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RASSEGNA

 

28 aprile 2005

 

Bruxelles

 


Diritti umani nel mondo


Simon COVENEY (PPE/DE, IE)

Relazione sulla relazione annuale sui diritti umani nel mondo nel 2004 e sulla politica dell'UE in materia

Doc.: A6-0086/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 27.4.2005

Votazione: 28.4.2005

Esecuzioni sommarie, incarcerazioni arbitrarie, torture e maltrattamenti di oppositori politici e giornalisti, corruzione nelle istituzioni, giustizia dipendente dal potere, assenza di democrazia, libertà di espressione e di informazione, discriminazioni etniche, religiose, di genere e di status sociale, tratta degli esseri umani e traffico di organi, atti terroristici e sostegno ad essi, stupri di massa come strumenti di guerra. Sono queste le principali violazioni dei diritti umani riscontrate in molti paesi del mondo e segnalate dalla relazione di Simon COVENEY (PPE/DE, IE) adottata dalla Plenaria nel quadro del dibattito annuale sui diritti dell'uomo.

La lunga relazione - adottata con 251 voti favorevoli, 64 contrari e 255 astensioni - mette innanzi tutto in risalto le violazioni dei diritti umani nei singoli paesi, per poi approfondire alcune tematiche orizzontali. Queste ultime riguardano, in particolare, la lotta al terrorismo, i diritti dei bambini, l'impatto dei conflitti su donne e bambini, la pena di morte, il traffico di organi ed esseri umani. Ma anche il ruolo del mondo degli affari nel campo dei diritti umani, il ruolo del Tribunale penale internazionale (TPI) e gli sviluppi politici e istituzionali all'interno e all'esterno dell'Unione europea.

Il Resoconto del dibattito tenutosi in Aula la vigilia è disponibile sul sito del Servizio Stampa.

Più coerenza nella politica comunitaria sui diritti umani

I deputati, innanzi tutto, invitano la Commissione a rafforzare gli aspetti dei diritti umani in tutte le relazioni internazionali e nelle altre politiche nonché a sostenere e ad aiutare i difensori dei diritti umani e i giornalisti esposti a rischi. Inoltre, nel chiedere «maggiore coerenza» nella politica comunitaria in materia di diritti umani, sottolineano «che nessuna motivazione economica deve indurre l'Unione europea a negare o minimizzare l'esistenza di violazioni dei diritti umani». Alla Commissione e al Consiglio è chiesto di affrontare e prendere concrete misure nei confronti dei paesi in cui vigono leggi che compiono discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale. Mentre, i paesi in cui vigono leggi che considerano reato penale i rapporti sessuali fra adulti consenzienti dello stesso sesso sono sollecitati ad abrogarle.

L'Unione europea e i suoi Stati membri, poi, dovrebbero pronunziarsi con una sola voce sulle violazioni dei diritti umani, in particolare in sede ONU, per poter influenzare il processo decisionale. D'altra parte, la Commissione dovrebbe definire un meccanismo chiaro per l'applicazione della clausola dei diritti umani inclusa negli accordi dell'UE con i paesi terzi ed elaborare una relazione sulla situazione dei diritti umani nei paesi interessati dalla politica europea di vicinato.

Nel prendere atto della decisione del Consiglio di creare un'agenzia autonoma per i diritti umani e fondamentali, i deputati auspicano che questa aiuterà la Commissione a ridurre la divergenza tra le politiche interna ed esterna dell'Unione in materia di diritti umani. Il Consiglio, invece, è incoraggiato ad inserire i paesi candidati nel mandato dell'agenzia. La relazione, infine, raccomanda che il mandato dell'agenzia sia esteso a tutti i settori della Carta dei diritti fondamentali e alle relative disposizioni della prima parte della Costituzione, «quale ulteriore esempio dell'impegno dell'UE ad applicare tali diritti nella pratica».

I diritti umani e la lotta contro il terrorismo

I deputati condannano «con assoluta fermezza» il terrorismo in tutte le sue forme e, riconoscendo che tali attacchi si propongono di influenzare i processi democratici, rilevano che questo tipo di terrorismo «rappresenta una nuova e violenta minaccia contro i diritti umani e fondamentali». Pur riconoscendo ai governi democratici il dovere di proteggere i cittadini, di combattere il terrorismo e di individuare e smantellare tutte le reti terroristiche, insistono anche sul fatto che, in tale azione, «i governi stessi devono rispettare lo Stato di diritto, nonché i propri impegni internazionali in materia di diritti umani, comprese le leggi umanitarie e sui profughi».

In proposito, è inoltre sottolineato che la responsabilità penale degli atti di terrorismo deve essere individuale e non collettiva, pertanto qualsiasi deroga ad un diritto applicata in casi di emergenza dovrà essere «temporanea, strettamente necessaria e proporzionata alla minaccia specifica» da affrontare.

A livello europeo, i deputati reputano essenziale mettere a punto strategie esaustive «che contribuiscano ad affrontare le cause della povertà estrema, dell'insicurezza, del crollo di Stati e dell'avanzata del fondamentalismo, che possono contribuire all'emergere di attività terroristiche». D'altra parte, è riconosciuta anche l'esigenza di una risposta forte e coordinata al terrorismo ed è ribadito che gli atti terroristici «non possono mai essere giustificati». Le misure devono però essere specifiche per rispondere alle caratteristiche di ciascuna organizzazione terroristica e, a tale riguardo, il Consiglio è invitato a tenere regolarmente informato il Parlamento sull'elenco delle organizzazioni terroristiche e sui motivi delle modifiche ad esso apportate.

Diritti dei bambini

La relazione sottolinea che, nel mondo, un bambino su 12 è vittima delle forme più gravi di lavoro forzato, di sfruttamento sessuale o di arruolamento militare forzato e, in tale ambito, chiede alla Commissione di presentare una comunicazione sui diritti dei bambini e sulla politica dell'UE in materia di sviluppo. I deputati, inoltre, esprimono profonda preoccupazione per il fatto che milioni di bambini continuano a morire ogni anno a seguito di malattie «che potrebbero essere evitate», che circa 104 milioni di bambini in età scolare si vedono negare il diritto all'istruzione e per il crescente numero di bambini coinvolti nel traffico globale.

Alla Commissione è quindi chiesto di assumersi le proprie responsabilità nei confronti dell'iniziativa Fast Track e di impegnarsi attivamente con i partner ACP sulle questioni legate all'istruzione. Inoltre, è sottolineata la necessità di interventi e leggi urgenti per punire gli autori e proteggere le vittime dei traffici, mentre sono sostenute le misure adottate a livello regionale e internazionale per combattere tutte le forme di lavoro infantile. Tutti gli Stati, infine, sono invitati a porre fine al reclutamento di bambini nelle forze armate.

L'impatto dei conflitti su donne e bambini

I deputati condannano «il barbaro uso dello stupro quale strumento di guerra» e ribadiscono che la comunità internazionale deve continuare a spiegare che tale pratica viola il diritto umanitario e le convenzioni internazionali. Inoltre, rilevando come il trattato di Roma che ha istituito il Tribunale Penale Internazionale classifica lo stupro come crimine contro l'umanità, chiedono una forte risposta legale in termini di procedimenti giudiziari per porre rimedio a questi crimini.

Peraltro, nel riconoscere l'impatto degli stupri di massa su donne e ragazze, «in quanto le rende vulnerabili nei confronti dell'HIV/AIDS», il Parlamento esorta l'Unione «ad assicurare che tutte le donne e ragazze che abbiano subito uno stupro possano avere immediato accesso alla necessaria profilassi, compresa l'interruzione della gravidanza». Inoltre, deplora il fatto che in molti casi i responsabili degli atti di violenza sessuale e stupro commessi durante i conflitti non vengono denunciati e restano impuniti, e ritiene che l'applicazione e il pieno rispetto dei diritti in materia di salute riproduttiva contribuiranno a ridurre al minimo questi casi.

La relazione, poi, esprime preoccupazione per il fatto che migliaia di bambini continuino ad essere impiegati come «pedine armate» in più di 20 paesi a livello mondiale e sottolinea che anche le bambine sono utilizzate in misura crescente come combattenti attive e prostitute nei conflitti armati. A tale proposito, pone in particolare l'accento sulla vulnerabilità delle ragazze alla violenza e allo sfruttamento sessuale nel ruolo di schiave del sesso e/o di mogli forzate.

All'ONU e all'intera comunità internazionale, è quindi chiesto di prestare maggiore attenzione all'impatto dei conflitti su donne e bambini, soprattutto su quelli appartenenti a minoranze etniche, linguistiche e/o religiose, e in particolare quando diventano bersaglio di una deliberata strategia bellica.

Abolizione della pena di morte

Pur valutando positivamente la tendenza verso l'abolizione della pena di morte visto che 118 Stati l'hanno soppressa di fatto o di diritto, la relazione esprime preoccupazione per il fatto che 78 Stati la mantengano ancora in vigore. Sollecitando quindi gli Stati a ratificare il secondo protocollo facoltativo alla convenzione internazionale sui diritti civili e politici, che mira ad abolire la pena di morte, i deputati invitano l'UE ad avvalersi dei fori multilaterali, come la commissione dell'ONU per i diritti umani, «per incoraggiare gli Stati a ratificare e osservare gli strumenti internazionali per i diritti umani concernenti la pena di morte».

Nell'osservare poi come la Cina sia il paese con il maggior numero di esecuzioni capitali al mondo e allarmati dall'elevato numero stimato in Iran, i deputati chiedono loro di pubblicare statistiche ufficiali sulla pena di morte e invitano la Commissione e il Consiglio a premere su di essi affinché istituiscano una moratoria che sia effettivamente applicata e conduca ad una modifica della legislazione. Analoga preoccupazione è espressa per l'elevato numero di condanne a morte eseguite in Vietnam, mentre l'applicazione di tale pena a Cuba è nuovamente condannata dai deputati. 

Inoltre, pur ritenendo incoraggiante la tendenza osservata negli USA (dal '99: -54% delle condanne e -40% delle esecuzioni), i deputati invitano tale Paese ad abolire la pena capitale e incoraggiano la Commissione a mantenere la sua memoria amicus curiae nelle cause dinanzi alla Corte federale statunitense concernenti minori e persone con malattie mentali che sono state condannate a morte.

Traffico di organi ed esseri umani - industria del sesso e lavoro infantile

Nel sottolineare che il traffico di esseri umani sotto qualsiasi forma rappresenta una violazione dei diritti umani, vietato anche dalla Carta dei diritti fondamentali dell'UE, i deputati incoraggiano gli Stati a coordinare le azioni per migliorare l'applicazione del diritto internazionale e dare una risposta organica nella lotta a questa «attività criminale internazionale altamente organizzata». I singoli Stati devono anche rafforzare la risposta al traffico da parte della giurisdizione penale attraverso riforme legislative, sensibilizzazione e formazione, garantendo al contempo la protezione delle vittime chiamate a testimoniare.

I deputati, inoltre, rilevando che il traffico di esseri umani non è limitato all'industria del sesso, ma comprende anche il traffico di donne e bambini da adibire al lavoro forzato, si dicono incoraggiati dall'impegno della Commissione a presentare una comunicazione sulla prevenzione e la lotta contro tale traffico. All'Esecutivo, infine, sono riconosciuti gli sforzi compiuti per elaborare misure volte a combattere il traffico, ma è anche sottolineata l'esigenza di potenziare i suoi interventi in paesi chiave per il transito, come Bielorussia, Moldova, Federazione russa e Ucraina.

Mondo degli affari e diritti umani

Sostenendo che le imprese possono influenzare le decisioni dei governi sul mercato globale, i deputati le incoraggiano a promuovere, proteggere e garantire i diritti dei loro dipendenti e dei dipendenti dei loro fornitori, subappaltatori e partner, «anche qualora tali diritti non siano tutelati dalla legislazione nazionale di un determinato paese». Queste sono anche sollecitate ad adottare determinati standard minimi «per calmare le preoccupazioni dell'opinione pubblica». 

La relazione, inoltre, incoraggia le imprese a cooperare con le ONG locali impegnate nel campo dei diritti umani e le esorta a non operare in uno Stato che sia oggetto di sanzioni unilaterali e regionali o embarghi commerciali imposti a seguito di problemi connessi ai diritti umani. L'Unione europea, d'altra parte, è invitata ad adottare un codice di condotta per le imprese europee che operano a livello internazionale ed in particolare nei paesi in via di sviluppo.

Impunità e il ruolo del Tribunale penale internazionale

Per i deputati, «una pace sostenibile non può prescindere dalle responsabilità dinanzi alle atrocità».  Al fine di ristabilire il rispetto dello Stato di diritto, della pace e della democrazia, è quindi essenziale porre fine al clima di impunità. A tale proposito, ritengono che il Tribunale penale internazionale (TPI) sia parte di un sistema di giustizia internazionale in cui i tribunali nazionali, internazionali e misti, nonché lo stesso TPI, «cooperano per porre effettivamente fine all'impunità nel caso di gravi violazioni dei diritti umani e per impedire che si verifichino».

L'Unione europea deve quindi proseguire gli sforzi volti a promuovere la ratifica dello Statuto di Roma e l'adozione di una normativa per la sua applicazione, al fine di aumentare gli interventi e altre azioni a difesa del Tribunale. Agli Stati membri dell'UE è poi chiesto di firmare accordi di trasferimento dei testimoni con il Tribunale e di mettere a sua disposizione tutte le informazioni pertinenti di cui dispongono. Gli Stati Uniti, infine, sono sollecitati a ratificare lo Statuto del TPI ed a rinunciare alla ratifica di uno statuto privilegiato per i propri effettivi militari ai quali, secondo i deputati, «sarebbe garantita una specie di immunità internazionale».

La situazione in alcuni paesi

A Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Serbia e Montenegro è rivolto l'invito dei deputati a garantire il corretto svolgimento dei processi sui crimini di guerra ed è ricordato loro l'obbligo di cooperare pienamente con il Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia.

Per quanto riguarda la Russia, innanzi tutto, la relazione deplora e condanna «gli ignobili atti terroristici» verificatisi nel 2004 ed in particolare «il tragico ed indimenticabile terrore di cui sono stati vittima i bambini di Beslan». I deputati, tuttavia, pur sostenendo gli sforzi della Russia nella lotta alla minaccia terroristica, insistono sul fatto che «i diritti umani vanno rispettati nel contesto di questa sfida». La Russia è poi invitata a prendere misure immediate «per porre fine agli omicidi extragiudiziali ad opera delle forze russe, alle sparizioni e alla tortura durante la detenzione in Cecenia» nonché ad assicurare il libero accesso alle organizzazioni umanitarie, ai giornalisti e agli osservatori in materia di diritti umani in Cecenia.

Inoltre, i deputati esprimono preoccupazione in merito alla recente legislazione russa «che è destinata a limitare i diritti umani, civili e politici». A titolo d'esempio sono citati l'eliminazione dell'elezione diretta dei governatori, l'estensione del controllo governativo di fatto sulla maggior parte dei canali televisivi, le norme atte a limitare il diritto a manifestare pubblicamente e l'applicazione retroattiva di norme sulla proprietà e i diritti degli investitori. Il governo russo è infine sollecitato a garantire l'indipendenza della magistratura e ad osservare i principi che consentono l'esistenza di un'imprenditoria corretta e non politicizzata.

Per quanto riguarda la questione israelo-palestinese, i deputati reputano che il cambio dei vertici palestinesi offre «una nuova opportunità di trovare una soluzione positiva nella regione». La nuova leadership palestinese, d'altra parte, è invitata a continuare a prendere tutte le misure necessarie per fermare le attività terroristiche contro Israele e, in particolare, è sottolineata la necessità «di porre fine al sostegno morale e materiale e alla prassi degli attentati suicidi».

 D'altra parte, i deputati plaudono alle misure adottate da Israele per consolidare la fiducia, quali il rilascio di prigionieri, la cessazione delle incursioni militari, la sospensione della distruzione delle case palestinesi e il disimpegno dalla Striscia di Gaza. Nel riconoscere poi il diritto di Israele di adottare misure per garantire la sicurezza dei suoi cittadini, ricordano tuttavia «che nessuna misura antiterrorismo adottata può ignorare gli aspetti relativi ai diritti umani». A tale proposito, chiedono ad Israele di sospendere l'ulteriore costruzione della barriera di sicurezza in Cisgiordania.

Pur riconoscendo le difficoltà che le nuove autorità in Iraq devono affrontare nel quadro degli sforzi volti a creare uno Stato di diritto con l'aiuto delle forze militari stazionate in loco, i deputati si dichiarano preoccupati per l'attuale situazione. Essi plaudono «alla determinazione e al coraggio dimostrati dal popolo iracheno» in occasione delle recenti elezioni che, a loro parere, «hanno offerto al paese la prospettiva di un migliore futuro democratico». Esprimendo quindi sostegno al neoeletto parlamento, i deputati auspicano che sia rapidamente elaborata la nuova Costituzione. La Commissione è poi invitata a potenziare il sostegno alle autorità irachene, mentre l'ONU dovrebbe incrementare il coinvolgimento e la presenza nel Paese.

Inoltre, prendendo atto delle condizioni pericolose in cui continuano ad operare i giornalisti in Iraq, i deputati deplorano i rapimenti in corso, chiedono l'immediato rilascio di tutte le persone sequestrate e condannano con forza «l'attività barbarica dei sequestri, delle esecuzioni e delle bombe suicide». D'altra parte, ribadiscono la condanna del ricorso alla tortura e dei trattamenti crudeli, disumani o degradanti dei prigionieri in Iraq, «commessi dalle autorità irachene o da personale militare straniero».

I deputati si dicono molto preoccupati dal fatto che, negli ultimi due anni, la situazione dei diritti umani in Iran si sia deteriorata e, in particolare, deplorano il crescente numero di denunce di esecuzioni pubbliche e fustigazioni.  D'altra parte, si compiacciono della moratoria sulle lapidazioni e prendono atto di quelle annunciate sulle esecuzioni dei minori e sulle amputazioni, chiedendo alle autorità iraniane di adottare i pertinenti provvedimenti legislativi al fine di bandire definitivamente tali pratiche. Consiglio e Commissione, a tale proposito, sono invitati a «monitorare attentamente» l'attuazione di questi impegni. Il Parlamento, infine, condanna «la spregevole» politica iraniana di arrestare e imprigionare giornalisti e cyberdissidenti nonché soffocare la libertà di stampa e dei media ed invita l'Iran «a cessare di sostenere le organizzazioni terroristiche».

Preoccupati per i presunti casi di finanziamenti erogati dalla Siria ad organizzazioni terroristiche, i deputati si compiacciono tuttavia dell'annuncio del ministro degli esteri siriano in merito al ritiro dal Libano, entro il 30 aprile 2005, di tutte le truppe, delle istallazioni militari e dei servizi di informazione. Invitando la Siria a rispettare i diritti umani,in particolare la libertà di associazione, il Parlamento chiede di liberare senza indugio i prigionieri politici e di revocare in via definitiva lo stato di emergenza. I deputati, inoltre, sollecitano la cessazione delle discriminazioni contro i curdi, la parità delle donne e la cessazione delle violenze nei loro confronti. E' infine sottolineato il gran numero di arresti e carcerazioni arbitrari nonché il frequente ricorso a torture e a maltrattamenti.

La Libia è invitata a liberare tutti i prigionieri politici. Infatti i deputati si dicono profondamente preoccupati della sua legislazione che mette al bando i partiti politici, le associazioni e i mezzi d'informazione indipendenti. Inoltre, la relazione sottolinea l'importanza di rispettare le convenzioni internazionali in materia di diritti umani e umanitari e chiede all'Unione di premere sulle autorità libiche affinché concedano alle organizzazioni internazionali per i diritti umani il permesso di svolgere indagini. La Libia è infine invitata a concedere l'accesso agli osservatori internazionali,« a porre fine alle espulsioni e agli arresti arbitrari di migranti», a ratificare la convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati e a riconoscere il mandato dell'HCR.

Pur valutando positivamente il fatto che la Cina abbia avviato un dialogo con l'UE sui diritti umani, i deputati sottolineano con preoccupazione il ricorso alla pena di morte e l'abolizione della libertà di associazione e di religione. Sostenendo poi che «una relazione commerciale sempre più positiva deve essere subordinata alle riforme nel campo dei diritti umani», i deputati non sostengono la recente «inversione di rotta» della Commissione riguardo all'embargo sulle vendite di armi alla Cina. Al contrario, ne raccomandano il mantenimento «fintanto che il paese non avrà compiuto progressi maggiori sulla questione dei diritti umani». La relazione, inoltre, chiede un riesame ufficiale di Tienanmen, la pubblicazione dell'elenco dei prigionieri politici e la loro liberazione incondizionata. Infine, prende atto con preoccupazione del trattamento della popolazione in Tibet e nello Xinjiang per quanto riguarda la libertà di associazione e di religione.

La relazione invita la Corea del Nord «a riconoscere la triste condizione del suo popolo oppresso dal regime e a dare inizio ad una svolta reale a tutti i livelli, che consenta di realizzare riforme che riconoscano l'esigenza di rispettare i diritti umani». A tale proposito, è sottolineato che, nell'indice mondiale sulla libertà di stampa, la Corea del Nord è indicata come «il peggior paese al mondo».

 Guardando con preoccupazione al fatto che Laos e Vietnam rimangano Stati a partito unico «che continuano a reprimere le minoranze etniche e religiose», oltre che gli attivisti impegnati a favore della democrazia e dei diritti umani, la relazione invita i governi dei due paesi a difendere la libertà religiosa, di espressione e di riunione. I deputati, in particolare, deplorano la violazione dei diritti umani degli indigeni Montagnards in Vietnam ed esortano il governo ad eliminare qualsiasi discriminazione nei confronti di ogni tipo di minoranza.

 Compiacendosi dei risultati positivi del processo elettorale in Afghanistan e incoraggiando il nuovo governo di Hamid Karzai a perseguire una politica di modernizzazione e ristrutturazione, la relazione condanna con forza «la prassi barbarica dei sequestri e delle esecuzioni di esseri umani innocenti».

Per quanto riguarda il Pakistan i deputati accolgono con favore i passi positivi compiuti nel campo dei diritti umani. Tuttavia, pur riconoscendo le responsabilità specifiche del Paese nella lotta contro il terrorismo, insistono sul fatto che, quali che siano le misure antiterroristiche in questione, «non è possibile fare astrazione da considerazioni relative ai diritti umani, in particolare per quanto concerne arresti e detenzioni». La relazione, inoltre, deplora la riluttanza del Presidente Musharraf a rispettare l'impegno di separare il ruolo del governo dello Stato da quello dei militari, come accade in una normale democrazia.

Nonostante riconoscano che l'India è la più grande democrazia funzionante al mondo, i deputati esprimo la loro preoccupazione per i continui atti di discriminazione nella società indiana, legati allo status sociale e religioso o all'appartenenza di casta. In merito alla situazione nel Kashmir, il Parlamento si compiace del dialogo positivo tra il Pakistan e l'India  ma permane preoccupato dalle segnalazioni relative a violazioni dei diritti umani in tale regione da parte delle forze militari indiane. In proposito, la relazione invita il governo indiano a garantire tempestive indagini da parte dell'autorità giudiziaria. Infine, sono condannati con forza tutti gli atti di terrorismo e di violenza perpetrati nella regione e, rilevando che «spetta al Pakistan compiere sforzi decisi per contribuire a frenare tali attività», è sollecitato il pieno e libero accesso dei media e delle organizzazioni per i diritti umani alla regione del Kashmir.

Il Parlamento mette in evidenza le condizioni critiche di molti cittadini di paesi africani contagiati da gravi malattie pandemiche,  soprattutto l'HIV/AIDS. Ribadendo il diritto di tutti gli esseri umani all'accesso all'assistenza e alle cure mediche, i deputati invitano la Commissione ad aiutare le Nazioni Unite a sviluppare una strategia globale per contenere e minimizzare la diffusione di tali malattie e dell'HIV/AIDS. Stati membri e Commissione, nelle loro politiche di sviluppo, sono quindi sollecitati ad attribuire la massima priorità, in termini politici e finanziari, alla lotta contro le malattie infettive e, in particolare, la crescente pandemia dell'HIV/AIDS. 

Riguardo ai diritti umani, la relazione esprime vivo rammarico per il fatto che in varie parti dell'Africa talune violazioni restino impunite e che persone in posizione di responsabilità possano agire impunemente. L'Unione africana è quindi invitata ad affrontare questi casi e a cooperare strettamente con il Tribunale penale internazionale al fine di migliorare la situazione.

Più in particolare, i deputati sostengono la firma di un nuovo accordo di pace in Sudan per porre fine a due decenni di guerra civile, «caratterizzati da violazioni terribili dei diritti umani». Nel sollecitare le parti coinvolte a rispettare tutti i protocolli dell'accordo, chiedono al governo sudanese di disarmare e interrompere ogni collaborazione con la milizia araba Janjaweed, «che infligge violenza ad una vasta popolazione, compresi abusi dei diritti umani, crimini di guerra e contro l'umanità». D'altra parte, il Parlamento invita l'Unione europea ad imporre sanzioni mirate contro il Sudan finché non sarà accertata la cessazione della politica «di pulizia etnica e di uccisioni di massa nei confronti dei suoi cittadini».

Esso, inoltre, si compiace della decisione del Consiglio di sicurezza dell'ONU di deferire la questione del Darfur al TPI «per garantire la giustizia alle vittime, porre fine al clima di impunità e prevenire la perpetrazione di ulteriori abusi». In proposito, tuttavia, è deplorato il fatto che i cittadini di Stati che non sono parti dello statuto del TPI e sono sospettati di aver commesso crimini nel Darfur, devono essere giudicati esclusivamente dai tribunali del proprio paese.  I deputati, infine, si compiacciono del Vertice sul Darfur che si terrà in Egitto e, in tale contesto, riconoscono l'impegno del governo egiziano a promuovere la pace in Sudan.

Per quanto riguarda l'Eritrea, la relazione esprime preoccupazione in merito alle informazioni secondo cui il governo «continua a perseguitare le minoranze cristiane in tutta la regione». Inoltre, nel rilevare che il Paese continua ad essere uno Stato monopartitico e che non sono tuttora previste elezioni, i deputati chiedono l'immediata liberazione di tutti i prigionieri politici e giornalisti detenuti nel paese.

Sottolineando che il ricorso continuato alla pena di morte «non corrisponde all'immagine di un paese che cerca di inculcare norme in materia di diritti umani, libertà e giustizia in tutto il mondo», gli Stati Uniti sono quindi esortati a procedere verso l'abolizione di tali condanne. D'altra parte, i deputati si dicono confortati dalle recenti statistiche che mostrano una persistente riduzione del ricorso alla pena di morte nel Paese. Il governo statunitense è inoltre condannato «per il trattamento riservato ai prigionieri a Guantanamo». In proposito è quindi sollecitato a garantire che a tutti i suoi detenuti, «compresi quelli nel campo di detenzione di Guantanamo», siano concessi diritti umani minimi in conformità del diritto internazionale in materia e procedure processuali eque. Gli Stati Uniti sono quindi invitati a chiarire la situazione dei detenuti a Guantanamo e in altri luoghi alla luce delle norme internazionali sui diritti dell'uomo e del diritto umanitario internazionale.

 Il governo di Cuba è invitato ad accettare il diritto alla libertà di riunione e di espressione e a ripristinare immediatamente la moratoria ufficiosa sulla pena di morte. A tale proposito, i deputati condannano nuovamente la pena capitale comminata contro tre dirottatori e la carcerazione di oppositori politici di cui chiedono l'immediata liberazione. Le autorità cubane, inoltre, sono sollecitate a consentire a Oswaldo Payá, vincitore del Premio Sacharov, di accogliere l'invito del Parlamento europeo. La relazione, infine, «condanna l'improvviso cambiamento di strategia e l'abrogazione delle sanzioni da parte del Consiglio».

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Mercati finanziari: vigilanza europea sul processo di fusione delle banche


Ieke van den BURG (PSE, NL)

Relazione sullo stato attuale di integrazione dei mercati finanziari UE

Doc.: A6-0087/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 27.4.2005

Votazione: 28.4.2005

Sistema di vigilanza europeo, in particolare sulla fusione transfrontaliera di banche, iniziative per promuovere un mercato europeo concorrenziale ed efficiente, nonché tutela dei consumatori. E' quanto chiede il Parlamento con l'adozione della relazione d'iniziativa di Ieke van den BURG (PSE, NL) sullo stato attuale di integrazione dei mercati finanziari dell'Unione. I deputati inoltre, si pronunciano a favore di un mercato europeo dei fondi pensionistici integrativi e di un approccio normativo generale di tipo orizzontale per la gestione patrimoniale. L'Esecutivo dovrà poi sorvegliare l'attuale boom del private equity e porre un'attenzione particolare ai venture capital funds e alle strutture societarie offshore. La relazione auspica anche l'istituzione di un sistema di riconoscimento comunitario per le agenzie di rating e sottolinea l'importanza di riformare e semplificare i principi di contabilità e revisione contabile.

Valutazione del PASF

Pur notando come siano state adottate già 39 delle 42 misure previste, i deputati ritengono prematuro dare un giudizio definitivo sul Piano d'azione per i servizi finanziari (PASF) fino a quando le direttive e le misure esecutive in esso contenute non saranno state applicate e monitorate nel loro funzionamento nell'arco di un periodo ragionevole.  Nel chiedere quindi alla Commissione di sottoporre l'attuale PASF ad una piena valutazione pubblica della sua efficacia a trasposizione ultimata, il Parlamento sottolinea che una trasposizione e un enforcement efficienti, nonché la crescente convergenza delle prassi nazionali in materia di vigilanza, saranno la chiave del successo del PASF.

Inoltre, per l'esame dell'impatto della regolamentazione in materia di servizi finanziari dell'Unione sulle imprese e sui centri finanziari con sede in Europa, i deputati ritengono necessaria una prospettiva globale che tenga conto del fatto «che i mercati finanziari sono globali e richiedono soluzioni internazionali e non solo comunitarie».

Sistema di vigilanza, fusioni di banche

I deputati ritengono che la convergenza delle modalità di azione delle autorità di vigilanza degli Stati membri sia indispensabile per l'efficienza delle operazioni transfrontaliere. Pertanto, la relazione considera cruciale la reciproca cooperazione e fiducia tra gli organi di vigilanza e sollecita tali autorità a intensificare la loro cooperaizone. D'altra parte, chiedono alla Commissione e ai vari comitati di identificare chiaramente le aree in cui le diversità tra i sistemi sanzionatori generano problemi e potrebbero compromettere l'applicazione delle misure del PASF.

I deputati poi si dicono favorevoli ad un approccio volontario per tappe, di tipo bottom-up, «per standardizzare ed assicurare la convergenza delle prassi e per elaborare eventualmente una serie di standard europei che garantiscano maggiore trasparenza e sicurezza».

Notando il consolidamento del processo di fusione fra importanti banche e conglomerati finanziari europei, i deputati richiedono «una risposta europea che garantisca una vigilanza adeguata, efficiente e coordinata». A tale riguardo, inoltre, è sottolineata la sfida dell'instaurazione di un sistema di vigilanza europeo integrato «che rifletta l'esigenza da parte di ciascuno Stato membro di essere responsabile, in conformità del principio del riconoscimento reciproco, della salvaguardia degli interessi delle società e dei cittadini in esso stabiliti, indipendentemente dalla loro sede».

Mercato finanziario più integrato, libertà di stabilimento delle banche

La politica e la legislazione tese all'integrazione finanziaria, secondo i deputati, devono basarsi su principi ed obiettivi chiave. In particolare, la legislazione dovrebbe: mantenere la fiducia nei mercati dell'UE e garantire alti livelli di vigilanza prudenziale, assicurare la protezione del consumatore, promuovere la concorrenza, incoraggiare l'innovazione, tenere conto delle dimensioni europee dei mercati, mantenere la competitività internazionale dei mercati europei, nonché essere efficacemente attuata e fatta rispettare a livello nazionale ed europeo.

Qualsiasi futura misura intesa a colmare carenze specifiche del mercato, inoltre, dovrebbe comprendere un'analisi dei costi-benefici delle opzioni non legislative intese a rimediare a tali carenze ed essere preceduta da una consultazione di tutte le parti interessate. Per i deputati, quindi, a prescindere dalle iniziative legislative in itinere, la Commissione dovrebbe presentare «soltanto proposte legislative mirate nonché accuratamente motivate e valutate, accompagnate da un'analisi di impatto e da una motivazione della scelta del mezzo legislativo o extra-legislativo per conseguire gli obiettivi prefissati». Essi, inoltre, si esprimono, per la futura legislazione, a favore di «un approccio funzionale basato sul rischio, che garantisca uniformità di condizioni (level playing field) per prodotti analoghi offerti da emittenti diversi».

Alla Commissione è chiesto poi di applicare le disposizioni in materia di revisione contenute nelle pertinenti direttive comunitarie per valutare - «ed eventualmente riformare» - l'attuale corredo di strumenti, «in particolare laddove vi sia il rischio di distorsioni di concorrenza e/o di lacune giuridiche o anche di mancato rispetto delle disposizioni». L'Esecutivo, inoltre, è invitato a fare in modo che, in sede di valutazione del PASF o di elaborazione delle sue future proposte, «le direttive orizzontali in questo settore siano coerenti con quelle che disciplinano la protezione dei consumatori». Il Parlamento, poi, propone un approccio alla legislazione che assicuri la concorrenza equa «fra una varietà di provider, fra i loro modelli commerciali, le loro strutture e canali di distribuzione nonché fra prodotti diversificati».

Sottolineando il ruolo della politica di concorrenza nel monitoraggio e miglioramento della performance dei mercati finanziari nell'Unione europea, i deputati sollecitano la Commissione ad affrontare il problema delle restanti barriere giuridiche ed amministrative che intralciano la fornitura transfrontaliera di servizi finanziari all'interno dell'UE e, pur tenendo presente la competenza degli Stati membri in tale settore, «ad esaminare i modi per eliminare le barriere fiscali discriminatorie ed anticoncorrenziali».

All'Esecutivo è poi chiesto di procedere ad un'analisi completa dei servizi finanziari al dettaglio, in particolare bancari dei vari Stati membri, «che identifichi i principali ostacoli alla concorrenza e all'ulteriore integrazione». I deputati riconoscono altresì l'importanza della libertà di stabilimento «per consentire ai partecipanti al mercato di operare attivamente in una pluralità di mercati nazionali di servizi al dettaglio», anche laddove gli scambi transfrontalieri sono limitati.

L'Esecutivo, tuttavia, è anche sollecitato ad organizzare un dibattito sulla struttura fondamentale del mercato dei servizi finanziari nell'UE, «tenendo presenti gli interessi dei consumatori e degli operatori del settore nonché la competitività europea a livello mondiale». Consapevoli che i benefici potenziali del mercato unico dei servizi finanziari «dipendono dalle attività degli operatori esteri e nazionali nei mercati nazionali di consumo», i deputati ritengono però che l'accresciuta concorrenza non debba condurre all'esclusione di alcuni clienti dai servizi finanziari. Al riguardo, sottolineano quindi la necessità di mantenere la disponibilità e l'accessibilità dei servizi finanziari basilari per ogni cittadino europeo.

D'altra parte, gli Stati membri sono esortati a creare un mercato interno integrato degli investimenti in fondi pensionistici integrativi, «in modo da accrescere le opportunità e le alternative dei risparmiatori ed assicurar loro il massimo rendimento sugli investimenti», considerato il crescente ruolo che essi svolgono «per la sostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale alla luce dell'invecchiamento della popolazione dell'Unione europea».

La Commissione è inoltre sollecitata ad esaminare l'esigenza di un approccio normativo generale di tipo orizzontale per la gestione patrimoniale, che sia potenzialmente in grado di trattare ed armonizzare i pertinenti aspetti delle direttive in materia di Mercati degli strumenti finanziari, OICVM, Enti pensionistici aziendali o professionali e Assicurazioni sulla vita. L'obiettivo sarebbe di «ottenere un mercato unico per la gestione patrimoniale che funzioni bene e sia veramente integrato, sicuro e competitivo a livello mondiale».

La relazione chiede inoltre l'elaborazione di «idonee misure promozionali, antidiscriminatorie e di vigilanza per la raccolta transfrontaliera di capitali» da parte di investitori «sofisticati» e per gli investimenti dei fondi di capitale di rischio (venture capital funds). L'Esecutivo dovrà poi sorvegliare l'attuale boom del private equity, «in modo da incoraggiare il suo contributo all'innovazione e alla crescita dell'economia, e nel contempo valutare i rischi per gli investitori inesperti e migliorare i requisiti di trasparenza». Nell'ambito di un'analisi delle strutture societarie «notoriamente ad alto rischio», andrà anche rivolta un'attenzione particolare alle strutture societarie offshore, «comprese quelle che utilizzano società di comodo in funzioni o circostanze improprie».

Auspicando l'istituzione di un sistema di riconoscimento comunitario per le agenzie di rating, i deputati notano anche «l'importanza cruciale di riformare e semplificare i principi di contabilità e revisione contabile». A questo proposito, sottolineano la necessità di un comportamento etico e responsabile «non solo da parte dei revisori contabili, ma anche delle banche d'investimento, degli studi legali e di altri soggetti che svolgono attività di consulenza in materia di gestione finanziaria e contabilità». Inoltre, salutano con favore la convergenza dei codici nazionali di governo societario basati sul principio del comply or explain (rispettare o motivare) e si compiacciono dell'istituzione del Forum europeo sul governo societario.

Background

L'11 maggio 1999, la Commissione ha adottato il PASF, un Piano contenente una serie di obiettivi politici e misure specifiche volte a creare un quadro idoneo per il Mercato unico europeo dei servizi finanziari. Essenzialmente sono stati previsti interventi nel quadro di tre obiettivi strategici: un unico mercato all'ingrosso UE, un mercato al dettaglio accessibile e sicuro e norme prudenziali e di vigilanza innovative.

Nell'ottobre 2003 la Commissione lanciava la prima fase del processo di revisione del PASF con la creazione di quatto gruppi di esperti nei settori bancario, assicurativo, della gestione patrimoniale e della negoziazione di titoli. Tali relazioni sono state pubblicate nel maggio 2004 e discusse in occasione della conferenza di Egmont organizzata dalla Commissione nel giugno 2004.  E' previsto anche che la Commissione presenti una nuova serie di proposte nel campo dei servizi finanziari all'inizio della primavera 2005.

Link utili

PASF del 1999
Decimo rapporto intermedio sul PASF: inglese - francese

Relazione sugli ostacoli alle fusioni transfrontaliere nel settore dei servizi finanziari (inglese)
Sito sui Servizi finanziari (inglese)

Mercato interno: verso una lista nera degli Stati ritardatari


Małgorzata Maria HANDZLIK (PPE/DE, PL)

Relazione sul mercato interno nei nuovi Stati membri: situazione, opportunità e insegnamenti da trarre

Doc.: A6-0068/2005

Dibattito: 28.4.2005

Votazione: 28.4.2005

La Plenaria ha adottato la relazione d'iniziativa presentata da Małgorzata HANDZLIK (PPE/DE, PL) che, pur riferendosi alla situazione del mercato interno nei nuovi Stati membri, contiene delle valutazioni a carattere generale che riguardano l'Unione nel suo insieme. In particolare, i deputati chiedono agli Stati membri di rendere disponibili con maggiore frequenza gli aggiornamenti sullo stato del recepimento del diritto comunitario, al fine di agevolarlo. Tali aggiornamenti, peraltro, completerebbero il «quadro di valutazione del mercato interno» e permetterebbero la redazione di «una lista nera ("name and shame list") di tutti gli Stati che hanno accumulato ritardi nel corso di recepimento».

La Commissione, inoltre, è esortata a razionalizzare la normativa esistente per facilitarne il recepimento e l'attuazione, nonché per agevolare la libera circolazione e gli scambi intracomunitari e, conseguentemente, la crescita dell'economia europea. E' poi importante dotarsi di un quadro regolamentare efficace per minimizzare i costi e massimizzare il rispetto delle normative a livello nazionale ed europeo. In seguito, ponendo l'accento sulla grande importanza di un mercato dei servizi dinamico per la costruzione di nuove imprese e per l'occupazione, il Parlamento reputa che l'ambizione della proposta di direttiva in tale materia debba essere soddisfatta «senza apportare pregiudizio alla coesione sociale dell'Unione e ad un elevato livello di protezione per i consumatori europei».  

Per quanto riguarda più specificatamente i nuovi Stati membri, i deputati si compiacciono dei risultati finora ottenuti, in particolare per l'adozione delle norme europee applicabili sui prodotti, avvenuta, in molti casi, addirittura prima di alcuni degli Stati «della vecchia guardia». I nuovi Stati, però, devono ridurre lo scarto tra rispetto formale della legislazione comunitaria e la sua effettiva applicazione. Questi sono poi esortati a recepire ed attuare tutte le direttive sul mercato interno in sospeso, per poter conseguire rapidamente l'eliminazione degli ostacoli ancora esistenti alla circolazione di merci, persone, servizi o capitali.

La Plenaria, inoltre, incoraggia i nuovi Stati membri ad assicurare che i sistemi di protezione dei brevetti e del diritto d'autore funzionino in modo soddisfacente e che i dispositivi di lotta alla pirateria e alle contraffazioni siano dotati di risorse adeguate. A tale proposito, peraltro, il Consiglio è invitato a lavorare a stretto contatto con il Parlamento per l'approvazione di nuove misure in materia di brevetti delle invenzioni che si basano sulla tecnologia digitale. Occorre poi sviluppare un mercato del lavoro flessibile e dinamico in modo da incrementare l'occupazione nel settore privato, nonché promuovere sistemi di istruzione e formazione professionale più efficaci per migliorare la qualità del lavoro. E' necessario infine che i nuovi Stati membri incrementino gli investimenti in materia di ricerca e sviluppo, attualmente inferiori alla media dell'Unione, ed assicurino il funzionamento di strumenti di composizione extragiudiziale e di risoluzione dei problemi, come SOLVIT, a tutela dei cittadini e delle imprese.

Nuove misure europee contro i furti d'auto


Carlos COELHO (PPE/DE, PT)

Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le disposizioni della convenzione di applicazione dell'accordo di Schengen, del 14 giugno 1985, relativo alla eliminazione graduale dei controlli alle frontiere comuni, con riferimento all'accesso al sistema d'informazione Schengen da parte dei servizi degli Stati membri competenti per il rilascio dei documenti di immatricolazione dei veicoli

Doc.: A6-0084/2005

Procedura: Codecisione, seconda lettura

Dibattito: 27.4.2005

Votazione: 28.4.2005

Nel 2002, sono state circa 1.150.000 le auto rubate in Europa di cui solo 390.000 recuperate. Soppressi i controlli alle frontiere interne dell'Unione, la Plenaria ha approvato una proposta di regolamento sull'accesso al Sistema di informazione Schengen (SIS) da parte delle autorità preposte all'immatricolazione dei veicoli che mira a combattere la criminalità legata ai furti d'auto.

Più in particolare, l'obiettivo della proposta della Commissione è modificare la convenzione di Schengen per migliorare la cooperazione tra Stati membri e, di conseguenza, il funzionamento del mercato interno. In concreto, la proposta intende raggiungere questo scopo concedendo alle autorità degli Stati membri il diritto di consultare alcune categorie di dati contenute nel SIS. In tal modo, essi avranno maggiori e migliori possibilità di controllare se i veicoli di cui è richiesta l'immatricolazione siano stati rubati, e se qualcuno per richiedere la carta di circolazione non utilizzi documenti di identità o di immatricolazione rubati o falsificati. Ciò nell'interesse del funzionamento del mercato interno e della lotta alla frode e al commercio illegale di veicoli rubati.

Nel dicembre 2004, il Consiglio aveva adottato una posizione comune che accoglieva sostanzialmente sette dei dieci emendamenti proposti dal Parlamento in prima lettura. Di conseguenza, la raccomandazione per la seconda lettura di Carlos COELHO (PPE/DE, PT) - adottata dalla Plenaria con 512 voti favorevoli, 20 contrari e 31 astensioni - propone solo tre emendamenti alla posizione comune del Consiglio. Quello principale reintroduce l'obbligo per il Consiglio di presentare al Parlamento una relazione annuale che esponga informazioni e dati statistici relativi all'uso e ai risultati del sistema di accesso alle informazioni e indichi le modalità con cui le norme relative alla protezione dei dati sono state applicate. Gli altri emendamenti riguardano modifiche di ordine tecnico.

Per completezza, giova ricordare che, nella prima lettura, il Parlamento aveva limitato le tipologie di dati cui i servizi di immatricolazione possono aver accesso, escludendo l'accesso ai documenti vergini e i dati relativi ai documenti di identità rilasciati. Inoltre, proponeva di includere nel SIS, e successivamente renderli accessibili per i servizi di immatricolazione, i dati relativi ai documenti di immatricolazione dei veicoli e ai numeri di targa dei veicoli rubati, altrimenti sottratti o smarriti. Era sottolineata poi la necessità di definire in modo più preciso i soggetti abilitati ad accedere a tali informazioni e lo scopo dell'accesso. Il Parlamento chiedeva anche una relazione annuale sull'applicazione di tale misura. Infine, per sottolineare che la maggiore facilità di accesso deve essere accompagnata da più rigorose regole sulla protezione dei dati, introduceva l'obbligo di registrare ogni trasmissione di dati.

La situazione in Italia: un furto ogni tre minuti

Le auto rubate in Italia nel 2003 sono state circa il 5% in meno dell'anno precedente, passando da oltre 203 mila nel 2002 a circa 193 mila ma, secondo i dati dell'ANIA, il rischio rimane alto: ogni giorno vengono rubate 528 vetture, 22 ogni ora, una ogni tre minuti. Con quasi 39 mila furti (contro 43 mila dell'anno precedente), oltre il 20% del totale, la Campania rimane anche nel 2003 la Regione più rischio. Ma Lazio e Lombardia non sono lontani. Il primo, con 34.881 auto rubate, il 18% del totale nazionale, rimane saldo al secondo posto ed è seguito a ruota dalla Lombardia che, segnando anche un aumento rispetto all'anno precedente, registra  33.533 furti d'auto, pari al 17,3% del totale. Vengono poi la Puglia (10,4%), la Sicilia (8,7%) e il Piemonte (8,5%).

Link utili

Posizione comune del Consiglio
Prima lettura del Parlamento
Proposta della Commissione

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Assistenza sociale e sanitaria di qualità


Milan CABRNOCH (PPE/DE, CZ)

Relazione sulla modernizzazione della protezione sociale e lo sviluppo di un’assistenza sanitaria di buona qualità

Doc.: A6-0085/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 27.4.2005

Votazione: 28.4.2005

Invecchiamento della popolazione, crescente domanda di servizi e prodotti sanitari, sempre più elevata mobilità della popolazione comunitaria, ulteriore sviluppo delle infrastrutture sociali, nuove tecnologie diagnostiche e terapeutiche, aumento dei costi. Sono queste le sfide e le opportunità delineate nella relazione d'iniziativa di Milan CABRNOCH (PPE/DE, CZ) sulla modernizzazione della protezione sociale e lo sviluppo di un’assistenza sanitaria di buona qualità, adottata oggi dal Parlamento.

Nel rilevare che la Commissione intende appoggiare i progetti dei governi nazionali per modernizzare la protezione sociale, per sviluppare un’assistenza sanitaria e a lungo termine di qualità accessibili e sostenibili, i deputati sollecitano «il pieno rispetto della totale sovranità dei governi in materia di riorganizzazione dell'assistenza sanitaria, in particolare per quanto riguarda i sistemi di finanziamento». E' poi evidenziato che le competenze degli Stati membri nel settore della protezione sociale non dovrebbero essere indebolite né eludere il principio della sussidiarietà. Ogni Stato membro, in futuro, dovrà quindi poter decidere autonomamente come conseguire gli obiettivi comuni per la modernizzazione dei sistemi di protezione sociale.

Il «metodo aperto di coordinamento» proposto nel campo della sanità, secondo i deputati, implica eccessive sollecitazioni alle capacità amministrative degli Stati membri, specialmente riguardo la raccolta di dati informatizzati. Ciononostante il Parlamento si compiace della decisione presa dal Consiglio di applicare tale modello nel settore dell'assistenza sanitaria e a lungo termine. Sottolinea, a tale proposito, il proprio accordo sui tre obiettivi principali: accesso universale al sistema sanitario indipendentemente dal reddito o dal patrimonio, qualità elevata e sostenibilità finanziaria nel lungo periodo.

Secondo i deputati, inoltre, occorre rafforzare i diritti dei cittadini affinché beneficino di un’assistenza sanitaria equivalente. Ciascuno Stato membro è pertanto invitato ad adottare le misure necessarie per garantire il rispetto di tali diritti e rispondere alle esigenze sanitarie dei componenti più poveri della società. A tale proposito, l'Aula rileva che la copertura universale deve basarsi sulla solidarietà e costituire una rete di sicurezza contro povertà ed esclusione sociale, a vantaggio soprattutto di «coloro che dispongono di un reddito basso e di coloro il cui stato di salute necessita di terapie intensive, lunghe o costose, comprese le cure palliative e l'accompagnamento delle persone in fin di vita».

Molta enfasi è posta sul fatto che il poter scegliere senza limiti o restrizioni il tipo d'assistenza sanitaria preferito è uno dei diritti fondamentali dell'individuo, tra i quali si ricorda anche il diritto ad un’informazione completa sulla sua salute e sulla scelta di servizi offerti sul mercato dai singoli operatori. E' dunque importante la raccolta dei dati che, grazie al programma d'azione sanitaria, deve essere migliorata, in particolare per quel che concerne i rilevamenti statistici. Tramite un portale della sanità dell'Unione, si potrebbe così consentire ai cittadini ed ai prestatori di servizi di accedere alle informazioni sull'assistenza e sulla politica sanitaria di altri Stati membri.

Occorre inoltre una maggior trasparenza per poter favorire la comunicazione e la cooperazione e perché «lo scambio delle informazioni esistenti porti ad una più elevata qualità ed efficienza dell’assistenza fornita, ad una riduzione del rischio di danni per i pazienti e ad una maggiore efficacia nell’utilizzazione delle risorse umane e materiali».

La Plenaria rileva inoltre che il crescente fabbisogno di servizi nel settore sanitario e delle cure creano posti di lavoro di maggiore qualità, costituendo, in tal senso, un settore importante delle economie nazionali. In molti Stati membri, peraltro, urge adottare misure attive per assumere e trattenere operatori sanitari. Al contempo, però, vengono espresse molte preoccupazioni sulla crescente mancanza di medici e paramedici dotati di un'alta e valida formazione. Per tale motivo gli Stati membri sono invitati a «ravvicinare maggiormente i sistemi di istruzione e di formazione degli operatori sanitari, a portare avanti il riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali, facilitando così la mobilità dei professionisti del settore, e a coordinare ed armonizzare maggiormente i requisiti relativi all’equipaggiamento delle strutture sanitarie e il ricorso alle nuove tecnologie diagnostiche e terapeutiche» .

L'Aula sottolinea poi che in alcuni Stati vi è un aumento della quota delle spese sanitarie a carico dei pazienti: in tale contesto sarebbe auspicabile che le categorie sfavorite continuassero ad avere accesso ad un'adeguata assistenza medica. Sottolineando come la sostenibilità finanziaria a lungo termine presuppone un utilizzo ottimale delle risorse esistenti, i deputati ritengono che tale obiettivo può essere conseguito soltanto se la qualità dell'assistenza sanitaria sarà più trasparente, se «gli Stati membri introdurranno programmi sistematici a garanzia della qualità e direttive terapeutiche basate su prove, e se essi utilizzeranno le risorse pubbliche esclusivamente per prodotti e tecnologie mediche dall'utilità comprovata».

Il Parlamento invita la Commissione a presentare, entro il 2005, «proposte contenenti orientamenti politici, obiettivi comuni, metodi di lavoro e un calendario dettagliato». Evidenzia, poi, che fornire assistenza sanitaria ai cittadini è dovere del singolo Stato: sollecitano, dunque, il pieno rispetto di tali governi in materia di organizzazione dell'assistenza sanitaria. Il Consiglio, invece, col fine di razionalizzare il metodo aperto di coordinamento, è esortato a stabilire, per la primavera 2006, «un quadro integrato nel settore della protezione sociale e ad adottare un elenco coerente di obiettivi comuni nei settori dell'integrazione sociale, delle pensioni, dell'assistenza sanitaria e dell'assistenza a lungo termine».

 Background 

A seguito della Relazione di primavera 2004, la Commissione europea ha pubblicato la comunicazione «Modernizzare la protezione sociale per sviluppare un’assistenza sanitaria ed un’assistenza a lungo termine di qualità, accessibili e sostenibili: come sostenere le strategie nazionali grazie al “metodo aperto di coordinamento».

Tale documento è volto a definire un quadro comune per sostenere l’impegno nazionale per la riforma e lo sviluppo dell’assistenza sanitaria e dell’assistenza a lungo termine, grazie all’applicazione del «metodo aperto di coordinamento». 

Con questa comunicazione, che completa quella sulla mobilità dei pazienti («Processo di riflessione di alto livello sulla mobilità dei pazienti e lo sviluppo dell’assistenza sanitaria nell’Unione europea - HLPR»), la Commissione definisce quindi una strategia per una visione comune e globale sui sistemi sanitari europei e quelli legati alla protezione sociale, e propone obiettivi finalizzati a sostenere lo sviluppo delle strutture in seno all'Unione allargata.

Tra gli obiettivi definiti dalla Commissione, in particolare, figura quello di «garantire l’accesso ad una assistenza di qualità, fondata sui principi di universalità, equità e solidarietà». Occorre poi prevenire i rischi di povertà o di esclusione sociale legati alla malattia, agli incidenti, all'invalidità o all'assistenza degli anziani, sia per chi ne beneficia, sia per i loro familiari. Si tratterà inoltre di promuovere un'assistenza di qualità tesa a migliorare lo stato di salute e di vita delle persone nonché di garantire la sostenibilità finanziaria a lungo termine di assistenza accessibile a tutti e di qualità.

Link utili

Comunicazione della Commissione "Per modernizzare la protezione sociale"
Libro bianco della Commissione sui servizi di interesse generale

Situazione della comunità Rom in Europa

Risoluzione comune sulla situazione dei Rom nell'Unione europea

Doc.: B6-0272/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 27.4.2005

Votazione: 28.4.2005

A seguito di una dichiarazione della Commissione e del dibattito tenutosi in Aula sulla situazione dei Rom nell’Unione, la Plenaria ha adottato una risoluzione comune che condanna fermamente qualsiasi forma di discriminazione e di xenofobia nei confronti della popolazione Rom, riconosce tale comunità come minoranza, incoraggiandone la sua integrazione nella società  politica  e civile europea.

Compiacendosi della recente dichiarazione del Presidente della Commissione Barroso in merito «all'importanza di eliminare le discriminazioni contro i Rom e al ruolo che la Strategia di Lisbona può svolgere per migliorare le opportunità per questo popolo», il Parlamento sollecita il Consiglio, l'Esecutivo, gli Stati membri e i Paesi candidati ad adoperarsi pubblicamente per combattere tale fenomeno in tutte le sue forme a livello locale, nazionale, regionale o europeo. La Plenaria, inoltre, «considerando che l''Olocaustro dei Rom merita un pieno riconoscimento commisurato alla gravità dei crimini commessi dai nazisti», chiede alla Commissione  e alle autorità competenti di creare un «degno memoriale» nell'ex campo di concentramento di Lety u Pisku.

L'Esecutivo è anche invitato a considerare una priorità per il 2007, Anno europeo delle pari opportunità, il tema della lotta contro la xenofobia anti-Rom in tutta Europa. A tal proposito si sollecita l'EUMC e, contestualmente alla sua creazione, l'Agenzia per i diritti fondamentali a «fornire le risorse necessarie per monitorare gli abusi razziali e le violazioni dei diritti umani nei confronti dei Rom».

Congratulandosi poi con i governi che hanno trasposto prontamente nel proprio ordinamento la direttiva 2000/43/CE, la Plenaria invita tutti i Paesi a «rafforzare le proprie disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative», intese a contrastare la xenofobia contro Rom, Sinti e Nomadi. A tale proposito il Consiglio è esortato ad adottare quanto prima la proposta decisione quadro dell’Unione che renderebbe perseguibile penalmente gli atti connessi all'odio razziale. 

Il Parlamento invita poi ad una maggiore cooperazione tra l'Unione, gli Stati membri e i paesi candidati, affinché vi sia uno scambio delle migliori pratiche volte ad incoraggiare la promozione della cultura Rom.  Per questo l'Esecutivo deve elaborare modalità volte ad adottare «un piano d'azione contenente chiare raccomandazioni per migliorare l'integrazione economica, sociale e politica» di tale comunità.

Data l'esigenza di garantire pari diritti ai migranti di origine Rom, Stati membri e  paesi candidati devono inoltre definire una strategia per migliorare la partecipazione di questa comunità alle elezioni in qualità di votanti e candidati a tutti i livelli.

 

Il Parlamento, peraltro, ritiene che la mancanza di documenti ufficiali costituisca «un grave ostacolo all'esercizio dei diritti fondamentali dei Rom in Europa nonché al loro accesso a servizi che sono essenziali per l'inclusione sociale». Gli Stati membri e i paesi candidati sono quindi sollecitati ad adottare misure concrete per migliorare l'entrata di questa minoranza nei mercati del lavoro «al fine di assicurare una migliore occupazione a lungo termine». Occorre inoltre incoraggiare «il libero accesso all'istruzione ufficiale e di qualità», nonché assicurare pari assistenza sanitaria e sicurezza sociale.

 

I deputati invitano la Commissione ad esortare i governi nazionali a «garantire che i programmi di finanziamento a favore dei Rom vedano la piena partecipazione dei soggetti interessati alla loro concezione, attuazione e monitoraggio», nonché a «combattere le pratiche discriminatorie nell'assegnazione di alloggi e assistere i Rom nella ricerca di alloggi alternativi e in buone condizioni igieniche».

 

L'Aula, infine, si congratula per la creazione del Forum Europeo dei Rom e degli Zingari, e per il lavoro svolto dai gruppi parlamentari sulla tale questione, sottolineando l'importanza della cooperazione con questi organismi  qualora si creino politiche sui Rom. Si compiace, inoltre, per la Decade per l'inclusione dei Rom, iniziativa di cui sono firmatari cinque Stati membri e paesi candidati. A tal proposito chiede alla Commissione di collaborare con i governi impegnati a trovare fondi per realizzare tale progetto.

Acque sotterranee meno inquinate
 

Christa KLASS (PPE/DE, DE)

Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento

Doc.: A6-0061/2005

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 28.4.2005

Votazione: 28.4.2005

Per garantire la protezione delle acque sotterranee dell'Unione, il Parlamento ha seguito l'approccio scelto dall'Esecutivo e dalla propria commissione per l'ambiente adottando la relazione di Christa KLASS (PPE/DE, DE). Spetterà infatti agli Stati membri il compito di stabilire la lista degli inquinanti potenziali e di fissare le soglie ammissibili.

Delle direttive specifiche attualmente in vigore già trattano di alcune fonti d'inquinamento potenziali - come i nitrati, i pesticidi e i biocidi - e fissano delle norme comuni per l'insieme dell'Unione. Il nuovo testo sulle acque sotterranee riprende queste norme comuni, ma lascia agli Stati membri la facoltà di determinare le liste degli altri inquinanti potenziali e di fissare le corrispondenti soglie ammissibili.

La ragione invocata per questo approccio aperto e decentralizzato risiede nel fatto che la composizione chimica della acque sotterranee può variare da una regione all'altra e che i dati disponibili e le conoscenze scientifiche in questo campo sono insufficienti per dettare norme assolute, valide nell'insieme dell'Unione. Se è questa logica ad aver prevalso in Plenaria, chi vi si opponeva ha espresso il timore circa il rischio che la libertà lasciata agli Stati membri porti ad ampie divergenze, al dumping ambientale e alla distorsione della concorrenza.

Il testo adottato dall'Aula chiede quindi agli Stati membri, come auspicato dalla Commissione, non di stabilire dei valori limiti bensì delle «norme di qualità delle acque sotterranee» e di comunicare all'Esecutivo le liste entro il 22 giugno 2006. L'insieme di questi dati sarà quindi riesaminato dopo tre anni e, in seguito, ogni sei anni. In tali occasioni, la Commissione, se necessario, potrà proporre delle modifiche. Essa peraltro, avrà la possibilità di approvare o respingere i metodi di misurazione proposti dagli Stati membri.

Nonostante la Commissione proponesse una procedura comune dettagliata per determinare a livello nazionale le «norme di qualità», i deputati hanno auspicato semplificare il sistema per evitare che, per eccesso di precisione, si arrivi a norme comuni incompatibili con le qualità molto variabili delle acque sotterranee. Un emendamento che intendeva escludere i prodotti fitosanitari e i concimi impiegati secondo le buone pratiche agricole, nonché i concimi utilizzati nell'azienda agricola che li produce, è stato invece respinto. 

Unione europea protagonista della lotta agli inquinanti organici persistenti
 

Karl-Heinz FLORENZ (PPE/DE, DE)

Risoluzione sulla strategia UE per la Conferenza di Punta del Este sugli inquinanti organici persistenti

Doc.: B6-0217/2005

Procedura: Risoluzione

Dibattito: 27.4.2005

Votazione: 28.4.2005

A seguito di un'interrogazione orale di Karl-Heinz FLORENZ (PPE/DE, DE) e del dibattito tenutosi in Aula, la Plenaria ha adottato una risoluzione in merito alla strategia UE per la Conferenza di Punta del Este sugli inquinanti organici persistenti con la quale esorta l'Unione ad assumere un ruolo attivo nei negoziati garantendo, al contempo, una cooperazione efficace tra la Commissione, il Consiglio e il Parlamento.

Per i deputati, la Conferenza «offrirà una buona opportunità di fissare obiettivi ambiziosi» per adottare misure atte in particolare ad eliminare la produzione, l'immissione sul mercato e l'utilizzo di inquinanti organici persistenti (POP) prodotti intenzionalmente. La Commissione e gli Stati membri sono quindi esortati a far sì che le decisioni prese alla Conferenza assicurino l'effettiva attuazione e l'ulteriore sviluppo della Convenzione di Stoccolma e «siano coerenti con gli obiettivi della politica ambientale e di sviluppo della Comunità e la pertinente legislazione».

La Convenzione è un trattato internazionale con il quale i firmatari si impegnano a lottare insieme contro gli inquinanti organici persistenti, trai i quali i più conosciuti sono le diossine, i furani, il PCB e altre sostanze attive nei pesticidi come il DDT. I POP hanno la peculiarità di resistere alle degradazioni biologiche e pertanto di ristagnare per lungo tempo nell'ambiente. Si accumulano negli organismi viventi, soprattutto i grassi, e la loro concentrazione aumenta a ogni tappa della catena alimentare.

La Commissione e gli Stati membri, per i deputati, dovrebbero garantire che eventuali deroghe specifiche siano concesse solo in casi eccezionali e ben giustificati e che gli orientamenti siano finalizzati alla promozione delle migliori pratiche ambientali e delle migliori tecniche disponibili in grado di ridurre ed eliminare le emissioni di POP prodotti non intenzionalmente (soprattutto diossine e furani). Inoltre, andrebbe assicurato che i paesi colpiti dalla malaria ricevano un'assistenza finanziaria adeguata per sostituire il DDT fino a giungere quanto prima a un divieto definitivo del suo impiego.

Nel ritenere che il Fondo mondiale per l'ambiente debba continuare ad essere il principale organismo incaricato della gestione del meccanismo di finanziamento, il Parlamento si dice convinto della necessità di assicurare il coordinamento e la coerenza nell'attuare a livello comunitario le disposizioni delle Convenzioni di Rotterdam, Stoccolma e Basilea e nel partecipare allo sviluppo dell'Approccio strategico alla gestione internazionale dei prodotti chimici (SAICM) nel quadro delle Nazioni Unite. Esortando poi la Commissione e gli Stati membri a stabilire orientamenti adeguati per l'elaborazione dei piani di attuazione nazionali, i deputati chiedono agli Stati che non l'hanno ancora fatto di sviluppare quanto prima i propri programmi.

Infine, nel ritenere che i deputati al Parlamento europeo che fanno parte della delegazione comunitaria «abbiano un contributo essenziale da apportare», la risoluzione si conclude con l'auspicio che ad essi sia garantito l'accesso alle riunioni di coordinamento dell'UE a Punta del Este, «almeno con lo status di osservatori, con o senza diritto di parola».

Background

La Convenzione di Stoccolma è entrata in vigore il 17 maggio 2004 ed è stata ratificata dalla Comunità europea il 16 novembre 2004 nonché dalla maggioranza dei suoi Stati membri, compresi i nuovi. Il Parlamento europeo e il Consiglio hanno adottato gli strumenti legislativi per attuarla «dimostrando con ciò l'impegno a eliminare per quanto possibile gli inquinanti organici persistenti». Questi strumenti sono, in particolare, il Regolamento (CE) n. 850/2004 relativo agli inquinanti organici persistenti e che modifica la direttiva 79/117/CEE, il Regolamento (CE) n. 304/2003 sull'esportazione e importazione di prodotti chimici pericolosi nonché la Direttiva 96/59/CE concernente lo smaltimento dei policlorodifenili e dei policlorotrifenili (PCB/PCT).

 
 
 

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