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<<Sommario | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
RESOCONTO 13 - 16 dicembre 2004 Strasburgo
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Sommario Codici delle procedure parlamentari, Abbreviazioni Deputati al Parlamento europeo Allargamento Bilancio Diritti
dell’uomo Giustizia
e Affari interni Relazioni
esterne Ambiente Gioventù
e Istruzione Programma
di lavoro della Commissione Varie Dichiarazioni |
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Codici delle procedure parlamentari
Abbreviazioni - Gruppi politici: vedere pagina seguente
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PPE/DE |
PSE |
ALDE/ADLE |
Verdi/ALE |
GUE/NGL |
IND/DEM |
UEN |
NI |
Totale |
BE |
6 |
7 |
6 |
2 |
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|
3 |
24 |
CZ |
14 |
2 |
|
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6 |
1 |
|
1 |
24 |
DK |
1 |
5 |
4 |
1 |
1 |
1 |
1 |
|
14 |
DE |
49 |
23 |
7 |
13 |
7 |
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99 |
EE |
1 |
3 |
2 |
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6 |
EL |
11 |
8 |
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4 |
1 |
|
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24 |
ES |
24 |
24 |
2 |
3 |
1 |
|
|
|
54 |
FR |
17 |
31 |
11 |
6 |
3 |
3 |
|
7 |
78 |
IE |
5 |
1 |
1 |
|
1 |
1 |
4 |
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13 |
IT |
24 |
16 |
12 |
2 |
7 |
4 |
9 |
4 |
78 |
CY |
3 |
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1 |
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2 |
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6 |
LV |
3 |
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1 |
1 |
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4 |
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9 |
LT |
2 |
2 |
7 |
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2 |
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13 |
LU |
3 |
1 |
1 |
1 |
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6 |
HU |
13 |
9 |
2 |
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24 |
MT |
2 |
3 |
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5 |
NL |
7 |
7 |
5 |
4 |
2 |
2 |
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27 |
AT |
6 |
7 |
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2 |
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3 |
18 |
PL |
19 |
8 |
4 |
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10 |
7 |
6 |
54 |
PT |
9 |
12 |
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3 |
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24 |
SI |
4 |
1 |
2 |
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7 |
SK |
8 |
3 |
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3 |
14 |
FI |
4 |
3 |
5 |
1 |
1 |
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14 |
SE |
5 |
5 |
3 |
1 |
2 |
3 |
|
|
19 |
UK |
28 |
19 |
12 |
5 |
1 |
11 |
|
2 |
78 |
Totale |
268 |
200 |
88 |
42 |
41 |
37 |
27 |
29 |
732 |
Gruppi politici
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Turchia: sì all'apertura dei negoziati, ma senza garanzie sull'esito finale |
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Camiel EURLINGS (PPE, NL) Relazione sulla relazione periodica 2004 e sulla raccomandazione della Commissione europea sul progresso della Turchia verso l'adesione Doc.: A6-0063/2004 Procedura: Iniziativa Dibattito: 13.12.2004 Votazione: 15.12.2004 Votazione Qualora siano riunite una serie di condizioni, il Consiglio europeo dovrebbe «aprire senza indebiti ritardi i negoziati con la Turchia». In particolare, nella prima fase dei negoziati si dovrebbe dare la priorità alla piena attuazione dei criteri politici; prima dell'inizio dei negoziati, devono essere adottati ancora sei importanti testi legislativi; deve essere efficace la piena operatività di tutti i meccanismi previsti dalla Commissione per garantire un controllo ravvicinato, un intenso dialogo politico e, se necessario, un'eventuale sospensione dei negoziati. La capacità di assimilazione dell'Unione europea deve essere considerata quale parte dei criteri di Copenaghen. Questo è il messaggio principale della relazione di Camiel EURLINGS (PPE, NL), adottata a scrutinio segreto dal Parlamento europeo con 407 voti favorevoli, 262 contrari e 29 astensioni. Peraltro, «l'apertura dei negoziati rappresenterà il punto di avvio di un processo di lunga durata che per sua vera natura è un processo aperto e non porta "a priori" e automaticamente all'adesione» e comunque «la realizzazione di questa ambizione dipende dagli sforzi di entrambe le parti». In ogni caso, i negoziati non potranno concludersi prima della definizione delle prospettive finanziarie per il periodo dal 2014 in poi. L'idea di offrire alla Turchia una partnership privilegiata, nel caso in cui non riuscisse a adeguarsi ai criteri di Copenaghen, è stata scartata dall'Aula a scrutinio segreto, con 259 voti favorevoli e 415 contrari. L'Aula si compiace del processo di riforma politica della Turchia e dei cambiamenti costituzionali e legislativi entrati in vigore in questo Paese, «ma ritiene che le autorità turche debbano ancora adottare e applicare ulteriori riforme e attuare le riforme attuali per rispettare i criteri politici». I deputati si compiacciono delle impressionanti iniziative prese dalle autorità turche per effettuare una sostanziale convergenza legislativa e istituzionale verso i criteri europei, dei positivi sviluppi dell'economia turca e «della continua e forte volontà politica e motivazione dimostrate dal governo turco e dalla grande maggioranza dei rappresenti eletti dal popolo turco per avvicinarsi all'Unione europea». Il Parlamento constata però la persistenza di una serie di problemi, relativi ai diritti delle minoranze, le libertà religiose, i diritti sindacali, i diritti delle donne, il ruolo delle Forze armate nella vita politica del Paese, la questione di Cipro e le relazioni con l'Armenia. I deputati valutano positivamente anche il rilascio di Leyla Zana e dei suoi colleghi dell'ex-Partito democratico DEP, per i quali viene chiesto «un processo equo e paritario», e chiedono la liberazione immediata di tutte le persone detenute che sono state condannate per l'espressione non violenta delle loro opinioni. Essi apprezzano altresì il fatto che il Governo turco abbia introdotto modifiche giuridiche che consentono a centri linguistici privati di offrire corsi in madrelingue diverse da quella turca e di aprire stazioni che trasmettono in altre lingue. I parlamentari rivolgono un vigoroso invito alla Turchia affinché estenda le suddette modifiche all'istruzione e alle trasmissioni di minoranze non musulmane. L'Aula «invita le autorità turche a attuare pienamente un'impostazione di tolleranza zero a tutti i livelli e sotto tutti gli aspetti per la totale abolizione della tortura, visto che vengono ancora notificati casi di questo tipo sia a enti governativi turchi sia alle organizzazioni dei diritti dell'uomo e che l'impostazione di tolleranza zero non è praticata a sufficienza». I deputati invitano le autorità turche a proseguire con energia la loro lotta contro la corruzione, «che ancora incide seriamente sulla vita economica, politica e sociale». I parlamentari ribadiscono la loro preoccupazione per il fatto che la violenza domestica e altre forme di violenza contro le donne sono ancora diffuse, soprattutto nelle zone rurali e meno sviluppate del paese e sollecitano le autorità turche «a dare piena protezione legale e giuridica nonché aiuti economici alle vittime e a creare ricoveri e strutture simili». Sul piano internazionale, la Turchia è invitata a intrattenere buone relazioni di vicinato e ad astenersi da minacce e da attività militari suscettibili di creare tensioni. I deputati auspicano che essa prosegua i suoi sforzi di riconciliazione con l'Armenia e riapra appena possibile la frontiera con questo Paese. L'Aula «invita la Turchia a promuovere il processo di riconciliazione con il popolo armeno, riconoscendo il genocidio perpetrato contro di esso» e chiede alla Commissione e al Consiglio di esigere dalle autorità turche il suddetto riconoscimento. Ma è soprattutto su Cipro che i parlamentari si attendono i maggiori sforzi da parte delle autorità turche. Pur rispettando la volontà della comunità cipriota greca - che ha detto no al referendum sulla riunificazione - i deputati si rammaricano che non si sia pervenuti ad una soluzione ed esortano le autorità turche a mantenere il loro atteggiamento costruttivo per trovare una soluzione equa da negoziare sulla base del piano Annan e dei principi che sono alla base dell'Unione. Essi considerano che il rapido ritiro delle forze turche «costituisca un necessario ed indispensabile passo avanti sulla strada di un ulteriore allentamento della tensione, di una ripresa del dialogo tra le parti e della preparazione di una soluzione durevole» e che l'apertura dei negoziati comporta il riconoscimento di Cipro da parte della Turchia. Per ulteriori informazioni: Marjory van den Broeke (Bruxelles) Tel.(32-2) 28 44304 e-mail : foreign-press@europarl.eu.int Intervento del relatore Camiel EURLINGS (PPE, NL) ha sottolineato di essersi posto l'obiettivo, fin dall'inizio, di realizzare «una relazione bilanciata, basata sui fatti». Egli ha ricordato di aver effettuato varie visite in Turchia, anche per periodi di due settimane, nel corso delle quali ha potuto constatare le grandi riforme realizzate in questo Paese, «più nel corso di quest'ultimo anno che nei decenni precedenti». Il relatore ha però precisato che occorrono ulteriori riforme e che quelle approvate dovranno trovare adeguata applicazione. Diritti umani. Per quanto concerne i diritti umani si sono registrati importanti progressi, tant'è che non si può parlare di torture sistematiche in Turchia, ha detto, aggiungendo tuttavia che Amnesty international ha recensito 100 casi di tortura in un anno, «troppi per un Paese che intende aderire all'UE». L'oratore ha denunciato la mancanza di i servizi indipendenti di controllo che possano lavorare con le ONG e possano operare dei controlli nelle caserme della polizia. Libertà religiose. Il relatore ha poi affermato che non si sono registrati progressi significativi per quanto concerne le libertà religiose. «Una parte importante della popolazione non vede riconosciuti i propri diritti religiosi» ha detto, facendo l'esempio del diritto alla proprietà. «La Turchia deve essere fiera di avere anche minoranze religiose». La situazione della donna. L'oratore ha sottolineato i progressi in questo campo, pur denunciando una situazione non rosea nella pratica quotidiana e menzionando problemi quali i delitti d'onore, l'istruzione e la violenza nei confronti delle donne. La Costituzione. La Costituzione turca ha subito importanti modifiche, ma permangono elementi tipici del periodo della dittatura militare, ha detto il deputato. Le relazioni con l'Armenia. Il relatore ha ricordato l'esistenza di una commissione bilaterale turco-armena, ma ha chiesto la riapertura dei confini con l'Armenia e l'inizio di una nuova cooperazione tra i due Paesi. Cipro. L'oratore ha affermato che la Turchia deve riconoscere Cipro, ritirare le sue truppe e creare le condizioni per la ripresa dei negoziati per una soluzione del problema dell'isola. Più in generale, ha detto il relatore, occorrerà essere «costruttivi ma non ingenui, realisti ma critici» e ha ricordato le condizioni in base alle quali i negoziati potrebbero avere inizio senza indugio, in particolare il fatto che nella prima fase dei negoziati occorre dare la priorità alla piena attuazione dei criteri politici e che la Turchia dimostri di essere in grado di rispettarli concretamente. «Adesso la palla è nel campo della Turchia», che deve dimostrare di garantire la libertà religiosa, i diritti delle donne, i diritti dell'uomo ed altro, in modo da veramente meritare di diventare membro dell'Unione europea. L'oratore ha insistito sull'importanza della piena cooperazione della Turchia con l'Unione europea e ha concluso il suo intervento chiedendo il sostegno di tutta la Plenaria alla sua relazione. Dichiarazione della Commissione Olli REHN, a nome della Commissione, ha sottolineato come il momento della decisione del Consiglio europeo si avvicini ed ha affermato di aver seguito con attenzione i lavori del Parlamento europeo riguardo alla richiesta di adesione della Turchia. Nel salutare con favore il progetto di relazione, definita «equilibrata», che dimostra la volontà del Parlamento di raccogliere ampio consenso su tale questione, il commissario ha evidenziato il sostanziale appoggio che l'Aula dà alla strategia dell'Esecutivo. La Turchia sta compiendo progressi, in particolare in campo legislativo, ma anche sui «criteri politici» e, ha aggiunto, l'augurio è che il Consiglio europeo dia il proprio consenso all'apertura dei negoziati. La strategia della Commissione, ha quindi ricordato, si basa su tre pilastri: il processo di riforma politica e giuridica, il quadro dei negoziati che tenga conto della situazione specifica e il dialogo politico e culturale tra le società turca e europea. Riguardo al primo aspetto, il commissario responsabile dell'ampliamento ha sottolineato la necessità di valutare attentamente il miglioramento della situazione delle minoranze religiose, della lotta alle torture e del controllo civile sulle forze armate. I segnali, ha aggiunto, sono incoraggianti e la Commissione continuerà a controllare il rispetto dei criteri di Copenaghen. I valori fondamentali sui quali è basata l'Unione europea, ha quindi aggiunto, «non sono negoziabili». In merito al secondo pilastro, il commissario ha ricordato che la popolazione turca equivale circa a quella dei dieci nuovi Stati membri. Tuttavia, non potrà essere discriminata rispetto agli altri paesi che hanno chiesto l'adesione. I cittadini, infine, si pongono una serie di interrogativi e, per tale motivo, è «nostro dovere rispondere a queste preoccupazioni» facilitando il dialogo tra i diversi partner della società civile. Egli ha quindi concluso che nel rafforzamento del dialogo politico e culturale - il terzo pilastro - il Parlamento può avere un ruolo molto importante. Riguardo alla questione di Cipro, il commissario ha ricordato che il Consiglio europeo di giugno ha accolto con favore il contributo del governo turco in merito agli sforzi del Segretario generale dell'ONU per giungere ad una soluzione. Questi sforzi, ha aggiunto, «vanno rinnovati». E, nel ricordare che i negoziati di adesione si terranno nell'ambito di una conferenza intergovernativa dove saranno presenti i 25 Stati membri, ha espresso l'auspicio che la Turchia firmi il Protocollo che estende l'accordo di associazione a tutti i 25 Stati membri. Egli ha quindi ricordato come la Turchia si stia trasformando realmente, anche nelle mentalità, e come la prospettiva dell'adesione abbia agito da catalizzatore che ha aiutato le riforme. Il processo negoziale, ha poi puntualizzato, «è aperto, senza garanzia del risultato ma l'obiettivo resta l'adesione». L'idea di un'alternativa all'adesione, ha spiegato, «non è in programma». I negoziati, ha quindi concluso, «potrebbero durare più di un decennio» e andranno preparati con cura al fine di agevolare un risultato positivo. Dichiarazione del Consiglio Atzo NICOLAÏ, in rappresentanza del Consiglio, ha detto che «la Turchia sta cambiando ad una velocità rivoluzionaria». Egli ha sottolineato il collegamento tra il cammino verso l'adesione e la grande modernizzazione impulsata dai criteri di Copenaghen, che è nell'interesse sia dell'Unione, sia della Turchia. «È vero però che le sfide sul cammino della Turchia verso l'Europa sono tuttora notevoli», ha detto l'oratore, che ha ricordato le tre condizioni poste dalla relazione della commissione per gli affari esteri in vista dell'apertura dei negoziati: l'applicazione integrale dei criteri politici; le sei leggi da approvare e da far entrare in vigore prima dell'inizio dei negoziati; i meccanismi di monitoraggio e di dialogo, con la possibilità di sospensione delle trattative. Un altro elemento della relazione sottolineato dal rappresentante del Consiglio è stato quello dell'informazione dei cittadini dell'UE e della Turchia, attraverso un dialogo politico e culturale intensivo che aumenti la consapevolezza del processo d'integrazione e la reciproca comprensione. L'oratore ha affermato che il Consiglio ha preso il rapporto della Commissione come punto di partenza, come base per la decisione sull'apertura dei negoziati di adesione. Ricordando che in data odierna il Consiglio ha discusso la bozza delle conclusioni del Vertice del 16 e 17 dicembre, egli ha affermato che «questa decisione non comporta semplicemente un sì o un no», ma sarà legata ad altri elementi, come il monitoraggio da vicino del processo di riforma per garantirne il carattere irreversibile La Presidenza olandese ha consultato intensamente gli Stati membri «per preparare una decisione sostenibile che renda giustizia agli interessi dell'Unione europea e della Turchia», la quale sia «equa e bilanciata» e per la quale sono necessari il sostegno politico e pubblico. Interventi a nome dei gruppi politici Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, DE) ha esordito sottolineando l'importanza storica della decisione che prenderà il Consiglio europeo il 17 dicembre prossimo, «soprattutto per le conseguenze che ciò comporta». Qualora si giungesse all'adesione, ha quindi aggiunto, l'Unione europea «avrà un altro carattere». Nell'affermare che in seno al suo gruppo, come anche in altri, si registrano posizioni diverse, l'oratore ha sostenuto che nel processo negoziale non vi debbono essere automatismi. La questione turca, ha aggiunto, è una questione «di coscienza» e, di conseguenza, nel suo gruppo si avrà libertà di voto. Tutti i componenti del PPE/DE, ha poi precisato, considerano la Turchia «un grande Paese» con il quale avere buoni rapporti di amicizia. L'adesione, tuttavia, solleva diverse preoccupazioni. In particolare, vi è il rischio che l'Unione perda la sua identità che, a parere dell'oratore, «è alla base della solidarietà». Annunciando poi che Wolfgang Schussel coordinerà le posizioni dei popolari in merito all'adesione turca, il deputato ha auspicato che in seno al Consiglio europeo vi sarà la necessaria flessibilità, per poter giungere ad una decisione unanime. Egli ha poi ricordato che si aprirebbero dei negoziati con un Paese in cui si perpetrano ancora «violazioni massicce dei diritti umani», mentre la tortura, anche se non sistematica, esiste. Cipro, inoltre, non è riconosciuta. Nel ritenere necessario avviare un dialogo con i cittadini, il rappresentante dei popolari, ha affermato che non vanno utilizzati criteri più rigidi però bisogna tenere conto della specificità turca e fare in modo che l'Unione resti «democratica e capace di agire». Martin SCHULZ (PSE, DE) ha elogiato il lavoro del relatore, che «ha fatto di tutto per arrivare ad un ampio consenso e ci è riuscito». Il rappresentante dei socialisti ha tenuto a precisare alcuni elementi che distinguono il suo gruppo dai popolari. Ha osservato innanzitutto che se la Turchia aderisce, deve accettare tutto l'acquis dell'Unione europea, che comprende la ratifica della Costituzione europea e la Carta dei diritti fondamentali, i cui valori sarebbero vincolanti per un Paese composto dal 98% da abitanti musulmani. In merito al problema del fondamentalismo islamico, l'oratore ha evidenziato l'importanza di integrare la Turchia nell'Unione europea, «perché allora i valori che noi difendiamo saranno i valori di tutti, che siano cristiani, ebrei o musulmani». Un secondo punto concerne le riforme portate avanti dalla Turchia negli ultimi anni, «molto più avanzate di quelle fatte nel passato». Il deputato ha ricordato di essere stato uno dei relatori per l'Unione doganale con la Turchia. «Allora dicemmo: diamo loro l'Unione doganale, altrimenti finiranno nelle braccia dell'islamismo». Egli ha sottolineato come gli stessi sindacati e tutte le organizzazioni di difesa dei diritti dell'uomo sostengano che è stata proprio la prospettiva di entrare nell'Unione a cambiare il Paese, facendone una repubblica a regime parlamentare normale. Rivolgendosi a Poettering, ha detto: «se respingiamo i turchi, se interrompiamo questo processo di riforme, che cosa succederebbe?» e ha aggiunto: «che cosa succederebbe in presenza di un partenariato privilegiato, qualora le riforme venissero bloccate?». Secondo l'oratore, ancorando la Turchia ai valori europei, «alla fine avremo un'Unione europea che potrà garantire il processo di pace e che avrà un potenziale di stabilizzazione enorme in quella regione. La democrazia, la sicurezza sociale, i diritti dell'uomo e la pace, questi sono i beni di esportazione che noi possiamo esportare in Turchia». Egli ha concluso il suo intervento dicendo: «non so se ce la faremo, ma non fare questo tentativo sarebbe sbagliato» ed ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo alla relazione. Emma BONINO (ALDE/ADLE, IT) ha subito affermato che la maggioranza del gruppo liberale sostiene la relazione Eurlings perché «chiede ai governi di aprire i negoziati senza inutili ritardi e chiarisce che l'obiettivo dei negoziati è l'adesione della Turchia a pieno titolo come membro dell'Unione europea». Certo, ha aggiunto, «molti di noi avrebbero preferito una relazione più chiara e, in qualche modo, meno tortuosa». Troppe volte si dice che l'esito del negoziato non è scontato e ciò è ripetuto «troppe e troppe volte alla Turchia». La deputata ha poi sostenuto che non è possibile richiedere delle salvaguardie permanenti sulla libera circolazione delle persone perché «questa è una violazione giuridica del Trattato». Secondo l'oratrice «oggi non si tratta della Turchia, ma dell'Europa». «Si tratta di capire», ha spiegato, «se questa Europa è un partner affidabile in termini di relazioni internazionali, si tratta di capire se la parola data conta o non conta, dopo oltre quarant'anni, si tratta anche di capire che cos'è la nostra identità». Rivolgendosi quindi al collega Poëttering, ha quindi affermato di ritenere l'identità europea «un'identità di progetto politico», non «un progetto geografico né un progetto religioso», ed ha aggiunto che «la nostra identità non è tanto nel nostro passato, nelle nostre radici che alcuni vorrebbero addirittura cristiane, o cattoliche, ma è nel nostro presente e soprattutto nel nostro futuro». Il passato non è caratterizzato solo da «splendori», ma anche da «guerre». La nostra identità, ha proseguito, sono gli ultimi cinquant'anni, in cui si è cercato, a volte con successo, di attuare «lo stato di diritto, la separazione dei poteri, la laicità delle Istituzioni, la difesa dei diritti civili e politici, come elemento essenziale dello sviluppo umano». A questo progetto, ha aggiunto, «il popolo e il governo turco chiedono di partecipare». La posta in gioco, ha aggiunto, è o «un'Europa fiduciosa in se stessa, capace di governare i problemi e le sfide che ha di fronte», come i rapporti difficili con il mondo islamico e l'immigrazione, un'Europa che, «non per leggerezza né per ingenuità, ma per profonda consapevolezza politica, apre questi negoziati», oppure un'Europa che in nome della sua identità cattolico-cristiana «si chiude a riccio» e pensa di difendere meglio il benessere conquistato. E questa è l'Europa in cui vale la pena credere, ha proseguito, «questa è l'Europa per la quale vale la pena lottare, questa è l'Europa che avrà in qualche modo dignità per i nostri concittadini e sulla sfera internazionale». Qualunque altra ambiguità, ha quindi concluso, «non è all'altezza né del nostro presente, né del futuro, ma soprattutto neppure di quello che abbiamo costruito finora». Joost LAGENDIJK (Verdi/ALE, NL) ha espresso il sostegno alla relazione: «non siamo d'accordo con ogni singolo paragrafo, abbiamo presentato degli emendamenti, ma appoggiamo le grandi linee». Egli ha espresso preoccupazione per possibili tentativi di modificare la relazione attraverso emendamenti che rifiutino l'apertura dei negoziati. L'oratore ha chiesto che il Parlamento europeo si pronunci chiaramente sull'apertura o meno dei negoziati di adesione. In merito a coloro i quali sono critici sulla situazione dei diritti dell'uomo, egli ha chiarito di essersi recato in Turchia e di aver parlato con attivisti per i diritti dell'uomo, rappresentanti delle minoranze religiose e avvocati. Pur evidenziando che molte cose non vanno in Turchia, tutti hanno chiesto di dare inizio ai negoziati, «è la migliore garanzia affinché le riforme in corso continuino». Il rappresentante dei verdi ha chiesto che i negoziati si arrestino soltanto qualora si verifichino determinate condizioni e ha menzionato la necessità di attribuire pieni diritti ai curdi. Egli ha concluso dicendo: «l'Europa può dimostrare di poter dare un contributo per avvicinare il mondo islamico a quello europeo. L'Europa può dimostrare che ci possono essere valori condivisi e che c'è spazio in Europa per più culture e per più religioni». André BRIE (GUE/NGL, DE) ha affermato che il suo gruppo appoggerà l'apertura dei negoziati di adesione con la Turchia, tuttavia ha espresso critiche nei confronti della relazione Eurlings. Si è detto infatti deluso e sorpreso che «in tutte le questioni concrete» dove si sarebbe potuto veramente constatare progressi, «gli emendamenti dei Verdi e della GUE sono stati respinti». Pur riconoscendo i progressi conseguiti dalla Turchia, egli ha definito «metafisiche» le critiche presenti nella relazione ed ha sostenuto la necessità di «presentare anche i problemi» perché «la realtà spesso non corrisponde alle riforme che sono state decise». Bisogna valutare la sostanza, ha aggiunto, «ci sono i principi dell'Unione europea che devono essere salvaguardati». Il suo gruppo pertanto utilizzerà il processo di negoziato per valutare «se tutte le esigenze della GUE e dei Verdi saranno soddisfatte». A titolo d'esempio ha voluto ricordare che, in occasione dell'uccisione di un bambino in una piccola città curda, il Governatore aveva asserito che era stato ucciso un terrorista. «Bisogna essere chiari quando ci sono delle grandi controversie come questa dell'apertura dei negoziati per l'adesione della Turchia», ha aperto il suo intervento Bastiaan BELDER (IND/DEM, NL), che ha denunciato la mancanza di libertà religiosa in Turchia, le cui autorità si oppongono alle piccole minoranze religiose sul loro territorio. L'oratore ha chiesto di sostenere il suo emendamento sulla richiesta alle autorità turche di attribuire la personalità giuridica alle varie Chiese. Egli ha chiesto inoltre di fare in modo che la religione sunnita non sia l'unica religione insegnata. Konrad SZYMAŃSKI (UEN, PL) ha esordito affermando che l'adesione sarebbe positiva sotto molti punti di vista, come i grandi vantaggi economici e il rafforzamento dei legami transatlantici. Tuttavia, ha subito aggiunto che questi vantaggi «possono essere raggiunti senza l'adesione». Peraltro, ha spiegato, se la Turchia non aderisse, potrebbero evitarsi una serie di problemi sociali legati all'emigrazione o di sostenibilità della politica agricola. «Concentriamoci sull'Europa» ha detto, tenendo in debita considerazione l'Ucraina. Alessandro BATTILOCCHIO (NI, IT), che ha precisato di parlare a nome Nuovo Partito socialista italiano, ha espresso il sostegno alla relazione e quindi all'avvio dei negoziati con la Turchia. La sua adesione «confermerebbe la natura dell'Unione come società aperta e tollerante che trae forza dalla sua diversità ed è mantenuta insieme da valori condivisi», ha detto l'oratore. Egli ha affermato che si fornirebbe così «un modello alternativo alla società chiusa e settaria propugnata dagli islamici radicali» e l'Europa potrebbe svolgere un ruolo inestimabile nei rapporti futuri tra l'Occidente e il mondo islamico. Secondo il deputato, l'adesione della Turchia rafforzerebbe considerevolmente le capacità dell'Unione di agire in qualità di attore di politica estera, soprattutto in aree calde come il Medio Oriente, il bacino del Mar Nero e il Caucaso meridionale e l'Asia centrale. Egli ha aggiunto che l'ingresso della Turchia potrebbe fornire un valore aggiunto al peso economico europeo nel mondo, grazie alle sua vaste dimensioni geografiche, alle risorse naturali ingenti e ad una forza lavoro giovane e ben formata e altamente qualificata. L'oratore considera l'avvio dei negoziati «un punto d'arrivo e d'inizio»: la prima richiesta della Turchia di entrare nell'allora Comunità economica europea è addirittura datata 1959, poi il Paese si è modernizzato con riforme ed innovazioni registratesi in special modo negli ultimi due anni. Comunque, i negoziati d'adesione avranno una durata ed un esito che dipenderà dai progressi compiuti, in particolare in campo economico e per quanto riguarda l'acquis comunitario, ha concluso. Dibattito «Aprire o non aprire i negoziati con la Turchia?» si è chiesta Roberta ANGELILLI (UEN, IT). La risposta a tale domanda «non è semplice, né scontata», ha subito affermato. Pur riconoscendo «la legittima aspettativa della Turchia di entrare a far parte dell'Unione europea» e non volendo ignorare gli sforzi fatti da questo Paese verso i parametri europei, la deputata ha sostenuto tuttavia che, da europei, «abbiamo il dovere di non fare sconti, perché non si possono mettere in saldo i valori, i diritti umani o le libertà civili». E su tali questioni, ha continuato, «c'è ancora molto da fare, soprattutto per quanto concerne il rispetto delle donne e dei minori, la tutela delle minoranze e l'abolizione della tortura». Ci sono due nodi da sciogliere, «due premesse ineludibili» per la Turchia: «recuperare normali relazioni con l'Armenia» e il riconoscimento dello Stato cipriota. E' inaccettabile, ha infatti aggiunto, «che la Turchia, nel momento in cui si candida a far parte dell'Unione europea, non accetti uno Stato membro come Cipro e, peggio, mantenga migliaia di soldati sul suo suolo». Il processo sarà lungo e, pur escludendo «un'adesione a priori», per la deputata non è possibile «chiudere la porta ad un paese musulmano con istituzioni laiche, che sta cercando una via europea di modernizzazione e di sviluppo». Accorciare le distanze con la Turchia, ha spiegato, «significa infatti lanciare un messaggio importante al mondo musulmano moderato capace di superare gli estremismi dell'integralismo e aprire il dialogo o il confronto tra le religioni e le culture». Pasqualina NAPOLETANO (PSE, IT) si è augurata che il Parlamento europeo invii un messaggio chiaro al Consiglio europeo a favore dell'apertura del negoziato con la Turchia con la prospettiva dell'adesione: «è la risposta giusta e coerente ai grandi progressi compiuti da questo Paese». Naturalmente, ha aggiunto, «l'apertura dei negoziati comporterà un tempo lungo ed ulteriori e profondi cambiamenti sia da parte della Turchia che della stessa Unione europea». Allo stato attuale, secondo la deputata, questo sembra l'unico percorso proponibile. Accennando alla posizione espressa da alcuni a favore di un partenariato speciale alternativo all'adesione, l'oratrice ha quindi precisato che «aprire i negoziati non vuol dire automaticamente garanzia d'ingresso nell'Unione» ma, ha aggiunto, «parlare fin da ora di altre prospettive genera nei nostri interlocutori il giusto sospetto circa l'autentica volontà dei 25». Occorre essere «chiari e trasparenti» e dare «una vera chance a questo Paese», ha detto, «sarà poi la volontà politica delle leadership attuali e future e soprattutto del popolo turco a decidere le prospettive delle nostre relazioni». Secondo la deputata, inoltre, non bisogna dare un alibi agli avversari della democrazia e della laicità in quel Paese perché «potremmo pentircene amaramente». Rivolgendosi, infine, al collega Camre intervenuto in precedenza, l'oratrice ha ricordato che l'Italia «ha avuto nel suo ordinamento il delitto d'onore, ha avuto l'estinzione del reato di stupro con il matrimonio», precisando però che non si sarebbe «mai sognata di dire che questo fosse dovuto alla cultura cattolica». Vittorio Emanuele AGNOLETTO (GUE/NGL, IT) ha esordito augurandosi che il Consiglio stabilisca una data precisa per l'apertura delle trattative, «ben sapendo che da tale data si aprirà un percorso lungo il cui esito dipenderà molto dalle ulteriori trasformazioni che avverranno in quel periodo in Turchia». Va rifiutata ogni forma di razzismo da parte di chi cerca di trasformare la religione in uno strumento di discriminazione, ha aggiunto, affermando poi che «la convivenza delle religioni e delle culture rappresenta l'unico futuro per un'Europa democratica e multietnica». Secondo il deputato, al centro delle trattative con la Turchia vanno poste «la soluzione della vicenda di Cipro, il pieno rispetto dei diritti umani e il riconoscimento politico del conflitto in atto in Kurdistan, nonché l'impegno per una soluzione pacifica e l'immediata cessazione del fuoco». Sono proprio le organizzazioni democratiche curde e le associazioni dei diritti umani della Turchia, ha aggiunto, «che ci chiedono di avviare le trattative, affinché loro possano coinvolgere tutta l'Europa nella loro battaglia per la democrazia e il rispetto dei diritti umani». Infatti, ritenendo insufficienti le modifiche costituzionali del codice penale finora adottate, l'oratore ritiene che resti ancora molto da fare, come ad esempio «ridimensionare il potere dell'esercito, che deve essere sottoposto al ruolo del potere esecutivo e legislativo», modificare la legge elettorale, e dare la possibilità di parlare la lingua curda negli atti ufficiali. Francesco Enrico SPERONI (IND/DEM, IT), non usufruendo appieno del tempo di parola a sua disposizione, si è limitato ad affermare: «poche parole per dire che la Turchia non deve entrare nell'Unione europea perché la Turchia non è in Europa!». Michl EBNER (PPE/DE, IT) ha sottolineato come la relazione Eurlings faccia un elenco delle violazioni di molti diritti nonché di vari problemi politici, ciononostante la conseguenza è l'apertura dei negoziati. «I negoziati con la Slovacchia sono stati interrotti qualche anno fa per molto meno», ha detto l'oratore, che ha aggiunto: «si devono sostenere gli sforzi della Turchia per diventare una democrazia, ma per fare questo non abbiamo bisogno che diventi uno Stato membro» ed ha proposto in alternativa la politica di buon vicinato e un partenariato privilegiato. Egli ha sottolineato che un terzo della popolazione europea è contro l'apertura dei negoziati e contro l'ingresso della Turchia: «in alcuni Paesi, come Germania, Francia e Austria, più del 70% è contrario. Mi chiedo perché la Commissione e tanti colleghi e anche il Consiglio e tanti paesi facciano politica contro gli interessi della popolazione europea» ha concluso. Jas GAWRONSKI (PPE/DE, IT) ha sottolineato come la questione dibattuta in Aula rappresenti un problema «difficile e complesso». «Noi di Forza Italia», ha aggiunto, «abbiamo valutato i pro e i contro e siamo giunti alla ferma convinta conclusione che è utile e indispensabile dare il via ai negoziati per l'adesione». Rifiutarli, infatti, significherebbe «vanificare gli sforzi che la Turchia sta facendo per modernizzarsi e sviluppare un regime democratico (...), consegnare quel Paese alla confusione e al dispotismo di regioni instabili come il Medio Oriente ed il Caucaso, (...) mandare un segnale negativo a tutto il mondo islamico moderato, rafforzare l'intransigenza degli integralisti, dare forza a chi predica lo scontro di civiltà». Il deputato ha quindi sostenuto che questa è un'opportunità per ridurre il divario fra l'Islam e l'Occidente «grazie ad un Paese che ha radici sia nella storia della Cristianità che dell'Islam», aggiungendo che «aprirgli le porte dell'Unione europea sarebbe un forte segnale a quei paesi musulmani che hanno imboccato, fra grandi difficoltà, la strada verso la democrazia e la libertà per convincerli che è la strada giusta». Un segnale, ha spiegato, che l'Unione europea non considera l'Islam e la democrazia come incompatibili. Agli scettici e ai contrari alla Turchia ha voluto quindi ricordare che, aprendo i negoziati con questo Paese, «aumenterà di molto la nostra sicurezza nei confronti del terrorismo, che è una minaccia a cui dovremo fare fronte ancora per molti anni». E' per queste ragioni, ha concluso, «che voteremo a favore della relazione del collega Eurlings». Replica del Consiglio Atzo NICOLAÏ, in fase di replica, ha fatto notare che le preoccupazioni espresse in merito ai diritti umani, alla tortura e alla libertà religiosa sono oggetto dell'attenzione del Consiglio europeo, il quale dovrebbe aprire un nuovo quadro per i negoziati, atto a fornire le più ampie garanzie e che permetterebbe di sospendere le trattative, ove necessario. La Presidenza suggerirà che un terzo degli Stati membri possa chiedere alla Commissione di presentare una proposta di sospensione dei negoziati, sui cui si pronuncerebbe il Consiglio a maggioranza qualificata. In merito al fatto che la Turchia è un Paese musulmano, il rappresentante del Consiglio ha fatto notare che l'Unione europea si fonda sui valori e non sulle religioni: essa è un progetto politico. Egli ha affermato che la Presidenza cercherà di ottenere dalla Turchia un riconoscimento formale di Cipro, attraverso la firma di un protocollo sull'accordo di associazione. Benché i negoziati hanno come scopo l'adesione, l'esito finale rimane aperto, ha detto l'oratore, il quale ha concluso dichiarandosi ottimista sul fatto che il Consiglio europeo prenderà una decisione «che dovrà prevedere delle garanzie atte a fugare anche i timori espressi oggi» e che sottolineino l'importanza del coinvolgimento dei cittadini in questo processo. Replica della Commissione Olli REHN, in fase di replica, ha osservato come il dibattito avesse coperto l'intero spettro delle opinioni in Europa in merito all'adesione della Turchia. Egli si è mostrato d'accordo con chi ha chiesto un monitoraggio rigoroso delle riforme e sui diritti umani in generale. Secondo l'oratore, questo meccanismo, che comprende una clausola di sospensione dei negoziati, è nell'interesse stesso della Turchia, in quanto garantisce un incentivo alla realizzazione delle riforme. Egli ha annunciato la preparazione, nel corso del 2005, di una relazione di monitoraggio sul rispetto dei criteri nel campo dei diritti umani in generale. Tra questi criteri, ha continuato, figura quello dei diritti dei sindacati, che costituirà un serio banco di prova per quanto concerne le riforme, insieme ai diritti linguistici e ai diritti delle minoranze, comprese quelle religiose. A questo proposito, il commissario ha rilevato che, benché la Costituzione turca garantisca la libertà di religione, le comunità non musulmane devono far fronte ad una serie di difficoltà, come la mancanza di personalità giuridica e l'assenza di pieni diritti economici. Le autorità turche stanno preparando una legge sulle fondazioni per affrontare il problema e la Commissione è stata invitata a presentare le proprie osservazioni in merito, ha detto. Riguardo alla clausola di sospensione, il rappresentante della Commissione ha ricordato l'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea e la Costituzione europea - quest'ultima prevede una procedura qualora uno Stato membro violi i principi fondamentali dell'UE. «Sarebbe logico e normale che queste regole venissero applicate anche a Paesi candidati», ha affermato. L'oratore ha fatto notare che lo strumento del partenariato speciale, previsto nel Trattato costituzionale, non si applica alla Turchia, candidata dal Consiglio europeo di Helsinki del 1999. Egli ha ricordato che la Turchia e l'UE sono legate da un'unione doganale, inoltre la Turchia partecipa a numerosi programmi comunitari in diversi settori e, in quanto membro della NATO, collabora allo sviluppo di numerose operazioni di sicurezza dell'UE: truppe turche sono stanziate nei Balcani e fanno parte del contingente dispiegato in Bosnia nell'ambito della missione Althea. Il commissario ha poi affermato che l'obiettivo finale dei negoziati dovrebbe essere l'ingresso nell'Unione, qualora la Turchia adempia ai criteri per l'adesione, ma «non sarebbe saggio stabilire una data finale ... dobbiamo fissare obiettivi realistici, non scadenze che non possiamo rispettare». Sulla data d'inizio dei negoziati, l'oratore ha ricordato che la decisione spetterà al Consiglio europeo e che peraltro la Commissione è pronta. Egli ha concluso osservando che la sfida attuale consiste nel rapporto tra Europa e Islam. «L'Europa da un lato deve contenere il fondamentalismo islamico con tutti i mezzi disponibili e dall'altro deve costruire ponti e dialogare con i rappresentanti dell'Islam moderato». |
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Romania: intensificare gli sforzi, altrimenti l'adesione sarà ritardata al 2008 | ||||||||||||||||
Pierre MOSCOVICI (PSE, FR) Relazione sui progressi realizzati dalla Romania in vista dell'adesione Doc.: A6-0061/2004 Procedura: Iniziativa Dibattito: 15.12.2004 Votazione: 16.12.2004 La clausola di salvaguardia Il Parlamento europeo «auspica e ritiene possibile, se la Romania, il Consiglio e la Commissione compiono i necessari sforzi, una conclusione rapida e soddisfacente dei negoziati entro la fine del 2004, in vista della firma del trattato di adesione non appena possibile nel 2005 e della sua entrata in vigore il 1° gennaio 2007». La relazione di Pierre MOSCOVICI (PSE, FR) richiama tuttavia l'attenzione della Romania sul fatto che, «come la Bulgaria, essa potrebbe essere oggetto dell'applicazione di un meccanismo di salvaguardia specifico secondo cui la Commissione, ove essa ritenga che sussista un grave rischio che la Romania non sia in grado di adempiere agli impegni derivanti dall'adesione, segnatamente nel settore dell'attuazione dell'acquis e del rispetto dei criteri politici di Copenaghen, è abilitata a raccomandare al Consiglio, che delibera all'unanimità, di prorogare di un anno la sua adesione». Peraltro, come ha specificato il rappresentante del Consiglio Atzo NICOLAÏ nel corso del dibattito, sui due aspetti specifici della giustizia e affari interni e della concorrenza, il Consiglio può decidere a maggioranza qualificata ai fini dell'applicazione della clausola di salvaguardia. Situazione politica e criteri di Copenaghen L'Aula riconosce che la Romania soddisfa i criteri politici di Copenaghen e ha rafforzato, tra gli altri, il rispetto e la protezione delle minoranze, sia ungherese sia rom. Resta ferma, però, «la necessità di approfondire le riforme nei settori della giustizia e dell'amministrazione pubblica nonché di intensificare la lotta contro la corruzione», benché i deputati si compiacciano per i progressi compiuti. Essi raccomandano di prestare particolare attenzione ad una retribuzione adeguata dei funzionari, alla promozione sulla base del merito ed ai concorsi generali, nonché al miglioramento della gestione e della formazione. I parlamentari sottolineano altresì l'importanza di rafforzare la capacità amministrativa e la gestione finanziaria a livello locale, garantendo nel contempo che il governo locale disponga di entrate nonché di risorse umane e materiali sufficienti. L'Aula riconosce che, come aveva sollecitato, nella Costituzione il ricorso a decreti d'urgenza è stato limitato alle «circostanze eccezionali», tuttavia «deplora che in realtà il ricorso a simili prassi non sia diminuito». La relazione ritiene che, per quanto riguarda la libertà di espressione, sia migliorata la situazione giuridica dei giornalisti. Tuttavia essa «esprime inquietudine per l'aumento dei casi di aggressione fisica a danno di giornalisti d'inchiesta e sollecita sforzi per far luce su detti casi; si preoccupa altresì per il fatto che resta precaria la situazione economica di numerose organizzazioni attive nel settore dei mezzi di informazione, in quanto ciò offre alle autorità la possibilità di esercitare pressioni». I deputati esprimono preoccupazione per la conclusione della Commissione secondo cui una recente inchiesta ufficiale avrebbe confermato che il potere esecutivo continua a influenzare l'esito di procedimenti giudiziari. Essi invitano la Romania «a creare un ambiente più favorevole all'esercizio del potere giudiziario». I parlamentari si compiacciono con la Romania per aver risposto agli appelli internazionali e alle loro richieste, introducendo norme nazionali in materia di protezione dell'infanzia e regole rigorose in materia di adozioni internazionali. Essi rammentano «la necessità di continuare a rispondere a tutte le famiglie colpite dalla moratoria e di sostenere l'idea di creare prossimamente una commissione internazionale incaricata di esaminare taluni casi». Criteri economici La relazione «si rallegra con la Romania per le conclusioni della relazione della Commissione secondo cui la Romania soddisfa i criteri propri di un'economia di mercato funzionante e ha attuato con vigore un programma di riforme strutturali che dovrebbe permetterle di far fronte alla pressione concorrenziale e alle forze di mercato all'interno dell'Unione». I deputati chiedono di apportare miglioramenti per sostenere la stabilità macroeconomica e approfondire le riforme strutturali. Il Governo è invitato a portare a termine il processo di privatizzazione «e a smantellare rapidamente le imprese obsolete». La situazione sociale I parlamentari ricordano che in Romania «la povertà resta un problema di estrema gravità, nonostante un lieve calo degli indicatori relativi a tale flagello nel 2003-2004». Essi plaudono al lavoro compiuto dal Governo romeno, che ha fatto della lotta contro l'esclusione sociale e la povertà una delle sue priorità. L'Aula ha adottato alcuni emendamenti che esprimono preoccupazione per l'assistenza sanitaria ai malati mentali, «soggetti a detenzione arbitraria negli ospedali psichiatrici». Criteri relativi all'acquis La relazione ritiene che la Romania «sia pervenuta a un livello di allineamento soddisfacente nella maggior parte dei settori e che essa, se mantiene l'attuale ritmo dei progressi compiuti e rispetta i suoi impegni, sia in grado di completare il recepimento legislativo richiesto prima della data prevista per l'adesione». Tuttavia i deputati richiamano l'attenzione sul fatto che i miglioramenti nel settore legislativo e l'adozione di piani d'azione non sono sufficienti. Essi ravvisano tuttora delle insufficienze in ambiti come la libera circolazione delle merci e dei capitali, le dogane, il controllo finanziario, nonché per quanto concerne l'attuazione della legislazione in tutti i settori legati all'ambiente, settore quest'ultimo in merito al quale l'Aula «esprime profonda preoccupazione per la lunghezza dei periodi transitori». Per ulteriori informazioni: Marjory van den Broeke (Bruxelles) Tel.(32-2) 28 44304 e-mail : foreign-press@europarl.eu.int La Bulgaria sul cammino verso l'adesione nel 2007 Geoffrey VAN
ORDEN (PPE/DE, UK) Il Parlamento europeo «chiede al Consiglio e alla Commissione di premiare i progressi e i risultati positivi realizzati dalla Bulgaria nei suoi preparativi per l'adesione aderendo al principio dei "meriti propri"», concludendo i negoziati e firmando il Trattato di adesione appena possibile nel 2005, di preferenza all'inizio della primavera, onde consentire la tempestiva ratifica e l'adesione per il 1° gennaio 2007. La relazione di Geoffrey VAN ORDEN (PPE/DE, UK), adottata con 527 voti favorevoli, 19 contrari e 21 astensione, rivolge una serie di elogi alla Bulgaria per quanto concerne la riforma della pubblica amministrazione, i problemi delle minoranze, l'assistenza ai bambini, la capacità amministrativa necessaria per applicare l'acquis. Tutti gli emendamenti presentati dai Verdi, tesi a inasprire il contenuto della relazione, sono stati respinti. I deputati chiedono peraltro di aumentare gli sforzi per lottare contro la criminalità organizzata, la corruzione e il traffico di esseri umani. Quest'ultimo potrebbe essere meglio affrontata attraverso l'istituzione di una base dati sulle persone maltrattate e scomparse. I parlamentari chiedono che la Bulgaria, assistita da una più ampia azione mirata dell'Unione europea, si impegni con la massima determinazione per favorire l'integrazione dei Rom nell'insieme della società, in particolare assicurando opportunità in materia di istruzione e occupazione, migliori condizioni di vita e accesso all'assistenza sanitaria e alla pianificazione famigliare, «ferma restando l'esigenza che i Rom stessi vi si adattino» e assumano le loro responsabilità. Inoltre, nonostante le buone performance dell'economia di mercato bulgara, la disoccupazione è ancora elevata, molte persone non vedono ancora un miglioramento della loro situazione economica e l'emigrazione di persone altamente qualificate, insieme alla scarsa mobilità a livello regionale della forza lavoro, creano carenze in alcuni settori chiave. Per ulteriori informazioni: Armelle Douaud (Bruxelles) Tel.(32-2) 28 43806 e-mail : deve-press@europarl.eu.int |
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Bilancio 2005: garantito il finanziamento delle priorità del Parlamento |
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Salvador GARRIGA POLLEDO (PPE/DE, ES) e Anne Elisabet JENSEN (ALDE/ADLE, DK) Relazione sul progetto di bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2005 quale modificato dal Consiglio (tutte le sezioni) e sulle lettere rettificative nn. 1/2005 (15180/2004 – C6-0216/2004), 2/2005 (15181/2004 – C6-0217/2004) e 3/2005 (15182/2004 – C6-0218/2004) al progetto di bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2005 Doc.: A6-0068/2004 Procedura: Bilancio & Reimer BÖGE (PPE/DE, DE) Relazione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla mobilitazione dello strumento di flessibilità in conformità del punto 24 dell’accordo interistituzionale del 6 maggio 1999 Doc.: A6-0069/2004 Procedura: Accordo interistituzionale Dibattito: 14.12.2004 Votazione: 16.12.2004 Sulla base di un accordo concluso in occasione della riunione di concertazione con il Consiglio tenutasi a fine di novembre, il Parlamento ha adottato il Bilancio 2005, a seguito del voto degli emendamenti della seconda lettura. Come convenuto con il Consiglio, i crediti di pagamento saranno limitati a 106,3 miliardi di euro (+6,1% rispetto al 2004), mentre i crediti di impegno sono stati fissati a 116,5 miliardi di euro (+4,4%). Il livello dei pagamenti previsto per il prossimo esercizio corrisponde all'1,004% del Reddito Nazionale Lordo dell'Unione a 25. «Il finanziamento delle priorità del Parlamento è garantito dal Bilancio 2005», ha affermato il presidente della commissione parlamentare Janusz LEWANDOWSKI (PPE/DE, PL) dopo il voto. Tuttavia, ha aggiunto, «l'Unione deve disporre di un bilancio comunitario all'altezza delle sue ambizioni». Una mozione della GUE/NGL volta a rigettare il Bilancio è stata respinta a larghissima maggioranza dall'Aula (52 voti favorevoli, 496 contrari e 1 astensione). La relazione di Reimer BÖGE (PPE/DE, DE) nonché quella di Salvador GARRIGA POLLEDO (PPE/DE, ES) e Anne Elisabet JENSEN (ALDE/ADLE, DK), sono invece state approvate, quest'ultima con 477 voti favorevoli, 106 contrari e 5 astensioni. Di seguito sono riassunti i principali elementi per singola rubrica del Bilancio adottato. Agricoltura Tenuto conto del fatto che è il Consiglio ad avere l'ultima parola sulle spese relative a questa rubrica (spese obbligatorie), gli emendamenti del Parlamento sono stati respinti, con il grande disappunto dei deputati. Il Consiglio ha quindi ridotto di 1 miliardo la dotazione della rubrica, rispetto al progetto di bilancio della Commissione. Tuttavia, due progetti pilota giudicati prioritari dal Parlamento sono stati mantenuti. Si tratta di un progetto relativo alla promozione della qualità e di un altro su un modello di finanziamento che integra i rischi legati alle epizoozie che colpiscono gli animali. Azioni strutturali Come concordato in sede di concertazione, il Parlamento non ha reintrodotto i suoi emendamenti tesi a rafforzare i crediti di pagamento per questa rubrica. Tuttavia, alla luce della buona esecuzione osservata nel 2004, i deputati insistono a che nuovi crediti di pagamento siano messi a disposizione, se necessario, con un bilancio rettificativo da adottare nel corso del 2005. Politiche interne Il finanziamento delle agenzie decentrate, il cui numero è notevolmente aumentato in questi ultimi anni, potrà essere garantito per via di un accordo con il Consiglio volto ad aumentare la soglia delle prospettive finanziarie per la rubrica 3 nonché attraverso l'aumento più contenuto dei crediti stanziati per i programmi di sostegno alle piccole e medie imprese. Inoltre, è stato creato un nuovo progetto pilota relativo alla «Lotta contro il terrorismo» che può disporre di 7 milioni di euro per il 2005. Azioni esterne Anche in questo caso i crediti risultavano insufficienti per finanziare le nuove necessità nel rispetto delle priorità tradizionali difese dal Parlamento, la cui dotazione è stata rafforzata per il 2005 con un aumento eccezionale delle soglie. Si ricorda, a tale proposito, che era stato convenuto con il Consiglio di finanziare la ricostruzione dell'Iraq con un importo specifico totale di 190 milioni di euro. Aiuti preadesione Il Parlamento e il Consiglio hanno iscritto in Bilancio 120 milioni di euro al fine di promuovere lo sviluppo economico delle comunità turco-cipriota. Il fianziamento previsto per la Croazia è stato portato a 105 milioni di euro, in conformità con la strategia di preadesione relativa a tale Paese. Garanzie dei prestiti a Ucraina, Bielorussia e MoldaviaEsko Olavi SEPPÄNEN
(GUE/NGL, FI) Il Parlamento europeo approva la proposta della Commissione che accorda alla Banca europea per gli investimenti (BEI) la garanzia della Comunità in caso di perdite risultanti da prestiti a favore di progetti realizzati in Russia e nei «nuovi Stati indipendenti occidentali (NSIO)», vale a dire l'Ucraina, la Bielorussia e la Moldavia. Si noti che nessun prestito viene firmato finché non è in linea con la «politica di vicinato» e con il rispetto di taluni requisiti, in modo da garantire che le operazioni di erogazione di prestiti da parte della BEI siano coerenti con l'attività politica generale dell'UE nel singolo Paese, e la rafforzino. La relazione di Esko Olavi SEPPÄNEN (GUE/NGL, FI) vuole lanciare così un segnale positivo nei confronti dell'Ucraina. L'Aula chiede di modificare la base giuridica della proposta, utilizzando l'articolo 181 A del Trattato anziché l'articolo 308. I deputati invitano inoltre la BEI a preparare studi di fattibilità sulla possibile inclusione nel mandato generale, a decorre dal 2007, dei paesi del Caucaso meridionale e delle regioni centrasiatiche: l'Armenia, l'Azerbaigian, la Georgia, il Kazakhstan, il Kirghizistan, il Tagikistan, il Turkmenistan e l'Uzbekistan. Per ulteriori informazioni: Jean-Yves Loog (Bruxelles) Tel.(32-2) 28 44652 e-mail : budg-press@europarl.eu.int |
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