<<Sommario | |
RESOCONTO
17 - 20 maggio 2010 Strasburgo
|
|
Accoglienza dei profughi: incentivi finanziari per incoraggiare gli Stati membri a candidarsi volontari
Gli Stati membri che volontariamente decidono di partecipare al programma di reinsediamento dei rifugiati di paesi terzi potrebbero ricevere fino a 6.000€ per ogni persona reinsediata, secondo la decisione di martedi del Parlamento. I paesi dell'UE contribuiscono in misura minore al reinsediamento rispetto ad altri paesi sviluppati come USA, Canada e Australia. Inoltre, è stata approvata la creazione dell’Ufficio europeo di sostegno per l'asilo, in seguito a un accordo con il Consiglio.
Nel 2008 l'UE ha contribuito soltanto al 6,7% del totale dei rifugiati reinsediati a livello mondiale, con 4.378 persone accolte. Oggi solo dieci Stati membri, tra i quali non figura l'Italia, hanno preso parte in maniera permanente al programma di reinsediamento. Per incentivare dunque gli Stati a prenderne parte, i deputati propongono un finanziamento di 6.000€ per ogni rifugiato accolto durante il primo anno, 5.000€ per il secondo e 4.000€ per i seguenti. Il finanziamento supplementare ricevuto nei primi due anni di partecipazione al programma dovrà essere reinvestito per lo sviluppo di un programma di reinsediamento sostenibile.
Il Parlamento ha approvato la relazione di Rui Tavares (GUE/NGL, PT) questo martedì con 512 voti a favore, 81 contrari e 7 astensioni.
Il programma di reinstallazione seguirà le priorità annuali comuni dell'UE, sulle quali il Parlamento e il Consiglio sono in disaccordo. I deputati vogliono dare la precedenza alle donne e i bambini esposti allo sfruttamento o alla violenza, alle persone in gravi condizioni di salute e alle vittime di violenza e tortura. Il Consiglio da parte sua vorrebbe stabilire le priorità secondo criteri di nazionalità e provenienza geografica dei profughi.
Asilo: un'agenzia per assistere gli Stati membri
Il Parlamento ha approvato la creazione dell'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo adottando la relazione di Jean Lambert (Verdi/ALE, UK). L'ufficio, con sede alla Valletta (Malta), avrà il compito di assistere i governi nazionali che ricevono le richieste di asilo. Si occuperà anche di rinforzare la cooperazione fra le autorità nazionali e di inviare supporto amministrativo agli Stati membri particolarmente sotto pressione. Il Parlamento e il Consiglio si sono accordati in seconda lettura per affidare all'Ufficio anche la coordinazione degli scambi d'informazione sulle procedure di reinstallazione effettuate dagli Stati membri.
Infine, il Fondo europeo per i rifugiati sarà modificato per garantire un finanziamento adeguato: i deputati esamineranno mercoledì la relazione di Claude Moraes (S&D, UK), che si occupa della questione. |
|
Etichetta "Made in" obbligatoria per il tessile, chiedono i deputati
Le etichette "Made in" dovrebbero essere obbligatorie per tutti i capi d'abbigliamento e altri prodotti tessili commercializzati in Europa, dice il Parlamento. Martedì 18 maggio i deputati hanno approvato la revisione del sistema di etichettatura europea, chiedendo alla Commissione di proporre un nuovo schema armonizzato e obbligatorio.
L'etichettatura sul paese d'origine deve essere obbligatoria per i evitare che consumatori siano tratti inganno da diciture che suggeriscono che la manifattura di un abito è stata eseguita in uno Stato UE, piuttosto che in un paese terzo. Attualmente, le etichette "Made in" sono volontarie e il loro uso dipende dalla legislazione nazionale. In confronto a quella europea, la normativa negli USA, in Canada o in Giappone è molto più severa, regolando in modo dettagliato l'indicazione obbligatoria del paese d'origine.
La relazione del Parlamento, preparata da Tine Manders (NL, ALDE) è stata approvata con 528 voti a favore, 18 astensioni e 108 contro. Il nuovo regolamento si applicherà non solo ai capi di abbigliamento, ma a tutti i prodotti tessili: tende, divani, tovaglie, e perfino giocattoli se composti da tessuto almeno per l'80%.
Marchio d'origine, una richiesta al Consiglio
L'attuale legislazione europea sull'etichettatura nel tessile consiste esclusivamente nell'armonizzazione dei nomi delle fibre - ce ne sono oggi 48 (18 naturali e 30 sintetiche) vendute nel mercato unico europeo - e della loro composizione.
In origine, il Parlamento doveva esprimersi solo su una proposta tecnica della Commissione, che aveva l'obiettivo di diminuire il tempo necessario per la commercializzazione di nuove fibre. Invece, i deputati ne hanno fatto una proposta ben più politica: rendere l'etichettatura sul paese d'origine obbligatoria per tutti.
La richiesta del marchio d'origine obbligatorio non è nuova da parte dell'assemblea: una proposta specifica sul "Made in" del 2005, già approvata dai parlamentari, è bloccata al Consiglio da anni. Con il testo votato oggi, il Parlamento intende mettere pressione sui governi UE.
Valutare l'opportunità di una nuova legge europea
I deputati hanno quindi chiesto alla Commissione di presentare una relazione da qui a due anni e, se necessario, una proposta legislativa ad hoc per imporre le nuove regole sul "Made in" in tutta Europa. La relazione dovrebbe valutare la possibilità di imporre un'etichettatura obbligatoria e armonizzata a livello europeo anche sulla manutenzione del capo (oggi è volontaria), la taglia, le eventuali sostanze pericolose contenute (infiammabilità e possibili elementi allergici). I deputati chiedono di considerare anche l'introduzione di un'etichettatura sociale e ambientale, per informare i consumatori delle condizioni di lavoro e dell'impatto ambientale con cui il capo è stato fabbricato. |
|
Parità di diritti per il congedo di maternità tra le lavoratrici e le mogli dei lavoratori autonomi
Gli Stati membri dell'UE dovrebbero garantire il livello standard di protezione sociale, comprese le indennità di congedo di maternità per almeno 14 settimane, alle lavoratrici autonome e alle mogli o conviventi dei lavoratori autonomi. Questa è l'opinione del Parlamento in una proposta vincolante di modifica di una direttiva UE. Gli emendamenti di compromesso concordati con il Consiglio suggeriscono che sia compito di ogni Stato membro decidere se il pagamento per l'adesione ai regimi di assicurazione sociale (che copre il congedo di maternità, malattia, invalidità e vecchiaia) debba essere obbligatorio per le lavoratrici autonome oppure se vi possano accedere volontariamente.
L'UE vuole aggiornare una legge già esistente per garantire gli stessi standard di diritto alla protezione sociale alle lavoratrici autonome e alle cosiddette "coniugi coadiuvanti" dei lavoratori autonomi. Le coniugi (o conviventi) coadiuvanti non sono delle lavoratrici dipendenti a tutti gli effetti, ma comunque aiutano abitualmente i propri mariti o compagni nel loro lavoro autonomo (ciò accade molto spesso nel settore agricolo e nelle piccole imprese, ma anche nelle libere professioni). Alle lavoratrici autonome e alle coniugi dei lavoratori autonomi potrebbe essere data la possibilità o l'obbligo di pagare un regime di copertura sociale. Ciascuno Stato membro sarà dunque libero di scegliere fra obbligatorietà e volontarietà, hanno sottolineato i deputati in un emendamento di compromesso negoziato con il Consiglio in seconda lettura.
In ogni caso, ogni lavoratrice autonoma o coniuge coadiuvante di un lavoratore autonomo avrebbe il diritto a 14 settimane di congedo di maternità, cioè il periodo minimo di congedo retribuito previsto per le lavoratrici dipendenti dalla direttiva UE sul congedo di maternità.
Di nuovo, spetterà agli Stati membri decidere se il congedo sarà obbligatorio o volontario, e se tale protezione sociale potrà anche essere "proporzionale alla partecipazione nelle attività del lavoratore autonomo".
Sostituzione temporanea Per i deputati, l'accesso a qualunque servizio nazionale che provveda una sostituzione per una donna in congedo di maternità può essere considerato "un'alternativa, o parte del sussidio di maternità". In questo caso la donna in congedo non riceverebbe l'intera indennità, ma potrebbe essere facilmente sostituita nell'impresa familiare.
Nessuna discriminazione nella fondazione di una compagnia Il Parlamento chiede infine agli Stati membri di adottare le misure necessarie per assicurare che le condizioni per la fondazione di una compagnia tra coniugi (o compagni di vita, se riconosciuti dalla legge nazionale) non siano più restrittive che tra altre persone. I prossimi passi Il Consiglio prevede di adottare questi emendamenti il 7 giugno. Gli Stati membri avranno quindi due anni di tempo per implementare le modifiche alla direttiva, o quattro anni "se incappano in difficoltà" nel trovare le risorse per garantire il livello standard di protezione sociale alle lavoratrici autonome e alle mogli o conviventi dei lavoratori autonomi. |
|
Rendere la vita più facile agli agricoltori
Qualsiasi riforma della Politica agricola comune deve avere regole chiare, secondo una risoluzione adotta questo martedì al Parlamento. I deputati propongono di rendere più semplice la vita degli agricoltori, riducendo la burocrazia per quanto riguarda i pagamenti, semplificando le norme in materia d'identificazione elettronica degli animali e informandoli meglio, ad esempio, con la creazione di una linea di assistenza telefonica in ogni Stato membro dell'UE.
La risoluzione presentata da Richard Ashworth (ECR, UK) è parte di un più ampio dibattito che mira a stabilire un'efficace revisione della politica agricola dell'UE, in tempo per il prossimo periodo di bilancio pluriennale dell'UE, che inizierà nel 2013.
Meno burocrazia per i pagamenti diretti
I deputati ritengono che gli agricoltori debbano avere accesso a sistemi funzionali che consentano facilmente e senza inutili adempimenti burocratici di presentare domanda di pagamento diretto. Per semplificare le norme relative al regime di pagamento unico occorre abolire l'obbligo di fornire annualmente le stesse informazioni dettagliate. Al contempo, la definizione attuale di attività agricola ai fini del pagamento unico deve essere rivista allo scopo di assicurare che i richiedenti che non sono agricoltori attivi non siano ammissibili al beneficio. La Politica agricola comune deve essere semplificata, ma anche "più semplice, più trasparente e più equa".
Sanzioni trasparenti e proporzionate
Il regime delle sanzioni a carico degli agricoltori per errori nelle domande di pagamento deve essere adeguato alla gravità dell’infrazione e che le sanzioni non possono essere comminate nel caso di errori minori, in particolare quelli non addebitabili all’agricoltore.
Per i deputati, gli impegni della condizionalità (sanità pubblica, salute animale e vegetale, protezione ambientale e benessere degli animali) devono essere identificati tenendo in considerazione anche le dimensioni aziendali e essere facilmente comprensibili. Inoltre, i controlli annuali della condizionalità per gli obblighi regolamentari di gestione possano essere ridotti o sostituiti con sistemi di controlli a campione, qualora negli ultimi anni vi siano state poche violazioni. Infatti, una maggiore assistenza e consulenza attraverso efficaci strumenti di informazione e di consulenza, come una linea telefonica di assistenza agli agricoltori o l’utilizzazione di internet, contribuirebbe a prevenire le violazioni e ridurrebbe ridurre gradualmente la loro quota d'ispezione.
Identificazione del gregge per ovini e caprini
La risoluzione invita inoltre la Commissione a sopprimere tutte le regolamentazioni superflue per l'identificazione degli animali e a armonizzare le disposizioni attualmente molto eterogenee. I deputati auspicano infine un’amnistia di tre anni per le sanzioni relative alla condizionalità nel settore dell’identificazione elettronica degli ovini e dei caprini, in quanto si tratta di una tecnologia nuova e complessa che richiederà un certo tempo perché gli agricoltori vi si abituino e acquisiscano pratica. |
|
Il Parlamento approva il regolamento UE per facilitare la donazione e il trapianto di organi
I tempi di attesa per un donatore dovrebbero accorciarsi, ora che il Parlamento ha approvato la proposta di direttiva sugli standard di qualità e sicurezza degli organi destinati al trapianto. La direttiva copre tutti gli stadi della catena, dalla donazione al trapianto, e sostiene la cooperazione tra gli Stati membri. I deputati hanno anche adottato una risoluzione sul Piano d'azione per la donazione di organi.
Negli ultimi 50 anni, il trapianto di organi è diventato pratica comune in tutto il mondo e, in certi casi, rappresenta la sola cura possibile. Tuttavia, i tempi di attesa rimangono lunghi - in questo momento ci sono circa 60.000 pazienti in lista d'attesa nell'Unione - e ogni giorno 12 persone muoiono mentre aspettano di ricevere la donazione. Regole comuni sulla sicurezza e la qualità, valide in tutta l'UE, faciliterebbero la donazione di organi, il trapianto e lo scambio fra Stati membri, come propone la relazione di Miroslav Mikolášik (PPE, SK). Il compromesso raggiunto con il Consiglio è stato approvato con 643 voti a favore, 16 contrari e 8 astensioni.
Garantire qualità e sicurezza
Un primo passo importante per facilitare la donazione d'organi è la designazione, in ogni Stato membro, di un'autorità competente, responsabile per gli standard di qualità e sicurezza degli organi umani destinati al trapianto. Questa autorità avrà il compito di stabilire le norme da rispettare in tutti gli stadi del procedimento, dalla donazione al trapianto, sulla base dei criteri approvati a livello europeo. Gli Stati membri avranno inoltre la facoltà di imporre criteri più severi di quelli dell'Unione.
L'autorità approverà le organizzazioni per l'approvvigionamento di organi e i centri di trapianto, allestirà un sistema di gestione e relazione per le reazioni avverse, raccoglierà i dati sui trapianti effettuati e supervisionerà gli scambi di organi tra gli Stati membri e i paesi terzi. La tracciabilità dal donatore al paziente e viceversa sarà parte del sistema, mentre saranno comunque assicurate la riservatezza e la sicurezza dei dati. La direttiva stabilisce anche il quantitativo minimo di dati che dev'essere raccolto come regola per ogni donazione, ma saranno possibili eccezioni se la valutazione rischi-benefici mostrerà che i primi vengono superati dai secondi. La direttiva chiede anche agli Stati membri di assicurarsi che il personale coinvolto sia adeguatamente qualificato o formato e competente.
I donatori viventi e la lotta contro il traffico di organi
Per i deputati, gli Stati membri devono assicurare la protezione più ampia possibile ai donatori viventi. La donazione di organi deve essere "volontaria e non remunerata", ma il principio di non remunerazione non deve ostacolare i donatori viventi dal ricevere una compensazione per un'eventuale perdita di denaro dovuta alla donazione. Gli Stati membri dovranno inoltre vietare qualsiasi pubblicizzazione della necessità o della disponibilità di organi a scopo di lucro.
Per facilitare la cooperazione, la Commissione costituirà un network di autorità competenti e stabilirà le procedure per lo scambio di informazioni tra gli Stati membri. Questi ultimi potranno anche stabilire accordi con le organizzazioni europee per lo scambio di organi e delegare a tali enti alcuni compiti relativi allo scambio di organi.
I prossimi passi
Dopo la sua entrata in vigore, gli Stati membri avranno due anni di tempo per trasporre la direttiva nella legislazione nazionale.
Piano di azione per la donazione e il trapianto di organi (2009-2015)
In un'altra risoluzione, presentata da Andres Perello Rodriguez (S&D, ES), e approvata a maggioranza, i deputati accolgono con favore il Piano di azione per la donazione e il trapianto di organi della Commissione e sottolineano che la designazione di coordinatori per i trapianti in ogni ospedale, insieme allo scambio di informazioni tra di essi, aiuterebbe i paesi con una scarsa disponibilità di organi a migliorare il tasso di donazione.
I deputati esortano gli Stati membri a invitare i cittadini a iscriversi nel registro dei donatori quando richiedono il passaporto o la patente di guida, e a includere nella carta d'identità e negli altri documenti una nota che li identifichi come donatori di organi. Gli Stati membri dovrebbero anche permettere l'iscrizione online al registro dei donatori e i deputati invitano la Commissione a creare un sistema che permetta che i desideri dei cittadini siano presi in considerazione nel maggior numero possibile di Stati membri.
Link utili
Compromesso (Emendamento 16) |
|
Efficienza energetica: nuove etichette per elettrodomestici e altri prodotti
Con il voto dei deputati, di mercoledì, le etichette poste sugli elettrodomestici come frigoriferi, lavatrici e forni dovranno fornire maggiori informazioni sul consumo energetico. Il Parlamento ha approvato un nuovo formato per l'etichetta di efficienza energetica dell'Unione europea che aggiunge alcune classi "più" alla comune scala dei colori. In futuro, qualsiasi pubblicità su promozioni dei prezzi o efficienza degli elettrodomestici, dovrà indicare la classe energetica del prodotto.
L'attuale etichetta energetica fornisce già un aiuto ai consumatori nel valutare i costi di funzionamento, al momento dell'acquisto di nuovi elettrodomestici come frigoriferi, congelatori, lavatrici, asciugabiancheria, lavastoviglie, forni e condizionatori d'aria. I produttori sono, attualmente, obbligati a indicare il consumo annuo di energia indipendentemente dal fatto che si tratti di un apparecchio a basso (verde scuro classe "A") o alto consumo (rosso classe "G"). Seconda del tipo di prodotto, l'etichetta indica anche la quantità di acqua utilizzata, il livello di rumorosità o di produzione di calore.
Sette classi, sette colori - Nuovi indici di valore
Con la nuova legislazione, il formato dell'etichetta tiene conto di tre nuove categorie energetiche che riflettono il progresso tecnologico, ma continua a mantenere fermo a 7 il numero totali delle classi. L'attuale scala va da "A" a "G", in futuro potrà evolvere come segue:
- Se un nuovo prodotto consuma meno energia di quelli già disponibili, la classificazione è rivista in "A+" per cui la classe di minore efficienza energetica diventerà "F"
- Se un nuovo prodotto consuma ancora meno energia di quelli già disponibili, la classificazione sarà rivista in "A++" e la classe di minore efficienza energetica sarà "E"
- Infine, se un nuovo prodotto consuma ancora meno energia di quelli già disponibili, la classificazione sarà rivista in "A+++" mentre la classe di minore efficienza energetica sarà "D"
La scala cromatica - dal verde scuro per i dispositivi a maggiore efficienza energetica al rosso per quelli minore funzionalità - sarà adeguata di conseguenza così da avere la maggior efficienza segnalata con il verde scuro e la più bassa con il rosso.
La classe energetica e il dispositivo specifico da etichettare saranno determinati da un gruppo di lavoro della Commissione europea.
Qualsiasi pubblicità che citi il consumo di energia o il prezzo di un modello specifico di un elettrodomestico deve indicarne anche la classe energetica. La réclame con queste ulteriori informazioni dovrebbe aiutare il consumatore a compiere una scelta basata sul potenziale risparmio energetico, in funzione di un taglio alla bolletta nel lungo periodo.
Disposizioni analoghe saranno applicate a qualsiasi documentazione tecnica come manuali e opuscoli di produzione, siano essi cartacei o consultabili in internet.
Etichetta energetica per infissi e altri prodotti a risparmio energetico
In futuro l'etichetta sarà applicata anche a prodotti che consumano energia per uso commerciale e industriale come celle frigorifere, vetrine, dispositivi da cucina e motori industriali e distributori automatici.
Inoltre l'obbligo di etichettatura sarà imposto a quei prodotti, compresi quelli da costruzione che non consumano energia ma "hanno un significante, diretto o indiretto, impatto" sul risparmio energetico come l'istallazione di vetri, telai o porte esterne, dice la versione finale del testo.
Da quando saranno pubblicate sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, gli Stati membri avranno un anno per adeguare la normativa nazionale alle nuove regole sull'etichetta energetica.
La direttiva approvata in seconda lettura, mercoledì, fa parte di un più ampio pacchetto legislativo sul rendimento energetico. La relazione del Parlamento europeo è stata elaborata dal deputato Anni Podimata (S&D, EL). Una relazione a parte sull'efficienza energetica degli edifici è stata approvata martedì. |
|
Il Parlamento dice no alla "colla per carne"
Il Parlamento ha bloccato l'autorizzazione della trombina come additivo alimentare. Soprannominata "colla per carne", la trombina è un enzima di origine bovina o suina, che può essere usato per "incollare" resti di carne allo scopo di ricostituire pezzi interi. Con un voto molto stretto, mercoledì i parlamentari hanno affermato che tale ricostituzione rischia di trarre in inganno il consumatore ed è pertanto inaccettabile.
La Commissione europea ha proposto di aggiungere la trombina bovina o suina alla lista di additivi approvati a livello UE. Ma oggi i parlamentari hanno - a strettissima maggioranza - bloccato la proposta, appoggiando la risoluzione della commissione Ambiente, che è passata per un solo voto, con 370 a favore, 262 contrari e 32 astensioni. Servivano infatti almeno 369 voti (la maggioranza assoluta) per esercitare il potere di veto del Parlamento secondo la "procedura di regolamentazione con controllo ".
"I consumatori europei devono poter essere sicuri che, se comprano una bistecca o un pezzo di prosciutto, non si tratta di pezzi di carne incollati insieme", ha detto davanti alla plenaria il presidente della commissione Ambiente Jo Leinen (S&D, DE). Di opinione diversa la spagnola Pilar Ayuso, PPE: "la procedura è stata considerata sicura, ed è già praticata in vari paesi".
Gli Stati membri dell'UE possono decidere di autorizzare l'utilizzo della trombina a livello nazionale, come "aiuto" alla trasformazione degli alimenti. La proposta della Commissione mirava a chiarire che la trombina è un additivo e, in quanto tale, dovrebbe essere sottoposto alle regole europee. Secondo la normativa europea, un additivo può essere autorizzato dall'UE solo se offre benefici ai consumatori, e non li trae in inganno.
Secondo la proposta della Commissione, i prodotti ricostituiti con la trombina avrebbero dovuto esporlo sull'etichetta, e non potevano essere usati dai ristoranti. Ma i deputati hanno ritenuto che tali misure non fossero sufficienti a garantire la dovuta trasparenza per il consumatore.
Il Parlamento ha inoltre rilevato il più elevato rischio d'infezioni batteriche in prodotti ricostituiti con la trombina.
Link utili
La risoluzione adottata |
|
Rivitalizzare l'Unione per il Mediterraneo
Il secondo summit dell'Unione per il Mediterraneo (UPM), in programma il 7 giugno a Barcellona, avrà luogo in circostanze difficili, ma i deputati vogliono che il processo riprenda con forza e chiedono nuove sovvenzioni. Solo in questo modo l'UPM può raggiungere il suo scopo di avvicinare i paesi della regione.
Secondo il progetto di risoluzione di Vincent Peillon (S&D, FR), adottato per alzata di mano giovedì 20 maggio, il nuovo impeto di cui ha bisogno l'Unione per il Mediterraneo richiederà un impegno storico da parte dei capi di stato e di governo, che dovranno assicurare un finanziamento adeguato per i progetti più importanti tra quelli già previsti e consolidare le istituzioni sulle quali si basa il processo di cooperazione e avvicinamento tra i paesi del Mediterraneo. L'UPM ha vissuto un periodo di stagnazione politica dal dicembre 2008 a causa del conflitto di Gaza, anche se le riunioni dei ministri e degli alti funzionari sono riprese nel settembre 2009.
La maggior parte dei progetti dell'UPM è destinata alla ricerca e allo scambio tra insegnanti, scuole e università, incluso l'aggiornamento del programma Erasmus Mundus per il Mediterraneo e la creazione di un "Erasmus Junior" per la regione, con lo scopo di espandere gli scambi culturali tra gli Stati membri dell'UPM.
L'Unione per il Mediterraneo, creata nel luglio 2008 a Parigi, serviva per rivitalizzare il processo di Barcellona, definendo una cooperazione tra i paesi mediterranei intorno a sei grandi progetti (protezione civile, traffico terrestre e marittimo, bonifica del Mar Mediterraneo, piano per l'energia solare, Iniziativa per lo sviluppo degli affari mediterranei, creazione di un'università Euromediterranea) e prevedendo la creazione di un segretariato permanente a partire dal marzo 2010.
Finanziamenti adeguati
La risoluzione odierna propone che vengano incrementate le sovvenzioni al segretariato per permettergli di svolgere le sue funzioni in maniera consona. Il segretariato, presieduto dal giordano Ahmed Maas'deh, ha sei vicesegretari generali, di cui uno sarà palestinese e un altro israeliano, e dovrà versare nuova linfa in un processo che sta attualmente avvizzendo. Il segretariato dovrà tenere i contatti con la Commissione Europea e in particolare con EuropeAid e la Banca europea degli investimenti, uno dei maggiori finanziatori dell'UPM.
Pensando al futuro, il Parlamento vuole un aumento considerevole delle risorse destinate all'UPM nei prossimi piani di bilancio a lungo termine dell'UE per il 2014-2020. La risoluzione propone anche la creazione di una Banca di investimento e sviluppo Euromediterranea.
I deputati credono inoltre che l'architettura istituzionale dell'UPM non sarà completa senza uno scrutinio parlamentare del processo, che dovrebbe essere affidato all'Assemblea parlamentare Euromediterranea (APEM). |
|
Mercato interno, conti pubblici sani e politica regionale: ricette per il successo di EU2020
Completare il mercato interno, assicurare la sostenibilità dei debiti pubblici, e una politica di coesione europea efficace: sono le chiavi per il successo della strategia EU2020, secondo le risoluzioni votate giovedì 20 maggio dal Parlamento. Il voto sulla risoluzione generale su EU2020 è stato rimandato a giugno.
Un "Atto per il mercato unico" entro maggio 2011: è quello che chiede l'assemblea con la risoluzione di Louis Grech (Malta, S&D) votata oggi in aula alla stragrande maggioranza. L'UE dovrebbe stabilire le sue priorità politiche, includendo iniziative legislative e non, per creare un'economia sociale di mercato competitiva e verde.
Il testo parla di un approccio "più olistico" al mercato interno, che deve essere rafforzato se la strategia 2020 intende preservare il modello sociale europeo, pur assicurando la competitività del vecchio continente. La relazione Grech costituisce il contributo del Parlamento al rapporto preparato da Mario Monti su richiesta del presidente della Commissione Barroso per il rilancio del mercato unico europeo.
Conti pubblici in ordine
Una risoluzione sulla sostenibilità delle finanze pubbliche è stata approvata con uno stretto margine (302 voti contro 275 e 34 astensioni). I gruppi del centro-destra e i liberali l'hanno sostenuta contro i gruppi del centro-sinistra e i verdi.
La risoluzione chiede agli Stati membri di fare della sorveglianza del debito pubblico una priorità, e alla Commissione di valutare la qualità del debito dei 27, anche via studi e analisi. Secondo i parlamentari l'esecutivo europeo deve poter avere maggior controllo sulle statistiche nazionali: la scarsa qualità delle statistiche è un motivo di sfiducia nelle finanze pubbliche da parte dei mercati. Infine, è necessario stringere la supervisione dei mercati finanziari, per assicurare la salute a lungo termine dei conti pubblici. Alla fine del voto il relatore socialista Liem Hoang Ngoc (Francia), ha ritirato il suo nome dalla risoluzione perché, a seguito delle modificazioni introdotte dagli emendamenti, rappresentava un "duro colpo contro i cittadini: il PPE e i liberali vogliono far pagare questa crisi alla gente".
Politica regionale, ricerca e sviluppo
Adottata ad alzata di mani la risoluzione sul "contributo della politica di coesione al raggiungimento degli obiettivi di Lisbona e della strategia EU2020" preparata da Ricardo Cortés Lastra (S&D, ES). Cortés evidenzia l'importanza di coinvolgere le autorità locali e regionali e gli attori della società civile nella realizzazione della strategia per lo sviluppo e la crescita. |
|