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La formazione deve essere in sintonia con un mercato dell’occupazione in mutamento
 
Il Parlamento europeo chiede più qualità per l'istruzione
 
Le relazioni dei deputati Guy Bono, Ljudmila Novak e Miguel Portas sollecitano gli Stati membri ad operare per raggiungere gli “obiettivi di Lisbona” che mettono il sapere alla base della società europea – Aumentare gli insegnanti, università “certificate”, intensificare lo studio delle lingue
 

Bruxelles, 13 ottobre 2005 – Il Parlamento europeo ha approvato oggi tre Relazioni importanti che riguardano l’istruzione e la sua qualità, fattore essenziale per raggiungere gli obiettivi di Lisbona, quelli delineati dallo “storico” Consiglio europeo che si svolse nel 2000 nella capitale portoghese.

Adottando la relazione d'iniziativa di Guy BONO (PSE, FR), il Parlamento invita gli Stati membri ad attuare il programma di lavoro "Istruzione e Formazione 2010". L'Unione dovrebbe inoltre promuovere la convergenza dei sistemi d'istruzione degli Stati membri verso norme di rendimento più elevate. Partendo da questa premessa, i deputati chiedono la rimozione degli ostacoli amministrativi alla mobilità e la promozione presso i giovani degli studi tecnici e scientifici che hanno sbocchi occupazionali. Va inoltre aumentato il numero degli insegnanti e migliorata la loro formazione. Occorre poi intensificare gli sforzi per l'insegnamento delle lingue e garantire finanziamenti adeguati ai programmi UE.

Le azioni concrete in questo ambito, che dovrebbero attuarsi a livello comunitario e nazionale, vanno quindi indirizzate a specifici gruppi quali i giovani, le persone alla ricerca di occupazione e le persone che perseguono una formazione, «al fine di essere in sintonia con un mercato dell'occupazione in mutamento». I deputati, quindi, invitano il Consiglio, la Commissione, e gli Stati membri ad intraprendere le azioni e le riforme necessarie alla riduzione degli ostacoli amministrativi per accelerare il riconoscimento reciproco delle qualifiche e la mobilità degli studenti, degli stagiaires, dei lavoratori e dei ricercatori, nonché per garantire un accesso universale e non discriminatorio ad un'istruzione e ad una formazione di qualità. I deputati, inoltre, invitano gli Stati membri ad accrescere il numero degli insegnanti e a mettere in atto una formazione per l'insegnamento iniziale, che sia continua e di qualità

Garantire la qualità dell'insegnamento superiore nell'UE e favorire il riconoscimento reciproco dei sistemi nazionali di valutazione della qualità. Erano questi gli obiettivi di una cooperazione lanciata nel 1998. La relazione parlamentare di Ljudmila Novak propone ulteriori progressi. La posta in gioco è importante: il sapere dovrebbe essere alla base della società europea. Gli studenti europei, e non, devono essere sicuri che l'insegnamento che ricevono nell'UE è di elevata qualità. D'accordo con la Commissione, i deputati ritengono che occorre migliorare ulteriormente il funzionamento dell'istruzione superiore europea, «soprattutto per quanto riguarda la qualità». Tuttavia, piuttosto che «esigere», come proponeva l'Esecutivo, che le agenzie di certificazione o accreditamento «siano indipendenti nelle loro valutazioni», i deputati chiedono agli Stati membri di «incoraggiare» quelle operanti nel loro territorio ad esserlo. 

L'apprendimento della lingua del paese ospitante è una condizione essenziale per agevolare l'integrazione dei migranti, ma occorre anche garantire ai loro figli l'insegnamento della propria lingua materna. E' quanto afferma il Parlamento con l'adozione della relazione di Miguel PORTAS (GUE/NGL, PT) sull'integrazione degli immigrati grazie alle scuole e ad un insegnamento plurilingue. I deputati chiedono inoltre di adeguare i programmi comunitari a queste esigenze. La relazione, adottata a larga maggioranza dal Parlamento, ritiene che i figli degli immigrati in età scolare abbiano diritto all'insegnamento pubblico, «a prescindere dallo statuto giuridico della propria famiglia» e che tale diritto «comprende l'apprendimento della lingua del paese ospitante». I deputati, peraltro, ritengono opportuno consentire loro l'accesso alla lingua materna e alla cultura del paese d'origine, «senza escludere un finanziamento pubblico in materia».

Resoconto della seduta

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