Risoluzione comune sul programma legislativo
e di lavoro della Commissione per il 2005
Doc.: B6-0106/2005
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 21.2.2005
Votazione: 24.2.2005
Il Parlamento europeo,
con 264 voti favorevoli, 201 contrari e 37 astensioni, ha adottato una
risoluzione sul programma legislativo e di lavoro della Commissione per il
2005 presentata dai gruppi PPE/DE, ALDE/ADLE e UEN. Prima della votazione,
il gruppo socialista ha dichiarato il suo voto contrario alla risoluzione in
ragione del fatto che il testo non prende sufficientemente in conto i
diritti sociali dei cittadini europei.
La risoluzione,
molto articolata, copre un ampio ventaglio d'argomenti. Tutti i grandi temi
europei, infatti, sono presi in considerazione dai deputati. La competività
e la coesione dell’Unione, porta i deputati a pronunciarsi su temi quali la
Strategia di Lisbona, il completamento del mercato unico e i brevetti
informatici, la liberalizzazione dei mercati, la concorrenza e gli aiuti di
Stato, la politica di ricerca, il Patto di stabilità e gli investimenti, la
politica di coesione e le reti transeuropee. Il miglioramento della qualità
della vita dei cittadini, implica delle prese di posizione su Reach, le
politiche ambientale, agricola, della pesca e del turismo, nonché sulla
politica sociale e a favore dell’istruzione della cultura e della gioventù.
Vi sono poi
suggerimenti in merito allo Spazio di libertà, sicurezza e giustizia, alla
lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, ad Europol, alla
politica in materia di visti, alla tutela della salute e dei consumatori. Il
Parlamento, infine, si pronuncia sull'allargamento, sulle relazioni
bilaterali, sulla politica di sviluppo e quella commerciale dell'Unione,
nonché sulla ratifica della Costituzione e sul miglioramento della
legislazione europea, così come sulla riforma amministrativa.
Un’Europa più
competitiva e coesa
Il Parlamento si
compiace «dell’importanza fondamentale riservata alla realizzazione della
strategia di Lisbona». Sostiene le misure previste atte a garantire che
il processo affronti un numero inferiore di obiettivi più complementari e
segua un calendario preciso per quanto concerne la realizzazione.
Riguardo al
completamento del Mercato unico, i deputati insistono affinché siano
fatti ulteriori passi avanti soprattutto nel settore dell’energia, dei
trasporti, delle telecomunicazioni, in quello finanziario e in altri
servizi. Il Parlamento, inoltre, invita la Commissione a rivedere la sua
proposta di direttiva relativa ai brevetti informatici conformemente
alle decisioni adottate dalla commissione giuridica del Parlamento e dalla
Conferenza dei Presidenti nel mese di febbraio, e a presentare le sue
proposte legislative relative a un sistema integrato di brevetti generali.
La Commissione, inoltre, dovrebbe attivarsi contro gli Stati membri che non
hanno recepito la normativa dell'Unione europea in materia di
liberalizzazione dei mercati, soprattutto nei settori dell’energia e
delle telecomunicazioni.
Il Parlamento,
inoltre, plaudendo all’impegno di migliorare l’ambiente delle imprese,
chiede l’adozione di iniziative miranti a una convergenza tra diritto civile
e commerciale e sottolinea l'importanza di rafforzare il livello di coerenza
nel settore del diritto contrattuale. I deputati, d'altra parte, si
compiacciono dell’elevata priorità accordata al rafforzamento degli sforzi
europei in materia di ricerca e sviluppo, nonché dell’accento posto
sull’importanza del settimo programma quadro. A quest'ultimo proposito,
sollecitano la Commissione a presentare una proposta che fornisca sostegno
concreto alla ricerca di base e innovativa – «concentrata su innovazioni
specifiche come le celle a idrogeno, l’energia solare, le biotecnologie, le
tecnologie dello spazio e auto più pulite» – nonché a raddoppiare il
sostegno finanziario.
Sollecitando una
politica della concorrenza forte, i deputati sostengono l’obiettivo
politico globale della Commissione di garantire meno e più mirati aiuti
di Stato, ma sottolineano che non dovrebbero esserci discriminazioni fra
Stati membri nell’applicazione di tale politica.
In merito al
Patto di stabilità, il Parlamento invita la Commissione ad assicurarsi
che, per garantire finanze sane, ne sia salvaguardata in ogni proposta di
riforma la struttura fondamentale, «soprattutto il riferimento agli attuali
massimali del 3% del disavanzo». Inoltre va prestata più attenzione alla
posizione degli Stati membri in materia di debito pubblico e devono essere
controllate in maniera più rigorosa le prestazioni e le previsioni delle
economie nazionali. Tuttavia, va prevista «la possibilità di una certa
flessibilità» per i paesi che hanno ridotti livelli di debito in periodi di
grave recessione, purché ciò «incoraggi un comportamento corretto in periodi
di crescita».
I deputati
sottolineano l’importanza di accordarsi su un'azione comune per rilanciare
l'investimento pubblico e privato, in particolare nella ricerca e
l’innovazione, nelle nuove infrastrutture, nell’istruzione e la formazione,
nei servizi pubblici e sociali di alta qualità e nei settori nuovi e
dinamici, come la nanotecnologia e la biotecnologia.
Nel ribadire, poi,
l’importanza della politica di coesione i deputati sottolineano che
gli investimenti nell’ambito delle TEN, della società dell’informazione,
delle risorse umane, della tecnologia, dell’innovazione e dello sviluppo
delle PMI «rafforzeranno la competitività e consentiranno di creare posti di
lavoro, contribuendo quindi alla coesione sociale ed economica in tutta
l’Unione europea». Essi, inoltre, invitano la Commissione ad associare il
Parlamento al processo decisionale realtivo agli orientamenti strategici per
la politica di coesione. I progetti prioritari TEN, secondo i deputati,
dovrebbero essere pianificati e finanziati sulla base sia del sostegno
previsto dal bilancio dell'Unione sia, ove possibile, attraverso
partenariati pubblico-privato.
Migliorare la
qualità della vita in Europa
In materia
ambientale, i deputati chiedono idonee risorse finanziarie per l’attuazione
del piano di biodiversità e della strategia sull’uso sostenibile
delle risorse naturali. Essi, poi, attendono quanto prima la proposta
legislativa quadro sui rifiuti e reputano che le norme concernenti la
salute e il benessere degli animali debbano essere aggiornate.
Riguardo alle fonti di
energia rinnovabili e innovative, invece,
insistono sull’esigenza di ridurre la dipendenza dai
combustibili fossili grazie ad un mix di fonti energetiche rinnovabili e
innovative, come l’idrogeno, una politica nucleare realistica e le riduzioni
dei consumi.
Inoltre, invitano
la Commissione a lavorare con il Parlamento per trovare «una soluzione
equilibrata» alla definizione di un quadro realizzabile per la
registrazione, la valutazione e l’autorizzazione delle sostanze chimiche (Reach),
«che ridurrebbe al minimo l’impatto sulla competitività». Nel contempo,
andrà garantita la protezione dell’ambiente, «sulla base di una politica di
prioritarizzazione, della valutazione del rischio, del principio “una
sostanza, una registrazione”, nonché della graduale eliminazione della
sperimentazione sugli animali». I deputati, poi, chiedono alla Commissione
di attenersi alla sua proposta relativamente al programma REACH e di
rispettare la normale procedura di codecisione, attendendo la prima lettura
del Parlamento prima di modificare la sua proposta.
Riguardo alla
politica agricola, i deputati, invitano la Commissione a garantire che
le riforme PAC nel 2005 non comportino distorsioni della concorrenza tra
agricoltori degli Stati membri, evitandone qualsiasi rinazionalizzazione. La
riforma del regime dello zucchero, in particolare, dovrà assicurare il
mantenimento della produzione di tale prodotto nell’Unione europea,
attenuando tuttavia le conseguenze della riforma sui partner commerciali nei
paesi in via di sviluppo. Essi, poi, ritengono che il piano d’azione della
Commissione per i prodotti e l’agricoltura biologici debbano ottenere
elevata priorità negli orientamenti strategici dell’Unione europea in
materia di sviluppo rurale.
Il Parlamento,
d’altra parte,
deplora «la palese
assenza di proposte relative alla politica comune della pesca nel
programma legislativo e di lavoro annuale», mentre un’ampia gamma di
questioni sono ancora in sospeso. Parimenti, ritiene deplorevole la mancanza
di proposte di iniziativa della Commissione nel settore del turismo.
In materia di politica sociale, i deputati, si attendono un
miglioramento dell’impiegabilità e della flessibilità delle condizioni di
lavoro, nonché una migliore conciliazione delle esigenze della vita
familiare e della vita professionale. Per la politica in materia di
istruzione e cultura i deputati reclamano opportune risorse finanziarie
e deplorano che non siano previste altre iniziative di rilievo in tali
settori, mentre per la gioventù sottolineano l’urgente esigenza di
accelerare il reciproco riconoscimento delle qualifiche scolastiche di
livello secondario e dei titoli di studio di livello universitario, nonché
di promuovere una maggiore mobilità dei giovani.
Un’Europa più
sicura per il cittadino
Per lo Spazio di
libertà, sicurezza e giustizia, il Parlamento chiede un’idonea
valutazione delle misure già adottate, al fine di «garantire passi avanti
coerenti in questo settore». Per i deputati, inoltre, la Commissione
dovrebbe continuare a lavorare su definizioni comuni più chiare per alcuni
reati gravi aventi carattere transfrontaliero (in particolare terrorismo,
traffico di droga e tratta di esseri umani, riciclaggio di denaro e
criminalità informatica), unitamente a norme minime concordate in materia di
sanzioni.
Il Parlamento
sollecita poi la Commissione a rafforzare la politica comune in materia
di visti e a migliorare la sicurezza dei documenti di viaggio,
«includendo i dati biometrici». Al contempo, tuttavia, insiste sulla
necessità di una legislazione europea in materia di protezione dei dati.
D’altra parte, invita la Commissione a proporre un’idonea base giuridica UE
per Europol per rafforzarne il futuro ruolo e garantirene
l’efficienza. Inoltre, sottolinea l’esigenza di rafforzare la fiducia nei
sistemi giudiziari degli Stati membri, «sulla base del principio del
riconoscimento reciproco, degli standard minimi e della garanzia dei diritti
di tutti gli interessati».
In materia di
salute i deputati sollecitano la Commissione a porre un forte accento,
nel quadro del Settimo programma quadro di ricerca, su una maggiore ricerca
in materia di cure nuove/alternative per la lotta all’HIV/AIDS e sostengono
la necessità di sviluppare norme chiare sul rimborso delle spese mediche per
le cure ricevute in uno Stato membro diverso da quello in cui il paziente è
assicurato. Sottolinenando, poi, l’importanza di norme chiare, semplici e
sicure a protezione dei consumatori, essi suggeriscono di procedere
ad un’ulteriore semplificazione delle norme per i contratti
transfrontalieri, seguendo il nuovo approccio consistente in standard minimi
e riconoscimento reciproco.
Un’Europa più
forte in un mondo più sicuro
Il Parlamento
sottolinea la necessità di raggiungere un rapido accordo sull’istituzione
del servizio comune per le azioni esterne e chiede alla Commissione di
essere pienamente informato per quanto riguarda l’andamento della
preparazione dei negoziati di allargamento sia con la Croazia che con
la Turchia. Riguardo alla Politica di vicinato, poi, i deputati
invitano la Commissione a rivedere il proprio programma in stretta
cooperazione con il Parlamento, allo scopo di consentire un’ulteriore
differenziazione tra le varie regioni geografiche e i vari paesi.
In tale contesto,
essi ritengono particolarmente importante sviluppare una forte nuova
dimensione orientale nonché rafforzare e approfondire l’attuale dialogo
euromediterraneo. Il Parlamento, inoltre, ritiene che non si debba
tralasciare alcuno sforzo per pervenire alla riunificazione di Cipro e, in
tale ambito, invita la Commissione a potenziare i progetti che coinvolgono
le due comunità, «creando in questo modo una dinamica favorevole alla
ripresa dei negoziati».
I deputati
affrontano anche le relazioni bilaterali dell’Unione e, in particolare, il
dialogo transatlantico, la revisione della strategia nei confronti
dell’America latina, la situazione dei diritti dell’uomo in Cina e al
procsso di pace in Medio Oriente. A livello multilaterale, essi evidenziano
il ruolo dell’ONU, gli impegni internazionali post Kyoto al di là del 2012 e
i negoziati commerciali a livello OMC. In merito a quest’ultimo tema, il
Parlamento invita la Commissione a chiarire gli orientamenti dei
negoziati agricoli a livello di OMC, al fine di massimizzare le
prospettive di concludere un accordo nel dicembre 2005 e, in questo ambito,
ribadisce l’urgente necessità di adattare le indicazioni geografiche o le
garanzie di origine sia alle esigenze del mercato che a quelle
dell’informazione dei consumatori, nonché l’importanza di smantellare
progressivamente le barriere all’importazione per i prodotti provenienti dai
paesi in via di sviluppo e di eliminare progressivamente tutte le forme di
sovvenzione alle esportazioni di prodotti agricoli.
Un’Europa che
funzioni meglio - più vicina al cittadino
Il Parlamento
auspica un miglioramento della legislazione e della regolamentazione
e chiede quindi la piena applicazione nel prossimo anno del Progetto
interistituzionale ”Legiferare meglio”, sostenendo l’impegno attivo a
garantire una pronta ed effettiva trasposizione, attuazione e applicazione
delle direttive UE nel diritto nazionale. Il Parlamento, poi, sottolinea
l’importanza dello strumento delle petizioni come fonte di
informazione in materia di carente recepimento e/o applicazione del diritto.
L'Aula, inoltre,
rileva che è assolutamente importante far funzionare meglio l’Europa e
avvicinarla maggiormente ai cittadini, creando un’Unione più aperta, più
pronta a reagire e più democratica. Pertanto sottolinea che il Consiglio
europeo, il Parlamento e la Commissione «devono condurre una campagna
adeguatamente coordinata per assicurare la ratifica della Costituzione
e la sua entrata in vigore il 1° novembre 2006».
I deputati infine,
si pronunciano sulla responsabilità di bilancio e sulla riforma
amministrativa, nonché sulla lotta contro la frode, in merito alla
quale insitono sul fatto che la completa e positiva attuazione del nuovo
sistema contabile deve rimanere una priorità nel corso del prossimo anno.top
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Risoluzione comune sulle prospettive future
del settore siderurgico
Doc.: B6-0091/2005
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 23.2.2005
Votazione: 24.2.2005
Votazione
Una strategia a lungo termine per la siderurgia europea, la promozione
dell'innovazione, il dialogo sociale e un uso dei fondi europei vincolato.
E' quanto chiede il Parlamento europeo con la risoluzione comune adottata a
larghissima maggioranza (458 voti favorevoli, 78 contrari e 23 astensioni) a
seguito della chiusura del reparto magnetico delle Acciaierie di Terni da
parte del Gruppo ThyssenKrupp. I deputati, a tale proposito, esprimono la
loro solidarietà ai lavoratori interessati e alle loro famiglie, compresi
quelli occupati nelle imprese dell'indotto e dei settori collegati «a
rischio di ridimensionamento occupazionale».
L'Aula considera che, nella vertenza di Terni, la Thyssen-Krupp non abbia
rispettato gli impegni presi con il governo italiano circa «il mantenimento
del polo siderurgico a fronte di benefici in termini di infrastrutture e
costi dell'energia», senza che nessuna ragione di carattere industriale lo
giustifichi, visto anche l'incremento del 55% dell'utile netto della società
che ha recentemente superato gli 844 milioni di euro. Pertanto, fermi
restando gli interventi del Governo Italiano e della Commissione, sollecita
la Thyssen Krupp «a mantenere i livelli occupazionali, a rispettare il piano
d'investimenti presentato lo scorso giugno ed a potenziare le altre
produzioni (fucinati e titanio) non direttamente legate al "core-business"
dell'acciaio inossidabile».
Il Parlamento, inoltre, rileva come l'eventuale ridimensionamento
dell'acciaio magnetico ternano «si tradurrebbe in una sostanziale
fuoriuscita dell'Italia da questo comparto strategico, con gravi conseguenze
per la competitività del sistema e per un'occupazione giovane e
qualificata».
D'altra parte, ricordando «il significativo investimento pubblico, inclusi i
Fondi strutturali dell'obiettivo 2 e quelli del Fondo Sociale europeo (...)
dei quali ha beneficiato la AST Thyssen Krupp», l'Aula ritiene che l'uso dei
fondi comunitari «debba sottostare a regole precise subordinate
all'innovazione, allo sviluppo locale, all'occupazione e all'impegno
produttivo nel territorio, a lungo termine, da parte dell'impresa che ne
beneficia». Più in particolare, i deputati chiedono che i regolamenti
relativi all'uso dei fondi strutturali siano rispettati e rafforzati.
Più in generale, la risoluzione rievoca le disposizioni relative ai diritti
sociali della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e ricorda
«che l'Europa è stata costruita con la creazione della Comunità Europea del
Carbone e dell'Acciaio». Inoltre, rammenta che la strategia di Lisbona ha
come obiettivo di fare dell'UE l'economia della conoscenza più competitiva e
dinamica del mondo, capace di una crescita economica sostenibile
accompagnata da maggiori posti di lavoro, da un'occupazione di qualità e da
una maggiore coesione sociale.
In tale ottica, il Parlamento ribadisce la sua richiesta alla Commissione di
presentare «una strategia più determinata di fronte alle ristrutturazioni
industriali e al loro impatto sociale». Gli Stati Membri e la Commissione,
nel caso specifico, sono poi invitati a promuovere iniziative volte «a
scongiurare il ridimensionamento del settore siderurgico europeo e le
conseguenti perdite di posti di lavoro qualificato in particolare in quei
poli di eccellenza nelle cui innovazioni molto è investito». Essi, inoltre,
dovrebbero prevedere una legislazione in materia di responsabilità sociale
delle imprese che contribuisca ad uno sviluppo sostenibile. Gli Stati
membri, dal canto loro, sono invitati a promuovere e a rafforzare il dialogo
sociale «nel rispetto della legislazione nazionale ed europea in materia di
informazione e di consultazione dei lavoratori», e ad adottare misure
efficaci miranti a proteggere i rappresentanti sindacali.
Sottolineando poi come gli investimenti nella ricerca e sviluppo possano
essere utilizzati per elaborare nuovi materiali, design e processi che
possono riconfigurare settori industriali tradizionali, i deputati ritengono
che l'Europa «debba promuovere l'innovazione attraverso lo sviluppo degli
interessi industriali, in particolare per i settori avanzati e di alta
tecnologia, sostenendo piani adeguati di riconversione industriale».
Alla Commissione, infine, è chiesto di presentare una comunicazione sullo
stato attuale del settore siderurgico e di creare un gruppo di alto livello
per il settore, così come una strategia per le prospettive future del
settore siderurgico «al fine di promuovere una capacità indipendente europea
in questo settore». L'Esecutivo inoltre dovrà adoperarsi con una decisione
in sede OMC ed OCSE per «garantire la salvaguardia dell'industria
siderurgica europea nel mercato internazionale».
Interventi a nome dei gruppi politici
Antonio TAJANI (PPE/DE, IT), ha esordito sottolineando come l'Europa
di oggi, costruita sulle basi della Comunità del carbone e dell'acciaio,
rischi «di vedere rinnegate le proprie origini nel cuore della produzione
siderurgica di uno dei paesi fondatori». La decisione di chiudere la
linea di produzione dell'acciaio magnetico e di mettere in cassa
integrazione ed in libertà centinaia di lavoratori del sito di Terni
rappresenta, secondo il deputato, una violazione degli accordi sottoscritti
al momento della privatizzazione, «ma anche una scelta economicamente
priva di senso».
L'azienda, ha spiegato l'oratore, «ha ricevuto un trattamento di
attenzione da parte di tutte le istituzioni, nazionali ed europee, che
nessun'altra azienda italiana del settore ha ottenuto», ed ha ricordato
gli investimenti pubblici di cui ha beneficiato ThyssenKrupp (TK), compresi
i Fondi strutturali legati all'obiettivo 2, e l'impegno del governo italiano
a garantire l'approvvigionamento di energia elettrica a condizioni di
economicità, sino alla realizzazione della necessaria nuova centrale, e la
realizzazione di infrastrutture per la valorizzazione del sito.
Evidenziando, in seguito, come quello italiano sia il più importante mercato
dell'acciaio magnetico, il deputato ha affermato che risultano
«incomprensibili le ragioni che hanno spinto la TK a non concludere la
trattativa per la firma del protocollo d'intesa destinato a chiudere la
vertenza. Sorge allora spontaneo, ha subito aggiunto, «il sospetto
che i negativi risultati dichiarati dall'azienda siano da collegare a scelte
che hanno soltanto il fine di trasferimenti intergruppo con prezzi
d'eccezione a vantaggio delle collegate società commerciali».
La
risoluzione, ha poi spiegato l'oratore, «non è soltanto un gesto di
solidarietà», ma vuole rappresentare l'impegno del Parlamento europeo
per mobilitare la Commissione e i paesi membri affinché intervengano con
iniziative «destinate a scongiurare il ridimensionamento dell'industria
siderurgica». La delocalizzazione, soprattutto in Cina, «non può
essere realizzata senza il rispetto dei diritti umani e sindacali», ha
aggiunto sostenendo che la vicenda di Terni «non è soltanto un caso
italiano, è un caso europeo che non deve essere sottovalutato, è emblematico
per tutto il settore della siderurgia». Tutte le Istituzioni e tutte le
forze politiche sono pertanto chiamate a formulare proposte concrete per
tutelare l'industria siderurgica, l'occupazione e anche la ricerca. Ecco
perché, ha quindi concluso, «lanciamo ancora una volta un appello al
governo tedesco perché intervenga immediatamente ai vertici della TK perché
si rendano conto dell'importanza del sito di Terni e dell'errore commesso in
questi ultimi giorni».
Pier
Antonio PANZERI (PSE, IT), accennando alla decisione di mettere in
libertà 630 lavoratori oltre a quelli già in cassa integrazione del
magnetico da parte della ThyssenKrupp, ha affermato di non sapere se
considerarlo un segno «di poco rispetto a questo Parlamento che in queste
ore discute della vicenda» o semplicemente «un'aperta confessione
delle contraddizioni che accompagnano la politica industriale da parte
dell'azienda».
Ricordando una recente lettera inviata dall'azienda ai parlamentari europei
che affermava la volontà di investire sull'inossidabile, il deputato ha
rilevato come ciò sia in contraddizione con le ultime scelte della TK.
L'oratore ha quindi sottolineato come la decisione di chiudere il reparto
magnetico stia producendo, oltre a seri problemi occupazionali, anche
ricadute su tutto il sito e sul territorio di Terni, ed ha citato una stima
relativa alla perdita di oltre 1.500 lavoratori fra acciaierie e indotto.
Inoltre, ha stigmatizzato come la TK «sembra non mostrare più alcun
interesse a godere dei benefici in termini di infrastrutture e costi
dell'energia dopo averli ripetutamente sollecitati». Il che, secondo il
deputato, «significa oggettivamente volere le mani libere (...) anche di
smontare progressivamente la produzione di inossidabile». In sostanza,
ha proseguito, l'acciaieria di Terni, declassata a rango regionale e portata
a bassi volumi rispetto alle sue capacità e con alti costi dell'energia,
«si avvia poi verso procedimenti di smantellamento».
Il
deputato, sottolineando poi come il nuovo impianto non venga praticamente
utilizzato mentre il mercato dell'acciaio si trova in una situazione di
penuria e, quindi, con prezzi in ascesa, ha affermato che un disimpegno da
Terni «provocherebbe un ulteriore aumento dei prezzi e porrebbe in seria
difficoltà l'industria elettromeccanica italiana che assorbe il 40 per cento
del consumo europeo». Criticando il fatto che non si siano volute
prendere in considerazione anche soluzioni alternative, egli ha quindi
definito la situazione inaccettabile «per i costi produttivi e sociali
che porta con sé». Per l'oratore, sarebbe opportuno chiamare l'azienda
all'assunzione delle proprie responsabilità, al rispetto degli impegni
assunti con gli accordi sottoscritti e a riprendere un confronto con le
parti sociali e gli enti locali. Inoltre, ha affermato il deputato, occorre
dare coerenza alla Strategia di Lisbona che passa dalla difesa e
dall'allargamento della base produttiva e «non dalla chiusura dei siti
per raggiungere la competitività».
Infine, l'oratore ha ribadito che è assolutamente opportuno fornire risposte
sullo stato dei processi di riorganizzazione a livello europeo e riflettere
«su quale politica industriale l'Europa ha bisogno per far fronte ai
problemi di competitività». Il Parlamento europeo, ha quindi concluso,
«può fornire un contributo formidabile alla soluzione positiva della
vicenda delle acciaierie di Terni e dare prospettive serie all'industria
europea».
Alfonso ANDRIA (ALDE/ADLE, IT) ha sottolineato come il Parlamento
europeo sia chiamato ad occuparsi di un tema molto significativo per
l'economia dell'Unione, ossia «le prospettive future del settore
siderurgico» ed ha sottolineato l'ampia convergenza sul testo della
risoluzione, che ha definito «equilibrato e largamente condivisibile».
Considerando che il comparto occupa un gran numero di lavoratori nel
territorio europeo, con punte di eccellenza e con produzioni di alto livello
tecnologico, secondo il deputato tale materia va inquadrata nell'ottica del
conseguimento degli obiettivi della strategia di Lisbona e della maggiore
coesione economica e sociale.
Nel
ricordare l'importante collocazione della Thyssen-Krupp tra i produttori
mondiali di piani inossidabili e magnetici, egli ha sottolineato come
l'azienda si fosse impegnata a fare di Terni il polo europeo di eccellenza
degli acciai magnetici, «grazie anche a benefici in termini di
infrastrutture e costi dell'energia assicurati dal governo italiano nel
giugno 2004» e come essa abbia beneficiato di ulteriori investimenti
provenienti dal Fondo sociale europeo. Un cambio della strategia aziendale,
ha affermato il deputato, violerebbe gli impegni presi, con la conseguenza
di una progressiva riduzione dei livelli occupazionali e rappresenterebbe
«un precedente pericolosissimo». La Commissione europea, pertanto, è
chiamata «a difendere le proprie scelte e a fare in modo che chi riceve
finanziamenti comunitari mantenga gli impegni assunti anche in relazione
alle scelte localizzative».
Sepp
KUSSTATSCHER (Verdi/ALE, IT) ha sottolineato il «sorprendente
dietro-front della multinazionale tedesca rispetto alle promesse di appena
otto mesi fa». Il piano d'investimenti presentato allora, ha ricordato,
prevedeva il mantenimento delle produzioni ad alto contenuto tecnologico a
Terni, garantendo i livelli occupazionali attuali, a fronte di benefici in
termini di infrastrutture e costi dell'energia. A Terni, ha poi evidenziato
il deputato, la Thyssen Krupp «trae profitto da significativi
investimenti pubblici, anche comunitari, attraverso i Fondi Strutturali e
Sociali Europei». Per tale ragione ha sollecitato l'azienda «a
ritornare sui suoi passi, a mantenere le sue promesse del giugno scorso e a
mantenere soprattutto gli attuali livelli occupazionali in questo polo
ancora eccellente, nella cui innovazione si è investito tanto».
Il
suo sostegno a «questa lotta», ha affermato, deriva anche dal
risvolto europeo della questione. L'Unione europea, ha infatti ricordato,
storicamente è stata costruita proprio sull'acciaio e sulla carica
innovativa del relativo know-how tecnologico. Egli ha quindi voluto
evidenziare i «concetti-base che distinguono il nostro Continente da
altri, di cui il mondo ha più bisogno che mai», che sono stati
solennemente reiterati nella Costituzione europea e nella ridefinizione
della Strategia di Lisbona: la solidarietà, la coesione sociale, la
responsabilità delle imprese e il dialogo sociale. Adesso, ha concluso,
«si tratta di vigilare, anche da quest'aula, affinché i bei principi della
nostra Europa non diventino carta straccia appena escono da qui, appena si
devono misurare con la realtà sociale, cancellate da logiche solamente di
profitto». Logiche, ha aggiunto, «così becere e miopi da rimangiarsi
garanzie di occupazione fatte appena pochi mesi fa, e questo dopo essersi
mangiati tanti soldi dei contribuenti non solo italiani, ma anche europei!»
Roberto MUSACCHIO (GUE/NGL, IT), segnalando la presenza a Strasburgo
di «un piccola delegazione di questa comunità operaia» di Terni, ha
sottolineato che il tema in discussione riguarda «il futuro di tutti noi,
dell'Europa».
Dopo
aver proceduto a una breve descrizione di Terni, il deputato ha quindi
evidenziato come essa, da centoventi anni, sia «la città dell'acciaio e
degli operai» e come sia sempre stata capace di difendere e qualificare,
innovandosi, le proprie produzioni. «Non ci sono ragioni economiche
valide perché la produzione del lamierino magnetico venga concentrata in
Francia e in Germania», ha aggiunto, ed ha rilevato come la ThyssenKrupp
abbia ricavato un consistente utile netto nel 2004. Ricordando poi che
l'azienda aveva sottoscritto un accordo con il governo italiano e con le
parti sociali per il rilancio produttivo del sito di Terni, l'oratore ha
quindi stigmatizzato che la proprietà vorrebbe ora disattenderlo.
Nell'evocare poi l'annunciata messa in libertà di seicento lavoratori, dopo
aver già espulso i trecentosessanta addetti del settore del magnetico, il
deputato ha affermato che la lettera inviata a ai parlamentari europei «è
dunque smentita dai fatti oltre che dalle contraddizioni stesse del testo».
Per tale motivo, egli si è detto ulteriormente convinto dell'esigenza di
votare sì alla risoluzione unitaria. La situazione, ha proseguito, «è
ancora più drammatica ed inaccettabile per la dignità di quei cittadini
europei e delle loro famiglie che si sono mobilitate da più di un anno»,
nonché «per le stesse regole del dialogo sociale europeo tanto perorato
da tutte le Istituzioni comunitarie».
«Disattendere a degli accordi siglati, smentire clamorosamente un piano di
investimenti presentato»,
ha aggiunto, «sarebbe grave per tutta l'Europa perché si darebbe corso ad
un'Unione europea dominata da delocalizzazioni selvagge, dismissioni
industriali e logiche speculative che la porterebbero inevitabilmente al
declino e alla crisi». Per questo, ha affermato, intervenire su Terni,
«significa intervenire per il futuro di tutti noi, svolgere una funzione
costruttiva degli interessi reali di un'Europa, di lavoro e di sviluppo».
In conclusione, il deputato ha sostenuto che se ogni altra strada fosse
preclusa, «dovrebbe intervenire il pubblico per garantire quel futuro che
si vorrebbe negare».
Roberta ANGELILLI (UEN, IT) ha voluto subito sottolineare che la
vicenda dell'AST di Terni «non può essere relegata a vicenda locale, né
tantomeno a vicenda nazionale, bensì riguarda tutta la siderurgia europea,
settore irrinunciabile per la nostra industria comunitaria». Per
affrontare il caso Thyssen-Krupp, ha proseguito, «l'Italia sta facendo la
sua parte a tutti i livelli», ma è giunto i momento che «anche
la Germania dia un segnale positivo e che l'Unione europea si assuma le
proprie responsabilità».
Accennando poi al fatto che altre imprese sono soggette a delocalizzazioni -
che scaricano «in modo spregiudicato sugli Stati membri l'emergenza
occupazionale e sociale» - la deputata ha stigmatizzando
«l'arroganza» della Thyssen-Krupp che, da un lato rassicurava con una
lettera e, dall'altra, annunciava la messa in libertà di 630 lavoratori,
non dimostrando inoltre «nessuna intenzione di tenere in considerazione»
la risoluzione del Parlamento. La deputata, rilevandola necessità di agire
in modo in concreto, ha quindi chiesto alla Commissione di impegnarsi a
proporre una legislazione sulla responsabilità sociale delle imprese,
«capace di coniugare la competitività con il rispetto dei diritti dei
lavoratori e dei territori».
Ma,
all'Esecutivo, è chiesto soprattutto «di non eludere ulteriormente (...)
l'emergenza delocalizzazione». A tale proposito, secondo la deputata, è
indispensabile che l'Unione europea intervenga con una strategia capace di
limitare e regolare le delocalizzazioni, sia in territorio europeo sia extra
UE, al fine di garantire la crescita e l'occupazione, la competitività e
l'innovazione, e ciò «per realizzare i principali obiettivi dell'Agenda
di Lisbona». Per tale motivo, concludendo, ha chiesto all'Aula di votare
a favore dell'emendamento da lei presentato. In sede di votazione, tuttavia,
l'emendamento è stato respinto.
«E' l'ora dei fatti, non delle parole»,
ha esordito Alessandro BATTILOCCHIO (NI, IT) stigmatizzando «la
frettolosa e-mail della Thyssen Krupp carica di promesse inviata agli
europarlamentari» in previsione del dibattito. Dai licenziamenti
annunciati di centinaia di lavoratori, secondo il deputato, «emerge il
dramma di centinaia di famiglie che vedono all'orizzonte un domani incerto e
peggiore». Egli ha quindi ricordato che, in occasione di una recente
assemblea del nuovo PSI, aveva potuto constatare che Terni e l'Umbria
«sono unite e determinate nel portare avanti una lotta coraggiosa e dura,
non solo per difendere il proprio contesto produttivo ed economico, ma
soprattutto per tutelare la dignità della comunità locale».
Per
l'oratore le Istituzioni comunitarie «non possono tacere» in questa
fase, poiché massicci disinvestimenti e delocalizzazioni verso paesi
extraeuropei di produzioni pregiate «stanno disarticolando la complessiva
capacità produttiva europea». Inoltre, in questo caso specifico, egli ha
evidenziato che la Thyssen Krupp ricevette fondi e facilitazioni fiscali
dall'Unione dando peraltro la garanzia di mantenere in Italia le attività e
di salvaguardare i posti di lavoro. Questi impegni, invece, sono stati tutti
disattesi «a favore di scenari orientali rispetto ai quali dovremo
chiederci quali siano e come verranno rispettati i diritti e le garanzie
sindacali».
Nel
ricordare, poi, i progressi conseguiti dai tempi dell'Alta autorità del
carbone e dell'acciaio nell'unificazione europea, egli ha sottolineato come
sia necessaria evitare che «questo settore strategico venga smantellato
con il nostro silenzio». Occorre quindi che gli attori istituzionali
concordino con le parti sociali una strategia comune che dovrà poi essere
confrontata con la Thyssen, la quale dovrà comunque prendersi le proprie
responsabilità, «abbandonando la confusa e un po' strumentale tattica
difensiva». Il deputato ha poi sottolineato che la concessione di ogni
eventuale risorsa pubblica ulteriore dovrà essere subordinata ad accordi
«precisi e condivisi, sull'occupazione e lo sviluppo locale e sugli
investimenti destinati a modernizzare la produzione».
Esortando infine il Commissario ad «alzare la voce per ricercare e
pretendere soluzioni immediate e concrete in questa direzione» il
deputato ha auspicato che dall'Aula arrivi ai lavoratori di Terni un
messaggio univoco: «tenete duro nel rivendicare il diritto al futuro
vostro e dei vostri figli, noi, una volta tanto, siamo compatti al vostro
fianco!»
Dibattito
Marco RIZZO (GUE/NGL, IT) ha rilevato come in Aula vengano a
ripetersi i concetti relativi a una situazione «che è paradigmatica,
scolastica, di tante altre situazioni industriali che purtroppo
attraversano il nostro Continente». L'Europa deve dare una risposta
diversa, ha esclamato. Secondo il deputato, per capire il problema in
questione non si deve basare la propria valutazione sui «numeri»,
perché si tratta in realtà «della delocalizzazione, della globalizzazione,
delle compatibilità». Egli ha quindi evidenziato che la Thyssen, come
altre aziende multinaizonali, ha avuto aiuti forti dai governi nazionali e
dalla Comunità europea e poi, «nella classica logica della
socializzazione delle perdite e della privatizzazione dei profitti
continuano ad andare avanti verso questa direzione insensibile».
Dicendosi quindi amareggiato per il tipo di Europa che va delineandosi, ha
stigmatizzato il fatto che la Thyssen abbia messo in libertà oltre seicento
persone proprio prima che il Parlamento si appresta in maniera unitaria a
convergere verso un voto che metta l'azienda di fronte alle proprie
responsabilità. E' questo il dialogo sociale di cui ha parlato il
commissario?, si chiesto l'oratore. E' questa l'Europa che vogliamo?
Armando DIONISI (PPE/DE, IT) ha esordito ricordando la notizia che
altri 600 lavoratori sono stati messi in libertà dalla Thyssen-Krupp e, nel
sostenere come l'allarme sociale si faccia sempre più grave, ha affermato
che il problema di Terni «è il problema dell'industria italiana ed
europea». La risoluzione in discussione, ha aggiunto, «non
rappresenta solo il segno di solidarietà verso i lavoratori e le Istituzioni
che sono presenti anche questa sera e verso gli stessi lavoratori, ma
l'impegno del Parlamento europeo di ripensare le grandi strategie di
politica industriale».
L'Europa, ha quindi proseguito, deve ripensare una politica - all'interno
della strategia di Lisbona e del Patto di stabilità - «per arginare gli
effetti distorti della globalizzazione» perché «in nome della
globalizzazione e della concorrenza selvaggia non possiamo smantellare le
tutele sociali, i diritti dei lavoratori e le garanzie ambientali».
L'intervento pubblico, ha aggiunto il deputato, «deve costituire il
volano dell'innovazione, della ricerca e della riconversione industriale
basata su una nuova competività, che non comporti però la
deindustrializzazione del nostro Paese e anche dell'Europa».
Ricordando come sia di attualità il dibattito sulle prospettive finanziarie,
l'oratore ha sottolineato che occorre chiedersi quante risorse devono essere
destinate «agli investimenti per il rilancio e lo sviluppo economico che
produca una nuova occupazione», nonché quali meccanismi di controllo e
di valutazione debbono essere introdotti «per verificare e garantire che
i piani industriali che prevedono finanziamenti pubblici possano e debbano
tutelare il lavoro». Egli ha quindi concluso sostenendo che il caso
Terni è la punta di un iceberg e, in tale ottica, «non ci possiamo
permettere di perdere questa sfida, che rappresenta la sfida vera
dell'industria italiana e di quella europea».
Guido SACCONI (PSE, IT), condividendo quanto detto dai colleghi che
lo hanno preceduto, ha evocato il regolamento REACH che, a suo parere,
quando entrerà in vigore minaccerà la competitività dell'industria italiana
ed europea. Egli ha, in seguito, ricordato che il Parlamento, esattamente un
anno fa, aveva discusso del caso Terni e della crisi della siderurgia
europea in generale, mentre giungeva la notizia che si era avviata una
trattativa che si sarebbe conclusa nel mese di giugno con l'accordo «che
oggi la Thyssen-Krupp ha nuovamente stracciato». Quell'accordo, secondo
il deputato, fu possibile perché la Thyssen-Krupp «rimase isolata sul
piano nazionale e sul piano europeo».
La
straordinaria mobilitazione dei lavoratori e dei cittadini di Terni e
dell'Umbria, ha spiegato, fu protagonista di quel processo politico e la
situazione si sta ripetendo in questi giorni. Allora come ora, «è stato
offeso non solo un patrimonio professionale, una capacità produttiva, una
tradizione: è stata offesa la dignità di un'intera cittadinanza», ha
esclamato, sostenendo quindi che occorre «rinnovare una forte unità che
permetta di isolare nuovamente Thyssen-Krupp». Il deputato ha poi
sottolineato come la Thyssen-Krupp abbia fatto due mosse apparentemente
contraddittorie: da un lato ha mandato una lettera con una dettagliata
descrizione dei problemi e, dall'altro, ha messo in libertà, o ha minacciato
di mettere in libertà, altri seicento lavoratori «con giustificazioni più
o meno plausibili». Pertanto, a suo parere, «l'azienda sente che
corre il rischio di essere nuovamente isolata a partire da quest'Aula».
Infine, affermando di aver apprezzato la dichiarazione in aula del
commissario, il deputato ha concluso sostenendo che la Commissione «può
fare qualcosa sul piano propriamente politico, anche al massimo livello,
come fece l'anno scorso, contribuendo notevolmente all'isolamento di
Thyssen-Krupp».
Per
Alfredo ANTONIOZZI (PPE/DE, IT) la vicenda della Thyssen-Krupp a
Terni «è un segnale molto pericoloso per tutta l'industria siderurgica
europea e per il suo indotto». L'unanimità dei consensi sulla
risoluzione, ha aggiunto, dimostra «una preoccupazione non isolata e
retorica, ma una corale e internazionale presa di coscienza della gravità
della situazione». Dicendosi poi scettico sui contenuti della lettera
della Thyssen, il deputato si è detto preoccupato delle notizie circa la
messa in libertà di seicento lavoratori.
Egli
ha quindi ha sottolineato come «le forti iniziative del governo italiano
a sostegno delle acciaierie di Terni e le attenzioni di tutte le
Istituzioni» siano valse a poco. Pertanto, il sospetto che Thyssen-Krupp
ceda alle logiche della concorrenza asiatica, ha detto, «è oramai
certezza». Al problema «di per sé gravissimo» dei licenziamenti
che avverranno a Terni, si aggiunge quindi quello «ancor più grave»
della strategia vera e propria di delocalizzazione o meglio, ha precisato
l'oratore, «di smobilitazione dopo aver goduto per anni di sostegni che
hanno prodotto forti profitti».
Per
concludere, affermando che si aspettava di più dalla relazione del
commissario, il deputato ha chiesto quindi che questo tema sia affrontato in
termini strategici da parte dell'Esecutivo, che ha la forza e il peso
politico per affrontarlo, facendosi carico «delle gravi responsabilità di
un eventuale silenzio che si trasformerebbe in un assordante fallimento
dell'economia europea».
Luigi COCILOVO (ALDE/ADLE, IT), che presiedeva la seduta, ha chiesto
ai colleghi di concedergli «una breve presa di distanza dal dovere
formale della funzione» che rivestiva al momento, per esprimere a titolo
personale e politico la sua «piena e incondizionata adesione alle
motivazioni, ai contenuti e agli obiettivi della risoluzione comune».
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Mercedes BRESSO (PSE, IT)
Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune del Consiglio
in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del
Consiglio relativa alle pratiche commerciali sleali tra imprese e
consumatori nel mercato interno e che modifica la direttiva 84/450/CEE del
Consiglio e le direttive 97/7/CE, 98/27/CE e 2002/65/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio e il regolamento (CE) n. /2004 del Parlamento
europeo e del Consiglio ("direttiva sulle pratiche commerciali sleali")
Doc.: A6-0027/2005
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 23.2.2005
Votazione: 24.2.2005
I
consumatori saranno tutelati meglio dalle pratiche commerciali sleali che
ledono i loro interessi economici. E' questo uno degli scopi della proposta
di direttiva che intende armonizzare la normativa degli Stati membri in
materia di pratiche commerciali sleali, al fine di contribuire al corretto
funzionamento del mercato interno e, appunto, garantire un livello elevato
di tutela dei consumatori.
In occasione della prima lettura, il Parlamento aveva introdotto numerosi
emendamenti alla proposta della Commissione, gran parte dei quali sono stati
poi ripresi, integralmente o parzialmente, nella posizione comune del
Consiglio. In particolare, sono state incorporate la nozione di consumatore
vulnerabile e quella di impegno fermo, la partecipazione delle associazioni
di consumatori nella stesura dei codici, l'inclusione fra le pratiche
aggressive della definizione di indebito condizionamento, compresa la
previsione della minaccia dell'uso della forza.
Il Consiglio, inoltre, ha accolto la proposta del Parlamento di una deroga
per consentire agli Stati membri l'applicazione di legislazioni più
restrittive nella tutela dei consumatori, la cui durata viene estesa a sei
anni. È stato recepito anche il dovere della Commissione di riferire al
Parlamento sull'applicazione della direttiva e di proporne un adeguamento
ove necessario.
Tuttavia, adottando la relazione di Mercedes BRESSO (PSE, IT) in
seconda lettura, il Parlamento propone ulteriori emendamenti alla posizione
comune del Consiglio volti, da un parte, a garantire una maggiore tutela dei
consumatori e, in particolare, delle categorie più vulnerabili e dei minori,
d'altra a rafforzare il ruolo del Parlamento. Tali emendamenti, peraltro,
dovrebbero poter incontrare l'avvallo del Consiglio, evitando così di dover
procedere alla fase della «conciliazione».
Più in dettaglio, la «lista nera» delle pratiche commerciali considerate «in
ogni caso sleali» - l'allegato I della direttiva - viene completata
dall'Assemblea con altri metodi suscettibili di ledere i consumatori ed è
prescritto che tale elenco può essere modificato solo mediante una revisione
della direttiva e, pertanto, con l'accordo del Parlamento. In primo luogo,
per rafforzare la protezione dei bambini, senza tuttavia imporre uno
specifico divieto alla pubblicità destinata ai minori, i deputati ritengono
opportuno includere nella lista nera una disposizione che li tuteli da
messaggi pubblicitari che includano «un'esortazione diretta ai bambini
affinché acquistino o convincano i genitori o altri adulti ad acquistare
loro i prodotti reclamizzati».
Tra le pratiche sleali, inoltre, viene introdotta quella di promuovere un
prodotto simile a quello fabbricato da un particolare produttore tutelando
così i consumatori da tentativi di far passare una copia per l'originale. I
deputati, poi, includono nella lista anche la pratica di «dichiarare
falsamente o dare l’impressione che il professionista non agisca nel quadro
della sua attività commerciale, industriale, artigianale o professionale, o
presentarsi falsamente come consumatore», nonché quella di «dare la falsa
impressione che i servizi post-vendita relativi a un prodotto siano
disponibili in uno Stato membro diverso da quello in cui è venduto il
prodotto».
Al divieto imposto agli assicuratori di esigere dai consumatori la
presentazione di documenti che non potrebbero essere ragionevolmente
considerati pertinenti per stabilire la validità di una richiesta di
risarcimento, i deputati aggiungono anche la pratica di omettere
sistematicamente di rispondere alla relativa corrispondenza, con lo scopo di
scoraggiarli dall'esercizio dei loro diritti contrattuali. I deputati,
inoltre, rafforzano le disposizioni in merito a sedicenti vincite di premi
non subordinate ad acquisti o azioni specifiche da parte dei consumatori.
La relazione, infine, intende conferire una migliore definizione e
protezione dei consumatori vulnerabili. Pur restando il riferimento del
consumatore medio, infatti, i deputati precisano, conformemente alla
giurisprudenza della Corte di Giustizia, che questo deve essere «normalmente
informato e ragionevolmente attento e avveduto».
Background
A
spingere la Commissione a presentare una proposta di direttiva sulle
pratiche commerciali sleali è stata la constatazione che norme nazionali
divergenti in materia di tutela dei consumatori e di pratiche commerciali
costituiscono ostacoli di rilievo che «rendono impossibile una strategia
paneuropea di commercializzazione e prodotti standardizzati». Se non
affrontate mediante un'efficace tutela dei consumatori, le pratiche
commerciali sleali possono compromettere la fiducia dei consumatori e
ridurre la loro capacità di operare scelte consapevoli e quindi efficienti,
falsandone le preferenze.
Questa distorsione delle decisioni dei consumatori provoca anche distorsioni
della concorrenza, in quanto il professionista che agisce slealmente sottrae
opportunità commerciali ai concorrenti che rispettano le regole. La proposta
mira anche sopprimere i costi aggiuntivi che devono sopportare le imprese
che svolgono attività transfrontaliere a causa delle diverse legislazioni
nazionali, costi che rischiano di farle astenere del tutto da questo tipo di
attività.
La proposta di direttiva, pertanto, definisce le condizioni che determinano
se una pratica commerciale è sleale e prescrive un'armonizzazione completa
delle norme comunitarie in materia prevedendo, al contempo, un livello di
tutela dei consumatori opportunamente elevato. La direttiva contiene un
divieto generale che sostituirà le divergenti clausole e principi generali
attualmente in vigore negli Stati membri, e definirà un quadro comune a
livello dell'UE, che semplificherà notevolmente il contesto giuridico in cui
operano professionisti e consumatori.
La direttiva sviluppa due tipologie chiave di pratiche commerciali sleali:
quelle «ingannevoli» e quelle «aggressive». Le relative disposizioni
contengono tutti gli stessi elementi previsti dal divieto generale ma
operano indipendentemente da quest'ultimo. Ciò significa che una pratica
considerata «ingannevole» o «aggressiva» ai sensi delle corrispondenti
disposizioni sarà automaticamente sleale; se la pratica, invece, non è
considerata né «ingannevole» né «aggressiva», i criteri del divieto generale
consentiranno di determinare se essa sia sleale.
Un allegato della direttiva contiene una lista nera di pratiche commerciali
considerate in ogni caso sleali e pertanto vietate in tutti gli Stati
membri. Quest'unico elenco impone un divieto a priori di alcune pratiche
specifiche, quali i sistemi piramidali, che falsano in misura rilevante le
decisioni dei consumatori medi e sono contrarie agli obblighi di diligenza
professionale.
La clausola «mercato interno» inizialmente proposta dalla Commissione -
secondo cui i professionisti debbono rispettare unicamente le norme del
paese di origine e impedisce che altri Stati membri impongano ulteriori
obblighi ai professionisti che rispettino tali norme (principio del mutuo
riconoscimento) - non è stata accolta dalla posizione comune del Consiglio.
Link alla documentazione
citata
Proposta della Commissione
Prima lettura del Parlamento
Posizione comune del Consiglio
Parere della Commissione sulla posizione comune
Per
ulteriori informazioni:
Cezary Lewanowicz
(Bruxelles) Tel.(32-2) 28 44659
e-mail :
imco-press@europarl.eu.int
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Antonio DI PIETRO (ALDE/ADLE, IT)
Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio relativa allo scambio
d'informazioni estratte dal casellario giudiziario
Doc.: A6-0020/2005
Procedura: Consultazione legislativa
&
António
COSTA
(PSE, PT)
Relazione che contiene una proposta di raccomandazione del Parlamento
europeo destinata al Consiglio sulla qualità della giustizia penale e
l'armonizzazione della legislazione penale negli Stati membri
Doc.: A6-0036/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 21.2.2005
Votazione: 22.2.2005
Fedina penale senza frontiere
Con l'adozione della relazione di Antonio DI PIETRO (ALDE/ADLE, IT),
la Plenaria ha approva sostanzialmente la proposta di decisione relativa
allo scambio di informazioni estratte dal casellario giudiziario, ma
suggerisce taluni emendamenti volti ad accelerarne le procedure e a
garantire un utilizzo corretto dei dati personali.
La proposta dell'Esecutivo persegue l’obiettivo di migliorare i meccanismi
esistenti il cui funzionamento è ritenuto lacunoso e aleatorio e la cui
lentezza non corrisponde più alle esigenze della cooperazione giudiziaria in
uno spazio senza frontiere quale l’Unione europea. In attesa della
realizzazione di un sistema informatizzato di scambio di informazioni delle
condanne penali tra gli Stati membri, la proposta non modifica la natura
degli obblighi ad essi imposti.
Più in particolare, la proposta prevede la designazione, per ciascuno Stato
membro, di un’autorità centrale responsabile dello scambio di informazioni.
La relazione adottata dall'Aula condivide questa richiesta ma intende
accelerare i tempi della procedura di scambio. Ad esempio, per i casi
urgenti, riduce da 5 giorni a 48 ore il termine entro il quale le autorità
giudiziarie di uno Stato membro devono rispondere a una domanda di
informazioni inoltrata da un altro Stato membro. Per i casi meno urgenti,
invece, i deputati suggeriscono che tale termine non vada oltre 10 giorni
lavorativi. Il motivo di tale richiesta risiede nel fatto che, in numerosi
Stati membri, 48 ore sono il termine minimo per confermare o meno l'arresto.
Al fine di agevolare lo scambio d’informazioni, la proposta prevede poi dei
formulari standard di richiesta e di risposta, disponibili in tutte le
lingue dell’Unione europea.
Un aspetto molto importante della proposta riguarda la protezione dei dati
personali. Mentre la Commissione propone di sottoporre l'utilizzo di tali
dati alle norme vigenti nello Stato membro che li fornisce, i deputati
auspicano invece che quando i dati sono forniti per ragioni diverse da
quelle derivanti da procedimenti penali, questi possano essere utilizzati
unicamente nei limiti specificati nel formulario dallo Stato membro
richiedente e approvati dallo Stato membro richiesto. Inoltre, quest'ultimo
dovrà essere informato dell'uso fatto di tali informazioni da parte dello
Stato richiedente. Infine, per i deputati, la decisione dovrà essere
conforme alle convenzioni esistenti sulla protezione dei dati personali
sottoscritte in sede di Consiglio d'Europa.
Giustizia penale di migliore qualità
La Plenaria, adottando la relazione d'iniziativa di António COSTA (PSE,
PT), formula al Consiglio delle raccomandazioni sulla qualità della
giustizia penale e l'armonizzazione della legislazione penale negli Stati
membri. La relazione, in particolare, chiede che i cittadini possano godere
del «diritto al giudice», che sia definita una «Carta di qualità della
giustizia penale in Europa», che sia creato un sistema di fiducia reciproca
dei sistemi giudiziari nazionali, che sia formalizzato un meccanismo di
valutazione reciproca e che sia concepita un'armonizzazione minima delle
legislazioni nazionali.
Queste raccomandazioni tengono conto delle disposizioni previste dalla nuova
Costituzione, secondo le quali ogni Stato membro dovrà conformarsi alle
sentenze emesse in tutta l'Unione nel quadro di altri regimi nazionali di
diritto penale. Parallelamente, l'adesione all'Unione, comporta l'obbligo di
garantire a ogni cittadino un trattamento equivalente e tale principio dovrà
applicarsi anche ai procedimenti giudiziari.
I
deputati, più in particolare, raccomandano al Consiglio europeo e al
Consiglio di intraprendere immediatamente un'azione dell'Unione affinché i
cittadini europei, ovunque essi si trovino nell'Unione e qualunque sia il
quadro giuridico e costituzionale del paese in cui risiedono, possano
godere del diritto al giudice in condizioni che, allo stesso tempo, siano
comparabili fra loro e rispondano a regole di qualità sempre più elevate,
per dare loro così maggiore fiducia nell'amministrazione della giustizia.
Essi sostengono poi la definizione di una «Carta di qualità della giustizia
penale in Europa» che costituisca un quadro di riferimento comune per tutti
gli Stati membri, nella cui elaborazione occorrerà tenere conto delle
esperienze e dei lavori già condotti a livello nazionale e internazionale
(Consiglio d'Europa e dalle Nazioni Unite).
Usando la Carta come quadro di riferimento obiettivo, poi, andrebbe
istituito un meccanismo di valutazione reciproca permanente per rafforzare
la mutua fiducia tra i sistemi giudiziari nazionali. Gli obiettivi di questo
meccanismo sarebbero la creazione di una base di dati comparati e
statistici, l'organizzazione di esercizi di benchmarking (analisi
comparativa), la diffusione delle pratiche migliori, l'informazione sulla
natura e il funzionamento dei sistemi giudiziari degli altri Stati membri e
la pubblicazione annuale di una relazione di valutazione della qualità della
giustizia in Europa. Questa relazione annuale, inoltre, dovrebbe essere
accompagnata da una serie di raccomandazioni volte a rimediare ai problemi
identificati.
Ma la costruzione dello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia, secondo i
deputati, non può essere concepito senza un ravvicinamento minimo delle
legislazioni nazionali. In materia di diritto penale materiale, essi
convengono con il Consiglio che la priorità debba essere data ai reati
espressamente previsti dal Trattato Costituzionale. Si tratta, come recita
l'Articolo III-271, dei reati in sfere di criminalità «particolarmente grave
che presentano una dimensione transnazionale derivante dal carattere o dalle
implicazioni di tali reati o da una particolare necessità di combatterli su
basi comuni». In tale categoria rientrano il terrorismo, la tratta degli
esseri umani e lo sfruttamento sessuale delle donne e dei minori, il
traffico illecito di stupefacenti e di armi, il riciclaggio di capitali, la
corruzione, la contraffazione di mezzi di pagamento, la criminalità
informatica e organizzata.
In tema di diritto procedurale, invece, la precedenza va attribuita alla
trasparenza nell'amministrazione della giustizia e al rispetto dei diritti
fondamentali delle persone sospettate, così come al diritto di un
trattamento dignitoso e umano dei condannati. Vanno considerati prioritari
anche i temi quali l'amministrazione e la valutazione della prova, il
trasferimento dei prigionieri nello Stato membro di residenza per
l'esecuzione delle pene, l'esecuzione delle pene non privative della libertà
nello Stato membro di residenza, i diritti minimi dei prigionieri in ogni
Stato membro, la recidiva per atti che sono stati oggetto di misure di
armonizzazione e, infine, il regime di protezione delle deposizioni dei
testimoni e delle vittime.
Dibattito sulla cooperazione giudiziaria in materia penale
Franco Frattini,
Vicepresidente della Commissione, si è detto convinto che la qualità della
giustizia costituisce un elemento fondante del «grande progetto»,
consacrato anche nella Costituzione europea, di creare un reale spazio
europeo di giustizia e di libertà. La qualità della giustizia, ha quindi
proseguito, si fonda sul principio secondo cui un'Europa in cui le frontiere
interne cadono deve garantire che le decisioni dei suoi giudici vengano
anzitutto eseguite rapidamente. Questo principio, ha aggiunto, presuppone
«il riconoscimento reciproco» delle decisioni dei magistrati. Ma
affinché questo principio venga attuato, ha spiegato il commissario,
«occorre un grande livello di fiducia reciproca» tra le magistrature,
tra i giudici, tra gli ordinamenti degli Stati membri dell'Unione.
Giudicando «interessante» l'idea del relatore Antònio
Costa (PSE, PT) di creare un
sistema europea di valutazione della qualità della giustizia fondato su una
Carta di qualità della giustizia penale, il Vicepresidente ha spiegato che
la Commissione ha già avviato una vasta azione di concertazione con le
categorie interessate ed ha l'intenzione di presentare, entro l'anno 2005,
una prima comunicazione sulla formazione giudiziaria, quindi sulla
formazione dei magistrati, e di presentare nel 2006 una comunicazione sulla
valutazione della qualità della giustizia. Nessun meccanismo di valutazione
della qualità della giustizia, ha però sottolineato, dovrà «incidere
negativamente sull'indipendenza della magistratura», che è la
precondizione affinché ci possa essere un servizio di qualità per i
cittadini.
In
merito alla relazione di Antonio Di
Pietro (ALDE/ADLE, IT), il commissario responsabile della giustizia
ha sottolineato come la proposta di decisione sullo scambio di informazioni
estratte dal casellario giudiziale sia «un buon esempio dell'importanza
reale di applicare questo principio di fiducia reciproca». Ricordando
quindi «il tragico affare Fourniret», il Vicepresidente ha
evidenziato come questo dimostrasse il cattivo funzionamento nello scambio
di informazioni tra Stati membri sui precedenti penali delle persone.
«Occorre un'azione energica», ha aggiunto, e la proposta in esame
rappresenta «soltanto un primo passo d'urgenza, a breve termine», al
quale seguirà un sistema informatizzato di scambio più veloce, nel pieno
rispetto delle regole di protezione dei dati personali.
Dovendo garantire il miglior funzionamento possibile del casellario
giudiziale dello Stato membro di nazionalità della persona, il commissario
ha affermato che occorre creare un miglior rapporto tra le autorità
nazionali che sono responsabili dei casellari giudiziali. Per concludere, il
Vicepresidente ha sostenuto che la Commissione collaborerà in maniera
continuativa con il Parlamento «perché la materia dello scambio di
informazioni deve trovare un bilanciamento adeguato tra le ragioni della
sicurezza, le ragioni della protezione del diritto dei cittadini ad essere
sicuri con i diritti fondamentali dei cittadini».
In
occasione del dibattito in Aula, tenutosi ieri, il relatore Antonio
Di Pietro (ALDE/ADLE, IT),
ha sottolineato come la proposta di decisione costituisca «solo un primo
passo, che occorre fare d'urgenza» il cui obiettivo «non può che
essere condiviso da tutti». Il relatore ha poi voluto fornire delle
precisazioni in merito al rapporto tra controllo dei dati e riservatezza.
«I dati del casellario giudiziale», ha spiegato, «sono per il
condannato come la cartella clinica per il malato: sono dati di fatto».
Il problema, ha proseguito, «è chi utilizza tali dati e come li utilizza».
A tale proposito egli ha quindi affermato che, a suo parere, questi dati
debbano essere utilizzati soltanto dalle autorità giudiziarie e tra autorità
giudiziarie ed esclusivamente con riferimento a sentenze penali passate in
giudicato. Affermando di condividere i principi enunciati dal commissario
(rapida esecuzione delle decisioni dei giudici e riconoscimento reciproco
delle decisioni), il relatore ha sottolineato che «qualsiasi valutazione
circa la qualità del lavoro dei giudici non può colpire l'indipendenza della
magistratura».
Il
deputato ha quindi chiesto al commissario cosa intende fare l'Esecutivo nel
caso in cui «uno Stato membro mostra di non aver fiducia nei giudici
tanto che, per esempio con riferimento al mandato di arresto europeo, c'è
qualche Stato membro che ancora non vi ha provveduto». Quando si discute
di simili temi, ha aggiunto, la Commissione deve sollecitare gli Stati
membri che ancora non vi provvedono. In merito all'indipendenza della
magistratura, il relatore ha chiesto cosa intende fare la Commissione
«quando in qualche Stato membro addirittura i membri dell'esecutivo non
rispettano la magistratura e arrivano al punto di deriderla sotto i propri
palazzi». Egli ha quindi concluso affermando che, a suo parere, il
compito della Commissione sia anche quello di proporre delle direttive e
fornire delle indicazioni, «affinché lo sforzo che stiamo compiendo per
migliorare la qualità della giustizia in Europa e negli Stati membri non sia
fuorviato da qualche Stato membro per ragioni molto particolari».
Mario Borghezio
(IND/DEM, IT), in merito all'intento di anticipare talune disposizioni del
Trattato, in particolare l'articolo III-271 sulla valutazione dei reati
rientranti nella sfera di criminalità particolarmente grave, come quelli
relativi al terrorismo, ha sollevato alcuni dubbi su «questa visione un
po' ottimistica della qualità della giustizia e del riconoscimento reciproco
delle magistrature». Citando, quindi, «fatti molto gravi come quello,
ad esempio, della sentenza del GUP di Milano, dottoressa Forleo, in tema di
terrorismo» in cui «il magistrato si è inventato la distinzione fra
terroristi e guerriglieri», egli ha affermato che ci si trova «di
fronte a uno svuotamento delle norme comunitarie sul terrorismo, al
tradimento dell'impegno civile che l'Europa, nella sua lotta contro il
terrorismo, ha preso anche in quest'Aula».
Claudio Fava (PSE, IT)
ha sottolineato la «contraddizione» di affrontare il tema del
rafforzamento alla cooperazione giudiziaria per dare un contributo
significativo alla lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata e
quindi il mutuo riconoscimento alle sentenze, lo scambio di informazioni,
l'armonizzazione alle garanzie processuali, mentre «molti Stati membri si
muovono per ostacolare in ogni modo questa cooperazione giudiziaria».
Evidenziando quindi la necessità di «rilanciare nel confronto con il
Consiglio una concreta adesione di tutte le Istituzioni europee a questo
obiettivo», il deputato ha sollecitato il Vicepresidente FRATTINI a
intervenire in modo «rispettoso ma forte» nei confronti del
Parlamento italiano e del governo italiano tenuto conto che «l'Italia è
l'unico paese a non aver recepito il mandato di cattura europeo».
Nella replica, il Vicepresidente Franco FRATTINI ha ricordato che la
Commissione presenterà, entro la fine del prossimo mese di aprile, una
comunicazione sul riconoscimento reciproco e sullo sviluppo del principio di
fiducia reciproca. Questa comunicazione riguarderà la maggioranza delle
questioni su cui vertono le due relazioni e si occuperà della valutazione
della giustizia, della formazione dei magistrati, della armonizzazione di
alcune norme procedurali. Entro quest'anno, inoltre, l'Esecutivo presenterà
un Libro verde sulla presunzione di innocenza nonché una decisione quadro
sulle misure di controllo alternative alla detenzione provvisoria, mentre
all'inizio del 2006, sarà presentato un secondo Libro verde, sulla raccolta
delle prove, cui faranno seguito iniziative più complete sull'esecuzione
delle pene alternative.
Affermando poi che la Commissione vorrebbe certamente procedere più
rapidamente con il sistema di scambio di informazioni informatizzato,
l'oratore ha ricordato che in seno al Consiglio è già stata avviata una
discussione il mese scorso. Vi sono tuttavia «problemi tecnici», e,
ha aggiunto, anche «problemi politici». «Manca ancora quel livello
di fiducia reciproca che permetterà di fornire a un motore di ricerca
elettronico» i dati sulle condanne riportate, ha quindi spiegato,
ricordando «che tecnicamente si può realizzare molto in fretta».
Il
Vicepresidente ha poi affermato che «occorre più Europa», perché
bisogna armonizzare sistemi penali che sono purtroppo molto diversi e dare
certezza delle situazioni giuridiche, nel rispetto dell'indipendenza della
magistratura. Forse, ha aggiunto, vanno armonizzate le regole che sono
«troppo diverse da un paese all'altro», per esempio nella definizione di
«associazione criminale» e sul come e il perché possa essere punito il
promotore di un'organizzazione criminale. Questa armonizzazione sarà
effettuata dalla Commissione controllando, al contempo, che gli Stati membri
rispettino questi principi. Egli ha quindi ricordato che tra pochi giorni
presenterà al Consiglio dei Ministri della giustizia la Comunicazione della
Commissione sul mandato d'arresto europeo e «lì ovviamente dirò con
assoluta chiarezza che, con grande dispiacere, l'Italia è il solo paese
d'Europa che non ha ancora adottato la normativa nazionale occorrente»,
mentre vi sono alcuni Stati che hanno adottato normative nazionali che
reintroducono «dei filtri che non rispondono allo spirito europeo».
La
normativa sul mandato di arresto, ha concluso, serve ad accelerare
l'esecuzione di alcuni provvedimenti e, trattandosi di terrorismo e di
criminalità organizzata, «tutti gli Stati membri devono avere fiducia in
questo sistema e noi saremo attenti controllori del pieno rispetto di queste
regole europee».
Per ulteriori
informazioni:
Maria Andrés Marìn
(Bruxelles)
Tel.(32-2) 28 44299
e-mail :
libe-press@europarl.eu.int
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Seduta solenne - Allocuzione di Viktor
Yushenko, Presidente dell'Ucraina
23.2.2005
Il
Presidente BORRELL, accogliendo calorosamente il Presidente Yushenko,
si è congratulato per la sua elezione e gli ha rivolto gli auguri dell'Aula
per il suo compleanno.
L'elezione di Yushenko, ha affermato il Presidente, dimostra che l'ansia di
libertà dei cittadini non può essere frenata, ed ha confermato
l'affermazione democratica e la maturità della società ucraina. Dicendosi
poi impressionato per le ambiziose riforme democratiche e economiche avviate
in Ucraina, il Presidente ha assicurato Yushenko del sostegno dell'Europa
allo sviluppo delle Stato di Diritto in Ucraina. Egli ha poi ricordato che
il Parlamento europeo, il 13 gennaio scorso, aveva adottato una risoluzione
con la quale chiedeva al Consiglio, alla Commissione e agli Stati membri di
esaminare altre forme di associazione con l'Ucraina, stabilendo una chiara
prospettiva europea per tale Paese, con la possibilità di una sua adesione
all'Unione.
Ricordando quindi che pochi giorni orsono è stato adottato il Piano d'azione
tra l'Ucraina e l'Unione, il Presidente ha sostenuto che questo apre nuove
prospettive nelle relazioni tra entrambe le parti e si è detto interessato
ad ascoltare la visione del Presidente ucraino sul futuro di queste
relazioni. Il Presidente, infine, ha assicurato a Yushenko il sostegno del
Parlamento europeo, sottolineando come i dodici giorni della rivoluzione
arancione abbiano dimostrato la forza delle aspirazioni democratiche
presenti nell'Europa dell'Est e la capacità di azione dell'Unione europea.
Viktor Yushenko si è
detto fiero, onorato e felice di intervenire in Aula ed ha affermato che il
Parlamento europeo rappresenta il simbolo della democrazia in Europa. La
democrazia, ha spiegato, è un valore che ci unisce tutti ed è «la base su
cui si fonda la nostra prosperità». La rivoluzione arancione, dopo la
caduta del muro di Berlino, rappresenta un nuovo simbolo in Europa e
«nessun totalitarismo è più possibile nel Continente», ha proseguito. La
rivoluzione ha creato una nuova società civile ucraina che si è emancipata e
ha dato vita a una nuova Nazione e, ha aggiunto, il Parlamento europeo «è
il padrino di questa nuova Ucraina».
I
confini dell'Europa vanno da Lisbona a Kiev, ma non sono solo geografici, si
fondano su valori spirituali comuni e «nessuno potrà fermare il popolo
ucraino sulla strada dell'Unione europea». Certamente, ha proseguito, vi
è ancora molto da fare per l'adesione ma «l'integrazione è l'unica strada
possibile per l'Ucraina». Oltre all'impostazione strategica e politica,
ha sottolineato il Presidente, occorre creare le condizioni favorevoli per
un avvicinamento all'Unione per «non lasciarci sfuggire questa
opportunità storica».
Il
Piano d'azione è considerato un'ottima cosa dal Presidente che, impegnandosi
a fare tutto il possibile per rispettarlo, ha ribadito la sua aspirazione a
iniziare i negoziati d'adesione nel 2007. La politica di vicinato, ha poi
sottolineato, «è già superata rispetto alla realtà, perché l'Ucraina fa
parte integrante dell'Europa Unita». La cooperazione con l'Unione, ha
spiegato, va considerata nel Piano d'azione al di là della Politica di
Vicinato, in quanto l'intenzione è di agire in prospettiva dell'adesione.
In questo senso, è già stata depositata la domanda in base all'articolo 49
del Trattato e, ha aggiunto il Presidente, «faremo tutto il necessario
per rispettare i criteri di Copenaghen».
Saranno quindi realizzate rapidamente delle riforme, peraltro già ideate in
un piano quinquennale, che mirano a rendere l'economia più trasparente, a
ridurre la pressione fiscale, a combattere la corruzione e garantire
l'indipendenza dei mezzi d'informazione e della magistratura e, ha
sottolineato Yushenko, «in Ucraina non saranno mai violati i diritti
umani». Occorre poi adattare le strutture amministrative affinché il
popolo ritrovi la fiducia nei poteri pubblici e attuare le riforme sociali
con l'obiettivo di garantire un livello di vita dignitoso.
Progressi dovranno essere fatti nella lotta al narcotraffico e
all'immigrazione clandestina, nel sistema giudiziario che deve funzionare su
standard europei, garantendo i diritti umani e la dignità delle persone.
Nessuna discriminazione sarà tollerata, ha aggiunto poi il Presidente, che
si è impegnato a trasformare in realtà le dichiarazioni di intenti.
Nonostante «la scelta europea sia definitiva», ha detto il
Presidente, ciò non inficerà le relazioni dell'Ucraina con la Federazione
Russa, al contrario. L'integrazione dell'Ucraina nell'Unione e nella NATO
agevolerà la cooperazione UE-Russia e Ucraina-Russia e permetterà nuovi
sviluppi nella politica per tale regione. Il Presidente si è poi detto
convinto che l'Ucraina, in quanto membro dell'UE e della NATO, «non
permetterà mai l'utilizzazione di queste strutture contro gli interessi del
popolo russo».
Affermando, infine, che la forza dell'Europa è nella sua unità, Yushenko ha
quindi concluso che «assieme riusciremo a raggiungere gli obiettivi
comuni».
L'Assemblea, in piedi, ha quindi tributato una lunga acclamazione al
Presidente Yushenko.
Euromediterraneo: bisogna intensificare gli sforzi
Risoluzione comune sul partenariato euromediterraneo
Doc.: B6-0095/2005
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 23.2.2005
Votazione: 23.2.2005
Intensificare gli sforzi per rafforzare la democrazia, i diritti dell'uomo e
la sicurezza, cooperare sul fronte dell'immigrazione e concepire un nuovo
strumento finanziario di vicinato. E' quanto chiede la risoluzione sul
partenariato mediterraneo adottata dal Parlamento che, peraltro, non
nasconde motivi di insoddisfazione sui risultati finora ottenuti in alcuni
campi della partnership. La risoluzione tocca anche temi di attualità in
Siria e Libano, Egitto, Libia e, naturalmente, il conflitto mediorentale.
Più in particolare, i deputati si compiacciono della decisione presa dai
ministri di fare del 2005 l'Anno del Mediterraneo, ma invitano il Consiglio
e la Commissione ad «intensificare i loro sforzi per rafforzare la
democrazia nei paesi mediterranei, contribuendo a promuovere le necessarie
riforme politiche, economiche e sociali».
Inoltre, nel ritenere che il dialogo politico previsto non abbia ancora dato
realmente risultati tangibili ovunque nella regione, i deputati deplorano
che il capitolo del processo di Barcellona relativo ai diritti dell'uomo sia
ancora insufficientemente sviluppato e che la situazione in taluni paesi non
presenti alcun segno di miglioramento. Essi sollecitano quindi l'Esecutivo
ad «assumere le proprie responsabilità insistendo sul rispetto della
clausola dei diritti dell'uomo inserita negli accordi». La Commissione è poi
invitata a presentare una relazione annuale pubblica sui diritti dell'uomo
nei paesi del Mediterraneo, «che possa servire da base per sviluppare il
partenariato».
L'Aula, inoltre, chiede al Consiglio e alla Commissione di formulare
proposte concrete per fare avanzare il dossier sicurezza nelle loro
relazioni con i partner mediterranei. Tutti i paesi della regione, poi, sono
invitati a cooperare strettamente per far fronte «alle sfide crescenti
dell'immigrazione in uno spirito di responsabilità condivisa».
Pur rilevando con soddisfazione il miglioramento dei risultati dei
finanziamenti MEDA, i deputati chiedono alla Commissione di concepire il
nuovo strumento finanziario «di vicinato» in modo trasparente, in
concertazione con i paesi partner e con la partecipazione del Parlamento
europeo e dell'Assemblea Parlamentare Euro-Mediterranea, «cosicché tale
strumento sia realmente atto a rilanciare lo sviluppo e ad incoraggiare gli
investimenti». L'Esecutivo e gli Stati membri, poi, dovrebbero promuovere il
rispetto dei diritti delle donne nell'esecuzione degli aiuti finanziari e
tecnici destinati ai paesi partner. I deputati, inoltre, sottolineano
l'importanza che la promozione e l'estensione delle reti transeuropee, in
particolare nei settori dell'energia e dei trasporti, rivestono per le
relazioni e la cooperazione con i partner mediterranei.
La risoluzione si sofferma anche sull'attualità di alcuni paesi
euromediterranei. In effetti, nel prendere atto della firma ormai prossima
dell'accordo di associazione con la Siria, sottolinea come tale
accordo «impegna Damasco a procedere a riforme profonde e sostanziali allo
scopo di avviare un autentico processo di democratizzazione delle sue
strutture». I deputati, inoltre, esortano la Siria a non tollerare alcuna
forma di terrorismo, «incluso il sostegno alla componente militare di
Hezbollah».
Chiedendo poi a tale Paese di astenersi da ogni ingerenza negli affari
interni del Libano, essi reclamano il ritiro delle truppe siriane
dal Libano, come indicato nelle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite. Tale condizione, precisano i deputati, rappresenterà un
«elemento cruciale» dell'approvazione dell'accordo d'associazione con la
Siria. Essi, inoltre, esortano il Consiglio a prevedere l'invio di una
delegazione di osservatori dell'UE per le elezioni in Libano. La
risoluzione, poi, condanna con forza l'attentato che è costato la vita
all'ex Primo ministro libanese Hariri e alle sue guardie del corpo.
Per quanto riguarda l'Egitto, il Parlamento sollecita la liberazione
del presidente del partito al-Ghad, Ayman Nour, ritenendo che la revoca
dell'immunità e la detenzione di un membro del parlamento egiziano
«colpiscano lo spirito e la lettera dell'accordo di associazione tra l'UE e
l'Egitto». Pertanto, chiede alla Commissione, al Consiglio e all'Alto
Rappresentante dell'UE per la PESC «di esercitare tutta l'influenza
necessaria per ricordare alle autorità egiziane lo spirito di questo
accordo».
La Libia, dal canto suo, deve prendere le misure e gli impegni
necessari – incluso il rilascio immediato del personale medico straniero
incarcerato – «per integrarsi pienamente nel partenariato euro-mediterraneo
e contribuire così al rafforzamento del processo di Barcellona».
I
deputati, infine si compiacciono degli ultimi sviluppi positivi del
conflitto mediorientale, poiché «influiranno in modo decisivo sulla
piena attuazione di tutto il partenariato euromediterraneo», e chiedono a
tutti i paesi partner di adoperarsi per sostenere la ripresa del dialogo e
dare forma concreta alla Road Map.
Informazioni storiche sul partenariato euromediterraneo sono consultabili
sull'Anteprima
della sessione disponibile sul sito del Servizio Stampa.
Per ulteriori informazioni:
Joëlle Fiss
(Bruxelles) Tel.(32-2) 28 41075
e-mail :
foreign-press@europarl.eu.int
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