L'AGE informa |
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RASSEGNA
24 - 27 ottobre 2005
Strasburgo
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Sommario
Politica sociale Bilancio Immigrazione Sanità pubblica Industria Ambiente Istruzione Giustizia e affari interni Relazioni esterne Mediatore Istituzioni |
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In vista del Vertice informale, si è tenuto in Aula un ampio dibattito sulle sfide della globalizzazione e sulle opportunità che essa offre. Ricerca e innovazione, politica energetica, istruzione, immigrazione, equilibrio demografico e Fondo per la globalizzazione, sono le priorità indicate dal Premier britannico Tony Blair, sulle quali si sono poi espressi i deputati. Dichiarazione del Consiglio Tony BLAIR ha precisato che lo scopo della sua presenza è di esporre le intenzioni della Presidenza per le prossime settimane. Al Vertice informale, ha spiegato, sulla base del documento presentato dalla Commissione, si dovrà decidere come affrontare le sfide e le opportunità della globalizzazione. Il Premier britannico ha quindi elencato le sei priorità future della Presidenza: Ricerca, sviluppo e innovazione, Energia e politiche energetiche, Università, Immigrazione, Equilibrio demografico e Fondo per la globalizzazione. Più in particolare, ha affermato che occorrono più fondi per l'innovazione, un miglior coordinamento della ricerca attraverso un Consiglio europeo della Ricerca e collegare meglio le Università al mondo del lavoro. E' necessario poi istituire una Politica energetica comune, realizzando una rete energetica integrata, dialogando i fornitori e riflettere in merito a una visione comune sul nucleare. Riguardo all'immigrazione devono essere rafforzati i controlli, ma è anche necessario gestire il flusso legale, traendo beneficio da queste risorse umane. In materia demografica, sono necessarie politiche di assistenza all'infanzia, miglioramento dei sistemi pensionistici e provvedimenti tesi a conciliare vita familiare e lavorativa. Il Fondo per la globalizzazione non dovrà sostenere imprese in crisi, bensì le persone che soffrono le conseguenze della loro ristrutturazione, consentendo la formazione professionale e il reinserimento nel mondo del lavoro. La Presidenza, ha poi aggiunto, proporrà anche delle misure antiterrorismo che andrebbero trattate in codecisione. Se si troverà un accordo su questi temi, ha poi precisato, saranno poste le basi anche per un consenso in merito alle prospettive finanziarie. Si tratterà anche di chiudere, se possibile entro dicembre, delle questioni in sospeso come la direttiva sull'orario di lavoro e quella sui servizi. In merito a quest'ultima, il Premier ha espresso l'auspicio di giungere ad un accordo politico poiché si tratta di un tema fondamentale per il completamento del mercato unico. Al Vertice di dicembre, ha insistito Blair, dovrà essere fatto il massimo per giungere ad un accordo sul Bilancio. A tale proposito, ha sottolineato che si dovrà anche tener conto dell'importanza che esso riveste per i nuovi Stati membri. Un accordo sulle prospettive finanziarie è possibile, ha puntualizzato, se vi è un consenso in merito a un nuovo orientamento economico. Bisogna infatti rivedere le priorità per una nuova prospettiva in modo da spendere meglio le risorse disponibili. Dopo aver brevemente accennato alla necessità per l'Unione di occupare lo spazio che merita sulla scena internazionale, ha affermato che, se si vuole risollevare l'Europa dalla sua posizione di stallo, bisogna prima decidere la direzione e fornire le risposte che i cittadini cercano. A questi ultimi, ha quindi concluso, occorre dare fiducia nell'Europa, bisogna dire loro che i prossimi 50 anni saranno almeno tanto buoni quanto gli ultimi 50. Dichiarazione della Commissione José Manuel BARROSO ha sottolineato come il Vertice sarà l'occasione per riflettere sulle sfide economiche e sociali che l'Unione deve affrontare. Ha poi insistito sull'urgenza e sulla necessità di adottare il quadro finanziario pluriennale. Dovrà anche affrontarsi il nodo del deficit di giustizia sociale (disoccupazione e divario tra ricchi e poveri) con misure urgenti per evitare che la situazione peggiori. L'Europa, pertanto, va riformata e le sue politiche devono essere modernizzate. Si tratta di contrastare il pericolo rappresentato da chi sostiene che l'UE sia solo un mercato senza preoccuparsi della coesione sociale e della coerenza della politica estera e interna europea. Ma vi è anche il pericolo di andare verso «25 minimercati dell'energia e dei servizi», pertanto occorre anche completare il mercato interno. Il successo, ha sottolineato, sta nella giusta miscela di azione europea e nazionale. L'Europa non si sostituisce agli Stati, ha insistito, ma fornisce valore aggiunto alla loro azione attraverso gli strumenti di cui dispone. L'Europa, ha aggiunto, è un esempio riuscito di globalizzazione su scala regionale e occorre proiettare i suoi valori nel mondo. La Commissione, ha poi annunciato, presenterà una road map per la prosperità economica e la giustizia sociale. Tutte le Istituzioni dovranno quindi lavorare assieme per il cambiamento. Non sarà facile, ha precisato, ma l'inazione costa di più. Dal Vertice dovrà partire un messaggio positivo ai cittadini per riconquistare il loro consenso. Interventi a nome dei gruppi Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, DE) ha sottolineato come l'Unione debba continuare a far fronte alle grandi problematiche del mondo. Certo, ha precisato, l'Unione non può fornire risposte a tutti i problemi, ma senza di essa non è possibile nemmeno risolverli. La globalizzazione, ha poi insistito, non è solo un problema economico, è culturale, morale e politico. Si tratta anche della diffusione dei diritti dell'uomo. Per questo motivo non possono essere accettate le dichiarazioni di esponenti cinesi e cubani secondo cui i diritti umani sono un affare interno. La dignità vale per tutti, ha quindi esclamato. La globalizzazione, ha aggiunto, se ben gestita può anche portare notevoli benefici. Anche i negoziati commerciali non riguardano solo l'economia. Per il leader dei popolari, infatti, se nei paesi in via di sviluppo non si offrono prospettive è ovvio che si dovrà fronteggiare il problema dell'immigrazione in Europa. Per questo motivo, occorre aprire i mercati europei, anche quelli agricoli, seppur progressivamente. Il deputato ha quindi concluso auspicando che al Vertice saranno prese delle decisioni di concerto con la Commissione, perché «non si ammetteranno processi intergovernativi». Martin SCHULZ (PSE, DE) ha innanzitutto apprezzato la reazione britannica agli attentati di Londra del luglio scorso, sostenendo che si è trattato di una risposta che ha saputo calibrare severità e dialogo. Il deputato ha poi incentrato il suo intervento sul modello sociale europeo. Si tratta, ha detto, di un elemento fondamentale che, dal dopoguerra a oggi, ha saputo accompagnare il progresso tecnico con il miglioramento sociale. Egli ha quindi stigmatizzato i «cosiddetti economisti» che vogliono smantellare il modello sociale «seguendo la rotta McCreevy». Il mercato interno, ha precisato, è una grande opportunità ma «non deve liberalizzare la circolazione del dumping sociale». Il mercato non produce solidarietà, ha detto, spetta agli Stati farlo. La premessa per il successo del Vertice, ha quindi concluso, non è la distruzione del tessuto sociale è, al contrario, far beneficiare i lavoratori dei profitti creati dalle imprese. Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) ha stigmatizzato chi continua a contrapporre Europa sociale e Europa liberale. La riforma dell'Unione, per il leader liberaldemocratico, «serve oggi», ci sono grandi opportunità mentre «il modello tedesco di vent'anni fa è kaputt». Occorre riformare i modelli sociali costosi, ha aggiunto, per combinarli con un vero mercato che generi ricchezza capace di finanziarli. L'economia di mercato e la solidarietà sociale, ha sottolineato, possono convivere. Si tratta forse della "terza via" che la sinistra ha a lungo cercato. E' solo a dicembre che si potrà valutare se saranno state rispettate le aspettative. Il deputato ha quindi concluso esortando l'adozione di politiche che «ci rendano fieri di essere europei». «Lei ha confermato oggi la sua abilità di performer e incantatore», ha esordito Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT) rivolgendosi al Premier britannico. Questa qualità, ha aggiunto, potrebbe insegnarla «a qualcuno dei nostri amici, miei connazionali, in occasione di una delle sue numerose visite in Italia». La deputata ha tuttavia sottolineato che questa abilità non rimedia al fatto che il grande summit di rilancio della dimensione sociale europea «pare oggi declassato al rango di amichevole chiacchierata fra amici sugli argomenti più disparati e, in particolare, sulla riforma economica e la competitività». Per quanto riguarda la politica comune dell'energia, già contenuta nella Costituzione, ha spiegato, sembra che lo scopo sia quello di voler rilanciare il vecchio dibattito sul nucleare. In proposito, ha quindi affermato, «avrebbe potuto scegliere qualcosa di meglio per avvicinare l'Europa ai cittadini». Sulla questione della direttiva "Servizi" ha insistito sul fatto che sarà possibile ottenere l'accordo del Parlamento se non si sopprime il principio del paese d'origine. In ogni modo, ha precisato, anche se si ottenesse un accordo politico in dicembre, «visto che non votiamo fino a gennaio», dovrà attendere un po' «prima di cantare vittoria». Non basta dire che ci vuole più ricerca e più innovazione, ha proseguito, occorre invece «stabilire veramente su cosa e in quale direzione orientarci». La deputata ha quindi esortato il Premier ad illustrare quali proposte concrete siano possibili per valorizzare il potenziale di competitività europea sulle questioni delle energie rinnovabili, sulle tecnologie ambientali e sull'efficienza energetica. «Altro che nucleare o protezione della grande industria chimica!», ha esclamato. Questo infatti consentirebbe una reale sinergia fra i benefici economici strategici e le sfide ambientali poste dalla globalizzazione. La co-presidente dei Verdi ha quindi lamentato la mancanza di proposte chiare sulla dimensione internazionale «della battaglia per il modello sociale europeo», nonché sulla strategia per promuovere a livello globale quei valori di solidarietà, di democrazia, di diritti e della salute che a parole tutti vogliono difendere. Ha quindi concluso sostenendo che «la vera, reale svolta per l'Europa sociale e per l'Europa tout court, sarebbe l'abbandono dell'idea nefasta che si possa rilanciare il progetto europeo tagliando il bilancio dell'Unione». Francis WURTZ (GUE/NGL, FR) ha incentrato il suo intervento su una critica puntuale del «modello sociale blairiano» che il Premier cerca di imporre all'Europa. Dopo un approfondito dialogo con le forze sociali britanniche, ha detto il deputato, risulta che «si è ricorso a molti artifici per sgonfiare i dati sulla disoccupazione». Più in particolare, ha puntato l'indice sui 2 milioni di malati di lunga durata che non sono contabilizzati come disoccupati, nonché sui numerosi lavoratori precari. E' stato poi criticato il fatto che i servizi sociali sono amministrati secondo il principio della redditività, portando ad esempio l'eliminazione di 10.000 posti letto negli ospedali. Ha quindi concluso esclamando «che il modello sociale non può essere svenduto alle leggi del mercato». Nigel Paul FARAGE (IND/DEM, UK) ha sostenuto che le iniziative della Commissione in merito alla delegiferazione sono solo «operazioni cosmetiche», poiché l'Esecutivo non rinuncerà ai propri poteri e, su questa linea, non saranno mai attuate riforme economiche. Brian CROWLEY (UEN, IE) ha affermato che per far fronte alle sfide della globalizzazione e per cogliere le opportunità che essa offre, occorrono quattro cose: solidarietà, generosità, responsabilità e capacità. Il deputato ha poi concluso esortando a non sovvertire la PAC. Interventi dei deputati italiani «Anche oggi Blair ha pronunciato un discorso pieno di buoni propositi europeisti», ha esordito Roberta ANGELILLI (UEN, IT). Abbiamo sentito parole chiare sui settori strategici per il rilancio dell'economia europea, quali l'energia, la ricerca e le infrastrutture. Tuttavia, ha aggiunto, «si tratta solo di parole perché occorre passare attraverso l'accordo sulle prospettive finanziarie e – nonostante le rassicuranti dichiarazioni – non siamo convinti vi sia la determinazione necessaria alla conclusione del negoziato». Inoltre, ha proseguito, troppe poche parole sono state spese sul nuovo modello sociale europeo. La deputata ha espresso perplessità sull'entusiasmo di Tony Blair in merito alla revisione della direttiva sull'orario di lavoro che, a suo parere, «rischia di diventare uno strumento di ricatto contrattuale rispetto a una massa sempre maggiore di lavoratori precari e atipici». Non si è detta convinta nemmeno dell'entusiasmo mostrato sulla cosiddetta direttiva Bolkenstein che, secondo la deputata, «mette solo a rischio i diritti dei lavoratori e dei consumatori creando, nel migliore dei casi, solamente 600.000 posti di lavoro: un elefante che partorisce un topolino!». Antonio TAJANI (PPE/DE, IT) ha detto di condividere i contenuti dell'intervento di Blair sul Vertice informale. Tuttavia, ha chiesto che il Consiglio esamini con grande attenzione «un tema fondamentale»: quanto soffra l'economia dell'Unione dall'invecchiamento della nostra società. Il tasso demografico e la popolazione attiva in Europa, ha spiegato, stanno diminuendo in modo preoccupante, e i nuovi dati pubblicati da Eurostat indicano che questo deficit è colmato solo attraverso le immigrazioni. Il tasso di natalità di 1,5 figli a coppia, ha sottolineato, è ben al di sotto del livello di remplacement naturale che è di due figli per genitori. La popolazione attiva nel 2020, inoltre, diminuirà portando a venti milioni di lavoratori in meno, e nel frattempo la popolazione europea invecchia. Tutto ciò, per il deputato, ha un effetto negativo non solo sulle finanze pubbliche, sanità e pensioni, ma anche sulle prospettive di crescita in Europa. Le ragioni a monte di questa situazione sono, tra l'altro, «il non aver salvaguardato e promosso la famiglia, cellula fondamentale della società e uno dei valori fondanti della civiltà europea. Rinunciare ai nostri valori, ha aggiunto, oltre ad avere un impatto sociale, ha un impatto economico fortemente negativo e pertanto gli obiettivi di Lisbona «sembrano difficilmente raggiungibili». Per il deputato, occorre «tornare ai valori che hanno spinto i padri fondatori dell'Europa a dar vita ad un sogno che rischia di infrangersi proprio nel momento in cui sta per realizzarsi». Ecco perché, ha proseguito, «tutte le Istituzioni hanno il dovere di puntare sulla centralità della persona se vogliamo veramente dar vita ad un nuovo modello sociale europeo». Un modello «che dovrà ispirarsi ai principi dell'economia sociale di mercato, dove la competitività, la concorrenza, e il ruolo della libera iniziativa e dell'imprenditoria nel suo complesso dovranno avere come fine principale il benessere della collettività e la piena occupazione». Per una crescita equilibrata occorre rivedere le scelte energetiche, individuare strumenti finanziari e progettuali. Consiglio, Commissione e Parlamento dovranno quindi affrontare nelle prossime settimane questioni importanti: la liberalizzazione dei servizi, le prospettive finanziarie, l'agricoltura. Ma, ha ammonito, «se lavoreranno senza un piano strategico basato sui valori fondanti della nostra società, ogni sforzo compiuto sarà vano».
Riferimenti
Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Preparazione del prossimo Consiglio europeo informale Dibattito: 26.10.2005 |
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Per il commissario lo sviluppo del mercato interno e il modello sociale non si escludono a vicenda ma, al contrario, si sostengono. In tale ambito, l'Esecutivo ha il dovere di garantire i diritti sanciti dai Trattati. Per McCreevy «è straordinario» che debba giustificarsi di fronte al Parlamento quando è il Tribunale del Lavoro svedese che, per primo, ha portato il caso di fronte alla Corte di giustizia. Ha poi sottolineato che anche i lavoratori lettoni hanno il diritto di salvaguardare i propri interessi. McCreevy ha poi aggiunto che «non c'è un'unica ricetta per il modello sociale», ciò che funziona in uno Stato membro può non essere adeguato ad un altro. Non esiste nemmeno un sistema che sia migliore dell'altro. In conclusione, ha aggiunto che non bisogna avere paura del mercato interno e che non rinuncerà ad esprimere le sue opinioni anche se ciò può irritare taluni Stati membri.
Interventi a nome dei gruppi
Per Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, DE) è un ovvio diritto del Parlamento invitare i commissari in Aula. Ha poi voluto precisare che, riguardo al tema in esame, non si parla della direttiva servizi e non si tratta di prendere delle decisioni, bensì di un caso che è stato portato in Corte di Giustizia sul quale la Commissione è obbligata a intervenire in quanto guardiana dei Trattati per garantire anche la libera circolazione dei servizi.
Per il leader dei popolari, il governo svedese ha voluto distrarre l'attenzione dai propri errori scagliandosi contro la direttiva servizi che in precedenza aveva invece sostenuto. Nel PPE, ha poi precisato, nessuno intende modificare il diritto del lavoro e i sistemi di contrattazione collettiva. Anche perchè ciò rischia di creare un clima ostile alla costruzione europea. Il deputato ha poi concluso dicendo che «è facile scaricare su Bruxelles» le proprie responsabilità.
Martin SCHULZ (PSE, DE) ha ritenuto utile il dibattito poiché è servito a far emergere la posizione della Commissione, favorevole «al corso neoliberista» contro il quale si batte il suo gruppo. I socialdemocratici, ha poi spiegato, vogliono progressi sociali in Europa e il diritto del lavoro non deve essere distrutto dal turismo dei lavoratori. Il deputato ha rivolto alla Commissione le seguenti domande: i sindacati hanno diritto di scioperare? Il modello sociale nordico è compatibile con il mercato interno? Quale sarà la posizione dell'Esecutivo nel caso esaminato dalla Corte di Giustizia?
La presenza dei commissari in Aula, ha poi aggiunto, è stata richiesta perché «è in gioco il futuro sviluppo dell'Unione». I cittadini interrogano i deputati sulle loro preoccupazioni, vogliono occupazione, sì, ma non «con salari cinesi» e non con condizioni sociali e di lavoro asiatiche. Progresso tecnologico e crescita economica devono andare di pari passo e, a tal fine, occorre la partecipazione dei lavoratori. Il deputato ha quindi concluso sostenendo l'aumento delle retribuzioni e dei diritti sociali.
Per Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) l'Europa deve essere aperta al mondo, dinamica e competitiva, deve offrire sicurezza e prosperità e non può essere «schiavizzata dal passato». Uno dei pilastri dell'Unione è proprio il mercato interno e la libera circolazione e la Commissione deve difenderlo. Il deputato ha quindi denunciato l'atteggiamento «protezionista e xenofobo» dei sindacati svedesi che, peraltro, hanno anche dimostrato mancanza di solidarietà facendo licenziare i dipendenti dell'impresa lettone. Non si può tornare al protezionismo. Altrimenti non si potrà competere con la Cina e l'India. Il pensiero liberale economico, ha quindi concluso, «è al centro della politica».
Carl SCHLYTER (Verdi/ALE, SE) ha dichiarato che le affermazioni del commissario minano le fondamenta del modello sociale, aggiungendo che egli sbaglia a sostenere che una ricetta che ha funzionato per un breve periodo in Patria possa applicarsi per sempre in Europa. Anche il modello nordico non è applicabile a tutta l'Europa. Occorre quindi che ogni Stato membro possa ricorrere al sistema che più si adatta alla propria situazione ed evitare una «eurosclerosi diretta dal centro».
Francis WURTZ (GUE/NGL, FR) si è detto solidale con quanto affermato dal gruppo socialista. A sinistra, ha spiegato, non si può accettare la concezione europea che mette in concorrenza i lavoratori e permette il dumping sociale. Il «brutale e provocatore McCreevy», per il leader della sinistra unitaria, «vuole minare il modello sociale» a colpi di legislazione.
Non bisogna lasciare, ha poi aggiunto, che la concorrenza trascini verso il basso l'acquis in materia sociale. Il deputato ha infine stigmatizzato «la portata diabolica» del meccanismo della regola d'origine, sostenendo che queste tematiche andranno trattate anche nell'ambito del dibattito sul futuro dell'Europa.
Nils LUNDGREN (IND/DEM, SE) ha evidenziato come questo caso sia un chiaro esempio dei «gravi rischi» del sistema europeo. Il modello sociale «è minacciato» e, pertanto, è necessario mantenere la competenza nazionale in questo settore e rifiutare il principio del paese d'origine deciso da Bruxelles.
Per Brian CROWLEY (UEN, IE) non si sta parlando di modello sociale, ma si stanno riesumando vecchie tematiche «per vincere le prossime elezioni». Secondo il deputato, inoltre, vi è il tentativo di mantenere un «sistema arcaico e protezionista» attaccando personalmente un commissario. La contrattazione collettiva, ha poi aggiunto, è competenza degli Stati membri e la difesa dei lavoratori svedesi è andata a scapito di quelli lettoni.
Replica della Commissione
Il Presidente BARROSO ha subito risposto alle tre domande poste dal gruppo socialista. Sì, esiste il diritto di sciopero, è un elemento fondamentale e il modello sociale svedese è compatibile con il mercato interno. La posizione della Commissione, ha poi aggiunto, dipenderà da quanto le sarà chiesto dalla Corte. In proposito, ha però spiegato, la risposta dell'Esecutivo non sarà un attacco al modello svedese ma difenderà i trattati vigenti, come è suo compito.
Il problema di fondo, ha aggiunto, è di evitare la dicotomia tra i mercato interno e i diritti sociali. La Commissione ha l'intenzione di «sintetizzare» i due elementi per portare ad una crescita economica che permette maggiori ambizioni sociali. Ai partiti, che sollecitano una maggiore tutela sociale, il Presidente ha chiesto di fare pressioni sui propri governi affinché difendano delle prospettive finanziarie adeguate alle ambizioni.
L'armonizzazione, ha quindi concluso, va fatta verso l'alto, per garantire una maggiore coesione sociale senza «creare ostacoli artificiali» e la Commissione continuerà a lavorare in questo senso.
Riferimenti
Dichiarazioni di José Manuel Barroso e Charlie McCreevy - Recenti dichiarazioni di Charlie McCreevy sul caso Vaxholm Dibattito: 25.10.2005 |
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I fondi per ricerca e istruzione non devono essere ridotti. E' questa la principale richiesta della relazione di Gianni PITTELLA (PSE, IT) sul Bilancio 2006 che, respingendo le decurtazioni proposte dal Consiglio, intende rispondere alle esigenze dei cittadini e promuovere la competitività. Per i deputati, il bilancio 2006 deve poter contare su 121,4 miliardi di euro in crediti d'impegno e 115,4 miliardi in crediti di pagamento, corrispondenti all'1,04% del RNL europeo. Adottata dalla Plenaria con 462 favorevoli, 74 contrari e 34 astensioni, la risoluzione riafferma la volontà del Parlamento di conseguire i principali obiettivi politici per il 2006 nonché di garantire una continuità credibile con le nuove prospettive finanziarie. Sono quindi deplorate le riduzioni indifferenziate operate nel progetto di bilancio del Consiglio. Quest'ultimo, alla luce delle proposte dei deputati, è esortato a cooperare pienamente con il Parlamento «al fine di raggiungere una soluzione soddisfacente». I deputati hanno deciso di aumentare gli impegni di bilancio, in particolare per le strategie di Lisbona e di Göteborg, per la politica dell'informazione e per le azioni esterne, «al fine di salvaguardare importanti azioni dell’Unione europea ... che saranno determinanti agli occhi dei cittadini europei». La proposta dei deputati attribuisce al bilancio circa 121,4 miliardi di euro in crediti d'impegno. Lo stesso vale per gli stanziamenti di pagamento. Per i deputati, infatti, l’importo fissato dal Consiglio - 111,4 miliardi di euro (l’1,01 % del Reddito Nazionale Lordo) - appare «inadeguato ai fini dell’effettiva attuazione delle politiche già stabilite nonché delle necessarie nuove azioni». Pertanto, ha deciso di portare i pagamenti in tutto il bilancio ad un livello pari a 115,4 miliardi di euro (l’1,04 % del RNL). Tale decisione, per i deputati, rimane compatibile «con il rigore di bilancio imposto dai problemi economici che affliggono taluni Stati membri». Il Parlamento, peraltro, insiste affinché il bilancio dell’Unione europea contribuisca alla realizzazione di azioni più efficaci a vantaggio dei cittadini europei, tra cui, in primo luogo, una strategia di Lisbona migliorata che metta l’accento sull’occupazione, sulla coesione sociale, economica e ambientale e sulla competitività dell’Europa. Ritenendo fondamentale la partecipazione dei giovani e condividendo l'idea del Consiglio concernente l’elaborazione di un patto per la gioventù, i deputati si oppongono decisamente alle riduzioni di bilancio in tale campo. Al contrario, è chiesto un aumento delle dotazioni per i programmi Socrate, Gioventù, Ricerca, Life e Energia intelligente, stabilite secondo la procedura di codecisione. Agricoltura e sviluppo rurale I deputati si compiacciono «vivamente» della revisione dei sottomassimali della rubrica 1 volta a rendere possibili le misure di modulazione stabilite in materia di riforma della PAC e ricordano che gli importi suggeriti dalla proposta della Commissione «dovrebbero essere considerati come il minimo necessario». Pertanto, il Parlamento respinge le riduzioni operate dal Consiglio ritenendo che tali stanziamenti siano necessari, «pur appoggiando pienamente le misure di riforma in corso nel settore». Va ricordato, tuttavia, che è il Consiglio ad avere l'ultima parola sulle spese "obbligatorie" della politica agricola comune. La Plenaria ha respinto l'emendamento che intendeva decurtare di un miliardo di euro gli stanziamenti per le sovvenzioni destinate a i produttori di tabacco e destinare tale importo a favore di campagne antifumo. Inoltre, i deputati hanno confermato il trasferimento dei 655 milioni di euro garantiti dalla modulazione verso le azioni a sostegno dello sviluppo rurale. I deputati, inoltre, sottolineano l'importanza dell'innovazione e del rinnovamento nell'ambito della politica agricola riformata dell'UE, specialmente per quanto concerne la formazione e le misure destinate ai giovani agricoltori. Il Parlamento, poi, sottolinea che intende verificare l’utilizzazione degli importi di bilancio della sottorubrica 1b (sviluppo rurale), «con particolare riferimento alle azioni volte a rafforzare la protezione dell'ambiente e lo sviluppo sostenibile delle zone rurali nonché le azioni cofinanziate dai Fondi strutturali nel settore della prevenzione e della lotta contro la desertificazione e la distruzione provocate dagli incendi di habitat rurali e naturali». Per i deputati, infatti, questi fenomeni «hanno drammaticamente dimostrato di costituire un problema cruciale per l’UE». La Commissione è quindi invitata a presentare un quadro generale dell’utilizzazione in questo ambito dei fondi destinati allo sviluppo rurale. Azioni strutturali L'Aula ha sottoscritto l'auspicio della commissione per i bilanci di aumentare i pagamenti per le misure strutturali che sono alla base della politica regionale. Questo incremento, in parte, tiene conto delle previsioni degli Stati membri, i quali hanno già dichiarato che il livello proposto per il 2006 risulta inadeguato. L'aumento proposto ammonta a circa 3,7 miliardi di euro e copre tutti i principali strumenti strutturali (Obiettivo 1, 2 e 3, Fondo di Coesione e Leader). Politiche interne Il Parlamento respinge la politica del Consiglio consistente nell’operare «riduzioni indiscriminate» ritenute «incompatibili con urgenti priorità politiche, e soprattutto con la necessità di essere all’altezza delle ambizioni di una strategia di Lisbona». Inoltre, auspicando maggiore attenzione alla semplificazione delle procedure a livello dei programmi dell’UE a vantaggio delle persone e delle organizzazioni che percepiscono fondi comunitari, propone una serie di emendamenti in tal senso. I deputati intendono aggiungere almeno 200 milioni alle linee di bilancio legate alla Strategia di Lisbona che il Consiglio aveva ridotto in occasione della prima lettura. I principali incentivi alla competitività includono un aumento del sostegno alle piccole e medie imprese e, soprattutto, al programma quadro di ricerca. I pagamenti a favore dei programmi sull'istruzione sono stati ugualmente aumentati: 35 milioni per Socrates, 20 milioni per Leonardo da Vinci e 3 milioni per il programma e-learning. E' inoltre previsto un aumento delle risorse destinate alla politica di informazione della Commissione per sostenere il dibattito sul futuro dell'Europa, la sensibilizzazione dell'opinione pubblica attraverso i media e l'euro. Questo finanziamento è però condizionato alla pubblicazione, da parte dell'Esecutivo, di un Libro Bianco sulla politica di informazione e comunicazione. Infine, pienamente d’accordo sull’importanza della nuova azione a favore della "Mobilità dei lavoratori" che è stata proposta come progetto pilota e condividendone le ambizioni, il Parlamento propone, tuttavia, di finanziare tale azione come evento speciale annuale nell'ambito delle prerogative istituzionali della Commissione Politiche esterne In merito alle azioni esterne, che sostengono progetti al di fuori dell'Unione, il Parlamento supera il limite finanziario disponibile per incoraggiare, in parte, le sue tradizionali priorità, quali la promozione dei diritti umani nel mondo e i programmi regionali. Per finanziare le priorità più recenti - come la ricostruzione in Iraq (200 milioni di euro) e il sostegno alle regioni colpite dallo tsunami (180 milioni) - i deputati propongono di esplorare tutte le opzioni disponibili nel quadro dell'accordo interistituzionale legato alle prospettive finanziarie. Qualsiasi accordo su ulteriore spese dovrà essere trovato nel corso dei negoziati con il Consiglio in vista della seconda lettura del Bilancio 2006. Strategia di preadesione I deputati non propongono cambiamenti al finanziamento della strategia di preadesione della Turchia (470 milioni di euro in crediti di impegno e 155 in crediti di pagamento), né a quelli relativi agli paesi candidati. Link utili Per maggiori informazioni consultare la pagina web della commissione per i bilanci dove figurerà presto il dettaglio degli emendamenti adottati e dei relativi importi Riferimenti
Relazione sul
progetto generale di bilancio dell'Unione europea per l'anno
finanziario 2006 (Parte 1: Proposta di risoluzione) |
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Incoraggiare il finanziamento pubblico/privato
I deputati precisano che la Comunità riconosce il finanziamento incrociato dei progetti stradali RTE, mediante l'imposizione di pedaggi, come «ulteriore principio per una rapida realizzazione dei progetti». Inoltre, a loro parere, l'Unione dovrebbe provvedere a incoraggiare le modalità di finanziamento pubblico/privato, istituzionali o contrattuali, che si siano rivelate efficaci, «mediante garanzie giuridiche compatibili» con al normativa comunitaria e «sforzandosi di diffondere le buone pratiche tra gli Stati membri». E' poi specificato che anche un organismo «contemporaneamente pubblico e privato» può figurare tra i «beneficiari» aventi la responsabilità della committenza del progetto e che si propone di investire fondi propri o forniti da terzi al fine di realizzare i progetti.
Contributo UE al 30% per i progetti prioritari, ma può salire fino al 50
I deputati hanno ridotto la dotazione finanziaria di riferimento per l'attuazione del regolamento per il periodo 2007-2013 di 226 milioni di euro, che, pertanto ammonterà a 20,464 miliardi. L'importo da destinare ai trasporti (20,35 miliardi) rimane invariato, ma è decurtato quello per l'energia (114 milioni). Questa riduzione tende ad allineare gli importi sulla proposta parlamentare in merito alle nuove Prospettive finanziarie 2007-2013, ma rappresenta comunque un sensibile aumento rispetto al periodo precedente. La dotazione media annua sale infatti da 600 milioni a circa 2,8 miliardi di euro.
I deputati, d'altra parte, non accettano l'esclusione del contributo finanziario per le parti di progetti che beneficiano di altre fonti di finanziamento a carico del bilancio comunitario. A loro parere, infatti, questa esclusione potrebbe ostacolare il completamento di progetti che sono ammessi a beneficiare dei finanziamenti a titolo sia delle reti transeuropee sia dei Fondi strutturali e del Fondo di coesione.
Il contributo finanziario della Comunità per i progetti prioritari nel settore dei trasporti, non potrà superare il 30% del costo totale ammissibile dei lavori. In via eccezionale, tuttavia, le sezioni transfrontaliere di questi progetti e, hanno aggiunto i deputati, la «diffusione di sistemi europei interoperabili di segnalamento ferroviario», potranno beneficiare di un'aliquota contributiva massima del 50% del costo totale ammissibile dei lavori. A condizione, però, che «il processo per la loro attuazione sia avviato entro il 2010» e che gli Stati membri interessati abbiano presentato alla Commissione un piano contenente tutte le garanzie necessarie in relazione al contributo finanziario degli Stati membri e al calendario di attuazione del progetto.
Per gli altri progetti nel settore dei trasporti, il contributo potrà essere al massimo pari al 15% del costo totale ammissibile dei lavori. In via eccezionale, per i progetti che rientrano nella realizzazione di sistemi d'interoperabilità e di sicurezza, tale percentuale può arrivare al massimo al 50% del costo totale ammissibile dei lavori, con modulazione in funzione dei benefici ricavati da altri Stati membri. Nel campo dell'energia, il contributo per i progetti prioritari è del 20%.
I progetti prioritari italiani
In seguito alle raccomandazioni formulate nel 2003 dal gruppo di alto livello Van Miert sulle reti transeuropee dei trasporti (RTE-T), la Commissione ha compilato un nuovo elenco dei trenta progetti prioritari, da mettere in cantiere entro il 2010, il cui costo totale è stimato a 225 miliardi di euro. L'elenco è stato definito in codecisione dal Parlamento europeo e dal Consiglio. I progetti prioritari che riguardano l'Italia sono i seguenti:
- Asse ferroviario Berlino-Messina: in particolare la galleria del Brennero, la tratta Verona-Napoli, la tratta Milano-Bologna e il Ponte ferroviario/stradale sullo stretto di Messina-Palermo.
- Asse ferroviario Lione-frontiera ucraina: in particolare la galleria del Moncinisio (sezione transfrontaliera), la tratta Bussoleno-Torino e la tratta Torino-Venezia.
- Malpensa (completato nel 2001).
- Autostrada del mare dell'Europa sudoccidentale che collega Spagna, Francia, Italia, Malta e che collega l'autostrada del mare sudorientale.
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Testo approvato
Riferimenti
Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che fissa le norme generali per la concessione di un contributo finanziario della Comunità nel settore delle reti transeuropee dei trasporti e dell'energia e che modifica il regolamento (CE) n. 2236/95 del Consiglio Procedura: Codecisione, prima lettura Dibattito: 25.10.2005 Votazione: 26.10.2005 |
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Insiste sulla necessità di adottare una politica comune di immigrazione per mettere così fine allo sfruttamento di lavoratori resi vulnerabili dalla mancanza di vie di immigrazioni legali. Nel sottolineare che l'immigrazione richiede una impostazione differenziata a seconda dei motivi di ingresso, come l'asilo, la fuga, o la migrazione per motivi economici, il Parlamento si dichiara favorevole alla possibilità di «rendere più flessibili ed efficaci le modalità d'ingresso». Si tratta, in particolare, di prevedere un permesso di soggiorno ai fini di lavoro - anche per lavoratori stagionali o per quelli con un lavoro a tempo determinato - e norme minime per l’ammissione di cittadini di paesi terzi, sia ai fini di lavoro subordinato che autonomo. Inoltre, i deputati invitano la Commissione a prendere in considerazione la fissazione di norme minime per quanto riguarda i criteri di selezione e la certificazione dei diplomi esteri. Permessi di soggiorno speciali
Per soli sei voti, l'Aula ha soppresso un paragrafo piuttosto controverso che invitava la Commissione a presentare una proposta relativa ad un sistema europeo di carte verdi. D'altra parte, l'Aula ritiene che, per ridurre l’immigrazione clandestina e il lavoro illegale, si dovrebbero prevedere disposizioni per l’ingresso dei lavoratori migranti ai fini della ricerca di un lavoro.
In proposito, i deputati si dicono convinti che sia preferibile istituire un’unica procedura amministrativa per il rilascio dei permessi di lavoro e di soggiorno ai migranti economici, tenendo conto del principio di sussidiarietà. Inoltre, osservano che, in linea di massima, l’ammissione di un migrante economico dovrebbe essere legata all’esistenza di un posto di lavoro specifico.
Tuttavia, invita l'Esecutivo a studiare la possibilità di rilasciare permessi di soggiorno speciali per coloro che cercano lavoro e per i lavoratori autonomi. Il Parlamento, peraltro, chiede agli Stati membri interessati di informare «i potenziali migranti prima che lascino il loro paese di origine in merito alle loro possibilità legali e alle loro prospettive». Invita, inoltre, la Commissione a promuovere il coordinamento tra le strutture diplomatiche e consolari degli Stati membri per orientare quanto più possibile gli immigrati verso quegli Stati membri che dispongono di corrispondenti capacità di accoglienza sulla base del loro profilo professionale. L'Aula, d'altra parte, sollecita gli Stati membri a fornire alla Commissione stime suffragate da statistiche, in modo che possa fare previsioni sulle esigenze in materia di mano d'opera in tutta l'Unione europea.
La regolarizzazione di massa, per i deputati «non può né sostituire delle vere politiche in materia di immigrazione illegale né rappresentare un mezzo efficace per l'assunzione di migranti economici».
Problemi di sicurezza
Il Parlamento si dice convinto che i provvedimenti per regolamentare l'immigrazione legale e l'integrazione debbano essere accompagnati da misure per la sicurezza delle frontiere esterne e da una politica di rimpatrio, nonché da misure per la lotta contro l'immigrazione illegale, la tratta di esseri umani e lo sfruttamento degli immigrati in lavori illegali.
E' poi ricordata l'importanza per l'Unione europea di includere, in tutti gli accordi di associazione e cooperazione, le clausole in merito alla gestione comune dei flussi migratori e al rimpatrio obbligatorio in caso di immigrazione illegale. A questo proposito il Parlamento ritiene che spetta ad ogni Stato membro definire le condizioni di ammissione e la quantità di migranti che può accettare sul proprio territorio.
Riguardo alla questione del ritorno degli immigrati irregolari, l'Aula chiede alla Commissione di definire «una politica di rimpatrio, basata sulla promozione del ritorno volontario, comprese eventuali misure di sostegno nel paese d'origine».
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Testo approvato
Riferimenti
Relazione sull'approccio dell'Unione europea alla gestione della migrazione economica Procedura: Iniziativa Dibattito: 25.10.2005 Votazione: 26.10.2005 |
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Ma anche «imponendo restrizioni ai viaggi internazionali e introducendo piani di controllo sanitario in porti e aeroporti». L'Esecutivo, poi, dovrebbe aiutare gli Stati membri ad elaborare piani per le misure di quarantena e garantire un continuo scambio di informazioni con i paesi vicini. Gli Stati membri, infine, sono sollecitati ad informare efficacemente i cittadini in merito ai rischi di diffusione della malattia legati ai viaggi. Più in generale, andrebbe definita, congiuntamente alla CEPCM una strategia globale di comunicazione nell'eventualità di una pandemia.
Approvvigionamento di vaccini
La Commissione, invece, è invitata a rafforzare il suo ruolo di coordinamento, a sostenere l'impegno degli Stati membri proponendo una consulenza tecnica per i loro piani di preparazione ed a rendere conto periodicamente al Parlamento europeo sulla situazione in corso e sulla quantità di vaccini disponibili. Per i deputati, infatti, l'elemento chiave di una preparazione efficace «sta nello sviluppo tempestivo e nella produzione quantitativamente adeguata di vaccini e di antivirali». L'Esecutivo e gli Stati membri, inoltre, dovrebbero cooperare con i settori interessati per adottare le misure necessarie alla produzione di nuovi vaccini nel minor tempo possibile che, come sottolinea la risoluzione, gli esperti stimano sia da tre a otto mesi. D'altra parte, il Parlamento sollecita gli Stati membri ad aumentare la copertura di vaccinazione antinfluenzale prima che si verifichi una pandemia anche al fine di incoraggiare i settori interessati ad aumentare la loro capacità di produzione per far fronte alla domanda prevista di vaccini in caso di pandemia.
Vaccinazione
Sostenendo che ispezioni, ricerche sulle rotte degli uccelli migratori, controlli aleatori degli animali e vaccinazione contro l'influenza aviaria «possono rappresentare uno strumento efficace a completamento delle misure di controllo della malattia», il Parlamento accoglie favorevolmente la recente proposta della Commissione sulle misure comunitarie di lotta contro l'influenza aviaria, «nella quale la vaccinazione assume un ruolo più importante nella lotta contro questa malattia». Gli Stati membri sono quindi sollecitati a fare un uso ottimale di tale strumento così da ridurre il più possibile la necessità di macellazioni in massa degli animali.
Per evitare il propagarsi della pandemia, la Commissione dovrebbe poi presentare un piano destinato a garantire una distribuzione rapida ed equa dei vaccini e degli antivirali. Per i deputati, gli Stati membri dovrebbero concentrare la più grande priorità di vaccinazione sugli allevatori di polli, sui lavoratori che operano nel settore avicolo o in settori contigui, in maniera da ridurre la probabilità di combinazione tra il virus dell'influenza aviaria e quello dell'influenza umana. A loro parere, infatti, «questi lavoratori costituiscono uno dei più importanti punti di contatto tra il virus dell'influenza umana e quello dell'influenza aviaria, al cui livello potrebbe avere origine un ceppo suscettibile di causare una pandemia globale». Tutti gli operatori del settore delle carni, invece, sono invitati ad assumersi le proprie responsabilità al riguardo, «garantendo la vendita di prodotti derivanti tanto da animali vaccinati che non vaccinati».
Aiuto ai paesi terzi
Il Parlamento invita la Commissione e gli Stati membri ad accrescere il loro sostegno ai paesi che sono attualmente più colpiti dal virus dell'influenza aviaria e a fornire efficiente aiuto tecnico al fine di contenere il virus e ridurre il rischio che esso muti e si ricombini in modo tale da dare inizio ad una pandemia. La Commissione è quindi esortata a garantire un continuo scambio di informazioni con i paesi colpiti.
Nel segnalare, poi, che la principale fonte di infezione resta nei paesi dell'Asia sudorientale, i deputati chiedono a Commissione e Consiglio di cooperare con essi a livello economico e scientifico al fine di eliminare tale fonte principale, «specialmente perché sono molto elevate le probabilità di una mutazione del virus». La Commissione è anche sollecitata a sostenere misure preventive e di cooperazione e sostegno tecnico a paesi terzi, segnatamente asiatici, al fine di assicurare la prevenzione e l'individuazione dei focolai nei paesi da cui ha origine l'influenza aviaria. L'Unione europea, infine, deve prestare assistenza a questi paesi per aiutarli a migliorare le loro capacità di valutazione del rischio e contenimento.
Link utili
Proposta di direttiva relativa a misure comunitarie di lotta contro l'influenza aviaria Sito della Commissione sull’influenza aviaria (in inglese) Decreto legge 1 ottobre 2005: Misure urgenti per la prevenzione dell'influenza aviaria Centro Nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie Sintesi dell'indagine Coldiretti-IPSO sul comportamento dei consumatori
Riferimenti
Risoluzione sulla strategia contro la pandemia dell'influenza Procedura: risoluzione Dibattito: 25.10.2005 Votazione: 26.10.2005 |
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Pur fornendo un quadro di riferimento adeguato nella maggior parte dei casi, i deputati sottolineano che la direttiva 98/44/CE sulla protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche «lascia tuttora insolute talune questioni importanti come quella della brevettabilità del DNA umano». Ad esempio, essa consente di brevettare il DNA umano solo in relazione a una funzione, ma «non è chiaro se il campo d'applicazione del brevetto si limiti solo a detta funzione o se possa estendersi ad altre funzioni». D'altra parte, notano i deputati con un emendamento proposto dai Verdi, l'Ufficio europeo ha concesso anche i brevetti comunitari relativi a cellule germinali umane e «che riguardano addirittura gli embrioni umani congelati».
Accogliendo tre emendamenti proposti dal PPE/DE e dall'UEN, il Parlamento invita l'Ufficio europeo dei Brevetti e gli Stati membri a concedere brevetti sul DNA umano «solo in presenza di un'applicazione concreta e limitando il brevetto a tale applicazione», in modo che altri utilizzatori possano utilizzare e brevettare la stessa sequenza di DNA per altre applicazioni (tutela basata sugli scopi). La Commissione è quindi invitata a studiare se tale interpretazione della Direttiva vada perseguita per mezzo di una raccomandazione agli Stati membri o se sia necessario un emendamento alla direttiva. I deputati, inoltre, ribadiscono che la produzione di cellule embriostaminali implica la distruzione di embrioni umani e quindi il brevetto di processi che implicano cellule embriostaminali o cellule sviluppate da cellule staminali di embrioni umani è contrario alla direttiva. Essi, peraltro, ricordano che la direttiva esclude la clonazione di esseri umani e che il Consiglio ha chiarito nella sua motivazione indirizzata al Parlamento che tale divieto di brevettazione non si limita a coprire la clonazione riproduttiva e che l'espressione "essere umano" comprende la fase embrionale. L'Ufficio europeo dei brevetti, la Commissione e le autorità competenti degli Stati membri sono quindi invitati a collaborare con il Parlamento europeo «per confermare che la direttiva 98/44/CE esclude la brevettabilità di ogni forma di clonazione umana».
Il Parlamento osserva inoltre che le cellule germinali non sono brevettabili «in quanto sono parte del corpo umano» e che, pertanto, il brevetto EP 1257168 (che comprende un metodo per la selezione di cellule germinali umane e consente di brevettare le cellule germinali stesse) «rappresenta una violazione della direttiva». Pertanto ha deciso «di chiedere alla Commissione europea di presentare rapidamente un'obiezione» a tale brevetto. I deputati esprimono poi «profonda preoccupazione» davanti a qualsiasi progetto volto a introdurre metodi per la selezione del sesso degli esseri umani.
D'altra parte, i deputati sollecitano l'Ufficio europeo dei brevetti, «in considerazione della delicatezza dell'argomento», a costituire un nuovo servizio incaricato di verificare i brevetti sensibili dal punto di vista etico, prima che vengano rilasciati.
Le prossime tappe
Prendendo atto delle conclusioni della seconda relazione riguardante il campo di applicazione dei brevetti e la brevettabilità delle cellule staminali, il Parlamento invita la Commissione ad analizzare attentamente, nella prossima relazione, la corretta applicazione delle disposizioni della direttiva relative alla non brevettabilità delle varietà vegetali e delle razze animali, nonché dei procedimenti essenzialmente biologici di produzione di vegetali o di animali.
L'Esecutivo è poi invitato a continuare a seguire l'evolversi della questione, «tenendo conto sia degli aspetti etici che del potenziale impatto sull'accessibilità dell'assistenza sanitaria e sulla sua sostenibilità sotto il profilo dei costi, nonché sulla competitività».
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Testo approvato
Riferimenti
Risoluzione comune sui brevetti relativi alle invenzioni biotecnologiche Procedura: risoluzione comune Dibattito: 25.10.2005 Votazione: 26.10.2005 |
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Una base giuridica molto politica
La scelta della base giuridica del provvedimento non è squisitamente tecnica, bensì altamente politica. Tant'è che questo è stato uno dei punti più controversi affrontati nel corso del dibattito in Aula.
La Commissione, in origine, aveva proposto come unica base giuridica l'articolo 95 relativo al ravvicinamento delle legislazioni. La Posizione comune del Consiglio, invece, ha posto l'articolo 95 come base giuridica per le parti che trattano dell'etichettatura degli apparecchi e prodotti contenenti HFC e i divieti d'uso e d'immissione sul mercato, e ha aggiunto l'articolo 175 relativo alla politica ambientale per le restanti disposizioni. La relazione parlamentare, invece, opta per l'articolo 175 come unica base giuridica poiché «l'obiettivo e il contenuto del regolamento riguardano chiaramente la tutela dell'ambiente». La differenza non è da poco. In base all'articolo 175, se uno Stato membro fissa delle misure più restrittive, è solo dopo la loro adozione che la Commissione ne verifica la compatibilità con la normativa comunitaria. In questo periodo, che può durare anche tre anni, vi è quindi il rischio che siano bloccati alla frontiera i prodotti non rispondenti alle disposizioni più restrittive e che sono esportati verso questo Stato membro. Viceversa, con l'articolo 95, la Commissione verifica in anticipo se le disposizioni nazionali intralciano o meno il mercato interno, impedendo così l'avvento di un periodo più o meno lungo di incertezza quanto alla possibilità di esportare prodotti.
In sede di Consiglio, la delegazione italiana ha sottoscritto «per spirito di compromesso» l'intera posizione comune stabilita dai Ministri. In merito alla base giuridica, infatti, avrebbe preferito mantenere unicamente l'articolo 95, ritenendo che il provvedimento, nonostante presenti misure di natura ambientale, abbia come primario obiettivo la protezione del mercato interno mediante l'armonizzazione delle prescrizioni relative all'immissione in commercio e all'uso dei gas fluorurati. L'accettazione della doppia base giuridica, peraltro, è stata subordinata al mantenimento del testo di compromesso relativo al divieto d'uso e all'immissione sul mercato, così come alla garanzia che non fossero introdotti ulteriori divieti di commercializzazione.
La relatrice, per rassicurare i fautori della base giuridica unica fondata sull'articolo 95 del Trattato, ha indicato che la doppia base giuridica potrebbe condurre alcuni Stati membri a ricorrere dinanzi la Corte di giustizia che, in base alla giurisprudenza, privilegerebbe comunque l'articolo 175 sulla politica ambientale, dopo un inutile periodo di incertezza. Inoltre, ha affermato che, con o senza l'articolo 175, «il mercato interno resterà protetto dalle barriere commerciali ingiustificate». Nel corso del dibattito, non è emersa identità di vedute tra i gruppi politici e, in taluni casi, all'interno dei gruppi stessi.
Al momento del voto, tuttavia, nessuno degli emendamenti su questo punto ha raccolto la maggioranza qualificata richiesta. Pertanto, il regolamento resterà fondato sulla doppia base giuridica, come auspicato dal Consiglio.
Niente calendario
Il Parlamento ha poi bocciato tutti gli emendamenti proposti dalla sua commissione per l'ambiente riguardo al calendario per l'eliminazione dei gas fluorurati da una serie di apparecchi: sistemi di refrigerazione domestica o industriale, climatizzatori fissi, schiume isolanti, aerosol. E' stato così seguito il suggerimento del commissario Stavros DIMAS secondo il quale era preferibile adottare questo tipo di decisioni dopo aver effettuato uno studio d'impatto. D'altra parte, i deputati chiedono all'Esecutivo di elaborare, entro la fine del 2008, nuove proposte legislative per i sistemi di climatizzazione diversi da quelli impiegati nelle vetture e per i sistemi di refrigerazione nei trasporti.
Misure più restrittive
I deputati rafforzano le disposizioni previste in materia di etichettatura degli apparecchi, nonché quelle relative ai controlli, alla formazione professionale e alla certificazione delle imprese che manipolano questi gas. Inoltre, per aiutare le piccole e medie imprese, è chiesto che sia reso loro accessibile un registro europeo che elenca tutte le eventuali misure adottate in uno Stato membro per limitare la commercializzazione di taluni prodotti. Infine, diversi emendamenti adottati dalla Plenaria hanno lo scopo di autorizzare gli Stati membri che lo auspicano ad adottare o conservare talune misure più restrittive, soprattutto se s'iscrivono nella loro politica di attuazione del Protocollo di Kyoto.
Vetture più pulite dal 2011
In materia di impianti di climatizzazione sui veicoli a motore, i deputati sostengono ampiamente la posizione comune del Consiglio. Pertanto, nulla si oppone all'obiettivo perseguito: l'eliminazione dei gas fluorurati con un potenziale superiore a 150 nei nuovi modelli a partire dal 2011 e per tutti i veicoli a partire dal 2017. Questa soglia eliminerà alcuni gas attualmente utilizzati da taluni produttori, come l'HFC-134a ma permetterà il ricorso all'HFC-152a che ha un potenziale di 10, e dovrebbe incoraggiare l'innovazione. Il Parlamento ha adottato un solo emendamento alla posizione comune che è volto ad autorizzare gli Stati membri a promuovere altri sistemi di climatizzazione, anche attraverso incentivi fiscali. Sembra quindi che le condizioni siano riunite affinché su questo provvedimento possa trovarsi un accordo con il Consiglio in seconda lettura.
L'industria italiana dei climatizzatori
La questione appare di grande rilevanza per il nostro Paese in quanto l'Italia è il più importante produttore ed esportatore europeo di apparecchi per impianti di climatizzazione, nonché il più grande mercato di assorbimento di questi prodotti. In Italia, il settore industriale dei costruttori di apparecchi e componenti per impianti di climatizzazione conta 6.750 addetti e, nel 2004, ha fatturato 1,65 miliardi di euro, con una quota di esportazione del 39%. Non da ultimo, è importante ricordare che in Italia vi è anche una produzione di gas fluorurati per un valore di 120 milioni di euro l'anno, di cui il 60 % è destinato al territorio italiano e il restante 40 % è esportato.
Background
I gas fluorurati, idrofluorocarburi (HFC), perfluorocarburi (PFC) ed esafluoruro di zolfo (SF6), sono stati introdotti negli anni '90 per sostituire i clorofluorocarburi (CFC) e gli idroclorofluorocarburi (HCFC) che danneggiano lo strato di ozono. L'utilizzo di alternative quali gli HFC ha consentito agli Stati membri di soddisfare i requisiti del protocollo di Montreal.
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Testo approvato (taluni gas fluorurati ad effetto serra) Riferimenti
Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune definita dal Consiglio il 21 giugno 2005 in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio su taluni gas fluorurati ad effetto serra e Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle emissioni degli impianti di condizionamento d'aria dei veicoli a motore, che modifica la direttiva 70/156/CEE del Consiglio Procedura: Codecisione, seconda lettura Dibattito: 24.10.2005 Votazione: 26.10.2005 |
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Accesso pubblico alle informazioni
D'altra parte, i deputati hanno introdotto delle disposizioni volte a favorire l'accesso al pubblico ai processi decisionali e alla giustizia, in conformità alla Convenzione di Aarhus. Pertanto, se gli Stati membri lo decidono, gli impianti destinatari dovranno provvedere alla registrazione sistematica dei flussi in entrata, in uscita e/o dei saldi per i rifiuti e le connesse operazioni di recupero o smaltimento indicate nella notifica. Tali registrazioni saranno trasmesse all'autorità di destinazione entro un mese dal completamento dell'operazione di recupero o smaltimento notificata.
Gli Stati dovrebbero quindi essere tenuti a garantire che le autorità competenti rendano di pubblico dominio, e con idonei mezzi, le informazioni sulle notifiche relative alle spedizioni, conformemente alla Convenzione sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale del 25 giugno 1998 (Convenzione Aarhus). A condizione, tuttavia, che tali informazioni «non siano soggette a vincoli di riservatezza in forza delle disposizioni normative nazionali o comunitarie».
Per incoraggiare il riciclaggio locale dei rifiuti domestici, le autorità del Paese destinatario potranno negare i trasferimenti se si tratta di rifiuti urbani non differenziati provenienti dalla raccolta domestica. Sono già previste altre disposizioni che autorizzano gli Stati membri a non accettare alcuni rifiuti, in particolare le sostanze pericolose. I rifiuti radioattivi sono già oggetto di altre disposizioni regolamentari. Privilegiare gli aspetti ambientali
In origine, la Commissione proponeva una doppia base giuridica per la sua proposta di regolamento, che si fondava quindi sia sulla politica ambientale che su quella commerciale. In prima lettura, il Parlamento aveva scelto quella ambientale unicamente e ciò aveva trovato il consenso del Consiglio. Se molti deputati hanno condiviso tale approccio, il PPE/DE preferiva quanto proposto dalla Commissione. L'opposizione dell'Esecutivo costringerà il Consiglio a pronunciarsi all'unanimità su tale questione. I deputati sono fiduciosi e lanciano un monito a chi è tentato di introdurre un ricorso in Corte di giustizia. Quest'ultima, infatti, nelle sue recenti sentenze, ha sempre privilegiato l'ambiente in caso di conflitto tra basi giuridiche.
Background
Il regolamento proposto è volto a recepire nella legislazione comunitaria la decisione del Consiglio OCSE e la convenzione di Basilea riveduta 2 sul controllo dei movimenti transfrontalieri di rifiuti. Inoltre, intende affrontare le difficoltà incontrate nell'applicazione, nella gestione e nell’osservanza del regolamento del Consiglio del 1993 nonché perseguire l'armonizzazione globale nel settore delle spedizioni transfrontaliere di rifiuti. La proposta, infine, comprende la riorganizzazione e la semplificazione della struttura degli articoli del regolamento 1993.
La proposta di Regolamento fissa le procedure e i regimi di controllo a cui devono essere sottoposti i rifiuti in relazione alla loro tipologia, al tipo di trattamento (recupero o smaltimento) e alla loro destinazione. I rifiuti sono classificati in due categorie, in base alle caratteristiche di pericolosità.
Il Consiglio, con la sua posizione comune adottata all’unanimità, aveva integrato testualmente o parzialmente 41 dei 103 emendamenti proposti dal Parlamento in prima lettura, gli altri 62 non sono stati infatti accettati di Ministri. D’altra parte, la Commissione aveva fatto sapere di non poter sottoscrivere la posizione comune per una serie di motivi, anche importanti.
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Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle spedizioni di rifiuti Procedura: Codecisione, seconda lettura Dibattito: 24.10.2005 Votazione: 25.10.2005 |
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Leonardo da Vinci
D’altro canto, è chiesta una leggera riduzione del contributo economico al programma Leonardo da Vinci. Il Parlamento, infatti, ritiene «troppo ambizioso» l'obiettivo della Commissione di collocare 150.000 apprendisti nel 2013. Inoltre, il costo mensile per ogni unità collocata in forza al programma (3.644 euro) è fin troppo elevato rispetto a quello di Erasmus (1.755 euro).
Comenius
Nell'ambito del programma Comenius, l'Aula vuole aumentare la partecipazione e migliorare la qualità dei partenariati tra gli istituti scolastici di vari Stati membri in modo da coinvolgere in attività educative congiunte almeno un allievo su quindici, diversamente dalla proposta della Commissione che prevedeva un allievo su venti.
Il Parlamento suggerisce inoltre la creazione di un nuovo programma Comenius Regio per promuovere la cooperazione regionale. L’obiettivo del sottoprogramma dovrebbe essere quello di coinvolgere circa 10.000 allievi al livello secondario e permettere a 10.000 insegnanti di partecipare ad azioni di mobilità individuate tra scuole, soprattutto nelle regioni limitrofe. Jean Monnet
Il Parlamento, inoltre, ritiene che altre istituzioni accademiche debbano far parte del sottoprogramma Jean Monnet, come ad esempio, Il Centro interuniversitario europeo per i diritti dell'uomo e la democratizzazione di Venezia.
E' stato invece respinto - con 401 voti contrari, 144 favorevoli e 63 astensioni - l'emendamento proposto da Antonio TAJANI (PPE/DE, IT) e da altri deputati, che prevedeva l'inserimento del Collegio europeo di Parma tra le istituzioni accademiche. La sua esclusione, aveva ammonito il deputato nel presentare l'emendamento, avrebbe rappresentato un danno «non soltanto per Parma, ma per tutta l'Unione europea e per la formazione dell'intera Unione europea».
Diversità linguistica e culturale
Per favorire la «sensibilizzazione in merito all'importanza della diversità culturale e linguistica e delle multiculturalità in Europa», i deputati hanno adottato altri emendamenti tesi a promuovere l'insegnamento e l'apprendimento delle lingue, comprese quelle ufficiali della Comunità e le sue lingue regionali e minoritarie.
Più attenzione ai disabili
L'Aula ritiene che si dovrebbe rispondere attivamente agli specifici bisogni di apprendimento delle persone con disabilità nell'attuazione di tutte le parti del programma, anche tramite l'uso di sovvenzioni più elevate per riflettere i costi supplementari dei partecipanti disabili e la fornitura di sostegno per l'apprendimento e l'uso dei linguaggi gestuali e braille.
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Relazione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma d'azione integrato nel campo dell'apprendimento permanente Procedura: Codecisione, prima lettura Dibattito: 24.10.2005 Votazione: 25.10.2005 |
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Nondimeno, l'Aula precisa che gli Stati membri devono essere liberi di definire tali anche altre organizzazioni di persone, come ad esempio «quelle che non perseguono l'obiettivo di ottenere vantaggi finanziari o altri vantaggi materiali ovvero commettono reati punibili con la privazione della libertà o un ordine di custodia non superiore a 4 anni».
Pene più severe per le mafie e colpire gli interessi finanziari
Gli Stati membri devono considerare reato il fatto di dirigere un’organizzazione criminale ma anche - precisa il Parlamento - promuoverla, costituirla e organizzarla. Devono quindi prendere le misure necessarie per far sì che tale tipo di reato sia passibile di una pena privativa di libertà che non può essere inferiore a 10 anni. Le persone che consapevolmente partecipano attivamente alle attività dell’organizzazione criminale dovranno essere passibili di una pena privativa di libertà che non può essere inferiore a 5 anni.
L'Aula, d’altra parte, chiede pene più severe quando l'organizzazione criminale ha finalità terroristiche, organizza il traffico di esseri umani oppure è di stampo mafioso. E’ di quest’ultimo tipo un’organizzazione che «si avvale della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri ovvero al fine di impedire od ostacolare il libero esercizio del voto o di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali».
Colpire i criminali negli interessi finanziari è molto importante. Il Parlamento chiede quindi a ciascun Stato membro di prendere le misure necessarie affinché alla persone ritenute colpevoli, oltre alle pene detentive, possano essere applicate sanzioni quali la confisca dei beni utilizzati per commettere il reato e di quelli che ne costituiscono il profitto, la distruzione dei beni, il divieto temporaneo o permanente di esercitare un’attività professionale o d’impresa e, infine, misure di decadenza e ineleggibilità a cariche politiche o pubbliche. Gli Stati membri, poi, dovrebbero istituire un'unità per i reati gravi legati alla criminalità organizzata e un'unità di recupero patrimoniale per garantire il coordinamento a livello nazionale ed assicurare un punto di contatto unico.
Rafforzamento di Europol e protezione dei testimoni
L'Aula nota che le organizzazioni criminali oltrepassano «impunemente» le frontiere interne dell'Unione europea e ne traggono benefici considerevoli. I funzionari di polizia, invece, non possono uscire dallo Stato membro cui appartengono, in quanto le loro competenze sono limitate al territorio (fatta eccezione per alcune situazioni temporanee).
Per il Parlamento è dunque necessario che gli Stati membri garantiscano il rafforzamento del ruolo di Europol, come organo di informazioni contro la criminalità. In questo modo, infatti, si può fornire agli Stati membri l'informazione e l'intelligence che gli permettono di conseguire risultati più efficaci nella lotta alla criminalità organizzata. Tale rafforzamento, sottolineano però i deputati, sarà possibile solo se l'Europol diventa un organo dell'Unione europea sottoposto al controllo democratico dell'Unione europea.
Gli Stati membri, inoltre, dovrebbero adottare le misure necessarie per garantire la cooperazione internazionale, in particolare anche attraverso la costituzione di squadre comuni di indagine. Per i deputati è di grande importanza anche agevolare il riconoscimento reciproco delle prove raccolte contro gli autori di reati legati alla criminalità organizzata transnazionale. A loro parere, peraltro, il mandato europeo di ricerca delle prove deve essere approvato e applicato al più presto.
Inoltre ciascuno Stato membro dovrebbe dotarsi delle misure necessarie per far sì che coloro che forniscono informazioni utili alla prevenzione, alla scoperta e alla punizione dei reati commessi da organizzazioni criminali, così come i “pentiti”, vengano adeguatamente protetti da rischi di ritorsioni, minacce, intimidazioni dirette nei loro confronti o dei loro congiunti.
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Relazione sulla proposta di decisione quadro del Consiglio relativa alla lotta contro la criminalità organizzata Procedura: Consultazione legislativa Dibattito: 25.10.2005 Votazione: 26.10.2005 |
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La dichiarazione di Barcellona resta pienamente valida nella sua essenza, ma la sua attuazione deve essere adeguata e potenziata. E' quanto afferma la relazione di Anneli JÄÄTTEENMÄKI (ALDE/ADLE, FI) sul partenariato euromediterraneo, adottata dal Parlamento. Sono poi chiesti un adeguato finanziamento della politica euromediterranea, il miglioramento del dialogo culturale e religioso come strumento di lotta al terrorismo, nonché una maggiore cooperazione economica e in tema di immigrazione. Il Parlamento si compiace per la recente comunicazione con la quale la Commissione europea passa in rassegna i dieci anni di partenariato, ed individua i settori specifici di cooperazione che potrebbero essere potenziati nel corso dei prossimi cinque anni: diritti umani e democrazia, sviluppo economico sostenibile e riforme, istruzione. Condivide l'opinione che siano ancora possibili dei miglioramenti, visto che il processo di Barcellona resta il quadro indicato per la politica mediterranea. Ciò anche se il partenariato non ha ancora realizzato tutti i benefici previsti e non ha contribuito, come avrebbe potuto, all'abbassamento delle tensioni nella Regione. Inoltre raccomanda che, in futuro, venga messo l'accento su un determinato numero di attività, a livello multilaterale e bilaterale, da scegliere di comune accordo. Ritiene tra l'altro che lo sviluppo della democrazia nella regione sia una delle questioni centrali per il partenariato euromediterraneo, che interessa non soltanto i paesi partner ma anche gli attori non statali e la società civile. Il Parlamento si rammarica del fatto che non abbia mai avuto seguito la proposta contenuta nella dichiarazione iniziale di Barcellona tesa ad organizzare ogni anno una riunione dei rappresentanti delle città e delle regioni. Pertanto, i deputati invitano la Commissione a realizzare tale iniziativa per permettere a questi rappresentanti di fare il bilancio delle comuni sfide e di scambiarsi le loro esperienze. Dialogo interculturale, religioso e terrorismo Convinta della necessità di «un serio dialogo interculturale fra le parti», l'Aula ritiene che il partenariato euromediterraneo debba promuovere il dialogo religioso tra Cristianesimo, Islam e Ebraismo, non solo nell'ambito dell'istruzione e della diffusione delle conoscenze, ma anche in quello della lotta contro il terrorismo, «che rappresenta una delle sfide mondiali». Pertanto si compiace dell'istituzione e dell'inaugurazione della Fondazione euromediterranea Anna Lindh per il dialogo tra le culture. A questo proposito i deputati sono sicuri che la sua azione possa dare un contributo decisivo al miglioramento della comprensione reciproca e sfruttare al massimo il patrimonio comune. Il Parlamento sottolinea, inoltre, la necessità che i partner euromediterranei definiscano nuovi programmi per incoraggiare la cooperazione sia tra le autorità di polizia che tra le autorità giudiziarie, per garantire che la lotta contro la criminalità organizzata e il terrorismo sia oggetto «di un'azione concertata». Inoltre, ricorda che gli atti terroristici costituiscono essenzialmente un attacco diretto contro i diritti e le libertà dei cittadini, sanciti nella Dichiarazione universale sui diritti dell'uomo, nonché contro la democrazia e il principio di legalità. Perciò raccomanda la realizzazione d'attività accademiche congiunte, con la partecipazione di esperti e tecnici, sul ruolo dell'Islam in società democratiche aperte. Inoltre, chiedono che siano analizzate le cause che, a volte, possono indurre ad atti violenti gli appartenenti ad una comunità culturale-religiosa. Immigrazione Il Parlamento ricorda che tutta la cooperazione in materia di migrazione deve rispettare il diritto internazionale umanitario nel campo dei diritti umani. Pertanto ribadisce la necessità che tutti gli accordi di riammissione siano pubblici e che sia rispettato il principio del «non refoulement» sancito dall'articolo 33 della Convenzione di Ginevra del 1951, relativa allo status dei rifugiati. Inoltre, respinge il principio della creazione «di portali» e/o campi nei paesi confinanti con l'Unione europea. L'Aula sottolinea che i flussi migratori e l'inserimento sociale degli immigranti sono un altro aspetto fondamentale del partenariato euromediterraneo. A tal proposito suggerise che il nuovo Strumento europeo di prossimità venga utilizzato per sostenere la cooperazione transfrontaliera tra i partner. Inoltre, è rilevata la necessità di affrontare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e le sue «gravi ripercussioni negative», tramite la negoziazione di accordi di riammissione e la lotta energica contro il traffico di essere umani, che causa la perdita di vite umane e «provoca molte sofferenze». I deputati sottolineano, poi, l'esigenza di consultare le autorità locali e regionali per l'accoglienza dei richiedenti asilo e la delicata questione dei residenti privi di documenti e delle persone alle quali l'asilo è stato rifiutato. L'integrazione economica Il Parlamento ricorda che la creazione di uno spazio di prosperità condivisa è un obiettivo fondamentale del partenariato euromediterraneo che, peraltro, presuppone la realizzazione di progressi in termini di riduzione della povertà nella regione e di superamento della frattura economica tra Nord e Sud. A tale proposito, prende atto del fatto che i paesi partner hanno realizzato considerevoli progressi per quanto riguarda la stabilità macroeconomica e che la liberalizzazione del commercio è in netto miglioramento. L'Aula si compiace anche della creazione, nel 2002, del Fondo euro-mediterraneo d'investimento e di partenariato. Chiede però di riaprire una riflessione tra gli Stati membri dell'Unione europea e i partner euromediterranei, per fare di questa iniziativa un vero e proprio strumento finanziario di cooperazione. E' poi sottolineata l'importanza della creazione di una zona di libero scambio entro il 2010 ed è auspicata l'applicazione rapida del principio del cumulo d'origine, introducendo un sistema che consenta ai prodotti fabbricati con materie prime provenienti da diversi paesi mediterranei di accedere liberamente al mercato comunitario, «al fine di favorire una maggiore integrazione Sud-Sud». L'Aula chiede, peraltro, che in questo processo siano integrati i criteri relativi allo sviluppo sostenibile e che sia svolta una valutazione ambientale «corretta e approfondita». Inoltre, prende atto dei progressi compiuti e dell'inizio di una strategia per la liberalizzazione del commercio nel settore agricolo, invita la Commissione ad elaborare uno studio sull'impatto delle liberalizzazione del commercio dei prodotti dell'agricoltura e delle pesca nell'area euromediterranea. Un finanziamento adeguato Il Parlamento sottolinea che la politica euromediterranea, per essere efficace, deve essere dotata di un bilancio conforme alle sue ambizioni. Pertanto, alla Commissione e agli Stati membri è chiesto di assicurare che le prossime prospettive finanziarie prevedano un finanziamento sufficiente per il sostegno alla transizione economica dei paesi partner mediterranei. Inoltre, l'importo di riferimento finanziario assegnato al nuovo strumento finanziario di vicinato e partenariato (ex programma MEDA) dovrà assicurare una certa stabilità e continuità all'assistenza europea nella zona mediterranea. Background Nel novembre di quest'anno sarà celebrato il decennale della partnership avviata a Barcellona nel 1995 tra l'Unione europea e i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo (Algeria, Autorità Palestinese, Egitto, Giordania, Israele, Libano, Marocco, Tunisia, Siria, Turchia). Scopo del partenariato, è promuovere uno spazio euromediterraneo di pace e stabilità, fondato sul rispetto dei principi fondamentali dei diritti dell'uomo e della democrazia. Si tratta, inoltre, di sviluppare le risorse umane, gli scambi culturali e l'avvicinamento dei popoli della regione e di costruire una zona di prosperità condivisa, con la creazione progressiva di un'area di libero scambio. L'Unione poi, garantisce un sostegno finanziario volto a facilitare la transizione economica e sociale dei paesi partner (Programma MEDA). Link utili
Documenti
chiave del Partenariato euromediterraneo Riferimenti
Relazione sul
processo di Barcellona rivisitato |
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La Plenaria ha approvato la relazione d'attività del Mediatore europeo per il 2004. Le denunce sono aumentate del 53%, ma gli italiani sono ancora poco propensi a ricorrere alla sua assistenza. Migliorare l'accesso del pubblico ai documenti, ricorso maggiore a soluzioni amichevoli e codice di buona condotta amministrativa armonizzato per tutte le Istituzioni comunitarie, sono le principali richieste dei deputati. E' tramite il Mediatore europeo che i cittadini dell'Unione hanno la possibilità di far valere i loro diritti in caso di cattiva amministrazione delle Istituzioni e degli organi comunitari. Il Mediatore è eletto dal Parlamento europeo dopo una lunga procedura che assegna un ruolo centrale alla commissione per le Petizioni. Quest'anno, che segna il suo decimo anniversario d'attività, il Mediatore ha ricevuto 3.726 denunce, ossia il 53% in più rispetto al periodo precedente. Metà dell'aumento è dovuto ai cittadini dei nuovi Stati membri. Adottata con 436 voti favorevoli, 3 contrari e 9 astensioni, la relazione di Manolis MAVROMMATIS (PPE/DE, EL) approva la relazione annuale per il 2004 presentata dal Mediatore europeo, il professor Nikiforos Diamandouros, e lo esorta a portare avanti il suo lavoro e a promuovere le sue attività «all'insegna dell'efficacia e della flessibilità», in modo che i cittadini vedano in lui «il guardiano della buona amministrazione delle Istituzioni europee». I deputati si compiacciono della grande visibilità pubblica conseguita dal Mediatore nel cercare di informare i cittadini, in quanto reputano che un'informazione qualitativamente migliore possa contribuire a far diminuire il numero di denunce non rientranti nelle sue competenze. Infatti, notano che, sebbene si sia verificato un aumento delle denunce ad esso pervenute, circa il 75% di esse non sono di sua competenza, dal momento che nella maggior parte dei casi sono le autorità nazionali ad essere il bersaglio dei firmatari. I casi di cattiva amministrazione che hanno portato all'intervento del Mediatore riguardano le categorie seguenti: mancanza di trasparenza o rifiuto d'informare (22%), discriminazione (19%), ritardi evitabili (12%), vizi procedurali (9%), mancanza di equità e abuso di potere (7%), non adempimento degli obblighi (7%), negligenza (6%) e errori giuridici (5%) Migliorare l'accesso del pubblico ai documenti In proposito, i deputati approvano l'iniziativa del Mediatore volta a far sì che le istituzioni europee prevedano un termine più breve per l'esame delle denunce concernenti un rifiuto di accesso ai documenti. Tutte le Istituzioni e gli organi comunitari sono poi invitati ad interpretare nel modo più ampio possibile le disposizioni del regolamento sull'accesso del pubblico ai documenti e, in particolare, la Commissione è invitata a non opporsi alla divulgazione dei propri documenti «per il fatto che sono destinati a un uso interno». Più "soluzioni amichevoli" Confermando la necessità di una revisione dello statuto del Mediatore, «alla luce degli sviluppi verificatisi nel corso dell'ultimo decennio», il progetto di risoluzione sostiene l'intenzione del difensore civico europeo di aumentare, nella misura del possibile, il ricorso a soluzioni di tipo amichevole ai contenzioni di sua competenza. Inoltre, i deputati chiedono l'ampliamento e il rafforzamento del sistema dei ricorsi non giurisdizionali che, a loro parere, «offre ai cittadini uno strumento alternativo all'azione giudiziaria sotto forma di decisioni e raccomandazioni che non sono giuridicamente vincolanti e non costituiscono misure coercitive». Verso un codice unico di buona condotta amministrativa Il Mediatore è poi invitato a precisare il concetto di cattiva amministrazione con riferimento sia alle Istituzioni e agli organi a cui si applica (mediante l'elaborazione di un elenco rigoroso ed esaustivo), sia alle questioni che possono essere oggetto di denunce (escludendo in modo categorico quelle che sono di competenza delle autorità degli Stati membri. Nel ricordare che la Commissione dovrebbe dare avvio ai lavori preparatori per la presentazione di una legge sulla buona amministrazione, i deputati la esortano ad adottare misure per porre termine all'attuale situazione che vede le istituzioni e gli organi applicare codici di condotta diversi e la invita quindi «ad adottare il codice europeo di buona condotta amministrativa». Una rete a difesa del cittadino Compiacendosi delle buone relazioni di lavoro tra il Mediatore e la commissione per le petizioni, i deputati apprezzano anche la stretta collaborazione da lui instaurata con i propri omologhi nazionali, regionali e locali, in particolare grazie alla rete europea dei mediatori, «che è ormai diventata un meccanismo operativo per un esame rapido ed efficace delle denunce dei cittadini». Qualche cifra: dall'Italia poche denunce Dal 1996 al 2004 sono ben 16.951 le denunce presentate al Mediatore. Il numero di sollecitazioni è aumentato regolarmente nel corso degli anni e, come si è detto, ha registrato una forte impennata proprio nel 2004. Sull'insieme delle contestazioni indirizzate al Mediatore europeo nel 2004, la Spagna risulta al primo posto con 482 denunce, pari al 12,9% del totale, seguita da vicino dalla Germania con 464 ricorsi (12,4%) e dalla Francia con 303 (8,1%). All'ultimo posto di questa graduatoria figurano la Lettonia e l'Estonia con, rispettivamente, 9 e 7 reclami (circa lo 0,2%). L'ultimo dei "vecchi" Stati membri è la Danimarca con 32 ricorsi (0,9%). L'Italia, con 269 denunce (7,2%), è quinta in classifica. Tuttavia, se si mette in relazione il numero dei ricorsi con il numero di abitanti di ogni Stati membro, si ottiene un indice che determina una graduatoria di tutt'altro tipo. Questo indice è pari a 1 se il numero di reclami inoltrati è proporzionato alla popolazione. Si ottiene così che Malta, Cipro e Lussemburgo balzano ai primi posti della classifica con un indice compreso tra 10 e 11,7. La Spagna, pur mantenendo un indice di poco superiore a 1, scivola al nono posto, mentre Germania e Francia precipitano, rispettivamente, alla diciassettesima e alla ventiduesima a posizione. Dal canto suo, l'Italia crolla al ventitreesimo posto in classifica, con un indice pari allo 0,6. Link utili
Sito
del Mediatore europeo Riferimenti
Relazione
annuale concernente le attività del Mediatore europeo nel 2004 |
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Background
Regolamento del Parlamento europeo (articolo 116) Dichiarazioni scritte
1. Cinque deputati al massimo possono presentare una dichiarazione scritta non superiore a 200 parole su un argomento attinente alle attività dell'Unione europea. Tali dichiarazioni scritte sono stampate nelle lingue ufficiali e vengono distribuite. Esse figurano con il nome dei firmatari in un registro. Tale registro è pubblico e tenuto durante le tornate all'ingresso dell'Aula, e tra una tornata e l'altra in un luogo appropriato determinato dal Collegio dei Questori.
2. Ogni deputato può apporre la sua firma su una dichiarazione iscritta nel registro.
3. Qualora una dichiarazione raccolga la firma della maggioranza dei deputati che compongono il Parlamento, il Presidente ne informa il Parlamento e pubblica i nomi dei firmatari nel processo verbale.
4. Tale dichiarazione è trasmessa, al termine della tornata, alle istituzioni in essa menzionate, con l'indicazione dei nomi dei firmatari. Essa figura nel processo verbale della seduta nella quale è comunicata. La pubblicazione segna la chiusura della procedura.
5. Una dichiarazione scritta che sia rimasta iscritta nel registro per più di tre mesi senza essere stata firmata da almeno la metà dei deputati che compongono il Parlamento decade.
Link utili
Messaggio di
Kofi Annan (inglese)
Ordine del giorno 24 - 29 ottobre 2005 Strasburgo L'ordine del giorno non era ancora disponibile al momento della chiusura di redazione. |
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Codici delle procedure parlamentari
Abbreviazioni - Gruppi politici: vedere pagina seguente
Gruppi politici
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Deputato
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