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RASSEGNA
22 maggio 2007
Strasburgo
Migliore tutela delle acque dagli inquinanti chimici Il Parlamento chiede il rafforzamento delle misure previste dalla proposta di direttiva che fissa degli standard di qualità per le acque di superficie. I deputati propongono una riclassificazione delle sostanze inquinanti da tenere sotto controllo e uno scadenzario preciso per la riduzione di emissioni, scarichi e perdite di sostanze pericolose. Altri emendamenti prevedono la possibilità di procedere a controlli più stringenti e di adottare ulteriori misure più restrittive. L’inquinamento chimico delle acque di superficie rappresenta una minaccia per l’ambiente acquatico, con effetti quali la tossicità acuta e cronica per gli organismi acquatici, l’accumulo negli ecosistemi e la perdita di habitat e di biodiversità, e una minaccia per la salute umana. Dando seguito alla direttiva che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque e che definisce una strategia per combattere l’inquinamento idrico, la Commissione ha proposto una direttiva relativa a standard di qualità ambientale (SQA) nel settore delle acque di superficie. Approvando con 673 voti favorevoli, 13 contrari e 10 astensioni la relazione di Anne LAPERROUZE (ALDE/ADLE, FR), il Parlamento avanza numerosi emendamenti volti soprattutto a rafforzare le misure proposte dalla Commissione europea. I deputati ricordano, infatti, che la politica comunitaria in materia ambientale «si basa sui principi di precauzione e d'azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all'ambiente, nonché sul principio "chi inquina paga"». Per tale ragione, invece di limitare lo scopo della direttiva all'istituzione di standard di qualità ambientale per le sostanze prioritarie e per alcuni altri inquinanti (pesticidi, metalli pesanti, ecc.), precisano che essa stabilisce anche delle misure volte «a limitare l'inquinamento delle acque». L'obiettivo, puntualizza un emendamento, è di ridurre gli scarichi, le emissioni e le perdite di sostanze prioritarie entro il 2015. Ma anche di arrestare questi processi per realizzare un buono stato chimico in tutte le acque di superficie nonché di evitare qualsiasi ulteriore deterioramento e di realizzare, entro il 2020, concentrazioni vicine ai livelli di fondo naturale per tutte le sostanze esistenti in natura e concentrazioni vicine allo zero per tutte le altre sostanze sintetiche. Le sostanze prioritarie, in forza alla direttiva generale sulle acque, sono degli inquinanti o gruppi di inquinanti che presentano un rischio significativo per l'ambiente acquatico o proveniente dall'ambiente acquatico, inclusi i rischi per le acque destinate alla produzione di acqua potabile. Tra queste sostanze, indicate nell'allegato della direttiva, sono anche identificate quelle "pericolose". Se contro le sostanze prioritarie devono essere prese misure tese alla loro progressiva riduzione, per quelle pericolose le misure devono avere l'obiettivo di arrestare o gradualmente eliminare gli scarichi, le emissioni e le perdite. In tale contesto, il Parlamento chiede agli Stati membri di stabilire piani integrati per il controllo delle emissioni e misure per la graduale eliminazione delle sostanze prioritarie e delle sostanze prioritarie pericolose. Questi piani, è precisato, devono contenere, tra l'altro, i risultati delle analisi realizzate, gli obiettivi relativi alle sostanze, le strategie settoriali riguardanti le principali fonti di inquinamento (soprattutto per quanto riguarda industria, agricoltura, foreste, nuclei domestici, sistema sanitario e dei trasporti), misure di riduzione dell'inquinamento diffuso dovuto a perdite, misure di sostituzione di sostanze prioritarie pericolose e le misure in materia di informazione, consulenza e formazione. Elenco più lungo delle sostanze da tenere sotto controllo La proposta della Commissione, oltre a introdurre degli standard di qualità ambientale per le "sostanze prioritarie" e per "altri inquinanti" (come il DDT totale), si limita a riordinare l'elenco delle sostanze prioritarie e, come previsto dalla direttiva vigente, ad accertare il carattere pericoloso o meno delle varie sostanze per le quali, all'epoca, era stato richiesto un riesame dello status. In tale contesto, la Commissione propone, ad esempio, che il piombo e l'atrazina non siano considerate come sostanze pericolose. I deputati, non sono invece dello stesso parere. Innanzitutto, chiedono di aggiungere gli "altri inquinanti" nella lista delle sostanze prioritarie e di classificarli come pericolosi. Poi sollecitano la Commissione a realizzare un riesame di altre decine di sostanze - come l'MTBE e l'ETBE - finora non contemplate né dalla direttiva vigente né dalla proposta della Commissione e di accertarne il carattere "pericoloso" per presentare una proposta relativa alla loro classificazione definitiva entro 12 mesi. Inoltre, respingono la proposta della Commissione di non considerare pericolose delle sostanze per le quali era chiesto il riesame, come appunto il piombo e l'atrazina. Anzi, chiedono agli Stati membri di incoraggiare il settore della pesca a sostituire il piombo utilizzato nelle attrezzature con alternative meno pericolose. Propongono poi di considerare "pericoloso" un pesticida (Alachlor) per il quale la vigente direttiva non chiedeva nemmeno di effettuare un riesame dello status. Il Parlamento, inoltre, chiede alla Commissione di presentare, entro il 31 gennaio 2008, una proposta di revisione della direttiva intesa a includere le diossine e i PCB nell'elenco delle sostanze prioritarie, includendo i corrispondenti standard di qualità ambientale. Ritiene infatti che si tratti di sostanze tossiche, persistenti e bioaccumulabili che comportano notevoli rischi per la salute e che hanno effetti estremamente negativi sulle specie acquatiche, compromettendo così la vitalità del settore della pesca. Standard di qualità e controlli In forza alla direttiva, gli Stati membri devono garantire che la composizione delle loro acque di superficie risponda agli standard di qualità ambientale fissati per le "sostanze prioritarie", espressi come media annua e come concentrazione massima ammissibile, e agli standard di qualità ambientale fissati per gli "altri inquinanti". Il Parlamento, d'altra parte, chiede loro di adottare tutti i provvedimenti necessari affinché le imprese che immettono nell'ambiente idrico acque reflue contenenti sostanze prioritarie, «utilizzino le migliori tecniche disponibili ai fini sia della produzione che del trattamento delle acque reflue». Precisa inoltre che gli Stati membri devono migliorare le conoscenze e i dati disponibili sulle fonti delle sostanze prioritarie e le vie di inquinamento, al fine di individuare opzioni per controlli mirati ed efficaci. Con un emendamento, il Parlamento chiede agli Stati membri di sorvegliare le concentrazioni delle sostanze prioritarie e di altri inquinanti nei sedimenti e nel biota (organismi viventi), mentre la proposta della Commissione chiedeva loro invece di provvedere a far sì che tali concentrazioni non aumentassero. Gli Stati membri devono anche garantire che le concentrazioni di esaclorobenzene, esaclorobutadiene e mercurio indicate (rispettivamente, 10 μg/kg, 55 μg/kg per l’esaclorobutadiene e 20 μg/kg) non vengano superate nei tessuti (peso a umido) di pesci, molluschi, crostacei e altri biota. Al fine di monitorare la conformità agli standard di qualità ambientale di queste tre sostanze, gli Stati membri dovranno introdurre uno standard più severo per le acque in sostituzione dello standard fissato dall’allegato oppure definire uno standard supplementare per il biota. Al riguardo, i deputati, aggiungono che il monitoraggio di altre sostanze può inoltre essere effettuato nei sedimenti o nel biota anziché nell'acqua «se gli Stati membri ritengono che ciò sia più adeguato ed efficace sotto il profilo dei costi». Se vengono evidenziate notevoli concentrazioni di sostanze e gli Stati membri ritengono che esista il rischio di un mancato rispetto degli standard di qualità ambientale per le acque, è anche precisato, dovrà essere effettuato un monitoraggio complementare nelle acque per garantire il rispetto degli standard di qualità ambientale. Per assicurare l'obbligo agli Stati membri di garantire che gli attuali livelli nel biota e nei sedimenti non aumentino, il Parlamento chiede alla Commissione di presentare, entro 12 mesi dalla realizzazione degli inventari delle emissioni, una proposta in materia di standard di qualità applicabili alle concentrazioni delle sostanze prioritarie nei sedimenti o nel biota. Con altri emendamenti i deputati chiedono alla Commissione di esaminare l'informazione scientifica e i progressi tecnici più recenti per quanto riguarda le sostanze che si accumulano nei sedimenti e nel biota e di elaborare SQA in materia. Inoltre, qualora per il raggiungimento degli standard di qualità ambientale si renda necessario vietare determinate sostanze, la Commissione dovrà presentare idonee proposte per la modifica degli atti legislativi vigenti o per l'emanazione di nuovi atti a livello comunitario. Prevedono poi la possibilità per la Commissione di fissare, a livello comunitario, dei valori limite di emissione per determinati impianti, sostanze o fonti puntuali ai fini dell'applicazione dei principi di responsabilità dell'inquinatore e di prevenzione nonché per garantire un'attuazione uniforme da parte degli Stati membri. I deputati chiedono inoltre che gli Stati membri siano autorizzati a adottare misure supplementari - come limiti all'uso o allo scarico di sostanze - in caso di necessità. Area transitoria di superamento dei valori La proposta della Commissione consente agli Stati membri di designare aree transitorie nell'ambito delle quali le concentrazioni di uno o più inquinanti possono superare gli standard di qualità ambientale applicabili, a condizioni che tale superamento non abbia conseguenze sulla conformità del resto del corpo idrico. Il Parlamento limita però questa possibilità ai soli casi in cui, per una o più fonti puntuali, «non esistano soluzioni tecniche per depurare le acque reflue in misure sufficiente». Chiede inoltre agli Stati membri di prevedere un piano d'azione volto a ridurre la portata e la durata di ciascuna area transitoria di superamento «al fine di raggiungere i previsti standard di qualità ambientale entro e non oltre il 2018». Inventario delle emissioni, degli scarichi e delle perdite Se la proposta della Commissione chiede agli Stati membri di elaborare un inventario delle emissioni, degli scarichi e delle perdite di tutte le sostanze prioritarie, il Parlamento aggiunge che devono essere indicate anche le relative fonti originarie e che andranno specificate anche le concentrazioni per i sedimenti e i biota. Ma non solo, chiede anche agli Stati membri di inserire nell'inventario tutte le misure di controllo delle emissioni adottate, di predisporre programmi specifici di sorveglianza per i sedimenti e i biota, nonché di corredare l'inventario di uno scadenziario relativo alla riduzione o all'arresto delle emissioni Gli inventari dovranno essere trasmessi alla Commissione. Secondo la proposta, la Commissione dovrà verificare che le emissioni, gli scarichi e le perdite che risultano dall’inventario siano conformi, entro il 2025, agli obblighi di riduzione dell’inquinamento o di arresto delle emissioni, degli scarichi e delle perdite. I deputati precisano innanzitutto che questa verifica dovrà essere realizzata entro il 2015 ed i suoi risultati dovranno essere presentati al Parlamento. Un emendamento, inoltre, puntualizza che, al momento di effettuare la verifica, la Commissione dovrà tenere conto della fattibilità tecnica e della proporzionalità, dell'applicazione delle migliori tecniche e dell'esistenza di concentrazioni di fondo naturali. Se dalla verifica emerge che è improbabile pervenire al rispetto dei criteri fissati, la Commissione dovrà proporre le necessarie misure comunitarie entro il 2016. Link utili
Proposta della Commissione Riferimenti Anne
LAPERROUZE (ALDE/ADLE, FR) |
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LIFE+: 300 milioni di euro l’anno a favore dell’ambiente Il Parlamento ha approvato il nuovo strumento finanziario che, con più di 2,1 miliardi di euro per sette anni, dovrà favorire l'attuazione del sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente e finanziare misure e progetti con valore aggiunto europeo negli Stati membri. Frutto della conciliazione con il Consiglio, il provvedimento entrerà presto in vigore. Adottando la relazione di Marie Anne ISLER BÉGUIN (Verdi/ALE, FR), l'Aula ha approvato il regolamento che istituisce uno strumento finanziario per l'ambiente ("LIFE+") nella forma delineata dal comitato di conciliazione al termine del quarto round negoziale tra le delegazioni del Parlamento e del Consiglio. Il testo, secondo la delegazione parlamentare, tiene in debito conto le principali richieste formulate nel corso della seconda lettura. LIFE+ raggrupperà tutti i programmi ambientali trattati fino ad oggi da strumenti diversi e sottoposti a procedure e modalità di finanziamento propri: il vecchio programma Life, Forest Focus, il programma per lo sviluppo urbano sostenibile e il programma di sostegno alle ONG ambientali. Questo nuovo quadro complessivo mira a garantire una gestione più efficace, più flessibile e meno burocratica. Il Programma tratta le priorità ambientali che non sono contemplate da altri strumenti comunitari, come i fondi regionali e agricoli, il programma per la competitività e l'innovazione e il programma di ricerca e sviluppo tecnologico. Più in particolare, l’obiettivo generale del Programma è di contribuire all'attuazione, all'aggiornamento e allo sviluppo della politica e della normativa comunitarie in materia di ambiente, compresa l'integrazione dell'ambiente in altre politiche, contribuendo in tal modo allo sviluppo sostenibile. LIFE+ dovrà quindi favorire l'attuazione del sesto programma comunitario di azione in materia di ambiente (6° PAA), comprese le strategie tematiche, e finanziare misure e progetti con valore aggiunto europeo negli Stati membri. LIFE+, come fortemente voluto dai deputati, consta di tre componenti, per ognuna delle quali è stabilito un programma strategico pluriennale che indica i settori prioritari di azione per il finanziamento comunitario: "Natura e biodiversità" (che non figurava nella proposta originaria), "Politica e governanza ambientali", "Informazione e comunicazione". Tipi di progetti finanziabili da LIFE+ I progetti che potranno essere finanziati da LIFE+ dovranno essere di interesse comunitario, apportando un contributo significativo al conseguimento dell'obiettivo generale di LIFE+, essere coerenti e fattibili sotto il profilo tecnico e finanziario e presentare un rapporto costi-benefici soddisfacente. Ove possibile, dovranno promuovere sinergie tra diverse priorità nell'ambito del 6° PAA. Inoltre, al fine di assicurare un valore aggiunto europeo, i progetti dovranno riguardare le migliori pratiche o essere progetti di dimostrazione destinati a dare attuazione alla direttiva sulla conservazione degli uccelli selvatici o a quella sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. Oppure dovranno essere progetti innovativi o di dimostrazione attinenti a obiettivi comunitari in materia di ambiente, compresi lo sviluppo o la diffusione di tecniche, know how o tecnologie finalizzati alle migliori pratiche. O ancora dovrà trattarsi di campagne di sensibilizzazione e formazione specifica per gli agenti implicati nella prevenzione degli incendi boschivi. Potranno essere, infine, progetti finalizzati alla definizione e alla realizzazione di obiettivi comunitari connessi con il monitoraggio a lungo termine e su larga base, armonizzato e completo, delle foreste e delle interazioni ambientali. Più in particolare, tra le misure che potranno essere finanziate da LIFE+, figurano le seguenti:
Specificatamente per la componente "Natura e biodiversità" potranno ottenere un finanziamento le misure di:
Tipi di finanziamento comunitario: sovvenzioni o appalti Il finanziamento comunitario potrà assumere la forma di convenzioni di sovvenzione o di contratti di appalto pubblico. Potranno ricevere finanziamenti tramite LIFE+ organismi, soggetti e istituzioni pubblici e/o privati. Per le sovvenzioni per azioni, la percentuale massima di cofinanziamento sarà del 50% delle spese ammissibili. Tuttavia, eccezionalmente, la percentuale massima di cofinanziamento per LIFE + Natura e biodiversità potrà salire fino al 75% delle spese ammissibili per i progetti riguardanti habitat o specie prioritari ai fini dell'applicazione della direttiva sulla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche o specie di uccelli considerate prioritarie. Nel caso di contratti di appalto pubblico, i fondi comunitari potranno coprire i costi per l'acquisto di beni e servizi. Tali costi potranno comprendere le spese di informazione e comunicazione, preparazione, attuazione, monitoraggio, controllo e valutazione dei progetti, delle politiche, dei programmi e della legislazione. Dotazione finanziaria globale e ripartizione nazionale indicativa La dotazione finanziaria per l'esecuzione di LIFE+ per il periodo compreso tra il 1° gennaio 2007 ed il 31 dicembre 2013 è pari a 2.143.409.000 euro, di cui almeno il 78% dovrà essere usato per sovvenzioni di azioni per progetti. Il 2% dovrà permettere alla Commissione di coprire i costi amministrativi legati al ruolo centrale che, su richiesta dei deputati, le è attribuito nella selezione dei progetti. Inoltre, come richiesto dal Parlamento, almeno il 50% delle risorse di bilancio per LIFE+ destinate alle sovvenzioni di azioni per progetti dovrà essere assegnato a misure a sostegno della conservazione della natura e della biodiversità. Alla Commissione spetterà il compito di assicurare un'equilibrata distribuzione dei progetti per mezzo di una ripartizione nazionale annuale indicativa per i periodi 2007-2010 e 2011-2013, tenendo conto di diversi criteri, come la popolazione complessiva (applicando un fattore di ponderazione del 50%) e la densità demografica di ciascuno Stato membro (fino ad un limite pari al doppio della densità demografica media dell'Unione europea e applicando un fattore di ponderazione del 5%). Inoltre dovrà tenere conto della superficie totale dei siti di importanza comunitaria per ciascuno Stato membro, espressa in percentuale della superficie totale dei siti di importanza comunitaria (applicando un fattore di ponderazione del 25%) e della percentuale del territorio di uno Stato membro coperta da siti di importanza comunitaria in relazione alla percentuale del territorio comunitario coperta da siti di importanza comunitaria (fattore di ponderazione del 20%). Nel compilare l'elenco dei progetti presi in considerazione per il riconoscimento di un sostegno finanziario, la Commissione dovrà prestare particolare riguardo ai progetti transnazionali ove la cooperazione transnazionale si riveli essenziale per garantire la tutela dell'ambiente, in particolar modo la conservazione delle specie. Come richiesto dal Parlamento, dovrà inoltre assicurare che almeno il 15% delle risorse di bilancio per sovvenzioni di azioni per progetti sia assegnato a progetti di questo genere. Gli elenchi dei progetti finanziati tramite LIFE+, dovranno essere pubblicati - anche su Internet - con una breve descrizione degli obiettivi e dei risultati conseguiti e un prospetto sintetico dei fondi erogati. Valutazione intermedia e finale La Commissione provvederà affinché sia attuato un monitoraggio periodico dei programmi pluriennali per valutarne l'impatto. Entro il 30 settembre 2010 dovrà trasmettere al Parlamento europeo una revisione intermedia di LIFE+ che valuti l'attuazione del regolamento nel periodo compreso tra il 2007 e il 2009, proponendo se del caso delle modifiche alle decisioni di attuazione. Entro il 31 dicembre 2012, la Commissione dovrà predisporre una valutazione finale dell'attuazione del regolamento, intesa a determinare il contributo prestato dalle azioni e dai progetti finanziati in base ad esso, sia in termini specifici sia in termini generali, all'attuazione, all'aggiornamento ed allo sviluppo della politica e della normativa comunitarie in materia di ambiente, nonché l'uso che si è fatto degli stanziamenti. Se del caso, tale valutazione potrà essere corredata di una proposta relativa all'ulteriore sviluppo di uno strumento finanziario destinato esclusivamente al settore ambientale, da applicare a decorrere dal 2014. Link utili
Progetto comune approvato dal comitato di conciliazione Riferimenti Marie Anne
ISLER BÉGUIN (Verdi/ALE, FR) |
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Daphne III: tolleranza zero contro la violenza a donne e bambini Il Parlamento ha approvato il Programma inteso a prevenire e combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne e a proteggere le vittime e i gruppi a rischio. Il Programma entrerà quindi presto in vigore e finanzierà azioni volte a promuovere l'adozione di una politica di tolleranza zero nei confronti della violenza - da quella domestica fino alle mutilazioni genitali e ai delitti d'onore - nonché a incoraggiare l'assistenza alle vittime e la denuncia degli episodi di violenza. Adottando la relazione di Lissy GRÖNER (PSE, DE), il Parlamento ha approvato la posizione comune del Consiglio in merito alla decisione che istituisce un programma settennale, per il periodo dal 1° gennaio 2007 al 31 dicembre 2013, inteso a prevenire e combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne e a proteggere le vittime e i gruppi a rischio (Daphne III). La decisione, pertanto, potrà presto entrare in vigore. Dei 53 emendamenti alla proposta della Commissione avanzati in prima lettura dal Parlamento, infatti, il Consiglio ne ha ripresi - in tutto o in parte - 32, anche grazie a negoziati informali che hanno permesso di giungere a un compromesso su taluni punti controversi. E' stato poi deciso che il Parlamento e il Consiglio avrebbero formulato una dichiarazione comune per invitare la Commissione a prendere in esame la possibilità di varare un’iniziativa per l’Anno europeo contro la violenza nei confronti dei bambini, dei giovani e delle donne. Obiettivo: prevenzione e lotta contro la violenza Dotato di 116,85 milioni di euro (rispetto ai 50 milioni di Daphne II per un quinquennio), il Programma persegue l'obiettivo specifico di contribuire alla prevenzione e alla lotta contro tutte le forme di violenza che si verificano nella sfera pubblica o privata contro i bambini, i giovani e le donne, compresi lo sfruttamento sessuale e la tratta degli esseri umani, adottando misure di prevenzione e fornendo sostegno e protezione alle vittime e ai gruppi a rischio. Come richiesto dal Parlamento, è precisato che, ai fini del programma, il termine "bambini" comprende le fasce di età che vanno dagli 0 ai 18 anni. Tuttavia, i progetti che comportano azioni concepite specificamente per gruppi di destinatari quali ad esempio "adolescenti" (13-19 anni) o persone di età compresa tra i 12 e i 25 anni, vanno intesi come destinati ai soggetti indicati come "giovani". E' anche sottolineato che la violenza nei confronti delle donne assume varie forme, che vanno dalla violenza domestica, «che si riscontra a tutti i livelli della società», a pratiche tradizionali dannose associate all'esercizio della violenza fisica contro le donne, «come le mutilazioni genitali e i delitti d'onore». Tipi di azioni Tali obiettivi possono essere realizzati tramite azioni transnazionali (che coinvolgano almeno due Stati membri) o altri tipi di azione volte ad assistere e incoraggiare le organizzazioni non governative (ONG) e altre organizzazioni attive in questo settore, a sviluppare e attuare azioni di sensibilizzazione destinate a pubblici specifici, «al fine sia di migliorare la comprensione e promuovere l'adozione di una politica di tolleranza zero nei confronti della violenza sia di incoraggiare l'assistenza alle vittime e la denuncia degli episodi di violenza alle autorità competenti». Inoltre, queste azioni possono mirare a costituire e sostenere reti multidisciplinari, per rafforzare la cooperazione tra le ONG e le altre organizzazioni attive in questo settore. Possono anche tendere ad assicurare lo scambio, l'individuazione e la diffusione di informazioni e buone pratiche, comprese la ricerca, la formazione, le visite di studio e gli scambi di personale, ad elaborare e sperimentare materiale didattico e di sensibilizzazione, a studiare i fenomeni collegati alla violenza e il relativo impatto sia sulle vittime che sulla società nel suo insieme, compresi i costi sociali, economici e relativi all'assistenza sanitaria, «al fine di combattere le origini della violenza a tutti i livelli della società». Infine, si tratterà di sviluppare e attuare programmi di sostegno per le vittime e le persone a rischio e programmi d'intervento per gli autori delle violenze, garantendo nel contempo la sicurezza delle vittime. Partecipazione e accesso al Programma Il programma è a favore dei bambini, dei giovani e delle donne che sono o rischiano di diventare vittime di violenza. I principali gruppi destinatari del programma sono, tra gli altri, le famiglie, gli insegnanti e gli educatori, gli assistenti sociali, la polizia e le guardie di frontiera, le autorità locali, nazionali e militari, il personale medico e paramedico, il personale giudiziario, le ONG, i sindacati e le comunità religiose. Il programma è aperto alla partecipazione di organizzazioni e istituzioni pubbliche o private (autorità locali al livello appropriato, dipartimenti universitari e centri di ricerca) impegnate a prevenire e combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne, a garantire una protezione contro tale violenza o a fornire sostegno alle vittime. Ma vi possono accedere anche quelle impegnate ad attuare azioni destinate a promuovere il rifiuto di tale violenza o a favorire un cambiamento di atteggiamento e di comportamento nei confronti dei gruppi vulnerabili e delle vittime della violenza. Tipo di sostegno Il finanziamento comunitario può assumere la forma di sovvenzione o di contratto di appalto pubblico. Le sovvenzioni comunitarie, il cui tasso massimo di cofinanziamento sarà specificato nei programmi di lavoro annuali, saranno concesse a seguito dell'esame delle richieste risultanti dagli inviti a presentare proposte. Inoltre potranno essere previste spese per misure complementari, tramite contratti di appalto pubblico. In tal caso i fondi comunitari finanziano l'acquisto di beni e servizi direttamente correlati agli obiettivi del programma. In particolare potranno essere finanziate le spese di informazione e comunicazione, preparazione, attuazione, monitoraggio, controllo e valutazione dei progetti, delle politiche, dei programmi e della legislazione. Come richiesto dal Parlamento in prima lettura, la Commissione dovrà pubblicare annualmente l'elenco dei progetti finanziati nell'ambito del programma, corredato di una breve descrizione di ogni progetto. Link utili
Posizione comune del Consiglio Riferiment Lissy GRÖNER
(PSE, DE) |
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Zero OGM nei prodotti biologici Il Parlamento chiede una normativa più stringente riguardo alla produzione e all'etichettatura dei prodotti biologici, in particolare per evitare le contaminazioni da OGM, la cui presenza accidentale e inevitabile non dovrebbe superare lo 0,1%. I deputati auspicano anche obiettivi più ambiziosi e un campo d'applicazione che comprenda catering e ristoranti. Sono anche sollecitate maggiore attenzione alle varietà locali, l'indicazione del luogo d'origine in etichetta e una vigilanza rafforzata. Con 611 voti favorevoli, 61 contrari e 23 astensioni, il Parlamento ha approvato la relazione di Marie-Hélène AUBERT (Verdi/ALE, FR) che propone una serie di modifiche al regolamento relativo alla produzione e all'etichettatura dei prodotti biologici. Prima di procedere alla votazione, la relatrice ha deplorato l'atteggiamento di chiusura dimostrato dal Consiglio dei Ministri che, nonostante le discussioni intavolate a seguito del rinvio della relazione alla commissione parlamentare, non ha accettato la proposta di conferire la doppia base giuridica al regolamento, consentendo al Parlamento di codecidere su questa materia. La relatrice si è anche rammaricata che la maggioranza dei gruppi politici non abbia accettato la proposta di rinviare la votazione alla prossima sessione al fine di sfruttare quel periodo disponibile per tentare di ottenere maggiori rassicurazioni da parte del Consiglio. Oggi si è proceduto unicamente al voto finale della relazione, visto che gli emendamenti erano stati già adottati nel corso della sessione di marzo. Tra questi figura appunto quello sulla base giuridica. Con una maggioranza schiacciante (565 voti favorevoli, 35 contrari e 38 astensioni), i deputati avevano chiesto che il regolamento fosse adottato con la procedura di codecisione visto che il provvedimento non contempla solo gli aspetti della legislazione relativi all'agricoltura (sulla quale il Parlamento è solo consultato), ma tratta anche di aspetti legati al mercato interno, come i metodi specifici di trasformazione e preparazione dei prodotti biologici nei servizi di catering, nelle mense pubbliche e nei ristoranti. A fronte del rifiuto della Commissione e del Consiglio di cambiare la base giuridica, il Parlamento aveva quindi deciso di rinviare il testo alla commissione parlamentare competente, precludendo così al Consiglio la possibilità di pronunciarsi. Obiettivi più ambiziosi Per i deputati, il regolamento deve fornire «la base per lo sviluppo sostenibile della produzione biologica» e stabilire obiettivi, principi e norme concernenti tutte le fasi della produzione, i metodi di produzione, la trasformazione, la distribuzione, la commercializzazione, l’importazione, l’esportazione, l'ispezione e la certificazione dei prodotti biologici, nonché l’uso di indicazioni relative alla produzione biologica nell’etichettatura e nella pubblicità. Il Parlamento, facendo proprio un emendamento avanzato dai Verdi, precisa inoltre che il provvedimento deve incentivare lo sviluppo sostenibile dei sistemi di agricoltura biologica dell'intera catena biologica di prodotti alimentari e mangimi, assicurare il funzionamento del mercato interno dei prodotti biologici e la concorrenza equa tra produttori, nonché stabilire norme affidabili per i sistemi di produzione e in materia di ispezioni, certificazioni e etichettatura. Campo d'applicazione più ampio e preciso, inclusi il catering e i ristoranti Il regolamento si applica a una serie di prodotti agricoli destinati a essere commercializzati come biologici. Più in particolare, si applica ai prodotti vegetali e animali non trasformati e agli animali vivi nonché a quelli trasformati destinati al consumo umano, nonché ai mangimi. I deputati, inoltre, chiedono che anche altri prodotti come il sale, la lana, le conserve di pesce, i cosmetici, gli integratori alimentari, gli oli essenziali e i cibi per animali domestici siano soggetti alle disposizioni del regolamento. D'altra parte sopprimono ogni riferimento ai prodotti dell'acquacoltura ritenendo che per questi debba essere definita una normativa specifica. Non si applica inoltre ai prodotti della caccia e della pesca di animali selvatici. Diversi emendamenti ampliano l'elenco degli operatori che devono attenersi a queste norme. Così, oltre a quelli che esercitano la produzione primaria, il regolamento si dovrebbe applicare a coloro che si occupano del condizionamento, della trasformazione e della preparazione di alimenti e mangimi, nonché a quelli impegnati nel condizionamento, nel confezionamento, nel magazzinaggio, nell'etichettatura e nella pubblicità di prodotti biologici. Ma anche ai responsabili del magazzinaggio, trasporto e distribuzione nonché dell'esportazione e importazione da e verso la Comunità. Se anche gli operatori che gestiscono l'immissione sul mercato sono interessati dal provvedimento, un emendamento aggiunge le attività di catering, le mense, i ristoranti o altre prestazioni analoghe di servizi alimentari. Per i deputati, infatti, queste operazioni comportano un'ulteriore trasformazione e preparazione di cibi biologici e devono quindi rientrare nel campo d'applicazione del regolamento. Al massimo lo 0,1% di OGM e principio "chi inquina paga" Come avviene in forza alle disposizioni esistenti, la proposta prevede che nella produzione biologica, in linea di principio, non è consentito l'uso di OGM e di prodotti ottenuti da OGM. La stessa proposta asserisce che ciò è infatti incompatibile con il concetto di produzione biologica e con la percezione che i consumatori hanno di tali prodotti. La Commissione afferma che gli OGM non devono quindi essere «intenzionalmente» utilizzati nella produzione e nella trasformazione di prodotti bio, aprendo così la porta alla tolleranza nei confronti di contaminazioni accidentali che rientrano in una certa soglia (si parla dello 0,9% come i prodotti convenzionali). Il Parlamento, invece, sopprime il termine «intenzionalmente» e precisa che «occorre evitare la contaminazione di sementi, fattori di produzione, mangimi e alimenti biologici mediante adeguate normative nazionali e comunitarie basate sul principio di precauzione». Oltre a precisare la definizione di "prodotti ottenuti da OGM", puntualizza poi che non è consentito nemmeno il ricorso a prodotti "con OGM" e sopprime l'eccezione prevista per i medicinali veterinari, promuovendo così il ricorso ai medicinali veterinari biologici già presenti sul mercato. Con un emendamento, insiste sul fatto che gli Stati membri si dotino di un quadro legislativo adeguato, sulla base del principio di precauzione e del principio "chi inquina paga", «al fine di evitare ogni rischio di contaminazione dei prodotti biologici da parte di OGM». Puntualizza inoltre che la presenza di OGM nei prodotti biologici «è limitata esclusivamente a quantità accidentali e tecnicamente inevitabili con un valore massimo dello 0,1%». Ma non solo, un altro emendamento chiede alla Commissione di pubblicare, entro il 1° gennaio 2008, una proposta di direttiva quadro concernente le misure precauzionali tese ad evitare la contaminazione da OGM in tutta la catena alimentare, nonché un quadro legislativo per le norme sulla responsabilità concernenti qualsiasi contaminazione con OGM, sulla base del principio "chi inquina paga". E' inoltre responsabilità degli operatori «prendere tutte le misure di precauzione necessarie onde evitare ogni rischio di contaminazione accidentale o tecnicamente inevitabile da parte di OGM». Gli agricoltori e i fabbricanti di mangimi devono astenersi dall'utilizzare OGM o prodotti derivati da OGM e con OGM. Devono inoltre fornire le prove che la contaminazione non è avvenuta. Un emendamento, peraltro, impone agli agricoltori o a qualsiasi altro fornitore di prodotti biologici che acquistano presso terzi i prodotti che utilizzano per la produzione di alimenti o mangimi biologici, di accertarsi che questi non siano ottenuti o derivati da OGM e che non contengano o siano costituiti da OGM. E' poi anche precisato, che in caso di contaminazione accidentale o tecnicamente inevitabile con OGM, gli operatori devono essere in grado di fornire prove di «aver adottato tutte le misure necessarie per evitare siffatta contaminazione». Sviluppo dei prodotti autoctoni, senza chimica né radiazioni Una serie di emendamenti precisa che l'agricoltura biologica è pienamente in linea con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile fissati dall'UE nel contesto dell'agenda di Göteborg. Per i deputati, infatti, contribuisce alla realizzazione dello sviluppo sostenibile, dà origine a prodotti sani e di alta qualità e utilizza metodi di produzione sostenibili sul piano ambientale. Più in particolare, la produzione biologica assicura l'equilibrio sostenibile tra suolo, acque piante e animali. Inoltre, contribuisce a mantenere processi di preparazione tradizionali degli alimenti di qualità e a migliorare le piccole aziende e le imprese a carattere familiare. Ma i metodi di produzione biologica devono anche favorire e mantenere un alto livello di diversità biologica e genetica nelle aziende e nei loro dintorni, «riservando particolare attenzione alla conservazione delle varietà locali che si sono adattate e alle razze autoctone». E' anche precisato che soltanto gli organismi viventi e i metodi di produzione meccanici sono da utilizzare ed è sottolineato che l'impiego di prodotti fitosanitari sintetici «è incompatibile con la produzione biologica». Le sostanze trattate chimicamente o di sintesi devono pertanto essere rigorosamente limitate a casi eccezionali e possono essere impiegate solo se non vi sono alternative naturali in commercio. Altri emendamenti precisano poi che non sono consentite le radiazioni ionizzanti e le produzioni con coltivazioni idroponiche o altre coltivazioni o allevamenti senza suolo. Va anche limitato l'impiego di risorse non rinnovabili e promosso l'uso di quelle rinnovabili. Etichettatura più chiara: indicare il luogo d'origine dei prodotti Il termine "biologico", nonché i rispettivi derivati e abbreviazioni, possono essere utilizzati, singolarmente o in abbinamento, nell’insieme della Comunità e in qualsiasi lingua comunitaria, nell’etichettatura e nella pubblicità di prodotti ottenuti e controllati o importati a norma del regolamento. Nel caso di prodotti trasformati, un emendamento precisa che tali termini possono essere utilizzati unicamente nella designazione e etichettatura del prodotto di cui almeno il 95% per peso degli ingredienti del prodotto di origine agricola (esclusi l'acqua e il sale) proviene da produzione biologica e tutti gli ingredienti essenziali provengono dalla produzione biologica. Questi termini possono poi essere indicati nella lista degli ingredienti, ma solo se le informazioni sugli ingredienti biologici vengono fornite nello stesso modo e utilizzando lo stesso colore, la stessa dimensione e lo stesso tipo di caratteri utilizzati per gli altri ingredienti. Tali prodotti, è anche precisato, non possono recare un logo che rimanda alla produzione biologica. D'altra parte, il termine "biologico" (o equivalenti) non può essere apposto sulle etichette che recano anche l'indicazione che il prodotto contiene, è costituito, è derivato o è prodotto da o con l'ausilio di OGM, ovvero in presenza della prova che il prodotto, l'ingrediente o il mangime utilizzato siano stati contaminati da OGM. Il Parlamento aggiunge inoltre che non è possibile ricorrere a tale termine per designare prodotti che sono stati contaminati accidentalmente da OGM in misura superiore alla soglia dello 0,1%. Sulle etichette dei prodotti biologici deve essere anche indicato l'organismo di controllo che certifica il rispetto delle disposizioni sulla produzione biologica. Un emendamento, inoltre, chiede che sia resa obbligatoria l'indicazione del luogo di origine del prodotto o delle materie prime agricole di cui è composto il prodotto, e cioè se si tratta di un prodotto originario dell'UE, di paesi terzi o di una combinazione di paesi. Il luogo di origine dev'essere poi completato dal nome di un paese se il prodotto o le materie prime da cui è ottenuto provengono dal paese in questione. Per i deputati, infatti, l'origine del prodotto spesso si ricollega alla qualità e alle sue caratteristiche, che sono elementi sempre più rilevanti nei prodotti di qualità come quelli biologici. Per i deputati, inoltre, deve essere obbligatorio apporre anche il logo europeo e l'indicazione "BIOLOGICO", in lettere maiuscole. In proposito, la Commissione proponeva di rendere facoltativa questa indicazione che, peraltro, doveva essere "UE-BIOLOGICO". I deputati, hanno soppresso il suffisso "UE" per evitare che i consumatori siano tratti in inganno quanto all'origine del prodotto, visto che l'indicazione va apposta anche sulle etichette dei prodotti importati. Il logo, che secondo i deputati «costituisce il principale simbolo identificativo dei prodotti biologici in tutto il territorio dell'Unione europea», sarà definito dalla Commissione e dovrà essere utilizzato nell'etichettatura, nella presentazione e nella pubblicità dei prodotti ottenuti e controllati o importati a norma del regolamento. Un emendamento precisa poi le disposizioni in merito all'etichettatura dei prodotti provenienti da aziende in via di conversione al biologico. Controlli rafforzati, anche sulle importazioni Il rispetto delle disposizioni del regolamento sarà garantito da organismi di controllo «accreditati» conformemente alla norma EN45011 che prevede, in particolare, garanzie in materia di indipendenza e competenza. Saranno questi a dover eseguire i controlli e, come indicato in un emendamento, le ispezioni e le certificazioni. In ogni caso, suggeriscono i deputati, gli Stati membri devono assicurare che il sistema di controlli istituito «consenta la tracciabilità dei prodotti in ogni fase della produzione, preparazione e distribuzione» per dare ai consumatori la garanzia che i prodotti biologici sono stati prodotti nel rispetto del regolamento». Un emendamento precisa poi a quali condizioni un prodotto importato può essere immesso nel mercato comunitario etichettato come biologico. Innanzitutto, tale prodotto deve essere conforme alle disposizioni del regolamento. Più in particolare, il prodotto in questione dev'essere stato ottenuto secondo norme di produzione equivalenti a quelle applicate alla produzione biologica nella Comunità, tenendo conto delle linee guida del Codex Aliemtarius. Inoltre, le aziende di produzione, importazione e commercializzazione devono essere sottoposte a controlli equivalenti a quelli comunitari eseguiti da un'autorità o un organismo ufficialmente riconosciuto dalla Comunità e possono fornire in qualsiasi momento gli elementi di prova che attestano la conformità con i requisiti del regolamento. Il prodotto dev'essere quindi coperto da un certificato rilasciato dall'autorità di controllo competente che ne attesta la conformità con il regolamento. Background - il biologico in Italia e in Europa L'Italia è il quarto produttore mondiale e primo nella UE di derrate biologiche. Da sola conta un terzo delle imprese biologiche europee (49.859) e un quarto della superficie bio dell'Unione (1.067.101,66 ettari). I principali orientamenti produttivi interessano foraggi, prati e pascoli, e cereali, che nel loro insieme rappresentano oltre il 70 per cento circa della superficie ad agricoltura biologica mentre seguono, nell' ordine, le coltivazioni arboree (olivo, vite, agrumi, frutta) e le colture industriali. Per le produzioni animali risultano allevati con metodo biologico 222.516 bovini da latte e carne, 825.274 ovi-caprini, 977.537 polli, 31.338 suini, 1.293, conigli e 72.241 alveari di api. Gli altri principali Stati membri in cui le produzioni biologiche sono importanti sono la Spagna (926.390 ettari), la Germania (807.406 ettari), il Regno Unito (619.852 ettari) e la Francia (560.838 ettari). In merito alla possibilità di tollerare una soglia accidentale di OGM nei prodotti biologici, un'indagine Coldiretti-ISPO del 2006 su “Opinioni degli Italiani sull'alimentazione” ha rilevato che si verificherebbe un crollo del 60 per cento nei consumi. Ciò sarebbe dovuto a una crisi di fiducia nei confronti di alimenti scelti e pagati con un differenziale di prezzo proprio perché garantiscono sicurezza e naturalità nel metodo di produzione. In Italia, inoltre, ben 2.355 comuni su un totale di 8.106 (pari al 29 per cento) hanno adottato delibere contro il biotech nei propri territori con il supporto della coalizione "Liberi da Ogm". Questa ha anche predisposto un Manifesto per impedire che la contaminazione da biotech del biologico italiano possa concretizzarsi. Link utili
Proposta della Commissione Riferimenti Marie-Hélène
AUBERT (Verdi/ALE, FR) |
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Prodi al Parlamento: no a compromessi al ribasso sulla Costituzione Rivolgendosi all'Aula, Romano Prodi ha difeso le riforme ambiziose del Trattato costituzionale che permettono di far fronte alle sfide interne, esterne e istituzionali dell'UE. Sostenendo la necessità di definire nuove regole prima delle elezioni europee del 2009, non ha escluso la formazione di un'avanguardia di paesi che procedano a un'Unione più stretta. L'Italia, ha ammonito, non accetterà uno stravolgimento del pacchetto istituzionale esistente e non sottoscriverà compromessi al ribasso. Introduzione del Presidente del Parlamento europeo Hans-Gert PÖTTERING, esprimendosi in italiano, ha espresso grande piacere nell'accogliere Romano Prodi al Parlamento europeo per discutere assieme del Futuro dell'Europa. Ha quindi proseguito sostenendo che l'Italia, uno dei Paesi fondatori, «è sempre stata all'avanguardia nel guidare il processo di integrazione europea». E anche in questo periodo in cui stiamo cercando di trovare una soluzione all'impasse in cui versa il processo di integrazione europea, «l'Italia gioca un ruolo determinante» nella ricerca di una soluzione che possa essere da tutti accolta. Ha quindi rivolto un particolare ringraziamento al Presidente della Repubblica italiana, «l'amico Giorgio Napolitano», per la fruttuosa collaborazione instaurata al fine di fare della riforma dei Trattati un successo. Il Presidente del Parlamento, ha aggiunto, «sa che quando parla non ha solo il supporto del Parlamento ma anche quello dell'Italia, e questo gli da più forza». Parlando in tedesco, ha poi ricordato le celebrazioni di Roma per il cinquantesimo anniversario della firma dei Trattati: 50 anni di pace, di stabilità e di benessere. Tuttavia, ha proseguito, occorre guardare al futuro. L'UE deve affrontare delle sfide e occorre quindi dimostrare la volontà a favore delle riforme necessarie. Nel rammentare il ruolo svolto da Romano Prodi - quando era Presidente della Commissione - nella definizione della costituzione, ha sottolineato il lavoro della Presidenza tedesca nella ricerca di una soluzione soddisfacente per tutti gli Stati membri, compresi i 18 che hanno ratificato il trattato costituzionale, che rappresentano la maggioranza della popolazione europea. Il Presidente ha quindi concluso sostenendo che il Parlamento europeo non si accontenterà di risultati che non siano nell'interesse dei cittadini. Intervento del Presidente del Consiglio della Repubblica italiana Il Presidente del Consiglio Romano PRODI ha anzitutto sottolineato che si sta vivendo un «momento cruciale per il futuro dell’Europa e della costruzione europea» e che, al termine della Conferenza Intergovernativa il cui avvio sarà deciso a giugno, «dovremo poter dire di essere stati all’altezza degli impegni che ci siamo assunti, tutti insieme, il 25 marzo scorso a Berlino». Si tratta, ha spiegato, di decidere di cosa ha bisogno l’Europa «per poter affrontare le sfide che il mondo ci impone», poiché «ormai dovremmo aver capito che la capacità di noi europei di interpretare il mondo globale e coglierne le opportunità dipende da come sapremo far funzionare le nostre istituzioni comuni». Al riguardo, ha subito aggiunto, «con molta franchezza», di non condividere quanti continuano a contrapporre la necessità di produrre risultati alla necessità di rafforzare le istituzioni europee, visto che è proprio per avere più risultati che sono necessarie «istituzioni comuni più forti ed efficaci!». Tuttavia, «questa volta non partiamo da zero». Nell’ottobre del 2004, ha infatti spiegato, i paesi europei hanno tutti sottoscritto un Trattato e 18 paesi lo hanno addirittura ratificato. Osservando poi come in questi ultimi due anni sono state ascoltate soprattutto «le ragioni di chi esita», ha sottolineato che «è venuto il momento di ascoltare chi quel trattato del 2004 lo ha ratificato, chi si è impegnato, anche di fronte ai propri cittadini, a continuare quel percorso». Ritenendo ancora valido l'assunto - «fondamentale e ineccepibile» che ha portato al Trattato costituzionale - secondo cui l’Europa non può avere risultati ambiziosi senza riforme altrettanto ambiziose, il Presidente del Consiglio ha sostenuto che occorre archiviare «i lutti e le pause di riflessione degli ultimi due anni» e pensare «con serietà e responsabilità al nostro futuro e a quello dei nostri figli». Ha inoltre spiegato ce non si tratta solo di definire nuove regole ma anche di affrontare altre esigenze egualmente prioritarie, «senza cui l’Europa non potrà funzionare»: un bilancio degno di questo nome e delle vere politiche sulle grandi sfide imposte dalla contemporaneità: energia, cambiamenti climatici, divario nord-sud… Riguardo alla questione «più urgente», ossia l'esigenza di superare l’impasse costituzionale e riformare le istituzioni, il Presidente del Consiglio ha affermato che è indispensabile tener fede a un principio che è alla base del nostro stare nell’Unione europea, «un principio talmente fondamentale che definisce l’etica stessa del nostro stare assieme». Ossia che nello sviluppo della costruzione europea «occorre sempre fare uno sforzo per comprendere le ragioni degli altri, farsene in qualche modo carico». Sottolineando che «noi questo sforzo lo abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo», ha quindi affermato di aspettarsi che gli “altri” «si facciano egualmente carico delle nostre aspirazioni», ossia di una unione «sempre più forte e più stretta». In riferimento al Consiglio europeo di giugno, il Presidente del Consiglio ha posto in luce il fatto che, questa volta, «il rispetto dei tempi è direttamente collegato a una questione di democrazia». Nel 2009, infatti, gli elettori europei dovranno «sapere su quale tipo di Europa sono chiamati a pronunciarsi». Il mandato della Conferenza Intergovernativa, ha quindi affermato, dovrà «essere preciso e selettivo», «indicando puntualmente i pochi nodi negoziali significativi e, soprattutto, come scioglierli». Solo così, ha spiegato, «riusciremo a onorare la promessa di definire le nuove regole entro il 2009». Viceversa, con un mandato aperto, la Conferenza difficilmente si chiuderebbe per la fine del 2007, e i tempi per i passaggi a livello nazionale del nuovo accordo non permetterebbero di completare il processo per i primi mesi del 2009: «l’impasse sarebbe insomma automatica». Invitando tutti a rileggere il Trattato costituzionale del 2004, il Presidente del Consiglio ha affermato che si tratta di «un testo bello, importante e con un grande respiro europeo», e che, soprattutto nella prima parte, «trasmette in modo chiaro e comprensibile il senso e la visione della grande impresa comune che abbiamo intrapreso». Ha quindi esortato a pensare bene «prima di archiviarlo e imboccare la via degli innesti a pettine, totali o parziali che siano, nei trattati esistenti». Oltre a tutto, ha insistito, si perderebbe «un patrimonio di semplicità e leggibilità a scapito della comprensione dei cittadini e, quindi, della loro adesione al progetto europeo!». Si perderebbe soprattutto «un testo che corrisponde a una coerente concezione dell’Europa, che sa coniugare le aspirazioni ideali di molti di noi con l’esigenza di dare alla nostra Unione regole più solide e mezzi adeguati per far fronte alle nuove sfide». Il Presidente del Consiglio ha poi osservato con rammarico che lo svolgimento dei negoziati sino a questo momento induce a ritenere che, «purtroppo», si dovrà rimettere mano al testo del 2004, anche se, così facendo, «ci priveremmo di qualcosa di molto importante!». Si tratterebbe, ha insistito, «di un sacrificio enorme, di un prezzo molto alto da pagare per quanti hanno ratificato e investito democraticamente nella ratifica». Per tale motivo, «non potremo accettare uno stravolgimento del pacchetto istituzionale esistente». Il rafforzamento della politica estera e di sicurezza comune attraverso un Ministro degli Esteri, una Presidenza stabile del Consiglio, l’estensione del voto a maggioranza qualificata, il superamento della struttura su tre pilastri e la personalità giuridica dell’Unione, ha spiegato, «sono tutti aspetti per noi essenziali, che vanno quindi salvaguardati». A suo parere, il trattato costituzionale de 2004 «fornisce risposte convincenti» in merito alla difesa del modello sociale europeo e alla realizzazione di un autentico spazio di libertà, sicurezza e giustizia, alla lotta al terrorismo e alle sfide globali dell’energia e del cambiamento climatico, nonché alla struttura dell'Unione europea. Vogliamo veramente sacrificarle in nome di un approccio al ribasso, di una corsa al minimo comune denominatore vogliamo davvero rischiare di aumentare la complessità del sistema limitandoci a qualche ritocco di superficie, vogliamo davvero continuare ad avanzare “col volto mascherato" per il timore di mostrare l’Europa vera ai nostri cittadini, ha quindi chiesto il Presidente, esortando i deputati a «non assecondare la retorica negativa sull’Europa». «Mostriamola invece questa Europa. Con orgoglio. Facciamo vedere a tutti cosa ha saputo darci in termini di pace e benessere, spieghiamo quanto è fondamentale per le nostre esistenze. Diciamo una volta per tutte ai nostri concittadini che in un mondo che è oramai sistema di continenti non ha senso per uno Stato e per i suoi cittadini vivere al di fuori di un aggregato politico ed economico forte al suo interno e autorevole all’esterno». Il Presidente ha quindi affermato che l’Italia dunque lavorerà in questo negoziato per giungere a un compromesso alto. Ma, ha spiegato, se un’intesa a 27 dovesse rivelarsi impossibile, sarà necessario immaginare «come permettere ai Paesi che lo desiderino di andare avanti davvero nella costruzione dell’unità dell’Europa». Pur auspicando che ciò non avvenga, il Presidente del Consiglio ha quindi affermato come «non si debba necessariamente procedere tutti insieme, alla stessa velocità». Già oggi, ha ricordato, alcune delle scelte politiche più significative dell’Europa, come l’Euro e la creazione dello spazio Schengen, sono state realizzate solo da alcuni Stati membri. Non contro qualcuno, senza escludere gli altri e mantenendo anzi la porta aperta, e in futuro dovrà quindi prevalere questo stesso approccio costruttivo «su ogni tentazione di veto». Sostenendo che l’Italia ha sempre ritenuto che essere europeisti fosse il miglior modo di essere lungimiranti, ha spiegato che, oggi, «lungimiranza ... significa anche porsi il problema di permettere ai popoli che lo desiderano di realizzare le loro ambizioni di unione nei tempi e nei modi a essi più congeniali». Altrimenti si rischia l’insabbiamento del progetto europeo. L’Italia, ha affermato il Presidente del Consiglio, «darà il massimo appoggio alla Presidenza tedesca e poi a quella portoghese perché il Consiglio europeo del 21 e 22 giugno e la Conferenza intergovernativa che seguirà, siano un successo in cui tutti i Paesi membri possano riconoscersi. Allo stesso tempo, ha precisato che se il compromesso non dovesse essere convincente, l’Italia non lo sottoscriverebbe e un’avanguardia di Paesi «potrebbe a quel punto rivelarsi il modo migliore per proseguire il percorso verso una unione sempre più stretta». A condizione, però, «che sia sempre lasciata la porta aperta a chi volesse entrare a farne parte in un momento successivo». Ha quindi lanciato «un appello forte» ai parlamentari e, soprattutto, ai parlamentari europei, il cui ruolo «è insostituibile per far comprendere ai cittadini qual è la posta in gioco»: solo se al lavoro dei governi si affiancherà il vostro lavoro, potremo creare le condizioni per il successo del negoziato costituzionale. Dobbiamo essere consapevoli, ha concluso, che «non possiamo fallire, pena il declino di un’idea avanzata di Europa che sa essere attore nel mondo grazie ai valori che ne costituiscono le fondamenta». Rischieremmo, insomma, «di tornare ad essere la piccola appendice occidentale del continente asiatico a cui la Storia fatalmente ci condannerebbe». Interventi in nome dei gruppi politici Per Joseph DAUL (PPE/DE, FR) «l'Europa avanza» e dimostra che costituisce il livello di decisione necessario, efficace e legittimo. Ha quindi reso omaggio all'impegno storico, e più che mai d'attualità, del popolo italiano a favore del progetto europeo. Dopo una lunga fase di incertezza, ha proseguito, il rilancio istituzionale si delinea e la Presidenza tedesca ha fatto bene a farne una priorità. «Andare veloci e permettere all'Europa di avanzare», è questo il mandato ricevuto dal nuovo Presidente francese Nicolas Sarkozy e questa dinamica, ha insistito, «è già sostenuta da diversi Stati membri». Ciò che occorre adesso, ha proseguito, è «azione e flessibilità», poiché mancano solo quattro settimane al Consiglio europeo. Si dovrà giungere alla redazione di un nuovo trattato entro la fine dell'anno e la sua ratifica dovrà aver luogo prima delle elezioni del 2009. «Dovrà essere gettato un ponte tra i 18 paesi che hanno detto sì, i due che hanno detto no e quelli che non si sono ancora pronunciati», e ogni Stato membro dovrà sforzarsi di riavvicinare le opinioni pubbliche. Il leader dei popolari ha quindi ammonito che si potrà avere successo unicamente se ci si concentra sulle cose essenziali: il voto a doppia maggioranza e l'estensione del voto a maggioranza qualificata, il principio di sussidiarietà e la ripartizione delle competenze tra l'UE e gli Stati membri, la Presidenza stabile, la rappresentanza comune internazionale e la Carta dei diritti fondamentali. L'Europa, ha aggiunto, ha bisogna di un'identità sul piano economico e commerciale per garantire che i partner internazionali rispettino le norme europee in campo ambientale e sociale. Dovrà inoltre vigilare affinché non emerga una concorrenza fiscale all'interno dell'UE. Il pragmatismo, insomma, «deve prevalere sul dogmatismo» e «la buona volontà deve essere più forte della malafede». Facendo poi riferimento al recente Vertice UE-Russia, il deputato ha sottolineato la vittoria dell'Europa nell'affermare le sue convinzioni e i suoi ideali. Ha infine sottolineato l'importanza fondamentale della dimensione euromediterranea. Martin SCHULZ (PSE, DE) ha anzitutto ringraziato il Presidente del Consiglio italiano per le parole «incoraggianti» che coincidono pienamente con la visione del proprio gruppo politico. Ha voluto anche ringraziarlo per la chiarezza e, in proposito, si è rallegrato che alla Conferenza intergovernativa (CIG) parteciperà un Primo Ministro «forte e non disposto al compromesso ad ogni costo», che sarebbe una sconfitta per il processo di unificazione europea. Il leader socialdemocratico ha poi ricordato che, subito dopo la firma del Trattato di Nizza, i capi di Stato e di governo erano coscienti che esso non era sufficiente a permettere l'ampliamento ed è per questo motivo che si è convocata una Convenzione che ha poi portato alla CIG. Il problema è che il Trattato di Nizza è ancora in vigore e l'ampliamento è stato fatto lo stesso, ha esclamato. Il deputato ha quindi esortato a non dare spazio «a chi vuole distruggere l'Europa», chi vuole tornare a Nizza, ha aggiunto, «non venga alla CIG!». Ha quindi voluto sottolineare che dei 18 Stati membri che hanno ratificato il Trattato costituzionale, 2 lo hanno fatto tramite referendum (Spagna e Lussemburgo), e questo andrebbe detto ai cittadini, invece di parlare solo dei due referendum negativi in Francia e Paesi Bassi. L'UE è un modello di successo, ha proseguito, poiché ha portato pace, stabilità sociale e crescita economica ed ha esportato i propri valori. Per conservarlo, ha affermato il deputato parafrasando la celebre frase del "Gattopardo", «occorre però modificarlo» e, ha concluso, «l'UE deve lottare come un gattopardo per conservare questo successo». Dopo aver augurato il bentornato a Romano Prodi, Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) ha sottolineato che, a cinquant'anni dalla firma dei trattati, l'Italia è tornata al cuore del progetto europeo. Con il Presidente Napolitano, ha aggiunto, il Presidente del Consiglio ha «trasformato l'Italia da osservata speciale a partner speciale». Accennando alle critiche rivolte al governo Prodi dopo un anno di attività, il leader liberldemocratico ha ricordato che, come dopo il primo anno alla presidenza della Commissione, queste critiche si riveleranno senza fondamenta. In proposito ha ricordato che l'ampliamento e l'euro sono «i gioielli della corona europea» e che un governo si giudica dai risultati e non dalle apparenze. E' l'Italia, ha aggiunto, che ha guidato le forze europee in Libano e che ha spinto per una moratoria universale sulla pena di morte. Nei prossimi cinquant'anni, ha quindi proseguito, occorrerà esportare i successi dell'Europa, poiché le sfide globali - come i cambiamenti climatici, la crescita della popolazione e la proliferazione nucleare - hanno messo in luce «l'inadeguatezza dell'unilateralismo». E, per il deputato, non vi è miglior modello al mondo di quello europeo. Sostenendo che gli euroscettici «sentono ma non ascoltano», ha affermato che Romani Prodi ha ascoltato il consiglio di Cavour che aveva scoperto come ingannare i diplomatici: «dico la verità e non mi credono». Citando poi quanto detto a Berlino dal presidente del Consiglio - «per creare abbiamo bisogno di buon senso, di pazienza, di fede ma anche di un pizzico di follia» - ha sottolineato che occorre anche determinazione per affrontare il futuro. Più Europa e non meno Europa è la chiave per la competitività, per la sicurezza e per la giustizia, ha affermato sottolineando come sia quindi vitale trovare una soluzione istituzionale nei prossimi mesi. Poiché «solo istituzioni più forti possono costruire un'Europa più forte». Citando infine Leonardo da Vinci - "Non si volta chi a stella è fisso" - il deputato ha quindi ringraziato il Presidente del Consiglio per aver mantenuto fede alla sua visione. «L'urgenza è approvare il nuovo trattato», ha esordito Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT) sottolineando che ciò va di pari passo con la necessità di semplificare e di rendere l'Unione più comprensibile per i cittadini. Ma, ha ammonito, «banalizzare le difficoltà che esistono e sono la radice dei dubbi, che fino ad oggi hanno impedito di trovare il consenso, non è certo la strada». Il Presidente del Consiglio italiano, già Presidente della Commissione, «non può non essere consapevole che a proposte fumose e generiche corrispondono risposte fumose e inconcludenti, proprio il contrario di ciò che vogliono i cittadini». La crisi è evidente e non banale e perciò «necessita di soluzioni adeguate ai tempi sempre più stretti». Per tale motivo, si è detta convinta che gli sforzi del Cancelliere tedesco e le dichiarazioni del Presidente Sarkozy «hanno ridato speranza a noi europeisti». Noi, ha spiegato, «cerchiamo ciò che è realizzabile, non ciò che è impossibile!». Crediamo, ha aggiunto, «che il compromesso, quando è alto e onorevole, sia alla base della politica, mentre «quando si parla di "no ai compromessi" è perché si sono già fatti compromessi di poca importanza e di poco valore etico». Per la deputata occorre quindi abbandonare i progetti non realizzabili in tempi brevi e consolidare invece quanto trova immediato consenso: maggiore agibilità delle nostre istituzioni; maggiore applicazione della sussidiarietà; politica comune per le frontiere; lotta al terrorismo; rilancio dell'economia e della competitività per la realizzazione, senza più tentennamenti, delle infrastrutture necessarie in tema di mobilità; politica energetica comune; difesa del patto sociale; regole chiare che impediscono la concorrenza sleale con una posizione più forte dell'Unione nell'OMC; e armonizzazione delle legislazioni penali per quanto riguarda i reati di violenza contro l'infanzia. I cittadini, ha aggiunto, non possono avere fiducia in capi di governo che a Strasburgo delineano l'Europa con parole semplici e «nel loro paese non realizzano i progetti che l'Europa ha approvato». Ha quindi spiegato che «Strasburgo chiede una politica estera comune, non che facciamo i solisti come è avvenuto in Afghanistan». Inoltre, «diminuisce la fiducia dei cittadini, quando la sicurezza delle frontiere non è garantita, per una confusa contraddittoria politica sull'immigrazione e i primi a subirne danno sono gli immigrati regolari». La TAV, approvata in tutte le sedi comunitarie, «è bloccata per divergenze in sede al governo italiano e parimenti è fermo lo sviluppo». Ha quindi concluso sottolineando che occorre ricordare che a tutt'oggi i membri della Convenzione europea, i membri italiani, «non sono stati mai chiamati per avere uno scambio di idee e per dare il loro contributo» ed ha quindi esortato «meno parole e più fatti!». Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT) ha anzitutto augurato il benvenuto al Presidente Prodi, «anche perché ultimamente non sono purtroppo così frequenti i discorsi convintamene impegnati a favore di una soluzione alta della crisi costituzionale», temendo peraltro che il discorso del Premier olandese sarà domani di tutt'altro tenore. La deputata si è detta poi d'accordo sull'esigenza di comprendere le ragioni degli altri, «ma l'esperienza ci insegna che sono quasi sempre le ragioni dei contrari a vincere e che, alla fine, anche i governi più pro-europei, si sono via via piegati alle ragioni di coloro che vedono nella dimensione intergovernativa e nel rapporto di forza di Stati, la vera dimensione del governo europeo». Augurandosi quindi che il governo italiano non accetterà compromessi al ribasso, ha sottolineato che ai Verdi piacerebbe molto «un'Europa armoniosa, innovativa e veramente sostenibile e unita», ma fino adesso «i ricatti li hanno fatti soltanto coloro che hanno voluto frenare la soluzione della crisi costituzionale» e «questa è una realtà che non può passare sotto silenzio». Per uscire dall'impasse, ha quindi spiegato, ci dovrà essere una forte alleanza fra i 18 paesi che hanno ratificato questo Parlamento, la Commissione, alcuni parlamenti nazionali, «per resistere alla tendenza allo smantellamento del trattato costituzionale». Altri due temi importanti, a suo parere, sono la questione della Carta dei diritti fondamentali e la riforma della clausola di revisione. A quest'ultimo proposito ha infatti affermato «non è più possibile andare avanti così, con un trattato adottato sempre all'unanimità e lasciando fuori il Parlamento europeo». Inoltre, i governi devono avere il coraggio di parlare all'opinione pubblica delle scelte da fare, delle divisioni che esistono sul futuro dell'Europa e cercare il loro sostegno. Ha poi esortato a non nascondersi «in misteriosi negoziati segreti» e a «non buttare fuori questo Parlamento dalla riforma sulla Costituzione europea», perché l'esperienza dimostra che nei segreti dei negoziati intergovernativi, vincono gli altri. La deputata ha quindi concluso sostenendo di non aver paura della discussione sul nocciolo duro, «anche se non ci piace», e di essere convinta che «soltanto mettendo alcuni governi e alcuni popoli di fronte alla scelta dentro o fuori, alla fine decideranno di stare con noi». Francis WURTZ (GUE/NGL, FR), facendo riferimento ai 12 quesiti posti dalla Presidenza tedesca sulla questione costituzionale, ha affermato che vi sono altre domande che occorre porsi e alle quali nessuno ha mai risposto: dove rischia di condurci un libero scambio senza ostacoli? Mentre altri si interrogano sulla guerra fiscale tra gli Stati membri o sullo Statuto della Banca centrale europea. O ancora, quale discontinuità con la situazione attuale è auspicabile o accettabile e in quale misura la democrazia si ferma dove comincia l'economia di mercato? Insomma, ha concluso, a parte le innovazioni istituzionali a quali cambiamenti si è pronti? Per Nigel FARAGE (IND/DEM, UK), il Premier Prodi ha nuovamente confermato il suo credo negli Stati Uniti d'Europa e si è quindi complimentato con lui, pur non condividendo, per la sua onestà. Dopo aver ironizzato sul fatto che Romani Prodi è il 39° Presidente del Consiglio degli ultimi 60 anni, ha affermato di non volere il modello di giustizia europeo, visto cosa ha subito Mario Scaramella nell'affaire relativo all'uccisione di Alexander Litvinenko. Ha poi voluto precisare che gli Stati membri che hanno ratificato la Costituzione non sono 18 bensì 16 e, in proposito, ha chiesto di non ignorare la volontà dell'opinione pubblica e di non imporre quindi il Trattato. Secondo Jean-Marie LE PEN (ITS, FR), gli eurocrati della Commissione e del Consiglio hanno avuto un sospiro di sollievo in occasione delle elezioni presidenziali francesi, visto che l'elezione di uno dei tre candidati - Sarkozy, Royal o Bayrou - avrebbe permesso di rimettere la Costituzione in carreggiata. Eppure, ha aggiunto, i francesi l'hanno respinta, compresa la parte istituzionale «che ora si cerca di rifilarci in sordina». Ai vostri occhi, ha proseguito, la vittoria di Sarkozy va anche meglio visto che intende procedere alla ratifica parlamentare invece di consultare i francesi. Appena eletto, ha insistito, Sarkozy «si è precipitato a Berlino per confermare il suo attaccamento al Super Stato europeo e la sua volontà di non essere che il governatore di una provincia europea». Per il deputato, il nuovo Presidente francese, eletto con il 53% dei suffragi, «tradisce il 55% dei cittadini che hanno votato "no" nel maggio 2005». Replica del Presidente del Consiglio della Repubblica italiana Romano PRODI ha ringraziato per il dibattito «costruttivo e franco» che ha messo in rilievo posizioni molto diverse fra di loro, riguardo al futuro dell'Unione europea, a volte «inconciliabili». Si tratta, ha spiegato, di un problema che va affrontato, discusso, portato avanti in modo democratico, aperto, come sempre avviene e come sempre è avvenuto nell'ambito del Parlamento europeo. Ha poi voluto ricordare «il lungo cammino» verso il trattato costituzionale: i 18 mesi della Convenzione, i dibattiti, il coinvolgimento dei parlamenti nazionali, del Parlamento europeo. Non è stato un dibattito chiuso, poiché è nato dai rappresentanti del popolo ed è stato sottoscritto dai governi eletti dal popolo! Il Presidente del Consiglio ha poi sottolineato che il progetto di Costituzione era già un compromesso! Un compromesso che è stato accettato, anche da chi auspicava ulteriori spinte in avanti, per realismo politico, poiché in quel momento le circostanze storiche permettevano solo questo. Ora, ha aggiunto, è chiaro che si cercherà un nuovo compromesso ma questo non dovrà deludere e annullare il progetto dell'Europa. Si tratta di un «limite invalicabile». «Abbiamo vergogna di chiamare Ministro degli Esteri uno che ci rappresenti, ma non ci rendiamo conto di cos'è costato in questi anni non avere un ministro degli Esteri?». «Non ci rendiamo conto di cosa non abbiamo potuto fare nel Medio Oriente, e come abbiamo lasciato che la situazione politica si deteriorasse, per le nostre divisioni?». E' questa, si è ancora chiesto, «la irresponsabilità con cui andiamo noi di fronte alla storia?». Il problema è quello di un'Europa che non è stata capace di parlare alla Cina e all'India o di parlare da pari a pari agli Stati Uniti d'America. «Vogliamo continuare a non contare niente anche per un'intera prossima generazione?», ha affermato concludendo che è questa la domanda sarà posta al Consiglio europeo, che riguarda «il senso di responsabilità dell'Europa, di fronte alla storia, di fronte alla vita nostra e dei nostri figli». Interventi dei deputati italiani Per Antonio TAJANI (PPE/DE, IT), dopo mesi di difficoltà, l'iniziativa del Cancelliere Merkel e le elezioni di Nicola Sarkozy alla presidenza della Repubblica francese «hanno offerto nuove speranze all'Europa». Malgrado ulteriori resistenze, ha infatti spiegato, «ora c'è la reale possibilità di dar vita ad un nuovo trattato che sancisca le regole di un'istituzione assolutamente originale quale l'Unione europea». Ha tuttavia aggiunto che, «purtroppo», è evidente che «il testo frutto del lavoro così ben diretto dalla presidenza italiana, guidata da Silvio Berlusconi e firmato a Roma, non potrà più entrare in vigore». Se però si vuole che l'Europa svolga il ruolo che le compete sul palcoscenico internazionale, ha quindi ammonito, «si dovrà salvare la sostanza del trattato», come il principio delle decisioni prese a maggioranza su alcune importanti questioni, un'unica voce in politica estera e la durata della Presidenza. Approvare un testo ridotto, ha precisato, «rappresenta soltanto un primo passo in avanti» ed è importante continuare a percorrere la strada intrapresa e decidere prima delle europee del 2009. Successivamente, si potrebbe pensare al ruolo costituente che potrebbe avere il Parlamento europeo. Ma l'Europa a 27, ha insistito, non ha solo bisogno di regole istituzionali per meglio funzionare, ha anche «bisogno di riconoscersi nei valori che ne costituiscono la vera base, le fondamenta sulle quali costruire un'Unione che in futuro non si dissolva di fronte alle difficoltà». A suo parere, sarebbe quindi un errore «non fare della libertà, della solidarietà, della sussidiarietà, della centralità della persona i cardini delle istituzioni comunitarie». Sarebbe poi «un grave errore rinunciare alla nostra identità, alle nostre radici giudaico-cristiane e ad un modello sociale fondato sulla famiglia, quella composta dal padre, dalla madre e dai figli». Per Gianni PITTELLA (PSE, IT), mentre il collega Tajani «mette in campo argomenti che non hanno nulla a che fare con l'argomento odierno», il Presidente Prodi ha pronunciato «parole chiare, forti e determinate» che «danno all'Italia la guida dell'integrazione europea e più forza al Parlamento europeo, sempre all'avanguardia nella battaglia per le riforme costituzionali dell'Unione». Ha quindi sottolineato le affermazioni del Premier secondo cui occorre ripartire dal progetto di Costituzione ratificato dai 18 e non da Nizza, con un mandato chiuso alla Conferenza intergovernativa. A suo parere, inoltre, «non si può definire morto un progetto di Costituzione che è stato accolto dalla stragrande maggioranza dei cittadini e che dà risposte precise». Senza Costituzione, ha aggiunto rivolgendosi al leader della Sinistra unitaria, «l'Unione europea è più debole e maggiore è il rischio del declino verso una pura area di libero scambio». Ecco perché, ha affermato di non capire «certe posizioni della sinistra più radicale». Dopo il discorso del Presidente Prodi, ha quindi concluso, «il Parlamento e tutti noi siamo più confortati e più forti e vivremo la nuova fase con maggiore determinazione e maggiore tenacia». Roberta ANGELILLI (UEN, IT) ha voluto anzitutto ricordare che al suo gruppo, che rappresenta la quarta forza politica del Parlamento europeo, «l'Europa sta a cuore!». Ha poi sottolineato che il Presidente del suo partito, Gianfranco Fini, è stato tra i membri della Convenzione «che hanno contribuito con entusiasmo all'attuale progetto di Costituzione». Più in generale, ha proseguito, «noi italiani abbiamo una lunga e ininterrotta tradizione europeista», e si è quindi detta d'accordo con l'appello lanciato nell'Aula del Parlamento europeo dal Presidente della Repubblica italiana a favore dell'approvazione rapida della Costituzione. Questa Costituzione, ha spiegato, «è necessaria anche per avere una politica estera comune ... soprattutto in questo momento di crisi internazionale». Ha quindi colto l'occasione per rivolgere un ringraziamento ai circa 8.000 italiani impegnati nel mondo nelle missioni di pace, in particolare in Afghanistan, in Libano e in Palestina. Missioni importanti e fortemente sostenute da tutte le forze politiche italiane, «seppur con qualche imbarazzante eccezione nella maggioranza di governo». La deputata ha infine espresso il rammarico che non sia stato possibile menzionare nel testo le radici cristiane dell'Europa e si è augurata che si raggiunga l'obiettivo di una rapida approvazione della Costituzione. Si è quindi detta convinta che l'Italia «come al solito, saprà fare bene la sua parte». Roberto MUSACCHIO (GUE/NGL, IT), sottolineando la stessa passione per l'Europa del Presidente del Consiglio, si è detto convinto che per rilanciare il processo costituente occorra un nuovo slancio «che si fondi su democrazia e diritti». Ha quindi sostenuto che la logica intergovernativa «non rappresenti la soluzione ai problemi, ma parte di essa e, che ci fa rischiare il minitrattato o anche le due velocità». Sono i cittadini e i parlamenti, ha pertanto affermato, «a dover riprendere la guida con un nuovo mandato costituente affidato a un Parlamento europeo che abbia queste funzioni, per un nuovo testo, per un referendum europeo: per cambiare testo e contesto». A suo parere occorre che al centro vi siano con chiarezza «i diritti esigibili che caratterizzino la cittadinanza europea», come il diritto al lavoro e del lavoro «che sanciscano che per l'Europa è normale un lavoro stabile e di qualità e non quello tutto precario che si sta elaborando con la flessicurezza». E' anche necessario un diritto certo all'ambiente, che richiede politiche innovative, fondate sulla cooperazione, e visioni multipolari come quelle che devono portare alla ratifica del dopo Kyoto e «non le mere logiche della competizione commerciale». Occorre poi un diritto alla pace «che nasca dal ripudio della guerra e da una politica dell'Unione che si fondi su questi valori e li pratichi attivamente come propria politica estera». E' necessaria, infine, «una nuova Europa, la sola possibile ma sempre più necessaria» e, «dal popolo, con i parlamenti, la possiamo costruire». Lapo PISTELLI (ALDE/ADLE, IT), ricordando uno slogan nel '68 che diceva "Siate realisti, chiedete l'impossibile", ha sostenuto che oggi si dovrebbe dire «Siate realisti, chiedete ciò che è necessario per non affondare questo progetto europeo di cui tutti voi siete custodi temporanei». Se nel 2009 il Parlamento europeo si ripresentasse al rinnovo senza una convincente risposta istituzionale, ha quindi ammonito, «l'Europa tutta affronterebbe una crisi di illegittimità irrimediabile, mentre, al contrario, i cittadini devono potere oggi scegliere su un modello chiaro come lei lo ha definito». Il Parlamento, ha aggiunto, si è pronunciato molte volte su questo tema e la parola adesso è al Consiglio. Ha poi sottolineato che il Presidente Prodi non rappresenta oggi solo il proprio Paese, «ma tutti quegli europeisti che non hanno ammainato le vele di una maggiore integrazione». Il deputato ha quindi concluso sostenendo che chi non condivide oggi può anche chiamarsi fuori, mentre gli altri possono andare avanti liberamente. In proposito ha infatti ricordato che l'Europa è nata da un'avanguardia di paesi e «non è detto che domani essa possa essere rilanciata proprio con lo stesso metodo». Per Mario BORGHEZIO (UEN, IT), il Presidente Prodi «si presenta da noi come ex Presidente della Commissione europea con un bilancio tutto negativo: allargamento, euro, Cina, riforme». «Sembra il bilancio dell'IRI», ha esclamato. Sottolineando le affermazioni entusiastiche del Premier sulla Costituzione europea «superfederalista», gli ha quindi chiesto quando intende decidersi a concedere il federalismo «che chiede da tanto tempo il Nord». Si tratta, ha spiegato, «di una questione di libertà e anche di coerenza politica». Osservando poi che Martin Schulz ha paragonato Romano Prodi al Gattopardo, il deputato ha sostenuto che, anche se sembra una gaffe, in realtà «ha centrato perfettamente». «Solo un grande Gattopardo come lei», ha insistito, «riesce a governare con partiti politici che hanno l'insegna della falce e martello quando ha fatto l'allargamento ai paesi che si sono liberati dal comunismo e, riesce addirittura a governare, pur rappresentando soltanto un terzo del nostro paese». Ha poi esclamato che, «dal cielo», «Sturzo e De Gasperi ci guardano e forse si vergognano di quei rappresentanti nel nostro paese che si sono dimenticati dell'impegno dei padri fondatori per un'Europa dei popoli e delle regioni, non delle lobby». Ed ha concluso affermando che «l'orizzonte spirituale» del Presidente Prodi «è quello della Goldman Sachs e non quello dei campanili e delle cattedrali». Secondo Umberto GUIDONI (GUE/NGL, IT), il processo di approvazione della Costituzione europea «non può ridursi a una serie di emendamenti dei trattati esistenti», ma deve contenere «aspetti sociali importanti ora non presenti». L'Europa, ha aggiunto, deve essere capace di affrontare le grandi sfide che mettono a rischio i diritti dei cittadini, la qualità della vita, la salute e il futuro stesso della popolazione. Di fronte a fenomeni come la delocalizzazione, l'esaurimento delle risorse idriche, la fame di energia nel mondo e i cambiamenti climatici, «i singoli Stati sono inermi, incapaci di formulare strategie vincenti». Ha quindi affermato che solo con un'azione concordata a livello continentale, e ancor più planetario, «si può sperare in un successo che non possiamo mancare». Per il deputato, inoltre, è importante che l'Europa sia all'avanguardia nel mondo, sia dal punto di vista politico - «come polo di riferimento di politiche sociali inclusive e di una politica dell'accoglienza che sia di modello per le altre parti del mondo» - sia sul versante delle scelte tecnologiche e sulle ipotesi del futuro, in particolare nel settore delle energie sostenibili. Ha quindi ricordato che cinque membri dei principali gruppi politici presenti nel Parlamento europeo hanno firmato una dichiarazione scritta sulla necessità che l'Europa imbocchi una via nuova sull'economia, basata sull'idrogeno, ossia per una vera rivoluzione industriale, tecnologica e sociale, sostenibile nel lungo periodo. Questo, ha quindi sottolineato, è uno degli esempi in cui l'Europa «può e deve giocare un ruolo di attore principale nello scacchiere mondiale». Ha poi concluso sostenendo che «non c'è bisogno di un compromesso a tutti i costi, ma bisogna affrontare i problemi reali che riguardano milioni di cittadini, poiché solo così il sogno di un'Europa unita saprà parlare al cuore degli europei». Per Marco CAPPATO (ALDE/ADLE, IT), il futuro dell'Europa «è nelle sue radici» e, ha spiegato, «per noi radicali sono rappresentate dal manifesto di Ventotene, che indicava la necessità di conquistare pace, democrazia e benessere superando la dimensione dello Stato nazionale». Riformare l'Europa oggi, ha aggiunto, significa offrire questo progetto anche ai cittadini dell'altra sponda del Mediterraneo, «attraverso l'adesione degli Stati democratici come la Turchia, ma anche, in prospettiva, Israele, Marocco e altri. L'avanguardia, ha quindi insistito, sarà solo quella che non chiuderà le porte dell'Europa. Il deputato ha poi proposto che qualsiasi riforma «sia sottoposta al voto referendario del popolo europeo in quanto tale». Non quindi referendum nazionali, «ma un unico referendum sottoposto ai cittadini della patria europea contro l'Europa neogollista delle patrie nazionali». In conclusione ha voluto sottolineare con soddisfazione un esempio di come l'Unione può essere forte «quando abbiamo fiducia in noi stessi»: la presentazione della risoluzione sulla moratoria dell'esecuzione capitali all'Assemblea generale in corso alle Nazioni Unite. Ha però messo in guardia il Presidente «dal sabotaggio che alcuni ancora stanno tentando ora», come sta accadendo al Consiglio, ed ha esortato a impedirlo. Riferimenti Discussione
sull'avvenire dell'Europa, con la partecipazione del Primo Ministro
italiano, membro del Consiglio europeo Link utili Dichiarazione di Berlino |
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