Strasburgo, 28
settembre 2005 - Nel corso della seduta plenaria il Parlamento
europeo ha prima rinviato il voto sull'approvazione del protocollo
che estende ai nuovi Stati membri l'unione doganale con la Turchia e
poi ha votato una risoluzione comune, con cui i deputati prendono
atto che i negoziati di adesione possono iniziare il 3 ottobre, come
previsto.
La decisione di rinvio è stata condizionata dalla dichiarazione
aggiuntiva al protocollo di Ankara, con la quale la Turchia ha
precisato di non riconoscere formalmente Cipro. Questo rinvio però
non ha alcun effetto legale sull’avvio dei negoziati, che il
Parlamento ha approvato con 356 voti favorevoli, 181 contrari e 125
astensioni.
Il commissario europeo responsabile per l’Allargamento, Olli Rehn,
ha confermato nel corso della seduta che la “dichiarazione della
Turchia è unilaterale, non è parte del Protocollo e non ha effetti
giuridici sugli obblighi della Turchia in base al Protocollo
stesso”. Il commissario, ha sottolineato i segnali incoraggianti
provenienti dal paese, come il riconoscimento dell’esistenza di una
questione curda da parte del primo ministro turco Erdogan, e
evidenziato le decisioni ancora contraddittorie in alcuni settori
come la libertà di espressione, citando il caso dello scrittore
Orhan Pamuk.
Olli Rehn ha però concluso il suo intervento dichiarando che l’Ue
“si trova di fronte ad un momento cruciale, di cui non bisogna
sottovalutare l’importanza. Aprire il negoziato di adesione con la
Turchia significa un’azione forte sulle metamorfosi politiche,
economiche e sociali di questo paese” e l’Unione europea assume
questa sfida “perché è convinta che sia nel suo interesse e per il
bene dei suoi cittadini”.
I deputati, nella risoluzione adottata sull’avvio dei negoziati,
prendono atto che la Commissione e il Consiglio ritengono che la
Turchia abbia “formalmente assolto” l'ultimo degli adempimenti
necessari, ossia il varo dei sei atti legislativi ancora pendenti e
la firma del protocollo di Ankara, ma hanno comunque voluto
sottolineare che il rifiuto della Turchia di riconoscere Cipro è
politicamente inaccettabile.
La risoluzione precisa inoltre che l'avvio dei negoziati
“rappresenterà l'inizio di un processo di lunga durata che, per sua
natura, è un processo aperto e non si traduce a priori e ipso facto
nell'adesione” e chiede di prevedere “la sospensione dei negoziati
in caso di grave e continua violazione dei principi di libertà,
democrazia, rispetto dei diritti dell'uomo, delle libertà
fondamentali, dei diritti delle minoranze e dello stato di diritto”.
I deputati hanno voluto ricordare alla Turchia che mantenere le
restrizioni contro le imbarcazioni e gli aeromobili ciprioti,
costituisce una violazione dell'Accordo di Ankara e la relativa
unione doganale, indipendentemente dal protocollo, in quanto tali
pratiche contravvengono al principio di libera circolazione delle
merci. La Turchia è quindi invitata a dare piena applicazione a
tutte le disposizioni del protocollo.
La Commissione, d'altra parte, dovrà procedere, entro la fine del
2006, ad una valutazione completa dell'attuazione dell'Accordo di
Ankara. Se da questo esame risultasse la mancata applicazione
dell'Accordo, il processo negoziale potrebbe essere arrestato.
Pertanto, i deputati chiedono che l'attuazione dell'unione doganale
sia uno dei primi capitoli ad essere discussi nel quadro dei
negoziati di adesione nel 2006.
Oltre alla questione di Cipro, al centro delle discussioni della
seduta, il Parlamento europeo ha rivolto un appello alla Turchia
affinché riconosca il genocidio degli armeni del 1915, reputando che
tale atto sia una condizione preliminare all'adesione all'Unione
europea.
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