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RESOCONTO

18 novembre 2004

Strasburgo


 

Una Commissione forte con un Parlamento credibile


Decisione recante elezione della Commissione designata
Doc.: B6-0164/2004
Procedura: Decisione
Dibattito: 17.11.2004
Votazione: 18.11.2004

A seguito dell'adozione della risoluzione comune e del dibattito tenutosi in Aula, il Parlamento europeo ha eletto la Commissione designata per il mandato dal 22 novembre 2004 al 31 ottobre 2009, con 449 voti favorevoli, 149 contrari e 82 astensioni.

 

Dopo l'elezione, il Presidente del Parlamento Josep BORRELL si è congratulato con il nuovo Collegio. Egli ha poi affermato che così si conclude positivamente un episodio importante per la storia della democrazia parlamentare europea. L'Europa, ha proseguito il Presidente, «ha bisogno di una Commissione forte e di un Parlamento credibile, li abbiamo entrambi, oggi più di ieri». Quali che siano le divergenze d'opinione, ha quindi aggiunto, «possiamo essere soddisfatti che numerosi cittadini europei, in un senso o in un altro, abbiano reagito al nostro dibattito».

 

Rivolgendosi poi a Barroso, il Presidente ha affermato che il Parlamento auspica un nuovo partenariato tra le due Istituzioni che sia fondato sul mutuo rispetto e la fiducia reciproca, per far sì che «l'Unione sia più democratica, più legittima e più efficace».

Esprimendosi a titolo personale e a nome di tutti i membri della Commissione José Manuel DURÃO BARROSO ha ringraziato per la fiducia che il Parlamento ha espresso nei confronti del nuovo Esecutivo. «Abbiamo ora una grande responsabilità e faremo del nostro meglio per servire l'Europa», ha detto.

Atzo NICOLAI, a nome del Consiglio, si è congratulato con la nuova Commissione, «che gode del pieno sostegno del Parlamento». «Ringrazio anche il Parlamento. Quello che è successo oggi rafforza sia la democrazia europea, si l'Unione nel suo insieme», ha detto.

L'esito del voto per appello nominale può essere consultato cliccando su questo link.

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La nuova Commissione vigili sui conflitti d'interesse e cooperi con il Parlamento


Risoluzione comune sull'approvazione della nuova Commissione
Doc.: B6-0151/2004
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 18.11.2004
Votazione: 18.11.2004

Voto della risoluzione comune

Il Parlamento europeo, con 478 voti favorevoli, 84 contrari e 98 astensioni, ha adottato una risoluzione comune sull'approvazione della nuova Commissione presentata da PPE/DE, PSE, ALDE/ADLE ed UEN. La risoluzione, pur compiacendosi dei passi compiuti dal Presidente Barroso con la presentazione della sua nuova formazione, deplora il fatto che non sia stata finora trovata una vera soluzione ai potenziali problemi connessi ai conflitti di interesse e chiede che si provveda con urgenza a definire accuratamente le procedure per l'applicazione del codice di condotta.

I deputati, inoltre, si attendono che gli impegni precisi assunti dal Presidente Barroso nella seduta plenaria del 26 ottobre in materia di protezione e promozione attiva dei diritti fondamentali, delle pari opportunità e della non discriminazione da parte della sua Commissione «siano pienamente tradotti in pratica dalla nuova Commissione», e affermano l'intenzione di «vigilare strettamente sulla loro attuazione». L'Aula, poi, chiede che l'accordo quadro tra la Commissione e il Parlamento europeo che disciplina le relazioni bilaterali tra le due Istituzioni «sia riveduto e aggiornato quanto prima». Più in particolare, i deputati, ritengono che l'accordo debba comprendere una serie di impegni volti a garantire che il Parlamento europeo sia debitamente preso in considerazione dalla Commissione.

 

Riguardo alla valutazione dei singoli commissari, è chiesto al Presidente eletto di esaminare «seriamente l'opportunità di chiedere» le dimissioni a uno dei membri del Collegio qualora il Parlamento voti la revoca della fiducia nei suoi confronti. Se ciò non avvenisse, il Presidente della Commissione dovrà «giustificare dinanzi al Parlamento il suo rifiuto di procedere in tal senso». In caso di dimissioni o di ridistribuzione dei portafogli, peraltro, dovranno svolgersi delle nuove audizioni seguite dal voto del Parlamento. In tale contesto, il Presidente della Commissione dovrà essere pienamente responsabile dell'accertamento di eventuali conflitti di interesse che rendano un Commissario «inidoneo ad assolvere il proprio mandato». Il codice di condotta per i Commissari, infine, dovrà essere trasmesso al Parlamento europeo affinché possa esprimere il proprio parere, «del quale si dovrà tenere conto».

 

In merito alle relazioni tra le due Istituzioni, i deputati ritengono che il programma di lavoro pluriennale dell'Unione debba essere redatto dalla Commissione in stretta cooperazione e in stretto coordinamento con il Parlamento europeo ed i suoi organi. Inoltre, i membri del Collegio dovranno essere presenti alle sedute plenarie e alle riunioni delle commissioni parlamentari, mentre il Presidente della Commissione e il Vicepresidente responsabile per le relazioni interistituzionali dovranno intrattenere e mantenere contatti regolari con la Conferenza dei presidenti.

 

Sulle attività dell'Unione, i deputati danno per acquisito che la Commissione dovrà informare immediatamente il Parlamento europeo in merito alle proprie decisioni, proposte e iniziative. L'Esecutivo, inoltre, deve impegnarsi a dar seguito alle richieste del Parlamento di sottoporgli una proposta legislativa e, comunque, deve impegnarsi ad informare i deputati delle iniziative che intende prendere a seguito delle posizioni assunte dal Parlamento. I deputati, poi, ritengono che il regolamento 1049/01 dovrà essere rivisto al fine di «migliorare le norme sulla trasparenza dei lavori legislativi preparatori, sulla comitatologia e sull'attuazione della legislazione comunitaria negli Stati membri, nonché sui documenti riservati». Più in generale, infine, la Commissione dovrà adottare tutte le misure necessarie per garantire che il Parlamento europeo sia meglio informato sia sulla legislazione dell'Unione europea che sugli accordi internazionali sin dall'avvio dei negoziati.

 

Dichiarazione del Presidente eletto della Commissione

José Manuel DURÃO BARROSO ha sottolineato come tutti condividiamo un'ambizione comune: quella di una Commissione forte e indipendente. Egli ha preso nota della risoluzione appena approvata e si è impegnato a studiarla approfonditamente: «si tratta di una buona base per addivenire a un accordo su come procedere insieme nei prossimi cinque anni». Dopo essersi impegnato per l'aggiornamento dell'accordo quadro del 1999 sulla cooperazione tra Commissione e Parlamento e confermando il suo impegno alla costituzione di un gruppo di commissari sulle libertà fondamentali, egli ha esaminato le disposizioni contenute nel punto 5 della risoluzione comune.

In merito al punto 5 (a) - revoca della fiducia ad un commissario da parte del Parlamento - l'oratore ha confermato di aver ricevuto l'impegno dagli altri membri di dimettersi qualora venga loro richiesto dal Presidente. Egli ha garantito nuovamente l'applicazione del principio di responsabilità individuale, senza che ciò ponga in dubbio la collegialità, per la quale il Presidente è garante.

In merito al punto 5 (b) - sostituzione dei commissari - il Presidente eletto ha chiesto di fare una distinzione tra la situazione attuale e quella futura. Con la Costituzione, la procedura di sostituzione dei commissari sarà simile a quella di approvazione dell'Esecutivo all'inizio del mandato. Durante la fase transitoria, i nuovi membri della Commissione non potranno comparire in Plenaria prima dell'audizione di fronte alla commissione parlamentare competente. Per quanto concerne il fatto di comparire davanti al Consiglio, «la questione non è completamente nelle mie mani», ha detto.

In merito al punto 5 (c) - ridistribuzione dei portafogli - il Presidente eletto ha accettato di adempiere al medesimo obbligo previsto dal punto precedente.

In merito ai punti 2 e 5 (c) - conflitto di interessi - l'oratore ha fatto riferimento alle disposizioni descritte ieri nel corso del dibattito: «lasciate che le applichiamo, in seguito faremo una valutazione e, se del caso, effettuerò dei cambiamenti», ha detto.

In merito al punto 5 (e) - programma di lavoro pluriennale - egli si è impegnato a presentare a gennaio delle proposte per gli obiettivi strategici quinquennali dell'Unione, che dovrebbero essere adottati congiuntamente da tutte le istituzioni. A dicembre, il Presidente eletto ascolterà il dibattito in Parlamento e terrà conto delle principali preoccupazioni espresse dall'Aula. Questo costituisce un'anticipazione della cooperazione interistituzionale sancita dalla Costituzione europea, ha ricordato.

In merito ai punti 5 (f) e (g) - presenza della Commissione alle sedute plenarie e contatti con la Conferenza dei Presidenti - egli ha detto che darà priorità a questo aspetto e che sia lui, sia la vicepresidente Wallström manterranno contatti regolari con la Conferenza dei Presidenti.

In merito al punto 5 (h) - informazione del Parlamento sulle decisioni e sulle proposte dell'Esecutivo - l'oratore ha affermato che questo processo non sempre si è svolto in maniera soddisfacente per il Parlamento e la Commissione, soprattutto relativamente alla comunicazione al grande pubblico di cosa fa l'Unione. Egli ha espresso l'auspicio di riuscire a programmare queste presentazioni a lungo termine e di farle coincidere con le sedute plenarie. L'esperienza mostra che il meccanismo è utile, ha detto l'oratore che si è impegnato a estenderlo altri casi oltre che alla legislazione.

In merito al punto 5 (i) - trasparenza, comitatologia - il Presidente eletto ha chiesto di effettuare una distinzione tra il flusso di informazioni Commissione-Parlamento, che egli intende migliorare e l'aspetto più generale dell'accesso ai documenti, regolato dalla legislazione esistente - regolamento 1049/01 - che è entrata in vigore da appena due anni e per la quale sarebbe prematura una modifica.

In merito al punto 5 (j) - codice di condotta - l'oratore ha affermato che le linee di condotta sono già state adottate dalla squadra e che informerà il Parlamento di eventuali variazioni future.

In merito al punto 5 (k) - informazione su legislazione e accordi internazionali - egli ha detto che la fissazione congiunta delle priorità e i contatti regolari che avverranno dovrebbero migliorare i flussi informativi.

Il Presidente eletto ha tenuto a precisare che, anche nei momenti più difficili, «non avete mai sentito da parte mia una parola di critica nei confronti del Parlamento, ma al contrario, sempre un messaggio costruttivo». Ha continuato dicendo «penso che ora abbiamo chiarito l'insieme delle difficoltà in uno spirito di compromesso», ricordando che non è possibile che tutti rimangano soddisfatti con tutti i risultati. Egli ha concluso impegnandosi a realizzare quegli obiettivi che corrispondono alle aspettative dei popoli d'Europa: maggiore crescita, più posti di lavoro, un modello europeo che concili le riforme e il dinamismo economico con la solidarietà e la coesione sociale.

Dichiarazioni a nome dei gruppi politici

Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, DE) ha sottolineato come, con un'ampissima maggioranza, il Parlamento abbia adottato una risoluzione che, a suo parere, «contribuisce al processo di parlamentarizzazione dell'Unione europea, rafforzandolo». Il Parlamento, ha proseguito, intende lavorare in modo costruttivo con l'Esecutivo ma, ha aggiunto, senza rinunciare al proprio ruolo di controllo democratico nei confronti della stessa Commissione. Cionondimeno, «visto anche il comportamento di taluni Governi», è necessario che Commissione e Parlamento «si sentano veramente alleati», e l'Esecutivo potrà contare sul sostegno del PPE/DE.

In merito all'accordo interistituzionale, il rappresentante dei popolari ha ricordato quello siglato con la Commissione Prodi ed ha affermato che, come è scritto nella risoluzione, questo potrà essere consolidato anche con il nuovo Esecutivo. Sarà compito del futuro vicepresidente Wallström  portare avanti il lavoro «del suo notevole predecessore, Loyola de Palacio», ha precisato. Egli ha poi sottolineato che se il Parlamento esprime mancanza di fiducia nei confronti di un membro della Commissione, il Presidente del Collegio dovrà fare una riflessione approfondita e seria sull'opportunità di rimuoverlo dall'incarico e, in caso contrario, dovrà presentarsi dinanzi al Parlamento per giustificare la sua decisione. L'oratore ha poi insistito sul fatto che, se nei cinque anni venisse a modificarsi la composizione del Collegio, i nuovi commissari non potranno sottrarsi alle procedure parlamentari.

L'oratore ha poi ribadito che la Commissione e i suoi membri dovranno essere disponibili a dialogare con il Parlamento o i suoi organi, ogniqualvolta ciò sia ritenuto necessario dai deputati. «Quando il Parlamento chiede la presenza dei commissari in Aula», ha precisato, «questo dovrebbe avere la precedenza rispetto a qualsiasi altro impegno che possiate avere», per dimostrare «che siete responsabili dinanzi all'Assemblea parlamentare», ha detto. Un altro punto importante, ha proseguito l'oratore, riguarda il programma strategico che la Commissione presenterà a gennaio. Il Parlamento, ha spiegato, adotterà una risoluzione al riguardo nel mese di dicembre e questa non sarà solo l'occasione per prendere atto della posizione dell'Aula, ma consentirà anche al programma della Commissione di essere in sintonia con le ambizioni del Parlamento.

Per concludere, l'oratore si è rammaricato che un gruppo non abbia accettato che la risoluzione contenesse un riferimento alla sussidiarietà in quanto il PPE/DE ritiene che l'Europa «non deve potersi arrogare tutti i diritti e tutti i compiti». Ci sono anche gli Stati nazionali e le Regioni, i Dipartimenti, le Province e i Comuni, ha ricordato, e ciascuno di questi livelli «ha dei propri compiti». Infine il rappresentante dei popolari ha annunciato la fiducia «compatta» del suo gruppo alla nuova Commissione, pur non rinunciando alla critica costruttiva se ciò si avverasse necessario.

Martin SCHULZ (PSE, DE) ha aperto il suo intervento citando Willy Brandt, che fu autorevole membro del Parlamento: «il Parlamento europeo non riceve diritti, deve lottare per i propri diritti». Il rappresentante dei socialisti ha espresso la propria soddisfazione per il fatto che la tendenza allo strapotere dei Governi nell'Unione europea sia stata bloccata e che il Parlamento, in quanto rappresentanza liberamente eletta dai popoli e dai cittadini, è allo stesso livello della rappresentanza dei Governi e degli Stati. «Ciò rappresenta il segnale del progresso democratico in Europa» ha detto, proseguendo «noi guadagniamo il rispetto dei cittadini e delle cittadine nei confronti delle nostre Istituzioni, perché questo lo capiscono tutti ... Il consenso nei confronti del Parlamento non è mai stato così alto come adesso, dobbiamo sfruttarlo per rafforzare le nostre Istituzioni».

Egli ha affermato che entrambe le Istituzioni, Parlamento e Commissione, ne escono rafforzate, consigliando a Durão Barroso di dire ai Governi che non vuole più accettare i prezzi politici di determinate proposte degli Stati membri. L'oratore ha sottolineato che il Parlamento e la sua grande maggioranza hanno difeso i valori civili di fondo e di base dell'Unione europea: «tra questi si trova anche il diritto del Parlamento di decidere chi può entrare in un Esecutivo e chi no».

Il deputato, riferendosi al Presidente eletto Barroso, ha detto: «certamente anche lui ha il diritto di criticare il Parlamento e ricordo che, in un dibattito qualche giorno fa in quest'Aula, ha espresso delle critiche nei confronti del Parlamento, anche se solo una sua parte». La collaborazione tra Parlamento e Esecutivo a livello europeo comporta che l'Esecutivo detenga il monopolio dell'iniziativa e che il Parlamento abbia il dovere di fare in modo che la legislazione sia socialmente equilibrata, ha detto, aggiungendo: «questo è quello che faremo noi nei prossimi cinque anni». Tanto più che l'esperienza storica dimostra che la democrazia ha sempre offerto una maggiore giustizia anche sociale, ha aggiunto.

Egli ha poi annunciato il voto a favore della Commissione Barroso del gruppo socialista, pur non nascondendo che alcuni membri del suo gruppo, non essendo convinti, non avrebbero votato la fiducia.

Graham R. WATSON (ALDE/ADLE, UK) ha esordito affermando che «una maggioranza dei liberali e dei democratici voterà a favore della sua Commissione». L'oratore ha poi affermato di aver ascoltato le dichiarazioni finali del Presidente eletto con una certa preoccupazione, «preoccupazione circa la sua capacità di comprendere quest'Aula». Il rappresentante dei liberali, infatti, si è detto sorpreso di sentire che alcuni gruppi hanno posto un veto sullo spostamento di alcuni commissari quando pensiamo, ha spiegato, «che  questo sia un privilegio solo dei Governi nazionali e delle capitali». Se il riferimento era al gruppo ALDE/ADLE, ha insistito, «a me non risulta nessuna dichiarazione» in questo senso, anzi, «io ho detto pubblicamente che lei deve essere libero di decidere tranquillamente sulla distribuzione delle competenze».

«Oggi ha la patente», ha proseguito l'oratore, «però bisogna rispettare il codice della strada anche in futuro», affermando poi di voler mantenere la capacità di poter operare un controllo efficace sulla Commissione. Pur non disponendo dei mezzi adeguati, ha tuttavia aggiunto che la proposta di risoluzione presentata chiarisce come il Parlamento «non prenderà alla leggera» le questioni relative ai conflitti d'interesse. Dicendosi poi lieto della volontà del Presidente eletto di rinnovare l'accordo quadro e di rilanciarne i temi più forti, l'oratore ha affermato che se il Parlamento ottiene più poteri, «ottiene al tempo stesso più responsabilità». Egli ha infine assicurato a Barroso un partenariato costruttivo.

«I tempi cambiano: dopo l'immaginazione al potere, oggi abbiamo l'ipocrisia al potere», così ha esordito Daniel Marc COHN-BENDIT (Verdi/ALE, DE), che ha affermato come negli ultimi mesi ci fosse, all'interno del Parlamento, una maggioranza contro i presidenti dei maggiori gruppi politici: i popolari, i liberali e, ad un certo punto, anche i socialisti, una maggioranza più critica nei confronti delle proposte di Durão Barroso.

«Poi, improvvisamente, abbiamo scoperto che tutto quello che dicevamo sulla critica a questa Commissione non era valido che a metà», ha detto il rappresentante dei verdi. Egli ha sottolineato che Durão Barroso aveva dichiarato a luglio: «non farò quello che vuole Chirac, non farò quello che vuole Schröder», ma, ha continuato l'oratore, «oggi ci dice: faccio quello che vuole Harry Potter, alias il signor Balkenende» precisando che si tratta di  un omaggio a Balkenende, «perché a me piace molto Harry Potter». Egli ha poi aggiunto: «ma perché dire oggi sì al Primo Ministro olandese a proposito di Neelie Kroes, dopo aver detto di no a Schröder a proposito del supercommissario?».

Secondo l'oratore, esiste un problema alla concorrenza, in quanto il commissario designato «non può rappresentare l'indipendenza di questo Esecutivo, in quanto dipendente dalla propria storia». Egli si è rivolto a quei deputati critici nei confronti di determinati commissari che non sono stati cambiati, dicendo loro che «dare un assegno in bianco alla Commissione Barroso votando sì, significa affievolire le critiche che avete espresso contro quella parte di Commissione». Il rappresentate dei verdi ha ammesso che Barroso avrebbe avuto una maggioranza, ma ha chiesto di votare contro o di astenersi, per non dargli una forte maggioranza e per dimostrare che «ciò che ci propone Barroso è un lavoro ancora fatto male», ha concluso.

Francis WURTZ (GUE/NGL, FR) ha esordito dicendosi convinto che il successo che otterrà la Commissione con l'investitura  sarà solo ingannevole in quanto è il prodotto «di una di quelle combinazioni al vertice che accendono le crisi invece di risolverle». Egli ha quindi ricordato come, in occasione delle scorse elezioni europee, «una maggioranza assoluta degli europei aveva manifestato una netta disaffezione nei confronti delle Istituzioni europee», rimproverando loro di voler costruire un'Europa nella quale essi non si riconoscevano.

L'oratore, ha affermato che il Presidente Barroso ha attribuito, «subdolamente», dei connotati neo conservatori alla Commissione, conferendo il portafoglio «molto simbolico» delle libertà, della sicurezza e della giustizia «a un promotore di un modello oscurantista e antiquato». Ciò, ha insistito, ha provocato una levata di scudi da parte di ampi settori dell'opinione pubblica che Barroso non si aspettava e «va a onore del Parlamento» aver risposto a questa emozione «facendo fallire il progetto il mese scorso».

Al contrario, ha poi aggiunto, «non fa onore al Presidente aver nuovamente affidato queste responsabilità così sensibili a un uomo che proviene dallo stesso Governo, il meno credibile di tutti in materia di giustizia e di difesa delle libertà in Europa». L'oratore ha quindi rimproverato al Presidente di aver aggravato, più dei suoi predecessori, quello che si trova al centro della crisi di fiducia degli europei: «la deriva neoliberale, il culto del mercato» e il rifiuto di ascoltare le critiche suscitate sul modo di gestire il portafoglio della concorrenza. Il deputato ha poi accennato alla guerra in Iraq e all'iniziativa delle Azzorre promossa allora da Barroso. Per queste ragioni, ha quindi concluso, «non abbiamo fiducia in questa Commissione».

Nigel Paul FARAGE (IND/DEM, UK) ha attaccato il passato di diversi membri della Commissione Barroso. Egli ha tenuto a precisare che, anche nel caso in cui si trattasse di una squadra di valore, il suo gruppo voterebbe comunque contro, in quanto la Commissione rappresenta il motore dell'integrazione europea e di una legislazione che danneggia le imprese e incarna tutto il peggio dell'Europa. L'oratore ha stigmatizzato il fatto che venti commissari designati abbiano dichiarato di intendere applicare la Costituzione prima che essa sia ratificata, parlando di «arroganza mozzafiato».

Brian CROWLEY (UEN, IE) si è innanzitutto associato alle congratulazioni riguardo agli impegni presi da Barroso in riferimento alla risoluzione adottata, sottolineando che la posizione del suo gruppo si riconosce pienamente nella risoluzione. Anche se avrebbe gradito votare sul nuovo Esecutivo nel corso della scorsa sessione, l'oratore ha comunque riconosciuto che il Consiglio e la Commissione hanno risposto alle  preoccupazioni del Parlamento. Nel fare riferimento a quanto accaduto con le audizioni dei commissari designati, egli ha poi voluto sottolineare che in Europa va difesa la libertà di espressione e di opinione.

I cittadini europei, ha aggiunto, «non ci giudicheranno sui nostri tatticismi politici», bensì «su cosa saremo in grado di offrire» loro. Occorre quindi uscire dai giochi politici e concentrarsi sul vero programma: fare funzionare l'Agenda di Lisbona, garantire ai cittadini l'accesso al lavoro, combattere l'esclusione sociale, dare un ruolo internazionale all'Europa.

Augurandosi, infine, che il Presidente Barroso continuerà ad ascoltare il Parlamento, ha aggiunto che ci saranno sicuramente frizioni interistituzionali, ma queste possono portare a veri risultati. Nell'annunciare quindi il suo sostegno al Collegio, ha espresso l'auspicio che, in cambio di questa fiducia, Barroso si comporterà con fair play.

«Il circo Buttiglione ha chiuso le porte e l'ordine europeista regna oramai a Strasburgo» ha esordito Jean-Marie LE PEN (NI, FR), che ha continuato: «Buttiglione, uomo libero e cattolico convinto, è stato sostituito da Frattini, massone esemplare» e lo stesso è capitato al commissario designato lettone Udre, accusata di essere euroscettica da uno dei suoi connazionali. In cambio, ha osservato l'oratore, non sono stati cambiati «l'ex stalinista Kovács, pur giudicato totalmente incompetente» da una commissione parlamentare, né Fischer Boel e Kroes, seppure in conflitto di interessi.

Egli ha dichiarato di vedere nella «questione Buttiglione una lezione e tre vittime». La lezione sarebbe che, per essere commissario europeo, occorre essere eurocompatibile, vale a dire politicamente, mentalmente e persino religiosamente corretto, seguace dei diritti dell'uomo, «nuova Bibbia dei benpensanti».

Per quanto concerne le vittime, la prima sarebbe la Costituzione, in quanto il Parlamento si sarebbe beffato degli articoli II-70 sulla libertà di pensiero e II-71 sulla libertà d'espressione: «Buttiglione è, in qualche modo, il primo martire laico della Carta dei diritti fondamentali». L'oratore ha poi affermato: «la seconda vittima è l'Italia, che ha ceduto di fronte al Parlamento europeo, il quale ha obbligato Berlusconi a sostituire il commissario che aveva designato e la cui competenza ed onestà non erano state poste in causa da nessuno prima dell'audizione».

Egli ha proseguito dicendo che la terza vittima è la Commissione con il suo Presidente, che escono indeboliti dal braccio di ferro con il Parlamento. Il deputato ha poi affermato: «no, signor Barroso, lei non è stato né l'ostaggio né la vittima dell'estrema destra», ma piuttosto dei suoi errori di giudizio. Secondo l'oratore, il Parlamento intendeva farlo capitolare per affermare la sua autorità di fronte al Consiglio e alla Commissione.

Il deputato ha poi annunciato il suo voto contrario alla Commissione e ha rivolto delle critiche al Presidente eletto per una presunta ingerenza nella politica francese in occasione delle elezioni presidenziali del 2002, allorché il Governo portoghese avrebbe espresso il proprio sostegno per il candidato Chirac.

I leader dei gruppi PPE/DE, PSE, ALDE/ADLE, Verdi/ALE e GUE/NGL sono intervenuti alla fine del dibattito per prendere le distanze dalle accuse formulate da Nigel Paul Farage. Quest'ultimo ha risposto che le avrebbe ritirate qualora se ne fosse provata la falsità.

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Relazione 2003 del Mediatore


Proinsias DE ROSSA (PSE, IE)
Relazione sulla relazione annuale 2003 del Mediatore europeo per il 2003
Doc.: A6-0030/2004
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 18.11.2004
Votazione: 18.11.2004

Il Parlamento europeo, adottando con 530 voti favorevoli, 9 contrari e 20 astensioni la relazione d'iniziativa di Proinsias DE ROSSA (PSE, IE), approva la relazione annuale presentata dal Mediatore (2003) che fornisce una panoramica delle attività condotte durante l’anno e una descrizione dei diversi casi trattati. 

I deputati, innanzitutto, si congratulano con Jacob Söderman che, in sette anni e mezzo ha conseguito molti successi ed è «riuscito a consolidare appieno i fondamenti dell’Istituzione e aiutato oltre 11.000 cittadini a trovare una soluzione». Essi, poi, tributano un encomio a Diamandouros, che ha assunto l’incarico nell’aprile 2003, per aver perseguito con successo gli obiettivi di accrescere l’efficacia del ruolo del Mediatore e di promuovere una sana amministrazione pubblica, nonché il rispetto dello stato di diritto e dei diritti dell’uomo.

I deputati ritengono che il ruolo svolto dal Mediatore ai fini del miglioramento della trasparenza e delle responsabilità dei processi decisionali e nell’amministrazione dell’UE «rappresenti un contributo essenziale per realizzare un’Unione in cui le decisioni sono veramente prese nel modo più trasparente possibile e il più vicino possibile ai cittadini». Essi, tuttavia, notano che «esiste ancora tanta confusione tra la popolazione quanto ai termini esatti della competenza del Mediatore», dimostrata dal fatto che il 75% delle denunce non rientra nella sua sfera di competenza. La relazione, d’altra parte, ritiene necessario rivedere lo statuto del Mediatore. 

Le autorità europee, osservano con soddisfazione i deputati, in molti casi si sono adoperate per trovare una soluzione e in altri si è potuta trovare una composizione amichevole della controversia. Ciononostante, essi continuano a «chiedere con forza» che le autorità dell’UE seguano le raccomandazioni del Mediatore per porre rimedio ai casi di cattiva amministrazione. La relazione pone l’accento sul fatto che il Mediatore, nel 2003, ha criticato le Istituzioni (in particolare il Consiglio) in merito alle denunce riguardanti le difficoltà incontrate nell’accesso ai documenti. Pertanto, chiede che al regolamento 1049/2001 sia data piena attuazione da parte delle Istituzioni comunitarie. Queste ultime, peraltro, dovrebbero «esaminare ogni richiesta con la massima attenzione e in modo puntuale» prima di applicare le eventuali deroghe. La Commissione, infine, è invitata a presentare proposte  tese a modificare tale regolamento, in particolare per quanto riguarda l’accesso ai documenti legislativi.

Apprezzando l’istituzione da parte del Mediatore di una rete di difensori civici e di altri organismi nazionali e locali cui deferire le denunce per le quali esso non è competente, i deputati lo esortano a perseverare i suoi sforzi tesi ad istituire un sistema completo ed efficiente di ricorsi extragiudiziali «a beneficio dei cittadini europei».

Nel 2003 il Mediatore ha ricevuto 2436 denunce, un aumento del 10% rispetto al 2002. In circa il 70% dei casi, il Mediatore è stato in grado di aiutare il denunciante, avviando un’indagine, trasmettendo la denuncia all’organo competente o fornendo consulenza riguardo alle istanze preposte per ottenere una rapida ed efficace soluzione al problema sollevato. Nel corso dell’anno sono state avviate, in totale, 253 nuove indagini. Il Mediatore ha inoltre evaso un numero consistente di richieste d’informazione, 2.538 delle quali inviate via mail. Il quadro statistico completo è consultabile sul sito Internet del Mediatore: http://www.euro-ombudsman.eu.int/report03/pdf/it/short03_it.pdf .

Per ulteriori informazioni:

Gérard Motel

(Strasburgo) Tel.(33-3) 881 73607

(Bruxelles)     Tel.(32-2) 28 42676

e-mail :         peti-press@europarl.eu.int

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