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RESOCONTO SEDUTA

12 - 15 maggio 2003

Strasburgo 

 

 

 

v           Visita del Presidente polacco Kwasniewski

v           Iraq: dopo la guerra, la fase degli aiuti

v           Responsabilità ambientale: chi inquina paga

v           Programma «Energia intelligente»

 


Codici delle procedure parlamentari

 

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

 

 

Abbreviazioni

 

PPE/DE

Partito popolare europeo / Democratici europei

PSE

Partito del socialismo europeo

ELDR

Liberali, democratici e riformatori

Verdi/ALE

Verdi / Alleanza libera europea

GUE/NGL

Sinistra unitaria europea / Sinistra verde nordica

UEN

Unione per l’Europa delle Nazioni

EDD

Europa delle democrazie e delle diversità

NI

Non iscritti

 

 

B

Belgio

F

Francia

A

Austria

DK

Danimarca

IRL

Irlanda

P

Portogallo

D

Germania

I

Italia

FIN

Finlandia

GR

Grecia

L

Lussemburgo

S

Svezia

E

Spagna

NL

Olanda

UK

Regno Unito

 


Sommario

 

Deputati al Parlamento europeo

Comunicazioni del Presidente
Il ricordo di Pierre Pradier
Osservatori al PE dai Paesi aderenti all'UE
Fine del mandato di Le Pen

Seduta solenne
Aleksander Kwasniewski, Presidente della Polonia

Affari esteri
Iraq: dopo la guerra, la fase degli aiuti
Vertice UE-Russia
Diritti umani ad Ankara

Ambiente
Responsabilità ambientale: chi inquina paga
Vaccinazione d'urgenza per l'afta epizootica

Energia
Programma «Energia intelligente per l'Europa»
Energia: promozione della cogenerazione
Forniture di energia elettrica e gas

Affari economici
BCE: nomina di Gertrude Tumpel-Gugerell

Giustizia e affari interni
Misure contro il riciclaggio di capitali

Industria
Industria cantieristica
Crisi del settore spaziale europeo
Statistiche sull’acciaio
Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica UE-Russia

Trasporti
Rivista al ribasso l’assicurazione per gli aerei di piccole dimensioni
Aviazione civile
Imbarcazioni da diporto
Ecopunti per il transito dalla Croazia attraverso l'Austria

Occupazione e affari sociali
Orientamenti generali per l'economia e l'occupazione
Società cooperativa europea
Coinvolgimento dei lavoratori
Responsabilità sociale delle imprese
Statistiche sul reddito e sulle condizioni di vita
Trasmissione di dati contabili nazionali

Cultura
Tutela dei diritti d'autore nel settore audiovisivo

Sviluppo e cooperazione
Assemblea ACP-UE
Rafforzamento delle capacità nei Paesi in via di sviluppo
Istruzione e formazione per la riduzione della povertà nei PVS

Bilancio
Stato di previsione del Parlamento per il 2004

Affari istituzionali
Rinviata la decisione sulla comitatologia
Semplificare la regolamentazione: accordi ambientali

Diritti umani
Il dramma della regione congolese dell'Ituri
Partecipazione di Taiwan all'OMS
Libertà di espressione e di culto in Vietnam


Deputati al Parlamento europeo

Situazione al 15.05.2003

 

B

DK

D

GR

E

F

IRL

I

L

NL

A

P

FIN

S

UK

Totale

PPE/

DE

5

1

53

9

28

20

5

35

2

9

7

9

5

7

37

232

PSE

5

2

35

9

24

18

1

16

2

6

7

12

3

6

29

175

ELDR

5

6

 

 

3

1

1

8

1

8

   

5

4

11

53

GUE/

NGL

 

3

7

7

4

15

 

6

 

1

X

2

1

3

 

49

Verdi/ALE

7

X

4

X

4

9

2

2

1

4

2

X

2

2

6

45

UEN

X

1

X X

X

4

6

10

X X X

2

X X X

23

EDD

X

3

X

X

X

9

X X X

3

X

X

X X

3

18

NI

3

X X X

1

11

X

10

X X

5

X X X

1

31

Totale

25

16

99

25

64

87

15

87

6

31

21

25

16

22

87

626


Deputato uscente:                                                                          Deputato entrante:

Jean-Marie LE PEN (10.04.2003)                                           Marie-France STIRBOIS (11.04.2003)

 Gruppi politici

PPE/DE

Partito popolare europeo / Democratici europei

PSE

Partito del socialismo europeo

ELDR

Liberali democratici e riformatori

GUE/NGL

Sinistra unitaria europea / Sinistra verde nordica

Verdi/ALE

I Verdi / Alleanza libera europea

UEN

Unione per l'Europa delle Nazioni

EDD

Europa delle democrazie e delle diversità

NI

Non iscritti


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Comunicazioni del Presidente

Il ricordo di Pierre Pradier

Il Presidente del Parlamento europeo, Pat COX, in apertura di sessione ha riferito d'aver appreso con grande rammarico del decesso del dottor Pierre PRADIER, avvenuto a Biarritz (Francia). Deputato europeo dal 1994 al 1998 e membro dell'Alleanza radicale europea, «questo medico straordinario ha sempre combattuto per difendere i valori dell'umanesimo», ha sottolineato il Presidente invitando l'Aula a osservare un minuto di silenzio.

Osservatori al PE dai Paesi aderenti all'UE

Il Presidente ha ricevuto la notifica, da parte dei dieci Paesi che l'anno prossimo aderiranno all'UE, della nomina di 159 osservatori al Parlamento europeo. Cox ha espresso un caldo benvenuto agli osservatori che oggi hanno preso posto nell'emiciclo. La loro presenza è la prova che presto sarà completato il più importante progetto dell'attuale generazione politica europea: l'allargamento dell'Unione. Questa riunione a Strasburgo, che non ha precedenti, segna un momento speciale nella strada condivisa verso un nuovo capitolo della storia europea. Affermando che la firma dei Trattati di adesione ad Atene rappresenta una preadesione politica, il Presidente ha espresso agli osservatori i migliori auguri per il lavoro al Parlamento europeo, che costituisce una grande opportunità per sperimentare e apprendere lavorando nel rispetto delle relative preferenze politiche. Si tratta di un momento che il Parlamento ha atteso molto e per il quale ha lavorato a lungo: Cox ha quindi voluto ringraziare i capi e i presidenti dei gruppi politici, nonché l'Ufficio di Presidenza, che hanno reso possibile l'integrazione degli osservatori.

Il Presidente ha poi espresso soddisfazione per l'esito del più recente dei referendum sull'ingresso all'UE, in Lituania. La partecipazione alle urne è stata eccezionale, così come il «sì» all'adesione. È importante verificare con i referendum «la voglia di Europa» e che essi siano simbolo di un'autentica «Europa dei cittadini», ha detto Cox. Tramite i gruppi politici e le commissioni parlamentari, ha concluso, «avremo modo di dibattere sul futuro dell'Europa e in particolare sulla PESC, ma anche sul futuro della politica regionale e della politica agricola: un'importante opportunità e uno scambio che sarà proficuo per tutti».

Fine del mandato di Le Pen

Il Presidente ha ricordato la decisione della Corte di giustizia del 10 aprile scorso, che ha determinato la cessazione del mandato di Jean‑Marie LE PEN (NI, F) da quella data. Bruno GOLLNISCH (NI, F) ha criticato la decisione del Parlamento di porre fine al mandato di Le Pen, ricordando che si attende ancora la decisione in appello. Il Presidente Pat COX ha replicato che al momento opportuno il Parlamento si conformerà a un'eventuale nuova decisione della Corte.
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Seduta solenne

Aleksander Kwasniewski, Presidente della Polonia

 

Allocuzione di Aleksander Kwasniewski, Presidente della Repubblica di Polonia
14.05.2003

Il Presidente del Parlamento europeo, Pat COX, ha espresso un caloroso benvenuto al Presidente della Repubblica di Polonia, Alexander Kwasniewski, che interviene proprio nel contesto di questa sessione a Strasburgo in cui è iniziato il processo di integrazione dei colleghi dei Paesi in via di adesione come osservatori. Cox ha reso omaggio al ruolo personale che il Presidente polacco ha svolto per permettere al suo Paese di reintegrarsi in Europa ed ha colto l'occasione per trasmettere un messaggio al popolo polacco: il 9 aprile il Parlamento ha votato a favore del Trattato di adesione, affermando il «sì» all'ingresso della Polonia con oltre il 90% di voti favorevoli. È questo il messaggio che il Presidente Kwasniewski dovrà portare da Strasburgo al suo popolo.

All'inizio degli anni Ottanta L'Assemblea ha creato il gruppo «Amici della Polonia», quale atto di solidarietà che ha rappresentato la continuità e il debito di interesse nei confronti del Paese. Ora si attende con ansia l'ingresso di Varsavia nell'UE con un'adesione che segnerà la fine di un lunghissimo percorso. Vi è la consapevolezza del debito nei confronti della Polonia per l'apertura di questo nuovo capitolo, per la battaglia a favore della libertà di tutti. Cox ha rievocato anche l'identità comune che si ritrova nelle reciproche storie, ricordando i sollevamenti di Varsavia e la rivoluzione pacifica nell'Est europeo che ha preso il via dai cantieri polacchi di Gdansk. Egli ha anche ricordato altre distinte personalità polacche, come Sua Santità Papa Giovanni Paolo II che nel 1999, quando si rivolse al Parlamento polacco, fece presente che il Paese aveva pieno diritto di partecipare allo sviluppo europeo e ne sostiene l'integrazione nell'Unione. Cox ha poi affermato di essere stato qualche settimana fa a Varsavia per il lancio dalla campagna presidenziale di Kwasniewski e del prossimo referendum sull'adesione ed ha auspicato che il Presidente porti il messaggio dell'Europa nel suo Paese e la visione della Polonia in Europa, mettendo poi in rilievo l'importanza delle relazioni con i nuovi Paesi vicini.

Lieto di rappresentare la Polonia in un momento così straordinario, il Presidente Alexander KWASNIEWSKI ritiene la possibilità di intervenire al Parlamento europeo un vero onore ed un'esperienza straordinaria. Un mese fa è stato firmato il Trattato di adesione e fra tre settimane ci sarà il referendum in Polonia. Grato per l'invito a Strasburgo in questa occasione, il Presidente ha ringraziato per la benevola accoglienza e ha salutato in particolare gli osservatori polacchi e degli altri Paesi in via di adesione. L'Europa si sta saldando e la decisione del Parlamento è un simbolo che riflette questo fatto concreto: nessuno ha aperto le porte dell'Europa con la rapidità e la decisione dei deputati del Parlamento europeo e mai vi è stato un sostegno forte come quello dell'Assemblea. Riferendosi al Presidente Cox come «grande europeo e grande irlandese con un'anima polacca», egli ha accolto il messaggio di Strasburgo per un'apertura di fatto e di spirito. A nome della Polonia e di tutti i Paesi in via di adesione, ha espresso gratitudine per tale atteggiamento anche ai futuri concittadini dell'Europa comune.

Non è un caso se proprio in questa Assemblea l'idea di unificazione sia stata accolta così bene. I cittadini polacchi chiedono talvolta: a che serve l'Unione e perché aderire? La risposta è nel Parlamento, dove le differenze di esperienze, culture e lingue si uniscono dando prova del valore delle radici comuni, ma anche del pluralismo europeo. Anche per questo Schuman aveva detto che senza la sua diversità l'Europa non sarebbe stata la stessa. La volontà di cooperare è la bussola che guida sul percorso della storia: è questa la forza europea e il simbolo più eloquente è il Parlamento, pieno di valori e aspirazioni che rappresentano i cittadini, dove si opera per la riuscita anche dei partner. Il Presidente è quindi convinto che insieme si potrà consolidare l'Europa. Mai un allargamento è avvenuto in modo così importante e radicale. La Comunità per la prima volta si amplia accogliendo Paesi che si trovavano al di là della cortina di ferro. I rispettivi popoli ancora non si conoscono bene, ma se si guarda al di là della cortina di stereotipi, si possono vedere gli elementi unificanti. L'Europa unita non è un agglomerato senza nulla in comune. Egli ha poi ricordato la storia della Polonia e la sua costante partecipazione allo spirito di apertura europeo, con libertà politica e tolleranza espresse in un repubblica multinazionale che univa polacchi, lituani, bielorussi, tedeschi e armeni.

Il Presidente ha poi fatto riferimento a questa fase storica in cui si è riusciti a sormontare i conflitti ritrovando fiducia nella cooperazione ed ha ringraziato Cox per aver ricordato i cantieri di Gdansk e Papa Wojtyla. Anche questa è la memoria storica dell'Europa. Il crollo dell'egemonia sovietica ha sicuramente portato a tensioni politiche e fra Paesi, come è avvenuto nei Balcani, ma oggi la Polonia entra nell'Unione insieme a Paesi legati da amicizia e buone relazioni con i vicini, in una atmosfera di pace e opportunità di nuove integrazioni; arriva come partner unito da legami culturali e di sangue: va ricordata la gente che 15 anni fa ha avuto il coraggio di capovolgere regimi totalitari e che ha reso possibile trasformazioni pacifiche in Europa senza ricorso alle armi e senza violenze.

Questo continente dipende però anche dall'atteggiamento dei Paesi occidentali: hanno accettato di accogliere i nuovi Paesi con un gesto di grande solidarietà e da questo gesto trae coraggio e forza la democrazia che non ha frontiere. L'Europa non può diventare solo una fonte di beni ma di valori. Certo per eliminare il muro di Berlino non basta la cooperazione, ma è chiaro che fra pochi anni l'Europa sarà a 25 e si vedrà consolidarsi una vera potenza mondiale (occorre utilizzare senza timore questo termine), con la capacità di saper evolversi seguendo gli sviluppi storici. Anche il Parlamento evolve e cambia e rafforza lo spirito democratico, come il Consiglio. Non sono tuttavia le Istituzioni a creare l'integrazione europea ma il contrario, è l'integrazione a rendere necessario il centro di Bruxelles.

Tanto resta da fare anche nella politica europea, specie quella di sicurezza e di difesa e si utilizzerà l'esperienza di tutti i partner per ottenere maggiore efficacia: solo così l'Europa non strangolerà l'integrazione, facendo invece prevalere lo spirito di compromesso. L'Europa diventerà uno dei centri della civiltà mondiale e per questo bisogna rispondere agli interrogativi come quello della solidarietà con gli americani e l'alleanza con gli USA che ha garantito più di 50 anni di pace e sicurezza. Oggi la sfida è più che mai nella forma che questa alleanza assumerà. Si è parlato in precedenza di Iraq: dopo la guerra e la vittoria si vuole conquistare anche la pace e dare un aiuto umanitario, rendendo la situazione più stabile e democratizzando il Paese. La Polonia auspica che in questo processo di democratizzazione e di ripristino dell'ordine l'ONU svolga un ruolo importante ed è pronta a collaborare per garantire il trionfo dei diritti umani e sconfiggere il terrorismo internazionale, lasciando alle Nazioni Unite lo spazio che le compete. L'UE deve rafforzarsi e l'allargamento darà un contributo a tale processo ma vi è l'aspetto della sicurezza e della difesa. Se la relazione con l'Europa si basa su un partenariato fra amici, occorre lasciare spazio alla democrazia nella vita quotidiana. L'Unione sarà completa solo quando vi sarà unità politica, risolvendo il problema della Turchia e accettando nuovi Paesi candidati. La Polonia vuole contribuire ad evitare che si crei una nuova «cortina di velluto» fra est ed ovest d'Europa che invece devono essere come i due polmoni del continente. Le conquiste delle trasformazioni per prepararsi all'adesione non sono terminate: la Polonia entra nell'UE apportando la ricchezza di tali conquiste, la democrazia, lo stato di diritto, lo stato civile, conquiste difficili ma essenziali.

Il PIL polacco è aumentato del 90%, in passato gli scambi avvenivano per lo più con i Paesi dell'est, oggi con l'Europa. L'economia polacca ha attirato più di 500 miliardi di dollari di investimenti esteri e ha il potenziale di una società giovane e assetata di conoscenze, con due milioni di studenti universitari. La trasformazione politica, sociale ed economica è anche il frutto degli sforzi di altri Paesi che entreranno apportando nuova energia. L'allargamento significa inoltre rafforzare il ruolo del continente sulla scena internazionale. La visione di un'Europa unita, ampliata e prospera è attraente e suscita gioia: è una visione per la quale vale la pena di vivere e di operare sia negli Stati membri che in quelli che stanno per entrare. Il Presidente ha poi concluso affermando che dalla Polonia ha portato una speranza: che l'Europa abbia un felice futuro e che insieme si possa fare di più.
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Affari esteri

Iraq: dopo la guerra, la fase degli aiuti

Dichiarazione del Consiglio e della Commissione – Situazione in Iraq
Dibattito: 14.05.2003

Poul NIELSON ha voluto offrire un resoconto del viaggio di una settimana fa in Iraq, organizzato per controllare le esigenze e le necessità del periodo post bellico. Già prima del conflitto circa 150 milioni di euro erano stati destinati dall'Unione europea come aiuto umanitario (nell'ambito del programma petrolio contro cibo) rendendo l'UE il donatore principale del Paese. Dopo la guerra sono stati stanziati circa 100 milioni di euro di cui 22,5 milioni per attività nel settore idrico.

Dai contatti avuti con la Croce rossa e l'Ufficio umanitario dell'ONU nonché le varie ONG presenti a Baghdad, dopo la visita ad una stazione idrica e un ospedale, si è valutata la possibilità di aprire un ufficio ECHO a Bagdad, a fine maggio. In generale, comunque, non si può parlare di una catastrofe umanitaria, come previsto all'inizio della guerra: l'impatto del conflitto è stato limitato, i movimenti della popolazione contenuti, così come il numero delle vittime, ma sussiste il bisogno di aiuto perché la situazione è fragile, soprattutto nei centri urbani, in particolare per quanto riguarda il problema dell'acqua potabile e delle strutture sanitarie in generale. Certo c'è il rischio di un disastro umanitario se le forze di occupazione non procederanno ad attivare le istituzioni e l'ordine pubblico, perché esiste un problema di sicurezza anche per chi vuole rientrare nei propri luoghi di residenza. Occorre quindi ripristinare l'ordine e facilitare l'accesso della popolazione ai servizi vitali e di sussistenza affinché ritorni al proprio lavoro e la comunità internazionale ha il dovere di assistere le vittime. Gli aiuti dell'UE saranno coordinati con le Nazioni Unite per un'azione efficace e i restanti 77,5 milioni saranno oggetto di programmazione appena identificate le priorità di intervento, come l'assistenza sanitaria e altri servizi sociali, comprese le vaccinazioni e lo sminamento dei campi, il sostegno del programma alimentare mondiale, a fronte dei vuoti nella distribuzione di cibo, tutte operazioni ancora piuttosto complesse.

Per quanto concerne il contesto politico, c'è un dibattito in corso su un progetto di risoluzione all'ONU per riportare l'Iraq nel contesto delle Nazioni Unite, focalizzato sulla ristrutturazione dei futuri poteri del nuovo Iraq, sulle modalità di organizzazione della gestione delle risorse del Paese da parte delle forze presenti, sulle licenze in campo petrolifero. Alle autorità irachene sarà dato un ruolo consultivo nelle decisioni. C'è un margine di tempo di 12 mesi, in attesa delle decisioni del Consiglio di sicurezza, durante la presenza delle forze di occupazione, che ne sono membri permanenti. Il Consiglio di Rodi ha sollecitato provvedimenti per l'intervento europeo nella ricostruzione dell'Iraq: sono stati avviati contatti con il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, per condurre insieme l'analisi della situazione irachena e il ripristino della normalità, attività in cui l'UE può contare sull'esperienza maturata in altre regioni del mondo, come Timor est. L'Unione è in una posizione ideale per assicurare la stabilizzazione dell'Iraq; i rapporti con la regione sono consistenti, con un dialogo avviato sulla cooperazione con l'Iran, sui diritti umani e i contatti con la Turchia.

A nome del Consiglio, Tassos GIANNITSIS ha ricordato l'attacco terroristico di due giorni fa a Riad, in Arabia Saudita, che ha provocato un numero significativo di vittime. Pochi giorni prima, un altro attentato era stato compiuto in Cecenia, causando anch'esso un numero importante di decessi. Di fronte a questa forte violenza, il ministro ha condannato senza riserve tali atti terroristici e ha espresso le condoglianze alle famiglie delle vittime, augurando che si trovi il modo di rompere il circolo vizioso della violenza e si ritorni alla sicurezza per ristabilire la fiducia, facendo passare la politica davanti alla violenza e al fanatismo cieco.

Venendo all'Iraq, ci si trova di fronte a una situazione nuova: dal punto di vista militare le operazioni sono state completate, dal punto di vista politico si pone una serie di interrogativi, dal punto di vista pratico la priorità è data all'aiuto umanitario, al ripristino della sicurezza e alla ricostruzione. Le forze dell'alleanza hanno la responsabilità di mantenere la sicurezza e far pervenire gli aiuti umanitari, ma la comunità internazionale deve essere presente nel suo complesso. Nell'ambito dell'ONU sono state destinate cifre per l'aiuto umanitario, senza però un chiaro quadro dei danni e delle necessità da affrontare immediatamente nel Paese. A livello europeo sono già stati garantiti 100 milioni di euro, oltre a un contributo significativo degli Stati membri. L'intervento totale dell'UE è di 200 milioni di euro nel 2003: finché ci saranno le sanzioni, inoltre, continuerà a funzionare il programma «petrolio contro cibo», esteso fino al 30 giugno 2003. Per affrontare la crisi umanitaria, è importante che ci sia una forte collaborazione, ma anche indipendenza e possibilità d'azione per le istanze presenti.

Per il ministro, sono particolarmente rilevanti le questioni legate alla difesa del patrimonio storico e architettonico dell'Iraq. Rammaricandosi della distruzione di musei e monumenti, egli ha affermato che l'obiettivo europeo deve essere anche quello di ritrovare i beni saccheggiati e restituirli al Paese in tempi ragionevoli. L'UE, basandosi sulla sua precedente esperienza di ricostruzione in zone di guerra, può e deve contribuire in modo fondamentale alla ricostruzione dell'Iraq. Il contributo deve avvenire in diversi settori, come il ripristino delle infrastrutture, l'invio di «competenza» affinché siano riparati i danni e la ricerca di una soluzione sul fronte del debito. La ricostruzione materiale è un obiettivo comune e rappresenta un punto di coesione per il superamento delle differenze che hanno diviso gli Stati membri sull'Iraq.

Al Consiglio europeo di Atene, l'UE ha riconfermato di voler svolgere un ruolo significativo in tal senso. La questione è stata discussa anche nella riunione informale dei ministri degli esteri in cui si sono esaminate le possibili modalità dell'intervento, sullo sfondo di interrogativi come: che cosa ne sarà del programma «petrolio contro cibo» e dei contratti sottoscritti dal regime precedente? Come saranno rintracciate le armi di distruzione di massa? Quali saranno i tempi necessari per stabilizzare la situazione? Bisogna poi pensare a come la popolazione potrà beneficiare dell'enorme ricchezza del Paese.

Il ministro ha sottolineato anche l'importanza della stabilità dei Paesi confinanti con l'Iraq per assicurare la stabilità della regione. Oggi l'attenzione è puntata sulla carta per la pace in Medio Oriente: il processo di pace avrà ripercussioni positive in senso generale. L'incontro del 21 maggio è particolarmente importante perché apre una prospettiva di ricostruzione della fiducia con il mondo arabo e faciliterà la rinascita dell'Iraq dopo 12 anni di sanzioni e isolamento. Il problema deve comunque essere affrontato in seno al Consiglio di sicurezza dell'ONU, applicando una politica più generale anche per le armi di distruzione di massa.

Per la Presidenza, le priorità possono essere riassunte nella ricerca di una politica europea coerente sull'Iraq, tenendo conto degli sviluppi della regione in senso più ampio; nel sostegno al ruolo dell'ONU; nel superamento dell'attuale situazione nel Paese garantendo al popolo sicurezza e benessere. Si dovranno quindi applicare i principi dichiarati negli ultimi Consigli a favore della pace in Medio Oriente. Ciò non significa che non ci siano problemi, ma bisogna essere in grado di affrontarli. Altra questione è il fatto di evitare che un eventuale accordo sia smentito il giorno dopo. È necessario inoltre sviluppare le relazioni con i Paesi del dialogo atlantico. Non si tratta solo della stabilità, della sicurezza e dello sviluppo economico del Paese, ma di tutta la regione. Il Consiglio, ha concluso il ministro, ha un'attitudine molto costruttiva e tiene contatti costanti con tutte le parti cercando di evitare divisioni tra gli Stati membri e mirando invece a lanciare ponti. Ciò rende ottimisti e dimostra che l'UE può svolgere un ruolo importante e attivo in questa fase.

Anche Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, D) ha ricordato la morte di circa 90 persone di diversa nazionalità provocata da un attacco terroristico, martedì nella capitale saudita. Ciò prova ancora una volta che la sfida del terrorismo non riguarda solo gli americani, ma concerne tutti. Insieme e con risolutezza bisogna quindi attaccare il terrorismo in tutto il mondo. Il Parlamento osserverà quindi con molta attenzione l'evolversi degli eventi e la ricerca di una soluzione pacifica per la Cecenia. Occorre chiedersi che cosa si sia imparato dall'esperienza irachena, amara per l'Europa, ma non vi sono ragioni per essere disfattisti. A chi critica l'assenza di una politica estera europea, il rappresentante dei popolari risponde che la crisi deve essere presa come una chance.

L'imperativo è che gli Stati membri - o alcuni di essi - rendano pubblica la loro posizione dopo il raggiungimento di una posizione comune a livello europeo. Questa è anche una richiesta ai Paesi dell'UE membri del Consiglio di sicurezza ONU, come previsto dal Trattato di Maastricht. È questa la lezione derivante dall'esperienza delle scorse settimane. Occorre stabilire l'unità dell'Europa, ma non in contrapposizione con gli USA, altrimenti l'Europa sarà costruita sulla sabbia e una parte dei cittadini non crederà più nel processo europeo. Non si deve trattare di contrapposizione, ma di partnerariato di pari livello. Qualcuno, sull'altra sponda dell'Atlantico, vuole una divisione tra «vecchia» e «nuova» Europa, ma il presidente dei popolari ha sottolineato che l'Europa è la stessa, con le stesse radici e la stessa storia: non bisogna dividerla di nuovo in due parti, ma agire insieme.

Sull'Iraq, egli ha sottolineato la necessità del ripristino dell'ordine civile. Spesso si è affermato che non ci deve essere uno scontro tra civiltà e lo stesso vale per l'Iraq e per le sue diverse componenti religiose: occorre creare una situazione pacifica e non di scontro tra gruppi etnici o religiosi. In tal senso l'Europa ha un grande compito da svolgere. Quale ruolo dare però all'ONU, all'UE, alla NATO, al Regno Unito e agli USA? È difficile dare una risposta, ma tutti i soggetti coinvolti (anche i partner polacchi) devono agire insieme mettendosi d'accordo su posizioni comuni. L'Europa può dare un contributo alla sicurezza, al corpo di polizia e al risanamento idrico. Resta in sospeso la questione legata alle armi di distruzione di massa: la loro presenza è stata la ragione scatenante dell'intervento e va quindi verificata perché non sia perduta la credibilità politica. Bisogna infine cogliere la chance della stabilizzazione della regione, a favore della pace tra Israele e Palestina. Poettering ha quindi invitato tutti gli europei a dare un contributo unito e deciso.

Enrique BARÓN CRESPO (PSE, E) ha voluto aggiungere la voce dei socialisti alla condanna degli attentanti in Cecenia e in Arabia Saudita, esprimendo le condoglianze ai familiari delle vittime degli attacchi e della guerra. Il gruppo deplora in particolare che durante il conflitto in Iraq siano morti 14 giornalisti, altri 2 siano scomparsi e le truppe americane abbiano bombardato la televisione araba Al-Jazeera e l'Hotel Palestine che a Baghdad ospitava i giornalisti. Essi deplorano inoltre che altri gruppi del Parlamento non abbiano voluto l'adozione di una risoluzione, perché i punti di accordo sarebbero stati molti e invece senza un testo sembra che il Parlamento sia indifferente di fronte a simili eventi.

Il portavoce socialista accoglie con favore lo stanziamento d'urgenza della Commissione, pari a 100 milioni di euro, e chiede di includere nei negoziati di pace e nella gestione degli aiuti le donne, elemento fondamentale. A suo avviso occorre sostenere il ripristino dei servizi di base. Non ci devono comunque essere ipoteche politiche sull'aiuto umanitario. In base al diritto internazionale, ci si trova di fatto in una situazione di territorio occupato: la coalizione ha quindi responsabilità e limiti molto chiari fissati dalla Convenzione di Ginevra che dovrà rispettare, altrimenti tutto dipenderà dagli intrighi di potere che si svolgono a Washington. E' importante ribadire il ruolo centrale del Consiglio di sicurezza ONU.

È curioso che l'Europa riesca ad assumersi le proprie responsabilità nell'ambito del Quartetto per il Medio Oriente, ma non ci riesca in sede ONU. Ciò è inspiegabile per i cittadini. L'accordo di Atene del 16 aprile dovrà essere attuato affinché si instauri un governo del popolo iracheno, rispettando l'integrità territoriale del Paese e dandogli una chance ora che si è liberato di un despota. Quanto alla revoca dell'embargo, essa dovrà avvenire sotto l'egida nelle Nazioni Unite: è paradossale che gli americani non siano riusciti a trovare armi di distruzione di massa. Le risorse petrolifere, infine, sono e devono restare degli iracheni. Per il Medio Oriente, che è una bomba ancora più pericolosa dell'Iraq, sembra non si possa far valere il mancato rispetto delle risoluzioni ONU, ma serve una posizione congiunta degli europei.

Graham WATSON (ELDR, UK) a nome dei liberali ha affermato che molti erano contrari alla guerra ed ora si deve ricostruire la pace superando le differenze e trovando le sintonie necessarie: l'intervento del ministro greco lascia un margine di ottimismo affinché l'UE assuma un ruolo attivo nella ricostruzione dell'Iraq con la legittimità dell'ONU. Non si può, tuttavia, limitare tutto alla risoluzione del Consiglio di sicurezza: c'è un rischio di dispersione dei fondi, occorre un coinvolgimento più profondo e un ruolo maggiore del governo iracheno, esistono ancora gravi problemi sanitari e di ordine pubblico. Si deve assicurare una vita migliore al popolo iracheno, far ritornare gli ispettori dell'ONU, cercare le famose armi di distruzione di massa, causa della guerra. I fatti dell'Arabia saudita richiamano all'instabilità della regione e all'impegno per una pace duratura in Iraq per la ricostruzione del Paese.

Francis WURTZ (GUE/NGL, F) ha ricordato l'ultima posizione del suo gruppo, prima del conflitto, quando si chiedeva che nessuno agisse prima delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: non c'è nulla da aggiungere, dopo la fine della guerra, se non che il gruppo è in opposizione rispetto agli orientamenti emersi. La decisione di non concludere con una risoluzione il dibattito odierno fa emergere l'incapacità politica dell'Unione, evidente fin da quando Bush ha iniziato a divulgare le sue dottrine strategiche. E' ora necessaria una mobilitazione: la popolazione irachena è stata prima abbandonata alla dittatura e poi lasciata nel caos; il conflitto ha portato sollievo ma anche umiliazione, gioia ma anche sofferenza, danni, saccheggi e un'occupazione militare americana, tutto a fronte di un obiettivo (eliminazione delle armi di distruzione di massa) che ha smesso di avere la priorità. L'Unione non può restare inerte nei tentativi di ricostruzione della pace, deve interrompere la logica della guerra preventiva, ribadendo che la lotta al terrorismo e alle armi di distruzione di massa è una necessità ma non ha niente a che vedere con l'atteggiamento folle di chi brucia i principi iscritti nella Carta delle Nazioni Unite. «E' ora che l'Europa suoni l'allarme e si prenda le proprie responsabilità e il mio gruppo è pronto per questo» ha concluso Wurtz.

Jan Joost LAGENDIJK (Verdi/ALE, NL) ha affermato che alla fine di questa guerra resta l'interrogativo sulla ricerca delle armi di distruzione di massa: tutti ricordano i discorsi accusatori di Powell e Blair all'ONU. Oggi però di queste armi non c'è traccia: gli ispettori ONU, non ammessi in Iraq, sono gli unici a poter dimostrare che il Paese non dispone di armi di distruzione di massa. Bisogna riconoscere che con questa guerra si sono prese le distanze dall'ONU e ciò non è giusto. Le Nazioni Unite hanno chiesto una ricerca sugli effetti ambientali dei bombardamenti all'uranio impoverito: il ripristino dell'ambiente può quindi avvenire anche grazie all'intervento ONU. Per quanto riguarda l'aiuto umanitario, occorre intervenire come partner e non come subappaltatori degli USA. Un mandato all'ONU in tal senso potrebbe costituire una controparte per bilanciare la presenza statunitense nella ricostruzione. Non si tratta solo di portare avanti i propri interessi, ma il futuro dell'Iraq deve passare per le Nazioni Unite. Il rappresentante dei Verdi ha quindi lanciato un appello a spagnoli, britannici e polacchi affinché si rompa la logica in base alla quale il vincitore vince tutto: così non deve essere. La pace potrà essere garantita solo attraverso un'azione a sua volta pacifica.

Gerard COLLINS (UEN, IRL) ha ringraziato la Presidenza greca e il commissario per le dichiarazioni fatte. Il governo americano ha mostrato l'intenzione di dare l'Iraq in mano ad un rappresentante americano con un'amministrazione transitoria che dovrà promulgare una nuova costituzione per l'Iraq e in tale contesto ci si rallegra della presentazione di una bozza di risoluzione all'ONU per trattare i problemi post bellici, ma occorre far sì che le Nazioni Unite svolgano un ruolo centrale nella ricostruzione. Obiettivo dell'ONU non è legittimare il recente conflitto, ma essere un partner e non entità subordinata agli Stati Uniti. Che può fare l'UE? A Rodi è emerso l'accordo per attribuire all'Unione un ruolo forte nella ricostruzione ma si pone con urgenza la questione della nomina di un rappresentante dell'UE, in una situazione in cui l'ONU sia al centro dello sforzo di ricostruzione. E' importante che siano tolte le sanzioni contro l'Iraq, varate in opposizione ad un regime dittatoriale che ora non c'è più; l'Agenzia per l'energia atomica dovrebbe completare la propria missione in Iraq e il reddito elevato del Paese deve essere destinato alla ricostruzione, per il bene della popolazione irachena. Solo un ruolo centrale delle Nazioni Unite conferirebbe una reale legittimità ad ogni accordo sull'Iraq, attenuando l'instabilità politica della regione.

Jens-Peter BONDE (EDD, DK) ha affermato che non bisogna seguire gli USA né adottare una politica estera che soffra di un complesso di inferiorità, ma potenziare l'Europa e le Nazioni Unite. Non è giusto che le grandi potenze agiscano di propria iniziativa: occorre rispettare le regole dell'ONU perché altrimenti si imporrà la legge della giungla e il terrorismo si combatte con la legge.

Emma BONINO (NI, I) dopo aver confessato che non si ricorda se questo sia il decimo o il venticinquesimo dibattito sull'Iraq, ha espresso il dubbio che ancora una volta la discussione sottolinei l'irrilevanza delle decisioni europee, come è già successo prima del conflitto. Non è certo che l'Unione si decida ad avere una politica comune, dati i presupposti: dalle dichiarazioni del Consiglio non si capisce cosa si intenda fare. Il commissario ha però detto una cosa importante: va chiarito una volta per tutte che in Iraq ci sono bisogni umanitari ma non un disastro e che i problemi sono altri, molto più difficili di una esigenza umanitaria che l'Unione saprebbe gestire bene. E' intollerabile, infine, che come per l'Afganistan o il Kossovo, anche per l'Iraq in tutte le conferenze e gli incontri non ci siano donne, «neanche per offrire un caffè», proprio in un Paese dove le donne (e la «Signora Germe» è un esempio per tutte) avevano un ruolo importante: «l'Europa dovrebbe ricordarsene», ha concluso l'oratrice.

Luisa MORGANTINI (GUE/NGL, I) ha ribadito che non si può sfuggire alle proprie responsabilità. La guerra contro l'Iraq è stata costruita sulla menzogna della presenza di armi di distruzione di massa, ma la militarizzazione degli USA e la guerra preventiva infinita mettono in pericolo l'intera umanità costringendo a vivere nella paura e nel dolore di criminali atti terroristici. Non bisogna sottacere che la politica imperiale USA distrugge non solo vita, terra, storia e cultura, ma l'intero assetto delle relazioni tra gli uomini, il patto delle Nazioni Unite e le regole internazionali. Non si può quindi voltare pagina e fingere che nulla sia avvenuto: bisogna ricostruire i rapporti europei con gli Stati Uniti nel rispetto dei diritti umani e civili, nel perseguimento della giustizia, nel non mostrare due pesi e due misure come nel caso dell'occupazione israeliana della Palestina. Saddam Hussein è svanito e l'oratrice se ne rallegra, ma la situazione è instabile. Le forze di occupazione dovranno essere sostituite da un governo iracheno, che preveda la presenza di donne, sotto il coordinamento delle Nazioni Unite. L'Unione europea deve fare la sua parte per la ricostruzione, gli aiuti economici, il ripristino della democrazia e l'utilizzo da parte irachena delle risorse. La Francia, la Germania, il Belgio, il Papa e le masse pacifiste hanno dato credibilità all'Europa in quella parte del mondo: bisogna quindi continuare sulla strada del rispetto dei diritti, contro la sopraffazione e l'occupazione.

Per Mario BORGHEZIO (NI, I) la situazione irachena presenta oggi l'arduo problema di come sarà guidato e legittimato il processo di transizione verso un regime libero e democratico fondato sul pluralismo politico, religioso ed etnico. Il progetto di risoluzione presentato dagli USA alle Nazioni Unite sembra ridurre l'ONU a un ruolo marginale, confinato al coordinamento o poco più degli aiuti umanitari; sembra mirare allo sfruttamento del petrolio e a lasciare incerta la durata dell'amministrazione angloamericana utilizzando formule generiche. Dall'Europa vi è una richiesta precisa di maggiore coinvolgimento: vista la sua posizione geopolitica, sarebbe assurdo se l'UE restasse esclusa. Borghezio poi ha sollecitato l'attenzione sui colloqui con l'Iran per evitare il pericolo di un ruolo destabilizzante della presenza sciita. Non si può comunque rimanere inermi davanti alla riapertura della strategia del terrore, che in questi giorni ripropone la sfida all'Occidente da parte del fanatismo islamico. L'Europa si assuma quindi le proprie responsabilità contro il terrorismo, che trova posto anche all'interno dell'UE, ad esempio nelle moschee e nelle organizzazioni islamiche, spesso finanziate dall'Arabia Saudita.

Jas GAWRONSKI (PPE/DE, I) è intervenuto ricordando che l'operazione militare americana ha avuto successo, provocando poche vittime e confermando che la guerra è la parte meno difficile di questa situazione. Molti si sentono autorizzati a dire che si sapeva che non sarebbe servito a nulla attaccare l'Iraq, ma ora inizia la fase di ricostruzione e l'UE deve dimostrare con l'aiuto dei dieci nuovi membri di essere capace di gestire questa fase. In Iraq dopo la fine del conflitto si vendono liberamente opuscoli e giornali che sotto Saddam, come in passato nei regimi comunisti, potevano portare alla prigione e alla tortura. Bush è stato un leader coraggioso e per questo è stato criticato da capi di Stato e di governo. Il Presidente polacco Kwasniewski nell'incontro con Schroeder la scorsa settimana ha chiesto di non costringere la Polonia a scegliere fra l'amicizia con gli Stati Uniti e quella con l'Europa: si può essere amici di entrambi.

A conclusione del dibattito, il ministro greco Tassos GIANNITSIS ha affermato che sono in gioco tre aspetti collegati tra loro, innanzitutto che cosa si possa fare direttamente e immediatamente in Iraq per garantire ai cittadini una vita quotidiana normale. Alcune risposte pratiche sono già state fornite con l'aiuto umanitario, il sostegno pieno all'intervento in ambito culturale e alla promozione del processo di pace in Medio Oriente. L'UE è uscita allo scoperto e in questi mesi ha compiuto sforzi, cercando di far sentire una voce diversa e chiara su temi di grande importanza. Ci si chiede poi quale sia il ruolo delle istanze internazionali e dell'ONU e restano senza risposte interrogativi sull'eventuale presenza in Iraq di armi di distruzione di massa. L'UE ha dato risposte o per lo meno ha iniziato a porre domande giuste. Altra questione aperta è la necessità di dotarsi di una politica estera di sicurezza e difesa degna di questo nome: bisogna imparare dalla lezione e valutare che cosa si può fare per essere efficaci. Molti ritengono che da tutto ciò debbano scaturire posizioni che corrispondano al loro specifico credo e questo è il problema da affrontare. Una simile politica funzionerà solo su basi solide e solo quando ci si sarà resi conto che bisogna procedere su un cammino di reciproca comprensione e di compromesso, sottolineando gli elementi di comune denominatore e non quelli di divisione.

Poul NIELSON ha replicato in chiusura osservando che è confortante constatare l'ampio consenso su gran parte degli elementi della questione: il dibattito ha mostrato che il PE è fonte di iniziative costruttive e di grande ispirazione nell'Unione. A Gary TITLEY (PSE, UK), che ha posto il problema dei debiti dell'Iraq, il commissario ha detto che è importante chiarire il problema e disporre di un buon mediatore per risolvere la questione, che non può essere lasciata nelle mani del Paese occupante. Il ruolo di mediazione deve essere dell'ONU, insieme al FMI che dovrà fungere da tesoriere dell'operazione.

E' evidente che senza un ruolo forte delle Nazioni Unite, le forze occupanti gestiranno la situazione come vogliono e per quanto riguarda il coinvolgimento dell'Europa nella ricostruzione, non basta dire alla Commissione di fare qualcosa, perché se le condizioni politiche essenziali non sono a posto, se i nodi politici fondamentali devono ancora essere risolti, è difficile agire. Molti hanno sottolineato che il problema più grande è che l'Europa prenda una decisione e in questo senso è preferibile il voto a maggioranza qualificata ad un'unità non sensata; è preferibile una posizione che dia autorità, forse creando dissenso, a nessuna posizione: almeno sarà una posizione a maggioranza qualificata piuttosto che un'unanimità squalificata.
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Vertice UE-Russia

Risoluzione comune sul Vertice UE-Russia
Doc.: B5-0233/2003
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 14.05.2003
Votazione: 15.05.2003

In preparazione del prossimo Vertice UE-Russia, il Parlamento europeo chiede che vi siano maggiori riunioni di questo genere e che sia sviluppato un partenariato strategico volto a superare il crescente divario tra un'Europa in via di unificazione e la Russia. I deputati invitano ad intensificare la cooperazione UE-Russia nel settore della sicurezza e della difesa e si pronunciano per un'espansione degli scambi, un maggiore utilizzo dell'euro nelle transazioni commerciali, una maggiore cooperazione scientifica e tecnologica, soprattutto nel settore dell'energia nucleare; essi, infine, sollecitano sforzi congiunti nella lotta al crimine organizzato.

Il Parlamento sottolinea che le disposizioni relative al transito per Kaliningrad dovranno essere operative entro il 1° luglio di quest'anno. I deputati hanno inoltre deciso di inviare una delegazione ad hoc in Cecenia dal 14 al 17 giugno 2003.
Per ulteriori informazioni:
Marjory van den Broeke
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 44304
e-mail :             foreign-press@europarl.eu.int
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Diritti umani ad Ankara

Risoluzione comune sulle perquisizioni effettuate ad Ankara nella sede principale dell'Associazione per i diritti dell'uomo in Turchia (IHD)

Doc.: B5-0262/2003
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 13.05.2003
Votazione: 15.05.2003

Sconcertati per le incursioni delle forze antiterrorismo nella sede centrale e nella succursale dell'Associazione per i diritti dell'uomo in Turchia (IHD), avvenute ad Ankara il 6 maggio 2003, i deputati europei invitano le autorità turche a chiarire immediatamente le ragioni dell'azione. Il Parlamento ha espresso il proprio sostegno alle attività dell'IHD (contro cui è stata avviata un'inchiesta per «appoggio e assistenza a organizzazioni illegali») e di altre organizzazioni turche impegnate a favore dei diritti umani.

La risoluzione esorta il governo di Ankara a dare prova dell'impegno per il rispetto dei diritti dell'uomo, nonché a riesaminare la propria legislazione per garantire la tutela della democrazia, della trasparenza e dei diritti dell'uomo. Devono in particolare essere attuate le annunciate riforme del sistema giudiziario, riforme di cui la Commissione terrà conto nell'elaborare la relazione sull'adempimento dei criteri politici di Copenaghen, da presentare al Consiglio nel dicembre 2004. I deputati hanno quindi ribadito che la volontà politica della Turchia di apportare modifiche radicali alla struttura dello Stato, alle relazioni con la società, al rispetto dei diritti umani e allo stile di governo sono elementi essenziali per il processo di adesione all'Unione europea.
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Ambiente

Responsabilità ambientale: chi inquina paga

 

Toine MANDERS (ELDR, NL)
Relazione sulla responsabilità ambientale
Doc.: A5-0145/2003
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 13.05.2003
Votazione: 14.05.2003

Voto

Il Parlamento ha approvato con 310 voti favorevoli, 177 contrari e 23 astensioni la relazione di Toine MANDERS (ELDR, NL) sulla proposta della Commissione per una direttiva volta a fissare regole comunitarie sulla responsabilità ambientale. Pur essendo ampiamente favorevole alla direttiva, basata sul principio «chi inquina paga», il Parlamento ha approvato numerosi emendamenti volti a creare un quadro legislativo più severo. Molti di questi emendamenti erano stati respinti dalla commissione giuridica, ma sono stati ripresentati in plenaria dai gruppi PSE, Verdi/ALE, GUE/NGL e da singoli deputati. In alcuni casi essi vanno ben al di là della proposta della Commissione e degli emendamenti inizialmente inclusi nella relazione Manders, dando così al testo un'impostazione molto più orientata a favore dell'ambiente.

Definizioni (articolo 2)

Diversi emendamenti approvati mirano ad estendere le definizioni utilizzate includendo nel principio «chi inquina paga» un numero maggiore di casi. Un emendamento amplia la nozione di «biodiversità europea», che dovrebbe comprendere non solo gli habitat e le specie protette dalla legislazione comunitaria, ma anche quelle tutelate dalla legislazione nazionale. Il concetto di «operatore», inoltre, dovrebbe includere non solo la persona fisica, ma anche la persona giuridica, privata o pubblica, «che svolga o controlli la conduzione di un'attività pericolosa». Il significato di «stato di conservazione» è poi allineato a quello indicato nella direttiva Habitat e la definizione di «contaminazione del terreno» contiene anche le radiazioni. Quanto alla definizione di danno alla biodiversità, tutti gli emendamenti sono stati respinti, mantenendo così intatta la proposta della Commissione che lo definisce come «danno che produce gravi effetti negativi sullo stato di conservazione della biodiversità».

Ambito di applicazione della direttiva (articolo 3)

Per i deputati, cinque anni dopo la sua entrata in vigore, la direttiva sarà applicata «a tutti i danni ambientali causati o che possono essere causati dall'esercizio di qualsiasi attività professionale», non solo di quelle elencate dalla Commissione, o «da qualsiasi sostanza usata in una di tali attività professionali o alla minaccia imminente di tale danno a causa di una tale attività o sostanza».

Riguardo all'inquinamento nucleare a marittimo - settori attualmente coperti da specifiche convenzioni internazionali - il Parlamento ha approvato alcuni emendamenti presentati dai gruppi ELDR, PSE, GUE/NGL e Verdi/ALE miranti ad estendere l'ambito d'applicazione della direttiva a «tutti i casi in cui la convenzione internazionale attinente non è stata ancora ratificata dalla Comunità europea e/o dagli Stati membri e non è quindi entrata in vigore». Ciò rappresenta una modifica radicale alla proposta della Commissione che aveva esplicitamente escluso tali settori dalla direttiva.

Misure di prevenzione e di riparazione ed esenzioni (articoli 4, 5, 9)

I deputati vogliono inoltre accelerare e rendere più efficienti le procedure chiedendo ai responsabili di attività dannose di adottare le misure di prevenzione o di riparazione necessarie, «senza aspettare una richiesta dell'autorità competente». Essi affermano poi che in sede di decisione del grado di responsabilità dell'operatore e dell'importo dell'indennizzo da esigere per il danno arrecato, «l'autorità competente e il tribunale che esamina la questione tengono conto di alcuni fattori attenuanti», ad esempio il fatto che l'emissione o l'attività siano specificamente consentite dalla normativa in vigore o non siano considerate dannose sulla base delle conoscenze scientifiche e tecniche al momento in cui si sono verificati i fatti.

L'Aula ha inoltre votato una drastica riduzione del numero di esenzioni che permettevano agli operatori di evitare di farsi carico dei costi del danno ambientale causato. Le esenzioni sono state limitate ai danni provocati da un conflitto armato, da azioni terroristiche, da fenomeni naturali eccezionali, inevitabili e imprevedibili; esse riguardano inoltre le attività che corrispondono alle buone prassi agricole e forestali. È stato invece abolito dai fattori di esenzione il fatto che un'emissione o un'attività dannosa siano consentite da leggi in vigore o non siano considerate nocive sulla base delle conoscenze scientifiche e tecniche al momento dell'attività.

Coperture assicurative

I deputati intendono obbligare, piuttosto che «incoraggiare», gli Stati membri a promuovere sistemi di garanzia finanziaria o coperture assicurative per coprire i casi in cui un operatore non sia in grado di sostenere finanziariamente la riparazione al danno ambientale. Tale disposizione dovrebbe essere applicata entro un periodo compreso tra i 3 e i 6 anni dall'entrata in vigore della direttiva.
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OGM

In riferimento agli OGM, infine, il Parlamento ha approvato un emendamento in base al quale la Commissione è chiamata a presentare «una proposta volta ad integrare il quadro normativo sulla responsabilità per danni causati da OGM al fine di completare la normativa necessaria per lo sviluppo nel campo della moderna biotecnologia». La proposta dovrà riguardare in particolare «i danni causati dalla presenza di organismi geneticamente modificati in prodotti per i quali i produttori non avevano utilizzato tali organismi».

La proposta della Commissione si basa sul principio «chi inquina paga» e attribuisce agli Stati membri la responsabilità di garantire che il danno ambientale sia evitato, prendendo misure appropriate in caso di pericolo imminente, o sia efficacemente riparato, ristabilendo le condizioni originali quando il danno è già avvenuto. I costi di prevenzione e/o di riparazione dovranno essere sostenuti dall'«operatore» dell'attività in questione. La proposta riguarda inoltre i casi di incidenti transfrontalieri e le relazioni dell'Unione europea con speciali convenzioni internazionali sull'inquinamento marino da petrolio e sui danni ambientali derivati da attività nucleari.
Per ulteriori informazioni:
Nikolaos Tziorkas
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42341
e-mail :             lega-press@europarl.eu.int
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Dibattito

Margot WALLSTRÖM, commissaria responsabile per l'ambiente, ha preso per prima la parola augurando un caloroso benvenuto ai colleghi dei nuovi Stati membri e ringraziando il relatore per il lavoro svolto sul tema della responsabilità ambientale che ha suscitato grandi attenzioni. Si tratta di un argomento complesso, con tanti punti di vista per quante sono le parti coinvolte e di una proposta delicata che ha richiesto un equilibrio difficile, fortunatamente raggiunto dalla Commissione europea. L'obiettivo è quello di creare un quadro comunitario in base al quale i danni ambientali possono essere prevenuti o rimediati, prevedendo che l'operatore responsabile della minaccia o del danno ambientale si faccia carico dei costi legati alle misure preventive o di riparazione. Qualora non sia possibile individuare un responsabile, gli Stati membri dovranno assumersi la responsabilità dei costi. La Commissione europea ha analizzato gli emendamenti presentati dal Parlamento sui quali la commissaria esprimerà in seguito un commento specifico. In generale, l'Esecutivo ritiene che se non si identificano gli habitat e le specie da trattare alcuni emendamenti non siano accettabili.

Il relatore Toine MANDERS (ELDR, NL) ha dato il benvenuto ai colleghi dei prossimi Stati membri, auspicando che siano coinvolti in questa relazione. Egli ha poi ringraziato la Commissione, il Consiglio e i colleghi del gruppo di lavoro, giunti a un compromesso. La questione è delicata sotto il profilo giuridico e politico: complessivamente erano stati presentati circa 900 emendamenti, ridotti poi a 75 in commissione giuridica e diventati 108 in plenaria. La votazione sarà quindi prolungata, ma ne varrà la pena.

Manders ha ricordato gli incidenti della Prestige e della petroliera Erika, affermando che questo tema viene discusso dal 1976. Bisogna cercare di adottare norme applicabili e realistiche. Il conflitto di competenze tra la commissione per l'ambiente e la commissione giuridica è stato il punto d'inizio del dibattito parlamentare. Si tratta quindi di un tema molto controverso e carico di implicazioni politiche: ognuno voleva segnalare la propria posizione ed in tal modo non è stato possibile giungere a compromessi con un sostegno sufficiente.

Il relatore ha scelto un approccio non specifico sull'ambiente o sull'industria, ma ha preferito cercare un equilibrio, in modo da varare una normativa che in futuro possa avere effetti positivi sull'ambiente. È soprattutto necessario un insieme di norme comuni e le proposte di compromesso miravano proprio a questo. La base giuridica è l'articolo 175 del Trattato. Ogni Stato membro sviluppa un proprio sistema e la Commissione, dopo 5 anni, passa a una proposta armonizzata sulla base degli esempi migliori, evitando così il dumping ambientale o l'esistenza di 25 sistemi giuridici diversi. Vi sono alcuni Paesi, come l'Olanda, che vogliono fare di più e altri che dovranno innalzare gradualmente i loro standard normativi, ma alla fine sarà più facile per la Commissione avere un ruolo di controllo e verificare chi non rispetta le regole. Il relatore ha poi scelto alcune misure di compromesso. Deve essere inoltre assicurata la complementarietà con i trattati internazionali. Manders ha detto di essere stato spesso isolato in commissione giuridica e di aver dovuto quindi indebolire in parte le proposte iniziali; il risultato del lavoro in commissione è però soddisfacente e sarà una sfida continuare a trattare in seconda lettura questa materia così complicata.

Angelika NIEBLER (PPE/DE, D) ha affermato che si voterà su questa direttiva concludendo finalmente una discussione molto lunga e controversa. Ringraziando il relatore, la portavoce dei popolari ha affermato che il suo gruppo sostiene la direttiva chiedendo norme più severe per la responsabilità ambientale. Chi causa danni all'ambiente deve risponderne e deve essere prevista una riparazione dei danni alla biodiversità («ecodanni»), ancora inesistente in molti Stati membri, anche se sarà difficile calcolare in concreto l'importo di tali danni. È comprensibile che non sempre sia possibile un vasto consenso, ma l'oratrice ha chiesto che la relazione sia approvata.

La commissione giuridica ha assunto una posizione realistica, che dovrebbe essere sostenuta fortemente dalla plenaria. Vi sono molte definizioni che determinano il campo d'applicazione della direttiva, ma con la definizione di biodiversità si entra in un territorio nuovo: secondo l'oratrice sarebbe giusto puntare su specie e habitat già definiti a livello di legislazione europea, con possibilità complementari per gli Stati membri. Si sono trovati compromessi importanti, ad esempio affermando che il sistema delle convenzioni internazionali va utilizzato in modo complementare: laddove vi sia già un regime definito a livello internazionale, la direttiva non dovrebbe essere applicata. Tale proposta pare ragionevole. E' giusto infine che gli agricoltori che utilizzano pratiche agricole tradizionali beneficino di esenzioni.

Evelyne GEBHARDT (PSE, D) ha detto che ci si aspetta molto, forse troppo, dall'ambiente. E' giunto quindi il momento di adottare norme ambientali più severe: oggi dopo lunghe battaglie nelle diverse commissioni parlamentari si arriva al dibattito in plenaria. Quando si parla di responsabilità ambientale non basta rimproverare chi va a spasso con il cane senza paletta, ma ci vogliono disposizioni in base alle quali chi causa danni deve pagare: i danni al portafoglio «fanno male» e imporranno quindi di stare più attenti. Ecco perché il gruppo socialista è favorevole ad alcuni emendamenti. Non si capisce infatti perché il principio «chi inquina paga» non valga anche per il settore petrolifero, nucleare o degli OGM. Nomi come «Erika» o «Prestige» non fanno pensare a problemi enormi ancora irrisolti? E perché i contribuenti dovrebbero pagare per gli errori altrui? Bisogna forse incoraggiare una gestione dell'ambiente scriteriata solo perché in alcuni casi è difficile calcolare i danni? L'oratrice ha quindi affermato che le aziende con attività che minacciano l'ambiente dovrebbero cautelarsi con assicurazioni o altri mezzi finanziari.

Per i socialisti, inoltre, è importante che la responsabilità per la riparazione dei danni e il risanamento dell'ambiente non ricadano sulle autorità pubbliche e quindi, dalla porta di servizio, sui cittadini: il principio «chi inquina paga» deve valere per tutti. A tal fine è stata proposta l'aggiunta di un paragrafo volto a chiarire che l'autorità competente potrà adottare i provvedimenti necessari senza farsi carico di tutti i costi ad essi legati. L'oratrice ha chiesto di approvare tali emendamenti, in modo da garantire una ripartizione adeguata dei rischi a titolo preventivo e dare ai cittadini ciò che si attendono in tema di protezione ambientale. Se tali emendamenti non saranno approvati, con grande dispiacere il gruppo non potrà accettare la direttiva nel suo complesso.

Willy DE CLERCQ (ELDR, B) a nome dei liberali ha riconosciuto la necessità di creare un sistema per la prevenzione e la riparazione dei danni ambientali, promuovendo una disciplina comune ma, pur essendo d'accordo sul principio, i liberali hanno dubbi sulla portata della proposta: fino a che punto si deve arrivare nella tutela dell'ambiente e nell'obbligo di riparare i danni? La portata del principio «chi inquina paga» e l'assicurabilità dei rischi nonché gli importi massimali per la riparazione dei danni sono elementi di discussione essenziali. Il relatore ha cercato una mediazione fra posizioni molto diverse e il risultato è apprezzabile. I settori economici coinvolti sono numerosi e tutti auspicano un quadro preciso ed uniforme, con standard europei chiari e le stesse regole per tutta l'Unione. Probabilmente alcuni, compresi i fondamentalisti verdi, vorranno fare di più, ma la questione non è se un impegno maggiore sia necessario ma se sia fattibile, se sia pagabile, se sia percorribile. Senza cercare l'irraggiungibile e ricordando che chi troppo vuole nulla stringe, una buona disciplina generale per il futuro in questo settore è quanto serve, ha concluso l'oratore.

Con questa proposta presentata nel gennaio 2002, la Commissione europea è finalmente riuscita a concludere un processo in corso da 10 anni, ha esordito Paul LANNOYE (Verdi/ALE, B). Già nel 1993 era stato pubblicato un Libro verde sulla responsabilità ambientale e il Parlamento più volte aveva fatto pressioni per un'iniziativa rapida in tal senso. Si è dovuto attendere molto per ottenere una proposta coerente, che tuttavia non è all'altezza delle intenzioni dichiarate. Il rappresentante dei Verdi ha insistito sugli elementi di delusione, in particolare sulla definizione restrittiva di ambiente, definizione che tocca solo il 25% della biodiversità e appena il 13% del territorio. Quanto alle attività economiche che ricadono nell'ambito del principio di responsabilità, la lista risulta essere molto limitata poiché esclude tutto ciò che attiene al nucleare e al trasporto di idrocarburi. Si fa poi riferimento alle convenzioni internazionali, che però in alcuni casi non prevedono una riparazione del danno ambientale. Il risarcimento alle vittime dell'incidente della petroliera «Prestige», ad esempio, è troppo limitato. Bisogna quindi essere coerenti e approvare un emendamento molto rigoroso, in base al quale ci sia una compensazione nella direttiva per quanto non previsto dalla normativa internazionale. Sono inoltre previste esenzioni basate sul permesso di gestione o di sfruttamento o su conoscenze scientifiche insufficienti: in tali casi la responsabilità economica non sarebbe giustificata, ma in base a tale principio, ad esempio, il settore degli OGM sfuggirebbe alla direttiva. Il gruppo dei Verdi sostiene quindi una serie di emendamenti che prevedono modifiche importanti e, solo se questi saranno adottati, potrà approvare la proposta di direttiva.

Hans BLOKLAND (EDD, NL) ha detto che l'ambiente non è più di moda e la proposta lo dimostra: soffre infatti di mancanza di convinzione per un impegno reale ed effettivo. Non c'è accordo su come dare forma alla responsabilità ambientale e nonostante i dettagli tecnici la direttiva non convince. Il principio «chi inquina paga» deve essere il pensiero guida, principio che in Olanda è già applicato, con risultati positivi evidenti. Si spera che con l'approvazione del PE la portata della direttiva possa essere modificata in modo soddisfacente, perché non si può accettare a priori una impostazione da «minimo comune denominatore». Il Parlamento dovrà prendersi la responsabilità di rinviare ciò che non considera soddisfacente.

Francesco FIORI (PPE/DE, I) ha ringraziato il relatore per l'enorme lavoro svolto e ha fatto alcune osservazioni sul settore agricolo. Il mondo agricolo, ha detto, sembrava aver accolto favorevolmente la proposta di direttiva della Commissione, che aveva optato per un approccio orizzontale. La commissione parlamentare ha però espresso altre sensibilità ed ora risulta difficile accettare l'idea della responsabilità degli agricoltori per cause che esulano dalla loro sfera d'influenza. Alcuni punti esposti negli emendamenti metterebbero gli agricoltori in situazione di grande difficoltà: un agricoltore, ad esempio, si potrebbe trovare a dover risarcire un danno ambientale per un'attività per cui ha ottenuto il permesso, pur rispettando tutti i requisiti richiesti. Gli agricoltori sono certo pronti ad assumersi le loro responsabilità, ma si devono evitare ripercussioni come quelle citate sul settore agricolo. L'ampliamento dell'ambito d'applicazione della direttiva, infine, rischia di rendere incerto il quadro normativo proposto, causando difficoltà di applicazione della normativa europea, che dovrebbe essere utile per tutta la società.

Guido SACCONI (PSE, I) ha affermato che la direttiva può e deve rappresentare una svolta per i cittadini europei per evitare eventi come quello di Seveso e della Prestige, o le conseguenze recentemente riportate dello stabilimento di Priolo sulle nascite locali. Occorre bloccare le tendenze regressive che emergono, come quelle del governo italiano che sta cercando di depenalizzare i reati ambientali e far applicare il principio «chi inquina paga». La finalità ultima è la prevenzione e non la compensazione del danno, ha proseguito Sacconi ed è in tal senso che la commissione per l'ambiente ha lavorato, cercando di eliminare dalla direttiva le deroghe che concedono esenzioni ampie e generiche che equiparano le norme a licenze di inquinare. La commissione per l'ambiente ha lavorato affinché sia l'operatore e non il contribuente a farsi carico delle conseguenze, affinché il regime proposto preveda una responsabilità oggettiva per i danni ambientali, a prescindere dal fatto che siano provocati da attività considerate o meno pericolose. Tutto questo lavoro avrà senso se saranno accolte le modifiche e gli emendamenti presentati e poi cancellati dalla commissione giuridica: in particolare, se non saranno accettati gli emendamenti 99, 103 e 107, il gruppo socialista non potrà approvare la relazione.

Serve una normativa quadro sulla responsabilità ambientale ed è giusto che chi inquina paghi, ha affermato Stefano ZAPPALA' (PPE/DE, I), ricordando però che si deve anche tenere conto delle esigenze dell'industria europea. Ringraziando il relatore, Zappalà ha detto che la relazione della commissione giuridica rappresenta un compromesso accettabile anche se richiede qualche sacrificio. Alcuni emendamenti, tuttavia, sono pericolosi perché renderebbero difficile per gli operatori ottenere le coperture assicurative. L'oratore è contrario agli emendamenti 23, 84 e 98: in quei casi, infatti, non si può parlare di danno ma si deve parlare di rischio. Zappalà è anche contrario all'emendamento 95 ed ha affermato che la definizione di contaminazione da OGM è impropria: non bisogna creare un regime basato sul sospetto. È prioritario trattare delle attività che possono avere un impatto sull'ambiente, ma per agevolare le coperture assicurative occorre lasciare massima flessibilità anche oltre il primo quinquennio di applicazione della direttiva. Zappalà ha quindi invitato ad approvare il documento della commissione giuridica che garantisce la protezione dell'ambiente senza penalizzare l'industria europea.

Paolo BARTOLOZZI (PPE/DE, I) ha rilevato che la proposta di direttiva opta per un approccio equilibrato inteso a prevenire e riparare i danni, suggerendo poche disposizioni regolamentari: qualsiasi modifica fondamentale avrebbe dato adito ad una soluzione poco realizzabile e il lavoro fatto dal relatore è il massimo punto di sintesi possibile. La commissione giuridica non ha modificato la posizione dell'Esecutivo ma ne ha migliorato alcuni aspetti. Se la responsabilità diventerà vincolante la consapevolezza finanziaria del danno fungerà da misura preventiva e in tale contesto un regime assicurativo obbligatorio potrebbe perturbare l'equilibrio raggiunto dalla proposta, perché in ultima analisi sarebbero le società di assicurazioni a pagare, deresponsabilizzando in tal modo gli operatori. Il principio «chi inquina paga» è insomma accettabile solo nei termini previsti dalla direttiva, che difende sia gli interessi degli industriali che quelli dell'ambiente.

Margot WALLSTRÖM ha replicato agli interventi ringraziando per le idee proposte al fine di migliorare la direttiva. Molti vorrebbero essere più ambiziosi, ma è opportuno considerare la proposta come parte di un processo graduale, senza sovraccaricarla con quanto si sta negoziando in altri fori internazionali. L'idea sottintesa al principio «chi inquina paga» è stabilire la responsabilità ed esercitare un effetto preventivo. In molti casi non è possibile trovare chi inquina, né è possibile far pagare chi ha inquinato, ma occorre comunque trovare i rimedi, ecco perché si propone un sistema di assicurazioni, considerando troppi gli incidenti, troppi i casi di negligenza e troppa la cupidigia alla base degli incidenti finora registrati. Un elemento da sottolineare è la chiarezza giuridica: se si vuole contemplare la biodiversità, dotando l'UE di un sistema credibile, c'è bisogno di chiarezza e se si introduce una definizione troppo ampia (tutta la biosfera) si rischia di arrivare ad un sistema inapplicabile.

Anche per quanto riguarda gli OGM e l'inquinamento ambientale marittimo si vorrebbe essere più ambiziosi ma tali temi non sono contemplati nella proposta perché alcune convenzioni internazionali già trattano questi aspetti e si rischierebbe di creare doppioni inutili, sovraccaricando il sistema. La Commissione continuerà a lavorare negli ambiti internazionali e in particolare per quanto riguarda l'aumento degli indennizzi nel campo dell'inquinamento marino. La direttiva deve applicarsi in tutti i casi in cui le convenzioni internazionali pertinenti non siano in vigore e dopo un periodo di transizione di cinque anni la Commissione presenterà una direttiva di integrazione delle convenzioni internazionali esistenti nelle quali non sia contemplato a sufficienza il principio della responsabilità.

Per quanto concerne gli emendamenti, per imporre una responsabilità comune la Commissione ritiene che la proposta offra misure sufficienti: gli operatori devono accollarsi i costi relativi ai danni derivati dalle loro attività. La sicurezza finanziaria è un elemento importante della proposta: gli Stati membri dovranno incentivare un regime di assicurazione finanziaria adatto alle loro condizioni e ai loro bisogni e dunque sembra prematuro proporre un obbligo per tutti. In ogni caso il tema dovrà essere trattato al momento della revisione dell'applicazione della direttiva da parte della Commissione. In generale, è essenziale che l'operatore paghi il danno arrecato, che vi sia un'intesa comune sui costi e sulle azioni di riparazione. Gli emendamenti che la Commissione può accettare sono quelli di carattere tecnico e quelli relativi all'articolo 4 e 5 della proposta.
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Vaccinazione d'urgenza per l'afta epizootica

Wolfgang KREISSL-DÖRFLER (PSE, D)
Relazione sulla proposta di direttiva del Consiglio relativa a misure comunitarie di lotta contro l'afta epizootica e recante modifica della direttiva 92/46/CEE
Doc.: A5-0141/2003
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 14.05.2003
Votazione: 15.05.2003

La relazione è stata approvata con 409 voti favorevoli, 10 contrari e 6 astensioni.
Per ulteriori informazioni:
María Andrés
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 44299
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Energia

Programma «Energia intelligente per l'Europa»

Eryl McNALLY (PSE, UK)
Raccomandazione relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che attua un programma pluriennale di azioni nel settore dell'energia: Programma "Energia intelligente per l'Europa" (2003-2006)
Doc.: A5-0131/2003
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 12.05.2003
Votazione: 13.05.2003

Voto

Il programma per un'energia «intelligente», che riguarda il periodo 2003-2006 e sostituisce l'attuale programma quadro terminato il 31 dicembre 2002 è stato approvato dall'Aula in seconda lettura. Nella posizione comune, il Consiglio ha accettato la maggior parte degli emendamenti proposti dal Parlamento, compresi quelli relativi al coinvolgimento dei Paesi candidati, alla diffusione dei programmi e al loro accesso, nonché all'introduzione di criteri trasparenti per la selezione dei partecipanti. Il Consiglio non ha però accettato la proposta di istituire un'Agenzia europea per l'energia intelligente né la creazione di una task force all'interno della Commissione per coordinare i vari settori del programma e il collegamento con altre politiche comunitarie.

Per quanto concerne la dotazione di bilancio del programma, dopo numerosi incontri in trilogo, Consiglio e Parlamento hanno concordato la cifra di compromesso di 200 milioni di euro (il Consiglio ne aveva proposti 190) ripartita in quattro settori specifici:
·        miglioramento dell'efficienza energetica (programma SAVE, 69,8 milioni di euro),
·        promozione delle fonti di energia alternative e rinnovabili (ALTENER, 80 milioni di euro),
·        aspetti energetici dei trasporti (STEER, 32,6 milioni di euro),
·        promozione delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica nei Paesi in via di sviluppo (COOPENER, 17,6 milioni di euro).

La relatrice, Eryl McNALLY (PSE, UK), ha criticato il ritardo della Commissione europea nella presentazione del programma il cui inizio era previsto per gennaio 2003, ma i deputati hanno accolto con favore il compromesso sulla questione finanziaria che permetterà di accelerare l'esecuzione del programma. I deputati chiedono alla Commissione di procedere ad una valutazione esterna della realizzazione delle azioni comunitarie alla fine del secondo anno di applicazione del programma, di prendere in considerazione le conseguenze dell'allargamento e di comunicare le conclusioni al Parlamento e alle altre Istituzioni coinvolte.
Per ulteriori informazioni:
Klaus Hullmann
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42518
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Dibattito

La relatrice Eryl McNALLY (PSE, UK) ha sottolineato che il programma «Energia intelligente» ha richiesto la collaborazione di ben tre Presidenze del Consiglio ed ha espresso apprezzamento per il buon compromesso raggiunto per la seconda lettura. I contenuti del programma possono essere definiti in contrapposizione ad un ipotetico piano per «l'energia stupida», ovvero un'energia che riscalda l'aria fuori degli edifici anziché all'interno, che promuove il trasporto di una sola persona per automobile, che non fa fronte ai pericoli dei rifiuti tossici, che porta avanti l'energia nucleare anche in Paesi che potrebbero usarla per scopi non pacifici. La dotazione finanziaria del programma è di 200 milioni di euro e gli obiettivi previsti sono la promozione dell'efficacia energetica, di nuove fonti e di trasporti puliti anche nei Paesi in via di sviluppo.

La relatrice ha poi espresso apprezzamento per l'iniziativa della Commissione di proporre misure di coordinamento. Per quanto riguarda gli emendamenti presentati dal PE, relativi al bilancio, 22 sono stati accettati nella posizione comune, altri nei negoziati successivi. L'unica omissione importante riguarda la creazione di un'Agenzia per l'energia, mentre è da sottolineare che il programma Copener fungerà da leva per un migliore equilibrio dei programmi finanziati. La proposta soffre di un ritardo così grave che sarà impossibile impegnare i fondi fino al febbraio 2004: si spera quindi che la tempistica possa essere riveduta e accelerata.

La commissaria responsabile per l'energia, Loyola de PALACIO, ha ringraziato la relatrice per il lavoro svolto. E' importante che, con il voto, si possa arrivare una volta per tutte all'approvazione del programma pluriennale che deve coprire il periodo 2003-2006: di qui l'urgenza di chiudere il dibattito. Il programma riguarda aspetti già inclusi nei programmi SAVE, ALTENER, COOPENER e STEER, ovvero relativi alle questioni energetiche nei trasporti, all'efficienza energetica alle energie rinnovabili, nonché alla promozione di queste ultime nei Paesi in via di sviluppo.

La commissaria condivide le preoccupazioni espresse del Parlamento e considera la cooperazione tra i diversi servizi di grande importanza: essa deve costituire una pratica comune. In tal modo, l'esecuzione dei programmi sarà coerente anche rispetto ad altri strumenti comunitari. La commissaria, in particolare, vorrebbe costituire un gruppo «interservizi» che includa i servizi con attività correlate al programma. Quanto agli emendamenti presentati dai deputati, Loyola de Palacio ha osservato con soddisfazione che, a seguito delle ultime discussioni, si è giunti a un compromesso in merito ad aspetti su cui ancora mancava l'accordo. La Commissione sostiene il testo presentato e si congratula per l'accordo raggiunto con il Consiglio, in particolare in merito alle questioni di bilancio (200 milioni di euro). La relatrice voleva una cifra superiore, ma quella ottenuta rappresenta comunque un incremento notevole rispetto a quelle del passato.

Paul RÜBIG (PPE/DE, A) a nome dei popolari ha ringraziato la relatrice ed ha definito il programma molto importante e importantissima la dotazione finanziaria: alla luce della crisi energetica internazionale è necessario intervenire tempestivamente, considerando che l'Europa importa circa il 50% dell'energia e che molto presto le percentuali di aumento diventeranno insostenibili. Il programma promuove una svolta nell'utilizzo dell'energia e il fulcro sarà la sua corretta attuazione e il recepimento nelle legislazioni nazionali.

Hans-Peter MARTIN (PSE, A), trovando molto interessanti le riflessioni della relatrice sulla contrapposizione tra energia «intelligente» e «stupida», ha affermato che il Parlamento dovrebbe perseguire l'idea di un'Agenzia europea per l'energia intelligente, simile all'Agenzia per l'ambiente. Grazie al modello USA di accesso all'informazione ambientale, è stato possibile sensibilizzare anche gli europei su tali temi. L'Agenzia non dovrebbe diventare una nuova creazione burocratica, ma essere costituita con le capacità esistenti. Essa, inoltre, potrebbe diventare un esempio di gestione trasparente dei fondi comunitari che le sarebbero attribuiti: la mancata trasparenza è la critica più ricorrente alle Istituzioni europee e l'Agenzia potrebbe diventare un modello positivo in tal senso.

Nicholas CLEGG (ELDR, UK) si è associato alle lodi dei colleghi alla relatrice ed ha affermato che il gruppo liberale è d'accordo sui punti fondamentali del programma ma ha aggiunto che altri due aspetti dovrebbero essere presi in considerazione: «Energia intelligente» non dovrebbe essere solo il titolo del programma ma quello di qualsiasi iniziativa di tipo ambientale. Il Parlamento si occuperà nei prossimi giorni di altre proposte come la cogenerazione e la liberalizzazione del mercato del gas e dell'elettricità che devono costituire tutte una vera e propria politica intelligente, una politica di sinergie. La seconda osservazione è sulla dotazione finanziaria del programma, che pur essendo superiore alle previsioni originarie, resta una goccia nel mare considerando i compiti che il programma si prefigge. Anche in altri settori paralleli, come le reti transeuropee, il seme gettato dall'UE si è rivelato minuscolo rispetto al fabbisogno. L'oratore ha concluso ricordando che la trasparenza e la gestione corretta del programma saranno di essenziale importanza.

Gérard CAUDRON (GUE/NGL, F), che si era già espresso sul tema in occasione della prima lettura, ha ringraziato la relatrice per la qualità del testo e per il modo con cui ha condotto i negoziati con il Consiglio: si tratta di un omaggio al suo lavoro accanito, sebbene l'oratore sia in disaccordo con alcuni suoi orientamenti liberali. Benché la commissaria non abbia mai risposto all'interrogazione presentata dall'oratore, egli ha affermato di apprezzarne il lavoro. A nome del gruppo, Caudron ha ricordato che il programma per l'energia intelligente in Europa sostituisce programmi scaduti il 31 dicembre 2002 ed è quindi urgente raggiungere un accordo con il miglior compromesso possibile.

Troppo spesso, ha aggiunto, in vari settori coperti a livello europeo non ci sono i mezzi finanziari necessari: una relazione a medio termine sull'applicazione del programma quadro ha mostrato che per i programmi esistenti sono mancate le risorse. L'oratore ha poi commentato il compromesso raggiunto sui 200 milioni di euro, mentre il Consiglio si accaniva sull'importo di 190 milioni: è poco, ma meglio di nulla. Sull'energia nei Paesi in via di sviluppo, l'oratore approva gli orientamenti e si rallegra del fatto che il Consiglio abbia accettato la maggior parte degli emendamenti dell'Aula.

Il Consiglio, però, non ha accettato la creazione dell'Agenzia europea per l'energia intelligente e ciò dispiace. Il Consiglio non ha nemmeno accettato la creazione di una task force in Commissione, ma la commissaria ha rassicurato su tale punto. L'energia implica investimenti numerosi e di lunga durata: in futuro bisogna quindi economizzare, diversificare e garantire maggiore sicurezza tenendo conto di costi e benefici. Bisogna quindi aumentare gli investimenti per le energie rinnovabili e mettere in atto i programmi per l'energia del futuro, cioè per la fusione, lanciando il programma il più rapidamente possibile.

Graham H. BOOTH (EDD, UK) ha affermato che il programma è certo indispensabile, ma qualunque concetto di energia intelligente può essere realizzato all'origine e non necessariamente capito dall'uomo della strada. L'energia eolica, ad esempio, è così costosa per il contribuente che il suo impiego è proibitivo e garantisce una fornitura intermittente, rendendo necessario un sistema di produzione energetica parallelo. Due sono gli elementi indissociabili: gli obiettivi e i finanziamenti ma il titolo del programma è contrario agli obiettivi. Ecco perché l'oratore ha espresso la propria opposizione, convinto che non si tratti di energia intelligente.

A conclusione del dibattito, la commissaria Loyola de PALACIO, ha ringraziato per gli interventi e ha affermato che l'Agenzia avrebbe potuto essere un modello di gestione rappresentando un fattore positivo. Con il sistema dell'«intergruppo», però, si potranno superare le difficoltà. La commissaria è inoltre d'accordo con Caudron sul lancio rapido dell'iniziativa, ma in merito agli importi limitati ha chiarito che alcuni aspetti del programma saranno trattati nell'ambito di Kyoto: questo infatti non è solo un problema europeo, ma mondiale. Il bilancio comunitario dell'anno prossimo, infine, presuppone un miracolo se si vuole essere in 25 Stati con 500 funzionari in più.
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Energia: promozione della cogenerazione

Norbert GLANTE (PSE, D)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla promozione della cogenerazione basata su una domanda di calore utile nel mercato interno dell'energia
Doc.: A5-0138/2003
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 12.05.2003
Votazione: 13.05.2003

Nel quadro del completamento del mercato interno dell’elettricità e del gas, il Parlamento ha accolto con favore la direttiva che promuove la cogenerazione, ovvero la produzione combinata di calore e di elettricità (PCCE). La cogenerazione è un processo che permette di trasformare l’energia utilizzata per la produzione simultanea di energia meccanica e di energia elettrica. Il calore prodotto mediante cogenerazione deve essere utilizzato al di fuori dell’impianto di produzione, per esempio a fini di riscaldamento urbano, della produzione di acqua calda o fredda o ancora come calore industriale. Grazie ad un utilizzo efficace del combustibile, la cogenerazione presenta un vantaggio rispetto alla produzione separata, perché permette di risparmiare energia e di ridurre le emissioni di CO2.

Dal 1997 esiste una strategia comunitaria per promuovere la cogenerazione. La proposta della Commissione in materia era attesa da tempo, ma secondo i parlamentari manca di ambizione, poiché non fissa né gli obiettivi per la cogenerazione né le regole comunitarie relative al sostegno finanziario. Il testo della Commissione riguarda la garanzia dell'origine dell’elettricità prodotta per cogenerazione; le disposizioni che obbligano gli Stati membri ad analizzare il loro potenziale di cogenerazione; la valutazione delle esperienze acquisite nell’applicazione dei diversi meccanismi di sostegno; la valutazione delle procedure amministrative nazionali al fine di ridurre gli ostacoli burocratici allo sviluppo della cogenerazione.

Il relatore Norbert GLANTE (PSE, D) ha sottolineato l'esigenza di definire meglio questo processo di produzione, di fissare un metodo per calcolare l'elettricità prodotta e di accelerare il calendario dei lavori stabilito dalla Commissione. Approvando gli emendamenti di compromesso, i deputati propongono una metodologia per determinare la resa energetica del processo di cogenerazione e chiedono che la Commissione pubblichi valori di riferimento armonizzati per la determinazione del risparmio di energia primaria derivante dalla cogenerazione e dalla produzione separata. Visto che il risparmio di energia e la riduzione delle emissioni di CO2 sono gli obiettivi principali della cogenerazione, i parlamentari hanno elaborato un elenco di principi per permettere un equo e giusto paragone fra cogenerazione e produzione non combinata.

I deputati suggeriscono inoltre una procedura per la definizione del metodo di calcolo armonizzato che ne assicuri l'adozione in tempi ragionevoli. Con valori di riferimento armonizzati a livello europeo, si potrà effettuare una migliore comparazione tra i sistemi, in modo da calcolare il risparmio energetico. I deputati hanno inoltre elaborato una definizione scientifica di elettricità derivante dalla cogenerazione.
Per ulteriori informazioni: Klaus Hullmann
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Forniture di energia elettrica e gas

Bernhard RAPKAY (PSE, D)

Relazione sulla proposta di direttiva del Consiglio che modifica la direttiva 77/338/CEE relativamente alle norme sul luogo di cessione di energia elettrica e gas
Doc.: A5-0139/2003
Procedura: Consultazione legislativa
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 110 bis del regolamento
Votazione: 13.05.2003

La relazione è stata adottata.

Per ulteriori informazioni:
Paula Fernández Hervás
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Affari economici

BCE: nomina di Gertrude Tumpel-Gugerell

Christa RANDZIO-PLATH (PSE, D)

Raccomandazione sulla nomina della sig.ra Gertrude Tumpel-Gugerell a membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea
Doc.: A5-0153/2003
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 15.05.2003
Votazione: 15.05.2003

Il Parlamento europeo ha approvato con 330 voti favorevoli, 15 contrari e 60 astensioni, la nomina di Gertrude TUMPEL-GUGERELL, attuale vice governatore della Banca centrale austriaca, al Comitato esecutivo della Banca centrale europea in sostituzione di Sirkka Hamalainen che terminerà il suo mandato a fine maggio 2003. Il mandato di Gertrude Tumpel-Gugerell sarà di 8 anni. Dopo il voto del Parlamento, saranno i Capi di Governo dell’Unione europea a dover prendere la decisione finale, pronunciandosi all’unanimità.

Nata nel 1952, Gertrude Tumpel-Gugerell ha compiuto un dottorato in economia e scienze sociali e ha maturato una notevole esperienza in Austria sia come Ministro delle Finanze che nella Banca centrale. Nel 1996 è stata responsabile del coordinamento per l’adesione dell’Austria all’euro e l’anno seguente è diventata membro del comitato economico e finanziario dell’UE e del comitato consultivo per il settore bancario. Nel 1998 è stata nominata vice governatore della Banca centrale austriaca, prima di diventare membro del comitato di supervisione bancaria della BCE.

Per ulteriori informazioni sull'audizione:
http://www.europarl.eu.int/hearings/20030429/econ/documents.htm

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Paula Fernández Hervás

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Giustizia e affari interni

Misure contro il riciclaggio di capitali

Ingo SCHMITT (PPE/DE, D)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla prevenzione del riciclaggio di capitali mediante la cooperazione doganale

Doc.: A5-0073/2003

Procedura: Codecisione, prima lettura

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 111 del regolamento del Parlamento

Votazione: 15.05.2003

La Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento sulla prevenzione del riciclaggio di capitali attraverso la cooperazione doganale, in base alla quale ogni persona fisica che entra o esce dal territorio doganale della Comunità e trasporta una somma di denaro contante pari o superiore a quindicimila euro è obbligata a dichiararla alle autorità doganali. Il Parlamento, che ha approvato la relazione con 320 voti favorevoli, 47 contrari e 47 astensioni, senza dibattito, mette in dubbio la validità del sistema proposto, perché sarebbe ancora possibile non dichiarare il denaro o trasportare cifre inferiori. La procedura, inoltre, non servirebbe a motivare i funzionari doganali.

Gli Stati membri devono poter scegliere fra la procedura di dichiarazione o dichiarazione di notifica. Quest'ultima prevede che le persone che importano nel o esportano dal territorio doganale comunitario una somma di denaro contante pari o superiore a quindicimila euro, su richiesta dei funzionari doganali devono notificare la natura, l'importo, il valore di tale somma, nonché indicarne la provenienza, l'uso e chi ne sia proprietario. In tal modo si eviterebbe il rilevante peso burocratico della procedura di dichiarazione proposta dalla Commissione e i funzionari doganali sarebbero motivati ad eseguire maggiori controlli.

Visto che gli Stati membri dovrebbero essere liberi di optare per una procedura o l'altra, il relatore ritiene che invece del regolamento sia più appropriato lo strumento della direttiva, da recepire nelle legislazioni nazionali entro il 31 dicembre 2004. Le somme non dovrebbero essere trattenute oltre i tre giorni lavorativi: tale termine può tuttavia essere prorogato una tantum fino ad un mese, in conformità con il diritto nazionale. Le informazioni ottenute tramite le due procedure devono essere trasmesse a una banca dati Europol e i dati ivi contenuti possono essere consultati solo in relazione a misure volte a prevenire il riciclaggio di denaro.
Per ulteriori informazioni:
Danny de Paepe
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42531
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Industria

Industria cantieristica

Jaime VALDIVIELSO DE CUÉ (PPE/DE, E)

Relazione sulla sesta relazione della Commissione al Consiglio sulla situazione dell'industria cantieristica mondiale
Doc.: A5-0130/2003
Procedura: Iniziativa
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 110 bis del regolamento del Parlamento
Votazione: 13.05.2003

Con l'approvazione della risoluzione sulla sesta relazione della Commissione europea in merito all'industria cantieristica mondiale, i parlamentari hanno criticato duramente le sovvenzioni elargite ai cantieri navali coreani che hanno provocato in un contesto di concorrenza sleale il declino della cantieristica europea. Si sottolinea che la quota di mercato dell'UE nel settore è scesa dal 19% nel 2000 al 10% alla fine del primo semestre 2002 e si richiama l'attenzione sui dati che dimostrano che la Corea del Sud ha continuato ad offrire prezzi inferiori ai costi, con margini negativi fra il 20 e il 40%, permettendo inoltre ad alcuni cantieri navali in fallimento di funzionare a pieno regime.

Per porre fine a questa concorrenza sleale, la Commissione europea ha cercato di negoziare con la Corea del Sud ma, visti i risultati insoddisfacenti, ha proceduto a depositare una denuncia presso l'Organizzazione mondiale del commercio. E' stato introdotto al tempo stesso un «meccanismo di difesa temporaneo» per la costruzione di navi container, navi cisterna e petroliere, in base al quale gli Stati membri dell'Unione sono autorizzati a concedere sovvenzioni fino al 6% del valore contrattuale della nave. I cantieri tedeschi hanno già beneficiato di questa misura nei casi in cui vi è stata concorrenza sleale da parte della Corea del Sud. Il meccanismo temporaneo sarà in vigore fino al 31 marzo 2004, quando il pannello istituito nel quadro dell'OMC dovrebbe presentare le proprie conclusioni (attese 18 mesi dopo la fine di settembre 2002).

I parlamentari sostengono pienamente la Commissione nella procedura avviata contro la Corea del Sud presso l'OMC ed esortano anche gli Stati membri ad accelerare le indagini sui danni causati dai cantieri navali coreani alle categorie di navi non incluse nel meccanismo temporaneo di difesa. In un punto a parte, si invita infine la Commissione europea ad adottare le misure necessarie per vietare alle petroliere che non dispongono di uno scafo doppio il trasporto di petrolio greggio in acque europee, alla luce dei disastri causati dal naufragio delle petroliere «Prestige» ed «Erika».
Per ulteriori informazioni:
Richard Freedman
(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 41448
e-mail :             rfreedman@europarl.eu.int
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Crisi del settore spaziale europeo

Risoluzione comune sull'Agenzia spaziale europea
Doc.: B5-0246/2003
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 12.05.2003
Votazione: 15.05.2003

Vista la crisi senza precedenti che sta attraversando l'industria spaziale europea a seguito degli effetti combinati di un aumento dell'offerta internazionale di lanciatori, del ristagno del fabbisogno di lanci commerciali e della debolezza strutturale del mercato istituzionale europeo, i deputati ribadiscono la necessità di garantire all'Europa un accesso autonomo allo spazio grazie alla padronanza e allo sviluppo delle tecnologie adeguate.

Preoccupati per il finanziamento di GALILEO, il sistema satellitare europeo, i parlamentari invitano gli Stati membri interessati a superare le divergenze e a privilegiare l'interesse comune affinché sia adottata una decisione definitiva sul finanziamento e sulla gestione del programma GALILEO, consentendone la rapida attuazione congiuntamente al rilancio del vettore europeo Ariane 5G.

Per quanto riguarda i poteri dell'Unione, il Parlamento plaude all'inserimento dell'obiettivo «ambizioni spaziali europee» nell'attuale articolo 3 del progetto di trattato costituzionale elaborato dalla Convenzione sul futuro dell'Europa e ritiene che la politica spaziale europea debba essere inclusa tra le competenze condivise dall'Unione e dagli Stati membri.
Per ulteriori informazioni:

Richard Freedman

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Statistiche sull’acciaio

Carlos WESTENDORP Y CABEZA (PSE, E)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla produzione di statistiche comunitarie annuali dell'acciaio per gli anni di riferimento 2003-2009

Doc.: A5-0121/2003

Procedura: Codecisione, prima lettura

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 158 del regolamento del Parlamento

Votazione: 13.05.2003

La relazione è stata adottata con 310 voti favorevoli, 3 contrari e 2 astensioni.

Per ulteriori informazioni:

Klaus Hullmann

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Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica UE-Russia

Carlos WESTENDORP Y CABEZA (PSE, E)

Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione di un accordo inteso a rinnovare l'accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra la Comunità europea e il governo della Federazione russa

Doc.: A5-0155/2003

Procedura: Consultazione legislativa

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 158 del regolamento del Parlamento

Votazione: 13.05.2003

La relazione è stata approvata.

Per ulteriori informazioni:

Klaus Hullmann

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42518

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Trasporti

Rivista al ribasso l’assicurazione per gli aerei di piccole dimensioni

James NICHOLSON (PPE/DE, UK)
Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio concernente i requisiti assicurativi applicabili ai vettori e agli esercenti di aeromobili
Doc.: A5-0129/2003
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 12.05.2003
Votazione: 13.05.2003

Nonostante la resistenza della Commissione, il Parlamento ha deciso di adottare questa relazione, incluso l'emendamento 14, chiedendo così categorie assicurative più basse per gli aeromobili di piccole dimensioni. Si tratta di buone notizie per gli operatori del settore, che avevano dichiarato di rischiare il fallimento se la proposta della Commissione - che prevedeva coperture assicurative ben più elevate - fosse passata. Molti deputati hanno ritenuto che i premi assicurativi minimi proposti fossero troppo onerosi per la categoria. Alla luce degli eventi dell'11 settembre 2001 e della SARS, conseguenze di questo genere dovrebbero essere evitate a tutti i costi.

Secondo il Parlamento, per requisiti assicurativi minimi si intende la copertura relativa alle seguenti categorie di aeromobili:
- Categoria 1: aeromobili con MTOW («maximum take-off weight, peso massimo al decollo) inferiore a 2 000 kg - 1,5 milioni di DSP (diritti speciali di prelievo, unità di riserva mondiale definita dal Fondo monetario internazionale, del valore di 0,74 euro);
- Categoria 2: aeromobili con MTOW inferiore a 6 000 kg – 4,5 milioni di DSP;
- Categoria 3: aeromobili con MTOW inferiore a 14 000 kg - 9 milioni di DSP;
- Categoria 4: aeromobili con MTOW inferiore a 25 000 kg – 12 milioni di DSP;
- Categoria 5: aeromobili con MTOW inferiore a 50 000 kg - 25 milioni di DSP;
- Categoria 6: aeromobili con MTOW inferiore a 100 000 kg - 50 milioni di DSP;
- Categoria 7: aeromobili con MTOW superiore a 200 000 kg - 90 milioni di DSP;
- Categoria 8: aeromobili con MTOW superiore a 200 000 kg - 250 milioni di DSP.
Tale disposizione si applica agli esercenti di aeromobili qualora l'aeromobile sia immatricolato nella Comunità.

Altri emendamenti approvati riguardano i vettori aerei di Paesi terzi e la richiesta agli Stati membri di esigere per il sorvolo del proprio territorio il rispetto dei requisiti del regolamento. I deputati hanno chiesto che l’accesso alle rotte aeree che hanno come destinazione l’UE o che sorvolano il territorio dell’Unione sia vietato ai velivoli dei Paesi terzi che non rispettino le condizioni fissate dal regolamento. In base alla procedura di codecisione (prima lettura), il Consiglio Trasporti dovrà esaminare gli emendamenti del Parlamento prima dell'elaborazione di una posizione comune.
Per ulteriori informazioni:

Ton Huyssoon

(Bruxelles)             Tel.(32-2) 28 42408

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Aviazione civile


Gerard COLLINS (UEN, IRL)

Relazione sul progetto comune, approvato dal comitato di conciliazione, di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla segnalazione di taluni eventi nel settore dell'aviazione civile

Doc.: A5-0118/2003

Procedura: Codecisione, terza lettura

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 110 bis del regolamento del Parlamento

Votazione: 13.05.2003

Il Parlamento europeo ha approvato l'accordo di conciliazione raggiunto con il Consiglio in merito alla direttiva sulla segnalazione di eventi nel settore dell'aviazione civile. Il Consiglio ha accettato gli emendamenti chiave proposti dai parlamentari e li ha incorporati nel testo finale.
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Ton Huyssoon

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Imbarcazioni da diporto

Martin CALLANAN (PPE/DE, UK)

Relazione sul progetto comune, approvato dal comitato di conciliazione, di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 94/25/CE sul ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri riguardanti le imbarcazioni da diporto

Doc.: A5-0119/2003

Procedura: Codecisione, terza lettura

Dibattito: 13.05.2003

Votazione: 14.05.2003

Il Parlamento ha approvato l'accordo raggiunto in sede di conciliazione, considerandolo molto soddisfacente, visto che la maggior parte degli emendamenti presentati dai deputati sono stati incorporati nel testo congiunto, nella loro versione originale o con una nuova formulazione.

Gli elementi chiave dell'accordo sono:
- le riproduzioni di motori a gasolio su imbarcazioni costruite per uso personale saranno esenti dai requisiti relativi alle emissioni acustiche e di gas di scarico;
- il Consiglio ha accettato una tolleranza minima di 3 decibel per tutti i tipi di motore;
- il Parlamento ha ritirato la richiesta di una misura specifica per la creazione di un sistema di controllo della conformità dei motori in uso.

Per quanto riguarda la comitatologia l'accordo prevede un elenco di temi da affrontare e altri da evitare da parte del comitato esecutivo. Sono poi escluse dalla direttiva le imbarcazioni a vapore nell'ambito della progettazione e della costruzione. La Commissione, infine, presenterà una relazione che valuti le possibilità di migliorare ulteriormente le caratteristiche ambientali dei motori e che affronti la necessità di rivedere le categorie di progettazione delle imbarcazioni.
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Ton Huyssoon

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Ecopunti per il transito dalla Croazia attraverso l'Austria

 

Proposta di decisione del Consiglio sulla conclusione di un accordo in forma di scambio di lettere tra la Comunità europea e la Repubblica di Croazia relativamente a un sistema di ecopunti applicabile ai veicoli in transito dalla Croazia attraverso l'Austria

Procedura: Consultazione legislativa

Dibattito: 14.05.2003

Votazione: 15.05.2003

Su richiesta del Consiglio, il Parlamento ha dato il via libera all'accordo tra UE e Croazia relativo al sistema di ecopunti applicabile ai veicoli in transito dalla Croazia attraverso l'Austria. L'accordo fissa il numero di ecopunti assegnati agli automezzi croati per quest'anno sulla base del principio «nessun trattamento sfavorevole per i mezzi pesanti della Comunità». Esso riguarda inoltre i documenti necessari, i regolamenti e i metodi di controllo per la gestione del sistema. La commissione trasporti aveva sottolineato all'inizio di questa settimana che, per quanto riguarda il periodo successivo, tutto dipende dal futuro del sistema di ecopunti nel suo complesso. Il 20 maggio la commissione parlamentare discuterà la posizione comune del Consiglio sul sistema degli ecopunti.
Per ulteriori informazioni:

Ton Huyssoon

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42408

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Occupazione e affari sociali

Orientamenti generali per l'economia e l'occupazione

 

José Manuel GARCÍA-MARGALLO Y MARFIL (PPE/DE, E)

Relazione sui grandi orientamenti economici 2003

Doc.: A5-0142/2003

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 15.05.2003

Votazione: 15.05.2003

Il Parlamento ha approvato con qualche emendamento la relazione di José Manuel GARCÍA-MARGALLO Y MARFIL (PPE/DE, E) sui grandi orientamenti per l'economia e l'occupazione, sottolineando il ritardo nel raggiungimento degli obiettivi di Lisbona, dovuto sia alla mancanza di impegno da parte degli Stati membri, sia ai limitati poteri della Commissione. Per un'effettiva realizzazione degli indirizzi generali di politica economica occorre un impegno maggiore nelle riforme strutturali, organizzate in un vero e proprio Piano d'azione, con precise priorità e un calendario definito fino al 2010. Il Parlamento sostiene un approccio più flessibile al patto di crescita e di stabilità per quanto riguarda l'analisi dei disavanzi.

Fra gli emendamenti approvati i cambiamenti introdotti sui riferimenti al Patto di stabilità eliminano qualsiasi richiamo esplicito agli investimenti e ai costi legati all'invecchiamento della popolazione. Un altro elimina qualsiasi riferimento ai «benefici dell'immigrazione» sulla sostenibilità del sistema pensionistico. La zona euro, infine, dovrebbe essere rappresentata in tutti i consessi multilaterali finanziari ed economici da un «alto rappresentante».
Per ulteriori informazioni:

Paula Fernández Hervás

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42535

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Società cooperativa europea

 

Evelyne GEBHARDT (PSE, D)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante statuto della società cooperativa europea

Doc.: A5-0146/2003

Procedura: Consultazione legislativa

Dibattito: 13.05.2003

La relazione di Evelyne GEBHARDT (PSE, D) è stata adottata dall'Aula con 440 voti favorevoli, 12 contrari e 25 astensioni. Tutti gli emendamenti presentati sono stati approvati, fra i quali uno che cambia la base giuridica dall'articolo 308 del Trattato (proposto dal Consiglio) all'articolo 95, trasformando così la procedura di consultazione in procedura di codecisione. Altri emendamenti garantiscono adeguate procedure di informazione e consultazione e piena trasparenza per quanto riguarda eventuali cambiamenti nella struttura di una Società Cooperativa Europea, in particolare in relazione alla partecipazione dei lavoratori.
Per ulteriori informazioni:

Nikolaos Tziorkas

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42341

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Coinvolgimento dei lavoratori

 

Proinsias DE ROSSA (PSE, IRL)

Relazione sul progetto di direttiva del Consiglio che completa lo statuto della società cooperativa europea per quanto riguarda il coinvolgimento dei lavoratori (nuova consultazione)

Doc.: A5-0127/2003

Procedura: Consultazione legislativa

Discussione senza dibattito ai sensi dell'art. 110 bis del regolamento del Parlamento

Votazione: 14.05.2003

Il Parlamento europeo ha adottato con qualche emendamento sulla direttiva che riguarda il coinvolgimento dei lavoratori, che completa quella sulla società cooperativa europea (SCE).

Gli elementi chiave sono:

- Il diritto alla negoziazione sul coinvolgimento dei lavoratori non deve essere limitato alla fase di costituzione di una SCE: nel caso di una ristrutturazione importante (ad esempio fusione, integrazione di altre imprese e società) deve essere possibile avviare nuovi negoziati.
- La definizione di «partecipazione» è stata ampliata per sottolineare che la partecipazione è un compito permanente e non un diritto una tantum.
- Le modalità di elezione o designazione dei rappresentanti dei lavoratori devono promuovere un equilibrio fra uomini e donne.
- L'elezione o la designazione dei rappresentanti dei lavoratori nell'organo di amministrazione o di vigilanza deve svolgersi in conformità con le prassi o le disposizioni legislative nazionali degli Stati membri.

I deputati criticano infine la scelta del Consiglio per quanto riguarda la base giuridica e ritengono che debba essere l'articolo 137 e non l'Articolo 308 (nonostante anche l'articolo 137 preveda solo una consultazione del Parlamento).
Per ulteriori informazioni:

Constanze Beckerhoff

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 44302

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Responsabilità sociale delle imprese


Philip Rodway BUSHILL‑MATTHEWS (PPE/DE, UK)

Relazione sulla comunicazione della Commissione relativa alla responsabilità sociale delle imprese: un contributo delle imprese allo sviluppo sostenibile

Doc.: A5-0133/2003

Procedura: Iniziativa

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 110 bis del regolamento del Parlamento

Votazione: 13.05.2003

La relazione è stata adottata.
Per ulteriori informazioni:

Constanze Beckerhoff

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 44302

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Statistiche sul reddito e sulle condizioni di vita

 

Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune definita dal Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle statistiche comunitarie sul reddito e sulle condizioni di vita (EU-SILC)

Doc.: sotto forma di lettera

Procedura: Codecisione, seconda lettura

Relazione senza dibattito ai sensi dell’articolo 110 bis del regolamento del Parlamento

Votazione: 13.05.2003

La raccomandazione è stata approvata.
Per ulteriori informazioni:

Constanze Beckerhoff

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 44302

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Trasmissione di dati contabili nazionali

 Astrid LULLING (PPE/DE, L)
Raccomandazione relativo alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 2223/96 per quanto riguarda il termine per la trasmissione dei principali aggregati di contabilità nazionale, le deroghe alla trasmissione dei principali aggregati di contabilità nazionale e la trasmissione dei dati sull’occupazione espressi in ore lavorate
Doc.: A5-0120/2003
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Relazione senza dibattito ai sensi dell’articolo 110 bis del regolamento del Parlamento
Votazione: 13.05.2003

La raccomandazione è stata approvata.
Per ulteriori informazioni:

Roy Worsley

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42941

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Cultura

Tutela dei diritti d'autore nel settore audiovisivo

 

Risoluzione sulla protezione degli operatori audiovisivi
Doc.: B5-0238/2003
Procedura: Risoluzione
Dibattito: 14.05.2003
Votazione: 15.05.2003

L'Unione europea riconosce che le opere d'arte rappresentano per tutti i Paesi un'importante promozione economica e che il lavoro creativo di oggi rappresenta il patrimonio culturale del futuro. In considerazione di tutto ciò, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione per denunciare l'assenza di protezione dei diritti di proprietà intellettuale a livello internazionale per gli operatori del settore audiovisivo. I deputati ricordano che le convenzioni e gli altri accordi internazionali relativi agli autori, ai produttori di musica e agli operatori musicali nonché alle emittenti, non includono gli autori, i ballerini e altri artisti del settore audiovisivo. Gli spettacoli non sono dunque protetti quando vengono rappresentati al di fuori dell'Unione europea, impedendo così la libera circolazione degli artisti.

In vista della riunione informale nel giugno 2003 dell'Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale per raggiungere un accordo sull'inclusione degli artisti audiovisivi nel suo trattato, il Parlamento invita la Commissione europea, che rappresenterà gli Stati membri, a intervenire in merito a tale inclusione.
Per ulteriori informazioni:

Pernilla Jourde

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 43411

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Sviluppo e cooperazione


Assemblea ACP-UE

Joaquim MIRANDA (GUE/NGL, P)

Relazione sui lavori dell’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE nel 2002

Doc.: A5-0124/2003

Procedura: Iniziativa

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 110 bis del regolamento del Parlamento

Votazione: 13.05.2003

Il 2002 è stato un anno particolarmente complicato per le attività dell'Assemblea paritetica ACP-UE, su cui ha pesato l'ombra dello Zimbabwe e del regime del presidente Mugabe. La presenza fra i delegati di due ministri dello Zimbabwe colpiti dalle sanzioni europee ha portato alla cancellazione della quinta sessione.

La relazione di Joaquim MIRANDA (GUE/NGL, P), adottata con 467 voti a favore, 9 contrari e 19 astensioni, ricorda l'anno movimentato dell'Assemblea e il modo in cui la crisi è stata gestita. Per evitare in futuro incidenti del genere, i parlamentari ritengono più efficace e più legittimo imporre sanzioni contro un Paese solo dopo l'adozione di una decisione paritetica dei rappresentanti UE e ACP.

A parte l'annullamento della quinta sessione, si rilevano alcuni progressi nelle attività del 2002, come la «Dichiarazione di Città del Capo» in vista della conclusione di nuovi accordi commerciali, che suggerisce di non far prevalere gli aspetti commerciali sulle considerazioni relative allo sviluppo. Si rileva con soddisfazione anche l'aumento del numero di parlamentari nelle delegazioni partecipanti alle riunioni dell'Assemblea, generalmente composte da rappresentanti dei governi e da diplomatici. Nella riunione a Città del Capo si è poi svolto un importante dibattito sul Fondo europeo di sviluppo di cui i deputati chiedono l'iscrizione in bilancio.

Sono otto le missioni dell'Assemblea intraprese nel 2002: i deputati deplorano che si sia spesso registrata una partecipazione non di pari livello tra membri dell'UE e membri ACP e citano come esempio positivo la partecipazione alla missione di osservazione delle elezioni presidenziali e legislative in Kenya nel dicembre 2002.
Per ulteriori informazioni:

Armelle Douaud

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 43806

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Rafforzamento delle capacità
nei Paesi in via di sviluppo

 

Concepció FERRER (PPE/DE, E)

Relazione sul rafforzamento delle capacità nei Paesi in via di sviluppo

Doc.: A5-0066/2003

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 14.05.2003

Votazione: 15.05.2003

La relazione è stata approvata con 368 voti favorevoli, 1 contrario e 20 astensioni.
Per ulteriori informazioni:

Armelle Douaud

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 43806

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Istruzione e formazione per la riduzione della povertà nei PVS

 

Margrietus van den BERG (PSE, NL)

Relazione sulla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo su istruzione e formazione nel contesto della riduzione della povertà nei Paesi in via di sviluppo

Doc.: A5-0126/2003

Procedura: Consultazione non legislativa

Dibattito: 14.05.2003

Votazione: 15.02.2003

La relazione è stata adottata.
Per ulteriori informazioni:

Armelle Douaud

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 43806

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Bilancio

Stato di previsione del Parlamento per il 2004

 

Neena GILL (PSE, UK)

Relazione sullo stato di previsione delle entrate e delle spese del Parlamento per l'esercizio finanziario 2004

Doc.: A5-0140/2003

Procedura: Bilancio

Dibattito: 13.05.2003

Votazione: 14.05.2003

Con l’adozione della relazione di Neena GILL (PSE, UK) sullo stato di previsione delle entrate e delle spese del Parlamento europeo per l’esercizio 2004, l'Assemblea ricorda che il margine lasciato nel massimale della rubrica 5 («amministrazione») delle prospettive finanziarie, fissato a 5.983 milioni di euro, resta sotto pressione a causa delle spese nelle Istituzioni europee legate all’allargamento. La plenaria esprime quindi il suo accordo sulla cifra totale di 1.231 milioni di euro per lo stato di previsione, ovvero il 20% della rubrica 5, pur riservandosi di prendere posizione dopo la prima lettura, in autunno.

Oltre alla sfida dell’allargamento, nel 2004 il Parlamento conoscerà profondi cambiamenti (questione dello statuto dei deputati, crescita del loro numero in virtù del Trattato di Nizza, riforma amministrativa per migliorare l’assistenza offerta ai parlamentari) che avranno incidenze finanziarie di cui si dovrà tenere conto nel corso della prima lettura del bilancio 2004. Per i deputati, che insistono sulle pari opportunità all'interno dell'amministrazione, è importante anche sviluppare il concetto di «multilinguismo controllato», pur rispettando l’uguaglianza tra lingue. La modernizzazione del sito Internet del Parlamento e la trasmissione delle sessioni plenarie e di alcune riunioni su Internet, infine, sono state accolte positivamente. A tal fine, dovranno essere effettuate delle prove per determinare, entro la prima lettura del bilancio, gli importi da stanziare.
Per ulteriori informazioni:

Philippe Kamaris

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 46670

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Affari istituzionali

Rinviata la decisione sulla comitatologia

 

Richard CORBETT (PSE, UK)

Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio che modifica la decisione 1999/468/CE recante modalità per l'esercizio delle competenze di esecuzione conferite alla Commissione

Doc.: A5-0128/2003

Procedura: Consultazione legislativa

Dibattito: 13.05.2003

Votazione: 13.05.2003

L'11 dicembre 2002 la Commissione europea ha presentato una proposta per la modifica della decisione di comitatologia del 1999 in modo da assicurare la parità dei diritti del Parlamento e del Consiglio nel controllo dell'esercizio delle competenze d'esecuzione nei settori coperti dalla codecisione. La proposta prevede che nel caso in cui una delle due Istituzioni sollevi obiezioni a un progetto di misure d'esecuzione, la Commissione ritiri il progetto e presenti una proposta di atto in base alla procedura di codecisione, oppure adotti la misura «modificando, eventualmente, il suo progetto per tenere conto delle obiezioni formulate». Per i deputati, ci dovrebbe essere una terza opzione, cioè il ritiro del progetto abbandonando completamente l'idea di attuare le misure, poiché la Commissione non ha il diritto di adottare misure esecutive senza modifiche, nonostante le obiezioni del Parlamento e del Consiglio.

Durante il dibattito, la commissaria Margot WALLSTRÖM ha affermato che la Commissione non può accettare tale emendamento, che legherebbe troppo le mani alla Commissione, ma ha chiesto il sostegno del Parlamento per i negoziati con il Consiglio. L'Aula ha quindi deciso, su proposta del relatore Richard CORBETT (PSE, UK), di non votare la risoluzione legislativa e di rinviare la relazione in commissione costituzionale per proseguire il dibattito con la Commissione.
Per ulteriori informazioni:

Claudia Delpero

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42591

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Semplificare la regolamentazione: accordi ambientali

 

Guido SACCONI (PSE, I)

Relazione sugli accordi ambientali a livello di Comunità nel quadro del piano d'azione "Semplificare e migliorare la regolamentazione"

Doc.: A5-0123/2003

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 13.05.2003

Votazione: 13.05.2003

La relazione è stata adottata.
Per ulteriori informazioni:

Leena Maria Linnus

(Bruxelles)       Tel.(32-2) 28 42825

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Diritti umani

Il dramma della regione congolese dell'Ituri

 

Risoluzione comune sulla situazione nella regione dell'Ituri (Repubblica democratica del Congo)

Doc.: B5-0241/2003

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 15.05.2003

Votazione: 15.05.2003

Il conflitto degli ultimi anni fra fazioni congolesi, ruandesi e ugandesi nel Congo orientale ha provocato il massacro di centinaia di migliaia di civili, la distruzione generalizzata di abitazioni e l'esilio di più di 10.000 persone. Oltre all'accesa rivalità etnica e alla depredazione su larga scala delle ricchezze naturali (la regione possiede un ricco potenziale di oro, legname, uranio e petrolio), gli abitanti della regione dell'Ituri devono far fronte ad una grave epidemia di Aids, agli stupri perpetrati in occasione delle violenze e alla situazione particolarmente drammatica dei bambini, fra i quali cresce il numero di orfani, troppo spesso arruolati nelle forze armate fin dall'adolescenza. I disordini impediscono alle organizzazioni umanitarie di prestare aiuto e minacciano la stabilità dell'intera regione dei Grandi laghi africani.

Il Parlamento condanna i crimini, le violazioni dei diritti umani, i saccheggi e il ricorso alle violenze sessuali nei confronti di donne e bambine quale strumento di guerra da parte delle truppe e delle milizie armate. Il Parlamento chiede che i responsabili di tali violenze siano tradotti in giustizia e che si proceda ad un ritiro immediato e definitivo delle truppe straniere ancora presenti sul territorio della Repubblica democratica del Congo e al disarmo delle forze paramilitari.

La missione di osservazione delle Nazioni Unite (MONUC) deve essere rafforzata per consentire l'intervento della forza di mantenimento della pace a salvaguardia delle vite dei civili. I deputati chiedono in particolare all'UNCHR di prendere le disposizioni necessarie per prestare aiuto alla popolazione, specialmente agli sfollati e ai profughi e invitano il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad infliggere sanzioni nei confronti delle persone di cui venga dimostrata la partecipazione alla spoliazione delle ricchezze dell'Ituri.

Partecipazione di Taiwan all'OMS

Risoluzione comune su Taiwan e la 56esima sessione dell'Assemblea mondiale della sanità

Doc.: B5-0240/2003

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 15.05.2003

Votazione: 15.05.2003

Il Parlamento europeo ha chiesto in una risoluzione del marzo 2002 il riconoscimento a Taiwan dello status di osservatore presso l'Organizzazione mondiale della sanità. In considerazione della volontà espressa da Taiwan di partecipare tecnicamente e finanziariamente ad azioni internazionali nel settore sanitario e della recente diffusione della patologia mortale della sindrome respiratoria acuta severa (SARS), i parlamentari ritengono che l'esperienza di Taiwan nel gestire con successo importanti questioni sanitarie possa essere vantaggiosa non solo per la regione ma per l'intero pianeta. Essi invitano pertanto nuovamente l'Assemblea mondiale della sanità che si riunirà a Ginevra a riconoscere a Taiwan lo status di osservatore e la Commissione e gli Stati membri ad appoggiare ufficialmente la partecipazione del Paese all'OMS.

Libertà di espressione e di culto in Vietnam

Risoluzione comune sulla libertà di espressione e di culto in Vietnam

Doc.: B5-0239/2003

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 15.05.2003

Votazione: 15.05.2003

Il Parlamento ha espresso preoccupazione per le restrizioni giuridiche e politiche in materia di libertà di culto, nonché per le discriminazioni e le violenze esercitate nei confronti di esponenti religiosi, dissidenti pacifici e giornalisti da parte del governo vietnamita. I deputati invitano in particolare le autorità vietnamite a porre fine alla campagna di arresti, vessazione e detenzione degli indigeni cristiani Montagnard, a rispettare la libertà di culto di tutti i gruppi religiosi e a ripristinare le legittimità della Chiesa buddista unificata del Vietnam e di tutte le altre chiese non riconosciute. Il Parlamento esorta poi il governo vietnamita a garantire la libertà di movimento e di informazione, in conformità alla Convenzione internazionale sui diritti civili e politici, a cui il Vietnam ha aderito nel 1982, impegnandosi a garantire e a promuovere i diritti dell'uomo.

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