Dichiarazione del Consiglio - Programma di attività della Presidenza
britannica
Dibattito:
23.6.2005
Dichiarazione
del Primo Ministro britannico
Tony BLAIR
ha esordito dicendosi onorato di essere presente al Parlamento e ha
preso l'impegno a tornarvi dopo ogni Vertice per informare i
deputati dei risultati nonché a consultarlo prima delle delibere del
Consiglio. Il momento, ha proseguito, è importante, in ogni crisi vi
è un'opportunità che occorre cogliere. Si è nel mezzo di un
dibattito che non deve essere uno «scambio di insulti» e
caratterizzato da personalismi, bensì un franco scambio di idee. Non
si tratta di scegliere tra il libero mercato e l'Europa sociale,
questa interpretazione, ha spiegato, è un modo per intimidire chi
vuole cambiare l'Europa, rappresentandolo come un «traditore»
e tacciandolo di antieuropeismo. Gli ideali, invece,
«sopravvivono grazie ai cambiamenti e muoiono per l'inerzia di
fronte alle sfide».
Il Primo
Ministro britannico ha quindi pronunciato un atto di fede europeista
e descritto le posizioni da egli assunte in passato sulle questioni
europee, ed ha precisato che dal suo punto di vista l'Unione non può
essere solo un mercato comune ma anche uno spazio politico che abbia
pure una dimensione sociale.
Non è il
momento della divisione, ha affermato, occorre anche parlare del
successo politico degli ultimi cinquant'anni di cui bisogna essere
fieri: pace, progresso e prosperità. La cooperazione aumenta la
forza individuale e i tempi sono cambiati. Gli USA sono l'unica
superpotenza mondiale mentre Cina e India saranno sempre più forti
economicamente. Per il Primo Ministro, occorre quindi che l'Europa
si rinnovi perché se non si fa fronte alla sfida, se ci si rifugia
nelle attuali politiche, l'Europa è destinata a fallire. Questo
rinnovamento, ha spiegato, può essere attuato «solo se riusciamo
a trovare un connubio tra gli ideali europei e il mondo moderno in
cui viviamo».
E' necessario,
inoltre, trovare forza e idealismo per ottenere il sostegno della
gente che, spesso, «si trova un passo avanti rispetto ai
politici» perché non è ossessionata dal quotidiano della
politica. Il dibattito deve quindi incentrarsi su come far fare
all'Europa quello per cui era stata creata: migliorare la vita
della gente. Nonostante fosse stata approvata da tutti i governi e
sostenuta da tutti i leader politici, i popoli di due Stati membri
fondatori hanno respinto la Costituzione. Ciò, ha spiegato, non è
accaduto perché hanno letto il testo e si sono trovati in
disaccordo, ma piuttosto perchè hanno voluto esprimere il loro
scontento sull'Europa votando contro la sua Costituzione.
Non si tratta,
però, di una crisi delle Istituzioni, si è di fronte a una crisi di
leadership politica. Di fronte ad un mondo irriconoscibile
rispetto a 20 o 30 anni fa, ha ammonito il Primo Ministro, occorre
che siano i moderati a rispondere alle attese dei cittadini e non
gli estremisti. Siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi fissati a
Laeken o a Lisbona? si è poi chiesto Tony Blair. E' il momento della
verifica, ha affermato, la gente ha lanciato un allarme e occorre
ascoltarla, «la nostra leadership è parte della soluzione, non
del problema».
L'adozione del
Bilancio doveva ridare credibilità all'Unione, ma i suoi contenuti
dovevano anche essere giusti, ha esclamato il futuro Presidente del
Consiglio UE. Egli ha quindi negato quanto affermato da alcuni circa
il rifiuto britannico di accettare il compromesso sullo «sconto»,
mettendo la questione della Pac sul tavolo negoziale all'ultimo
minuto. Non è neanche vero che è stato chiesto lo smantellamento
della politica agricola. Le prospettive finanziare, ha spiegato,
sono un processo che deve portare a un bilancio più razionale e
permettere le riforme necessarie prima del 2013. Il Regno Unito, ha
aggiunto, resterà comunque il secondo contributore netto al
bilancio.
Il Primo
Ministro ha anche negato l'intenzione di smantellare il modellare
sociale europeo. Tuttavia, si è chiesto, che modello sociale è
quello che vede 20 milioni di disoccupati, tassi di produttività
nettamente inferiori agli USA, un numero di diplomati in diminuzione
e una riduzione degli sforzi sulla ricerca e l'innovazione. Lo scopo
del modello sociale, ha spiegato, dev'essere di aumentare la
capacità concorrenziale per far fronte alla globalizzazione, al fine
di avere un'Europa sociale che funzioni.
In proposito,
Blair ha citato la relazione di Wim Kok che pone l'accento su
ricerca, innovazione, aiuti alle PMI e, parallelamente, ha criticato
quel tipo di regolamentazione europea che, per salvare alcuni posti
di lavoro oggi, pregiudica quelli più numerosi del futuro. Il Primo
Ministro ha poi voluto respingere il luogo comune secondo cui il
Regno Unito è chiuso in una filosofia antisociale descrivendo una
serie di misure prese dal suo governo a favore dell'occupazione e
dei meno abbienti. Egli ha poi indicato nei contenuti della
relazione Sapir «quello che sarebbe un bilancio moderno»,
affermando che tra dieci anni non sarà più possibile destinare il
40% delle risorse alla Pac.
Il Primo
Ministro ha quindi accennato alle priorità della Presidenza: Agenda
di Lisbona, quadro macroeconomico disciplinato e flessibile, lotta
alla criminalità e al traffico di droga, immigrazione e traffico di
esseri umani, lotta al terrorismo. In merito alla politica estera e
di difesa ha sottolineato la necessità di adottare misure volte a
aumentare le capacità di difesa dell'Unione per condurre, assieme
alla NATO, le missioni di pace. La spesa per questo settore,
inoltre, è ritenuta insufficiente per far fronte alle necessità.
L'Unione, poi, deve contare di più nel mondo e gli sforzi
supplementari che ha fatto per l'Africa vanno nella giusta
direzione. Occorre infine concludere i negoziati in seno
all'Organizzazione Mondiale del Commercio, dare impulso alla
politica sui cambiamenti climatici, intervenire nel processo di pace
nei Balcani e rafforzare i partenariato con gli USA.
Un'Unione con
un'economia moderna, che garantisce la sicurezza interna ed esterna,
ha quindi affermato, è un'Unione fiduciosa che non vede
l'allargamento come una minaccia ma come un'opportunità storica per
costruire un'Europa più grande e più potente. Un'Europa chiusa,
invece, darebbe adito ai nazionalismi e alla xenofobia. Combinare
l'apertura, anche economica, con la riduzione della legislazione e
della burocrazia, per avvicinare l'Unione ai cittadini. La gente
vuole leadership, ha concluso, ed «è giunto il momento di
dargliela».
L'Aula gli ha
quindi tributato un lungo applauso.
Dichiarazione
della Commissione
Per José
Manuel BARROSO si vive un momento di turbolenza in Europa e
il vertice ha mostrato la necessità di «un nuovo consenso
politico», che è essenziale per evitare la paralisi e il
confronto ideologico e per realizzare il programma di prosperità,
solidarietà e sicurezza che colleghi nuovamente l'Europa ai
cittadini, trovando delle soluzioni alle sfide che si presentano.
Il Regno Unito
assume la Presidenza in un momento cruciale per l'Europa e Tony
Blair, «uomo di Stato esperto e capace», ha confermato
l'impegno per un'Europa come progetto politico, ha affermato Barroso,
dicendosi peraltro fiducioso che si potrà tenere un dibattito
costruttivo e aperto alla società civile «su cosa l'Europa può
fare per i suoi cittadini» e creare il consenso indispensabile
per rispondere alle urgenti necessità dell'Europa.
Questo
dibattito rappresenta senz'altro una priorità per la prossima
Presidenza. Sarà poi stilato un documento strategico sui risultati
della riflessione e la situazione sarà riesaminata sotto Presidenza
austriaca. Ovviamente, ha aggiunto, il Parlamento europeo dovrà
giocare un ruolo essenziale. Cinquant'anni di storia ce lo hanno
insegnato, ha proseguito, il lavoro quotidiano dell'Unione continua
«anche durante i periodi di crisi» ed è cruciale affrontare
le questioni essenziali che stanno a cuore ai cittadini per
conquistarne la fiducia, con le azioni e non con le parole.
Il Presidente
della Commissione ha quindi sottolineato che le priorità della
Presidenza sono le stesse dell'Esecutivo: rinnovamento economico,
adozione del bilancio, miglioramento della legislazione, gli aiuti
all'Africa, i cambiamenti climatici e il rispetto degli impegni di
Kyoto e, infine, i negoziati dell'Organizzazione Mondiale del
Commercio. In merito al bilancio ha sostenuto l'idea di inserire una
clausola di revisione che consenta di adeguare gli stanziamenti ai
bisogni che emergeranno in futuro.
La Presidenza
britannica, ha concluso, vedrà il lancio di un periodo di
riflessione e, in tale contesto, occorre cercare un nuovo consenso e
riguadagnare la fiducia dei cittadini. Ma è necessario anche
guardare avanti, verso le nostre responsabilità globali e le
opportunità, «dobbiamo quindi essere un'Europa generosa e
solidale».
Interventi a
nome dei gruppi politici
Hans-Gert
POETTERING (PPE/DE, DE) ha sottolineato l'importanza dei due
dibattiti tenutisi in Aula con Juncker e Blair notando come mai,
dal 1979, vi sia stata una discussione così intensa sul futuro
dell'Europa. Ciò, a suo parere, rappresenta una vittoria della
democrazia e un punto di partenza. Il fallimento del Vertice e i
risultati dei referenda in Francia e nei Paesi Bassi hanno aperto
una crisi profonda e, per tale ragione, il dibattito deve aver luogo
al Parlamento con i rappresentanti di tutti i popoli europei.
Alla
Presidenza attendono dei compiti pressanti, ha aggiunto. E'
necessario che tutti siano rispettati, Stati grandi e piccoli e, in
proposito, il deputato si è detto contrari agli «assi» tra grandi
paesi perchè occorre rendere più forte l'Europa e farla sentire come
qualcosa di comune. Se alle parole seguono i fatti, ha quindi
dichiarato, il gruppo popolare sosterrà la Presidenza. Vi è una
crisi di fiducia che occorre riconquistare e nella Costituzione sono
iscritti i valori che bisogna difendere. La pausa di riflessione, ha
quindi affermato, non deve portare a uno stallo ma piuttosto a
soluzioni che consentano all'Unione di agire.
In merito al
Bilancio, il deputato ha ricordato che nel 1992 era stato proprio il
Primo Ministro britannico John Major a varare le prospettive
finanziarie e ha quindi rivolto a Blair l'augurio di avere lo stesso
successo. Ricordando che il Parlamento ha adottato dei suggerimenti
in materia, il leader dei popolari ha pertanto esortato la
Presidenza a seguirne gli orientamenti. Per concludere, il deputato
a posto l'accento sulla necessità di definire i confini dell'Unione
per evitare che l'Europa perda la sua identità.
Martin
SCHULZ (PSE, DE) ha ringraziato Blair per il discorso sincero e
aperto. Con la Presidenza britannica, ha aggiunto, comincia anche il
Tour de France e gli inglesi, questa volta, devono stare in
testa, anche se ci troviamo in una tappa di montagna. E' vero, ha
poi ammesso, è il momento delle riforme e del cambiamento tuttavia,
ha subito precisato, occorre difendere il modello sociale europeo.
L'Europa ha bisogno di maggiore flessibilità e deve essere
competitiva, occorre creare crescita per aumentare i posti di lavoro
sicuri, degni e con un salario adeguato. Questo deve essere
l'obiettivo.
In merito al
bilancio, il deputato ha poi precisato che la spesa agricola
rappresenta solo lo 0,48% del PIL dell'Unione, mentre per la
ricerca, che comunque necessita di un aumento, si spende lo 0,86%.
Rivolgendosi poi al Primo ministro britannico, l'oratore ha
affermato che occorre sostenere la Costituzione, sia nelle
discussioni pubbliche che private. Il Regno Unito, ha aggiunto, non
deve bloccare il motore europeo e, pertanto, ha definito «degno
di lode» il sostegno di Blair alla Costituzione. Se il Primo
Ministro sarà pronto ad accogliere i compromessi e, di più, se ne
sarà promotore, ha concluso il deputato, il gruppo socialista sarà
al suo fianco.
Graham
WATSON (ALDE, UK) si è congratulato con Tony Blair per il
discorso tenuto, ma ha anche sottolineato che questo non è
sufficiente a «cancellare anni di sospetti». Tale obiettivo
può essere raggiunto dimostrando che il Regno Unito è parte
dell'Europa, non solo con essa. La Presidenza dovrà basarsi sulle
Istituzioni dell'Unione, senza minarle e facendo il possibile
affinché la strada per le riforme porti al consenso, non alla presa
di decisioni individuali.
Il deputato ha
poi accennato alla globalizzazione, fenomeno che «sta dando una
nuova forma al mondo» e che comporta nuove sfide ed opportunità.
Ha inoltre delineato tre grandi minacce, quali la povertà nei paesi
in via di sviluppo e la conseguente migrazione, i cambiamenti
climatici e la criminalità organizzata internazionale, sostenendo
che il Premier inglese, giustamente, vuol trovare una soluzione
secondo le priorità dell'Unione, ma dovrebbe anche spiegare come lo
ritiene possibile solo con l'1% del PIL.
E' poi stata
sottolineata la necessità di trasparenza e comunicazione, in
particolare per quel che concerne il Consiglio, che non deve essere
un Vertice «a porte chiuse», bensì comunicare a tutti i
cittadini quali sono le decisioni che vengono prese in loro nome, da
chi e come procedono i lavori, perchè questa «è la natura della
democrazia».
Il deputato,
inoltre, ha invitato il Primo Ministro inglese ad essere «l'uomo
forte per l'Europa», così come il quotidiano Le Monde lo
ha recentemente descritto, e ad assumersi anche le responsabilità
degli insuccessi dell'Unione, non solo i meriti. Ha infine
dichiarato che anche i democratici ed i liberali sosterranno Blair
per quel che concerne, tra le altre cose, la riforma finanziaria ed
il suo piano d'azione, le soluzioni riguardo al mercato interno, una
nuova struttura per il bilancio e la lotta al terrorismo.
Daniel COHN-BENDIT (V/ALE, DE) ha dato il benvenuto al Primo
Ministro britannico nel club di coloro che vogliono cambiare
l'Europa. Si rammarica tuttavia delle azioni poco europee a livello
nazionale, aggiungendo che se si vuole modernizzare l'Unione occorre
intraprendere un cammino «ecologicamente sostenible e
socialmente durevole». Ha poi suggerito che, se secondo Blair i
politici europei devono affrontare i cittadini e le loro decisioni
riguardo ai referenda sulla Costituzione, egli stesso deve
rivolgersi direttamente agli europei che hanno detto "no" alla
guerra in Iraq.
Il futuro Presidente in carica è stato poi invitato ad essere «un
Presidente europeo e con un punto di vista europeo», perchè «l'Europa
non può funzionare secondo il modello francese, tedesco o inglese
... ma l'intelligenza europea sta nel trovare il migliore possibile
dei modelli in comune». L'auspicio finale è che la prossima
Presidenza europea abbandoni gli accordi di Dayton, conseguentemente
a quello che sta accadendo in Bosnia e nei Balcani, oltre a
sottolineare l'importanza di Kyoto e degli aiuti allo sviluppo.
Francis WURTZ (GUE/NGL, FR), ha esordito chiedendosi dove
fossero dirette le proposte della Presidenza britannica di
modernizzare la Pac ed il bilancio comunitario. A suo parere,
l'assegno britannico prima o poi dovrà essere restituito dato che il
suo importo, nel 2005, supera la quota destinata a ricerca e
sviluppo nell'Unione europea o agli aiuti agricoli e strutturali
dei dieci nuovi Stati membri.
Ha inoltre sottolineato che la realizzazione del mercato interno è
uno dei più grandi successi della storia recente, ma non è
sufficiente, ed ha aggiunto che è necessario riflettere maggiormente
sul modello sociale.
Nigel
FARAGE (IND/DEM, UK) si è chiesto, innanzitutto, se la terza via
indicata dal futuro Presidente in carica, la stessa introdotta nella
politica inglese e ora indirizzata a guidare l'Unione europea verso
la modernizzazione del ventunesimo secolo, darà dei risultati. Il
deputato ha poi affermato di appartenere all'unico gruppo dell'Aula
contro la Costituzione, e che a tale proposito Blair è il solo
leader ad aver capito che quello di Francia ed Olanda è un No contro
la direzione che sta prendendo l'Europa.
Pertanto ha
invitato la Presidenza britannica a far in modo che questi due paesi
non siano emarginati e che le parti nel testo costituzionale
riguardanti il programma spaziale europeo o l'istituzione di
ambasciate estere dell'Unione vengano cancellate, in quanto non
fanno altro che «rendere legittimo un qualcosa di ormai
sorpassato».
Il deputato si
è quindi detto orgoglioso del fatto che gli aiuti all'Africa
continuino ad essere devoluti, ma ha chiesto maggiore attenzione per
quel che riguarda gli accordi sulla pesca tra Unione europea e
Africa, che stanno distruggendo i piccoli pescatori. Ha infine
auspicato la realizzazione di un mercato comune, di un accordo per
il commercio libero in Europa, anche se, teme, ciò non sarà
possibile nei sei mesi a venire.
Brian
CROWLEY (UEN, UK), ha espresso la propria preoccupazione
riguardo il discorso tenuto ieri da Gordon Brown, ossia abbandonare
la PAC e fare bilanci nonostante nel 2002 gli Stati Membri avessero
votato all'unanimità che il bilancio legato alla PAC fosse fissato
per un periodo oltre il 2013. In merito alle insufficienze
dell'Unione, il deputato ha tenuto a sottolineare che «l'Europa è
incapace di creare posti di lavoro, proprio come il governo inglese».
Spetta ai
legislatori, ai deputati, creare le condizioni e l'ambiente
favorevoli alla crescita e alla prosperità. Pertanto è
imprescindibile l'aumento del bilancio necessario ad intaprendere
tali azioni. «Il dibattito e l'impegno», ha concluso, «devono
basarsi su fatti, certezze, non su continue idee sbagliate, miti ed
innuendo», perchè l'Europa è ora «sull'orlo di un nuovo
futuro».
Interventi dei
deputati italiani
Roberto
MUSACCHIO (GUE/NGL, IT) ha affermato che Blair non rappresenta
la soluzione ai problemi dell''Europa, «ma in realtà è uno dei
problemi». Infatti, «spacciando per nuove idee vecchie»
non si risolvono i problemi dell'Europa, segnatamente l'incapacità
di operare la pace, la crisi democratica, politica, economica e
sociale.
Parlando di
Europa politica in realtà «si affida tutto al mercato», in
quanto per il Primo ministro britannico «politica, economia e
mercato sono la stessa cosa». Al contrario, pur decretando la
morte del Trattato costituzionale, la ricetta proposta non va nella
giusta direzione in quanto la liberazione dei servizi e del mercato
del lavoro anche in Inghilterra non gode di buona salute.
La soluzione
ai problemi dell'Europa sta proprio « in quell'europeismo di
sinistra e i di massa».
I cittadini in Francia e in Olanda non hanno votato contro la
Turchia o l'allargamento ma piuttosto contro il liberalismo,
chiedendo una Costituzione per «una nuova Europa di pace,
democratica e sociale».
Concludendo,
ha ribadito che il Parlamento «ha una grande responsabilità cui
non può e non deve sfuggire» perché non si tratta di una crisi
di conti e di egoismi, piuttosto di una crisi di un'idea liberista
e, quindi, «non produrre un'altra idea di Europa sarebbe
veramente imperdonabile».
Pasqualina
NAPOLETANO, (PSE, IT) ha sostenuto che «il mancato accordo
sulle prospettive finanziarie è tanto più grave perché è stato il
primo atto del Consiglio dopo le difficoltà incontrate dalla
ratifica del trattato».
E' inutile,
secondo la deputata, richiedere nuove politiche per l'Europa o «indicare
riforme, anche giuste, che intaccano privilegi altrui, senza mettere
in seria discussione i propri». Ha poi espresso l'auspicio che
le decisioni prese all'ultimo Consiglio europeo siano «segno
della volontà di non rinunciare ad un'effettiva politica ed alla
prospettiva di un vero Ministro degli esteri europeo».
L'attenzione è stata poi rivolta all'Iraq: «è importante essere
arrivati alla Conferenza di Bruxelles», ma la situazione rimane
grave, anche perchè il Regno Unito ha sostenuto l'intervento
militare cosa che «dà ancora più responsabilità al Suo semestre
rispetto alla soluzione definitiva del conflitto Israelo-Palestinese».
Tale situazione sottolinea, tra l'altro, che è impensabile il ruolo
internazionale dell'Europa fuori da un contesto multilaterale ed è
stato perciò «un grave errore, ieri, dividere l'Europa, ed oggi,
la rinuncia da parte di alcuni Stati membri all'obiettivo di un
seggio europeo nel futuro Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite».
Infine, sul
tema dell'area di libero scambio che Blair sostiene di non volere,
la deputata ha sottolineato che il rischio di scivolare verso questa
prospettiva è reale «se si arresterà l'integrazione politica, se
non sapremo costruire nuovi obiettivi e se non daremo istituzioni
capaci di attuarli». E questo, in particolare, è ancora più
necessario «nell'ottica di un'Europa grande, che non si
chiuda ai Balcani e alla Turchia».
Antonio
TAJANI (PPE-DE, IT) ha sostenuto che il "No" francese ed
olandese non corrisponde a bocciare la Costituzione, ma dà un «giudizio
negativo sull'Europa di oggi, troppo lontana dalla gente e spesso
prigioniera di una burocrazia sorda alla voce dei cittadini».
Pertanto l'Unione non deve fermare il proprio cammino o «rinunciare
a svolgere il suo ruolo di protagonista internazionale e di
portatrice di pace di fronte a qualche insuccesso».
Sono,
dunque, necessari dei cambiamenti per dare risposte concrete ai
cittadini, «un'Unione che non si occupi di tutto e del contrario
di tutto, emanando decine e decine di incomprensibili direttive».
L'Europa deve trattare quei temi che, nell'era della
globalizzazione, gli Stati membri non possono affrontare
individualmente: la politica estera e di difesa, le emergenze
immigrazione e la lotta al terrorismo nonché le sfide commerciali
con la Cina. Per quel che concerne l'economia, occorre portare
avanti le riforme seguendo il processo di Lisbona, per ottenere
«la drastica riduzione della disoccupazione attraverso il sostegno
alle PMI».
Il
deputato, inoltre, ha affermato di condividere l'idea del Primo
ministro inglese di «un'Europa protagonista, capace di essere al
passo con i tempi e che mantenga gli impegni presi». Sostiene
poi che nell'anno a disposizione per approvare il bilancio, può
essere raggiunto anche «l'obiettivo mancato la scorsa settimana»
mantenendo, al contempo, gli impegni presi con i paesi «che
guardano con attenzione all'Unione». Bulgaria e Romania possono
diventare Stati membri nel 2007, mentre con la Turchia può essere
iniziata la trattativa, con l'obiettivo di ottenere «un'Unione
che guarda ad est, ma anche a sud», ossia anche verso l'Africa,
«un continente che aspetta dall'Europa risposte importanti con
grande speranza».
Concludendo, il deputato ha sottolineato di condividere
l'impostazione della Presidenza britannica, che «potrà contare
sulla collaborazione della delegazione italiana di Forza Italia,
sulla collaborazione attiva nei prossimi mesi, convinti che la
Presidenza britannica farà compiere passi in avanti all'Europa dei
cittadini».
Repliche
Tony
Blair ha
dichiarato di aver apprezzato molto il dibattito svoltosi in Aula
sottolineando come la discussione abbia suscitato grande interesse
anche al di fuori della mura del Parlamento. Rivolgendosi a Barroso
ha detto di condividere l'agenda da lui delineata, ma ha
sottolineato che sulla clausola di revisione occorre che non vi
siano ambiguità. Il Primo Ministro, ha evidenziato la necessità di
un nuovo quadro normativo per l'Europa che, rispondendo alle attese
dei cittadini, dia nuovo impulso alla Costituzione.
Dopo aver
garantito che i lavori al Consiglio saranno trasparenti, il Premier
ha anche assicurato che sarà attribuita la massima attenzione alla
questione dei cambiamenti climatici. Sullo sconto britannico, ha
ribadito che, senza di esso, l'onere per il Regno Unito sarebbe
troppo elevato paragonato a quello degli altri Stati membri. La sua
insistenza sulle riforme, ha poi proseguito, è dovuta all'urgenza di
rispondere alle sfide economiche e competitive cui deve far fronte
l'Europa e, a tal proposito, ha citato lo sviluppo economico della
Cina e dell'India, ma anche del Vietnam. Occorre, insomma, adattarsi
ai cambiamenti in corso, altrimenti si rischia di compromettere il
modello sociale e di dare sostegno alle politiche euroscettiche.
Dicendo di
voler rafforzare l'Europa, perché il cambiamento non può che essere
fatto nella prospettiva europea, il Primo Ministro ha sottolineato
che occorre decidere come si deve cambiare. Si è poi detto
preoccupato della tendenza a concentrarsi sugli aspetti
istituzionali, quando sono le politiche che andrebbero rivedute per
rispondere alle preoccupazioni dei cittadini in merito ai posti di
lavoro, alla sicurezza e all'immigrazione. Se si risponde ai
cittadini, ha concluso, questi capiranno l'utilità della
Costituzione e sarà possibile rafforzare il progetto europeo.
José Manuel
BARROSO ha ribadito la necessità di trovare un nuovo consenso
senza ignorare le scelte difficili. Occorre inoltre evitare le
semplificazioni che contrappongono mercato e sociale oppure
integrazione politica e integrazione economica. Nel sottolineare il
rischio di un crescente «populismo», di destra e di sinistra,
il Presidente ha quindi auspicato che si dimostri l'impegno
necessario a favore dei valori che fanno dell'Unione «un grande
progetto». Occorre andare avanti con il programma, evitare la
paralisi e trovare un accordo sulle prospettive finanziarie,
rispondendo al contempo alla richiesta di solidarietà dei nuovi
Stati membri. L'Unione, ha spiegato, ha infatti bisogno di ambizione
e la strada del futuro è verso la solidarietà e la coesione.
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