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RASSEGNA
23 - 26 ottobre 2006
Strasburgo
Sommario
ISTITUZIONI SANITÀ PUBBLICA DIRITTI DELLE DONNE/PARI OPPORTUNITÀ SCHENGEN BILANCIO AFFARI ECONOMICI E MONETARI POLITICA DELL'OCCUPAZIONE ISTRUZIONE GIOVENTÙ CULTURA AMBIENTE RELAZIONI ESTERNE COMMERCIO ESTERO/INTERNAZIONALE
GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI IMMUNITÀ E STATUTO DEI DEPUTATI
ISTITUZIONI CODICI DELLE
PROCEDURE PARLAMENTARI, ABBREVIAZIONI |
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Rendendo omaggio alla giornalista russa Anna Politkovskaya, il Parlamento condanna il suo omicidio e chiede alla Russia di scoprire e punire i responsabili. Inoltre, preoccupato per l'intimidazione, le vessazioni e l'assassinio di giornalisti indipendenti e di altre persone critiche dell'attuale regime, sollecita anche «una profonda riflessione» sul futuro delle relazioni UE-Russia, ponendo la democrazia, i diritti dell'uomo e la libertà di espressione al centro di qualsiasi accordo futuro. Il Parlamento ha adottato una risoluzione comune - sostenuta da PPE/DE, PSE, ALDE/ADLE, Verdi/ALE, GUE/NGL e UEN - che rende anzitutto omaggio «al lavoro e ai meriti» di Anna Politkovskaya che «con coraggio ha difeso la vita e la dignità umana ed ha portato allo scoperto e riferito con oggettività le diverse forme di crimini contro l'umanità, specialmente in Cecenia». I deputati, inoltre, esprimono «la più dura condanna» di fronte all'assassinio della giornalista e invitano le autorità russe a investigare in modo indipendente ed efficace «al fine di scovare e punire i responsabili di tale vile crimine» il quale, a loro parere, «fa pensare a un assassinio su commissione». Chiedono poi all'UE e al Consiglio d'Europa di monitorare strettamente tali indagini. Il Parlamento nota poi che l'assassinio di oppositori politici «è diventato un fenomeno preoccupante nell'arena politica russa», e manifesta quindi viva preoccupazione per l'intimidazione, le vessazioni e l'assassinio di giornalisti indipendenti e di altre persone «critiche dell'attuale regime». In proposito, ricorda anche al governo russo che «il perdurare di tale tendenza arrecherà grave pregiudizio alla reputazione complessiva della Russia». Pertanto, chiede alle autorità russe di lottare attivamente contro le intimidazioni ai danni di giornalisti indipendenti e di attivisti dei diritti umani e di garantire piena protezione ai giornalisti indipendenti che denunciano gravi casi di ingiustizia nel proprio paese e alle organizzazioni per la difesa dei diritti umani e ai loro rappresentanti che difendono le vittime di violazioni dei diritti umani. Ma i deputati sollecitano anche il Consiglio ad avviare «una profonda riflessione» sul futuro delle relazioni con la Federazione russa - che coinvolga il Parlamento europeo e la società civile - al fine di porre la democrazia, i diritti dell'uomo e la libertà di espressione «al centro di qualsiasi accordo futuro» e di creare un meccanismo chiaro per monitorare l'esecuzione di tutte le clausole di detto accordo. Nel chiedere poi un potenziamento del dialogo UE-Russia sui diritti umani, invitano la Commissione e gli Stati membri dell'UE ad assumere una posizione coerente durante i negoziati per un nuovo accordo di partenariato e di cooperazione con la Russia, «insistendo sulla salvaguardia della libertà di stampa e sul rispetto del giornalismo indipendente conformemente alle norme europee». Per il Parlamento, infatti, la libertà dei mezzi di comunicazione, un'efficace protezione dei giornalisti indipendenti e il pieno sostegno all'attività svolta dalle organizzazioni per la difesa dei diritti dell'uomo «costituiscono elementi essenziali dello sviluppo democratico di un paese». Manifestando quindi viva preoccupazione per il fatto che più di 90 organizzazioni non governative siano state costrette a cessare la loro attività in Russia, invita il governo russo a non avvalersi dell'imprecisione delle disposizioni della nuova legislazione «come pretesto per mettere a tacere le voci critiche della società civile». Il Parlamento ritiene infine che tutte le istituzioni democratiche «dovrebbero adempiere ai loro obblighi morali e condannare tali crimini senza indugio», dimostrando la loro determinazione a difendere i diritti dell'uomo «a prescindere dalla circostanze politiche». Riferimenti Risoluzione comune sulle relazioni tra Russia
ed Unione europea dopo l'assassinio della giornalista russa Anna
Politkovskaya |
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Alexander Milinkevich è il vincitore del Premio Sacharov 2006 Alexander Milinkevich è il vincitore del Premio Sacharov 2006. La Conferenza dei Presidenti - composta dal Presidente del Parlamento e dai presidenti dei gruppi politici - ha deciso di conferire il premio per la libertà di pensiero al leader dell'opposizione della Bielorussia. Milinkevich si era presentato alle elezioni presidenziali del marzo scorso i cui risultati sono stati condannati sia dall'Unione europea sia dagli Stati Uniti. Nel corso di una manifestazione dell'opposizione che contestava i risultati, Milinkevich è stato arrestato e trattenuto per 15 giorni. Nel febbraio scorso il leader dell'opposizione bielorussa è venuto in visita al Parlamento europeo e ha sollecitato il sostegno degli eurodeputati. Ma ad una delegazione del Parlamento che voleva monitorare le elezioni è stato rifiutato l'ingresso nel Pese dalle autorità bielorusse. Milinkevich ha 59 anni e ha studiato fisica e matematica in Francia, Germania e Stati Uniti. E' stato Sindaco nella sua città natale, Hrodna, negli anni '90. Il premio Sacharov, istituito nel 1998, rappresenta solo una delle numerose maniere in cui il Parlamento promuove i diritti dell'uomo, la democrazia e lo stato di diritto. Viene assegnato a coloro che si distinguono nella difesa dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (in particolare del diritto alla libertà di espressione), nella tutela dei diritti delle minoranze, nel rispetto del diritto internazionale e nello sviluppo della democrazia e affermazione del principio dello stato di diritto. Il premio è intitolato ad Andrei Sacharov (1921-1989), il quale ha acquisito fama mondiale come uno degli inventori della bomba all’idrogeno sovietica. Compreso il pericolo derivante da un suo potenziale abuso, si è dedicato per lungo tempo ad un'azione di sensibilizzazione sui rischi della corsa al riarmo nucleare. In Unione Sovietica è stato considerato un dissidente e imprigionato per le sue idee. Nel 1970, ha fondato un comitato per la difesa dei diritti dell’uomo e delle vittime dei processi politici. Cinque anni dopo, il suo impegno è stato ricompensato con il Premio Nobel. Il Premio Sacharov sarà conferito in seduta solenne il 13 dicembre. Il premio consiste in un attestato nonché in un assegno di 50.000 euro. Link utili |
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La politica energetica, la promozione dell'innovazione, l'immigrazione e, soprattutto, le relazioni con la Russia, sono stati i principali temi affrontati dalla Presidenza, dalla Commissione e dai deputati nel corso di un ampio dibattito in Aula dedicato agli esiti del Vertice di Lahti. L'omicidio della giornalista russa Anna Politkovskaya è stato ricordato da molti oratori. Dichiarazione del Consiglio Matti VANHANEN, nell'illustrare i principali esiti del Vertice informale, ha anzitutto voluto sottolineare come le riunioni siano state «produttive». Ha poi insistito sul fatto che i Capi di Stato e di governo europei hanno «stretto i ranghi» e parlato all'unisono in merito alle relazioni con la Russia, dando avvio a quella che ha battezzato "la disciplina di Lahti". La discussione con Putin, ha aggiunto, è stata «aperta e franca» sull'energia, sui diritti umani e sulla libertà di espressione. Ha poi aggiunto che occorre approfondire la cooperazione con la Russia sulla base dei principi della Carta dell'Energia e del G8 che, ha precisato, dovranno essere incorporati nel futuro accordo. Sempre in tema di energia, il Primo Ministro ha sottolineato l'importanza di stringere relazioni più strette con i paesi produttori e di transito nonché la necessità per l'UE di assumere il ruolo di leader in materia di energie sostenibili, tenendo anche presente il legame fondamentale con la questione climatica. Occorre poi assicurare gli approvvigionamenti e, in tale ambito, contare sulla cooperazione con gli istituti finanziari internazionali, come la BEI, che dovrebbero dare il proprio contributo alla realizzazione delle infrastrutture. Va anche realizzata una rete che promuova la collaborazione e la solidarietà tra gli Stati membri in materia energetica. In merito all'innovazione, il Premier finlandese ha sottolineato la necessità di una strategia chiara in materia di brevetti ed ha insistito sul fatto che la proposta che la Commissione presenterà al Vertice di Primavera dovrà occuparsi soprattutto della qualità del sistema, migliorando i procedimenti per risolvere i contenziosi, prevedendo un regime linguistico semplificato e promuovendo la collaborazione pubblico-privato. Occorre poi che l'UE investa nelle iniziative congiunte a favore dell'innovazione tecnologica, come il programma ARTEMIS, ed ha definito «preziosa» l'iniziativa di fondare l'Istituto europeo di tecnologia. Ha quindi sottolineato l'importanza di una politica di normalizzazione che consenta all'Europa di essere leader mondiale, come nel caso dei telefono GSM. Più in generale, occorre creare un quadro favorevole all'innovazione in modo da promuovere crescita economica e competitività. Il Primo Ministro ha poi evidenziato la necessità di una più stretta collaborazione tra gli Stati membri sul tema dell'immigrazione, ma anche con i paesi d'origine e di transito, al fine di promuovere l'integrazione dei migranti. Ha poi sottolineato il sostegno del Vertice all'agenzia FRONTEX. I leader europei, ha poi aggiunto, hanno anche deciso si mantenere la pressione sul governo sudanese affinché si ponga fine ai combattimenti e si permetta all'ONU di operare sul territorio. Ritornando all'incontro con Vladimir Putin, il Premier ha definito «utili» le discussioni sullo sviluppo di un partenariato strategico con la Russia, sottolineando che si tratta di un processo in costante evoluzione. Ha quindi ricordato di aver anche affrontato il caso dell'assassinio della giornalista Anna Politkovskaya, esprimendo la preoccupazione dei cittadini europei per la situazione della libertà di espressione in Russia. Ha anche reso partecipe il leader russo delle preoccupazioni in merito alla questione cecena e alle tensioni con la Georgia. Il Primo Ministro ha quindi ribadito che l'UE deve esprimersi con una sola voce se vuole difendere i propri interessi. In conclusione, ha sottolineato la necessità di dare concretezza alle intenzioni espresse a Lahti, informando i deputati che per molte delle questioni trattate saranno definiti molto presto degli orientamenti politici. Dichiarazione della Commissione Per José Manuel BARROSO il vertice di Lahti è parte di un grande processo che ha portato alla definizione di un'agenda ambiziosa sulla sicurezza, l'energia e la ricerca che deve essere ora attuata concretamente. In merito all'innovazione, il Presidente della Commissione ha sottolineato la necessità di maggiori incentivi e di minori ostacoli. Occorre quindi fare passi concreti per dimostrare che l'UE può avere un ruolo di leader. Ha poi annunciato iniziative entro l'anno sui brevetti e le proprietà intellettuali e ha dato il proprio sostegno all'Istituto europeo di tecnologia che potrà rappresentare un centro di eccellenza per l'innovazione dell'Unione. A quest'ultimo proposito, ha precisato che inizieranno presto i negoziati concreti che riguarderanno anche la sua dotazione finanziaria. Sul tema energetico ha ricordato che sono stati identificate tre azioni concrete: la collaborazione con i paesi vicini, come Russia, Ucraina e Algeria; la definizione di una rete di collegamenti volti ad affrontare gli choc negli approvvigionamenti; la posizione comune sulle relazioni con la Russia, basate sui principi del G8 e della Carta dell'Energia (tra cui trasparenza, Stato di diritto, reciprocità e non discriminazione). In proposito, ha sottolineato il grande senso di solidarietà in seno all'UE dimostrato dal fatto che tutti gli Stati membri hanno sottoscritto le dichiarazioni della Presidenza e della Commissione. Il messaggio, ha spiegato, è che si tratta di una questione europea da risolvere a livello UE e, al riguardo, ha annunciato la presentazione di un pacchetto energetico nel prossimo mese di gennaio. Dopo aver ricordato che con Putin sono stati affrontati anche i temi dei diritti umani e dell'assassinio della giornalista russa, il Presidente ha sottolineato che pure il problema dell'immigrazione richiede una soluzione europea. In proposito ha definito «assurdo» che in uno spazio di libertà e sicurezza come quello europeo siano ancora vigenti 25 politiche dell'immigrazione. Inoltre, ha affermato che occorre adattare il processo decisionale, sulla base degli attuali trattati, per superare il sistema dell'unanimità. Ha infine concluso sostenendo che il Vertice rappresenta una pietra miliare dell'integrazione europea e che occorre ora dare una risposta alle aspettative dei cittadini. Interventi in nome dei gruppi Per Ville ITÄLÄ (PPE/DE, FI) i risultati del Vertice «sono positivi», nonostante vi fosse il rischio di un fallimento a causa della presenza di Putin. Invece, ha notato, grazie alla capacità di esprimersi con una sola voce nei confronti della Russia, si è giunti a una tappa importante che dimostra ai cittadini che l'UE può funzionare. In merito ai diritti umani in Russia e all'omicidio di Anna Politkovskaya, ha affermato che non bisogna «sacrificare i diritti dell'uomo sull'altare della politica energetica» e occorre quindi approfondire la collaborazione con questo Paese. Martin SCHULZ (PSE, DE) si è compiaciuto dell'intervento del Presidente Borrell sulla Russia al Vertice di Lahti. In proposito, pur sostenendo di respingere le dichiarazioni offensive di Putin, ha sottolineato che l'Europa accetta le critiche poiché, a differenza della Russia, è una società aperta che riconosce la libertà di espressione. Il leader socialdemocratico, dopo aver sottolineato le violazioni dei diritti umani in Cecenia, ha affermato che l'omicidio di Anna Politkovskaya dimostra che vi sono problemi nel Paese. Più in generale, il deputato ha sostenuto ironicamente che se tutte le intenzioni espresse al Vertice divenissero realtà, l'UE sarebbe l'Eldorado della tecnologia e dell'innovazione. Ha quindi rivolto un appello affinché alle parole seguano i fatti. Per non dipendere dalla Russia in campo energetico, ha aggiunto, occorre affrontare il problema degli sprechi e dell'efficienza energetici, promuovere le fonti rinnovabili e la generazione combinata. Ciò, ha spiegato, implica progresso tecnologico che, a sua volta, richiede investimenti nella conoscenza, anche per evitare la fuga di cervelli. In proposito, si è lamentato del fatto che questo discorso si ripete da anni, senza che a ciò seguano iniziative concrete. Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) ha sottolineato che, ancora una volta, non vi sono state conclusioni del Vertice, e che è necessario invece tenere quattro riunioni formali all'anno dei Capi di Stato e di governo, come previsto dal Trattato. Il «menù» politico di Lahti, ha quindi affermato si componeva di temi strategici che necessitano di una seria riflessione, ma anche di decisioni strategiche che mettono in evidenza la necessità di una politica coerente. Il leader liberaldemocratico si è poi chiesto a cosa servono le idee innovative provenienti dalle università europee se l'UE non è in grado di accordarsi su un regime di brevetti, cosa si auspica dalla strategia sui cambiamenti climatici se non si cambia radicalmente il modello energico. Ma anche cosa si auspica da una politica comune dell'immigrazione se si divide lo sviluppo dalla politica commerciale. Ha quindi sottolineato che occorre «più Europa». Infine, ha voluto ringraziare il Presidente Borrell, il Premier finlandese e gli altri primi ministri per aver sollevato il caso dell'omicidio di Anna Politkovskaya. In proposito ha sostenuto che è stato un errore invitare la Russia a diventare membro del Consiglio d'Europa e del G8, prima che lo Stato di diritto fosse saldamente ancorato nella sua cultura. Ha quindi concluso che l'UE non dovrebbe siglare un accordo di partenariato e cooperazione con la Russia, fintantoché la libertà, la trasparenza e lo Stato di diritto non siano garantiti, assieme alla certezza per gli investitori. Per Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT), il Consiglio di Lahti ha dimostrato «con lampante chiarezza» che l'azione sulla scena internazionale e le scelte di politica interna «sono sempre più strettamente legate». Ha quindi affermato che il sostegno alla Russia democratica e a coloro i quali, come Anna Politkovskaya, si battevano e si battono «contro la deriva autoritaria del sistema di potere di Putin», è «perfettamente coerente con il tentativo di assicurare l'approvvigionamento energetico del nostro continente, il rispetto del protocollo di Kyoto, nonché lo sviluppo dell'efficienza energetica e delle energie rinnovabili». Stendere un velo di silenzio sui massacri in Cecenia, sulla chiusura di più di novanta organizzazioni non governative, sui processi arbitrari, sugli assassinii mirati e sulla crescente corruzione per ottenere il gas, ha spiegato, «non è una strategia vincente». E, a tale riguardo, ha voluto congratularsi con il Presidente Borrell, pur dichiarando il disaccordo del suo gruppo «per il chiaro sostegno» da lui conferito, assieme al governo finlandese, «al rilancio dell'energia nucleare». Citando il caso iraniano, ha quindi insistito sul fatto che «esiste un legame evidente fra la proliferazione degli armamenti nucleari e il sedicente uso pacifico dell'energia nucleare». A suo parere, pertanto, non deve esserci «uno scambio fra diritti ed energia». La leader dei Verdi ha poi sostenuto che gli eventi in Ucraina e quelli più recenti in Georgia «dimostrano che l'appeasement non aumenta l'affidabilità di Putin, ma solo la sua determinazione ad agire nell'esclusivo interesse del suo gruppo di potere». Su tale questione, ha aggiunto, si è già perso molto tempo prezioso, per cui non si deve mancare l'importante occasione presentata dall'accordo di partenariato che scadrà a fine anno. Ha quindi sostenuto che il suo gruppo sarà completamente contrario «a qualsiasi tentativo di togliere le condizionalità e, in particolare, il richiamo alla clausola dei diritti umani da questo accordo». La deputata ha proseguito sostenendo che è necessario elaborare una strategia che punti a ridurre l'insostenibilità dei consumi e la «terribile inefficienza» nei trasporti, nell'edilizia e nei sistemi elettrici, e che punti decisamente anche sull'eccellenza delle nostre imprese per lo sviluppo dell'energia rinnovabile. Questa, ha spiegato, «è la strada migliore per ridurre la nostra dipendenza e per sostenere la pace, il disarmo e la democrazia». In merito al tema dell'immigrazione, la deputata ha affermato che il blocco sta nel Consiglio e fra gli Stati membri, perché fino adesso «non sono stati capaci di affrontare il tema della regolazione dell'immigrazione legale» né di negoziare e di finanziare a livello europeo accordi di cooperazione seri «che possano davvero aiutare i paesi in via di sviluppo a non essere obbligati a inviare le loro forze migliori nei nostri paesi». Non è stato nemmeno possibile garantire che le politiche dell'Unione europea, soprattutto in materia di pesca e di agricoltura, «non abbiano un effetto devastante», «che non fa altro che spingere ancora più gente su quelle barche lungo le coste dei loro e dei nostri paesi». Esko Olavi SEPPÄNEN (GUE/NGL, FI) ha sottolineato che anche se il Vertice doveva affrontare il tema della competitività, non vi sarà traccia di tale questione a causa della presenza di Putin a Lahti. A suo parere, inoltre, non è possibile trovare un accordo con la Russia - cosi come con gli USA - sui temi energetici e dei diritti umani. Rilevando poi come il Presidente russo auspichi un partenariato strategico, si è chiesto se l'apertura dei mercati energetici sarà reciproca. Il deputato ha poi sottolineato che tale apertura porterebbe a prezzi più elevati in Finlandia, visto che sinora gode di tariffe di favore per il gas russo. Brian CROWLEY (UEN, IE) ha affermato che la maggioranza del Parlamento è d'accordo e sostiene l'Istituto europeo di tecnologia ed ha chiesto che si intraprendano azioni concrete per permettergli di funzionare. In secondo luogo, ha sottolineato l'importanza di disporre di un sistema di brevetti che protegga le idee provenienti da strategie e politiche innovative. Altrimenti, ha spiegato, tutte le risorse e i ricercatori, emigrerebbero negli USA, in Giappone o altrove, poiché è là che le loro idee possono essere protette e che vi sono i maggiori investimenti. Per concludere si è congratulato per essere riusciti a parlare con una sola voce alla Russia. Godfrey BLOOM (IND/DEM, UK), sottolineando l'importanza dell'energia, ha affermato che è difficile accettare che la politica energetica «sia decisa da stranieri» ed ha definito «ridicolo» che l'energia britannica «sia controllata da un accordo con un gangster come Putin». Inoltre, ha sostenuto che l'energia rinnovabile non è percorribile in quanto non si dispone ancora delle tecnologie necessarie. Interventi dei deputati italiani Mario BORGHEZIO (NI, IT) ha esordito affermando di aver sentito «molte parole sostenute da pathos» in difesa dei diritti umani, «provenienti anche dai banchi di quei partiti che per decenni hanno taciuto quando nell'Est vi erano le rivolte dei popoli a Berlino, a Budapest» e altrove. All'epoca, ha proseguito, «l'Europa taceva e questi partiti tacevano, mentre adesso sono tutti sostenitori dei diritti umani e mettono la Russia di Putin sul banco degli imputati». Dicendosi «perfettamente convinto» che i diritti umani «non si devono barattare con gli interessi economici», ha aggiunto che è altrettanto vero che l'attenzione e la ferma difesa dei valori su cui si basa l'Europa - calpestati in Russia - «non ci devono chiudere gli occhi di fronte a una necessità». E' evidente, ha spiegato, che «tanto la Russia ha bisogno di noi per la collaborazione energetica, quanto noi abbiamo bisogno di un accordo di partnership economica con la Russia». Il deputato, peraltro, ha auspicato «di sentire lo stesso pathos quando si parla dei diritti umani calpestati in Turchia, un paese che qualcuno entusiasticamente vorrebbe accogliere, magari subito, nell'Unione europea». Rilevando poi che Putin stesso ha dichiarato di non respingere i principi della Carta, chiedendo che venga stilato un altro documento che li riprenda e in parte li modifichi, il deputato ha sottolineato che ciò rappresenta «un'apertura molto chiara». Ragioni geoeconomiche e geostrategiche, ha aggiunto, pongono la questione dell'accordo con la Russia in piena evidenza. Tale accordo «riguarda il futuro economico del nostro paese» e si rende quindi necessario un senso di realismo, «senza abbandonare naturalmente la difesa dei diritti umani che rappresentano comunque uno strumento di pressione anche in questo senso». E ciò anche perché la politica di Putin «volge in maniera preoccupante per l'Europa a un nazionalismo economico, a chiudersi alla collaborazione e a tagliare i contratti con le imprese occidentali». Per Nicola ZINGARETTI (PSE, IT), quando si parla con la Cina di questioni di commercio, con gli Stati Uniti di agricoltura o con la Russia di energia, oppure quando si interviene in teatri di crisi come il Libano o in generale del Medio Oriente, il tema è ormai da tempo sempre lo stesso: «nessun paese europeo, da solo, ha la possibilità di farcela, di resistere o di portare a compimento obiettivi e ambizioni». Pertanto, ha aggiunto, anche per quanto riguarda l'energia e i rapporti con la Russia, «e con una leadership sempre più inquietante», il tema è sempre lo stesso: «l'Europa deve essere unita e parlare con una sola voce». Se il vertice di Lahti «ha prodotto un risultato virtuale», ha proseguito, ora rimane molto da fare. A tal fine, «occorrono una Commissione autorevole e coraggiosa, che sappia piegare egoismi nazionali e parlare a nome di tutti, un Parlamento che sappia essere l'interprete più autorevole degli interessi comunitari, nonché un Consiglio e governi che comprendano quanto l'interdipendenza tra i paesi sia la chiave per contare di più». Per il deputato, vi sono segnali ed esempi a tale riguardo e, tra tutti, ha citato la scelta del governo italiano di dichiarare che il suo seggio all'ONU era al servizio dell'Europa. Si tratta, ha concluso, «di un atto concreto che costituisce un esempio di contributo da parte di un membro del Consiglio». Link utili Sito
della Presidenza finlandese Riferimenti Relazione del Consiglio europeo e dichiarazione
della Commissione - Risultati del Vertice informale dei capi di
Stato e di governo (Lahti, 20 ottobre 2006) |
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Ungheria 1956: primo passo verso l'Europa unita La rivoluzione ungherese rappresenta una pietra angolare del retaggio storico europeo e ha contribuito alla fondazione della Comunità. E' quanto afferma il Parlamento che, riconoscendo il legame storico tra gli eventi del '56 e gli altri movimenti di resistenza nei paesi del blocco sovietico, sottolinea che la comunità democratica deve «respingere inequivocabilmente l’ideologia comunista repressiva e antidemocratica». Un omaggio è reso ai rivoltosi, alle vittime della repressione e a Imre Nagy. Il Parlamento ha adottato a larghissima maggioranza una risoluzione - sostenuta da PPE/DE, PSE, ALDE/ADLE, Verdi/ALE e UEN - che riconosce la rivoluzione ungherese del 1956 come una delle manifestazioni emblematiche della ricerca di libertà e democrazia nel XX secolo, «che ha sfidato il comunismo nel blocco sovietico». Per i deputati la rivoluzione ungherese «ha rappresentato un tentativo storico di riunificazione di un’Europa divisa» e, come tale, «rimane una pietra angolare del nostro retaggio storico comune europeo». La rivoluzione ungherese, infatti, ha contribuito al rafforzamento della coesione nel mondo democratico e alla successiva fondazione delle Comunità europee nel 1957 ed ha anticipato i mutamenti politici democratici che hanno avuto luogo nel 1989-990 nell’Europa centrale e orientale, «consentendo la riunificazione pacifica dell’Europa mediante il processo di integrazione europeo». E' poi riconosciuto il legame storico e politico tra la rivoluzione ungherese dell’ottobre 1956 e varie altre forme di resistenza e movimenti, quali le manifestazioni di massa nella Germania dell'Est nel giugno 1953, le manifestazioni di Poznan in Polonia nel giugno 1956, la primavera di Praga nel 1968, la nascita del movimento Solidarnosc in Polonia nel 1980 e i movimenti per la democrazia nella ex URSS, in particolare quelli dei popoli baltici. Con 458 voti favorevoli, 36 contrari e 12 astensioni, il Parlamento sottolinea inoltre che la comunità democratica deve «respingere inequivocabilmente l’ideologia comunista repressiva e antidemocratica», difendere i principi di libertà, democrazia, diritti umani e Stato di diritto e prendere una chiara posizione ogniqualvolta essi siano violati. Pertanto, invita i paesi democratici «a condannare chiaramente i crimini commessi da tutti i regimi totalitari». In proposito, il Parlamento ha respinto un emendamento presentato da Roberto MUSACCHIO (GUE/NGL, IT) in nome del suo gruppo, con il quale si chiedeva la condanna di «tutte le restrizioni apportate alle libertà fondamentali e alla democrazia nonché le autentiche tragedie che sono state commesse in nome del comunismo». Lo stesso emendamento affermava che, nel contempo, «il comunismo sia stato e resti un movimento reale in cui si ritrovano aspirazioni alla giustizia, all'equità e alla libertà». I deputati sottolineano che i paesi dell’Europa centrale e orientale sono stati privati per più di quattro decenni della loro sovranità e della loro libertà in seguito alla divisione dell’Europa decisa a Yalta dopo la seconda guerra mondiale e che i regimi comunisti instaurati in questi paesi «non erano basati sul consenso o sulla volontà del popolo ed erano mantenuti dall'occupazione militare sovietica e mediante la collaborazione dei partiti comunisti». Ricordano quindi il coraggio e la determinazione degli ungheresi che il 23 ottobre 1956 «sono scesi in strada per protestare contro il regime dittatoriale del partito comunista» ed esprimono la loro stima per la perseveranza degli ungheresi che hanno continuato la loro lotta per la libertà, l'indipendenza nazionale e i diritti civili «nonostante la mancanza di qualsiasi aiuto militare dall’Occidente e l’intervento e la schiacciante preponderanza militare dell’Unione sovietica». Con 475 voti favorevoli, 8 contrari e 5
astensioni, il Parlamento ha approvato un paragrafo che rende anche
omaggio «al coraggio umano e politico» di Imre Nagy, il primo
ministro comunista-riformatore dell’Ungheria, «che comprese
correttamente l’espressione elementare della volontà del popolo e
accettò di essere il leader politico della rivoluzione popolare per
la libertà e la democrazia, divenendo alla fine un martire per la
libertà sacrificando la sua vita». Rende poi omaggio ai 2.170 caduti nella lotta per la rivoluzione e alle vittime «della crudele ritorsione», tra cui 228 condannati a morte tra il 1956 e il 1961, 20.000 persone tenute in custodia e incarcerate tra il 1956 e il 1958, e migliaia di persone soggette a discriminazione per decenni dopo la rivoluzione «a causa del ritorno della leadership comunista». Il Parlamento esprime anche la propria gratitudine per la solidarietà dimostrata dalla popolazione in numerosi paesi occidentali, che hanno accolto 194.000 rifugiati ungheresi tra il 1956 e il 1957. Riferimenti Risoluzione concernente il cinquantesimo
anniversario della rivoluzione ungherese del 1956 e il suo
significato storico per l’Europa |
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Sì all'iniziativa di pace nel Paese Basco e solidarietà alle vittime del terrorismo In una risoluzione sul "processo di pace in Spagna", il Parlamento condanna le violenze, appoggia la lotta al terrorismo e esprime solidarietà alle vittime del terrorismo. Allo stesso tempo, appoggia l'iniziativa di pace nel Paese Basco intrapresa dalle istituzioni democratiche spagnole. Adottando una risoluzione promossa da PSE, ALDE/ADLE, Verdi/ALE e GUE/NGL con 321 voti favorevoli, 311 contrari e 24 astensioni, il Parlamento fa propria la dichiarazione del Consiglio europeo del marzo 2006 con la quale si compiace della comunicazione del Presidente del Governo spagnolo riguardo all'annuncio di un cessate il fuoco permanente da parte del gruppo terroristico ETA. Appoggia, inoltre, la comunicazione del Presidente del Parlamento europeo del 22 marzo 2006 ove annuncia che «si tratta di una buona notizia per la società spagnola e per tutta l’Europa, a dimostrazione del fatto che si può combattere il terrorismo grazie alla forza della democrazia, che è il momento di dare prova di serenità e prudenza e che è tempo di ricordare le numerose vittime del terrorismo, di lasciare spazio alla speranza e di unire tutte le forze politiche democratiche». Nel chiedere al Consiglio e alla Commissione di agire di conseguenza, il Parlamento condanna la violenza «in quanto moralmente inaccettabile e assolutamente incompatibile con la democrazia» ed esprime solidarietà alle vittime del terrorismo. Appoggia inoltre la lotta contro il terrorismo, così come «l'iniziativa di pace nel Paese Basco intrapresa dalle istituzioni democratiche spagnole nell'ambito delle loro competenze esclusive». Prima di procedere la voto di questa risoluzione, Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT) si era lamentata che il testo della stessa fosse stato modificato oltre i termini consentiti dal regolamento, senza l'accordo degli altri gruppi politici e senza che fosse disponibile in tutte le lingue, sostenendo che sarebbe stato invece opportuno procedere a un emendamento orale. Sentiti i servizi, il Presidente BORRELL ha negato che il testo non fosse disponibile in tutte le lingue. Anche Alejo VIDAL-QUADRAS ROCA (PPE/DE, ES) aveva sostenuto la deputata italiana, affermando che la modifica apportata al testo della risoluzione fosse «sostanziale» e aveva chiesto al Presidente di agire di conseguenza, in conformità al regolamento del Parlamento. Successivamente vi era stato un lungo batti e ribatti tra i deputati di tutti gli schieramenti e la Presidenza riguardo alla confusione nel procedimento di voto sulla risoluzione alternativa del PPE/DE e dell'UEN che ha portato diversi membri a votare in senso contrario alla loro volontà. Martin SCHULZ (PSE, DE) aveva invece sostenuto l'azione del Presidente BORRELL e la sua interpretazione del regolamento. Su insistenza di diversi deputati e consultati i servizi del Parlamento, il Presidente ha infine accettato di procedere alla ripetizione dei voti sulla risoluzione del PPE/DE e dell'UEN che, per finire, è stata respinta con 302 voti favorevoli, 322 contrari e 31 astensioni. Tale risoluzione rifiutava categoricamente «ogni intenzione di alterare l'integrità territoriale di uno Stato membro» e non riteneva giustificato «un cambiamento nella politica antiterrorista» spagnola. Riferimenti Risoluzione sul processo di pace in Spagna |
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Per ridurre il tasso di mortalità delle donne a causa del cancro al seno, il Parlamento insiste sulla necessità di promuovere lo screening mammografico. I deputati chiedono lo sviluppo della ricerca in materia di prevenzione, di terapie con scarsi effetti collaterali e di esami del sangue (biomarker). Occorre anche definire una Carta dei diritti dei malati di cancro per incitare le imprese a consentire ai pazienti di esercitare l'attività durante la cura e a reintegrarli nel mercato del lavoro. Il cancro al seno costituisce la patologia tumorale più frequente nelle donne. Ogni anno 275.000 donne nell'Unione europea sono colpite da questa malattia che causa la morte di 88.000 di esse. E' anche la prima causa di morte nelle donne fra 35 e 59 anni, mentre sta aumentando costantemente il numero di giovani donne che si ammalano. Infatti, il 35% delle donne malate di cancro al seno hanno meno di 55 anni e il 12% dei casi colpisce addirittura donne che hanno meno di 45 anni. Ma il cancro al seno, costituisce nel complesso la seconda patologia tumorale, colpisce anche gli uomini e, nella sola UE, ne muoiono circa 1.000. Partendo da queste premesse, il Parlamento europeo - con 641 voti favorevoli, 11 contrari e 4 astensioni - ha adottato una risoluzione sottoscritta da tutti i gruppi politici, che esorta la Commissione europea a presentare al più presto la relazione di avanzamento per il 2006 in merito alle misure adottate dagli Stati membri per ridurre il tasso di mortalità in caso di cancro al seno, nonché una relazione sull'attuazione dei programmi di screening dei tumori. Nota, infatti, che lo screening mammografico può ridurre fino al 35% la mortalità per cancro al seno nelle donne tra i 50 e i 60 anni, mentre i primi studi segnalano che tale esame può ridurre il tasso di mortalità anche tra le donne di età compresa tra i 40 e i 49 anni. I deputati, pertanto, ribadiscono la loro richiesta agli Stati membri di introdurre a livello capillare lo screening mammografico, offrendo tale esame con frequenza biennale a tutte le donne di età compresa fra i 50 e i 69 anni, «per conseguire in tal modo una sensibile riduzione della mortalità dovuta al cancro al seno». In proposito, il Parlamento si attende dagli Stati membri una migliore politica di informazione sull'importanza dello screening mammografico per «rafforzare l'accettazione e il tasso di partecipazione delle donne» e invita la Commissione a sostenere studi che esaminino le condizioni alle quali potrebbe essere utile eseguire tale esame anche sulle donne che hanno superato i 69 anni. Il Parlamento sollecita poi un maggior sostegno alla ricerca in materia di prevenzione del cancro al seno, compresi le conseguenze delle sostanze chimiche dannose e l'inquinamento ambientale, l'alimentazione, lo stile di vita e i fattori genetici nonché le loro interazioni, e chiede di studiare ulteriormente il rapporto tra cancro al seno e potenziali fattori di rischio come il tabacco, l'alcol e gli ormoni. Nell'ambito del settimo programma quadro di ricerca, inoltre, la Commissione dovrebbe garantire il sostegno finanziario all'ulteriore sviluppo di esami del sangue (esami di biomarker), promuovere lo sviluppo di terapie che abbiano scarsi effetti collaterali nonché una ricerca esaustiva delle cause e contribuire a garantire una ricerca scientifica indipendente. Dovrebbe anche studiare ulteriormente gli aspetti tecnico-fisici e le alternative alle forme convenzionali di mammografia, come ad esempio la mammografia digitale. Gli Stati membri, d'altra parte, sono invitati a garantire entro il 2016 «un'assistenza capillare con unità mammarie interdisciplinari», visto che «la cura in unità interdisciplinari migliora le possibilità di sopravvivenza e incrementa la qualità della vita». I deputati, inoltre, chiedono vivamente di garantire il finanziamento futuro della rete europea del cancro, affinché siano conclusi i lavori sugli orientamenti UE in merito alla figura professionale delle infermiere specializzate nel cancro al seno e per un protocollo di certificazione delle unità mammarie. Invitano poi gli Stati membri a sfruttare l'opportunità di perfezionare la formazione professionale del personale medico a norma degli orientamenti UE attraverso il Fondo sociale europeo. La Commissione è poi invitata a presentare «dati attuali e affidabili» sulla situazione delle donne malate di cancro al seno e, in questo contesto, a richiamare l'attenzione sulla necessità di registri nazionali del cancro in tutti gli Stati membri. Il Parlamento, inoltre, chiede l'elaborazione di una Carta per la tutela dei diritti dei malati di cancro al seno nonché dei malati cronici sul posto di lavoro, al fine di «sollecitare le imprese a consentire ai pazienti di esercitare l'attività durante la cura e di reintegrarli nel mercato del lavoro dopo di essa». Infine, gli Stati membri sono esortati a istituire centri di informazione e consulenza sull'ereditarietà del cancro al seno e a dedicare particolare attenzione ai problemi delle giovani donne che soffrono di cancro al seno, mettendo a disposizione informazioni specifiche. Link utili
Risoluzione del Parlamento europeo sul tumore al seno
nell'Unione europea (2003) Riferimenti Risoluzione sul cancro al seno nell'Unione
europea ampliata |
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Il Parlamento sollecita migliori servizi sociali e corsi di lingua per agevolare l'integrazione delle migranti nella società e nel mercato del lavoro. Esorta poi gli Stati membri a rifiutare tutte le forme di relativismo culturale e religioso che possano violare i loro diritti fondamentali. Chiede quindi di punire i responsabili di mutilazioni genitali e dei matrimoni forzati e di mantenere l'illegalità della poligamia, nonché di concedere permessi di soggiorno speciali alle vittime di violenze. L'immigrazione femminile aumenta di continuo nell'Unione europea, coprendo un fascio di categorie sempre più ampio: immigrazione economica, immigrazione a seguito di catastrofi, ricongiungimento familiare, immigrazione per motivi politici, immigrazione come conseguenza di conflitti armati, immigrazione irregolare e asilo. La relazione di Rodi KRATSA-TSAGAROPOULOU (PPE/DE, EL) - adottata con 449 voti favorevoli, 133 contrari e 53 astensioni - sottolinea anzitutto che la politica dell'UE deve prevedere efficaci misure di accoglienza e di integrazione degli immigrati, soprattutto delle donne, che rappresentano ormai la maggioranza. Riconoscendo le difficoltà che incontrano gli immigranti appena arrivati, i deputati sottolineano che le donne «costituiscono la categoria più vulnerabile poiché sono oggetto di una doppia discriminazione basata e sull'origine etnica e sul sesso». Invitano quindi, gli Stati membri a rafforzare le strutture e i servizi sociali che consentiranno il normale stabilimento dei migranti, nonché l'informazione relativa ai diritti e ai doveri che discendono dai principi e dalle leggi vigenti in ciascuno Stato membro. I deputati, d'altra parte, precisano che «l'integrazione è un processo biunivoco che presuppone tanto la disponibilità delle donne migranti ad assumersi la responsabilità dell'integrazione nella società d'accoglienza, quanto la disponibilità dei cittadini dell'UE ad accettare e integrare le migranti». In tale contesto, ritengono che occorra elaborare ed applicare misure integrate per influire sui comportamenti sia delle migranti sia delle società di accoglienza, a tutti i livelli, e per mobilitare risorse su ambo i lati. E' quindi necessario che un tale processo implichi un impegno reciproco «che consiste in diritti e doveri per la società di accoglienza e le migranti». Il Parlamento invita gli Stati membri a garantire alle donne migranti, indipendentemente dalla regolarità della loro situazione, il rispetto dei loro diritti fondamentali e, in particolare, la protezione contro la riduzione in schiavitù e la violenza, l'accesso alle cure mediche di emergenza, il patrocinio legale, l'istruzione per i bambini, la parità di trattamento per quanto riguarda le condizioni di lavoro e il diritto di iscriversi al sindacato. A tale proposito, gli Stati membri sono invitati a fornire un adeguato sostegno medico, giuridico e sociale alle vittime della violenza, applicando i programmi di reinserimento sociale delle vittime e offrendo alle vittime della prostituzione la possibilità di accedere a case di cura. I deputati, inoltre, chiedono ai governi di prendere tutte le misure necessarie per salvaguardare i diritti delle donne e delle giovani migranti e per combattere la discriminazione cui sono esposte nelle loro comunità d'origine, «rifiutando tutte le forme di relativismo culturale e religioso che possano violare i diritti fondamentali delle donne». Più in particolare, gli Stati membri sono esortati ad attivarsi affinché tutte le violenze contro donne e bambini, in particolare il matrimonio forzato, la poligamia, i delitti cosiddetti d'onore e le mutilazioni genitali, «siano puniti con sanzioni efficaci e dissuasive» e a sensibilizzare le autorità di polizia e giudiziarie su tali questioni. Occorre inoltre che siano promosse campagne di informazione rivolte alle donne migranti «al fine di prevenire ed evitare matrimoni forzati o concordati, mutilazioni genitali e altre forme di costrizione psicologica o fisica». Tali campagne, è precisato, dovranno utilizzare un linguaggio semplice, divulgativo e multilinguistico. I governi dovrebbero quindi adottare e dare attuazione a disposizioni giuridiche specifiche in materia di mutilazione genitale femminile o adottare tali disposizioni e «perseguire chiunque pratichi la mutilazione genitale». Sono poi invitati a introdurre l'obbligo, per gli operatori sanitari, di registrare tutti i casi di mutilazione genitale femminile, compresi i casi accertati e quelli in cui vi è il sospetto che si possa procedere a questo tipo di pratica. Il rischio di mutilazione genitale, inoltre, dovrebbe essere inserito tra i motivi di richiesta di asilo. Nel condannare i matrimoni forzati, il Parlamento invita poi gli Stati membri a introdurre delle misure volte a perseguire i cittadini che cercano di contrarre un matrimonio di questo tipo o che contribuiscono a organizzarlo, anche se realizzato al di fuori dal territorio dell'UE. Inoltre, notando con preoccupazione che i matrimoni poligami sono stati riconosciuti come legali negli Stati membri, nonostante la poligamia sia proibita, i deputati invitano i governi a garantire il mantenimento dell'illegalità della poligamia. A tale proposito, il Parlamento invita la Commissione a considerare la possibilità di includere il bando dei matrimoni poligami nell'attuale proposta di introdurre norme concernenti la legge applicabile in materia matrimoniale. Osservando inoltre che «il forte sviluppo dell'industria del divertimento e del sesso fornisce ulteriori canali di immigrazione per le donne migranti», il Parlamento chiede il rafforzamento del quadro giuridico che garantisce a queste ultime il diritto al passaporto e a un permesso di soggiorno propri, e che permette di perseguire penalmente la sottrazione di tali documenti. Chiede anche di semplificare le procedure per il rilascio del permesso di soggiorno temporaneo o permanente alle vittime della prostituzione «per impedire, sopprimere e sanzionare il traffico di persone, in particolare di donne e bambini». Ma anche di dare attuazione a misure che prevedono permessi di soggiorno speciali in casi eccezionali, per offrire ai clandestini stranieri riconosciuti come vittime «la possibilità di sottrarsi alla violenza». Gli Stati membri sono poi invitati ad assicurare alle donne immigrate un'istruzione adeguata e solida attraverso corsi di lingua e di informazione riguardo ai diritti umani, civili e sociali fondamentali e ai principi democratici del paese di accoglienza. Al riguardo, i deputati sottolineano l'importanza di un accesso incondizionale, «e perfino prioritario», all'educazione e alla formazione linguistica e, pertanto, sollecitano l'istituzione di una formazione linguistica obbligatoria tesa a facilitare l'integrazione delle donne immigrate nella società e nel mondo del lavoro. Ritenendo inoltre fondamentale riconoscere le qualifiche professionali e le capacità delle donne, il Parlamento sostiene che occorre creare le condizioni favorevoli affinché le donne immigrate possano accedere al mercato del lavoro ed equilibrare la propria vita professionale e privata, soprattutto creando strutture per la cura dei figli. Un appello è anche indirizzato a tutti gli istituti scolastici ed alle autorità, invitandoli ad assicurare che le ragazze migranti partecipino all'istruzione scolastica e a far rispettare l'obbligo scolastico conformemente alle norme nazionali. Il Parlamento, inoltre, chiede agli Stati membri di assicurare l'accesso all'istruzione ai figli delle donne migranti in situazione irregolare e - accogliendo con un solo voto di scarto un emendamento proposto dal PPE/DE - sopprime la richiesta di concedere a tali donne il diritto agli assegni familiari e a un alloggio. In proposito, peraltro, sottolineano che il fatto che i genitori delle giovani migranti proibiscono loro di partecipare alle attività sportive, ai corsi di nuoto e ad altri corsi scolastici «non può essere tollerato e giustificato con motivazioni culturali o religiose». Infine, il Parlamento sollecita le autorità nazionali, regionali e locali a svolgere un ruolo sempre più importante nel processo di integrazione delle donne migranti attraverso «politiche proattive» e a «condurre un dialogo aperto più intenso per comunicare e cooperare con comunità e reti di donne immigrate». Questi sforzi, è precisato, dovrebbero essere sostenuti anche finanziariamente sia dagli Stati membri sia dall'UE. Background Il tasso di occupazione delle donne migranti regolari ammonta ad appena il 44%, mentre quello di disoccupazione raggiunge il 19%. Sussiste una grande differenza di occupazione (16,9%) tra le donne migranti dei paesi terzi e quelle migranti dei paesi dell'Unione europea, mentre lo stesso rapporto per gli uomini migranti è dell'11%. Quanto alla differenza di occupazione tra le donne migranti dei paesi terzi con elevate qualifiche e quelle dei paesi dell'Unione europea, essa sale considerevolmente (23,2%). Nel 2000 le retribuzioni delle giovani migranti di paesi terzi sono state del 10% inferiori a quelle delle giovani migranti dei paesi dell'Unione europea. Per quanto riguarda gli uomini, la differenza è stata solo del 4%. Uno dei principali problemi delle donne migranti permane quello dell'istruzione, tenendo conto del fatto che il 50% delle donne migranti non va oltre l'istruzione obbligatoria, mentre solo il 17% arriva all'istruzione superiore. Nel nuovo quadro finanziario 2007-2013 oltre ai finanziamenti a favore degli attuali programmi e Fondi per l'integrazione dei migranti, sono previste nuove iniziative quali il Programma quadro di solidarietà e gestione dei flussi migratori (tale programma comprende il Fondo di integrazione dei cittadini provenienti da paesi terzi, il Fondo per le frontiere esterne e il Fondo per i profughi), nel cui ambito occorre inserire la dimensione di genere e l'integrazione ottimale delle donne migranti. Link utili
Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento
europeo, sulla gestione dei flussi migratori per il periodo
2007-2013: Riferimenti Rodi KRATSA-TSAGAROPOULOU (PPE/DE, EL) |
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Il Parlamento ha adottato a larga maggioranza tre relazioni legislative che pongono le basi per un sistema d'informazione di Schengen di seconda generazione (SIS II) che permetterà di intergare i nuovi Stati membri nell'area di Schengen. Gli emendamenti adottati dall'Aula, frutto di un accordo con il Consiglio, sono tesi principalmente a migliorare la sicurezza e la protezione dei dati personali. Se i Ministri UE confermano quest'approccio, i provvedimenti saranno presto d'applicazione. Le tre relazioni di Carlos COELHO (PPE/DE, PT) - due in codecisione e una in consultazione - fanno parte di un unico pacchetto relativo all'istituzione, al funzionamento e all'uso del SIS II e all'accesso al SIS I dei servizi degli Stati membri responsabili delle immatricolazioni dei veicoli. Gli emendamenti adottati dall'Aula sono stati previamente concordati nel corso di triloghi informali con il Consiglio e la Commissione. Tuttavia, i deputati non hanno rifiutato di introdurre una modifica dell'ultima ora proposta dal Consiglio che era tesa a consentire ai servizi di intelligence degli Stati membri di avere accesso alle informazioni contenute nel SIS II. Durante il dibattito, lo stesso relatore aveva tacciato di «insensata» tale proposta, poiché non ritiene possibile sollecitare una maggiore tutela dei dati personali per poi concedere l'accesso a questi stessi dati a strutture che non sono sottoposte al controllo delle autorità responsabili della protezione dei dati. Spetta ora al Consiglio decidere se approvare il testo così come votato dal Parlamento o decidere di riaprire i negoziati. In proposito, il Ministro finlandese Paula LEHTOMÄKI ha affermato che nelle prossime settimane il Consiglio esaminerà l'esito del voto del Parlamento ed ha sottolineato che una soluzione è ora molto vicina. Scopo del SIS II è di assicurare un elevato livello di sicurezza in uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, incluso il mantenimento della sicurezza pubblica e dell'ordine pubblico e la salvaguardia della sicurezza nel territorio degli Stati membri e applicare le disposizioni del trattato in materia di circolazione delle persone nell'UE, avvalendosi delle informazioni trasmesse tramite tale sistema. Affinché i nuovi Stati membri possano applicare integralmente l’acquis di Schengen è fondamentale disporre del SIS II come misura compensativa che contribuisca a mantenere un elevato livello di sicurezza in uno spazio senza controlli alle frontiere interne. Il sistema intende permettere la collaborazione tra le autorità competenti degli Stati membri grazie allo scambio di informazioni relative all'attuazione di diverse politiche, in particolare nell'ambito della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale e nell’attuazione delle politiche afferenti alla circolazione delle persone (frontiere esterne e visti). Gestione operativa Un emendamento di compromesso attribuisce a un organo di gestione, finanziato del bilancio dell'UE, la responsabilità della gestione operativa del SIS II centrale. Tale organo è anche responsabile di compiti connessi con l'infrastruttura di comunicazione come il controllo, la sicurezza e il coordinamento delle relazioni tra gli Stati membri e il gestore. La proposta originaria attribuiva questi compiti alla Commissione, la quale, invece, sarà unicamente responsabile di compiti di esecuzioni di bilancio, acquisizione e rinnovo nonché degli aspetti contrattuali. Tuttavia, l'Esecutivo si assumerà tutte queste responsabilità durante un periodo transitorio, che non potrà superare cinque anni, necessario all'entrata in funzione dell'organo di gestione. Il trattamento dei dati da parte dell'organo di gestione sarà monitorato dal Garante europeo per la protezione dei dati. Quest'ultimo dovrà provvedere affinché, almeno ogni quattro anni, venga svolto un controllo delle attività di trattamento dei dati personali effettuate dall'organo di gestione, conformemente alle norme di revisione internazionali. L'organo di gestione dovrà adottare le misure necessarie per proteggere i dati, compresa l'adozione di un piano di sicurezza che non era inizialmente previsto dalla Commissione. Si tratta, tra l'altro, di impedire alle persone non autorizzate l'accesso alle installazioni informatiche utilizzate per il trattamento di dati personali, impedire che supporti di dati possano essere letti, copiati, modificati o asportati da persone non autorizzate, impedire che i dati siano inseriti senza autorizzazione e che i dati personali memorizzati siano visionati, modificati o cancellati senza autorizzazione. Sistemi nazionali Ogni Stato membro dovrà istituire e mantenere un proprio sistema di dati nazionale che dovrà comunicare con il SIS II centrale. Come l'organo di gestione centrale, anche il sistema nazionale dovrà prevedere le misure necessarie per proteggere i dati trattati, compreso un piano di sicurezza. Dovrà anche essere designata un'autorità nazionale responsabile di garantire la tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati. Questa autorità di controllo e il Garante europeo della protezione dei dati, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze, dovranno cooperare attivamente nell'esercizio delle rispettive responsabilità e assicurare il controllo coordinato del SIS II. E' anche precisato che lo Stato membro che effettua una segnalazione dovrà essere responsabile dell'esattezza, dell'attualità e della liceità dell'inserimento dei dati nel SIS II. Dati biometrici e interconnessione delle segnalazioni Il SIS II, per contribuire alla corretta identificazione degli interessati, dovrebbe permettere il trattamento dei dati biometrici. Analogamente, dovrebbe permettere il trattamento dei dati relativi a persone la cui identità è stata usurpata per evitare i disagi causati da errori di identificazione, fatte salve adeguate garanzie, fra cui il consenso dell'interessato e la rigorosa limitazione delle finalità per cui tali dati possono essere lecitamente elaborati. Fotografie e impronte digitali potranno essere inserite nel sistema unicamente previo controllo speciale delle qualità per accertare che soddisfino uno standard minimo di qualità dei dati. Potranno essere utilizzate, inoltre, solo per confermare l'identità di un cittadino di un paese terzo reperito grazie al sistema SIS II con dati alfanumerici. Non appena sarà possibile tecnicamente, d'altra parte, le impronte e le fotografie potranno essere utilizzate per identificare un cittadino di un paese terzo in base al suo identificatore biometrico. Tuttavia, prima di attuare questa funzione, la Commissione dovrà consultare il Parlamento europeo. Inoltre, in futuro, sarà possibile collegare, per esempio, la segnalazione di un'auto rubata con una persona sui cui pende un ordine d'arresto. Pertanto, ritrovata l'auto rubata, si potrà presumere che la persona ricercata si trova - o si è trovata - in prossimità del veicolo. Tali interconnessioni, è però precisato, potranno essere eseguite unicamente «se sussiste una reale esigenza operativa». Autorità con diritto di accesso ai dati L'accesso ai dati inseriti nel SIS II e il diritto di consultarli direttamente o su una copia sono riservati esclusivamente alle autorità responsabili dei controlli di frontiera e degli altri controlli di polizia e doganali effettuati all'interno del paese. Tuttavia, queste facoltà possono essere riservate anche alle autorità giudiziarie nazionali, tra cui quelle responsabili dell'avvio dell'azione penale e delle indagini giudiziarie prima dell'imputazione, nell'assolvimento dei loro compiti, conformemente alla legislazione nazionale, nonché alle relative autorità di coordinamento. E' proprio su tale questione che è sorta la divergenza con il Consiglio che, a negoziati già conclusi, ha introdotto una modifica tesa ad ampliare il numero di autorità che hanno accesso al SIS II. I dati possono essere duplicati soltanto per fini tecnici e le segnalazioni effettuate da altri Stati membri non possono essere copiate dal SIS nazionale in altri archivi nazionali. Le copie tecniche che portano alla creazione di dati offline però dovranno essere distrutte dopo 48 ore, salvo in situazioni di emergenza. Link utili
Proposta di Decisione sull’istituzione, l’esercizio e l’uso del
sistema d’informazione Schengen di seconda generazione (SIS II) Riferimenti Carlos COELHO (PPE/DE,
PT) |
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Il Parlamento ha adottato il Bilancio generale dell'Unione europea per il 2007, il primo nell'ambito delle nuove Prospettive finanziarie, chiedendo un aumento sostanzioso rispetto a quanto proposto dal Consiglio nel mese di luglio. Tale incremento è destinato anzitutto a finanziare i programmi considerati prioritari per la competitività e l'innovazione per far fronte alla globalizzazione. L'idea del Consiglio di ridurre il numero di posti in Commissione è respinta dall'Aula. I deputati propongono un livello di crediti d'impegno di 127,3 miliardi di euro e di pagamento di 122 miliardi di euro, che corrisponde all'1,04% del reddito nazionale lordo (RNL) dell'UE, rispettando così il margine previsto dalle Prospettive finanziarie. Lo scorso mese di luglio, il Consiglio aveva proposto un bilancio di 114,61 miliardi di euro in crediti di pagamento, pari allo 0,98% dell'RNL dell'UE a 27. Per i deputati, infatti, il volume complessivo proposto dai Ministri «si colloca al di sotto del livello necessario all'UE per rispondere efficacemente alle sfide della globalizzazione». Parlamento e Consiglio avvieranno adesso dei negoziati - vi sarà una riunione di concertazione a fine novembre - per tentare di giungere ad un accordo, prima della seconda lettura. Il Bilancio dovrà essere approvato e firmato in occasione della sessione del prossimo 14 dicembre, a Strasburgo. Ottimizzare la spesa, concentrarsi sulle priorità Da un punto di vista strategico, il relatore generale, James ELLES (PPE/DE, UK), ha potuto contare sul sostegno dei colleghi riguardo alla sua proposta "value for money". Per una serie di linee di bilancio, è infatti proposto di collocare in riserva il 30% degli stanziamenti finché la Commissione non avrà rassicurato il Parlamento «che tali fondi saranno spesi in modo da garantire una spesa ottimale al contribuente europeo». I deputati, infatti, insistono sull'importanza di concentrare gli sforzi sulle priorità del Parlamento e di preparare il terreno per una revisione del Quadro Finanziario Pluriennale. Concentrando gli impegni su programmi prioritari e assicurando che i fondi siano ben utilizzati, i deputati ritengono che «la spesa servirà meglio gli interessi dei cittadini». Tra i programmi per i quali è proposto un aumento degli stanziamenti figurano le reti transeuropee dei trasporti, la sicurezza nucleare e LIFE+ (ambiente). Inoltre, per stimolare «una sana economia moderna» e la creazione di posti lavoro, i deputati propongono di incrementare gli stanziamenti di pagamento per i programmi prioritari legati all'Agenda di Lisbona, come il Programma per la Competitività e l'innovazione e il Settimo Programma Quadro di Ricerca. Deplorando poi i «drastici tagli lineari» apportati alla PAC dal Consiglio, i deputati propongono il ripristino degli importi proposti nel Progetto preliminare di bilancio della Commissione. Sono anche aumentate di 14 milioni le disponibilità previste per l'agenzia FRONTEX, al fine di finanziare i pattugliamenti alle frontiere dell'UE. Crescita sostenibile Il Parlamento ha adottato una serie di emendamenti alle linee di bilancio relative ai "vecchi" Fondi strutturali. Più in particolare, propone di aumentare gli stanziamenti di pagamento per le misure legate alla coesione connesse alle proprie priorità politiche, anche perché il livello generale di finanziamento concordato nell'ambito del quadro finanziario pluriennale 2007-2013 è notevolmente inferiore a quanto precedentemente annunciato. Ad esempio, gli obiettivi di Convergenza e di Competitività regionale del Fondo Sociale Europeo potranno contare rispettivamente, su 1.442 e 661 milioni di euro invece di 1.092 e 461 milioni di euro. Un altro emendamento prevede di porre in riserva 817,4 milioni di euro in crediti d'impegno e 653,9 milioni di euro in crediti di pagamento destinati alla rete transeuropea di trasporto, «in attesa di un accordo soddisfacente con il Consiglio e/o la Commissione sul modo in cui mantenere il controllo politico sull'assegnazione dei fondi». Risorse naturali Il Parlamento chiede di ristabilire il livello dei fondi previsti dal Progetto Preliminare di Bilancio per la Politica agricola comune, che era stato ridotto drasticamente (-525 milioni di euro) dal Consiglio, con tagli lineari alle per le spese relative ai mercati, «sulla base di criteri contabilistici e senza tenere conto delle priorità del Parlamento». I deputati, inoltre, deplorano il fatto che, nonostante la forte necessità di ristrutturazione, ammodernamento e diversificazione dell'economia rurale in Europa, il livello delle risorse assegnate allo sviluppo rurale «è destinato a declinare in termini reali». Libertà, sicurezza, giustizia e cittadinanza Vista l'emergenza immigrazione, il Parlamento propone un aumento dei crediti per l'agenzia per le frontiere esterne FONTEX (+12,8 milioni di euro in crediti di impegno e crediti di pagamento) che potrà quindi contare su un totale di 34 milioni di euro. Per i deputati, infatti, l'agenzia competente in materia, necessita di ulteriori finanziamenti per condurre tali operazioni in maniera più efficace. Un incremento è anche proposto per il Fondo per le frontiere esterne (+7,6 milioni di euro in crediti di impegno e 10 milioni in crediti di pagamento) che sarà quindi dotato di un totale di 170 milioni in crediti di impegno e 87,5 milioni in crediti di pagamento. Dei crediti destinati a finanziare il sistema d'informazione di Schengen II e i Visti sono posti in riserva, in attesa di precisazioni circa la base giuridica relativa alla loro interoperabilità e alla creazione di una serie di banche dati, nonché quando il Parlamento disporrà delle necessarie circa le modalità di gestione del sistema VIS. Un importo di 1,5 milioni di euro è iscritto in bilancio al fine di sostenere la realizzazione di un «Globe theatre» mobile, che si sposti attraverso l'Europa con ogni successiva Presidenza. Il teatro vuole essere uno spazio stimolante di discussione pubblica sull'Europa, partecipazione politica e apprendimento, un luogo d'incontro culturale, anche attraverso la messa in scena di commedie teatrali e lo svolgimento di competizioni e premi culturali europei, parlamenti giovanili, conferenze ed esposizioni. Un pari importo è poi destinato a contribuire al finanziamento del festival «Europalia 2007, nel quadro dei festeggiamenti per il 50° Anniversario del trattato di Roma. L'UE attore mondiale La rubrica relativa al finanziamento delle azioni dell'UE al di fuori delle sue frontiere appare insufficientemente dotata ai deputati. Questi ultimi, tuttavia, non propongono di ricorrere allo strumento di flessibilità (che consente di mobilitare 200 milioni di euro in caso di eventi imprevisti), come era stato fatto nel corso degli esercizi precedenti, ma hanno proceduto ad una riallocazione dei crediti tra le diverse linee di bilancio. Per quanto riguarda la Politica estera e di sicurezza comune (PESC), il Parlamento riafferma la volontà di essere «strettamente associato» a tutte le fasi del processo decisionale in seno al Consiglio. Per i deputati, le «riunioni di consultazione comuni» regolari dovrebbero fornire l'occasione per un reale dialogo politico. In mancanza di ciò, infatti, esse si riducono semplicemente ad un obbligo di informare il Parlamento ex post. Hanno quindi deciso di ridurre del 50% le linee di bilancio relative alla PESC in attesa che il Consiglio si impegni in modo chiaro ad associare il Parlamento a tutte le fasi del processo decisionale. I crediti d'impegno per la PESC sono quindi portati a 72,6 milioni di euro e quelli di pagamento a 54,6 milioni di euro. Per quanto riguarda i Rappresentanti speciali dell'Unione europea presso delegazioni comunitarie dell'Unione, il Parlamento propone di trasferire loro 14 milioni di euro allocati nella rubrica 5 (Amministrazione), al fine di poter esercitare un maggiore controllo sulle loro nomine. D'altra parte, propongono di stanziare 100 milioni di euro di crediti d'impegno (90 di pagamento) per il finanziamento della ricostruzione dell'Afghanistan. Mentre il finanziamento per "i paesi situati ad Est della Giordania" (incluso L'iraq), rimangono invariati a 108,6 milioni in crediti d'impegno e 80 in pagamento. Spese amministrative I deputati si oppongono «fermamente» all'approccio adottato dal Consiglio nei progetti di dichiarazione allegati al progetto di bilancio sulle risorse amministrative, in cui si giudica opportuna la soppressione nel 2008 di 200 posti nelle istituzioni UE, soprattutto alla Commissione, e di altri 500 posti fra il 2008 e il 2010. Propongono quindi di ripristinare gli importi ridotti dal Consiglio alla spesa amministrativa della Commissione, compresi quelli per il personale necessari per il suo buon funzionamento e di iscrivere 50 milioni di euro nella riserva. Questa sarà tolta al verificarsi di quattro condizioni, tra cui figura l'impegno a effettuare un esame approfondito delle esigenze a medio termine in materia di personale in tutti i luoghi di lavoro. La sottovoce "retribuzioni e indennità" per il personale in attività ammonta, esclusa la riserva, a 1.526.030.000 euro. A prescindere dalle implicazioni finanziarie, la relazione di Louis GRECH (PSE, MT) sulle cosiddette "altre sezioni" (ossia le spese delle istituzioni tranne la Commissione), afferma che - «in circostanze normali» - debba essere proseguita la politica di acquisto di uffici e edifici, soprattutto perché, nel corso degli anni, essa «ha servito bene i propri interessi, garantendo risparmi e permettendo in tal modo di finanziare altri progetti». Più in generale, raccomanda l'attuazione di una politica di pianificazione pluriennale degli investimenti immobiliari al posto dell'attuale piano annuale. Per quanto riguarda le spese del Parlamento europeo, la relazione si rammarica che l'autorità di bilancio non abbia ricevuto alcun feedback dall'amministrazione riguardo alla sua richiesta di minimizzare i costi in settori in cui si registrano «spese inutili legate all'esistenza di tre luoghi di lavoro». A tale proposito, rammenta che i costi di questa dispersione geografica rappresentano circa il 16% delle spese totali del Parlamento. Le istituzioni sono poi invitate a procedere a una ristrutturazione dei servizi di traduzione e, in particolare, a rivedere il numero e la lunghezza dei testi da tradurre. Chiede inoltre alle istituzioni di presentare una relazione sull'efficacia dei costi dei loro servizi di traduzione. Sempre in materia di politica del personale, i deputati osservano che la maggior parte delle richieste di personale aggiuntivo è riconducibile all'allargamento, «che resta una priorità assoluta». Tuttavia, pur condividendo la politica del Consiglio di accettare tutti i nuovi posti legati all'allargamento, ritengono che occorrano maggiori informazioni sulle modalità di distribuzione pratica del personale aggiuntivo, «onde assicurare in particolare che i neoassunti siano effettivamente utilizzati per svolgere mansioni legate all'allargamento». I deputati, infine, ribadiscono la necessità di proseguire gli sforzi tesi a sviluppare una strategia informativa «efficace e di immediata comprensione», soprattutto allo scopo di migliorare il rapporto tra l'Istituzione e i cittadini europei. Ciò, a loro parere, potrà essere conseguito soltanto sulla base di una relazione su una strategia globale di informazione e comunicazione con i cittadini e dopo aver effettuato un'analisi del valore aggiunto di ciascuno strumento di informazione. E, in proposito, prendono atto della proposta di creare una WebTV parlamentare e sottolineano l'importanza di migliorare il servizio visitatori. Background - crediti d'impegno e di pagamento Il Bilancio prevede sia gli impegni sia i pagamenti. I primi rappresentano gli impegni giuridici a fornire i mezzi finanziari, se talune condizioni si realizzano. I secondi rappresentano i trasferimenti verso i beneficiari. I crediti d'impegno e di pagamento spesso differiscono - crediti dissociati - poiché l'impegno, nel caso di programmi e progetti pluriennali, interviene generalmente l'anno in cui sono decisi, mentre i pagamenti saranno effettuati man mano che il programma o il progetto è realizzato. Pertanto, se il bilancio dell'UE aumenta, per esempio a causa dell'allargamento, gli impegni aumenteranno prima dei pagamenti. Inoltre, non tutti i programmi o progetti si concludono e, quindi, i pagamenti saranno giocoforza inferiori agli impegni. I crediti non dissociati riguardano, ad esempio, le spese amministrative, le misure di sostegno dei mercati agricoli e i pagamenti diretti. Link utili
Motivazione del Consiglio al Progetto di Bilancio generale per
il 2007 Riferimenti James ELLES (PPE/DE, UK) |
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Il Parlamento chiede riforme strutturali agli Stati membri per sostenere la ripresa economica. Plaudendo poi alla BCE per aver garantito la stabilità dei prezzi, rileva che l'aumento dei tassi d'interesse implica dei rischi per la crescita. Occorre inoltre esaminare i prezzi del mercato immobiliare e l'eccessiva circolazione di banconote da 500 euro. I deputati rivendicano maggiore trasparenza dei processi decisionali della BCE e un ruolo del Parlamento nella nomina dei membri del suo board. Adottando con 157 voti favorevoli, 49 contrari e 84 astensioni la relazione di Pervenche BERÈS (PSE, FR), il Parlamento rileva anzitutto che la recente crescita economica è sostenuta da riforme nazionali e da programmi di investimento nei mercati del lavoro, finanziario e dei prodotti e sottolinea la necessità che gli Stati membri procedano alle riforme strutturali e agli investimenti necessari al fine di sostenere la ripresa. Ulteriori progressi ai fini delle riforme negli Stati membri della zona dell'euro, infatti, «continuano ad essere un fattore determinante per il rafforzamento delle basi di una crescita a lungo termine». La continua e coerente attuazione del programma di riforma, è però precisato, deve «comprendere sistemi di sicurezza sociale in grado di far fronte alla situazione futura, in considerazione dei mutamenti demografici». I deputati ritengono inoltre che la concorrenza nei mercati UE e l'elevata qualità dell'occupazione «costituiscono forze motrici per la crescita economica» e che il loro impatto su un aumento dell'efficienza e sull'innovazione «non dev'essere ostacolato». A loro parere è poi necessario trarre maggiori vantaggi dalla recente ripresa nel 2006 ai fini di un vero e proprio consolidamento di bilancio e sostengono che le divergenze in termini di crescita (fino al 4,5% nel 2005) e di tassi d'inflazione (fino al 2,7% nel 2005) all'interno della zona dell'euro «costituiscano a lungo termine un grave rischio per l'UEM». Ricordando che il consiglio direttivo della BCE, dopo aver mantenuto immutati i tassi d'interesse al 2% per un periodo di due anni e mezzo, ha proceduto a rialzarli di 25 punti base il 1º dicembre 2005, il 2 marzo, l'8 giugno, il 3 agosto e il 5 ottobre 2006, i deputati reputano che «tali tassi restano a livelli contenuti sia in termini nominali, sia in termini reali». Tuttavia, sono dell'avviso che un aumento dei tassi di interesse «dovrebbe essere attuato con cautela per non mettere a repentaglio la crescita» e sottolineano, quindi, che la BCE «deve essere consapevole dei rischi per la crescita che rappresenta il continuo aumento dei tassi d'interesse nel contesto della recente ripresa economica». I deputati esprimono poi apprezzamento per la politica della BCE «di concentrarsi sul suo obiettivo più importante, mantenendo la stabilità dei prezzi». Ritengono inoltre che la BCE abbia reagito correttamente agli sviluppi economici e finanziari nel 2005, aumentando il suo tasso di interesse dopo i picchi inflazionistici del 2,6% nel settembre 2005. La Banca Centrale è poi invitata a continuare ad assolvere alla propria funzione attraverso una politica tesa ad assicurare che le aspettative inflazionistiche a medio e lungo termine siano solidamente ancorate a livelli coerenti con la stabilità dei prezzi. Dovrebbe quindi continuare ad assicurare la credibilità dell'euro e a garantire la stabilità dei prezzi, «che è la premessa per un ambiente macroeconomico non inflazionistico, propizio alla crescita economica e alla creazione di posti di lavoro». Dovrebbe anche continuare a esercitare un controllo attento sui prezzi del petrolio e dell'immobiliare, nonché sulla persistenza di liquidità eccedentaria. I deputati, infatti, constatano la presenza di un crescente rischio di adeguamento dei prezzi immobiliari in risposta al «rapido e insostenibile rialzo dei prezzi» nel corso degli ultimi anni. Auspicano quindi un chiarimento della politica della BCE riguardo all'andamento dei prezzi degli attivi, compresi i prezzi immobiliari e ritengono che, a lungo termine, «una posizione più chiara contribuirebbe a evitare l'insorgere di bolle speculative». Per i deputati, occorre una maggiore chiarezza e coerenza nella politica monetaria della BCE e ritenendo necessario interpretare con chiarezza il mandato della BCE, la invitano a spiegare in che modo e con quali strumenti intende adempiere l'obbligo di sostenere le politiche economiche generali nella Comunità, garantendo nel contempo la stabilità dei prezzi. In proposito, osservano inoltre che «i due obiettivi non possono essere considerati intercambiabili». Esortano poi la BCE a intervenire in relazione ai valori «a tutt'oggi elevati» della massa monetaria M3 (8,8% nel maggio 2006, a fronte del 7,4% nel dicembre 2005) rispetto al valore di riferimento a lungo termine del 4,5%. La relazione, in particolare, richiama l'attenzione «sulla sensibile crescita del denaro contante in circolazione e dei depositi a vista» e «teme che siffatta espansione possa non essere sostenibile a lungo termine». E, a tale proposito, rileva che il valore delle banconote in euro in circolazione ha continuato ad aumentare velocemente, con un incremento del 12,8% nel 2005. Tale aumento continuo, è sottolineato, interessa principalmente le banconote di grosso taglio, soprattutto quelle da 500 euro, la cui circolazione è aumentata del 20,9%. Pertanto, i deputati chiedono alla BCE di esaminarne i motivi e di analizzare la natura delle transazioni effettuate con tali tagli, nonché la ripartizione della domanda per paese, «al fine di individuare i relativi rischi». Sempre riguardo al denaro contante, la relazione chiede di rendere meno fredda l'immagine delle banconote introducendo - con la seconda generazione - esseri viventi, paesaggi e opere umane o personalità europee «che godano di consenso». I deputati, d'altra parte, condividono i timori espressi dalla BCE per quanto riguarda i fondi speculativi (hedge funds) e, pertanto, esortano la BCE ad effettuare ulteriori analisi in tale settore. La Commissione, inoltre, dovrebbe prestare maggiore attenzione agli effetti del comportamento dei mercati finanziari sulla situazione macroeconomica della zona dell'euro. Si noti che l'Aula ha soppresso gran parte del paragrafo originario sugli hedge funds che - dopo aver rilevato la grande opacità del loro funzionamento e il loro accesso illimitato al mercato, nonché una loro valutazione arbitraria - chiedeva alla Commissione di promuovere iniziative a livello mondiale sulla necessità di un migliore controllo delle attività di questi fondi speculativi. La relazione, poi, sottolineando i rischi per la stabilità dei mercati finanziari derivanti dalle fusioni transfrontaliere, chiede alla BCE di effettuare un'analisi incentrata in particolare sulla questione dei prestatori di ultima istanza ("lender of last resort") e a presentare un'analisi in materia nell'ambito del dialogo monetario 2007. Dovrebbe, inoltre, seguire attentamente l'andamento del mercato ipotecario e dei prestiti per fusioni e acquisizioni nonché i loro possibili effetti «in termini di rischio sistemico, fiducia dei consumatori e andamento dei tassi di interesse». Il Parlamento sottolinea poi i rischi inerenti nei rapidi adeguamenti a squilibri internazionali, che possono portare a un aumento del tasso di cambio dell'euro nei confronti del dollaro e, a tale proposito, invita l'Eurogruppo, il Consiglio e la BCE a «intensificare il coordinamento delle loro azioni in materia di politica dei cambi». Ribadisce la richiesta di unificazione della rappresentanza della zona dell'euro in seno alle istituzioni finanziarie internazionali, allo scopo di difendere i suoi interessi con una forza proporzionale al suo peso economico e osserva con interesse che diverse banche centrali hanno annunciato la loro intenzione di accrescere la quota delle loro riserve in euro. Il Parlamento sottolinea che la credibilità della BCE dipende anche da «un elevato grado di trasparenza» dei suoi processi decisionali. Ribadisce pertanto la richiesta di pubblicare, poco dopo le riunioni del consiglio direttivo della BCE, un resoconto sintetico delle riunioni che indichi chiaramente gli argomenti a favore e contro le decisioni adottate nonché le motivazioni di tali decisioni e se queste ultime sono state o meno adottate all'unanimità. Ritiene, inoltre, che il dialogo in materia di politica monetaria tra il Parlamento e la BCE «sia stato un successo da rafforzare ulteriormente». Il Parlamento, infine, è del parere che l'indipendenza della BCE, compresa la procedura di designazione dei membri del comitato esecutivo, si sia dimostrata valida. Tuttavia, evidenzia che la loro nazionalità «non dovrebbe avere alcuna importanza» e che tali persone continueranno ad essere giudicate in base ai rigorosi criteri del trattato, come ad esempio quello delle loro qualifiche. Ritiene inoltre che il controllo democratico ex-ante e la trasparenza sarebbero migliorati se il Consiglio esaminasse vari candidati potenziali e se il candidato scelto dal Consiglio fosse successivamente sottoposto al voto di approvazione del Parlamento. Link utili
Relazione
annuale della Banca Centrale (2005) Riferimenti Pervenche BERÈS (PSE, FR) |
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Il Parlamento insiste sulla necessità di garantire dei diritti sociali minimi ai lavoratori distaccati in uno Stato membro diverso dal proprio. Chiede poi di migliorare l'informazione diretta in merito ai loro diritti e sottolinea l’importanza di mantenere la facoltà per gli Stati membri di determinare un salario minimo. Va anche operata una chiara distinzione tra lavoratori dipendenti e imprenditori e sono sollecitati controlli efficaci sul rispetto della direttiva. Adottando con 295 voti favorevoli, 72 contrari e 20 astensioni la relazione di Elisabeth SCHROEDTER (Verdi/ALE, DE), il Parlamento constata che, nei suoi orientamenti, la Commissione riconosce sia la finalità sociale della direttiva sia la piena responsabilità del paese ospitante per quanto attiene al conseguimento di tale finalità, «garantendo la protezione e i diritti di tutti i lavoratori temporaneamente distaccati all'estero». I deputati, peraltro, ritengono che la Commissione dovrebbe chiedere agli Stati membri di assumersi tale responsabilità garantendo nel contempo il diritto delle imprese di fornire servizi transfrontalieri. Il Parlamento, d'altra parte, rileva che le difficoltà sollevate dall'applicazione della direttiva sul distacco dei lavoratori sono collegate alla sua mancata trasposizione da parte di tutti gli Stati membri e da differenze d'interpretazione di alcuni concetti chiave, come lavoratore, salario minimo e subappalto. Si attende quindi che siano adottati i correttivi necessari di tipo obbligatorio ai fini dell'applicazione della direttiva. Richiama inoltre l'attenzione sulla difficoltà per i lavoratori e le piccole imprese di accedere alle informazioni e su quella di controllare l'osservanza della direttiva. Sicurezza delle condizioni di lavoro e di occupazione I deputati ribadiscono che la direttiva prevede le disposizioni obbligatorie di minima per quanto riguarda la protezione dei lavoratori e l'occupazione applicabili ai lavoratori distaccati sul loro territorio. Essa, peraltro, non osta all'imposizione, da parte degli Stati membri, di altre condizioni di lavoro e di occupazione definite in contratti collettivi d'applicazione generale, né all'imposizione di altre condizioni di lavoro e di occupazione ove si tratti di disposizioni di ordine pubblico. A quest'ultimo proposito, si dichiarano contrari ad un'interpretazione restrittiva di questo concetto da parte della Commissione. Il Parlamento, d'altra parte, sostiene che i poteri pubblici abbiano «una chiara responsabilità» e debbano apportare «un contributo essenziale» alla lotta contro la concorrenza sleale, «assegnando i contratti soltanto a quelle imprese che rispettano tutte le disposizioni applicabili nel paese ospitante». Le imprese che distaccano lavoratori e i clienti di tali imprese, nonché gli appaltatori generali che assegnano appalti ai subappaltatori inoltre, dovrebbero essere considerate congiuntamente responsabili delle condizioni di vita dei lavoratori distaccati nel paese ospitante, «onde assicurare che tali condizioni siano dignitose». A parere dei deputati, per la corretta applicazione della direttiva sul distacco dei lavoratori, è necessario disporre di una persona che possa fungere da rappresentante dell'impresa che ha distaccato i lavoratori, al fine di poter applicare le disposizioni e i requisiti previsti dalla direttiva. Inoltre, in assenza di speciali contratti collettivi - così come definiti dalla direttiva - deve applicarsi invece la legislazione nazionale concernente le condizioni di lavoro e di occupazione, «incluse le disposizioni in materia di salario minimo legale». A tale proposito, sottolineano l’importanza di mantenere il diritto degli Stati membri di determinare il salario minimo, ma a quelli che vi ricorrono mediante contratti collettivi è rivolto un invito invitano ad agevolare l’accesso alle informazioni sui livelli salariali minimi da parte delle imprese che intendono stabilirsi in un altro Stato membro. Constatando poi che tutte le misure volte ad informare i lavoratori sui propri diritti, comprese le remunerazioni loro spettanti, contribuiscono alla riuscita attuazione della direttiva, il Parlamento ritiene che le informazioni e la consapevolezza in materia di diritti e aspettative che la direttiva conferisce «devono essere migliorate con urgenza per tutte le parti interessate». Chiede pertanto alla Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro (EUROFOUND) di Dublino di sviluppare orientamenti sulla migliore prassi nell'elaborazione di informazioni per dipendenti e datori di lavoro. Rapporti di lavoro e definizione di "lavoratore dipendente" Il Parlamento condivide l'analisi effettuata negli orientamenti della Commissione secondo cui la direttiva sul distacco dei lavoratori non è il contesto appropriato in cui affrontare le problematiche legate alla situazione giuridica dei lavoratori autonomi. D'altra parte, chiede agli Stati membri, di adeguare le loro definizioni in modo da poter distinguere chiaramente tra lo status di "lavoratori dipendenti" e di "imprenditori". Questi ultimi, è precisato, svolgono attività economicamente indipendenti lavorando per diverse imprese reciprocamente indipendenti, mentre i primi lavorano in maniera dipendente sotto il profilo organizzativo ed economico, sotto controllo e dietro remunerazione. I deputati chiedono comunque alla Commissione di avviare urgentemente negoziati con gli Stati membri, al fine di stabilire criteri trasparenti e coerenti per la determinazione dello status di "lavoratore dipendente" e "lavoratore autonomo" in relazione al diritto del lavoro. Ritengono, inoltre, che vadano favoriti gli scambi tra i servizi dell'ispezione del lavoro degli Stati membri «per poter attuare un'azione congiunta di contrasto al finto lavoro autonomo», in particolare attraverso lo scambio di informazioni. Invitano poi gli Stati membri interessati ad adottare misure volte a porre fine alla discriminazione causata dalle discrepanze nelle condizioni di occupazione che possono sorgere negli Stati membri che non hanno introdotto disposizioni volte a garantire che i lavoratori temporanei distaccati godano delle condizioni applicabili ai lavoratori temporanei nello Stato membro in cui è svolta la prestazione lavorativa. Garantire un controllo efficace Il Parlamento invita la Commissione a coordinare l'azione degli Stati membri in relazione al controllo del rispetto della direttiva da parte delle imprese del paese ospitante. D'altra parte, ritiene che le misure tese a conferire ai lavoratori e/o ai loro rappresentanti delle procedure adeguate ai fini dell'esecuzione degli obblighi previsti dalla direttiva saranno efficaci solamente se le sanzioni sono effettive. Il Parlamento, infine, deplora la mancanza di collaborazione tra le varie autorità, sia a livello europeo che nazionale, con le parti sociali settoriali «che svolgono un ruolo estremamente importante» e si attende che la Commissione favorisca la cooperazione tra gli uffici di collegamento nazionali e le parti sociali settoriali in questione. Chiede inoltre misure efficaci per proteggere i lavoratori che segnalano violazioni dei diritti nel loro luogo di lavoro. Sostiene quindi fermamente l'invito rivolto dalla Commissione agli Stati membri di dotare i loro uffici di collegamento e le autorità di controllo delle attrezzature e delle risorse necessarie per poter rispondere in modo efficace alle richieste di informazione e di cooperazione. Link utili
Comunicazione della Commissione - Orientamenti relativi al
distacco di lavoratori nell'ambito della prestazione di servizi Riferimenti Elisabeth SCHROEDTER (Verdi/ALE, DE) |
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Il Parlamento ha adottato il nuovo programma d'azione comunitario nel settore dell'istruzione e della formazione che, con una dotazione di circa 7 miliardi di euro per il periodo 2007-2013, è destinato a sostituire e rinnovare i programmi esistenti, come Erasmus e Leonardo da Vinci. Il Programma intende promuovere all'interno dell'UE gli scambi, la cooperazione e la mobilità tra i sistemi di istruzione e formazione per farli diventare un punto di riferimento di qualità a livello mondiale. Adottando la relazione di Doris PACK (PPE/DE, DE), il Parlamento ha approvato, in seconda lettura della procedura di codecisione, la posizione comune del Consiglio sul nuovo programma d'azione nel campo dell'apprendimento permanente per il periodo 2007-2013 che, pertanto, potrà essere avviato sin dal prossimo 1° gennaio. La posizione comune comprende numerosi emendamenti proposti in prima lettura dal Parlamento europeo e prevede vari adeguamenti tecnici rispetto alla proposta originaria della Commissione, prevalentemente relativi alle procedure di attuazione. La dotazione del Programma, per il periodo compreso tra il 1° gennaio 2007 e il 31 dicembre 2013, è stata convenuta dalle tre istituzioni nel contesto dell'accordo interistituzionale sul quadro finanziario per il 2007-2013 ed ammonta a 6.200 milioni di euro a prezzi del 2004, pari a 6.970 milioni di euro a prezzi correnti. L'obiettivo generale del Programma è contribuire, attraverso l'apprendimento permanente, allo sviluppo della Comunità quale società avanzata basata sulla conoscenza, con uno sviluppo economico sostenibile, nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale. Per "apprendimento permanente", si intende «ogni istruzione generale, istruzione e formazione professionali, istruzione non formale e apprendimento informale intrapresi nelle varie fasi della vita, che diano luogo a un miglioramento delle conoscenze, delle capacità e delle competenze in una prospettiva personale, civica, sociale e/o occupazionale». Il Programma, che sostituisce le attuali iniziative che scadono alla fine del 2006, si pone anche l'obiettivo di fornire un valore aggiunto europeo direttamente ai singoli cittadini promuovendo l'interazione, la cooperazione e la mobilità tra i sistemi di istruzione e formazione all'interno della Comunità. Più in particolare, il programma intende promuovere all'interno della Comunità gli scambi, la cooperazione e la mobilità tra i sistemi di istruzione e formazione in modo che essi diventino un punto di riferimento di qualità a livello mondiale. Gli obiettivi del programma di apprendimento permanente sono perseguiti attraverso l'attuazione di quattro programmi settoriali, di un programma trasversale e del programma Jean Monnet. Il Programma Comenius, destinatario di almeno il 13% della dotazione finanziaria globale, risponde alle esigenze didattiche e di apprendimento di tutte le persone coinvolte nell'istruzione prescolastica e scolastica fino al termine degli studi secondari superiori, nonché degli istituti e delle organizzazioni che sono preposti a questo tipo di istruzione. Si prefigge di sviluppare, tra i giovani e il personale docente, la conoscenza e la comprensione della diversità culturale e linguistica europea e del suo valore, nonché di aiutare i giovani ad acquisire le competenze di base necessarie ai fini dello sviluppo personale, della successiva occupazione e della cittadinanza europea attiva. Intende anche migliorare la qualità e la dimensione europea della formazione degli insegnanti nonché le metodologie pedagogiche e la gestione scolastica. Almeno l'80% degli importi stanziati per il programma Comenius sarà destinato a sostenere la mobilità, ossia gli scambi di allievi e di personale nonché la mobilità nelle scuole per gli allievi e tirocini presso istituti scolastici o imprese per il personale docente. Il Programma Erasmus, che potrà contare su almeno il 40% delle risorse totali, risponde alle esigenze didattiche e di apprendimento di tutte le persone coinvolte nell'istruzione superiore di tipo formale e nell'istruzione e formazione professionali di terzo livello (indipendentemente dalla lunghezza dei corsi o dalla qualifica e compresi anche gli studi di dottorato), nonché degli istituti e delle organizzazioni che sono preposti a questo tipo di istruzione e formazione. Tra gli obiettivi operativi del programma figurano il miglioramento della qualità e l'aumento del volume della mobilità di studenti e personale docente in tutta Europa, «in modo da contribuire a raggiungere entro il 2012 la partecipazione di almeno tre milioni di persone alla mobilità studentesca» nel quadro del programma Erasmus e dei programmi che lo hanno preceduto. Per tale motivo, almeno l'80% degli importi stanziati per il programma Erasmus dev'essere destinato a sostenere la mobilità. Inoltre, intende migliorare la qualità e aumentare il volume della cooperazione multilaterale tra gli istituti di istruzione superiore in Europa ed accrescere il livello di trasparenza e compatibilità tra le qualifiche dell'istruzione superiore e dell'istruzione professionale avanzata conseguite in Europa. Infine, ha lo scopo di migliorare la qualità e aumentare il volume della cooperazione tra gli istituti di istruzione superiore e le imprese, di favorire lo sviluppo di pratiche innovative nell'istruzione e nella formazione a livello terziario nonché il loro trasferimento e di promuovere lo sviluppo, nel campo dell'apprendimento permanente, di contenuti, servizi, soluzioni pedagogiche e pratiche innovativi basati sulle TIC. Sono considerati "studenti Erasmus" gli studenti di istituti di istruzione superiore, iscritti almeno al secondo anno, che trascorrono un periodo di studio in un altro Stato membro, indipendentemente dalla concessione di un contributo finanziario nel quadro di detto programma. Tali periodi di studio sono interamente riconosciuti in forza degli accordi interistituzionali tra gli istituti di provenienza e quelli di accoglienza. Questi ultimi, peraltro, non possono imporre tasse d'iscrizione a tali studenti. Inoltre, fanno parte di questa "categoria" gli studenti iscritti a programmi di master congiunti e impegnati nella mobilità e gli studenti di istituti di istruzione superiore che partecipano a tirocini. Il Programma Leonardo da Vinci, con almeno il 25% della dotazione complessiva, risponde alle esigenze didattiche e di apprendimento di tutte le persone coinvolte nell'istruzione e formazione professionali non di terzo livello, nonché degli istituti e delle organizzazioni che sono preposti a questo tipo di istruzione e formazione. Tra gli obiettivi del Programma figura quello di migliorare la qualità e aumentare il volume della mobilità, in tutta Europa, delle persone coinvolte nell'istruzione e formazione professionale iniziali e nella formazione continua, «in modo che entro la fine del programma di apprendimento permanente i tirocini in azienda aumentino raggiungendo almeno il numero di 80 000 unità l'anno». E proprio alle azioni di mobilità - che comprendono i tirocini transnazionali presso imprese o in istituti di formazione - dovrà essere dedicato almeno il 60% del finanziamento globale di Leonardo. Inoltre, intende migliorare la qualità e aumentare il volume della cooperazione tra istituti o organizzazioni che offrono opportunità di apprendimento, imprese, parti sociali e altri organismi pertinenti in tutta Europa, nonché agevolare lo sviluppo di pratiche innovative nel settore dell'istruzione e formazione professionale e il trasferimento di queste pratiche. Infine, ha lo scopo di migliorare la trasparenza e il riconoscimento delle qualifiche e delle competenze, comprese quelle acquisite attraverso l'apprendimento non formale e informale, di incoraggiare l'apprendimento di lingue straniere moderne e di promuovere lo sviluppo, nel campo dell'apprendimento permanente, di contenuti, servizi, soluzioni pedagogiche e pratiche innovativi basati sulle TIC. Il Programma Grundtvig, risponde alle esigenze didattiche e di apprendimento delle persone coinvolte in ogni forma di istruzione degli adulti, nonché degli istituti e delle organizzazioni che sono preposti a questo tipo di istruzione. I suoi obiettivi operativi comprendono il miglioramento della qualità e dell'accessibilità della mobilità, in tutta Europa, dei singoli coinvolti nell'istruzione degli adulti, nonché l'aumento del volume in modo che, entro il 2013, venga sostenuta la mobilità annua di almeno 7.000 persone coinvolte nell'istruzione degli adulti. Almeno il 55% degli importi stanziati per il programma Grundtvig dovrà essere destinato a sostenere la mobilità. Si prefigge, inoltre, di migliorare la qualità e aumentare il volume della cooperazione tra le organizzazioni coinvolte nell'istruzione degli adulti in tutta Europa e di prestare assistenza alle persone appartenenti a gruppi sociali vulnerabili e a contesti sociali marginali (soprattutto agli anziani e a coloro che hanno lasciato gli studi senza aver acquisito qualifiche di base) per offrire loro opportunità alternative di accesso all'istruzione degli adulti. Infine, intende agevolare lo sviluppo di pratiche innovative nel settore dell'istruzione degli adulti e il trasferimento di queste pratiche, promuovere lo sviluppo, nel campo dell'apprendimento permanente, di contenuti, servizi, soluzioni pedagogiche e pratiche innovativi basati sulle TIC e migliorare le metodologie pedagogiche e la gestione delle organizzazioni operanti nel campo dell'istruzione degli adulti. Il Programma Trasversale comprende le quattro attività chiave: la cooperazione politica e l'innovazione nel settore dell'apprendimento permanente; la promozione dell'apprendimento delle lingue; lo sviluppo, nel campo dell'apprendimento permanente, di contenuti, servizi, soluzioni pedagogiche e pratiche innovativi basati sulle TIC; la diffusione e l'utilizzo dei risultati delle azioni sostenute nell'ambito del programma nonché lo scambio delle buone pratiche. I suoi obiettivi operativi sono di sostenere, a livello europeo, la definizione di politiche e la cooperazione nel campo dell'apprendimento permanente, garantire un'adeguata disponibilità di dati, statistiche e analisi confrontabili su cui fondare la definizione delle politiche, nonché monitorare i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi e dei traguardi fissati e individuare i settori su cui concentrare l'attenzione. Si tratterà, inoltre, di promuovere l'apprendimento delle lingue e sostenere la diversità linguistica negli Stati membri, sostenere lo sviluppo, nel campo dell'apprendimento permanente, di contenuti, servizi, soluzioni pedagogiche e pratiche innovativi basati sulle TIC e, infine, di garantire il riconoscimento, la dimostrazione e l'applicazione in forma opportuna e su vasta scala dei risultati del programma di apprendimento permanente. Il Programma Jean Monnet sostiene le istituzioni e le attività nel campo dell'integrazione europea. Comprende tre attività chiave: l'azione Jean Monnet; le sovvenzioni di funzionamento a sostegno di istituzioni specifiche che trattano temi connessi all'integrazione europea; le sovvenzioni di funzionamento a sostegno di altre istituzioni e associazioni europee attive nel campo dell'istruzione e della formazione. Si prefigge di stimolare l'eccellenza dell'insegnamento, della ricerca e della riflessione nel campo degli studi sull'integrazione europea negli istituti di istruzione superiore all'interno e all'esterno della Comunità. Inoltre, ha lo scopo di rafforzare la conoscenza e la consapevolezza dei temi connessi all'integrazione europea tra gli esperti del mondo accademico e tra i cittadini europei in generale. Sosterrà poi importanti istituti europei che si occupano di temi connessi all'integrazione europea nonché l'esistenza di istituzioni e associazioni europee di elevato profilo operanti nei settori dell'istruzione e della formazione. In tale contesto, l'Istituto universitario europeo di Firenze potrà beneficiare di un sostegno per determinate spese di funzionamento e amministrative. Link utili
Posizione comune del Consiglio Riferimenti Doris PACK (PPE/DE, DE) |
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Il Parlamento ha approvato il programma "Gioventù in azione" che, con una dotazione globale di 885 milioni di euro, intende promuovere un più vivo senso di cittadinanza attiva e di responsabilità tra i giovani, lo spirito di iniziativa e la comprensione reciproca tra i giovani in diversi paesi. E' posto anche l'accento sul riconoscimento dell'apprendimento informale. Con sovvenzioni e borse di studio, il Programma sosterrà progetti senza scopo di lucro destinati a giovani tra i 15 e i 28 anni. Adottando la relazione di Lissy GRÖNER (PSE, DE), il Parlamento ha approvato, in seconda lettura della procedura di codecisione, la posizione comune adottata dal Consiglio in merito al Programma "Gioventù in azione" 2007-2013. Il Programma potrà quindi essere avviato, come previsto, il 1° gennaio 2007. Oltre ad avere recepito totalmente o parzialmente ¾ degli emendamenti proposti dal Parlamento, la posizione comune resta sostanzialmente in linea con la proposta originaria della Commissione, in particolare riguardo agli obiettivi ed alle azioni del programma. In conformità dell'accordo interistituzionale relativo al quadro finanziario per il 2007-2013, l'importo totale assegnato ammonta a 785 milioni di euro (prezzi 2004, ossia 885 milioni di euro a prezzi correnti). Il nuovo programma "Gioventù in azione", che sostituisce l'attuale programma "Gioventù", è volto ad offrire ai giovani dei paesi partecipanti opportunità per scambi tra gruppi ed attività di volontariato, nonché a rafforzare la cooperazione e sostenere una serie di attività nel settore della gioventù. Il programma è inteso a promuovere un più vivo senso di cittadinanza attiva e responsabilità tra i giovani, a incoraggiare lo spirito di iniziativa e imprenditoriale e la creatività, a promuovere la comprensione reciproca tra i giovani in diversi paesi e, nel contempo, a stimolare il riconoscimento del valore dell'istruzione informale acquisita in un contesto europeo. Il programma è inteso a sostenere progetti senza scopo di lucro a favore dei giovani, dei gruppi di giovani, di coloro che sono attivi nell'animazione giovanile e nelle organizzazioni giovanili, nelle organizzazioni e associazioni senza scopo di lucro. Fatte salve le modalità specifiche per l'attuazione delle azioni, il programma si rivolge in particolar modo ai giovani dai 15 ai 28 anni, benché determinate azioni siano aperte ai giovani di età compresa tra i 13 e i 30 anni. Per raggiungere gli obiettivi generali e specifici, il Programma è articolato in cinque azioni. A seconda della natura dell'azione, gli aiuti finanziari possono assumere la forma di sovvenzioni o di borse di studio. La Commissione può anche assegnare premi per azioni o progetti attuati nel quadro del programma. "Gioventù per l'Europa" - che dispone come minimo del 30% delle risorse totali- è un'azione volta a sostenere gli scambi di giovani nell’intento di aumentarne la mobilità nonché a promuovere le iniziative, i progetti e le attività di partecipazione dei giovani alla vita democratica mirati a sviluppare il sentimento di cittadinanza e la comprensione reciproca dei giovani. "Il servizio volontario europeo" - dotato del 23% del finanziamento totale - è un'azione volta a favorire la partecipazione dei giovani a varie forme di attività di volontariato, sia all’interno che all’esterno dell'UE. "Gioventù nel mondo" - con il 6% della dotazione totale - intende sostenere progetti con i paesi partner, in particolare lo scambio di giovani e di coloro che sono attivi nell'animazione giovanile e nelle organizzazioni giovanili. Vuole anche promuovere le iniziative che rafforzano la comprensione reciproca dei giovani, il loro senso della solidarietà e della tolleranza nonché lo sviluppo della cooperazione nel settore della gioventù e della società civile in questi paesi. L'azione "Sistemi di sostegno per i giovani" - dotata del 15% delle risorse - è volta a sostenere gli organismi attivi a livello europeo nel settore della gioventù, in particolare il funzionamento delle organizzazioni giovanili non governative, la loro messa in rete, i consigli per le persone che sviluppano progetti, garantendo la qualità tramite lo scambio, la formazione e la messa in rete di coloro che sono attivi nell'animazione giovanile e nelle organizzazioni giovanili. Ma anche l'incentivazione dell'innovazione e della qualità, l'informazione dei giovani e lo sviluppo delle strutture ed attività necessarie al programma per raggiungere tali obiettivi, nonché incoraggiando partenariati con le autorità locali e regionali. Infine, attraverso il "Sostegno alla cooperazione europea nel settore della gioventù" - che può contare sul 4% del finanziamento globale - si tenderà a organizzare il dialogo strutturato tra i vari soggetti del mondo della gioventù, in particolare i giovani stessi, coloro che sono attivi nell'animazione giovanile e nelle organizzazioni giovanili ed i responsabili politici. Il suo scopo sarà anche di promuovere seminari giovanili su tematiche sociali, culturali e politiche di interesse per i giovani, di contribuire allo sviluppo della cooperazione politica nel settore della gioventù e di facilitare lo sviluppo delle reti necessarie ad una migliore conoscenza della gioventù. Il pacchetto finanziario del programma può coprire anche le spese relative alle azioni di preparazione, seguito, controllo, audit e valutazione direttamente necessarie alla sua gestione ed al raggiungimento dei suoi obiettivi, in particolare studi, riunioni, azioni d'informazione e di pubblicazione, spese legate alle reti informatiche attinenti allo scambio di informazioni, nonché qualsiasi altra spesa d'assistenza amministrativa e tecnica nella quale può incorrere la Commissione nel quadro della gestione del programma. L'emendamento più significativo apportato alla proposta originaria è stato probabilmente l'introduzione di soglie finanziarie minime per ciascuna delle azioni contenute nel programma. Sebbene questo sia in lieve contrasto con l'invito alla massima flessibilità formulato dalla Commissione, l'accordo di compromesso raggiunto tra il Parlamento ed il Consiglio sulla ripartizione tra le cinque azioni lascia ancora un margine di flessibilità del 22% da distribuire a seconda delle priorità e delle esigenze future. Rispetto alla proposta originaria, il nuovo testo pone un accento maggiore sull'offerta di opportunità di apprendimento non formale. Un nuovo paragrafo, infatti, stabilisce che la Commissione e i paesi partecipanti devono adottare le misure necessarie per favorire il riconoscimento dell'apprendimento non formale ed informale dei giovani, ad esempio mediante attestati o certificati che riconoscano l'esperienza acquisita dai beneficiari e attestino la partecipazione diretta dei giovani - o di coloro che sono attivi nell'animazione giovanile e nelle organizzazioni giovanili - ad un'azione del programma. Il Programma è aperto gli Stati membri dell'UE, agli Stati dell'EFTA che sono membri dello Spazio Economico Europeo, ai paesi candidati che beneficiano di una strategia di preadesione, ai paesi dei Balcani occidentali (sulla base degli accordi quadro riguardanti la loro partecipazione ai programmi comunitari) e alla Svizzera, sotto riserva della conclusione di un accordo bilaterale con questo paese. Le azioni "Servizio volontario europeo" e "Gioventù nel mondo" sono aperte alla cooperazione con i paesi terzi che hanno concluso con la Comunità europea accordi connessi al settore gioventù. Tale cooperazione avviene, se del caso, tramite stanziamenti supplementari dei paesi partner resi disponibili in base a procedure da decidere con tali paesi. Link utili Posizione comune del Consiglio Riferimenti Lissy GRÖNER (PSE, DE) |
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L'Aula ha approvato il nuovo programma "Europa per i cittadini" che, con una dotazione di 190 milioni di euro, intende promuovere una cittadinanza europea attiva. Il contributo UE sosterrà il gemellaggio di città, centri di ricerca sulle politiche europee, progetti promossi da ONG, eventi e conferenze, studi, indagini e sondaggi. Sarà anche fornito un sostegno alla preservazione dei principali siti ed archivi collegati alle deportazioni naziste e staliniste e alla commemorazione delle vittime. Adottando la relazione di Hannu TAKKULA (ALDE/ADLE, FI), il Parlamento ha approvato la posizione comune del Consiglio e taluni emendamenti alla stessa che sono frutto di un accordo con i Ministri. Il Programma - che potrà quindi prendere avvio sin dal 1° gennaio 2007 - intende contribuire a dare ai cittadini la possibilità di interagire e partecipare alla costruzione di un’Europa sempre più vicina, «unita nella sua diversità culturale e da questa arricchita». Ma anche di sviluppare «un sentimento d'identità europea», fondata su valori, una storia e una cultura comuni e di migliorare la tolleranza e la comprensione reciproca dei cittadini europei, rispettando e valorizzando la diversità culturale e contribuendo al dialogo interculturale. La posizione comune del Consiglio, pur conservando gli elementi principali della proposta originaria della Commissione, tiene conto delle preoccupazioni e delle priorità del Parlamento europeo accogliendo la maggior parte degli emendamenti proposti in prima lettura. Nell'insieme, il Consiglio, il Parlamento europeo e la Commissione condividono posizioni analoghe sul Programma che, in conformità dell'accordo interistituzionale sul quadro finanziario 2007-2013, stanzia 190 milioni di euro ai prezzi del 2004 (fatti salvi adeguamenti per tener conto dell'inflazione). Gli obiettivi del programma sono perseguiti sostenendo quattro azioni. "Cittadini attivi per l'Europa" comprende il gemellaggio di città e progetti di carattere transnazionale e intersettoriale in cui intervengono direttamente i cittadini. Indicativamente, almeno il 45% del bilancio totale assegnato al programma sarà destinato a questa azione (contro il 47% previsto dalla posizione del Consiglio). L'azione "Una società civile attiva in Europa" prevede il sostegno strutturale ai centri di ricerca sulle politiche europee (gruppi di riflessione) e alle organizzazioni della società civile a livello europeo (compresi, fino al 2009, la Piattaforma delle organizzazioni non governative sociali europee, il Movimento europeo e il Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli), nonché il sostegno a progetti promossi da organizzazioni della società civile. Indicativamente, circa il 31% del bilancio totale assegnato al programma sarà destinato a questa azione (contro il 29% proposto dal Consiglio). "Insieme per l'Europa" fornirà un sostegno a eventi di grande visibilità, come commemorazioni, premi, manifestazioni artistiche, conferenze su scala europea, nonché a studi, indagini e sondaggi d'opinione e a strumenti d'informazione e di diffusione (compresi, fino al 2009, l'Association Jean Monnet, il Centre européen Robert Schuman e le Case d'Europa federate sul piano nazionale ed europeo). Indicativamente, circa il 10% del bilancio totale assegnato al programma sarà destinato a questa azione. L'azione "Memoria europea attiva", fortemente promossa dal Parlamento europeo, riguarda la preservazione dei principali siti ed archivi connessi con le deportazioni e la commemorazione delle vittime. Più in particolare, si tratterà di un sostegno a progetti «volti a preservare i principali siti e memoriali connessi con le deportazioni di massa, gli ex campi di concentramento ed altri luoghi di martirio e di sterminio su larga scala di civili da parte dei nazisti nonché gli archivi che documentano tali tragedie, e a conservare la memoria delle vittime e di quanti, in condizioni estreme salvarono loro simili dall'olocausto». Il contributo comunitario, inoltre, sarà concesso a progetti «volti a commemorare le vittime degli stermini e delle deportazioni di massa connessi con lo stalinismo e a preservare i memoriali e gli archivi che documentano tali tragedie». Circa il 4% del bilancio totale assegnato al programma sarà destinato a questa azione. Le misure comunitarie potranno avere la forma di convenzioni di sovvenzione o di contratti di appalto. Potranno inoltre essere concesse secondo forme e accordi specifici, quali sovvenzioni di funzionamento, sovvenzioni di azioni, borse di studio e premi. I contratti d'appalto riguarderanno l'acquisto di servizi, quali l'organizzazione di manifestazioni, studi e ricerche, strumenti d'informazione e di diffusione, monitoraggio e valutazione. Il programma è accessibile a tutti i soggetti che promuovono la cittadinanza europea attiva, in particolare alle autorità e organizzazioni locali, ai centri di ricerca sulle politiche europee (gruppi di riflessione), ai gruppi di cittadini e ad altre organizzazioni della società civile. Potrà anche comprendere attività in comune e innovative nel settore della cittadinanza europea attiva svolte con organizzazioni internazionali prestigiose, quali il Consiglio d'Europa e l'Unesco, sulla base di contributi comuni. Link utili
Posizione comune del Consiglio Riferimenti Hannu TAKKULA (ALDE/ADLE, FI) |
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MEDIA 2007 promuove il settore audiovisivo europeo Il Parlamento ha approvato il Programma MEDIA 2007 che, in un unico strumento, riunisce le attuali misure di sostegno a favore dell'industria audiovisiva europea. Dotato di 671 milioni di euro, intende rafforzare la competitività del settore, promuovere nell'UE e nel mondo le opere audiovisive europee nonché conservare e valorizzare la diversità culturale europea e il suo patrimonio cinematografico audiovisivo. Il sostegno alla digitalizzazione è un elemento centrale del programma. Adottando la relazione di Ruth HIERONYMI (PPE/DE, DE), il Parlamento ha approvato la posizione comune del Consiglio relativa al nuovo Programma MEDIA 2007 a favore del settore audiovisivo europeo che, pertanto, potrà essere avviato dal prossimo 1° gennaio. Il Consiglio, infatti, tenendo conto delle preoccupazioni e delle priorità del Parlamento europeo, ha accolto la maggior parte degli emendamenti proposti in prima lettura il 25 ottobre 2005. La dotazione finanziaria è di 671 milioni di euro ai prezzi del 2004 (fatti salvi gli adeguamenti per tener conto dell'inflazione). Grazie agli emendamenti del Parlamento europeo, secondo la relatrice, il programma MEDIA contiene ora riferimenti più chiari sull'importanza del cinema europeo per il dialogo interculturale, sulla diversità linguistica e culturale e sui principi della dignità umana, dell’uguaglianza e della non discriminazione. Il sostegno alla digitalizzazione, inoltre, è divenuto un elemento centrale del programma, per superare la frammentazione del mercato europeo e promuovere la capacità di innovazione del settore audiovisivo europeo. I cataloghi digitali dovrebbero per esempio contribuire a favorire l'accesso dei cittadini al patrimonio cinematografico europeo. Il programma MEDIA mira a rafforzare economicamente il settore audiovisivo per consentirgli di svolgere al meglio tale ruolo culturale «attraverso lo sviluppo di un'industria dai contenuti forti e diversificati e di un patrimonio valido e accessibile e aggiungere valore al sostegno nazionale». In tale contesto, intende conservare e valorizzare la diversità culturale e linguistica europea e il patrimonio audiovisivo cinematografico, garantire l’accesso al pubblico dello stesso e favorire il dialogo tra le culture. Inoltre, ha lo scopo di accrescere la circolazione e la visibilità delle opere audiovisive europee all’interno e all’esterno dell’Unione europea, intensificando fra l'altro la cooperazione fra le parti attive. Infine, vuole rafforzare la competitività del settore audiovisivo europeo nel quadro di un mercato europeo aperto e concorrenziale propizio all'occupazione, promuovendo fra l'altro i collegamenti tra i professionisti dell’audiovisivo. Per realizzare tali obiettivi, il Programma interviene a monte della produzione audiovisiva per favorire, con circa il 7% delle risorse totali del programma, l’acquisizione e il perfezionamento delle competenze nel settore audiovisivo e per incoraggiare, con almeno il 20% della dotazione, lo sviluppo delle opere audiovisive europee. Inoltre, a valle della produzione audiovisiva, favorisce la distribuzione (almeno 55% del bilancio) e la promozione (circa il 9%) delle opere audiovisive europee. Prevede anche dei progetti pilota che, con circa il 4% della dotazione totale, sono intesi a garantire l’adeguamento del programma agli sviluppi del mercato, con particolare riferimento all’introduzione e all’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.. Il sostegno comunitario sarà versato sotto forma di sovvenzioni o borse. Nel settore della formazione, una parte adeguata dei fondi disponibili ogni anno dovrà essere assegnata, nella misura del possibile, ad attività nuove. Il contributo finanziario di MEDIA potrà raggiungere il 60% dei costi delle operazioni sostenute nel caso di azioni di formazione in paesi o regioni con scarsa capacità di produzione di audiovisivi e/o ad area geografica o linguistica limitata. Ma anche per le azioni di distribuzione e diffusione e per i progetti presentati nel quadro dei filoni sviluppo, distribuzione/diffusione e promozione interessanti per la valorizzazione della diversità linguistica e culturale europea. Il contributo finanziario potrà invece raggiungere il 75% dei costi delle operazioni sostenute nel caso di azioni di formazione situate sul territorio degli Stati membri che hanno aderito all'Unione europea dopo il 30 aprile 2004. Il Programma prevede infine, che la Commissione, direttamente e congiuntamente con gli Stati membri, costituisca una rete europea di MEDIA Desk e di Antenne MEDIA, che funga da organo esecutivo a livello nazionale. I suoi principali compiti sarebbero di informare i professionisti del settore audiovisivo delle varie forme di sostegno disponibili nell’ambito delle politiche dell’Unione europea, assicurare la pubblicazione e la promozione del programma, incoraggiare la massima partecipazione possibile dei professionisti alle azioni del programma e, infine, di assistere i professionisti nella presentazione dei progetti. Link utili
Posizione comune del Consiglio Riferimenti Ruth HIERONYMI (PPE/DE, DE) |
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Programma Cultura 2007-2013 Il Parlamento ha approvato il nuovo programma Cultura per il periodo 2007-2013 che, attraverso il sostegno a organismi culturali attivi a livello europeo, intende promuovere la mobilità transnazionale delle persone che lavorano nel settore culturale, incoraggiare la circolazione transnazionale delle opere d'arte e dei prodotti culturali e artistici nonché favorire il dialogo interculturale. Il Programma sarà avviato sin dal 1° gennaio 2007. Adottando la relazione di Vasco GRAÇA MOURA (PPE/DE, PT), la Plenaria ha approvato la posizione comune del Consiglio in merito al Programma Cultura, nonché taluni emendamenti alla stessa che, però, sono stati concordati con i Ministri. L’obiettivo generale del Programma è di contribuire alla valorizzazione di uno spazio culturale condiviso dagli europei e basato su un comune patrimonio culturale, sviluppando la cooperazione culturale tra i creatori, gli operatori culturali e le istituzioni culturali dei paesi partecipanti al programma, al fine di favorire l’emergere di una cittadinanza europea. I suoi obiettivi specifici sono la promozione della mobilità transnazionale degli operatori culturali, della circolazione transnazionale delle opere e dei prodotti artistici e culturali nonché del dialogo interculturale. Il Programma - che sarà attuato dal 1° gennaio 2007 al 31 dicembre 2013 - è aperto alla partecipazione delle industrie culturali non audiovisive, in particolare delle piccole imprese culturali, laddove tali industrie svolgano una funzione culturale senza scopo di lucro. Gli obiettivi del programma sono perseguiti attraverso il sostegno ad azioni culturali, quali progetti di cooperazione pluriennale, azioni di cooperazione e azioni speciali nonché con il sostegno ad organismi attivi a livello europeo nel settore culturale. Ma anche attraverso l'appoggio a lavori d’analisi e ad attività di raccolta e diffusione dell’informazione e ad attività che ottimizzino l'impatto di progetti nel settore della cooperazione culturale europea e dello sviluppo della politica culturale europea. La dotazione del Programma - 354 milioni di euro a prezzi del 2004, pari a 400 milioni di euro ai prezzi correnti - è stata concordata dalle tre istituzioni nel contesto dell'accordo interistituzionale sul quadro finanziario per il 2007-2013. Gli aiuti finanziari assumono la forma di sovvenzioni a persone giuridiche ma, in alcuni casi, possono essere assegnate borse a persone fisiche. La Commissione, inoltre, può anche assegnare premi a persone fisiche o giuridiche per azioni o progetti attuati nell'ambito del programma. Secondo la natura dell’azione, possono anche essere autorizzati finanziamenti forfetari. Infine, alcune attività specifiche delle Capitali europee della cultura possono essere sovvenzionate o ricevere un premio. Il Programma sarà aperto a tutti i settori culturali e a tutte le categorie di operatori culturali. In diverse parti del testo è messa in risalto l'importanza del patrimonio culturale, mantenendo il carattere aperto e non settoriale del programma. Il sostegno per iniziative volte a preservare memoriali - con l'accordo delle tre Istituzioni - è stato trasferito al programma "Cittadini per l’Europa". Il sostegno comunitario ai progetti di cooperazione pluriennale (progetti su grande scala) non può superare il 50% del bilancio del progetto, ha carattere decrescente ed è concesso per un periodo da 3 a 5 anni. Non può essere superiore a 500.000 euro l’anno per tutte le attività dei progetti di cooperazione. A titolo indicativo, circa il 32% del bilancio totale del programma è riservato a questo tipo di sostegno. Il contributo UE concesso ai progetti di cooperazione (progetti su piccola scala), della durata massima di 24 mesi, non può superare il 50% del bilancio del progetto e deve essere compreso tra un minimo di 50.000 euro e un massimo di 200.000 euro. A titolo indicativo, circa il 29% del bilancio totale del programma è riservato a questo tipo di sostegno. L'aiuto comunitario per i progetti speciali, che potrà assorbire circa il 16% del bilancio totale del programma, non può superare il 60% del bilancio del progetto. Il sostegno ad organismi attivi a livello europeo nel settore culturale, che assume la forma di una sovvenzione di funzionamento, potrà assorbire circa il 10% del bilancio totale del programma. L'importo totale delle sovvenzioni di funzionamento non può superare l'80% delle spese finanziabili dell'organismo nell'anno civile per il quale la sovvenzione è concessa. Il contributo comunitario a lavori d'analisi nonché alla raccolta e alla diffusione dell'informazione e ad attività che ottimizzano l'impatto dei progetti nel settore della cooperazione culturale, potrà raggiungere circa il 5% del bilancio totale del programma. Link utili
Posizione comune del Consiglio Riferimenti Vasco GRAÇA MOURA
(PPE/DE, PT) |
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Il Parlamento ha approvato una direttiva che prevede restrizioni all'immissione sul mercato e all'uso dei perfluottano sulfonati, un composto presente in un'ampia gamma di prodotti di largo consumo e di uso comune. Questa sostanza, che contribuisce all'effetto serra e rappresenta un pericolo per l'organismo umano, dovrà essere sostituita non appena il ricorso ad alternative più sicure diventa tecnicamente ed economicamente praticabile. Ma sono previste talune deroghe per usi specifici. Adottando con 632 voti favorevoli, 10 contrari e 20 astensioni la relazione di Carl SCHLYTER (Verdi/ALE, SE), il Parlamento ha sottoscritto una serie di emendamenti di compromesso concordati con la Presidenza che, se saranno avallati dal Consiglio, permetteranno di chiudere la procedura in prima lettura. I perfluorottano sulfonati (PFOS) sono anioni disponibili in commercio sotto forma di sali, prodotti derivati e polimeri. Le sostanze di tipo PFOS sono state utilizzate principalmente per rendere resistenti ai grassi, oliorepellenti e idrorepellenti materiali quali i tessuti, i tappeti, le tappezzerie, i pellami, l'abbigliamento, la carta e in generale i rivestimenti. Altri impieghi, quantitativamente più limitati, riguardano i settori della cromatura, della fotografia, della fotolitografia, delle schiume antincendio e dei fluidi idraulici per l'aviazione. Visto che i PFOS sono persistenti nell'ambiente, tendono al bioaccumulo e sono tossici per i mammiferi, la proposta di direttiva intende introdurre disposizioni armonizzate, preservando in tal modo il mercato interno, e limitare la commercializzazione e l'uso di queste sostanze, assicurando così un livello di protezione elevato della salute umana e dell'ambiente. In base al compromesso, i PFOS non potranno essere immessi sul mercato o utilizzati come sostanza o componente di preparati in concentrazione pari o superiore allo 0,005% della massa (al posto dello 0,1% proposto dalla Commissione). Inoltre, non potranno essere commercializzati prodotti o articoli semifiniti o parti dei medesimi se la concentrazione di PFOS è pari o superiore allo 0,1% della massa, «calcolata con riferimento alla massa delle parti strutturalmente o microstrutturalmente distinte che contengono PFOS o, per i tessili o altri materiali rivestiti, se la quantità di PFOS è pari o superiore a 1μg al metro quadro di materiale di rivestimento». La direttiva, è precisato, dovrebbe imporre restrizioni solo in relazione a nuovi prodotti e non dovrebbe essere applicata a quelli già in uso né al mercato dell'usato. Tuttavia, il compromesso prevede una serie di deroghe da applicarsi a determinati materiali e alle sostanze e preparazioni necessarie per produrli, come i fotoresist o i rivestimenti antiriflesso utilizzati per i processi fotolitografici, i rivestimenti nel settore della fotografia industriale, applicati a pellicole, carte o lastre di stampa, gli abbattitori di nebbie e aerosol per la cromatura dura a carattere non decorativo e gli agenti imbimenti utilizzati in sistemi controllati di elettroplaccatura e i fluidi idraulici per l'aviazione. Inoltre, a titolo di deroga, le schiume antincendio immesse sul mercato prima dell'entrata in vigore della direttiva (presumibilmente all'inizio del 2007), possono essere utilizzate per altri 4 anni e mezzo. D'altra parte, entro due anni dall'entrata in vigore della direttiva, gli Stati membri dovranno predisporre e trasmettere alla Commissione un riepilogo dei processi soggetti a deroga e la quantità di PFOS in essi utilizzata e che essi rilasciano, nonché le attuali scorte di schiume antincendio contenenti PFOS. Inoltre, non appena saranno disponibili nuovi dati informativi concernenti gli utilizzi e sostanze e tecnologie alternative più sicure per tali impieghi, la Commissione dovrà riesaminare ciascuna delle deroghe in modo che l'utilizzo dei PFOS «sia gradualmente abbandonato non appena il ricorso ad alternative più sicure divenga tecnicamente ed economicamente praticabile». Lo scopo di tale riesame è anche di confermare una deroga solo «per usi essenziali per i quali non esistano alternative più sicure e in relazione ai quali siano stati comunicati le iniziative adottate per individuare tali alternative». Il risultato dovrà anche essere quello di giungere a una situazione in cui i rilasci di PFOS nell'ambiente «siano limitati al massimo applicando le migliori tecniche disponibili». Infine, poiché si sospetta che l'acido perfluoroctanoico (PFOA ) e i suoi sali abbiano un profilo di rischio analogo ai PFOS, la Commissione, dovrà esercitare un monitoraggio costante delle attività di valutazione del rischio e della disponibilità di sostanze o tecnologie alternative in relazione agli usi dell'acido perfluoroctanoico (PFOA ) e sostanze affini. Dovrà quindi proporre ogni misura necessaria a ridurre i rischi accertati, comprese le restrizioni sulla commercializzazione e l'uso, in particolare quando siano disponibili sostanze o tecnologie alternative praticabili sul piano tecnico ed economico. Link utili Riferimenti Carl SCHLYTER (Verdi/ALE, SE) |
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Il Parlamento sostiene l'intenzione di sviluppare una cooperazione politica strategica con l'Africa del Sud, anche per il suo ruolo quale "portavoce" di tutti i paesi subsahariani. Per i deputati, l'obiettivo principale dev'essere la riduzione della povertà, ma anche la prevenzione e la cura dell'AIDS. Occorre poi una più stretta collaborazione in materia di istruzione e formazione, creare incentivi agli investimenti esteri e sostenere la strategia sudafricana sulla sicurezza energetica. La relazione di Luisa MORGANTINI (GUE/NGL, IT) accoglie con favore l'intenzione della Commissione di proporre, il 14 novembre 2006, al Consiglio congiunto di cooperazione UE-Sudafrica un progetto di piano d'azione UE-Sudafrica sulla messa in atto del partenariato strategico. Per i deputati, infatti, tale partenariato strategico - che dev'essere complementare rispetto alla strategia UE-Africa - dovrebbe fornire un quadro unico capace di consentire e migliorare l'efficacia degli strumenti di cooperazione esistenti nell'interesse della popolazione e dell'economia sudafricane. Il Sudafrica è di gran lunga la più forte economia dell'Africa subsahariana come anche del gruppo degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP). In proposito, i deputati si compiacciono del nuovo approccio che consiste nel passare da un dialogo politico ad una cooperazione politica strategica che individui nel Sudafrica il paese di riferimento «capace di perseguire obiettivi condivisi per le questioni regionali, africane e globali. Sottolineano, infatti, che il Sudafrica svolge un ruolo importante quale portavoce dei paesi dell'Africa subsahariana in seno a forum internazionali quali l'OMC e le Nazioni Unite. Suggeriscono anche che il dialogo politico UE-Sudafrica sia ulteriormente sviluppato, organizzando regolari scambi di visite delle delegazioni parlamentari. A loro parere, inoltre, il piano d'azione dovrebbe avere come obiettivo prioritario la riduzione della povertà, in linea con l'Accordo di Cotonou e in vista della realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, e tenere conto degli effetti del partenariato strategico sui paesi della regione e sui negoziati APE. Sottolineano poi che la lotta contro l'HIV/AIDS «deve rimanere una priorità politica per il governo sudafricano, adottando un approccio equilibrato tra la prevenzione (incentrata sulla salute sessuale e riproduttiva), il trattamento e la cura». E anche sottolineata l'importanza dello sviluppo di un'area di cooperazione nel settore dell'istruzione e della formazione, che includa scambi di studenti e di insegnanti, e una finestra per il Sudafrica (South Africa window) nel programma Erasmus Mundus, soprattutto per limitare il fenomeno sempre più dilagante della "fuga dei cervelli", in particolare nel settore medico. Il Parlamento, inoltre, suggerisce che sia data priorità alle richieste sudafricane di assistenza tecnica intese a realizzare gli obiettivi di sviluppo del paese, nonché a contribuire allo sviluppo sociale ed economico della regione. Così facendo, infatti, i leader africani sarebbero incoraggiati ad assumersi le proprie responsabilità nell'elaborazione e nell'attuazione di un modello di sviluppo economico sostenibile per il continente. Su questo tema, la relazione insiste sul fatto che l'assistenza allo sviluppo dovrebbe essere concessa localmente e che si dovrebbe fare ricorso ad esperti esterni e a beni d'importazione solo quando non sono disponibili nella regione consulenze o beni comparabili. Per quanto riguarda le questioni commerciali, il Parlamento sottolinea che il piano d'azione dovrebbe tenere conto delle differenze economiche fra l'Unione europea e il Sudafrica, come riconosce la stessa OMC per quanto riguarda le economie semisviluppate, difendendo un trattamento speciale e differenziato che consenta il mantenimento di talune tariffe doganali e di altre misure commerciali necessarie per proteggere queste economie nascenti. I deputati, peraltro, notano che prodotti agricoli e di alta tecnologia europei vengono introdotti sui mercati sudafricani «con effetti negativi per il settore agricolo e lo sviluppo di prodotti strategici sudafricani a valore aggiunto», quali prodotti farmaceutici, macchinari e veicoli. Osservano poi che, nell'ambito del piano d'azione, si dovrebbe porre un accento particolare sulla creazione di incentivi per gli investimenti esteri, elaborando, in associazione con le autorità sudafricane, una strategia innovativa volta a superare i principali ostacoli agli investimenti, quali l'impatto sociale ed economico dell'AIDS, l'elevato tasso di criminalità (che ostacola soprattutto lo sviluppo del turismo nonché l'intervento dello Stato nella politica dell'occupazione e nella proprietà. D'altra parte, il Parlamento suggerisce che il piano d'azione e il bilancio dell'UE prevedano un sostegno per una strategia sudafricana di sicurezza energetica efficace, che tenga conto del cambiamento climatico e del suo impatto sociale e ambientale sulla popolazione povera del Sudafrica e della regione, e che metta l'accento, tra l'altro, sullo sviluppo di fonti di energia rinnovabili, segnatamente piccole centrali idroelettriche, energia eolica e biomassa. Background L'economia sudafricana è ritenuta il motore dell'economia dell'Africa subsahariana. Lo sviluppo del Sudafrica può contribuire a combattere la povertà e a conseguire gli Obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) a livello regionale. L'accordo sugli scambi, lo sviluppo e la cooperazione è stato attuato integralmente il 1o maggio 2004. Dopo un periodo di transizione di 10 anni (per le importazioni dell'UE provenienti da Sudafrica) e uno di 12 anni (per le importazioni del Sudafrica provenienti dall'UE), darà vita a una zona di libero scambio e coprirà circa il 90% degli scambi bilaterali. L'accordo contempla inoltre un regolare dialogo politico. Link utili
Comunicazione della Commissione - Verso un partenariato
strategico UE-Sudafrica Riferimenti Luisa MORGANTINI (GUE/NGL, IT) |
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Siria: tempi non maturi per un accordo di associazione Il Parlamento ritiene che un accordo d'associazione potrebbe dare un impulso decisivo alle riforme tese a migliorare la situazione in Siria. Tuttavia, malgrado taluni segnali incoraggianti, i deputati ritengono che le condizioni necessarie per la firma di un accordo non sono ancora soddisfatte. Alla Siria è chiesto di tutelare i diritti umani, garantire la sovranità del Libano, sospendere gli aiuti a gruppi terroristici e partecipare alla pacificazione della regione. Adottando con 453 voti favorevoli, 11 contrari e 15 astensioni la relazione di Véronique DE KEYSER (PSE, BE), il Parlamento nota anzitutto la rilevanza geostrategica della Siria nel Vicino e Medio Oriente, con specifico riferimento al suo ruolo potenziale di collegamento tra le parti del processo di pace e «di catalizzatore per una soluzione del conflitto regionale». Per i deputati, peraltro, tale ruolo potrebbe essere potenziato «intensificando il dialogo con tale paese». Tuttavia, ritengono che, attualmente, «le necessarie condizioni per la firma di un accordo di associazione tra l'UE e la Siria non sono ancora soddisfatte». Pur dicendosi convinti che tale Paese abbia le potenzialità per rispettarle, infatti, i deputati sostengono che la guerra in Iraq, le relazioni strategiche con l'Iran e il suo coinvolgimento nei fatti del Libano, «hanno inciso sulle relazioni della Siria con i suoi vicini e con la comunità internazionale in generale». Inoltre, deplorano la situazione interna al Paese riguardo al rispetto dei diritti umani e delle libertà civili, in particolare per quanto attiene alla libertà di espressione e di culto nonché alla tutela delle minoranze etniche. D'altra parte, ritengono che l'accordo d'associazione potrebbe imprimere un impulso decisivo alle riforme politiche, economiche e sociali necessarie per il miglioramento della situazione del Paese. Per tale motivo, il Parlamento invita il Consiglio ad intensificare le sue iniziative finalizzate ad approfondire la cooperazione tra l'Unione europea e la Siria e a pervenire, come prospettiva ultima, alla firma di tale accordo. Rispettare i diritti umani Pur notando che la Siria ha già adottato talune misure economiche prescritte dal futuro accordo di associazione e che la posizione del governo, nel corso degli ultimi anni, seppur ambigua, «aveva suscitato speranze per una maggiore apertura del sistema politico siriano», il Parlamento osserva che la situazione dei diritti umani nel paese «è peggiorata» dal giugno di quest'anno. Sottolinea inoltre la mancanza di progressi nell'apertura al multipartitismo e nel rispetto dei diritti umani e delle libertà civili e, pertanto, invita il Consiglio a evidenziare al governo siriano che il rispetto dei diritti umani «costituisce un elemento fondamentale dell'accordo di associazione in parola». Nell'osservare poi che non tutti gli attivisti incarcerati per aver firmato una petizione per il miglioramento delle relazioni siriano-libanesi sono stati rilasciati, i deputati chiedono al Consiglio di esigere da parte del governo siriano un riesame del caso dei detenuti politici, la liberazione di tutti i prigionieri di coscienza e degli attivisti pacifici. La Siria, inoltre, deve essere invitata a garantire che le persone arrestate e detenute «siano trattate correttamente, non siano sottoposte alla tortura e possano incontrare rapidamente, regolarmente e senza limitazioni di sorta i propri avvocati, i medici e i familiari». E' inoltre necessario che il Consiglio esprima le inquietudini dell'Unione europea circa il rispetto dei diritti delle minoranze religiose e delle altre minoranze, in particolare dei curdi. Infine, dovrà chiedere al governo siriano di revocare immediatamente lo stato di emergenza e di liberare Yacoub Hanna Shamoun, un cristiano assiro detenuto da oltre vent'anni senza regolare processo. Allo stesso tempo, tuttavia, il Parlamento chiede al Consiglio di tener conto dei segnali politici lanciati dal decimo congresso regionale del partito Baath, «di cui il più visibile è il cambiamento della squadra dirigente a favore di responsabili più giovani, vicini al presidente Al-Assad». Occorre quindi incoraggiare e promuovere le iniziative del governo siriano in vista della creazione di un sistema democratico ed invitarlo a adottare misure per conformarsi alle disposizioni del diritto internazionale sui diritti umani, per quanto concerne il rispetto della libertà di espressione, la protezione degli attivisti impegnati nella difesa di tali diritti, la prevenzione e la lotta contro la tortura e l'abolizione della pena di morte. Rispettare la sovranità del Libano e tagliare gli aiuti a Hezbollah Per i deputati, il Consiglio dovrebbe invitare la Siria a rispettare la sovranità del Libano e ad astenersi dall'interferire nelle questioni interne di tale paese, in particolare bloccando le forniture di armi e impedendo il riarmo delle milizie Hezbollah, in piena cooperazione con l'UNIFIL. Alla Siria dovrà quindi essere chiesto di svolgere un ruolo costruttivo nell'attuazione delle risoluzioni 1559 e 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nonché di rafforzare i controlli sul suo versante della frontiera con il Libano «al fine di impedire la fornitura di armi ad entità non statuali». Il Consiglio, inoltre, dovrebbe rilevare positivamente il ritiro delle truppe siriane dal territorio libanese ma, allo stesso tempo, invitare «con fermezza» il governo siriano, il quale a tutt'oggi si rifiuta, ad allacciare formalmente relazioni diplomatiche con il Libano e a cessare di sostenere Hezbollah. Per i deputati, poi, le conclusioni della commissione d'inchiesta internazionale indipendente sull'attentato che è costato la vita al Primo ministro libanese, Rafik Hariri, «costituiscono un elemento fondamentale ai fini della futura firma dell'accordo di associazione». Il Consiglio, pertanto, dovrà sottolineare il miglioramento della cooperazione da parte delle autorità siriane con la commissione d'inchiesta internazionale indipendente dell'ONU presieduta dal giudice Brammertz, pur insistendo affinché essa sia intensificata ulteriormente e sia dato un seguito concreto all'inchiesta nel rispetto delle sue conclusioni. Processo di pace in Medio Oriente Il Parlamento chiede al Consiglio di rilanciare «un autentico dialogo» con la Siria al fine di associare questo paese agli sforzi di pace in vista di un regolamento globale del conflitto in Medio Oriente. Dovrebbe anche prendere in considerazione la concessione alla Siria di incentivi e agevolazioni in aggiunta a quelli accordati nell'ambito dell'accordo di associazione. Lo scopo, per i deputati, sarebbe di incoraggiare la Siria «a rivedere la sua politica estera e il suo allineamento regionale» in modo da promuovere la pace, la stabilità e la prosperità nella regione e, in particolare, il riconoscimento del diritto all'esistenza dello Stato di Israele nonché il sostegno da parte della Siria all'avanzamento del processo di pace nel Medio Oriente. D'altra parte, il Consiglio dovrebbe richiamare la Siria sull'importanza del suo ruolo potenziale nel Vicino e Medio Oriente, specie con l'Iran e la Palestina per una soluzione pacifica dei conflitti nella regione. Allo stesso tempo dovrebbe esprimere inquietudine in merito al sostegno accordato dalla Siria ai gruppi militanti con base a Damasco di Hamas e della Jihad islamica «a scapito delle forze moderate palestinesi che puntano alla coesistenza e alla pace con Israele». Il governo siriano dev'essere inoltre invitato a riferire sulle azioni concrete varate nella lotta contro la proliferazione d'armi nonché contro il terrorismo, Al Qaeda e in ordine al controllo delle sue frontiere «allo scopo di proibire il contrabbando di armi e il passaggio di terroristi nei paesi confinanti». Il Consiglio dovrebbe infine deplorare la firma di un accordo militare, stipulato il 15 giugno 2006 con l'Iran, sul potenziamento della mutua cooperazione di fronte alle "minacce" americane e israeliane. Link utili
Risoluzione del Parlamento europeo sulla Siria (15/06/2006) Riferimenti Véronique DE KEYSER (PSE,
BE) |
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L'Aula chiede più determinazione nella difesa dell'industria comunitaria dalle violazioni delle regole del commercio internazionale. E' quindi necessario promuovere azioni volte a rendere più efficace e tempestiva l'applicazione delle decisioni dell'organo OMC di risoluzione delle controversie. Occorre poi valutare l'idea di rivedere in profondità le norme sulla difesa commerciale, per considerare come dumping anche il mancato rispetto degli accordi internazionali in campo sociale o ambientale. Adottando con 531 voti favorevoli, 13 contrari e 50 astensioni la relazione di Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT), il Parlamento manifesta anzitutto preoccupazione «per l'anormale incremento» dei casi di difesa commerciale, sia da parte degli utilizzatori "tradizionali" di tali misure (Stati Uniti, Canada e Australia) sia da parte di altri Stati membri dell'OMC di più recente sviluppo (India, Brasile e Sud Africa). Secondo i deputati, infatti, in molti di questi casi, le regole e la giurisprudenza dell'OMC sono state parzialmente o totalmente disattese, «causando un danno ingiustificato all'industria comunitaria». Il Parlamento incoraggia quindi la Commissione a intervenire, congiuntamente con gli Stati membri interessati, a difesa dell'industria comunitaria, «qualora sia acclarato che le regole del commercio internazionale non vengono rispettate». Tuttavia, ritenendo che molte delle dispute sollevate dall'applicazione di misure di difesa commerciale possano essere risolte amichevolmente, ritiene che la Commissione debba ricorrere all'organo di risoluzione delle controversie dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) «solo come ultima ratio». D'altra parte, sostiene che occorre promuovere delle azioni tese a garantire un'applicazione più tempestiva ed efficace delle decisioni dello stesso organo OMC, evitando l’impiego ingiustificato di tattiche dilatorie e rendendo più certa l'applicazione del diritto del commercio internazionale. La Commissione, inoltre, è esortata a perseguire «con decisione» le negoziazioni in sede OMC volte a rendere più efficace e meno arbitraria l'applicazione di misure di difesa commerciale da parte di altri membri dell'OMC. Si tratta, più in particolare, di rendere eccezionale la proroga delle misure antidumping e antisovvenzioni, di semplificare le procedure antidumping e ridurre il loro costo per le aziende e di garantire una maggiore trasparenza delle investigazioni «che eviti pratiche abusive e garantisca i diritti alla difesa per le parti interessate». Inoltre, occorre limitare tali misure a ciò che è strettamente necessario a rimuovere il dumping nocivo e costituire un gruppo arbitrale ad hoc cui deferire le decisioni di avviare un’investigazione antidumping in base a linee guida chiare. Il Parlamento, peraltro, chiede alla Commissione di promuovere una riforma delle regole che reggono l'imposizione di misure di salvaguardia nell'ambito dell'OMC, per limitare «l'utilizzazione troppo estensiva e ingiustificata di tale rimedio». L'Esecutivo, dovrebbe anche valutare l'opportunità di effettuare una revisione approfondita delle regole riguardanti le misure di difesa commerciale (antidumping e antisovvenzione) nel quadro dell'OMC, con l'obiettivo di includere il mancato rispetto di accordi o convenzioni internazionali in campo sociale o ambientale su scala mondiale come forme di dumping o sovvenzioni. D'altra parte, il Parlamento esorta gli Stati membri a mantenere un approccio "comunitario" «in senso lato» a queste tematiche al fine di portare a un'applicazione più armoniosa di queste misure a livello UE e ridurre le azioni intraprese contro la Comunità. Solo così, inoltre, sarebbe possibile difendere efficacemente gli interessi legittimi delle piccole e medie imprese esportatrici europee, «che sono confrontate alle pratiche protezionistiche dei paesi importatori». Ritiene, tuttavia, che le misure "comunitarie" non debbano essere utilizzate «quale pretesto per sostenere pratiche commerciali sleali da parte dei singoli Stati membri». Più in generale, i deputati ritengono che occorra valutare la necessità di rivedere gli accordi vigenti e le norme dell'OMC «al fine di renderli maggiormente compatibili con i diritti allo sviluppo, sociali, ambientali e culturali». Il Parlamento si dice quindi favorevole alla concessione di un trattamento preferenziale per i paesi più svantaggiati che stanno avviando un processo di industrializzazione che permetta loro di proteggere le loro industrie nascenti ("infant industry") dai rischi di un'eccessiva concorrenza esterna, «purché questa deroga ai principi generali dell'OMC sia temporanea e si risolva in un reale beneficio per i paesi più svantaggiati del mondo». D'altro canto, raccomanda che la Comunità riconsideri la concessione di trattamenti preferenziali ai partner commerciali che non agiscono in linea con le regole dell'OMC, tenendo conto dell'interesse della Comunità e della reciprocità nelle relazioni commerciali. Link utili
Relazione annuale della Commissione al Parlamento europeo sulle
misure antidumping, antisovvenzioni e di salvaguardia adottate dai
paesi terzi nei confronti della comunità (2004) Riferimenti Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT) |
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Il Parlamento ha approvato un nuovo regolamento che, istituendo un procedimento europeo d'ingiunzione di pagamento, ha lo scopo di semplificare, accelerare e ridurre i costi dei procedimenti per le controversie transfrontaliere in materia di crediti pecuniari non contestati. L'Aula ha adottato la relazione di Arlene McCARTHY (PSE, UK) che approva la posizione comune del Consiglio sul regolamento che istituisce un procedimento europeo d'ingiunzione di pagamento. Quest'ultima, infatti, accoglie - integralmente, nella sostanza o parzialmente - tutti gli emendamenti proposti dal Parlamento europeo nel corso della prima lettura. La procedura può quindi considerarsi chiusa e il regolamento entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea. Esso si applicherà dopo due anni dall'adozione, ad eccezione di alcune disposizioni che si applicheranno già dopo 18 mesi. Scopo della proposta è di semplificare, accelerare e ridurre i costi dei procedimenti per le controversie transfrontaliere in materia di crediti pecuniari non contestati, attraverso un procedimento europeo d'ingiunzione di pagamento. Intende anche assicurare la libera circolazione in tutti gli Stati membri dell'ingiunzione di pagamento europea, definendo norme minime il cui rispetto rende superflui, nello Stato membro dell'esecuzione, procedimenti intermedi per il riconoscimento e l'esecuzione. Nel corso del dibattito in Aula, la relatrice ha citato uno Studio della Banca Mondiale che afferma come i paesi nordici dispongano del sistema più efficiente, rapido e meno oneroso tra tutti quelli presi in esame. L'Italia, ha invece spiegato la deputata, è uno dei paesi con i maggiori ritardi al mondo «a causa della mancanza di rigore del procedimento d'appello, che permette alle azioni giudiziarie di essere interrotte in ogni momento». Mentre la Spagna presenta uno dei più complessi sistemi giuridici che comporta alti costi e procedimenti giudiziari lunghi. Nel Regno Unito, ha poi aggiunto, vigono tre sistemi di recupero dei crediti che generano confusione nel mondo degli affari e nel pubblico. Il regolamento si applicherà, nelle controversie transfrontaliere, in materia civile e commerciale, indipendentemente dalla natura dell'organo giurisdizionale. Esso non concerne, in particolare, la materia fiscale, doganale ed amministrativa, né la responsabilità dello Stato per atti od omissioni nell'esercizio di pubblici poteri ("acta iure imperii"). Sono inoltre esclusi dal campo di applicazione il regime patrimoniale fra coniugi o i regimi assimilati, i testamenti e le successioni, i fallimenti, i concordati e le procedure affini nonché la sicurezza sociale. I crediti derivanti da obblighi extracontrattuali sono anch'essi esclusi, salvo se sono stati oggetto di accordo tra le parti o se vi è stata ammissione di debito oppure se riguardano debiti liquidi risultanti da comproprietà di un bene. Una controversia è definita "transfrontaliera" quando almeno una delle parti ha domicilio o residenza abituale in uno Stato membro diverso da quello del giudice adito. Il procedimento previsto dovrebbe costituire un mezzo supplementare e facoltativo per il ricorrente, che rimane libero di avvalersi delle procedure previste dal diritto nazionale. Pertanto, non sostituisce né armonizza i meccanismi vigenti di recupero dei crediti non contestati previsti dalla legislazione nazionale. Il procedimento dovrebbe basarsi il più possibile sull’utilizzo di moduli standard nella comunicazione tra il giudice e le parti, al fine di facilitarne la gestione e consentire il ricorso all’elaborazione automatizzata dei dati. Ed è proprio riguardo ai moduli che il Parlamento aveva insistito affinché fossero di facile uso, necessitassero di una redazione minima e potessero essere utilizzati on line. Link utili Posizione comune del Consiglio Riferimenti Arlene McCARTHY (PSE, UK) |
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Il Parlamento ha deciso di non difendere l'immunità di Mario BORGHEZIO in un procedimento penale avviato dalla Procura di Milano per aver "deturpato cose altrui" scrivendo «Forleo vergogna» sul marciapiede dinnanzi al Palazzo di Giustizia. Approvando la relazione di Maria BERGER (PSE, AT), il Parlamento ha deciso di non difendere i privilegi e le immunità di Mario BORGHEZIO (NI, IT) nel procedimento penale dinnanzi al Tribunale di Milano. Durante l'esame della richiesta di revoca dell'immunità, il deputato aveva spiegato che, nel corso di una manifestazione contro la nota sentenza sul terrorismo, aveva inteso esprimere la sua opinione politica scrivendo sul marciapiede "Forleo vergogna" con una bomboletta spray datagli da un dimostrante. In tal modo egli avrebbe espresso solamente la sua opinione, senza deturpare intenzionalmente cose altrui. Qualora ne fosse comunque derivato un danno al marciapiede, si tratterebbe di una cosa trascurabile. A suo parere, inoltre, si tratta di "fumus persecutionis" - ossia di un'azione penale intesa a recare pregiudizio all'attività politica del deputato - per il fatto che «una simile inezia sia stata elevata a livello di diritto penale». Per la relatrice, invece, il reato di cui è accusato il deputato concerne il deturpamento di cose altrui, reato perseguibile d'ufficio dal codice penale italiano (art 639) e che può essere sanzionato con la pena della reclusione fino a un anno o di una multa. A suo parere, utilizzare una bomboletta spray per scrivere delle parole può anche essere espressione di un'opinione ma, nel caso specifico, non si tratta propriamente dell'espressione di un'opinione, bensì di un danno causato dallo spray al marciapiede. Si tratta pertanto «di circostanze concomitanti a tale espressione di opinione che hanno avuto come conseguenza un potenziale danno di cose altrui». Inoltre, sempre secondo la relatrice, «non esiste alcun motivo per cui si possa concludere che l'accusa mossa ... perseguiva l'obiettivo di nuocere alla sua attività politica di deputato del Parlamento europeo». Si può presumere, infatti, che anche l'utilizzo di una bomboletta spray da parte di un altro cittadino italiano in circostanze comparabili sarebbe stato perseguito. A suo parere, peraltro, «non ci sono altri elementi che permettano di concludere che un'inezia sia stata elevata a livello di diritto penale». Background - l'immunità parlamentare L'immunità parlamentare è prevista agli articoli 9 e 10 del Protocollo sui privilegi e sulle immunità delle Comunità europee dell'8 aprile 1965. Non è un privilegio a beneficio del singolo deputato al Parlamento, bensì una garanzia di indipendenza del Parlamento e dei suoi membri nei confronti di altri poteri. In virtù di tale principio, la data dei fatti incriminati - che possono essere anteriori o posteriori all'elezione del parlamentare - ha scarsa rilevanza. Va presa in considerazione unicamente la tutela dell'istituzione parlamentare attraverso quella dei suoi membri. L'immunità parlamentare esiste per tutelare la libertà di espressione e di dibattito politico dei deputati. La commissione competente del Parlamento considera quindi quale principio fondamentale che in tutti i casi in cui gli atti del deputato accusato costituiscono parte della sua attività politica o vi sono direttamente connessi, l'immunità non viene revocata. In tale ambito rientra, ad esempio, l'espressione della propria opinione nel contesto dell'attività politica di un deputato, durante dimostrazioni, in riunioni pubbliche o in pubblicazioni a carattere politico, sulla stampa, in un libro, alla televisione, con la firma di un volantino politico o addirittura in tribunale. La procedura in seno al Parlamento europeo è disciplinata dagli articoli 6 e 7 del regolamento. Le pertinenti disposizioni di tali articoli sono le seguenti: «Articolo 6 - Revoca dell'immunità: 1. Nell'esercizio dei suoi poteri in materia
di privilegi e immunità il Parlamento cerca principalmente di
mantenere la propria integrità di assemblea legislativa democratica
e di garantire l'indipendenza dei suoi membri nell'esercizio delle
loro funzioni. «Articolo 7 - Procedura in materia di immunità: 1. La commissione competente esamina senza
indugio e nell'ordine in cui sono state presentate le richieste di
revoca dell'immunità o di difesa delle immunità dei privilegi. Riferimenti Maria BERGER (PSE, AT) |
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I testi di tutti i documenti approvati sono reperibili sul sito del Parlamento europeo.
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Codici delle procedure parlamentari
Abbreviazioni - Gruppi politici: vedere di seguito
Gruppi politici
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