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Prodi a Strasburgo: no a compromessi al ribasso sulla Costituzione


 

Strasburgo, 22 maggio 2007 – Il Presidente del Consiglio della Repubblica italiana Romano Prodi è intervenuto oggi alla seduta del Parlamento europeo, rivolgendo il suo discorso all’Aula. Prodi ha difeso le riforme ambiziose del Trattato costituzionale che permettono di far fronte alle sfide interne, esterne e istituzionali dell'UE. Sostenendo la necessità di definire nuove regole prima delle elezioni europee del 2009, non ha escluso la formazione di un'avanguardia di paesi che procedano a un'Unione più stretta. L'Italia, ha ammonito, non accetterà uno stravolgimento del pacchetto istituzionale esistente e non sottoscriverà compromessi al ribasso.

Romano Prodi è stato introdotto dal Presidente del Parlamento europeo Hans-Gert Poettering. Esprimendosi in italiano, Poettering ha espresso grande piacere nell'accogliere Romano Prodi al per discutere assieme del Futuro dell'Europa. Ha quindi proseguito sostenendo che l'Italia, uno dei Paesi fondatori, «è sempre stata all'avanguardia nel guidare il processo di integrazione europea». E anche in questo periodo in cui stiamo cercando di trovare una soluzione all'impasse in cui versa il processo di integrazione europea, «l'Italia gioca un ruolo determinante» nella ricerca di una soluzione che possa essere da tutti accolta.

Poettering ha quindi rivolto un particolare ringraziamento al Presidente della Repubblica italiana, «l'amico Giorgio Napolitano», per la fruttuosa collaborazione instaurata al fine di fare della riforma dei Trattati un successo. Il Presidente del Parlamento europeo, ha aggiunto, «sa che quando parla non ha solo il supporto del Parlamento ma anche quello dell'Italia, e questo gli dà più forza». Parlando in tedesco, ha poi ricordato le celebrazioni di Roma per il cinquantesimo anniversario della firma dei Trattati: 50 anni di pace, di stabilità e di benessere.

Prendendo la parola, Prodi ha anzitutto sottolineato che si sta vivendo un «momento cruciale per il futuro dell’Europa e della costruzione europea» e che, al termine della Conferenza Intergovernativa il cui avvio sarà deciso a giugno, «dovremo poter dire di essere stati all’altezza degli impegni che ci siamo assunti, tutti insieme, il 25 marzo scorso a Berlino». Si tratta, ha spiegato, di decidere di cosa ha bisogno l’Europa «per poter affrontare le sfide che il mondo ci impone», poiché «ormai dovremmo aver capito che la capacità di noi europei di interpretare il mondo globale e coglierne le opportunità dipende da come sapremo far funzionare le nostre istituzioni comuni».

Ritenendo ancora valido l'assunto - «fondamentale e ineccepibile» che ha portato al Trattato costituzionale - secondo cui l’Europa non può avere risultati ambiziosi senza riforme altrettanto ambiziose, il Presidente del Consiglio ha sostenuto che occorre archiviare «i lutti e le pause di riflessione degli ultimi due anni» e pensare «con serietà e responsabilità al nostro futuro e a quello dei nostri figli». Ha inoltre spiegato ce non si tratta solo di definire nuove regole ma anche di affrontare altre esigenze egualmente prioritarie, «senza cui l’Europa non potrà funzionare»: un bilancio degno di questo nome e delle vere politiche sulle grandi sfide imposte dalla contemporaneità: energia, cambiamenti climatici, divario nord-sud…

L’Italia «darà il massimo appoggio – ha sottolineato Prodi - alla Presidenza tedesca e poi a quella portoghese, perché il Consiglio europeo del 21 e 22 giugno e la Conferenza intergovernativa che seguirà siano un successo in cui tutti i Paesi membri possano riconoscersi”. Allo stesso tempo, ha precisato, se il compromesso non dovesse essere convincente, l’Italia non lo sottoscriverebbe e un’avanguardia di Paesi «potrebbe a quel punto rivelarsi il modo migliore per proseguire il percorso verso una unione sempre più stretta». A condizione, però, «che sia sempre lasciata la porta aperta a chi volesse entrare a farne parte in un momento successivo».

Al discorso di Prodi hanno fatto seguito gli interventi dei rappresentanti dei gruppi politici, tra cui le italiane Cristiana Muscardini e Monica Frassoni. Dopo la replica di Prodi, sono intervenuti i parlamentari italiani Antonio Tajani, Gianni Pittella, Roberta Angelilli, Roberta Musacchi, Lapo Pistelli, Mario Borghezio, Umberto Guidoni, Marco Cappato.

 

 

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