L'AGE informa |
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RASSEGNA
16 novembre 2005
Strasburgo
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Sicurezza aerea: via libera alla lista nera
europea dei vettori non sicuri |
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Per una scelta consapevole della compagnia aerea, i passeggeri potranno contare su una lista nera dei vettori che, non garantendo gli standard di sicurezza, non possono solcare i cieli europei. Sarà poi assicurato loro il diritto ad essere informati in anticipo sull'aereo che li trasporterà e indennizzati se rimangono a terra per il divieto di volo imposto alla compagnia aerea prescelta. Sono previste anche sanzioni in caso di non rispetto del dovere di informazione. Il regolamento mira ad aiutare i passeggeri a fare una scelta consapevole, fornendo loro le informazioni sui vettori aerei che, per ragioni di sicurezza, non sono autorizzati ad operare in uno o più Stati membri, nonché sull'identità di quelli che effettivamente operano i voli. Il regolamento proposto completa le misure di sicurezza esistenti, come il sistema di ispezione armonizzata degli operatori di paesi terzi che utilizzano gli aeroporti europei e la certificazione dei velivoli da parte dell’Agenzia europea per la sicurezza aerea. Con 577 voti favorevoli, 16 contrari e 31 astensioni, la Plenaria ha sottoscritto il compromesso negoziato con il Consiglio che, sostanzialmente, accoglie tutte le principali richieste che erano state formulate dai deputati della commissione trasporti con la relazione di Christine DE VEYRAC (PPE/DE, FR). La procedura dovrebbe quindi chiudersi in prima lettura ed entrare in vigore al più presto. Per i deputati, in generale, «si dovrebbe ricercare il giusto equilibrio tra vitalità commerciale delle società aeree e accesso dei passeggeri all'informazione» e, anche se ciò non rientra nel campo d’applicazione del regolamento in esame, è opportuno prestare particolare attenzione a misure volte a «migliorare ulteriormente la qualità e la quantità delle ispezioni di sicurezza degli aeromobili nonché ad armonizzarle». Una lista nera europea, pubblica Il regolamento, innanzitutto, prevede la definizione di un «elenco comunitario» dei vettori aerei soggetti al divieto di operare nei cieli dell'Unione europea. L'elenco sarà definito sulla base di criteri comuni stabiliti dall'allegato dello stesso provvedimento, che potranno essere modificati dalla Commissione per tenere conto degli sviluppi scientifici e tecnici. Si tratterà di sorvegliare se vi siano «gravi e comprovate carenze» nella sicurezza del vettore ma anche se emerge la «mancanza di capacità e/o do volontà» dei vettori o delle autorità responsabili della supervisione di porre rimedio alle carenze. Ai fini della prima definizione dell'elenco comunitario, ogni Stato membro, entro un mese a decorrere dall'entrata in vigore del regolamento, dovrà comunicare alla Commissione l'identità dei vettori aerei oggetto di un divieto di operare sul proprio territorio, nonché le ragioni che hanno indotto all'adozione di tale divieto e qualsiasi altra informazione pertinente. L'Esecutivo informerà poi gli altri Stati membri di detti divieti di operare. Entro un mese a decorrere dal ricevimento delle informazioni comunicate dagli Stati membri, la Commissione, in base ai criteri comuni, stabilirà quindi il divieto di operare ai vettori aerei interessati e definirà l'elenco comunitario dei vettori aerei sottoposti a questo divieto. Questa lista potrà essere aggiornata «appena se ne verifica la necessità» su iniziativa della Commissione o su richiesta di uno Stato membro. Questa necessità andrà verificata almeno ogni tre mesi. Potrà quindi essere allungata o accorciata, oppure potranno essere apportate delle modifiche alle condizioni di un divieto di operare. L'elenco iniziale e i suoi aggiornamenti saranno poi pubblicati nella Gazzetta Ufficiale. La Commissione e gli Stati membri dovranno quindi adottare le misure necessarie per agevolare l'accesso del pubblico all'elenco, in particolare attraverso Internet. I venditori di biglietti, le autorità nazionali di aviazione civile e gli aeroporti degli Stati membri, inoltre, dovranno portare a conoscenza dei passeggeri, nelle loro sedi e sui loro siti Internet, l'elenco comunitario. Misure più restrittive, se necessario In caso di urgenza, il regolamento non impedisce agli Stati membri di reagire a un problema di sicurezza imprevisto imponendo «un divieto immediato di operare sul proprio territorio», tenendo conto dei criteri comuni. Inoltre, un'eventuale decisione della Commissione di non includere un vettore nell'elenco comunitario non pregiudica la possibilità degli Stati membri di adottare o mantenere un divieto di operare nei suoi confronti se ritengono che sussista un problema di sicurezza prettamente nazionale. Se il problema non esiste nel resto dell’Unione, infatti, non sarebbe giustificato un divieto europeo nei confronti del vettore aereo interessato. Agli Stati membri è inoltre consentito di introdurre un sistema di etichettatura di qualità per i vettori aerei a livello nazionale, «basato su criteri che possono comprendere considerazioni diverse dai requisiti minimi di sicurezza». Diritto di difesa e assistenza ai vettori aerei I vettori colpiti da un divieto operativo devono vedersi garantita la possibilità di essere ascoltati, tenendo conto della necessità, in alcuni casi, di una procedura d'urgenza. D'altra parte, il regolamento indica la possibilità di prevedere delle misure al fine di «aiutare il vettore in questione a rimediare alle carenze che hanno dato luogo all'imposizione del divieto operativo». Obbligo d’informare passeggeri e sanzioni Il «contraente del trasporto aereo» - vettore, tour operator o venditore di biglietti – dovrà comunicare ai passeggeri l’identità del vettore effettivo al momento della prenotazione. Ogni cambiamento andrà inoltre divulgato «immediatamente» e, precisano i deputati, al più tardi al momento del check in o dell’imbarco. Questo dovere d’informazione, inoltre, dovrà essere segnalato nel prospetto relativo alle condizioni generali di vendita applicabili al viaggio. Queste disposizioni si applicano alla fornitura di servizi del trasporto aereo - di linea o meno - per i viaggi iniziati nella Comunità e se la partenza avviene da un aeroporto situato sul territorio di uno Stato membro, oppure alla partenza da un aeroporto situato in un paese terzo a destinazione di un aeroporto situato sul territorio di uno Stato membro. Gli Stati membri saranno quindi tenuti a adottare le misure necessarie per assicurare che, in caso di mancato rispetto dell'obbligo di informazione sull'identità del contraente del trasporto aereo, quest’ultimo sia colpito da sanzioni «efficaci, proporzionate e dissuasive». Indennizzo dei passeggeri Fermi restando i diritti al rimborso del biglietto stabiliti da un altro regolamento, se il vettore aereo designato è inserito nell'elenco comunitario oppure è sostituito da un altro vettore iscritto in tale elenco, il contraente del vettore aereo firmatario del contratto di trasporto dovrà garantire ai passeggeri il diritto al rimborso o alla partenza su un volo alternativo. Link utili
Proposta della Commissione Riferimenti
Christine DE VEYRAC (PPE/DE, FR) |
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Vincere la battaglia contro i cambiamenti
climatici |
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Nella lotta ai cambiamenti climatici è fondamentale aumentare gli sforzi volti alla riduzione delle emissioni e rafforzare l'innovazione tecnologica. I deputati chiedono quindi incentivi per sviluppare l'efficienza energetica e le fonti rinnovabili, misure per ridurre le emissioni del trasporto su strada, la promozione di quello ferroviario e severi obiettivi per le emissioni del settore aereo. Il Parlamento chiede anche l'introduzione di ecotasse entro il 2009. Adottando la relazione di Andres Wijkman (PPE/DE, SE) con 450 voti favorevoli, 66 contrari e 143 astensioni, il Parlamento sottolinea che i cambiamenti climatici rappresentano una delle principali sfide del XXI secolo, visto che le conseguenze ambientali, economiche e sociali che essi comportano sono potenzialmente catastrofiche. Nota, inoltre, che i danni economici dovuti a catastrofi naturali sono aumentati di sei volte rispetto al livello degli anni '60. A suo parere, la strategia dell'Unione europea sulla mitigazione dei cambiamenti climatici dovrebbe basarsi su un approccio articolato su questi punti; - basarsi su elementi chiave del protocollo di Kyoto, ossia obiettivi vincolanti per le emissioni di gas serra, un sistema globale di "cap and trade" (tetto per le emissioni e scambio di quote) e su meccanismi flessibili; - realizzare una forte riduzione delle emissioni del 30% a livello interno entro il 2020, applicando una combinazione di incentivi di mercato e di elementi di regolamentazione per stimolare gli investimenti in efficienza e/o in tecnologie senza emissioni di carbonio e a basse emissioni di carbonio; - adottare un approccio proattivo per coinvolgere altri attori principali, in particolare gli Stati Uniti; - promuovere la ricerca e l'innovazione per le tecnologie energetiche sostenibili, rimuovere gli incentivi "perversi" quali i sussidi a favore di combustibili fossili; - elaborare normative a livello europeo e nazionale atte a favorire un aumento dell'efficienza energetica e a diminuire il prezzo delle tecnologie che riducono l'impatto climatico. «Responsabilità comuni ma differenziate» L'Aula chiede che, all'undicesima Conferenza delle parti e alla COP/MOP1, i leader dell'Unione europea avanzino proposte relative ad un futuro regime climatico, con lo scopo di limitare a 2°C l'aumento medio della temperatura del pianeta rispetto ai livelli dell'era preindustriale. I deputati ritengono che tale futuro regime debba basarsi su responsabilità «comuni ma differenziate», tendenti alla riduzione e alla convergenza, sul mantenimento e sul progressivo incremento delle riduzioni e delle emissioni, nonché sulla partecipazione di più paesi agli sforzi di riduzione. Facendo proprio un emendando promosso dai Verdi, il Parlamento invita l'Unione europea a far sì che la riunione COP 11 e COP/MOP1 a Montreal decida uno scadenziario per negoziare i futuri impegni in materia di clima con un limite temporale per raggiungere un accordo entro il 2008. Inoltre deplora la mancata attuazione da parte dell'amministrazione americana degli impegni a norma del UNFCCC e il suo ritiro dal Protocollo di Kyoto. Pertanto invita l'Unione europea a garantire che il processo multilaterale non sia paralizzato da singoli paesi. Riduzione delle emissioni del 60-80% entro il 2050 Il Parlamento si compiace delle conclusioni del Consiglio europeo di Bruxelles del 23 marzo 2005 e, in particolare, dell'obiettivo secondo cui i paesi industrializzati devono puntare a riduzioni delle emissioni dell'ordine del 15-30% entro il 2020. Tuttavia, insiste sul fatto che occorre definire anche obiettivi di riduzione delle emissioni a lungo termine e propone quindi una riduzione del 60-80% per il 2050. Inoltre, ricorda che il potenziale di risparmi energetici nell'Unione europea è pari al 40% ma sottolinea che per raggiungere tale traguardo è «necessario fissare obiettivi vincolanti». D'altra parte, osserva che con un approccio sistematico sarebbe possibile coprire entro il 2020 il 25% del consumo di energia dell'Unione europea mediante energie rinnovabili. Ecotasse nel 2009? Il Parlamento appoggia l'instaurazione di ecoprelievi a livello comunitario, sottolineando che, al pari di altri strumenti di mercato, essi costituiscono un dispositivo indispensabile per una politica efficace di riduzione dell'inquinamento. Pertanto, chiede all'Esecutivo ad avanzare proposte ed invita gli Stati membri ad adottare il primo ecoprelievo europeo entro e non oltre il 2009. Economia europea «la più efficiente del mondo» in termini energetici L'Aula sottolinea che un'efficace mitigazione dei cambiamenti climatici richiederà un'importante trasformazione dei sistemi energetici e di trasporto nonché della progettazione termica degli edifici. Questa trasformazione dovrebbe diventare un fattore trainante nell'ambito della strategia di Lisbona per dare impulso alla crescita e alla competitività. Pertanto, invita l'Unione europea a sviluppare una strategia che faccia dell'Europa l'economia «più efficiente del mondo» in termini energetici, definendo obiettivi di riduzione annuale dell'intensità energetica dell'ordine del 2,5-3%. I deputati sottolineano che molte delle tecnologie necessarie per ridurre le emissioni dei gas a effetto serra già esistono, ma il loro ingresso nel mercato è ostacolato da numerose barriere e da incentivi «perversi» come ad esempio i sussidi a favore dei combustibili fossili. A tale proposito esortano l'Esecutivo a proporre una normativa che abolisca tutti i sussidi di questo genere e che invece introduca una struttura di incentivi positivi per un maggior impiego delle tecnologie efficienti in termini energetici. Inoltre, chiedono la realizzazione di un programma accelerato volto a promuovere la ricerca e l'innovazione a sostegno delle energie sostenibili, osservando che gli investimenti in misure d'efficienza ed in tecnologie rinnovabili costituiscono le principali alternative per la mitigazione dei cambiamenti climatici. Nuove misure nel settore dei trasporti e dei biocarburanti Il Parlamento sottolinea che gli sviluppi nel settore dei trasporti sono d'importanza cruciale, visto che a tale settore è imputabile circa il 30% delle emissioni di CO2, quota alla quale il trasporto su strada contribuisce per l'85% circa. Rileva inoltre che il trasporto ferroviario è molto più efficiente di quello su strada sotto il profilo energetico. Pertanto si rammarica che l'industria automobilistica non sarà probabilmente in grado di realizzare l'obiettivo di 140 g/Km entro il termine fissato in base all'attuale accordo volontario. L'Aula, dunque, chiede una politica di «misure forti » volte a ridurre le emissioni prodotte dai trasporti, tra cui i limiti vincolanti per le emissioni di CO2 dei veicoli nuovi nell'ordine di 80-100 g/km a medio termine, da conseguire attraverso scambi di emissioni tra costruttori di automobili, ed altre misure come i limiti di velocità validi in tutta l'Unione europea, pedaggi ed incentivi fiscali, promozione del trasporto ferroviario e dei trasporti pubblici in generale. D'altro canto il Parlamento chiede che, per dimostrare un chiaro ruolo guida dell'Unione europea in vista dei negoziati del 2012, la Commissione avanzi specifiche proposte legislative volte ad aggiornare la direttiva sui biocarburanti. Lo scopo sarebbe di inserirvi la tecnologia più recente dei biocarburanti flessibili, di introdurre norme comuni obbligatorie in tutta l'Unione europea per questi nuovi carburanti, e di introdurre rapporti minimi di miscelazione. In proposito, i deputati suggeriscono l'aggiunta del 10% di biocarburanti nella benzina. Ridurre l'impatto dei trasporti aerei sul clima Il Parlamento rileva che la navigazione aerea è responsabile a livello mondiale del 4-9% delle emissioni totali di gas serra e che le emissioni del traffico aereo aumentano annualmente del 3%. Inoltre, sottolinea l'importanza di «severi obiettivi» di riduzione delle emissioni per il settore aereo. La relazione, pertanto, esorta la Commissione ad intervenire rapidamente per ridurre l'impatto dei trasporti aerei sul clima, creando un sistema pilota di scambio delle emissioni del trasporto aereo per il periodo 2008-2012 per tutti i voli provenienti e diretti a qualsiasi aeroporto dell'Unione europea. Sicurezza alimentare e politica agricola comune: due priorità I deputati ritengono che il rapido sviluppo dell'utilizzo della biomassa e l'incoraggiamento della produzione di energia rinnovabile in campo agricolo debbano costituire un aspetto assolutamente prioritario. Pertanto, sottolineano che la produzione di energia della biomassa deve essere organizzata secondo modalità che siano efficaci in termini di conversione energetica ed ecologicamente sostenibili. A tale riguardo, accolgono con favore il proposito della Commissione di presentare un piano d'azione concernente la biomassa e chiedono di integrare in questa proposta misure giuridicamente vincolanti. Inoltre, segnalano la necessità di diversificare le linee di ricerca e le misure di prevenzione per evitare effetti sulla salute e sulla sicurezza delle persone, come inondazioni, siccità e incendi. Pertanto, chiedono alla Commissione di tener conto dell'importanza della massa forestale e dell'agricoltura nell'assorbimento di carbonio come freno all'erosione e come agenti regolatori del clima. Impianti di riscaldamento e di raffreddamento Il Parlamento sottolinea che, contrariamente a quanto succede nei settori dell'elettricità e dei carburanti, l'Unione europea non segue un approccio sistematico per sostenere le energie rinnovabili nel settore del riscaldamento e del raffreddamento. Ciò anche se la dipendenza dalle importazioni di gas e di petrolio è particolarmente elevata e i costi per accrescere la quota di energie rinnovabili sono relativamente bassi. I deputati chiedono pertanto una strategia che, grazie ad un aumento della produzione, renda competitivi gli impianti di riscaldamento e raffreddamento che usano energia rinnovabile. Inoltre, ritengono che le disposizioni burocratiche dell'UE per i proprietari e i costruttori di case non siano uno strumento adeguato. Occorrerebbe invece orientarsi su una direttiva che fissi obiettivi realistici ma ambiziosi e che coordini le azioni degli Stati membri sulla base di incentivi temporanei e limitati per accedere al mercato. All'Esecutivo è quindi chiesto di presentare una proposta di direttiva sul riscaldamento e il raffreddamento, analoga alla proposta sui biocarburanti. Le Istituzioni europee dovranno dare l'esempio L'Aula, infine, ritiene che le stesse Istituzioni europee debbano dare un esempio positivo limitando le loro emissioni di gas a effetto serra nell'ambito delle loro varie attività, potenziando così l'efficienza energetica dei loro edifici e di tutte le apparecchiature impiegate e optando per modalità di trasporto a basse emissioni di carbonio. Si ritiene, dunque che debbano essere compiuti sforzi particolari in relazione ai viaggi dei deputati al Parlamento europeo, il che implica, ad esempio, «un riesame della doppia sede di lavoro del PE» e l'uso di veicoli a basse emissioni di carbonio da parte del Servizio autisti. Link utili Comunicazione della Commissione Riferimenti Dichiarazione
del Consiglio e della Commissione - Cambiamenti climatici |
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TV digitale terrestre: decoder per tutti entro il
2012 |
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Il Parlamento ha adottato una risoluzione che sottolinea i benefici di una rapida migrazione verso il digitale terrestre del sistema radiotelevisivo. I deputati chiedono agli Stati membri di sovvenzionare la diffusione dei decoder digitali, anche per non discriminare le fasce più deboli della popolazione. La Commissione dovrebbe regolamentare la migrazione in modo da garantire il pluralismo e la penetrazione di servizi innovativi. Sono poi sollecitate misure tecniche per tutelare i minori. Il Parlamento europeo ritiene che la migrazione dalla radiodiffusione televisiva in tecnica analogica a quella digitale «porterà vantaggi a tutti i livelli». Potrà infatti consentire l'offerta di servizi nuovi e migliori e liberare «diverse centinaia di megahertz di spettro principale», che potrebbero essere riassegnati per scopi vari e farà crescere la concorrenza sul mercato e l'innovazione. Per i deputati questo processo di migrazione «dev'essere dettato dal mercato» ma, allo stesso tempo, ritengono necessario un coordinamento tra emittenti e auspicano precisi provvedimenti pubblici per coordinare le emittenti. Accelerare la transizione La Commissione propone l'inizio del 2012 quale termine ultimo per completare lo spegnimento dell'analogico in tutti gli Stati membri dell'UE, mentre gli Stati Uniti prevedono di cessare la radiodiffusione televisiva in tecnica analogica terrestre entro il 1° gennaio 2009, la Corea del Sud ha annunciato che lo farà entro la fine del 2010 e il Giappone entro il 2011. In proposito, osservando che taluni Stati membri non hanno ancora annunciato i loro piani di migrazione, i deputati ammoniscono che «è essenziale che l'Unione europea non resti indietro rispetto ai suoi principali concorrenti». Pertanto, sollecitano gli Stati membri che non hanno ancora pubblicato i loro piani di migrazione ad annunciarli entro la fine di quest'anno, «in modo da dare segnali chiari e certezze sia ai consumatori che alle emittenti». Inoltre, li esorta a far durare il meno possibile il periodo di radiodiffusione simultanea in tecnica analogica e digitale, «per evitare elevati costi di radiodiffusione, un temporaneo aggravamento della scarsezza di capacità e ritardi nella migrazione». D'altra parte, gli Stati membri sono invitati a garantire che gli interventi da essi effettuati per assicurare ed accelerare la migrazione al digitale «siano trasparenti, giustificati, proporzionati e non discriminatori». Un decoder per tutti Il Parlamento chiede all'Esecutivo di agire al fine di «evitare la formazione di strozzature verticali e monopoli orizzontali», mentre gli Stati membri dovrebbero sovvenzionare – in conformità con la legislazione comunitaria – i ricevitori TV digitali (set-top box o box integrati nell'apparecchio televisivo) proprio per impedire la creazione di queste strozzature. Inoltre, per evitare che si aggravi la "divisione digitale" nella società, i governi dovrebbero adottare «il più celermente possibile» - prima della migrazione dall'analogico al digitale - provvedimenti adeguati, comprese forme di finanziamento e informazioni comprensibili, «capaci di alleviare il costo della conversione per quegli elementi della società che avranno difficoltà a procurarsi e a pagare le apparecchiature sostitutive necessarie». Alla Commissione europea, d'altra parte, i deputati chiedono di pubblicare le migliori pratiche per quanto riguarda gli aspetti del finanziamento e di fornire un chiaro orientamento sulle questioni connesse con gli aiuti di Stato e le norme sulla concorrenza. Dovranno inoltre essere promossi e sviluppati servizi interattivi per accrescere il livello di competenza digitale e la competitività della società europea. Occorrerà anche promuovere misure tecniche in materia di radiodiffusione «aventi lo scopo di filtrare i contenuti suscettibili di danneggiare lo sviluppo fisico, mentale o morale dei minori». Regolamentazione armonizzata e garanzia del pluralismo La Commissione europea, nel regolamentare la migrazione al digitale, dovrebbe garantire che si faccia una chiara distinzione tra regolamentazione della trasmissione di segnali elettronici e delle infrastrutture e la regolamentazione dei contenuti (inclusi quelli audiovisivi). Per salvaguardare il pluralismo e la diversità nel campo delle trasmissioni radiotelevisive, inoltre, dovrebbe assicurare che la maggioranza o una parte appropriata delle nuove possibilità di radiodiffusione e delle emittenti «non finiscano sotto il controllo esclusivo o l'influenza decisiva di imprese multinazionali del settore dei media». D'altra parte, i deputati ritengono che la regolamentazione dei vari servizi aggiuntivi trasmessi sulla stessa rete accanto alle radiodiffusioni televisive digitali deve avvenire operando una distinzione appropriata alla loro natura: servizi di contenuto (content services) relativi alla radiodiffusione televisiva, altri servizi di contenuto e servizi relativi alle telecomunicazioni. Penetrazione di servizi innovativi La Commissione europea dovrebbe fissare obiettivi chiaramente definiti per garantire la più ampia penetrazione possibile dei servizi nuovi e innovativi e garantire che la ricerca e lo sviluppo siano sollecitamente completati, anche nell'interesse della penetrazione dei nuovi servizi digitali diversi dalla radiodiffusione. Assieme agli Stati membri, inoltre, dovrebbe assicurare un livello sufficiente di armonizzazione degli approcci e della regolamentazione per quanto riguarda lo spettro di radiofrequenze recuperato ("dividendo digitale"), in particolare «al fine di poter soddisfare la domanda futura di servizi paneuropei». Negoziati internazionali Nel quadro dei negoziati della RRC06, la Commissione europea e gli Stati membri sono poi invitati ad affermare l'importanza di assicurare un "equo accesso" allo spettro di radiofrequenze recuperato ("dividendo digitale"). Dovrà poi essere concordata una posizione negoziale comune a sostegno dello scenario basato sulla scadenza del 2015 per la fine della protezione generale contro le interferenze con i canali analogici che trasmettono dall'esterno dell'Unione europea. Ciò allo scopo di assicurare una diffusione digitale indisturbata ad una data il più possibile vicina al 2012. Istituzione di un gruppo di lavoro "digitale" Il Parlamento chiede infine l'istituzione di un gruppo di lavoro sul digitale europeo nell'ambito del comitato per le comunicazioni che sia incaricato di coordinare a livello comunitario le regolamentazioni, gli obiettivi, le strategie e i calendari degli Stati membri. Esso dovrebbe anche monitorare regolarmente l'azione degli Stati membri in materia di migrazione al digitale e agevolare lo scambio di informazione tra gli Stati membri e gli altri soggetti interessati. Il gruppo di lavoro, infine, dovrebbe fornire assistenza per armonizzare gli approcci al dividendo digitale al fine di garantire il futuro funzionamento dei servizi paneuropei in tutti gli Stati membri. Link utili
Comunicazione della Commissione:
Accelerare la migrazione dalla radiodiffusione televisiva in tecnica
analogica a quella digitale Riferimenti Risoluzione su
come accelerare la migrazione dalla radiodiffusione televisiva in
tecnica analogica a quella digitale |
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