Simon COVENEY (PPE/DE, IE)
Relazione sulla relazione annuale sui diritti umani nel mondo nel
2004 e sulla politica dell'UE in materia
Doc.: A6-0086/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 27.4.2005
Votazione:
28.4.2005
Esecuzioni
sommarie, incarcerazioni arbitrarie, torture e maltrattamenti di
oppositori politici e giornalisti, corruzione nelle istituzioni,
giustizia dipendente dal potere, assenza di democrazia, libertà di
espressione e di informazione, discriminazioni etniche, religiose,
di genere e di status sociale, tratta degli esseri umani e traffico
di organi, atti terroristici e sostegno ad essi, stupri di massa
come strumenti di guerra. Sono queste le principali violazioni dei
diritti umani riscontrate in molti paesi del mondo e segnalate dalla
relazione di Simon COVENEY (PPE/DE, IE) adottata dalla Plenaria nel
quadro del dibattito annuale sui diritti dell'uomo.
La lunga
relazione - adottata con 251 voti favorevoli, 64 contrari e 255
astensioni - mette innanzi tutto in risalto le violazioni dei
diritti umani nei singoli paesi, per poi approfondire alcune
tematiche orizzontali. Queste ultime riguardano, in particolare, la
lotta al terrorismo, i diritti dei bambini, l'impatto dei conflitti
su donne e bambini, la pena di morte, il traffico di organi ed
esseri umani. Ma anche il ruolo del mondo degli affari nel campo dei
diritti umani, il ruolo del Tribunale penale internazionale (TPI) e
gli sviluppi politici e istituzionali all'interno e all'esterno
dell'Unione europea.
Il Resoconto
del dibattito tenutosi in Aula la vigilia è disponibile sul
sito del Servizio Stampa.
Più coerenza
nella politica comunitaria sui diritti umani
I deputati,
innanzi tutto, invitano la Commissione a rafforzare gli aspetti dei
diritti umani in tutte le relazioni internazionali e nelle altre
politiche nonché a sostenere e ad aiutare i difensori dei diritti
umani e i giornalisti esposti a rischi. Inoltre, nel chiedere
«maggiore coerenza» nella politica comunitaria in materia di diritti
umani, sottolineano «che nessuna motivazione economica deve indurre
l'Unione europea a negare o minimizzare l'esistenza di violazioni
dei diritti umani». Alla Commissione e al Consiglio è chiesto di
affrontare e prendere concrete misure nei confronti dei paesi in cui
vigono leggi che compiono discriminazioni sulla base
dell'orientamento sessuale. Mentre, i paesi in cui vigono leggi che
considerano reato penale i rapporti sessuali fra adulti consenzienti
dello stesso sesso sono sollecitati ad abrogarle.
L'Unione
europea e i suoi Stati membri, poi, dovrebbero pronunziarsi con una
sola voce sulle violazioni dei diritti umani, in particolare in sede
ONU, per poter influenzare il processo decisionale. D'altra parte,
la Commissione dovrebbe definire un meccanismo chiaro per
l'applicazione della clausola dei diritti umani inclusa negli
accordi dell'UE con i paesi terzi ed elaborare una relazione sulla
situazione dei diritti umani nei paesi interessati dalla politica
europea di vicinato.
Nel prendere
atto della decisione del Consiglio di creare un'agenzia autonoma per
i diritti umani e fondamentali, i deputati auspicano che questa
aiuterà la Commissione a ridurre la divergenza tra le politiche
interna ed esterna dell'Unione in materia di diritti umani. Il
Consiglio, invece, è incoraggiato ad inserire i paesi candidati nel
mandato dell'agenzia. La relazione, infine, raccomanda che il
mandato dell'agenzia sia esteso a tutti i settori della Carta dei
diritti fondamentali e alle relative disposizioni della prima parte
della Costituzione, «quale ulteriore esempio dell'impegno dell'UE ad
applicare tali diritti nella pratica».
I diritti
umani e la lotta contro il terrorismo
I deputati
condannano «con assoluta fermezza» il terrorismo in tutte le sue
forme e, riconoscendo che tali attacchi si propongono di influenzare
i processi democratici, rilevano che questo tipo di terrorismo
«rappresenta una nuova e violenta minaccia contro i diritti umani e
fondamentali». Pur riconoscendo ai governi democratici il dovere di
proteggere i cittadini, di combattere il terrorismo e di individuare
e smantellare tutte le reti terroristiche, insistono anche sul fatto
che, in tale azione, «i governi stessi devono rispettare lo Stato di
diritto, nonché i propri impegni internazionali in materia di
diritti umani, comprese le leggi umanitarie e sui profughi».
In proposito,
è inoltre sottolineato che la responsabilità penale degli atti di
terrorismo deve essere individuale e non collettiva, pertanto
qualsiasi deroga ad un diritto applicata in casi di emergenza dovrà
essere «temporanea, strettamente necessaria e proporzionata alla
minaccia specifica» da affrontare.
A livello
europeo, i deputati reputano essenziale mettere a punto strategie
esaustive «che contribuiscano ad affrontare le cause della povertà
estrema, dell'insicurezza, del crollo di Stati e dell'avanzata del
fondamentalismo, che possono contribuire all'emergere di attività
terroristiche». D'altra parte, è riconosciuta anche l'esigenza di
una risposta forte e coordinata al terrorismo ed è ribadito che gli
atti terroristici «non possono mai essere giustificati». Le misure
devono però essere specifiche per rispondere alle caratteristiche di
ciascuna organizzazione terroristica e, a tale riguardo, il
Consiglio è invitato a tenere regolarmente informato il Parlamento
sull'elenco delle organizzazioni terroristiche e sui motivi delle
modifiche ad esso apportate.
Diritti dei
bambini
La relazione
sottolinea che, nel mondo, un bambino su 12 è vittima delle forme
più gravi di lavoro forzato, di sfruttamento sessuale o di
arruolamento militare forzato e, in tale ambito, chiede alla
Commissione di presentare una comunicazione sui diritti dei bambini
e sulla politica dell'UE in materia di sviluppo. I deputati,
inoltre, esprimono profonda preoccupazione per il fatto che milioni
di bambini continuano a morire ogni anno a seguito di malattie «che
potrebbero essere evitate», che circa 104 milioni di bambini in età
scolare si vedono negare il diritto all'istruzione e per il
crescente numero di bambini coinvolti nel traffico globale.
Alla
Commissione è quindi chiesto di assumersi le proprie responsabilità
nei confronti dell'iniziativa Fast Track e di impegnarsi attivamente
con i partner ACP sulle questioni legate all'istruzione. Inoltre, è
sottolineata la necessità di interventi e leggi urgenti per punire
gli autori e proteggere le vittime dei traffici, mentre sono
sostenute le misure adottate a livello regionale e internazionale
per combattere tutte le forme di lavoro infantile. Tutti gli Stati,
infine, sono invitati a porre fine al reclutamento di bambini nelle
forze armate.
L'impatto dei
conflitti su donne e bambini
I deputati
condannano «il barbaro uso dello stupro quale strumento di guerra» e
ribadiscono che la comunità internazionale deve continuare a
spiegare che tale pratica viola il diritto umanitario e le
convenzioni internazionali. Inoltre, rilevando come il trattato di
Roma che ha istituito il Tribunale Penale Internazionale classifica
lo stupro come crimine contro l'umanità, chiedono una forte risposta
legale in termini di procedimenti giudiziari per porre rimedio a
questi crimini.
Peraltro, nel
riconoscere l'impatto degli stupri di massa su donne e ragazze, «in
quanto le rende vulnerabili nei confronti dell'HIV/AIDS», il
Parlamento esorta l'Unione «ad assicurare che tutte le donne e
ragazze che abbiano subito uno stupro possano avere immediato
accesso alla necessaria profilassi, compresa l'interruzione della
gravidanza». Inoltre, deplora il fatto che in molti casi i
responsabili degli atti di violenza sessuale e stupro commessi
durante i conflitti non vengono denunciati e restano impuniti, e
ritiene che l'applicazione e il pieno rispetto dei diritti in
materia di salute riproduttiva contribuiranno a ridurre al minimo
questi casi.
La relazione,
poi, esprime preoccupazione per il fatto che migliaia di bambini
continuino ad essere impiegati come «pedine armate» in più di 20
paesi a livello mondiale e sottolinea che anche le bambine sono
utilizzate in misura crescente come combattenti attive e prostitute
nei conflitti armati. A tale proposito, pone in particolare
l'accento sulla vulnerabilità delle ragazze alla violenza e allo
sfruttamento sessuale nel ruolo di schiave del sesso e/o di mogli
forzate.
All'ONU e
all'intera comunità internazionale, è quindi chiesto di prestare
maggiore attenzione all'impatto dei conflitti su donne e bambini,
soprattutto su quelli appartenenti a minoranze etniche, linguistiche
e/o religiose, e in particolare quando diventano bersaglio di una
deliberata strategia bellica.
Abolizione
della pena di morte
Pur valutando
positivamente la tendenza verso l'abolizione della pena di morte
visto che 118 Stati l'hanno soppressa di fatto o di diritto, la
relazione esprime preoccupazione per il fatto che 78 Stati la
mantengano ancora in vigore. Sollecitando quindi gli Stati a
ratificare il secondo protocollo facoltativo alla convenzione
internazionale sui diritti civili e politici, che mira ad abolire la
pena di morte, i deputati invitano l'UE ad avvalersi dei fori
multilaterali, come la commissione dell'ONU per i diritti umani,
«per incoraggiare gli Stati a ratificare e osservare gli strumenti
internazionali per i diritti umani concernenti la pena di morte».
Nell'osservare
poi come la Cina sia il paese con il maggior numero di esecuzioni
capitali al mondo e allarmati dall'elevato numero stimato in Iran, i
deputati chiedono loro di pubblicare statistiche ufficiali sulla
pena di morte e invitano la Commissione e il Consiglio a premere su
di essi affinché istituiscano una moratoria che sia effettivamente
applicata e conduca ad una modifica della legislazione. Analoga
preoccupazione è espressa per l'elevato numero di condanne a morte
eseguite in Vietnam, mentre l'applicazione di tale pena a Cuba è
nuovamente condannata dai deputati.
Inoltre, pur
ritenendo incoraggiante la tendenza osservata negli USA (dal '99:
-54% delle condanne e -40% delle esecuzioni), i deputati invitano
tale Paese ad abolire la pena capitale e incoraggiano la Commissione
a mantenere la sua memoria amicus curiae nelle cause dinanzi alla
Corte federale statunitense concernenti minori e persone con
malattie mentali che sono state condannate a morte.
Traffico di
organi ed esseri umani - industria del sesso e lavoro infantile
Nel
sottolineare che il traffico di esseri umani sotto qualsiasi forma
rappresenta una violazione dei diritti umani, vietato anche dalla
Carta dei diritti fondamentali dell'UE, i deputati incoraggiano gli
Stati a coordinare le azioni per migliorare l'applicazione del
diritto internazionale e dare una risposta organica nella lotta a
questa «attività criminale internazionale altamente organizzata». I
singoli Stati devono anche rafforzare la risposta al traffico da
parte della giurisdizione penale attraverso riforme legislative,
sensibilizzazione e formazione, garantendo al contempo la protezione
delle vittime chiamate a testimoniare.
I deputati,
inoltre, rilevando che il traffico di esseri umani non è limitato
all'industria del sesso, ma comprende anche il traffico di donne e
bambini da adibire al lavoro forzato, si dicono incoraggiati
dall'impegno della Commissione a presentare una comunicazione sulla
prevenzione e la lotta contro tale traffico. All'Esecutivo, infine,
sono riconosciuti gli sforzi compiuti per elaborare misure volte a
combattere il traffico, ma è anche sottolineata l'esigenza di
potenziare i suoi interventi in paesi chiave per il transito, come
Bielorussia, Moldova, Federazione russa e Ucraina.
Mondo degli
affari e diritti umani
Sostenendo che
le imprese possono influenzare le decisioni dei governi sul mercato
globale, i deputati le incoraggiano a promuovere, proteggere e
garantire i diritti dei loro dipendenti e dei dipendenti dei loro
fornitori, subappaltatori e partner, «anche qualora tali diritti non
siano tutelati dalla legislazione nazionale di un determinato
paese». Queste sono anche sollecitate ad adottare determinati
standard minimi «per calmare le preoccupazioni dell'opinione
pubblica».
La relazione,
inoltre, incoraggia le imprese a cooperare con le ONG locali
impegnate nel campo dei diritti umani e le esorta a non operare in
uno Stato che sia oggetto di sanzioni unilaterali e regionali o
embarghi commerciali imposti a seguito di problemi connessi ai
diritti umani. L'Unione europea, d'altra parte, è invitata ad
adottare un codice di condotta per le imprese europee che operano a
livello internazionale ed in particolare nei paesi in via di
sviluppo.
Impunità e il
ruolo del Tribunale penale internazionale
Per i
deputati, «una pace sostenibile non può prescindere dalle
responsabilità dinanzi alle atrocità». Al fine di ristabilire il
rispetto dello Stato di diritto, della pace e della democrazia, è
quindi essenziale porre fine al clima di impunità. A tale proposito,
ritengono che il Tribunale penale internazionale (TPI) sia parte di
un sistema di giustizia internazionale in cui i tribunali nazionali,
internazionali e misti, nonché lo stesso TPI, «cooperano per porre
effettivamente fine all'impunità nel caso di gravi violazioni dei
diritti umani e per impedire che si verifichino».
L'Unione
europea deve quindi proseguire gli sforzi volti a promuovere la
ratifica dello Statuto di Roma e l'adozione di una normativa per la
sua applicazione, al fine di aumentare gli interventi e altre azioni
a difesa del Tribunale. Agli Stati membri dell'UE è poi chiesto di
firmare accordi di trasferimento dei testimoni con il Tribunale e di
mettere a sua disposizione tutte le informazioni pertinenti di cui
dispongono. Gli Stati Uniti, infine, sono sollecitati a ratificare
lo Statuto del TPI ed a rinunciare alla ratifica di uno statuto
privilegiato per i propri effettivi militari ai quali, secondo i
deputati, «sarebbe garantita una specie di immunità internazionale».
La situazione
in alcuni paesi
A Croazia,
Bosnia ed Erzegovina, Serbia e Montenegro è rivolto l'invito dei
deputati a garantire il corretto svolgimento dei processi sui
crimini di guerra ed è ricordato loro l'obbligo di cooperare
pienamente con il Tribunale penale internazionale per l'ex
Iugoslavia.
Per quanto
riguarda la Russia, innanzi tutto, la relazione deplora e
condanna «gli ignobili atti terroristici» verificatisi nel 2004 ed
in particolare «il tragico ed indimenticabile terrore di cui sono
stati vittima i bambini di Beslan». I deputati, tuttavia, pur
sostenendo gli sforzi della Russia nella lotta alla minaccia
terroristica, insistono sul fatto che «i diritti umani vanno
rispettati nel contesto di questa sfida». La Russia è poi invitata a
prendere misure immediate «per porre fine agli omicidi
extragiudiziali ad opera delle forze russe, alle sparizioni e alla
tortura durante la detenzione in Cecenia» nonché ad assicurare il
libero accesso alle organizzazioni umanitarie, ai giornalisti e agli
osservatori in materia di diritti umani in Cecenia.
Inoltre, i
deputati esprimono preoccupazione in merito alla recente
legislazione russa «che è destinata a limitare i diritti umani,
civili e politici». A titolo d'esempio sono citati l'eliminazione
dell'elezione diretta dei governatori, l'estensione del controllo
governativo di fatto sulla maggior parte dei canali televisivi, le
norme atte a limitare il diritto a manifestare pubblicamente e
l'applicazione retroattiva di norme sulla proprietà e i diritti
degli investitori. Il governo russo è infine sollecitato a garantire
l'indipendenza della magistratura e ad osservare i principi che
consentono l'esistenza di un'imprenditoria corretta e non
politicizzata.
Per quanto
riguarda la questione israelo-palestinese, i deputati
reputano che il cambio dei vertici palestinesi offre «una nuova
opportunità di trovare una soluzione positiva nella regione». La
nuova leadership palestinese, d'altra parte, è invitata a continuare
a prendere tutte le misure necessarie per fermare le attività
terroristiche contro Israele e, in particolare, è sottolineata la
necessità «di porre fine al sostegno morale e materiale e alla
prassi degli attentati suicidi».
D'altra
parte, i deputati plaudono alle misure adottate da Israele per
consolidare la fiducia, quali il rilascio di prigionieri, la
cessazione delle incursioni militari, la sospensione della
distruzione delle case palestinesi e il disimpegno dalla Striscia di
Gaza. Nel riconoscere poi il diritto di Israele di adottare misure
per garantire la sicurezza dei suoi cittadini, ricordano tuttavia
«che nessuna misura antiterrorismo adottata può ignorare gli aspetti
relativi ai diritti umani». A tale proposito, chiedono ad Israele di
sospendere l'ulteriore costruzione della barriera di sicurezza in
Cisgiordania.
Pur
riconoscendo le difficoltà che le nuove autorità in Iraq
devono affrontare nel quadro degli sforzi volti a creare uno Stato
di diritto con l'aiuto delle forze militari stazionate in loco, i
deputati si dichiarano preoccupati per l'attuale situazione. Essi
plaudono «alla determinazione e al coraggio dimostrati dal popolo
iracheno» in occasione delle recenti elezioni che, a loro parere,
«hanno offerto al paese la prospettiva di un migliore futuro
democratico». Esprimendo quindi sostegno al neoeletto parlamento, i
deputati auspicano che sia rapidamente elaborata la nuova
Costituzione. La Commissione è poi invitata a potenziare il sostegno
alle autorità irachene, mentre l'ONU dovrebbe incrementare il
coinvolgimento e la presenza nel Paese.
Inoltre,
prendendo atto delle condizioni pericolose in cui continuano ad
operare i giornalisti in Iraq, i deputati deplorano i rapimenti in
corso, chiedono l'immediato rilascio di tutte le persone sequestrate
e condannano con forza «l'attività barbarica dei sequestri, delle
esecuzioni e delle bombe suicide». D'altra parte, ribadiscono la
condanna del ricorso alla tortura e dei trattamenti crudeli,
disumani o degradanti dei prigionieri in Iraq, «commessi dalle
autorità irachene o da personale militare straniero».
I deputati si
dicono molto preoccupati dal fatto che, negli ultimi due anni, la
situazione dei diritti umani in Iran si sia deteriorata e, in
particolare, deplorano il crescente numero di denunce di esecuzioni
pubbliche e fustigazioni. D'altra parte, si compiacciono della
moratoria sulle lapidazioni e prendono atto di quelle annunciate
sulle esecuzioni dei minori e sulle amputazioni, chiedendo alle
autorità iraniane di adottare i pertinenti provvedimenti legislativi
al fine di bandire definitivamente tali pratiche. Consiglio e
Commissione, a tale proposito, sono invitati a «monitorare
attentamente» l'attuazione di questi impegni. Il Parlamento, infine,
condanna «la spregevole» politica iraniana di arrestare e
imprigionare giornalisti e cyberdissidenti nonché soffocare la
libertà di stampa e dei media ed invita l'Iran «a cessare di
sostenere le organizzazioni terroristiche».
Preoccupati
per i presunti casi di finanziamenti erogati dalla Siria ad
organizzazioni terroristiche, i deputati si compiacciono tuttavia
dell'annuncio del ministro degli esteri siriano in merito al ritiro
dal Libano, entro il 30 aprile 2005, di tutte le truppe, delle
istallazioni militari e dei servizi di informazione. Invitando la
Siria a rispettare i diritti umani,in particolare la libertà di
associazione, il Parlamento chiede di liberare senza indugio i
prigionieri politici e di revocare in via definitiva lo stato di
emergenza. I deputati, inoltre, sollecitano la cessazione delle
discriminazioni contro i curdi, la parità delle donne e la
cessazione delle violenze nei loro confronti. E' infine sottolineato
il gran numero di arresti e carcerazioni arbitrari nonché il
frequente ricorso a torture e a maltrattamenti.
La Libia
è invitata a liberare tutti i prigionieri politici. Infatti i
deputati si dicono profondamente preoccupati della sua legislazione
che mette al bando i partiti politici, le associazioni e i mezzi
d'informazione indipendenti. Inoltre, la relazione sottolinea
l'importanza di rispettare le convenzioni internazionali in materia
di diritti umani e umanitari e chiede all'Unione di premere sulle
autorità libiche affinché concedano alle organizzazioni
internazionali per i diritti umani il permesso di svolgere indagini.
La Libia è infine invitata a concedere l'accesso agli osservatori
internazionali,« a porre fine alle espulsioni e agli arresti
arbitrari di migranti», a ratificare la convenzione di Ginevra sullo
status dei rifugiati e a riconoscere il mandato dell'HCR.
Pur valutando
positivamente il fatto che la Cina abbia avviato un dialogo
con l'UE sui diritti umani, i deputati sottolineano con
preoccupazione il ricorso alla pena di morte e l'abolizione della
libertà di associazione e di religione. Sostenendo poi che «una
relazione commerciale sempre più positiva deve essere subordinata
alle riforme nel campo dei diritti umani», i deputati non sostengono
la recente «inversione di rotta» della Commissione riguardo
all'embargo sulle vendite di armi alla Cina. Al contrario, ne
raccomandano il mantenimento «fintanto che il paese non avrà
compiuto progressi maggiori sulla questione dei diritti umani». La
relazione, inoltre, chiede un riesame ufficiale di Tienanmen, la
pubblicazione dell'elenco dei prigionieri politici e la loro
liberazione incondizionata. Infine, prende atto con preoccupazione
del trattamento della popolazione in Tibet e nello Xinjiang per
quanto riguarda la libertà di associazione e di religione.
La relazione
invita la Corea del Nord «a riconoscere la triste condizione
del suo popolo oppresso dal regime e a dare inizio ad una svolta
reale a tutti i livelli, che consenta di realizzare riforme che
riconoscano l'esigenza di rispettare i diritti umani». A tale
proposito, è sottolineato che, nell'indice mondiale sulla libertà di
stampa, la Corea del Nord è indicata come «il peggior paese al
mondo».
Guardando con
preoccupazione al fatto che Laos e Vietnam rimangano Stati a
partito unico «che continuano a reprimere le minoranze etniche e
religiose», oltre che gli attivisti impegnati a favore della
democrazia e dei diritti umani, la relazione invita i governi dei
due paesi a difendere la libertà religiosa, di espressione e di
riunione. I deputati, in particolare, deplorano la violazione dei
diritti umani degli indigeni Montagnards in Vietnam ed esortano il
governo ad eliminare qualsiasi discriminazione nei confronti di ogni
tipo di minoranza.
Compiacendosi
dei risultati positivi del processo elettorale in Afghanistan
e incoraggiando il nuovo governo di Hamid Karzai a perseguire una
politica di modernizzazione e ristrutturazione, la relazione
condanna con forza «la prassi barbarica dei sequestri e delle
esecuzioni di esseri umani innocenti».
Per quanto
riguarda il Pakistan i deputati accolgono con favore i passi
positivi compiuti nel campo dei diritti umani. Tuttavia, pur
riconoscendo le responsabilità specifiche del Paese nella lotta
contro il terrorismo, insistono sul fatto che, quali che siano le
misure antiterroristiche in questione, «non è possibile fare
astrazione da considerazioni relative ai diritti umani, in
particolare per quanto concerne arresti e detenzioni». La relazione,
inoltre, deplora la riluttanza del Presidente Musharraf a rispettare
l'impegno di separare il ruolo del governo dello Stato da quello dei
militari, come accade in una normale democrazia.
Nonostante
riconoscano che l'India è la più grande democrazia
funzionante al mondo, i deputati esprimo la loro preoccupazione per
i continui atti di discriminazione nella società indiana, legati
allo status sociale e religioso o all'appartenenza di casta. In
merito alla situazione nel Kashmir, il Parlamento si compiace del
dialogo positivo tra il Pakistan e l'India ma permane preoccupato
dalle segnalazioni relative a violazioni dei diritti umani in tale
regione da parte delle forze militari indiane. In proposito, la
relazione invita il governo indiano a garantire tempestive indagini
da parte dell'autorità giudiziaria. Infine, sono condannati con
forza tutti gli atti di terrorismo e di violenza perpetrati nella
regione e, rilevando che «spetta al Pakistan compiere sforzi decisi
per contribuire a frenare tali attività», è sollecitato il pieno e
libero accesso dei media e delle organizzazioni per i diritti umani
alla regione del Kashmir.
Il Parlamento
mette in evidenza le condizioni critiche di molti cittadini di
paesi africani contagiati da gravi malattie pandemiche,
soprattutto l'HIV/AIDS. Ribadendo il diritto di tutti gli esseri
umani all'accesso all'assistenza e alle cure mediche, i deputati
invitano la Commissione ad aiutare le Nazioni Unite a sviluppare una
strategia globale per contenere e minimizzare la diffusione di tali
malattie e dell'HIV/AIDS. Stati membri e Commissione, nelle loro
politiche di sviluppo, sono quindi sollecitati ad attribuire la
massima priorità, in termini politici e finanziari, alla lotta
contro le malattie infettive e, in particolare, la crescente
pandemia dell'HIV/AIDS.
Riguardo ai
diritti umani, la relazione esprime vivo rammarico per il fatto che
in varie parti dell'Africa talune violazioni restino impunite e che
persone in posizione di responsabilità possano agire impunemente.
L'Unione africana è quindi invitata ad affrontare questi casi e a
cooperare strettamente con il Tribunale penale internazionale al
fine di migliorare la situazione.
Più in
particolare, i deputati sostengono la firma di un nuovo accordo di
pace in Sudan per porre fine a due decenni di guerra civile,
«caratterizzati da violazioni terribili dei diritti umani». Nel
sollecitare le parti coinvolte a rispettare tutti i protocolli
dell'accordo, chiedono al governo sudanese di disarmare e
interrompere ogni collaborazione con la milizia araba Janjaweed,
«che infligge violenza ad una vasta popolazione, compresi abusi dei
diritti umani, crimini di guerra e contro l'umanità». D'altra parte,
il Parlamento invita l'Unione europea ad imporre sanzioni mirate
contro il Sudan finché non sarà accertata la cessazione della
politica «di pulizia etnica e di uccisioni di massa nei confronti
dei suoi cittadini».
Esso, inoltre,
si compiace della decisione del Consiglio di sicurezza dell'ONU di
deferire la questione del Darfur al TPI «per garantire la giustizia
alle vittime, porre fine al clima di impunità e prevenire la
perpetrazione di ulteriori abusi». In proposito, tuttavia, è
deplorato il fatto che i cittadini di Stati che non sono parti dello
statuto del TPI e sono sospettati di aver commesso crimini nel
Darfur, devono essere giudicati esclusivamente dai tribunali del
proprio paese. I deputati, infine, si compiacciono del Vertice sul
Darfur che si terrà in Egitto e, in tale contesto, riconoscono
l'impegno del governo egiziano a promuovere la pace in Sudan.
Per quanto
riguarda l'Eritrea, la relazione esprime preoccupazione in
merito alle informazioni secondo cui il governo «continua a
perseguitare le minoranze cristiane in tutta la regione». Inoltre,
nel rilevare che il Paese continua ad essere uno Stato monopartitico
e che non sono tuttora previste elezioni, i deputati chiedono
l'immediata liberazione di tutti i prigionieri politici e
giornalisti detenuti nel paese.
Sottolineando
che il ricorso continuato alla pena di morte «non corrisponde
all'immagine di un paese che cerca di inculcare norme in materia di
diritti umani, libertà e giustizia in tutto il mondo», gli Stati
Uniti sono quindi esortati a procedere verso l'abolizione di
tali condanne. D'altra parte, i deputati si dicono confortati dalle
recenti statistiche che mostrano una persistente riduzione del
ricorso alla pena di morte nel Paese. Il governo statunitense è
inoltre condannato «per il trattamento riservato ai prigionieri a
Guantanamo». In proposito è quindi sollecitato a garantire che a
tutti i suoi detenuti, «compresi quelli nel campo di detenzione di
Guantanamo», siano concessi diritti umani minimi in conformità del
diritto internazionale in materia e procedure processuali eque. Gli
Stati Uniti sono quindi invitati a chiarire la situazione dei
detenuti a Guantanamo e in altri luoghi alla luce delle norme
internazionali sui diritti dell'uomo e del diritto umanitario
internazionale.
Il governo di
Cuba è invitato ad accettare il diritto alla libertà di
riunione e di espressione e a ripristinare immediatamente la
moratoria ufficiosa sulla pena di morte. A tale proposito, i
deputati condannano nuovamente la pena capitale comminata contro tre
dirottatori e la carcerazione di oppositori politici di cui chiedono
l'immediata liberazione. Le autorità cubane, inoltre, sono
sollecitate a consentire a Oswaldo Payá, vincitore del Premio
Sacharov, di accogliere l'invito del Parlamento europeo. La
relazione, infine, «condanna l'improvviso cambiamento di strategia e
l'abrogazione delle sanzioni da parte del Consiglio».
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Ieke van den BURG (PSE, NL)
Relazione sullo stato attuale di integrazione dei mercati finanziari
UE
Doc.: A6-0087/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 27.4.2005
Votazione:
28.4.2005
Sistema di
vigilanza europeo, in particolare sulla fusione transfrontaliera di
banche, iniziative per promuovere un mercato europeo concorrenziale
ed efficiente, nonché tutela dei consumatori. E' quanto chiede il
Parlamento con l'adozione della relazione d'iniziativa di Ieke van
den BURG (PSE, NL) sullo stato attuale di integrazione dei mercati
finanziari dell'Unione. I deputati inoltre, si pronunciano a favore
di un mercato europeo dei fondi pensionistici integrativi e di un
approccio normativo generale di tipo orizzontale per la gestione
patrimoniale. L'Esecutivo dovrà poi sorvegliare l'attuale boom del
private equity e porre un'attenzione particolare ai venture capital
funds e alle strutture societarie offshore. La relazione auspica
anche l'istituzione di un sistema di riconoscimento comunitario per
le agenzie di rating e sottolinea l'importanza di riformare e
semplificare i principi di contabilità e revisione contabile.
Valutazione
del PASF
Pur notando
come siano state adottate già 39 delle 42 misure previste, i
deputati ritengono prematuro dare un giudizio definitivo sul Piano
d'azione per i servizi finanziari (PASF) fino a quando le direttive
e le misure esecutive in esso contenute non saranno state applicate
e monitorate nel loro funzionamento nell'arco di un periodo
ragionevole. Nel chiedere quindi alla Commissione di sottoporre
l'attuale PASF ad una piena valutazione pubblica della sua efficacia
a trasposizione ultimata, il Parlamento sottolinea che una
trasposizione e un enforcement efficienti, nonché la crescente
convergenza delle prassi nazionali in materia di vigilanza, saranno
la chiave del successo del PASF.
Inoltre, per
l'esame dell'impatto della regolamentazione in materia di servizi
finanziari dell'Unione sulle imprese e sui centri finanziari con
sede in Europa, i deputati ritengono necessaria una prospettiva
globale che tenga conto del fatto «che i mercati finanziari sono
globali e richiedono soluzioni internazionali e non solo
comunitarie».
Sistema di
vigilanza, fusioni di banche
I deputati
ritengono che la convergenza delle modalità di azione delle autorità
di vigilanza degli Stati membri sia indispensabile per l'efficienza
delle operazioni transfrontaliere. Pertanto, la relazione considera
cruciale la reciproca cooperazione e fiducia tra gli organi di
vigilanza e sollecita tali autorità a intensificare la loro
cooperaizone. D'altra parte, chiedono alla Commissione e ai vari
comitati di identificare chiaramente le aree in cui le diversità tra
i sistemi sanzionatori generano problemi e potrebbero compromettere
l'applicazione delle misure del PASF.
I deputati poi
si dicono favorevoli ad un approccio volontario per tappe, di tipo
bottom-up, «per standardizzare ed assicurare la convergenza delle
prassi e per elaborare eventualmente una serie di standard europei
che garantiscano maggiore trasparenza e sicurezza».
Notando il
consolidamento del processo di fusione fra importanti banche e
conglomerati finanziari europei, i deputati richiedono «una risposta
europea che garantisca una vigilanza adeguata, efficiente e
coordinata». A tale riguardo, inoltre, è sottolineata la sfida
dell'instaurazione di un sistema di vigilanza europeo integrato «che
rifletta l'esigenza da parte di ciascuno Stato membro di essere
responsabile, in conformità del principio del riconoscimento
reciproco, della salvaguardia degli interessi delle società e dei
cittadini in esso stabiliti, indipendentemente dalla loro sede».
Mercato
finanziario più integrato, libertà di stabilimento delle banche
La politica e
la legislazione tese all'integrazione finanziaria, secondo i
deputati, devono basarsi su principi ed obiettivi chiave. In
particolare, la legislazione dovrebbe: mantenere la fiducia nei
mercati dell'UE e garantire alti livelli di vigilanza prudenziale,
assicurare la protezione del consumatore, promuovere la concorrenza,
incoraggiare l'innovazione, tenere conto delle dimensioni europee
dei mercati, mantenere la competitività internazionale dei mercati
europei, nonché essere efficacemente attuata e fatta rispettare a
livello nazionale ed europeo.
Qualsiasi
futura misura intesa a colmare carenze specifiche del mercato,
inoltre, dovrebbe comprendere un'analisi dei costi-benefici delle
opzioni non legislative intese a rimediare a tali carenze ed essere
preceduta da una consultazione di tutte le parti interessate. Per i
deputati, quindi, a prescindere dalle iniziative legislative in
itinere, la Commissione dovrebbe presentare «soltanto proposte
legislative mirate nonché accuratamente motivate e valutate,
accompagnate da un'analisi di impatto e da una motivazione della
scelta del mezzo legislativo o extra-legislativo per conseguire gli
obiettivi prefissati». Essi, inoltre, si esprimono, per la futura
legislazione, a favore di «un approccio funzionale basato sul
rischio, che garantisca uniformità di condizioni (level playing
field) per prodotti analoghi offerti da emittenti diversi».
Alla
Commissione è chiesto poi di applicare le disposizioni in materia di
revisione contenute nelle pertinenti direttive comunitarie per
valutare - «ed eventualmente riformare» - l'attuale corredo di
strumenti, «in particolare laddove vi sia il rischio di distorsioni
di concorrenza e/o di lacune giuridiche o anche di mancato rispetto
delle disposizioni». L'Esecutivo, inoltre, è invitato a fare in modo
che, in sede di valutazione del PASF o di elaborazione delle sue
future proposte, «le direttive orizzontali in questo settore siano
coerenti con quelle che disciplinano la protezione dei consumatori».
Il Parlamento, poi, propone un approccio alla legislazione che
assicuri la concorrenza equa «fra una varietà di provider, fra i
loro modelli commerciali, le loro strutture e canali di
distribuzione nonché fra prodotti diversificati».
Sottolineando
il ruolo della politica di concorrenza nel monitoraggio e
miglioramento della performance dei mercati finanziari nell'Unione
europea, i deputati sollecitano la Commissione ad affrontare il
problema delle restanti barriere giuridiche ed amministrative che
intralciano la fornitura transfrontaliera di servizi finanziari
all'interno dell'UE e, pur tenendo presente la competenza degli
Stati membri in tale settore, «ad esaminare i modi per eliminare le
barriere fiscali discriminatorie ed anticoncorrenziali».
All'Esecutivo
è poi chiesto di procedere ad un'analisi completa dei servizi
finanziari al dettaglio, in particolare bancari dei vari Stati
membri, «che identifichi i principali ostacoli alla concorrenza e
all'ulteriore integrazione». I deputati riconoscono altresì
l'importanza della libertà di stabilimento «per consentire ai
partecipanti al mercato di operare attivamente in una pluralità di
mercati nazionali di servizi al dettaglio», anche laddove gli scambi
transfrontalieri sono limitati.
L'Esecutivo,
tuttavia, è anche sollecitato ad organizzare un dibattito sulla
struttura fondamentale del mercato dei servizi finanziari nell'UE,
«tenendo presenti gli interessi dei consumatori e degli operatori
del settore nonché la competitività europea a livello mondiale».
Consapevoli che i benefici potenziali del mercato unico dei servizi
finanziari «dipendono dalle attività degli operatori esteri e
nazionali nei mercati nazionali di consumo», i deputati ritengono
però che l'accresciuta concorrenza non debba condurre all'esclusione
di alcuni clienti dai servizi finanziari. Al riguardo, sottolineano
quindi la necessità di mantenere la disponibilità e l'accessibilità
dei servizi finanziari basilari per ogni cittadino europeo.
D'altra parte,
gli Stati membri sono esortati a creare un mercato interno integrato
degli investimenti in fondi pensionistici integrativi, «in modo da
accrescere le opportunità e le alternative dei risparmiatori ed
assicurar loro il massimo rendimento sugli investimenti»,
considerato il crescente ruolo che essi svolgono «per la
sostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale alla luce
dell'invecchiamento della popolazione dell'Unione europea».
La Commissione
è inoltre sollecitata ad esaminare l'esigenza di un approccio
normativo generale di tipo orizzontale per la gestione patrimoniale,
che sia potenzialmente in grado di trattare ed armonizzare i
pertinenti aspetti delle direttive in materia di Mercati degli
strumenti finanziari, OICVM, Enti pensionistici aziendali o
professionali e Assicurazioni sulla vita. L'obiettivo sarebbe di
«ottenere un mercato unico per la gestione patrimoniale che funzioni
bene e sia veramente integrato, sicuro e competitivo a livello
mondiale».
La relazione
chiede inoltre l'elaborazione di «idonee misure promozionali,
antidiscriminatorie e di vigilanza per la raccolta transfrontaliera
di capitali» da parte di investitori «sofisticati» e per gli
investimenti dei fondi di capitale di rischio (venture capital funds).
L'Esecutivo dovrà poi sorvegliare l'attuale boom del private equity,
«in modo da incoraggiare il suo contributo all'innovazione e alla
crescita dell'economia, e nel contempo valutare i rischi per gli
investitori inesperti e migliorare i requisiti di trasparenza».
Nell'ambito di un'analisi delle strutture societarie «notoriamente
ad alto rischio», andrà anche rivolta un'attenzione particolare alle
strutture societarie offshore, «comprese quelle che utilizzano
società di comodo in funzioni o circostanze improprie».
Auspicando
l'istituzione di un sistema di riconoscimento comunitario per le
agenzie di rating, i deputati notano anche «l'importanza cruciale di
riformare e semplificare i principi di contabilità e revisione
contabile». A questo proposito, sottolineano la necessità di un
comportamento etico e responsabile «non solo da parte dei revisori
contabili, ma anche delle banche d'investimento, degli studi legali
e di altri soggetti che svolgono attività di consulenza in materia
di gestione finanziaria e contabilità». Inoltre, salutano con favore
la convergenza dei codici nazionali di governo societario basati sul
principio del comply or explain (rispettare o motivare) e si
compiacciono dell'istituzione del Forum europeo sul governo
societario.
Background
L'11 maggio
1999, la Commissione ha adottato il PASF, un Piano contenente una
serie di obiettivi politici e misure specifiche volte a creare un
quadro idoneo per il Mercato unico europeo dei servizi finanziari.
Essenzialmente sono stati previsti interventi nel quadro di tre
obiettivi strategici: un unico mercato all'ingrosso UE, un mercato
al dettaglio accessibile e sicuro e norme prudenziali e di vigilanza
innovative.
Nell'ottobre
2003 la Commissione lanciava la prima fase del processo di revisione
del PASF con la creazione di quatto gruppi di esperti nei settori
bancario, assicurativo, della gestione patrimoniale e della
negoziazione di titoli. Tali relazioni sono state pubblicate nel
maggio 2004 e discusse in occasione della conferenza di Egmont
organizzata dalla Commissione nel giugno 2004. E' previsto anche
che la Commissione presenti una nuova serie di proposte nel campo
dei servizi finanziari all'inizio della primavera 2005.
Link utili
PASF del 1999
Decimo rapporto intermedio sul PASF:
inglese -
francese
Relazione sugli ostacoli alle fusioni transfrontaliere nel
settore dei servizi finanziari (inglese)
Sito sui Servizi finanziari (inglese)
Mercato interno: verso una lista nera degli Stati ritardatari
Małgorzata Maria HANDZLIK (PPE/DE, PL)
Relazione sul mercato interno nei nuovi Stati membri: situazione,
opportunità e insegnamenti da trarre
Doc.: A6-0068/2005
Dibattito: 28.4.2005
Votazione:
28.4.2005
La Plenaria ha
adottato la relazione d'iniziativa presentata da Małgorzata HANDZLIK
(PPE/DE, PL) che, pur riferendosi alla situazione del mercato
interno nei nuovi Stati membri, contiene delle valutazioni a
carattere generale che riguardano l'Unione nel suo insieme. In
particolare, i deputati chiedono agli Stati membri di rendere
disponibili con maggiore frequenza gli aggiornamenti sullo stato del
recepimento del diritto comunitario, al fine di agevolarlo. Tali
aggiornamenti, peraltro, completerebbero il «quadro di valutazione
del mercato interno» e permetterebbero la redazione di «una lista
nera ("name and shame list") di tutti gli Stati che hanno accumulato
ritardi nel corso di recepimento».
La
Commissione, inoltre, è esortata a razionalizzare la normativa
esistente per facilitarne il recepimento e l'attuazione, nonché per
agevolare la libera circolazione e gli scambi intracomunitari e,
conseguentemente, la crescita dell'economia europea. E' poi
importante dotarsi di un quadro regolamentare efficace per
minimizzare i costi e massimizzare il rispetto delle normative a
livello nazionale ed europeo. In seguito, ponendo l'accento sulla
grande importanza di un mercato dei servizi dinamico per la
costruzione di nuove imprese e per l'occupazione, il Parlamento
reputa che l'ambizione della proposta di direttiva in tale materia
debba essere soddisfatta «senza apportare pregiudizio alla coesione
sociale dell'Unione e ad un elevato livello di protezione per i
consumatori europei».
Per quanto
riguarda più specificatamente i nuovi Stati membri, i deputati si
compiacciono dei risultati finora ottenuti, in particolare per
l'adozione delle norme europee applicabili sui prodotti, avvenuta,
in molti casi, addirittura prima di alcuni degli Stati «della
vecchia guardia». I nuovi Stati, però, devono ridurre lo scarto tra
rispetto formale della legislazione comunitaria e la sua effettiva
applicazione. Questi sono poi esortati a recepire ed attuare tutte
le direttive sul mercato interno in sospeso, per poter conseguire
rapidamente l'eliminazione degli ostacoli ancora esistenti alla
circolazione di merci, persone, servizi o capitali.
La Plenaria,
inoltre, incoraggia i nuovi Stati membri ad assicurare che i sistemi
di protezione dei brevetti e del diritto d'autore funzionino in modo
soddisfacente e che i dispositivi di lotta alla pirateria e alle
contraffazioni siano dotati di risorse adeguate. A tale proposito,
peraltro, il Consiglio è invitato a lavorare a stretto contatto con
il Parlamento per l'approvazione di nuove misure in materia di
brevetti delle invenzioni che si basano sulla tecnologia digitale.
Occorre poi sviluppare un mercato del lavoro flessibile e dinamico
in modo da incrementare l'occupazione nel settore privato, nonché
promuovere sistemi di istruzione e formazione professionale più
efficaci per migliorare la qualità del lavoro. E' necessario infine
che i nuovi Stati membri incrementino gli investimenti in materia di
ricerca e sviluppo, attualmente inferiori alla media dell'Unione, ed
assicurino il funzionamento di strumenti di composizione
extragiudiziale e di risoluzione dei problemi, come SOLVIT, a tutela
dei cittadini e delle imprese.
Nuove misure europee contro i furti d'auto
Carlos COELHO (PPE/DE, PT)
Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune del
Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento
europeo e del Consiglio che modifica le disposizioni della
convenzione di applicazione dell'accordo di Schengen, del 14 giugno
1985, relativo alla eliminazione graduale dei controlli alle
frontiere comuni, con riferimento all'accesso al sistema
d'informazione Schengen da parte dei servizi degli Stati membri
competenti per il rilascio dei documenti di immatricolazione dei
veicoli
Doc.: A6-0084/2005
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 27.4.2005
Votazione:
28.4.2005
Nel 2002, sono
state circa 1.150.000 le auto rubate in Europa di cui solo 390.000
recuperate. Soppressi i controlli alle frontiere interne
dell'Unione, la Plenaria ha approvato una proposta di regolamento
sull'accesso al Sistema di informazione Schengen (SIS) da parte
delle autorità preposte all'immatricolazione dei veicoli che mira a
combattere la criminalità legata ai furti d'auto.
Più in
particolare, l'obiettivo della proposta della Commissione è
modificare la convenzione di Schengen per migliorare la cooperazione
tra Stati membri e, di conseguenza, il funzionamento del mercato
interno. In concreto, la proposta intende raggiungere questo scopo
concedendo alle autorità degli Stati membri il diritto di consultare
alcune categorie di dati contenute nel SIS. In tal modo, essi
avranno maggiori e migliori possibilità di controllare se i veicoli
di cui è richiesta l'immatricolazione siano stati rubati, e se
qualcuno per richiedere la carta di circolazione non utilizzi
documenti di identità o di immatricolazione rubati o falsificati.
Ciò nell'interesse del funzionamento del mercato interno e della
lotta alla frode e al commercio illegale di veicoli rubati.
Nel dicembre
2004, il Consiglio aveva adottato una posizione comune che
accoglieva sostanzialmente sette dei dieci emendamenti proposti dal
Parlamento in prima lettura. Di conseguenza, la raccomandazione per
la seconda lettura di Carlos COELHO (PPE/DE, PT) - adottata
dalla Plenaria con 512 voti favorevoli, 20 contrari e 31 astensioni
- propone solo tre emendamenti alla posizione comune del Consiglio.
Quello principale reintroduce l'obbligo per il Consiglio di
presentare al Parlamento una relazione annuale che esponga
informazioni e dati statistici relativi all'uso e ai risultati del
sistema di accesso alle informazioni e indichi le modalità con cui
le norme relative alla protezione dei dati sono state applicate. Gli
altri emendamenti riguardano modifiche di ordine tecnico.
Per
completezza, giova ricordare che, nella prima lettura, il Parlamento
aveva limitato le tipologie di dati cui i servizi di
immatricolazione possono aver accesso, escludendo l'accesso ai
documenti vergini e i dati relativi ai documenti di identità
rilasciati. Inoltre, proponeva di includere nel SIS, e
successivamente renderli accessibili per i servizi di
immatricolazione, i dati relativi ai documenti di immatricolazione
dei veicoli e ai numeri di targa dei veicoli rubati, altrimenti
sottratti o smarriti. Era sottolineata poi la necessità di definire
in modo più preciso i soggetti abilitati ad accedere a tali
informazioni e lo scopo dell'accesso. Il Parlamento chiedeva anche
una relazione annuale sull'applicazione di tale misura. Infine, per
sottolineare che la maggiore facilità di accesso deve essere
accompagnata da più rigorose regole sulla protezione dei dati,
introduceva l'obbligo di registrare ogni trasmissione di dati.
La situazione
in Italia: un furto ogni tre minuti
Le auto rubate
in Italia nel 2003 sono state circa il 5% in meno dell'anno
precedente, passando da oltre 203 mila nel 2002 a circa 193 mila ma,
secondo i dati dell'ANIA,
il rischio rimane alto: ogni giorno vengono rubate 528 vetture, 22
ogni ora, una ogni tre minuti. Con quasi 39 mila furti (contro 43
mila dell'anno precedente), oltre il 20% del totale, la Campania
rimane anche nel 2003 la Regione più rischio. Ma Lazio e Lombardia
non sono lontani. Il primo, con 34.881 auto rubate, il 18% del
totale nazionale, rimane saldo al secondo posto ed è seguito a ruota
dalla Lombardia che, segnando anche un aumento rispetto all'anno
precedente, registra 33.533 furti d'auto, pari al 17,3% del totale.
Vengono poi la Puglia (10,4%), la Sicilia (8,7%) e il Piemonte
(8,5%).
Link utili
Posizione comune del Consiglio
Prima lettura del Parlamento
Proposta della Commissione
top |
Milan CABRNOCH (PPE/DE, CZ)
Relazione sulla modernizzazione della protezione sociale e lo
sviluppo di un’assistenza sanitaria di buona qualità
Doc.: A6-0085/2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 27.4.2005
Votazione:
28.4.2005
Invecchiamento
della popolazione, crescente domanda di servizi e prodotti sanitari,
sempre più elevata mobilità della popolazione comunitaria, ulteriore
sviluppo delle infrastrutture sociali, nuove tecnologie diagnostiche
e terapeutiche, aumento dei costi. Sono queste le sfide e le
opportunità delineate nella relazione d'iniziativa di Milan CABRNOCH
(PPE/DE, CZ) sulla modernizzazione della protezione sociale e lo
sviluppo di un’assistenza sanitaria di buona qualità, adottata oggi
dal Parlamento.
Nel rilevare
che la Commissione intende appoggiare i progetti dei governi
nazionali per modernizzare la protezione sociale, per sviluppare
un’assistenza sanitaria e a lungo termine di qualità accessibili e
sostenibili, i deputati sollecitano «il pieno rispetto della totale
sovranità dei governi in materia di riorganizzazione dell'assistenza
sanitaria, in particolare per quanto riguarda i sistemi di
finanziamento». E' poi evidenziato che le competenze degli Stati
membri nel settore della protezione sociale non dovrebbero essere
indebolite né eludere il principio della sussidiarietà. Ogni Stato
membro, in futuro, dovrà quindi poter decidere autonomamente come
conseguire gli obiettivi comuni per la modernizzazione dei sistemi
di protezione sociale.
Il «metodo
aperto di coordinamento» proposto nel campo della sanità, secondo i
deputati, implica eccessive sollecitazioni alle capacità
amministrative degli Stati membri, specialmente riguardo la raccolta
di dati informatizzati. Ciononostante il Parlamento si compiace
della decisione presa dal Consiglio di applicare tale modello nel
settore dell'assistenza sanitaria e a lungo termine. Sottolinea, a
tale proposito, il proprio accordo sui tre obiettivi principali:
accesso universale al sistema sanitario indipendentemente dal
reddito o dal patrimonio, qualità elevata e sostenibilità
finanziaria nel lungo periodo.
Secondo i
deputati, inoltre, occorre rafforzare i diritti dei cittadini
affinché beneficino di un’assistenza sanitaria equivalente. Ciascuno
Stato membro è pertanto invitato ad adottare le misure necessarie
per garantire il rispetto di tali diritti e rispondere alle esigenze
sanitarie dei componenti più poveri della società. A tale proposito,
l'Aula rileva che la copertura universale deve basarsi sulla
solidarietà e costituire una rete di sicurezza contro povertà ed
esclusione sociale, a vantaggio soprattutto di «coloro che
dispongono di un reddito basso e di coloro il cui stato di salute
necessita di terapie intensive, lunghe o costose, comprese le cure
palliative e l'accompagnamento delle persone in fin di vita».
Molta enfasi è
posta sul fatto che il poter scegliere senza limiti o restrizioni il
tipo d'assistenza sanitaria preferito è uno dei diritti fondamentali
dell'individuo, tra i quali si ricorda anche il diritto ad
un’informazione completa sulla sua salute e sulla scelta di servizi
offerti sul mercato dai singoli operatori. E' dunque importante la
raccolta dei dati che, grazie al programma d'azione sanitaria, deve
essere migliorata, in particolare per quel che concerne i
rilevamenti statistici. Tramite un portale della sanità dell'Unione,
si potrebbe così consentire ai cittadini ed ai prestatori di servizi
di accedere alle informazioni sull'assistenza e sulla politica
sanitaria di altri Stati membri.
Occorre
inoltre una maggior trasparenza per poter favorire la comunicazione
e la cooperazione e perché «lo scambio delle informazioni esistenti
porti ad una più elevata qualità ed efficienza dell’assistenza
fornita, ad una riduzione del rischio di danni per i pazienti e ad
una maggiore efficacia nell’utilizzazione delle risorse umane e
materiali».
La Plenaria
rileva inoltre che il crescente fabbisogno di servizi nel settore
sanitario e delle cure creano posti di lavoro di maggiore qualità,
costituendo, in tal senso, un settore importante delle economie
nazionali. In molti Stati membri, peraltro, urge adottare misure
attive per assumere e trattenere operatori sanitari. Al contempo,
però, vengono espresse molte preoccupazioni sulla crescente mancanza
di medici e paramedici dotati di un'alta e valida formazione. Per
tale motivo gli Stati membri sono invitati a «ravvicinare
maggiormente i sistemi di istruzione e di formazione degli operatori
sanitari, a portare avanti il riconoscimento reciproco delle
qualifiche professionali, facilitando così la mobilità dei
professionisti del settore, e a coordinare ed armonizzare
maggiormente i requisiti relativi all’equipaggiamento delle
strutture sanitarie e il ricorso alle nuove tecnologie diagnostiche
e terapeutiche» .
L'Aula
sottolinea poi che in alcuni Stati vi è un aumento della quota delle
spese sanitarie a carico dei pazienti: in tale contesto sarebbe
auspicabile che le categorie sfavorite continuassero ad avere
accesso ad un'adeguata assistenza medica. Sottolineando come la
sostenibilità finanziaria a lungo termine presuppone un utilizzo
ottimale delle risorse esistenti, i deputati ritengono che tale
obiettivo può essere conseguito soltanto se la qualità
dell'assistenza sanitaria sarà più trasparente, se «gli Stati membri
introdurranno programmi sistematici a garanzia della qualità e
direttive terapeutiche basate su prove, e se essi utilizzeranno le
risorse pubbliche esclusivamente per prodotti e tecnologie mediche
dall'utilità comprovata».
Il Parlamento
invita la Commissione a presentare, entro il 2005, «proposte
contenenti orientamenti politici, obiettivi comuni, metodi di lavoro
e un calendario dettagliato». Evidenzia, poi, che fornire assistenza
sanitaria ai cittadini è dovere del singolo Stato: sollecitano,
dunque, il pieno rispetto di tali governi in materia di
organizzazione dell'assistenza sanitaria. Il Consiglio, invece, col
fine di razionalizzare il metodo aperto di coordinamento, è esortato
a stabilire, per la primavera 2006, «un quadro integrato nel settore
della protezione sociale e ad adottare un elenco coerente di
obiettivi comuni nei settori dell'integrazione sociale, delle
pensioni, dell'assistenza sanitaria e dell'assistenza a lungo
termine».
Background
A seguito
della Relazione di primavera 2004, la Commissione europea ha
pubblicato la comunicazione «Modernizzare la protezione sociale per
sviluppare un’assistenza sanitaria ed un’assistenza a lungo termine
di qualità, accessibili e sostenibili: come sostenere le strategie
nazionali grazie al “metodo aperto di coordinamento».
Tale documento
è volto a definire un quadro comune per sostenere l’impegno
nazionale per la riforma e lo sviluppo dell’assistenza sanitaria e
dell’assistenza a lungo termine, grazie all’applicazione del «metodo
aperto di coordinamento».
Con questa
comunicazione, che completa quella sulla mobilità dei pazienti
(«Processo di riflessione di alto livello sulla mobilità dei
pazienti e lo sviluppo dell’assistenza sanitaria nell’Unione europea
- HLPR»), la Commissione definisce quindi una strategia per una
visione comune e globale sui sistemi sanitari europei e quelli
legati alla protezione sociale, e propone obiettivi finalizzati a
sostenere lo sviluppo delle strutture in seno all'Unione allargata.
Tra gli
obiettivi definiti dalla Commissione, in particolare, figura quello
di «garantire l’accesso ad una assistenza di qualità, fondata sui
principi di universalità, equità e solidarietà». Occorre poi
prevenire i rischi di povertà o di esclusione sociale legati alla
malattia, agli incidenti, all'invalidità o all'assistenza degli
anziani, sia per chi ne beneficia, sia per i loro familiari. Si
tratterà inoltre di promuovere un'assistenza di qualità tesa a
migliorare lo stato di salute e di vita delle persone nonché di
garantire la sostenibilità finanziaria a lungo termine di assistenza
accessibile a tutti e di qualità.
Link utili
Comunicazione della Commissione "Per modernizzare la protezione
sociale"
Libro bianco della Commissione sui servizi di interesse generale
Situazione della comunità Rom in Europa
Risoluzione comune sulla situazione dei Rom nell'Unione europea
Doc.:
B6-0272/2005
Procedura:
Risoluzione comune
Dibattito:
27.4.2005
Votazione:
28.4.2005
A seguito di
una dichiarazione della Commissione e del dibattito tenutosi in Aula
sulla situazione dei Rom nell’Unione, la Plenaria ha adottato una
risoluzione comune che condanna fermamente qualsiasi forma di
discriminazione e di xenofobia nei confronti della popolazione Rom,
riconosce tale comunità come minoranza, incoraggiandone la sua
integrazione nella società politica e civile europea.
Compiacendosi
della recente dichiarazione del Presidente della Commissione Barroso
in merito «all'importanza di eliminare le discriminazioni contro i
Rom e al ruolo che la Strategia di Lisbona può svolgere per
migliorare le opportunità per questo popolo», il Parlamento
sollecita il Consiglio, l'Esecutivo, gli Stati membri e i Paesi
candidati ad adoperarsi pubblicamente per combattere tale fenomeno
in tutte le sue forme a livello locale, nazionale, regionale o
europeo. La Plenaria, inoltre, «considerando che l''Olocaustro dei
Rom merita un pieno riconoscimento commisurato alla gravità dei
crimini commessi dai nazisti», chiede alla Commissione e alle
autorità competenti di creare un «degno memoriale» nell'ex campo di
concentramento di Lety u Pisku.
L'Esecutivo è
anche invitato a considerare una priorità per il 2007, Anno europeo
delle pari opportunità, il tema della lotta contro la xenofobia
anti-Rom in tutta Europa. A tal proposito si sollecita l'EUMC e,
contestualmente alla sua creazione, l'Agenzia per i diritti
fondamentali a «fornire le risorse necessarie per monitorare gli
abusi razziali e le violazioni dei diritti umani nei confronti dei
Rom».
Congratulandosi poi con i governi che hanno trasposto prontamente
nel proprio ordinamento la direttiva 2000/43/CE, la Plenaria invita
tutti i Paesi a «rafforzare le proprie disposizioni legislative,
regolamentari ed amministrative», intese a contrastare la xenofobia
contro Rom, Sinti e Nomadi. A tale proposito il Consiglio è esortato
ad adottare quanto prima la proposta decisione quadro dell’Unione
che renderebbe perseguibile penalmente gli atti connessi all'odio
razziale.
Il Parlamento
invita poi ad una maggiore cooperazione tra l'Unione, gli Stati
membri e i paesi candidati, affinché vi sia uno scambio delle
migliori pratiche volte ad incoraggiare la promozione della cultura
Rom. Per questo l'Esecutivo deve elaborare modalità volte ad
adottare «un piano d'azione contenente chiare raccomandazioni per
migliorare l'integrazione economica, sociale e politica» di tale
comunità.
Data
l'esigenza di garantire pari diritti ai migranti di origine Rom,
Stati membri e paesi candidati devono inoltre definire una
strategia per migliorare la partecipazione di questa comunità alle
elezioni in qualità di votanti e candidati a tutti i livelli.
Il Parlamento,
peraltro, ritiene che la mancanza di documenti ufficiali costituisca
«un grave ostacolo all'esercizio dei diritti fondamentali dei Rom in
Europa nonché al loro accesso a servizi che sono essenziali per
l'inclusione sociale». Gli Stati membri e i paesi candidati sono
quindi sollecitati ad adottare misure concrete per migliorare
l'entrata di questa minoranza nei mercati del lavoro «al fine di
assicurare una migliore occupazione a lungo termine». Occorre
inoltre incoraggiare «il libero accesso all'istruzione ufficiale e
di qualità», nonché assicurare pari assistenza sanitaria e sicurezza
sociale.
I deputati
invitano la Commissione ad esortare i governi nazionali a «garantire
che i programmi di finanziamento a favore dei Rom vedano la piena
partecipazione dei soggetti interessati alla loro concezione,
attuazione e monitoraggio», nonché a «combattere le pratiche
discriminatorie nell'assegnazione di alloggi e assistere i Rom nella
ricerca di alloggi alternativi e in buone condizioni igieniche».
L'Aula,
infine, si congratula per la creazione del Forum Europeo dei Rom e
degli Zingari, e per il lavoro svolto dai gruppi parlamentari sulla
tale questione, sottolineando l'importanza della cooperazione con
questi organismi qualora si creino politiche sui Rom. Si compiace,
inoltre, per la Decade per l'inclusione dei Rom, iniziativa di cui
sono firmatari cinque Stati membri e paesi candidati. A tal
proposito chiede alla Commissione di collaborare con i governi
impegnati a trovare fondi per realizzare tale progetto.
Acque sotterranee meno inquinate
Christa KLASS (PPE/DE, DE)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del
Consiglio sulla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento
Doc.: A6-0061/2005
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 28.4.2005
Votazione:
28.4.2005
Per garantire
la protezione delle acque sotterranee dell'Unione, il Parlamento ha
seguito l'approccio scelto dall'Esecutivo e dalla propria
commissione per l'ambiente adottando la relazione di Christa KLASS (PPE/DE,
DE). Spetterà infatti agli Stati membri il compito di stabilire la
lista degli inquinanti potenziali e di fissare le soglie
ammissibili.
Delle
direttive specifiche attualmente in vigore già trattano di alcune
fonti d'inquinamento potenziali - come i nitrati, i pesticidi e i
biocidi - e fissano delle norme comuni per l'insieme dell'Unione. Il
nuovo testo sulle acque sotterranee riprende queste norme comuni, ma
lascia agli Stati membri la facoltà di determinare le liste degli
altri inquinanti potenziali e di fissare le corrispondenti soglie
ammissibili.
La ragione
invocata per questo approccio aperto e decentralizzato risiede nel
fatto che la composizione chimica della acque sotterranee può
variare da una regione all'altra e che i dati disponibili e le
conoscenze scientifiche in questo campo sono insufficienti per
dettare norme assolute, valide nell'insieme dell'Unione. Se è questa
logica ad aver prevalso in Plenaria, chi vi si opponeva ha espresso
il timore circa il rischio che la libertà lasciata agli Stati membri
porti ad ampie divergenze, al dumping ambientale e alla distorsione
della concorrenza.
Il testo
adottato dall'Aula chiede quindi agli Stati membri, come auspicato
dalla Commissione, non di stabilire dei valori limiti bensì delle
«norme di qualità delle acque sotterranee» e di comunicare
all'Esecutivo le liste entro il 22 giugno 2006. L'insieme di questi
dati sarà quindi riesaminato dopo tre anni e, in seguito, ogni sei
anni. In tali occasioni, la Commissione, se necessario, potrà
proporre delle modifiche. Essa peraltro, avrà la possibilità di
approvare o respingere i metodi di misurazione proposti dagli Stati
membri.
Nonostante la
Commissione proponesse una procedura comune dettagliata per
determinare a livello nazionale le «norme di qualità», i deputati
hanno auspicato semplificare il sistema per evitare che, per eccesso
di precisione, si arrivi a norme comuni incompatibili con le qualità
molto variabili delle acque sotterranee. Un emendamento che
intendeva escludere i prodotti fitosanitari e i concimi impiegati
secondo le buone pratiche agricole, nonché i concimi utilizzati
nell'azienda agricola che li produce, è stato invece respinto.
Unione europea protagonista della lotta agli inquinanti organici
persistenti
Karl-Heinz
FLORENZ (PPE/DE, DE)
Risoluzione sulla strategia UE per la Conferenza di Punta del Este
sugli inquinanti organici persistenti
Doc.:
B6-0217/2005
Procedura:
Risoluzione
Dibattito:
27.4.2005
Votazione:
28.4.2005
A seguito di
un'interrogazione orale di Karl-Heinz FLORENZ (PPE/DE, DE) e del
dibattito tenutosi in Aula, la Plenaria ha adottato una risoluzione
in merito alla strategia UE per la Conferenza di Punta del Este
sugli inquinanti organici persistenti con la quale esorta l'Unione
ad assumere un ruolo attivo nei negoziati garantendo, al contempo,
una cooperazione efficace tra la Commissione, il Consiglio e il
Parlamento.
Per i
deputati, la Conferenza «offrirà una buona opportunità di fissare
obiettivi ambiziosi» per adottare misure atte in particolare ad
eliminare la produzione, l'immissione sul mercato e l'utilizzo di
inquinanti organici persistenti (POP) prodotti intenzionalmente. La
Commissione e gli Stati membri sono quindi esortati a far sì che le
decisioni prese alla Conferenza assicurino l'effettiva attuazione e
l'ulteriore sviluppo della Convenzione di Stoccolma e «siano
coerenti con gli obiettivi della politica ambientale e di sviluppo
della Comunità e la pertinente legislazione».
La Convenzione
è un trattato internazionale con il quale i firmatari si impegnano a
lottare insieme contro gli inquinanti organici persistenti, trai i
quali i più conosciuti sono le diossine, i furani, il PCB e altre
sostanze attive nei pesticidi come il DDT. I POP hanno la
peculiarità di resistere alle degradazioni biologiche e pertanto di
ristagnare per lungo tempo nell'ambiente. Si accumulano negli
organismi viventi, soprattutto i grassi, e la loro concentrazione
aumenta a ogni tappa della catena alimentare.
La Commissione
e gli Stati membri, per i deputati, dovrebbero garantire che
eventuali deroghe specifiche siano concesse solo in casi eccezionali
e ben giustificati e che gli orientamenti siano finalizzati alla
promozione delle migliori pratiche ambientali e delle migliori
tecniche disponibili in grado di ridurre ed eliminare le emissioni
di POP prodotti non intenzionalmente (soprattutto diossine e furani).
Inoltre, andrebbe assicurato che i paesi colpiti dalla malaria
ricevano un'assistenza finanziaria adeguata per sostituire il DDT
fino a giungere quanto prima a un divieto definitivo del suo
impiego.
Nel ritenere
che il Fondo mondiale per l'ambiente debba continuare ad essere il
principale organismo incaricato della gestione del meccanismo di
finanziamento, il Parlamento si dice convinto della necessità di
assicurare il coordinamento e la coerenza nell'attuare a livello
comunitario le disposizioni delle Convenzioni di Rotterdam,
Stoccolma e Basilea e nel partecipare allo sviluppo dell'Approccio
strategico alla gestione internazionale dei prodotti chimici (SAICM)
nel quadro delle Nazioni Unite. Esortando poi la Commissione e gli
Stati membri a stabilire orientamenti adeguati per l'elaborazione
dei piani di attuazione nazionali, i deputati chiedono agli Stati
che non l'hanno ancora fatto di sviluppare quanto prima i propri
programmi.
Infine, nel
ritenere che i deputati al Parlamento europeo che fanno parte della
delegazione comunitaria «abbiano un contributo essenziale da
apportare», la risoluzione si conclude con l'auspicio che ad essi
sia garantito l'accesso alle riunioni di coordinamento dell'UE a
Punta del Este, «almeno con lo status di osservatori, con o senza
diritto di parola».
Background
La
Convenzione di Stoccolma è
entrata in vigore il 17 maggio 2004 ed è stata ratificata dalla
Comunità europea il 16 novembre 2004 nonché dalla maggioranza dei
suoi Stati membri, compresi i nuovi. Il Parlamento europeo e il
Consiglio hanno adottato gli strumenti legislativi per attuarla
«dimostrando con ciò l'impegno a eliminare per quanto possibile gli
inquinanti organici persistenti». Questi strumenti sono, in
particolare, il
Regolamento (CE) n. 850/2004 relativo agli inquinanti organici
persistenti e che modifica la direttiva 79/117/CEE, il Regolamento
(CE) n. 304/2003 sull'esportazione e importazione di prodotti
chimici pericolosi nonché la Direttiva 96/59/CE concernente lo
smaltimento dei policlorodifenili e dei policlorotrifenili (PCB/PCT).
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