GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI |
Circa 45 milioni di euro falsi nel 2004, nuovi compiti per Europol? |
Augustín DÍAZ DE MERA GARCÍA CONSUEGRA (PPE/DE, ES)
Relazione sull'iniziativa della Repubblica federale di Germania, del
Regno di Spagna, della Repubblica francese, della Repubblica
italiana e del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord in
vista dell'adozione della decisione del Consiglio relativa alla
protezione dell'euro contro la falsificazione attraverso la
designazione dell'Europol quale ufficio centrale competente per la
lotta contro la falsificazione dell'euro
Doc.: A6-0079/2005
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 11.4.2005
Votazione: 12.4.2005
Preoccupati dal
crescente interesse dimostrato dalle organizzazioni criminali per la
falsificazione delle banconote in euro, sei Stati membri - tra cui
l'Italia - hanno proposto un'iniziativa volta ad attribuire ad
Europol il ruolo di ufficio centrale comunitario per la lotta alla
contraffazione. Il Parlamento, pur condividendo tale preoccupazione,
ritiene tuttavia che la sola Europol, ad oggi, non possa assumersi
tale responsabilità e chiede un rafforzamento della cooperazione tra
gli Stati membri.
La relazione di
Augustín DÍAZ DE MERA GARCÍA CONSUEGRA (PPE/DE, ES) adottata
dalla Plenaria, infatti, sottolinea che la cooperazione degli Stati
membri nella lotta a tale crimine debba essere rafforzata e non
sostituita da Europol. Tale organo, per i deputati, non può
diventare l'unico ufficio centrale cui affidare la prevenzione e la
lotta alla contraffazione tenuto conto dell'inadeguatezza del quadro
giuridico e operativo della sua attività.
I deputati,
tuttavia, non escludono che ciò possa avvenire in futuro, una volta
che saranno stabilite le basi giuridiche e di bilancio appropriate.
Nella sua motivazione, peraltro, il relatore ricorda che il
Parlamento ha ripetutamente chiesto la trasformazione di Europol in
un organismo comunitario soggetto al controllo democratico da parte
dei deputati europei e delle Corte di Giustizia.
La proposta in
esame, giudicata ambiziosa dai deputati, è considerata poco
realistica perché lo scambio di informazioni fra Europol e gli Stati
membri è ostacolato dal fatto che esso deve essere eseguito tramite
gli uffici di collegamento nazionali. Inoltre, Europol può
trasmettere dati a carattere personale ad un paese terzo unicamente
nel quadro di accordo fra le parti.
Per raggiungere
l'obiettivo fondamentale della proposta, pertanto, i deputati
suggeriscono che gli uffici centrali esistenti negli Stati membri
mantengano i loro poteri in materia di protezione dell'euro. Ciò,
unitamente all'istituzione di un meccanismo di stretta cooperazione
e lo scambio di informazioni fra tali uffici e Europol, può dotare
tutti gli organismi e le autorità responsabili di armi più efficaci
per combattere la contraffazione.
Dati sulla
contraffazione dell'euro
In base ai dati
raccolti dal Sistema di monitoraggio dei falsi (un archivio
elettronico che registra le informazioni tecniche, statistiche e
geografiche riguardanti la contraffazione dell'euro e a cui accedono
le banche centrali e le autorità competenti), nel 2004 la Banca
centrale europea ha ritirato dalla circolazione banconote in euro
per un valore di € 44.801.510.
Nondimeno, i
provvedimenti adottati per combattere la contraffazione stanno
portando i loro frutti: nel 2003/2004 il numero delle operazioni in
cui sono stati sequestrati euro falsi è aumentato nel 20% mentre la
contraffazione delle banconote da 50 e 100 euro è diminuita
rispettivamente del 5% e del 38%.
Standard comuni per la giustizia penale europea
Kathalijne Maria BUITENWEG (Verdi/ALE, NL)
Relazione sulla proposta di decisione quadro del Consiglio in
materia di determinati diritti processuali in procedimenti penali
nel territorio dell'Unione europea
Doc.: A6-0064/2005
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 11.4.2005
Votazione: 12.4.2005
Con 523 voti
favorevoli, 68 contrari e 13 astensioni, il Parlamento ha adottato
la relazione di Kathalijne Maria BUITENWEG (Verdi/ALE, NL)
volta a migliorare gli standard della giustizia penale negli Stati
membri. Approvando questa relazione secondo la procedura di
consultazione, i deputati appoggiano il progetto di decisione sulle
garanzie procedurali a favore di indagati e imputati identificando
cinque punti per l'applicazione di standard comuni volti a
proteggere i diritti degli imputati.
Tali elementi
sono: il diritto all'assistenza legale immediata; l'accesso
all'interpretariato e alla traduzione in modo che l'imputato possa
beneficiare dello stesso trattamento legale al quale avrebbe avuto
diritto nel suo paese d'origine; disposizioni speciali per gli
indagati vulnerabili per garantirne adeguatamente la loro
protezione; l'assistenza consolare ai detenuti stranieri e la
comunicazione scritta a indagati e imputati sui loro diritti.
Secondo le
disposizioni della nuova Costituzione, tutti gli Stati membri
dovranno conformarsi alle sentenze pronunciate dagli altri sistemi
nazionali legali all'interno dell'UE. Parallelamente, i paesi membri
dell'Unione saranno obbligati a considerare ogni cittadino europeo
nello stesso modo, principio applicabile anche ai procedimenti
penali.
Ricerca
europea più competitiva con gli scienziati
stranieri
Vincent
PEILLON (PSE, FR)
Relazione su: 1) proposta di direttiva del Consiglio relativa a una
procedura specificamente concepita per l'ammissione di cittadini di
paesi terzi a fini di ricerca scientifica; 2) proposta di
raccomandazione del Consiglio volta ad agevolare l'ammissione dei
cittadini di paesi terzi a fini di ricerca scientifica nella
Comunità europea e 3) proposta di raccomandazione del Parlamento
europeo e del Consiglio diretta a facilitare il rilascio, da parte
degli Stati membri, di visti uniformi di soggiorno di breve durata
per i ricercatori cittadini di paesi terzi che si spostano a fini di
ricerca scientifica nella Comunità europea
Doc.: A6-0054/2005
Procedura: Consultazione e Codecisione, prima lettura
Dibattito: 11.4.2005
Votazione: 12.4.2005
Il Parlamento ha
adottato la relazione di Vincent PEILLON (PSE, FR) che
sostiene la creazione di visti speciali volti ad attrarre
nell'Unione europea ricercatori e scienziati dei paesi terzi, ma
chiede l'introduzione di misure per agevolare il ricongiungimento
dei loro familiari e per accedere ai sistemi di sicurezza sociale.
Lo scopo è di
contribuire così alla realizzazione degli obiettivi - definiti a
Lisbona e a Barcellona - di fare dell'Europa un'economia basata
sulla conoscenza più competitiva a livello mondiale entro il 2010 e
destinare il 3% del PIL nazionale agli investimenti nel campo della
ricerca. Per riuscire in tale intento, entro tale data l'Unione
dovrebbe poter contare su 700.000 ricercatori, ossia più di quanto è
attualmente disponibile nel «serbatoio» europeo.
L'Aula si è
espressa favorevolmente sulla proposta dell'Esecutivo di istituire
speciali permessi di soggiorno per rendere l'Europa più attrattiva
ai ricercatori internazionali. Pertanto, qualora un ricercatore
straniero sia invitato da un'organizzazione dell'Unione (sia questa
un'università, un laboratorio, una fondazione o una società) a
condurre ricerche per un periodo superiore a tre mesi, il
ricercatore riceverà in meno di 30 giorni il permesso di soggiorno,
senza dover far richiesta del permesso di lavoro.
Il Parlamento,
facendo proprio un emendamento proposto dalla commissione per le
libertà civili, chiede tuttavia che gli Stati membri autorizzino il
ricongiungimento familiare, cosicché i coniugi, i figli sotto i 21
anni e i genitori a carico possano raggiungere il ricercatore.
Inoltre, tale
diritto andrebbe attribuito anche al partner con cui il ricercatore
cittadino di un paese terzo ha contratto un «partenariato
registrato» se, conformemente alla legislazione dello Stato membro
ospitante, «i partenariati registrati equivalgono al matrimonio», e
nel rispetto delle condizioni previste dalla relativa legislazione
dello Stato membro ospitante.
I deputati
sottolineano inoltre che gli scienziati e le loro famiglie devono
avere libero accesso ai programmi di previdenza sanitaria nazionali,
e ritengono che i trasferimenti e la mobilità siano fondamentali per
la conoscenza e la formazione dei ricercatori. Per tale motivo hanno
adottato un emendamento che permette ai detentori del visto di
portare avanti gli studi anche in altri Stati membri ma, se il
periodo di ricerca supera i tre mesi, questi ultimi possono
richiedere una nuova convenzione di accoglienza. |
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TRASPORTI |
Trasporto su strada: tachigrafi obbligatori dal 2006 |
Helmuth MARKOV (GUE/NGL, DE)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione
comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del
Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'armonizzazione di
alcune disposizioni in materia sociale nel settore dei trasporti su
strada e che modifica i regolamenti (CEE) n. 3821/85 e (CE) n.
2135/98 del Consiglio
Doc.: A6-0076/2005
&
Helmuth MARKOV (GUE/NGL, DE)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione
comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del
Parlamento europeo e del Consiglio sulle norme minime per
l'applicazione dei regolamenti (CEE) n. 3820/85 e n. 3821/85 del
Consiglio relativi a disposizioni in materia sociale nel settore dei
trasporti su strada
Doc.: A6-0073/2005
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 11.4.2005
Votazione: 13.4.2005
In seconda
lettura della procedura di codecisione, il Parlamento ha adottato
due relazioni di Helmuth MARKOV (GUE/NGL, DE) riguardo al
rafforzamento della legislazione sociale e all'armonizzazione delle
procedure di controllo nel settore dei trasporti su strada, che
divergono in diversi punti essenziali dalla posizione comune del
Consiglio.
E' quindi
probabile che dovrà ora avviarsi la procedura di «conciliazione». I
principali temi controversi riguardano, in particolare, i tempi di
riposo e di guida, le sanzioni da prevedere in caso di infrazioni a
queste nuove norme, nonché i controlli su strada. I deputati,
inoltre, posticipano di un anno la data di applicazione obbligatoria
dei tachigrafi digitali sui veicoli.
Per quanto
riguarda la data per l'introduzione obbligatoria dei tachigrafi
digitali, non è stata accolta la proposta dell'Esecutivo di fissarla
per il mese di agosto 2005. I deputati, infatti, ritengono sia più
realista rendere obbligatoria tale disposizione a «tutti i veicoli
fabbricati» dopo il 5 agosto 2006 e a «tutti i veicoli immessi in
circolazione per la prima volta» dopo il 5 agosto 2007. Questo
periodo transitorio è necessario per consentire l'adattamento dei
veicoli già fabbricati ma non ancora immessi in circolazione.
In merito alla
definizione di «periodo di riposo quotidiano minimo» per i
conducenti, i deputati ritengono che questo debba essere inteso come
un periodo ininterrotto di riposo di almeno 12 ore, mentre il
Consiglio ne proponeva 11. Il Parlamento, poi, sostiene che le cifre
proposte dal Consiglio riguardo alle pause regolamentari minime non
sono realistiche nella pratica e propone quindi una soluzione più
flessibile.
I deputati
introducono delle pause minime di 15 minuti per periodo di guida al
posto di un regime di interruzioni regolamentari minime come
stabilito dal Consiglio nella posizione comune. Un totale di 45
minuti di pausa dovrebbe essere preso durante, o immediatamente
dopo, ogni periodo di guida di quattro ore e mezza.
Il Parlamento
introduce inoltre la definizione di «periodo di guida» per i
conducenti: «la durata dell’attività nel corso della quale, in base
al tachigrafo, un conducente esercita un controllo su un veicolo e
partecipa attivamente al traffico, e il tempo impiegato dal
conducente per recarsi al luogo di attività ovvero al veicolo quando
ciò avvenga con un veicolo guidato dal conducente stesso e il
tragitto percorso sia superiore ai 100 km».
Questa
precisazione introdotta dai deputati, in particolare, impedisce, per
esempio, che un conducente si rechi ad un punto d’incontro lontano
600 km con un’autovettura, salga poi su un autobus e ritorni
indietro con lo stesso per altri 600 km senza interruzioni
sufficienti, attenendosi formalmente ai periodi di guida e di
riposo, che verrebbero però in realtà elusi.
Il Parlamento è
anche favorevole alla definizione di una gamma comune di infrazioni,
che dev'essere proposta dalla Commissione,suddivise in categorie in
funzione della gravità. Gli Stati membri dovranno poi definire delle
sanzioni per tali infrazioni. Per i deputati, queste sanzioni
includono anche il fermo temporaneo del veicolo, trattandosi di un
provvedimento con forte effetto persuasivo che, inoltre, garantisce
interventi più uniformi da parte delle autorità preposte al
controllo nei diversi Stati membri.
Altri emendamenti
proposti dai deputati riguardano la percentuale di giorni da
sottoporre a verifica e le eccezioni alle norme relative al periodo
di riposo settimanale per il trasporto passeggeri.
Anche la seconda
relazione adottata dal Parlamento introduce una serie di
emendamenti. I principali, riguardano un anticipo di due anni
dell'applicazione delle percentuali definite di giorni da
controllare, il rafforzamento dell'organismo di coordinamento dei
controlli, la reintroduzione di una serie di infrazioni da
considerare «gravi», l'armonizzazione delle sanzioni, l'oggetto dei
controlli su strada che, peraltro, comprende anche la durata
dell'orario di lavoro.
Incoraggiare il trasporto marittimo a corto raggio
Robert NAVARRO (PSE, FR)
Relazione sul trasporto marittimo a corto raggio
Doc.: A6-0055/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 11.4.2005
Votazione: 12.4.2005
Con 589 voti
favorevoli, 7 contrari e 13 astensioni, il Parlamento ha adottato la
relazione di Robert NAVARRO (PSE, FR) che chiede di
promuovere il trasporto marittimo a corto raggio (TMCR) in quanto
mezzo più affidabile e, in tale ambito, di «incoraggiare il
trasferimento modale dal trasporto stradale al trasporto marittimo a
corto raggio». Per i deputati, è altresì importante migliorare i
collegamenti con le zone periferiche ed insulari che dipendono dal
trasporto marittimo, nonché tra le regioni separate da barriere
naturali.
L'Aula ritiene
anche fondamentale investire maggiormente nei progetti
transfrontalieri nel contesto della rete dei trasporti transeuropea
e nelle infrastrutture, per migliorare l'accesso ai porti, sia via
terra che via mare. Il Parlamento, infine, sostiene la necessità di
promuovere il TMCR come modo di trasporto rispettoso dell'ambiente e
sollecita la creazione di «Autostrade del mare», nel rispetto di
rigorose esigenze in materia ambientale.
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AMBIENTE |
Ambiente più protetto con le automobili riciclabili |
Holger KRAHMER (ALDE/ADLE, DE)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del
Consiglio sull’omologazione degli autoveicoli per quanto riguarda la
loro riutilizzabilità, riciclabilità e recuperabilità e che modifica
la direttiva 70/156/CEE del Consiglio
Doc.: A6-0004/2005
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 13.4.2005
Votazione:
14.4.2005
La Plenaria ha
adottato, in prima lettura della procedura di codecisione, la
relazione di Holger KRAHMER (ALDE/ADLE, DE) sulla proposta di
direttiva relativa all’omologazione degli autoveicoli per quanto
riguarda la loro riutilizzabilità, riciclabilità e recuperabilità.
La proposta di
direttiva si propone di fissare le disposizioni necessarie per
garantire che le autovetture e gli autoveicoli siano concepiti in
modo tale da ottemperare alle quote minime necessarie riguardanti la
loro riutilizzazione, il loro riciclaggio e la loro recuperabilità,
con il fine ultimo di proteggere l'ambiente e la salute umana.
La relazione
adottata introduce taluni emendamenti alla proposta dell'Esecutivo,
che sono stati preventivamente concordati con il Consiglio.
L'approvazione di questi emendamenti di compromesso permette quindi
di chiudere la procedura già con la prima lettura.
Pertanto, dopo 54
mesi dall'entrata in vigore della direttiva, gli Stati membri
dovranno rifiutare l'immatricolazione, la vendita o l'entrata in
funzione di veicoli che non rispettano le nuove norme sulla
riutilizzabilità e la riciclabilità. In particolare, i nuovi veicoli
da omologare e già omologati dovranno essere progettati e costruiti
per essere riutilizzabili e/o riciclabili fino all’85% della massa e
riutilizzabili e/o recuperabili fino al 95% della massa.
In
forza alla direttiva, i costruttori dovranno fornire alle autorità
di omologazione tutte le informazioni tecniche pertinenti riguardo
ai materiali facenti parte degli autoveicoli nonché la loro
rispettiva massa per consentire la verifica dei calcoli dei
coefficienti di riciclabilità effettuati dai costruttori. Questi
ultimi, inoltre, ai fini della demolizione, saranno tenuti ad
elencare le singole componenti e i processi raccomandati per il loro
trattamento.
La
nuova direttiva non si applicherà a veicoli ad uso speciale
destinati a svolgere funzioni particolari come i camper, le
ambulanze, i veicoli blindati o i carri funebri, poiché al momento
della progettazione il costruttore non sa che tipo di carrozzeria
esso riceverà. Vi sono poi diversi componenti - come gli airbag o le
cinture di sicurezza - che non potranno essere riutilizzati per la
costruzione di nuovi veicoli.
Infine, si ricorda che, per quanto riguarda i veicoli fuori uso, la
direttiva 2000/53/CE impone agli Stati membri di prendere adeguati
provvedimenti a livello nazionale affinché vengano raggiunti
obiettivi prefissati di riutilizzazione, riciclaggio e recupero. In
un primo tempo, gli obiettivi indicati dovranno essere raggiunti
entro il 1° gennaio 2006. Poi, a partire da gennaio 2015, con la
seconda fase, verranno fissati obiettivi più ambiziosi.
Più rispetto dell'ambiente con l'ecodesign
degli elettrodomestici
Frédérique RIES (ALDE/ADLE, BE)
Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune
definita dal Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del
Parlamento europeo e del Consiglio relativa all'istituzione di un
quadro per l'elaborazione di specifiche per la progettazione
ecocompatibile dei prodotti che consumano energia e recante modifica
della direttiva 92/42/CEE del Consiglio e delle direttive 96/57/CE e
2000/55/CE del Parlamento europeo e del Consiglio
Doc.: A6-0057/2005
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 12.4.2005
Votazione: 13.4.2005
Maggiore
attenzione al miglioramento dell'efficienza energetica, sostegno
alle PMI e alle microimprese, nonché migliore informazione dei
consumatori. E' quanto raccomanda il Parlamento con l'adozione della
relazione di Frédérique RIES (ALDE/ADLE, BE) sulla posizione
comune del Consiglio in merito alla proposta di direttiva
riguardante la progettazione ecocompatibile degli elettrodomestici.
La relazione
adottata dalla commissione per l'ambiente a marzo differiva
sostanzialmente da quanto proposto dal Consiglio pertanto, al fine
di evitare la procedura di conciliazione, sono stati avviati dei
negoziati tra i due rami legislativi che sono sfociati in un
compromesso che permetterà un'attuazione rapida delle nuove
disposizioni.
Apparentemente
inoffensivi, i computer, le lavastoviglie, gli aspirapolvere, le
semplici lampadine e gli altri elettrodomestici, producono il 40%
delle emissioni di CO2 nell'atmosfera e assorbono il 30%
dell'energia primaria consumata in Europa.
L'obiettivo della
direttiva è di agire sin dallo stadio della progettazione per
migliorare l'efficienza energetica di quest'ampia gamma di prodotti
col fine ultimo di salvaguardare l'ambiente. Solo i veicoli a motore
non entrano nel suo campo d'applicazione in quanto sono soggetti a
una normativa specifica. Il compromesso raggiunto tra Parlamento e
Consiglio consente ora alla Commissione di preparare le pertinenti e
concrete misure d'esecuzione.
La proposta
originale dell'Esecutivo non prevedeva misure specifiche precise. I
deputati hanno ottenuto che delle misure di esecuzione comincino a
essere elaborate nei prossimi due anni in otto settori prioritari
che, potenzialmente, permettono una maggiore riduzione delle
emissioni dei gas a effetto serra.
Si tratta, più
precisamente, degli impianti di riscaldamento e di produzione di
acqua calda, dei sistemi a motore elettrico, dell'illuminazione
domestica e nel settore terziario, degli apparecchi domestici, degli
apparecchi per ufficio nel settore domestico e terziario,
dell'elettronica di consumo, dei sistemi commerciali di
riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell'aria. Inoltre,
per un gruppo di prodotti è prevista una misura d'esecuzione
distinta volta a ridurre le perdite energetiche in stand-by.
Assieme, questi
otto settori prioritari, permetterebbero di evitare l'emissione
nell'atmosfera di circa 200 milioni di tonnellate di CO2 che, ad
esempio, è pari all'inquinamento generato dai Paesi Bassi. Aldilà di
questi assi prioritari, il Parlamento ha ottenuto che ogni gruppo di
prodotti sia coperto da una misura di esecuzione, a meno che
intervengano degli accordi di autoregolamentazione dei produttori
che rendono inutili delle siffatte misure.
Tuttavia, questi
accordi saranno sottoposti a criteri molto precisi, illustrati in
dettaglio nel testo adottato dal Parlamento. Fabbricanti e
importatori dovranno adeguarsi a diverse esigenze di conformità. Gli
obiettivi in termini di consumo di energia saranno fissati tenendo
conto dei migliori risultati ottenuti dai prodotti esistenti sul
mercato internazionale.
Un occhio di
riguardo viene riservato alle Piccole e Medie Imprese. Nell'ambito
dei programmi di cui possono beneficiare le PMI e le microimprese,
infatti, la Commissione dovrà tenere conto delle iniziative in grado
di aiutarle ad integrare gli aspetti ambientali, tra cui
l'efficienza energetica, in sede di progettazione dei propri
prodotti.
Gli Stati membri,
inoltre, dovranno incoraggiare PMI e microimprese, soprattutto
rafforzando le reti e le strutture di sostegno, «affinché adottino
un sano approccio ambientale sin dalla fase di progettazione del
prodotto e si adeguino alla futura normativa europea».
Anche i
consumatori saranno implicati. Le misure di esecuzione specifiche
dovranno infatti determinare quali informazioni dovranno essere
comunicate loro dai fabbricanti riguardo al profilo ecologico dei
prodotti e ai vantaggi della progettazione ecocompatibile. I
consumatori, infine, dovranno essere informati sul ruolo che possono svolgere in materia di uso sostenibile del
prodotto che acquistano.
Limiti più severi per lo zolfo dei carburanti marini
Satu Maijastiina HASSI (Verdi/ALE, FI)
Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune del
Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento
europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 1999/32/CE in
relazione al tenore di zolfo dei combustibili per uso marittimo
Doc.: A6-0056/2005
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 13.4.2005
Votazione: 13.4.2005
Dopo il trasporto
su strada, per il quale delle direttive europee sono state adottate
nel corso della precedente legislatura, tocca ora ai trasporti
marittimi avviarsi verso l'uso di carburanti meno inquinanti. E'
quanto chiede, infatti, la relazione di Satu Maijastiina HASSI
(Verdi/ALE, FI) sul tenore di zolfo dei combustibili marini adottata
dal Parlamento in seconda lettura della procedura di codecisione.
Considerato che
gli emendamenti proposti dal Parlamento sono frutto di un
compromesso informale con il Consiglio, la procedura può dirsi in
sostanza chiusa. Il Parlamento, per permettere la rapida entrata in
vigore del provvedimento, ha dovuto rinunciare a talune sue pretese
a causa della forte resistenza di diversi Stati membri.
Lo scopo della
proposta di direttiva è ridurre nettamente le emissioni di anidride
solforosa per contribuire alla riduzione dell'inquinamento dell'aria
e dell'acidificazione provocati dal traffico marittimo. Il limite
concesso alle navi che solcano il Mar Baltico, il Mare del Nord e la
Manica è stato fissato all'1,5%, da applicarsi nel 2007, ossia due
anni dopo l'entrata in vigore della direttiva.
Analoghe
restrizioni saranno applicate ai traghetti in servizio nei porti
dell'Unione europea. Il tenore dovrà essere dello 0,5% nelle zone
portuali dove le navi all'ormeggio saranno incitate a connettersi
alla rete elettrica terrestre.
La commissione
ambiente del Parlamento auspicava anche l'introduzione di una
seconda fase. Nel 2010, infatti, desiderava costringere l'Esecutivo
a presentare nuove proposte di soglie. A seguito dell'accordo con il
Consiglio è stata però introdotta una clausola di revisione. Così,
la Commissione stilerà una relazione nel 2008 con la quale esaminerà
con attenzione le proposte relative alla riduzione, possibilmente
allo 0,5%, dei valori limite di zolfo per i combustibili ad uso
marittimo nelle zone di controllo delle emissioni di zolfo
dell'Organizzazione Marittima Internazionale (IMO).
Tra le altre
disposizioni della direttiva, va sottolineata la facoltà per i
trasportatori di avvalersi delle nuove tecnologie di riduzione delle
emissioni piuttosto che di ricorrere a nuovi carburanti, ma a
condizione di ottenere costantemente delle riduzioni equivalenti a
quelle definite dalla direttiva e di essere equipaggiati con sistemi
di sorveglianza continui.
Il carattere
globale dell'inquinamento marittimo richiede delle soluzioni
internazionali. Gli Stati membri, che sono rappresentati in seno
all'IMO, sono quindi invitati ad assicurare, in quella sede, una
riduzione su scala mondiale del tenore massimo di zolfo autorizzato
nei combustibili ad uso marittimo. La direttiva europea completa la
convenzione MARPOL dell'IMO che persegue degli obiettivi simili e
che entrerà in vigore il mese prossimo.
Vernici
e lacche e colle più sicure per la salute
Karl-Heinz FLORENZ (PPE/DE, DE)
Relazione sulla proposta di direttiva del riguardante le restrizioni
alla commercializzazione e all'utilizzo del toluene e del
triclorobenzene (ventottesima modifica della direttiva 76/769/CEE
del Consiglio)
Doc.: A6-0005/2005
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 13.4.2005
Votazione: 13.4.2005
Il Parlamento,
adottando in prima lettura della procedura di codecisione la
relazione di Karl-Heinz FLORENZ (PPE/DE, DE), ha approvato la
proposta di direttiva riguardante le restrizioni alla
commercializzazione e all'utilizzo del toluene e del triclorobenzene
(TCB). Tali sostanze sono utilizzate come materie prime per la
produzione di prodotti chimici, ma sono presenti anche in articoli
di largo consumo.
L’obiettivo della
direttiva proposta è introdurre disposizioni armonizzate per quanto
riguarda queste due sostanze, preservando in tal modo il mercato
interno e assicurando al contempo un livello elevato di tutela della
salute umana e dell’ambiente. In effetti, le valutazioni di rischio,
compiute a norma del regolamento 793/93, hanno individuato la
necessità di ridurre i rischi per la salute derivanti dal toluene e
dal TCB.
La Commissione,
pertanto, propone di restringere la commercializzazione e l’impiego
delle due sostanze e dei preparati che le contengono, anche in
considerazione del fatto che, in determinate condizioni, taluni
utilizzi di questi prodotti chimici non possono essere controllati.
Ciò vale in particolare per i prodotti destinati ai consumatori.
La relazione
adottata introduce un solo emendamento volto ad escludere
l'applicazione del limite dello 0,1% di concentrazione al TCB che
entra nella fabbricazione di una sostanza utilizzata per la
produzione di un particolare tipo di munizioni che non possono
esplodere per motivi accidentali, come ad esempio in caso di
incendio di carburante.
Non essendoci
alternative a tale prodotto e considerato che la NATO intende
sostenere fortemente tale tipo di munizioni, la limitazione imposta
porrebbe il rischio di compromettere gli standard di sicurezza delle
munizioni stesse e la sicurezza dei civili che vivono nei pressi di
depositi di munizioni. La stessa esenzione è chiesta per il
triclorobenzene utilizzato come solvente in applicazioni chimiche
chiuse per le reazioni di clorinazione.
Il toluene viene
usato nella produzione di benzene, tinture, prodotti farmaceutici,
additivi alimentari e materie plastiche e, grazie al suo potere
solvente, è presente negli aerosol domestici, nelle vernici, nelle
lacche, negli adesivi e nelle colle.
Il TCB, invece, è
principalmente usato come prodotto intermedio nella fabbricazione di
diserbanti ed ha impieghi secondari come solvente, vettore di
tintura e inibitore di corrosione.
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SPORT |
Doping nello sport: una realtà che va combattuta |
Nikolaos
SIFUNAKIS (PSE, EL)
Risoluzione sulla
lotta contro il doping nello sport
Doc.:
B6-0215/2005
Procedura:
Risoluzione
Dibattito:
14.4.2005
Votazione:
14.4.2005
Osservando
come, oggigiorno, il doping stia prendendo «una nuova e quanto mai
pericolosa piega», la Plenaria ha adottato una risoluzione sulla
lotta contro il doping nello sport presentata da Nikolaos
SIFUNAKIS (PSE, EL) a nome della commissione per la cultura e
l'istruzione. In precedenza l'Aula aveva tenuto un dibattito sulla
base di un'interrogazione orale presentata dallo stesso deputato.
Nel sottolineare
come l'uso di sostanze chimiche per migliorare le prestazioni (come
gli ormoni per la crescita) vada contro tutti i valori sociali e
culturali dello sport, oltre a mettere in serio pericolo la salute
fisica e psichica degli atleti, il Parlamento chiede all'Esecutivo
di assumere i provvedimenti necessari per assicurare un efficace
controllo dei confini esterni dell'Unione e lottare contro il
traffico di sostanze illecite, nonché di sostenere campagne di
prevenzione.
La Commissione è
inoltre esortata a promuovere iniziative volte a combattere il
doping attuando una politica efficace e integrata in tutti i settori
attinenti, in particolare nella salute pubblica, nell'educazione e
nella ricerca farmacologica. Per adottare un'efficace politica di
prevenzione occorre anche sostenere un'azione di informazione
permanente.
Il Parlamento
sottolinea poi la necessità di avviare una più stretta
collaborazione tra la Commissione, gli Stati membri, l'Agenzia
mondiale antidoping (WADA), il Consiglio d'Europa e l'Organizzazione
Mondiale della Sanità, per intervenire in modo più efficace ai fini
della prevenzione e aumentare il controllo sulla prescrizione di
sostanze chimiche nei centri sportivi e nelle palestre.
L'Esecutivo
è inoltre invitato a incoraggiare il coordinamento tra gli Stati
membri e a coinvolgere tutte le parti interessate allo sport nel
processo decisionale relativo al problema, al fine di trasmettere
un'immagine pulita dell'esercizio fisico. Nel contesto del Settimo
Programma Quadro, infine, dovrebbe proporre nuove ricerche sui
metodi volti al controllo e all'individuazione del doping.
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CULTURA |
La cultura non è una semplice merce |
Nikolaos
SIFUNAKIS (PSE, EL)
Risoluzione
sull'elaborazione di una Convenzione relativa alla protezione della
diversità dei contenuti culturali e delle espressioni artistiche
Doc.:
B6-0216/2005
Procedura:
Risoluzione
Dibattito:
14.4.2005
Votazione:
14.4.2005
A
seguito del dibattito aperto dall'interrogazione orale di Nikolaos
SIFUNAKIS (PSE, EL), la Plenaria ha adottato una risoluzione
con la quale ricorda, innanzitutto, che la Convenzione UNESCO sulla
diversità culturale deve essere «uno strumento di cooperazione
internazionale a favore dello sviluppo culturale». Essa deve inoltre
tentare di raccogliere le sfide che la globalizzazione e la politica
commerciale pongono alla diversità culturale.
I deputati, pur
accogliendo favorevolmente il processo teso ad istituire uno
strumento normativo vincolante in tale materia, ammoniscono che i
servizi e i prodotti culturali «non possono essere assimilati a
semplici merci» e chiedono che gli Stati mantengano una certa
libertà d'azione in questo campo.
Sono attualmente
in corso negoziati su un progetto di Convenzione dell'Organizzazione
delle Nazioni Unite per l'istruzione, la scienza e la cultura
(UNESCO) relativa alla protezione della diversità dei contenuti
culturali e dell'espressione artistica, in vista di un possibile
accordo su un testo per l'ottobre 2005. La Commissione partecipa a
detti negoziati, accanto agli Stati membri.
Per i deputati,
gli Stati membri devono «compiere ogni sforzo» per coordinare le
loro posizioni. La mancanza di collaborazione, infatti, potrebbe
indebolire la posizione della Comunità e «la sua credibilità nei
negoziati». D'altra parte, è sottolineata la necessità che il
Parlamento sia «pienamente coinvolto» nella definizione di un
mandato chiaro e nella presa in considerazione delle opinioni
espresse dalla società civile. Inoltre, il Parlamento insiste
affinché sia tenuto pienamente informato degli aggiornamenti sui
negoziati in seno all'UNESCO.
Gli Stati parte
della Convenzione devono potersi avvalere del diritto di
organizzare, finanziare e definire politiche volte alla protezione
della diversità culturale e del pluralismo dei media. A tale
proposito, i deputati ritengono fondamentale rafforzare i diritti
della Convenzione e opporsi a qualsiasi tentativo di diluirli o
indebolirli attraverso essa. La Convenzione, inoltre, dovrebbe
riconoscere l'importanza degli aiuti pubblici diretti e indiretti,
nonché consentire agli Stati parte di stabilire la natura, l'importo
e i beneficiari di detti aiuti.
La Convenzione,
inoltre, deve riconoscere il ruolo molto importante svolto dai
servizi pubblici, segnatamente da quello di radiodiffusione, per
quanto riguarda la salvaguardia, il sostegno e lo sviluppo della
diversità e dell'identità culturali, nonché «l'accesso di tutti i
cittadini a contenuti e conoscenze di qualità».
A tale
proposito, gli Stati dovrebbero conservare il diritto di definire il
mandato delle istituzioni di servizio pubblico destinate a
salvaguardare la diversità culturale e il pluralismo dei media che,
per i deputati, deve «essere un principio fondamentale della
Convenzione».
La questione
delle relazioni tra il diritto commerciale internazionale e la
futura Convenzione dell’UNESCO dev'essere opportunamente affrontata
in modo tale da accordare alla protezione della diversità culturale
almeno la stessa priorità attribuita alle altre politiche. Il
Parlamento ritiene che essa debba prevedere un meccanismo semplice,
unico e vincolante per la soluzione delle controversie al fine di
sviluppare, nell'ambito di diritto internazionale, una
giurisprudenza della diversità culturale. |
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SICUREZZA E DIFESA |
Implicare il Parlamento nella Politica estera europea |
Elmar
BROK (PPE/DE, DE)
Relazione sulla relazione annuale del Consiglio al Parlamento
europeo relativa agli aspetti principali e alle scelte di base della
politica estera e di sicurezza comune (PESC), comprese le
implicazioni finanziarie per il bilancio generale delle Comunità
europee – 2003
Doc.: A6-0062/2005
&
Helmut KUHNE (PSE, DE)
Relazione sulla strategia europea in materia di sicurezza
Doc.: A6-0072/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 13.4.2005
Votazione:
14.4.2005
La Plenaria ha
adottato le relazioni d'iniziativa di Elmar BROK (PPE/DE, DE)
e Helmut KUHNE (PSE, DE), in merito alla politica estera, di
sicurezza e difesa europea. Rapporti tra Parlamento e Consiglio,
Agenzia europea di difesa, embargo delle armi alla Cina, crimini in
Darfur, soluzione dei conflitti regionali e seggio unico europeo al
Consiglio di sicurezza dell'ONU sono fra i punti forti trattati
dalla prima. Un sistema di allarme preventivo dei conflitti e
critiche alle politiche nucleari americane, russe e cinesi, sono
invece oggetto della seconda relazione.
La prima
relazione, adottata con 431 voti favorevoli, 85 contrari e 31
astensioni, si concentra sugli aspetti principali e le scelte di
base della PESC, comprese le implicazioni finanziarie per il
bilancio generale delle Comunità europee del 2003. La Plenaria
respinge l’approccio a posteriori seguito finora dal Consiglio, che
si limita a presentare un elenco descrittivo delle attività della
PESC svolte nell’anno precedente.
Pertanto tale
istituzione è invitata a revocare l'attuale prassi, sostituendola
con un approccio a priori con il quale il Parlamento è consultato
all’inizio di ogni anno sui principali aspetti globali e orizzontali
e sulle scelte di base del Consiglio, comprese le priorità previste
per le varie regioni geografiche.
L'Aula invita
inoltre il Consiglio a riferire, in un secondo tempo, sul modo in
cui il contributo del Parlamento europeo sia stato o meno preso in
considerazione e sottolinea l'estrema importanza del dialogo e della
cooperazione con i singoli Stati membri. Questi ultimi sono quindi
esortati ad incrementare ulteriormente il controllo parlamentare
sulla PESD a livello nazionale, potenziando il loro ruolo
nell'autorizzare le operazioni. A livello europeo, andrebbe
attribuito al Parlamento un ruolo di maggior spicco per quanto
riguarda il controllo sull'intero bilancio PESC, nonché per i
principali aspetti e le scelte fondamentali legati alla PESD.
Il Consiglio è
altresì invitato ad adoperarsi per la clausola di solidarietà ed
istituire «un'autentica ed efficace politica estera e di sicurezza
comune». A tal proposito, compiacendosi peraltro della creazione
dell'Agenzia europea di Difesa, ritiene necessario prevedere un
importo annuale adeguato che prenda in considerazione anche gli
aspetti civili.
Riguardo alle
relazioni con la Cina, il Parlamento deplora il fatto che ad oggi si
siano registrati progressi solo in ambito commerciale ed economico e
reitera la richiesta di un codice di condotta dell'Unione in merito
alle esportazioni di armi, nella prospettiva di renderlo vincolante.
Il Consiglio è dunque invitato a non revocare l'embargo sulla
vendita di armi e a trovare soluzioni per incoraggiare il dialogo
tra le due sponde dello stretto, prendendo Taiwan come esempio di
democrazia.
La Plenaria
ritiene importante sostenere la decisione presa dal Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite di «deferire i crimini perpetrati nel
Darfur al Procuratore del Tribunale penale internazionale» (TPI), ma
si rammarica che ai cittadini degli Stati che non sono parte dello
Statuto di Roma sia stato concesso di non rientrare nella
giurisdizione del TPI. Il Consiglio è quindi invitato a continuare a
sostenere con fermezza tale Tribunale.
Grande attenzione
è rivolta anche alle zone di crisi e conflitti esistenti o
prevedibili, quali Medio Oriente, Kossovo, Cecenia, Somalia,
Regione dei Grandi Laghi, Iran e Corea del Nord (DPRK). A tale
proposito, il Parlamento rileva la necessità di adoperarsi per
giungere ad una soluzione di tali conflitti e per promuovere i
progressi sociali nel mondo, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo
del Millennio.
I deputati,
infine, auspicano un rafforzamento della cooperazione con le
organizzazioni internazionali e regionali (in particolare con il
Comitato dell’ONU contro il terrorismo e con la NATO) ed il
ripristino dell'autorità del sistema ONU. All'Unione europea,
inoltre, dovrebbe essere garantito un seggio presso il Consiglio di
sicurezza, considerato dai deputati «l'espressione più naturale di
una politica estera comune autentica ed efficace».
La seconda
relazione, adottata con 421 voti favorevoli, 90 contrari e 15
astensioni, si focalizza, invece, sulla Strategia europea di
Sicurezza. Preoccupato dalla minaccia rappresentata dai conflitti
regionali, dall'aumento di atti terroristici nel mondo e dalla
proliferazione di armi di distruzione di massa, il Parlamento
ritiene necessario avere un'idea chiara del concetto di sicurezza,
che vada al di là degli aspetti puramente militari. I deputati, poi,
chiedono la trasposizione pratica del concetto di ambiente di
sicurezza nelle esistenti strutture dell'Unione europea, dalla
dimensione globale a quella regionale, per poter individuare con
sufficiente anticipo le crisi.
A tal proposito,
raccomandano maggiori sforzi per introdurre un sistema di allarme
preventivo delle minacce, sollecitano l'istituzione di «centri
d'individuazione delle tensioni», creati nell'ambito del futuro
Servizio estero europeo, e la promozione di un programma di ricerca
autonomo sulla sicurezza. E' pertanto auspicabile l'utilizzo di
strumenti, procedure e modelli di finanziamento adeguati, quali
tecnologie dell'informazione innovative provenienti dal settore
civile per l'analisi e la valutazione dei messaggi.
La Plenaria
analizza, poi, gli obiettivi della strategia propri dell'Unione, che
riguardano principalmente il rafforzamento delle strutture di
sicurezza sia all'interno che all'esterno dei confini europei, non
rivolgendosi, però, solo alle regioni dell'Est, ma anche al Caucaso,
al Medio Oriente e all'Africa del Nord.
Vengono inoltre
presentati gli importanti passi fatti negli ultimi anni in materia
di politica internazionale di sicurezza, quali le missioni civili e
di polizia (in particolare nei Balcani ed in Congo) e il
miglioramento delle capacità militari dell'Unione, che aprono la
strada al raggiungimento dell'Obiettivo fissato per il 2010. Il
Parlamento considera importante il vantaggio aggiuntivo della PESD,
anch'esso basato su una combinazione di elementi civili e militari,
e su esperienze da cui trarre insegnamenti, come la missione ALTHEA
in Bosnia-Erzegovina.
Grande attenzione
è rivolta anche agli Stati nucleari secondo la definizione del
Trattato di non proliferazione, in particolare per quel che riguarda
la politica nucleare di alcuni Paesi. La Plenaria, innanzitutto,
deplora gli sforzi compiuti dal governo degli USA negli ultimi
quattro anni per promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuove armi
nucleari, nonché il suo atteggiamento di rifiuto per quanto riguarda
la ratifica del Trattato sulla messa al bando dei test nucleari (CTBT).
I deputati sono
anche preoccupati per lo scarso impegno mostrato dalla Russia per
garantire la sicurezza dei suoi arsenali atomici e altrettanto
allarmati per il massiccio aumento (12,6%) delle spese militari
della Cina, l'ammodernamento globale delle sue forze armate adibite
al nucleare e l'incremento delle sue importazioni di moderne
tecnologie nel settore delle armi.
Una grave
minaccia al successo della Strategia europea di sicurezza è
rappresentata dalla mancanza di sufficienti risorse di bilancio, ma
dall'altra parte vi sono le relazioni transatlantiche, in
particolare con l'ONU e la NATO, che rappresentano il punto di forza
per qualsiasi tipo di politica mirata alla sicurezza. |
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SVILUPPO E COOPERAZIONE |
Finanziamenti e politiche UE in linea con gli Obiettivi del
Millennio |
Glenys KINNOCK (PSE, UK)
Relazione sul ruolo dell'Unione europea nel conseguimento degli
obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM)
Doc.: A6-0075/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 12.4.2005
Votazione: 12.4.2005
Più
finanziamenti, riduzione del debito, istruzione, vaccinazione, lotta
alla malaria e all'AIDS, miglior accesso ai medicinali, nonché uso
intelligente delle risorse naturali. Sono questi i mezzi suggeriti
dal Parlamento per realizzare gli Obiettivi del Millennio per lo
sviluppo.
Adottata dalla
Plenaria con 539 voti favorevoli, 52 contrari e 19 astensioni, la
relazione d'iniziativa di Glenys KINNOCK (PSE, UK) invita
l'Unione europea ad avviare un'iniziativa concreta contro la povertà
adottando un approccio coerente tra le sue politiche in materia
commerciale, di cooperazione allo sviluppo e agricola, «per impedire
conseguenze negative dirette o indirette sull'economia dei paesi in
via di sviluppo».
I
deputati si rammaricano per la diminuzione dell'aiuto pubblico
allo sviluppo da parte degli Stati membri. Questi ultimi si
erano impegnati a stanziare lo 0,7% del PIL a tal fine. Se l'Unione
è ancora in grado di raggiungere l'obiettivo intermedio dello 0,39%
per il 2006, questo risultato nasconde varie disparità e, pertanto,
il Parlamento chiede a quegli Stati membri che sono ancora indietro
di impegnarsi per un calendario e scadenze chiare al fine di
raggiungere l'obiettivo dello 0,7% entro il 2015.
La relazione,
tuttavia, evidenzia che gli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo
(OSM) non dovrebbero essere considerati una questione tecnica «che
si risolverà fornendo semplicemente più risorse, senza identificare
e affrontare le cause inerenti della povertà».
I deputati,
peraltro, chiedono l'alleggerimento del debito dei paesi in
via di sviluppo, a condizione che i loro governi «rispettino i
diritti dell'uomo, il principio della buona governance e
conferiscano priorità all'eradicazione della povertà». A loro
parere, sarebbe altrimenti «illusorio» pensare che per il 2015
possano essere raggiunti gli obiettivi in materia di istruzione,
salute e riduzione della fame.
La Commissione
dovrebbe poi istituire un piano globale per lo sviluppo,
l'istruzione e l'informazione, incentrato intorno agli OSM,
nonché assicurare che l'UE sia all'avanguardia degli sforzi per
garantire l'istruzione elementare gratuita e obbligatoria. I
deputati, inoltre, insistono affinché ciò sia affiancato a cospicue
nuove risorse e a una spesa più mirata delle attuali risorse.
Particolare attenzione dovrà essere attribuita all'istruzione delle
ragazze, agli orfani nonché ai bambini e alle bambine socialmente
esclusi.
Per quanto
riguarda gli aspetti legati alla salute, la Commissione è
invitata ad esplorare le modalità per fornire un contributo
tempestivo e positivo con la preparazione di un pacchetto, che
comprenda reti antizanzare, l'immunizzazione e, come misura nella
lotta contro l'HIV/AIDS, la fornitura di preservativi. L'Esecutivo è
inoltre invitato ad assumere l'iniziativa nella lotta contro la
malaria, a raccogliere le risorse e a lanciare misure adeguate e
globali per controllare e sradicare tale epidemia a lungo termine,
con particolare accento sulla prevenzione.
Sottolineando poi
che la disponibilità di un'assistenza sanitaria di base a prezzi
accessibili «costituisce una condizione irrinunciabile per una
riuscita applicazione di tutte le politiche sanitarie nei paesi in
via di sviluppo», il Parlamento sostiene l'accordo della Commissione
sull'esigenza della disponibilità di farmaci a prezzi accessibili e
sottolinea la necessità di un attento esame dell'applicazione del
trattato internazionale sulle proprietà intellettuali (TRIPS).
L'Unione dovrebbe anche aumentare il suo contributo per il Fondo
sanitario globale, «in quanto il denaro finora promesso per il 2005
è pari ad appena un quarto dell'importo necessario».
Per il
Parlamento, inoltre, l'Unione dovrebbe continuare a fare da guida in
materia di diritti sulla salute sessuale e riproduttiva, mantenendo
i livelli di finanziamento per un'ampia gamma di servizi di salute
sessuale e riproduttiva, «compresa la pianificazione familiare, la
cura delle malattie trasmesse sessualmente e i servizi per un aborto
sicuro, ove questo sia legale».
In
materia si sviluppo sostenibile, i deputati insistono
affinché sia riservata all'ambiente adeguata attenzione a livello
nazionale, per contribuire al conseguimento degli OSM. In
particolare, ritengono che il sostegno alla protezione e alla
rigenerazione dei sistemi a sostegno della vita (come suoli, foreste
e risorse marine sani) nonché una gestione intelligente delle
risorse idriche, «costituiscono una componente indispensabile dei
programmi per la riduzione della povertà». A tali interventi deve
essere conferita la precedenza nelle attività di cooperazione allo
sviluppo dell'UE.
Il Parlamento,
facendo proprio un emendamento dei Verdi, appoggia le conclusioni
contenute nella Relazione di valutazione del millennio sugli
ecosistemi secondo la quale la loro continua distruzione costituirà
un ostacolo al raggiungimento degli OSM. Concorda inoltre sul fatto
che occorrono «cambiamenti significativi» a livello delle politiche
e delle istituzioni «per invertire il diffuso degrado». L'Aula,
infine, riafferma che l'acqua è un bene comune dell'umanità e che
l'accesso ad essa, soprattutto da parte delle popolazioni più povere
del sud del mondo, è un diritto umano fondamentale da promuovere e
salvaguardare.
Per quanto
riguarda la politica commerciale, il Parlamento chiede che
venga effettuata una esaustiva valutazione dell'impatto delle
attuali politiche di liberalizzazione commerciale sulla fame e sulla
povertà nei paesi in via di sviluppo e che i risultati di tale
valutazione vengano utilizzati per elaborare orientamenti chiari per
la cooperazione allo sviluppo.
Inoltre, pur
affermando che il commercio equamente regolamentato può contribuire
in modo positivo al conseguimento degli OSM grazie al suo impatto
sulla crescita economica, i deputati ricordano che recenti studi
evidenziano che l'ampia liberalizzazione degli scambi nei paesi meno
sviluppati si è scarsamente tradotta in una diminuzione sostenuta e
consistente della povertà ed ha contribuito al declino delle
condizioni degli scambi nei paesi in via di sviluppo, in particolare
nei paesi africani.
Ritenendo, poi,
che vada pienamente riconosciuto il diritto e il dovere di ogni
paese di garantire la sicurezza alimentare della sua popolazione e
di tutelarsi, se necessario a tal fine, dalle esportazioni di altri
paesi che potrebbero metterla in causa, i deputati deplorano che non
via sia alcun calendario per l'eliminazione delle sovvenzioni alle
esportazioni agricole e ritengono quindi che il Parlamento europeo
debba esercitare la propria pressione al fine di ottenere la
definizione di un tale calendario.
I leader
dell'Unione europea e degli altri paesi industrializzati sono
pertanto invitati ad avviare azioni concrete volte a conseguire gli
OSM «eliminando le sovvenzioni all'esportazione che compromettono la
produzione alimentare e lo sviluppo economico locali».
Più in generale,
i deputati invitano la Commissione a dare maggior spazio all'aspetto
dello sviluppo negli attuali negoziati OMC, puntando sulla sicurezza
alimentare e l'occupazione rurale «che sono gli elementi più
efficaci ai fini dell'eliminazione della povertà». A tale scopo, fra
l'altro, andrebbe inserito un «box sviluppo» nell'accordo OMC
sull'agricoltura, «per consentire ai paesi più poveri di affrontare
meglio i problemi legati alla sicurezza alimentare e salvaguardare i
mezzi di sostentamento rurali».
D'altra parte, il
Parlamento si compiace per il fatto che l'Unione riconosca la
necessità di un trattamento speciale e differenziato dei paesi in
via di sviluppo e invita la Commissione a promuovere un'urgente
riforma in seno all'OMC per porre la sostenibilità e l'eliminazione
della povertà all'apice dell'agenda negoziale, promuovendo così un
effettivo trattamento speciale e differenziato.
Nella
cooperazione con i paesi ACP, il Parlamento ricorda che, al
termine dei negoziati sugli Accordi di partenariato economico (APE),
nessuno di essi dovrebbe trovarsi dopo il 2007 in una situazione più
sfavorevole rispetto a quella attuale. Alla Commissione è quindi
chiesto di appoggiare, nel corso di un periodo transitorio, il
principio della non-reciprocità commerciale che deve governare le
relazioni tra i paesi industrializzati e quelli in via di sviluppo,
di instaurare una certa flessibilità nei confronti dei paesi ACP e
di garantire che, nella pratica, gli accordi di partenariato
economico diventino uno strumento per lo sviluppo sostenibile nei
paesi ACP.
Essa è
inoltre invitata ad elaborare alternative valide agli accordi di
partenariato economico, «come l'estensione dell'iniziativa "tutto
salvo le armi" a tutti i paesi che non siano PMS o il miglioramento
della proposta SPG+ dell'UE per quei paesi ACP che possono
esprimere la propria indisponibilità ad aderire a un accordo di
partenariato economico». |
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DIRITTI DELL’UOMO |
Lampedusa: occorre una politica europea su immigrazione e asilo |
Risoluzione
comune su Lampedusa
Doc.:
B6-0251/2005
Procedura:
Risoluzione comune
Dibattito:
14.4.2005
Votazione:
14.4.2005
Con un solo voto
di scarto - 51 favorevoli e 50 contrari - il Parlamento ha adottato
una risoluzione comune dei gruppi PSE, ALDE, Verdi/ALE e GUE/NGL che
invita le autorità italiane e tutti gli Stati membri «ad astenersi
dall'effettuare espulsioni collettive di richiedenti asilo e di
migranti irregolari verso la Libia o altri paesi»., nonché ad
assicurare l'esame individuale delle domande di asilo e il rispetto
del principio di non espulsione. Preoccupati per quanto avvenuto a
Lampedusa, i deputati ricordano la necessità di una politica
comunitaria sull'immigrazione.
I deputati si
dicono preoccupati per le espulsioni collettive di immigranti
effettuate dalle autorità italiane tra l'ottobre 2004 e il marzo
2005 da Lampedusa verso la Libia, e notano come l'Alto commissariato
per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) abbia denunciato le
ultime espulsioni affermando che non fosse chiaro se l’Italia aveva
preso le precauzioni necessarie per assicurarsi di non rimandare dei
«veri rifugiati» in Libia.
Il Parlamento
ritiene che queste espulsioni collettive di migranti verso la Libia
da parte delle autorità italiane «costituiscano una violazione del
principio di non espulsione e che le autorità italiane siano venute
meno ai loro obblighi internazionali omettendo di assicurarsi che la
vita delle persone espulse non fosse minacciata nel loro paese di
origine». Inoltre, invita le autorità italiane a garantire all'UNHCR
libero accesso al centro rifugiati di Lampedusa e alle persone ivi
detenute, «che potrebbero avere bisogno di una protezione
internazionale». La Commissione europea è poi invitata a vegliare
sul rispetto del diritto d'asilo nell'Unione europea, a far cessare
le espulsioni collettive e «ad esigere che l'Italia e gli altri
Stati membri rispettino gli obblighi loro derivanti dal diritto
dell'Unione».
I deputati,
inoltre, ricordano la necessità di una politica comunitaria di
immigrazione e asilo «basata sull'apertura di canali di immigrazione
legale e sulla definizione di norme comuni di protezione dei diritti
fondamentali degli immigrati e dei richiedenti asilo in tutta
l'Unione europea». A tale proposito, ribadiscono profonde riserve
per quanto riguarda l'approccio del «minimo denominatore comune» del
progetto di direttiva del Consiglio sulle procedure di asilo ed
invitano gli Stati membri ad assicurare il tempestivo recepimento
della direttiva sull'attribuzione della qualifica di rifugiato.
Il Parlamento
invita la Commissione a svolgere un dialogo trasparente in materia,
rendendo pubblici, tra l'altro, i risultati della sua missione
tecnica in Libia del novembre-dicembre 2004 sull'immigrazione
clandestina. D'altra parte, chiede alla Libia «di permettere
l'accesso di osservatori internazionali, di porre fine alle
espulsioni e agli arresti arbitrari di migranti, di ratificare la
convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati e di riconoscere
il mandato dell'UNHCR».
I deputati,
infine, nel sollecitare a rendere pubblico «ogni accordo di
riammissione concluso con la Libia», chiedono l'invio di una
delegazione composta da membri delle commissioni competenti al
centro rifugiati di Lampedusa e in Libia, «per poter valutare la
portata del problema e verificare la legittimità dell'operato delle
autorità italiane e libiche».
Dibattito
Prima dell'inizio
della discussione in Aula, con una mozione d'ordine, Luca
ROMAGNOLI (NI, IT) ha affermato che la questione di Lampedusa
non poteva essere iscritta al dibattito perché riguarda accordi
bilaterali tra Italia e Libia e l'applicazione di leggi italiane che
non contrastano con i Trattati dell'Unione. «L'Italia non è la
Birmania, o la Cina e non è Guantanamo», ha esclamato il
deputato, «è uno Stato membro del quale si vuole avvilire la
dignità, del quale si vogliono pregiudizievolmente condannare le
istituzioni, le forze armate e dell'ordine».
Queste, ha
spiegato, sono invece impegnate da anni «con generosità, ben
oltre i loro doveri istituzionali, nell'immane compito non tanto di
difendere la legalità dell'entrata in Italia e in Europa, non tanto
nel tentativo di arrestare e respingere i mercanti di schiavi, ma
soprattutto in un'opera d'assistenza umanitaria e difficilissima,
quando non ancora addirittura impossibile, identificazione dei
clandestini».
Dicendo di aver
visto personalmente quanto appena affermato e invitando i colleghi a
verificarlo, il deputato ha concluso esprimendo tutta la sua
indignazione e appellandosi anche alla sensibilità di tutti i
colleghi italiani «per lo spregevole tentativo di offendere la
dignità nazionale italiana e opinare sulla nostra sovranità».
Stefano
ZAPPALÀ (PPE/DE, IT), a nome del gruppo, si è detto indignato
per quanto detto in Aula dagli autori delle proposta di risoluzione
comune sull'Italia e il suo Governo. Sottolineando come solo da poco
tempo sia iniziato un approccio comune, il deputato ha affermato che
non esiste una vera politica europea sull'immigrazione e pertanto
gli Stati affrontano tale problema sulla base di norme interne e con
risorse proprie. Appare chiaro, ha quindi spiegato, «che
l'attacco prodotto al Governo italiano è politico e strumentale in
questo particolare momento».
In Italia, ha
ricordato, esiste una legge - varata da un governo di sinistra e non
modificata da quello attuale di centrodestra - che viene utilizzata
per affrontare questo problema.
Inoltre, la Corte
di giustizia è stata chiamata a pronunciarsi e pertanto, secondo il
deputato, sarebbe stato più opportuno aspettare il suo giudizio
prima di «processare politicamente un Governo, che affronta
un'emergenza continua, con sbarchi di migliaia di povera gente in un
ambiente piccolo e dalle poche possibilità ricettive». Il
rischio non remoto, ha proseguito, è «di favorire indirettamente
i trafficanti di esseri umani ed i terroristi».
Ogni possibile
salvataggio in mare viene operato dalle forze armate ed ogni
richiesta e posizione individuale viene vagliata dalle Forze
dell'ordine e dalle associazioni competenti, ha detto. «Nessuno
viene maltrattato, nessuno viene recluso», prova ne sono le
centinaia di persone che, pur chiedendo asilo, «si allontanano
con estrema facilità dai centri di accoglienza rendendosi
irreperibili nell'intero territorio italiano e forse europeo».
Chi nega
l'imbarazzo di organizzazioni quale l'UNHCR per questo attacco
all'Italia «mente», ha affermato il deputato, «in quanto
atti ufficiali del Ministero dell'Interno italiano provano il
contrario». Egli ha quindi concluso esortando ad affrontare il
problema «in chiave seria ed europea» e non «trasferendo
in capo ad un governo legittimo un ipotetico processo politico che
domani potrebbe essere fatto a qualunque altro Stato membro ed a
qualunque altro governo».
Pasqualina
NAPOLETANO (PSE, IT), a nome del gruppo, ha voluto ribadire
alcuni concetti presenti nella risoluzione. «Che ci sia il
diritto di contrasto dell'immigrazione clandestina è fuori di
dubbio», ha affermato, ma «è altrettanto fuori di dubbio che
questo va fatto nel rispetto dei diritti umani e delle convenzioni
internazionali».
Questo rispetto,
ha spiegato, «impedisce che vi siano espulsioni collettive»,
così come «il disinteresse dei paesi in cui queste persone sono
arrivate» riguardo al loro destino futuro. «Soprattutto se
sono rimpatriati in paesi che non hanno sottoscritto convenzioni
internazionali, come la Libia» ha proseguito la deputata.
Questi, ha voluto
precisare, sono i due punti che sono stati sollevati sul caso
Lampedusa, «non da gente strumentale, ma dall'Alto Commissariato
per i rifugiati e dalla stessa Corte di Strasburgo che ha chiesto
all'Italia di chiarire la sua posizione entro l'inizio del mese di
maggio». La deputata ha quindi concluso affermando che agli
europei è riconosciuto come elemento di prestigio il fatto che
rispettano i diritti umani e, pertanto, è necessario non far
«venire meno questo elemento di civiltà».
Aiuto umanitario ai profughi del Sahara occidentale
Risoluzione
comune sull'aiuto umanitario ai rifugiati saharawi
Doc.:
B6-0250/2005
Procedura:
Risoluzione comune
Dibattito:
14.4.2005
Votazione:
14.4.2005
La risoluzione
comune è stata approvata.
Bangladesh
Risoluzione
comune sul Bangladesh
Doc.:
B6-0252/2005
Procedura:
Risoluzione comune
Dibattito:
14.4.2005
Votazione:
14.4.2005
La
risoluzione comune è stata approvata. |
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DICHIARAZIONI |
Giovanni Paolo II: «un grande uomo, un grande europeo» |
Giovanni Paolo II
«lascia dietro di sé una grande eredità nei confronti
dell'umanità col suo messaggio di pace, amore e libertà». E'
quanto ha dichiarato il Presidente Josep BORRELL nel rendere
omaggio al Papa. Il Presidente, assieme al Vicepresidente Jacek
SARYUSZ-WOLSKI (PPE/DE, PL) e a José Manuel BARROSO,
faceva parte della delegazione europea recatesi a Roma per i
funerali.
Borrell ha poi
sottolineato come l'Europa debba esserGli grata per la sua
riunificazione. Il Suo messaggio di pace e di libertà, infatti,
«ha avuto un'enorme influenza sulla caduta del sistema comunista»,
in Polonia e poi anche in tutti gli altri paesi dell'Europa
orientale. Il Suo contributo, ha proseguito, «è stato senz'altro
decisivo nella caduta del muro che ha portato con sé quindi il nuovo
incontro degli europei, di cui questo Parlamento è senza dubbio la
più alta espressione».
A tale proposito,
il Presidente ha voluto ricordare che, in occasione della Sua visita
al Parlamento europeo, il Papa affermò che «l'Europa aveva
bisogno di respirare con entrambi i suoi due polmoni» e che
quelle parole sono oggi diventate realtà, mentre l'Unione europea
procede verso «quell'unità di cui tutti abbiamo bisogno».
Giovanni Paolo II
ha lasciato dietro di sé un patrimonio di dialogo, di intesa, di
riconciliazione tra le religioni, sia fra i credenti che fra i non
credenti, ha detto il Presidente, «è stato un grande uomo, senza
dubbio un grande europeo, che resterà nella memoria collettiva di
questo Parlamento».
L'Assemblea, in
piedi, ha quindi osservato un minuto di silenzio. |
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AFFARI COSTITUZIONALI |
Elezione di un nuovo Vicepresidente |
Elezione di un Vicepresidente del Parlamento europeo
Votazione: 12.4.2005
Manuel Antonio
dos SANTOS (PT, PSE) è stato acclamato nuovo Vicepresidente del
Parlamento europeo in sostituzione di Antonio COSTA (PT, PSE),
chiamato ad assumere l'incarico di Ministro dell'Interno nel nuovo
governo portoghese. |
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REGOLAMENTO DEL PE |
Calendario delle tornate per il 2006 |
Calendario delle tornate del Parlamento europeo - 2006
Votazione: 13.4.2005
L'Aula ha
adottato il calendario delle sessioni plenarie di Strasburgo e
Bruxelles per l'anno 2006, che figura in allegato. |
|
VARIE |
Integrazione regionale nei Balcani occidentali |
Risoluzione sulla
situazione dell'integrazione regionale nei Balcani occidentali
Doc.:
B6-0094/2005
Procedura:
Risoluzione
Dibattito:
13.4.2005
Votazione:
14.4.2005
La risoluzione è
stata approvata.
Aiuti di Stato a finalità regionale
Richiesta di consultazione del Comitato delle regioni
Procedura: Articolo 118 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 12.4.2005
La richiesta di
consultazione è stata approvata.
Classificazione comune NUTS
Gerardo GALEOTE QUECEDO (PPE/DE, ES)
Relazione sulla classificazione comune delle unità territoriali per
la statistica (NUTS) a seguito dell'ampliamento
Doc.: A6-0067/2005
Procedura: Codecisione, Prima lettura
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento
del Parlamento
Votazione: 12.4.2005
La relazione è
stata approvata.
Accademia europea di polizia (CEPOL)
Panayiotis DEMETRIOU (PPE/DE, CY)
Relazione sull'Accademia europea di polizia (CEPOL)
Doc.: A6-0059/2005
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 11.2.2005
Votazione: 12.4.2005
La relazione è
stata approvata con 479 voti favorevoli, 43 contrari e 27
astensioni.
Sostanze pericolose
Risoluzione sulle sostanze pericolose
Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza
alimentare
Doc.: B6-0218/2005
Procedura: Risoluzione
Votazione: 12.4.2005
La risoluzione è
stata approvata.
Stock di sogliola
Philippe MORILLON (ALDE/ADLE, FR)
Relazione
sulle misure per la ricostruzione degli stock di sogliola nella
Manica occidentale e nel golfo di Biscaglia
Doc.:
A6-0050/2005
Procedura:
Consultazione legislativa
Dibattito:
14.4.2005
Votazione:
14.4.2005
La relazione è
stata approvata.
Stock di nasello e di scampo
Rosa MIGUÉLEZ RAMOS (PSE, ES)
Relazione
sulle misure per la ricostituzione degli stock di nasello e di
scampo nel Mare Cantabrico e ad ovest della penisola iberica
Doc.:
A6-0051/2005
Procedura:
Consultazione legislativa
Dibattito:
14.4.2005
Votazione:
14.4.2005
La relazione è
stata approvata con 478 voti favorevoli, 48 contrari e 35
astensioni.
Siccità in Portogallo
Risoluzione
comune sulla siccità in Portogallo
Doc.:
B6-0255/2005
Procedura:
Risoluzione comune
Dibattito:
14.4.2005
Votazione:
14.4.2005
La risoluzione
comune è stata approvata. |
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|
Ordine del giorno 27 - 28 Aprile 2005
Bruxelles
Mercoledì 27 aprile 2005
(15:00 - 16:00) |
|
Comunicazione della Commissione - Decisioni prese nella
riunione odierna |
(16:00
- 22:00)
|
Relazione
Coveney - Diritti dell'uomo nel mondo e politica
dell'Unione (2004) |
|
Dichiarazione della Commissione
- Situazione dei Rom nell'Unione europea |
|
Relazione
Cabrnoch - Protezione sociale e assistenza di qualità |
* |
Relazione
Hughes - Agenzia europea per la sicurezza e la salute
sul lavoro |
|
Relazione
van den Burg - Mercati finanziari |
|
Relazione
Lax - Meccanismo di reciprocità |
***I |
Relazione
Mitchell - Finanziamento della cooperazione allo
sviluppo e della cooperazione economica |
***II |
Raccomandazione per la seconda lettura Coelho -
Accesso al SIS da parte dei servizi competenti per il
rilascio dei documenti di immatricolazione dei veicoli |
|
Interrogazione orale Florenz - Inquinamenti organici
persistenti (POP) |
Giovedì
28 aprile 2005
(9:00 - 11:00)
***I |
Relazione
Klass - Protezione delle acque sotterranee
dall'inquinamento |
(11:00
- 13:00 )
Votazione
*** |
Raccomandazione Kirkhope - Protocollo all'accordo con
la Svizzera sulla libera circolazione delle persone |
|
Relazione
Harkin - Fondazione europea per il miglioramento
delle condizioni di vita e di lavoro |
|
Relazione
Handzlik - Mercato interno nei nuovi Stati membri |
|
Testi di
cui sarà stata chiusa la discussione |
L'ordine del
giorno può subire modifiche.
|
Calendario delle sessioni plenarie per il 2006 |
|
GENNAIO |
FEBBRAIO |
MARZO |
w |
1 |
2 |
3 |
4 |
5 |
6 |
6 |
7 |
8 |
9 |
10 |
10 |
11 |
12 |
13 |
14 |
lun |
|
2 |
9 |
16 |
23 |
30 |
|
6 |
13 |
20 |
27 |
|
6 |
13 |
20 |
27 |
mar |
|
3 |
10 |
17 |
24 |
31 |
|
7 |
14 |
21 |
28 |
|
7 |
14 |
21 |
28 |
mer |
|
4 |
11 |
18 |
25 |
|
1 |
8 |
15 |
22 |
|
1 |
8 |
15 |
22 |
29 |
gio |
|
5 |
12 |
19 |
26 |
|
2 |
9 |
16 |
23 |
|
2 |
9 |
16 |
23 |
30 |
ven |
|
6 |
13 |
20 |
27 |
|
3 |
10 |
17 |
24 |
|
3 |
10 |
17 |
24 |
31 |
sab |
|
7 |
14 |
21 |
28 |
|
4 |
11 |
18 |
25 |
|
4 |
11 |
18 |
25 |
|
dom |
1 |
8 |
15 |
22 |
29 |
|
5 |
12 |
19 |
26 |
|
5 |
12 |
19 |
26 |
|
|
APRILE |
MAGGIO |
GIUGNO |
|
14 |
15 |
16 |
17 |
18 |
|
19 |
20 |
21 |
22 |
23 |
23 |
24 |
25 |
26 |
27 |
lun |
|
3 |
10 |
17 |
24 |
|
1 |
8 |
15 |
22 |
29 |
|
5 |
12 |
19 |
26 |
mar |
|
4 |
11 |
18 |
25 |
|
2 |
9 |
16 |
23 |
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|
6 |
13 |
20 |
27 |
mer |
|
5 |
12 |
19 |
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3 |
10 |
17 |
24 |
31 |
|
7 |
14 |
21 |
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gio |
|
6 |
13 |
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27 |
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4 |
11 |
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1 |
8 |
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29 |
ven |
|
7 |
14 |
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5 |
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26 |
|
2 |
9 |
16 |
23 |
30 |
sab |
1 |
8 |
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29 |
|
6 |
13 |
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27 |
|
3 |
10 |
17 |
24 |
|
dom |
2 |
9 |
16 |
23 |
30 |
|
7 |
14 |
21 |
28 |
|
4 |
11 |
18 |
25 |
|
|
LUGLIO |
AGOSTO |
SETTEMBRE |
|
27 |
28 |
29 |
30 |
31 |
32 |
32 |
33 |
34 |
35 |
36 |
36 |
37 |
38 |
39 |
40 |
lun |
|
3 |
10 |
17 |
24 |
31 |
|
7 |
14 |
21 |
28 |
|
4 |
11 |
18 |
25 |
mar |
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4 |
11 |
18 |
25 |
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1 |
8 |
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22 |
29 |
|
5 |
12 |
19 |
26 |
mer |
|
5 |
12 |
19 |
26 |
|
2 |
9 |
16 |
23 |
30 |
|
6 |
13 |
20 |
27 |
gio |
|
6 |
13 |
20 |
27 |
|
3 |
10 |
17 |
24 |
31 |
|
7 |
14 |
21 |
28 |
ven |
|
7 |
14 |
21 |
28 |
|
4 |
11 |
18 |
25 |
|
1 |
8 |
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22 |
29 |
sab |
1 |
8 |
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29 |
|
5 |
12 |
19 |
26 |
|
2 |
9 |
16 |
23 |
30 |
dom |
2 |
9 |
16 |
23 |
30 |
|
6 |
13 |
20 |
27 |
|
3 |
10 |
17 |
24 |
|
|
OTTOBRE |
NOVEMBRE |
DICEMBRE |
|
40 |
41 |
42 |
43 |
44 |
45 |
45 |
46 |
47 |
48 |
49 |
49 |
50 |
51 |
52 |
53 |
lun |
|
2 |
9 |
16 |
23 |
30 |
|
6 |
13 |
20 |
27 |
|
4 |
11 |
18 |
25 |
mar |
|
3 |
10 |
17 |
24 |
31 |
|
7 |
14 |
21 |
28 |
|
5 |
12 |
19 |
26 |
mer |
|
4 |
11 |
18 |
25 |
|
1 |
8 |
15 |
22 |
29 |
|
6 |
13 |
20 |
27 |
gio |
|
5 |
12 |
19 |
26 |
|
2 |
9 |
16 |
23 |
30 |
|
7 |
14 |
21 |
28 |
ven |
|
6 |
13 |
20 |
27 |
|
3 |
10 |
17 |
24 |
|
1 |
8 |
15 |
22 |
29 |
sab |
|
7 |
14 |
21 |
28 |
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4 |
11 |
18 |
25 |
|
2 |
9 |
16 |
23 |
30 |
dom |
1 |
8 |
15 |
22 |
29 |
|
5 |
12 |
19 |
26 |
|
3 |
10 |
17 |
24 |
31 |
|
Sessioni
plenarie del Parlamento europeo a Strasburgo (4 giorni), A
Bruxelles (2 giorni) |
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