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RASSEGNA

 

5 - 8 settembre 2005

 

Strasburgo

 


 

Sommario

Codici delle procedure parlamentari, abbreviazioni

Deputati al Parlamento europeo

Commercio estero
Tessili: la Cina rispetti le regole

Giustizia e Affari interni
Combattere il terrorismo garantendo i diritti dei cittadini
Immigrazione: accordo di riammissione con l'Albania

Politica sociale e dell’occupazione
Lavoratori più tutelati dalle radiazioni ottiche

Cultura
TV senza frontiere: più programmi europei e pluralismo dei media

Gioventù e Istruzione
Con .kid, Internet più sicuro per i bambini. Norme minime per il diritto di replica

Sanità pubblica e Consumatori
Medicinali a misura di bambino

Industria
Un miliardo per Galileo

Ambiente
Calamità naturali: lotta comune contro gli incendi boschivi
Rifiuti delle industrie estrattive e ripristino delle miniere in disuso

Turismo
Qualità e competitività per il rilancio del turismo europeo

Pari opportunità / Diritti della donna
Respinta la relazione sulle discriminazioni di genere nei sistemi sanitari

Dichiarazioni
Omaggio alle vittime delle catastrofi naturali e degli incidenti avvenuti in estate
Immunità di Marco Pannella

Diritti dell’uomo
Carestia in Niger
Libertà religiose in Cina
Prigionieri politici in Siria

Varie
Settore del tabacco greggio
Metodo di produzione biologico
Programma PROGRESS
Accesso all'assistenza esterna della Comunità
IVA: semplificazione degli obblighi e sportello unico
Valutazione della discussione sull'UE
Valutazione della discussione sull'UE
Accordo UE/Marocco
Accordo UE/Tunisia
Accordo UE/Giordania
Accordo CE/Libano sui servizi aerei
Accordo CE/Georgia sui servizi aerei
Dati sulle attività di pesca
Strumento di flessibilità (tsunami)
Strumento di flessibilità (tsunami)
Prospettive finanziarie 2000-2006
Progetto di bilancio rettificativo n. 3/2005
Progetto di bilancio rettificativo n. 4/2005
Progetto di bilancio rettificativo n. 5/2005
Scuole europee
Turismo e sviluppo
Malattie gravi nei PVS

Ordine del giorno 26 - 29 settembre 2005 Strasburgo

 


Codici delle procedure parlamentari

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

 Abbreviazioni

 - Gruppi politici: vedere pagina seguente

BE

Belgio

IT

Italia

PL

Polonia

CZ

Repubblica ceca

CY

Cipro

PT

Portogallo

DK

Danimarca

LV

Lettonia

SI

Slovenia

DE

Germania

LT

Lituania

SK

Slovacchia

EE

Estonia

LU

Lussemburgo

FI

Finlandia

EL

Grecia

HU

Ungheria

SE

Svezia

ES

Spagna

MT

Malta

UK

Regno Unito

FR

Francia

NL

Olanda

 

 

IE

Irlanda

AT

Austria

 

 

 

Deputati al Parlamento europeo

Situazione all'8.9.2005

 

PPE/DE

PSE

ALDE/ADLE

Verdi/ALE

GUE/NGL

IND/DEM

UEN

NI

Totale

BE

6

7

6

2

 

 

 

3

24

CZ

14

2

 

 

6

1

 

1

24

DK

1

5

4

1

1

1

1

 

14

DE

49

23

7

13

7

 

 

 

99

EE

1

3

2

 

 

 

 

 

6

EL

11

8

 

 

4

1

 

 

24

ES

24

24

2

3

1

 

 

 

54

FR

17

31

11

6

3

3

 

7

78

IE

5

1

1

 

1

1

4

 

13

IT

24*

15

12

2

7

4

9

5

78*

CY

3

 

1

 

2

 

 

 

6

LV

3

 

1

1

 

 

4

 

9

LT

2

2

7

 

 

 

2

 

13

LU

3

1

1

1

 

 

 

 

6

HU

13

9

2

 

 

 

 

 

24

MT

2

3

 

 

 

 

 

 

5

NL

7

7

5

4

2

2

 

 

27

AT

6

7

1

2

 

 

 

2

18

PL

19

10

4

 

 

10*

7

4

54*

PT

9

12

 

 

3

 

 

 

24

SI

4

1

2

 

 

 

 

 

7

SK

8

3

 

 

 

 

 

3

14

FI

4

3

5

1

1

 

 

 

14

SE

5

5

3

1

2

3

 

 

19

UK

27

19

12

5

1

10

 

4

78

Totale

267*

201

89

42

41

36*

27

29

732*

Deputati uscenti                                                     Deputati entranti
Antonio DE POLI (PPE/DE, IT) (16.5.2005)         Iles, BRAGHETTO (PPE/DE, IT) (28.7.2005)
Filip ADVENT (IND/DEM, PL) (26.6.2005)   Andrzej Tomasz, ZAPALOWSKI (IND/DEM, PL) (12.7.2005)

 Gruppi politici

PPE/DE

Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei

PSE

Gruppo socialista al Parlamento europeo

ALDE/ADLE

Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa

Verdi/ALE

Gruppo Verde/Alleanza libera europea

GUE/NGL

Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica

IND/DEM

Gruppo Indipendenza/Democrazia

UEN

Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"

NI

Non iscritti

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COMMERCIO ESTERO

Tessili: la Cina rispetti le regole
 

Tokia SAÏFI (PPE/DE, FR)

Relazione sull'avvenire del settore tessile e dell'abbigliamento dopo il 2005

Doc.: A6-0193/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 7.7.2005

Votazione: 6.9.2005

Adottando la relazione d'iniziativa di Tokia SAÏFI (PPE/DE, FR) sull'avvenire del settore tessile e dell'abbigliamento dopo il 2005, il Parlamento esprime preoccupazione per l'aumento delle importazioni in Europa di prodotti tessili e chiede che i paesi terzi, in particolare la Cina, rispettino le regole internazionali e applichino standard minimi in campo sociale e ambientale. Va inoltre rafforzata la lotta alla contraffazione e, a livello europeo, occorre elaborare un piano tessile che fissi un bilancio specifico per la ricerca, l'innovazione, la formazione e il sostegno alle PMI. La relazione chiede infine che siano aiutati i paesi in via di sviluppo e mediterranei.

Durante il mese di agosto la questione è rimasta d'attualità in quanto le soglie d'importazione fissate per il 2005 dal Memorandum concluso tra la l'Unione e la Cina sono state rapidamente raggiunte, mentre ingenti quantità di prodotti, spedite prima della conclusione dell'accordo, sono rimaste ferme alle dogane. E' di questi giorni la notizia che l'Unione europea e la Cina hanno trovato un compromesso volto a sbloccare la situazione: degli 87 milioni di capi attualmente in «purgatorio», una metà avrà libero accesso in Europa come aumento delle quote 2005, l'altra sarà invece dedotta dalle quote 2006, con la possibilità però di operare delle compensazioni tra i prodotti che raggiungono la soglia e quelli che, al contrario, restano al di sotto del limite concordato. 

La Cina rispetti le regole del gioco e rafforzi la lotta alle contraffazioni

Nel manifestare preoccupazione di fronte «all'anormale crescita del volume di prodotti tessili ..., provenienti in particolare dalla Cina, importati nell'UE» dopo lo scadere, il 1° gennaio 2005, dell'accordo mondiale sui tessili e dopo la soppressione delle quote, i deputati temono che ciò avrà ampie ripercussioni sull'occupazione nel settore tessile e dell'abbigliamento dell'Unione.

Prendendo atto del "Memorandum d'intesa" concluso tra la Commissione e la Cina il 10 giugno 2005 con riferimento alla limitazione delle esportazioni tessili cinesi, la relazione sottolinea che il commercio mondiale, segnatamente con la Cina, può essere visto dal settore tessile europeo più come una sfida che come un pericolo, se però «si combatte ad armi pari» e se le regole del gioco sono rispettate da entrambe le parti, cosa che a loro parere «oggi non avviene».

D'altra parte, la relazione chiede alla Commissione di esercitare una pressione politica ed economica per ottenere un allentamento del tasso di cambio della moneta cinese, «mantenuto artificialmente basso». La Cina, inoltre, in quanto membro dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), è invitata a rispettare gli orientamenti concordati in materia di lavoro e le prescrizioni minime relative alla protezione dell'ambiente, e a perseguire le violazioni.

I deputati, inoltre, osservano che proviene dalla Cina il 70% di tutti i prodotti contraffatti «che invadono il mercato europeo». La metà delle procedure doganali europee riguardanti la contraffazione, poi, concerne articoli tessili e di abbigliamento e, ogni anno, le autorità doganali sequestrano circa 5 milioni di articoli e accessori di abbigliamento contraffatti. Per questo motivo chiedono di rafforzare la protezione della proprietà intellettuale affinché la lotta contro la contraffazione possa essere efficace.

Di più, la Commissione dovrebbe adottare «un approccio offensivo» per accertarsi del rispetto degli accordi internazionali sulle proprietà intellettuali (TRIPS) a livello di disegni e modelli tessili sui mercati terzi e prevedere «severe misure di ritorsione in caso di mancato rispetto».

A tale proposito, i deputati ritengono che sia necessario andare oltre le azioni di sensibilizzazione e di informazione avviate in seno al gruppo di lavoro Cina-Europa e la Commissione deve poter garantire che la Cina inasprisca le sanzioni per tali reati.

Negoziati internazionali e rispetto delle norme sociali e ambientali

Più in generale, nel quadro dei negoziati in sede di Organizzazione Mondiale del Commercio, i deputati invitano la Commissione a incoraggiare tutti i paesi dell'OMC, salvo quelli in via di sviluppo più vulnerabili, a ottenere condizioni reciproche di accesso ai mercati  «che siano allo stesso tempo eque e comparabili per i grandi produttori», nonché il riconoscimento di clausole etiche, sociali e ambientali.

Nel sollecitare poi la Commissione a realizzare uno studio sull'impatto socio-economico della progressiva liberalizzazione del settore, i deputati chiedono anche di accentuare la pressione economica e politica nei confronti dei paesi terzi affinché «applichino con maggiore vigore le norme in materia sociale e ambientale». In questa direzione dovrà anche andare il mandato negoziale che l'Esecutivo dovrà concepire.

Sempre a tale proposito, la relazione sottolinea l'importanza del rafforzamento del principio della responsabilità sociale delle imprese, del rigoroso rispetto delle norme e convenzioni dell'OIL nonché delle convenzioni internazionali in materia di ambiente e diritti umani, mediante l'inserimento di questi principi negli accordi commerciali bilaterali e multilaterali dell'UE.

Occorrerà poi lottare efficacemente contro qualsiasi forma di schiavitù moderna, di lavoro minorile e di sfruttamento «affinché i diritti fondamentali dei lavoratori siano rispettati e sia posta fine al dumping sociale». La Commissione dovrebbe poi proporre che le imprese che intendono esportare verso l'UE dichiarino di rispettare i diritti sociali e ambientali internazionali, e andrebbe proibita l'importazione nell'UE di prodotti in violazione di tali norme.

All'Esecutivo è anche chiesto di promuovere una maggiore trasparenza riguardo a tutti i siti produttivi dell'industria tessile in cui sono presenti aziende europee, nonché riguardo ai requisiti in materia di lavoro che a tali siti si applicano.

I deputati esigono poi dalla Commissione che utilizzi il regolamento "ostacoli al commercio" quando si constatano pratiche sleali e che si doti di uno strumento efficace di sorveglianza che permetta di individuare sistematicamente queste pratiche e di «far scattare molto rapidamente le necessarie misure di ritorsione». L'Esecutivo, inoltre, dovrebbe anche semplificare le procedure volte ad agevolare il ricorso ai meccanismi antidumping da parte delle PMI.

La relazione, infine, insiste sull'importanza di introdurre, per i prodotti del settore, l'obbligo di un'etichettatura indicante l'origine e il nome dell'azienda e di adottare misure più rigorose per lottare contro il fenomeno della contraffazione dei prodotti tessili e dell'abbigliamento per proteggere i consumatori europei. L'Esecutivo pertanto dovrebbe modificare il regolamento pertinente in modo da poter instaurare controlli doganali atti ad individuare i prodotti recanti false dichiarazioni d'origine.

Un piano tessile europeo

La relazione insiste affinché il sostegno all'adeguamento del settore sia considerato un obiettivo della politica UE, soprattutto nell'ambito della politica strutturale.

I deputati chiedono alla Commissione e agli Stati membri di sostenere attivamente la ricerca, l'innovazione e la formazione professionale lungo tutto l'arco della vita mediante misure specifiche «al fine di rafforzare la concorrenza» nel settore tessile e dell'abbigliamento dell'Unione europea e di aiutare le PMI «a far fronte alle conseguenze della delocalizzazione». D'altra parte, sottolineano che, oltre che degli interessi dell'industria produttrice europea, occorre tener conto anche di quelli a lungo termine degli importatori europei.

Coscienti della temporaneità delle clausole di salvaguardia, i deputati invitano la Commissione ad attuare «un piano concreto di aiuti transitori per la ristrutturazione e la riqualificazione dell'intero settore tessile e dell'abbigliamento», allo scopo di garantirne l'avvenire e la competitività sui mercati internazionali. Occorre quindi che sia elaborato un piano tessile europeo che fissi un bilancio specifico sia per la ricerca, l'innovazione, la formazione e il sostegno alle PMI che per la riconversione dei siti e dei dipendenti.

Oltre a perorare la necessità di indirizzare meglio i Fondi Strutturali e quelli del settimo programma quadro a sostegno della competitività e dell'innovazione delle PMI, i deputati sollecitano le autorità regionali e nazionali a definire programmi strategici locali, in stretta collaborazione con gli attori economici e sociali, per le regioni in cui l'industria tessile è particolarmente presente.

La Commissione, infine, è invitata a studiare in modo approfondito gli effetti esercitati sul settore dalla nuova politica relativa alle sostanze chimiche (REACH). Si tratta, in particolare, di valutare il suo impatto sulla competitività, con speciale attenzione alle PMI, e di modificare le proposte, in modo che i prodotti d'importazione non vengano a trovarsi in posizione avvantaggiata rispetto alle merci comunitarie.

Aiutare i paesi in via di sviluppo e mediterranei

La relazione, d'altra parte, nel riconoscere che la liberalizzazione pone il rischio di un crollo dell'industria dell'abbigliamento in molti paesi poveri a seguito dell'abolizione delle quote, si preoccupa anche della situazione del settore nei Paesi in Via di Sviluppo e in quelli del bacino Mediterraneo. 

La Commissione è pertanto invitata a realizzare un nuovo studio per decidere sulle azioni di sostegno all'industria tessile dei paesi in via di sviluppo e dei paesi meno avanzati (PMA) le cui esportazioni tessili rivestono importanza vitale per sviluppare la loro produzione e attivare il loro mercato nazionale e regionale.

Nei PMA occorre realizzare quelle infrastrutture necessarie per migliorare la loro capacità di essere competitivi sui mercati internazionali nel settore dei tessili ed a promuovere la cooperazione a livello regionale. I deputati ricordano poi che, nel contesto del Sistema delle Preferenze Generalizzate, il mantenimento della produzione e della capacità di esportazione dei paesi più vulnerabili «impone di mantenere preferenze a loro favore».

La relazione sostiene inoltre un partenariato euromediterraneo che favorisca la cooperazione e la competitività del settore con una politica volontaristica di sostegno alla formazione, alla R&S, all'innovazione tecnologica, alla diffusione delle buone prassi e agli scambi di informazioni sui mercati.

La relazione chiede alla Commissione di «esplorare strumenti appropriati» per fornire un sostegno all'industria tessile mediterranea e di fare beneficiare tale regione delle misure destinate a rafforzare l'area di produzione euromediterranea nel settore tessile e dell'abbigliamento.

I deputati chiedono maggiore impegno in vista della creazione di un mercato consolidato nell'ambito degli accordi di associazione euromediterranei, nonché la rapida conclusione e l'effettiva attuazione degli accordi bilaterali per facilitare la libera circolazione delle merci. Nell'auspicare, quindi, l'istituzione di un quadro doganale comune per tale zona, chiedono l'anticipazione dell'applicazione del cumulo d'origine per tutti i paesi vulnerabili ed i paesi del sud del Mediterraneo.

La Commissione è infine invitata ad esaminare attentamente la semplificazione e flessibilizzazione delle norme d'origine, come pure la necessità di un controllo più efficace della loro applicazione contro il rischio di deviazione delle preferenze.

Link utili

Regolamento n. 1084/2005 relativo al regime comune da applicare alle importazioni di alcuni prodotti tessili originari dei paesi terzi

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GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI

Combattere il terrorismo garantendo i diritti dei cittadini
 

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Libertà e sicurezza

Dibattito: 7.6.2005

Dichiarazione della Commissione

Franco FRATTINI, responsabile del portafoglio per la giustizia, la libertà e la sicurezza, ha sottolineato che il dibattito era innanzitutto un'occasione importante per rinnovare la partecipazione al dolore di coloro che hanno sofferto e soffrono ancora degli attacchi terroristici.

Dopo essersi congratulato con il Ministro Clarke per quanto fatto dal Regno Unito dopo gli attentati di Londra, ha affermato che l'Unione europea «può fare la differenza» nella battaglia al terrorismo e che nessuno Stato «può sognarsi di vincere» da solo. Soltanto a livello europeo, ha aggiunto, si può avere successo nella lotta contro i nemici della democrazia.

Per il commissario è quindi necessario promuovere una strategia europea complessiva che segua tre principali linee direttrici: prevenzione, protezione e reazione. Per il commissario, l'Unione deve cogliere l'occasione di essere ciò che si aspettano i cittadini: protagonista della scena internazionale. Occorre quindi dare una «risposta politica, non leggi speciali o d'emergenza, ma una visione per un'Europa che sia terra di sicurezza e di diritti».

Prevenzione

Per il commissario si tratta di contrastare il disegno politico di una rete internazionale del terrorismo «che attacca e rinnega i valori cardine dell’Europa e delle democrazie», mettendo quindi «a nudo le radici profonde della radicalizzazione violenta e del reclutamento dell’esercito del terrore».

Ciò va fatto alimentando un dialogo aperto con le comunità religiose e laiche e con i Paesi islamici, «per far emergere un terreno comune di valori, una vera e propria cittadinanza universale cui tutti siamo chiamati ad appartenere». Una cittadinanza che promuove il diritto alla vita, il pieno rispetto della dignità umana, la parità tra donne e uomini.

A tale proposito, ha aggiunto, la Commissione presenterà una Comunicazione il 21 settembre 2005 che svilupperà azioni di cooperazione internazionale combattendo i canali ed i flussi di finanziamento che alimentano il terrorismo.

 Protezione

In merito a questa direttrice, ha spiegato, la Commissione intende rendere effettivo il primo dei diritti di cittadini: «il diritto di vivere sicuri, senza paura e senza minaccia», la vita quotidiana. Per questo motivo, entro la fine di quest'anno, sarà lanciato un Programma per la protezione delle infrastrutture critiche. Un processo, ha precisato, che deve promuovere un dialogo tra la sfera pubblica e i privati, impegnati nella proprietà e nella gestione delle infrastrutture.

Reazione

A tale proposito, il commissario ha sottolineato la necessità di promuovere una solida cooperazione tra servizi segreti e autorità investigative, dando così vita ad un network europeo che punti sullo sviluppo del “principio di disponibilità”, da egli ritenuto «decisivo nell’alimentare la pratica dello scambio di informazioni vitali».

Dopo aver approvato il mandato d’arresto europeo - un successo - per il commissario l'appuntamento è ora con il mandato europeo per la raccolta delle prove come strumento per migliorare la fiducia reciproca tra le autorità degli Stati membri e che, a suo parere, dipende dalla volontà politica degli stessi di «lavorare insieme». Non si tratta, ha precisato, di varare nuove norme, ma di realizzare più azioni operative.

In proposito, il commissario ha voluto accentuare la necessità di mantenere un bilanciamento «tra esigenze investigative e altri diritti fondamentali», considerando il diritto alla sicurezza, e quindi alla vita, «un vero e proprio pilastro su cui poggiano i diritti fondamentali». Si tratta, pertanto di trovare un equilibrio tre le esigenze delle attività di investigazione e il diritto alla privacy.

Questa necessità, ha aggiunto, sarà presa in debita considerazione nella proposta di direttiva relativa a data retention per le comunicazioni telefoniche e internet, ma anche nella prima proposta organica in materia di protezione dati nell'ambito nel Terzo pilastro (cooperazione di polizia) che sarà presentata a ottobre.

Questa proposta, ha spiegato, fornirà un quadro istituzionale «davvero europeo» per garantire la vita privata delle persone e includerà una garanzia chiara: «solo per specifici obiettivi (lotta al terrorismo, lotta al crimine organizzato) e sotto il controllo di autorità libere ed indipendenti (giudici, procuratori) i dati potranno  essere – per un certo periodo di tempo a partire dalla raccolta – utilizzati». In proposito, sottolineando come, ad oggi, vigono 25 regimi diversi, il commissario ha affermato che «un quadro europeo ci può rendere più forti».

In conclusione, ha rilevato che bisogna essere consapevoli «che siamo impegnati in una lotta contro il tempo» e che non è «regalare tempo ai nostri nemici». Occorre, per questo motivo, «grande comprensione e grande determinazione».  Dopo la crisi referendaria, ha aggiunto, le istituzioni europee hanno conosciuto un ulteriore attacco del terrore nelle nostre città e tutti sanno quanto sia importante ora la risposta effettiva per il futuro dell’idea d’Europa.

Per tutti questi motivi, il commissario ha detto di condividere l'urgenza del Ministro Clarke di decidere in fretta e di ritenere che, in questa impresa, occorre che il Parlamento sia pienamente associato in un percorso istituzionale che consenta il massimo del confronto e della condivisione delle responsabilità. E' necessario, in definitiva, dimostrare buona volontà per rendere l'Europa protagonista nella politica, «cioè nella risposta ai cittadini».

Interventi dei deputati italiani

Giusto CATANIA (GUE/NGL, IT) ha affermato di condividere l'idea che «il terrorismo è nemico dell'umanità» ma, ha precisato, la lotta al terrorismo non può essere accostata, così come ha fatto il ministro Clarke, al contrasto all'immigrazione clandestina e alle politiche d'asilo.

Questo parallelismo, a suo parere, «è capzioso e, sul piano pedagogico, pericoloso». In proposito, si è quindi chiesto: «qualcuno pensa seriamente che i terroristi giungano in Europa a bordo di imbarcazioni di fortuna?» ed ha aggiunto che non si devono «trasformare le vittime in carnefici».

Gli immigranti, ha spiegato, «sono l'anello debole di un sistema che alimenta il terrorismo, non sono certamente la causa del terrorismo». Se la «qualità delle tragedie» si misura anche con la quantità di morti, ha quindi aggiunto, «il terrorismo non può neanche essere considerato la priorità per l'Unione europea». A suo parere, infatti, «la vera tragedia europea è rappresentata dal numero di immigranti che, a causa delle nostre leggi e delle nostre pratiche di respingimento, annegano nel Mediterraneo». E il numero di morti nel Mediterraneo «è mille volte più grande dei morti causati dagli attentati terroristici».

Osservando come «il ministro Clarke e il signor Frattini siano rappresentanti dei due paesi europei che hanno contribuito di più alla guerra e all'occupazione militare dell'Iraq», ha poi affermato che si sbaglia analisi «se non si vede il rapporto tra la guerra e il terrorismo». Si sbaglia analisi, ha proseguito, «se non si vede che la guerra e il terrorismo si alimentano a vicenda, così come allo stesso modo si annientano a vicenda l'islamofobia e l'integralismo islamico».

Il deputato, citando uno studio pubblicato recentemente dall'Agenzia dell'ONU nel quale si afferma che negli ultimi tre anni - «cioè da quando c'è l'occupazione militare» - la produzione di oppio in Afghanistan è cresciuta in modo esponenziale, ha sottolineato come la droga sia il primo canale di finanziamento per le organizzazioni terroristiche.

Il terrorismo, a suo parere, non si sconfigge né con la guerra né «con l'ossessione sicuritaria». La riproposizione di «un sistema di controllo orwelliano dei cittadini europei» è pertanto giudicata inaccettabile dal deputato.

In proposito, ha detto di condividere quanto affermato da Stefano Rodotà secondo il quale «la protezione dei dati corrisponde alla tortura del terzo millennio perché entrambi hanno l'obiettivo di estrapolare informazioni». D'altra parte, ha affermato, non si è ancora dimostrato che la protezione dei dati contribuisce a sconfiggere il terrorismo.

Il deputato ha poi sostenuto che su alcune iniziative occorre ottenere il consenso dei cittadini europei e ciò, a suo parere, «non sarà facile», tenuto conto delle ipotesi emerse.  Inoltre, non è nemmeno utile uscire dalla crisi dell'Unione europea «con questa oppressione securitaria». L'Unione europea, ha quindi concluso, «riuscirà a diventare un soggetto politico forte ed istituzionalmente credibile solo se ci sarà un consenso popolare sul modello di società e questa è la lezione che ci viene dal referendum francese e olandese».

Per Mario BORGHEZIO (IND/DEM, IT) il terrorismo non si combatte con la guerra ma, ha spiegato, «non si combatte neanche filosofeggiando su diritti e garanzie, come si sta facendo da più parti in questo dibattito», mentre tutti sanno «che il nemico è dentro di noi». Allora, ha proseguito, «è inutile ed anche specioso venirci a raccontare, come è stato detto da qualche autorevole esponente, che negli Stati islamici cosiddetti "moderati" da essi visitati si trova brava gente che non vuole la guerra e non vuole il terrorismo».

A queste persone il deputato ha quindi consigliato «di fare una capatina» a Tunisi dove si è dovuta rifugiare all'Ambasciata italiana una madre italiana - «perseguitata dalla giustizia di quel Paese» - per difendere se stessa ed il diritto del suo bambino minore di poter ritornare in Italia, «perché nei Paesi islamici, anche moderati, quando si deve giudicare una controversia fra chi è musulmano e chi non lo è, la decisione è scritta in partenza».

A tale riguardo, ha poi ricordato che questa signora si è rivolta al Presidente Borrell per rivendicare il suo diritto e si è detto certo che la sua sensibilità certamente farà in modo che la voce di questo Parlamento arrivi «a quel regime».

Ribadendo che «il pericolo è al nostro interno» il deputato ha accolto con favore le quelle misure di prevenzione citate dal commissario, sostenendo che prevenire significa incidere là dove c'è il pericolo e «non fra i disgraziati che arrivano a Lampedusa sui barconi  che certamente non sono loro il pericolo» ma «nei confronti di quelli che subito li reclutano, subito organizzano, non in tutte, ma in moltissime moschee, non in tutti ma in molti centri di preghiera». Il governo italiano, ha aggiunto, «sta facendo molto bene», intervenendo in maniera puntuale nei confronti di quelli «che seminano le tensioni, che creano e moltiplicano quel brodo di cultura».

Mentre, «si continua a filosofeggiare» sulla raccolta dei dati, ha detto, si indaga poco e nel corso del dibattito non si è nemmeno fatto cenno al problema del finanziamento del terrorismo, che rappresenta una questione importante. «Il pericolo è dentro di noi, è nelle nostre case e nelle nostre città europee», ha concluso, ed è lì che bisogna incidere con misure serie e puntali, «senza concedere nulla al buonismo sul quale abbiamo sentito troppe parole in quest'Aula».

Secondo Antonio DI PIETRO (ALDE/ADLE, IT), l'Europa può e deve reagire con fermezza ed adottare ogni misura necessaria a dare risposte efficaci contro la criminalità terroristica, «che è il nuovo cancro della nostra società». Per tale motivo, ha detto di condividere i provvedimenti contenuti nel piano d'azione sul terrorismo e, in particolare, tutte quelle misure volte a realizzare e a rafforzare Eurojust e Europol, il mandato di arresto europeo, la cooperazione e lo scambio di informazioni, il monitoraggio e la rintracciabilità dei movimenti bancari, l'ampliamento delle videocamere e delle intercettazioni telefoniche e telematiche, il congelamento dei beni appartenenti a sospetti terroristi.

Pur rilevando che, in questo modo, vi è il rischio di limitare l'esercizio di alcuni diritti fondamentali come la privacy, il deputato ha sostenuto che, in questo momento, è «prioritario difendere i diritti della collettività nel suo complesso, altrettanto fondamentale ed ancor più urgenti». Siamo in una situazione di oggettiva emergenza, ha aggiunto. Per tutelare un bene collettivo superiore come la sicurezza dei cittadini, si deve quindi avere anche la forza ed il coraggio di sostenere provvedimenti che limitano anche i diritti individuali, eccezionalmente e temporaneamente e sempre dietro l'autorizzazione dell'autorità giudiziaria competente.

«Tolleranza zero» contro il terrorismo, ha spiegato, non significa però non rispettare i principi fondamentali propri dei nostri ordinamenti bensì «operare sempre nel pieno rispetto della legge». Per questo motivo il deputato ha condannato con fermezza i rapimenti organizzati dalla CIA sui territori sovrani di Stati membri, come quello del cittadino egiziano avvenuto a Milano lo scorso 16 febbraio 2003.

Si è quindi rammaricato «per le cosiddette licenze di uccidere che troppo spesso vengono date agli agenti di polizia sulla base di sospetti non comprovate da oggettive esigenze di legittima difesa, come purtroppo è avvenuto ultimamente anche in un Paese europeo». Insomma, ha concluso, «sì alla legge al terrorismo, sì alla lotta contro il terrorismo in modo risoluto e fermo, ma in nome e nel rispetto della legge».

Claudio FAVA (PSE, IT), rivolgendosi alla Presidenza, ha affermato che il Parlamento non può che condividere l'urgenza della risposta al terrorismo. Tuttavia, ha aggiunto, lo stesso Parlamento «ritiene anche di dover affiancare a questa risposta il rigore nella tutela dei diritti umani».

Occorre quindi parlare del pragmatismo dei diritti umani, e non di un dibattito che sia soltanto «astratto e virtuale» perché, ha spiegato, se si accetta di abbandonare questo livello - antico e consolidato - di tutela nei confronti dei diritti dell'uomo e di attenzione verso questi diritti fondamentali, «avremo regalato ai terroristi la loro prima, clamorosa vittoria». Si dimostrerebbe, infatti, che i nostri valori sono in realtà «fragili, precari e assolutamente parziali». Il deputato ha quindi posto diverse domande al Ministro.

La guerra è stata o no una delle cause che hanno determinato la diffusione del terrorismo su questo pianeta? Esiste o no un limite al ricorso a forme di giustizia sommaria? Ha poi ricordato che, in diversi Paesi, tra cui l'Italia, è in corso un'inchiesta giudiziaria sulla «responsabilità di servizi segreti americani e la compiacenza di servizi segreti europei nel rapimento di alcuni cittadini europei ed extracomunitari che sono stati portati in Egitto, in Siria, in altri Paesi del Medio Oriente per essere interrogati, torturati e in alcuni casi eliminati».

Qual è la posizione del Consiglio rispetto all'inchiesta in corso?, ha quindi chiesto al Ministro, affermando che quella della Commissione, molto chiara, è che «non intende sopportare altre violazioni dei diritti umani che manifestino la stessa gravità». E' ancora valido nelle Istituzioni europee il principio di proporzionalità? ha infine chiesto il deputato in merito alla questione sulla custodia dei dati.

Egli ha quindi rilevato come, in questo momento, vi siano due idee «radicalmente diverse»: da una parte la Commissione che parla di specifici obiettivi sotto il controllo di un'autorità indipendente, dall'altra il Consiglio che intende raccogliere tutti i dati senza alcuna selezione. Quale sarà il punto di equilibrio?

Quale sarà il ruolo di questo Parlamento per fissare questo punto di equilibrio e quale sarà più complessivamente il ruolo politico di questo Parlamento? ha quindi domandato. Verremo chiamati soltanto a condividere e a ratificare o saremo capaci anche di esercitare la nostra funzione di garanzia?

 Per Antonio TAJANI (PPE/DE, IT), gli attentati dell'11 settembre, di Madrid, di Londra, di Sharm el Skeikh, come quelli avvenuti in altre città asiatiche e africane, «dimostrano che il terrorismo non ha soltanto cambiato volto ma anche strategie, organizzazioni ed armi per colpire le nostre democrazie». Ecco perché di fronte all'evoluzione della minaccia terroristica, ha spiegato, «occorre aggiornarsi, adeguare le contromisure necessarie a sconfiggere i nemici delle libertà».

Per difendere il diritto alla sicurezza dei propri cittadini, a suo parere, l'Europa deve compiere ogni sforzo possibile per avere strumenti operativi e norme capaci di prevenire e contrastare Al Qaeda ed i suoi alleati. Consiglio, Commissione, Parlamento europeo e Stati membri devono pertanto lavorare in tempi rapidi per dar vita a misure comuni, soprattutto in materie delicate che riguardano contemporaneamente la sicurezza ed i diritti di libertà, come ad esempio «le espulsioni di persone che predicano l'odio e la violenza e sono pericolose per la sicurezza». In proposito, ha quindi ricordato che l'Italia ha espulso un imam, mentre nei prossimi giorni saranno espulse altre persone.

Servono, insomma, misure armonizzate e condivisione di responsabilità politiche ed economiche anche nel settore del controllo delle frontiere e dell'immigrazione clandestina. Sono necessarie armonizzazione e coordinamento in questi campi ma anche nell'azione delle polizie e dei servizi d'intelligence. Per questo motivo, il deputato ha affermato di condividere le proposte della Presidenza inglese e quelle del commissario Frattini.

Senza la raccolta e la custodia dei dati del traffico telefonico, ha spiegato, «non sarebbe stato arrestato a Roma uno degli attentatori di Londra». A suo parere, tuttavia, il terrorismo non si combatte e non lo si sconfigge soltanto con la fermezza, pur rispettando i diritti umani, con le norme e con l'azione delle forze di polizia e d'intelligence.

Occorre anche una forte azione politica dell'Europa, degli Stati nazionali, per coinvolgere in questa lotta l'Islam moderato. E' quindi necessario pensare a consulte islamiche «che isolino i violenti, i predicatori dell'odio e che permettono ai musulmani che vivono in Europa di non essere strumentalizzati».

Se da un lato non bisogna mai confondere l'Islam con il terrorismo, dall'altro va condannato chi, in nome dell'estremismo, «pensa di impedire ai giovani musulmani europei di frequentare le scuole di Stato parificate per andare nelle scuole coraniche». Tale fenomeno, citando l'esempio «clamoroso» di Milano, è giudicato preoccupante dal deputato in quanto «vuole bloccare l'integrazione degli immigrati in Europa per creare sacche di illegalità».

Rilevando, infine, come i soli Stati nazionali, ma anche la sola Europa, «non possono vincere la sfida», ha sottolineato che occorre una cooperazione allargata con gli Stati Uniti e con i Paesi arabi moderati anch'essi nel mirino di Bin Laden. Per tutti questi motivi, ha concluso, nel Partito Popolare Europeo, la delegazione di Forza Italia «sosterrà le azioni dell'Unione nella lotta contro il terrorismo nel contemporaneo rispetto dei diritti umani e dei diritti di sicurezza di ogni persona che vive in Europa».

Replica della Commissione

Franco FRATTINI ha sottolineato la qualità del dibattito che dimostra come Consiglio, Parlamento e Commissione rafforzino la loro volontà di lavorare insieme. Il commissario ha poi ricordato che con il trattato costituzionale si erano realizzati degli enormi passi avanti «che ci avrebbero permesso di progredire e che per ora purtroppo non ci saranno».

Nella riflessione sul Futuro dell'Europa, affrontando il settore della sicurezza come priorità dell'azione europea, ha aggiunto, «dovremo dire con più forza che se vogliamo davvero ridurre le gelosie nazionali dobbiamo creare un terreno istituzionale europeo più solido e più coeso», ed ha sottolineato come il terrorismo e la criminalità organizzata transnazionale cambino e si sviluppino molto più velocemente delle Istituzioni europee.

Cosa fare ora per rispondere alle attese dei cittadini? «Meno nuove leggi, meno nuove iniziative legislative e più attuazione delle regole che esistono», è la risposta del commissario che, al tempo stesso, ha rilevato come vi siano molti Stati membri in grave ritardo con l'attuazione delle regole attuali e come permangano ancora delle gelosie istituzionali.

Per tale motivo, ha aggiunto, nel piano di azione è stato proposto un meccanismo di monitoraggio permanente dell'attuazione delle regole esistenti, al fine di «capire come stiamo procedendo e se stiamo procedendo». Inoltre, ogni sei mesi il Parlamento sarà informato sulle modalità di attuazione ma, a tal e scopo, sarà necessario ottenere un forte sostegno politico dei deputati, «non un sostegno giuridico».

In merito alla strategia politica dell'Europa, il commissario ha auspicato il maggior coinvolgimento della società civile, delle comunità religiose e civili, la fine di lavorare assieme «per sradicare le radici profonde del terrorismo e del reclutamento dei terroristi». Anche le comunità islamiche dovranno essere coinvolte e, ha aggiunto, ad esse sarà chiesto «un gesto di responsabilità». Il commissario ha poi auspicato che, in questo dialogo aperto, si possa ascoltare, sempre più spesso, nelle preghiere delle moschee, «una parola chiara di condanna forte contro ogni atto che attenta alla la vita umana».

La Commissione darà anche un contributo alla strategia internazionale dell'azione europea in materia di sicurezza con la pubblicazione di una comunicazione sul miglior modo di coinvolgere gli attori internazionali in questa «sfida assolutamente universale», anche con il contributo del mondo del volontariato e delle ONG, al fine di individuare i movimenti finanziari e assicurarsi della loro trasparenza.

In conclusione, il commissario ha sottolineato la necessità che i cittadini e le comunità civili non si sentano esclusi «da questa grande azione corale e politica per sconfiggere il terrorismo».

Immigrazione: accordo di riammissione con l'Albania
 

Ewa KLAMT (PPE/DE, DE)

Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo tra Comunità europea e Repubblica di Albania sulla riammissione delle persone in soggiorno irregolare

Doc.: A6-0214/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Dibattito: 6.9.2005

Votazione: 6.9.2005

Adottando la relazione di Ewa KLAMT (PPE/DE, DE), il Parlamento ha approvato la conclusione di un Accordo sulla riammissione delle persone in soggiorno irregolare negoziato con l'Albania, sul quale il Consiglio dovrà pronunciarsi all'unanimità e poi entrare in vigore già da quest'anno.

L'accordo è suddiviso in 8 sezioni e comprende 6 allegati, che costituiscono parte integrante dell’accordo, e cinque dichiarazioni comuni. Gli obblighi di riammissione sanciti dall'accordo sono del tutto reciproci e si applicano sia ai cittadini rispettivi sia ai cittadini dei paesi terzi e agli apolidi. Viene specificato sistematicamente che la riammissione avviene senza ulteriori formalità tranne quelle previste dall'accordo.

L'obbligo di riammettere i cittadini dei paesi terzi e gli apolidi è subordinato alle seguenti condizioni preliminari: la persona da riammettere deve possedere, al momento dell'ingresso, un'autorizzazione di residenza valida o un visto valido rilasciati dalla Parte interpellata; la persona da riammettere entra nel territorio della Parte richiedente dopo aver soggiornato o transitato (legalmente o illegalmente) nel territorio della Parte interpellata.

Sono esonerate da questi obblighi solo le persone in transito aeroportuale e tutte le persone a cui la Parte richiedente abbia concesso un'autorizzazione di residenza con un periodo di validità superiore o il cui visto/la cui autorizzazione di residenza sia stato(a) ottenuto(a) mediante documenti contraffatti o falsificati.

Avendo l'Albania accettato di assumere obblighi così vasti in merito alla riammissione dei cittadini di paesi terzi e degli apolidi, la Comunità europea ha accolto le richieste albanesi di rinviare di due anni l’entrata in vigore di tali obblighi e inserire una “clausola di riammissione” in caso di riammissione indebita. L'Albania accetta, in determinate circostanze, l'uso del documento di viaggio standard dell'UE a scopo di espulsione.

L'accordo contiene una sezione sulle operazioni di transito e un'altra relativa alle necessarie disposizioni tecniche sulla procedura di riammissione (domanda di riammissione, prove, termini, modalità di trasferimento e modi di trasporto). È prevista una certa flessibilità procedurale poiché, quando la persona da riammettere sia in possesso di documenti di viaggio validi, basta una comunicazione scritta senza che sia necessario presentare formalmente una domanda di riammissione.

Vi sono poi le necessarie disposizioni sui costi, sulla protezione dei dati e sulla non incidenza rispetto agli altri diritti e obblighi internazionali applicabili alle Parti, nonché sulla composizione, i compiti e i poteri del comitato di esperti. Ai fini dell'applicazione pratica dell'accordo, inoltre, gli Stati membri sono autorizzati a concludere protocolli di attuazione bilaterali con l' Albania.

L’accordo entrerà in vigore il primo giorno del secondo mese successivo alla data in cui le parti si notificano reciprocamente l’espletamento delle rispettive procedure giuridiche. Gli articoli 3 e 5 sulla riammissione dei cittadini di paesi terzi e degli apolidi, tuttavia, entreranno in vigore due anni dopo l'accordo.

Background

L'accordo di riammissione tra la Comunità europea e la Repubblica di Albania è il quarto accordo in materia negoziato e concluso dalla Comunità europea con uno Stato terzo. Sinora i negoziati sono stati completati con quattro paesi: Hong Kong (novembre 2001), Macao (ottobre 2002), Sri Lanka (maggio 2002) e Albania (novembre 2003). Gli accordi con Hong Kong e Macao sono già entrati in vigore, rispettivamente il 1° marzo e il 1° giugno 2004. Gli accordi con lo Sri Lanka e l'Albania dovrebbero entrare in vigore nel 2005.

Il Consiglio ha sinora autorizzato la Commissione a negoziare accordi comunitari di riammissione con undici paesi terzi/entità. Oltre a quelli citati, gli altri paesi sono il Marocco, la Russia, il Pakistan, l'Ucraina, l'Algeria, la Cina e la Turchia.

La Commissione europea nel programma dell'Aia "Dieci priorità per i prossimi cinque anni" indica la nomina di un rappresentante speciale della Commissione per una politica comune di riammissione nel 2005.

Link utili

Proposta della Commissione
Programma dell'Aia: "Dieci priorità per i prossimi cinque anni"
Sito dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni

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POLITICA SOCIALE E DELL’OCCUPAZIONE

Lavoratori più tutelati dalle radiazioni ottiche
 

Csaba ŐRY (PPE/DE, HU)

Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (radiazioni ottiche) (diciannovesima direttiva particolare ai sensi dell'articolo 16, paragrafo 1 della direttiva 89/391/CEE)

Doc.: A6-0249/2005

Procedura: Codecisione, seconda lettura

Dibattito: 6.9.2005

Votazione: 7.9.2005

In seconda lettura della procedura di codecisione, il Parlamento ha adotatto la relazione di Csaba ŐRY (PPE/DE, HU) sulle nuove misure volte a proteggere i lavoratori dalle radiazioni ottiche che possono comportare dei rischi per la salute, in particolare per gli occhi e la cute, derivanti da correnti indotte nel corpo, da scosse, ustioni e assorbimento di energia termica.

Le divergenze emerse tra le istituzioni in merito al campo d'applicazione della normativa, in particolare sull'inclusione o meno delle misure per contrastare i raggi solari, lasciano presumere che sarà necessario ricorrere alla procedura di conciliazione per l'adozione definitiva della direttiva.

Il testo legislativo, che si propone anche scopi preventivi e di diagnosi precoce, fissa delle soglie d'esposizione e definisce gli obblighi incombenti sul datore di lavoro in materia di valutazione del rischio. Prevede anche delle disposizioni per l'informazione, la formazione e la partecipazione dei lavoratori, nonché  sui controlli sanitari.

 La posizione dei deputati diverge da quella del Consiglio su un punto chiave: essi ritengono che spetta alle autorità nazionali - e non all'Unione - valutare i pericoli derivanti da un'esposizione prolungata ai raggi del sole e prendere le misure per affrontare questi rischi. Il testo del Consiglio chiede ai datori di lavoro di valutare tali rischi e, se necessario, di attuare un pertinente piano d'azione. Diversi emendamenti adottati dall'Aula tendono invece a specificare che le misure definite a livello comunitario riguardano unicamente «le radiazioni ottiche di origine artificiale».

Per quelle derivanti dai raggi laser, ad esempio, la posizione comune fornisce i dettagli sulle misure che debbono essere prese dai datori di lavoro per proteggere i loro dipendenti.

E' quindi ipotizzato il ricorso a metodi di lavoro diversi, la limitazione della durata e del livello di esposizione, la nuova concezione e configurazione dei luoghi di lavoro. I deputati hanno accettato queste disposizioni, ma auspicano che la Commissione elabori una guida pratica destinata ai datori di lavoro, in particolare per quelli a capo di PMI, per aiutarli a capire meglio le disposizioni tecniche della direttiva.

La proposta di direttiva rappresenta l'ultima fase di un pacchetto di misure tese a proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori dai rischi derivanti dall'esposizione ad agenti fisici. Parlamento e Consiglio hanno infatti già adottato la direttiva 2002/44/CE sulle vibrazioni per proteggere dai rischi per le mani, le braccia e l’intero corpo, la direttiva 2003/10/CE sul rumore per tutelare dai rischi per l’udito e la direttiva 2004/40/CE sui campi elettromagnetici. 

Link utili

Posizione comune del Consiglio
Parere della Commissione sulla Posizione comune

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CULTURA

TV senza frontiere: più programmi europei e pluralismo dei media
 

Henri WEBER (PSE, FR)

Relazione sull'applicazione degli articoli 4 e 5 della direttiva 89/552/CEE "Televisione senza frontiere", modificata dalla direttiva 97/36/CE per il periodo 2001-2002(2004/2236(INI))

Doc.: A6-0202/05

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 6.9.2005

Votazione: 6.9.2005

Promozione delle opere europee, revisione degli indicatori delle quote minime di programmi indipendenti, sostegno al programma MEDIA, adattamento della legislazione ai progressi tecnologici e regolamentazione della pubblicità, controllo delle reti extracomunitarie, garanzia del pluralismo e nuove norme sulle concentrazioni dei mezzi di comunicazione.

Sono queste le principali richieste avanzate dal Parlamento adottando la relazione d'iniziativa di Henri WEBER (PSE, FR) sulla televisione senza frontiere.

La relazione sottolinea che «il settore audiovisivo contribuisce all'innovazione tecnologica, alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro» ed è uno strumento importante per il funzionamento del mercato unico. Tale settore, poi, «riveste un'importanza cruciale per il funzionamento della democrazia, sempre che prevalga la diversità degli apporti e delle opinioni nonché il pluralismo e la diversità culturale».

Il modello audiovisivo europeo, per i deputati, «deve basarsi sull'equilibrio tra un servizio pubblico forte, indipendente e pluralistico e un settore commerciale dinamico e parimenti pluralistico». Per la permanenza di tale modello è quindi necessario un quadro legislativo che assicuri il rispetto dei diritti degli europei.

I servizi pubblici di radiodiffusione, a loro parere, sono «essenziali ai fini della formazione dell'opinione in modo democratico e per far vivere e conoscere la diversità culturale», motivo per cui tali servizi debbono avere pari opportunità di accesso prioritario al mercato.

Promozione e diffusione di opere europee

La direttiva «Televisione senza frontiere», agli articoli 4 e 5, prevede che gli Stati membri vigilino affinché le emittenti televisive riservino ad opere europee la maggior parte del loro tempo di trasmissione e, a quelle realizzate da produttori indipendenti dalle emittenti stesse, almeno il 10 % del loro tempo di trasmissione, escluso quello dedicato a notiziari, manifestazioni sportive, giochi televisivi, pubblicità o servizi di teletext. In alternativa, ogni Stato membro può scegliere di verificare che le emittenti dedichino alle opere europee il 10 % almeno del loro bilancio destinato alla programmazione.

I deputati constatano, innanzitutto, che la comunicazione della Commissione sul futuro della politica europea di regolamentazione nel settore audiovisivo sottolinea alcuni risultati positivi e che gli indicatori segnalano un aumento della programmazione di opere europee. Essi inoltre prendono atto del fatto che le quote di trasmissione di opere europee e di produttori indipendenti sono state rispettate. Benché, secondo l'Esecutivo, gli obiettivi della direttiva siano stati raggiunti, gli Stati membri sono però esortati ad intensificare i loro sforzi in materia di diffusione di programmi europei e indipendenti.

Osservando che le differenze nei metodi di applicazione e di interpretazione delle disposizioni della direttiva non danno un quadro chiaro della situazione, la relazione auspica che la Commissione elabori una griglia uniforme che «consenta di ottenere risultati comparabili». Al fine di valutare la conformità dell'articolo 5, inoltre, andrebbe utilizzato «un indicatore più coerente», stabilendo la quota del 10% per valore e non per ore ammissibili. I deputati deplorano poi che alcuni Stati membri non abbiano ancora fornito tutte le informazioni  riguardanti le reti televisive satellitari e/o via cavo. Ritengono altresì che la Commissione dovrebbe rafforzare i controlli e suggeriscono, quindi, che l'Esecutivo e le competenti autorità nazionali impongano chiare sanzioni.

Il fatto che l'applicazione delle quote sia calcolata da organismi di radiodiffusione anziché da reti, secondo la relazione, costituisce «una violazione dei principi della direttiva che si rivela particolarmente grave negli Stati membri che denotano un elevato grado di concentrazione di tali organismi». E' poi sottolineato che le differenze d'interpretazione esistenti tra gli Stati membri riguardo ai concetti di "opera europea" e "produttore indipendente" potrebbero essere evitate se la Commissione ne «fornisse una definizione più precisa». Ciò, inoltre, contribuirebbe a garantire una maggiore sicurezza giuridica in sede di attuazione della direttiva.

Per aiutare i produttori indipendenti e le piccole e medie imprese, i deputati considerano rilevante sostenere il programma MEDIA, in quanto «strumento essenziale della politica audiovisiva europea per la formazione professionale e il sostegno alla distribuzione, diffusione e circolazione di opere cinematografiche». Inoltre, incoraggiano gli Stati membri ad aprire i rispettivi sistemi educativi alla conoscenza del patrimonio cinematografico, «delle lingue, delle culture, dei gusti, delle storie e delle esperienze dei popoli» dell'Unione europea.

Notando come i produttori americani sfruttino meglio il «nostro spazio audiovisivo», i deputati ritengono che, ai fini della circolazione dei lavori europei, hanno molto importanza le coproduzioni europee e le strategie comuni di marketing. Affinché l'industria audiovisiva europea possa competere con quella statunitense, inoltre, «gli sforzi dovrebbero essere incentrati molto di più sul sostegno alla promozione».

E' altresì indispensabile «incentivare gli aiuti alla peculiarità europea dei contenuti e svilupparla instaurando un nesso con gli strumenti di finanziamento», nonché garantire al maggior numero di cittadini, e nel maggior numero possibile di lingue, l'accesso ai canali di dimensione paneuropea quali Arte e Euronews, o simili.

Revisione della direttiva

Prendendo atto delle consultazioni lanciate dalla Commissione al fine di definire una nuova direttiva da presentare nel 2005 e in vista della Conferenza di Liverpool sullo stesso tema, i deputati chiedono di essere a tutte le fasi dei lavori.

A loro parere, la revisione della direttiva, necessaria per affrontare i cambiamenti strutturali, va effettuata adattando alle nuove sfide i principi fondamentali dell'attuale normativa: libera circolazione delle trasmissioni europee, libero accesso a eventi eccezionali, promozione dei lavori europei e di produzioni indipendenti recenti, tutela dei minori e dell'ordine pubblico, protezione dei consumatori, diritto di replica.

Inoltre, in caso di estensione della sua sfera di applicazione ai nuovi servizi, la direttiva sulla televisione senza frontiere dovrebbe prevedere che rispettino anch'essi i principi di promozione delle opere europee e delle produzioni europee indipendenti. La Commissione, pertanto, è invitata a prevedere obblighi d'investimento (produzione o acquisto), di offerta di contenuti europei e di accesso a tale offerta.

La relazione, poi, caldeggia l'instaurazione di una clausola di salvaguardia per prevedere esplicitamente il rispetto della competenza degli Stati membri nel settore della cultura e dei mezzi di comunicazione. E', poi, auspicabile, che la Commissione provveda «a che i produttori indipendenti siano in grado di mantenere i diritti sulle loro produzioni e a garantire più facilmente la salvaguardia dei loro diritti intellettuali in modo da ampliare le possibilità di attrarre gli investitori privati».

I deputati, d'altra parte, sottolineano il ruolo della pubblicità nel finanziamento «di talune televisioni generaliste e il suo impatto sulla programmazione». Inoltre, rilevano che l'applicazione degli articoli relativi al controllo, in alcuni paesi, presenta lacune che hanno reso difficile assicurare la distinzione tra pubblicità e contenuto editoriale «a detrimento dell'integrità culturale delle opere». E', pertanto, necessario «individuare chiaramente il contenuto e la regolamentazione della pubblicità», in particolare per la tutela dei minori, «che deve costituire un obiettivo prioritario della politica audiovisiva e un principio fondamentale che sarebbe opportuno estendere a tutti i servizi audiovisivi messi a disposizione del pubblico». In proposito, con l'adozione di un emendamento proposto dai socialisti, si insiste anche sul «mantenimento delle norme che limitano le possibilità di interruzioni pubblicitarie per le opere audiovisive».

I deputati constatano, poi che la digitalizzazione e l'interattività costituiscono altrettante opportunità per l'industria e i consumatori, ma temono lo sviluppo di un settore audiovisivo a due velocità. Inoltre, in seguito alla nascita di nuove forme di televisione quali, per esempio, quella tramite le reti ADSL, la televisione su Internet e la televisione sui cellulari, ritengono che dovrebbe essere chiarita l'applicazione della direttiva a queste nuove forme televisive in occasione della sua revisione.

E' necessaria, poi, una legislazione europea che «chiarisca che i fornitori di servizi pubblici possono utilizzare tutte le nuove tecniche e nuove forme di comunicazione quali Internet e i servizi WAP», senza che ciò sia in contrasto con le norme del mercato interno. I deputati propongono inoltre di organizzare un anno europeo dell'audiovisivo e dei mezzi di comunicazione cui partecipino le istituzioni, i partiti politici, la società civile e il settore audiovisivo «in vista dell'elaborazione di un "patto europeo per l'innovazione" che garantisca l'equilibrio tra la competitività, la qualità, la cultura e il pluralismo».

Occorre, infine, potenziare il controllo delle reti extracomunitarie che diffondono programmi «che fomentano l'odio razziale e religioso» e migliorare il coordinamento tra gli Stati membri in tale settore.

Pluralismo e concentrazione

I deputati si dicono preoccupati per la tendenza verso la concentrazione dei mezzi di comunicazione in taluni Stati membri, «che costituisce una minaccia alla democrazia e un rischio per la diversità culturale e potrebbe accentuare le tendenze verso la commercializzazione estrema dell'audio-visivo», nonché verso «l'egemonia di talune produzioni nazionali rispetto a quelle di paesi con uno spazio linguistico meno sviluppato e con una produzione più scarsa».

In particolare, occorre vigilare affinché i nuovi servizi di distribuzione digitale «non siano dominati o influenzati in maniera decisiva da grandi gruppi multinazionali detentori di cospicui capitali», con specifico riferimento a quelli i cui interessi sono al di fuori dell'Unione europea. Infatti, secondo la relazione, «la concorrenza e il diritto della concorrenza non bastano a far rispettare il pluralismo dei mezzi di comunicazione», che si basa sul rispetto e sulla promozione della diversità dei vari punti di vista, attraverso il riconoscimento dell'indipendenza editoriale sia nel settore pubblico sia nel settore commerciale e attraverso l'autonomia delle autorità di regolamentazione.

Preoccupati per i fenomeni di concentrazione pubblicitaria in taluni Stati membri, i deputati ritengono inoltre che «la frammentazione dei mercati audiovisivi europei in tanti mercati nazionali non riduce i rischi di concentrazione dei mezzi di comunicazione». Chiedono poi agli Stati membri vecchi e nuovi, che stanno registrando un rapido sviluppo del settore, di riesaminare le norme o le misure nazionali contro la concentrazione in materia di proprietà dei mezzi di comunicazione nonché per il rispetto dell'indipendenza delle autorità di regolamentazione.

Infine, è ribadita la richiesta di un Libro verde sul grado di concentrazione dei mezzi di comunicazione in Europa, «che consentirebbe di intavolare un ampio dibattito su questa tematica» ed è espresso l'auspicio che, nella revisione della direttiva, venga incluso un impegno a favore della diversificazione della proprietà e del controllo dei mezzi di comunicazione. La revisione della direttiva dovrà poi includere disposizioni «tese a garantire e a tutelare la libertà di espressione ed il pluralismo dei mezzi di comunicazione».

Link utili

Comunicazione sul futuro della politica europea in materia audiovisiva
Direttiva Televisione senza frontiere
Programma MEDIA (inglese o francese)

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GIOVENTÙ E ISTRUZIONE

Con .kid, Internet più sicuro per i bambini. Norme minime per il diritto di replica.

Marielle DE SARNEZ (ALDE, FR)
Relazione sulla proposta di raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla protezione dei minori e della dignità umana e al diritto di replica relativamente alla competitività dell'industria europea dei servizi audiovisivi e d'informazione
Doc.: A6-0244/2005
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 6.9.2005
Votazione: 7.9.2005

Navigazione su Internet più sicura per i bambini e principi minimi per l'attuazione del diritto di replica ad affermazioni divulgate con tutti i media, è quanto chiede la relazione di Marielle DE SARNEZ (ALDE, FR) sulla proposta di raccomandazione relativa alla tutela dei minori e della dignità umana, il diritto di replica e la competitività del settore dei servizi audiovisivi europei, adottata in prima lettura dal Parlamento.

La raccomandazione è tesa a integrare un provvedimento del 1998 per affrontare le sfide poste dall'evoluzione tecnologica, in linea con l'ultima valutazione effettuata sul funzionamento delle vigenti disposizioni. In particolare, verte sul contenuto dei servizi audiovisivi e d'informazione ed interessa la diffusione in tutte le sue forme, dalla radiodiffusione ad Internet.

Navigazione sicura su Internet

La relazione chiede che vengano adottate misure adeguate per la difesa dei bambini dai contenuti inappropriati presenti sulla Rete. I deputati, innanzitutto, ritengono necessario che non solo i politici, ma anche la società, la scuola ed genitori prendano provvedimenti per soluzioni concrete e a loro dovrebbe quindi essere destinata una formazione permanente sull'utilizzo di Internet.

I bambini, inoltre, dovrebbero beneficiare di un insegnamento specifico sulla navigazione e su come evitare  «i tranelli e i pericoli» in cui possono imbattersi. E' poi raccomandata la creazione di un dominio di primo livello chiamato ".kid" (analogo a .com o .org) che, individuando un'area sicura di Internet, presenterebbe unicamente contenuti adatti ai bambini e sarebbe regolarmente controllata da un'autorità indipendente.

La relazione invita inoltre la Commissione ad istituire un numero verde europeo che fornisca informazioni sui sistemi di filtraggio esistenti, cosa che semplificherebbe anche la presentazione di denunce alle autorità competenti e la segnalazione dei siti pericolosi. Ciò, inoltre, permetterebbe di supplire all'assenza di hotline di questo genere in alcuni Stati membri.

Le statistiche più recenti hanno dimostrato che i giovani spendono più tempo su Internet che davanti al televisore e che online vi sono circa 260 milioni di pagine web dai contenuti pornografici.

 Diritto di replica

Gli «orientamenti indicativi» sono modificati dai deputati in «principi minimi» per l'introduzione nel diritto nazionale di misure volte ad assicurare il diritto di replica per i servizi audiovisivi e d'informazione in linea. Per i deputati, il diritto di replica «deve tutelare qualsiasi persona fisica o giuridica da informazioni mendaci sul suo conto e che pregiudicano i suoi diritti». A loro parere, quindi, la diffusione di opinioni e idee non deve entrare nel campo di applicazione della raccomandazione.

Ritengono necessario, inoltre, assicurare che il diritto di replica continui ad essere imposto all'autore o al responsabile dell'informazione diffusa, conformemente alle legislazioni nazionali. Tale diritto, inoltre, non deve essere garantito solo per mezzo della legislazione, «ma anche per mezzo di misure di coregolamentazione o di autoregolamentazione».

Il diritto di replica non deve poi pregiudicare altre vie di ricorso a disposizione delle persone i cui diritti alla dignità, all'onore, alla reputazione o alla vita privata sono stati violati nei mezzi di comunicazione.

In ogni caso, gli Stati membri devono esaminare e, se necessario, introdurre nella loro legislazione o nelle loro prassi interne un diritto di replica o altra misura equivalente «che consenta di correggere rapidamente informazioni inesatte diffuse nei servizi audiovisivi e d'informazione in linea» secondo dei principi minimi precisati dalla stessa relazione parlamentare.

Più in particolare, alla replica deve essere attribuita la stessa importanza data all'informazione contestata, «onde raggiungere lo stesso pubblico con lo stesso impatto». Spetta agli Stati membri assicurare che l'esercizio effettivo del diritto di replica o delle misure equivalenti e del diritto alla libertà d'espressione non siano ingiustificatamente ostacolati.

La risposta deve essere trasmessa entro un termine ragionevole dopo la giustificazione della domanda, in un momento e in una forma adeguati, in funzione della pubblicazione o della trasmissione a cui la domanda si riferisce. In caso di controversie relative all'esercizio del diritto di replica debbono essere previste procedure che consentano di presentare un ricorso giurisdizionale o misure equivalenti.

Background

La proposta della Commissione fa seguito alla raccomandazione adottata dal Consiglio nel 1998 sullo sviluppo della competitività dell’industria nei servizi audiovisivi e d’informazione europei attraverso la promozione di strutture nazionali volte a raggiungere un livello comparabile ed efficace di tutela dei minori e della dignità umana (98/560/EC).

Tale documento costituisce il primo strumento giuridico comunitario che regolamenta il contenuto dei servizi audiovisivi e d’informazione e che interessa la diffusione, in tutte le sue forme, dalla radiodiffusione ad Internet. Da allora, la Commissione ha stilato dei rapporti di valutazione, di cui uno è stato anche oggetto di una risoluzione del Parlamento.

Link utili

Proposta della Commissione
Raccomandazione del Consiglio del 1998
Rapporto di valutazione sull'applicazione della Raccomandazione (2001)
Relazione del Parlamento europeo sul Rapporto di valutazione 2001
Rapporto di valutazione sull'applicazione della Raccomandazione (2003)

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SANITÀ PUBBLICA E CONSUMATORI

Medicinali a misura di bambino
 

Françoise GROSSETÊTE (PPE/DE, FR)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai medicinali per uso pediatrico e che modifica il regolamento (CEE) n. 1768/92, la direttiva 2001/83/CE e il regolamento (CE) n. 726/2004

Doc.: A6-0247/2005

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 6.9.2005

Votazione: 7.9.2005

La Plenaria ha adottato a larga maggioranza la relazione di Françoise GROSSETÊTE (PPE/DE, FR) relativa alla proposta di regolamento sui medicinali ad uso pediatrico che ha lo scopo di stimolare le industrie farmaceutiche a sviluppare prodotti specifici che siano adeguati alle necessità dei bambini. Procedure amministrative più semplici, un programma di ricerca specifico per i bambini e certificati di protezione supplementare per i farmaci ad essi destinati, sono i principali elementi del testo approvato dall'Aula in prima lettura della procedura di codecisione.

Come rilevato durante il dibattito, attualmente per curare i bambini, si ricorre molto di frequente a dosi ridotte di medicinali concepiti per gli adulti, mentre l'organismo dei più piccoli li assorbe o li elimina in maniera diversa o sviluppa effetti secondari particolari. Poche industrie farmaceutiche producono medicinali specifici destinati ai bambini, poiché i test clinici sono più difficili, i tempi per la loro messa a punto sono più lunghi e la dimensione del mercato a volte non giustifica gli investimenti.

Si è formato un ampio consenso tra i deputati per migliorare la proposta della Commissione e accelerare lo sviluppo di medicinali destinati ai bambini. Gli emendamenti adottati tendono ad abbreviare le procedure e i tempi amministrativi, nonché a migliorare la trasparenza e lo scambio di informazioni, per evitare test inutili. I deputati, inoltre, chiedono l'istituzione di un programma europeo di ricerca per adattare ai bambini le sostanze esistenti che non sono più coperte da brevetti, programma che si chiamerebbe MICE (Medicines Investigation for the Children of Europe).

I deputati, poi, hanno voluto rendere più efficace l'azione del futuro Comitato pediatrico. Tale comitato, che dovrebbe essere istituito in seno all'Agenzia europea dei medicinali sei mesi dopo l'entrata in vigore del regolamento, sarà incaricato di valutare in modo indipendente i piani di investigazione scientifici che gli saranno sottoposti dalle industrie per poter beneficiare degli incentivi previsti.

La questione più controversa riguardava proprio questi incentivi volti a stimolare le industrie ad investire maggiormente nella ricerca. La Commissione europea proponeva di concedere alle imprese un certificato di protezione supplementare di sei mesi da aggiungere ai brevetti esistenti.

Diversi deputati proponevano, invece, una durata minore del certificato di protezione supplementare o la sua proporzionalità ai ricavi realizzati, al fine di evitare che le industrie farmaceutiche traessero eccessivi profitti dalla nuova normativa. La relatrice, d'altra parte, ha fortemente sostenuto l'opportunità di stabilire un periodo fisso. La proporzionalità, a suo parere, porterebbe a «una logica di mercato» invece che sanitaria. La ricerca, ha quindi ricordato, è aleatoria e non bisogna aggiungerle un quadro regolamentare vago.

Per finire, la Plenaria ha seguito gli orientamenti della relatrice e gli auspici della Commissione: si è stabilito un periodo fisso di sei per la protezione supplementare. E' stata poi introdotta una clausola di revisione che consentirebbe di adattare tale disposizione sei anni dopo l'entrata in vigore del regolamento.

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INDUSTRIA

Un miliardo per Galileo
 

Etelka BARSI PATAKY (PPE/DE, HU)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'attuazione della fase costitutiva e della fase operativa del programma europeo di radionavigazione via satellite

Doc.: A6-0212/05

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 5.9.2005

Votazione: 6.9.2005

Il Parlamento sostiene la proposta dell'Esecutivo di destinare un miliardo di euro nel periodo 2007-2013 alle ultime due fasi del sistema di navigazione satellitare Galileo, per coprire le operazioni di messa in servizio ed esercizio commerciale.

La relazione di Etelka BARSI-PATAKY(PPE/DE, HU), sottolinea che la cifra è indicativa in attesa di una decisione sulle prospettive finanziarie dell'Unione europea. Secondo i deputati, infatti, una volta che tali prospettive saranno adottate, la Commissione dovrà presentare una proposta per definire la dotazione al programma. L'importo degli aiuti annui sarà poi deciso nel quadro della procedura di bilancio annuale.

L'obiettivo del progetto Galileo è creare una rete satellitare di posizionamento e di radionavigazione mondiale per scopi civili. Il suo sviluppo avverrà in quattro fasi. La prima, quella della definizione, dal 1999 al 2001, è stata un successo. La seconda, di sviluppo e convalida, è attualmente in corso. La terza, costitutiva, comincerà nel 2006 e comprenderà la costruzione ed il lancio dei satelliti nonché l'allestimento completo della parte terrestre dell'infrastruttura. La quarta fase, quella operativa, avrà inizio nel 2008, comprenderà la gestione del sistema nonché la sua manutenzione e il suo costante perfezionamento.

Le ultime due fasi saranno coordinate da un concessionario privato che lavorerà sotto la supervisione dell'Autorità di sorveglianza, un'Agenzia comunitaria che autorizzerà la licenza del sistema. La scelta della concessione è stata considerata la miglior formula per garantire il successo del programma nel quadro di un partenariato pubblico-privato.

Visto che il sistema Galileo potrebbe rivelarsi lucrativo, il Parlamento ha adottato un emendamento che richiede un meccanismo di profit-sharing in grado di permettere la restituzione del prestito comunitario. I deputati ritengono che la proprietà dei diritti intellettuali e le licenze spettino all'Autorità di sorveglianza, ma i guadagni dovuti allo sfruttamento di tali diritti potrebbero rappresentare i ricavi del concessionario.

Data la natura stessa del programma, in particolare per quel che riguarda il partenariato pubblico-privato, l'Aula ritiene che la Comunità dovrà probabilmente dare delle garanzie finanziarie e contrarre degli impegni. Questi, a loro volta, dovrebbero essere sottoposti al consenso di Parlamento e Consiglio per quel che riguarda le norme di bilancio.

Background

Galileo è un sistema civile completo di navigazione via satellite, sviluppato e cofinanziato in proporzioni eguali dall'ESA e dell'UE, composto da 30 satelliti (27 operativi e 3 di riserva) collocati su tre orbite circolari inclinate a 56° rispetto all'equatore, a una quota di 23.616 km. Le sue applicazioni vanno dal controllo del traffico stradale, ferroviario, aereo e marittimo ai trasferimenti sincronizzati di dati fra computer. Due centri di controllo Galileo saranno creati in Europa per la gestione operativa dei satelliti e del sistema di navigazione.

Link utili

Proposta della Commissione
Sito dell'impresa comune Galileo (inglese)
ESA - Agenzia spaziale europea

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AMBIENTE

Calamità naturali: lotta comune contro gli incendi boschivi
 

Risoluzione comune sulle calamità naturali (incendi e inondazioni) verificatesi in Europa nel corso dell'estate

Doc.: B6-0458/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 5.9.2005

Votazione: 8.9.2005

Il Parlamento ha adottato una risoluzione comune sulle calamità naturali verificatesi in Europa nel corso dell'estate. In apertura della sessione, il Presidente Borrell aveva reso omaggio alle vittime e chiesto all'Aula di osservare un minuto di silenzio. Con la risoluzione, i deputati esprimono la loro solidarietà e la più sentita partecipazione alle famiglie di quanti hanno perso la vita e agli abitanti delle zone colpite.

Nel rendere omaggio all'impegno dei pompieri e dei civili che hanno partecipato alle operazioni di estinzione degli incendi a rischio della vita, i deputati chiedono lo sviluppo di una politica comunitaria in materia di controllo degli incendi boschivi.

Per i deputati le conseguenze di queste catastrofi non hanno solo una dimensione nazionale, ma esigono anche un autentico impegno a livello europeo. In tale ottica, invitano il Consiglio a non trascurare la necessità di investimenti a lungo termine in politiche di prevenzione di tali disastri e/o di contenimento dei danni e quindi «a rinunciare alla propria strategia che limita le future prospettive finanziarie all'1% del RNL dell'UE».

La Commissione e gli Stati membri, inoltre, sono invitati a cooperare più strettamente per quanto concerne le misure di protezione civile in caso di calamità naturali, nella prospettiva di prevenire e ridurre al minimo il loro devastante impatto.

Si tratterebbe, in particolare, di dotare i servizi interessati dei necessari strumenti di allarme immediato, di coordinamento e logistici, in particolare mediante la messa a disposizione di mezzi supplementari di protezione civile in caso di emergenza grave e con la creazione di corpi di protezione civile comuni alle frontiere.

Cambiamenti climatici

I deputati esprimono preoccupazione per il numero crescente di calamità naturali, «che gli esperti attribuiscono in gran parte ai cambiamenti climatici, dato l'aggravarsi dei fenomeni estremi».

A tale proposito ribadiscono quindi che il protocollo di Kyoto «rimane lo strumento centrale della strategia mondiale per arrestare i cambiamenti climatici» e invitano la Commissione ad adottare iniziative per garantire il rispetto degli impegni assunti in quel contesto. Queste condizioni meteorologiche estreme, infatti, sono interpretate come una prova ulteriore della necessità di un'azione ambiziosa a livello mondiale volta ad arrestare i cambiamenti climatici.

Approvando un emendamento proposto dai Verdi, il Parlamento ritiene che i danni provocati dai recenti eventi evidenzino ulteriormente che una riduzione del riscaldamento globale sarà molto meno costosa rispetto alle relative conseguenze. D'altra parte, le varie politiche necessarie per fermare il pericoloso cambiamento climatico, a suo parere, offriranno situazioni di vantaggio globale in termini di dipendenza dal petrolio, miglioramento della qualità dell'aria e conseguimento di economie.

Lotta agli incendi boschivi

I deputati invitano poi la Commissione a presentare proposte per lo sviluppo di una politica comunitaria in materia di controllo degli incendi boschivi e a elaborare un protocollo comune di lotta contro gli incendi.

 D'altra parte, deplorano la decisione del Consiglio di eliminare gli aiuti concessi agli agricoltori per la realizzazione delle fasce tagliafuoco e raccomandano il ripristino di tali finanziamenti.

La relazione insiste poi sulla necessità di sviluppare politiche di prevenzione efficace degli incendi boschivi. In quest'ottica la Commissione deve incoraggiare le misure di monitoraggio e di prevenzione, specialmente nel quadro del regolamento "Forest Focus" e della nuova strategia forestale dell'Unione europea, nell'intento di proteggere le foreste comunitarie dagli incendi e di finanziare, in particolare, idonee misure di prevenzione degli incendi boschivi quali barriere tagliafuoco, sentieri forestali, punti di accesso, punti di rifornimento idrico e programmi di gestione delle foreste.

Il Parlamento, inoltre, chiede un inasprimento delle sanzioni per gli atti dolosi che degradano l'ambiente, in particolare quelli legati allo scoppio di incendi boschivi e sollecita un rafforzamento della politica forestale comunitaria, dandole più peso nel ruolo di multifunzionalità dell'agricoltura europea, con un duplice obiettivo: mantenimento e impiego della popolazione rurale nonché deciso e sostanziale incremento della superficie forestale.

La Commissione è, infine, invitata a inserire come spesa ammissibile negli idonei strumenti finanziari la possibilità di cofinanziamento di apparecchiature tecnologiche per prevenire e combattere gli incendi boschivi, compresi i mezzi aerei.

 Rifiuti delle industrie estrattive e ripristino delle miniere in disuso

Jonas SJÖSTEDT (GUE/NGL, SE)

Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive e che modifica la direttiva 2004/35/CE

Doc.: A6-0236/05

Procedura: Codecisione, seconda lettura

Dibattito: 5.9.2005

Votazione: 6.9.2005

In seconda lettura della procedura di codecisione, il Parlamento ha adottato la relazione di Jonas SJÖSTEDT (GUE/NGL, SE) relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva sulla gestione dei rifiuti delle industrie estrattive respingendo la maggior parte degli emendamenti più significativi che erano stati suggeriti dalla commissione per l'ambiente.

I rifiuti delle industrie estrattive sono formati dal materiale rimosso per accedere alle risorse minerali, quali il topsoil, lo strato di copertura e la roccia sterile, nonché dagli sterili, cioè dai residui di roccia da cui è stata estratta gran parte del minerale utile. Questi rifiuti rappresentano un flusso quantitativamente rilevante nell'Unione. Si calcola, infatti, che essi rappresentino circa il 29% del totale dei rifiuti prodotti ogni anno nell'UE e che il loro volume annuo superi i 400 milioni di tonnellate.

Nella sua posizione comune, in particolare, il Consiglio auspicava esentare una categoria di rifiuti da taluni obblighi previsti dalla direttiva. Tale approccio era però contestato dalla maggioranza dei deputati della commissione per l'ambiente.

Tuttavia, la Plenaria ha preferito seguire le indicazioni del Consiglio respingendo due emendamenti su tale questione. Di conseguenza, per una nuova categoria di rifiuti, detti "non inerti non pericolosi", talune disposizioni della direttiva non saranno applicate in modo uniforme, dato che gli Stati membri saranno liberi di derogarvi.

Anche gli emendamenti che prevedevano il ripristino dei siti chiusi sono stati respinti dall'Aula. Questa esigenza, tra l'altro, era stata sottolineata in prima lettura ma la necessità di una maggioranza assoluta per modificare la posizione comune del Consiglio ha impedito che venisse riproposta. I contrari a questa disposizione asseriscono che essa comporterebbe dei costi troppi elevati a carico degli Stati membri.

Altri emendamenti, tuttavia, sono più incisivi rispetto alle proposte del Consiglio. Ad esempio, mentre i ministri autorizzavano, a talune condizioni, gli scarichi di rifiuti nelle acque costiere o interne, i deputati ne pongono il divieto assoluto.

Inoltre, le imprese che vorranno aprire nuovi siti di estrazione dovranno depositare una garanzia finanziaria volta ad assicurare il rispetto degli obblighi incombenti durante e a seguito dell'attività. Nella posizione comune, il Consiglio intendeva limitare tale obbligo al sito in senso stretto, ma i deputati chiedono che sia esteso all'insieme dell'area suscettibile di essere implicata dall'attività estrattiva.

Qualora il Consiglio non accettasse tali emendamenti, sarà necessario ricorrere alla procedura di conciliazione.

Background - Tipologie di rifiuti e relativi rischi

La proposta, presentata a seguito di una serie di incidenti, istituisce requisiti minimi comunitari relativi alla progettazione, alla gestione e alla chiusura della strutture di gestione dei rifiuti, nonché agli interventi successivi alla loro chiusura. Lo scopo di queste disposizioni è di migliorare la gestione dei rifiuti provenienti dalle industrie estrattive e, così facendo, ridurre i rischi per l'ambiente e la salute umana che potrebbero derivare dal trattamento e dallo smaltimento di tali rifiuti.

Una parte di questi rifiuti è inerte, quindi non dovrebbe presentare rischi significativi di inquinamento ambientale, ad esclusione dei rischi di ostruzione dei letti dei fiumi e l'eventuale crollo se vengono stoccati in notevoli quantità. Altre frazioni, in particolare quelle generate dall’estrazione di metalli non ferrosi, possono invece contenere notevoli quantità di sostanze pericolose, ad esempio metalli pesanti.

Inoltre, la gestione degli sterili può presentare dei rischi a causa della frequente presenza di residui delle sostanze chimiche di processo impiegate nonché di livelli elevati di metalli. In molti casi, poi, gli sterili vengono depositati in cumuli o grandi bacini contenuti da dighe il cui crollo può avere gravi conseguenze sull'ambiente e sulla salute e la sicurezza delle persone.

In proposito, la Commissione ricorda gli incidenti verificatisi ad Aberfan (Galles, 1966), Stava (Italia, 1985), Aznalcóllar (Spagna, 1998), Baia Mare e Baia Borsa (Romania, 2000). Altre probabili ripercussioni significative sono legate all'impronta ambientale delle strutture di smaltimento dei rifiuti e quindi alla perdita di produttività del terreno, agli effetti sugli ecosistemi, alla polvere e all'erosione.

Link utili

Posizione comune del Consiglio
Commenti della Commissione
Prima lettura del Parlamento europeo

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TURISMO

Qualità e competitività per il rilancio del turismo europeo
 

Luís QUEIRÓ (PPE, PT)

Relazione sulle nuove prospettive e le nuove sfide per un turismo europeo sostenibile

Doc.: A6-0235/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 7.9.2005

Votazione: 8.9.2005

Adottando la relazione d'iniziativa di Luís QUEIRÓ (PPE, PT) sulle nuove prospettive e le nuove sfide per un turismo europeo sostenibile (471 voti favorevoli, 54 contrari e 58 astensioni), il Parlamento chiede di incoraggiare la competitività e la qualità dei servizi, esorta a una migliore protezione de consumatori, sollecita nuove iniziative a favore di un turismo sostenibile e propone la promozione delle mete turistiche europee.

E' auspicato poi un sistema europeo di assistenza ai turisti in caso di crisi e sanzioni dissuasive del turismo sessuale. I deputati, sostengono infine un rafforzamento delle reti di trasporto come fattore di sviluppo del turismo, ma insistono sui controlli di sicurezza di aerei e aeroporti. Chiedono, infine, interventi strutturali integrati nel settore, cofinanziati dall'Unione.

Competitività e qualità dei servizi

I deputati, innanzitutto, rilevano che il turismo «contribuisce in misura essenziale alla crescita, all'occupazione e alle nuove tecnologie di comunicazione e di informazione» ed è uno dei settori con maggiori potenzialità di sviluppo. Tuttavia, la crescente concorrenza internazionale sta erodendo quote di mercato agli operatori europei. E' pertanto necessario che il settore europeo raccolga questa sfida, approfittando anche della crescita economica di paesi come il Brasile, la Cina, l'India e la Russia che creeranno una significativa domanda addizionale.

Nel chiedere al Consiglio di rilanciare e completare talune iniziative legislative avviate in passato (agenzie di viaggio e regime IVA), i deputati si impegnano poi a sostenere ogni proposta dell’Esecutivo mirante a promuovere le PMI dell'artigianato. Essi, inoltre, ricordano che con lo sviluppo dell'agriturismo è possibile garantire la permanenza degli agricoltori sul territorio rurale, salvaguardare il paesaggio e conservare l'identità culturale del mondo agricolo attraverso la promozione delle tradizioni locali e dei prodotti tipici enogastronomici.

E' altresì necessario promuovere l'occupazione, la formazione e le competenze professionali per offrire prospettive reali di carriera agli operatori professionali, ridurre le conseguenze negative dell'instabilità della manodopera stagionale e assicurare una qualità dei servizi adeguata alle nuove tendenze e alle esigenze della domanda.

In quest'ottica è chiesto alla Commissione di valutare l'ipotesi di creare una rete formativa specifica per le competenze turistiche, segnatamente all'interno di programmi comunitari già attivi (Erasmus), «in grado di interagire con misure per l'occupazione e per il collegamento degli organismi di formazione».

I deputati insistono anche sull'importanza di una regolamentazione europea che tuteli i consumatori e che contribuisca a creare un ambiente favorevole alla valorizzazione dell'industria turistica europea, promuovendo soprattutto servizi turistici di qualità.

Si tratterebbe, quindi, di procedere, con la cooperazione del settore, a una classificazione comunitaria dei servizi turistici, in particolare per le strutture alberghiere, nonché di varare misure per identificare chiaramente e armonizzare i profili professionali nell'industria del turismo al fine di garantire servizi più trasparenti, che non inducano in errore il consumatore.

 Occorre poi definire i diritti dei consumatori e potenziare la loro difesa, individuando anche nuove modalità di tutela. A tale scopo, la Commissione è invitata a prendere in considerazione l'elaborazione di un "pacchetto turismo" che comporti la revisione delle vigenti direttive concernenti il diritto dei consumatori e nuove misure che consentano di migliorare la loro protezione e la qualità delle norme nei servizi turistici.

Assistenza ai turisti in caso di crisi

E' infine auspicata l'istituzione, a livello europeo, di un gruppo di contatto che associ gli Stati membri e gli operatori turistici al fine di coordinare le informazioni sulla gestione di crisi sanitarie, di catastrofi naturali o di atti terroristici come pure i problemi di insicurezza personale, giuridica e penale (detenzioni, sequestri, ...). Alla luce dei bilanci tratti dalle crisi recenti, occorrono poi azioni volte ad assicurare una risposta rapida e coordinata per la protezione dei turisti europei e per il sostegno agli operatori interessati da tali eventi.

Nuove iniziative di turismo sostenibile

La relazione, individuando nel turismo una forma di valorizzazione di risorse ambientali capaci di esaltarne le forme di conservazione e di protezione, si compiace delle proposte avanzate dalla Commissione nella sua comunicazione "Orientamenti di base per la sostenibilità del turismo europeo".

I deputati, tuttavia, rilevano che esistono regioni che presentano un'offerta turistica eccedente e altre meno frequentate per le quali il turismo potrebbe invece rappresentare un notevole fattore di sviluppo. Per far fronte a tali squilibri e compensarli, invitano quindi la Commissione ad esaminare l'efficacia di alcune formule di nuova concezione o già applicate (come le moratorie), nonché a sviluppare iniziative in grado di superare questa situazione.

 In particolare, anche segnalando «i rischi legati al turismo di massa», i deputati insistono sulla necessità di creare servizi per la gestione e la ridistribuzione spaziale e temporale dei flussi turistici.

Si tratterebbe, più in particolare, di organizzare la mobilità turistica nelle destinazioni congestionate. In tale ottica, è sottolineata l'esigenza di attrarre nuovi segmenti di domanda al di fuori dell'alta stagione, scaglionare il viaggio nell'intero anno e di utilizzare meglio le strutture alberghiere. A tal fine sono evidenziate le ripercussioni positive del turismo congressuale, d'affari, sanitario, termale, commemorativo e culturale in ogni sua forma: gastronomico, naturalista, sportivo, intellettuale, storico, linguistico, religioso, sociale ecc..

La relazione sottolinea poi la necessità di uno standard ben equilibrato per le ecoetichettature nel settore del turismo sostenibile e sostiene ulteriori iniziative che contribuiscano a tenere meglio conto delle preoccupazioni locali per quanto riguarda gli aspetti sociali ed economici, la protezione del clima, il rispetto per l'ambiente naturale e locale, il risparmio energetico, la gestione delle acque e dei rifiuti, le catene di mobilità intermodali sostenibili, e così via.

Sanzioni contro il turismo sessuale

Infine, nell'ottica dell'esigenza di un turismo responsabile, i deputati insistono nel richiedere alla Commissione e agli Stati membri che vengano applicate sanzioni dissuasive a quelle agenzie, compagnie aeree o catene alberghiere che fomentano il turismo sessuale e lo sfruttamento di bambini e bambine.

Promuovere il turismo europeo

I deputati invitano la Commissione e gli Stati membri a ponderare iniziative volte a designare destinazioni turistiche europee di eccellenza ed a selezionare ogni anno una o più regioni alla luce di indicatori di qualità legati alla preservazione e alla valorizzazione dei patrimoni culturali e naturali e allo sviluppo di servizi turistici sostenibili. In tal senso, l’Esecutivo e gli Stati membri sono esortati a studiare l'opportunità di proporre un marchio o destinazione turistica “UE”, «caratterizzato dalla sua enorme diversità, dalla sua grande qualità sociale e sostenibilità», e promuoverlo sia all'interno sia all'esterno mediante un'adeguata campagna di comunicazione.

La relazione sostiene poi le azioni di promozione su scala mondiale attraverso un "portale europeo del turismo". La Commissione e gli altri interlocutori del progetto sono pertanto invitati a promuovere la divulgazione in linea di informazioni generali e di dati sulle risorse e sui temi turistici comuni (gastronomia, turismo di montagna, insulare, termale, ecc.). E’ sollecitata, infine, una maggiore diffusione tramite i mezzi di comunicazione europei di tutti i tipi di iniziative che consentono «di avvicinarsi alle popolazioni europee» attraverso il turismo, quali itinerari e reti europee di agriturismo sociale o di turismo culturale.

Turismo e trasporti

Ritenendo fondamentale per il turismo il settore dei trasporti, in particolare per quello insulare, i deputati si compiacciono dell'iniziativa della Commissione volta a definire orientamenti di base in materia di aiuti pubblici agli aeroporti regionali e alle compagnie a basso costo al fine di migliorare la certezza giuridica e di offrire condizioni di concorrenza leale che favoriscano l'accesso per i turisti e lo sviluppo territoriale.

Ricordano tuttavia che nel puntare all'obiettivo della sostenibilità occorre provvedere a uno sviluppo controllato delle linee a basso costo puntando invece sull'interconnessione dei trasporti aerei e dei trasporti collettivi terrestri. La relazione, inoltre, si compiace della proposta della Commissione concernente l'identificazione dei vettori aerei e l'estensione prevista dei regimi di informazione dei passeggeri oltre il trasporto aereo.

Auspica altresì una specifica iniziativa della Commissione per definire gli standard di sicurezza e le procedure di controllo per i piccoli vettori, le compagnie minori e gli aeroporti periferici. I deputati, infine, ritengono comunque necessario rafforzare l'azione dell'Agenzia europea per la sicurezza aerea e perfezionare il coordinamento con le Autorità nazionali.

Interventi strutturali cofinanziati dell'UE

Sottolineando che il turismo costituisce un fattore reale di sviluppo e di diversificazione territoriale, segnatamente in ambito rurale e insulare, i deputati ritengono opportuno cofinanziare progetti basati su un approccio integrato «che mobilitino tutte le risorse atte a contribuire alla qualità dei servizi prestati all'utente e al successo delle destinazioni» ed invitano la Commissione a creare una linea di bilancio adeguata, «commisurata all'importanza del settore turistico per l'economia europea».

La relazione si compiace, poi, per l'attenzione riservata al turismo attraverso l'obiettivo di convergenza e gli interventi nelle zone rurali previsti nelle proposte per i Fondi strutturali e chiede che l'obiettivo della competitività regionale della proposta favorisca le PMI del turismo. Nel contesto dell'approvazione di nuovi strumenti di politica strutturale per il 2007-2013, a Commissione e Consiglio è chiesto di prevedere un approccio integrato per il turismo negli orientamenti strategici, che consenta di coordinare gli interventi dei diversi fondi (compresi quelli destinati a INTERREG e URBAN).

Gli Stati membri, invece, sono sollecitati a fissare - nei rispettivi quadri strategici nazionali e nei loro programmi operativi - obiettivi tali da consentire alle regioni di attuare e finanziare progetti coerenti per lo sviluppo di un turismo sostenibile, «adattato alle condizioni e alle potenzialità locali anche in un'ottica di partenariato tra diversi territori e istituzioni così da costruire adeguati sistemi turistici locali».

Background

L'Europa è la prima destinazione turistica mondiale. I suoi servizi di turismo e di viaggio contribuiscono direttamente al 4% del PIL dell'UE e rappresentano oltre sette milioni di posti di lavoro diretti e più di due milioni di imprese, in grande maggioranza piccole e medie. D'altra parte, se il turismo contribuisce direttamente allo sviluppo del territorio, può anche condizionare la coesione e gli equilibri territoriali.

Il turismo sostenibile si propone di mitigare i propri impatti sulle risorse e di generare valore, materiale e immateriale, diffuso nelle comunità ospitanti, stimolando al tempo stesso un processo di miglioramento continuo dei territori e delle realtà infrastrutturali, in cui avviene la valorizzazione turistica.

Link utili

Comunicazione della Commissione: Orientamenti di base per la sostenibilità del turismo europeo

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PARI OPPORTUNITÀ / DIRITTI DELLA DONNA

Respinta la relazione sulle discriminazioni di genere nei sistemi sanitari
 

Eva-Britt SVENSSON (GUE/NGL, SE)

Relazione sulla discriminazione di genere nei sistemi sanitari

Doc.: A6-0250/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 7.9.2005

Votazione: 8.9.2005

Con 244 voti contrari, 173 favorevoli, e 149 astensioni, il Parlamento ha respinto una relazione d'iniziativa di Eva-Britt SVENSSON (GUE/NGL, SE) sulla discriminazione di genere nei sistemi sanitari.

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DICHIARAZIONI

 

Omaggio alle vittime delle catastrofi naturali e degli incidenti avvenuti in estate

Aprendo la seduta il Presidente Borrell ha voluto ricordare che gli attentati, gli incidenti e le catastrofi naturali di questa estate hanno prodotto numerose vittime e ingenti danni economici e sociali. In ognuna di queste occasioni, ha aggiunto, egli si è rivolto alle autorità dei paesi colpiti per esprimere la solidarietà del Parlamento nel suo insieme. Tuttavia, il Presidente ha sottolineato la necessità di dimostrare la partecipazione dell'Aula nel suo insieme.

Borrell, in particolare, ha citato gli attentati in Iraq, l'uragano cha ha colpito gli Stati Uniti, gli incidenti aerei, l'incidente di elicottero che ha colpito dei soldati spagnoli in missione in Afghanistan, le inondazioni e gli incendi in diversi paesi europei. Il Presidente ha quindi chiesto all'Aula di osservare un minuto di silenzio per esprimere la solidarietà del Parlamento alle vittime e alle loro famiglie.

 Immunità di Marco Pannella

In merito a una richiesta di revoca dell'immunità di  Marco PANNELLA (ALDE/ADLE, IT) per un procedimento in corso presso il Tribunale di Roma, il Presidente ha informato l'Aula che quest'anno il Parlamento si era già pronunciato sulla questione ed aveva deciso di garantire l'immunità e i privilegi del deputato.

Su richiesta del relatore, ha spiegato Borrell, la commissione affari giuridici ha ritenuto, all'unanimità, che la richiesta di sospensione dell'immunità manca di sostanza e ha quindi chiesto al Presidente del Parlamento di riferire alla Plenaria e alle autorità competenti italiane.

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DIRITTI DELL’UOMO

Carestia in Niger
 

Risoluzione comune sulla carestia in Niger

Doc.: B6-0460/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 8.9.2005

Votazione: 8.9.2005

La risoluzione comune è stata approvata.

 Libertà religiose in Cina

Risoluzione comune sulle libertà religiose in Cina

Doc.: B6-0457/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 8.9.2005

Votazione: 8.9.2005

La risoluzione comune è stata approvata.

 Prigionieri politici in Siria

Risoluzione comune sulla situazione dei prigionieri politici in Siria

Doc.: B6-0456/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 8.9.2005

Votazione: 8.9.2005

La risoluzione comune è stata approvata.

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VARIE

Settore del tabacco greggio
 

Joseph DAUL (PPE/DE, FR)

Relazione sull'organizzazione comune di mercato nel settore del tabacco greggio

Doc.: A6-0233/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 43, paragrafo 1 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 6.9.2005

La relazione è stata approvata con 463 voti favorevoli, 28 contrari e 68 astensioni.

 Metodo di produzione biologico

Joseph DAUL (PPE/DE, FR)

Relazione sull'indicazione del metodo di produzione biologico sui prodotti agricoli e sulle derrate alimentari

Doc.: A6-0234/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 43, paragrafo 1 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 6.9.2005

La relazione è stata approvata.

 Programma PROGRESS

Karin JÖNS (PSE, DE)

Relazione sul programma PROGRESS

Doc.: A6-0199/2005

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 6.9.2005

Votazione: 6.9.2005

La relazione è stata approvata.

 Accesso all'assistenza esterna della Comunità

Michael GAHLER (PPE/DE, DE)

Relazione sull'accesso all'assistenza esterna della Comunità

Doc.: A6-0239/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 6.9.2005

La relazione è stata approvata.

 IVA: semplificazione degli obblighi e sportello unico

Zsolt BECSEY (PPE/DE, HU)

Relazione sull'IVA: 1. Semplificare gli obblighi; 2. Sistema dello sportello unico

Doc.: A6-0228/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Dibattito: 6.9.2005

Votazione: 7.9.2005

La relazione è stata approvata.

 Valutazione della discussione sull'UE

Richiesta di consultazione del Comitato economico e sociale europeo - Struttura, oggetto ed ambito per una valutazione della discussione sull'Unione europea

Procedura: Articolo 117 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 6.9.2005

La richiesta di consultazione del Comitato economico e sociale europeo è stata approvata.

 Valutazione della discussione sull'UE

Richiesta di consultazione del Comitato delle Regioni - Struttura, oggetto ed ambito per una valutazione della discussione sull'Unione europea

Procedura: Articolo 118 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 6.9.2005

La richiesta di consultazione del Comitato delle Regioni è stata approvata.

 Accordo UE/Marocco

Elmar BROK (PPE/DE, DE)

Raccomandazione sul protocollo all'accordo euromediterraneo UE/Marocco a seguito dell'allargamento

Doc.: A6-0219/2005

Procedura: Parere conforme

Raccomandazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 43, paragrafo 1 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 6.9.2005

La raccomandazione è stata approvata.

 Accordo UE/Tunisia

Elmar BROK (PPE/DE, DE)

Raccomandazione sul protocollo all'accordo euromediterraneo UE/Tunisia a seguito dell'allargamento

Doc.: A6-0220/2005

Procedura: Parere conforme

Raccomandazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 43, paragrafo 1 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 6.9.2005

La raccomandazione è stata approvata.

 Accordo UE/Giordania

Elmar BROK (PPE/DE, DE)

Raccomandazione sul protocollo all'accordo euromediterraneo UE/Giordania a seguito dell'allargamento

Doc.: A6-0221/2005

Procedura: Parere conforme

Raccomandazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 43, paragrafo 1 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 6.9.2005

La raccomandazione è stata approvata.

 Accordo CE/Libano sui servizi aerei

Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT)

Relazione sull'accordo CE/Libano su taluni aspetti dei servizi aerei

Doc.: A6-0232/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 6.9.2005

La relazione è stata approvata.

 Accordo CE/Georgia sui servizi aerei

Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT)

Relazione sull'accordo CE/Georgia su taluni aspetti dei servizi aerei

Doc.: A6-0231/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 6.9.2005

La relazione è stata approvata.

 Dati sulle attività di pesca

Paulo CASACA (PSE, PT)

Relazione sui dati sulle attività di pesca, sistemi di telerilevamento

Doc.: A6-0238/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 6.9.2005 

La relazione è stata approvata.

 Strumento di flessibilità (tsunami)

Reimer BÖGE (PPE/DE, DE)

Relazione sulla mobilitazione dello strumento di flessibilità (punto 24 dell'accordo interistituzionale del 6 maggio 1999)

Doc.: A6-0254/2005

Procedura: Accordo interistituzionale

Dibattito: 6.9.2005

Votazione: 7.9.2005

La relazione è stata approvata.

 Strumento di flessibilità (tsunami)

Reimer BÖGE (PPE/DE, DE)

Relazione sulla mobilitazione dello strumento di flessibilità (punto 3 dell'accordo interistituzionale del 7 novembre 2002)

Doc.: A6-0229/2005

Procedura: Accordo interistituzionale

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 7.9.2005

La relazione è stata approvata.

 Prospettive finanziarie 2000-2006

Reimer BÖGE (PPE/DE, DE)

Relazione sulla revisione delle prospettive finanziarie 2000-2006

Doc.: A6-0252/2005

Procedura: Accordo interistituzionale

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 7.9.2005

La relazione è stata approvata.

 Progetto di bilancio rettificativo n. 3/2005

Salvador GARRIGA POLLEDO (PPE/DE, ES)

Relazione sul progetto di bilancio rettificativo n. 3/2005 (surplus dell'esercizio 2004)

Doc.: A6-0248/2005

Procedura: Bilancio

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 7.9.2005

La relazione è stata approvata.

 Progetto di bilancio rettificativo n. 4/2005

Salvador GARRIGA POLLEDO (PPE/DE, ES)

Relazione sul progetto di bilancio rettificativo n. 4/2005 (tsunami)

Doc.: A6-0255/2005

Procedura: Bilancio

Dibattito: 6.9.2005

Votazione: 7.9.2005

La relazione è stata approvata con 606 voti favorevoli, 16 contrari e 44 astensioni.

 Progetto di bilancio rettificativo n. 5/2005

Salvador GARRIGA POLLEDO (PPE/DE, ES)

Relazione sul progetto di bilancio rettificativo n. 5/2005 (Sezione III)

Doc.: A6-0253/2005

Procedura: Bilancio

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 7.9.2005

La relazione è stata approvata.

Scuole europee
 

Mary HONEYBALL (PSE, UK)

Relazione sulle opzioni di sviluppo del sistema delle scuole europee

Doc.: A6-0200/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 7.9.2005

Votazione: 8.9.2005

La relazione è stata approvata.

Turismo e sviluppo
 

Thierry CORNILLET (ALDE/ADLE, FR)

Relazione sul turismo e lo sviluppo

Doc.: A6-0173/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 8.9.2005

Votazione: 8.9.2005

La relazione è stata approvata con voti 368 voti favorevoli, 81 contrari e 17 astensioni.

Malattie gravi nei PVS
 

John BOWIS (PPE/DE, UK)

Relazione sulle malattie gravi e sulle malattie trascurate nei Paesi in via di sviluppo

Doc.: A6-0215/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 8.9.2005

Votazione: 8.9.2005
 

La relazione è stata approvata. 
 

Ordine del giorno 26 - 29 settembre 2005
Strasburgo
 

Al momento della chiusura di redazione l'ordine del giorno di Settembre II non è ancora disponibile.

 

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