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GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI


Circa 45 milioni di euro falsi nel 2004, nuovi compiti per Europol?


Augustín DÍAZ DE MERA GARCÍA CONSUEGRA (PPE/DE, ES)

Relazione sull'iniziativa della Repubblica federale di Germania, del Regno di Spagna, della Repubblica francese, della Repubblica italiana e del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord in vista dell'adozione della decisione del Consiglio relativa alla protezione dell'euro contro la falsificazione attraverso la designazione dell'Europol quale ufficio centrale competente per la lotta contro la falsificazione dell'euro

Doc.: A6-0079/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Dibattito: 11.4.2005

Votazione: 12.4.2005

Preoccupati dal crescente interesse dimostrato dalle organizzazioni criminali per la falsificazione delle banconote in euro, sei Stati membri - tra cui l'Italia - hanno proposto un'iniziativa volta ad attribuire ad Europol il ruolo di ufficio centrale comunitario per la lotta alla contraffazione. Il Parlamento, pur condividendo tale preoccupazione, ritiene tuttavia che la sola Europol, ad oggi, non possa assumersi tale responsabilità e chiede un rafforzamento della cooperazione tra gli Stati membri.

La relazione di Augustín DÍAZ DE MERA GARCÍA CONSUEGRA (PPE/DE, ES) adottata dalla Plenaria, infatti, sottolinea che la cooperazione degli Stati membri nella lotta a tale crimine debba essere rafforzata e non sostituita da Europol. Tale organo, per i deputati, non può diventare l'unico ufficio centrale cui affidare la prevenzione e la lotta alla contraffazione tenuto conto dell'inadeguatezza del quadro giuridico e operativo della sua attività.

I deputati, tuttavia, non escludono che ciò possa avvenire in futuro, una volta che saranno stabilite le basi giuridiche e di bilancio appropriate. Nella sua motivazione, peraltro, il relatore ricorda che il Parlamento ha ripetutamente chiesto la trasformazione di Europol in un organismo comunitario soggetto al controllo democratico da parte dei deputati europei e delle Corte di Giustizia.

La proposta in esame, giudicata ambiziosa dai deputati, è considerata poco realistica perché lo scambio di informazioni fra Europol e gli Stati membri è ostacolato dal fatto che esso deve essere eseguito tramite gli uffici di collegamento nazionali. Inoltre, Europol può trasmettere dati a carattere personale ad un paese terzo unicamente nel quadro di accordo fra le parti.

Per raggiungere l'obiettivo fondamentale della proposta, pertanto, i deputati suggeriscono che gli uffici centrali esistenti negli Stati membri mantengano i loro poteri in materia di protezione dell'euro. Ciò, unitamente all'istituzione di un meccanismo di stretta cooperazione e lo scambio di informazioni fra tali uffici e Europol, può dotare tutti gli organismi e le autorità responsabili di armi più efficaci per combattere la contraffazione.

Dati sulla contraffazione dell'euro

In base ai dati raccolti dal Sistema di monitoraggio dei falsi (un archivio elettronico che registra le informazioni tecniche, statistiche e geografiche riguardanti la contraffazione dell'euro e a cui accedono le banche centrali e le autorità competenti), nel 2004 la Banca centrale europea ha ritirato dalla circolazione banconote in euro per un valore di € 44.801.510.

Nondimeno, i provvedimenti adottati per combattere la contraffazione stanno portando i loro frutti: nel 2003/2004 il numero delle operazioni in cui sono stati sequestrati euro falsi è aumentato nel 20% mentre la contraffazione delle banconote da 50 e 100 euro è diminuita rispettivamente del 5% e del 38%.

Standard comuni per la giustizia penale europea


Kathalijne Maria BUITENWEG (Verdi/ALE, NL)

Relazione sulla proposta di decisione quadro del Consiglio in materia di determinati diritti processuali in procedimenti penali nel territorio dell'Unione europea

Doc.: A6-0064/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Dibattito: 11.4.2005

Votazione: 12.4.2005

Con 523 voti favorevoli, 68 contrari e 13 astensioni, il Parlamento ha adottato la relazione di Kathalijne Maria BUITENWEG (Verdi/ALE, NL) volta a migliorare gli standard della giustizia penale negli Stati membri. Approvando questa relazione secondo la procedura di consultazione, i deputati appoggiano il progetto di decisione sulle garanzie procedurali a favore di indagati e imputati identificando cinque punti per l'applicazione di standard comuni volti a proteggere i diritti degli imputati.

Tali elementi sono: il diritto all'assistenza legale immediata; l'accesso all'interpretariato e alla traduzione in modo che l'imputato possa beneficiare dello stesso trattamento legale al quale avrebbe avuto diritto nel suo paese d'origine; disposizioni speciali per gli indagati vulnerabili per garantirne adeguatamente la loro protezione; l'assistenza consolare ai detenuti stranieri e la comunicazione scritta a indagati e imputati sui loro diritti.

Secondo le disposizioni della nuova Costituzione, tutti gli Stati membri dovranno conformarsi alle sentenze pronunciate dagli altri sistemi nazionali legali all'interno dell'UE. Parallelamente, i paesi membri dell'Unione saranno obbligati a considerare ogni cittadino europeo nello stesso modo, principio applicabile anche ai procedimenti penali.

 Ricerca europea più competitiva con gli scienziati stranieri

 Vincent PEILLON (PSE, FR)
Relazione su: 1) proposta di direttiva del Consiglio relativa a una procedura specificamente concepita per l'ammissione di cittadini di paesi terzi a fini di ricerca scientifica; 2) proposta di raccomandazione del Consiglio volta ad agevolare l'ammissione dei cittadini di paesi terzi a fini di ricerca scientifica nella Comunità europea e 3) proposta di raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio diretta a facilitare il rilascio, da parte degli Stati membri, di visti uniformi di soggiorno di breve durata per i ricercatori cittadini di paesi terzi che si spostano a fini di ricerca scientifica nella Comunità europea

Doc.: A6-0054/2005

Procedura: Consultazione e Codecisione, prima lettura

Dibattito: 11.4.2005

Votazione: 12.4.2005

Il Parlamento ha adottato la relazione di Vincent PEILLON (PSE, FR) che sostiene la creazione di visti speciali volti ad attrarre nell'Unione europea ricercatori e scienziati dei paesi terzi, ma chiede l'introduzione di misure per agevolare il ricongiungimento dei loro familiari e per accedere ai sistemi di sicurezza sociale.

Lo scopo è di contribuire così alla realizzazione degli obiettivi - definiti a Lisbona e a Barcellona - di fare dell'Europa un'economia basata sulla conoscenza più competitiva a livello mondiale entro il 2010 e destinare il 3% del PIL nazionale agli investimenti nel campo della ricerca. Per riuscire in tale intento, entro tale data l'Unione dovrebbe poter contare su 700.000 ricercatori, ossia più di quanto è attualmente disponibile nel «serbatoio» europeo.

L'Aula si è espressa favorevolmente sulla proposta dell'Esecutivo di istituire speciali permessi di soggiorno per rendere l'Europa più attrattiva ai ricercatori internazionali. Pertanto, qualora un ricercatore straniero sia invitato da un'organizzazione dell'Unione (sia questa un'università, un laboratorio, una fondazione o una società) a condurre ricerche per un periodo superiore a tre mesi, il ricercatore riceverà in meno di 30 giorni il permesso di soggiorno, senza dover far richiesta del permesso di lavoro.

 Il Parlamento, facendo proprio un emendamento proposto dalla commissione per le libertà civili, chiede tuttavia che gli Stati membri autorizzino il ricongiungimento familiare, cosicché i coniugi, i figli sotto i 21 anni e i genitori a carico possano raggiungere il ricercatore.

Inoltre, tale diritto andrebbe attribuito anche al partner con cui il ricercatore cittadino di un paese terzo ha contratto un «partenariato registrato» se, conformemente alla legislazione dello Stato membro ospitante, «i partenariati registrati equivalgono al matrimonio», e nel rispetto delle condizioni previste dalla relativa legislazione dello Stato membro ospitante.

I deputati sottolineano inoltre che gli scienziati e le loro famiglie devono avere libero accesso ai programmi di previdenza sanitaria nazionali, e ritengono che i trasferimenti e la mobilità siano fondamentali per la conoscenza e la formazione dei ricercatori. Per tale motivo hanno adottato un emendamento che permette ai detentori del visto di portare avanti gli studi anche in altri Stati membri ma, se il periodo di ricerca supera i tre mesi, questi ultimi possono richiedere una nuova convenzione di accoglienza.

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TRASPORTI


Trasporto su strada: tachigrafi obbligatori dal 2006


Helmuth MARKOV (GUE/NGL, DE)

Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'armonizzazione di alcune disposizioni in materia sociale nel settore dei trasporti su strada e che modifica i regolamenti (CEE) n. 3821/85 e (CE) n. 2135/98 del Consiglio

Doc.: A6-0076/2005
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Helmuth MARKOV (GUE/NGL, DE)

Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulle norme minime per l'applicazione dei regolamenti (CEE) n. 3820/85 e n. 3821/85 del Consiglio relativi a disposizioni in materia sociale nel settore dei trasporti su strada

Doc.: A6-0073/2005

Procedura: Codecisione, seconda lettura

Dibattito: 11.4.2005

Votazione: 13.4.2005

In seconda lettura della procedura di codecisione, il Parlamento ha adottato due relazioni di Helmuth MARKOV (GUE/NGL, DE) riguardo al rafforzamento della legislazione sociale e all'armonizzazione delle procedure di controllo nel settore dei trasporti su strada, che divergono in diversi punti essenziali dalla posizione comune del Consiglio.

E' quindi probabile che dovrà ora avviarsi la procedura di «conciliazione». I principali temi controversi riguardano, in particolare, i tempi di riposo e di guida, le sanzioni da prevedere in caso di infrazioni a queste nuove norme, nonché i controlli su strada. I deputati, inoltre, posticipano di un anno la data di applicazione obbligatoria dei tachigrafi digitali sui veicoli.

Per quanto riguarda la data per l'introduzione obbligatoria dei tachigrafi digitali, non è stata accolta la proposta dell'Esecutivo di fissarla per il mese di agosto 2005. I deputati, infatti, ritengono sia più realista rendere obbligatoria tale disposizione a «tutti i veicoli fabbricati» dopo il 5 agosto 2006 e a «tutti i veicoli immessi in circolazione per la prima volta» dopo il 5 agosto 2007. Questo periodo transitorio è necessario per consentire l'adattamento dei veicoli già fabbricati ma non ancora immessi in circolazione.

In merito alla definizione di «periodo di riposo quotidiano minimo» per i conducenti, i deputati ritengono che questo debba essere inteso come un periodo ininterrotto di riposo di almeno 12 ore, mentre il Consiglio ne proponeva 11. Il Parlamento, poi, sostiene che le cifre proposte dal Consiglio riguardo alle pause regolamentari minime non sono realistiche nella pratica e propone quindi una soluzione più flessibile.

I deputati introducono delle pause minime di 15 minuti per periodo di guida al posto di un regime di interruzioni regolamentari minime come stabilito dal Consiglio nella posizione comune. Un totale di 45 minuti di pausa dovrebbe essere preso durante, o immediatamente dopo, ogni periodo di guida di quattro ore e mezza.

Il Parlamento introduce inoltre la definizione di «periodo di guida» per i conducenti: «la durata dell’attività nel corso della quale, in base al tachigrafo, un conducente esercita un controllo su un veicolo e partecipa attivamente al traffico, e il tempo impiegato dal conducente per recarsi al luogo di attività ovvero al veicolo quando ciò avvenga con un veicolo guidato dal conducente stesso e il tragitto percorso sia superiore ai 100 km».

Questa precisazione introdotta dai deputati, in particolare, impedisce, per esempio, che un conducente si rechi ad un punto d’incontro lontano 600 km con un’autovettura, salga poi su un autobus e ritorni indietro con lo stesso per altri 600 km senza interruzioni sufficienti, attenendosi formalmente ai periodi di guida e di riposo, che verrebbero però in realtà elusi.

Il Parlamento è anche favorevole alla definizione di una gamma comune di infrazioni, che dev'essere proposta dalla Commissione,suddivise in categorie in funzione della gravità. Gli Stati membri dovranno poi definire delle sanzioni per tali infrazioni. Per i deputati, queste sanzioni includono anche il fermo temporaneo del veicolo, trattandosi di un provvedimento con forte effetto persuasivo che, inoltre, garantisce interventi più uniformi da parte delle autorità preposte al controllo nei diversi Stati membri.

Altri emendamenti proposti dai deputati riguardano la percentuale di giorni da sottoporre a verifica e le eccezioni alle norme relative al periodo di riposo settimanale per il trasporto passeggeri.

Anche la seconda relazione adottata dal Parlamento introduce una serie di emendamenti. I principali, riguardano un anticipo di due anni dell'applicazione delle percentuali definite di giorni da controllare, il rafforzamento dell'organismo di coordinamento dei controlli, la reintroduzione di una serie di infrazioni da considerare «gravi», l'armonizzazione delle sanzioni, l'oggetto dei controlli su strada che, peraltro, comprende anche la durata dell'orario di lavoro.  

Incoraggiare il trasporto marittimo a corto raggio
 

Robert NAVARRO (PSE, FR)

Relazione sul trasporto marittimo a corto raggio

Doc.: A6-0055/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 11.4.2005

Votazione: 12.4.2005

Con 589 voti favorevoli, 7 contrari e 13 astensioni, il Parlamento ha adottato la relazione di Robert NAVARRO (PSE, FR) che chiede di promuovere il trasporto marittimo a corto raggio (TMCR) in quanto mezzo più affidabile e, in tale ambito, di «incoraggiare il trasferimento modale dal trasporto stradale al trasporto marittimo a corto raggio». Per i deputati, è altresì importante migliorare i collegamenti con le zone periferiche ed insulari che dipendono dal trasporto marittimo, nonché tra le regioni separate da barriere naturali.

L'Aula ritiene anche fondamentale investire maggiormente nei progetti transfrontalieri nel contesto della rete dei trasporti transeuropea e nelle infrastrutture, per migliorare l'accesso ai porti, sia via terra che via mare. Il Parlamento, infine, sostiene la necessità di promuovere il TMCR come modo di trasporto rispettoso dell'ambiente e sollecita la creazione di «Autostrade del mare», nel rispetto di rigorose esigenze in materia ambientale.

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AMBIENTE


Ambiente più protetto con le automobili riciclabili

Holger KRAHMER (ALDE/ADLE, DE)

Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sull’omologazione degli autoveicoli per quanto riguarda la loro riutilizzabilità, riciclabilità e recuperabilità e che modifica la direttiva 70/156/CEE del Consiglio

Doc.: A6-0004/2005

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 13.4.2005

Votazione: 14.4.2005

La Plenaria ha adottato, in prima lettura della procedura di codecisione, la relazione di Holger KRAHMER (ALDE/ADLE, DE) sulla proposta di direttiva relativa all’omologazione degli autoveicoli per quanto riguarda la loro riutilizzabilità, riciclabilità e recuperabilità.

La proposta di direttiva si propone di fissare le disposizioni necessarie per garantire che le autovetture e gli autoveicoli siano concepiti in modo tale da ottemperare alle quote minime necessarie riguardanti la loro riutilizzazione, il loro riciclaggio e la loro recuperabilità, con il fine ultimo di proteggere l'ambiente e la salute umana.

La relazione adottata introduce taluni emendamenti alla proposta dell'Esecutivo, che sono stati preventivamente concordati con il Consiglio. L'approvazione di questi emendamenti di compromesso permette quindi di chiudere la procedura già con la prima lettura.

Pertanto, dopo 54 mesi dall'entrata in vigore della direttiva, gli Stati membri dovranno rifiutare l'immatricolazione, la vendita o l'entrata in funzione di veicoli che non rispettano le nuove norme sulla riutilizzabilità e la riciclabilità. In particolare, i nuovi veicoli da omologare e già omologati dovranno essere progettati e costruiti per essere riutilizzabili e/o riciclabili fino all’85% della massa e riutilizzabili e/o recuperabili fino al 95% della massa.

In forza alla direttiva, i costruttori dovranno fornire alle autorità di omologazione tutte le informazioni tecniche pertinenti riguardo ai materiali facenti parte degli autoveicoli nonché la loro rispettiva massa per consentire la verifica dei calcoli dei coefficienti di riciclabilità effettuati dai costruttori. Questi ultimi, inoltre, ai fini della demolizione, saranno tenuti ad elencare le singole componenti e i processi raccomandati per il loro trattamento.

La nuova direttiva non si applicherà a veicoli ad uso speciale destinati a svolgere funzioni particolari come i camper, le ambulanze, i veicoli blindati o i carri funebri, poiché al momento della progettazione il costruttore non sa che tipo di carrozzeria esso riceverà. Vi sono poi diversi componenti - come gli airbag o le cinture di sicurezza - che non potranno essere riutilizzati per la costruzione di nuovi veicoli.

Infine, si ricorda che, per quanto riguarda i veicoli fuori uso, la direttiva 2000/53/CE impone agli Stati membri di prendere adeguati provvedimenti a livello nazionale affinché vengano raggiunti obiettivi prefissati di riutilizzazione, riciclaggio e recupero. In un primo tempo, gli obiettivi indicati dovranno essere raggiunti entro il 1° gennaio 2006. Poi, a partire da gennaio 2015, con la seconda fase, verranno fissati obiettivi più ambiziosi.

Più rispetto dell'ambiente con l'ecodesign degli elettrodomestici
 

Frédérique RIES (ALDE/ADLE, BE)

Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune definita dal Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'istituzione di un quadro per l'elaborazione di specifiche per la progettazione ecocompatibile dei prodotti che consumano energia e recante modifica della direttiva 92/42/CEE del Consiglio e delle direttive 96/57/CE e 2000/55/CE del Parlamento europeo e del Consiglio

Doc.: A6-0057/2005

Procedura: Codecisione, seconda lettura

Dibattito: 12.4.2005

Votazione: 13.4.2005 

Maggiore attenzione al miglioramento dell'efficienza energetica, sostegno alle PMI e alle microimprese, nonché migliore informazione dei consumatori. E' quanto raccomanda il Parlamento con l'adozione della relazione di Frédérique RIES (ALDE/ADLE, BE) sulla posizione comune del Consiglio in merito alla proposta di direttiva riguardante la progettazione ecocompatibile degli elettrodomestici.

La relazione adottata dalla commissione per l'ambiente a marzo differiva sostanzialmente da quanto proposto dal Consiglio pertanto, al fine di evitare la procedura di conciliazione, sono stati avviati dei negoziati tra i due rami legislativi che sono sfociati in un compromesso che permetterà un'attuazione rapida delle nuove disposizioni.

Apparentemente inoffensivi, i computer, le lavastoviglie, gli aspirapolvere, le semplici lampadine e gli altri elettrodomestici, producono il 40% delle emissioni di CO2 nell'atmosfera e assorbono il 30% dell'energia primaria consumata in Europa.

L'obiettivo della direttiva è di agire sin dallo stadio della progettazione per migliorare l'efficienza energetica di quest'ampia gamma di prodotti col fine ultimo di salvaguardare l'ambiente. Solo i veicoli a motore non entrano nel suo campo d'applicazione in quanto sono soggetti a una normativa specifica. Il compromesso raggiunto tra Parlamento e Consiglio consente ora alla Commissione di preparare le pertinenti e concrete misure d'esecuzione.

La proposta originale dell'Esecutivo non prevedeva misure specifiche precise. I deputati hanno ottenuto che delle misure di esecuzione comincino a essere elaborate nei prossimi due anni in otto settori prioritari che, potenzialmente, permettono una maggiore riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra.

Si tratta, più precisamente, degli impianti di riscaldamento e di produzione di acqua calda, dei sistemi a motore elettrico, dell'illuminazione domestica e nel settore terziario, degli apparecchi domestici, degli apparecchi per ufficio nel settore domestico e terziario, dell'elettronica di consumo, dei sistemi commerciali di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell'aria. Inoltre, per un gruppo di prodotti è prevista una misura d'esecuzione distinta volta a ridurre le perdite energetiche in stand-by.

Assieme, questi otto settori prioritari, permetterebbero di evitare l'emissione nell'atmosfera di circa 200 milioni di tonnellate di CO2 che, ad esempio, è pari all'inquinamento generato dai Paesi Bassi. Aldilà di questi assi prioritari, il Parlamento ha ottenuto che ogni gruppo di prodotti sia coperto da una misura di esecuzione, a meno che intervengano degli accordi di autoregolamentazione dei produttori che rendono inutili delle siffatte misure.

Tuttavia, questi accordi saranno sottoposti a criteri molto precisi, illustrati in dettaglio nel testo adottato dal Parlamento. Fabbricanti e importatori dovranno adeguarsi a diverse esigenze di conformità. Gli obiettivi in termini di consumo di energia saranno fissati tenendo conto dei migliori risultati ottenuti dai prodotti esistenti sul mercato internazionale.

Un occhio di riguardo viene riservato alle Piccole e Medie Imprese.  Nell'ambito dei programmi di cui possono beneficiare le PMI e le microimprese, infatti, la Commissione dovrà tenere conto delle iniziative in grado di aiutarle ad integrare gli aspetti ambientali, tra cui l'efficienza energetica, in sede di progettazione dei propri prodotti.

Gli Stati membri, inoltre, dovranno incoraggiare PMI e microimprese, soprattutto rafforzando le reti e le strutture di sostegno, «affinché adottino un sano approccio ambientale sin dalla fase di progettazione del prodotto e si adeguino alla futura normativa europea».

Anche i consumatori saranno implicati. Le misure di esecuzione specifiche dovranno infatti determinare quali informazioni dovranno essere comunicate loro dai fabbricanti riguardo al profilo ecologico dei prodotti e ai vantaggi della progettazione ecocompatibile.  I consumatori, infine, dovranno essere informati sul ruolo che possono svolgere in materia di uso sostenibile del prodotto che acquistano. 

Limiti più severi per lo zolfo dei carburanti marini
 

Satu Maijastiina HASSI (Verdi/ALE, FI)

Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 1999/32/CE in relazione al tenore di zolfo dei combustibili per uso marittimo

Doc.: A6-0056/2005

Procedura: Codecisione, seconda lettura

Dibattito: 13.4.2005

Votazione: 13.4.2005

Dopo il trasporto su strada, per il quale delle direttive europee sono state adottate nel corso della precedente legislatura, tocca ora ai trasporti marittimi avviarsi verso l'uso di carburanti meno inquinanti. E' quanto chiede, infatti, la relazione di Satu Maijastiina HASSI (Verdi/ALE, FI) sul tenore di zolfo dei combustibili marini adottata dal Parlamento in seconda lettura della procedura di codecisione.

Considerato che gli emendamenti proposti dal Parlamento sono frutto di un compromesso informale con il Consiglio, la procedura può dirsi in sostanza chiusa. Il Parlamento, per permettere la rapida entrata in vigore del provvedimento, ha dovuto rinunciare a talune sue pretese a causa della forte resistenza di diversi Stati membri.

Lo scopo della proposta di direttiva è ridurre nettamente le emissioni di anidride solforosa per contribuire alla riduzione dell'inquinamento dell'aria e dell'acidificazione provocati dal traffico marittimo. Il limite concesso alle navi che solcano il Mar Baltico, il Mare del Nord e la Manica è stato fissato all'1,5%, da applicarsi nel 2007, ossia due anni dopo l'entrata in vigore della direttiva.

Analoghe restrizioni saranno applicate ai traghetti in servizio nei porti dell'Unione europea. Il tenore dovrà essere dello 0,5% nelle zone portuali dove le navi all'ormeggio saranno incitate a connettersi alla rete elettrica terrestre.

La commissione ambiente del Parlamento auspicava anche l'introduzione di una seconda fase. Nel 2010, infatti, desiderava costringere l'Esecutivo a presentare nuove proposte di soglie. A seguito dell'accordo con il Consiglio è stata però introdotta una clausola di revisione. Così, la Commissione stilerà una relazione nel 2008 con la quale esaminerà con attenzione le proposte relative alla riduzione, possibilmente allo 0,5%, dei valori limite di zolfo per i combustibili ad uso marittimo nelle zone di controllo delle emissioni di zolfo dell'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO).

Tra le altre disposizioni della direttiva, va sottolineata la facoltà per i trasportatori di avvalersi delle nuove tecnologie di riduzione delle emissioni piuttosto che di ricorrere a nuovi carburanti, ma a condizione di ottenere costantemente delle riduzioni equivalenti a quelle definite dalla direttiva e di essere equipaggiati con sistemi di sorveglianza continui.

Il carattere globale dell'inquinamento marittimo richiede delle soluzioni internazionali. Gli Stati membri, che sono rappresentati in seno all'IMO, sono quindi invitati ad assicurare, in quella sede, una riduzione su scala mondiale del tenore massimo di zolfo autorizzato nei combustibili ad uso marittimo. La direttiva europea completa la convenzione MARPOL dell'IMO che persegue degli obiettivi simili e che entrerà in vigore il mese prossimo.

 Vernici e lacche e colle più sicure per la salute

Karl-Heinz FLORENZ (PPE/DE, DE)

Relazione sulla proposta di direttiva del riguardante le restrizioni alla commercializzazione e all'utilizzo del toluene e del triclorobenzene (ventottesima modifica della direttiva 76/769/CEE del Consiglio)

Doc.: A6-0005/2005

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 13.4.2005          

Votazione: 13.4.2005

Il Parlamento, adottando in prima lettura della procedura di codecisione la relazione di Karl-Heinz FLORENZ (PPE/DE, DE), ha approvato la proposta di direttiva riguardante le restrizioni alla commercializzazione e all'utilizzo del toluene e del triclorobenzene (TCB). Tali sostanze sono utilizzate come materie prime per la produzione di prodotti chimici, ma sono presenti anche in articoli di largo consumo.  

L’obiettivo della direttiva proposta è introdurre disposizioni armonizzate per quanto riguarda queste due sostanze, preservando in tal modo il mercato interno e assicurando al contempo un livello elevato di tutela della salute umana e dell’ambiente. In effetti, le valutazioni di rischio, compiute a norma del regolamento 793/93, hanno individuato la necessità di ridurre i rischi per la salute derivanti dal toluene e dal TCB.

La Commissione, pertanto, propone di restringere la commercializzazione e l’impiego delle due sostanze e dei preparati che le contengono, anche in considerazione del fatto che, in determinate condizioni, taluni utilizzi di questi prodotti chimici non possono essere controllati. Ciò vale in particolare per i prodotti destinati ai consumatori.  

La relazione adottata introduce un solo emendamento volto ad escludere l'applicazione del limite dello 0,1% di concentrazione al TCB che entra nella fabbricazione di una sostanza utilizzata per la produzione di un particolare tipo di munizioni che non possono esplodere per motivi accidentali, come ad esempio in caso di incendio di carburante.

Non essendoci alternative a tale prodotto e considerato che la NATO intende sostenere fortemente tale tipo di munizioni, la limitazione imposta porrebbe il rischio di compromettere gli standard di sicurezza delle munizioni stesse e la sicurezza dei civili che vivono nei pressi di depositi di munizioni. La stessa esenzione è chiesta per il triclorobenzene utilizzato come solvente in applicazioni chimiche chiuse per le reazioni di clorinazione.

Il toluene viene usato nella produzione di benzene, tinture, prodotti farmaceutici, additivi alimentari e materie plastiche e, grazie al suo potere solvente, è presente negli aerosol domestici, nelle vernici, nelle lacche, negli adesivi e nelle colle.

Il TCB, invece, è principalmente usato come prodotto intermedio nella fabbricazione di diserbanti ed ha impieghi secondari come solvente, vettore di tintura e inibitore di corrosione.

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SPORT


Doping nello sport: una realtà che va combattuta

Nikolaos SIFUNAKIS (PSE, EL)

Risoluzione sulla lotta contro il doping nello sport

Doc.: B6-0215/2005

Procedura: Risoluzione

Dibattito: 14.4.2005

Votazione: 14.4.2005

 Osservando come, oggigiorno, il doping stia prendendo «una nuova e quanto mai pericolosa piega», la Plenaria ha adottato una risoluzione sulla lotta contro il doping nello sport presentata da Nikolaos SIFUNAKIS (PSE, EL) a nome della commissione per la cultura e l'istruzione. In precedenza l'Aula aveva tenuto un dibattito sulla base di un'interrogazione orale presentata dallo stesso deputato.

 Nel sottolineare come l'uso di sostanze chimiche per migliorare le prestazioni  (come gli ormoni per la crescita) vada contro tutti i valori sociali e culturali dello sport, oltre a mettere in serio pericolo la salute fisica e psichica degli atleti, il Parlamento chiede all'Esecutivo di assumere i provvedimenti necessari per assicurare un efficace controllo dei confini esterni dell'Unione e lottare contro il traffico di sostanze illecite, nonché di sostenere campagne di prevenzione.

 La Commissione è inoltre esortata a promuovere iniziative volte a combattere il doping attuando una politica efficace e integrata in tutti i settori attinenti, in particolare nella salute pubblica, nell'educazione e nella ricerca farmacologica. Per adottare un'efficace politica di prevenzione occorre anche sostenere un'azione di informazione permanente.

 Il Parlamento sottolinea poi la necessità di avviare una più stretta collaborazione tra la Commissione, gli Stati membri, l'Agenzia mondiale antidoping (WADA), il Consiglio d'Europa e l'Organizzazione Mondiale della Sanità, per intervenire in modo più efficace ai fini della prevenzione e aumentare il controllo sulla prescrizione di sostanze chimiche nei centri sportivi e nelle palestre.

 L'Esecutivo è inoltre invitato a incoraggiare il coordinamento tra gli Stati membri e a coinvolgere tutte le parti interessate allo sport nel processo decisionale relativo al problema, al fine di trasmettere un'immagine pulita dell'esercizio fisico. Nel contesto del Settimo Programma Quadro, infine, dovrebbe proporre nuove ricerche sui metodi volti al controllo e all'individuazione del doping.

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CULTURA


La cultura non è una semplice merce

Nikolaos SIFUNAKIS (PSE, EL)

Risoluzione sull'elaborazione di una Convenzione relativa alla protezione della diversità dei contenuti culturali e delle espressioni artistiche

Doc.: B6-0216/2005

Procedura: Risoluzione

Dibattito: 14.4.2005

Votazione: 14.4.2005

 A seguito del dibattito aperto dall'interrogazione orale di Nikolaos SIFUNAKIS (PSE, EL), la Plenaria ha adottato una risoluzione con la quale ricorda, innanzitutto, che la Convenzione UNESCO sulla diversità culturale deve essere «uno strumento di cooperazione internazionale a favore dello sviluppo culturale». Essa deve inoltre tentare di raccogliere le sfide che la globalizzazione e la politica commerciale pongono alla diversità culturale.

I deputati, pur accogliendo favorevolmente il processo teso ad istituire uno strumento normativo vincolante in tale materia, ammoniscono che i servizi e i prodotti culturali «non possono essere assimilati a semplici merci» e chiedono che gli Stati mantengano una certa libertà d'azione in questo campo.

Sono attualmente in corso negoziati su un progetto di Convenzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'istruzione, la scienza e la cultura (UNESCO) relativa alla protezione della diversità dei contenuti culturali e dell'espressione artistica, in vista di un possibile accordo su un testo per l'ottobre 2005. La Commissione partecipa a detti negoziati, accanto agli Stati membri.

 Per i deputati, gli Stati membri devono «compiere ogni sforzo» per coordinare le loro posizioni. La mancanza di collaborazione, infatti, potrebbe indebolire la posizione della Comunità e «la sua credibilità nei negoziati». D'altra parte, è sottolineata la necessità che il Parlamento sia «pienamente coinvolto» nella definizione di un mandato chiaro e nella presa in considerazione delle opinioni espresse dalla società civile. Inoltre, il Parlamento insiste affinché sia tenuto pienamente informato degli aggiornamenti sui negoziati in seno all'UNESCO.

 Gli Stati parte della Convenzione devono potersi avvalere del diritto di organizzare, finanziare e definire politiche volte alla protezione della diversità culturale e del pluralismo dei media. A tale proposito, i deputati ritengono fondamentale rafforzare i diritti della Convenzione e opporsi a qualsiasi tentativo di diluirli o indebolirli attraverso essa. La Convenzione, inoltre, dovrebbe riconoscere l'importanza degli aiuti pubblici diretti e indiretti, nonché consentire agli Stati parte di stabilire la natura, l'importo e i beneficiari di detti aiuti.

 La Convenzione, inoltre, deve riconoscere il ruolo molto importante svolto dai servizi pubblici, segnatamente da quello di radiodiffusione, per quanto riguarda la salvaguardia, il sostegno e lo sviluppo della diversità e dell'identità culturali, nonché «l'accesso di tutti i cittadini a contenuti e conoscenze di qualità».

 A tale proposito, gli Stati dovrebbero conservare il diritto di definire il mandato delle istituzioni di servizio pubblico destinate a salvaguardare la diversità culturale e il pluralismo dei media che, per i deputati, deve «essere un principio fondamentale della Convenzione».

 La questione delle relazioni tra il diritto commerciale internazionale e la futura Convenzione dell’UNESCO dev'essere opportunamente affrontata in modo tale da accordare alla protezione della diversità culturale almeno la stessa priorità attribuita alle altre politiche. Il Parlamento ritiene che essa debba prevedere un meccanismo semplice, unico e vincolante per la soluzione delle controversie al fine di sviluppare, nell'ambito di diritto internazionale, una giurisprudenza della diversità culturale.

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SICUREZZA E DIFESA


Implicare il Parlamento nella Politica estera europea

Elmar BROK (PPE/DE, DE)

Relazione sulla relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo relativa agli aspetti principali e alle scelte di base della politica estera e di sicurezza comune (PESC), comprese le implicazioni finanziarie per il bilancio generale delle Comunità europee – 2003

Doc.: A6-0062/2005
&

Helmut KUHNE (PSE, DE)

Relazione sulla strategia europea in materia di sicurezza

Doc.: A6-0072/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 13.4.2005

Votazione: 14.4.2005

La Plenaria ha adottato le relazioni d'iniziativa di Elmar BROK (PPE/DE, DE) e Helmut KUHNE (PSE, DE), in merito alla politica estera, di sicurezza e difesa europea. Rapporti tra Parlamento e Consiglio, Agenzia europea di difesa, embargo delle armi alla Cina, crimini in Darfur, soluzione dei conflitti regionali e seggio unico europeo al Consiglio di sicurezza dell'ONU sono fra i punti forti trattati dalla prima. Un sistema di allarme preventivo dei conflitti e critiche alle politiche nucleari americane, russe e cinesi, sono invece oggetto della seconda relazione.

La prima relazione, adottata con 431 voti favorevoli, 85 contrari e 31 astensioni, si concentra sugli aspetti principali e le scelte di base della PESC, comprese le implicazioni finanziarie per il bilancio generale delle Comunità europee del 2003. La Plenaria respinge l’approccio a posteriori seguito finora dal Consiglio, che si limita a presentare un elenco descrittivo delle attività della PESC svolte nell’anno precedente.  

Pertanto tale istituzione è invitata a revocare l'attuale prassi, sostituendola con un approccio a priori con il quale il Parlamento è consultato all’inizio di ogni anno sui principali aspetti globali e orizzontali e sulle scelte di base del Consiglio, comprese le priorità previste per le varie regioni geografiche.

L'Aula invita inoltre il Consiglio a riferire, in un secondo tempo, sul modo in cui il contributo del Parlamento europeo sia stato o meno preso in considerazione e sottolinea l'estrema importanza del dialogo e della cooperazione con i singoli Stati membri. Questi ultimi sono quindi esortati ad incrementare ulteriormente il controllo parlamentare sulla PESD a livello nazionale, potenziando il loro ruolo nell'autorizzare le operazioni. A livello europeo, andrebbe attribuito al Parlamento un ruolo di maggior spicco per quanto riguarda il controllo sull'intero bilancio PESC, nonché per i principali aspetti e le scelte fondamentali legati alla PESD.

Il Consiglio è altresì invitato ad adoperarsi per la clausola di solidarietà ed istituire «un'autentica ed efficace politica estera e di sicurezza comune». A tal proposito, compiacendosi peraltro della creazione dell'Agenzia europea di Difesa, ritiene necessario prevedere un importo annuale adeguato che prenda in considerazione anche gli aspetti civili.

 Riguardo alle relazioni con la Cina, il Parlamento deplora il fatto che ad oggi si siano registrati progressi solo in ambito commerciale ed economico e reitera la richiesta di un codice di condotta dell'Unione in merito alle esportazioni di armi, nella prospettiva di renderlo vincolante. Il Consiglio è dunque invitato a non revocare l'embargo sulla vendita di armi e a trovare soluzioni per incoraggiare il dialogo tra le due sponde dello stretto, prendendo Taiwan come esempio di democrazia.

La Plenaria ritiene importante sostenere la decisione presa dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di «deferire i crimini perpetrati nel Darfur al Procuratore del Tribunale penale internazionale» (TPI), ma si rammarica che ai cittadini degli Stati che non sono parte dello Statuto di Roma sia stato concesso di non rientrare nella giurisdizione del TPI. Il Consiglio è quindi invitato a continuare a sostenere con fermezza tale Tribunale.

Grande attenzione è rivolta anche alle zone di crisi e conflitti esistenti o prevedibili, quali Medio Oriente, Kossovo, Cecenia, Somalia, Regione dei Grandi Laghi, Iran e Corea del Nord (DPRK). A tale proposito, il Parlamento rileva la necessità di adoperarsi per giungere ad una soluzione di tali conflitti e per promuovere i progressi sociali nel mondo, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

 I deputati, infine, auspicano un rafforzamento della cooperazione con le organizzazioni internazionali e regionali (in particolare con il Comitato dell’ONU contro il terrorismo e con la NATO) ed il ripristino dell'autorità del sistema ONU. All'Unione europea, inoltre, dovrebbe essere garantito un seggio presso il Consiglio di sicurezza, considerato dai deputati «l'espressione più naturale di una politica estera comune autentica ed efficace».

La seconda relazione, adottata con 421 voti favorevoli, 90 contrari e 15 astensioni, si focalizza, invece, sulla Strategia europea di Sicurezza. Preoccupato dalla minaccia rappresentata dai conflitti regionali, dall'aumento di atti terroristici nel mondo e dalla proliferazione di armi di distruzione di massa, il Parlamento ritiene necessario avere un'idea chiara del concetto di sicurezza, che vada al di là degli aspetti puramente militari. I deputati, poi, chiedono la trasposizione pratica del concetto di ambiente di sicurezza nelle esistenti strutture dell'Unione europea, dalla dimensione globale a quella regionale, per poter individuare con sufficiente anticipo le crisi.

A tal proposito, raccomandano maggiori sforzi per introdurre un sistema di allarme preventivo delle minacce, sollecitano l'istituzione di «centri d'individuazione delle tensioni», creati nell'ambito del futuro Servizio estero europeo, e la promozione di un programma di ricerca autonomo sulla sicurezza. E' pertanto auspicabile l'utilizzo di strumenti, procedure e modelli di finanziamento adeguati, quali tecnologie dell'informazione innovative provenienti dal settore civile per l'analisi e la valutazione dei messaggi.

La Plenaria analizza, poi, gli obiettivi della strategia propri dell'Unione, che riguardano principalmente il rafforzamento delle strutture di sicurezza sia all'interno che all'esterno dei confini europei, non rivolgendosi, però, solo alle regioni dell'Est, ma anche al Caucaso, al Medio Oriente e all'Africa del Nord.

Vengono inoltre presentati gli importanti passi fatti negli ultimi anni in materia di politica internazionale di sicurezza, quali le missioni civili e di polizia (in particolare nei Balcani ed in Congo) e il miglioramento delle capacità militari dell'Unione, che aprono la strada al raggiungimento dell'Obiettivo fissato per il 2010. Il Parlamento considera importante il vantaggio aggiuntivo della PESD, anch'esso basato su una combinazione di elementi civili e militari, e su esperienze da cui trarre insegnamenti, come la missione ALTHEA in Bosnia-Erzegovina.

Grande attenzione è rivolta anche agli Stati nucleari secondo la definizione del Trattato di non proliferazione, in particolare per quel che riguarda la politica nucleare di alcuni Paesi. La Plenaria, innanzitutto, deplora  gli sforzi compiuti dal governo degli USA negli ultimi quattro anni per promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuove armi nucleari, nonché il suo atteggiamento di rifiuto per quanto riguarda la ratifica del Trattato sulla messa al bando dei test nucleari (CTBT).

I deputati sono anche preoccupati per lo scarso impegno mostrato dalla Russia per garantire la sicurezza dei suoi arsenali atomici e altrettanto allarmati per il massiccio aumento (12,6%) delle spese militari della Cina, l'ammodernamento globale delle sue forze armate adibite al nucleare e l'incremento delle sue importazioni di moderne tecnologie nel settore delle armi.

Una grave minaccia al successo della Strategia europea di sicurezza è rappresentata dalla mancanza di sufficienti risorse di bilancio, ma dall'altra parte vi sono le relazioni transatlantiche, in particolare con l'ONU e la NATO, che rappresentano il punto di forza per qualsiasi tipo di politica mirata alla sicurezza.

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SVILUPPO E COOPERAZIONE


Finanziamenti e politiche UE in linea con gli Obiettivi del Millennio

Glenys KINNOCK (PSE, UK)

Relazione sul ruolo dell'Unione europea nel conseguimento degli obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM)

Doc.: A6-0075/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 12.4.2005

Votazione: 12.4.2005

Più finanziamenti, riduzione del debito, istruzione, vaccinazione, lotta alla malaria e all'AIDS, miglior accesso ai medicinali, nonché uso intelligente delle risorse naturali. Sono questi i mezzi suggeriti dal Parlamento per realizzare gli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo.

Adottata dalla Plenaria con 539 voti favorevoli, 52 contrari e 19 astensioni, la relazione d'iniziativa di Glenys KINNOCK (PSE, UK) invita l'Unione europea ad avviare un'iniziativa concreta contro la povertà adottando un approccio coerente tra le sue politiche in materia commerciale, di cooperazione allo sviluppo e agricola, «per impedire conseguenze negative dirette o indirette sull'economia dei paesi in via di sviluppo».

 I deputati si rammaricano per la diminuzione dell'aiuto pubblico allo sviluppo da parte degli Stati membri. Questi ultimi si erano impegnati a stanziare lo 0,7% del PIL a tal fine. Se l'Unione è ancora in grado di raggiungere l'obiettivo intermedio dello 0,39% per il 2006, questo risultato nasconde varie disparità e, pertanto, il Parlamento chiede a quegli Stati membri che sono ancora indietro di impegnarsi per un calendario e scadenze chiare al fine di raggiungere l'obiettivo dello 0,7% entro il 2015.

La relazione, tuttavia, evidenzia che gli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo (OSM) non dovrebbero essere considerati una questione tecnica «che si risolverà fornendo semplicemente più risorse, senza identificare e affrontare le cause inerenti della povertà».

I deputati, peraltro, chiedono l'alleggerimento del debito dei paesi in via di sviluppo, a condizione che i loro governi «rispettino i diritti dell'uomo, il principio della buona governance e conferiscano priorità all'eradicazione della povertà». A loro parere, sarebbe altrimenti «illusorio» pensare che per il 2015 possano essere raggiunti gli obiettivi in materia di istruzione, salute e riduzione della fame.

La Commissione dovrebbe poi istituire un piano globale per lo sviluppo, l'istruzione e l'informazione, incentrato intorno agli OSM, nonché assicurare che l'UE sia all'avanguardia degli sforzi per garantire l'istruzione elementare gratuita e  obbligatoria. I deputati, inoltre, insistono affinché ciò sia affiancato a cospicue nuove risorse e a una spesa più mirata delle attuali risorse. Particolare attenzione dovrà essere attribuita all'istruzione delle ragazze, agli orfani nonché ai bambini e alle bambine socialmente esclusi.

Per quanto riguarda gli aspetti legati alla salute, la Commissione è invitata ad esplorare le modalità per fornire un contributo tempestivo e positivo con la preparazione di un pacchetto, che comprenda reti antizanzare, l'immunizzazione e, come misura nella lotta contro l'HIV/AIDS, la fornitura di preservativi. L'Esecutivo è inoltre invitato ad assumere l'iniziativa nella lotta contro la malaria, a raccogliere le risorse e a lanciare misure adeguate e globali per controllare e sradicare tale epidemia a lungo termine, con particolare accento sulla prevenzione.

Sottolineando poi che la disponibilità di un'assistenza sanitaria di base a prezzi accessibili «costituisce una condizione irrinunciabile per una riuscita applicazione di tutte le politiche sanitarie nei paesi in via di sviluppo», il Parlamento sostiene l'accordo della Commissione sull'esigenza della disponibilità di farmaci a prezzi accessibili e sottolinea la necessità di un attento esame dell'applicazione del trattato internazionale sulle proprietà intellettuali (TRIPS). L'Unione dovrebbe anche aumentare il suo contributo per il Fondo sanitario globale, «in quanto il denaro finora promesso per il 2005 è pari ad appena un quarto dell'importo necessario».

Per il Parlamento, inoltre, l'Unione dovrebbe continuare a fare da guida in materia di diritti sulla salute sessuale e riproduttiva, mantenendo i livelli di finanziamento per un'ampia gamma di servizi di salute sessuale e riproduttiva, «compresa la pianificazione familiare, la cura delle malattie trasmesse sessualmente e i servizi per un aborto sicuro, ove questo sia legale».

 In materia si sviluppo sostenibile, i deputati insistono affinché sia riservata all'ambiente adeguata attenzione a livello nazionale, per contribuire al conseguimento degli OSM. In particolare, ritengono che il sostegno alla protezione e alla rigenerazione dei sistemi a sostegno della vita (come suoli, foreste e risorse marine sani) nonché una gestione intelligente delle risorse idriche, «costituiscono una componente indispensabile dei programmi per la riduzione della povertà». A tali interventi deve essere conferita la precedenza nelle attività di cooperazione allo sviluppo dell'UE.

Il Parlamento, facendo proprio un emendamento dei Verdi, appoggia le conclusioni contenute nella Relazione di valutazione del millennio sugli ecosistemi secondo la quale la loro continua distruzione costituirà un ostacolo al raggiungimento degli OSM. Concorda inoltre sul fatto che occorrono «cambiamenti significativi» a livello delle politiche e delle istituzioni «per invertire il diffuso degrado». L'Aula, infine, riafferma che l'acqua è un bene comune dell'umanità e che l'accesso ad essa, soprattutto da parte delle popolazioni più povere del sud del mondo, è un diritto umano fondamentale da promuovere e salvaguardare.

Per quanto riguarda la politica commerciale, il Parlamento chiede che venga effettuata una esaustiva valutazione dell'impatto delle attuali politiche di liberalizzazione commerciale sulla fame e sulla povertà nei paesi in via di sviluppo e che i risultati di tale valutazione vengano utilizzati per elaborare orientamenti chiari per la cooperazione allo sviluppo.

Inoltre, pur affermando che il commercio equamente regolamentato può contribuire in modo positivo al conseguimento degli OSM grazie al suo impatto sulla crescita economica, i deputati ricordano che recenti studi evidenziano che l'ampia liberalizzazione degli scambi nei paesi meno sviluppati si è scarsamente tradotta in una diminuzione sostenuta e consistente della povertà ed ha contribuito al declino delle condizioni degli scambi nei paesi in via di sviluppo, in particolare nei paesi africani.

Ritenendo, poi, che vada pienamente riconosciuto il diritto e il dovere di ogni paese di garantire la sicurezza alimentare della sua popolazione e di tutelarsi, se necessario a tal fine, dalle esportazioni di altri paesi che potrebbero metterla in causa, i deputati deplorano che non via sia alcun calendario per l'eliminazione delle sovvenzioni alle esportazioni agricole e ritengono quindi che il Parlamento europeo debba esercitare la propria pressione al fine di ottenere la definizione di un tale calendario.

I leader dell'Unione europea e degli altri paesi industrializzati sono pertanto invitati ad avviare azioni concrete volte a conseguire gli OSM «eliminando le sovvenzioni all'esportazione che compromettono la produzione alimentare e lo sviluppo economico locali».       

Più in generale, i deputati invitano la Commissione a dare maggior spazio all'aspetto dello sviluppo negli attuali negoziati OMC, puntando sulla sicurezza alimentare e l'occupazione rurale «che sono gli elementi più efficaci ai fini dell'eliminazione della povertà». A tale scopo, fra l'altro, andrebbe inserito un «box sviluppo» nell'accordo OMC sull'agricoltura, «per consentire ai paesi più poveri di affrontare meglio i problemi legati alla sicurezza alimentare e salvaguardare i mezzi di sostentamento rurali».

D'altra parte, il Parlamento si compiace per il fatto che l'Unione riconosca la necessità di un trattamento speciale e differenziato dei paesi in via di sviluppo e invita la Commissione a promuovere un'urgente riforma in seno all'OMC per porre la sostenibilità e l'eliminazione della povertà all'apice dell'agenda negoziale, promuovendo così un effettivo trattamento speciale e differenziato.

Nella cooperazione con i paesi ACP, il Parlamento ricorda che, al termine dei negoziati sugli Accordi di partenariato economico (APE), nessuno di essi dovrebbe trovarsi dopo il 2007 in una situazione più sfavorevole rispetto a quella attuale. Alla Commissione è quindi chiesto di appoggiare, nel corso di un periodo transitorio, il principio della non-reciprocità commerciale che deve governare le relazioni tra i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo, di instaurare una certa flessibilità nei confronti dei paesi ACP e di garantire che, nella pratica, gli accordi di partenariato economico diventino uno strumento per lo sviluppo sostenibile nei paesi ACP.

Essa è inoltre invitata ad elaborare alternative valide agli accordi di partenariato economico, «come l'estensione dell'iniziativa "tutto salvo le armi" a tutti i paesi che non siano PMS o il miglioramento della proposta SPG+ dell'UE  per quei paesi ACP che possono esprimere la propria indisponibilità ad aderire a un accordo di partenariato economico».

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DIRITTI DELL’UOMO


Lampedusa: occorre una politica europea su immigrazione e asilo

Risoluzione comune su Lampedusa

Doc.: B6-0251/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 14.4.2005

Votazione: 14.4.2005

Con un solo voto di scarto - 51 favorevoli e 50 contrari - il Parlamento ha adottato una risoluzione comune dei gruppi PSE, ALDE, Verdi/ALE e GUE/NGL che invita le autorità italiane e tutti gli Stati membri «ad astenersi dall'effettuare espulsioni collettive di richiedenti asilo e di migranti irregolari verso la Libia o altri paesi»., nonché ad assicurare l'esame individuale delle domande di asilo e il rispetto del principio di non espulsione. Preoccupati per quanto avvenuto a Lampedusa, i deputati ricordano la necessità di una politica comunitaria sull'immigrazione.

I deputati si dicono preoccupati per le espulsioni collettive di immigranti effettuate dalle autorità italiane tra l'ottobre 2004 e il marzo 2005 da Lampedusa verso la Libia, e notano come l'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) abbia denunciato le ultime espulsioni affermando che non fosse chiaro se l’Italia aveva preso le precauzioni necessarie per assicurarsi di non rimandare dei «veri rifugiati» in Libia.

 

Il Parlamento ritiene che queste espulsioni collettive di migranti verso la Libia da parte delle autorità italiane «costituiscano una violazione del principio di non espulsione e che le autorità italiane siano venute meno ai loro obblighi internazionali omettendo di assicurarsi che la vita delle persone espulse non fosse minacciata nel loro paese di origine». Inoltre, invita le autorità italiane a garantire all'UNHCR libero accesso al centro rifugiati di Lampedusa e alle persone ivi detenute, «che potrebbero avere bisogno di una protezione internazionale». La Commissione europea è poi invitata a vegliare sul rispetto del diritto d'asilo nell'Unione europea, a far cessare le espulsioni collettive e «ad esigere che l'Italia e gli altri Stati membri rispettino gli obblighi loro derivanti dal diritto dell'Unione».

 

I deputati, inoltre, ricordano la necessità di una politica comunitaria di immigrazione e asilo «basata sull'apertura di canali di immigrazione legale e sulla definizione di norme comuni di protezione dei diritti fondamentali degli immigrati e dei richiedenti asilo in tutta l'Unione europea». A tale proposito, ribadiscono profonde riserve per quanto riguarda l'approccio del «minimo denominatore comune» del progetto di direttiva del Consiglio sulle procedure di asilo ed invitano gli Stati membri ad assicurare il tempestivo recepimento della direttiva sull'attribuzione della qualifica di rifugiato.

 

Il Parlamento invita la Commissione a svolgere un dialogo trasparente in materia, rendendo pubblici, tra l'altro, i risultati della sua missione tecnica in Libia del novembre-dicembre 2004 sull'immigrazione clandestina. D'altra parte, chiede alla Libia «di permettere l'accesso di osservatori internazionali, di porre fine alle espulsioni e agli arresti arbitrari di migranti, di ratificare la convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati e di riconoscere il mandato dell'UNHCR».

 

I deputati, infine, nel sollecitare a rendere pubblico «ogni accordo di riammissione concluso con la Libia», chiedono l'invio di una delegazione composta da membri delle commissioni competenti al centro rifugiati di Lampedusa e in Libia, «per poter valutare la portata del problema e verificare la legittimità dell'operato delle autorità italiane e libiche».

Dibattito

Prima dell'inizio della discussione in Aula, con una mozione d'ordine, Luca ROMAGNOLI (NI, IT) ha affermato che la questione di Lampedusa non poteva essere iscritta al dibattito perché riguarda accordi bilaterali tra Italia e Libia e l'applicazione di leggi italiane che non contrastano con i Trattati dell'Unione. «L'Italia non è la Birmania, o la Cina e non è Guantanamo», ha esclamato il deputato, «è uno Stato membro del quale si vuole avvilire la dignità, del quale si vogliono pregiudizievolmente condannare le istituzioni, le forze armate e dell'ordine».

Queste, ha spiegato, sono invece impegnate da anni «con generosità, ben oltre i loro doveri istituzionali, nell'immane compito non tanto di difendere la legalità dell'entrata in Italia e in Europa, non tanto nel tentativo di arrestare e respingere i mercanti di schiavi, ma soprattutto in un'opera d'assistenza umanitaria e difficilissima, quando non ancora addirittura impossibile, identificazione dei clandestini».

Dicendo di aver visto personalmente quanto appena affermato e invitando i colleghi a verificarlo, il deputato ha concluso esprimendo tutta la sua indignazione e appellandosi anche alla sensibilità di tutti i colleghi italiani «per lo spregevole tentativo di offendere la dignità nazionale italiana e opinare sulla nostra sovranità».

Stefano ZAPPALÀ (PPE/DE, IT), a nome del gruppo, si è detto indignato per quanto detto in Aula dagli autori delle proposta di risoluzione comune sull'Italia e il suo Governo. Sottolineando come solo da poco tempo sia iniziato un approccio comune, il deputato ha affermato che non esiste una vera politica europea sull'immigrazione e pertanto gli Stati affrontano tale problema sulla base di norme interne e con risorse proprie. Appare chiaro, ha quindi spiegato, «che l'attacco prodotto al Governo italiano è politico e strumentale in questo particolare momento».

In Italia, ha ricordato, esiste una legge - varata da un governo di sinistra e non modificata da quello attuale di centrodestra - che viene utilizzata per affrontare questo problema.

Inoltre, la Corte di giustizia è stata chiamata a pronunciarsi e pertanto, secondo il deputato, sarebbe stato più opportuno aspettare il suo giudizio prima di «processare politicamente un Governo, che affronta un'emergenza continua, con sbarchi di migliaia di povera gente in un ambiente piccolo e dalle poche possibilità ricettive». Il rischio non remoto, ha proseguito, è «di favorire indirettamente i trafficanti di esseri umani ed i terroristi».

Ogni possibile salvataggio in mare viene operato dalle forze armate ed ogni richiesta e posizione individuale viene vagliata dalle Forze dell'ordine e dalle associazioni competenti, ha detto. «Nessuno viene maltrattato, nessuno viene recluso», prova ne sono le centinaia di persone che, pur chiedendo asilo, «si allontanano con estrema facilità dai centri di accoglienza rendendosi irreperibili nell'intero territorio italiano e forse europeo».

Chi nega l'imbarazzo di organizzazioni quale l'UNHCR per questo attacco all'Italia «mente», ha affermato il deputato, «in quanto atti ufficiali del Ministero dell'Interno italiano provano il contrario». Egli ha quindi concluso esortando ad affrontare il problema «in chiave seria ed europea» e non «trasferendo in capo ad un governo legittimo un ipotetico processo politico che domani potrebbe essere fatto a qualunque altro Stato membro ed a qualunque altro governo».

Pasqualina NAPOLETANO (PSE, IT), a nome del gruppo, ha voluto ribadire alcuni concetti presenti nella risoluzione. «Che ci sia il diritto di contrasto dell'immigrazione clandestina è fuori di dubbio», ha affermato, ma «è altrettanto fuori di dubbio che questo va fatto nel rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali».  

Questo rispetto, ha spiegato, «impedisce che vi siano espulsioni collettive», così come «il disinteresse dei paesi in cui queste persone sono arrivate» riguardo al loro destino futuro. «Soprattutto se sono rimpatriati in paesi che non hanno sottoscritto convenzioni internazionali, come la Libia» ha proseguito la deputata.

Questi, ha voluto precisare, sono i due punti che sono stati sollevati sul caso Lampedusa, «non da gente strumentale, ma dall'Alto Commissariato per i rifugiati e dalla stessa Corte di Strasburgo che ha chiesto all'Italia di chiarire la sua posizione entro l'inizio del mese di maggio». La deputata ha quindi concluso affermando che agli europei è riconosciuto come elemento di prestigio il fatto che rispettano i diritti umani e, pertanto, è necessario non far «venire meno questo elemento di civiltà»

Aiuto umanitario ai profughi del Sahara occidentale

Risoluzione comune sull'aiuto umanitario ai rifugiati saharawi

Doc.: B6-0250/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 14.4.2005

Votazione: 14.4.2005

La risoluzione comune è stata approvata. 

Bangladesh
 

Risoluzione comune sul Bangladesh

Doc.: B6-0252/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 14.4.2005

Votazione: 14.4.2005

La risoluzione comune è stata approvata.

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DICHIARAZIONI


Giovanni Paolo II: «un grande uomo, un grande europeo»

Giovanni Paolo II «lascia dietro di sé una grande eredità nei confronti dell'umanità col suo messaggio di pace, amore e libertà». E' quanto ha dichiarato il Presidente Josep BORRELL nel rendere omaggio al Papa. Il Presidente, assieme al Vicepresidente Jacek SARYUSZ-WOLSKI (PPE/DE, PL) e a José Manuel BARROSO, faceva parte della delegazione europea recatesi a Roma per i funerali.

Borrell ha poi sottolineato come l'Europa debba esserGli grata per la sua riunificazione.  Il Suo messaggio di pace e di libertà, infatti, «ha avuto un'enorme influenza sulla caduta del sistema comunista», in Polonia e poi anche in tutti gli altri paesi dell'Europa orientale. Il Suo contributo, ha proseguito, «è stato senz'altro decisivo nella caduta del muro che ha portato con sé quindi il nuovo incontro degli europei, di cui questo Parlamento è senza dubbio la più alta espressione».

A tale proposito, il Presidente ha voluto ricordare che, in occasione della Sua visita al Parlamento europeo, il Papa affermò che «l'Europa aveva bisogno di respirare con entrambi i suoi due polmoni» e che quelle parole sono oggi diventate realtà, mentre l'Unione europea procede verso «quell'unità di cui tutti abbiamo bisogno».

Giovanni Paolo II ha lasciato dietro di sé un patrimonio di dialogo, di intesa, di riconciliazione tra le religioni, sia fra i credenti che fra i non credenti, ha detto il Presidente, «è stato un grande uomo, senza dubbio un grande europeo, che resterà nella memoria collettiva di questo Parlamento».

 L'Assemblea, in piedi, ha quindi osservato un minuto di silenzio.

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AFFARI COSTITUZIONALI


Elezione di un nuovo Vicepresidente

Elezione di un Vicepresidente del Parlamento europeo

Votazione: 12.4.2005

Manuel Antonio dos SANTOS (PT, PSE) è stato acclamato nuovo Vicepresidente del Parlamento europeo in sostituzione di Antonio COSTA (PT, PSE), chiamato ad assumere l'incarico di Ministro dell'Interno nel nuovo governo portoghese.

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REGOLAMENTO DEL PE


Calendario delle tornate per il 2006

Calendario delle tornate del Parlamento europeo - 2006

Votazione: 13.4.2005

L'Aula ha adottato il calendario delle sessioni plenarie di Strasburgo e Bruxelles per l'anno 2006, che figura in allegato.

 

VARIE


Integrazione regionale nei Balcani occidentali

Risoluzione sulla situazione dell'integrazione regionale nei Balcani occidentali

Doc.: B6-0094/2005

Procedura: Risoluzione

Dibattito: 13.4.2005

Votazione: 14.4.2005

La risoluzione è stata approvata. 

Aiuti di Stato a finalità regionale

Richiesta di consultazione del Comitato delle regioni

Procedura: Articolo 118 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 12.4.2005

La richiesta di consultazione è stata approvata. 

Classificazione comune NUTS
 

Gerardo GALEOTE QUECEDO (PPE/DE, ES)

Relazione sulla classificazione comune delle unità territoriali per la statistica (NUTS) a seguito dell'ampliamento

Doc.: A6-0067/2005

Procedura: Codecisione, Prima lettura

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 12.4.2005

La relazione è stata approvata. 

Accademia europea di polizia (CEPOL)
 

Panayiotis DEMETRIOU (PPE/DE, CY)

Relazione sull'Accademia europea di polizia (CEPOL)

Doc.: A6-0059/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Dibattito: 11.2.2005

Votazione: 12.4.2005

La relazione è stata approvata con 479 voti favorevoli, 43 contrari e 27 astensioni. 

Sostanze pericolose
 

Risoluzione sulle sostanze pericolose

Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare

Doc.: B6-0218/2005

Procedura: Risoluzione

Votazione: 12.4.2005

La risoluzione è stata approvata.

Stock di sogliola
 

Philippe MORILLON (ALDE/ADLE, FR)

Relazione sulle misure per la ricostruzione degli stock di sogliola nella Manica occidentale e nel golfo di Biscaglia

Doc.: A6-0050/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Dibattito: 14.4.2005

Votazione: 14.4.2005

La relazione è stata approvata.

Stock di nasello e di scampo
 

Rosa MIGUÉLEZ RAMOS (PSE, ES)

Relazione sulle misure per la ricostituzione degli stock di nasello e di scampo nel Mare Cantabrico e ad ovest della penisola iberica

Doc.: A6-0051/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Dibattito: 14.4.2005

Votazione: 14.4.2005

La relazione è stata approvata con 478 voti favorevoli, 48 contrari e 35 astensioni.

Siccità in Portogallo
 

Risoluzione comune sulla siccità in Portogallo

Doc.: B6-0255/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 14.4.2005

Votazione: 14.4.2005

La risoluzione comune è stata approvata.

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Ordine del giorno 27 - 28 Aprile 2005
Bruxelles

 Mercoledì 27 aprile 2005

(15:00 - 16:00)

 

 

Comunicazione della Commissione - Decisioni prese nella riunione odierna

 (16:00 - 22:00)

 

Relazione Coveney - Diritti dell'uomo nel mondo e politica dell'Unione (2004)

 

Dichiarazione della Commissione - Situazione dei Rom nell'Unione europea

 

Relazione Cabrnoch - Protezione sociale e assistenza di qualità

*

Relazione Hughes - Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro

 

Relazione van den Burg - Mercati finanziari

 

Relazione Lax - Meccanismo di reciprocità

***I

Relazione Mitchell - Finanziamento della cooperazione allo sviluppo e della cooperazione economica

***II

Raccomandazione per la seconda lettura Coelho - Accesso al SIS da parte dei servizi competenti per il rilascio dei documenti di immatricolazione dei veicoli

 

Interrogazione orale Florenz - Inquinamenti organici persistenti (POP)

 Giovedì 28 aprile 2005

(9:00 - 11:00)

***I

Relazione Klass - Protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento

 (11:00 - 13:00 ) Votazione

***

Raccomandazione Kirkhope - Protocollo all'accordo con la Svizzera sulla libera circolazione delle persone

*

Relazione Harkin - Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro

 

Relazione Handzlik - Mercato interno nei nuovi Stati membri

 

Testi di cui sarà stata chiusa la discussione

L'ordine del giorno può subire modifiche.

 

Calendario delle sessioni plenarie per il 2006

 

GENNAIO

FEBBRAIO

MARZO

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1

2

3

4

5

6

6

7

8

9

10

10

11

12

13

14

lun

 

2

9

16

23

30

 

6

13

20

27

 

6

13

20

27

mar

 

3

10

17

24

31

 

7

14

21

28

 

7

14

21

28

mer

 

4

11

18

25

 

1

8

15

22

 

1

8

15

22

29

gio

 

5

12

19

26

 

2

9

16

23

 

2

9

16

23

30

ven

 

6

13

20

27

 

3

10

17

24

 

3

10

17

24

31

sab

 

7

14

21

28

 

4

11

18

25

 

4

11

18

25

 

dom

1

8

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22

29

 

5

12

19

26

 

5

12

19

26

 

 

APRILE

MAGGIO

GIUGNO

 

14

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18

 

19

20

21

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23

23

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lun

 

3

10

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24

 

1

8

15

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5

12

19

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mar

 

4

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2

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30

 

6

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mer

 

5

12

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26

 

3

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17

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7

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gio

 

6

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27

 

4

11

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1

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ven

 

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5

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2

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sab

1

8

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22

29

 

6

13

20

27

 

3

10

17

24

 

dom

2

9

16

23

30

 

7

14

21

28

 

4

11

18

25

 

 

LUGLIO

AGOSTO

SETTEMBRE

 

27

28

29

30

31

32

32

33

34

35

36

36

37

38

39

40

lun

 

3

10

17

24

31

 

7

14

21

28

 

4

11

18

25

mar

 

4

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18

25

 

1

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5

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mer

 

5

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26

 

2

9

16

23

30

 

6

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gio

 

6

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3

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7

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ven

 

7

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28

 

4

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18

25

 

1

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29

sab

1

8

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22

29

 

5

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19

26

 

2

9

16

23

30

dom

2

9

16

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6

13

20

27

 

3

10

17

24

 

 

OTTOBRE

NOVEMBRE

DICEMBRE

 

40

41

42

43

44

45

45

46

47

48

49

49

50

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53

lun

 

2

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23

30

 

6

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4

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mar

 

3

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24

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7

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28

 

5

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mer

 

4

11

18

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1

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6

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gio

 

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2

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ven

 

6

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3

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24

 

1

8

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sab

 

7

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28

 

4

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18

25

 

2

9

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23

30

dom

1

8

15

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29

 

5

12

19

26

 

3

10

17

24

31

 

 

Sessioni plenarie del Parlamento europeo a Strasburgo (4 giorni), A Bruxelles (2 giorni)

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