marittimi con le isole nonché il trasporto
terrestre, aereo e marittimo verso insediamenti remoti o isolati.
Temendo che
l'esenzione delle compensazioni pubbliche proposta dalla Commissione agli
ospedali e all'edilizia popolare si traduca in una distorsione della
concorrenza, i deputati ritengono che a tali casi si dovrebbero applicare
rigorosamente le norme concordate in materia di trasparenza e l'obbligo di
ogni Stato membro di presentare una dettagliata descrizione del modo in cui
sono organizzati e finanziati gli ospedali e le imprese con incarichi di
edilizia popolare.
La sentenza Altmark
stipula che, in assenza di gara d'appalto, la «compensazione» (contrapposta
agli «aiuti di Stato») deve limitarsi alle necessità di un'impresa media
gestita bene per garantire il servizio previsto e trarne un profitto
ragionevole. La Commissione è quindi invitata a stabilire in modo chiaro
cosa ciò significhi in pratica.
I deputati, infine,
ritengono che le nuove disposizioni dovrebbero restare in vigore per quattro
anni (non solo fino al 2007) e, sottolineando l'importanza di procedere a
un'ampia consultazione prima di dare attuazione a queste proposte, chiedono
che sia effettuato uno studio completo sulle loro incidenze in vista
dell'eventuale revisione di tali disposizioni.
Più
concorrenza a vantaggio dei consumatori
Jonathan EVANS (PPE/DE, UK)
Relazione sulla XXXIII Relazione della Commissione sulla politica di
concorrenza – 2003
Doc.: A6-0024/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 21.2.2005
Votazione: 22.2.2005
Con 540 voti
favorevoli, 70 contrari e 30 astensioni, la Plenaria ha adottato una
risoluzione che, accogliendo favorevolmente la XXXIII relazione della
Commissione sulla politica di concorrenza, (2003), si felicita con l'allora
commissario Mario MONTI «per aver mantenuto un monitoraggio costante ed
energico delle distorsioni della concorrenza intraprendendo nel contempo una
riorganizzazione e un rinnovo di ampio respiro delle norme in materia di
antitrust, di controllo delle concentrazioni e di aiuti di Stato».
I deputati, inoltre,
insistono affinché «il limitato numero di casi in cui le decisioni della
Commissione sono state riesaminate dalla Corte di giustizia e annullate» non
sia considerato un elemento capace di minare la fiducia nel sistema
complessivo di analisi e applicazione. D'altra parte, essi chiedono «un
ruolo più proattivo per il Parlamento europeo nello sviluppo della politica
di concorrenza» da concretizzarsi attraverso il conferimento di poteri di
codecisione all'Istituzione e si rammaricano che la Commissione e il
Consiglio non abbiano potuto appoggiare questo punto di vista nel progetto
di trattato che istituisce una Costituzione per l'Europa.
Ritenendo che
l'efficace applicazione della politica di concorrenza sia uno strumento
essenziale per conseguire una struttura di mercato efficiente «che operi
nell'interesse dei consumatori ed abbia un impatto positivo e significativo
sulla loro vita quotidiana», i deputati sottolineano che talvolta sarebbe
più opportuno analizzare la situazione della concorrenza a livello
dell'intero mercato interno piuttosto che dei differenti sottomercati.
Nondimeno, valutano positivamente la revisione delle norme sugli aiuti di
Stato, con il riorientamento dell'interesse della Commissione verso casi e
questioni di particolare rilevanza per l'ulteriore sviluppo del mercato
interno.
La risoluzione si
compiace per la posizione della Commissione sugli aiuti di Stato per la
ricerca e lo sviluppo e plaude ai criteri di compatibilità ambientale
applicati dalla Commissione per l'approvazione di vari regimi di aiuti in
materia di ambiente. Tuttavia, esorta l'Esecutivo ad approfondire i lavori
in merito all'impatto sulle imprese private di meccanismi, quote, diritti,
certificati e crediti relativi agli scambi di quote di emissione nel quadro
del protocollo di Kyoto.
Rallegrandosi, poi,
per l'iniziativa della Commissione relativa a taluni importanti mercati,
come quello delle telecomunicazioni, i deputati esprimono tuttavia
preoccupazione «per la persistente incapacità di raggiungere la piena
liberalizzazione dei mercati comunitari del gas e dell'elettricità».
Inoltre, pur valutando
positivamente le nuove regole della Commissione sulla distribuzione degli
autoveicoli, i deputati si attendono maggiori progressi quanto alla
riduzione delle notevoli differenze esistenti fra gli Stati membri
relativamente al prezzo degli autoveicoli nuovi e si rammaricano del fatto
che attualmente tali differenze rimangono significative. Sono invocati, poi,
ulteriori progressi in relazione al mercato delle riparazioni degli
autoveicoli e una più facile disponibilità delle parti di ricambio per
autovetture.
In materia estera, i
deputati si compiacciono per l'impegno assunto dalla Commissione di
perseguire una politica di cooperazione bilaterale rafforzata con i
principali partner commerciali della Comunità e di ampliare la cooperazione
multilaterale nel settore della concorrenza. Essi, in particolare, ritengono
doveroso congratularsi con la Commissione per la conclusione di accordi di
cooperazione in materia di concorrenza con gli Stati Uniti, il Canada e il
Giappone.
Essi infine esortano
l'Esecutivo a continuare a cooperare con i paesi dell'OCSE, con i paesi
asiatici (in particolare la Cina) e con quelli dell'America latina, nonché a
proseguire i negoziati con l'OMC sull'interazione tra scambi commerciali e
politica di concorrenza.
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Ralph Pine
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Mathieu GROSCH (PPE/DE, BE)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio
concernente la patente di guida (rifusione)
Doc.: A6-0016/2005
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 22.2.2005
Votazione: 23.2.2005
Sostituire 110 tipi di
patenti nazionali con un modello unico europeo, di plastica, ostacolare il
cosiddetto turismo delle patenti e altri tipi di frode, agevolare gli
spostamenti dei conducenti all'interno dell'Unione e accrescere la sicurezza
stradale. Sono questi i principali obiettivi della nuova direttiva sulla
patente di guida europea sulla quale la Plenaria si è pronunciata in prima
lettura della procedura di codecisione.
Nell'adottare a larga
maggioranza (548 voti favorevoli, 103 contrari e 9 astensioni) la relazione
di Mathieu GROSCH (PPE/DE, BE), il Parlamento europeo presenta
numerosi emendamenti alla proposta della Commissione che hanno l'obiettivo,
in particolare, di garantire un miglior equilibrio tra la necessità di
un'introduzione rapida della nuova patente e l'esigenza di tener conto delle
diverse tradizioni nazionali riguardo al suo rilascio. Altre modifiche
riguardano il rafforzamento delle misure antifrode, il modello di patente
stesso, talune disposizioni e definizioni relative alle diverse categorie di
veicoli, le età minime dei conducenti di motocicli, nonché i requisiti
minimi degli esaminatori di guida.
Più in particolare,
mentre la proposta della Commissione non fissava alcuna data per
l'introduzione della nuova patente, i deputati chiedono invece agli Stati
membri di sostituire le patenti di carta con quelle plastificate - in
formato carta di credito - entro dieci anni dall'entrata in vigore della
direttiva. Passati altri dieci anni, poi, anche le patenti plastificate
attualmente esistenti dovranno essere rimpiazzate e diventerà obbligatorio
un modello standard europeo. La sostituzione delle patenti, precisano
tuttavia i deputati, non deve portare alla perdita o alla restrizione dei
diritti acquisiti relativi all'abilitazione alla guida di veicoli di
categorie diverse.
Inoltre,
nell'accogliere con favore la proposta secondo cui gli Stati membri possono
applicare un microprocessore alle patenti come misura antifrode
supplementare, i deputati intendono consentire alle autorità nazionali di
immagazzinarvi altre informazioni, ove lo ritenessero necessario e a
condizione che le pertinenti disposizioni in materia di protezione dei dati
siano rispettate.
Sempre per combattere
le frodi e facilitare i controlli la Commissione esige che in ogni Stato
membro vi sia un solo punto di contatto nazionale incaricato di fornire le
informazioni sulle patenti che diventerebbe così parte di una rete europea
delle patenti di guida. Tale rete, in particolare, dovrà servire a garantire
che ogni conducente possieda una sola patente e, a tale proposito, i
deputati rafforzano le disposizioni volte a combattere il turismo delle
patenti imponendo agli Stati membri di rifiutarne il rilascio a chi risulta
esserne già titolare in un altro paese.
I deputati, inoltre,
intendono imporre agli Stati membri (non solo darne loro la facoltà) di
rifiutare il rilascio di una patente a una persona cui siano state applicate
misure di restrizione, sospensione o ritiro delle patente in un altro Stato
membro, rendendo così obbligatorio il reciproco riconoscimento delle
sanzioni.
A proposito di
sanzioni, giova sottolineare che i deputati hanno introdotto un emendamento
che consente agli Stati membri di applicare sistemi di calcolo delle
infrazioni stradali (patente a punti), precisando tuttavia che tali metodi
limitativi del periodo di validità del documento devono essere «efficaci,
dissuasivi, proporzionati e modulati secondo la categoria di conducente
professionista o provato». Con tale precisazione, si intende tutelare i
conducenti professionisti dalla perdita del posto di lavoro qualora si
vedessero ritirare la patente per infrazioni commesse come conducenti
privati.
Un aspetto della
direttiva piuttosto controverso è stato quello relativo ai controlli medici
e al rinnovo delle patenti dei conducenti di oltre 65 anni. In merito a
quest'ultimo aspetto, la Commissione proponeva di limitare a cinque anni la
validità delle patenti rilasciate agli over 65, tuttavia i deputati hanno
giudicato che una tale restrizione generale non fosse giustificata ed hanno
pertanto soppresso tale disposizione. Per quanto riguarda, invece, i
controlli medici, ogni Stato membro avrà la possibilità di limitare in
alcuni casi la validità della patente, per esempio in presenza di talune
malattie. I conducenti dipendenti dall'insulina, così, dovrebbero essere in
possesso di un'autorizzazione medica.
Sanzioni più severe per chi inquina il mare
Corien WORTMANN-KOOL (PPE/DE, NL)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del
Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e
del Consiglio relativa all'inquinamento provocato dalle navi e
all'introduzione di sanzioni, comprese sanzioni penali, per i reati di
inquinamento
Doc.: A6-0015/2005
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 22.2.2005
Votazione: 23.2.2005
Chiunque, inquina il
mare con degli scarichi di sostanze contaminanti deve essere passibile di
sanzioni, anche penali se tali atti sono commessi «intenzionalmente,
temerariamente o per negligenza grave». E' quanto ha deciso il Parlamento
adottando a larga maggioranza la relazione di Corien WORTMANN-KOOL (PPE/DE,
NL), preventivamente negoziata in modo informale con il Consiglio, evitando
così di dover ricorrere alla procedura di conciliazione.
Scopo della direttiva
è di recepire nel diritto comunitario le norme internazionali in materia di
inquinamento provocato dalle navi e di garantire, appunto, che ai
responsabili di scarichi vengano comminate sanzioni «adeguate», al fine di
aumentare la sicurezza marittima e migliorare la protezione dell'ambiente
marino dall'inquinamento provocato dalle navi.
Le sanzioni devono
essere proporzionate alla gravità dell'infrazione e, quelle più gravi,
saranno considerate reati penali da e nelle circostanze previste in una
decisione quadro del Consiglio che andrà a completare il provvedimento. Si
tratterà di una decisione che ricade nel Terzo Pilastro, quindi
intergovernativo, relativo alla politica in materia di Giustizia e Affari
Interni. Per le persone fisiche, nei casi più gravi, le sanzioni potranno
arrivare fino a pene detentive.
Il Parlamento, poi, ha
ottenuto che la Commissione presenti, entro la fine del 2006, uno studio di
fattibilità riguardo alla creazione di un servizio di guardacoste europeo
incaricato «di prevenire l'inquinamento e apportarvi una risposta»,
chiarendone i costi e i benefici. Se del caso, tale studio dovrà essere
seguito da una proposta sulla creazione di un tale Corpo.
Infine, il compromesso
con il Consiglio prevede che l'Agenzia Europea per la Sicurezza Marittima
dovrà cooperare con gli Stati membri nello sviluppo di soluzioni tecniche e
nella prestazione di assistenza tecnica relativamente all'attuazione della
direttiva, nonché in azioni quali l'individuazione degli scarichi per mezzo
del monitoraggio e della sorveglianza satellitare.
Per ulteriori
informazioni:
Ton Huyssoon
(Strasburgo) Tel.(33-3)
881 73856
(Bruxelles)
Tel.(32-2) 28 42408
e-mail :
tran-press@europarl.eu.int
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Frédérique RIES (ALDE/ADLE, BE)
Relazione sul piano d'azione europeo per l'ambiente e la salute 2004-2010
Doc.: A6-0008/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 22.2.2005
Votazione: 23.2.2005
La relazione
d'iniziativa di Frédérique RIES (ALDE/ADLE, BE) adottata con 576 voti
favorevoli, 48 contrari e 13 astensioni dalla Plenaria «denuncia il forte
ridimensionamento, in termini di approccio e ambizione, tra la strategia
europea per l'ambiente e la salute della Commissione e quella che dovrebbe
essere la sua attuazione, vale a dire il piano d'azione». Per i deputati,
infatti, il programma dell'Esecutivo può «essere considerato tutt'al più un
piano d'azione di ricerca, che difficilmente potrà di per sé ridurre il
contributo dei fattori ambientali all'insorgenza delle malattie».
Il piano d'azione
costituisce il primo ciclo (2004-2010) della strategia per l'ambiente e la
salute avviata nel giugno 2003 dalla Commissione, più nota con l'acronimo
SCALE (Science, Children, Awareness, Legal instruments, Evaluation). L'Aula
si era pronunciata una prima volta su tale questione nel corso di un
dibattito in plenaria tenutosi nel marzo 2004.
Per i deputati,
all'iniziativa dell'Esecutivo mancano azioni concrete indirizzate, in
particolare, ai bambini e ad altri gruppi vulnerabili come le donne in
gravidanza e gli anziani. In particolare, essi ritengono che si debba
esaminare con urgenza una limitazione della commercializzazione e/o
dell'utilizzazione di una serie di sostanze pericolose, nel momento in cui
si rendono disponibili alternative più sicure.
Le sostanze messe
esplicitamente in causa sono sei prodotti della famiglia degli ftalati usati
in prodotti di uso domestico e nei dispositivi medici, il mercurio
utilizzato negli amalgami dentari, i solventi clorinati adoperati nella
produzione di vernici e tre prodotti della famiglia dei pesticidi
organofosfati.
La risoluzione,
inoltre, chiede alla Commissione di dare priorità alla ricerca sulla
produzione e l'utilizzazione di categorie di prodotti di consumo quotidiano
contenenti prodotti chimici che possono provocare allergie e tumori nelle
persone. Nell'attività di ricerca svolta nel quadro del piano d'azione,
peraltro, occorre evitare qualsiasi aumento delle sperimentazioni sugli
animali, rivolgendo particolare attenzione allo sviluppo e all'utilizzazione
di metodi di sperimentazione alternativi.
I deputati, poi,
insistono affinché sia realizzato uno studio epidemiologico sui bambini al
fine di sorvegliare, dalla gestazione fino all'età adulta, le relazioni tra
le patologie legate all'ambiente e l'esposizione ai principali inquinanti.
La Commissione, inoltre, è invitata ad assicurare che tutte le valutazioni
dei rischi che verranno effettuate affrontino specificamente i rischi per il
feto, i neonati e i bambini, nei casi in cui vi sia un rischio di
esposizione di questi gruppi particolarmente vulnerabili. Il piano d'azione
dovrà anche definire, in via prioritaria, le condizioni ambientali
accettabili per gli spazi in cui i bambini trascorrono spesso molto tempo,
come ad esempio gli asili, i luoghi di gioco e le scuole.
L'accento è posto
anche sull'importanza di educare e informare la popolazione sulle
problematiche ambientali e sanitarie valorizzando maggiormente le conoscenze
delle difficoltà in loco. Tutte le azioni proposte per facilitare l'accesso
dei cittadini all'informazione ricevono il sostegno dei deputati che, a tale
proposito, rinnovano la richiesta di istituire registri nazionali in cui
siano riprese per grandi zone geografiche le principali emissioni, da un
lato, e, dall'altro, le principali patologie.
In tale contesto essi
rilevano la necessità di un maggiore impegno per contrastare i problemi di
salute connessi con lo stile di vita e riconducibili, ad esempio, al
tabacco, alle bevande alcoliche, alla cattiva alimentazione o alla mancanza
di movimento. Sul tabacco, in particolare, i deputati si compiacciono per la
volontà espressa della Commissione di continuare ad agire per porre fine al
tabagismo nei locali chiusi, o di autorizzare zone fumatori «appositamente
riservate, fisicamente separate e adeguatamente ventilate». Essi, inoltre,
invitano l'Esecutivo a classificare quanto prima il fumo di tabacco
nell'ambiente come agente cancerogeno della classe I.
Sottolineando come il
piano d'azione debba includere anche un elenco delle professioni e dei
luoghi di lavoro pericolosi, la risoluzione chiede che si esamini in modo
sistematico e scientifico l'impatto delle concentrazioni urbane sulla salute
e il benessere. A tale proposito, nell'insistere affinché la Commissione
assicuri una corretta applicazione, da parte degli Stati membri, della
normativa europea in vigore in materia di qualità dell'aria, i deputati
chiedono alla Commissione di avviare una procedura di infrazione nei
confronti degli Stati membri che non garantiscano un elevato livello di
qualità dell'aria ai loro cittadini. Parallelamente, essi auspicano che la
Commissione lanci un'iniziativa per ridurre entro il 2010 l'emissione
nell'atmosfera di sostanze tossiche di origine industriale (in via
prioritaria diossina, cadmio, piombo, cloruro di vinile monomero e benzene).
In merito agli aspetti
finanziari del piano d'azione, la risoluzione si rammarica che la proposta
della Commissione non sia corredata di una scheda finanziaria indicativa e
«che faccia solo un vago riferimento all'uso delle risorse (finanziarie)
esistenti per realizzare le azioni in materia di ambiente e salute nel
periodo 2004-2007».
Nel ritenere
indispensabile il pieno utilizzo delle risorse finanziarie previste dal
programma d'azione comunitario nel campo della sanità pubblica (2003-2008),
la risoluzione invita la Commissione a presentare una scheda finanziaria
specifica relativa alla messa in atto di azioni prioritarie per il periodo
2004-2007, nonché previsioni per l'attuazione di azioni integrate in materia
di ambiente e salute nel quadro della definizione delle nuove prospettive
finanziarie dell'UE.
I progetti «ambiente e
salute», infine, dovranno essere considerati una tematica a pieno titolo nel
settimo programma quadro per la ricerca (2007-2010) e «dovranno fruire di un
finanziamento conseguente, non inferiore a 300 milioni di euro».
Il testo del piano
d'azione europeo per l'ambiente e la salute 2004-2010, presentato dalla
Commissione il 9 giugno 2004, è consultabile sul
sito Europa.
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Jiří MAŠTÁLKA (GUE/NGL, CZ)
Relazione sulla promozione della salute e della sicurezza sul lavoro
Doc.: A6-0029/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 23.2.2005
Votazione: 24.2.2005
Anche se tende a
diminuire, il numero degli infortuni sul lavoro resta troppo elevato per i
deputati che, adottando la relazione d'iniziativa di Jiří MAŠTÁLKA (GUE/NGL,
CZ), invitano la Commissione ad esaminare la possibilità di introdurre il
metodo del coordinamento aperto in questo campo anche se, nel frattempo,
ritengono necessario aiutare gli Stati membri a trasporre le direttive sulla
sicurezza dei luoghi di lavoro attraverso lo scambio reciproco di esperienze
e buone pratiche e una cooperazione rafforzata.
La relazione
d'iniziativa rappresenta la risposta del Parlamento alla comunicazione della
Commissione del febbraio 2004 sull’attuazione pratica delle disposizioni
delle diverse direttive concernenti la salute e la sicurezza sul lavoro: la
direttiva quadro (89/391), quella sui luoghi di lavoro 89/654, sulle
attrezzature di lavoro (89/655), sulle attrezzature di protezione
individuale (89/656), sulla movimentazione manuale di carichi (90/269) e
sulle attrezzature munite di videoterminale (90/270). I deputati pur
accogliendo favorevolmente l'analisi effettuata dalla Commissione, criticano
tuttavia il ritardo con il quale è stata pubblicata.
Ogni anno circa
300.000 europei sono colpiti da un'incapacità permanente a causa di
incidenti o di malattie del lavoro. Se la tendenza generale è verso la
diminuzione, tuttavia, in alcuni paesi i il tasso di infortuni dei
lavoratori temporanei è almeno il doppio di quello relativo ai lavoratori
permanenti. I deputati chiedono quindi agli Stati membri di trovare
rapidamente un accordo in merito alla direttiva sulla condizione dei
lavoratori interinali.
La futura strategia
dell'Unione in materia di salute e sicurezza, per i deputati, dovrà coprire
le professioni autonome e dare particolare attenzione al settore delle
costruzioni, della pesca, dell'agricoltura e della sanità. Vanno poi
aumentati il numero, la qualità e i poteri degli ispettorati del lavoro,
così come andrà garantita una valutazione rapida dei risultati della seconda
parte della «Strategia sulla salute e la sicurezza del lavoro 2002-2006». La
Commissione, inoltre, dovrà includere nel suo programma di azione alcuni dei
problemi specifici cui le donne si confrontano.
La risoluzione mette
anche un accento particolare sulla prevenzione dei rischi degli incidenti di
lavoro e dei pericoli a lungo termine per la salute. Considerato che il 50%
dei lavoratori europei non hanno accesso ai servizi di prevenzione, i
deputati invitano la Commissione ad «esaminare lo stato dei sistemi
preventivi degli Stati membri in maggiore dettaglio e a presentare proposte
per definire politiche nazionali di prevenzione coerenti, basate su una
strategia globale dell'UE, che abbia come priorità l'informazione dei
lavoratori».
Ad esempio, andrebbero
stilate delle guide sulla maniera di applicare le direttive in vigore, che
tengano conto del sesso e dell'età dei lavoratori, così come della natura
dei rischi. Il finanziamento comunitario teso a migliorare la protezione dei
lavoratori e la partecipazione dei partner sociali al dialogo sulla
sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro, infine, dovrebbe essere
accessibile attraverso delle procedure più semplici e più rapide.
I deputati, poi,
sottolineando gli sforzi dell'Esecutivo nel presentare proposte tese a
semplificare e razionalizzare le vigenti direttive sulla protezione della
salute, allo scopo di migliorarne l'efficacia e di ridurne il costo
d'attuazione per le imprese, d'altro lato, lo invitano a presentare senza
indugi un piano d'azione che illustri i prossimi passi da seguire per
risolvere i problemi illustrati nella sua stessa analisi, nonché una
strategia a medio e lungo termine per dare seguito alla problematica.
Inoltre, il Parlamento
esprime la sua opposizione alla «ri-regolamentazione nel campo della salute
e della sicurezza che non garantisca un livello di protezione equivalente a
tutti i lavoratori europei». D'altra parte, tuttavia, esso rileva che un
alto livello di protezione dei lavoratori porterà ad uno svantaggio
concorrenziale per i vecchi Stati membri dell'Unione, «se non si garantisce
la completa attuazione dell'acquis comunitario nei nuovi Stati membri e
l'effettiva piena applicazione delle direttive sulla protezione della
salute».
Infine, l'Aula esprime
la sua preoccupazione in merito alle direttive proposte relative al tempo di
lavoro e ai servizi, in particolare per quanto riguarda l'intensificazione
del lavoro e le possibilità di controllo, il rischio di un'estrema
flessibilità del tempo del lavoro e il pericolo di esclusioni individuali.
La comunicazione della
Commissione è consultabile sul seguente
sito Europa.
Per ulteriori informazioni:
Zaneta Vegnere
(Bruxelles) Tel.(32-2) 28 31056
e-mail :
empl-press@europarl.eu.int
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Statistiche sulla formazione professionale
Ottaviano DEL TURCO (PSE, IT)
Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del
Consiglio relativo alle statistiche sulla formazione professionale nelle
imprese
Doc.: A6-0033/2005
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 23.2.2005
Votazione: 23.2.2005
La Plenaria ha
adottato, in prima lettura della procedura di codecisione, la relazione di
Ottaviano DEL TURCO (PSE, IT) sulla proposta di regolamento che
definisce un quadro comune per la produzione di statistiche comunitarie nel
campo della formazione professionale nelle imprese.
Tra gli emendamenti
proposti dalla relazione, ne figura uno teso a imporre l'obbligo alle
imprese di rispondere ai questionari sui dati statistici. Giova
sottolineare, peraltro, che il relatore ha raggiunto un accordo con il
Consiglio e la Commissione sulla questione, pertanto non è escluso che la
proposta possa essere adottata già in prima lettura.
Per ulteriori
informazioni:
Zaneta Vegnere
(Strasburgo) Tel.(33-3)
881 74651
(Bruxelles)
Tel.(32-2) 28 31056
e-mail :
empl-press@europarl.eu.int
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Risoluzione sulle priorità e le
raccomandazioni dell'UE in vista della 61a sessione della
Commissione per i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite a Ginevra (14 marzo
- 22 aprile 2005)
Doc.: B6-0086/2005
Procedura: Risoluzione
Dibattito: 23.2.2005
Votazione: 24.2.2005
L'Aula ha adottato una
risoluzione presentata dalla commissione per gli affari esteri del
Parlamento sulle priorità e le raccomandazioni dell'Unione europea in vista
della 61a sessione della Commissione per i diritti
dell'uomo delle Nazioni Unite (UNHCR) che si terrà a Ginevra dal 14 marzo al
22 aprile 2005.
Nel riaffermare che il
rispetto, la promozione e la salvaguardia dell'universalità dei diritti
umani fanno parte dell'acquis etico e giuridico dell'Unione europea, la
risoluzione sottolinea la necessità che l'UE e le Nazioni Unite operino
attraverso una consultazione, una cooperazione e un coordinamento
rafforzati. In tale ambito, i deputati sollecitano l'Unione europea ad
«assumere un ruolo di primissimo piano» in seno alla Commissione delle
Nazioni Unite per i diritti dell'uomo e, pertanto, chiedono che l'Europa
patrocini una serie di risoluzioni sulla situazione di circa 25 paesi, come
la Cina, l'Iran, l'Iraq la Cecenia, l'Afganistan, il Sudan, lo Zimbabwe e i
Territori occupati, nonché su particolari questioni tematiche quali i
diritti civili e politici, economici, sociali, culturali, nonché sulla
tutela dei giornalisti inviati in zone di guerra.
Situazioni relative a
paesi e territori
Per quanto riguarda la
Cina, ad esempio, i deputati chiedono in particolare di condannare il
ricorso abusivo alla detenzione arbitraria, la repressione in Tibet del
diritto di tale Paese all'autodeterminazione e di qualsiasi forma di
opposizione politica nell'intero paese. Sono poi richiesti la liberazione
«immediata e senza condizioni» dei prigionieri di opinione e di coscienza,
il rispetto della libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Inoltre,
nel sollecitare la ratifica del patto internazionale relativo ai diritti
civili e politici, è condannato «il ricorso abusivo ed eccessivo alla pena
di morte». Infine, l'Unione è invitata a rilasciare una dichiarazione
pubblica che esprima al governo cinese «la sua viva preoccupazione circa le
ripetute violazioni dei diritti umani».
In Iran, è
stigmatizzato «il grave aumento delle violazioni dei diritti umani», come il
moltiplicarsi delle esecuzioni, comprese quelle di delinquenti minorenni, di
amputazioni e fustigazioni pubbliche, della repressione generalizzata della
stampa e dei media, del numero crescente di arresti.
Per quanto riguarda la
situazione in Iraq, sono condannate in particolare «le esecuzioni di
civili, la presa di ostaggi e la loro barbara uccisione da parte di gruppi
terroristici», nonché l'ostruzione all'accesso a cure mediche e gli atti di
tortura nei confronti della popolazione civile. I deputati, inoltre,
chiedono che i presunti casi di violazioni dei diritti umani e di crimini di
guerra commessi durante gli ultimi tre decenni «siano quanto prima oggetto
di inchieste da parte delle autorità irachene e che i responsabili siano
puniti». Essi, peraltro, condannano il ripristino della pena capitale da
parte del governo provvisorio iracheno. Nel ribadire, infine, la condanna
del ricorso alla tortura e ad altri trattamenti crudeli, disumani o
degradanti nei confronti dei prigionieri, i deputati chiedono che siano
effettuate indagini approfondite sulle accuse di tortura e maltrattamento.
In merito alla
Cecenia, i deputati condannano in primo luogo il terribile massacro di
Beslan. Ma è anche stigmatizzata «la moltiplicazione dei crimini di guerra e
dei crimini contro l'umanità nei confronti della popolazione civile da parte
delle autorità russe». Nel deplorare quindi il perdurare dell'impunità per
gli autori di tali reati, essi censurano «le minacce e gli ostacoli
sistematici posti dall'esercito russo ai difensori dei diritti umani» e alla
libertà di stampa e chiedono l'avvio immediato dei negoziati politici tra le
parti in conflitto al fine di trovare una soluzione pacifica.
Nel riconoscere la
necessità di sostenere il nuovo governo eletto in Afganistan, i
deputati condannano le violazioni dei diritti umani, la presa di ostaggi, il
loro maltrattamento e la loro esecuzione commessi negli ultimi dieci anni e
chiedono che a tale proposito siano svolte indagini che portino i
responsabili davanti alla giustizia.
In Sudan, tutte
le parti coinvolte nel conflitto di Darfur sono invitate a cessare
immediatamente ogni violenza nonché a cooperare pienamente con le Nazioni
Unite nelle indagini volte a confermare se si siano verificati genocidi e
ad identificare i colpevoli. I deputati, inoltre, esortano il Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite a prendere seriamente in considerazione
l'adozione di un embargo globale sulle armi nei confronti del Sudan nonché
altre sanzioni mirate nei confronti dei responsabili di violazioni su vasta
scala dei diritti umani e di altre atrocità.
In merito alla
situazione nello Zimbabwe, condannando il regime di Mugabe «per la
sua implacabile e brutale oppressione di un popolo impoverito ed affamato,
per il suo sistematico sovvertimento della libertà giudiziaria, di stampa ed
individuale, nonché per la sua distruzione di un'economia una volta
florida», il Parlamento invita le autorità competenti dello Zimbabwe e dei
suoi paesi vicini a garantire che le prossime elezioni si svolgano in
conformità dei principi e delle norme internazionali e alla presenza di una
congrua missione internazionale di sorveglianza. L'Aula, inoltre, invita il
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite «ad intervenire in modo deciso
nella crisi del paese qualora il regime non dovesse osservare i principi di
democrazia, lo Stato di diritto ed il rispetto per i diritti umani nel corso
dell'imminente periodo elettorale».
I deputati, infine,
domandano l'adozione di una risoluzione che chieda la sospensione dei lavori
di costruzione del muro su territori che si trovano sul lato cisgiordano
della «linea verde» internazionalmente riconosciuta tra Israele e i
Territori palestinesi, il suo smantellamento e l'abrogazione di tutti
gli atti giuridici o regolamentari relativi alla sua costruzione, «affinché
anche gli Stati terzi rispettino i loro obblighi non prestando alcun
sostegno alla costruzione del muro».
Questioni tematiche
I deputati invitano la
Presidenza dell'Unione a patrocinare o co-patrocinare risoluzioni sui
diritti civili e politici. In particolare, per quanto riguarda la protezione
dei diritti umani nella lotta contro il terrorismo, il razzismo, le
questioni della tortura e dei trattamenti o delle punizioni inumani o
degradanti, la libertà di espressione, l'indipendenza della magistratura,
l'impunità e l'intolleranza religiosa, i diritti dei bambini, delle donne e
delle ragazze, dei lavoratori migranti, delle minoranze e degli sfollati, la
libertà di stampa e la tutela dei giornalisti, le moderne forme di schiavitù
e le discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità
di genere, nonché le responsabilità delle multinazionali in materia di
diritti umani.
Quanto ai diritti
economici, sociali e culturali, la risoluzione pone l'accento sul diritto
allo sviluppo e al cibo, nonché sulla questione della povertà estrema.
Pertanto, ricordano l'impegno dell'UE volto a promuovere un ordine economico
internazionale basato sull'eguaglianza, la sovranità, l'interdipendenza e
l'interesse reciproco ed invitano l'Unione a concentrarsi sulla necessità
di sviluppo nel corso dei prossimi negoziati dell'OMC previsti per dicembre
2005 ad Hong Kong. L'UE e suoi Stati membri sono quindi invitati a prendere
tutte le misure necessarie per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo
del Millennio, in particolare la necessità di eliminare la povertà, la fame
nel mondo, l'ineguaglianza di genere, il degrado ambientale e la mancanza di
istruzione, di sanità e di acqua potabile.
Nel chiedere al
Consiglio e alla Commissione di prestare la dovuta attenzione alla questione
dell'impunità per i casi di violazione dei diritti umani internazionali e
del diritto umanitario e per i crimini di guerra, il Parlamento invita il
Relatore speciale sulla libertà di espressione ad esaminare in modo
specifico la questione dei giornalisti presenti nelle zone di conflitto
nonché i pericoli e le minacce che essi devono fronteggiare. In tale
contesto invita, la Commissione per i diritti dell'uomo a incaricare la sua
sottocommissione di elaborare norme od orientamenti nuovi atti a garantire
ai giornalisti che lavorano nelle zone di conflitto il pieno rispetto dei
loro diritti e delle loro libertà fondamentali.
Nepal
Risoluzione comune sul Nepal
Doc.: B6-0130/2005
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 23.2.2005
Votazione: 23.2.2005
La risoluzione comune
è stata adottata.
Repubblica del Togo
Risoluzione comune sulla Repubblica del Togo
Doc.: B6-0126/2005
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 23.2.2005
Votazione: 23.2.2005
La risoluzione comune
è stata adottata con 92 voti favorevoli e 2 astensioni.
Tribunale speciale per la Sierra Leone
Risoluzione comune sul Tribunale speciale per la Sierra Leone: la posizione
di Charles Taylor
Doc.: B6-0125/2005
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 23.2.2005
Votazione: 23.2.2005
La risoluzione comune
è stata adottata con 94 voti favorevoli e 2 astensioni.
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Risoluzione comune sull'azione contro la fame
e la povertà
Doc.: B6-0103/2005
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 23.2.2005
Votazione: 24.2.2005
A seguito di
un'interrogazione orale di Luisa MORGANTINI (GUE/NGL, IT) e di
Enrique BARÓN CRESPO (PSE, ES), il Parlamento europeo ha adottato una
risoluzione comune sull'azione contro la fame e la povertà con la quale
sollecita gli Stati membri ad aumentare la quantità e la qualità del loro
contributo agli aiuti allo sviluppo, si rallegra dell'impegno preso da
alcuni Stati di ridurre il debito dei paesi più poveri e invita l'Unione a
promuovere un sistema di scambi commerciali multilaterale libero, equo e
favorevole allo sviluppo.
Livelli ed efficacia degli aiuti
Dichiarandosi
estremamente preoccupato per il fatto che, cinque anni dopo l'adozione da
parte delle Nazioni Unite degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM),
l'Africa subsahariana non sia avviata a raggiungere entro la scadenza del
2015 «neppure uno degli otto OSM», il Parlamento sottolinea che, se la
comunità internazionale «non incrementa drasticamente la qualità e la
quantità del suo aiuto allo sviluppo, gli OSM saranno irraggiungibili per un
cospicuo numero di Paesi Meno Sviluppati».
A tale proposito,
nel congratularsi con gli Stati membri dell'UE che hanno superato la soglia
dello 0,7% del PIL per l'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) o che hanno
stabilito calendari per raggiungere questo livello, l'Aula sollecita i
restanti Stati membri che non hanno ancora raggiunto questi livelli e non
hanno stabilito scadenze «a farlo immediatamente». La Commissione, d'altro
canto, dovrebbe utilizzare la sua prossima comunicazione sulla revisione
degli impegni di finanziamento dello sviluppo per suggerire la definizione
di uno scadenzario UE, «in modo che il maggior numero possibile di Stati
membri raggiunga l'obiettivo dello 0,7% entro il 2010». Inoltre, è chiesta
la definizione di obiettivi annuali intermedi per la crescita dell'APS.
D'altra parte,
prendendo atto delle discussioni in corso e delle varie iniziative riguardo
a «meccanismi innovativi di finanziamento dello sviluppo», i deputati
invitano la Commissione e gli Stati membri dell'UE a prestare maggiore
attenzione all'intera gamma di tali iniziative e sottolineano che tutti
questi finanziamenti devono essere aggiuntivi rispetto all'impegno preso dai
governi di dedicare lo 0,7% del proprio PIL all'APS».
Rammaricandosi poi
dell'attuale livello della spesa UE, i deputati chiedono alla Commissione di
garantire «che la spesa per lo sviluppo destinata ad aiuti sul campo nel
settore della sanità e dell'istruzione aumenti in misura significativa».
Inoltre, deve essere fatto un miglior uso degli aiuti esistenti, in
particolare «rivedendo le priorità, ponendo fine agli aiuti legati ai
donatori e mettendo in pool i fondi a livello internazionale, al fine di
liberare risorse supplementari per i paesi più poveri». I donatori
bilaterali e multilaterali sono quindi invitati ad armonizzare le loro
procedure operative e ad adeguare gli aiuti alle priorità proprie di ciascun
paese.
Il Parlamento,
inoltre, sollecita «un impegno politico sostenuto, trasparenza e
accountability per limitare la corruzione, l'accrescimento delle capacità
per raggiungere l'obiettivo di una buona governance, e il partenariato fra
tutte le parti interessate». D'altra parte, invitando l'EU e i suoi Stati
membri ad assicurare che l'aiuto allo sviluppo rimanga finalizzato alla
riduzione della povertà e alla realizzazione degli OSM, il Parlamento chiede
all'Unione di attuare rapidamente la relazione del Progetto Millennio delle
Nazioni Unite. In tale contesto, la Commissione dovrà rendere più efficace e
più visibile la spesa dell'UE «iscrivendo in bilancio ingenti importi di
nuovo denaro» affinché il suo aiuto possa capeggiare iniziative globali.
Riduzione del
debito
Sottolineando come
tutti i creditori, e in particolare le istituzioni internazionali e i
governi nazionali, dovrebbero accettare di eliminare gradualmente i debiti
dei paesi in via di sviluppo dando la priorità ai paesi meno sviluppati, il
Parlamento invita la Commissione e gli Stati membri «a dare il buon esempio»
nelle riunioni multilaterali e bilaterali. D'altra parte, nel compiacersi
dell'impegno preso dai paesi del G-8 e da altri Stati membri dell'UE volto
ad assicurare una riduzione fino al 100% del debito bilaterale e
multilaterale dei paesi più poveri del mondo, l'Aula insiste sul fatto che
tale riduzione dev'essere avviata con i governi che rispettano i diritti
umani e il principio della buona governance, e a condizione che gli importi
così risparmiati siano destinati all'aiuto ai più poveri nelle loro
comunità.
Commercio
internazionale
Nel ritenere che un
sistema di scambi multilaterali libero, equo e favorevole allo sviluppo
«rappresenti un meccanismo efficace per sradicare le cause della povertà e
della fame», i deputati invitano l'UE a promuovere un sistema siffatto
«garantendo nel contempo un maggiore accesso ai mercati per i paesi più
poveri e fornendo un'adeguata assistenza tecnica connessa con il commercio».
Sottolineando poi
come i PVS abbiano la necessità di proteggere i loro settori agricoli ancora
fragili, il parlamento ritiene che i paesi più poveri non devono essere
soggetti a richieste di reciproca liberalizzazione degli scambi. Inoltre, i
deputati invitano l'UE a prendere iniziative concrete contro la povertà
«assicurando la coerenza tra la sua politica commerciale, quella di
cooperazione allo sviluppo e la politica agricola comune», in modo da
evitare impatti negativi diretti o indiretti sulle economie dei paesi in via
di sviluppo.
Per ulteriori
informazioni:
Armelle Douaud
(Bruxelles)
Tel.(32-2) 28 43806
e-mail :
deve-press@europarl.eu.int
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