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RESOCONTO

15 - 18 novembre 2004

Strasburgo


Sommario

Codici delle procedure parlamentari, Abbreviazioni

Deputati al Parlamento europeo

Affari costituzionali
Elezione della Commissione: un Esecutivo forte con un Parlamento credibile
La nuova Commissione vigili sui conflitti d'interesse e cooperi con il Parlamento

Consiglio europeo
Consiglio europeo del 4 e 5 novembre: il giudizio del Parlamento

Relazioni esterne
Cuba: chiesta l'immediata liberazione di tutti i prigionieri politici
Allocuzione del Presidente del Sudafrica

Sicurezza e Difesa
No alla revoca dell'embargo delle armi alla Cina
Missione ALTHEA: il Parlamento chiede un maggiore coinvolgimento

Ambiente
Cambiamenti climatici: l'Unione dia l'esempio
Rifiuti d'imballaggio: tempi più lunghi per i nuovi Stati membri

Allargamento
259 milioni di euro alla comunità turco-cipriota
Agenzia europea per la ricostruzione

Petizioni
Relazione 2003 del Mediatore

Diritti dell’uomo
La situazione in costa d'Avorio
La situazione dei diritti umani in Eritrea
Il caso di Rinpoche in Tibet

Giustizia e Affari interni
Programma ARGO

Affari economici e monetari  
Liechtenstein e Andorra: tassazione del risparmio «equivalente» a quella europea

Agricoltura
Agricoltura: equivalenza delle sementi prodotte in paesi terzi

Dichiarazioni
Solidarietà alla società civile olandese

Ordine del giorno 1 2 dicembre 2004 Bruxelles


 

Codici delle procedure parlamentari 

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

 Abbreviazioni

- Gruppi politici: vedere pagina seguente

 

BE

Belgio

IT

Italia

PL

Polonia

CZ

Repubblica ceca

CY

Cipro

PT

Portogallo

DK

Danimarca

LV

Lettonia

SI

Slovenia

DE

Germania

LT

Lituania

SK

Slovacchia

EE

Estonia

LU

Lussemburgo

FI

Finlandia

EL

Grecia

HU

Ungheria

SE

Svezia

ES

Spagna

MT

Malta

UK

Regno Unito

FR

Francia

NL

Olanda

 

 

IE

Irlanda

AT

Austria

 

 

Deputati al Parlamento europeo

Situazione al 18.11.2004

 

PPE/DE

PSE

ALDE/ADLE

Verdi/ALE

GUE/NGL

IND/DEM

UEN

NI

Totale

BE

6

7

6

2

 

 

 

3

24

CZ

14

2

 

 

6

1

 

1

24

DK

1

5

4

1

1

1

1

 

14

DE

49

23

7

13

7

 

 

 

99

EE

1

3

2

 

 

 

 

 

6

EL

11

8

 

 

4

1

 

 

24

ES

24

24

2

3

1

 

 

 

54

FR

17

31

11

6

3

3

 

7

78

IE

5

1

1

 

1

1

4

 

13

IT

24

16

12

2

7

4

9

4

78

CY

3

 

1

 

2

 

 

 

6

LV

3

 

1

1

 

 

4

 

9

LT

2

2

7

 

 

 

2

 

13

LU

3

1

1

1

 

 

 

 

6

HU

13

9

1*

 

 

 

 

 

23*

MT

2

3

 

 

 

 

 

 

5

NL

7

7

5

4

2

2

 

 

27

AT

6

7

 

2

 

 

 

3

18

PL

19

8

4

 

 

10

7

6

54

PT

9

12

 

 

3

 

 

 

24

SI

4

1

2

 

 

 

 

 

7

SK

8

3

 

 

 

 

 

3

14

FI

4

3

5

1

1

 

 

 

14

SE

5

5

3

1

2

3

 

 

19

UK

28

19

12

5

1

10*

 

3*

78

Totale

268

200

87*

42

41

36*

27

30*

731*

Deputato uscente
Gábor DEMSZKY (ALDE/ADLE, HU) (29.10.2004)
Rober KILROY-SILK (UK) non è più membro del gruppo IND/DEM (1.11.2004)

Gruppi politici 

PPE/DE

Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei

PSE

Gruppo socialista al Parlamento europeo

ALDE/ADLE

Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa

Verdi/ALE

Gruppo Verde/Alleanza libera europea

GUE/NGL

Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica

IND/DEM

Gruppo Indipendenza/Democrazia

UEN

Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"

NI

Non iscritti

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Affari costituzionali


Elezione della Commissione: un Esecutivo forte con un Parlamento credibile

Decisione recante elezione della Commissione designata
Doc.: B6-0164/2004
Procedura: Decisione
Dibattito: 17.11.2004
Votazione: 18.11.2004

Voto della decisione

A seguito dell'adozione della risoluzione comune e del dibattito tenutosi in Aula, il Parlamento europeo ha eletto la Commissione designata per il mandato dal 22 novembre 2004 al 31 ottobre 2009, con 449 voti favorevoli, 149 contrari e 82 astensioni.

 

Dopo l'elezione, il Presidente del Parlamento Josep BORRELL si è congratulato con il nuovo Collegio. Egli ha poi affermato che così si conclude positivamente un episodio importante per la storia della democrazia parlamentare europea. L'Europa, ha proseguito il Presidente, «ha bisogno di una Commissione forte e di un Parlamento credibile, li abbiamo entrambi, oggi più di ieri». Quali che siano le divergenze d'opinione, ha quindi aggiunto, «possiamo essere soddisfatti che numerosi cittadini europei, in un senso o in un altro, abbiano reagito al nostro dibattito».

 

Rivolgendosi poi a Barroso, il Presidente ha affermato che il Parlamento auspica un nuovo partenariato tra le due Istituzioni che sia fondato sul mutuo rispetto e la fiducia reciproca, per far sì che «l'Unione sia più democratica, più legittima e più efficace».

Esprimendosi a titolo personale e a nome di tutti i membri della Commissione José Manuel DURÃO BARROSO ha ringraziato per la fiducia che il Parlamento ha espresso nei confronti del nuovo Esecutivo. «Abbiamo ora una grande responsabilità e faremo del nostro meglio per servire l'Europa», ha detto.

Atzo NICOLAI, a nome del Consiglio, si è congratulato con la nuova Commissione, «che gode del pieno sostegno del Parlamento». «Ringrazio anche il Parlamento. Quello che è successo oggi rafforza sia la democrazia europea, si l'Unione nel suo insieme», ha detto.

L'esito del voto per appello nominale può essere consultato cliccando su questo link

Dichiarazione del Presidente eletto della Commissione

«Vi ho ascoltati», così José Manuel DURÃO BARROSO ha aperto il suo intervento per presentare la sua «Commissione per tutti gli europei» per la quale «ho operato dei cambiamenti che ritengo giusti e necessari» in cui ha dovuto tener conto di «attese diverse e talvolta contraddittorie» e che comunque permettono di preservare l'equilibrio dell'equipe iniziale, ha detto. Egli ha sottolineato come la scelta dei commissari comporti una responsabilità condivisa con ciascun Stato membro. L'oratore ha poi ringraziato il Parlamento per la flessibilità mostrata in merito alle audizioni, che peraltro hanno conservato tutta la loro sostanza e il loro rigore.

Egli ha confermato l'intenzione di presiedere un nuovo gruppo di commissari sui diritti fondamentali, la lotta contro la discriminazione e le pari opportunità, oltre ad una serie di misure che rafforzeranno il rispetto dei diritti fondamentali. Inoltre, una serie di procedure eviteranno ogni possibile conflitto d'interessi nel quadro della politica di concorrenza. Questo nuovo Esecutivo, ha detto il Presidente eletto, comprenderà la maggiore percentuale di donne di sempre. Egli ha ribadito l'impegno a lavorare in modo aperto e trasparente.

L'oratore è tornato sull'invito rivolto già a luglio alla Plenaria a costruire un partenariato per l'Europa a favore della prosperità, della solidarietà e della sicurezza. Egli ha poi affermato che l'Unione, la Commissione e il Parlamento escono rafforzati da questo processo di approvazione e che comunque l'Esecutivo eserciterà il suo ruolo di leadership. Questo rafforzamento comporterà una responsabilità maggiore, nel senso di lavorare insieme, forgiando una relazione basata sul rispetto reciproco ed una fiducia congiunta sul futuro dell'Europa, in modo da «offrire risultati che facciano la differenza nelle vite degli europei», ha detto.

Il Presidente eletto ha affermato che un'economia forte e dinamica rappresenta un prerequisito per obiettivi sociali e ambientali ambiziosi. Egli ha citato inoltre la democrazia europea, il recente ampliamento, la qualità della vita, il ruolo dell'Unione nello spazio di libertà e di giustizia, nonché la necessità di «disegnare un'Europa per le future generazioni e catturare l'immaginazione e l'entusiasmo dei giovani». L'oratore ha concluso dicendo: «la mia squadra è pronta e ansiosa di fare la propria parte, lasciateci iniziare il nostro lavoro!».

Dichiarazioni a nome dei gruppi politici

Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, DE) ha ricordato che il suo gruppo aveva accolto con grande favore la nomina di Barroso, essendo convinto che il Presidente eletto dell'Esecutivo avesse le capacità e la determinazione per guidare una Commissione forte. Egli ha poi sottolineato che, al momento del voto, aveva ottenuto una maggioranza forte con la fiducia compatta del suo gruppo. Fiducia, ha aggiunto, che «continua a valere oggi senza alcuna riserva». Questa fiducia, ha aggiunto, non sarebbe mancata nemmeno se si fosse votato a ottobre sulla precedente proposta di compagine.

Il 1° novembre, ha proseguito l'oratore, il ministro Rocco Buttiglione, «il cui caso è stato estremamente gonfiato di emotività anche dall'opinione pubblica», ha dichiarato che non era più disponibile per la Commissione europea al fine di spianare la strada ad una maggioranza più solida a favore dell'Esecutivo. «Per questo gesto nobile» ha quindi voluto esprimere il riconoscimento e il ringraziamento del suo gruppo. La decisione di Rocco Buttiglione ha quindi aperto il cammino per ulteriori cambiamenti: «con il ministro Franco Frattini il Governo italiano ha proposto un nuovo candidato e le audizioni hanno dimostrato che Franco Frattini è una personalità eccezionale che ha dimostrato di essere competente, determinato ed intelligente». Anche il candidato della Lettonia ha superato «a pieni voti» la sua audizione e, ha proseguito, «nel nostro gruppo molti avrebbero gradito che il Governo ungherese seguisse l'esempio del Governo lettone e sostituisse il proprio candidato».

Da ciò, ha affermato l'oratore, si traggono tre conclusioni. La prima è che occorre ricordare i valori europei: «la libertà della società europea si basa sul rispetto di ogni singolo individuo, sulla tolleranza, sul pluralismo e sullo Stato di diritto». Tutti gli uomini, ha quindi proseguito, «hanno diritto alla libertà di pensiero, di espressione e di religione». Se così non fosse, «l'Europa sarebbe destinata al collasso». Pertanto «nessuno nell'Unione europea, nessuno in Europa, nessuno nel mondo deve essere discriminato, nemmeno a causa delle sue condizioni religiose».

La seconda conclusione del rappresentante dei popolari è che occorre «un Parlamento europeo e un'Europa forte» e, in tale ambito, la Commissione e il Parlamento sono alleati nella gestione dell'Europa comune. I deputati, ha proseguito, esercitano il controllo sulla Commissione europea, pertanto si aspettano che il Presidente dell'Esecutivo e tutti i membri del Collegio «siano a disposizione del Parlamento europeo ogniqualvolta lo chiederà». Nel proporre di tenere un dibattito in Aula a dicembre sulle priorità politiche del Parlamento europeo per la legislatura fino al 2009, l'oratore ha affermato che da questa posizione «la Commissione potrà prendere spunto e trarre conclusioni per lavorare al proprio programma di lavoro che presenterà a gennaio».

Infine, secondo il deputato, il Consiglio «dovrà lasciare più spazio alla Commissione e al suo Presidente per quanto riguarda la scelta dei commissari e la ripartizione dei portafogli». In futuro, ha aggiunto, i Governi dovranno collaborare meglio con il Presidente designato della Commissione.

Il gruppo PPE/DE, ha quindi concluso, «appoggerà e darà la propria fiducia alla Commissione con una larga maggioranza» e, nel ricordare che alla Commissione spettano ora «compiti importanti per il bene dei cittadini dell'Unione europea e per lavorare per l'unità di questo continente», ha augurato i «migliori successi» al Presidente eletto e a tutta la sua squadra.

Martin SCHULZ (PSE, DE) ha esordito notando le differenze tra il discorso pronunciato oggi da Barroso e quello precedente, ritenendo che queste modifiche «vadano nella giusta direzione», perché traggono le conseguenze della situazione che era venuta a crearsi. Secondo il rappresentante dei socialisti, la nuova proposta del Presidente eletto è migliore della precedente, «rappresenta un passo avanti», tuttavia, ha aggiunto, «poteva essere migliore» se un caso molto controverso fosse stato risolto in un altra maniera dal governo olandese. «Con tutto il rispetto», ha proseguito, «ho deplorato che il governo italiano sia stato più flessibile di quello olandese».

Nel sottolineare il ruolo fondamentale svolto dal Parlamento nella procedura di approvazione del nuovo Esecutivo, di cui si è detto fiero, l'oratore ha poi affermato di avere tutta la comprensione umana, ma politicamente non poteva sostenere quella Commissione. Il deputato, poi, ha ricordato che Barroso aveva dichiarato di garantire la continuità degli accordi tra la Commissione Prodi e il Parlamento nel 1999 e ha quindi sottolineato che la proposta di risoluzione parte dal presupposto che questi impegni saranno rispettati. Si tratta, in particolare, della possibilità per il Presidente dell'Esecutivo di chiedere le dimissioni di un membro del Collegio, qualora venissero sollevati gravi problemi di conflitti di interessi.

In seguito, nel ricordare, come, nel mese di ottobre, il Presidente avesse «cercato, con cattivi consigli, di ottenere una maggioranza contro il gruppo socialista», l'oratore ha voluto sottolineare la necessità per Barroso di dover contare sul PSE per poter ottenere un ampia maggioranza in seno al Parlamento. Egli ha quindi «consigliato» al Presidente eletto di cooperare con i socialisti anche perché «è sempre meglio che dipendere dai voti dell'estrema destra». Se sarà approvato il nuovo Collegio, ha aggiunto, si tratta di un «segnale per il futuro lavoro, non sul programma legislativo» che, d'altra parte, sarà giudicato sui contenuti e non sulle persone.

L'oratore ha quindi proseguito, affermando di aspettarsi che le conquiste sociali ottenute negli anni passati «non vengano smontate» dalla Commissione, ma siano debitamente considerate nella Strategia di Lisbona.

Il deputato si è poi detto disponibile ad una cooperazione costruttiva con la Commissione che, ha ricordato, è composta anche da diversi membri di estrazione socialista, così come accade anche al Consiglio dei Ministri. Egli ha quindi, concluso che potrà garantire il sostegno del suo gruppo, se il Presidente eletto terrà conto di questa situazione.

Graham R. WATSON (ALDE/ADLE, UK) ha esordito affermando che i liberali sono rimasti soddisfatti del rimpasto della Commissione: «Piebalgs si è comportato bene e Kovács altrettanto». Quanto a Frattini «è stato vago su temi specifici e acuto su quelli generali», ha la capacità di essere un buon commissario per la Giustizia e gli Affari interni, ha detto, «anche se dovrebbe distaccarsi maggiormente dal suo padrone di Roma nella sua attività». Il Parlamento «non ha sbagliato a chiedere un rimpasto» e, ha aggiunto rivolgendosi al Presidente eletto, i liberali e i democratici «con la stessa convinzione con cui si sono opposti a Buttiglione appoggiano il suo Collegio, perché quell'anello debole della catena è stato sostituito e oggi riconosciamo il talento e le competenze del nuovo Collegio».

Il Parlamento, ha quindi proseguito, ha il compito di esercitare un controllo democratico sulla Commissione e il Trattato gli conferisce «uno strumento potentissimo» che dà solo «la possibilità di distruggere per salvare: un sistema di pesi e contrappesi che non conosce mezze misure tra la crisi e gli aspetti puramente cosmetici». Per questo motivo, ha aggiunto, «i liberali e democratici ritengono che il nostro voto favorevole abbia un senso». Se il Parlamento ritirerà la fiducia ad uno dei commissari, ha ammonito il deputato, il Presidente della Commissione dovrà presentarsi di fronte all'Aula «e difendere la sua Commissione o chiedere le dimissioni del commissario in questione». Noi vogliamo, ha sottolineato, che questo impegno preso a luglio «adesso sia scritto nero su bianco». D'altra parte, il Parlamento deve essere all'altezza di questo «ruolo di partenariato critico» e, al di là «delle lodi politiche e dell'autocelebrazione di alcuni», i deputati devono difendere il ruolo politico del Parlamento europeo senza «automaticamente combattere certi Governi». Pur non condividendo l'interpretazione di Martin Schulz sulla valutazione dei singoli commissari, l'oratore ha tuttavia riconosciuto al collega il merito di aver convinto Barroso «della necessità e inevitabilità di un compromesso». L'Alleanza dei liberali e democratici, ha quindi concluso, «è disponibile a dare la propria fiducia alla sua Commissione».

Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT), nell'annunciare la decisione all'unanimità del suo gruppo di votare contro la Commissione Barroso, ha sottolineato l'importanza del fatto che il Parlamento europeo facesse sentire la propria voce sul tema del rispetto di un comune sentire europeo in materia di libertà e di non discriminazione. «La scelta di coloro che gridavano al sacrilegio, alla crisi apocalittica per una cosa tanto banale come la richiesta di cambiare una squadra che non funziona, si è rivelata sbagliata», ha detto, aggiungendo: «contrariamente a quanto si pensava, l'opinione pubblica ha perfettamente capito e sostenuto quello che qui è successo».

L'oratrice ha sostenuto che le modifiche apportate alla composizione del Collegio sono minime e, «pur liberando il campo dall'ingombrante presenza di Rocco Buttiglione, non risolvono i problemi più gravi» e mantengono l'Esecutivo «in una inaccettabile situazione di debolezza e di vulnerabilità». Ella ha aggiunto: «è vero, collega Watson, questa Commissione è migliore di quella che avevamo il 27 ottobre, ma ne avremmo potuta avere una ancora meglio». In particolare, la deputata ha criticato il fatto di «nominare commissario alla giustizia un Ministro che ha firmato una legge farsa sul conflitto di interessi e proviene da un Governo che è guidato da un signore, Silvio Berlusconi, per il quale è appena stata richiesta una condanna a otto anni di reclusione per corruzione».

La deputata ha proseguito dicendo «la berlusconizzazione dell'Europa avanza e con la sua Commissione il conflitto di interessi diventa un malcostume europeo», riferendosi in particolare a Neelie Kroes, che «rappresenta la mina più pericolosa per la credibilità della sua Commissione» e «senza voler sottovalutare l'impatto negativo che il conflitto di interessi della signora Fischer Boel potrebbe avere sulla politica agricola comune». Citando le statistiche elaborate dai servizi della Commissione, la deputata ha affermato che, se al posto di Mario Monti ci fosse stata la Neelie Kroes, su ben 35 casi ella «avrebbe dovuto farsi da parte». Sempre secondo le statistiche, in questo momento ci sono tre casi «sui quali la sua Commissione sarà azzoppata e poco credibile»: la riforma delle regole sulla concorrenza nel settore dei trasporti marittimi, le indagini in corso sul cosiddetto «cartello del bitume» (Neelie Kroes avrebbe fatto parte, fino a poche settimane fa, di una delle imprese in questione) e l'inchiesta su un possibile abuso di posizione dominante da parte dell'operatore di telefonia mobile britannico MM02.

La rappresentante dei verdi ha chiesto al Presidente eletto: «perché vuole fare correre all'Europa questo rischio? Perché dopo aver vissuto la crisi di Santer, le polemiche di Eurostat, lo psicodramma di Buttiglione, lei si prende la responsabilità di indebolire a questo livello la sua Commissione?» Ella ha aggiunto: «è vero, non è solo a condividere questa responsabilità, i miei colleghi Schulz, Poettering, Watson l'hanno aiutata, hanno avuto paura del grande successo del 27 di ottobre e hanno voluto tornare a un Parlamento acquiescente».

La deputata ha poi detto che la responsabilità del futuro della Commissione sarà del Presidente eletto «e di quei gruppi che hanno sacrificato a contingenti interessi di partito e alla contabilità di quanti commissari dentro alla Commissione appartengono alla propria famiglia politica». Ella ha infine criticato la scelta del commissario all'ambiente, che rispecchierebbe una precisa gerarchia di priorità del nuovo esecutivo, concludendo che «non è soltanto un problema la composizione della Sua Commissione, ma anche la direzione nella quale questa Commissione vorrà andare».

Francis WURTZ (GUE/NGL, FR) ha ricordato che il suo gruppo era stato fondamentalmente critico sulla prima compagine della Commissione. Non si trattava solo del caso di Buttiglione, ha spiegato, «ma sul profilo generale del Collegio, caratterizzato da un liberismo senza limiti», indicando segnatamente i titolari dei portafogli della concorrenza, del mercato interno, del commercio estero, dell'agricoltura e dell'ambiente. A parte «la concessione inevitabile» di separarsi da chi era arrivato «lo scandalo», ha aggiunto, Barroso «ha applicato un trattamento omeopatico dove il male necessitava di un intervento chirurgico» e così «il paziente rischia di soffrire tanto, in futuro, a causa di questo errore diagnostico».

L'oratore, tuttavia, ha poi affermato di temere che non si tratti di un errore di diagnosi, ma di una scelta deliberata, considerando «una doppia provocazione» la conferma dell'attribuzione del portafoglio alla Signora Kroes e quello della libertà e giustizia «all'uomo di fiducia di Berlusconi». La prima, ha spiegato, «è conosciuta per la sua implicazione nell'ambiente degli affari» esponendo Barroso al rischio «di impiantare una vera macchina per fabbricare dei conflitti d'interessi». Quanto a Frattini, «proviene da un serraglio che non passerà alla posterità come quello del difensore più accigliato della giustizia, né del prototipo della promozione delle libertà». L'entrata in funzione della Commissione, osserva l'oratore, «rischia addirittura di coincidere con uno sciopero generale dei magistrati italiani contro il padrino del futuro commissario alla giustizia e alle libertà, accusato di corruzione di magistrati e sul quale pende una condanna a otto anni di prigione».

Nel ricordare che il Consiglio europeo ha appena deciso di lanciare il programma Communiticating Europe, l'oratore ha affermato che «per la Commissione si parte piuttosto male» ed ha concluso annunciando che la nuova Commissione non avrà l'appoggio del suo gruppo.

Jens-Peter BONDE (IND/DEM, DK) ha esordito affermando che quasi tutti i membri del suo gruppo dicono «no, grazie» alla nuova Commissione. Egli si è quindi lamentato delle ridotte possibilità di controllo del Parlamento sull'Esecutivo e dei 3000 gruppi di lavoro «di cui si ignora tutto». Inoltre, ha stigmatizzato il fatto che non ci si è scusati con gli informatori interni ed ha sottolineato «il ruolo coraggioso» di Van Buitenen e della Signora Andriesen «nell'attacco alla corruzione» che, secondo l'oratore, «sembra che vada lodata invece che condannata». Bisogna, ha aggiunto il deputato, che la Commissione dimostri tolleranza zero nei confronti delle frodi e della corruzione, mentre il Parlamento deve avere la possibilità di esercitare i suoi poteri di controllo democratico.

Roberta ANGELILLI (UEN, IT) ha annunciato il voto favorevole del suo gruppo, il quale si attende «la creazione di un'Europa capace di acquisire finalmente un effettivo e concreto protagonismo». La rappresentante dell'UEN ha chiesto la revisione del Patto di stabilità, «affinché diventi anche un patto per la crescita e lo sviluppo» e insistendo sull'inserimento della cosiddetta golden rule (la norma che permette di scorporare le spese per ricerche e investimenti dal calcolo del debito pubblico).

L'oratrice ha affermato che la lotta all'immigrazione clandestina e al terrorismo non può più ridursi alla sola repressione, ma deve indirizzarsi verso la realizzazione di un piano di aiuti economici per i Paesi più poveri del Medio Oriente e per i Paesi in via di sviluppo, al fine di intervenire sulle cause profonde del problema. Ella ha chiesto inoltre che l'Unione europea rivendichi un ruolo decisivo nell'ambito del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, in modo che l'Europa si renda «concretamente attiva ed efficace nello scenario internazionale».

La deputata si è rivolta a Martin Schulz dicendogli che la Commissione ha il dovere di confrontarsi con tutto il Parlamento, e non deve mettersi d'accordo con un solo gruppo politico. Ella ha affermato che le sue considerazioni sono «vagamente ricattatorie, indegne di un grande gruppo come quello che lui rappresenta». L'oratrice ha concluso il suo intervento auspicando: «che lo stesso fervore usato da una parte di questo Parlamento per la crociata anti Buttiglione - e un po' anche antitaliana - sia indirizzato nel futuro alla causa migliore di un'Europa della concretezza ed effettivamente interprete delle aspettative dei cittadini europei».

Sergej KOZLÍK (NI, SK), precisando che si esprime a nome di diversi partiti slovacchi che sostengono questa Commissione, ha affermato di porre molta attenzione alle questioni economiche. «Si tratta di una comunità economica quella che rappresentiamo», ha spiegato, che sulla base della politica economica «può rafforzare anche altri processi». L'oratore ha quindi affermato che la strategia di Lisbona «è ancora un mezzo fallimento», stigmatizzando le somme spese per la politica agricola e le difficoltà che incontrano le forze economiche. Giudicando poi insufficienti gli aiuti ai nuovi paesi, ha concluso invitando la Commissione a correggere questi fenomeni.

Dibattito

Giusto CATANIA (GUE/NGL, IT), parafrasando Cicerone, ha chiesto al Presidente eletto: «lei vuole abusare della nostra pazienza per i prossimi cinque anni?» accusandolo di aver presentato una squadra che non risolve affatto le questioni poste dal Parlamento. L'oratore ha fatto riferimento ai commissari designati olandese, ungherese e italiano, quest'ultimo «è stato giustamente rimosso e adesso c'è un altro commissario, sempre italiano, alla giustizia a sottolineare che il Governo di quel Paese, il cui Presidente ha notori problemi giudiziari, ha l'esigenza di essere tutelato dalla sua Commissione». Egli ha aggiunto che l'operato del Governo italiano in materia di giustizia ha scatenato lo sciopero congiunto di magistrati ed avvocati. Il deputato ha concluso affermando: «lasci giudicare il Parlamento su come hanno risposto i commissari nell'audizione e le assicuro che lettera della commissione libertà sul Commissario Frattini non è affatto una promozione a pieni voti».

Mario BORGHEZIO (IND/DEM, IT) ha esordito affermando che la sostituzione di Rocco Buttiglione, «sottoposto ad un fuoco di domande e che ha dovuto attenersi rigorosamente al più stretto regime del politically correct» è dovuta al «fondamentalismo laico che domina la commissione libertà del Parlamento». L'oratore ha criticato la scelta come commissario designato di Louis Michel, che quando era Ministro chiese l'allontanamento dell'Italia dalla democrazia europea con sanzioni, «per il solo fatto che aveva nel suo Governo il movimento politico della Lega Nord: bel campione di democrazia e di tolleranza, lo terremo senz'altro sottocchio».

Egli ha contestato l'adozione del voto a maggioranza qualificata sui temi dell'asilo e dell'immigrazione, che invece coinvolgono la responsabilità diretta e la sensibilità delle singole Nazioni e dei singoli Stati, «io dico addirittura delle singole regioni». Il deputato ha criticato inoltre la prevalenza del diritto europeo sul diritto delle singole Nazioni, che comporta un «processo di espropriazione della sovranità nazionale» e si accompagna al fatto di calpestare i diritti fondamentali dei popoli minoritari delle «Nazioni senza Stato»: corsi, baschi, alsaziani, sardi, occitani.

Luca ROMAGNOLI (NI, IT) ha annunciato il suo voto contrario alla Commissione Barroso, che non ha risolto i numerosi conflitti di interesse e ha sostituito i commissari designati secondo «i meccanismi tipici ed emblematici del più bieco consociativismo». Pur non condividendo i pregiudizi di Rocco Buttiglione sulle donne madri, l'oratore ha sostenuto che è stato discriminato, mentre altri commissari coinvolti in vicende di evidente conflitto di interessi sono stati confermati.

Il deputato ha definito le politiche sostenute da Barroso e da molti dei commissari designati come contrarie alle Nazioni e agli interessi dei popoli, così come lo è la Costituzione europea, «tentacolare mostruosità burocratica che tutti, voi tutti volete imporre ai popoli d'Europa». Egli ha promesso una dura opposizione all'Esecutivo, a meno che non si adoperi per l'eliminazione delle discriminazioni sociali, per la correzione delle «politiche di precarizzazione dell'esistenza», per il sostegno di politiche di sviluppo demografico e della famiglia, per la difesa dei produttori dall'assalto dei concorrenti extraeuropei e per l'arresto di ogni processo di allargamento senza che prima i popoli d'Europa si siano pronunciati.

«Lei sa quanto sia viscerale l'attaccamento che la delegazione italiana del Partito popolare europeo ha nei confronti della Commissione Barroso», ha esordito Mario Walter MAURO (PPE/DE, IT), che ha rivolto una serie di ringraziamenti, cominciando con il Presidente eletto: «non ho capito sinceramente perché fosse necessaria la sostituzione del commissario Buttiglione, ma l'Italia ha conservato il portafoglio della giustizia ed ha un ottimo commissario, vicepresidente della Commissione». Egli si è poi rivolto al gruppo liberale, che ha «veramente hanno dato un'interpretazione agli smarriti parlamentari italiani che da anni si dibattono sul tema del conflitto di interesse». Egli ha aggiunto: «oggi sappiamo che il conflitto di interesse si difende in questo modo, o meglio si combatte in questo modo, facendo finta che l'interesse non ci sia. Quando dai qui banchi evocherete il mostro Berlusconi, sappiamo che si scrive Berlusconi ma si legge Kroes».

L'oratore ha rivolto un ringraziamento ai socialisti: «non ho ben capito perché d'improvviso sia scomparsa la loro opposizione alla commissione Barroso, ma ho a mente sicuramente che forse è allegato all'omissione di cattiva considerazione sul commissario ungherese». Il deputato ha detto che dovrebbe ringraziare per questo «l'animoso presidente del gruppo socialista, ma non lo faccio perché ogni volta che qualcuno dalle mie parti parla dell'onorevole Schulz, lo promuovono a più alto incarico». Egli ha concluso dicendo al Presidente designato: «Lei ha detto che la democrazia è la metà più uno, oggi forse la democrazia in questo Parlamento corrisponde alla totalità meno uno, il cattivissimo e cattolicissimo Buttiglione».

Antonio DI PIETRO (ALDE/ADLE, IT) ritiene il rimpasto operato dal Presidente eletto «tardivo e insufficiente», accusandolo di aver tentato fino all'ultimo di non tener conto della volontà del Parlamento e, una volta costretto, cambiando il meno possibile la squadra e dimenticandosi di sostituire il commissario designato alla concorrenza, «nonostante il palese e grave conflitto di interessi in cui versa». Egli si è poi rivolto a Mario Mauro dicendogli: «io, liberale, voterò contro la Commissione Barroso proprio perché non ha sostituito la liberale Kroes».

L'oratore, pur riconoscendo «le indubbie capacità professionali del neo-commissario Frattini», ha espresso preoccupazione in quanto «queste capacità professionali che egli ha messo a disposizione del Presidente del Consiglio italiano per redigere una legge sul conflitto di interessi davvero di parte ci rendono poco tranquilli».

Giovanni (Claudio) FAVA (PSE, IT) ha affermato che la sostituzione del commissario Buttiglione rappresenta certamente un passo avanti ma insufficiente. Egli ha manifestato le sue perplessità sulla scelta di confermare il commissario designato alla concorrenza, in quanto «questo incarico determinerà oggettivamente le condizioni per un conflitto di interessi». Sulla base della «dolorosa esperienza del Governo italiano, i conflitti di interesse sono causa di pessima politica». L'oratore ha criticato anche alcune scelte politiche di fondo del Presidente designato: l'ambiguità sui temi della guerra e della pace, l'enfasi eccessiva attribuita al mercato e alla competitività, l'accelerazione che intende imprimere nei processi di liberalizzazione: «scelte politiche che ci appaiano decisamente di destra, per questa ragione domani non riceverà la nostra fiducia».

«La nostra delegazione italiana ritiene che lei abbia perso l'occasione storica che questo Parlamento le aveva offerto: regalarci una Commissione all'altezza delle sfide che l'Unione deve affrontare», così ha esordito Luciana SBARBATI (ALDE/ADLE, IT). Ella ha affermato che «Buttiglione non era il solo problema della sua debole squadra e lei non ha fatto abbastanza per avere la nostra piena fiducia, che noi responsabilmente non le daremo». L'oratrice ritiene che permanga una pesante questione del conflitto di interessi sul portafoglio della concorrenza, «tenuto in precedenza magistralmente da Mario Monti». La deputata ha detto che non sono stati fatti sconti a Buttiglione, che è stata stigmatizzata l'azione del Governo italiano nella richiesta della delega alla giustizia e che è stata apprezzata la preparazione e il garbo di Frattini «senza sottovalutare le sue reticenze». Ed ha concluso: «avremmo voluto analogo rigore e severità nel conflitto di interessi e altre pesanti ipoteche che azzoppano la sua Commissione, nella quale alcuni commissari avranno impedimenti a svolgere integralmente il loro mandato».

Pier Antonio PANZERI (PSE, IT) ha esordito plaudendo al «nuovo approccio» con cui si è ripresentato al Parlamento il Presidente eletto. L'oratore ha poi proseguito affermando di sperare che Barroso abbia compreso che il futuro della democrazia europea «non poggia esclusivamente su due gambe», Consiglio e Commissione, «ma che c'è un terzo soggetto che conta e vuole contare - questo soggetto è il Parlamento europeo». Nel prendere atto dello sforzo compiuto in questa direzione, sia nel riconoscimento del ruolo del Parlamento, sia nella modifica alla composizione della squadra, egli ha tuttavia affermato che «rimangono aperti alcuni problemi che non possono essere sottovalutati». Il primo, riguarda le linee programmatiche relative alle politiche sociali che, secondo il deputato, «sono bene al di sotto delle esigenze dell'Europa del lavoro, sociale e dei diritti nell'ottica di Lisbona». Il secondo problema è la presenza nel Collegio della signora Kroes: «questo Commissario presto si troverà in un mare di problemi», ha detto, perché il suo conflitto di interessi è ormai noto a tutti e con la sua conferma il Presidente Barroso «indebolisce sé stesso e la sua azione». Pur apprezzando alcune novità, ha concluso, «questi problemi non mi permettono di esprimere fiducia alla sua Commissione» ed ha augurato buon lavoro al Presidente, «soprattutto per il bene dell'Europa».

Antonio TAJANI (PPE/DE, IT) ha sottolineato come, in queste settimane, si è avuto modo di apprezzare il modo di confrontarsi con il Parlamento del Presidente eletto. Tale metodo, ha spiegato, «denota un alto senso delle Istituzioni europee» e, per questa ragione, si è detto convinto che egli «guiderà la Commissione nei prossimi cinque anni in maniera nuova e diversa, rispetto anche al più recente passato, realizzando una sorta di rivoluzione copernicana». Siamo certi, ha proseguito, «che avremo un Presidente non schierato con questa o quella parte politica». L'Europa «ha bisogno di donne e di uomini che interpretino in questa maniera il ruolo di responsabili massimi di tutte le istituzioni, Parlamento europeo e commissioni parlamentari compresi», ha detto riferendosi esplicitamente a Bourlanges, «che è assente dall'Aula». Per tale motivo , ha quindi insistito, «avremmo voluto che altri governi, a cominciare da quello socialista ungherese, avessero dimostrato in queste settimane la stessa sensibilità istituzionale del governo italiano». Soltanto una Commissione «non preoccupata di condizionare la politica nazionale», ha proseguito, «può avere un prestigio e un'autorevolezza tali da permettere all'Europa di avere un sistema istituzionale equilibrato» in cui, «finalmente», il Parlamento possa essere appieno titolare del potere legislativo.

Nel sottolineare come una Commissione con tale profilo dovrà essere impegnata a favore dell'approvazione della Carta costituzionale in tempi rapidi, il deputato ritiene «un grande risultato» la nascita della prima legge fondamentale dell'Unione. Pur nutrendo, insieme ai parlamentari del Partito popolare, «il rammarico per il mancato inserimento di un esplicito riferimento alle radici cristiane», l'oratore ha tuttavia evidenziato come tutti hanno ora il dovere «di riempire di volontà politica questa grande opera di ingegneria costituzionale». All'Europa, ha spiegato, «bisogna dare un'anima ed un cuore, altrimenti rischiamo di avere solo un'Europa della moneta e della burocrazia». Questa, ha sostenuto, è la ragione per cui il Parlamento si è espresso a favore dell'assegnazione di un seggio per l'Unione nel rinnovato Consiglio di sicurezza dell'ONU, essendo l'obiettivo «di avere un'Europa che conti sempre più sullo scacchiere internazionale, un'Europa che sia portatrice di pace, come ha fatto all'interno dei suoi confini negli ultimi cinquant'anni».

Il deputato ha quindi concluso dicendosi certo che il Presidente eletto sceglierà le posizioni del Parlamento «da uomo non di parte ma dell'Istituzione» e, proprio perché sarà uomo dell'Istituzione, «al servizio esclusivo dei cittadini», avrà la fiducia della delegazione italiana del Partito popolare europeo.

Dichiarazione del Consiglio

Atzo NICOLAÏ, in rappresentanza del Consiglio, ha sottolineato come il Consiglio e la Presidenza non costituiscano parte formale del dibattito sul Presidente designato della Commissione, benché siano stati fortemente coinvolti in questo processo. Egli ha espresso soddisfazione per il rimpasto e per la presentazione del nuovo Collegio, congratulandosi col Presidente eletto Barroso e con il Parlamento europeo. «Ho sempre sostenuto che era chiaro che il Parlamento europeo aveva ogni diritto di opporsi a singoli commissari o a una proposta di Commissione», ha detto il rappresentante del Consiglio, auspicando che domani venga presa la migliore decisione possibile. Secondo la Presidenza non si è in presenza di una situazione di crisi, «al contrario ciò è stata la dimostrazione di un conflitto democratico». Egli ha poi ringraziato Romano Prodi e la sua squadra per essere restati in carica e ha concluso dicendo che, se domani si adotterà una decisione positiva, «allora potremo concludere tutti insieme che l'Unione europea nel suo complesso e la democrazia europea in particolare appariranno rafforzate da tutto questo processo».

Replica del Presidente eletto della Commissione

José Manuel DURÃO BARROSO, in fase di replica, ha detto: «prendo nota certo dell'appoggio di una maggioranza di questo Parlamento nonché delle preoccupazioni espresse, dei suggerimenti che mi sono stati rivolti ed infine delle priorità presentate». Egli è intervenuto sulle questioni della composizione della Commissione, degli eventuali conflitti di interesse e della questione della cooperazione fra il Parlamento e la Commissione europea, facendo anche un riferimento alle relazioni transatlantiche.

La composizione della Commissione. Egli ha detto di aver tenuto conto della volontà degli Stati membri, in quanto così è sancito dai Trattati, trattandosi di una responsabilità condivisa fra il Presidente designato e il Consiglio. «Quella che presento qui davanti a voi è già il risultato di un compromesso fra il Presidente designato della Commissione e i membri del Consiglio dei ministri, ovviamente tenendo conto anche dell'espressione della volontà del Parlamento europeo così come ho potuto valutarla». Il Presidente eletto ha affermato di non aver potuto risolvere tutti i problemi che erano stati sollevati, in quanto gli sono state rivolte delle esigenze contraddittorie: «all'interno dello stesso Parlamento taluni tengono molto a che un certo commissario resti, altri invece non lo vorrebbero. Ad esempio sono stato peraltro sorpreso che qualche parlamentare di un di un determinato gruppo fosse molto critico nei confronti di un commissario, in particolare il commissario alla concorrenza, quando è stato questo gruppo che mi ha chiesto fortemente di mantenere il commissario in questione nella Commissione, il che è davvero un po' curioso in termine di relazioni fra il Parlamento e il Presidente designato».

Per il futuro, l'oratore ha affermato di tenere molto a due elementi: il rispetto dei Trattati e la posizione della Commissione: «abbiamo bisogno di questa complicità nella nostra collaborazione, ma ciò non può andare a scapito della Commissione». Egli ha quindi, nel rispetto dei Trattati, tenuto conto anche della volontà degli Stati membri: «taluni hanno cooperato più degli altri, anche questo lo si può dire».

In seguito, in merito alla critica nei confronti del nuovo Collegio, che sarebbe troppo liberale, egli ha osservato che si tratta di una composizione che rifletta il pluralismo presente negli Stati membri. «Se ci fossero dei governi comunisti in qualche Stato membro avrei dei commissari comunisti. Se ci fossero dei governi verdi avrei un commissario verde. Non avrei alcun problema ad avere un commissario comunista o verde» ha affermato, aggiungendo che criticare la Commissione perché la composizione è troppo a destra o troppo a sinistra è assolutamente ingiustificabile. «Ovviamente ho delle convinzioni politiche ed ideologiche, ma ritengo che quale Presidente della Commissione non posso essere il Presidente della destra contro la sinistra o della sinistra contro la destra», ha detto.

Rivolgendosi ai socialisti e al loro leader Martin Schulz, il Presidente eletto ha detto: «lei vedrà che in materia di coesione sociale incontrerà grandi difficoltà con taluni Governi socialisti al potere: lo vedremo durante la discussione delle prospettive finanziarie, lo vedremo chi difende veramente la coesione sociale, chi difende veramente una politica di ridistribuzione». Parlando del modello sociale europeo, egli ha detto: «sapete che in molti dei nostri Paesi membri, in particolare quelli di fresca adesione, non esiste ancora il modello sociale europeo. Come fanno a conservare il modello sociale europeo devono prima arrivare ad avere un modello sociale europeo?».

Conflitto di interessi. Il Presidente eletto ha letto le conclusioni della commissione per i problemi economici e monetari che ha condotto l'audizione nei confronti di Neelie Kroes, nelle quali l'organo parlamentare ha confermato che il commissario ha la capacità personale e le qualifiche per poter assumere l'incarico e ha dimostrato un impegno che è sufficiente per affrontare i rischi di eventuali conflitti di interesse futuri. In seguito, egli ha ricordato che la commissione parlamentare in questione gli ha richiesto, dinanzi alla Conferenza dei Presidenti dei gruppi politici, quali garanzie poteva fornire personalmente in qualità di Presidente della Commissione, per evitare che vi fossero dei conflitti di interesse.

Una serie di disposizioni sono state definite, l'idea alla base è che qualora il Direttore generale della Concorrenza ravvisi un caso di potenziale conflitto di interessi ha il dovere di segnalarlo, la decisione non spetta al Direttore generale bensì al Presidente della Commissione. Il Direttore generale della concorrenza è assistito dal Servizio giuridico della Commissione. Qualora il Presidente della Commissione ritenga che vi sia un conflitto di interessi, allora trasferirà il dossier ad un altro commissario, oppure, nell'ambito del Collegio, assumerà personalmente determinate decisioni.

In merito alle osservazioni di Monica Frassoni sui tre casi suscettibili di generare dei conflitti di interessi, egli ha detto: «sì, è vero, ma sono tre casi fra 161 casi che al momento sono in esame alla Commissione, oltre alle migliaia di casi che sono in esame alla Commissione relativamente a fusioni e ad aiuti di Stato». L'oratore ha affermato che la Commissione ha meccanismi trasparenti per evitare che tali conflitti di interesse possano effettivamente prodursi.

In merito alle osservazioni sul fatto che un commissario, in quanto proveniente dal Governo italiano, non dovrebbe essere responsabile del dicastero della giustizia, egli ha detto di non poterle accettare sulla base del principio di non discriminazione e della responsabilità individuale della persona, tanto più se la persona ha le qualità politiche, professionali e intellettuali necessarie. «Tutti in nostri paesi sono paesi democratici e non possiamo noi la Commissione europea fare una selezione fra i Governi che sono accettabili o non accettabili» ha detto il Presidente eletto, affermando che lo stesso vale per il commissario designato ungherese: «il Governo ungherese è un Governo democratico, altrimenti l'Ungheria non farebbe parte dell'Unione europea».

Osservando che la Commissione è composta di 25 membri, egli ha detto: «quando vedo un livello di esigenze tanto superiore nei confronti dei commissari europei piuttosto che nei confronti dei ministri nazionali, allora mi chiedo: ma quanti Governi nazionali sarebbero veramente approvati, se tutti i ministri passassero per delle audizioni come quelle che avete fatto voi qui al Parlamento europeo?».

Le relazioni transatlantiche. In merito alle relazioni transatlantiche, egli ritiene che si debba collaborare con gli Stati Uniti su un piano di parità, di dignità e di reciproco rispetto. «Dobbiamo far sì che gli Stati Uniti si impegnino in un'agenda per un programma di lavoro transatlantico», ha detto, impegnandosi a difendere l'interesse comune europeo.

La cooperazione tra il Parlamento e la Commissione. Il Presidente eletto è intervenuto sulla risoluzione comune relativa all'approvazione della Commissione che verrà votata domani. In merito al punto 5 (a), che recepisce la dottrina Prodi sulla responsabilità individuale di un membro del Collegio, egli la ritiene un compromesso accettabile, ma ha rifiutato l'automatismo della stessa, fondandosi sul principio di collegialità sancito dai Trattati: «chiedo scusa, ma non posso andare al di là dei Trattati», ricordando che la base giuridica è costituta tuttora dal Trattato di Nizza. «Quello che non posso fare è modificare l'equilibrio fra le Istituzioni, così come sancito al momento dai Trattati», ha detto. L'oratore ha ricordato la lettera del Presidente Borrell sull'accordo quadro, seguita dall'iniziativa di Hans-Gert Poettering «che ha sollevato delle questioni importanti al riguardo».

«Le discussioni di queste settimane ci hanno arricchiti tutti, io rifiuto che si dica che qualcuno ha vinto e che qualcuno ha perso: credo che le Istituzioni europee possano rafforzarsi reciprocamente, che tutti si possa uscire vincenti da queste discussioni costruttive», ha detto l'oratore. Il Presidente eletto ha ribadito la volontà di cooperare su un programma di lavoro positivo per l'Europa, in «un'idea di complicità positiva con il Parlamento europeo» e ha ribadito l'auspicio di mobilitare la gioventù nei confronti dell'ideale europeo.

La nuova Commissione vigili sui conflitti d'interesse e cooperi con il Parlamento

Risoluzione comune sull'approvazione della nuova Commissione
Doc.: B6-0151/2004
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 18.11.2004
Votazione: 18.11.2004

Voto della risoluzione comune

Il Parlamento europeo, con 478 voti favorevoli, 84 contrari e 98 astensioni, ha adottato una risoluzione comune sull'approvazione della nuova Commissione presentata da PPE/DE, PSE, ALDE/ADLE ed UEN. La risoluzione, pur compiacendosi dei passi compiuti dal Presidente Barroso con la presentazione della sua nuova formazione, deplora il fatto che non sia stata finora trovata una vera soluzione ai potenziali problemi connessi ai conflitti di interesse e chiede che si provveda con urgenza a definire accuratamente le procedure per l'applicazione del codice di condotta.


I deputati, inoltre, si attendono che gli impegni precisi assunti dal Presidente Barroso nella seduta plenaria del 26 ottobre in materia di protezione e promozione attiva dei diritti fondamentali, delle pari opportunità e della non discriminazione da parte della sua Commissione «siano pienamente tradotti in pratica dalla nuova Commissione», e affermano l'intenzione di «vigilare strettamente sulla loro attuazione». L'Aula, poi, chiede che l'accordo quadro tra la Commissione e il Parlamento europeo che disciplina le relazioni bilaterali tra le due Istituzioni «sia riveduto e aggiornato quanto prima». Più in particolare, i deputati, ritengono che l'accordo debba comprendere una serie di impegni volti a garantire che il Parlamento europeo sia debitamente preso in considerazione dalla Commissione.


Riguardo alla valutazione dei singoli commissari, è chiesto al Presidente eletto di esaminare «seriamente l'opportunità di chiedere» le dimissioni a uno dei membri del Collegio qualora il Parlamento voti la revoca della fiducia nei suoi confronti. Se ciò non avvenisse, il Presidente della Commissione dovrà «giustificare dinanzi al Parlamento il suo rifiuto di procedere in tal senso». In caso di dimissioni o di ridistribuzione dei portafogli, peraltro, dovranno svolgersi delle nuove audizioni seguite dal voto del Parlamento. In tale contesto, il Presidente della Commissione dovrà essere pienamente responsabile dell'accertamento di eventuali conflitti di interesse che rendano un Commissario «inidoneo ad assolvere il proprio mandato». Il codice di condotta per i Commissari, infine, dovrà essere trasmesso al Parlamento europeo affinché possa esprimere il proprio parere, «del quale si dovrà tenere conto».


In merito alle relazioni tra le due Istituzioni, i deputati ritengono che il programma di lavoro pluriennale dell'Unione debba essere redatto dalla Commissione in stretta cooperazione e in stretto coordinamento con il Parlamento europeo ed i suoi organi. Inoltre, i membri del Collegio dovranno essere presenti alle sedute plenarie e alle riunioni delle commissioni parlamentari, mentre il Presidente della Commissione e il Vicepresidente responsabile per le relazioni interistituzionali dovranno intrattenere e mantenere contatti regolari con la Conferenza dei presidenti.

 

Sulle attività dell'Unione, i deputati danno per acquisito che la Commissione dovrà informare immediatamente il Parlamento europeo in merito alle proprie decisioni, proposte e iniziative. L'Esecutivo, inoltre, deve impegnarsi a dar seguito alle richieste del Parlamento di sottoporgli una proposta legislativa e, comunque, deve impegnarsi ad informare i deputati delle iniziative che intende prendere a seguito delle posizioni assunte dal Parlamento. I deputati, poi, ritengono che il regolamento 1049/01 dovrà essere rivisto al fine di «migliorare le norme sulla trasparenza dei lavori legislativi preparatori, sulla comitatologia e sull'attuazione della legislazione comunitaria negli Stati membri, nonché sui documenti riservati». Più in generale, infine, la Commissione dovrà adottare tutte le misure necessarie per garantire che il Parlamento europeo sia meglio informato sia sulla legislazione dell'Unione europea che sugli accordi internazionali sin dall'avvio dei negoziati.

 

Dichiarazione del Presidente eletto della Commissione

José Manuel DURÃO BARROSO ha sottolineato come tutti condividiamo un'ambizione comune: quella di una Commissione forte e indipendente. Egli ha preso nota della risoluzione appena approvata e si è impegnato a studiarla approfonditamente: «si tratta di una buona base per addivenire a un accordo su come procedere insieme nei prossimi cinque anni». Dopo essersi impegnato per l'aggiornamento dell'accordo quadro del 1999 sulla cooperazione tra Commissione e Parlamento e confermando il suo impegno alla costituzione di un gruppo di commissari sulle libertà fondamentali, egli ha esaminato le disposizioni contenute nel punto 5 della risoluzione comune.

In merito al punto 5 (a) - revoca della fiducia ad un commissario da parte del Parlamento - l'oratore ha confermato di aver ricevuto l'impegno dagli altri membri di dimettersi qualora venga loro richiesto dal Presidente. Egli ha garantito nuovamente l'applicazione del principio di responsabilità individuale, senza che ciò ponga in dubbio la collegialità, per la quale il Presidente è garante.

In merito al punto 5 (b) - sostituzione dei commissari - il Presidente eletto ha chiesto di fare una distinzione tra la situazione attuale e quella futura. Con la Costituzione, la procedura di sostituzione dei commissari sarà simile a quella di approvazione dell'Esecutivo all'inizio del mandato. Durante la fase transitoria, i nuovi membri della Commissione non potranno comparire in Plenaria prima dell'audizione di fronte alla commissione parlamentare competente. Per quanto concerne il fatto di comparire davanti al Consiglio, «la questione non è completamente nelle mie mani», ha detto.

In merito al punto 5 (c) - ridistribuzione dei portafogli - il Presidente eletto ha accettato di adempiere al medesimo obbligo previsto dal punto precedente.

In merito ai punti 2 e 5 (c) - conflitto di interessi - l'oratore ha fatto riferimento alle disposizioni descritte ieri nel corso del dibattito: «lasciate che le applichiamo, in seguito faremo una valutazione e, se del caso, effettuerò dei cambiamenti», ha detto.

In merito al punto 5 (e) - programma di lavoro pluriennale - egli si è impegnato a presentare a gennaio delle proposte per gli obiettivi strategici quinquennali dell'Unione, che dovrebbero essere adottati congiuntamente da tutte le istituzioni. A dicembre, il Presidente eletto ascolterà il dibattito in Parlamento e terrà conto delle principali preoccupazioni espresse dall'Aula. Questo costituisce un'anticipazione della cooperazione interistituzionale sancita dalla Costituzione europea, ha ricordato.

In merito ai punti 5 (f) e (g) - presenza della Commissione alle sedute plenarie e contatti con la Conferenza dei Presidenti - egli ha detto che darà priorità a questo aspetto e che sia lui, sia la vicepresidente Wallström manterranno contatti regolari con la Conferenza dei Presidenti.

In merito al punto 5 (h) - informazione del Parlamento sulle decisioni e sulle proposte dell'Esecutivo - l'oratore ha affermato che questo processo non sempre si è svolto in maniera soddisfacente per il Parlamento e la Commissione, soprattutto relativamente alla comunicazione al grande pubblico di cosa fa l'Unione. Egli ha espresso l'auspicio di riuscire a programmare queste presentazioni a lungo termine e di farle coincidere con le sedute plenarie. L'esperienza mostra che il meccanismo è utile, ha detto l'oratore che si è impegnato a estenderlo altri casi oltre che alla legislazione.

In merito al punto 5 (i) - trasparenza, comitatologia - il Presidente eletto ha chiesto di effettuare una distinzione tra il flusso di informazioni Commissione-Parlamento, che egli intende migliorare e l'aspetto più generale dell'accesso ai documenti, regolato dalla legislazione esistente - regolamento 1049/01 - che è entrata in vigore da appena due anni e per la quale sarebbe prematura una modifica.

In merito al punto 5 (j) - codice di condotta - l'oratore ha affermato che le linee di condotta sono già state adottate dalla squadra e che informerà il Parlamento di eventuali variazioni future.

In merito al punto 5 (k) - informazione su legislazione e accordi internazionali - egli ha detto che la fissazione congiunta delle priorità e i contatti regolari che avverranno dovrebbero migliorare i flussi informativi.

Il Presidente eletto ha tenuto a precisare che, anche nei momenti più difficili, «non avete mai sentito da parte mia una parola di critica nei confronti del Parlamento, ma al contrario, sempre un messaggio costruttivo». Ha continuato dicendo «penso che ora abbiamo chiarito l'insieme delle difficoltà in uno spirito di compromesso», ricordando che non è possibile che tutti rimangano soddisfatti con tutti i risultati. Egli ha concluso impegnandosi a realizzare quegli obiettivi che corrispondono alle aspettative dei popoli d'Europa: maggiore crescita, più posti di lavoro, un modello europeo che concili le riforme e il dinamismo economico con la solidarietà e la coesione sociale.

Dichiarazioni a nome dei gruppi politici

Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, DE) ha sottolineato come, con un'ampissima maggioranza, il Parlamento abbia adottato una risoluzione che, a suo parere, «contribuisce al processo di parlamentarizzazione dell'Unione europea, rafforzandolo». Il Parlamento, ha proseguito, intende lavorare in modo costruttivo con l'Esecutivo ma, ha aggiunto, senza rinunciare al proprio ruolo di controllo democratico nei confronti della stessa Commissione. Cionondimeno, «visto anche il comportamento di taluni Governi», è necessario che Commissione e Parlamento «si sentano veramente alleati», e l'Esecutivo potrà contare sul sostegno del PPE/DE.

In merito all'accordo interistituzionale, il rappresentante dei popolari ha ricordato quello siglato con la Commissione Prodi ed ha affermato che, come è scritto nella risoluzione, questo potrà essere consolidato anche con il nuovo Esecutivo. Sarà compito del futuro vicepresidente Wallström  portare avanti il lavoro «del suo notevole predecessore, Loyola de Palacio», ha precisato. Egli ha poi sottolineato che se il Parlamento esprime mancanza di fiducia nei confronti di un membro della Commissione, il Presidente del Collegio dovrà fare una riflessione approfondita e seria sull'opportunità di rimuoverlo dall'incarico e, in caso contrario, dovrà presentarsi dinanzi al Parlamento per giustificare la sua decisione. L'oratore ha poi insistito sul fatto che, se nei cinque anni venisse a modificarsi la composizione del Collegio, i nuovi commissari non potranno sottrarsi alle procedure parlamentari.

L'oratore ha poi ribadito che la Commissione e i suoi membri dovranno essere disponibili a dialogare con il Parlamento o i suoi organi, ogniqualvolta ciò sia ritenuto necessario dai deputati. «Quando il Parlamento chiede la presenza dei commissari in Aula», ha precisato, «questo dovrebbe avere la precedenza rispetto a qualsiasi altro impegno che possiate avere», per dimostrare «che siete responsabili dinanzi all'Assemblea parlamentare», ha detto. Un altro punto importante, ha proseguito l'oratore, riguarda il programma strategico che la Commissione presenterà a gennaio. Il Parlamento, ha spiegato, adotterà una risoluzione al riguardo nel mese di dicembre e questa non sarà solo l'occasione per prendere atto della posizione dell'Aula, ma consentirà anche al programma della Commissione di essere in sintonia con le ambizioni del Parlamento.

Per concludere, l'oratore si è rammaricato che un gruppo non abbia accettato che la risoluzione contenesse un riferimento alla sussidiarietà in quanto il PPE/DE ritiene che l'Europa «non deve potersi arrogare tutti i diritti e tutti i compiti». Ci sono anche gli Stati nazionali e le Regioni, i Dipartimenti, le Province e i Comuni, ha ricordato, e ciascuno di questi livelli «ha dei propri compiti». Infine il rappresentante dei popolari ha annunciato la fiducia «compatta» del suo gruppo alla nuova Commissione, pur non rinunciando alla critica costruttiva se ciò si avverasse necessario.

Martin SCHULZ (PSE, DE) ha aperto il suo intervento citando Willy Brandt, che fu autorevole membro del Parlamento: «il Parlamento europeo non riceve diritti, deve lottare per i propri diritti». Il rappresentante dei socialisti ha espresso la propria soddisfazione per il fatto che la tendenza allo strapotere dei Governi nell'Unione europea sia stata bloccata e che il Parlamento, in quanto rappresentanza liberamente eletta dai popoli e dai cittadini, è allo stesso livello della rappresentanza dei Governi e degli Stati. «Ciò rappresenta il segnale del progresso democratico in Europa» ha detto, proseguendo «noi guadagniamo il rispetto dei cittadini e delle cittadine nei confronti delle nostre Istituzioni, perché questo lo capiscono tutti ... Il consenso nei confronti del Parlamento non è mai stato così alto come adesso, dobbiamo sfruttarlo per rafforzare le nostre Istituzioni».

Egli ha affermato che entrambe le Istituzioni, Parlamento e Commissione, ne escono rafforzate, consigliando a Durão Barroso di dire ai Governi che non vuole più accettare i prezzi politici di determinate proposte degli Stati membri. L'oratore ha sottolineato che il Parlamento e la sua grande maggioranza hanno difeso i valori civili di fondo e di base dell'Unione europea: «tra questi si trova anche il diritto del Parlamento di decidere chi può entrare in un Esecutivo e chi no».

Il deputato, riferendosi al Presidente eletto Barroso, ha detto: «certamente anche lui ha il diritto di criticare il Parlamento e ricordo che, in un dibattito qualche giorno fa in quest'Aula, ha espresso delle critiche nei confronti del Parlamento, anche se solo una sua parte». La collaborazione tra Parlamento e Esecutivo a livello europeo comporta che l'Esecutivo detenga il monopolio dell'iniziativa e che il Parlamento abbia il dovere di fare in modo che la legislazione sia socialmente equilibrata, ha detto, aggiungendo: «questo è quello che faremo noi nei prossimi cinque anni». Tanto più che l'esperienza storica dimostra che la democrazia ha sempre offerto una maggiore giustizia anche sociale, ha aggiunto.

Egli ha poi annunciato il voto a favore della Commissione Barroso del gruppo socialista, pur non nascondendo che alcuni membri del suo gruppo, non essendo convinti, non avrebbero votato la fiducia.

Graham R. WATSON (ALDE/ADLE, UK) ha esordito affermando che «una maggioranza dei liberali e dei democratici voterà a favore della sua Commissione». L'oratore ha poi affermato di aver ascoltato le dichiarazioni finali del Presidente eletto con una certa preoccupazione, «preoccupazione circa la sua capacità di comprendere quest'Aula». Il rappresentante dei liberali, infatti, si è detto sorpreso di sentire che alcuni gruppi hanno posto un veto sullo spostamento di alcuni commissari quando pensiamo, ha spiegato, «che  questo sia un privilegio solo dei Governi nazionali e delle capitali». Se il riferimento era al gruppo ALDE/ADLE, ha insistito, «a me non risulta nessuna dichiarazione» in questo senso, anzi, «io ho detto pubblicamente che lei deve essere libero di decidere tranquillamente sulla distribuzione delle competenze».

«Oggi ha la patente», ha proseguito l'oratore, «però bisogna rispettare il codice della strada anche in futuro», affermando poi di voler mantenere la capacità di poter operare un controllo efficace sulla Commissione. Pur non disponendo dei mezzi adeguati, ha tuttavia aggiunto che la proposta di risoluzione presentata chiarisce come il Parlamento «non prenderà alla leggera» le questioni relative ai conflitti d'interesse. Dicendosi poi lieto della volontà del Presidente eletto di rinnovare l'accordo quadro e di rilanciarne i temi più forti, l'oratore ha affermato che se il Parlamento ottiene più poteri, «ottiene al tempo stesso più responsabilità». Egli ha infine assicurato a Barroso un partenariato costruttivo.

«I tempi cambiano: dopo l'immaginazione al potere, oggi abbiamo l'ipocrisia al potere», così ha esordito Daniel Marc COHN-BENDIT (Verdi/ALE, DE), che ha affermato come negli ultimi mesi ci fosse, all'interno del Parlamento, una maggioranza contro i presidenti dei maggiori gruppi politici: i popolari, i liberali e, ad un certo punto, anche i socialisti, una maggioranza più critica nei confronti delle proposte di Durão Barroso.

«Poi, improvvisamente, abbiamo scoperto che tutto quello che dicevamo sulla critica a questa Commissione non era valido che a metà», ha detto il rappresentante dei verdi. Egli ha sottolineato che Durão Barroso aveva dichiarato a luglio: «non farò quello che vuole Chirac, non farò quello che vuole Schröder», ma, ha continuato l'oratore, «oggi ci dice: faccio quello che vuole Harry Potter, alias il signor Balkenende» precisando che si tratta di  un omaggio a Balkenende, «perché a me piace molto Harry Potter». Egli ha poi aggiunto: «ma perché dire oggi sì al Primo Ministro olandese a proposito di Neelie Kroes, dopo aver detto di no a Schröder a proposito del supercommissario?».

Secondo l'oratore, esiste un problema alla concorrenza, in quanto il commissario designato «non può rappresentare l'indipendenza di questo Esecutivo, in quanto dipendente dalla propria storia». Egli si è rivolto a quei deputati critici nei confronti di determinati commissari che non sono stati cambiati, dicendo loro che «dare un assegno in bianco alla Commissione Barroso votando sì, significa affievolire le critiche che avete espresso contro quella parte di Commissione». Il rappresentate dei verdi ha ammesso che Barroso avrebbe avuto una maggioranza, ma ha chiesto di votare contro o di astenersi, per non dargli una forte maggioranza e per dimostrare che «ciò che ci propone Barroso è un lavoro ancora fatto male», ha concluso.

Francis WURTZ (GUE/NGL, FR) ha esordito dicendosi convinto che il successo che otterrà la Commissione con l'investitura  sarà solo ingannevole in quanto è il prodotto «di una di quelle combinazioni al vertice che accendono le crisi invece di risolverle». Egli ha quindi ricordato come, in occasione delle scorse elezioni europee, «una maggioranza assoluta degli europei aveva manifestato una netta disaffezione nei confronti delle Istituzioni europee», rimproverando loro di voler costruire un'Europa nella quale essi non si riconoscevano.

L'oratore, ha affermato che il Presidente Barroso ha attribuito, «subdolamente», dei connotati neo conservatori alla Commissione, conferendo il portafoglio «molto simbolico» delle libertà, della sicurezza e della giustizia «a un promotore di un modello oscurantista e antiquato». Ciò, ha insistito, ha provocato una levata di scudi da parte di ampi settori dell'opinione pubblica che Barroso non si aspettava e «va a onore del Parlamento» aver risposto a questa emozione «facendo fallire il progetto il mese scorso».

Al contrario, ha poi aggiunto, «non fa onore al Presidente aver nuovamente affidato queste responsabilità così sensibili a un uomo che proviene dallo stesso Governo, il meno credibile di tutti in materia di giustizia e di difesa delle libertà in Europa». L'oratore ha quindi rimproverato al Presidente di aver aggravato, più dei suoi predecessori, quello che si trova al centro della crisi di fiducia degli europei: «la deriva neoliberale, il culto del mercato» e il rifiuto di ascoltare le critiche suscitate sul modo di gestire il portafoglio della concorrenza. Il deputato ha poi accennato alla guerra in Iraq e all'iniziativa delle Azzorre promossa allora da Barroso. Per queste ragioni, ha quindi concluso, «non abbiamo fiducia in questa Commissione».

Nigel Paul FARAGE (IND/DEM, UK) ha attaccato il passato di diversi membri della Commissione Barroso. Egli ha tenuto a precisare che, anche nel caso in cui si trattasse di una squadra di valore, il suo gruppo voterebbe comunque contro, in quanto la Commissione rappresenta il motore dell'integrazione europea e di una legislazione che danneggia le imprese e incarna tutto il peggio dell'Europa. L'oratore ha stigmatizzato il fatto che venti commissari designati abbiano dichiarato di intendere applicare la Costituzione prima che essa sia ratificata, parlando di «arroganza mozzafiato».

Brian CROWLEY (UEN, IE) si è innanzitutto associato alle congratulazioni riguardo agli impegni presi da Barroso in riferimento alla risoluzione adottata, sottolineando che la posizione del suo gruppo si riconosce pienamente nella risoluzione. Anche se avrebbe gradito votare sul nuovo Esecutivo nel corso della scorsa sessione, l'oratore ha comunque riconosciuto che il Consiglio e la Commissione hanno risposto alle  preoccupazioni del Parlamento. Nel fare riferimento a quanto accaduto con le audizioni dei commissari designati, egli ha poi voluto sottolineare che in Europa va difesa la libertà di espressione e di opinione.

I cittadini europei, ha aggiunto, «non ci giudicheranno sui nostri tatticismi politici», bensì «su cosa saremo in grado di offrire» loro. Occorre quindi uscire dai giochi politici e concentrarsi sul vero programma: fare funzionare l'Agenda di Lisbona, garantire ai cittadini l'accesso al lavoro, combattere l'esclusione sociale, dare un ruolo internazionale all'Europa.

Augurandosi, infine, che il Presidente Barroso continuerà ad ascoltare il Parlamento, ha aggiunto che ci saranno sicuramente frizioni interistituzionali, ma queste possono portare a veri risultati. Nell'annunciare quindi il suo sostegno al Collegio, ha espresso l'auspicio che, in cambio di questa fiducia, Barroso si comporterà con fair play.

«Il circo Buttiglione ha chiuso le porte e l'ordine europeista regna oramai a Strasburgo» ha esordito Jean-Marie LE PEN (NI, FR), che ha continuato: «Buttiglione, uomo libero e cattolico convinto, è stato sostituito da Frattini, massone esemplare» e lo stesso è capitato al commissario designato lettone Udre, accusata di essere euroscettica da uno dei suoi connazionali. In cambio, ha osservato l'oratore, non sono stati cambiati «l'ex stalinista Kovács, pur giudicato totalmente incompetente» da una commissione parlamentare, né Fischer Boel e Kroes, seppure in conflitto di interessi.

Egli ha dichiarato di vedere nella «questione Buttiglione una lezione e tre vittime». La lezione sarebbe che, per essere commissario europeo, occorre essere eurocompatibile, vale a dire politicamente, mentalmente e persino religiosamente corretto, seguace dei diritti dell'uomo, «nuova Bibbia dei benpensanti».

Per quanto concerne le vittime, la prima sarebbe la Costituzione, in quanto il Parlamento si sarebbe beffato degli articoli II-70 sulla libertà di pensiero e II-71 sulla libertà d'espressione: «Buttiglione è, in qualche modo, il primo martire laico della Carta dei diritti fondamentali». L'oratore ha poi affermato: «la seconda vittima è l'Italia, che ha ceduto di fronte al Parlamento europeo, il quale ha obbligato Berlusconi a sostituire il commissario che aveva designato e la cui competenza ed onestà non erano state poste in causa da nessuno prima dell'audizione».

Egli ha proseguito dicendo che la terza vittima è la Commissione con il suo Presidente, che escono indeboliti dal braccio di ferro con il Parlamento. Il deputato ha poi affermato: «no, signor Barroso, lei non è stato né l'ostaggio né la vittima dell'estrema destra», ma piuttosto dei suoi errori di giudizio. Secondo l'oratore, il Parlamento intendeva farlo capitolare per affermare la sua autorità di fronte al Consiglio e alla Commissione.

Il deputato ha poi annunciato il suo voto contrario alla Commissione e ha rivolto delle critiche al Presidente eletto per una presunta ingerenza nella politica francese in occasione delle elezioni presidenziali del 2002, allorché il Governo portoghese avrebbe espresso il proprio sostegno per il candidato Chirac.

I leader dei gruppi PPE/DE, PSE, ALDE/ADLE, Verdi/ALE e GUE/NGL sono intervenuti alla fine del dibattito per prendere le distanze dalle accuse formulate da Nigel Paul Farage. Quest'ultimo ha risposto che le avrebbe ritirate qualora se ne fosse provata la falsità.

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Consiglio europeo


Consiglio europeo del 4 e 5 novembre: il giudizio del Parlamento


Risoluzione comune sull'esito della riunione del Consiglio europeo svoltasi a Bruxelles il 4 e 5 novembre 2004
Doc.: B6-0154/2004
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 17.11.2004
Votazione: 17.11.2004

Dopo aver ascoltato il primo ministro olandese Jan Peter BALKENENDE ed aver proceduto a un dibattito, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione comune sugli esiti del Vertice europeo tenutosi a Bruxelles il 4 ed il 5 novembre. In quella sede, il Consiglio europeo aveva dibattuto in particolare sulla preparazione della revisione intermedia della strategia di Lisbona; sullo spazio di libertà, sicurezza e giustizia: il programma dell'Aia; e sul tema «comunicare l'Europa». I capi di Stato e di Governo, inoltre, hanno discusso della situazione in Iraq, Medio Oriente, Sudan, Iran e Ucraina.

In merito alla preparazione della revisione intermedia della strategia di Lisbona, il Parlamento si compiace del fatto che il Consiglio europeo abbia confermato la validità e la rilevanza «di una strategia di Lisbona equilibrata, dotata di una dimensione economica, sociale e ambientale», e sottolinea che tale equilibrio «è essenziale sia per la visione europea della società che per la competitività dell'Europa su scala mondiale». I deputati, peraltro, insistono su una dimensione sociale e una dimensione ambientale ambiziose e deplorano il fatto che la strategia non sia stata finora in grado di produrre la maggior parte dei risultati attesi.

 

L'Aula, inoltre, richiama l'attenzione sulle conclusioni della relazione Kok, che individua nella carente attuazione della strategia da parte degli Stati membri il principale ostacolo alla realizzazione di progressi più rapidi verso gli obiettivi di Lisbona. Di conseguenza, la risoluzione chiede che la revisione intermedia «formuli raccomandazioni adeguate, coinvolgendo le autorità europee, nazionali e regionali». In tale ambito, i deputati riaffermano il ruolo del Parlamento nel processo di monitoraggio e nella promozione dell'attuazione dell'Agenda di Lisbona e confermano il loro impegno, come colegislatori, a migliorare la relativa regolamentazione.

 

Il Parlamento, inoltre, ritiene che, per raggiungere il livello di crescita di cui necessita, l'Europa dovrebbe concentrarsi sulle riforme strutturali e su un'azione macroeconomica dell'Unione e dei governi dei 25 Stati membri, compresi investimenti nelle risorse umane, nella ricerca e nell'innovazione, al fine di «stimolare la crescita e l'occupazione, senza compromettere la stabilità e la sostenibilità delle finanze pubbliche». I deputati, poi, sottolineano l'esigenza di integrare appieno nella strategia di Lisbona la revisione della strategia per lo sviluppo sostenibile e, plaudendo al riconoscimento dei fattori demografici, chiedono che l'invecchiamento della popolazione europea sia considerato una priorità politica. D'altra parte, essi deplorano che il Consiglio non sia riuscito a raggiungere un accordo su un brevetto europeo e che gli investimenti destinati alla ricerca e allo sviluppo siano lontani dall'obiettivo del 3% del PIL.

 

Riguardo allo Spazio di libertà, sicurezza e giustizia (il programma dell'Aia), il Parlamento prende nota dell'adozione del nuovo programma pluriennale per il prossimo quinquennio e plaude alla decisione del Consiglio europeo di applicare pienamente, entro il 1° aprile 2005, il voto a maggioranza qualificata e la codecisione a tutti i settori inerenti alla giustizia e gli affari interni (Titolo IV) ad eccezione dell'immigrazione legale. Inoltre, l'Aula insiste affinché, pur nel rispetto del principio del reciproco riconoscimento, «siano adottate concrete misure identificabili per ridurre le differenze tra i sistemi giuridici». E' essenziale, poi, istituire programmi di formazione giudiziaria e prendere in considerazione la creazione di una Scuola europea per giudici. I deputati, peraltro, si compiacciono del fatto che il programma dell'Aia ponga l'accento sulla garanzia dei diritti fondamentali, delle garanzie procedurali minime e dell'accesso alla giustizia, ma deplorano «la mancanza di coerenza e di risorse per quanto riguarda gli strumenti necessari per tutelare» tali diritti.

 

Nel sottolineare, poi, l'urgente necessità di ridurre l'immigrazione clandestina con l'ausilio di «una politica europea coerente e organica in materia di asilo e di immigrazione», il Parlamento ricorda al Consiglio europeo che la direttiva sulle procedure di asilo non è ancora stata adottata. Questa politica europea, d'altra parte, deve avere un approccio «globale e equilibrato». Il sostegno nella regione di origine e transito, aggiungono i deputati, deve completare una procedura d'asilo comune in seno all'UE «basata su elevati standard di prestazioni e sul pieno riconoscimento degli obblighi internazionali dell'UE e dei suoi Stati membri». Nell'assistere questi paesi, tuttavia, il Parlamento ritiene che le misure adottate non debbano ripercuotersi «sulle modalità di assegnazione degli aiuti allo sviluppo dell'Unione». La strategia concernente gli aspetti esterni della politica comunitaria in materia di libertà, sicurezza e giustizia, che sarà presentata fine del 2005, aggiungono i deputati, deve pertanto impedire «che gli aiuti allo sviluppo siano utilizzati per fini politici».

 

Prendendo atto dell'importanza attribuita dal Consiglio allo sviluppo di uno Spazio di libertà, sicurezza e giustizia, i deputati sottolineano tuttavia la necessità di «garantire il giusto equilibrio tra le esigenze dell'applicazione della legge e la protezione dei dati e delle libertà fondamentali». Nella realizzazione di tale Spazio, inoltre, dovranno essere previste risorse sufficienti nell'ambito delle nuove prospettive finanziarie perché, osserva il Parlamento, «senza finanziamenti adeguati, non sarà possibile attuare le misure previste dal programma dell'Aia».

 

Nel prendere atto delle conclusioni su «comunicare l'Europa», i deputati, pur riconoscendo che le singole campagne relative alla ratifica restano di competenza degli Stati membri, insistono sul fatto che il Consiglio europeo «è investito della responsabilità collettiva di assicurare quanto prima l'entrata in vigore della Costituzione, ragion per cui è necessaria una leadership importante a livello dell'Unione per coordinare la campagna per la Costituzione».

 

Sulla situazione in Iraq, il Parlamento esprime la propria preoccupazione dinanzi alle difficoltà incontrate quanto al ripristino della sicurezza e delle condizioni per preparare elezioni libere ed eque, nonché per ricostruire il paese «con l'obiettivo di ripristinarne la piena sovranità». Esso esprime altresì preoccupazione «per tutte le vittime provocate fra la popolazione civile dalle attuali operazioni militari». Nel condannare fermamente tutti gli atti di violenza indiscriminata, gli attentati terroristici e il sequestro di ostaggi, che provocano molte vittime civili, i deputati ricordano poi l'impegno assunto da tutte le parti, in ottemperanza alla risoluzione dell'ONU, «di agire nel rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani».

 

Il Parlamento, peraltro, condivide appieno l'impegno e la determinazione del Consiglio a contribuire alla ricostruzione e trasformazione dell'Iraq nonché alla sua reintegrazione in seno alla comunità internazionale «in quanto Stato partner sovrano, indipendente, sicuro, unificato, prospero e democratico» e, in particolare, plaude alla prospettiva di misure e iniziative finalizzate al conseguimento di tale obiettivo. Nell'appoggiare il pacchetto finanziario deciso per l'Iraq, l'Aula richiama tuttavia l'attenzione «sull'incoerenza della posizione del Consiglio, che sottoscrive diversi nuovi programmi e iniziative sull'Iraq senza indicare se verrà fatto ricorso o meno allo strumento di flessibilità e mantiene un atteggiamento estremamente restrittivo circa l'assegnazione di fondi supplementari per il bilancio UE 2005». A questo proposito, i deputati ribadiscono la loro «ferma posizione» secondo cui la concessione di nuovi stanziamenti non debba andare a scapito di altre priorità di politica estera.

 

Il Parlamento, infine, esprime il suo appoggio alla proposta dell'Unione di una «missione integrata di polizia, stato di diritto e amministrazione civile» intesa a rafforzare le forze di polizia, l'ordinamento giudiziario e le strutture carcerarie dell'Iraq nonché le capacità investigative del paese in ambito penale

 

In merito alla situazione in Medio Oriente, l'Aula «condivide la solidarietà espressa dal Consiglio europeo al popolo palestinese dopo la morte del Presidente Arafat» e ribadisce il suo pieno sostegno ai legittimi rappresentanti dell'Autorità palestinese. Secondo i deputati la soluzione del conflitto mediorientale è possibile «solo attraverso la negoziazione di un accordo di pace stabile e definitivo quale delineato nella roadmap, senza condizioni preliminari, basato sull'esistenza di due Stati democratici sovrani e vitali, Israele e la Palestina, che coesistono pacificamente, l'uno accanto all'altro, all'interno di frontiere sicure e riconosciute, entro le quali sia garantita la coesistenza pacifica di cristiani, musulmani ed ebrei».

 

Inoltre, esprimendo fiducia sul fatto che l'Autorità nazionale palestinese riuscirà a garantire il normale funzionamento delle istituzioni, a organizzare elezioni «libere ed eque» e «a mantenere il controllo della situazione», l'Aula manifesta l'impegno dell'UE ad assistere l'Autorità palestinese nell'organizzazione delle elezioni nei territori palestinesi e chiede «ad Israele di non interferire e di agevolare lo svolgimento di tali elezioni».

 

Riguardo alla situazione in Sudan, il Parlamento condivide la profonda preoccupazione espressa dal Consiglio in merito al deterioramento delle condizioni di sicurezza e della situazione umanitaria nella regione del Darfur «a seguito delle nuove violenze perpetrate dai ribelli e dalla milizia, cui si aggiunge lo spostamento violento e forzato di persone all'interno del paese ad opera delle forze del governo sudanese». Pertanto esso sollecita energicamente tutte le parti coinvolte nel conflitto a porre immediatamente fine alle operazioni militari e a rispettare nella sua totalità l'accordo di cessate il fuoco e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

 

I deputati, inoltre, chiedono all'Unione e ai suoi Stati membri di sostenere la commissione d'inchiesta ONU nelle sue indagini sulle violazioni del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani, «consentendole di stabilire anche se siano stati commessi atti di genocidio e di identificarne i responsabili». Nel sottolineare, poi, l'esigenza di «fare di più» per garantire la protezione dei civili nel Darfur, «dal momento che le uccisioni e gli stupri sistematici continuano», il Parlamento propone che l'Unione africana, le Nazioni Unite e l'Unione europea valutino congiuntamente la possibilità di inviare un maggior numero di osservatori incaricati di verificare la situazione dei diritti umani e di introdurre una forza di polizia internazionale. I deputati, infine, invitano il Consiglio di sicurezza dell'ONU a decidere un embargo totale delle forniture di armi al Sudan, ad applicare sanzioni mirate contro i responsabili di violazioni su larga scala dei diritti umani e ad assicurare che tali sanzioni «non si aggiungano alle sofferenze della popolazione di quel paese».

 

In merito alla situazione in Iran, il Parlamento appoggia gli sforzi dell'Unione europea e dei suoi Stati membri per negoziare un accordo con il governo iraniano in merito al programma nucleare di quest'ultimo «sulla base della trasparenza e del rispetto delle norme AIEA» e prende atto della recente dichiarazione delle autorità iraniane, che hanno annunciato la sospensione del programma di arricchimento dell'uranio. Nel contempo, esprime profonda preoccupazione per il deteriorarsi della situazione dei diritti umani nel paese e ribadisce «che sarà possibile stabilire con l'Iran rapporti duraturi e imperniati su uno spirito di cooperazione (...) solo sulla base di progressi reali e del miglioramento della situazione attuale».

 

Per quanto riguarda l'Ucraina, i deputati ritengono che tale paese sia «un vicino e un partner essenziale», tuttavia deplorano che il primo turno delle elezioni presidenziali «non si sia stato conforme a svariate norme internazionali in materia di elezioni democratiche» e, al riguardo, si dichiarano allarmati. Essi pertanto invitano le autorità ucraine «a rimediare tempestivamente alle lacune riscontrate», prima del secondo turno elettorale, e «a creare le condizioni necessarie per elezioni libere e eque, in particolare assicurando parità di accesso ai mezzi di informazione pubblici a entrambi i candidati». Se il secondo turno elettorale sarà conforme alle norme internazionali, il Parlamento invita Consiglio e Commissione «a dare attuazione con la massima sollecitudine al piano d'azione per l'Ucraina», e in particolare a porre l'accento in via prioritaria sullo sviluppo delle istituzioni della società civile.

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Relazioni esterne


Cuba: chiesta l'immediata liberazione di tutti i prigionieri politici

Risoluzione comune su Cuba
Doc.: B6-0155/2004
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 16.11.2004
Votazione: 17.11.2004

Il Parlamento europeo «sollecita l'immediata liberazione di tutti i prigionieri politici e di coscienza esistenti nel paese e ribadisce la sua condanna di tali detenzioni, che violano i più elementari diritti dell'uomo, in particolare la libertà di espressione e di associazione politica». La risoluzione presentata dai gruppi PPE-DE, ALDLE-ADLE e UEN e adottata con 376 voti favorevoli, 281 contrari e 26 astensioni esorta il Consiglio e la Commissione a continuare a adottare tutte le iniziative necessarie per esigere la loro liberazione. Una risoluzione presentata da socialisti, verdi e GUE è stata respinta con 260 voti favorevoli, 405 contrari e 19 astensioni.

L'Aula condanna energicamente l'espulsione da parte delle autorità cubane di tre parlamentari degli Stati membri dell'Unione europea nonché di due rappresentanti delle ONG, ed esprime la propria solidarietà a questi ultimi ed ai membri dell'opposizione democratica. I parlamentari sottolineano peraltro «il carattere controproducente dell'embargo imposto a Cuba dagli Stati Uniti e la conseguente opportunità di revocarlo» e rilevano che «il futuro politico di Cuba deve basarsi esclusivamente sulla volontà dei suoi cittadini».

I deputati ritengono che la liberazione di tutti i prigionieri politici, la concessione dell'autorizzazione al signor Payá Sardiñas, vincitore del Premio Sacharov del Parlamento europeo per la libertà di spirito, a recarsi a ritirarlo e il fatto che nell'isola si verifichino progressi significativi in ordine alla promozione della democrazia e al rispetto dei diritti dell'uomo e delle principali libertà fondamentali «costituiscono condizioni sine qua non indispensabili in vista di un'eventuale modifica della posizione comune dell'Unione europea su Cuba e delle misure adottate all'unanimità il 5 giugno 2003». Queste ultime prevedono tra l'altro l'invito ai dissidenti a partecipare alle festività celebrate dalle ambasciate europee a l'Avana e la riduzione della visite ufficiali nell'isola.

Per ulteriori informazioni:

Joëlle Fiss

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Allocuzione del Presidente del Sudafrica

Seduta solenne Allocuzione di Thabo Mbeki, Presidente del Sudafrica
17.11.2004

Il Parlamento ha accolto in seduta solenne il Presidente del Sudafrica, Thabo MBEKI che ha pronunciato un'allocuzione.

Nell'introdurre l'ospite, il Presidente BORRELL ha ricordato che il Parlamento ha sempre seguito da vicino l'evoluzione della situazione in Sudafrica e ha citato le numerose risoluzioni adottate dall'Aula ai tempi dell'apartheid, nonché il sostegno del Parlamento all'invio di aiuti umanitari e la presenza di una sua delegazione alle «prime elezioni democratiche» che hanno avuto luogo nell'aprile 1994.

Evidenziando come la società sudafricana abbia avuto, negli ultimi dieci anni, un profondo cambiamento, il Presidente ha sottolineato come siano migliorate le condizioni di vita e i risultati economici del Paese, non nascondendo peraltro che vi sono ancora delle sfide aperte come la lotta contro l'AIDS e l'insicurezza nella società. Il più grande successo, ha poi aggiunto, «è stato la riconciliazione nazionale» che ha posto fine alla separazione razziale, non solo fisica ma anche nelle menti dei cittadini.

Accennando alla prossima entrata in vigore dell'Accordo di Cotounou e al ruolo di mediatore assunto dal Sudafrica nei conflitti regionali (Grandi laghi e Costa d'Avorio), il Presidente BORRELL ha concluso esprimendo molto interesse per la creazione del Parlamento panafricano, con il quale auspica che si avranno delle relazioni strette.

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Sicurezza e Difesa


No alla revoca dell'embargo delle armi alla Cina

Raül ROMEVA i RUEDA (Verdi/ALE, ES)
Relazione sulla quinta relazione annuale del Consiglio ai sensi della misura operativa n. 8 del codice di condotta dell'Unione europea per le esportazioni di armi
Doc.: A6-0022/2004
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 16.11.2004
Votazione: 17.11.2004

Il Parlamento europeo ha adottato una relazione di Raül ROMEVA i RUEDA (Verdi/ALE, ES) sulle esportazioni di armi. L'Aula ritiene che una politica comune di controllo in materia di esportazione di armamenti sia decisiva nell'ambito della lotta contro il terrorismo internazionale e nell'interesse della prevenzione dei conflitti. I deputati accolgono quindi favorevolmente i progressi cui fa riferimento la Quinta relazione annuale sull'attuazione del codice di condotta e, in particolare, i miglioramenti delle informazioni fornite dagli Stati membri, sia vecchi sia nuovi, sulle rispettive esportazioni di armi. Essi approvano, a questo proposito, la creazione di una banca dati centrale delle notifiche di rifiuto presso il Segretariato del Consiglio a Bruxelles.

I parlamentari invitano il Consiglio e gli Stati membri «a mantenere l'embargo UE per quanto riguarda il commercio di armi con la Repubblica Popolare Cinese e a non indebolire le restrizioni attualmente in vigore su tali vendite di armi». Tale embargo dovrà essere mantenuto «finché l'UE non avrà adottato un codice di condotta giuridicamente vincolante sulle esportazioni di armi e finché la Repubblica Popolare Cinese non avrà compiuto passi concreti verso un miglioramento della situazione dei diritti dell'uomo nel paese», tra l'altro ratificando la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti civili e politici e rispettando pienamente i diritti delle minoranze.

Il codice di condotta dell'Unione europea per le esportazioni di armi, adottato l'8 giugno 1998, definisce norme di minima per il rilascio di licenze per l'esportazione di armi convenzionali da parte degli Stati membri. Il Consiglio, in particolare il suo gruppo di lavoro COARM, e gli Stati membri cercano continuamente di trovare un modo per potenziare la trasparenza, il dialogo e la convergenza nel settore del controllo delle esportazioni di armi convenzionali.

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Missione ALTHEA: il Parlamento chiede un maggiore coinvolgimento

Risoluzione sull'operazione militare "Althea" dell'Unione europea in Bosnia ed Erzegovina
Doc.: B6-0162/2004
Procedura: Risoluzione
Dibattito: 16.11.2004
Votazione: 17.11.2004

Il Parlamento europeo, adottando la risoluzione di Jan Marinus WIERSMA (PSE, NL), approva il nuovo approccio coordinato e coerente dell'Unione europea verso la Bosnia ed Erzegovina. I deputati deplorano però «il non coinvolgimento del Parlamento europeo, i limiti del trattato quanto al diritto del Parlamento di essere consultato e la limitata trasmissione di informazioni», nonché la decisione di finanziare la missione con contributi non iscritti nel normale bilancio dell'Unione europea.

L'Aula si attende, nella prospettiva di interventi d'urgenza che si rendessero eventualmente necessari, «che siano tratte le debite conclusioni dagli errori commessi in occasione di interventi precedenti nei Balcani», in particolare in Kosovo nel marzo 2004, e che vi sia una chiara organizzazione e pianificazione del coordinamento per tali interventi.

Essi ritengono che l'operazione "Althea" debba sostenere i progressi del paese verso un'eventuale adesione all'Unione europea. L'Aula accoglie con favore la decisione dell'Unione di ricorrere ai mezzi e alle capacità NATO per la suddetta missione e si compiace del mantenimento di una presenza della NATO in Bosnia e di un quartier generale NATO separato a Sarajevo nell'ambito del programma "Partenariato per la pace", ma «insiste affinché all'Unione sia trasferita non solo la responsabilità della missione di mantenimento della pace, ma anche quella delle operazioni antiterrorismo e della cattura dei criminali di guerra».

I parlamentari sottolineano in tale contesto «l'importanza di intensificare gli sforzi per creare una forza di polizia locale e multietnica che goda della fiducia di tutte le comunità del paese». Essi raccomandano che la forza dell'Unione continui la pratica recentemente adottata dalla forza di stabilizzazione della NATO (SFOR) di installare una rete di piccoli squadre di militari che vivono in mezzo alla popolazione in "case ospiti" per restare al corrente della situazione e mantenere una presenza dissuasiva

Infine, l'Aula chiede, in considerazione della maggiore integrazione e coordinazione degli aspetti civili e militari dell'operazione "Althea", di essere tenuto al corrente dal Rappresentante speciale dell'Unione e di essere informato a intervalli regolari dal presidente del comitato politico e per la sicurezza (PSC), che esercita la direzione politica e strategica dell'operazione militare dell'Unione. Inoltre, per evitare situazioni come quelle verificatesi in Kosovo nel marzo 2004, si chiede che la commissione per gli affari esteri riceva informazioni su come si prevede di far funzionare il processo decisionale tra i vari organi UE in caso di scoppio spontaneo di violenza e si invita il Consiglio a fornire informazioni specifiche sulla "capacità operativa" e sulle "regole d'ingaggio" per la missione "Althea".

Il «nuovo approccio coordinato e coerente dell'Unione europea verso la Bosnia ed Erzegovina» include: una strategia globale; un nuovo mandato per il Rappresentante speciale dell'Unione, Lord Ashdown; gli aspetti civili, tra cui Processo di stabilizzazione e associazione (SAP) e i programmi di assistenza comunitaria alla ricostruzione, allo sviluppo e alla stabilizzazione (CARDs); la missione di polizia dell'Unione europea; la futura forza militare di stabilizzazione "Althea". Riguardo quest'ultima, si ricorda che il 2 dicembre prossimo l'Unione europea prenderà il posto della NATO nel processo di stabilizzazione e di pacificazione della Bosnia-Erzegovina. L'operazione ALTHEA si sostituirà infatti alla SFOR e permetterà il dispiegamento di circa 7.000 militari, molti di più che nelle uniche due precedenti missioni UE di questo tipo, Concordia (nell'ex-Repubblica iugoslava di Macedonia, 350 militari) e Artemis (in Congo, 1.400 militari). Il costo della missione ammonterà a 71,7 milioni di euro, che saranno direttamente a carico degli Stati membri.

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Ambiente


Cambiamenti climatici: l'Unione dia l'esempio

Risoluzione sulla strategia dell'UE in vista della conferenza di Buenos Aires sui cambiamenti climatici (COP-10)
Doc.: B6-0129/2004
Procedura: Risoluzione
Dibattito: 16.11.2004
Votazione: 17.11.2004

Adottando con 640 voti favorevoli, 22 contrari e 21 astensioni una risoluzione comune presentata a seguito delle dichiarazioni del Consiglio europeo e della Commissione, il Parlamento esorta l'Unione a mantenere il suo ruolo guida nei negoziati alla Conferenza COP-10 a Buenos Aires.

 

I deputati ritengono che la COP-10 rappresenti una buona opportunità per dare seguito alle decisioni sull'attuazione del Protocollo di Kyoto e anche per avviare un ampio dibattito sulle questioni principali per il secondo periodo di impegno, «al fine di realizzare l'obiettivo dell'UE di un incremento medio della temperatura globale non superiore a +2°C rispetto ai livelli preindustriali». Essi, peraltro, ribadiscono  che, a lungo termine, «dovrà essere applicato il principio della parità di diritti per tutti i cittadini del mondo»

 

La risoluzione sollecita l'UE e tutte le altre parti aderenti all'UNFCCC a continuare le discussioni avviate a Milano al fine di inserire le emissioni del trasporto aereo e marittimo internazionale negli obiettivi di riduzione delle emissioni del secondo periodo di impegno a partire dal 2012. Inoltre,  incita gli stessi soggetti «a monitorare specificamente le emissioni derivanti dai trasporti ed eventualmente ad elaborare un proprio protocollo» per le emissioni da essi generate.

 

Nell'accogliere con favore la recente decisione della Federazione russa di ratificare il Protocollo di Kyoto, consentendo così la sua entrata in vigore, il Parlamento invita al contempo i paesi che non lo hanno ancora fatto a provvedervi quanto prima possibile ed esorta il governo statunitense a riconsiderare la propria decisione di non partecipare. Ribadendo che le relazioni tra l'UE e gli Stati terzi «non possono non risentire della  mancanza di una posizione costruttiva su tale questione», l'Aula reputa «inaccettabile» che i deputati al Parlamento europeo facenti parte della delegazione UE ai negoziati «non abbiano potuto partecipare alle riunioni di coordinamento dell'UE durante la scorsa Conferenza delle Parti». I deputati contano quindi sul fatto che i partecipanti del Parlamento europeo avranno accesso a tali riunioni a Buenos Aires.

 

Nel prendere atto che l'ultima relazione dell'Agenzia europea dell'ambiente indica che l'Europa si sta riscaldando più rapidamente rispetto alla media globale come conseguenza dei cambiamenti climatici, il Parlamento ritiene che l'UE «dovrebbe raddoppiare i propri sforzi al fine di conseguire gli obiettivi del Protocollo di Kyoto e fungere da esempio ad altre parti della Convenzione». All'Unione e agli Stati membri è quindi chiesto di investire «in misure di adeguamento al cambiamento climatico e di mettere a disposizione dei paesi in via di sviluppo fondi sufficienti per finanziare il loro adeguamento»

 

In tale ambito, la risoluzione, sottolinea l'importante ruolo che rivestono le misure volte ad aumentare l'efficienza energetica e quelle relative a fonti di energia rinnovabile e, pertanto, sostiene la Comunicazione della Commissione europea su tale questione. Nel rilevare in particolare il potenziale della biomassa come forma di energia neutrale dal punto di vista del CO2, il Parlamento chiede alla Commissione «di prendere in considerazione misure legislative volte a promuovere la produzione di energia dalla biomassa» ed esorta tutti gli Stati membri «ad assumersi le proprie responsabilità per garantire il conseguimento degli obiettivi di condivisione dell'onere».

 

Nell'invitare, quindi, gli Stati membri che non hanno ancora elaborato i piani nazionali di assegnazione previsti dalla direttiva sullo scambio di quote di emissioni a provvedervi quanto prima «basandosi su obiettivi ambiziosi», l'Aula sollecita la Commissione ad avviare immediatamente un'azione legale nei confronti degli Stati membri che non si conformano ai requisiti della direttiva e a respingere i piani nazionali di assegnazione che autorizzano emissioni di CO2 ingiustificatamente elevate. Infine, il Parlamento insiste sulla necessità di non consentire che i piani nazionali di assegnazione già approvati siano modificati dopo il 1° gennaio 2005, data della loro applicazione.

 

Rifiuti d'imballaggio: tempi più lunghi per i nuovi Stati membri

Dorette CORBEY (PSE, NL)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio
Doc.: A6-0027/2004
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 16.11.2004
Votazione: 17.11.2004

La relazione è stata approvata.

Per ulteriori informazioni:

Leena Maria Linnus

(Bruxelles)     Tel.(32-2) 28 42825

e-mail :         envi-press@europarl.eu.int

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Allargamento


259 milioni di euro alla comunità turco-cipriota

Mechtild ROTHE (PSE, DE)
Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio che istituisce uno strumento di sostegno finanziario per promuovere lo sviluppo economico della comunità turco-cipriota
Doc.: A6-0032/2004
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 16.11.2004
Votazione: 17.11.2004

Il Parlamento, con 618 voti favorevoli, 39 contrari e 24 astensioni, ha adottato la relazione di Mechtild ROTHE (PSE, DE) che approva la proposta di istituire uno strumento di sostegno finanziario, dotato di 259 milioni di euro fino al 2006, per promuovere lo sviluppo economico della comunità turco-cipriota. La relazione, peraltro, propone un emendamento volto a garantire che qualsiasi progetto finanziato dal regolamento sia esaminato «onde verificare se esso lede i diritti di proprietà di qualsivoglia cittadino dell'UE e se i diritti di proprietà vi sono sanciti con chiarezza»

La proposta, vista la situazione politica e l'intenzione di essere più efficace, prevede di concedere gli aiuti direttamente ai beneficiari. Le misure proposte mirano ad agevolare la riunificazione dell'Isola, incoraggiando lo sviluppo economico e, in particolare, l'integrazione economica di Cipro per mezzo dell'adeguamento al cosiddetto «acquis» comunitario, migliorando le relazioni tra le due comunità e con l'Unione.

Per ulteriori informazioni:

Marjory van den Broeke

(Bruxelles)     Tel.(32-2) 28 44304

e-mail :         foreign-press@europarl.eu.int

Agenzia europea per la ricostruzione

Anders SAMUELSEN (ALDE/ADLE, DK)
Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 2667/2000 del Consiglio relativo all'agenzia europea per la ricostruzione
Doc.: A6-0031/2004
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 16.11.2004
Votazione: 17.11.2004

La relazione è stata approvata.

Per ulteriori informazioni:

Marjory van den Broeke

(Bruxelles)     Tel.(32-2) 28 44304

e-mail :         foreign-press@europarl.eu.int

oppure

Joëlle Fiss

(Bruxelles)     Tel.(32-2) 28 41075

e-mail :         foreign-press@europarl.eu.int

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Petizioni


Relazione 2003 del Mediatore

Proinsias DE ROSSA (PSE, IE)
Relazione sulla relazione annuale 2003 del Mediatore europeo per il 2003
Doc.: A6-0030/2004
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 18.11.2004
Votazione: 18.11.2004

Il Parlamento europeo, adottando con 530 voti favorevoli, 9 contrari e 20 astensioni la relazione d'iniziativa di Proinsias DE ROSSA (PSE, IE), approva la relazione annuale presentata dal Mediatore (2003) che fornisce una panoramica delle attività condotte durante l’anno e una descrizione dei diversi casi trattati.

I deputati, innanzitutto, si congratulano con Jacob Söderman che, in sette anni e mezzo ha conseguito molti successi ed è «riuscito a consolidare appieno i fondamenti dell’Istituzione e aiutato oltre 11.000 cittadini a trovare una soluzione». Essi, poi, tributano un encomio a Diamandouros, che ha assunto l’incarico nell’aprile 2003, per aver perseguito con successo gli obiettivi di accrescere l’efficacia del ruolo del Mediatore e di promuovere una sana amministrazione pubblica, nonché il rispetto dello stato di diritto e dei diritti dell’uomo.

I deputati ritengono che il ruolo svolto dal Mediatore ai fini del miglioramento della trasparenza e delle responsabilità dei processi decisionali e nell’amministrazione dell’UE «rappresenti un contributo essenziale per realizzare un’Unione in cui le decisioni sono veramente prese nel modo più trasparente possibile e il più vicino possibile ai cittadini». Essi, tuttavia, notano che «esiste ancora tanta confusione tra la popolazione quanto ai termini esatti della competenza del Mediatore», dimostrata dal fatto che il 75% delle denunce non rientra nella sua sfera di competenza. La relazione, d’altra parte, ritiene necessario rivedere lo statuto del Mediatore.

Le autorità europee, osservano con soddisfazione i deputati, in molti casi si sono adoperate per trovare una soluzione e in altri si è potuta trovare una composizione amichevole della controversia. Ciononostante, essi continuano a «chiedere con forza» che le autorità dell’UE seguano le raccomandazioni del Mediatore per porre rimedio ai casi di cattiva amministrazione.

La relazione pone l’accento sul fatto che il Mediatore, nel 2003, ha criticato le Istituzioni (in particolare il Consiglio) in merito alle denunce riguardanti le difficoltà incontrate nell’accesso ai documenti. Pertanto, chiede che al regolamento 1049/2001 sia data piena attuazione da parte delle Istituzioni comunitarie. Queste ultime, peraltro, dovrebbero «esaminare ogni richiesta con la massima attenzione e in modo puntuale» prima di applicare le eventuali deroghe. La Commissione, infine, è invitata a presentare proposte  tese a modificare tale regolamento, in particolare per quanto riguarda l’accesso ai documenti legislativi.

Apprezzando l’istituzione da parte del Mediatore di una rete di difensori civici e di altri organismi nazionali e locali cui deferire le denunce per le quali esso non è competente, i deputati lo esortano a perseverare i suoi sforzi tesi ad istituire un sistema completo ed efficiente di ricorsi extragiudiziali «a beneficio dei cittadini europei».

Nel 2003 il Mediatore ha ricevuto 2436 denunce, un aumento del 10% rispetto al 2002. In circa il 70% dei casi, il Mediatore è stato in grado di aiutare il denunciante, avviando un’indagine, trasmettendo la denuncia all’organo competente o fornendo consulenza riguardo alle istanze preposte per ottenere una rapida ed efficace soluzione al problema sollevato. Nel corso dell’anno sono state avviate, in totale, 253 nuove indagini. Il Mediatore ha inoltre evaso un numero consistente di richieste d’informazione, 2.538 delle quali inviate via mail. Il quadro statistico completo è consultabile sul sito Internet del Mediatore: http://www.euro-ombudsman.eu.int/report03/pdf/it/short03_it.pdf .

Per ulteriori informazioni:

Gérard Motel

(Bruxelles)     Tel.(32-2) 28 42676

e-mail :         peti-press@europarl.eu.int

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Diritti dell’uomo


La situazione in costa d'Avorio

Risoluzione comune sulla situazione in Costa d'Avorio
Doc.: B6-0166/2004
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 18.11.2004
Votazione: 18.11.2004

La risoluzione comune è stata approvata.

La situazione dei diritti umani in Eritrea

Risoluzione comune sulla situazione dei diritti umani in Eritrea
Doc.: B6-0167/2004
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 18.11.2004
Votazione: 18.11.2004

La risoluzione comune è stata approvata.

Il caso di Rinpoche in Tibet

Risoluzione comune sul Tibet e il caso di Tenzin Delek Rinpoche
Doc.: B6-0169/2004
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 18.11.2004
Votazione: 18.11.2004

La risoluzione comune è stata approvata con 104 voti favorevoli, 1 contrario e 3 astensioni.

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Giustizia e Affari interni


Programma ARGO

Martine ROURE (PSE, FR)
Relazione sulla proposta della Commissione in vista dell'adozione di una decisione del Consiglio recante modifica della decisione 2002/463/CE che istituisce un programma d'azione finalizzato alla cooperazione amministrativa nel settore delle frontiere esterne, dei visti, dell'asilo e dell'immigrazione (programma ARGO)
Doc.: A6-0019/2004
Procedura: Consultazione legislativa
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 17.11.2004

La relazione è stata approvata con 572 voti favorevoli, 72 contrari e 7 astensioni.

Per ulteriori informazioni:

Danny de Paepe

(Bruxelles)     Tel.(32-2) 28 42531

e-mail :         libe-press@europarl.eu.int

 

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Affari economici e monetari


Liechtenstein e Andorra: tassazione del risparmio «equivalente» a quella europea

Jean-Claude GAUZES (PPE/DE, FR)
Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo tra la Comunità europea e il Principato del Liechtenstein, che stabilisce misure equivalenti a quelle definite nella direttiva 2003/48/CE del Consiglio, del 3 giugno 2003, in materia di tassazione dei redditi da risparmio sotto forma di pagamenti di interessi
Doc.: A6-0016/2004
Procedura: Consultazione legislativa
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Jean-Claude GAUZES (PPE/DE, FR)
Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo tra la Comunità europea e il Principato di Andorra che stabilisce misure equivalenti a quelle definite nella direttiva 2003/48/CE del Consiglio, del 3 giugno 2003, in materia di tassazione dei redditi da risparmio sotto forma di pagamenti di interessi
Doc.: A6-0017/2004
Procedura: Consultazione legislativa
Relazioni senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 17.11.2004

Le relazioni sono state approvate.

Per ulteriori informazioni:

Paula Fernández Hervás

(Bruxelles)     Tel.(32-2) 28 42535

e-mail :         econ-press@europarl.eu.int

oppure

Elina Viilup

(Bruxelles)     Tel.(32-2) 28 31250

e-mail :         econ-press@europarl.eu.int

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Agricoltura


Agricoltura: equivalenza delle sementi prodotte in paesi terzi

Joseph DAUL (PPE/DE, FR)
Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica le direttive 66/401/CEE, 66/402/CEE, 2002/54/CE e 2002/57/CE per quanto riguarda gli esami eseguiti sotto sorveglianza ufficiale e l'equivalenza delle sementi prodotte in paesi terzi
Doc.: A6-0007/2004
Procedura: Consultazione legislativa
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 43, paragrafo 1, del Regolamento del Parlamento
Votazione: 17.11.2004

La relazione è stata approvata con 559 voti favorevoli, 15 contrari e 4 astensioni.

Per ulteriori informazioni:

Maria Andrés Marìn

(Bruxelles)     Tel.(32-2) 28 44299

e-mail :         agri-press@europarl.eu.int

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Dichiarazioni


Solidarietà alla società civile olandese

Aprendo la seduta, il Presidente Josep BORRELL ha ricordato alcuni anniversari della storia europea:

·         9 novembre: 15 anni dalla caduta del muro di Berlino

·         11 novembre: l'armistizio che pose fine alla I guerra mondiale

·         9 novembre: Giornata internazionale contro il fascismo e l'antisemitismo

Il Presidente ha poi fatto riferimento ai recenti fatti avvenuti nei Paesi Bassi e ha inviato un messaggio di solidarietà al Governo e alla società civile olandesi. Egli ha affermato che il Parlamento è cosciente del fatto che l'estremismo e la xenofobia rappresentano una minima parte della popolazione e non possono condizionare una società che è la più tollerante d'Europa.

Il Presidente ha poi ricordato la morte di Yasser Arafat, dicendo di aver inviato una lettera di condoglianze al Consiglio legislativo palestinese. Il vicepresidente Edward H.C. McMILLAN-SCOTT (PPE/DE, UK) ha rappresentato il Parlamento ai funerali celebrati domenica scorsa al Cairo. L'oratore ha detto che questo avvenimento rappresenta «una nuova occasione per le speranze di dialogo e di pace tra il popolo israeliano e quello palestinese». Facendo proprie le parole di Javier SOLANA, il Presidente ha affermato che «l'Unione deve approfittare di questo doloro evento per dare un nuovo impulso al processo di pace».

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Ordine del giorno 1 2 dicembre 2004
Bruxelles

Mercoledì 1° dicembre 2004

 (15:00 - 21:00)

 

Interrogazione orale - Prospettive finanziarie

 

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Vertice UE/Russia

 

Dichiarazione della Commissione - Giornata mondiale dell'HIV/AIDS

 

Interrogazione orale - Quadro per lo sviluppo equilibrato del calcio nell'Unione

***I

Relazione Mastenbroek - Uso più sicuro di Internet e delle nuove tecnologie online

 Giovedì 2 dicembre 2004

 (9:00 - 11:00)

 

Discussione sulla relazione annuale della Corte dei conti - 2003

 

Dichiarazione della Commissione - Situazione in Colombia

 (11:00 - 12:00) Votazione

 

Testi di cui sarà stata chiusa la discussione

 L'ordine del giorno può subire modifiche.

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