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RASSEGNA

 

23 giugno 2005

Bruxelles

 


Un'Europa che si adegua al mondo che cambia
 

Dichiarazione del Consiglio - Programma di attività della Presidenza britannica

Dibattito: 23.6.2005

 Dichiarazione del Primo Ministro britannico

Tony BLAIR ha esordito dicendosi onorato di essere presente al Parlamento e ha preso l'impegno a tornarvi dopo ogni Vertice per informare i deputati dei risultati nonché a consultarlo prima delle delibere del Consiglio. Il momento, ha proseguito, è importante, in ogni crisi vi è un'opportunità che occorre cogliere. Si è nel mezzo di un dibattito che non deve essere uno «scambio di insulti» e caratterizzato da personalismi, bensì un franco scambio di idee. Non si tratta di scegliere tra il libero mercato e l'Europa sociale, questa interpretazione, ha spiegato, è un modo per intimidire chi vuole cambiare l'Europa, rappresentandolo come un «traditore» e tacciandolo di antieuropeismo. Gli ideali, invece, «sopravvivono grazie ai cambiamenti e muoiono per l'inerzia di fronte alle sfide».

Il Primo Ministro britannico ha quindi pronunciato un atto di fede europeista e descritto le posizioni da egli assunte in passato sulle questioni europee, ed ha precisato che dal suo punto di vista l'Unione non può essere solo un mercato comune ma anche uno spazio politico che abbia pure una dimensione sociale.

Non è il momento della divisione, ha affermato, occorre anche parlare del successo politico degli ultimi cinquant'anni di cui bisogna essere fieri: pace, progresso e prosperità. La cooperazione aumenta la forza individuale e i tempi sono cambiati. Gli USA sono l'unica superpotenza mondiale mentre Cina e India saranno sempre più forti economicamente. Per il Primo Ministro, occorre quindi che l'Europa si rinnovi perché se non si fa fronte alla sfida, se ci si rifugia nelle attuali politiche, l'Europa è destinata a fallire. Questo rinnovamento, ha spiegato, può essere attuato «solo se riusciamo a trovare un connubio tra gli ideali europei e il mondo moderno in cui viviamo».

E' necessario, inoltre, trovare forza e idealismo per ottenere il sostegno della gente che, spesso, «si trova un passo avanti rispetto ai politici» perché non è ossessionata dal quotidiano della politica. Il dibattito deve quindi incentrarsi su come far fare all'Europa quello per cui  era stata creata: migliorare la vita della gente. Nonostante fosse stata approvata da tutti i governi e sostenuta da tutti i leader politici, i popoli di due Stati membri fondatori hanno respinto la Costituzione. Ciò, ha spiegato, non è accaduto perché hanno letto il testo e si sono trovati in disaccordo, ma piuttosto perchè hanno voluto esprimere il loro scontento sull'Europa votando contro la sua Costituzione.

Non si tratta, però, di una crisi delle Istituzioni, si è di fronte a una crisi di leadership politica. Di fronte ad un mondo irriconoscibile rispetto a 20 o 30 anni fa, ha ammonito il Primo Ministro, occorre che siano i moderati a rispondere alle attese dei cittadini e non gli estremisti. Siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi fissati a Laeken o a Lisbona? si è poi chiesto Tony Blair. E' il momento della verifica, ha affermato, la gente ha lanciato un allarme e occorre ascoltarla, «la nostra leadership è parte della soluzione, non del problema».

L'adozione del Bilancio doveva ridare credibilità all'Unione, ma i suoi contenuti dovevano anche essere giusti, ha esclamato il futuro Presidente del Consiglio UE. Egli ha quindi negato quanto affermato da alcuni circa il rifiuto britannico di accettare il compromesso sullo «sconto», mettendo la questione della Pac sul tavolo negoziale all'ultimo minuto. Non è neanche vero che è stato chiesto lo smantellamento della politica agricola. Le prospettive finanziare, ha spiegato, sono un processo che deve portare a un bilancio più razionale e permettere le riforme necessarie prima del 2013. Il Regno Unito, ha aggiunto, resterà comunque il secondo contributore netto al bilancio.

Il Primo Ministro ha anche negato l'intenzione di smantellare il modellare sociale europeo. Tuttavia, si è chiesto, che modello sociale è quello che vede 20 milioni di disoccupati, tassi di produttività nettamente inferiori agli USA, un numero di diplomati in diminuzione e una riduzione degli sforzi sulla ricerca e l'innovazione. Lo scopo del modello sociale, ha spiegato, dev'essere di aumentare la capacità concorrenziale per far fronte alla globalizzazione, al fine di avere un'Europa sociale che funzioni.

In proposito, Blair ha citato la relazione di Wim Kok che pone l'accento su ricerca, innovazione, aiuti alle PMI e, parallelamente, ha criticato quel tipo di regolamentazione europea che, per salvare alcuni posti di lavoro oggi, pregiudica quelli più numerosi del futuro. Il Primo Ministro ha poi voluto respingere il luogo comune secondo cui il Regno Unito è chiuso in una filosofia antisociale descrivendo una serie di misure prese dal suo governo a favore dell'occupazione e dei meno abbienti. Egli ha poi indicato nei contenuti della relazione Sapir «quello che sarebbe un bilancio moderno», affermando che tra dieci anni non sarà più possibile destinare il 40% delle risorse alla Pac.

Il Primo Ministro ha quindi accennato alle priorità della Presidenza: Agenda di Lisbona, quadro macroeconomico disciplinato e flessibile, lotta alla criminalità e al traffico di droga, immigrazione e traffico di esseri umani, lotta al terrorismo. In merito alla politica estera e di difesa ha sottolineato la necessità di adottare misure volte a aumentare le capacità di difesa dell'Unione per condurre, assieme alla NATO, le missioni di pace. La spesa per questo settore, inoltre, è ritenuta insufficiente per far fronte alle necessità. L'Unione, poi, deve contare di più nel mondo e gli sforzi supplementari che ha fatto per l'Africa vanno nella giusta direzione. Occorre infine concludere i negoziati in seno all'Organizzazione Mondiale del Commercio, dare impulso alla politica sui cambiamenti climatici, intervenire nel processo di pace nei Balcani e rafforzare i partenariato con gli USA.

Un'Unione con un'economia moderna, che garantisce la sicurezza interna ed esterna, ha quindi affermato, è un'Unione fiduciosa che non vede l'allargamento come una minaccia ma come un'opportunità storica per costruire un'Europa più grande e più potente. Un'Europa chiusa, invece, darebbe adito ai nazionalismi e alla xenofobia. Combinare l'apertura, anche economica, con la riduzione della legislazione e della burocrazia, per avvicinare l'Unione ai cittadini. La gente vuole leadership, ha concluso, ed «è giunto il momento di dargliela».

L'Aula gli ha quindi tributato un lungo applauso.

 Dichiarazione della Commissione 

Per José Manuel BARROSO si vive un momento di turbolenza in Europa e il vertice ha mostrato la necessità di «un nuovo consenso politico», che è essenziale per evitare la paralisi e il confronto ideologico e per realizzare il programma di prosperità, solidarietà e sicurezza che colleghi nuovamente l'Europa ai cittadini, trovando delle soluzioni alle sfide che si presentano.

Il Regno Unito assume la Presidenza in un momento cruciale per l'Europa e Tony Blair, «uomo di Stato esperto e capace», ha confermato l'impegno per un'Europa come progetto politico, ha affermato Barroso, dicendosi peraltro fiducioso che si potrà tenere un dibattito costruttivo e aperto alla società civile «su cosa l'Europa può fare per i suoi cittadini» e creare il consenso indispensabile per rispondere alle urgenti necessità dell'Europa.

Questo dibattito rappresenta senz'altro una priorità per la prossima Presidenza. Sarà poi stilato un documento strategico sui risultati della riflessione e la situazione sarà riesaminata sotto Presidenza austriaca. Ovviamente, ha aggiunto, il Parlamento europeo dovrà giocare un ruolo essenziale. Cinquant'anni di storia ce lo hanno insegnato, ha proseguito, il lavoro quotidiano dell'Unione continua «anche durante i periodi di crisi» ed è cruciale affrontare le questioni essenziali che stanno a cuore ai cittadini per conquistarne la fiducia, con le azioni e non con le parole.

Il Presidente della Commissione ha quindi sottolineato che le priorità della Presidenza sono le stesse dell'Esecutivo: rinnovamento economico, adozione del bilancio, miglioramento della legislazione, gli aiuti all'Africa, i cambiamenti climatici e il rispetto degli impegni di Kyoto e, infine, i negoziati dell'Organizzazione Mondiale del Commercio. In merito al bilancio ha sostenuto l'idea di inserire una clausola di revisione che consenta di adeguare gli stanziamenti ai bisogni che emergeranno in futuro.

La Presidenza britannica, ha concluso, vedrà il lancio di un periodo di riflessione e, in tale contesto, occorre cercare un nuovo consenso e riguadagnare la fiducia dei cittadini. Ma è necessario anche guardare avanti, verso le nostre responsabilità globali e le opportunità, «dobbiamo quindi essere un'Europa generosa e solidale».

Interventi a nome dei gruppi politici

Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, DE) ha sottolineato l'importanza dei due dibattiti tenutisi in Aula con  Juncker e Blair notando come mai, dal 1979, vi sia stata una discussione così intensa sul futuro dell'Europa. Ciò, a suo parere, rappresenta una vittoria della democrazia e un punto di partenza. Il fallimento del Vertice e i risultati dei referenda in Francia e nei Paesi Bassi hanno aperto una crisi profonda e, per tale ragione, il dibattito deve aver luogo al Parlamento con i rappresentanti di tutti i popoli europei.

Alla Presidenza attendono dei compiti pressanti, ha aggiunto. E' necessario che tutti siano rispettati, Stati grandi e piccoli e, in proposito, il deputato si è detto contrari agli «assi» tra grandi paesi perchè occorre rendere più forte l'Europa e farla sentire come qualcosa di comune. Se alle parole seguono i fatti, ha quindi dichiarato, il gruppo popolare sosterrà la Presidenza. Vi è una crisi di fiducia che occorre riconquistare e nella Costituzione sono iscritti i valori che bisogna difendere. La pausa di riflessione, ha quindi affermato, non deve portare a uno stallo ma piuttosto a soluzioni che consentano all'Unione di agire.

In merito al Bilancio, il deputato ha ricordato che nel 1992 era stato proprio il Primo Ministro britannico John Major a varare le prospettive finanziarie e ha quindi rivolto a Blair l'augurio di avere lo stesso successo. Ricordando che il Parlamento ha adottato dei suggerimenti in materia, il leader dei popolari ha pertanto esortato la Presidenza a seguirne gli orientamenti. Per concludere, il deputato a posto l'accento sulla necessità di definire i confini dell'Unione per evitare che l'Europa perda la sua identità. 

Martin SCHULZ (PSE, DE) ha ringraziato Blair  per il discorso sincero e aperto. Con la Presidenza britannica, ha aggiunto, comincia anche il Tour de France e gli inglesi, questa volta, devono stare in testa, anche se ci troviamo in una tappa di montagna. E' vero, ha poi ammesso, è il momento delle riforme e del cambiamento tuttavia, ha subito precisato, occorre difendere il modello sociale europeo. L'Europa ha bisogno di maggiore flessibilità e deve essere competitiva, occorre creare crescita per aumentare i posti di lavoro sicuri, degni e con un salario adeguato. Questo deve essere l'obiettivo.

 In merito al bilancio, il deputato ha poi precisato che la spesa agricola rappresenta solo lo 0,48% del PIL dell'Unione, mentre per la ricerca, che comunque necessita di un aumento, si spende lo 0,86%. Rivolgendosi poi al Primo ministro britannico, l'oratore ha affermato che occorre sostenere la Costituzione, sia nelle discussioni pubbliche che private. Il Regno Unito, ha aggiunto, non deve bloccare il motore europeo e, pertanto, ha definito «degno di lode» il sostegno di Blair alla Costituzione. Se il Primo Ministro sarà pronto ad accogliere i compromessi e, di più, se ne sarà promotore, ha concluso il deputato, il gruppo socialista sarà al suo fianco. 

Graham WATSON (ALDE, UK) si è congratulato con Tony Blair per il discorso tenuto, ma ha anche sottolineato che questo non è sufficiente a «cancellare anni di sospetti». Tale obiettivo può essere raggiunto dimostrando che il Regno Unito è parte dell'Europa, non solo con essa. La Presidenza dovrà basarsi sulle Istituzioni dell'Unione, senza minarle e facendo il possibile affinché la strada per le riforme porti al consenso, non alla presa di decisioni individuali.

Il deputato ha poi accennato alla globalizzazione, fenomeno che «sta dando una nuova forma al mondo» e che comporta nuove sfide ed opportunità. Ha inoltre delineato  tre grandi minacce, quali la povertà nei paesi in via di sviluppo e la conseguente migrazione, i cambiamenti climatici e la criminalità organizzata internazionale, sostenendo che il Premier inglese, giustamente, vuol trovare una soluzione secondo le priorità dell'Unione, ma dovrebbe anche spiegare come lo ritiene possibile solo con l'1% del PIL.

E' poi stata sottolineata la necessità di trasparenza e comunicazione, in particolare per quel che concerne il Consiglio, che non deve essere un Vertice «a porte chiuse», bensì comunicare a tutti i cittadini quali sono le decisioni che vengono prese in loro nome, da chi e come procedono i lavori, perchè questa «è la natura della democrazia».

Il deputato, inoltre, ha invitato il Primo Ministro inglese ad essere «l'uomo forte per l'Europa», così come il quotidiano Le Monde lo ha recentemente descritto, e ad assumersi anche le responsabilità degli insuccessi dell'Unione, non solo i meriti. Ha infine dichiarato che anche i democratici ed i liberali sosterranno Blair per quel che concerne, tra le altre cose, la riforma finanziaria ed il suo piano d'azione, le soluzioni riguardo al mercato interno, una nuova struttura per il bilancio e la lotta al terrorismo.

Daniel COHN-BENDIT (V/ALE, DE) ha dato il benvenuto al Primo Ministro britannico nel club di coloro che vogliono cambiare l'Europa. Si rammarica tuttavia delle azioni poco europee a livello nazionale, aggiungendo che se si vuole modernizzare l'Unione occorre intraprendere un cammino «ecologicamente sostenible e  socialmente durevole».  Ha poi suggerito che, se secondo Blair i politici europei devono affrontare i cittadini e le loro decisioni riguardo ai referenda sulla Costituzione, egli stesso deve rivolgersi direttamente agli europei che hanno detto "no" alla guerra in Iraq.

Il futuro Presidente in carica è stato poi invitato ad essere «un Presidente europeo e con un punto di vista europeo», perchè «l'Europa non può funzionare secondo il modello francese, tedesco o inglese ... ma l'intelligenza europea sta nel trovare il migliore possibile dei modelli in comune». L'auspicio finale è che la prossima Presidenza europea abbandoni gli accordi di Dayton, conseguentemente a quello che sta accadendo in Bosnia e nei Balcani, oltre a sottolineare l'importanza di Kyoto e degli aiuti allo sviluppo.

Francis WURTZ (GUE/NGL, FR), ha esordito chiedendosi dove fossero dirette le proposte della Presidenza britannica di modernizzare la Pac ed il bilancio comunitario. A suo parere, l'assegno britannico prima o poi dovrà essere restituito dato che il suo importo, nel 2005, supera la quota destinata a ricerca e sviluppo nell'Unione europea o agli aiuti  agricoli e strutturali dei dieci nuovi Stati membri.

Ha inoltre sottolineato che la realizzazione del mercato interno è uno dei più grandi successi della storia recente, ma non è sufficiente, ed ha aggiunto che è necessario riflettere maggiormente sul modello sociale.

Nigel FARAGE (IND/DEM, UK) si è chiesto, innanzitutto, se la terza via indicata dal futuro Presidente in carica, la stessa introdotta nella politica inglese e ora indirizzata a guidare l'Unione europea verso la modernizzazione del ventunesimo secolo, darà dei risultati. Il deputato ha poi affermato di appartenere all'unico gruppo dell'Aula contro la Costituzione, e che a tale proposito Blair è il solo leader ad aver capito che quello di Francia ed Olanda è un No contro la direzione che sta prendendo l'Europa.

Pertanto ha invitato la Presidenza britannica a far in modo che questi due paesi non siano emarginati e che le parti nel testo costituzionale riguardanti il programma spaziale europeo o  l'istituzione di ambasciate estere dell'Unione vengano cancellate, in quanto non fanno altro che «rendere legittimo un qualcosa di ormai sorpassato».

Il deputato si è quindi detto orgoglioso del fatto che gli aiuti all'Africa continuino ad essere devoluti, ma ha chiesto maggiore attenzione per quel che riguarda gli accordi sulla pesca tra Unione europea e Africa, che stanno distruggendo i piccoli pescatori. Ha infine auspicato la realizzazione di un mercato comune, di un accordo per il commercio libero in Europa, anche se, teme, ciò non sarà possibile nei sei mesi a venire.

Brian CROWLEY (UEN, UK), ha espresso la propria preoccupazione riguardo il discorso tenuto ieri da Gordon Brown, ossia abbandonare la PAC e fare bilanci nonostante nel 2002 gli Stati Membri avessero votato all'unanimità  che il bilancio legato alla PAC fosse fissato per un periodo oltre il 2013. In merito alle insufficienze dell'Unione, il deputato ha tenuto a sottolineare che «l'Europa è incapace di creare posti di lavoro, proprio come il governo inglese».

Spetta ai legislatori, ai deputati, creare le condizioni e l'ambiente favorevoli alla crescita e alla prosperità. Pertanto è imprescindibile l'aumento del bilancio necessario ad intaprendere tali azioni. «Il dibattito e l'impegno», ha concluso, «devono basarsi su fatti, certezze, non su continue idee sbagliate, miti ed innuendo», perchè l'Europa è ora «sull'orlo di un nuovo futuro».

Interventi dei deputati italiani

Roberto MUSACCHIO (GUE/NGL, IT) ha affermato che Blair non rappresenta la soluzione ai problemi dell''Europa, «ma in realtà è uno dei problemi». Infatti, «spacciando per nuove idee vecchie» non si risolvono i problemi dell'Europa, segnatamente l'incapacità di operare la pace, la crisi democratica, politica, economica e sociale.

Parlando di Europa politica in realtà «si affida tutto al mercato», in quanto per il Primo ministro britannico «politica, economia e mercato sono la stessa cosa». Al contrario, pur decretando la morte del Trattato costituzionale, la ricetta proposta non va nella giusta direzione in quanto la liberazione dei servizi e del mercato del lavoro anche in Inghilterra non gode di buona salute.

La soluzione ai problemi dell'Europa  sta proprio « in quell'europeismo di sinistra e i di massa». I cittadini in Francia e in Olanda non hanno votato contro la Turchia o l'allargamento ma piuttosto contro il liberalismo, chiedendo una Costituzione per «una nuova Europa di pace, democratica e sociale».

Concludendo, ha ribadito che il Parlamento «ha una grande responsabilità cui non può e non deve sfuggire» perché non si tratta di una crisi di conti e di egoismi, piuttosto di una crisi di un'idea liberista e, quindi, «non produrre un'altra idea di Europa sarebbe veramente imperdonabile».

Pasqualina NAPOLETANO, (PSE, IT) ha sostenuto che «il mancato accordo sulle prospettive finanziarie è tanto più grave perché è stato il primo atto del Consiglio dopo le difficoltà incontrate dalla ratifica del trattato».

E' inutile, secondo la deputata, richiedere nuove politiche per l'Europa o «indicare riforme, anche giuste, che intaccano privilegi altrui, senza mettere in seria discussione i propri». Ha poi espresso l'auspicio che le decisioni prese all'ultimo Consiglio europeo siano «segno della volontà di non rinunciare ad un'effettiva politica ed alla prospettiva di un vero Ministro degli esteri europeo».

L'attenzione è stata poi rivolta all'Iraq: «è importante essere arrivati alla Conferenza di Bruxelles», ma la situazione rimane grave, anche perchè il Regno Unito ha sostenuto l'intervento militare cosa che «dà ancora più responsabilità al Suo semestre rispetto alla soluzione definitiva del conflitto Israelo-Palestinese». Tale situazione sottolinea, tra l'altro, che è impensabile il ruolo internazionale dell'Europa fuori da un contesto multilaterale ed è stato perciò «un grave errore, ieri, dividere l'Europa, ed oggi, la rinuncia da parte di alcuni Stati membri all'obiettivo di un seggio europeo nel futuro Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite».

Infine, sul tema dell'area di libero scambio che Blair sostiene di non volere, la deputata ha sottolineato che il rischio di scivolare verso questa prospettiva è reale «se si arresterà l'integrazione politica, se non sapremo costruire nuovi obiettivi e se non daremo istituzioni capaci di attuarli». E questo, in particolare, è ancora più necessario «nell'ottica di un'Europa grande, che non si chiuda ai Balcani e alla Turchia».

Antonio TAJANI (PPE-DE, IT) ha sostenuto che il "No" francese ed olandese non corrisponde a bocciare la Costituzione, ma dà un «giudizio negativo sull'Europa di oggi, troppo lontana dalla gente e spesso prigioniera di una burocrazia sorda alla voce dei cittadini». Pertanto l'Unione non deve fermare il proprio cammino o «rinunciare a svolgere il suo ruolo di protagonista internazionale e di portatrice di pace di fronte a qualche insuccesso».

Sono, dunque, necessari dei cambiamenti per dare risposte concrete ai cittadini, «un'Unione che non si occupi di tutto e del contrario di tutto, emanando decine e decine di incomprensibili direttive». L'Europa deve trattare quei temi che, nell'era della globalizzazione, gli Stati membri non possono affrontare individualmente: la politica estera e di difesa, le emergenze immigrazione e la lotta al terrorismo nonché le  sfide commerciali con la Cina. Per quel che concerne l'economia, occorre portare avanti le riforme seguendo il processo di Lisbona, per ottenere «la drastica riduzione della disoccupazione attraverso il sostegno alle PMI».

Il deputato, inoltre, ha affermato di condividere l'idea del Primo ministro inglese di «un'Europa protagonista, capace di essere al passo con i tempi e che mantenga gli impegni presi». Sostiene poi che nell'anno a disposizione per approvare il bilancio, può essere raggiunto anche «l'obiettivo mancato la scorsa settimana» mantenendo, al contempo, gli impegni presi con i paesi «che guardano con attenzione all'Unione». Bulgaria e Romania possono diventare Stati membri nel 2007, mentre con la Turchia può essere iniziata la trattativa, con l'obiettivo di ottenere «un'Unione che guarda ad est, ma anche a sud», ossia anche verso l'Africa, «un continente che aspetta dall'Europa risposte importanti con grande speranza».

Concludendo, il deputato ha sottolineato di condividere l'impostazione della Presidenza britannica, che «potrà contare sulla collaborazione della delegazione italiana di Forza Italia, sulla collaborazione attiva nei prossimi mesi, convinti che la Presidenza britannica farà compiere passi in avanti all'Europa dei cittadini».

Repliche

Tony Blair ha dichiarato di aver apprezzato molto il dibattito svoltosi in Aula sottolineando come la discussione abbia suscitato grande interesse anche al di fuori della mura del Parlamento. Rivolgendosi a Barroso ha detto di condividere l'agenda da lui delineata, ma ha sottolineato che sulla clausola di revisione occorre che non vi siano ambiguità. Il Primo Ministro, ha evidenziato la necessità di un nuovo quadro normativo per l'Europa che, rispondendo alle attese dei cittadini, dia nuovo impulso alla Costituzione.

Dopo aver garantito che i lavori al Consiglio saranno trasparenti, il Premier ha anche assicurato che sarà attribuita la massima attenzione alla questione dei cambiamenti climatici. Sullo sconto britannico, ha ribadito che, senza di esso, l'onere per il Regno Unito sarebbe troppo elevato paragonato a quello degli altri Stati membri. La sua insistenza sulle riforme, ha poi proseguito, è dovuta all'urgenza di rispondere alle sfide economiche e competitive cui deve far fronte l'Europa e, a tal proposito, ha citato lo sviluppo economico della Cina e dell'India, ma anche del Vietnam. Occorre, insomma, adattarsi ai cambiamenti in corso, altrimenti si rischia di compromettere il modello sociale e di dare sostegno alle politiche euroscettiche.

Dicendo di voler rafforzare l'Europa, perché il cambiamento non può che essere fatto nella prospettiva europea, il Primo Ministro ha sottolineato che occorre decidere come si deve cambiare. Si è poi detto preoccupato della tendenza a concentrarsi sugli aspetti istituzionali, quando sono le politiche che andrebbero rivedute per rispondere alle preoccupazioni dei cittadini in merito ai posti di lavoro, alla sicurezza e all'immigrazione. Se si risponde ai cittadini, ha concluso, questi capiranno l'utilità della Costituzione e sarà possibile rafforzare il progetto europeo.

José Manuel BARROSO ha ribadito la necessità di trovare un nuovo consenso senza ignorare le scelte difficili. Occorre inoltre evitare le semplificazioni che contrappongono mercato e sociale oppure integrazione politica e integrazione economica. Nel sottolineare il rischio di un crescente «populismo», di destra e di sinistra, il Presidente ha quindi auspicato che si dimostri l'impegno necessario a favore dei valori che fanno dell'Unione «un grande progetto». Occorre andare avanti con il programma, evitare la paralisi e trovare un accordo sulle prospettive finanziarie, rispondendo al contempo alla richiesta di solidarietà dei nuovi Stati membri. L'Unione, ha spiegato, ha infatti bisogno di ambizione e la strada del futuro è verso la solidarietà e la coesione.

 

Statuto dei deputati in dirittura d'arrivo

 

Giuseppe GARGANI (PPE/DE, IT)

Relazione sulla modifica della decisione del 4 giugno 2003 sull'adozione dello statuto dei deputati al Parlamento europeo

Doc.: A6-0189/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 22.6.2005

Con 403 voti favorevoli; 89 contrari e 92 astensioni, il Parlamento ha adottato la relazione di Giuseppe GARGANI (PPE/DE, IT) sullo statuto dei deputati che appoggia la proposta di compromesso del Consiglio. La procedura potrà quindi essere chiusa sotto Presidenza lussemburghese. Lo Statuto entrerà in vigore nel 2009, ma gli Stati membri possono optare anche per un regime transitorio, ricorrendo al proprio bilancio.

La proposta prevede di fissare a 7.000 euro lo stipendio mensile dei deputati, al fine di eliminare le disparità delle remunerazioni tra i parlamentari che, attualmente, percepiscono un'indennità generalmente pari ai loro omologhi nazionali e versata dai bilanci interni. Con il nuovo regime, i deputati sarebbero retribuiti dal bilancio comunitario e sottoposti all'imposta comunitaria. Gli Stati membri, tuttavia, potrebbero applicare un tasso d'imposizione complementare conforme al regime fiscale nazionale.

I parlamentari europei, inoltre, sarebbero soggetti ad un regime pensionistico comune e, pertanto, le pensioni sarebbero versate dal Parlamento. In forza al nuovo statuto, poi, le spese di viaggio di tutti i deputati sarebbero rimborsate in base ai costi reali e non più su base forfetaria, rendendo così il sistema più trasparente.

L'accordo prevede inoltre un periodo transitorio durante il quale gli Stati membri che lo auspicano possono applicare un sistema diverso da quello previsto dallo Statuto. Più in particolare, i deputati già in carica e rieletti prima dell'entrata in vigore dello statuto potranno optare, per l'intera durata dell'attività parlamentare, per il regime nazionale in vigore relativo all'indennità (compresa quella transitoria) e a diverse categorie di pensioni. Dovranno però rispettare le nuove norme in materia di rimborsi spese.

I deputati che intendono continuare a rimanere affiliati al regime nazionale sinora vigente dovranno darne comunicazione scritta al Presidente entro 30 giorni dall'entrata in vigore dello statuto e tale decisione è considerata «definitiva e irrevocabile». In questo caso, i versamenti saranno a carico del bilancio dello Stato membro.

Gli Stati membri, poi, possono definire per i propri deputati europei una regolamentazione in deroga alle disposizioni dello statuto in materia di indennità, anche transitoria, nonché di pensioni di anzianità e di reversibilità per un periodo che non può tuttavia superare la durata di due legislature del Parlamento europeo.

 In virtù di tale norma, è precisato, i deputati europei «sono quanto meno equiparati» ai deputati dei rispettivi parlamenti nazionali. Anche in questo caso, i pagamenti restano interamente a carico del bilancio dei rispettivi Stati membri.

Giova infine sottolineare che l'Aula - con 351 voti contrari, 190 favorevoli e 51 astensioni - ha soppresso un considerando dello statuto che conferiva agli Stati membri la possibilità di adottare «misure integrative per equiparare i deputati al Parlamento europeo ai membri dei parlamenti nazionali».

Background

Il primo progetto di Statuto era stato adottato dal Parlamento nel 1998 e poneva il principio dell'indipendenza e della parità di trattamento dei suoi membri. Le divergenze tra Parlamento e Consiglio, in particolare sull'importo della retribuzione e sul sistema di rimborso delle spese di viaggio, avevano però impedito la conclusione di un accordo nel 2001.

Due anni dopo, i deputati avevano rilanciato la procedura proponendo un compromesso al Consiglio. Tuttavia, all'epoca, i Ministri non furono in grado di raggiungere la maggioranza qualificata su taluni aspetti salienti del progetto di Statuto.

 
 

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