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RASSEGNA
29 - 30 novembre 2006
Strasburgo
Sommario
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Con un discorso del Primo Ministro irlandese, Bertie Ahern, si è aperto un ampio dibattito in Aula sul futuro dell'Europa. L'attenzione, come prevedibile, si è concentrata sul Trattato Costituzionale. Se da parte di molti deputati sono giunti incitamenti ad andare avanti con determinazione, altri hanno posto l'accento sull'assenza di risultati concreti nonostante il lungo periodo di riflessione. Dichiarazione del Primo Ministro Bertie AHERN Il Taoiseach (Primo Ministro), dopo aver evidenziato il ruolo determinante dell'Europa nella crescita e nello sviluppo dell'Irlanda, ha voluto sottolineare che il «vero significato» dei termini "Futuro dell'Europa", nell'approssimarsi del 50° anniversario della firma del Trattato di Roma, è il consolidamento e lo sviluppo «della nostra straordinaria Unione». Un'Unione, ha precisato, che ha avuto un tale successo che, per molte persone, è scontato. In un mondo che conosce così tanta incertezza, oppressione, privazioni e violenza, ha spiegato, «l'Unione è un bastione di prosperità, stabilità e democrazia profondamente radicata». Citando Robert Schuman ha quindi osservato che l'Europa non può essere edificata in una volta sola e, sostenendo che l'Unione non può essere ripiegata su se stessa, ha salutato con favore l'adesione di Bulgaria e Romania all'UE il 1° gennaio 2007, precisando che l'Unione resterà aperta ad altri ampliamenti, «in linea con i nostri impegni, le nostre responsabilità e i nostri principi». Dopo aver accennato alle crescenti responsabilità dell'UE in relazione alla comunità internazionale, il Primo Ministro ha sottolineato che il mondo guarda con sempre maggiore interesse alla leadership europea, per il sostegno e la promozione dei suoi valori. I Padri fondatori, ha aggiunto, «sarebbero fieri di vedere l'Europa di oggi, cos'è e cosa porta al mondo. Ma, ha subito precisato, come essi insisterebbero sul fatto che il punto di riferimento dovrebbe essere «quanto deve ancora essere realizzato». L'Europa di oggi, ha aggiunto, deve fare fronte più che mai a una serie di sfide - come la globalizzazione, lo sviluppo tecnologico, le migrazioni, la sicurezza energetica e il terrorismo. E queste sfide devono essere affrontate in modo tale da rassicurare i cittadini e rispondere alle loro preoccupazioni e aspirazioni. L'Unione, ha quindi spiegato, sta giustamente facendo fronte a tali questioni seguendo due strade parallele, in cui il ruolo del Parlamento «sarà cruciale». Da un lato sta proseguendo la riflessione sul Trattato Costituzionale, dall'altro vi è il tentativo di dare seguito ai timori dei cittadini in maniera pragmatica e sulla base dei trattati esistenti. Ambedue le strade, ha preicsato, sono essenziali. Riguardo al Trattato Costituzionale, il Taoiseach ha voluto anzitutto sottolineare che l'accordo cui si era giunti «era necessario» per garantire una politica estera più coerente, per dotarsi di norme equilibrate nel campo della giustizia e degli affari interni nonché per assicurare delle procedure più aperte, comprensibili, democratiche ed efficaci, incluso un ruolo rafforzato per il Parlamento europeo. Ha poi voluto ricordare come il processo che - a partire dalla Convenzione fino alla Conferenza intergovernativa - ha portato all'accordo sul Trattato Costituzionale sia stato lungo, complesso e difficile ed abbia tenuto conto delle posizioni del Parlamento, dei parlamenti nazionali, dei governi e della Commissione. Al termine di questo processo, ha aggiunto, i partecipanti sono stati in grado di accettarne i risultati poiché li ritenevano equilibrati. Il Primo Ministro ha quindi riaffermato la sua convinzione che l'opzione giusta e realistica è di ritornare alla sostanza e all'equilibrio del Trattato Costituzionale. Per Bertie Ahern occorre continuare a lavorare «per cambiare il contesto» entro il quale si dovrà tornare a prendere in considerazione il Trattato Costituzionale, continuando ad affrontare le preoccupazioni dei cittadini. Inoltre, nel contesto del 50° anniversario della firma dei trattati - che offre un'importante opportunità per evidenziare ai cittadini quanto realizzato dall'Unione e il suo potenziale - occorrerà elaborare una dichiarazione succinta ed eloquente che sia condivisa da Consiglio, Commissione e Parlamento. Potrebbe poi essere considerata la possibilità di introdurre nuovi elementi che affrontino i timori sopraggiunti e dei miglioramenti potrebbero essere apportati alla sua presentazione. Il governo irlandese, ha quindi precisato, rimane risoluto nel voler organizzare un referendum sulla sostanza del Trattato Costituzionale. E' anche essenziale, per il Primo Ministro, proseguire anche sull'altra via dove, ha spiegato, appare la sfida della competitività, che comprende anche una migliore regolamentazione, un'adeguata e forte politica di concorrenza, la ricerca e lo sviluppo, nonché la rimozione delle barriere nel mercato interno. Occorre poi far sì che l'Europa diventi più attraente per gli investimenti. Il secondo obiettivo strategico sarebbe di migliorare la competitività senza inficiare il modello sociale europeo, garantendo anche che la competitività e l'inclusione sociale «siano partner e non rivali». Soprattutto, ha proseguito, occorre assicurare che la solidarietà e l'opportunità «siano al centro dell'Unione e guidino il suo futuro». Il «test di credibilità dell'Europa», ha aggiunto, è quello di essere in grado di realizzare politiche che accrescono la solidarietà e le opportunità all'interno dell'Unione. E' anche necessario dotare di maggiore sostanza il dialogo sociale. Secondo il Primo Ministro, la terza sfida strategica è affrontare i risvolti negativi della globalizzazione, come il crimine transfrontaliero, il traffico di esseri umani, l'immigrazione illegale, il traffico di droga e l'inquinamento, che richiedono un'adeguata azione a livello europeo. Occorre poi che l'Europa giochi appieno il suo ruolo nell'ambito delle sue competenze esterne. La quinta, e forse maggiore, sfida strategica è di collegare meglio l'Europa ai cittadini. In proposito, ha precisato che «si può comunicare un messaggio positivo solamente se si ha effettivamente un messaggio positivo da comunicare». Ma si deve anche dimostrare chiaramente che l'Europa «è parte della soluzione, non parte del problema», nonché porre in evidenza che il modello sociale europeo rimane al centro della crescente competitività. Non è solo necessario che i cittadini siano al sicuro, ha poi aggiunto, ma anche che si sentano al sicuro. Occorre quindi agire, spiegando al contempo cosa sta facendo e cosa può fare l'Europa per garantire la sicurezza ai cittadini. Infine, il Taoiseach ha sottolineato che non bisogna perdere di vista il fatto che, al centro delle preoccupazioni dell'Unione, mezzo secolo fa, vi era la determinazione a portare la pace tra popoli che sono stati a lungo divisi da conflitti sanguinosi. E, in proposito, ha voluto accentuare il successo ottenuto dall'Europa all'interno delle sue frontiere. Nella seconda metà del XXI secolo, ha concluso, «un'altra generazione di europei vivrà le conseguenze delle decisioni che prendiamo» e l'auspicio è che «quando guarderanno indietro alla nostra generazione di europei, saranno in grado di concludere che abbiamo avuto l'immaginazione, il coraggio e l'intelligenza di consolidare la nostra straordinaria Unione e di porre una base solida e consensuale per portare avanti i suoi obiettivi». Interventi in nome dei gruppi Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, DE) ha sottolineato anzitutto che il Primo Ministro ha portato al Parlamento la voce europea dell'Irlanda. Riguardo al 50° anniversario della firma del Trattato di Roma, il leader dei popolari ha ribadito l'esigenza che, a Berlino, sia adottata una dichiarazione congiunta di Parlamento, Commissione e Consiglio per dimostrare ai cittadini che le tre istituzione sono legate dalla «volontà indefessa» di creare un futuro positivo per l'Unione. Ha poi insistito sulla necessità di associare il Parlamento alle discussioni sulla Costituzione, precisando che non si deve «ricominciare tutto da capo». La sostanza più ampia possibile del Trattato costituzionale - come le parti I e II - deve quindi essere mantenuta. Ha poi concluso affermando che la priorità è di rendere l'Europa più forte, più efficace e più efficiente, più democratica e più trasparente. Martin SCHULZ (PSE, DE) si è congratulato con il Primo Ministro per la sua presenza al Parlamento, ponendo in luce come «non tutti i suoi colleghi hanno il coraggio di fare professione di fede all'Europa» e come, invece, accada spesso che i Capi di governo facciano dichiarazioni illusorie in Aula e poi, tornando in Patria, affermano che «l'Europa è il problema». Il leader socialdemocratico ha quindi sostenuto di sottoscrivere tutto quanto affermato dal Taoiseach ma, al contempo, lo ha esortato ad accelerare il processo di ratifica della Costituzione nel suo Paese. In proposito, ha messo l'accento sul fatto che già la maggioranza degli Stati membri l'ha ratificata e che è quindi solo una minoranza «che non la vuole». Chiedendo di coinvolgere anche i Paesi Bassi e la Francia nel processo, ha rivolto un appello affinché si mantengano i contenuti della Costituzione. Infatti, ha concluso, come ha dimostrato il processo che ha portato alla definizione dei portafogli dei nuovi commissari, l'Unione ne ha bisogno. Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK), citando una ricerca della Vicepresidente della Commissione, Margot WALLSTRÖM, ha evidenziato che vi è una crisi della comunicazione nell'UE pari a quella costituzionale e che si sta perdendo la fiducia dei cittadini poiché non si è in grado di rispondere alle loro preoccupazioni. Tali preoccupazioni sono molteplici e varie in un mondo che evolve. Ad esempio, si sta creando un'economia globale senza forgiare un contratto sociale globale, mentre il crimine internazionale prospera sempre di più. Ma l'Unione, ha affermato, sembra più attrezzata per risolvere i problemi di ieri che non quelli attuali. Eppure, ha spiegato, gli strumenti per risolvere questi problemi sono disponibili nel quadro della politica estera e di sicurezza così come in quella della giustizia e degli affari interni. Ma sono inutilizzati. In merito alla Costituzione, il leader liberaldemocratico ha sottolineato la responsabilità comune di non aver saputo spiegare che la Costituzione era in grado di rispondere a queste preoccupazioni, «lasciando il campo ai suoi detrattori». Ha quindi sottolineato l'esigenza che i Primi Ministri di Francia e Olanda si presentino al Parlamento per illustrare cosa intendono fare in futuro. Auspicando poi che la Germania possa rilanciare il dibattito, ha chiesto al Primo Ministro irlandese di collaborare con le presidenze portoghese e slovena al fine di costituire una coalizione politica in risposta alle sfide della globalizzazione. Per concludere, il deputato ha evidenziato che è necessario dimostrare ai cittadini che l'Unione può dare il suo contributo e, piuttosto che pensare a come modificare la Costituzione, sarebbe necessario avere il coraggio di spiegare ai cittadini perché essa è necessaria. Johannes VOGGENHUBER (Verdi/ALE, AT) si è chiesto anzitutto cosa vogliono fare i governi dopo una pausa di riflessione così lunga e che cosa, in tutto questo tempo, è stato chiarito, in particolare riguardo alle cause della crisi e ai motivi dei "no" ai referenda, alle aspettative deluse dei cittadini e a nuove soluzioni. Non ci sono state risposte e non si è realizzata nessuna «svolta visionaria», ha osservato il deputato. Sottolienando poi come l'UE sia incapace di agire, ha sostenuto che molti di quanti hanno votato contro la Costituzione non sono contrari all'Unione, ma auspicano un trattato che tenga in maggiore considerazione le competenze sociali. Per Gabriele ZIMMER (GUE/NGL, DE) si è giunti a «un punto di non ritorno» se si lavora in questa maniera. Se il futuro dell'UE è legato al futuro della Costituzione, ha quindi aggiunto, occorre ascoltare le preoccupazioni dei cittadini. Finora, ha aggiunto, non vi sono state risposte e, in particolare, non si è definito «cosa si può fare insieme della ricchezza dell'UE». Oltre a dover forgiare un'identità comune, ha quindi proseguito, occorre tradurre la politica in azioni concrete a favore dei cittadini e costruire un'Europa sociale. La deputata ha infine sottolineato la contraddizione tra quanto si discute a livello politico e le vere preoccupazioni dei cittadini in materia sociale. Brian CROWLEY (UEN, IE) ha esordito affermando che il Primo Ministro, viso il suo passato, è nella posizione giusta per parlare di come l'Europa può andare avanti a far fronte alle attuali difficoltà. L'Unione, ha aggiunto, si trova in una impasse ma lo stallo non può continuare. Il trattato di Nizza, infatti, prevede solo come far funzionare l'Unione con 27 Stati membri. Occorrono quindi una forte leadership e veri impegni dei governi europei per superare i problemi costituzionali e per consentire all'Europa di funzionare. Per il deputato è anche necessario un processo decisionale semplificato per poter affrontare i problemi economici e politici, inclusi l'attuazione della strategia di Lisbona, la riduzione del divario tra ricchi e poveri e la promozione dell'equilibrio tra le regioni. Kathy SINNOTT (IND/DEM, IE) ha sottolineato come la success story dell'Irlanda descritta dal Primo Ministro non tenga conto delle difficoltà sociali che ha provocato lo sviluppo dell'economia. Ha poi criticato il sostegno dato a una Costituzione «morta», quando l'Irlanda ne ha già una ottima. Interventi dei deputati italiani Per Francesco SPERONI (NI, IT), il Consiglio, il Parlamento, la Commissione sono a favore di un nuovo modello di Europa. Tuttavia occorre vedere se questo nuovo modello «è in sintonia con quello che vogliono gli elettori, che almeno in Francia e in Olanda hanno bocciato quello che è stato proposto dalla Convenzione». Ha quindi sottolineato l'esigenza di non dimenticare di tener conto della volontà del cittadino e «non di certi ideali che magari saranno nobili, saranno bellissimi, ma che il cittadino o l'elettore non condivide». Questo, ha spiegato, «è il nodo fondamentale per le basi di un eventuale futuro trattato». Ha quindi esortato «eliminare certe fandonie», come quella che «è necessario cambiare perché siamo diventati in tanti», visto che gli Stati Uniti sono passati da 13 a 50, tenendo più o meno immutata la stessa Costituzione con cui sono partiti nel 1776. «Se ai burocrati serve un nuovo strumento», ha aggiunto, «non è detto che questo vada bene per gli elettori». Questi, ha proseguito, devono essere convinti del vantaggio di una nuova Europa e, pertanto, occorre spiegare «perché essere nell'Unione europea è meglio che essere in Svizzera o Norvegia che nell'Unione non ci sono». In caso contrario, «il consenso sarà difficile». Infine, ricordando che il Presidente italiano Napolitano ha sollecitato le ratifiche, il deputato ha affermato che «ormai il trattato è morto» e che «si perderebbe solo energia e tempo» perché senza le due ratifiche olandesi e francesi «è inutile farne altre che tanto non produrranno nessun effetto pratico». o___o Il 4 e il 5 dicembre si terrà a Bruxelles un incontro tra deputati nazionali e europei sul tema del futuro dell'Europa. Organizzato dal Parlamento finlandese e dal Parlamento europeo, l'incontro approfondirà le tematiche legate al futuro finanziamento dell'Unione europea, alla politica energetica e al ruolo dell'Unione nella prevenzione dei conflitti. Link utili
Articolo sull'incontro parlamentare Riferimenti Discussione sul futuro dell'Europa con la
partecipazione del Primo Ministro irlandese, membro del Consiglio
europeo |
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Il Parlamento ha approvato due relazioni in merito alla domanda di adesione di Bulgaria e Romania. I deputati vedono con favore l'ingresso di questi due paesi nell'UE il prossimo 1° gennaio, tuttavia sottolineano che sono necessari ancora progressi in taluni campi. Insistono inoltre affinché il Parlamento europeo resti associato, dopo l'adesione, al processo di monitoraggio di questi due Paesi. Chiedono poi la chiusura nei tempi previsti della centrale nucleare di Kozloduy in Bulgaria Bulgaria Adottando con 505 favorevoli, 65 contrari e 36 astensioni la relazione di Geoffrey VAN ORDEN (PPE/DE, UK), il Parlamento si congratula per l'adesione della Bulgaria all'Unione europea il 1° gennaio 2007, ma nota la necessità urgente e continuata di risultati tangibili, di varie garanzie e di altre misure di accompagnamento per porre rimedio, ove necessario, alle carenze persistenti nel rispetto dei criteri di adesione. I deputati, in proposito, insistono affinché il Parlamento sia pienamente associato all'eventuale decisione di applicare delle clausole di salvaguardia. Il Parlamento sottolinea quindi la necessità di garantire la massima trasparenza in tutti i settori, in particolare per quanto riguarda privatizzazioni e appalti pubblici e di rafforzare il ruolo del mediatore bulgaro. Pur compiacendosi dei progressi realizzati nell'ambito della giustizia e degli affari interni, chiede tuttavia di applicare più rigorosamente le misure tese a migliorare la formazione degli ispettori di polizia e di rafforzare il coordinamento delle politiche di lotta contro la corruzione e di consolidare i controlli nella lotta contro il crimine organizzato. Chiede, inoltre, che le unità delle polizia specializzate nella lotta contro il crimine organizzato, la corruzione, il traffico di droga e la tratta degli esseri umani siano rafforzate. I deputati si dicono poi preoccupati dalle condizioni esistenti negli istituti di accoglienza dei bambini e in altre strutture sanitarie così come dalla protezione delle minoranze. D'altra parte, salutano con favore i progressi realizzati nel campo del commercio degli animali vivi, del benessere degli animali (trasporto e macellazione, in particolare) e del trattamento dei sottoprodotti animali. Sulle questioni di natura economica, la relazione rileva preoccupazione riguardo alla «persistenza di barriere invisibili per gli investimenti stranieri» e invita il governo bulgaro a prendere delle misure volte a garantire «un clima d'investimento positivo». Facendo proprio un emendamento proposto dai Verdi, il Parlamento, infine, ribadisce le sue richieste al Consiglio e alla Commissione di garantire che la Bulgaria ottemperi ai suoi impegni per quanto concerne la data di chiusura delle unità 3 e 4 della centrale di Kozloduy. In proposito, peraltro, invita le istituzioni dell'UE a mantenere le loro promesse per quanto concerne il finanziamento di 210 milioni di euro a favore della Bulgaria in relazione al periodo 2007-2008 ai fini della chiusura della centrale di Kozloduy. Romania Adottando con 542 favorevoli, 41 contrari e 27 astensioni la relazione di Pierre MOSCOVICI (PSE, FR), il Parlamento si rallegra anche per l'adesione della Romania il prossimo 1° gennaio e si congratula con le autorità rumene per i notevoli progressi compiuti in poco tempo, ma ricorda la necessità di mantenere il ritmo delle riforme anche dopo l'adesione. D'altra parte, chiede agli Stati membri di aprire le loro frontiere ai lavoratori rumeni sin dal 1° gennaio 2007. Nel rilevare i progressi realizzati nella protezione delle minoranze, i deputati reputano tuttavia che il progetto di legge in questo settore dovrà essere approvato il prima possibile. Inoltre, considerano, più in generale, che gli sforzi profusi nel campo della protezione delle minoranze, dei bambini e dei disabili mentali debbano essere intensificati. Riguardo ai Rom, le autorità rumene sono invitate a consolidare le riforme compiute e a garantire un finanziamento adeguato. Sulle minoranze ungheresi, invece, i deputati chiedono risorse finanziarie sufficienti per il miglioramento delle norme in materia di istruzione. Il Parlamento prende anche atto che la Commissione ha rilevato la necessità di compiere ulteriori progressi nella lotta alla corruzione, nell'utilizzazione dei fondi agricoli e nell'applicazione della legislazione comunitaria in materia di sicurezza alimentare. La Romania, inoltre, dovrebbe accelerare il trattamento delle denunce relative alla restituzione delle proprietà confiscate dal regime comunista nonché proseguire i suoi sforzi nel campo della protezione ambientale, in particolare per quanto riguarda le imprese minerarie di Rosa Montana. Infine, il Parlamento segnala con preoccupazione che la violenza contro le donne permane grave, con considerevoli ripercussioni sulla tratta e sullo sfruttamento sessuale delle donne (800.000 casi all'anno) all'interno e all'esterno del paese nonché sulla violenza domestica, ed invita il governo ad adottare iniziative decisive di prevenzione, informazione e lotta contro tale fenomeno, in cooperazione con la società, le ONG competenti nonché le autorità giudiziarie e di polizia, a livello regionale, nazionale e internazionale. A seguito delle audizioni tenutesi il 27 novembre scorso, il Parlamento sarà chiamato a confermare la nomina dei due nuovi commissari bulgaro e rumeno in occasione delle sessione di dicembre. Link utili Comunicazione della Commissione - Relazione di verifica del grado di preparazione della Bulgaria e della Romania in vista dell’adesione all’Unione europea Riferimenti Geoffrey VAN ORDEN (PPE/DE, UK) |
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Il Parlamento ha approvato il nuovo Programma quadro di ricerca che, per i prossimi sette anni a partire dal 2007, disporrà di 54 miliardi di euro per promuovere l'innovazione e consentire all'UE una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. Sui principi etici - in particolare clonazione e cellule staminali - è stato confermato il compromesso raggiunto dal Parlamento in prima lettura e ripreso poi dal Consiglio dei Ministri. Approvando la relazione di Jerzy BUZEK (PPE/DE, PL), i deputati hanno introdotto una serie di emendamenti di compromesso (concordati con la Presidenza) alla posizione comune del Consiglio che, a sua volta, era già largamente ispirata alla posizione espressa dal Parlamento in prima lettura. Il Settimo Progamma quadro di ricerca e sviluppo tecnologico potrà quindi essere avviato sin dal prossimo anno e durerà fino al 2013. I deputati, inoltre, hanno adottato la relazione di Philippe BUSQUIN (PSE, BE) che, introducendo delle modifiche negoziate con la Presidenza, approva in prima lettura il regolamento sulle regole di partecipazione al Programma stesso nonché altre otto relazioni - in consultazione - sui programmi specifici. Per tre di questi i relatori sono italiani: Umberto PIRILLI (UEN, IT), Vittorio PRODI (ALDE/ADLE, IT) e Umberto GUIDONI (GUE/NGL, IT). Tramite il sostegno del Programma alla ricerca alle frontiere della conoscenza, alla ricerca applicata e all'innovazione, la Comunità intende favorire le sinergie nella ricerca europea e consolidare quindi le basi dello Spazio europeo della ricerca. Il Programma dovrà soprattutto contribuire a far diventare l’UE l'economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. A tal fine, potrà contare su 50,521 miliardi di euro per sette anni, cui occorre sommare poco più 2,7 miliardi per le attività svolte in ambito Euratom fino al 2011 (per il periodo fino al 2013 è previsto, a titolo indicativo, un ulteriore stanziamento di 1,3 miliardi). Struttura del 7° Programma Quadro: quattro programmi specifici Il programma Cooperazione promuoverà la collaborazione tra l’industria e la ricerca accademica in tutta Europa per conseguire la leadership nei settori chiave della tecnologia. E' suddiviso in dieci temi prioritari: Salute; Prodotti alimentari, agricoltura e pesca, biotecnologie; Tecnologie dell'informazione e della comunicazione; Nanoscienze e nanotecnologie; Energia; Ambiente; Trasporti; Scienze socioeconomiche; Sicurezza; Spazio. Per ciascun tema sono state individuate una serie di attività che corrispondono alle grandi linee del sostegno comunitario. Il programma Idee, da realizzare sotto la guida del Consiglio europeo per la ricerca (CER), è inteso «a incentivare il dinamismo, la creatività e l'eccellenza della ricerca europea alle frontiere della conoscenza». I progetti saranno finanziati sulla base di proposte presentate dai ricercatori, sia del settore privato che di quello pubblico, su temi di loro scelta e valutati in base all'unico criterio della qualità scientifica di eccellenza accertata da valutazioni inter pares. Un emendamento precisa che le spese amministrative e per il personale del CER (consiglio scientifico e struttura esecutiva) non potranno essere superiori al 5% dello stanziamento totale per il CER. Il programma Persone offrirà un sostegno significativo alla mobilità e allo sviluppo di carriera dei ricercatori, sia in Europa sia su scala mondiale. Più in generale si tratta di rafforzare, quantitativamente e qualitativamente, il potenziale umano della ricerca e della tecnologia in Europa, promuovendo l’ingresso nella professione di ricercatore, incoraggiando i ricercatori europei a rimanere in Europa e attirandovi ricercatori provenienti dal mondo intero, «rendendo l’Europa più attraente per i migliori ricercatori». Il programma Capacità si pone l'obiettivo di ottimizzare l'uso e lo sviluppo delle migliori infrastrutture di ricerca esistenti in Europa e anche di contribuire alla creazione di nuove infrastrutture di ricerca di interesse paneuropeo, necessarie alla comunità scientifica europea per rimanere all'avanguardia nella ricerca e tali da aiutare le imprese a rafforzare la loro base di conoscenze e il loro know-how tecnologico. E' così suddiviso: Infrastrutture di ricerca; Ricerca a favore delle PMI, Regioni della conoscenza; Potenziale di ricerca, Scienza nella società; Sostenere lo sviluppo coerente delle politiche in materia di Ricerca; Attività di cooperazione internazionale. Il Settimo Programma Quadro sosterrà anche le azioni dirette scientifiche e tecnologiche non nucleari svolte dal Centro comune di ricerca ("CCR"). Le priorità del Parlamento Gli emendamenti di compromesso, pur mantenendo inalterato lo stanziamento globale, accolgono l’idea avanzata in prima lettura dal Parlamento di ridistribuire gli importi indicativi tra i singoli programmi e, nel loro ambito, tra i diversi temi e azioni prioritarie, avallando così le priorità individuate dai deputati. E’ pertanto assegnata una quota maggiore di fondi al programma "Cooperazione" ed è stato accolto il principio di destinare più fondi al programma Persone rispetto a quello "Capacità". Gli importi stabiliti corrispondono a una via di mezzo tra quanto richiesto dal Parlamento in prima lettura e quanto stabilito dal Consiglio nella posizione comune. Più in particolare, per il programma Cooperazione si prevede il 64% degli stanziamenti (32,413 miliardi di euro), a Idee è assegnato circa il 15% (7,510 miliardi), a Persone il 9,4% (4,750 miliardi) ed a Capacità poco più dell’8% (4,097 miliardi). Alle azioni non nucleari del Centro comune di ricerca, invece, è destinato circa il 3,5% delle risorse (1,751 miliardi). Rispetto alla posizione comune del Consiglio, all'interno del programma Cooperazione, saranno quindi assegnate maggiori risorse ai temi della Salute, dell’Energia, delle Scienze socioeconomiche e umanistiche e della Sicurezza. Lievi riduzioni sono invece applicate ai temi delle Tecnologie dell’informazione, delle nanoscienze, dell’Ambiente e dei Trasporti. Nel programma Capacità, invece, sono stati “sacrificati” i campi delle infrastrutture di ricerca, del potenziale di ricerca e delle attività internazionali a favore della Scienza nella società. Come richiesto dal Parlamento, inoltre, all'interno del programma "Cooperazione" saranno adottate misure concrete, che includano azioni di sostegno per facilitare la partecipazione delle PMI, nel quadro di una strategia che sarà elaborata nell'ambito di ciascun tema. Lo scopo è fare in modo che almeno il 15% del finanziamento disponibile nell'ambito della parte "Cooperazione" del programma vada alle PMI. Occorre poi precisare che è per volere dei deputati che anche le questioni relative alla pesca sono state introdotte in questo programma e che si è proceduto alla scissione del tema Sicurezza e spazio in due rubriche distinte. Inoltre, in materia di energia, degli emendamenti precisano che particolare attenzione sarà rivolta al coordinamento degli aspetti legati a un suo uso razionale e efficiente. Al riguardo, è anche sottolineato che tali due aspetti, unitamente allo sviluppo delle energie rinnovabili, «costituiranno la parte fondamentale di questo tema». Un altro emendamento prevede che sarà attribuita un'attenzione specifica a questioni strategiche quali la salute dei bambini e le malattie pediatriche, nonché la salute degli anziani. Questioni etiche: il nodo delle cellule staminali Per quanto riguarda le questioni etiche e, in particolare, la spinosa questione delle cellule staminali, il testo finale del Programma segue la linea di condotta proposta dal Parlamento europeo nel suo parere in prima lettura. L’articolo 6, dedicato ai “Principi etici”, infatti, stabilisce che «tutte le attività di ricerca svolte nell’ambito del settimo programma quadro sono realizzate nel rispetto dei principi etici fondamentali». Riprendendo integralmente il testo di un emendamento proposto a suo tempo dal Parlamento, è quindi chiaramente precisato che il Programma non finanzierà le attività di ricerca volte alla clonazione umana a fini riproduttivi e le attività di ricerca volte a modificare il patrimonio genetico degli esseri umani che potrebbero rendere ereditabili tali modifiche. Le ricerche concernenti il trattamento del tumore delle gonadi potranno invece beneficiare di finanziamenti. Non potranno inoltre beneficiare del contributo comunitario le attività di ricerca «volte a creare embrioni umani esclusivamente a fini di ricerca o per l'approvvigionamento di cellule staminali, anche mediante il trasferimento di nuclei di cellule somatiche». E’ poi indicato che «qualsiasi ricerca sulle cellule staminali umane, sia allo stato adulto che embrionale, può essere finanziata, in funzione sia dei contenuti della proposta scientifica che del contesto giuridico esistente nello Stato membro o negli Stati membri interessati». Tuttavia, è anche precisato che «un'eventuale richiesta di finanziamento di ricerche sulle cellule staminali embrionali umane comprende, ove appropriato, i particolari delle misure da adottare in materia di licenze e di controllo da parte delle autorità competenti degli Stati membri, nonché i particolari concernenti le autorizzazioni etiche che saranno concesse». Per quanto concerne la derivazione di cellule staminali embrionali umane, inoltre, le istituzioni, gli organismi e i ricercatori «sono soggetti a un regime rigoroso in materia di licenze e di controllo, conformemente al quadro giuridico dello Stato membro o degli Stati membri interessati». D’altra parte, è precisato che tali campi di ricerca (quelli esclusi e quelli relativi alle cellule staminali) dovranno essere riesaminati nella seconda fase del programma, «alla luce del progresso scientifico». Quest'ultima disposizione è stata reintrodotta nel testo del Consiglio per riprendere la formulazione originaria proposta in prima lettura dal Parlamento, rendendo inutile procedere al voto dell'emendamento in questo senso proposto da Carlo CASINI (PPE/DE, IT) e altri deputati italiani di tutti gli schieramenti. Non è stato votato neanche un altro emendamento proposto dagli stessi deputati che chiedeva di limitare «l'uso» (al posto della "derivazione") di cellule staminali embrionali umane «derivate prima dell'approvazione» del Programma. Infatti, i proponenti sono rimasti soddisfatti della dichiarazione della Commissione riguardo alla sostituzione dei termini, mentre la limitazione temporale era stata giudicata inammissibile. Inoltre, come richiesto da Vittorio PRODI (ALDE/ADLE, IT), l'Aula ha respinto un emendamento da lui stesso sostenuto che approvava la dichiarazione della Commissione del 24 luglio 2006 secondo la quale essa «non finanzierà attività di ricerca che prevedono la distruzione di embrioni umani, anche se ciò avviene per la produzione di cellule staminali». Il deputato, infatti, si è ritenuto soddisfatto delle rassicurazioni ottenute dalla Commissione nel corso del dibattito su tale questione. A tale proposito, peraltro, la Commissione, nella sua valutazione della posizione comune, ha precisato che «non sarà finanziata alcuna attività che risulti vietata in tutti gli Stati membri» e che «non saranno finanziate in uno Stato membro attività proibite in tale paese». Negli inviti a presentare proposte, inoltre, la Commissione non richiederà esplicitamente l’uso di cellule staminali embrionali umane e, pertanto, la decisione di utilizzare cellule staminali umane, adulte o embrionali, spetterà ai ricercatori in funzione dell’obiettivo che intendono conseguire. D'altra parte, nel ricordare che gran parte dei fondi comunitari per la ricerca sulle cellule staminali è destinata a cellule staminali adulte e sostenendo che «non vi è motivo che la situazione cambi nell’ambito del 7° PQ», la Commissione sottolinea che i progetti che prevedono l’utilizzazione di cellule staminali embrionali umane «devono superare una valutazione scientifica nell’ambito della quale degli esperti indipendenti del settore esaminano la necessità di utilizzare questo tipo di cellule per conseguire gli obiettivi scientifici perseguiti». Le proposte che superano la valutazione scientifica, inoltre, saranno successivamente oggetto di «un esame etico rigoroso» organizzato dalla Commissione europea che, tenendo conto della Carta UE dei diritti fondamentali e delle convenzioni internazionali in materia, sarà anche utile per accertare che le proposte rispettino la normativa dei paesi in cui saranno effettuate le ricerche in questione. Ma non solo, tutti i progetti che comportano l’utilizzo di cellule staminali embrionali umane dovranno anche «ottenere l’approvazione dei comitati etici nazionali o locali responsabili, prima dell’avvio dei lavori». E’ anche precisato che «tutte le regole e le procedure nazionali devono essere rispettate, anche in materia di consenso parentale e assenza di incentivi finanziari ecc». Infine, la Commissione puntualizza che manterrà le pratiche attuali e non presenterà proposte di progetti comprendenti attività di ricerca che prevedono la distruzione di embrioni umani, anche se ciò avviene per la produzione di cellule staminali. Il mancato finanziamento di questa fase della ricerca, è d’altra parte precisato, «non impedirà alla Comunità di finanziare fasi successive che comportano l’uso di cellule staminali embrionali umane». Istituto europeo di tecnologia Con una dichiarazione introdotta nel testo della risoluzione il Parlamento europeo «sottolinea il suo forte convincimento che nessuno dei fondi previsti dal presente programma contribuirà ai costi per la creazione e la gestione del previsto Istituto europeo di tecnologia». La dichiarazione precisa inoltre che «solo i costi di gestione direttamente associati a progetti di ricerca possono essere coperti secondo le norme di partecipazione». Regole di partecipazione Come detto in precedenza, anche per la proposta di regolamento che definisce le modalità d’applicazione riguardo alla partecipazione di imprese, centri di ricerca e università alle attività del 7PQ, la relazione Philippe BUSQUIN (PSE, BE) introduce emendamenti frutto di un compromesso informale con il Consiglio. Questi emendamenti hanno come principale scopo di semplificare le regole. Sono quindi precisati taluni concetti e definizioni e si introducono i principali criteri per la valutazione delle proposte e per l’assegnazione delle sovvenzioni. Inoltre, eleva dal 50 al 75% il contributo finanziario massimo della Comunità per le attività di ricerca e sviluppo tecnologico nel campo dello spazio e della sicurezza. Un emendamento, inoltre, introduce il principio secondo cui i partecipanti alle azioni indirette a titolo del Settimo programma quadro debbono contribuire a un fondo di garanzia gestito dalla Commissione e destinato a coprire eventuali rischi finanziari dovuti a inadempienze tecniche e/o finanziarie da parte di taluni partecipanti. Sono anche chiariti i concetti relativi ai costi diretti e indiretti ammissibili. Programmi specifici Il Parlamento è si è anche pronunciato in merito alle decisioni relative ai singoli programmi specifici. Per tre di esse sono relatori dei deputati italiani. La relazione di Umberto PIRILLI (UEN, IT), che riguarda il programma "Persone", suggerisce una serie di emendamenti tesi a sviluppare un vero e proprio Spazio europeo della ricerca, ad agevolare la mobilità dei ricercatori e a garantire una partecipazione adeguata delle donne. Propone anche una migliore definizione dei principi di selezione dei progetti. Più in particolare, invita gli Stati membri a applicare la Carta europea dei ricercatori e il codice di condotta per la loro assunzione. Inoltre, chiede di compiere un particolare sforzo per accelerare il reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali acquisite nei paesi terzi e di prevedere azioni volte all'armonizzazione dei regimi fiscali per i ricercatori. Per eliminare gli ostacoli alla mobilità e consentire ai ricercatori di trovare un giusto equilibrio tra l'attività lavorativa e la vita privata, la relazione chiede che le azioni siano concepite in modo da fornire opportunità e incentivi di sostegno alle loro famiglie e da contribuire sia all'inserimento stabile del ricercatore nel mondo del lavoro sia al suo reinserimento nel mondo della ricerca dopo un'interruzione. E' anche chiesto un rafforzamento del legame fra la ricerca e i processi di riforma e convergenza dei cicli universitari. I deputati, infine, chiedono che, nell'ambito delle azioni Marie Curie, sia posta un'attenzione particolare alla protezione e alla condivisione della proprietà intellettuale prodotta, tramite adeguate clausole contrattuali che tutelino il ricercatore individuale, quando dall'opera di ingegno derivi un brevetto produttivo di beni immessi sul mercato. La relazione di Vittorio PRODI (ALDE/ADLE, IT) sul programma "Capacità" chiede anzitutto di rivolgere un'attenzione particolare alle sinergie nello sviluppo del potenziale di ricerca in combinazione con i programmi per l'innovazione e i programmi nel quadro dei fondi strutturali. Ma anche alla riduzione degli ostacoli amministrativi e fisici che impediscono un'efficace cooperazione transfrontaliera tra le regioni dei vari Stati membri e allo sviluppo della ricerca combinata e della capacità innovativa. E' poi chiesto di rafforzare l'insegnamento delle discipline scientifiche nelle scuole di ogni ordine e grado dell'UE. Diversi emendamenti, inoltre, intendono promuovere il protagonismo delle PMI nel programma ed agevolarne la partecipazione. I deputati chiedono infatti di snellire le procedure amministrative e di ridurre i costi a carico delle PMI che beneficiano del programma quadro. Per quanto riguarda il finanziamento dei progetti che interessano le PMI, precisano che è necessario cercare di ottenere i massimi contributi da tutte le istituzioni comunitarie, comprese la BEI e il FEI. E' poi sollecitata l'introduzione di meccanismi di cooperazione con i programmi nazionali e regionali di sostegno alla R&S delle PMI, allo scopo di fornire un servizio più vicino e adeguato alle necessità di queste ultime, nonché di potenziare la massa critica e la dimensione europea dei vari regimi di sostegno nazionali. La relazione di Umberto GUIDONI (GUE/NGL, IT), sulle attività di ricerca e formazione nel settore nucleare (programma Euratom), afferma anzitutto che, senza nulla togliere agli sforzi che l'Unione europea compie e deve continuare a compiere nella ricerca sulle energie rinnovabili, «l'energia nucleare può dare un contributo importante per ottenere un approvvigionamento energetico sicuro e sostenibile dell'UE». Inoltre afferma che, in tutte le attività di ricerca comunitarie sulla fissione nucleare, la sicurezza deve essere l'obiettivo fondamentale. In particolare, si tratta, da un lato, di garantire una maggiore sicurezza degli impianti di produzione dell'energia (safety) e, dall'altro, di evitare abusi per fini militari e terroristici (security). I deputati chiedono poi di incoraggiare i giovani con eccellenti capacità a considerare l'industria dell'energia nucleare come un settore attraente in cui svolgere la propria futura attività professionale. Infine, sottolineano la necessità di divulgare l'informazione sull'energia nucleare fra i cittadini e i loro rappresentanti, lanciando campagne pluriennali di informazione sull'energia nucleare con l'obiettivo di stimolare il dibattito e agevolare il processo decisionale. Un emendamento sostenuto dall'ALDE/ADLE e dai Verdi, approvato di misura dall'Aula, precisa peraltro che, nel campo della ricerca in materia di energia da fusione, è costituita un’impresa comune con l’incarico di gestire ed amministrare il contributo europeo all'Organizzazione ITER e di svolgere attività che contribuiscano alla costruzione di ITER. Tutte le altre attività nel campo della energia da fusione dovranno essere svolte e gestite in modo distinto dall'impresa comune ITER, mantenendo un approccio integrato e la piena e totale partecipazione delle associazioni Euratom per la fusione. Link utili
Posizione comune del Consiglio |
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Il Parlamento sollecita maggiori investimenti nell'istruzione e nella ricerca per sviluppare l'innovazione e la crescita economica. Chiede poi una maggiore apertura dei mercati, più aiuti alle start ups, la creazione di un brevetto europeo, il potenziamento degli Eurosportelli e la riduzione degli oneri burocratici. Per i deputati, occorre anche aumentare l'età pensionabile e giungere a un mercato del lavoro più flessibile, senza però compromettere gli aspetti della sicurezza sociale. La relazione di Pilar del CASTILLO VERA (PPE/DE, ES) esorta gli Stati membri a favorire ulteriormente l'apertura dei loro mercati, migliorando la coerenza e la competitività europea a livello globale e sollecita anche la Commissione a adottare misure volte a sopprimere le disparità giuridiche tra le varie legislazioni commerciali nazionali, al fine di garantire l'esistenza di un mercato aperto e competitivo. Sono anche sollecitati progressi nelle relazioni economiche transatlantiche «al fine di creare una zona di libero scambio più ampia del mercato unico europeo». Ritenendo che «l'unico modo per competere con successo in un mercato globale, è creando una società europea dell'eccellenza basata sulla conoscenza», i deputati invitano gli Stati membri a incoraggiare lo spirito imprenditoriale a partire dalle prime fasi della carriera scolastica e ad aumentare il loro sostegno alla formazione per tutto l'arco della vita. Occorre anche mobilitare maggiori risorse e aumentare gli investimenti privati nel campo dell'istruzione universitaria e della formazione continua per incoraggiare l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, la formazione qualificata, la consulenza di carriera personalizzata, i tirocini per i giovani e la formazione professionale. Il Parlamento sottolinea anche la necessità per gli Stati membri di infondere nuovo vigore in materia di conoscenza, ricerca e innovazione. I deputati, al riguardo, ritengono che la ricerca «sia il presupposto fondamentale per il successo dell'innovazione e della crescita economica». Si dicono inoltre convinti dell'importanza di creare una società europea basata sulla conoscenza, grazie all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, alla formazione linguistica e alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) al fine di ridurre i deficit di competenze e la disoccupazione, migliorando così la mobilità dei lavoratori nell’UE. L'Unione europea, inoltre, dovrebbe sostenere l'incubazione e la preincubazione dei progetti relativi a giovani imprese innovative ("start ups") in un ambiente accademico orientato al mercato, per aiutarle a raggiungere una maggiore massa critica e promuovere investimenti iniziali più elevati da parte delle società di capitale di rischio. D'altra parte, il Parlamento evidenzia l'esigenza di istituire un brevetto comunitario di facile utilizzo e meno costoso al fine di tutelare nel modo più efficace le imprese e le idee europee e, in particolare, di promuoverne l'uso da parte delle PMI. Gli Stati membri sono poi incoraggiati a elaborare e applicare incentivi adeguati e a introdurre regimi specifici di aiuto volti a promuovere la crescita in termine di dimensioni e occupazione. E' anche raccomandato agli Stati membri e alle autorità regionali di creare dei "punti di informazione multifunzionali", mentre le amministrazioni pubbliche sono incoraggiate ad offrire una quota maggiore dei loro servizi via Internet. La Commissione, inoltre, dovrebbe promuovere, attraverso la rete di Eurosportelli ("Euro Info Centres" – EIC), un maggiore accesso ai mercati internazionali. Tale rete, chiedono d'altra parte i deputati, dovrebbe essere riformata e ampliata inglobando anche le varie agenzie di sostegno alle imprese che sono presenti nelle reti nazionali e sono in grado di fornire servizi globali e affidabili alle PMI. Gli EIC, poi, dovrebbero essere trasformati in sportelli unici, chiaramente identificabili, incaricati di risolvere i problemi ("one-stop trouble-shooting shops") per le PMI che incontrano ostacoli nel mercato interno, diventando dei veri e propri mediatori tra le imprese e gli Stati membri e affrontando ogni problema di diritto comunitario nel modo più pratico e pragmatico possibile. A tal fine i deputati chiedono maggiori finanziamenti per gli EIC. Sottolineano anche la necessità di riconoscere la particolare realtà di aggregati e distretti industriali e di incoraggiarne lo sviluppo mediante programmi europei, tenendo conto delle loro caratteristiche specifiche e fornendo loro un adeguato sostegno. La Commissione è poi invitata a promuovere lo scambio di buone prassi tra gli Stati membri per quanto riguarda la creazione di aggregati ("clusters") di imprese e il modo di migliorare le relazioni tra le imprese e le università. Per rivitalizzare le imprese europee, inoltre, i deputati sollecitano la riduzione delle «pastoie burocratiche», il miglioramento della qualità della regolamentazione e la diminuzione degli oneri amministrativi. A loro parere occorre anche favorire la partecipazione delle PMI nel quadro del processo di consultazione, semplificare a loro favore le procedure di conformità fiscale e razionalizzare i procedimenti amministrativi e i regimi di sicurezza sociale per i lavoratori e gli imprenditori. Il Parlamento sottolinea anche l'esigenza di giungere a un sistema di protezione sociale e a un mercato del lavoro moderni. I deputati, infatti, esortano gli Stati membri a rivedere i modelli sociali inefficaci alla luce della loro sostenibilità finanziaria, dell'evoluzione delle dinamiche globali e delle tendenze demografiche, al fine di renderli maggiormente sostenibili. Sono anche sollecitati a adottare decisioni politiche pragmatiche volte a compensare l'effetto combinato dell'invecchiamento della popolazione e di un tasso di natalità decrescente, per esempio mediante l'aumento dell'età pensionabile in linea con il miglioramento degli standard di assistenza sanitaria e mediante l'introduzione di politiche maggiormente incentrate sulla famiglia, con incentivi per incoraggiare le nascite e l'assistenza all'infanzia. Ricordando inoltre che i costi non salariali costituiscono uno dei principali ostacoli cui sono confrontate le imprese individuali e che impediscono loro di assumere altri lavoratori, i deputati invitano la Commissione e gli Stati membri a rispettare il principio di proporzionalità e flessibilità in sede d'esame della legislazione comunitaria in materia di occupazione, visti gli elevati livelli di disoccupazione registrati in Europa, segnatamente tra i giovani. Raccomandano quindi agli Stati membri di fare tutto il possibile per creare un quadro legislativo «che garantisca alle PMI la flessibilità dell'occupazione, senza compromettere gli aspetti della sicurezza sociale». Link utili
Comunicazione della Commissione: "È ora di cambiare marcia – Il
nuovo partenariato per la crescita e l'occupazione": Riferimenti Pilar del CASTILLO VERA (PPE/DE, ES) |
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Il Parlamento ha adottato una direttiva tesa ad armonizzare la vendita di articoli pirotecnici nell’UE e a definire comuni misure di sicurezza. Queste includono disposizioni in materia di etichettatura e Marchio CE nonché limiti di età per l'uso di tali prodotti. Agli Stati membri è chiesto di eseguire periodiche ispezioni sulle importazioni per impedire la circolazione di articoli pericolosi, mentre gli importatori saranno gravati delle responsabilità dei fabbricanti non europei. Con 565 voti favorevoli, 22 contrari e 6 astensioni, il Parlamento ha adottato la relazione di Joel HASSE FERREIRA (PSE, PT) che, accogliendo un pacchetto di emendamenti negoziati informalmente con il Consiglio, chiude la procedura legislativa e consente alla direttiva di entrare presto in vigore. Il compromesso precisa che la direttiva stabilisce norme volte ad attuare la libera circolazione degli articoli pirotecnici nel mercato interno, assicurando nel contempo un livello elevato di protezione della salute umana e della sicurezza pubblica, nonché la tutela e la sicurezza dei consumatori, tenendo conto anche degli aspetti pertinenti connessi alla protezione dell'ambiente. Una stima approssimativa degli infortuni causati da articoli pirotecnici, indica che, nell’Europa a 25, si verificano fino a 45.000 incidenti che richiedono cure mediche (si veda più sotto il Background). Se molte delle persone infortunate risultano minorenni, si ritiene che gran parte degli incidenti siano causati dal cattivo funzionamento degli articoli pirotecnici che, molto spesso, risultano illegali o prodotti in barba a regole minime di sicurezza. Circa il 97% degli articoli pirotecnici venduti in Europa proviene dalla Cina. La direttiva intende quindi costituire un quadro giuridico ampio e coerente a livello comunitario al fine di assicurare la libera circolazione degli articoli pirotecnici nell’UE e garantire la sicurezza di chi li maneggia, fissando requisiti armonizzati. Solo il rispetto di tali requisiti consentirà la commercializzazione degli articoli e l’apposizione del marchio CE. Le norme relative alle condizioni di stoccaggio e di fabbricazione ricadono invece nel campo d’applicazione della direttiva “Seveso II”. L'armonizzazione è resa necessaria dal fatto che il quadro giuridico per la vendita e l’uso di articoli pirotecnici varia notevolmente tra i diversi Stati membri. La classificazione, le procedure di approvazione, le restrizioni al consumo e le norme in materia di etichettatura non sono infatti uniformi. Gli Stati membri, a seconda delle disposizioni, avranno da 30 mesi a 6 anni per applicare la direttiva. Gli articoli pirotecnici comprendono, tra l'altro, i fuochi d'artificio, gli articoli pirotecnici teatrali e gli articoli pirotecnici a fini tecnici, come i generatori di gas utilizzati negli airbag, nei pretensionatori delle cinture di sicurezza. Su proposta dei deputati, con “articolo pirotecnico" si intende «qualsiasi articolo contenente sostanze esplosive o una miscela esplosiva di sostanze destinate a produrre un effetto calorifico, luminoso, sonoro, gassoso o fumogeno o una combinazione di tali effetti grazie a reazioni chimiche esotermiche automantenute». Campo d’applicazione, esenzioni e categorie Il compromesso accoglie con qualche modifica l'elenco di esenzioni proposto dalla Commissione. Pertanto, esulano dal campo di applicazione della direttiva gli articoli pirotecnici destinati ad essere usati a fini non commerciali - conformemente alla normativa nazionale - dalle forze armate, dalle forze di pubblica sicurezza o dai vigili del fuoco. Restano anche fuori gli articoli pirotecnici da impiegarsi nell'industria aerospaziale, così come le capsule a percussione da usarsi specificamente nei giocattoli, gli esplosivi che rientrano nel campo di applicazione della direttiva relativa all’armonizzazione delle disposizioni relative all’immissione sul mercato e al controllo degli esplosivi per uso civile e, infine, le munizioni, ossia i proiettili, le cariche propulsive e le munizioni a salve. D’altra parte, diversi emendamenti introducono nel campo d’applicazione della direttiva gli "articoli pirotecnici teatrali" al fine di tenere in debita considerazione anche questi articoli e le loro caratteristiche specifiche, in particolare la loro categorizzazione, affinché il CEN sviluppi norme armonizzate. E' anche puntualizzato che i fuochi d'artificio prodotti dal fabbricante per uso personale non sono considerati immessi sul mercato se lo Stato membro approva il loro uso sul proprio territorio. Gli articoli pirotecnici che rientrano nel campo di applicazione della direttiva dovranno essere ripartiti in categorie dal fabbricante conformemente al loro tipo di utilizzazione, alla loro finalità e al livello di rischio potenziale, compreso - come richiesto dai deputati - il livello di rumorosità. Organismi notificati dovranno confermare la ripartizione in categorie conformemente alle procedure di valutazione di conformità. I fuochi d’artificio sono cosi suddivisi - in ordine crescente di pericolosità - in quattro categorie, mentre gli articoli pirotecnici teatrali e gli altri articoli sono ripartiti in due categorie. Limiti di età In forza al compromesso, gli articoli pirotecnici non potranno essere venduti né messi altrimenti a disposizione dei consumatori al di sotto di alcuni limiti di età, che vanno dai 12 anni per i fuochi d’artificio meno pericolosi a 18 per quelli che presentano un rischio potenziale medio e per articoli teatrali e per altri dispositivi. Gli Stati membri avranno comunque la facoltà di innalzare i limiti di età, ove ciò sia giustificato per motivi di ordine pubblico e di sicurezza, oppure di abbassarli per le persone che hanno ricevuto una formazione professionale o che si trovano in formazione. In Italia, il limite d’età è attualmente fissato a 14 anni per gli articoli in libera vendita. I fabbricanti, gli importatori e i distributori non potranno vendere o mettere a disposizione gli articoli più pericolosi se non esclusivamente a persone con conoscenze specialistiche. Mercato unico dei fuochi d'artificio Gli Stati membri non potranno vietare, limitare o ostacolare la commercializzazione di articoli pirotecnici che soddisfano i requisiti della direttiva. Tuttavia, è anche precisato che le disposizioni della direttiva non ostano a provvedimenti da parte di uno Stato membro, giustificati per motivi di pubblica sicurezza, di ordine pubblico o di protezione dell'ambiente, volti a proibire o limitare il possesso, l’uso e/o la vendita al pubblico di talune categorie di fuochi d’artificio (2 e 3), degli articoli pirotecnici teatrali e di altri articoli pirotecnici. Gli Stati membri, d'altra parte, dovranno adottare tutti i provvedimenti opportuni per assicurare che gli articoli pirotecnici siano immessi sul mercato soltanto se - adeguatamente immagazzinati e usati ai fini cui sono destinati - non mettono in pericolo la salute e la sicurezza delle persone. Un emendamento proposto dai deputati e accolto integralmente nel compromesso chiede loro poi di effettuare «periodiche ispezioni» degli articoli pirotecnici all'ingresso nel loro territorio nonché nei luoghi di deposito e fabbricazione e di informare la Commissione in merito alle loro attività di sorveglianza del mercato. Gli Stati membri dovranno inoltre adottare le pertinenti misure al fine di garantire che il trasporto e il trasferimento di articoli pirotecnici attraverso l'UE avvenga in conformità alle disposizioni di sicurezza previste dalla direttiva. Qualora uno Stato membro accerti che un articolo pirotecnico rientrante nel campo di applicazione della direttiva, recante il marchio CE, è suscettibile di pregiudicare la salute e la sicurezza delle persone, esso dovrà adottare le disposizioni transitorie opportune per ritirare il prodotto dal mercato, vietarne l’immissione sul mercato o limitarne la libera circolazione. Lo Stato membro ne informerà quindi la Commissione e gli altri Stati membri. I deputati, in proposito, chiedono che la Commissione pubblichi nel suo sito Internet i nomi dei prodotti che non sono più conformi, sono vietati o di cui sia stata limitata l'immissione sul mercato. Propongono inoltre una procedura per dirimere le controversie che possono sorgere tra gli Stati membri in merito alla decisione di uno di essi di ritirare un prodotto dal mercato o limitarne la circolazione. Valutazione di conformità Un allegato della direttiva indica una serie di prescrizioni di sicurezza che devono essere rispettate dagli articoli pirotecnici. In particolare, riguardo alla stabilità fisica e chimica, alla sensibilità a condizioni di manipolazione nonché alla compatibilità di tutti i componenti in relazione alla loro stabilità chimica. Le prescrizioni interessano anche la resistenza all’effetto dell’acqua o delle temperature basse e alte, nonché le caratteristiche di sicurezza volte a prevenire l’innesco o l’accensione intempestivi o involontari. Ma gli articoli pirotecnici devono anche presentare adeguate istruzioni e, ove necessario, contrassegni in relazione alla manipolazione in condizioni di sicurezza, all’immagazzinamento, all’uso (comprese le distanze di sicurezza) e allo smaltimento. Il compromesso ha poi accolto l'idea dei deputati di istituire una procedura particolare cui devono sottostare i fabbricanti o gli importatori ai fini della «garanzia totale di qualità» per garantire il rispetto delle disposizioni della direttiva. Marchio CE ed etichettatura Una volta completata con esito positivo la valutazione di conformità, i fabbricanti dovranno apporre «in modo visibile, leggibile e indelebile» il marchio CE sugli articoli pirotecnici stessi o, ove ciò non sia possibile, su una piastrina d’identificazione ad essi attaccata o, in ultima istanza, sulla confezione. La piastrina d’identificazione deve essere concepita in modo tale da precluderne il riutilizzo. E’ poi precisato che sugli articoli pirotecnici non si possono apporre marchi o iscrizioni che possano fuorviare terzi quanto al significato e alla forma del marchio CE, mentre è possibile apporre qualsiasi altro contrassegno «a patto che ciò non pregiudichi la visibilità e leggibilità del marchio CE». I fabbricanti dovranno assicurare che gli articoli pirotecnici (diversi da quelli destinati ai veicoli) siano adeguatamente etichettati «in modo visibile, leggibile e indelebile» nella lingua ufficiale/nelle lingue ufficiali dello Stato membro in cui l’articolo è venduto al consumatore. L'etichettatura dovrà comprendere, almeno, il nome e l'indirizzo del fabbricante o, nel caso in cui il fabbricante non ha la sede nell'UE, il nome del fabbricante nonché il nome e l'indirizzo dell'importatore. Dovranno inoltre figurare il nome e il tipo dell’articolo, i limiti minimi d’età, la categoria pertinente e le istruzioni per l’uso, la data di produzione per i fuochi d'artificio di categoria 3 e 4 nonché, se del caso, la distanza di sicurezza. Il compromesso prevede poi l'obbligo di indicare la quantità netta equivalente di materiale esplosivo attivo. Le etichette degli articoli pirotecnici teatrali dovranno contenere delle informazioni minime quali, se del caso, "da usarsi soltanto in spazi aperti" con indicazione della distanza minima di sicurezza (per gli articoli di categoria 1), oppure "può essere usato esclusivamente da persone con conoscenze specialistiche" (per gli articoli di categoria 2). Responsabilità per fabbricanti e importatori I fabbricanti dovranno assicurare che gli articoli pirotecnici immessi sul mercato soddisfino i requisiti essenziali di sicurezza definiti in un allegato della direttiva. Tuttavia, come richiesto dai deputati, il compromesso prevede che se il fabbricante non è stabilito nella Comunità, spetterà all’importatore assicurare che il fabbricante ha rispettato gli obblighi imposti dalla direttiva oppure dovrà assumersi tali obblighi. Un nuovo emendamento di compromesso impone poi ai distributori di agire con la dovuta attenzione e, in particolare, di verificare che i prodotti rispettino i requisiti in materia di marchio di conformità. D'altra parte, a parere dei deputati, è interesse del fabbricante e dell'importatore fornire prodotti sicuri al fine di evitare costi di responsabilità per prodotti difettosi che arrechino danni alle persone e ai beni. Al riguardo, precisano che la direttiva in materia di responsabilità per danno da prodotti difettosi, «integra la presente direttiva, visto che essa impone un regime di responsabilità oggettiva ai fabbricanti e agli importatori e garantisce un adeguato livello di protezione dei consumatori». Background L’industria europea di articoli pirotecnici è composta essenzialmente da PMI che danno lavoro a circa 3.000 persone. Ma una vastissima parte – circa il 97% - dei fuochi d’artificio commercializzati nell’UE provengono dalla Cina, per cui numerosi lavoratori europei sono occupati principalmente in imprese che acquistano, stoccano e distribuiscono tali prodotti. Il valore al consumo della loro vendita in Europa si aggira intorno ai 700 milioni di euro l’anno. Sullo stesso livello si situa il fatturato annuo del mercato dei professionisti. A parte i più noti fuochi d’artificio e i petardi, occorre anche ricordare che articoli pirotecnici sono anche utilizzati in taluni meccanismi presenti sugli autoveicoli, come gli 80 milioni di sistemi airbag (valore di 3,5 miliardi di euro) o i 90 milioni di pretensionatori per cinture di sicurezza (2 miliardi di euro). In risposta a un questionario della Commissione sugli infortuni causati dagli articoli pirotecnici, risulta che spetta alla Danimarca il poco invidiabile record degli incidenti in proporzione alla popolazione (539 infortuni nel 2002, tasso di 100,4 per milione), segue poi la Svezia (400-500 infortuni, tasso del 45-56), la Norvegia (137 infortuni, tasso del 30,3) ed il Regno Unito (1017 infortuni, tasso del 16,9). Fuori gittata la Grecia (4 incidenti, tasso dello 0,4) e l’Irlanda (8 infortuni e tasso del 2,1), due Paesi in cui, sarà forse un caso, vige un divieto di vendita di fuochi d’artificio ai consumatori. Secondo Telefono Blu, l'associazione a tutela dei consumatori, ogni anno almeno il 10% degli italiani spara fuochi d'artificio in occasione della festività di fine anno, con una spesa che si aggira intorno ai 60 milioni di euro. Il bilancio degli incidenti per botti e fuochi d’artificio per il Capodanno italiano 2005/2006 è stato di un morto, 28 feriti gravi e 555 lievi. Se il numero di feriti gravi è stato inferiore all’anno precedente (33), quello dei feriti con prognosi inferiore ai 40 giorni è salito da 517 del 2005 a 555. Quest’anno c’è stata una vittima, fatto che non si registrava più da alcuni anni. A perdere la vita è un 22enne di Reggio Calabria, ucciso dal petardo che stava preparando. Il primo gennaio 2006, d’altra parte, la Polizia di Stato aveva giudicato molto positivi i risultati conseguiti sia in termini di denunce in stato di arresto, 47 persone contro le 33 del 2005, sia di denunce in stato di libertà, 770 a fronte delle 519 dello scorso anno. Soddisfazione era anche stata espressa per gli ingenti sequestri di materiale esplosivo di natura illecita: oltre 600 tonnellate contro le 300 del 2005. Il dato più evidente, aveva sottolineato la PS, è che gli incidenti sono quasi sempre da ricondurre all’uso di materiale esplosivo di carattere proibito ed in alcuni casi anche all’uso di armi da fuoco. Link utili
Proposta della Commissione Riferimenti Joel HASSE FERREIRA (PSE, PT) |
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In vista della giornata mondiale della lotta contro l'AIDS, il Parlamento ha adottato una risoluzione che sollecita maggiori fondi per i programmi di prevenzione. Chiede poi di integrare l'informazione e l'assistenza su comportamenti sessuali responsabili e sull'efficace prevenzione delle malattie trasmissibili in tutti i servizi in materia di sanità riproduttiva e sessuale. Occorre poi rivedere l'accordo TRIPS e adottare altre misure per migliorare l'accesso ai farmaci nei paesi più poveri. Con 546 voti favorevoli, 34 contrari e 24 astensioni, il Parlamento ha adottato una risoluzione sostenuta da PPE/DE, PSE, ALDE/ADLE, Verdi/ALE e GUE/NGL con la quale esprime la sua più «profonda preoccupazione» dinanzi alla diffusione dell'HIV/AIDS e di altre epidemie tra le popolazioni più povere del pianeta, così come dinanzi alla scarsa priorità attribuita alla prevenzione dell'HIV/AIDS, all'inaccessibilità dei farmaci essenziali, all'inadeguatezza dei finanziamenti e alla mancanza di sforzi di ricerca sulle grandi epidemie. Rileva quindi l'importanza della responsabilizzazione dei governi, dei prestatori di servizi sanitari, dell'industria farmaceutica, delle ONG e della società civile nonché di tutti gli altri soggetti partecipanti alla prevenzione, alle cure e all'assistenza. E invita tutti i donatori internazionali a adoperarsi affinché si possa garantire che i programmi di prevenzione dell'HIV raggiungano le persone più esposte al rischio di infezione. Inoltre, osservando come gli orfani a causa dell'AIDS siano 15 milioni (di cui 12,3 milioni nella sola Africa subsahariana), il Parlamento sottolinea la necessità che l'UE finanzi programmi specifici per garantire che i bambini vittime dell'epidemia di AIDS, perché hanno perduto uno o entrambi i genitori o perché hanno contratto essi stessi la malattia, continuino a ricevere un'istruzione e beneficino di un sostegno. I deputati chiedono poi che tutti i programmi di aiuto garantiscano la disponibilità di finanziamenti per un trattamento prolungato e ininterrotto, una volta che un paziente abbia iniziato una terapia. Ma sottolineano anche la necessità che l'UE finanzi programmi volti a tutelare le donne da qualsiasi forma di violenza suscettibile di diffondere l'AIDS e a garantire che le vittime possano avere accesso ai servizi sanitari e abbiano l'opportunità di reinserirsi nella società, «combattendo la stigmatizzazione che spesso le colpisce». Il Parlamento, in proposito, invita la Commissione a portare a 1 miliardo di euro il proprio contributo al Fondo mondiale per la lotta contro l'HIV/AIDS, la malaria e la tubercolosi e chiede a tutti gli Stati membri e ai membri del G8 di aumentare il proprio contributo, portandolo a 7 miliardi di euro per il 2007 e a 8 miliardi di euro per il 2008, «così da dotare l'UNAIDS delle risorse necessarie per contenere l'epidemia». Salute sessuale e riproduttiva Il Parlamento sottolinea che le strategie necessarie per combattere l'epidemia di HIV/AIDS in modo efficace «devono contemplare un approccio globale alla prevenzione, all'istruzione, all'assistenza e al trattamento e comprendere altresì le tecnologie attualmente in uso, un migliore accesso al trattamento e l'urgente sviluppo di vaccini». Inoltre, i deputati invitano la Commissione e gli Stati membri «a sostenere programmi di lotta all'omofobia e ad abbattere le barriere che impediscono di affrontare la malattia in modo efficace», soprattutto in Cambogia, Cina, India, Nepal, Pakistan, Thailandia e Vietnam, nonché in America latina, «dove si registrano segnali sempre più netti del propagarsi dell'HIV tra gli uomini che hanno rapporti omosessuali». Facendo proprio un emendamento avanzato dal PSE e dalla GUE/NGL, il Parlamento sottolinea inoltre la necessità di un aumento globale dei finanziamenti da parte dei donatori nei prossimi anni per tutte le forniture di anticoncezionali, compresi i preservativi per la prevenzione dell'HIV, «al fine di colmare la lacuna esistente tra forniture e disponibilità economiche per acquistarle». Chiede, inoltre, che l'informazione, l'educazione e l'assistenza in relazione ad un comportamento sessuale responsabile e all'efficace prevenzione delle malattie trasmissibili sessualmente, compreso l'HIV, diventino componenti integranti di tutti i servizi in materia di sanità riproduttiva e sessuale. Il Parlamento, d'altra parte, si compiace dell'inserimento della ricerca sull'HIV/AIDS nel Settimo Programma quadro di ricerca e sollecita attività di ricerca sui vaccini e i microbicidi, sugli strumenti diagnostici e di monitoraggio adatti alle esigenze dei paesi in via di sviluppo, sui modelli di trasmissione epidemica nonché sulle tendenze sociali e comportamentali. Esorta poi a investire nello sviluppo di metodi di prevenzione controllata dalle donne come i microbicidi, i preservativi femminili e la profilassi post-esposizione per le vittime di stupri. D'altra parte, adottando un altro emendamento proposto dal PSE e dalla GUE/NGL, il Parlamento chiede al Congresso USA neoeletto di invertire l'approccio "global gag rule" dell'amministrazione Bush che blocca i finanziamenti da parte di ONG non statunitensi destinati a organizzazioni nel settore della salute riproduttiva che esercitano attività di assistenza in materia di aborto e invita la Commissione e gli Stati membri a garantire che il governo USA inverta la sua "global gag" sulla spesa in materia di salute riproduttiva. Accesso ai farmaci Il Parlamento nota che, 5 anni dopo la dichiarazione di Doha, secondo la quale ogni Stato membro dell'OMC ha il diritto di concedere licenze obbligatorie ed è libero di determinare le condizioni per il rilascio di tali licenze, l'OMS avverte che il 74% dei farmaci contro l'AIDS è ancora soggetto a un regime di monopolio e che il 77% degli africani non ha ancora accesso alle cure contro l'AIDS. Incoraggia quindi i governi ad avvalersi di tutte le possibilità offerte dall'accordo TRIPS, come le licenze obbligatorie, e invita tutti i paesi confrontati a grandi epidemie a far immediatamente ricorso all'articolo 30 dell'accordo TRIPS per accedere ai farmaci necessari «senza dover pagare diritti ai titolari dei brevetti». In proposito invita la Commissione e gli Stati membri a riconoscere che l'applicazione della dichiarazione di Doha «è stata un fallimento», in quanto l'OMC non ha ricevuto alcuna notifica né da un paese esportatore o importatore di farmaci obbligatori, né ha ricevuto una siffatta notifica ai sensi della decisione del 30 agosto 2003. Più in generale, il Parlamento esorta l'OMS, l'OMC e i loro membri a rivedere l'intero accordo TRIPS al fine di migliorare l'accesso ai farmaci. I deputati sottolineano inoltre che, per combattere l'epidemia, «sono essenziali solidi servizi sanitari pubblici, anche per quanto riguarda la ricerca, e si dicono contrari «all'applicazione di condizioni che portino alla loro liberalizzazione». Esortano poi maggiori investimenti per lo sviluppo di medicinali pediatrici. D'altra parte, approvando un emendamento proposto dal PPE/DE, il Parlamento ribadisce la preoccupazione, espressa anche di recente dall'OMS, in relazione al fatto che alcuni governi africani stanno imponendo una tassa sulla vendita o l'importazione di antiretrovirali (ARV) e altri farmaci che li rende troppo costosi per le comunità povere. Sollecita quindi la Commissione ad investigare sulla questione e a incoraggiare i governi ad abolire tali tasse e auspica un sostegno allo sviluppo e alla crescita di industrie nazionali e regionali per la produzione di farmaci generici nelle regioni colpite, onde consentire l'accesso a medicinali abbordabili. Background - l'AIDS nel mondo e in Italia L'AIDS nel mondo Dai dati elaborati dall'UNAIDS e dall'Organizzazione mondiale della Sanità, risulta che, nel 2005, vi erano 38,6 milioni di persone infette dall'HIV. Lo stesso anno si sono osservati 4,1 milioni di nuovi casi di infezione e 2,8 milioni di persone sono decedute a causa dell'AIDS. I bambini di età inferiore a 15 anni che convivono con il virus erano 2,3 milioni, 540.000 l'hanno contratto nel 2005 e, lo stesso anno, ne sono morti 380.000. E' l'Africa subsahariana che registra il poco invidiabile record del maggior numero di persone viventi con il virus (24,5 milioni di persone). Seguono Asia (8,3 milioni), America del Nord ed Europa centro-occidentale (2 milioni), America latina (1,6 milioni), Europa orientale e Asia centrale (1,6 milioni). E' sempre l'Africa ad aver registrato il maggior numero di decessi (2 milioni), seguita da Asia (600.000), America latina (59.000), Europa orientale e Asia centrale (53.000) e, infine, America del Nord ed Europa centro-occidentale (30.000). L'AIDS in Italia Da uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità, risulta che, dal 1982 a dicembre 2005, in Italia sono stati notificati 56.076 casi di AIDS, di cui 1.577 nell’ultimo anno. Del totale dei casi diagnosticati il 77,6% erano di sesso maschile, l’1,3% in età pediatrica (pazienti con età alla diagnosi inferiore ai 13 anni o a trasmissione verticale). In tutto il periodo considerato risulta un totale di 34.757 (62%) pazienti deceduti. L’età media alla diagnosi dei casi adulti, sia maschi che femmine, mostra un aumento nel tempo. Il numero di casi diagnosticati è cresciuto costantemente fino al 1995 (5.653 casi), per poi iniziare una progressiva riduzione fino al 2001, mentre dal 2002 il numero dei casi diagnosticati sembra stabilizzarsi. Nel 2005 il numero di casi (1.141) ha raggiunto il livello più basso dal 1986. Inoltre, si nota un aumento della proporzione dei casi attribuibili alla trasmissione sessuale e una diminuzione di quella delle altre modalità di trasmissione. Solo il 35% dei malati ha fatto uso di terapie antiretrovirali. Tra il 1982 e il 2005, il 49,5% dei casi è stato rilevato tra la fascia di età compresa tra 30 e i 39 anni (29% per la fascia 30-34 e 20,5 per quella 35-39). La fascia d'età compresa tra i 25 e i 29 anni riguarda il 19,4% e quella tra i 40 e i 49 il 16,5%. La Regione più colpita è la Lombardia (16.940 casi), seguita da Lazio (7.312 casi) ed Emilia Romagna (5.436). Link utili
Sito della Commissione europea dedicato all'AIDS Riferimenti Risoluzione comune sull'AIDS |
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«Il principio di non discriminazione nell'accesso ai beni e ai servizi deve essere un diritto garantito a ogni cittadino UE». E' quanto afferma una relazione adottata dal Parlamento sul Piano d'azione europeo 2006-2007 sui disabili, sollecitando l'adozione di una direttiva specifica sulla disabilità e misure per favorire l'occupazione dei disabili. Sono anche chieste ulteriori iniziative per combattere la discriminazione, la stigmatizzazione e tutte le forme di violenza di cui sono vittime. La relazione di Elizabeth LYNNE (ALDE/ADLE, UK) invita la Commissione a presentare una proposta di direttiva specifica sulla disabilità e a promuovere una Carta europea per la qualità dell'assistenza alla persona disabile al fine di assicurare un elevato livello di integrazione e di partecipazione indipendentemente dalle modalità (a domicilio, in istituto o secondo modalità miste). Nel sollecitare una definizione comune europea di disabilità, i deputati invitano il Consiglio e la Commissione ad attuare il Piano d'azione sulla situazione delle persone con disabilità e a riferire sul suo stato di avanzamento. Per i deputati, inoltre, gli Stati membri dovrebbero prendere debitamente in considerazione i problemi cui sono confrontati i genitori di bambini con disabilità, «che sono spesso costretti a restare fuori dal mercato del lavoro», e a promuovere politiche di sostegno e aiuto a tali genitori. Sostenendo che «l'occupazione è una delle condizioni fondamentali dell'inclusione sociale», i deputati invitano gli Stati membri - in collaborazione con le imprese, le parti sociali e gli altri organismi competenti - a esaminare maggiormente le possibilità di offrire posti di lavoro alle persone con disabilità. Il Parlamento sottolinea anche l'importanza di promuovere campagne di informazione affinché i datori di lavoro considerino, «senza alcun pregiudizio», l'inserimento occupazionale di una persona con disabilità, «in particolare per quanto riguarda le concezioni erronee relative ai costi finanziari dell'assunzione di un disabile e alle capacità dei candidati». I deputati sostengono inoltre che una maggiore accessibilità alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, potrebbero contribuire in modo determinante alla riduzione dell'elevata disoccupazione tra i disabili. Per le persone disabili è importante ottenere, mantenere e rinnovare costantemente le qualifiche al fine di realizzare il proprio potenziale sul mercato del lavoro. Per permettere questo, i deputati ritengono che occorra promuovere, nell'ambito delle rispettive competenze, la partecipazione attiva dei disabili all'istruzione, alla formazione professionale, all'apprendimento per via elettronica (e-Learning), all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, agli eventi culturali, allo sport, alle attività del tempo libero, alla società dell'informazione e ai mezzi di comunicazione di massa. Pur riconoscendo che in alcuni casi siano necessarie scuole speciali, invitano poi la Commissione e gli Stati membri a promuovere l'integrazione delle persone con disabilità nel sistema educativo ordinario «sin dalla più tenera età», nonché «il diritto dei genitori di scegliere dove mandare a scuola i propri figli». Sempre seguendo questo principio, i deputati chiedono maggiore severità a livello di infrastrutture per consentire l'accesso delle persone con disabilità all'ambiente edilizio e alle costruzioni di nuova progettazione. Al riguardo invitano anche gli Stati membri a migliorare l'accessibilità degli impianti sportivi, sempre più frequentati dai disabili. Anche se si è fatto molto nell'eliminazione delle discriminazioni per i disabili sui mezzi pubblici (autobus e pullman), i deputati ritengono che la direttiva 2001/85/CE debba essere rafforzata, al fine di renderla conforme alla vigente legislazione comunitaria sui diritti dei passeggeri disabili delle linee aeree. Incoraggiano poi la Commissione ad estendere gli stessi diritti a tutti i mezzi di trasporto. Il Parlamento, inoltre, sottolinea la necessità di promuovere iniziative volte a sviluppare una maggiore interazione fra popolazione e disabili mentali, e di eliminare la stigmatizzazione che pesa sulle persone con problemi di salute mentale e chiede di fornire il sostegno necessario alle famiglie con componenti affetti da grave disabilità. Nel sottolineare quindi il ruolo fondamentale che svolgono i mezzi di comunicazione di massa nell'eliminare gli stereotipi e i pregiudizi riguardanti i disabili e nel formare una coscienza sociale in relazione ai problemi che essi affrontano nella loro vita quotidiana, i deputati chiedono alla Commissione e agli Stati membri di incoraggiare, soprattutto nell'ambito del programma MEDIA, la produzione e la promozione di opere cinematografiche e programmi televisivi capaci di offrire un'immagine più positiva delle persone disabili. Gli Stati membri sono anche sollecitati a adottare «incisivi provvedimenti» contro tutte le forme di violenza perpetrate nei confronti delle persone con disabilità e, in particolare, delle donne, degli anziani e dei bambini che sono spesso vittime di violenza fisica e psicologica nonché di violenza sessuale. A tale riguardo, il Parlamento constata che circa l'80% delle donne con disabilità sono vittime di violenza e che il rischio di violenza sessuale è superiore al rischio cui sono esposte le altre donne. D'altra parte, i deputati si compiacciono del fatto che si stia abbandonando la pratica di ricoverare in istituti le persone con disabilità. In proposito osservano peraltro che l'abbandono di tale pratica «richiede un livello sufficiente di servizi di qualità» e chiedono che venga prestata un'attenzione particolare agli eventuali ostacoli all'accesso a siffatti servizi causati dalle politiche tariffarie e al sostegno al principio dell'accesso universale. D'altra parte, il Parlamento invita gli Stati membri ad utilizzare, promuovere e diffondere nella maggior misura possibile il linguaggio gestuale ed a sviluppare pienamente i servizi di sostegno che la televisione digitale offre per rispondere alle esigenze specifiche dei disabili, come ad esempio una migliore sottotitolazione, il commento sonoro e le spiegazioni mediante simboli, promuovendo al contempo, nell'ambito della televisione analogica, la generalizzazione dell'uso dei sottotitoli e del linguaggio gestuale. Il Parlamento riconosce infine l'importante ruolo svolto dalle ONG, dalle Organizzazioni di utilità sociale e dalle associazioni delle persone disabili ai fini dello sviluppo e dell'applicazione dei diritti di tale categoria. E aggiunge che la Commissione dovrebbe ricorrere alla consulenza di tali organizzazioni, in modo che le politiche a favore dei disabili, possano fare affidamento su una più attiva partecipazione dei gruppi di persone che fanno parte di questo ambito. Link utili
Comunicazione della Commissione sulla situazione dei disabili
nell'Unione europea allargata: il Piano d'azione europeo 2006-2007 Riferimenti Elizabeth LYNNE (ALDE/ADLE, UK) |
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Una risoluzione adottata dal Parlamento sollecita una legislazione europea coerente nei settori legati allo spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia. I deputati chiedono il potere di codecisione su materie quali l'immigrazione legale e un rafforzamento delle misure atte a garantire il rispetto dei diritti fondamentali nell'UE. Insistendo sulla necessità di una normativa sulla protezione dei dati personali, esprimono preoccupazione sull'interpretazione data dagli USA all'accordo sui PNR. Con 488 voti favorevoli, 85 contrari e 25 astensioni, il Parlamento ha adottato una risoluzione che sottolinea come non cessi di aumentare la domanda dei cittadini europei di poter godere, in seno all'Unione europea di maggiore libertà, sicurezza e giustizia, «in un mondo sempre più globalizzato e soggetto a crisi e tensioni persistenti, a disparità economiche e a flussi migratori in costante aumento, a confronti ideologici e culturali che riguardano un numero crescente di persone e a minacce terroriste di portata sconosciuta». D'altra parte, il Parlamento ricorda la necessità di conservare una certa coerenza nelle competenze legislative a livello dell'UE. Infatti, in mancanza di un acquis coerente e di posizioni condivise dagli Stati membri nei settori legati allo spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia, «l'UE non è in grado di influenzare seriamente .... la posizione dei paesi terzi», compresi i suoi alleati come gli Stati Uniti. Ciò, per i deputati, oltre a costringerla a subire l'iniziativa politica e strategica di detti paesi, «può intaccare la sua credibilità». Sottolineano poi che l'Unione europea non dispone ancora di una politica coerente in materia di immigrazione e, in proposito, chiedono di prevedere che la legislazione in tale materia non si limiti soltanto all'immigrazione illegale, ma copra anche quella legale. A loro parere, inoltre, la regola dell'unanimità e, soprattutto, l'assenza di un autentico controllo democratico e giurisdizionale, «rendono la situazione attuale delle politiche del terzo pilastro assai fragile dal punto di vista del rispetto da parte dell'UE dei principi sui quali dichiara di fondarsi». Mettono poi in guardia contro i rischi di sviluppare al di fuori dei trattati europei alcune materie che sono già oggetto di proposte da parte delle istituzioni europee. Più poteri al Parlamento Per tale ragione i deputati chiedono alla Commissione di presentare al Consiglio nel 2007 il progetto di decisione per attivare la clausola passerella prevista dal Trattato che consente di trasferire nel quadro comunitario le disposizioni relative alla cooperazione di polizia (compreso Europol) e giudiziaria in materia penale (compreso Eurojust). Il Consiglio, inoltre, è sollecitato a prevedere l'estensione della codecisione con il Parlamento e della maggioranza qualificata nel Consiglio a tutti i casi in cui sia possibile ai sensi dei trattati vigenti, quali l'immigrazione legale o l'integrazione dei cittadini di paesi terzi. Al riguardo, peraltro, i deputati ricordano che l'attivazione della "passerella" lascia aperta la possibilità per il Consiglio di decidere sulle sue condizioni di voto e che, in detto contesto, si potrebbero trovare diverse soluzioni per preservare in determinati casi e/o per periodi determinati l'unanimità. Avvertono tuttavia che in tutte le materie che incidono sui diritti dei cittadini europei dovrà comunque applicarsi la codecisione, in quanto il Parlamento europeo «non può essere considerato meno determinante del più piccolo Stato membro». Il Parlamento chiede poi ai Capi di Stato e di governo di dare al Consiglio e alla Commissione orientamenti volti a reimpostare la legislazione europea in modo da assicurare un elevato livello di protezione dei diritti fondamentali all'interno dell'Unione ed a adoperarsi per rafforzare la protezione dei principi fondamentali dell'UE nonché dei meccanismi di allerta e le sanzioni previste dal Trattato UE. Ma anche a operare il rafforzamento e l'armonizzazione dei poteri di cui dispongono attualmente Eurojust e i suoi membri nazionali. Quest'ultima esigenza, per i deputati, andrebbe realizzata mediante l'attribuzione del potere effettivo di coordinamento delle inchieste e dei procedimenti giudiziari e contribuiendo al regolamento dei conflitti di competenze nonché mediante l'attribuzione a Europol del potere di organizzare e coordinare inchieste ed azioni operative congiuntamente alle autorità competenti degli Stati membri nel quadro di squadre investigative comuni. Al Consiglio è anche chiesto di adottare con urgenza la decisione volta a sopprimere i limiti alle competenze della Corte di giustizia nella politica in materia di visti, immigrazione e asilo nonché di fare tutto il possibile per accelerare il trattamento dei ricorsi pregiudiziali nella materie di pertinenza dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia. Sicurezza senza restrizioni della libertà. Proteggere i dati personali Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre indicare ai governi e alla Commissione gli orientamenti volti ad accertarsi che la legislazione europea «non contribuisca a creare uno stato di sorveglianza» e che le ingerenze dell'autorità pubblica nell'esercizio delle libertà personali «siano strettamente limitate e sottoposte a una revisione periodica» con la partecipazione del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali. Per i deputati, occorre poi colmare l'attuale deficit a livello di legislazione europea in materia di trattamento dei dati riservati ove detenuti dalle istituzioni dell'UE. Il Consiglio dovrebbe quindi presentare quanto prima al Parlamento europeo l'orientamento in merito al progetto di decisione quadro - sulla protezione dei dati a carattere personale trattati nel quadro della cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale che, è sottolineato, dovrà essere definita coinvolgendo il Parlamento e senza svuotare la proposta della sua sostanza. Il Parlamento, d'altra parte, esprime la sua profonda preoccupazione, per quanto riguarda l'accordo provvisorio con gli Stati Uniti sui dati del codice di prenotazione (Passenger Name Record - PNR). Nota infatti che la lettera d'interpretazione statunitense «dimostra che le autorità USA danno un'interpretazione dell'accordo che va ben oltre il suo contenuto», in particolare per quanto riguarda lo scopo dell'accordo, l'accesso delle agenzie e degli organismi statunitensi ai dati PNR e il numero di campi di dati che possono essere consultati. Diritti processuali Il Parlamento esorta poi il Consiglio ad adottare senza indugio il progetto di decisione quadro in materia di determinati diritti processuali in procedimenti penali nel territorio dell'Unione europea. Ribadisce inoltre la necessità di generalizzare il principio del reciproco riconoscimento onde farne la chiave di volta della legislazione dell'UE e di rafforzare ulteriormente l'accesso alla giustizia come previsto dalla proposte in materia di mediazione civile, di controversie di modesta entità e di ingiunzioni di pagamento. Chiede d'altra parte di prevedere misure di armonizzazione legislativa «solo previa valutazione d'impatto in materia di diritti fondamentali con la partecipazione dei parlamenti nazionali». Adeguate risorse umane e finanziarie Per il Parlamento, «i migliori obiettivi restano alla fase delle intenzioni se non sono sostenuti da adeguate risorse umane e finanziarie». Occorre quindi attuare a livello dell'UE il principio di solidarietà e di cooperazione leale, anche finanziaria, tra gli Stati membri nonché adeguare le competenze delle agenzie europee (Europol, Eurojust, Frontex, Olaf, Cepol, ...) al fine di consentire loro di realizzare le priorità strategiche definite dagli Stati membri a livello dell'UE. E' anche necessario permettere di prevenire e affrontare situazioni di crisi civili di portata internazionale. Link utili Resoconto del dibattito tenutosi in occasione della seduta del 27.9.2006 Riferimenti Risoluzione su sui progressi compiuti dall'UE
nella creazione di uno spazio di libertà, di sicurezza e di
giustizia (articoli 2 e 39 del trattato UE) |
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I risultati delle votazioni sono consultabili
sul
sito del Servizio Stampa del Parlamento europeo. |
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Ordine del giorno 11-14 dicembre 2006 Strasburgo Lunedì 11 dicembre 2006 (17:00 - 24:00)
Martedì 12 dicembre 2006 (9:00 - 11:20)
(11:30 - 12:00 ) Votazione
(12:00 - 12:30)
(12:30 - 13:00)
(15:00 - 18:00)
(18:00 - 19:30)
(21:00 - 24:00)
Mercoledì 13 dicembre 2006 (9:00 - 11:50)
(12:00 - 13:00) Votazione
(15:00 - 17:30)
(17:30 - 19:00)
(21:00 - 24:00)
Giovedì 14 dicembre 2006 (9:00 - 11:00)
(11:00 - 13:00) Votazione
(15:00 - 16:00)
(16:00 - 17:00)
(17:00 - 18:00) Votazione
L'ordine del giorno può subire modifiche. |
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Codici delle procedure parlamentari
Abbreviazioni - Gruppi politici: vedere di seguito
Gruppi politici
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