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RASSEGNA
3 - 6 aprile 2006
Strasburgo
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Sommario
LIBERA CIRCOLAZIONE DEI SERVIZI CONSIGLIO EUROPEO AFFARI ECONOMICI E MONETARI LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE PERSONE ISTITUZIONI RELAZIONI ESTERNE SVILUPPO E COOPERAZIONE COMMERCIO ESTERO/INTERNAZIONALE DIRITTI UMANI AMBIENTE AGRICOLTURA ISTITUZIONI ADOTTATO IL CALENDARIO PARLAMENTARE PER IL 2007
ORDINE DEL GIORNO 26 - 27 APRILE 2006 |
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Parlamento e Consiglio hanno raggiunto un accordo sulle Prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013. Nel corso di un primo dibattito in Aula, pur non celando delusione per l'aumento contenuto delle risorse, molti deputati si sono detti soddisfatti dell'intesa raggiunta. Rispetto alla decisione del Vertice di dicembre, i negoziatori hanno convenuto di aumentare di 4 miliardi di euro la dotazione finanziaria pluriennale. Ne beneficeranno soprattutto la ricerca, l'innovazione e l'istruzione. Dibattito Il Presidente del Parlamento Josep BORRELL ha annunciato all'Aula l'accordo raggiunto dai negoziatori sulle prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013. Ha quindi ricordato che il Parlamento si era fissato obiettivi quantitativi e qualitativi volti, da un lato, ad aumentare le risorse e, dall'altro, a dare una migliore struttura e migliori modalità di esecuzione del bilancio. Rispetto alla posizione del Consiglio, ha spiegato, il tetto è stato aumentato di 4 miliardi di «soldi freschi» che si sommeranno a taluni programmi che erano stati «severamente amputati», in particolare Erasmus, i programmi per l'istruzione e l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, quelli per l'innovazione e a favore delle PMI. A tali finanziamenti supplementari si aggiunge un aumento di 2,5 miliardi delle riserve della Banca europea per gli Investimenti, che permetterà ulteriori finanziamenti alla Ricerca, alle reti transeuropee e alla PMI. La dotazione dello strumento di flessibilità resta invece di 200 milioni, ma, ha sottolineato il Presidente, le risorse non utilizzate potranno essere riportate nei due esercizi successivi. Reimer BÖGE (PPE/DE, DE), relatore del Parlamento sulle prospettive finanziarie, ha confessato di non essere pienamente soddisfatto del risultato. Tuttavia, «viste le condizioni attuali», ritiene che si è giunti al limite del proponibile per trovare un accordo. Per il deputato, non si tratta solo dei finanziamenti, ma anche degli elementi qualitativi e, in proposito, ha sottolineato gli aspetti positivi della semplificazione delle procedure e il ruolo del Parlamento nell'ambito della revisione prevista per il 2008/09. Dando priorità a questi elementi quantitativi, ha aggiunto, si apre la strada a una politica di bilancio migliorata. Il deputato ha poi particolarmente apprezzato l'aumento degli stanziamenti per Erasmus (40.000 studenti in più potranno beneficiarne) e per l'apprendimento lungo tutto l'arco della che danno un vero «valore aggiunto europeo». Ha quindi sottolineato che il risultato è stato possibile anche perché il Parlamento si è presentato unito ai negoziati, superando le divergenze presenti nei diversi gruppi politici. José Manuel BARROSO ha affermato di essere soddisfatto dell'accordo e fiero del ruolo svolto dalla Commissione. Il risultato, ha spiegato, è migliore di quanto proposto dal Vertice di dicembre ed un successo poiché fornisce le risorse necessarie per far fronte alle ambizioni europee dei prossimi 7 anni. Il Presidente della Commissione si è detto particolarmente lieto dei fondi aggiuntivi previsti per i programmi legati all'agenda di Lisbona, in particolare per quelli destinati alla ricerca. Ma ha anche apprezzato l'aumento dei fondi per la cultura, per la tutela dei consumatori e per la gioventù, nonché per la giustizia e gli affari interni e per le azioni esterne che promuovono i valori europei nel mondo. Più in generale, ha sottolineato gli aspetti positivi legati alla trasparenza, alla responsabilità e alla qualità della spesa nonché al ruolo tenuto dal Parlamento, al quale ha garantito piena collaborazione nell'ambito del processo di revisione previsto per il 2008/2009. Auspicando che l'accordo sarà ratificato al più presto dal Parlamento e dal Consiglio, ha concluso congratulandosi per il risultato ottenuto dai negoziatori. Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, DE) ha sottolineato che senza il contributo del Parlamento non sarebbe stato possibile ottenere questo risultato, resosi possibile anche perché non si è tenuto conto del «presunto interesse nazionale», privilegiando quello europeo. Il leader popolare, pur dicendosi «non del tutto soddisfatto» dell'accordo, ha affermato che non era possibile ottenere di più ed ha quindi ringraziato i negoziatori. L'intesa, ha proseguito, dimostra la grande responsabilità dell'Unione e il buon funzionamento della democrazia parlamentare, e ha sottolineato che anche le autorità nazionali devono essere responsabili delle spese di loro competenza. Chiedendo poi che il Parlamento sia coinvolto nel processo di revisione previsto per il 2008/09, ha quindi affermato che questo tipo di negoziati dovrebbe essere abbandonato e riflettere, invece, su come l'Unione possa contare su contributi fiscali non troppo onerosi per i cittadini. Martin SCHULZ (PSE, DE) ha affermato che il Parlamento ha ottenuto meno di quanto voleva ma più di quanto si aspettava. Sottolineando che la revisione del 2008/09 darà la possibilità di correggere la rotta, il leader socialdemocratico ha poi affermato che gli Stati membri dovranno anche dimostrare come spendono le risorse comunitarie. Nel ringraziare tutti i negoziatori ha concluso affermando che «oggi è un buon giorno». Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) si è detto non proprio soddisfatto dell'accordo raggiunto, ritenendo insufficienti gli stanziamenti destinati alla ricerca, alle reti di trasporto, a Galileo e ai programmi a favore dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, «che rappresentano il valore aggiunto europeo». Nel ricordare poi la lettera dei sei Stati membri che chiedevano una limitazione delle spese, ha auspicato che con la revisione del 2008/09 saranno rese disponibili le risorse necessarie. Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT) ha sostenuto che il suo gruppo «non è particolarmente soddisfatto dell'accordo raggiunto e non crede che non si sarebbe potuto ottenere di più». Per la deputata questo accordo non fornisce le risorse adeguate «per le nostre ambizioni» e rimane il problema di base dell'indisponibilità degli Stati membri a finanziare l'Unione europea per i programmi necessari. Si tratta, ha spiegato, di «un problema politico che dovremo affrontare nei prossimi anni». Nel ringraziare la squadra che ha negoziato – «tutta composta da uomini», ha tuttavia affermato che le prospettive finanziarie «rimangono conservatrici nella loro struttura e non sono sicuramente orientate verso una riforma» e, al riguardo, ha criticato il taglio di venti miliardi di euro allo sviluppo rurale e la mancanza di copertura finanziaria per «progetti ambiziosi come Natura 2000». La deputata ha poi sottolineato che il Consiglio europeo, sebbene abbia annunciato una clausola di revisione, si sia rifiutato di includerla nell'accordo e, di conseguenza, «non sappiamo bene che cosa ne sarà di questa clausola». Inoltre, ha chiesto alla Commissione se la sua intenzione di migliorare il sistema decisionale relativo ai programmi esterni «sia veritiera o meno». Infine, rivolgendosi al Cancelliere, ha affermato che i temi della tassa europea e del sistema delle risorse proprie «debbano essere assolutamente mantenuti all'ordine del giorno». Anche perché con l'accordo «veramente insoddisfacente» - che poteva essere di gran lunga migliore se solo il Consiglio l'avesse voluto – non potranno essere fatti grandi progressi entro il 2013. Per Francis WURTZ (GUE/NGL, FR), il bilancio non è l'unico strumento disponibile per stimolare la crescita e l'occupazione. Il bilancio è però segno di «una volontà politica» e, in proposito, ha sottolineato la reticenza degli Stati membri a stanziare i fondi necessari alle politiche decise. Ha quindi affermato di rifiutare «questo accordo ridicolo». Wojciech ROSZKOWSKI (UEN, PL), pur apprezzando il lavoro dei negoziatori che ha finalmente dato certezza sulla spesa comunitaria, ha lamentato l'insufficienza dei fondi previsti e, in proposito, ha sottolineato come il PIL crescerà di più del bilancio. Ciò nondimeno ha annunciato il sostegno del suo gruppo all'accordo. Nigel FARAGE (IND/DEM, UK) si è chiesto se fosse veramente necessario dotarsi di un bilancio ed ha criticato il Primo ministro britannico che, a suo parere, sarebbe stato surclassato dal Presidente francese, portando a un accordo negativo per i contribuenti britannici. Si è quindi domandato per quale motivo il Regno Unito deve contribuire al finanziamento di strutture in altri Stati membri che sono concorrenti Il Presidente Josep BORRELL ha chiuso il dibattito notando come i gruppi politici hanno espresso un grado diverso di soddisfazione o di insoddisfazione ed ha sottolineato che in molti hanno auspicato di continuare il lavoro volto a creare un sistema di risorse proprie che permetta di lasciare da parte gli egoismi nazionali nei futuri negoziati. Ha quindi incoraggiato il Cancelliere a seguire questa strada da lui aperta coraggiosamente, dicendosi certo che il futuro dell'Unione dipende da questo, ossia da un miglior bilancio che permette di raggiungere gli obiettivi fissati. Il Presidente ha concluso ricordando che i gruppi dibatteranno della questione e il Paramento voterà l'accordo in occasione della prossima sessione plenaria. I contenuti dell'accordo A seguito di una maratona durata più di sette ore, i negoziatori del Parlamento sono giunti ad un accordo sulle prospettive finanziarie 2007-2013 con la Presidenza austriaca del Consiglio. Quattro miliardi di euro supplementari rispetto a quanto deciso dal Consiglio europeo di dicembre saranno destinati a programmi considerati prioritari dal Parlamento. Oltre a questo aumento, le parti hanno concluso un accordo su una serie di elementi "qualitativi" che comprendono, tra gli altri, una maggiore responsabilizzazione degli Stati membri nella gestione dei fondi comunitari e un vero coinvolgimento del Parlamento nel processo di revisione del bilancio UE che avrà luogo nel 2009. La destinazione dei fondi supplementari Il Parlamento auspicava garantire un finanziamento sufficiente alle politiche che comportano un valore aggiunto europeo. Il maggiore incremento è stato ottenuto per le politiche legate alla Strategia di Lisbona, come la ricerca, l'innovazione o le reti transeuropee. La sottorubrica sulla competitività per la crescita e l'occupazione ha visto un aumento di 2,1 miliardi di euro rispetto a quanto definito dal Consiglio, di cui 500 milioni per le reti transeuropee, 800 per Erasmus e Leonardo, 300 per il settimo programma quadro, 400 per la competitività e l'innovazione (CIP) e 100 milioni per l'Agenda sociale (Progress). Nell'ambito della sottorubrica sulla coesione, l'accordo prevede 300 milioni di euro supplementare per i Fondi strutturali (cooperazione territoriale). Altri 100 milioni sono stati stanziati per la rubrica relativa alla preservazione e gestione delle risorse naturali (riserva per future azioni nell'ambito di Life e Natura 2000). Alla sottorubrica "cittadinanza" sono stati assegnati 500 milioni supplementari, di cui 200 per la salute e la protezione dei consumatori e 300 per la cultura (Cultura, Youth, Cittadini per l'Europa). Infine, 1 miliardo di euro è stato aggiunto alla rubrica relativa alle azioni esterne dell'UE, di cui 800 milioni per la PESC e 200 per la politica di vicinato e lo strumento di partenariato. L'aumento delle risorse proviene, per 2 miliardi, da un rialzo delle soglie garantite dai meccanismi tradizionali di finanziamento del bilancio comunitario e, per gli altri 2 miliardi, dall'aiuto d'urgenza e dello strumento di solidarietà che saranno d'ora innanzi finanziati al di fuori del quadro finanziario. Oltre a questi quattro miliardi, i "fondi di garanzia della BEI" sono stati aumentati di 2,5 miliardi che saranno destinati alla ricerca (1 miliardo), alle reti transeuropee (500 milioni) e alle PMI (programma CIP, 1 miliardo). Gli elementi "qualitativi" La Commissione europea si è impegnata a coinvolgere il Parlamento nel processo di valutazione ed eventuale revisione delle prospettive finanziarie e dell'Accordo interistituzionale che sarà realizzato nel 2009. Inoltre, è stato deciso di rafforzare la responsabilità degli Stati membri nella gestione condivisa dei fondi comunitari e di garantire un controllo democratico nelle decisioni relative alle azioni esterne. Infine, l'accordo prevede il miglioramento dell'esecuzione dei programmi e del bilancio UE attraverso la definizione di principi da includere nel regolamento finanziario. Lo strumento di flessibilità L'attuale meccanismo è confermato per il periodo 2007-2013 e sarà limitato a 200 milioni di euro annui. I crediti non utilizzati potranno però essere trasferiti e utilizzati nei due anni successivi. Contrariamente al sistema attuale, la flessibilità potrà essere utilizzata per una stessa categoria di spesa per diversi anni. Riferimenti Dichiarazione del Presidente del Parlamento
europeo - Stato dei negoziati sulle prospettive finanziarie |
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Il commissario McCREEVY ha illustrato all'Aula la nuova proposta sulla direttiva servizi. Un'ampia maggioranza dei deputati ha apprezzato l'iniziativa, riconoscendo che la proposta è molto vicina a quanto suggerito dal Parlamento. Se alcuni di essi hanno ribadito la loro opposizione a un testo troppo liberista, altri hanno deplorato i troppi settori esclusi dal campo d'applicazione della direttiva. Ma il dibattito non è finito: spetta ora al Consiglio pronunciarsi e poi ancora al Parlamento. Charlie McCREEVY ha esordito affermando di aver onorato l'impegno assunto al momento del voto in prima lettura del Parlamento in merito alla direttiva servizi. La nuova proposta, infatti, riprende la maggior parte dei suggerimenti che avevano ottenuto un ampio consenso dei deputati. In particolare, la proposta contiene l'emendamento sulla libertà di prestazione di servizi (che sostituisce il principio del paese d'origine, ndr) e le deroghe a tale disposizione. Sono poi stati esclusi dal campo d'applicazione i servizi sanitari (che saranno oggetto di un'iniziativa separata), i servizi fiscali, le agenzie di sicurezza e di lavoro temporaneo e gli audiovisivi. D'altra parte, ha aggiunto, non sono stati esclusi i servizi giuridici in quanto la Commissione ritiene sufficiente l'articolo 3 della Direttiva che sancisce la prevalenza delle disposizioni specifiche sulla direttiva stessa. I servizi sociali sono stati esclusi ispirandosi a diversi emendamenti avanzati dal Parlamento. In proposito, ha spiegato, per evitare interpretazioni divergenti da parte degli Stati membri, il nuovo testo specifica che sono esclusi i servizi relativi agli alloggi sociali, ai bambini e al sostegno delle famiglie e delle persone bisognose, che sono forniti dagli Stati. Nelle prossime settimane, inoltre, la Commissione presenterà una comunicazione sui servizi sociali d'interesse generale. Il commissario ha poi aggiunto che la decisione di escludere la legislazione sul lavoro sarà in grado di creare un'atmosfera più positiva riguardo alla direttiva e permetterà di confutare le affermazioni secondo cui si tenta di ridurre gli standard sociali. Tuttavia, ha aggiunto, la Commissione ha adottato una comunicazione sulle questioni relative al distacco dei lavoratori che erano trattate dagli articoli 24 e 25 della direttiva ora soppressi. Si tratta, ha sottolineato, di un elemento fondamentale per contribuire agli sforzo tesi a trovare un accordo in seno al Consiglio sulla direttiva servizi. In merito all'articolo 3, il commissario ha poi spiegato che la nuova proposta chiarisce l'esclusione del diritto privato internazionale e, di conseguenza, i consumatori potranno beneficiare delle legislazioni stabilite dagli Stati membri. La proposta, ha continuato, accoglie anche il carattere opzionale e non obbligatorio della responsabilità professionale. In conclusione, il commissario ha affermato che si apre ora un'opportunità che potrà far sorgere il potenziale di crescita e di occupazione dell'Europa e si è detto fiducioso della possibilità di realizzare progressi significativi nel corso dell'attuale Presidenza. La proposta modificata sarà presentata al Consiglio informale di Graz che si terrà a fine mese. Vladimír ŠPIDLA ha affermato che la comunicazione sul distacco dei lavoratori dà indicazioni agli Stati membri e fornisce nuove proposte su come gestire nella pratica i casi cui dovessero confrontarsi nel rispetto della direttiva. Ha subito precisato che l'eliminazione degli articoli 24 e 25 dalla direttiva servizi non dovrà essere interpretata in modo tale da poter conservare ostacoli al distacco dei lavoratori. La comunicazione, ha proseguito, illustra anche gli strumenti cui potranno ricorrere gli Stati membri per effettuare i controlli e garantire così la libera circolazione evitando il dumping sociale. Più in particolare, le imprese dovranno designare un rappresentante nello Stato membro ospitante e le autorità potranno visionare i principali documenti delle imprese. Il commissario ha poi sottolineato che occorre migliorare la collaborazione tra gli organi statali e garantire l'applicazione efficace dei diritti dei lavoratori. Marianne THYSSEN (PPE/DE, BE) si è detta anzitutto «non affatto dispiaciuta» della proposta della Commissione e ne ha sottolineato la somiglianza con il testo presentato dal Parlamento. Testo, ha detto, apprezzato anche dal Consiglio, che apre al mercato senza ridurre i diritti dei lavoratori. Ha poi evidenziato che i consumatori saranno adeguatamente protetti e saranno eliminati gli oneri amministrativi ed ha apprezzato il fatto che la proposta accoglie gli emendamenti sulla libertà di prestazione dei servizi e le relative deroghe. La deputata ha poi affermato che è possibile giungere ad un equilibrio ed ha auspicato che la Presidenza possa definire una direttiva favorevole per i datori di lavoro, i dipendenti e i consumatori, ma anche per la crescita e per l'occupazione. Evelyne GEBHARDT (PSE, DE), relatrice per il Parlamento, si è rallegrata che la Commissione abbia mantenuto la promessa di allinearsi alla posizione espressa dalla forte maggioranza del Parlamento, nonostante i contrasti sorti a livello dei vari gabinetti dei commissari. Si tratta, ha aggiunto, di un passo importante che rafforza l'Europa sociale. Ha particolarmente apprezzato l'eliminazione - «come una mela marcia» - del principio del paese d'origine, l'esclusione dei settori più sensibili e la prevalenza delle disposizioni settoriali. Tuttavia, ha affermato che su altre tematiche la discussione deve proseguire e, più in particolare, sui servizi sociali d'interesse generale. Il Parlamento, ha concluso, ha dimostrato di saper difendere gli interessi dei cittadini e spetta ora al Consiglio determinare quanto rapidamente si avrà questa nuova normativa. Per Toine MANDERS (ALDE/ADLE, NL) la proposta modificata della Commissione segna sicuramente un progresso importante per favorire l'occupazione. In proposito, ha quindi affermato che la creazione di lavoro rappresenta la migliore sicurezza sociale possibile. Ha tuttavia lamentato le numerose esclusioni previste dal campo d'applicazione della direttiva, sostenendo che ciò porterà ad abusi che potranno essere risolti unicamente dalla Corte di giustizia. Il dinamismo dell'economia, ha concluso, deve essere rafforzato e non bisogna lasciare agli Stati membri la possibilità di condurre politiche protezionistiche. Pierre JONCKHEER (Verdi/ALE, BE) si è rallegrato che la Commissione si sia arresa alla mossa a tenaglia del Parlamento e del Consiglio in quanto ciò dimostra in modo eclatante che la democrazia parlamentare può funzionare in Europa. Tuttavia, ha ribadito le obiezioni sul merito che erano state sollevate nel corso della prima lettura. Più in particolare ha lamentato l'inclusione dei servizi d'interesse economico generale nel campo d'applicazione e la poca chiarezza del principio della libera prestazione di servizi, che resterà alla mercé delle sentenze della Corte di giustizia. Ha quindi invitato il Consiglio a migliorare il testo in questo senso. Francis WURTZ (GUE/NGL, FR), pur apprezzando taluni miglioramenti apportati alla proposta originale, ha affermato che il risultato acquisito non risolve il problema della concorrenza trai lavoratori. Ha quindi lamentato che la direttiva si fondi sulla libertà di mercato e ha stigmatizzato l'atteggiamento di molti leader dei nuovi Stati membri che sono ossessionati dal mito del libero mercato. Adam Jerzy BIELAN (UEN, PL) si è detto deluso dalla proposta della Commissione in quanto rappresenta un testo ambiguo che permetterà agli Stati membri più riluttanti di ostacolare il mercato libero. Inoltre, non corrisponde alle esigenze dell'economia europea nell'era della globalizzazione. Ha quindi criticato la miopia della Commissione che, invece di difendere gli interessi di tutta l'Unione, ha favorito solo alcuni Stati membri eliminando le clausole più liberali, come gli articoli 24 e 25. Replica della Commissione Charlie McCREEVY ha voluto sottolineare che i settori non rientranti nel campo d'applicazione della direttiva saranno comunque soggetti alle disposizioni del trattato. Sui servizi sanitari ha affermato che le discussioni in seno al Collegio dei commissari proseguirà nelle prossime settimane e ha anticipato che la comunicazione prevista dovrebbe vertere sulla mobilità dei pazienti e sul rimborso delle spese mediche. Il commissario ha quindi affermato di aver difeso vigorosamente la proposta del Parlamento di fronte al Consiglio. Rivolgendosi a chi la critica, ha sostenuto che è necessario rendersi conto che l'iniziativa della precedente Commissione non avrebbe avuto nessuna possibilità di diventare legge. Occorre riconoscere questa realtà politica, ha aggiunto, ed essere consapevoli che, grazie all'approccio pragmatico seguito finora, sarà possibile ottenere un accordo al Consiglio. Il Parlamento ha indicato la strada giusta e dovrebbe pertanto sostenere la proposta modificata che potrà galvanizzare l'economia e contribuire a creare maggiore occupazione. E' necessario quindi adottare un approccio costruttivo e tutte le istituzioni dovranno collaborare. Vladimír ŠPIDLA ha sostenuto che l'attuale direttiva sul distacco dei lavoratori non pone troppi problemi, ma è l'applicazione da parte degli Stati membri che deve essere migliorata. Qualsiasi riforma, ha aggiunto, impedire il dumping sociale dovrà tutelare i lavoratori che non devono essere costretti a subire standard inaccettabili. Parimenti, occorre eliminare tutte le barriere artificiali. Il commissario ha quindi concluso ricordando che a fine mese sarà presentata una comunicazione sui servizi sociali d'interesse generale che dovrà chiarire alcuni aspetti di principio. Riferimenti Comunicazione della Commissione - Proposta
modificata di direttiva sui servizi nel mercato interno e
comunicazione sulla direttiva 96/71/CE (Distacco dei lavoratori
nell'ambito di una prestazione di servizi) |
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Il Cancelliere SCHÜSSEL e il Presidente BARROSO hanno sottolineato i successi del Vertice di primavera. D'altra parte, per motivi diversi, i deputati non sono pienamente soddisfatti, ma concordano sulla necessità di rilanciare la crescita e l'occupazione. Seppur in maniera marginale, le elezioni italiane hanno sorprendentemente fatto capolino nel dibattito. Dichiarazione del Consiglio «Siamo tutti nella stessa barca» ha sostenuto Wolfgang SCHÜSSEL, sottolineando la necessità che le Istituzioni UE e gli Stati membri «remino assieme nella stessa direzione» per riconquistare la fiducia dei cittadini. Nel sostenere poi che il Vertice ha fissato obiettivi concreti volti a promuovere la crescita e l'occupazione, il Cancelliere ha elencato la lunga serie di impegni presi dai capi di Stato e di governo. Tra questi ha citato la creazione di 2 milioni di posti di lavoro all'anno da qui al 2010, la realizzazione di un ambiente favorevole alle imprese, l'aumento degli investimenti per la ricerca e l'istituzione di un Centro europeo della tecnologia nonché la definizione di una politica energetica comune. A quest'ultimo proposito ha ribadito la di essere contrario al protezionismo, affermando che «sono finiti i tempi dei campioni nazionali» e ha confermato la linea secondo cui ogni Stato membro è libero di decidere la propria posizione nei confronti dell'energia nucleare. Il Cancelliere ha poi affermato che, sulla direttiva servizi, la proposta della Commissione sembra corrispondere a quanto deciso dal Consiglio ed ha posto in luce l'importanza di procedere anche sulla direttiva relativa all'orario di lavoro trovando un compromesso che rispetti il principio di sussidiarietà. Riguardo al bilancio, sottolineando che l'interesse comune ha prevalso su quelli nazionali, ha affermato che il compromesso rispetta la volontà del Parlamento. Ha poi evidenziato la «situazione drammatica» in Bielorussia, ed ha espresso il proprio sostegno al capo dell'opposizione presente in tribuna e alla società civile, confermando che le misure restrittive saranno mantenute finché perdurerà un regime autoritario. Dichiarazione della Commissione Contro lo scetticismo e un certo cinismo, ha detto José Manuel BARROSO, «l'Europa va avanti» e il Vertice ha dimostrato che è possibile realizzare progressi. Il messaggio è chiaro, ha aggiunto, l'UE deve rispondere ai problemi di crescita e di occupazione. Il Consiglio ha infatti preso decisioni importanti per attuare la rinnovata strategia di Lisbona ed ha stabilito un processo di follow up per valutarne i risultati. La Commissione, ha poi affermato, farà tutto il possibile per sostenere una strategia comune in materia energetica e contrastare gli approcci nazionalistici. Occorre anche far fronte all'invecchiamento della popolazione e alla globalizzazione e, al riguardo, è necessaria una stretta collaborazione con il Paramento europeo e i parlamenti nazionali per rispondere alle esigenze dei cittadini. In merito alla direttiva sui servizi, il Presidente della Commissione ha sottolineato il ruolo decisivo del Parlamento, ma anche l'opera di convincimento da lui realizzata presso i Ministri. La proposta emendata, ha aggiunto, risponde al compromesso ottenuto a larga maggioranza dal Parlamento e ricerca un equilibrio tra l'apertura del mercato e la tutela del modello sociale europeo. Dopo aver ricordato anche la comunicazione sulla direttiva relativa al distacco dei lavoratori, ha sottolineato che numerosi Stati membri hanno deciso di non prolungare il sistema transitorio applicato alla libera circolazione dei lavoratori dei nuovi Stati membri. Il Presidente ha poi evidenziato la necessità di rimuovere gli ostacoli all'attività delle PMI che sono in grado di creare numerosi posti di lavoro ed ha sottolineato il ruolo dell'Istituto europeo della tecnologia, come catalizzatore della conoscenza e della crescita in Europa. Si è inoltre detto soddisfatto dall'accoglienza riservata dagli Stati membri alla strategia comune in materia energetica, che dovrà garantire la sostenibilità, la sicurezza e l'efficienza, in un vero mercato interno dell'energia. Infine, dopo aver evidenziato la necessità di sostenere la società civile e i media liberi in Bielorussia, il Presidente ha concluso sostenendo che l'Europa va ora nella giusta direzione e sta trasformando le parole in fatti. Ciò andrà realizzato con la collaborazione di tutti - istituzioni e partner sociali - per dare risposte concrete e nuovo impeto all'Europa, combattendo contro lo scetticismo e il cinismo. Dichiarazioni in nome dei gruppi Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, DE) ha accolto con favore la percezione di una responsabilità comune per il futuro dell'UE che va delineandosi in seno alle Istituzioni. Ha quindi affermato che si avrà successo unicamente se si realizza la Strategia di Lisbona e, in proposito, ha chiesto la rimozione degli ostacoli burocratici che gravano sulle imprese. Occorre, ha aggiunto, maggiore libertà nel mercato interno, meno leggi, meno sovvenzioni meno burocrazia e maggiore concorrenza se si vogliono creare nuove opportunità occupazionali. La direttiva sui servizi, ha spiegato, va in questa direzione. Il leader popolare ha poi sottolineato che è necessario dare delle prospettive ai giovani. Per Martin SCHULZ (PSE, DE), il Vertice ha dimostrato la volontà di rilanciare il processo europeo e questo deve essere accolto con soddisfazione. Si è detto poi d'accordo sulla necessità di una strategia energetica comune mentre la direttiva servizi - che rappresenta un punto di partenza fondamentale - è un segnale positivo che, con la guida del Parlamento europeo, l'Unione può andare avanti. Il deputato ha poi affermato che il Cancelliere è una persona molto abile, che riesce a destreggiarsi tra interessi divergenti per raggiungere i propri fini: «un giorno dice a Silvio Berlusconi che lo aiuterà a proteggere l'Europa dal comunismo e poco dopo nota i punti in comune con Romani Prodi». Ha quindi concluso sostenendo che se il Cancelliere ricorrerà a questa abilità nell'interesse dell'Europa, il suo gruppo lo sosterrà. Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) si è anzitutto complimentato con il Cancelliere per aver evitato un fallimento, ma ha subito ricordato che spesso ai molti impegni in materia economica non seguono le riforme necessarie. Ha poi accolto con favore il fatto che anche un Primo ministro socialista abbia accettato che vi sia bisogno di più mercato per ottenere crescita e prosperità, così come il fatto che tutti i membri del Consiglio abbiano accettato l'idea che la politica ambientale può dare un importante contributo alla crescita e all'occupazione. Si stanno realizzando progressi che, combinati con l'accordo sulle prospettive finanziarie e la ripresa economica, danno una nuova speranza all'Unione. Il leader liberaldemocratico ha affermato di aver particolarmente apprezzato la decisione della Commissione di intervenire contro gli Stati membri che ostacolano il mercato interno. D'altra parte, ha sostenuto che i Vertici di primavera non dovrebbero trattare solo temi economici, ma anche questioni come la situazione in Bielorussia o a Guantanamo. Ha poi affermato che occorre cominciare a ricostruire l'Unione coinvolgendo maggiormente gli Stati membri. Troppo spesso, ha aggiunto, «a Roma, Parigi, Londra e anche a Berlino vi sono attacchi al metodo comunitario» in nome della tutela della sovranità nazionale. Si è detto quindi sorpreso di vedere il Cancelliere, il Presidente della Commissione e gli altri leader del Partito popolare dare, a Roma, «il loro sostegno alla rielezione di un Primo ministro che ha minato i valori europei in ogni occasione, vanificando i progressi nella cooperazione giudiziaria, anche nei procedimenti giudiziari, oltrepassando i confini della proprietà, della libertà e dell'indipendenza dei mezzi di comunicazione, o addirittura dei sistemi elettorali» e che «ha usato la Presidenza dell'Unione per abbracciare Vladimir Putin, ignorando le azioni russe in Cecenia». Ha quindi aggiunto che questo atteggiamento non coincide con la rivendicata posizione proeuropea del Partito popolare europeo. Ha poi concluso sostenendo che «se gli italiani domenica voteranno con saggezza, ci sarà un governo proeuropeo a Roma che, forse, potrà lavorare col nuovo governo tedesco per ristabilire l'equilibrio necessario nella nostra Unione e iniziare a riportare l'Europa sulla retta via». Pierre JONCKHEER (Verdi/ALE, BE) si è detto anzitutto d'accordo con le ultime parole sulla situazione italiana pronunciate da Graham Watson. Tornando poi all'oggetto del dibattito, ha affermato che i cittadini aspettano dei risultati e, per tale motivo, ha illustrato tre proposte. In materia di bilancio, sostenendo che l'accordo è insufficiente e incoerente con gli obiettivi di Lisbona, occorre accelerare i lavori per definire le risorse proprie dell'UE. Inoltre la BEI deve essere coinvolta maggiormente per finanziare reti transeuropee sostenibili e, infine, vanno riformati i sistemi fiscali e prese misure per garantire la previdenza sociale. Per Ilda FIGUEIREDO (GUE/NGL, PT) le conclusioni del Vertice dimostrano il divario ancora profondo tra le politiche e i cittadini. In proposito, ha affermato che mancano le risposte alla disoccupazione e alla crescita del lavoro precario. Si tratta, infatti, di vaghi impegni che non fanno riferimento alla qualità dell'occupazione e ha quindi paventato il rischio di un aumento delle tensioni sociali. A suo parere, inoltre, mancano le risposte alla povertà come violazione di diritti umani, quando invece l'inclusione sociale dovrebbe essere al centro delle preoccupazioni politiche. Ha quindi concluso affermando che è necessario un cambiamento e occorrono politiche economiche che siano anche sociali. Brian CROWLEY (UEN, IE) ha anzitutto deplorato vivamente che, nel corso del dibattito, il Parlamento sia stato utilizzato per campagne elettorali nazionali, considerando «triste» che i deputati si siano occupati di «meri bisticci politici» anziché dimostrare «sufficiente maturità» per trattare le vere questioni del Vertice. A questo proposito, ha sottolineato la rilevanza degli aspetti legati alla ricerca, alla formazione e alle risorse della BEI per promuovere la crescita. Ma anche l'importanza di una politica energetica comune che garantisca la sicurezza degli approvvigionamenti, le interconnessioni e investimenti a favore della ricerca di fonti alternative e tecnologie sostenibili. Tuttavia, nell'ambito del sostegno alle PMI e considerata la creazione dell'Istituto di tecnologia, ha deplorato la mancanza di un quadro giuridico a tutela dei diritti delle proprietà intellettuali, che sia in grado di promuovere gli investimenti. Georgios KARATZAFERIS (IND/DEM, EL) ha descritto la globalizzazione come «l'altra faccia del nazionalismo» e ha sottolineato la necessità di garantire migliori relazioni con i paesi produttori di petrolio, mantenendo l'autonomia degli Stati. Repliche Wolfgang SCHÜSSEL ha ribadito che il Vertice ha fissato obiettivi chiari, concreti e verificabili, sostenendo ad esempio che la creazione di 10 milioni di posti di lavoro è un obiettivo realistico. La congiuntura relativamente positiva, ha aggiunto, offre delle opportunità che non bisogna perdere e occorre investire tempo e energie per portare avanti il processo. Rispondendo a chi ha criticato l'accordo sulle prospettive finanziarie perché nettamente inferiori alla proposta originale della Commissione, il Cancelliere ha affermato che «le proposte di Prodi non erano realistiche» e di ciò occorre rendersi conto. Ha quindi sottolineato che l'accordo raggiunto prevede 100 miliardi in più rispetto all'attuale periodo di programmazione, per la ricerca, la formazione e l'istruzione, le reti transeuropee, la politica estera e di vicinato. Il Cancelliere, sostenendo la necessità di trovare nuove risorse per l'Unione, ha definito un «grandissimo successo» l'accordo sulle prospettive finanziarie, poiché permettono di lavorare nell'interesse dei cittadini. José Manuel BARROSO ha appoggiato le conclusioni del Vertice, sottolineando i risultati ottenuti in materia di energia, PMI, ricerca, occupazione e direttiva servizi. Ha poi voluto evidenziare come il lavoro sia stato svolto in collaborazione con le future Presidenze e come il coinvolgimento della Commissione e del Parlamento garantirà la continuità dell'azione. Se si otterranno risultati concreti, ha concluso, si riuscirà a recuperare la fiducia dei cittadini e, quindi, potranno anche essere risolte le questioni istituzionali. Bisogna quindi guardare con ottimismo al Consiglio di giugno che potrà tracciare la via per il futuro dell'Europa. Link utili
Conclusioni del Consiglio europeo Riferimenti Relazione del Consiglio europeo e dichiarazione
della Commissione - Risultati del Consiglio europeo - Strategia di
Lisbona |
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Bilanci sani, revisione dei regimi fiscali, sostegno alle PMI e misure a favore del capitale umano. E' quanto suggerisce il Parlamento per aumentare la competitività europea e garantire così l'occupazione. Occorre anche stimolare la ricerca, gli investimenti nelle infrastrutture dei trasporti e la realizzazione di un mercato unico dei servizi, anche finanziari. E' anche chiesta una politica dei prezzi che contenga i tassi d'interesse e la pubblicazione di una classifica dei paesi più virtuosi. Adottando la relazione di José Manuel GARCÍA-MARGALLO Y MARFIL (PPE/DE, ES) sugli indirizzi di massima per le politiche economiche, il Parlamento invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a recepire le raccomandazioni contenute nelle sue ultime tre relazioni «cui finora non era stato dato seguito». In particolare per quanto riguarda la trasposizione delle direttive sul mercato interno, l'adozione di misure volte a ridurre i disavanzi eccessivi degli Stati membri e una politica di comunicazione comune per rispondere al sentimento di insicurezza dei cittadini riguardo alla globalizzazione. Ma anche riguardo a un piano d'azione che elenchi i problemi da affrontare nel quadro di una riforma strutturale, le misure da prendere e il calendario da seguire, nonché la piena attuazione della Carta europea per le PMI, «soprattutto per quanto concerne un regime fiscale più favorevole e maggiori investimenti in ricerca e innovazione». I deputati ritengono poi che nell'attuale periodo di riflessione sul trattato costituzionale dovrebbero essere affrontati una serie di argomenti come il quadro vigente in materia di governance economica, gli obiettivi dell'Unione europea in ambito economico e sociale, l'estensione della procedura di codecisione alle questioni di politica economica e la responsabilità della BCE. Inoltre, andrebbero trattati i temi del coordinamento delle politiche economiche, della procedura per i disavanzi eccessivi, delle competenze dell'UE in materia fiscale e della rappresentanza della zona euro in seno alle istituzioni internazionali. Valutando positivamente il fatto che gli Stati membri siano ora tenuti a presentare su base annua programmi nazionali di riforma (PNR) articolati intorno ai 24 orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione 2005-2008, i deputati ritengono che sarebbe possibile migliorare ulteriormente le prestazioni economiche se la Commissione individuasse e promuovesse le prassi di eccellenza estrapolate dai PNR e se venisse compilata una classifica annuale dei paesi che hanno ottenuto i migliori/peggiori risultati. Andrebbe inoltre definita una "strategia di crescita intelligente", che unifichi le frammentate strategie politiche dell'UE in un unico approccio coerente, allo scopo di rafforzare il potenziale dell'UE. Il Parlamento accoglie quindi positivamente le conclusioni «equilibrate» del Consiglio europeo di primavera del marzo 2006, che rispettano l'approccio di sostegno multisettoriale della Strategia di Lisbona rilanciata. Deplora tuttavia che non siano stati stabiliti un calendario chiaro e un codice di condotta tali da assicurare la necessaria cooperazione e la piena partecipazione delle tre grandi istituzioni europee interessate per quanto concerne l'opportuno seguito degli orientamenti integrati. Inoltre, deplora il fatto che l'accordo raggiunto al Consiglio europeo di dicembre sulle prospettive finanziarie «sia meno ambizioso» della proposta del Parlamento, «soprattutto perché è imperniato sulle politiche tradizionali e non pone sufficientemente l'accento sulle politiche che offrono ai cittadini un valore aggiunto». E' quindi particolarmente criticata la riduzione degli stanziamenti destinati alla ricerca e alla scienza, alla competitività e alla crescita, alle PMI, alla cittadinanza, alla libertà, alla giustizia e alle azioni esterne. Bilanci sani e revisione dei regimi fiscali La Commissione è innanzitutto invitata ad attenersi a un'interpretazione rigorosa del rinnovato patto di stabilità e crescita «che non ammetta il ricorso a misure temporanee o a forme di contabilità creativa». Gli Stati membri, invece, dovrebbero promuovere la competitività e porsi come obiettivo il miglioramento annuo dei rispettivi disavanzi depurati del ciclo, «realizzando maggiori sforzi di adeguamento nei momenti congiunturali più favorevoli». Dovrebbero, inoltre, impegnarsi ulteriormente per ridurre l'onere del debito pubblico e migliorare la qualità delle finanze pubbliche, per poter consacrare minori risorse al servizio del debito e agli ammortamenti e aumentare la quota destinata all'istruzione, alla formazione professionale, alle infrastrutture, alla ricerca e all'innovazione. Coerentemente con l'obiettivo della stabilità finanziaria, secondo il Parlamento «è assolutamente necessario» procedere a una revisione generale della tassazione negli Stati membri per rafforzare la competitività e la sostenibilità, «il che comporta programmi di spesa efficienti e ridefiniti». D'altra parte, invita gli Stati membri ad astenersi dal praticare una «dannosa ed eccessiva» concorrenza fiscale transfrontaliera, «che riduce le capacità di bilancio per gli investimenti pubblici in beni materiali e immateriali». La Commissione è poi invitata a esaminare la fattibilità di adottare norme comunitarie finalizzate a una definizione uniforme della residenza fiscale - applicabile ai cittadini UE all'interno e all'esterno dell'Unione - collegata alla nozione di cittadinanza dell'Unione, nonché all'adozione di una convenzione europea intra UE sulla doppia imposizione fiscale e all'inserimento nel diritto comunitario del principio di non discriminazione in materia fiscale. Nel ritenere che gli aumenti salariali dovrebbero essere in linea con l'evoluzione tendenziale della produttività a medio termine, i deputati chiedono infine una politica dei prezzi «moderata e responsabile», in particolare in presenza di mercati monopolistici od oligopolistici, che allenti le pressioni inflazionistiche e contenga i tassi d'interesse entro livelli tali da non compromettere l'attuale ripresa economica. Promuovere l'imprenditorialità, sin dalla scuola Il Parlamento chiede che si promuova lo spirito imprenditoriale - «inteso come la possibilità di realizzare concretamente un'idea commerciale» - nei sistemi di istruzione secondaria degli Stati membri, «rafforzando il ruolo degli imprenditori nella società e sottolineando l'importanza di nozioni come la governance aziendale e la responsabilità sociale delle imprese». La Commissione è anche invitata ad applicare il principio delle "azioni positive" a favore delle PMI ed a adottare misure per consentire l'espletamento per via elettronica delle procedure per la costituzione di società e semplificare il contesto regolamentare. Occorre poi promuovere la promozione dell'accesso delle PMI ai finanziamenti durante il loro primo anno di vita, migliorare l'accesso delle PMI alle TIC e promuovere strutture di cooperazione e la loro internazionalizzazione. I deputati, inoltre, raccomandano «fermamente» che i PNR vertano sulle misure previste ed esistenti per ridurre gli oneri burocratici e gli ostacoli normativi per le piccole e medie imprese. Per scoraggiare l'economia sommersa, i deputati reputano necessario ridurre i costi non salariali del lavoro, «soprattutto per quanto riguarda il lavoro poco qualificato». In tale contesto, plaudono alla decisione del Consiglio di estendere l'applicazione dell'aliquota IVA ridotta ai servizi ad alta intensità di manodopera. Propongono poi che la Commissione venga incaricata di avviare un nuovo studio volto ad analizzare in che modo la riduzione delle aliquote IVA possa influire sui prezzi dei servizi soggetti a tassazione, ridurre l'economia sommersa e incidere sul gettito fiscale globale, ivi compresi i contributi ai regimi di previdenza sociale. Nel ricordare di aver sostenuto il codice di condotta sulla tassazione diretta delle imprese, in virtù del quale gli Stati membri si sono impegnati a porre fine a una nociva concorrenza fiscale, il Parlamento appoggia la proposta della Commissione su una base imponibile comune consolidata per le imprese e sollecita poi il Consiglio a raggiungere un accordo sulle proposte concernenti la semplificazione degli obblighi IVA. Inoltre, sostiene gli sforzi volti a semplificare e ridurre l'imposizione fiscale, come indicato nella Carta europea per le PMI. A questo proposito, i deputati si dicono favorevoli al regime d'imposizione fiscale nello Stato membro d'origine e invitano la Commissione a esaminare la possibilità di sostituire al principio del luogo di destinazione il principio del luogo d'origine per quanto riguarda l'IVA che tali imprese devono versare, incluse norme in materia di equa ripartizione del gettito. La relazione invita poi gli Stati membri e le rispettive autorità locali e regionali a mettere a punto un sistema comune per valutare gli effetti distributivi e regionali dei loro regimi fiscali e delle sovvenzioni da essi erogate, tenuto conto del fatto che spesso non vi è coordinamento tra le politiche fiscali attuate a livello locale, regionale, nazionale e comunitario. Il Parlamento ritiene infine che la soppressione delle quote d'esportazione abbia profondamente modificato il commercio internazionale obbligando i responsabili politici a reagire alla concorrenza sleale di taluni paesi terzi, in particolare attraverso la lotta alla contraffazione e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale e industriale. Pertanto invita la Commissione e gli Stati membri a istituire un regime UE efficace in materia di brevetti che contempli un brevetto comunitario e altri strumenti adeguati. Occupazione e capitale umano Per aumentare la percentuale della popolazione in età attiva rispetto al totale della popolazione, il Parlamento reputa necessario adottare ambiziose politiche a sostegno della natalità, migliorare le strutture per l'infanzia e promuovere programmi volti a migliorare l'equilibrio tra lavoro e vita privata. Occorre anche integrare i migranti nel mercato del lavoro e combattere l'immigrazione illegale e introdurre incentivi per incoraggiare i lavoratori a ritardare volontariamente l'età del pensionamento. Per aumentare la percentuale degli occupati rispetto al totale della popolazione in età attiva, secondo i deputati, occorre adottare misure mirate per le categorie che hanno difficoltà di accesso al mercato del lavoro, ossia i giovani, le donne, le persone di età superiore ai 55 anni, i disabili e i disoccupati di lungo periodo. Al riguardo sono anche sottolineate le potenzialità offerte dalla "flessicurezza" (ossia flessibilità + sicurezza) in termini di maggiore partecipazione al mercato del lavoro. E' poi necessario sviluppare un approccio al lavoro e all'orario di lavoro «estremamente rispettoso delle esigenze individuali» e, soprattutto, introdurre incentivi per incoraggiare i lavoratori più anziani a mettere a disposizione la loro esperienza lavorativa. Per migliorare la qualità dell'istruzione, il Parlamento propone di aumentare la capacità ricettiva della scuola primaria, migliorare l'apprendimento delle lingue straniere, della matematica e delle materie scientifiche nella scuola primaria e secondaria e pervenire a un modello integrato di formazione professionale attraverso il costante aggiornamento delle conoscenze. Occorre poi che gli Stati membri adottino misure per migliorare la mobilità dei ricercatori e la qualità delle infrastrutture nonché rafforzare la cooperazione tra le università e il settore industriale e commerciale e adeguare l'offerta formativa alla domanda del mercato del lavoro. Innovazione e R&S Per i deputati, solo mediante l'ausilio di «un enorme sforzo di ricerca e innovazione» è possibile contrastare la concorrenza delle importazioni provenienti da paesi emergenti e la propensione delle aziende a esternalizzare parte delle proprie attività. Per tale motivo, invitano la Commissione a presentare proposte per il finanziamento della ricerca nell'UE e gli Stati membri a destinare maggiori risorse alla ricerca e all'innovazione. Nel contempo andrà assicurata l'efficace tutela dei diritti di proprietà intellettuale e sarebbe opportuno introdurre agevolazioni fiscali per le imprese e università che investono in R&S. Questa forma di incentivo, rispetto alle sovvenzioni dirette, fornisce infatti «maggiori garanzie quanto al fatto che i fondi pubblici siano utilizzati per sostenere iniziative imprenditoriali di successo». Infrastrutture, trasporti ed energia Convinto che la scarsità di investimenti sia una delle cause del divario che ci separa dagli Stati Uniti in termini di competitività, il Parlamento invita gli Stati membri a incoraggiare gli investimenti privati e a riorientare la spesa destinata agli investimenti verso quegli interventi atti ad accrescere l'efficienza economica e la produttività come, ad esempio, nel settore delle infrastrutture, della ricerca e dello sviluppo, dell'istruzione. Gli Stati membri sono anche esortati a «rispettare rigorosamente» il calendario di esecuzione dei progetti concernenti le infrastrutture di trasporto (reti transeuropee), semplificando le procedure amministrative appropriate e aumentando, se necessario, gli investimenti. Dovrebbero inoltre riformare i propri regimi fiscali per promuovere la crescita e gli investimenti privati nelle nuove tecnologie sostenibili. La relazione chiede anche la definizione di una nuova politica energetica coerente dell'UE che sia in grado di garantire l'approvvigionamento energetico, lo sviluppo sostenibile e la competitività economica. E' quindi proposto di rinsaldare i legami politici ed economici con i paesi fornitori e di creare un mercato interno dell'energia con un contesto concorrenziale equo e non discriminatorio. Occorre poi giungere ad un equilibrio tra fonti di approvvigionamento interne ed esterne, utilizzare un sistema di fatturazione in euro per le materie prime e le forniture energetiche, migliorare l'efficienza energetica e, infine, ridurre progressivamente la dipendenza dal petrolio attraverso il potenziamento della ricerca europea «per arrivare ad un nuovo regime energetico sostenibile, basato sull'energia eolica, idrica, solare, geotermica e della biomassa». Maggiore concorrenza e riforma del mercato dei servizi Credendo in una politica di concorrenza «vigorosa», il Parlamento chiede la revisione dei criteri in base ai quali le cause in materia di concorrenza sono ripartite tra le autorità nazionali di concorrenza e la Commissione, nonché la revisione delle norme nazionali, «onde garantire la certezza del diritto, l'indipendenza politica delle autorità di regolamentazione, la trasparenza, la responsabilità e la coerenza con il diritto comunitario». Segnala poi che la realizzazione di un mercato unico europeo dei servizi «è imprescindibile» per rafforzare un settore d'attività «fondamentale per l'economia europea nel suo complesso e in particolare per lo sviluppo economico dei nuovi Stati membri», garantendo «un equilibrio tra apertura del mercato, servizi pubblici e diritti sociali e dei consumatori». Per i servizi finanziari, peraltro, il Parlamento sollecita la realizzazione entro il 2010 di uno spazio unico europeo dei pagamenti, la revisione delle regole in materia di solvibilità delle assicurazioni e la presentazione di una proposta sui crediti ipotecari e l'adozione della direttiva sul credito al consumo. Inoltre, per agevolare il consolidamento ed evitare conflitti tra le autorità di controllo del paese d'origine e del paese ospite, è chiesta la presentazione di una proposta di revisione delle disposizioni sui servizi finanziari riguardanti i poteri discrezionali delle autorità di regolamentazione in caso di fusioni transfrontaliere. Riferimenti José Manuel
GARCÍA-MARGALLO Y MARFIL (PPE/DE, ES) Liberalizzare il mercato del gas e dell'elettricità Nel valutare la politica di concorrenza, il Parlamento ne sottolinea l'importanza fondamentale e pone l'accento sull'interesse del consumatore. La Commissione è poi incoraggiata a chiarire le relazioni «talora oscure» tra le autorità nazionali della concorrenza e i "campioni nazionali". Preoccupati dal fatto che i mercati del gas e dell'elettricità non sono ancora pienamente liberalizzati, i deputati rivendicano anche maggiori poteri in materia di concorrenza. Il Parlamento ha adottato una relazione in merito al rapporto della Commissione sulla politica di concorrenza nel 2004. Prima di procedere alla votazione finale, giudicando che gli emendamenti adottati dall'Aula l'abbiano svuotata di contenuto, il relatore Alain LIPIETZ (Verdi/ALE, FR) ha chiesto che il suo nome fosse ritirato dalla relazione ed ha invitato i colleghi a respingerla. L'appello è rimasto però inascoltato. I deputati sottolineano innanzitutto che la politica di concorrenza è uno «strumento fondamentale» per contribuire al successo della strategia di Lisbona, volta a rendere l'Europa l'economia basata sulla conoscenza più dinamica al mondo, e per conseguire i suoi obiettivi. E ciò «salvaguardando il funzionamento omogeneo e trasparente del mercato interno, mantenendo i mercati aperti e stimolando la crescita, l'efficienza e l'innovazione, così da aumentare la creazione di valore sostenibile e offrire servizi sempre migliori, in particolare ai consumatori». Incoraggia quindi la Commissione, conformemente ai nuovi orientamenti, a concentrarsi su questioni pertinenti, che incidono sugli obiettivi dell'Unione e hanno un impatto sulle condizioni di vita dei cittadini, «impegnandosi a non limitarsi a reagire ai cambiamenti bensì ad anticiparli e incoraggiarli ove necessario». Parimenti, la esorta a promuovere la corretta applicazione delle regole di concorrenza in tutti gli Stati membri e ad intervenire in tempo utile ove la loro applicazione sia insoddisfacente o discriminatoria. L'Esecutivo, inoltre, dovrebbe chiarire le relazioni «talora oscure» tra le autorità nazionali della concorrenza e i "campioni nazionali", «in modo da eliminare ogni sospetto di complicità e salvaguardare gli interessi dei consumatori». D'altra parte, il Parlamento si congratula con la Commissione per la sua «impostazione ferma e professionale in ordine alla lotta contro gli abusi di posizione dominante e riconosce che manca ancora la prospettiva necessaria per giudicare l'efficacia delle riforme volte ad affidare alle autorità nazionali della concorrenza l'applicazione della legislazione comunitaria in materia di concorrenza. Per i deputati l'efficace applicazione della politica di concorrenza costituisce uno strumento essenziale per ottenere una struttura di mercato efficiente, che funzioni nell'interesse dei consumatori ed abbia un impatto positivo e significativo sul loro quotidiano. Esprimono quindi preoccupazione per il fatto che l'obiettivo della piena liberalizzazione dei mercati del gas e dell'elettricità nell'Unione non è stato ancora realizzato e accolgono positivamente l'indagine avviata dalla Commissione sul funzionamento di tali mercati nonché le indagini sui sistemi di pagamento bancario e l'assicurazione delle imprese. Inoltre, incoraggiano la Commissione a seguire attentamente l'evoluzione dei settori di grande importanza come il "roaming" per le chiamate internazionali da telefoni mobili e le telecomunicazioni in generale, «in modo da incoraggiare la concorrenza in aree importanti per lo sviluppo della società d'informazione». Ritenendo poi importante promuovere l'informazione dei consumatori «al fine di assicurare un'autentica cultura della concorrenza», i deputati rilevano la necessità di prevedere a livello comunitario compensazioni private nei casi di comportamenti anticoncorrenziali. A proposito della relazione della Commissione sulla politica di concorrenza 2004, i deputati deplorano il fatto che essa non dedichi, come è avvenuto dal 2001 in poi, un capitolo al tema dei servizi di interesse generale e la esorta quindi a ripristinare questa impostazione nelle sue prossime relazioni. Il Parlamento suggerisce poi che, nel caso dei grandi servizi pubblici in rete, la concorrenza debba essere guidata da «forti obblighi» di servizio pubblico, onde assicurare i necessari investimenti ed impedire l'emergere di nuovi monopoli. La relazione invita poi la Commissione a pubblicare «una comunicazione interpretativa chiara e precisa sul quarto criterio stabilito nella sentenza Altmark» sugli aiuti di Stato e i servizi pubblici. Inoltre, la Commissione è sollecitata a analizzare nel dettaglio la problematica dei negoziati collettivi in settori economici sensibili come quello agricolo, in particolare nel quadro delle relazioni fra produttori piccoli e medi o associazioni di produttori, da un lato, e grandi imprese di trasformazione o di commercializzazione, dall'altro. Infine, ribadendo che un ruolo crescente e più attivo del Parlamento nello sviluppo della politica di concorrenza può conferire più trasparenza e legittimità, i deputati reiterano l'aspirazione del Parlamento ad ottenere poteri di codecisione in materia. Riferimenti Alain LIPIETZ (Verdi/ALE, FR) |
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Le misure transitorie tese a limitare l'accesso dei lavoratori provenienti dagli otto nuovi Stati membri ai mercati del lavoro dei "vecchi" devono essere abolite, al più tardi nel 2009. E' quanto chiede una relazione adottata dal Parlamento notando che tali misure possono favorire il lavoro nero. Occorre poi garantire la parità di trattamento ai lavoratori migranti e informarli dei loro diritti fondamentali. Il Parlamento chiede anche la creazione di una sorta di Europol sociale. Adottando la relazione d'iniziativa di Csaba ŐRY (PPE/DE, HU), il Parlamento sottolinea che la libera circolazione dei lavoratori è una delle quattro libertà fondamentali del trattato CE, nonché espressione della solidarietà tra l'EU a 15 e i nuovi Stati membri. Di conseguenza, invita gli Stati membri ad abolire le misure transitorie e, comunque, a non prolungarle oltre il 2009. Per i deputati, infatti, nei mercati del lavoro degli Stati che hanno optato per l'apertura senza restrizioni non si sono verificate alcune tensioni e i timori di un flusso migratorio massiccio «si sono dimostrati ingiustificati». Viceversa, le scadenze transitorie «contribuiscono in misura determinante ad aumentare il lavoro nero e la parasubordinazione», portano poi «a maggiori pressioni sui salari e a condizioni di lavoro irregolari», diventando quindi «fattori di discriminazione e di sfruttamento dei lavoratori migranti». Qualora alcuni Stati membri scegliessero comunque di prorogare le misure transitorie, il Parlamento suggerisce loro di «farlo sulla base di un'analisi approfondita della minaccia che ogni nuovo Stato membro presenta per i rispettivi mercati del lavoro» I deputati, peraltro, deplorano il fatto che i residenti di lunga durata dei paesi terzi abbiano in alcuni casi diritti di soggiorno e di accesso ai mercati del lavoro dell'Europa più vantaggiosi rispetto ai cittadini degli Stati membri che sono entrati nell'UE nel maggio 2004. In proposito, ritengono che la portata di tali restrizioni amministrative imposte ai lavoratori dei nuovi Stati membri «va al di là di quanto autorizzato nel quadro del regime transitorio». Il Parlamento invita quindi gli Stati membri a garantire l'applicazione della "clausola di status quo" e della clausola preferenziale del trattato di adesione in virtù della quale, quando un posto di lavoro è vacante, i cittadini dei nuovi Stati membri «hanno la precedenza» rispetto a quelli provenienti dai paesi terzi. D'altra parte, il Parlamento deplora che vi siano Stati membri in cui sono ancora in vigore disposizioni o misure amministrative che possono essere considerate come una forma di discriminazione dei lavoratori. Chiede pertanto alla Commissione e agli Stati membri di «garantire l'applicazione rigorosa del diritto in materia di lavoro» per assicurare la parità di trattamento di tutti i lavoratori dell'UE, per garantire un'equa concorrenza fra le imprese e per prevenire il dumping sociale. Sono anche esortati a potenziare i loro sforzi per garantire un'adeguata applicazione della legislazione dell'Unione europea in vigore, delle norme in materia di lavoro e, in particolare, delle disposizioni della direttiva relativa al distacco dei lavoratori nell'ambito di una prestazione di servizi. Nel chiedere poi il rafforzamento della collaborazione transfrontaliera tra i servizi di ispettorato del lavoro degli Stati membri, il Parlamento chiede alla Commissione di studiare la possibilità di creare una rete europea di cooperazione tra detti servizi, ossia una sorta di «Europol sociale». Commissione, Consiglio e Stati membri sono anche invitati a varare una campagna d'informazione destinata all'opinione pubblica europea per informarla meglio sui principi e le conseguenze della libera circolazione dei lavoratori e per prevenire e lottare contro le discriminazioni. Parallelamente, sono esortati a garantire che i lavoratori migranti siano consapevoli dei loro diritti e doveri fondamentali, in particolare per quanto concerne la legislazione antidiscriminazione. Background Come previsto dal trattato di adesione, gli Stati membri hanno fino al 30 aprile 2006 per decidere se abolire le restrizioni nazionali alla libera circolazione dei lavoratori nell'UE. Queste restrizioni sono state applicate nel maggio 2004 dai vecchi Stati membri (tranne l'Irlanda, la Svezia e la Gran Bretagna) nei confronti dei lavoratori degli 8 nuovi Stati membri dell'Europa centrale e orientale. Queste misure possono essere mantenute per un periodo massimo di 7 anni diviso in 3 periodi (2 +3 + 2 anni). Se alcuni Stati membri (Finlandia, Spagna e Portogallo) hanno già annunciato che apriranno le loro frontiere, altri invece prolungheranno le restrizioni (Italia, Germania, Austria, Danimarca e Francia). L'Italia, più in particolare, manterrà le misure di restrizioni almeno fino al 2009. Nel 2005, sono stati registrati 48.000 lavoratori provenienti dagli 8 nuovi Stati membri a fronte della quota di 75.000 fissata per quell'anno. A partire dal primo maggio 2006, tuttavia, l'Italia aumenterà la quota annuale fino a 170.000. Riferimenti Csaba ŐRY (PPE/DE, HU) |
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Il Parlamento reclama maggiore trasparenza e apertura democratica delle istituzioni comunitarie. Con l'adozione di due relazioni i deputati invitano il Consiglio ad aprire al pubblico le proprie riunioni quando agisce in qualità di legislatore ed esortano la Commissione a proporre entro l'anno nuove norme per agevolare l'accesso a un maggior numero di documenti comunitari. L'obiettivo è di responsabilizzare maggiormente le istituzioni e avvicinare i cittadini all'Europa. Il Parlamento sottolinea che il Trattato UE obbliga le istituzioni a adottare un approccio di apertura e vicinanza ai cittadini durante i processi decisionali e che «ogni deviazione da tale principio dovrebbe essere basata su motivi specifici e inconfutabili». La trasparenza è quindi diventata un principio fondamentale dell'Unione europea i cui obiettivi sono: rafforzare la natura democratica delle istituzioni europee, consentire ai cittadini di partecipare più strettamente al processo decisionale, garantire che le amministrazioni pubbliche godano di una maggiore legittimità dimostrando più efficacia e responsabilità nei confronti dei cittadini e, infine, permettere di individuare problemi o errori in modo più tempestivo. Il Consiglio dei Ministri si riunisca in sedute pubbliche La relazione di David HAMMERSTEIN MINTZ (Verdi/ALE, ES), adottata con 595 voti favorevoli, 9 contrari e 12 astensioni, trae origine da una relazione speciale del Mediatore europeo sulla trasparenza delle attività del Consiglio dei ministri quando si riunisce in qualità di legislatore, che fa seguito a un ricorso di Elmar BROK (PPE/DE, DE). Il deputato reputava infatti che, in conformità ai Trattati, le decisioni dovrebbero essere prese «nel modo più trasparente possibile e il più vicino possibile ai cittadini» e chiedeva, pertanto, che il Consiglio modificasse il proprio regolamento interno per rendere pubbliche le sue riunioni. Nella sua raccomandazione, il Mediatore, Nikos DIAMANDOUROS, aveva concluso che il Consiglio non avesse fornito nessuna valida ragione per rifiutare questa domanda e lo incoraggiava quindi a darvi seguito. Il Mediatore, infatti, considerava che un rifiuto potesse essere considerato come un caso di «cattiva amministrazione» e, quindi, di sua competenza. Il Parlamento approva questa raccomandazione, giudicando «inaccettabile» che l'organo legislativo più importante dell'UE «si riunisca ancora a porte chiuse quando agisce in qualità di legislatore». Per i deputati, infatti, nel momento in cui l'UE si considera promotrice di democratizzazione e responsabilità, «il Consiglio dovrebbe rispondere agli inviti ad una maggiore trasparenza provenienti dai Parlamenti, dalla società civile e dall'ampio pubblico». Ricordando poi che i lavori del Parlamento europeo sono aperti al pubblico, la relazione considera che non vi sia «alcuna giustificazione logica» al mantenimento di standard di trasparenza differenti tra il Parlamento ed il Consiglio, soprattutto quando si tratta di dossier trattati in codecisione. Per i deputati, pertanto, le regole di trasparenza dovrebbero applicarsi anche al COREPER, ossia l'organo che prepara le deliberazioni del Consiglio cui partecipano gli ambasciatori rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l'UE. Per i deputati, i principi che garantiscono una buona governance a tutti i livelli nell'Unione europea sono «la partecipazione, la trasparenza, la responsabilità, l'efficacia e la coesione». Al riguardo, ritengono che la pubblicità delle riunioni degli organi legislativi sia anche direttamente correlata al ruolo di sorveglianza esercitato dai deputati europei e nazionali, in qualità di rappresentanti direttamente eletti dai cittadini europei. Nel considerare poi della «massima importanza» che i parlamenti nazionali possano chiamare i governi e i ministri «a render conto», si dicono convinti che una maggiore trasparenza aumenterà agli occhi dell'opinione pubblica la legittimità delle decisioni del Consiglio e «intensificherà inoltre il dibattito pubblico sulle questioni europee». Di conseguenza, i deputati chiedono al Consiglio di modificare il suo regolamento interno e di cambiare i propri metodi di lavoro affinché le riunioni relative alla sua attività legislativa siano aperte e accessibili al pubblico. Il Consiglio, inoltre, dovrebbe trasmettere, anche su Internet, le sue sessioni pubbliche e fornire le date e gli ordini del giorno di dette sessioni a tempo debito, pubblicandone le trascrizioni ufficiali «in tutte le lingue ufficiali dell'Unione europea». Il Consiglio è anche esortato a adottare un approccio comune per quanto concerne l'applicazione del Codice di buona condotta amministrativa dell'Unione europea, approvato dal Parlamento europeo. Il Parlamento, infine, invita la Presidenza in carica del Consiglio ad iscrivere in via prioritaria la questione dell'apertura al pubblico delle sessioni del Consiglio all'ordine del giorno del Consiglio europeo e a prendere, il 9 maggio 2006 (festa dell'Europa), «un impegno solenne» a modificare immediatamente il regolamento interno del Consiglio e a rivedere il regolamento sull'accesso ai documenti (n°1049/2001) entro la fine del 2006 e d'intesa con il Parlamento europeo. Migliorare l'accesso del pubblico ai documenti Verte proprio su quest'ultimo tema l'altra relazione adottata dal Parlamento che, innanzitutto, nota come non esista alcuna proposta in preparazione di modifica del regolamento 1049/2001 relativo all'accesso del pubblico ai documenti delle Istituzioni europee. E ciò nonostante lo stesso provvedimento preveda una sua revisione dopo tre anni, e benché il Parlamento abbia più volte richiesto il miglioramento e il rafforzamento della normativa comunitaria in materia di trasparenza. La relazione di Michael CASHMAN (PSE, UK) chiede quindi alla Commissione di presentare al Parlamento, nel corso del 2006, una proposta legislativa sul «diritto di accedere ai documenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione nonché sui principi generali e le limitazioni a tutela di interessi pubblici o privati applicabili al diritto di accesso». Tale proposta dovrebbe inoltre essere preparata nell'ambito di un dibattito interistituzionale e sulla base delle raccomandazioni del Parlamento. E' anche precisato che eventuali nuove norme in materia di accesso ai documenti «dovrebbero applicarsi a partire dalla data dell'entrata in vigore del regolamento modificato senza avere quindi effetti retroattivi». In tale contesto occorrerà ridefinire la nozione di documenti legislativi, in quanto documenti «redatti o ricevuti nel corso delle procedure per l'adozione di atti giuridicamente vincolanti negli o per gli Stati membri…», riservando tale nozione al diritto secondario (avente base giuridica diretta nei trattati). Dovrà quindi essere consentito l'accesso a tutti i documenti preparatori connessi ad una procedura decisionale identificata, ai verbali delle discussioni del Parlamento o del Consiglio qualora tali istituzioni deliberino in qualità di legislatori e ai documenti discussi e alle pertinenti informazioni complementari o ai documenti connessi alle riunioni dei gruppi di lavoro delle istituzioni nonché ai contributi presentati dai segretariati delle istituzioni (compresi i servizi giuridici). Con documenti non legislativi, d'altra parte, devono intendersi quelli connessi a procedure per l'attuazione di atti legislativi (a prescindere dalle istituzioni interessate) e quelli relativi a procedure per l'adozione di atti non vincolanti. A tali documenti dovrebbe essere possibile applicare norme meno rigorose in materia di trasparenza, «considerata la loro natura amministrativa». I documenti regolamentari dovranno essere ridefiniti come quelli connessi alle procedure per l'adozione di atti che integrano o modificano elementi non essenziali di atti legislativi, indipendentemente dal fatto che tali documenti regolamentari siano adottati dal Consiglio o delegati alla Commissione e dovrebbero essere soggetti alle stesse norme applicabili ai documenti legislativi (ad esempio nelle procedure di comitatologia). Per quanto riguarda i documenti da considerare riservati, i deputati raccomandano di definire chiaramente le limitazioni a tutela di interessi pubblici o privati previsti dal Trattato, che potrebbero ritardare o impedire l'accesso ai documenti delle istituzioni. Dovranno quindi essere definite delle norme volte a garantire che, indipendentemente dal campo d'azione UE, i motivi per i quali sono adottate le decisioni strategiche fondamentali ed è approvata una normativa siano di dominio pubblico. Sarà poi necessario chiarire la distinzione tra l'esigenza di riservatezza per quanto riguarda, ad esempio, le operazioni in corso o previste dei servizi di sicurezza e i requisiti di responsabilità e il controllo a posteriori. Occorrerà inoltre garantire che i documenti non siano classificati come riservati per ordinaria amministrazione «solo perché si riferiscono ad una questione rilevante o potenzialmente rilevante da un punto di vista della sicurezza» nonché un'adeguata verifica da parte del Parlamento europeo. Il regolamento dovrebbe anche prevedere che gli accordi bilaterali con paesi terzi o organizzazioni internazionali non possano impedire al Consiglio o alla Commissione di condividere informazioni riservate con il Parlamento. Per quanto riguarda la condivisione delle informazioni o dei documenti, i deputati chiedono che il regolamento sia modificato in modo tale da limitare il diritto degli Stati membri di restringere l'accesso ai propri contributi/emendamenti nelle procedure legislative/regolamentari. Sarà inoltre necessario consentire pieno accesso alle informazioni presentate alla Commissione qualora si tratti di applicazione della legislazione comunitaria. Per agevolare l'accesso dei cittadini ai documenti, infine, occorre garantire un unico punto di accesso a tutti i documenti preparatori che riguardino una procedura legislativa o regolamentare, riorganizzare i registri delle istituzioni aggiungendo un'interfaccia comune, affinché il cittadino/utente sia in grado di trovare le stesse funzioni nei tre registri. Bisogna anche definire norme comuni per l'archiviazione dei documenti, evitando duplicazioni e garantendo l'autenticità delle varie versioni nonché presentare in modo chiaro e comprensibile il flusso di lavoro delle istituzioni ed eventualmente il punto di accesso ai documenti. Link utili Regolamento 1049/2001 (testo
consolidato) Riferimenti David HAMMERSTEIN MINTZ (Verdi/ALE, ES) |
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Il Presidente Lukashenko non è legittimo perché frutto di elezioni non democratiche e fraudolente. E' quanto afferma il Parlamento in una risoluzione che sollecita il congelamento dei beni esteri delle autorità bielorusse e la negazione del visto a tutti i responsabili dell'oppressione. Solidale col popolo bielorusso, chiede la liberazione dei prigionieri e il sostegno, anche finanziario, agli oppositori e ai media indipendenti. E' giudicato irresponsabile l'atteggiamento della Russia. A larghissima maggioranza, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione che «condanna fermamente le fallite elezioni presidenziali in Bielorussia e ricorda che il regime Lukashenko non ha alcuna legittimità democratica e continua ad essere l'ultima dittatura in Europa». Prima di procedere al voto, l'Aula ha tributato un lungo applauso al Aleksander Milinkevich, leader dell'opposizione che era presente in tribuna. Più in particolare, il Parlamento denuncia le elezioni presidenziali del 19 marzo 2006 «perché non conformi alle norme internazionali applicabili affinché le elezioni siano libere, giuste, eque, affidabili e trasparenti». Di conseguenza ritiene che Lukashenko «non possa essere implicitamente riconosciuto come il presidente legittimo della Bielorussia» e che debbano essere indette nuove elezioni presidenziali conformi alle norme democratiche internazionali. I deputati condannano poi le autorità bielorusse per non aver permesso a taluni giornalisti stranieri e a delegazioni del Parlamento europeo e di parlamenti nazionali degli Stati membri dell'UE di osservare le elezioni del 19 marzo 2006, nonché per aver espulso osservatori provenienti da Danimarca, Georgia, Germania, Ucraina e Polonia nonché dall’OSCE. Sì alle sanzioni Il Parlamento accoglie con favore la decisione del Consiglio di aggiungere Lukashenko all'elenco delle persone cui rifiutare il visto e invita il Consiglio e la Commissione ad ampliare tale elenco per comprendervi i rappresentanti delle autorità bielorusse a livello locale, regionale e nazionale «che sono stati implicati nella violazione dei diritti umani e delle libertà politiche dei cittadini bielorussi durante e dopo la campagna elettorale». Inoltre, li invita ad operare per il congelamento internazionale dei beni delle autorità bielorusse all'estero, ad adottare misure restrittive contro le imprese direttamente e personalmente legate ai funzionari di alto livello del regime nonché a congelare i beni personali del Presidente Lukashenko e dei suoi più stretti collaboratori. Per i deputati occorre poi esercitare maggiore pressione sul regime di Lukashenko in seno ad organizzazioni internazionali e va proposto un pacchetto completo di «sanzioni "intelligenti", concrete e dirette», che colpiscano duramente gli oppressori, senza aggiungere ulteriori sofferenze per i cittadini della Bielorussia. Solidarietà al popolo bielorusso e sostegno ai media indipendenti D'altra parte, il Parlamento esprime la propria solidarietà ad Aleksander Milinkevich e alle forze democratiche unite, nonché a Aleksander Kozulin e «a tutti i cittadini bielorussi che lottano per una Bielorussia indipendente, aperta e democratica basata sullo Stato di diritto». In proposito, afferma di essere «colpito positivamente» dalle manifestazioni di massa contro le elezioni «non democratiche e fraudolente», che rivelano «un immenso potenziale democratico» in Bielorussia. Inoltre, condanna «fortemente» la violenza e gli arresti arbitrari ad opera del regime bielorusso contro le migliaia di persone «che hanno trovato il coraggio di protestare contro la manipolazione delle elezioni presidenziali e la violazione dei diritti fondamentali del popolo bielorusso». Commissione, Consiglio e comunità internazionale sono quindi invitati a rafforzare il loro sostegno al popolo bielorusso e ad aumentare considerevolmente la pressione sul regime bielorusso «affinché ponga fine all'oppressione dittatoriale della popolazione», rilasci immediatamente tutte le persone arrestate, annulli tutte le sentenze emesse nei confronti di dimostranti pacifici ed indica quanto prima possibile nuove elezioni democratiche. Al governo bielorusso è invece chiesto di porre fine «ai pestaggi e ai maltrattamenti dei prigionieri politici» e di condurre un'indagine trasparente sull’abuso della forza da parte della polizia e delle forze di sicurezza contro i manifestanti. Inoltre, devono essere resi noti i nomi di tutte le persone arrestate, il luogo in cui esse si trovano attualmente e le accuse mosse nei loro confronti. Per i deputati, la Commissione dovrebbe riconsiderare la propria politica estera nei confronti della Bielorussia e presentare proposte su come possano essere promossi la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti dell'uomo. In proposito notano l'urgente necessità di creare un efficace meccanismo finanziario e amministrativo per promuovere la democrazia. Commissione e Consiglio dovrebbero orientare tutte le forme di sostegno finanziario verso le iniziative dei cittadini, le ONG e le piccole e medie imprese non legate al governo. Dovrebbero inoltre creare un regime che faciliti il rilascio dei visti a rappresentanti della società civile bielorussa nonché sostenere e rafforzare il giornalismo indipendente, la televisione, Internet, la stampa e i programmi radiofonici destinati alla Bielorussia. Critiche alla Russia Il Parlamento si dice «esterrefatto» per le reazioni positive della Duma di Stato russa e di Vladimir Putin allo svolgimento e al risultato delle elezioni presidenziali in Bielorussia. Secondo i deputati, l'efficacia delle politiche dell’UE nei confronti della Bielorussia è «minata dall'atteggiamento irresponsabile delle autorità di Mosca, che accordano pieno sostegno all'ultima dittatura in Europa». Consiglio e Commissione sono quindi invitati a sollevare con urgenza la questione della Bielorussia dinanzi alle autorità russe per definire una responsabilità comune a favore di un mutamento democratico concreto nel paese e per porre termine alla repressione politica e alle violazioni dei diritti umani. Occorre quindi agire a livello di Consiglio d'Europa e di OSCE, mentre gli Stati membri del G8 dovrebbero sollecitare la Russia ad invertire la propria posizione nei riguardi del Presidente Lukashenko e del suo regime e ad usare i suoi stretti legami con la Bielorussia per promuovere in tale paese la democrazia e le riforme politiche. L'ONU, il Consiglio d'Europa e gli Stati membri dell’UE sono infine invitati a istituire una commissione di inchiesta internazionale sulla scomparsa di Yuri Zakharenko, Victor Gonchar, Anatoly Krasovsky e Dmitry Zavadski. Riferimenti Risoluzione comune sulla situazione in
Bielorussia dopo le elezioni presidenziali del 19 marzo |
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Un miliardo di dollari di tangenti sono versati ogni anno nel mondo. Al fine di migliorare l'efficacia della politica di sviluppo dell'UE, il Parlamento sollecita quindi la creazione di un sistema internazionale di liste nere dei regimi e dei rappresentanti dei governi corrotti. Chiedendo l'adozione di indicatori di corruzione cui ricorrere per premiare la buona governance e penalizzare i regimi corrotti, i deputati incoraggiano il sostegno della sorveglianza realizzata dalla società civile. «La corruzione colpisce in modo sproporzionato i poveri limitando il loro accesso ai beni pubblici e abbassando la qualità dei servizi di base, il che rende più difficile la loro uscita dalla spirale della povertà». Partendo da questa premessa, il Parlamento sottolinea che la corruzione ostacola anche l'efficacia dell'aiuto e, quindi, «pregiudica gli obiettivi di sviluppo dell'Unione europea, rallentando il ritmo di sviluppo nei paesi partner dell'UE». Al riguardo, la relazione di Margrietus J. van den BERG (PSE, NL) ricorda che la Banca Mondiale stima in 1 miliardo di dollari USA l'importo delle tangenti versate in tutto il mondo e che l'Unione africana valuta che la corruzione costa alle economie africane oltre il 25% del PIL annuo dell'Africa. In tale contesto, è anche sottolineato che sono numerosi i protagonisti che possono svolgere un ruolo nella lotta contro la corruzione: i politici, i funzionari governativi, la società civile, i mezzi di informazione, le multinazionali e i donatori internazionali. Ritenendo che la trasparenza e la responsabilità sono principi fondamentali della lotta contro la corruzione, i deputati chiedono quindi alla Commissione di concentrarsi in modo più specifico su tali questioni nel definire i suoi programmi di sviluppo, «visto che meccanismi di gestione carenti tendono ad agevolare la corruzione». Inoltre, chiedono agli Stati membri che posseggono centri finanziari di adottare tutte le misure giuridiche e amministrative necessarie per garantire che i fondi acquisiti illegalmente possano essere rimpatriati nello Stato d'origine. D'altra parte, ricordando l'importanza che rivestono gli investimenti a favore dei paesi in via di sviluppo, il Parlamento incoraggia la Commissione e gli Stati membri «a rafforzarne il flusso». Al contempo, li esorta a stabilire «un sistema internazionale di liste nere per impedire alle banche di prestare ingenti somme di denaro destinate a corrompere i regimi o i singoli rappresentanti di un governo». Tutti gli Stati membri dell'Unione europea sono poi invitati a ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite del 2003 contro la corruzione nonché la Convenzione OCSE del 1997 sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali. Aiuto di bilancio Il Parlamento sottolinea che l'ottenimento di un aiuto di bilancio deve sempre essere accuratamente preceduto da valutazioni fiduciarie dei rischi caso per caso e che tale aiuto dovrebbe sempre essere destinato a un settore specifico. Inoltre, qualsiasi aiuto di bilancio fornito deve essere accompagnato da un dialogo politico volto a migliorare la gestione delle finanze pubbliche (GFP), «riducendo il rischio di corruzione o di cattiva gestione dei fondi». I deputati chiedono poi una maggiore trasparenza nei programmi di aiuto di bilancio erogati dall'Unione europea, in particolare la pubblicazione delle pertinenti informazioni concernenti l'aiuto speso nel paese destinatario coinvolgendo i protagonisti parlamentari e civili. Per i deputati occorre creare indicatori sociali specifici per ottenere dati più precisi sulla qualità della governance realizzata dai paesi in causa e chiedono che la società civile partecipi in modo più ampio a questo processo. La Commissione dovrebbe quindi utilizzare tali indicatori della corruzione «per compensare il buon governo e penalizzare i regimi corrotti». Ruolo della società civile I deputati ritengono che la riduzione della corruzione è impossibile senza la presa di coscienza e la partecipazione della società civile e che l'accesso a tutte le informazioni svolge un ruolo determinante in questo processo. Pertanto, sottolineano che occorre dare maggiore attenzione al ruolo della società civile promuovendo la buona governance e il controllo volontario della corruzione. Inoltre, ritengono sia importante che la società civile definisca circuiti di sorveglianza nei paesi in via di sviluppo chiedendo al loro governo un sistema di verifica e di bilancio. A tale riguardo, chiedono alla Commissione di sostenere questo processo riservando una percentuale adeguata dell'aiuto di bilancio concesso ai circuiti di sorveglianza degli scambi della società civile. Il Parlamento, infine, sostiene la campagna "Pubblicate quello che pagate", che chiede alle multinazionali delle industrie estrattive (petrolio, gas e risorse minerarie) di rivelare in maniera sistematica e trasparente le informazioni concernenti le tasse e i canoni concessi ai governi. Link utili Convenzione delle Nazioni Unite del 2003 contro
la corruzione (versioni
francese e
inglese) Riferimenti Margrietus J. van den BERG (PSE, NL) |
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L'Aula ha adottato una relazione che, pur sostenendo il sistema OMC, deplora gli scarsi risultati ottenuti finora e l’influenza sproporzionata delle lobby. I deputati giudicano indispensabile il carattere condizionale dell’offerta agricola dell’UE e reclamano una migliore difesa delle indicazioni geografiche. Occorre poi ridurre le tariffe industriali ed eliminare i dazi per i paesi meno avanzati. E’ chiesto anche un rafforzamento della lotta alla contraffazione e delle norme antidumping. Il Parlamento ha adottato con 493 voti favorevoli, 103 contrari e 25 astensioni, la relazione di Georgios PAPASTAMKOS (PPE/DE, EL) sulla valutazione del Doha Round a seguito della Conferenza ministeriale dell’OMC a Hong Kong. I deputati sottolineano anzitutto che il sistema commerciale multilaterale «dovrebbe contribuire a un rafforzamento dell'equità, della sicurezza, della trasparenza e della stabilità nel commercio internazionale» ma anche «a una migliore gestione della globalizzazione tramite norme e discipline multilaterali e la risoluzione giudiziaria delle controversie», «privilegiando gli aspetti dello sviluppo sostenibile e i diritti dell'uomo». Pertanto, ribadiscono il loro impegno a favore dell'approccio multilaterale in materia di politica commerciale e il loro sostegno all'OMC «quale garante del commercio internazionale basato su norme». D’altra parte, il Parlamento ammonisce che un fallimento dei negoziati multilaterali e il passaggio ad accordi bilaterali o regionali condurrebbe «a un processo disuguale di liberalizzazione» e a uno sviluppo irregolare e sarebbe quindi «pregiudizievole soprattutto per i paesi meno avanzati». Per tale ragione deplora «i lenti progressi compiuti sinora» nell'ambito dei negoziati e «il predeterminato scarso livello di ambizione» per i risultati della Conferenza ministeriale di Hong Kong. Auspicando che la dichiarazione ministeriale «spiani la strada a una favorevole conclusione dei negoziati in tutti i settori chiave», i deputati chiedono nondimeno alla Commissione ritengono quindi necessario che tutti i principali attori si impegnino maggiormente «in negoziati reali, al fine di raggiungere un risultato concreto» e, al riguardo, sottolineano il ruolo che dovrebbe assumere l’Unione europea. Alla Commissione è comunque chiesto di preparare un piano d'azione alternativo in caso di fallimento dei negoziati. Pur riconoscendo che le imprese hanno un interesse legittimo a foggiare le politiche che incidono sul loro modo di operare e che la partecipazione di gruppi diversi, comprese le ONG, è essenziale per il funzionamento dell'OMC, i deputati rilevano tuttavia che le priorità delle imprese e quelle delle ONG «influenzano in maniera sproporzionata l'agenda politica dell'OMC». A loro parere, inoltre, «potrebbero persino svolgere un ruolo maggiore di quello dei parlamentari democraticamente eletti per quanto riguarda il documento finale». Per tale ragione esortano la Commissione ad esaminare attentamente il ruolo svolto dalle imprese e dalle ONG nel processo negoziale e sollecitano una maggiore trasparenza e la riduzione dei loro privilegi. La relazione, d’altra parte, sottolinea la necessità di una migliore informazione del pubblico e di una più ampia consultazione della società civile. Al riguardo, ponendo l’accento sull'importante contributo della dimensione parlamentare quale mezzo «per rafforzare la sua responsabilità democratica e l'apertura ai cittadini», il Parlamento sottolinea l'importanza di essere rappresentato alle riunioni importanti dell'OMC, come quelle previste per aprile e luglio di quest'anno, «e non soltanto in occasione delle conferenze ministeriali ufficiali». Offerta agricola UE condizionata e protezione delle indicazioni geografiche I deputati sottolineano, innanzitutto, che gli impegni assunti dalla Commissione nel corso dei negoziati agricoli in seno all'OMC del regime in vigore per la PAC e del mandato negoziale «devono rimanere entro i limiti» e giudicano «indispensabile» conservare il carattere condizionale dell’attuale offerta europea così come la possibilità di ritirarla nel corso dei negoziati in caso di mancanza di offerte soddisfacenti da parte degli altri partner. Nel ribadire poi la necessità di rispettare il carattere multifunzionale dell'agricoltura UE, la relazione accoglie con favore l'obbligo di procedere a una riduzione globale del sostegno nazionale e insiste sulla necessità di una definizione delle misure contenute nella "scatola verde" inclusi gli aiuti disaccoppiati. Nel sottolineare la grave distorsione della concorrenza cui sono esposti gli agricoltori europei fintantoché i prodotti importati non saranno soggetti alle stesse norme dei prodotti interni, il Parlamento invita la Commissione a tenere debitamente conto, nel corso dei negoziati, degli aspetti non commerciali - come il benessere degli animali e l'ambiente - nel settore dell'agricoltura. Sostiene inoltre il diritto degli agricoltori di poter accedere alle sementi tradizionali Ponendo, poi, l’accento sull’importante offerta dell’UE di eliminare il suo sistema di rimborsi all'esportazione entro il 2013 e si insiste sulla necessità di un'iniziativa parallela da parte di altri membri dell'OMC nei settori dei crediti all'esportazione, delle imprese commerciali statali e degli aiuti alimentari. In proposito, peraltro, il Parlamento chiede che una parte considerevole dell'eliminazione dei rimborsi all'esportazione sia realizzata nel corso della prima metà del periodo di attuazione e condivide il parere della Commissione secondo cui l'abolizione delle sovvenzioni all'esportazione va espressa in termini di valore. I deputati inoltre propongono un audit indipendente sull'insieme delle forme di aiuto al commercio internazionale (crediti all'esportazione, sistemi di garanzia, imprese statali, aiuto alimentare, ecc.) che miri a distinguere tra ciò che è considerato umanitario e ciò che falsa le norme di concorrenza del commercio internazionale e che deve quindi «essere eliminato». La relazione sollecita poi la Commissione a prendere in considerazione la possibilità di introdurre nei negoziati agricoli una "scatola dello sviluppo" per i paesi meno sviluppati, cosicché possano affrontare le questioni della sicurezza alimentare e dell'occupazione rurale, «che rappresentano problematiche di primaria importanza quando si tratta di sradicare la povertà». L'apertura del mercato comunitario deve peraltro essere riservata prioritariamente ai paesi meno avanzati (PMA) e agli ACP. Per i deputati, inoltre, la protezione delle indicazioni geografiche rimane un tema di «cruciale importanza» per l'Unione europea, che gode di un vantaggio competitivo per una serie di prodotti regionali di alta qualità. Deplorano quindi la mancanza di progressi relativamente all'istituzione di un registro per i vini e i liquori come pure all'ampliamento della protezione delle indicazioni geografiche ad altri prodotti. In proposito, i deputati ricordano che tali elementi «sono fondamentali per un risultato equilibrato dei negoziati». Lotta alla contraffazione e antidumping Rilevando che la protezione della proprietà intellettuale dell'Europa, comprese le indicazioni geografiche, «resta una delle questioni più importanti da risolvere in seno all'OMC», i deputati chiedono il rafforzamento dei meccanismi dell'OMC per combattere la vendita di prodotti contraffatti e la violazione dei diritti di brevetto dell'UE. Al riguardo, sottolineano che l'internalizzazione di prodotti contraffatti si ripercuote negativamente sulle entrate fiscali dei paesi sviluppati, contribuisce al finanziamento della criminalità organizzata a livello internazionale e riduce gli incentivi all'invenzione e innovazione in tutti i paesi, «mettendo così a repentaglio gli ingenti investimenti delle industrie UE nei prodotti e servizi ad alta tecnologia». Anche per tale motivo accolgono favorevolmente il fatto che la Commissione assegnerà un responsabile dei brevetti in pianta stabile a Pechino a partire dal 1° aprile 2006. La relazione sollecita inoltre un inasprimento delle norme "antidumping" e delle altre misure volte ad impedire il ricorso abusivo agli strumenti di protezione degli scambi, «pur sempre mantenendo l'uso legittimo e l'efficacia di tali strumenti». Insiste affinché tutte le forme di dumping siano proibite e definite come esportazioni effettuate a prezzi al di sotto della media dei costi pieni di produzione, tenendo conto di tutti i tipi di sovvenzioni a monte e a valle e delle sovvenzioni incrociate. Ancora molto da fare per i prodotti industriali La relazione sollecita «risultati ambiziosi» nei negoziati sui prodotti non agricoli (NAMA), che garantiscano nuove reali opportunità di accesso al mercato mediante riduzioni considerevoli delle aliquote applicate e che tengano debitamente conto del trattamento speciale e differenziato richiesto dai paesi in via di sviluppo vulnerabili. In proposito, pur sottolineando che il risultato dovrebbe riflettere il principio concordato della "non totale reciprocità", i deputati esortano i paesi in via di sviluppo più avanzati ad assumere la loro parte di responsabilità. Nell’accogliere con favore l'accordo di utilizzare una formula svizzera per le riduzioni tariffarie, tuttavia, riconoscono che rimane «molto da fare» per stabilire le modalità e concludere i negoziati e, al riguardo, sottolineano che dovranno essere adottate «decisioni difficili» entro l'aprile 2006 in merito alle modalità di riduzione tariffaria per quanto riguarda sia il numero sia il livello dei coefficienti. Sollecitano poi lo smantellamento delle barriere non tariffarie ingiustificate e che ostacolano l'accesso al mercato e potrebbero neutralizzare gli eventuali benefici dei tagli tariffari chiedendo, al contempo, maggiori sforzi per la promozione di una normalizzazione a livello internazionale e del riconoscimento reciproco. Liberalizzare i servizi, ma non quelli della salute, dell’istruzione e degli audiovisivi Il Parlamento esprime preoccupazione in merito ai ritardi registrati nei negoziati nel settore dei servizi e sollecita la loro intensificazione a livello sia bilaterale sia plurilaterale, tenendo debitamente conto degli interessi delle economie deboli e vulnerabili e «senza indebolirne la posizione costringendoli a liberalizzare altri settori dei servizi». D'altra parte si compiace del fatto che il termine fissato per la presentazione delle richieste multilaterali sia stato rispettato, considerandolo «un segno positivo in vista di un ulteriore avanzamento dei negoziati». I deputati ribadiscono poi che i servizi pubblici essenziali come quelli della salute, dell'istruzione e degli audiovisivi «dovrebbero essere esclusi dalla liberalizzazione». Nondimeno, insistono affinché l'Unione europea continui a porre l'accento, in seno all'OMC, sulla liberalizzazione dei servizi e sull'apertura dei mercati, quali quelli dei settori finanziario, turistico e della distribuzione, «che sono importanti per l'economia europea». Dimensione sociale Il Parlamento sottolinea l'importanza di tener presenti, nell'ambito dei negoziati, anche agli aspetti non direttamente connessi agli scambi commerciali, come ad esempio le questione sociali, ambientali e culturali. Per tale motivo deplora che, ancora una volta, il rafforzamento dei legami tra l'OMC e l'Ufficio internazionale del lavoro «non abbia trovato espressione nella dichiarazione ministeriale». Niente dazi e quote per i prodotti dei paesi meno sviluppati Nel ricordare che una conclusione positiva dei negoziati deve prevedere l'impegno a favore di concreti benefici in termini di sviluppo in tutti i settori negoziali, la relazione accoglie con favore il pacchetto di misure sullo sviluppo adottato a Hong Kong, «benché meno ambizioso di quanto previsto». I deputati invitano quindi tutti i paesi sviluppati e i paesi in via di sviluppo più avanzati a seguire il modello dell'iniziativa dell'UE "tutto salvo le armi", «garantendo un accesso al mercato libero al 100% da dazi e da quote per i PMS». Nel deplorare poi la lentezza con cui procedono i lavori relativi all'importante questione dell'erosione delle preferenze, il Parlamento invita la Commissione a proporre eventuali soluzioni sia a livello bilaterale che multilaterale per la stabilizzazione del prezzo delle materie prime, dopo lo smantellamento dell'attuale sistema di regolamentazione UE/ACP. I deputati, inoltre, ritengono che un trattamento speciale e differenziale debba costituire parte integrante degli accordi OMC. D’altra parte, il Parlamento si compiace della decisione del Consiglio generale dell'OMC tesa a migliorare l'accesso ai medicinali per i paesi in via di sviluppo. L’Unione europea è poi esortata a garantire che l'aiuto supplementare agli scambi annunciato a Hong Kong sia finanziato con nuove risorse attraverso un'aggiunta alle prospettive finanziarie, e non comporti lo storno di risorse già assegnate ad altre iniziative di sviluppo. Energia I deputati propongono ai negoziatori dell'Unione in ambito OMC di iniziare a formulare una posizione dell'Unione in materia di approvvigionamento energetico che introduca una maggiore sicurezza dell'approvvigionamento e forze di mercato più incisive nel settore dell'energia. E’ anche precisato che dovrà comprendere le applicazioni industriali nel campo dell'energia, l’agevolazione degli investimenti nei paesi in via di sviluppo e l’eliminazione del sistema a doppio prezzo, nonché altre forme di restrizioni all'esportazione o imposte che minacciano la sopravvivenza di numerose industrie dell'UE. Link utili Dichiarazione della Conferenza ministeriale di Hong Kong (versioni francese e inglese) Riferimenti Georgios PAPASTAMKOS
(PPE/DE, EL) |
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Il Parlamento ha adottato una risoluzione con la quale deplora le inaccettabili condizioni di vita dei migranti e dei richiedenti asilo nei centri di detenzione amministrativa di Malta. Tuttavia, riconoscendo le difficoltà oggettive, i deputati chiedono all'Unione di fornire un aiuto concreto all'Isola e l'istituzione di un fondo d'emergenza per far fronte alle crisi umanitarie in Europa. Gli Stati membri, inoltre, dovrebbero accogliere sul loro territorio i rifugiati che approdano a Malta. Il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione con la quale deplora «le inaccettabili condizioni di vita dei migranti e dei richiedenti l'asilo nei centri di detenzione amministrativa di Malta», che una delegazione della commissione per le libertà civili ha potuto constatare in occasione di una visita ai principali centri di accoglienza dell'isola il 24 marzo scorso. Più in particolare, i deputati hanno osservato che i richiedenti asilo sono detenuti in condizioni ben al di sotto delle norme riconosciute a livello internazionale e che tra le preoccupazioni specifiche si annoverano le condizioni fisiche nonché l'accesso inadeguato o inesistente ai servizi di base, quali l'assistenza sanitaria, sociale e giuridica. Il Parlamento, tuttavia, riconosce le difficoltà incontrate da Malta nella gestione dell'emergenza migratoria di questi ultimi anni ed esprime la propria solidarietà al popolo maltese, ai richiedenti asilo e agli immigrati detenuti, alle autorità maltesi e alle loro forze dell'ordine «che si trovano di fronte ad un notevole problema», tenuto conto delle dimensioni di Malta e della sua popolazione e del fatto che la destinazione finale dei migranti e dei richiedenti l'asilo non è Malta. La media annua delle persone che arrivano a Malta, osservano infatti i deputati, corrisponde al 45% del tasso di natalità a Malta e, rispetto alla sua popolazione, ogni arrivo a Malta corrisponderebbe a 140 arrivi in Italia, 150 in Francia e a 205 in Germania. Considerando che nel 2005 sono arrivate a Malta 1.800 persone, questo corrisponderebbe a 252.000 arrivi in Italia, 270.000 in Francia e a 369.000 in Germania. Malta, inoltre, spende l'1% del proprio bilancio statale per far fronte alla situazione attuale e destina una parte notevole del suo esercito e dei suoi servizi di polizia, oltre il 10% dei suoi effettivi, all'emergenza umanitaria e alla gestione di centri di detenzione e di accoglienza. Compiacendosi della trasparenza mantenuta dalle autorità maltesi che hanno permesso l'ingresso nei centri alla delegazione parlamentare, i deputati chiedono inoltre l'accesso completo ai centri chiusi di detenzione per l'Alto Commissariato per i rifugiati e le ONG. A queste ultime, rivolgono un appello affinché siano presenti in tali centri in modo permanente, per garantire l'assistenza medica e giuridica. Il Parlamento chiede che l'Unione europea svolga un ruolo maggiore nella gestione delle emergenze umanitarie, collegate con i flussi migratori e con i richiedenti l'asilo. Dovrebbe pertanto essere convocata quanto prima, a Malta, una riunione straordinaria dei ministri della giustizia e degli affari interni per tener conto della necessità di adottare misure urgenti ed immediate, al fine di anticipare l'aumento degli immigrati clandestini che arrivano sull'isola durante i mesi estivi, cercando nel contempo una soluzione alle difficoltà attuali. Più in generale, gli Stati membri dell'Unione dovrebbero dimostrare una maggiore solidarietà nei confronti degli Stati membri che soffrono maggiormente dei flussi migratori verso l'UE e sono quindi invitati ad accogliere sul loro territorio i richiedenti l'asilo provenienti da Malta e da altri piccoli paesi, in particolare utilizzando l'assistenza tecnica e i fondi comunitari previsti. E' poi rivolto un appello al Consiglio e agli Stati membri affinché forniscano un aiuto pratico a Malta inviando gruppi di esperti con incarichi di assistenza nel conferimento dello status di richiedente asilo e di consulenza sul rispetto della direttiva 2003/9/CE relativa all'accoglienza dei richiedenti asilo. La Commissione dovrebbe inoltre proporre quanto prima la creazione di un fondo d'emergenza per far fronte alle crisi umanitarie negli Stati membri e incorporare nei nuovi fondi per il periodo 2007-2013 un meccanismo di urgenza che consenta di fornire aiuti finanziari in situazioni d'emergenza. I deputati si dicono poi fermamente convinti che Malta e gli altri Stati membri dell'UE debbano rispettare i loro obblighi in conformità del diritto internazionale per quanto riguarda i richiedenti asilo. Inoltre, invitando le autorità maltesi ad applicare più rigorosamente la pertinente direttiva, specie per quanto riguarda la vita nei centri di detenzione, chiedono loro di ridurre notevolmente i tempi di detenzione dei migranti. Insistono anche affinché gli Stati membri applichino con coerenza l'accesso alla procedura d'asilo e le disposizioni della direttiva relativa all'accoglienza ed esaminino in modo rapido ed efficace le richieste d'asilo. La Commissione, inoltre, dovrebbe prendere quanto prima un'iniziativa per una revisione del regolamento "Dublino II" (343/2003) che ne rimetta in causa il principio, secondo il quale lo Stato membro responsabile dell'esame di una richiesta d'asilo è il primo paese d'accesso. Per i deputati, infatti, ciò rappresenta un onere insopportabile per i paesi situati a sud e all'est dell'UE e deve quindi essere instaurato un meccanismo equo di ripartizione delle responsabilità fra gli Stati membri. Il Parlamento, infine, ricorda la necessità di una politica comunitaria di immigrazione e di asilo basata sull'apertura di canali legali di immigrazione e sulla definizione di norme comuni di protezione dei diritti fondamentali degli immigrati e dei richiedenti l'asilo in tutta l'Unione, come è stato stabilito dal Consiglio europeo di Tampere del 1999 e confermato dal programma dell'Aia. Nel corso del dibattito tenutosi in Aula il 3 aprile, sono intervenuti, tra gli altri, il capo della delegazione parlamentare Stefano ZAPPALÀ (PPE/DE, IT) e il relatore Giusto CATANIA (GUE/NGL, IT). Link utili Trascrizione del dibattito in Aula del 3 aprile 2006 Riferimenti Risoluzione comune sulla situazione dei
rifugiati a Malta |
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I gas fluorurati non erano la soluzione! Utilizzati sin dagli anni '90 per sostituire altre sostanze che danneggiano l'ozono, si possono trovare nei sistemi di refrigerazione e condizionamento, ma anche negli estintori e in alcune scarpe sportive. Ora sono accusati di contribuire al riscaldamento globale. Il Parlamento ha adottato due testi normativi volti a ridurre o vietare il ricorso a tali gas. Ciò dovrebbe aiutare gli Stati membri a onorare gli impegni assunti con il Protocollo di Kyoto. Per far valere la propria posizione, il Parlamento ha spinto la procedura di codecisione fino all'ultima tappa, quella della conciliazione, nell'ambito della quale è stato finalmente trovato un accordo con il Consiglio in merito a un regolamento volto a restringere l'uso di taluni gas fluorurati ad effetto serra e ad una direttiva relativa alle emissioni degli impianti di condizionamento d'aria dei veicoli a motore. L'accordo sul regolamento è stato sottoscritto dalla Plenaria con 476 voti favorevoli, 46 contrari e 25 astensioni e quello sulla direttiva a larga maggioranza. Meno familiari del CO2, i gas fluorurati contribuiscono almeno per il 5% all'effetto serra e l'Unione europea intende inquadrare e ridurne fortemente la produzione. Questi gas sono presenti in particolare nei condizionatori d'aria, nei frigoriferi e nelle schiume isolanti. Ma si trovano anche nelle suole di alcune scarpe sportive sofisticate. Il potenziale di riscaldamento globale (GWP) dei gas fluorurati ad effetto serra è alto e molti di questi tendono a permanere nell'atmosfera per lunghissimi periodi di tempo, si parla anche di 50.000 anni. Ad esempio, la Commissione valuta che il potenziale di riscaldamento globale dell'esafluoruro di zolfo sia 23.900 volte maggiore di quello del biossido di carbonio (CO2), il cui GWP è pari a 1. Qualora non siano intraprese misure appropriate, la Commissione stima che le emissioni di gas fluorurati passeranno da 65,2 milioni di tonnellate equivalenti di biossido di carbonio nel 1995 a 98 milioni nel 2010. La proposta originaria della Commissione dell'11 agosto 2003 concerneva un regolamento su taluni gas fluorurati ad effetto serra con elevato potenziale di riscaldamento globale. Nel regolamento dovevano essere comprese sia le applicazioni fisse sia i condizionatori d'aria mobili. L'obiettivo generale della proposta della Commissione era di contribuire a conseguire gli obiettivi fissati nel protocollo di Kyoto, riducendo le emissioni di gas fluorurati ad effetto serra attraverso misure che promuovono la qualità dell'ambiente tenendo conto, al tempo stesso, del funzionamento del mercato interno. In base al protocollo di Kyoto l'Unione si è impegnata a ridurre dell'8%, rispetto al 1990, le emissioni di gas nel periodo 2008-2012. Dopo l'approvazione in prima lettura del Parlamento, il Consiglio ha adottato la sua posizione comune e diviso la singola proposta legislativa in due atti legislativi distinti: da un lato una direttiva relativa ai condizionatori d'aria mobili, basata sulla direttiva quadro sull'omologazione dei veicoli; dall'altro un regolamento relativo alle applicazioni fisse di taluni gas fluorurati ad effetto serra. Il Parlamento, in seconda lettura, ha approvato diversi emendamenti alle posizioni comuni del Consiglio che, a sua volta, non li ha potuti accettare tutti, portando quindi alla convocazione del comitato di conciliazione. Gas fluorurati ad effetto serra Il regolamento mira a ridurre le emissioni di 25 gas fluorurati coperti dal Protocollo di Kyoto: 17 idrofluorocarburi (HFC), 7 perfluorocarburi (PFC) e, il più pericoloso di tutti, l'esafluoruro di zolfo (SF6). Il provvedimento riguarda il contenimento, l’uso, il recupero e la distruzione di questi gas a effetto serra nonché l’etichettatura, lo smaltimento di prodotti e apparecchiature contenenti tali gas, la comunicazione di informazioni su questi gas, il controllo degli usi e i divieti in materia di immissione in commercio dei prodotti e apparecchiature, nonché la formazione e certificazione del personale e delle società addetti alle attività contemplate dal regolamento stesso. Uno dei principali problemi aperti durante il processo di conciliazione riguardava la possibilità per gli Stati membri di mantenere o introdurre misure nazionali più restrittive rispetto a quelle proposte dal regolamento. Mentre il Parlamento auspicava lasciare liberi gli Stati membri di mantenere o introdurre misure più restrittive, il Consiglio voleva limitare tale possibilità. Il comitato di conciliazione ha stabilito che gli Stati membri, fondandosi sull'articolo 175 del Trattato (politica ambientale) possono mantenere o introdurre misure nazionali più severe per quanto riguarda il contenimento, il recupero, la certificazione e la comunicazione di informazioni. L'articolo 95, mercato unico, si applica invece alle disposizioni relative al bando, ai divieti e all'etichettatura. Il regolamento prevede un certo numero di divieti che dovranno essere tassativamente rispettati entro un dato periodo. Per esempio, nelle scarpe sportive non potranno usarsi gas fluorurati sin dalla data di entrata in vigore, nella fabbricazione di pneumatici, finestre ad uso domestico ed estintori non potranno essere presenti a partire da un anno dopo, nelle schiume dopo due anni e negli aerosol dopo tre anni. In relazione al caso specifico delle misure nazionali esistenti in Danimarca e in Austria, è stata introdotta una clausola di salvaguardia che consentirà ai due Stati membri di mantenere la propria legislazione, più rigorosa, fino al 31 dicembre 2012. In proposito, dopo le proteste della relatrice in merito a una dichiarazione unilaterale della Commissione «che comprometteva lo spirito dell'accordo raggiunto con il Consiglio», il commissario Markos KYPRIANOU ha rassicurato l'Aula, dichiarando che l'Esecutivo si impegna a riesaminare la procedura d'infrazione pendente contro Danimarca e Austria in merito all'uso dei gas fluorurati, tenendo conto dell'accordo finale raggiunto in conciliazione. In ogni caso, il compromesso prevede che queste disposizioni nazionali dovranno essere notificate alla Commissione, corredate da una giustificazione delle scelte adottate. A fronte di questa concessione, il Parlamento ha ottenuto l'inserimento di una clausola che consente la revisione delle disposizioni alla luce degli impegni internazionali esistenti o futuri per la lotta al cambiamento climatico. La Commissione, entro fine 2008, presenterà quindi delle proposte al riguardo. Un compromesso è stato anche raggiunto riguardo all'etichettatura. Le applicazioni contenenti gas fluorurati, è stato concordato, possono essere immesse in commercio solo se riportano un'etichetta indicante chiaramente le denominazioni dei gas fluorurati e la quantità contenuta nell'applicazione. I manuali di istruzione che accompagnano le applicazioni devono inoltre indicare il possibile impatto ambientale dei gas. Altri argomenti sui quali si è dovuto giungere ad un accordo, vertono sui provvedimenti tecnici relativi al contenimento dei gas fluorurati ad effetto serra, sulla comunicazione delle informazioni e la revisione del regolamento, sulla definizione dell'immissione in commercio, sul trasporto transfrontaliero, sulla notifica delle misure che introducono un divieto aggiuntivo dei gas fluorurati ad effetto serra, sulla formazione e sulla certificazione. Impianti di condizionamento dei veicoli a motore La direttiva stabilisce i requisiti per l'omologazione CE o l'omologazione di portata nazionale dei veicoli in materia di emissioni degli impianti di condizionamento d'aria installati sui veicoli e di utilizzazione sicura di tali impianti. Stabilisce altresì le disposizioni concernenti l'adattamento e la ricarica di detti impianti. A decorrere dal 1º gennaio 2011 gli impianti di condizionamento d'aria destinati a contenere gas fluorurati ad effetto serra con un potenziale di riscaldamento globale superiore a 150 non potranno essere adattati a veicoli omologati da tale data in poi. Dal 1º gennaio 2017 tali impianti di condizionamento d'aria non potranno essere adattati su nessun veicolo. Gli impianti di condizionamento d'aria installati su veicoli omologati al 1° gennaio 2011 o dopo tale data, inoltre, non potranno essere riempiti con gas fluorurati ad effetto serra con potenziale di riscaldamento globale superiore a 150. Dal 1° gennaio 2017, inoltre, gli impianti di condizionamento d'aria installati su tutti i veicoli non potranno essere riempiti con gas fluorurati ad effetto serra con potenziale di riscaldamento globale superiore a 150, tranne per quanto riguarda la ricarica di impianti di condizionamento d'aria contenenti tali gas che sono stati installati su veicoli prima di tale data. Il Parlamento chiedeva di autorizzare gli Stati membri a promuovere altri sistemi di climatizzazione anche attraverso incentivi fiscali. L'accordo cui si è giunti al comitato di conciliazione dà possibilità agli Stati membri di favorire l'installazione sui veicoli di condizionatori d'aria «efficienti, innovativi e che riducano ulteriormente l'impatto climatico», conformemente alle norme comunitarie sugli aiuti di Stato. Link utili
Progetto comune di Regolamento su taluni gas fluorurati ad
effetto serra Riferimenti Avril DOYLE (PPE/DE, IE) |
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Il Parlamento europeo è favorevole ad aiutare gli allevatori dell'Unione colpiti dalla drastica riduzione dei consumi e dei prezzi verificatesi a seguito della diffusione dell'influenza aviaria in Europa. Sostiene quindi la proposta della Commissione volta a finanziare misure eccezionali, chiedendo però la possibilità di avviare campagne d'informazione per rassicurare i consumatori. Sollecitando il ricorso alla vaccinazione degli animali, chiede anche più attenzione per il loro benessere. Di fronte alla gravità dell’attuale crisi del mercato, la Commissione ha adottato una proposta di regolamento volta a consentire il confinanziamento, tramite il bilancio UE, del 50% delle spese di sostegno del mercato connesse al crollo dei consumi e dei prezzi del pollame e delle uova. A tal fine ha proposto di modificare i regolamenti 2771/75 e 2777/75 - la base giuridica per le misure di sostegno del mercato nel settore delle uova e del pollame - che, allo stato attuale, contemplano come uniche misure di sostegno del mercato le restituzioni all’esportazione. Il campo d'applicazione dei due provvedimenti viene quindi ampliato, permettendo il cofinanziamento, a carico del bilancio comunitario, del 50% delle misure veterinarie (ad es. la macellazione dei volatili) e del 50% dell’aiuto compensativo concesso a fronte di restrizioni dei movimenti degli animali dettate dall’insorgenza di focolai di epizoozie in aziende situate nel territorio dell’Unione europea. Ciò consentirebbe di adottare, a richiesta degli Stati membri, “misure eccezionali di sostegno del mercato”, per tener conto di “gravi turbative del mercato direttamente legate ad una perdita di fiducia dei consumatori a causa dei rischi per la salute umana e animale”. Le proposte di misure trasmesse dagli Stati membri dovranno essere approvate dalla Commissione secondo la procedura del comitato di gestione. Il Parlamento ha accolto con favore queste proposte, avanzando però alcuni emendamenti. Più in particolare, fa un esplicito riferimento alla possibilità di abbinare la vaccinazione d'emergenza alle misure eccezionali di abbattimento in quanto ritiene che ciò possa costituire un elemento fondamentale della strategia di eradicazione. Inoltre, chiede che i provvedimenti eccezionali siano circoscritti «a casi di pericolo esistenziale» e si dovrebbero comunque «evitare inutili sofferenze agli animali». Per i deputati, infatti, occorre precisare che non è opportuno reagire con provvedimenti eccezionali ad ogni turbativa del mercato e ritengono sia più sensato acquistare uova da cova che "ritirare da mercato" pulcini di un giorno. Ritenendo poi che l'attuale crisi del mercato sia dovuta essenzialmente ad un eccessivo allarmismo, il Parlamento aggiunge tra i provvedimenti che possono essere adottati dagli Stati membri il lancio di campagne di informazione «volte a ristabilire la fiducia dei consumatori». Si tratterà, precisa, di fornire «una corretta informazione sui rischi per la salute pubblica o animale». I deputati, infine, sottolineano che le restituzioni alle esportazioni «costituiscono uno strumento incongruo per rimuovere le turbative dei mercati». Ai loro occhi, infatti, hanno un impatto negativo in taluni paesi terzi senza peraltro conseguire l'obiettivo perseguito. E' poi precisato che gli Stati membri dovrebbero garantire che non si verifichino distorsioni della concorrenza tra gli agricoltori qualora facciano partecipare i produttori al finanziamento. La proposta di regolamento sarà ora discussa dal Consiglio dei Ministri dell'Agricoltura che si terrà il 25 aprile prossimo. La situazione in Italia Per quanto riguarda l'Italia, queste misure andranno a completare il provvedimento nazionale adottato l'8 marzo scorso per affrontare la crisi di mercato determinata dall'influenza aviaria che, secondo alcune stime, con una riduzione dei consumi del 30% rispetto al primo semestre del 2005, produrrebbe perdite pari a 5 milioni di euro al giorno e avrebbe portato alla soppressione di 30.000 posti di lavoro. I prezzi, inoltre, rimangono non remunerativi per gli allevatori. La legge italiana ha stanziato 100 milioni di euro destinati a interventi per il salvataggio e la ristrutturazione e indennità per fermo produttivo e mancato reddito dovuto al blocco della movimentazione degli animali. Le disposizioni nazionali prevedono anche la sospensione dei versamenti previdenziali, tributari e creditizi fino al 31 ottobre 2006 e la possibilità di concedere mutui per la riconversione e la ristrutturazione In Italia operano 6.000 allevamenti, 173 macelli, 517 imprese di prima e seconda lavorazione che danno lavoro a 180.000 addetti. La produzione è di 1,13 milioni di tonnellate di carne, superiore ai consumi interni, per un fatturato complessivo di 3,5 miliardi di euro. Link utili Riferimenti Proposta di regolamento - Provvedimenti
eccezionali di sostegno del mercato (settore avicolo) |
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Preoccupato per il futuro approvvigionamento delle associazioni caritative riconosciute per l'attuazione del Programma europeo di aiuto alimentare ai più bisognosi, il Parlamento ha adottato una dichiarazione che chiede di rendere permanente il Programma e di assegnarli una dotazione globale pluriennale. I deputati sollecitano anche la costituzione di scorte riservate a quest'azione e l'acquisizione sul mercato comunitario di prodotti non disponibili nelle scorte d'intervento. Nell'Unione europea a 25, «almeno 40 milioni di europei non hanno cibo a sufficienza», ma «le scorte d'intervento pubblico comunitario stanno sparendo fisicamente e giuridicamente». E' quanto afferma con preoccupazione la dichiarazione scritta - promossa, tra gli altri, dal vicepresidente Mario MAURO (PPE/DE, IT) - che è diventata una risoluzione ufficiale del Parlamento europeo dopo essere stata sottoscritta da ben 391 deputati di tutti gli schieramenti. Nel ricordare che il soddisfacimento dei bisogni alimentari di tutti gli europei è una priorità della politica agricola comune (PAC) nonché uno dei principi fondatori del Trattato di Roma, il Parlamento chiede alla Commissione e al Consiglio di riconoscere l'esistenza, all'interno dell'Unione europea, di persone vittime della malnutrizione e di affermare la necessità di soddisfare i loro bisogni alimentari. A tale proposito, sostiene che il Programma europeo di aiuto alimentare ai più bisognosi «ha dato buoni risultati ed è diventato vitale per milioni di europei». Occorre pertanto renderlo permanente e assegnarli una dotazione globale pluriennale. L'azione deve inoltre essere aperta a nuovi settori quali carni suine, di pollame e uova ed è necessario includere nel Programma «misure innovatrici aventi per obiettivo la distribuzione di razioni alimentari equilibrate». Il Parlamento chiede anche di considerare l'aiuto alimentare come parte dell'obiettivo di ridurre la povertà e di avviare modifiche regolamentari che consentano la costituzione di scorte riservate a quest'azione, «vale a dire assegnate e destinate ai più bisognosi», l'ampliamento della procedura del baratto e l'acquisto sul mercato comunitario di prodotti non disponibili nelle scorte d'intervento. Elenco dei firmatari italiani Agnoletto, Albertini, Andria, Angelilli, Antoniozzi, Battilocchio, Berlinguer, Bersani, Bertinotti, Bonsignore, Borghezio, Braghetto, Brunetta, Carollo, Castiglione, Catania, Cesa, Cirino Pomicino, Cocilovo, D'Alema, De Michelis, Dionisi, Di Pietro, Ebner, Fatuzzo, Foglietta, Frassoni, Gawronski, Gruber, Guidoni, Kusstatscher, La Russa, Lavarra, Letta, Locatelli, Mantovani, Mauro, Morgantini, Musacchio, Musotto, Mussolini, Napoletano, Panzeri, Pirilli, Pistelli, Pittella, Poli Bortone, Prodi, Romagnoli, Sartori, Tajani, Tatarella, Toia, Ventre, Vernola, Vincenzi, Zani, Zappalà, Zingaretti. Composizione dei gruppi politici In apertura di seduta il Presidente Josep BORRELL ha ricordato che, negli interventi di un minuto del giorno precedente, alcuni deputati avevano fatto riferimento alla situazione di un gruppo politico ed egli aveva anticipato che avrebbe fornito risposte alle loro inquietudini. Ha quindi informato l'Aula di aver ricevuto da Jens-Peter BONDE (IND/DEM, DK) e Nigel Paul FARAGE (IND/DEM, UK), copresidenti del gruppo IND/DEM, la richiesta di revocare la comunicazione del 15 marzo scorso relativa alla ristrutturazione di detto gruppo politico (che escludeva i deputati della Lega Nord e 7 parlamentari polacchi, ndr). Di conseguenza, tale comunicazione è da considerarsi nulla e senza effetto e quindi la composizione del gruppo IND/DEM rimane identica a quella anteriore al 15 marzo 2005. Sulla base di tale composizione, la direzione del gruppo convocherà le riunioni che riterrà oppourtune per continuare a svolgere la propria attività.
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Adottato il calendario parlamentare per il 2007 Il Parlamento ha adottato il calendario per
le sessioni plenarie del 2007. |
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Riferimenti Calendario delle tornate del Parlamento europeo
- 2007
Altri documenti approvati II testi di tutti i documenti approvati sono reperibili sul sito del Parlamento europeo. |
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Ordine del giorno 26 - 27 aprile 2006 Bruxelles Mercoledì 26 aprile 2006 (15:00 - 20:00, 21:00 - 24:00)
Giovedì 27 aprile 2006 (9:00 - 10:50)
(11:00 - 13:00) Votazione
L'ordine del giorno può subire modifiche.
Codici delle procedure parlamentari
Abbreviazioni - Gruppi politici: vedere di seguito
Gruppi politici
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