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RASSEGNA

 

22 - 23 giugno 2005

 

Bruxelles

 


Sommario

Codici delle procedure parlamentari, Abbreviazioni

Deputati al Parlamento europeo

Consiglio europeo
Il Parlamento valuta il Vertice europeo
Un'Europa che si adegui al mondo che cambia

Affari economici e monetari
La riforma del Patto di stabilità prosegue
Deficit eccessivi: migliorare la qualità delle statistiche

Immunità e Statuto dei deputati
Statuto dei deputati in dirittura d'arrivo

Giustizia e Affari interni
Controlli più severi alle frontiere dell'Unione

Sviluppo e Cooperazione
Migliori procedure per gli aiuti ai PVS

Varie
Ricerca europea per un'Unione più sicura
Strategia per le tecnologie dell'informazione
Caso Lloyd
Sudan e Congo
Sostanze e preparati pericolosi
Esecuzione del bilancio
Bilancio rettificativo n. 2/2005
Tutela degli interessi finanziari della Comunità
Ippoglosso dell'Atlantico

Dichiarazioni
Occupazione dei Paesi baltici: 65° anniversario

Ordine del giorno 4 - 7 luglio 2005 Strasburgo 27


 

Codici delle procedure parlamentari

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

 Abbreviazioni

 - Gruppi politici: vedere pagina seguente

BE

Belgio

IT

Italia

PL

Polonia

CZ

Repubblica ceca

CY

Cipro

PT

Portogallo

DK

Danimarca

LV

Lettonia

SI

Slovenia

DE

Germania

LT

Lituania

SK

Slovacchia

EE

Estonia

LU

Lussemburgo

FI

Finlandia

EL

Grecia

HU

Ungheria

SE

Svezia

ES

Spagna

MT

Malta

UK

Regno Unito

FR

Francia

NL

Olanda

 

 

IE

Irlanda

AT

Austria

 

 

 

Deputati al Parlamento europeo

Situazione al 23.6.2005

 

PPE/DE

PSE

ALDE/ADLE

Verdi/ALE

GUE/NGL

IND/DEM

UEN

NI

Totale

BE

6

7

6

2

 

 

 

3

24

CZ

14

2

 

 

6

1

 

1

24

DK

1

5

4

1

1

1

1

 

14

DE

49

23

7

13

7

 

 

 

99

EE

1

3

2

 

 

 

 

 

6

EL

11

8

 

 

4

1

 

 

24

ES

24

24

2

3

1

 

 

 

54

FR

17

31

11

6

3

3

 

7

78

IE

5

1

1

 

1

1

4

 

13

IT

23*

15

12

2

7

4

9

5

77*

CY

3

 

1

 

2

 

 

 

6

LV

3

 

1

1

 

 

4

 

9

LT

2

2

7

 

 

 

2

 

13

LU

3

1

1

1

 

 

 

 

6

HU

13

9

2

 

 

 

 

 

24

MT

2

3

 

 

 

 

 

 

5

NL

7

7

5

4

2

2

 

 

27

AT

6

7

1

2

 

 

 

2

18

PL

19

10

4

 

 

10

7

4

54

PT

9

12

 

 

3

 

 

 

24

SI

4

1

2

 

 

 

 

 

7

SK

8

3

 

 

 

 

 

3

14

FI

4

3

5

1

1

 

 

 

14

SE

5

5

3

1

2

3

 

 

19

UK

27

19

12

5

1

10

 

4

78

Totale

266*

201

89

42

41

36

27

29

731*

Deputato uscente                                                                         Deputato entrante
Brice HORTEFEUX (PPE/DE, FR) (5.6.2005)                           Jean-Pierre AUDY (PPE/DE, FR) (11.6.2005)
Antonio DE POLI (PPE/DE, IT) (16.5.2005)

Gruppi politici

PPE/DE

Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei

PSE

Gruppo socialista al Parlamento europeo

ALDE/ADLE

Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa

Verdi/ALE

Gruppo Verde/Alleanza libera europea

GUE/NGL

Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica

IND/DEM

Gruppo Indipendenza/Democrazia

UEN

Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"

NI

Non iscritti

 
CONSIGLIO EUROPEO

Il Parlamento valuta il Vertice europeo
 

Relazione del Consiglio europeo e dichiarazione della Commissione - Riunione del Consiglio europeo (Bruxelles, 16 e 17 giugno 2005)

&

Dichiarazione del Consiglio - Semestre di attività della Presidenza lussemburghese
&

Dibattito: 22.6.2005

Dichiarazione del Consiglio

Jean-Claude JUNCKER, accolto dai deputati con una standing ovation, ha sottolineato le decisioni prese dal Consiglio sotto Presidenza lussemburghese e, in particolare, la riforma del patto di stabilità, il rinnovo della strategia di Lisbona e la determinazione di nuovi obiettivi per la politica di aiuto allo sviluppo. Il Presidente del Consiglio ha poi messo in risalto l'avvenuto miglioramento delle relazioni dell'Unione europea con gli USA e con la Russia.

Riguardo alle prospettive finanziarie 2007-2013, il Primo Ministro ha ricordato che, assumendo la Presidenza dell'Unione, aveva dichiarato di non aver illusioni circa il buon esito del negoziato, tenuto conto della chiusura dimostrata da alcuni Stati membri. Egli ha anche voluto rammentare di aver già dichiarato che l'assenza di un accordo non avrebbe significato il fallimento della Presidenza, ma dell'Europa. L'insuccesso dei negoziati, ha quindi affermato, porta l'Europa in una crisi profonda che «non è solo finanziaria».

Dopo aver ricordato che i negoziati sono durati complessivamente 65 ore, comprese le 15 ore del Vertice, il Primo Ministro ha illustrato in modo dettagliato quale fosse l'ultima proposta di compromesso avanzata dalla Presidenza. Un compromesso che manteneva il principio dello «sconto britannico», a condizione che il Regno Unito avesse contribuito al finanziamento della politica di coesione nei nuovi Stati membri, eccetto quelli per la politica agricola comune. A differenza dalla proposta precedente, che prevedeva un congelamento dello sconto, ha precisato, questo compromesso non avrebbe però permesso di correggere il contributo dei Paesi Bassi e di ridurre gli oneri di Germania e Svezia.

Inoltre, l'ultimo compromesso includeva una dichiarazione con la quale il Consiglio si impegnava a ripensare «tutti gli aspetti del bilancio comunitario, inclusa la Politica agricola comune», che avrebbe potuto portare a un aggiustamento delle prospettive finanziarie nel 2008. A proposito di PAC, il Primo Ministro, ha tenuto a puntualizzare che il compromesso prevedeva una graduale riduzione della sua incidenza sul Bilancio (35% nel 2013), diventando l'unica politica a subire un calo degli stanziamenti.  

Il Presidente, ha inoltre definito «non paragonabili» la Politica agricola comune (Pac) e la politica di Ricerca. La prima, ha spiegato, è l'unica politica totalmente finanziata dal Bilancio comunitario, la seconda è innanzitutto nazionale ed è solo appoggiata dall'Unione.

In ogni caso, se si volesse fare lo stesso un paragone, ha proseguito, ai 305 miliardi di euro destinati alla Pac nei sette anni, andrebbero confrontati gli attuali 524 miliardi spesi per la ricerca dai singoli Stai membri e dell'Unione. Tale cifra, inoltre, se gli Stati mantengono gli impegni di Lisbona, diventerebbe pari a 785 miliardi.

In ogni caso, ha concluso il Presidente, si dovrà giungere a un accordo «anche per non deludere i nuovi Stati membri che hanno dato prova di un comportamento notevole nel corso dei negoziati». Questo accordo, comunque, sarà molto vicino a quello della Presidenza lussemburghese, si tratterà infatti di effettuare dei «cambiamenti millimetrici». «Si deve andare avanti senza distruggere la politica di coesione» e il Lussemburgo è disposto a contribuire al dibattito «senza amarezza».

In merito alla ratifica del Trattato costituzionale, il Primo Ministro ha affermato che il processo deve continuare e che alcuni Stati membri preferiscono prendere un pausa di riflessione rinviando la ratifica per poter approfondire il dibattito. Questo dibattito, ha precisato, deve essere europeo e coinvolgere anche gli Stati che hanno proceduto alla ratifica e quelli che hanno bocciato la Costituzione.

Le Istituzioni europee dovranno dare il loro contributo e un ruolo speciale spetta alla Commissione che dovrà garantire un filo conduttore europeo al dibattito. Per il Presidente, il confronto è tra due visioni dell'Europa: una che esalta le virtù del mercato, «che non produce però solidarietà», e l'altra che chiede una maggiore integrazione politica. Il dibattito dovrà tentare di riconciliare questi due fronti.

Per concludere, il Presidente ha quindi affermato che, all'indomani del Vertice, era molto deluso «per non essere riuscito ad evitare la crisi». Forse, ha spiegato, «non sono stato abbastanza diplomatico, ma in questo momento non ho nessuna voglia di esserlo», aggiungendo di volere lavorare nell'interesse dell'Europa e dei cittadini «senza recitare».

Egli ha quindi sottolineato che, sulle prospettive finanziarie, vi era l'accordo di 20 Stati su 25 e si è detto «fiero» per la «lezione» ricevuta dai nuovi Stati membri e di aver provato vergogna per chi non ha saputo capire il loro atteggiamento.  

La delusione, tuttavia, dopo qualche giorno ha dato spazio alla determinazione, ha continuato, perché «la nostra generazione non ha il diritto di disfare tutto quanto è stato fatto dalle generazioni precedenti». Quelle future, poi, hanno bisogno di un'Unione politica se si vuole che l'Europa non vada alla deriva: un'Europa solidale, sociale, competitiva e forte.

L'Aula gli ha quindi nuovamente tributato un'ovazione.

Dichiarazione della Commissione

José Manuel BARROSO ha affermato che, anche se il pessimismo sarebbe giustificato, occorre dimostrare determinazione e affrontare i problemi per trovare le soluzioni. Dopo aver sottolineato alcuni punti salienti della Presidenza uscente - la definizione degli obiettivi strategici, la riforma del Patto di stabilità e il rinnovo della Strategia di Lisbona - ha definito «saggia» la decisione del Vertice di procedere a una pausa di riflessione sul futuro dell'Unione. Una riflessione, ha spiegato, che deve coinvolgere tutte le istituzioni e la società civile.

Dopo l'ampio dibattito, si potrà essere in grado di presentare una visione strategica dell'Europa, senza dimenticare gli aspetti sensibili come il modello sociale, l'equilibrio della legislazione comunitaria, la burocrazia o i prossimi ampliamenti.

In merito alle Prospettive finanziarie, il Presidente della Commissione ha sottolineato il risultato deludente, dovuto alla difesa di «chiari interessi nazionali», malgrado l'impegno della Presidenza. Egli ha quindi deplorato che l'insuccesso ha seguito di poco i due No ai referenda sulla Costituzione, non dimostrando quindi lo spirito di compromesso e solidarietà che era necessario. Un accordo è urgente «altrimenti vi è la paralisi», ha detto, che porterà ad effetti negativi soprattutto nei nuovi Stati membri. I problemi, ha sottolineato, «non derivano dall'ampliamento» e occorre costruire un accordo sui successi della Presidenza e il Regno Unito si è già impegnato a continuare i lavori.

Il Presidente si è poi detto preoccupato per la riduzione degli stanziamenti per alcune politiche del futuro. Se il Consiglio vede al ribasso le ambizioni di Commissione e Parlamento, seguendo il «club dei sei», saranno infatti sacrificati i settori a favore della competitività, della ricerca, dell'innovazione e dell'istruzione e, ha ammonito, i cittadini «non lo perdoneranno».

I negoziati, ha comunque ricordato, potranno considerarsi conclusi solo se vi sarà l'accordo di tutte e tre le Istituzioni. Occorre quindi «maggiore flessibilità e meno retorica nazionalista per trovare una soluzione europea». Barroso ha quindi concluso riaffermando la volontà della Commissione di agire e, sostenendo che «i pessimisti e i cinici non hanno sempre ragione», ha esortato ad avere fiducia.

Interventi a nome di gruppi politici

Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, DE) ha ringraziato il Presidente del Consiglio per la convinzione e l'impegno dimostrati. Il momento è di delusione, ha proseguito, ma l'augurio è che sia il preludio di altri successi ed ha quindi esortato ad avere fiducia nel futuro.

La crisi politica non deve portare all'inazione, occorre reagire con decisione e dimostrare volontà politica. La crisi, ha spiegato, riguarda il Consiglio ma anche i cittadini, che non hanno più fiducia nei responsabili politici. L'obiettivo, pertanto, dev'essere di riconquistare questa fiducia. L'Unione deve essere forte, democratica e capace di agire, e non solo una zona di libero scambio, ha sottolineato il deputato.

In merito alle prospettive finanziarie, il leader dei popolari, si è detto orgoglioso che il Parlamento sia riuscito ad avanzare delle proposte ed ha quindi invitato i governi a compiere maggiore sforzi. Rilevando come siano soprattutto i nuovi Stati membri ad aver bisogno delle prospettive finanziarie per poter sviluppare le loro regioni meno avanzate grazie alla solidarietà comune, il deputato ha concluso auspicando che sia possibile giungere a un accordo sotto Presidenza britannica.

Martin SCHULZ (PSE, DE) ha definito «eccezionale» l'intervento del Presidente del Consiglio, sottolineando anche l'apertura e la trasparenza e dimostrate nel rendere noti i retroscena dei negoziati. Ciò, ha detto, consentirà di poter valutare meglio quanto è accaduto nel corso del Vertice.

L'insuccesso del Consiglio europeo, ha poi affermato, non è una sconfitta della Presidenza e Juncker fa parte dei «grandi europei». Le conclusioni del Vertice, ha quindi proseguito, dimostrano che «è giunto il momento di parlare a chiare lettere» ed ha sottolineato il «particolarismo» dei Capi di Stato e di Governo che non esitano ad attribuirsi i meriti per i successi europei e a «nascondersi dietro Bruxelles» quando si tratta di prendere decisioni difficili. Due istituzioni su tre hanno svolto i loro compiti e, ha rilevato, solo il Consiglio non è riuscito a trovare un accordo. Per ottenere risultati utili all'Europa, ha quindi ribadito, i governi non devono accamparsi sulle proprie posizioni credendo, ognuno, di avere ragione.

Il leader dei socialdemocratici, evidenziando l'importanza della politica di Ricerca e il ruolo fondamentale della politica agricola, ha affermato che «non si farà dell'Unione una zona di libero scambio» perchè i cittadini si aspettano dall'Europa delle risposte ai loro timori, come quello che il mercato distrugge la sicurezza sociale. Il deputato, infine, ha ricordato che il suo gruppo ha presentato un piano in cinque punti che prevede, tra le altre cose, l'adozione di una direttiva sui servizi che garantisca un elevato livello di protezione sociale.

Graham WATSON (ALDE/ADLE, EN) ha fatto presente che se la Presidenza lussemburghese non ha portato a termine tutti gli obbiettivi prefissati, la colpa non è da addurre al Presidente Juncker, che si è sforzato notevolmente e con passione per la causa europea. Rivolgendo poi l'attenzione al referendum francese, ha sottolineato come la vittoria degli oppositori potrebbe portare esattamente ai cambiamenti che loro stessi temevano.

In ogni modo, l'insuccesso del voto in Francia e Olanda ha dominato l'ultimo Consiglio europeo, durante il quale l'ottimismo è stato sostituito da una «lotta tra dinosauri, Gran Bretagna e Francia». Il deputato ha quindi ricordato a coloro che vorrebbero sfruttare questo momento per «rialzare una cortina di ferro», le parole di Robert Schuman del 1949: «Non è mia intenzione tracciare una linea di demarcazione tra Europa e non-Europa. I confini possono essere tracciati in altro modo: la distinzione tra chi ha uno spirito europeo e chi non lo possiede».

Osservando che l'asse franco-tedesco su cui poggiava la Presidenza lussemburghese per l'integrazione europea «si è rotto e deve essere sostituito», ha poi raccomandato di non permettere che l'attuale momento di pausa di riflessione costituisca motivo di paralisi, specialmente perché si deve rispondere alle necessità di «un mondo in continuo cambiamento: un mondo che non aspetterà l'Europa».

Il Presidente Juncker è stato quindi invitato a far in modo che il referendum in Lussemburgo sia un successo e che serva da esempio per gli altri Stati. Per concludere, il leader dei liberaldemocratici ha affermato che, nonostante l'insuccesso dei due referenda, molti sono i passi avanti fatti durante la Presidenza lussemburghese, come il piano d'azione per il programma dell'Aia o l'accordo sulla patente europea.

«Se per far funzionare l'Unione europea fosse sufficiente avere una Presidenza del Consiglio efficace e un Presidente in esercizio dotato di una sicura fede europea, di un certo carisma e di una certa credibilità, saremmo a cavallo», ha esordito Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT). Il Lussemburgo e il suo Primo ministro hanno guidato bene l'Unione in questi mesi turbolenti ma questo, ha deplorato la deputata, non è servito a ridare fiducia agli elettori francesi e olandesi, né a rilanciare la macchina economica europea, «né a mettere in cantiere iniziative positive, di quelle che fanno sognare».

Il Consiglio europeo, ha spiegato, non ha fatto altro che confermare la realtà di un'Europa dei governi divisa, «forse neanche troppo interessata a una vera ambizione di fronte ad un'Europa dei popoli incerta e spaurita». La rappresentante dei verdi ha poi giudicato «inaccettabile» l'ultima proposta di bilancio della Presidenza, «perché posta nella stessa perdente logica di una riduzione insostenibile del bilancio dell'Unione». Essa comportava infatti dei tagli a politiche positive come quelle dello sviluppo e dello sviluppo rurale e «persino a quella sacra di Lisbona».

Oggi, ha proseguito, sembra che sia in vantaggio chi vuole che l'Europa «sia soltanto un grande supermercato» rispetto a chi vuole un'Europa politica e, in occasione della presentazione del programma della Presidenza britannica, ciò sarà ulteriormente confermato da Tony Blair, il quale «verrà a raccontare, sorridente e patinato, come rendere l'Europa ancora più intergovernativa e più debole». Per adesso, ha stigmatizzato, «il solo piano in vista è sicuramente il piano Blair».

Il gruppo dei Verdi, ha quindi affermato, reputa positivo il mancato raggiungimento «di un cattivo accordo sulle prospettive finanziarie» e ritiene  importante che il Consiglio si sia dato un periodo di riflessione sulla Costituzione, senza però fermare il processo di ratifica per chi lo vuole continuare. Tuttavia, è necessario «dare tempo, metodo e obiettivi chiari alla riflessione», mentre sulle prospettive finanziarie occorre riaprire i capitoli difficili che sembravano già chiusi. E' su questi due temi, ha precisato, «che si consumerà il conflitto fra i supermercatisti e gli unionisti», pertanto «non vale proprio la pena perdersi in astrusi compromessi, anche se hanno messo insieme venti ministri».

Bisogna agire subito e senza ambiguità, «altro che accordo sui millimetri!» ha esclamato. Occorre quindi rinnegare «la lettera dei Sei» ed entrare nell'ordine di idee che è sulle priorità politiche che si deve basare la discussione sull'entità del bilancio, e non viceversa, nonché riaprire la discussione su tutto: PAC, Life-Natura e Fondi strutturali.

Rivolgendosi al Presidente Barroso, la deputata ha poi affermato che occorre «fare qualcosa di europeo», che sia diverso dalla direttiva Bolkenstein, dalla brevettabilità dei software, dall'autorizzazione «arbitraria e a porte chiuse» di nuovi OGM, «o un po' di aria fritta sullo sviluppo sostenibile». Mentre in realtà, ha sottolineato, la politica ambientale diventa sempre più marginale.

La riflessione sul futuro dell'Europa e sulla sua legittimità, per la deputata, sarà fortemente facilitata se nei prossimi mesi l'Europa avrà qualcosa da offrire: REACH, un'azione sui cambiamenti climatici, la ridefinizione concreta dell'Europa sociale, la direttiva sull'orario di lavoro, un rispetto serio degli impegni sul Millennium Round. Tutto questo è perfettamente fattibile, ha affermato, e «ci aiuterà a riportare in auge la Costituzione».

Per Francis WURTZ (GUE/NGL, FR), dopo i No in Francia e Paesi Bassi, sta apparendo la verità sulla natura delle esigenze espresse dai cittadini e sulla portata di questi risultati che, a suo parere, va ben oltre i due soli paesi che hanno votato contro la Costituzione. Citando gli esiti di un sondaggio Eurobarometro, il deputato ha quindi sottolineato come sia la tendenza troppo liberista e la mancanza di garanzie sociali ad aver motivato il voto, mentre solo il 6% cita l'opposizione all'adesione della Turchia e solo il 4% si dichiara antieuropeista.

Per l'oratore, il Vertice ha offerto «un'immagine caricaturale di quest'Europa mercantilista», che i cittadini hanno rifiutato. Il temi che si propone di inserire nel dibattito, ha poi sottolineato, sono gli stessi segnalati dal suo gruppo in occasioni precedenti. Affinché tale dibattito abbia successo, ha quindi concluso, occorre che sia scevro da preconcetti e sia aperto alla società civile e che, alla fine, porti a un nuovo Trattato in cui i cittadini possano riconoscersi.

Jens-Peter BONDE (IND/DEM, DA) ha dichiarato di essersi trovato spesso d'accordo con le decisioni della Presidenza lussemburghese, ma non con quella presa all'ultimo Vertice di portare avanti il processo di ratifica, nonostante il No «degli amici francesi ed olandesi». In questo modo si cerca di «dar vita ad una creatura ormai morta», quando è invece necessario «ricominciare da zero», cambiare scenario.

Il deputato ha inoltre affermato che il popolo danese ritiene che, per rispettare i principi di chiarezza e trasparenza, sia necessario che ogni Stato possa scegliere il proprio commissario.

Guntars KRASTS (UEN, LV) ha sostenuto che l'allargamento, le potenziali minacce economiche e sociali abbiano influito sull'atteggiamento negativo dei cittadini nei confronti dell'Unione europea. Secondo il deputato la colpa deve essere attribuita ai politici, «che vogliono troppo, ma fanno poco per l'Unione», prendendosi i meriti dei successi, accusando le Istituzioni per i fallimenti e attribuendo ad esse la responsabilità delle decisioni difficili.

Oggi l'Unione europea può essere osservata da due punti di vista: quello politico e quello «dell'alto livello di cooperazione economica e sociale», senza il quale non è possibile ottenere una struttura salda e duratura. Per il deputato, occorre pertanto maggiore collaborazione che crei le condizioni per richiamare il favore dei cittadini e che faccia loro comprendere il concetto d'integrazione.

Interventi dei deputati italiani

Lapo PISTELLI (ALDE, IT) ha ringraziato il Presidente Juncker, ricordando che «sono pochi i politici che riescono a presentare l'integrazione europea, sacrifici inclusi, fra gli obiettivi positivi della politica, a fondare il proprio consenso sulle speranze e non sulle paure». Esprimendo quindi l'auspicio che anche gli altri vertici delle istituzioni comunitarie dimostrino in futuro «lo stesso coraggio e la stessa leadership», ha sottolineato la necessità di tener presente che «una sconfitta è una sconfitta solo quando la si accetta e noi non dobbiamo accettarla».

La crisi attuale, per il deputato, «ha messo a nudo visioni diverse dell'Europa». Se non si troverà una soluzione al più presto, si parlerà quindi «dei costi della non Europa» che, a suo parere, «sono più alti dei costi dell'Europa».

Occorre pertanto che l'euro-gruppo affronti il tema della politica economica comune accanto a quello della politica monetaria per poter ottenere «più sviluppo o più modello sociale». Egli ha poi affermato che «non ci sarà più Europa nel disordine mondiale se questo Parlamento e i paesi che sono pronti non aprono un dibattito», in particolare sulle cooperazioni rafforzate in materia di politica estera e di sicurezza comune.

Il deputato ha poi incoraggiato i colleghi affinché, «dopo anni in cui si è discusso di Europa per i cittadini», imparino a parlare con loro. Infine, sostenendo che «nei momenti difficili questo Parlamento è stato capace di lanciare idee e di raccogliere lo spirito europeo», ha concluso che anche ora è necesario dimostrare che «abbiamo capito il disagio dei cittadini, che abbiamo capito anche le cattive risposte dei molti governi, che la Commissione sarà sì guardiana dei trattati, ma noi siamo i rappresentanti del popolo europeo».

Mario BORGHEZIO (IND/DEM) ha affermato che il Consiglio europeo si è risolto «in un chiacchiericcio inconcludente, in fondo un sinistro concerto di campane a morto per questa Europa, l'Europa dei banchieri, così lontana dal sogno dei patrioti, dei sognatori, dei padri dell'idea europea».

Il deputato ha poi ricordato che in questi giorni cade il secondo anniversario di Giuseppe Mazzini, da lui definito «un vate per l'Europa dei popoli e fondatore della Giovine Italia». Quanto emerge dalle discussioni del Vertice, ha quindi aggiunto, «ricorda piuttosto il Congresso di Vienna che la visione solidaristica di quel grande patriota.»

Il deputato ha pertanto incoraggiato ad ascoltare le necessità dei cittadini, «i popoli che soffrono insieme all'economia reale per lo scempio e i guasti dell'euro». Per tale motivo si è dichiarato deluso delle conclusioni del Vertice che sostengono che «i recenti sviluppi non rimettono in questione la validità della prosecuzione dei processi di ratifica».

«Per fortuna non sono sparite» le nazioni, ha affermato, «resta ancora qualche cosa della sovranità nazionale». Dopo «l'esproprio» della sovranità monetaria, «noi vogliamo restituire ai popoli la decisione sull'euro». Sono gli Stati ad essere depositari della volontà democratica dei cittadini, ha aggiunto, «non la vostra tecnoburocrazia che non risponde a nessuno». Questa Europa, ha concluso, «è la conseguenza del vostro metodo nell'allargamento».

Alessandro BATTILOCCHIO (NI, IT), a nome del Nuovo PSI, ha sottolineato la necessità di «decisioni chiare ed improcrastinabili sulla strategia dei prossimi anni». Occorre una scelta tra la prospettiva baltica, quella mediterranea o «una composizione equilibrata delle due», nonché decidere se perseguire «con misure concrete e conseguenti gli obiettivi di Lisbona».

Bisogna, inoltre, ridefinire «capisaldi attorno a cui edificare l'integrazione politica», ed avere «il coraggio di puntare in modo netto sul sistema economico e di organizzazione sociale libero e competitivo all'altezza dei processi di globalizzazione in corso». Il deputato ha quindi concluso che la creazione di un comune spirito europeo potrà avvenire solo «attraverso una graduale e progressiva armonizzazione delle politiche e attraverso un dibattito mobilitante che veda coinvolti i cittadini, la società civile e le parti sociali».

Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT) ha affermato che la presidenza lussemburghese sarà ricordata per la coincidenza con eventi esterni che, malgrado la crisi, «consentiranno all'Unione europea di ridefinire la propria missione e di proporzionare ad essa intelligenza, istituzioni, organizzazione e risorse».

Il raggiungimento della pace e della stabilità, la prosperità garantita dalla costruzione del mercato per successivi allargamenti, la valorizzazione delle tante culture, «tutte riconducibili alle comuni radici giudaico-greco-cristiane», per il deputato rendono il progetto originario dei padri fondatori sostanzialmente concluso.

A suo parere, si apre ora una nova fase, conseguentemente alla «turbo globalizzazione odierna di ogni problema». Oggi, infatti, i problemi relativi alla pace, alla prosperità e all'identità, si risolvono solo su scala planetaria con interlocutori globali «che esigono un interlocutore europeo all'altezza, più coeso, più integrato, più direttamente responsabile nei confronti dei cittadini europei» e perciò capace «di assicurare gli obiettivi che il popolo europeo non vede più raggiungibili con l'Unione di oggi».

Il deputato si è poi congratulato con la Presidenza, che «ha fatto del suo meglio nell'attutire gli shock esterni, nonostante lo scenario economico depresso in un gran numero di importanti Stati membri». Inoltre, tra i suoi merito ha annoverato la tutela «della sostanziale integrità del patto di stabilità e di crescita, lo sprone alla ratifica del trattato costituzionale, la ricerca generosa e ostinata dell'accordo sul bilancio, l'impulso dato dalla strategia di Lisbona».

Ma il più grande insegnamento ottenuto nell'ultimo semestre, ha concluso, è che l'Unione, in attesa di meccanismi costituzionali più confacenti, «deve usare ogni risorsa politica per tenere in equilibrio il processo», dandosi contemporaneamente il tempo «di rifocalizzare dalle fondamenta obiettivi e metodi del proprio lavoro e senza cedere al panico, senza impedirsi di continuare ad usare i trattati esistenti per difendere e incrementare il patrimonio europeo di decisioni comuni».

Alfonso ANDRIA (ALDE/ADLE, IT) ha ricordato le «importanti sfide» affrontate dalla Presidenza: la riforma del patto di stabilità, il rilancio dell'agenda di Lisbona, la ratifica della Costituzione e le prospettive finanziarie. Questi obiettivi, per il deputato, hanno confermato lo «spessore politico e la propria determinata adesione al progetto comunitario» della Presidenza. E questo, malgrado la «spiacevole battuta d'arresto» subita nel Consiglio europeo, che «non aiuta l'Europa ad intessere un rapporto efficace con i cittadini, un rapporto che sia realmente basato sull'elemento fiduciario».

Il deputato ha tuttavia criticato la posizione assunta dalla Presidenza in merito alle risorse per la politica di coesione nel prossimo periodo di programmazione. Rispetto alla proposta originaria si era registrato un passo in avanti, ma «se si fosse tradotto in un accordo, non avrebbe dato una risposta adeguata alle esigenze di riequilibrio di sviluppo delle regioni in ritardo». In conclusione, il deputato ha espresso l'auspicio che si giunga ad un accordo equilibrato, «rispettoso degli orientamenti diffusi», e che ciò avvenga al più presto, «senza cullarsi nei tempi più lunghi ancora a disposizione».

Replica del Consiglio

Nicolas SCHMIT ha sottolineato la decisione coraggiosa di mantenere la data del referendum sulla Costituzione in Lussemburgo, auspicando che dall'esito della consultazione emerga un messaggio di continuità per la Costituzione. Esortando poi il Parlamento a continuare a lavorare sulla Costituzione affinché questa «non finisca nel congelatore», ha esclamato che l'Europa ha bisogno di azione e non di «ibernazione».

Sulle prospettive finanziarie, il Ministro ha rilevato che il Vertice è stato molto vicino all'accordo ma che le dinamiche non hanno permesso di chiudere il negoziato. Inoltre, ha affermato di nutrire il dubbio che le motivazioni del rifiuto dell'accordo fossero piuttosto dei «pretesti». Egli ha quindi sottolineato l'impegno per una riforma che sia nel segno della solidarietà e ha posto l'accento sul ruolo svolto dalla Pac a favore del mondo rurale. Nell'augurare alla prossima Presidenza di trovare un accordo «accettabile e equilibrato», l'oratore ha poi precisato che questo andrà successivamente negoziato con il Parlamento e la Commissione. Egli ha anche definito come «un virus che mina l'Europa» la nozione di «giusto ritorno» menzionata da alcuni.

Infine, il Ministro ha affermato che, nonostante il fallimento delle prospettive finanziarie, la Presidenza, assieme al Parlamento, ha ottenuto anche molti successi importanti per i cittadini. A tale proposito, ha citato l'accordo in merito al codice sulle frontiere esterne, la dozzina di accordi cui si è giunti in prima lettura, come sulle fusioni transfrontaliere, e in seconda lettura, come sulla sicurezza delle automobili.

Replica della Commissione

Margot WALLSTRÖM si è associata all'ammirazione e alla gratitudine espressa nei confronti del Primo Ministro lussemburghese, evidenziando anche l'impegno, la passione e il suo «senso dell'Europa» dimostrati, nonché la trasparenza con cui ha svolto il suo compito. In merito alle prospettive finanziarie, la commissaria ha quindi sottolineato «tre punti cruciali»: occorre avere le risorse per le politiche che chiedono i cittadini, è necessario avere l'accordo del Parlamento europeo e bisogna rispondere alle esigenze «legittime» dei nuovi Stati membri.

La prossima sfida, ha proseguito, è l'avvio di un dibattito sul futuro dell'Europa e, in questo contesto, la Commissione seguirà il «Piano D - dialogo e democrazia», lavorando su una «road map strategica» che dovrà rispondere alle domande dei cittadini.

Votazione

Su richiesta di Johannes SWOBODA (PSE, AT) il Parlamento ha deciso di rinviare la votazione sul progetto di risoluzione comune relativa all'esito del Consiglio europeo.

 Un'Europa che si adegui al mondo che cambia

Dichiarazione del Consiglio - Programma di attività della Presidenza britannica

Dibattito: 23.6.2005

Dichiarazione del Primo Ministro britannico

Tony BLAIR ha esordito dicendosi onorato di essere presente al Parlamento e ha preso l'impegno a tornarvi dopo ogni Vertice per informare i deputati dei risultati nonché a consultarlo prima delle delibere del Consiglio.

Il momento, ha proseguito, è importante, in ogni crisi vi è un'opportunità che occorre cogliere. Si è nel mezzo di un dibattito che non deve essere uno «scambio di insulti» e caratterizzato da personalismi, bensì un franco scambio di idee. Non si tratta di scegliere tra il libero mercato e l'Europa sociale, questa interpretazione, ha spiegato, è un modo per intimidire chi vuole cambiare l'Europa, rappresentandolo come un «traditore» e tacciandolo di antieuropeismo. Gli ideali, invece, «sopravvivono grazie ai cambiamenti e muoiono per l'inerzia di fronte alle sfide».

Il Primo Ministro britannico ha quindi pronunciato un atto di fede europeista e descritto le posizioni da egli assunte in passato sulle questioni europee, ed ha precisato che dal suo punto di vista l'Unione non può essere solo un mercato comune ma anche uno spazio politico che abbia pure una dimensione sociale.

Non è il momento della divisione, ha affermato, occorre anche parlare del successo politico degli ultimi cinquant'anni di cui bisogna essere fieri: pace, progresso e prosperità. La cooperazione aumenta la forza individuale e i tempi sono cambiati. Gli USA sono l'unica superpotenza mondiale mentre Cina e India saranno sempre più forti economicamente.

Per il Primo Ministro, occorre quindi che l'Europa si rinnovi perché se non si fa fronte alla sfida, se ci si rifugia nelle attuali politiche, l'Europa è destinata a fallire. Questo rinnovamento, ha spiegato, può essere attuato «solo se riusciamo a trovare un connubio tra gli ideali europei e il mondo moderno in cui viviamo».

E' necessario, inoltre, trovare forza e idealismo per ottenere il sostegno della gente che, spesso, «si trova un passo avanti rispetto ai politici» perché non è ossessionata dal quotidiano della politica. Il dibattito deve quindi incentrarsi su come far fare all'Europa quello per cui  era stata creata: migliorare la vita della gente. Nonostante fosse stata approvata da tutti i governi e sostenuta da tutti i leader politici, i popoli di due Stati membri fondatori hanno respinto la Costituzione. Ciò, ha spiegato, non è accaduto perché hanno letto il testo e si sono trovati in disaccordo, ma piuttosto perchè hanno voluto esprimere il loro scontento sull'Europa votando contro la sua Costituzione.

Non si tratta, però, di una crisi delle Istituzioni, si è di fronte a una crisi di leadership politica. Di fronte ad un mondo irriconoscibile rispetto a 20 o 30 anni fa, ha ammonito il Primo Ministro, occorre che siano i moderati a rispondere alle attese dei cittadini e non gli estremisti. Siamo riusciti a raggiungere gli obiettivi fissati a Laeken o a Lisbona? si è poi chiesto Tony Blair. E' il momento della verifica, ha affermato, la gente ha lanciato un allarme e occorre ascoltarla, «la nostra leadership è parte della soluzione, non del problema»

L'adozione del Bilancio doveva ridare credibilità all'Unione, ma i suoi contenuti dovevano anche essere giusti, ha esclamato il futuro Presidente del Consiglio UE. Egli ha quindi negato quanto affermato da alcuni circa il rifiuto britannico di accettare il compromesso sullo «sconto», mettendo la questione della Pac sul tavolo negoziale all'ultimo minuto. Non è neanche vero che è stato chiesto lo smantellamento della politica agricola.

Le prospettive finanziare, ha spiegato, sono un processo che deve portare a un bilancio più razionale e permettere le riforme necessarie prima del 2013. Il Regno Unito, ha aggiunto, resterà comunque il secondo contributore netto al bilancio.

Il Primo Ministro ha anche negato l'intenzione di smantellare il modellare sociale europeo. Tuttavia, si è chiesto, che modello sociale è quello che vede 20 milioni di disoccupati, tassi di produttività nettamente inferiori agli USA, un numero di diplomati in diminuzione e una riduzione degli sforzi sulla ricerca e l'innovazione. Lo scopo del modello sociale, ha spiegato, dev'essere di aumentare la capacità concorrenziale per far fronte alla globalizzazione, al fine di avere un'Europa sociale che funzioni.

In proposito, Blair ha citato la relazione di Wim Kok che pone l'accento su ricerca, innovazione, aiuti alle PMI e, parallelamente, ha criticato quel tipo di regolamentazione europea che, per salvare alcuni posti di lavoro oggi, pregiudica quelli più numerosi del futuro. Il Primo Ministro ha poi voluto respingere il luogo comune secondo cui il Regno Unito è chiuso in una filosofia antisociale descrivendo una serie di misure prese dal suo governo a favore dell'occupazione e dei meno abbienti. Egli ha poi indicato nei contenuti della relazione Sapir «quello che sarebbe un bilancio moderno», affermando che tra dieci anni non sarà più possibile destinare il 40% delle risorse alla Pac.

Il Primo Ministro ha quindi accennato alle priorità della Presidenza: Agenda di Lisbona, quadro macroeconomico disciplinato e flessibile, lotta alla criminalità e al traffico di droga, immigrazione e traffico di esseri umani, lotta al terrorismo. In merito alla politica estera e di difesa ha sottolineato la necessità di adottare misure volte a aumentare le capacità di difesa dell'Unione per condurre, assieme alla NATO, le missioni di pace. La spesa per questo settore, inoltre, è ritenuta insufficiente per far fronte alle necessità.

L'Unione, poi, deve contare di più nel mondo e gli sforzi supplementari che ha fatto per l'Africa vanno nella giusta direzione. Occorre infine concludere i negoziati in seno all'Organizzazione Mondiale del Commercio, dare impulso alla politica sui cambiamenti climatici, intervenire nel processo di pace nei Balcani e rafforzare i partenariato con gli USA.

Un'Unione con un'economia moderna, che garantisce la sicurezza interna ed esterna, ha quindi affermato, è un'Unione fiduciosa che non vede l'allargamento come una minaccia ma come un'opportunità storica per costruire un'Europa più grande e più potente. Un'Europa chiusa, invece, darebbe adito ai nazionalismi e alla xenofobia. Combinare l'apertura, anche economica, con la riduzione della legislazione e della burocrazia, per avvicinare l'Unione ai cittadini. La gente vuole leadership, ha concluso, ed «è giunto il momento di dargliela».

L'Aula gli ha quindi tributato un lungo applauso.

Dichiarazione della Commissione

Per José Manuel BARROSO si vive un momento di turbolenza in Europa e il vertice ha mostrato la necessità di «un nuovo consenso politico», che è essenziale per evitare la paralisi e il confronto ideologico e per realizzare il programma di prosperità, solidarietà e sicurezza che colleghi nuovamente l'Europa ai cittadini, trovando delle soluzioni alle sfide che si presentano.

Il Regno Unito assume la Presidenza in un momento cruciale per l'Europa e Tony Blair, «uomo di Stato esperto e capace», ha confermato l'impegno per un'Europa come progetto politico, ha affermato Barroso, dicendosi peraltro fiducioso che si potrà tenere un dibattito costruttivo e aperto alla società civile «su cosa l'Europa può fare per i suoi cittadini» e creare il consenso indispensabile per rispondere alle urgenti necessità dell'Europa.

Questo dibattito rappresenta senz'altro una priorità per la prossima Presidenza. Sarà poi stilato un documento strategico sui risultati della riflessione e la situazione sarà riesaminata sotto Presidenza austriaca. Ovviamente, ha aggiunto, il Parlamento europeo dovrà giocare un ruolo essenziale. Cinquant'anni di storia ce lo hanno insegnato, ha proseguito, il lavoro quotidiano dell'Unione continua «anche durante i periodi di crisi» ed è cruciale affrontare le questioni essenziali che stanno a cuore ai cittadini per conquistarne la fiducia, con le azioni e non con le parole.

Il Presidente della Commissione ha quindi sottolineato che le priorità della Presidenza sono le stesse dell'Esecutivo: rinnovamento economico, adozione del bilancio, miglioramento della legislazione, gli aiuti all'Africa, i cambiamenti climatici e il rispetto degli impegni di Kyoto e, infine, i negoziati sul commercio internazionale. In merito al bilancio ha sostenuto l'idea di inserire una clausola di revisione che consenta di adeguare gli stanziamenti ai bisogni che emergeranno in futuro.

La Presidenza britannica, ha concluso, vedrà il lancio di un periodo di riflessione e, in tale contesto, occorre cercare un nuovo consenso e riguadagnare la fiducia dei cittadini. Ma è necessario anche guardare avanti, verso le nostre responsabilità globali e le opportunità, «dobbiamo quindi essere un'Europa generosa e solidale».

Interventi a nome dei gruppi politici

Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, DE) ha sottolineato l'importanza dei due dibattiti tenutisi in Aula con  Juncker e Blair notando come mai, dal 1979, vi sia stata una discussione così intensa sul futuro dell'Europa. Ciò, a suo parere, rappresenta una vittoria della democrazia e un punto di partenza. Il fallimento del Vertice e i risultati dei referenda in Francia e nei Paesi Bassi hanno aperto una crisi profonda e, per tale ragione, il dibattito deve aver luogo al Parlamento con i rappresentanti di tutti i popoli europei.

Alla Presidenza attendono dei compiti pressanti, ha aggiunto. E' necessario che tutti siano rispettati, Stati grandi e piccoli e, in proposito, il deputato si è detto contrari agli «assi» tra grandi paesi perchè occorre rendere più forte l'Europa e farla sentire come qualcosa di comune. Se alle parole seguono i fatti, ha quindi dichiarato, il gruppo popolare sosterrà la Presidenza. Vi è una crisi di fiducia e nella Costituzione sono iscritti i valori che bisogna difendere. La pausa di riflessione, ha quindi affermato, non deve portare a uno stallo ma piuttosto a soluzioni che consentano all'Unione di agire.

In merito al Bilancio, il deputato ha ricordato che nel 1992 era stato proprio il Primo Ministro britannico John Major a varare le prospettive finanziarie e ha quindi rivolto a Blair l'augurio di avere lo stesso successo. Ricordando che il Parlamento ha adottato dei suggerimenti in materia, il leader dei popolari ha pertanto esortato la Presidenza a seguirne gli orientamenti. Per concludere, il deputato a posto l'accento sulla necessità di definire i confini dell'Unione per evitare che l'Europa perda la sua identità.

Martin SCHULZ (PSE, DE) ha ringraziato Blair  per il discorso sincero e aperto. Con la Presidenza britannica, ha aggiunto, comincia il Tour de France e gli inglesi, questa volta, devono stare in testa, anche se ci troviamo in una tappa di montagna. E' vero, ha poi ammesso, è il momento delle riforme e del cambiamento tuttavia, ha subito precisato, occorre difendere il modello sociale europeo. L'Europa ha bisogno di maggiore flessibilità e deve essere competitiva, occorre creare crescita per aumentare i posti di lavoro sicuri, degni e con un salario adeguato. Questo deve essere l'obiettivo.

In merito al bilancio, il deputato ha poi precisato che la spesa agricola rappresenta solo lo 0,48% del PIL dell'Unione, mentre per la ricerca, che comunque necessita di un aumento, si spende lo 0,86%. Rivolgendosi poi al Primo ministro britannico, l'oratore ha affermato che occorre sostenere la Costituzione, sia nelle discussioni pubbliche che private.

Il Regno Unito, ha aggiunto, non deve bloccare il motore europeo e, pertanto, ha definito «degno di lode» il sostegno di Blair alla Costituzione. Se il Primo Ministro sarà pronto ad accogliere i compromessi e, di più, se ne sarà promotore, ha concluso il deputato, il gruppo socialista sarà al suo fianco.

Graham WATSON (ALDE, UK) si è congratulato con Tony Blair per il discorso tenuto, ma ha anche sottolineato che questo non è sufficiente a «cancellare anni di sospetti». Tale obiettivo può essere raggiunto dimostrando che il Regno Unito è parte dell'Europa, non solo con essa. La Presidenza dovrà basarsi sulle Istituzioni dell'Unione, senza minarle e facendo il possibile affinché la strada per le riforme porti al consenso, non alla presa di decisioni individuali.

Il deputato ha poi accennato alla globalizzazione, fenomeno che «sta dando una nuova forma al mondo» e che comporta nuove sfide ed opportunità. Ha inoltre delineato  tre grandi minacce, quali la povertà nei paesi in via di sviluppo e la conseguente migrazione, i cambiamenti climatici e la criminalità organizzata internazionale, sostenendo che il Premier inglese, giustamente, vuol trovare una soluzione secondo le priorità dell'Unione, ma dovrebbe anche spiegare come lo ritiene possibile solo con l'1% del PIL.

E' poi stata sottolineata la necessità di trasparenza e comunicazione, in particolare per quel che concerne il Consiglio, che non deve essere un Vertice «a porte chiuse», bensì comunicare a tutti i cittadini quali sono le decisioni che vengono prese in loro nome, da chi e come procedono i lavori, perchè questa «è la natura della democrazia».

Il deputato, inoltre, ha invitato il Primo Ministro inglese ad essere «l'uomo forte per l'Europa», così come il quotidiano Le Monde lo ha recentemente descritto, e ad assumersi anche le responsabilità degli insuccessi dell'Unione, non solo i meriti. Ha infine dichiarato che anche i democratici ed i liberali sosterranno Blair per quel che concerne, tra le altre cose, la riforma finanziaria ed il suo piano d'azione, le soluzioni riguardo al mercato interno, una nuova struttura per il bilancio e la lotta al terrorismo.

Daniel COHN-BENDIT (V/ALE, DE) ha dato il benvenuto al Primo Ministro britannico nel club di coloro che vogliono cambiare l'Europa. Si rammarica tuttavia delle azioni poco europee a livello nazionale, aggiungendo che se si vuole modernizzare l'Unione occorre intraprendere un cammino «ecologicamente sostenible e socialmente durevole».  

Ha poi suggerito che, se secondo Blair i politici europei devono affrontare i cittadini e le loro decisioni riguardo ai referenda sulla Costituzione, egli stesso deve rivolgersi direttamente agli europei che hanno detto "no" alla guerra in Iraq. Il futuro Presidente in carica è stato poi invitato ad essere «un Presidente europeo e con un punto di vista europeo», perchè «l'Europa non può funzionare secondo il modello francese, tedesco o inglese ... ma l'intelligenza europea sta nel trovare il migliore possibile dei modelli in comune».

L'auspicio finale è che la prossima Presidenza europea abbandoni gli accordi di Dayton, conseguentemente a quello che sta accadendo in Bosnia e nei Balcani, oltre a sottolineare l'importanza di Kyoto e degli aiuti allo sviluppo.

Francis WURTZ (GUE/NGL, FR), ha esordito chiedendosi dove fossero dirette le proposte della Presidenza britannica di modernizzare la Pac ed il bilancio comunitario. A suo parere, l'assegno britannico prima o poi dovrà essere restituito dato che il suo importo, nel 2005, supera la quota destinata a ricerca e sviluppo nell'Unione europea o agli aiuti  agricoli e strutturali dei dieci nuovi Stati membri.Ha inoltre sottolineato che la realizzazione del mercato interno è uno dei più grandi successi della storia recente, ma non è sufficiente, ed ha aggiunto che è necessario riflettere maggiormente sul modello sociale.

Nigel FARAGE (IND/DEM, UK) si è chiesto, innanzitutto, se la terza via indicata dal futuro Presidente in carica, la stessa introdotta nella politica inglese e ora indirizzata a guidare l'Unione europea verso la modernizzazione del ventunesimo secolo, darà dei risultati. Il deputato ha poi affermato di appartenere all'unico gruppo dell'Aula contro la Costituzione, e che a tale proposito Blair è il solo leader ad aver capito che quello di Francia ed Olanda è un No contro la direzione che sta prendendo l'Europa. Pertanto ha invitato la Presidenza a far in modo che questi due paesi non siano emarginati e che le parti nel testo costituzionale riguardanti il programma spaziale europeo o  l'istituzione di ambasciate estere dell'Unione vengano cancellate, in quanto non fanno altro che «rendere legittimo un qualcosa di ormai sorpassato».

Il deputato si è quindi detto orgoglioso del fatto che gli aiuti all'Africa continuino ad essere devoluti, ma ha chiesto maggiore attenzione per quel che riguarda gli accordi sulla pesca tra Unione e Africa, che stanno distruggendo i piccoli pescatori. Ha infine auspicato la realizzazione di un mercato comune, di un accordo per il commercio libero in Europa, anche se, teme, ciò non sarà possibile nei sei mesi a venire.

Brian CROWLEY (UEN, UK), ha espresso la propria preoccupazione riguardo al discorso di Gordon Brown sull'abbandono della Pac e la revisione dei bilanci, nonostante gli Stati Membri avessero fissato il bilancio fino al 2013. In merito alle insufficienze dell'Unione, il deputato ha tenuto a sottolineare che «l'Europa è incapace di creare posti di lavoro, proprio come il governo inglese».

Spetta ai legislatori, ai deputati, creare le condizioni e l'ambiente favorevoli alla crescita e alla prosperità. Pertanto è imprescindibile l'aumento del bilancio necessario ad intraprendere tali azioni. «Il dibattito e l'impegno», ha concluso, «devono basarsi su fatti, certezze, non su continue idee sbagliate e miti», perchè l'Europa è ora «sull'orlo di un nuovo futuro».

Interventi dei deputati italiani

Roberto MUSACCHIO (GUE/NGL, IT) ha affermato che Blair non rappresenta la soluzione ai problemi dell''Europa, «ma in realtà è uno dei problemi». Infatti, «spacciando per nuove idee vecchie» non si risolvono i problemi dell'Europa, segnatamente l'incapacità di operare la pace, la crisi democratica, politica, economica e sociale.

Parlando di Europa politica in realtà «si affida tutto al mercato», in quanto per il Primo ministro britannico «politica, economia e mercato sono la stessa cosa». Al contrario, pur decretando la morte del Trattato costituzionale, la ricetta proposta non va nella giusta direzione in quanto la liberazione dei servizi e del mercato del lavoro anche in Inghilterra non gode di buona salute.

La soluzione ai problemi dell'Europa  sta proprio « in quell'europeismo di sinistra e i di massa». I cittadini in Francia e in Olanda non hanno votato contro la Turchia o l'allargamento ma piuttosto contro il liberalismo, chiedendo una Costituzione per «una nuova Europa di pace, democratica e sociale».

Concludendo, ha ribadito che il Parlamento «ha una grande responsabilità cui non può e non deve sfuggire» perché non si tratta di una crisi di conti e di egoismi, piuttosto di una crisi di un'idea liberista e, quindi, «non produrre un'altra idea di Europa sarebbe veramente imperdonabile».

Pasqualina NAPOLETANO, (PSE, IT) ha sostenuto che «il mancato accordo sulle prospettive finanziarie è tanto più grave perché è stato il primo atto del Consiglio dopo le difficoltà incontrate dalla ratifica del trattato». E' inutile, secondo la deputata, richiedere nuove politiche per l'Europa o «indicare riforme, anche giuste, che intaccano privilegi altrui, senza mettere in seria discussione i propri».

Ha poi espresso l'auspicio che le decisioni prese all'ultimo Consiglio europeo siano «segno della volontà di non rinunciare ad un'effettiva politica ed alla prospettiva di un vero Ministro degli esteri europeo». 

L'attenzione è stata poi rivolta all'Iraq: «è importante essere arrivati alla Conferenza di Bruxelles», ma la situazione rimane grave, anche perchè il Regno Unito ha sostenuto l'intervento militare cosa che «dà ancora più responsabilità al Suo semestre rispetto alla soluzione del conflitto Israelo-Palestinese».

Tale situazione sottolinea, tra l'altro, che è impensabile il ruolo internazionale dell'Europa fuori da un contesto multilaterale ed è stato perciò «un grave errore, ieri, dividere l'Europa, ed oggi, la rinuncia da parte di alcuni Stati membri all'obiettivo di un seggio europeo nel futuro Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite».

Infine, sul tema dell'area di libero scambio che Blair sostiene di non volere, la deputata ha sottolineato che il rischio di scivolare verso questa prospettiva è reale «se si arresterà l'integrazione politica, se non sapremo costruire nuovi obiettivi e se non daremo istituzioni capaci di attuarli». E questo, in particolare, è ancora più necessario «nell'ottica di un'Europa grande, che non si chiuda ai Balcani e alla Turchia».

Antonio TAJANI (PPE-DE, IT) ha sostenuto che il "No" francese ed olandese non corrisponde a bocciare la Costituzione, ma dà un «giudizio negativo sull'Europa di oggi, troppo lontana dalla gente e spesso prigioniera di una burocrazia sorda alla voce dei cittadini». Pertanto l'Unione non deve fermare il proprio cammino o «rinunciare a svolgere il suo ruolo di protagonista internazionale e di portatrice di pace di fronte a qualche insuccesso».

Sono, dunque, necessari dei cambiamenti per dare risposte concrete ai cittadini, «un'Unione che non si occupi di tutto e del contrario di tutto, emanando decine e decine di incomprensibili direttive».

L'Europa deve trattare quei temi che, nell'era della globalizzazione, gli Stati membri non possono affrontare individualmente: la politica estera e di difesa, le emergenze immigrazione e la lotta al terrorismo nonché le  sfide commerciali con la Cina. Per quel che concerne l'economia, occorre portare avanti le riforme seguendo il processo di Lisbona, per ottenere «la drastica riduzione della disoccupazione attraverso il sostegno alle PMI».

Il deputato, inoltre, ha affermato di condividere l'idea del Primo ministro inglese di «un'Europa protagonista, capace di essere al passo con i tempi e che mantenga gli impegni presi». Sostiene poi che nell'anno a disposizione per approvare il bilancio, può essere raggiunto anche «l'obiettivo mancato la scorsa settimana» mantenendo, al contempo, gli impegni presi con i paesi «che guardano con attenzione all'Unione».

Bulgaria e Romania possono diventare Stati membri nel 2007, mentre con la Turchia può essere iniziata la trattativa, con l'obiettivo di ottenere «un'Unione che guarda ad est, ma anche a sud», ossia anche verso l'Africa, «un continente che aspetta dall'Europa risposte importanti con grande speranza».

Concludendo, il deputato ha sottolineato di condividere l'impostazione della Presidenza britannica, che «potrà contare sulla collaborazione della delegazione italiana di Forza Italia, sulla collaborazione attiva nei prossimi mesi, convinti che la Presidenza britannica farà compiere passi in avanti all'Europa dei cittadini».

Repliche

Tony Blair ha dichiarato di aver apprezzato molto il dibattito svoltosi in Aula sottolineando come la discussione abbia suscitato grande interesse anche al di fuori della mura del Parlamento. Rivolgendosi a Barroso ha detto di condividere l'agenda da lui delineata, ma ha sottolineato che sulla clausola di revisione occorre che non vi siano ambiguità.

Il Primo Ministro, ha evidenziato la necessità di un nuovo quadro normativo per l'Europa che, rispondendo alle attese dei cittadini, dia nuovo impulso alla Costituzione. Dopo aver garantito che i lavori al Consiglio saranno trasparenti, il Premier ha anche assicurato che sarà attribuita la massima attenzione alla questione dei cambiamenti climatici. Sullo sconto britannico, ha ribadito che, senza di esso, l'onere per il Regno Unito sarebbe troppo elevato paragonato a quello degli altri Stati membri.

La sua insistenza sulle riforme, ha poi proseguito, è dovuta all'urgenza di rispondere alle sfide economiche e competitive cui deve far fronte l'Europa e, a tal proposito, ha citato lo sviluppo economico della Cina e dell'India, ma anche del Vietnam. Occorre, insomma, adattarsi ai cambiamenti in corso, altrimenti si rischia di compromettere il modello sociale e di dare sostegno alle politiche euroscettiche.

Dicendo di voler rafforzare l'Europa, perché il cambiamento non può che essere fatto nella prospettiva europea, il Primo Ministro ha sottolineato che occorre decidere come si deve cambiare. Si è poi detto preoccupato della tendenza a concentrarsi sugli aspetti istituzionali, quando sono le politiche che andrebbero rivedute per rispondere alle preoccupazioni dei cittadini in merito ai posti di lavoro, alla sicurezza e all'immigrazione. Se si risponde ai cittadini, ha concluso, questi capiranno l'utilità della Costituzione e sarà possibile rafforzare il progetto europeo.

José Manuel BARROSO ha ribadito la necessità di trovare un nuovo consenso senza ignorare le scelte difficili. Occorre inoltre evitare le semplificazioni che contrappongono mercato e sociale oppure integrazione politica e integrazione economica.

Nel sottolineare il rischio di un crescente «populismo», di destra e di sinistra, il Presidente ha quindi auspicato che si dimostri l'impegno necessario a favore dei valori che fanno dell'Unione «un grande progetto».  

Occorre andare avanti con il programma, evitare la paralisi e trovare un accordo sulle prospettive finanziarie, rispondendo al contempo alla richiesta di solidarietà dei nuovi Stati membri. L'Unione, ha spiegato, ha infatti bisogno di ambizione e la strada del futuro è verso la solidarietà e la coesione.

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AFFARI ECONOMICI E MONETARI

La riforma del Patto di stabilità prosegue
 

Othmar KARAS (PPE/DE, AT)

Raccomandazione per la seconda lettura sulla relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1466/97 per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche

Doc.: A6-0204/2005

Procedura: Codecisione, seconda lettura

Dibattito: 22.602005

Votazione: 23.6.2005

Con 309 voti contrari, 257 favorevoli e 1 astensione, la Plenaria ha respinto i sei emendamenti proposti dalla relazione di Othmar KARAS (PPE/DE, AT) sulla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento sul rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio sul coordinamento delle politiche economiche. Di conseguenza, il Parlamento non ripropone gli emendamenti suggeriti in prima lettura come auspicato dalla relazione esaminata e approva la posizione comune del Consiglio.

Nel corso del Vertice di primavera i Capi di Stato e di Governo avevano raggiunto un accordo politico sulla riforma del Patto di stabilità e diventava quindi necessario definire le modifiche legislative per la sua attuazione.

A tale fine sono state presentate due proposte legislative: la prima intende rendere più flessibile l'aspetto correttivo della procedura di deficit eccessivi, la seconda ha lo scopo di rafforzare il lato preventivo del Patto e riguarda più in particolare la sorveglianza delle politiche economiche e di bilancio degli Stati membri.

Il Parlamento, nella sessione del 6-9 giugno, aveva già adottato la sua posizione in prima lettura. Tuttavia, mentre la prima proposta era soggetta alla procedura di consultazione ed è stata nel frattempo adottata definitivamente dal Consiglio, per la seconda si ricorre alla procedura di cooperazione che conferisce al Parlamento una seconda possibilità di essere ascoltato.

L'Aula, non seguendo il suggerimento del relatore, ha deciso di non riproporre gli emendamenti adottati in prima lettura. Questi, più in particolare, prevedevano che le statistiche di bilancio degli Stati membri dovessero essere paragonate a quelle presentate alla BCE dalle banche centrali nazionali, mentre i programmi di stabilità per il biennio successivo avrebbero dovuto essere presentati ogni anno.

Si stabiliva inoltre che il Consiglio dovesse avere la possibilità di invitare uno Stato membro a rafforzare il proprio programma, in particolare nei periodi economici favorevoli, e maggiore attenzione doveva essere attribuita all'indice di indebitamento pubblico del governo.

Background

Nella riunione di Amsterdam del 17 giugno 1997 il Consiglio europeo ha adottato un Patto di stabilità e crescita conformemente ai principi e alle procedure del trattato. Tuttavia, nel giugno 2004 il Consiglio europeo ha rilevato la necessità di rafforzare la trasparenza e il grado di ”ownership” nazionale dell’insieme di regole fiscali UE e di migliorare l’applicazione delle relative norme e disposizioni.

Il 3 settembre 2004 la Commissione ha pubblicato una comunicazione intitolata ”Rafforzare la governance economica e chiarire l'attuazione del Patto di stabilità e crescita”, nella quale ha presentato degli orientamenti in merito al futuro assetto di tale patto e ha proposto di consolidarne le basi economiche e di rafforzarne la credibilità e l'applicazione effettiva.

Il 20 marzo 2005, il Consiglio ha adottato una relazione intitolata ”Migliorare l'attuazione del Patto di stabilità e crescita”. Nella sua relazione, il Consiglio ha concentrato la propria attenzione sul rafforzamento della governance e della ”ownership” nazionale del quadro di bilancio, sul consolidamento delle basi economiche e dell'efficacia del patto, sia nell'aspetto preventivo che in quello correttivo.

Inoltre, è stato posto l'accento sulla garanzia della sostenibilità delle finanze pubbliche a lungo termine, sulla promozione della crescita e sull'obiettivo di evitare di imporre oneri eccessivi alle generazioni future. Il 22 e 23 marzo 2005 il Consiglio europeo ha approvato questa relazione ed ha invitato la Commissione a presentare proposte volte a modificare i regolamenti nel senso indicato nella relazione del Consiglio.

Link utili

Posizione comune del Consiglio

Motivazione del Consiglio alla sua posizione comune

Prima lettura del Parlamento 

Proposta della Commissione

Comunicazione della Commissione - Rafforzare la governance economica e chiarire l’implementazione del Patto di Stabilità e di Crescita

Relazione del Consiglio - Migliorare l'attuazione del Patto di stabilità e crescita 

Deficit eccessivi: migliorare la qualità delle statistiche
 

Jean-Paul GAUZES (PPE/DE, FR)

Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 3605/93 del Consiglio per quanto riguarda la qualità dei dati statistici nel contesto della procedura per i disavanzi eccessivi

Doc.: A6-0181/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Consultato sulla proposta di regolamento concernente la qualità dei dati statistici nel contesto della procedura per i disavanzi eccessivi, il Parlamento ha adottato la relazione di Jean-Paul GAUZES (PPE/DE, FR) sulla qualità dei dati statistici nel contesto della procedura per i disavanzi eccessivi che, in particolare, precisa taluni aspetti relativi alle visite di controllo negli Stati membri e introduce una serie di obblighi quanto alle informazioni da fornire al Parlamento.

La proposta si prefigge di creare una base giuridica per le migliori pratiche esistenti in materia di compilazione e comunicazione dei dati, di fornire un approccio più sistematico che consenta di monitorare la qualità dei dati mediante visite di controllo approfondite, oltre alle missioni regolari attualmente effettuate, e di rafforzare la trasparenza in tutto il processo.

Per i deputati, le visite condotte nell'ambito del «dialogo permanente con le autorità statistiche nazionali» con lo scopo di verificare i dati trasmessi, esaminare le questioni metodologiche e valutare il rispetto delle norme contabili, debbono essere effettuate secondo un calendario fissato di comune accordo tra gli Stati membri e la Commissione (Eurostat). Nella misura del possibile, inoltre, devono aver luogo contemporaneamente in tutti gli Stati membri. I risultati delle visite, è poi precisato, devono essere comunicati agli altri istituti nazionali.

Le ispezioni approfondite, invece, sono tese a verificare i processi e i conti che comprovano i dati trasmessi e a trarre dettagliate conclusioni circa il rispetto delle norme contabili, nonché la completezza, l'attendibilità, la tempestività e la coerenza dei dati trasmessi. A parere del Parlamento, queste ispezioni debbono essere decise dalla Commissione (Eurostat) ove «sussistano gravi dubbi quanto all'accuratezza e alla coerenza dei dati trasmessi».

Ai sensi della proposta, gli Stati membri devono informare la Commissione, con l'ausilio della pertinente documentazione, in merito a ogni revisione significativa dei dati relativi al debito pubblico e al disavanzo pubblico previsto ed effettivo già trasmessi. A queste disposizioni i deputati aggiungono che qualora per il disavanzo pubblico previsto e il debito, o per la loro revisione, non siano state utilizzate le «ipotesi esterne comuni» rese disponibili dalla Commissione nel quadro del coordinamento delle politiche economiche e fiscali per effettuare raffronti tra gli Stati membri, gli  Stati membri «illustrano dettagliatamente le ragioni di tale divergenza e calcolano il differenziale tra le proiezioni».

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Proposta della Commissione (in francese o inglese)

Parere della BCE

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IMMUNITÀ E STATUTO DEI DEPUTATI

Statuto dei deputati in dirittura d'arrivo
 

Giuseppe GARGANI (PPE/DE, IT)

Relazione sulla modifica della decisione del 4 giugno 2003 sull'adozione dello statuto dei deputati al Parlamento europeo

Doc.: A6-0189/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 22.6.2005

Votazione: 23.6.2005

Con 403 voti favorevoli; 89 contrari e 92 astensioni, il Parlamento ha adottato la relazione di Giuseppe GARGANI (PPE/DE, IT) sullo statuto dei deputati che appoggia la proposta di compromesso del Consiglio. La procedura potrà quindi essere chiusa sotto Presidenza lussemburghese. Lo Statuto entrerà in vigore nel 2009, ma gli Stati membri possono optare anche per un regime transitorio, ricorrendo al proprio bilancio.

La proposta prevede di fissare a 7.000 euro lo stipendio mensile dei deputati, al fine di eliminare le disparità delle remunerazioni tra i parlamentari che, attualmente, percepiscono un'indennità generalmente pari ai loro omologhi nazionali e versata dai bilanci interni. Con il nuovo regime, i deputati sarebbero retribuiti dal bilancio comunitario e sottoposti all'imposta comunitaria. Gli Stati membri, tuttavia, potrebbero applicare un tasso d'imposizione complementare conforme al regime fiscale nazionale.

I parlamentari europei sarebbero soggetti ad un regime pensionistico comune e, pertanto, le pensioni versate dal Parlamento. In forza al nuovo statuto, poi, le spese di viaggio di tutti i deputati sarebbero rimborsate in base ai costi reali e non più su base forfetaria, rendendo così il sistema più trasparente.

L'accordo prevede inoltre un periodo transitorio durante il quale gli Stati membri che lo auspicano possono applicare un sistema diverso da quello previsto dallo Statuto. Più in particolare, i deputati già in carica e rieletti prima dell'entrata in vigore dello statuto potranno optare, per l'intera durata dell'attività parlamentare, per il regime nazionale in vigore relativo all'indennità (compresa quella transitoria) e a diverse categorie di pensioni.

Dovranno però rispettare le nuove norme in materia di rimborsi spese. I deputati che intendono continuare a rimanere affiliati al regime nazionale vigente dovranno darne comunicazione scritta al Presidente entro 30 giorni dall'entrata in vigore dello statuto e tale decisione è considerata «definitiva e irrevocabile». I versamenti saranno a carico del bilancio dello Stato membro.

Gli Stati membri, poi, possono definire per i propri deputati europei una regolamentazione in deroga alle disposizioni dello statuto in materia di indennità, anche transitoria, nonché di pensioni di anzianità e di reversibilità per un periodo di che non può tuttavia superare la durata di due legislature del Parlamento. In virtù di tale norma, è precisato, i deputati europei «sono quanto meno equiparati» ai deputati dei rispettivi parlamenti nazionali. Anche in questo caso, i pagamenti restano interamente a carico del bilancio dei rispettivi Stati membri.

Giova infine sottolineare che l'Aula - con 351 voti contrari, 190 favorevoli e 51 astensioni - ha soppresso un considerando dello statuto che conferiva agli Stati membri la possibilità di adottare «misure integrative per equiparare i deputati al Parlamento europeo ai membri dei parlamenti nazionali».

Background

Il primo progetto di Statuto era stato adottato dal Parlamento nel 1998 e poneva il principio dell'indipendenza e della parità di trattamento dei suoi membri. Le divergenze tra Parlamento e Consiglio, in particolare sull'importo della retribuzione e sul sistema di rimborso delle spese di viaggio, avevano però impedito la conclusione di un accordo nel 2001.

Due anni dopo, i deputati avevano rilanciato la procedura proponendo un compromesso al Consiglio. Tuttavia, all'epoca, i Ministri non furono in grado di raggiungere la maggioranza qualificata su taluni aspetti salienti del progetto di Statuto.

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GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI

Controlli più severi alle frontiere dell'Unione
 

Michael CASHMAN (PSE, UK)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un “codice comunitario relativo al regime di attraversamento delle frontiere da parte delle persone”

Doc.: A6-0188/2005

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 22.6.2005

Votazione: 23.6.2005

Controlli più severi alle frontiere esterne e rispetto dei diritti dell'individuo. Sono queste le principali preoccupazioni espresse dalla relazione di Michael CASHMAN (PSE, UK) sul codice comunitario relativo al regime di attraversamento delle frontiere da parte delle persone, adottata dal Parlamento in prima lettura della procedura di codecisione. Con l'approvazione formale da parte dei Ministri potrà considerarsi chiuso l'iter legislativo, visto che il testo è frutto di un accordo con il Consiglio e la Commissione.

La nuova normativa è volta a garantire che gli Stati Membri rimuovano le frontiere interne rafforzando i controlli su quelle esterne. Durante i negoziati con il Consiglio, la commissione parlamentare si è pronunciata favorevolmente su questo punto, sottolineando peraltro la necessità di un approccio non discriminatorio per quel che riguarda le verifiche dei confini con gli Stati non appartenenti all'Unione europea.

A tale proposito i deputati hanno introdotto un articolo riguardo le "procedure di controllo", ove si richiama al rispetto per la dignità umana ed alla non discriminazione fondata «sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione e il credo, l'età o l'orientamento sessuale».

La Plenaria, poi, sostiene che i paesi terzi devono essere dettagliatamente informati da parte degli Stati Membri sulla documentazione necessaria per l'immigrazione. Questi ultimi, inoltre, qualora rifiutino l'ingresso di un individuo, sono tenuti a fornire motivazioni giustificabili e precise, servendosi di un modello standard. Coloro i quali si vedano rifiutato l'ingresso hanno diritto a presentare ricorso, mentre gli Stati Membri devono raccogliere le statistiche sul numero di persone respinte e le cause del rifiuto per poi trasmetterle annualmente alla Commissione. 

Il Parlamento ha anche incluso diverse norme volte a garantire controlli più efficaci e severi. Ciascun individuo, appartenente o meno all'Unione, sarà sottoposto ad un controllo minimo per verificarne l'identità. Peraltro, «su base non sistematica», le guardie di frontiera possono consultare le banche dati nazionali o dell'Unione per «garantire che una persona non rappresenti un vero (...) pericolo per la sicurezza interna».

I cittadini di Stati terzi, inoltre, saranno soggetti a controlli approfonditi per verificare il timbro d'ingresso ed uscita (ora divenuto obbligatorio), il luogo di partenza e quello d'arrivo e se dispongono dei mezzi sufficienti e necessari alla sussistenza durante il loro soggiorno. Il Parlamento, infine, sottolinea che l'Unione europea deve essere in grado di monitorare l'attuazione dei controlli effettuata dagli Stati membri.

Background

Dalla firma del Trattato di Amsterdam, l'acquis di  Schengen è entrato a far parte della Legislazione europea, ed è, conseguentemente, sorta la necessità di gestire il controllo delle frontiere basandosi su una base legale definita. Tale normativa entrerà in vigore sei mesi dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale e riguarderà l'Islanda, la Norvegia, la Svizzera e tutti gli Stati membri ad eccezione di Gran Bretagna e Irlanda.

La Danimarca deve ratificare la legislazione nei sei mesi successivi alla sua adozione. Per quanto riguarda i dieci nuovi Stati membri, il regolamento verrà applicato automaticamente, benché questi entreranno effettivamente nell'Area di Schengen a partire dal 2007.

Il presente regolamento è particolarmente simbolico per il Parlamento, essendo questa la prima volta che i deputati possono seguire la procedura di codecisione in quest'ambito. Infatti, secondo la decisione del Consiglio del novembre 2004, durante il vertice dell'Aia, da gennaio 2005 l'Aula ha potere di codecisione per quel che concerne i controlli frontalieri, i visti e la politica d'immigrazione legale.

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Proposta della Commissione

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SVILUPPO E COOPERAZIONE

Migliori procedure per gli aiuti ai PVS
 

Michael GAHLER (PPE/DE, DE)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sull’accesso all’assistenza esterna della Comunità

Doc.: A6-0182/05/2005

Procedura: Codecisione, prima lettura

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 23.6.2005

L'Aula ha adottato la relazione di Michael GAHLER (PPE/DE, DE) che emenda il regolamento sull'accesso all'assistenza esterna della Comunità. I deputati intendono così migliorare l'efficacia dell'aiuto allo sviluppo garantendo che i costi d'attuazione delle sovvenzioni non siano troppo elevati e assicurando che i primi beneficiari degli aiuti siano le popolazioni dei paesi in via di sviluppo, e non le società europee incaricate di realizzare progetti attraverso i finanziamenti comunitari. Secondo la Plenaria per raggiungere tali obiettivi è necessario precisare quali sono le società alle quali può essere attribuito un appalto comunitario.

Il Parlamento mira ad ampliare la partecipazione alle gare d'appalto affinché vi possano prender parte anche i paesi in via di sviluppo. L'aiuto, quindi, sarà "svincolato" dall'acquisto di un bene o di un servizio dal paese donatore. I deputati auspicano limitare l'apertura delle procedure ai paesi in via di sviluppo, e non a quelli in transizione come previsto dalla Commissione, per evitare rischi di dumping sociale.

In sostanza, potranno prendere parte alle procedure d'appalto gli Stati membri dell'Unione, i paesi in via di sviluppo e i paesi delle regioni interessate e i paesi sviluppati o in transizione che permettono ai cittadini comunitari di prender parte alle loro procedure d'appalto relative agli aiuti. Per favorire lo sviluppo locale, l'Aula chiede che si presti particolare attenzione alle offerte delle società dei paesi in via di sviluppo. Inoltre, i beneficiari dei contratti devono rispettare le norme sociali e ambientali internazionali, in conformità ai valori dell'Unione europea.

Lo scorso mese di aprile, il Consiglio ha comunicato al Parlamento la propria volontà di scindere in due la proposta iniziale della Commissione che modifica gli attuali ventisei strumenti per l'aiuto esterno della Comunità. Di conseguenza, questa procedura di codecisione riguarda sedici strumenti ed una nuova relazione della commissione sviluppo sarà adottata dopo l'estate secondo la procedura di consultazione.

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Proposta della Commissione

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VARIE

Ricerca europea per un'Unione più sicura
 

Bogdan Adam KLICH (PPE/DE, PL)

Relazione sulla ricerca in materia di sicurezza - le tappe future

Doc.: A6-0103/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 22.6.2005

Votazione: 23.6.2005

La relazione è stata approvata con 393 voti favorevoli, 97 contrari e 29 astensioni. 

Strategia per le tecnologie dell'informazione
 

Catherine TRAUTMANN (PSE, FR)

Relazione sulla società dell'informazione

Doc.: A6-0172/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 22.6.2005

Votazione: 23.6.2005

La relazione è stata approvata. 

Caso Lloyd
 

Risoluzione sulle petizioni "Lloyds"

Doc.: B6-0385/2005

Procedura: Risoluzione

Dibattito: 22.6.2005

Votazione: 23.6.2005

La risoluzione è stata approvata.

 Sudan e Congo

Jean-Marie CAVADA (ALDE/ADLE, FR)

Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio che istituisce misure restrittive specifiche nei confronti di determinate persone che ostacolano il processo di pace e violano il diritto internazionale nell'ambito del conflitto della regione sudanese del Darfur

Doc.: A6-0186/2005

&

Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio che istituisce misure restrittive specifiche nei confronti delle persone che vìolano l'embargo sulle armi per quanto riguarda la Repubblica democratica del Congo

Procedura: Consultazione legislativa

Doc.: A6-0194/2005

Relazioni senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 23.6.2005

Le relazioni sono state approvate.

Sostanze e preparati pericolosi
 

Karl-Heinz FLORENZ (PPE/DE, DE)

Relazione sull'emissione sul mercato e uso di sostanze e preparati pericolosi (CMR)

Doc.: A6-0163/2005

Procedura: Codecisione, prima lettura

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 23.6.2005

La relazione è stata approvata.

Esecuzione del bilancio
 

David W. MARTIN (PSE, UK)

Relazione sulla regolamentazione relativa all'esecuzione del bilancio

Doc.: A6-0154/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento

Votazione: 23.6.2005

La relazione è stata approvata.

 Bilancio rettificativo n. 2/2005

Salvador GARRIGA POLLEDO (PPE/DE, ES) e Anne Elisabet JENSEN (ALDE/ADLE, DK)

Relazione sul bilancio rettificativo n. 2 dell'Unione europea per l'esercizio 2005 - Adeguamenti delle retribuzioni

Doc.: A6-0190/2005

Procedura: Bilancio

Votazione: 23.6.2005

La relazione è stata approvata.

Tutela degli interessi finanziari della Comunità
 

Petr DUCHOŇ (PPE/DE, CZ)

Relazione sulla reciproca assistenza amministrativa per la tutela degli interessi finanziari della Comunità contro la frode e ogni altra attività illecita

Doc.: A6-0156/2005

Procedura: Codecisione, prima lettura

Votazione: 23.6.2005

La relazione è stata approvata.

Ippoglosso dell'Atlantico
 

Henrik Dam KRISTENSEN (PSE, DK))

Relazione su un piano di ricostituzione per l'ippoglosso nero nell'ambito dell'Organizzazione della pesca nell'Atlantico nordoccidentale

Doc.: A6-0116/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Votazione: 23.6.2005

La relazione è stata approvata con 540 voti favorevoli, 12 contrari e 12 astensioni.

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DICHIARAZIONI

Occupazione dei Paesi baltici: 65° anniversario

Il Presidente BORRELL ha formulato all'Aula una dichiarazione a nome della Conferenza dei Presidenti del Parlamento riguardo al 65° anniversario dell'occupazione dei Paesi baltici, «ora membri dell'Unione» - da parte dell'URSS. Questi paesi, ha aggiunto, hanno subito il terrore e la deportazione per 50 anni. In questi tempi difficili per l'Unione, ha proseguito, occorre ricordare che l'adesione all'Unione europea di Lituania, Lettonia e Estonia contribuisce a far progredire gli obiettivi di libertà e prosperità dei loro cittadini.

Il Presidente ha anche voluto sottolineare che la costruzione di un futuro migliore per tutta l'Europa, rispettando i diritti, umani «richiede un'attenzione e una vigilanza continue». Ed è anche necessario ricordare, ha concluso, che i popoli che dimenticano la loro storia corrono il rischio di ripeterla.

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Ordine del giorno 4 - 7 luglio 2005
Strasburgo

 Lunedì 4 luglio 2005 

(17:00 - 22:00)

 

Apertura della sessione e ordine dei lavori

 

Relazione Lauk - Banca centrale europea (2004)

 

Relazione Maaten - Strategia d'informazione e di comunicazione riguardante l'euro e l'UEM

 
***II

***I

Discussione congiunta - Protezione della salute dei bambini

    Raccomandazione per la seconda lettura Trakatellis - Sostanze e preparati pericolosi (ftalati) e sicurezza dei giocattoli

    Relazione Grossetête - Medicinali per uso pediatrico

*

Relazione Florenz - Accordo sulla conservazione degli uccelli migratori afro-euroasiatici

 

Relazione Myller - Piano d'azione per le tecnologie ambientali nell'Unione europea

***I

Relazione Chichester - Sicurezza dell'approvvigionamento di energia elettrica e investimenti nelle infrastrutture

Martedì 5 luglio 2005

 (9:00 - 11:30, 21:00 - 24:00)

 

Votazione sulle richieste di applicazione della procedure d'urgenza (articolo 134 del Regolamento del Parlamento)

 ***I

***I

 ***I

*

Discussione congiunta - Fondi strutturali

    Relazione interlocutoria Hatzidakis - Fondo europeo di sviluppo regionale, Fondo sociale europeo e Fondo di coesione

    Relazione interlocutoria Andria - Fondo di coesione

    Relazione Fava - Fondo europeo di sviluppo regionale

    Relazione Olbrycht - Istituzione di un gruppo europeo di cooperazione transfrontaliera (GETC)

    Relazione Silva Peneda - Fondo sociale europeo

    Relazione Casa - Fondo europeo per la pesca

 

Relazione Bozkurt - Il ruolo delle donne in Turchia

***I

Relazione Jöns - Programma PROGRESS

***I

Relazione Niebler - Parità di opportunità e di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego

 

Relazione Pittella - Procedura di concertazione (bilancio 2006)

 

Relazione Garriga Polledo -  Progetto di bilancio rettificativo n. 3/2005 (tsunami)

 

Relazione Böge - Mobilizzazione dello strumento di flessibilità - tsunami

 (11.30 - 12:00 ) Votazione

*

Relazione Costa - Protocollo dell'accordo sui trasporti marittimi con la Cina a seguito dell'allargamento

*

Relazione Daul - Lotta ai nematodi a cisti della patata

***I

Relazione Blokland - Creazione di un registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti

*

Relazione Blokland - Protocollo CEE-ONU sulle emissioni e i trasferimenti di sostanze inquinanti

*

Relazione Busk - Misure eccezionali di sostegno al mercato

 

Testi di cui sarà stata chiusa la discussione

 (12:00 - 12:30)

 

Seduta solenne - Allocuzione di Carlo Azeglio Ciampi, Presidente della Repubblica italiana

 (12:30 - 13:00) Votazione

 

Seguito delle votazioni

 (15:00 - 17:30)

***II

Raccomandazione per la seconda lettura Rocard - Brevettabilità delle invenzioni attuate per mezzo di elaboratori elettronici

 (17:30 - 19:30)

 

Tempo delle interrogazioni alla Commissione

 Mercoledì 6 luglio 2005

 (9:00 - 12:00)

 

Relazione Dimitralopoulos - L'Unione europea e l'Iraq - Un quadro per l'impegno

 

Discussione congiunta - Africa, globalizzazione, povertà

     Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - L'Africa e le sfide della globalizzazione

    Interrogazioni orali Morgantini - Appello globale all'azione contro la povertà: sraticare la povertà

 (12:00 - 13:00) Votazione

 

Testi di cui sarà stata chiusa la discussione

 (15:00 - 17:30, 21:00 - 24:00)

 

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Avvenire dei Blcani dieci anni dopo Srebrenica

 

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Relazioni tra Unione europea, Cina e Taiwan, nonché sicurezza in Estremo Oriente

*

Relazione Kirkhope - Accordi di associazione UE/Svizzera: 1. Acquis di Schengen, 2. Determinazione dello Stato competente per l'esame di una domanda d'asilo

 

Relazione Mavrommatis - Sfruttamento e lavoro dei minori nei paesi in via di sviluppo

 

Relazione Zimmer - Incidenza delle attività di prestiti comunitari nei paesi in via di sviluppo

***I

Relazione Wallis - Legislazione applicabile alle obbligazioni extracontrattuali (Roma II)

 

Relazione Kauppi - Compensazione e regolamento nell'Unione europea

 

Relazioni iscritte conformemente all'articolo 134 del regolamento del Parlamento

 (17:30 - 19:00)

 

Tempo delle interrogazioni al Consiglio

Giovedì 7 luglio 2005

 (10:00 - 12:00, 15:00 - 16:30

***I

Relazione Isler Béuin - Strumento finanziario per l'ambiente (LIFE+)

 

Relazione Saïfi - Tessile e abbigliamento (dopo il 2005)

*

Relazione Freitas - Agricoltura delle regioni ultraperiferiche dell'Unione

(12:00 - 13:00) Votazione

 

Testi di cui sarà stata chiusa la discussione

 (16:30 - 17:30)

 

Discussioni su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto (articolo 115 del regolamento del Parlamento)

 (17:30) Votazione

 

Proposte di risoluzione concernenti le discussioni su casi di violazione dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto (articolo 115 del regolamento del Parlamento)

 

Testi di cui sarà stata chiusa la discussione

 L'ordine del giorno può subire modifiche.

 

 

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