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RASSEGNA

 

12 - 15 giugno 2006

 

Strasburgo

 

 

 


Sommario

CONSIGLIO EUROPEO
Bulgaria e Romania nell'UE il 1° gennaio 2007, se sono pronte


FUTURO DELL'EUROPA/INTEGRAZIONE EUROPEA
UNA COSTITUZIONE ENTRO IL 2009

RELAZIONI ESTERNE
CHIUDERE GUANTANAMO E GARANTIRE I DIRITTI UMANI

INDUSTRIA
DIBATTITO

TRASPORTI


GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI
STOP ALLE AGGRESSIONI RAZZISTE E OMOFOBE
RINVIATO IL VOTO SULLA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI

AMBIENTE
PROTEGGERE LE ACQUE SOTTERRANEE, SOPRATTUTTO LE TERME
VERSO UNA STRATEGIA EUROPEA CONTRO LE ALLUVIONI

SANITA' PUBBLICA
AVIARIA: ASSICURARSI SUFFICIENTI SCORTE DI VACCINI

PETIZIONI
POTENZIARE IL SISTEMA DELLE PETIZIONI PER RISPONDERE ALLE ATTESE DEI CITTADINI

ISTITUZIONI

CODICI DELLE PROCEDURE PARLAMENTARI, ABBREVIAZIONI


DEPUTATI AL PARLAMENTO EUROPEO
 

 

CONSIGLIO EUROPEO


Bulgaria e Romania nell'UE il 1° gennaio 2007, se sono pronte

Nel sottolineare i progressi compiuti dalla Bulgaria e dalla Romania, il Parlamento conferma l'auspicio che i due paesi aderiscano all'UE sin dal 1° gennaio 2007. Chiedono quindi che siano sfruttati i prossimi mesi per colmare le lacune individuate dalla Commissione, soprattutto in materia di giustizia e di lotta alla corruzione e alla criminalità. L'Esecutivo dovrebbe guidare i due paesi verso miglioramenti tangibili concentrando le risorse UE sui settori che presentano maggiori problemi.  

Il Parlamento ha adottato una risoluzione comune - sostenuta da PPE/DE, PSE, ALDE/ADLE, GUE/NGL e UEN - con la quale rileva con soddisfazione che la Commissione intende mantenere la scadenza del 1º gennaio 2007 per l'adesione dei due paesi all'Unione europea, a condizione che siano prese le misure necessarie per risolvere i problemi tuttora pendenti. In proposito accoglie anche le raccomandazioni fatte dalla Commissione in ordine agli ulteriori adempimenti procedurali per decidere in via definitiva la data di adesione della Bulgaria e della Romania.

Invita pertanto il Consiglio europeo, che si riunirà il 15 e il 16 giugno, a confermare il suo impegno nei confronti dell'adesione della Bulgaria e della Romania all'UE a partire dal 1° gennaio 2007, «ove questi due paesi siano pronti». Al riguardo, i deputati chiedono a entrambi i governi di «sfruttare pienamente» i mesi restanti producendo risultati concreti che soddisfino le condizioni previste per una piena adesione alla data prevista. D'altra parte, consapevole che sull'adesione di ciascuno dei due paesi si deciderà tenendo conto dei loro meriti e dei loro risultati, il Parlamento «sarebbe lieto» se la Bulgaria e la Romania potessero entrare a far parte dell'Unione europea «congiuntamente e alla stessa data».

In proposito, il Parlamento, rileva con soddisfazione «il grande impegno» mostrato dalla Romania e dalla Bulgaria e «i progressi considerevoli» compiuti negli ultimi mesi per soddisfare i criteri politici ed economici dell'UE e adottare e applicare gradualmente l'acquis comunitario. Sottolinea quindi la necessità che entrambi i paesi continuino a consolidare l'attuale riforma della giustizia, promuovendo ulteriormente la trasparenza, l'efficienza e l'imparzialità del settore giudiziario nonché a conseguire ulteriori risultati nella lotta contro la corruzione, con un'enfasi particolare sulla lotta contro il crimine organizzato nel caso della Bulgaria. I deputati, mettono anche in luce «l'enorme importanza» di prendere tutte le misure necessarie per lottare contro la tratta di esseri umani e per migliorare seriamente l'inclusione sociale delle comunità Rom, soprattutto per quanto riguarda l'alloggio, le cure sanitarie, l'istruzione e la disoccupazione.

In tale contesto, la Commissione è invitata urgentemente ad indicare quanto più chiaramente possibile alla Bulgaria e alla Romania i risultati necessari per neutralizzare le sue preoccupazioni, a garantire che su tali settori «sia convogliato il massimo delle risorse comunitarie onde contribuire a realizzare miglioramenti tangibili». Inoltre, dovrebbe definire la natura e le modalità di ogni possibile misura di controllo post-adesione e le circostanze nell'ambito delle quali potrebbero essere necessarie. Il Parlamento sollecita inoltre un potenziamento dell'assistenza specialistica fornita dagli Stati membri. Tutte le forze politiche in Bulgaria e Romania sono poi esortate a concentrare le loro attività, onde soddisfare tutti i requisiti per l'adesione al 1º gennaio 2007 e «a mantenere il necessario impegno politico per conseguire tale obiettivo».

Link utili

Documento di lavoro della Commissione: Relazione di verifica sulla Bulgaria (maggio 2006)
Documento di lavoro della Commissione: Relazione di verifica sulla Romania (maggio 2006)
Gazzetta ufficiale L 157 del 21 giugno 2005
Trattati di adesione
Domanda di adesione all'Unione europea presentata dalla Repubblica di Bulgaria
Risoluzione del Parlamento europeo

Richiesta della Romania di diventare membro dell'Unione europea
Risoluzione del Parlamento europeo

Riferimenti

Risoluzione comune sull'adesione della Bulgaria e della Romania
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 14.6.2006
Votazione: 14.6.2006

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FUTURO DELL'EUROPA/INTEGRAZIONE EUROPEA


Una Costituzione entro il 2009

In vista del Vertice europeo del 15-16 giugno, il Parlamento ribadisce il suo sostegno al Trattato costituzionale e chiede che una soluzione sia trovata prima delle prossime elezioni europee del 2009. I deputati, pertanto, sollecitano il Consiglio europeo a passare dal periodo di riflessione a un periodo di analisi volto a raggiungere una proposta chiara su come procedere entro la seconda metà del 2007. Occorre poi adeguare il Piano D e proseguire sulla via del dialogo interparlamentare.

Con 347 voti favorevoli, 212 contrari e 70 astensioni, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione con la quale conferma il proprio impegno a raggiungere senza indebiti ritardi una soluzione costituzionale per l'Unione europea, nonché il proprio sostegno al trattato che adotta una Costituzione per l'Europa. A tale proposito, mette in guardia da eventuali tentativi di smantellare il compromesso globale raggiunto nel trattato, «poiché ciò comprometterebbe seriamente il progetto politico europeo, rischiando di indebolire e dividere l'Unione».

Nel ribadire poi il proprio obiettivo secondo cui la necessaria soluzione costituzionale dovrebbe essere raggiunta prima delle elezioni europee del 2009, il Parlamento si oppone all'attuazione frammentaria di parti del pacchetto costituzionale e all'immediata istituzione di gruppi ristretti di Stati membri, in quanto considera che ciò «è un modo di eludere il processo costituzionale dell'Unione nella sua integralità». D'altra parte, sostiene i miglioramenti democratici su cui possa esserci accordo nel quadro degli attuali trattati UE. Al riguardo cita come esempi il miglioramento della trasparenza in seno al Consiglio dei ministri, la revisione dell'accordo sulla comitatologia, il ricorso alla "passerella" per consentire la votazione a maggioranza qualificata e la codecisione nel campo della giustizia e degli affari interni, il miglioramento del controllo parlamentare nazionale e l'introduzione di una forma di iniziativa dei cittadini. 

Il Parlamento chiede quindi al Consiglio europeo di passare dal periodo di riflessione a un periodo di analisi, «al fine di raggiungere una proposta chiara su come procedere per quanto riguarda il trattato costituzionale entro la seconda metà del 2007». Il Consiglio, inoltre, dovrebbe chiedere impegni chiari ad ogni Stato membro sulle modalità e i mezzi con i quali propone di creare e condurre un dibattito pubblico aperto e strutturato a livello di Unione, incentrato sulle questioni fondamentali del futuro dell'Europa durante il periodo di riflessione prolungato. Dovrebbe anche invitare gli Stati membri che non hanno ancora completato le procedure di ratifica ad elaborare entro la fine del periodo di riflessione «scenari credibili su come intendono far avanzare il processo».

D'altra parte, il Parlamento propone che il Consiglio europeo elabori un quadro adeguato per rendere possibile un dialogo specifico con i rappresentanti dei paesi in cui il referendum sul trattato costituzionale ha avuto esito negativo, «al fine di verificare se e a quali condizioni sarebbe possibile la ripresa delle procedure di ratifica da parte di tali paesi». In tal contesto, chiede alla Commissione europea di sostenere questo approccio e di presentare al Consiglio europeo una "road-map" per la sua attuazione.

Nel chiedere poi alla Commissione di adeguare il suo Piano D alla seconda fase del periodo di riflessione e di fornire fondi sufficienti per le attività previste, il Parlamento ricorda «che un ordinamento costituzionale è indispensabile per rendere giuridicamente vincolante la Carta dei diritti fondamentali, fondare una democrazia europea e rendere l'Unione più capace di azione e più sociale». La Commissione dovrebbe inoltre elaborare uno studio sui costi risultanti dal fatto che il trattato costituzionale non entrerà in vigore, come originariamente sperato, il 1° novembre 2006.

La risoluzione, infine, elenca le conclusioni che il Parlamento ha tratto dal dibattito con i deputati dei parlamenti nazionali degli Stati membri dell'Unione, svoltosi in data 8-9 maggio a Bruxelles. Tra queste, ritiene che sia stata confermata la necessità di portare avanti il processo costituzionale dell'Unione europea e che sia generalmente riconosciuto che il trattato costituzionale fornirebbe all'Unione europea un quadro adeguato per affrontare le importanti sfide politiche dell'Europa. Per i deputati, inoltre, il dialogo interparlamentare sul processo costituzionale cui partecipano il Parlamento europeo e i parlamenti degli Stati membri «è essenziale e deve essere portato avanti»

Link utili

Resoconto del dibattito in Aula in presenza del Primo ministro belga

Riferimenti

Risoluzione sulle prossime iniziative per il periodo di riflessione e analisi sul futuro dell'Europa
Procedura: Risoluzione
Dibattito: 14.6.2006
Votazione: 14.6.2006

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RELAZIONI ESTERNE


Chiudere Guantanamo e garantire i diritti umani

Il Parlamento ha adottato una risoluzione comune che sollecita la chiusura del centro di detenzione di Guantanamo, condanna ogni forma di tortura e chiede che siano garantiti i diritti umani nella lotta al terrorismo. Prendendo atto dei progressi sin qui compiuti per assicurare condizioni migliori ai prigionieri, i deputati propongono di inviare a Guantanamo una delegazione parlamentare ad hoc.

Sostenuta da PPE/DE, PSE, ALDE/ADLE, Verdi/ALE e GUE/NGL, la risoluzione comune rinnova l'invito all'Amministrazione statunitense a chiudere il centro di detenzione di Guantanamo. Insiste poi sul fatto che ogni prigioniero dev'essere trattato in conformità del diritto umanitario internazionale e che, se accusato, deve essere sottoposto senza indugio a un processo equo e pubblico dinanzi a un tribunale competente, indipendente e imparziale o dinanzi a un tribunale internazionale.

A tale proposito, il Parlamento chiede che l'Unione europea definisca una posizione comune e adotti un'azione comune per invitare il governo statunitense a chiudere il centro e ad attenersi al diritto internazionale per quanto concerne il trattamento dei prigionieri. Seguendo il consiglio dei membri della delegazione del PE che ha di recente visitato Guantanamo, propone, inoltre, di inviare una delegazione ad hoc a Guantanamo quando ciò sarà ritenuto necessario e opportuno. Peraltro, rileva che la costruzione del nuovo campo 6 «non indica la probabilità di una rapida chiusura del sito».

D'altra parte, nel prendere atto del fatto che l'esercito statunitense «ha compiuto sforzi notevoli» per assicurare che i prigionieri siano detenuti in condizioni migliori rispetto al passato, i deputati ritengono che ciononostante tali progressi non affrontino «il problema reale», in quanto la vera preoccupazione «è rappresentata dalla violazione dello stato di diritto, del diritto internazionale e dei diritti umani». Invitano quindi il governo statunitense a garantire che gli organi pertinenti delle Nazioni Unite e le organizzazioni internazionali che militano a favore dei diritti umani abbiano liberamente accesso ai prigionieri di Guantanamo Bay.

Al riguardo, condannando ogni forma di tortura e di maltrattamento e ribadendo la necessità di rispettare il diritto internazionale, il Parlamento invita le autorità statunitensi a non ricorrere alle cosiddette "tecniche d'interrogatorio speciali" che i deputati reputano «inaccettabili» e considerano «forme di tortura o di trattamento crudele, inumano e degradante». Tra queste, cita i metodi che comportano umiliazioni sessuali, il "water boarding" (la tecnica cosiddetta del sottomarino usata per provocare la sensazione dell'annegamento), lo "short shackling" (ossia l'uso di catene corte), e l'impiego di cani per indurre paura. Inoltre, il Parlamento invita le autorità statunitensi a garantire che tutte le accuse di tortura e di altri maltrattamenti in cui sarebbe coinvolto personale statunitense «siano oggetto di indagine e di processi rapidi, approfonditi e credibili». I prigionieri liberati, poi, non dovranno essere consegnati a paesi dove potrebbero essere esposti al rischio della tortura o di altri trattamenti crudeli, inumani e degradanti.

In proposito, pur sottolineando che il terrorismo contemporaneo «costituisce una minaccia per i diritti umani di base e fondamentali di cui godono le nostre società», il Parlamento ribadisce che la lotta contro il terrorismo, che è una delle priorità dell'UE e degli USA, «non può essere intrapresa a detrimento di valori fondamentali, consolidati e condivisi», come il rispetto dei diritti umani e lo stato di diritto. Anche perché, sostengono i deputati, l'inosservanza del diritto internazionale nella guerra dichiarata al terrorismo «indebolisce notevolmente la credibilità e la forza della lotta contro il terrorismo».

Riferimenti

Risoluzione comune sulla situazione dei detenuti a Guantanamo
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 31.5.2006
Votazione: 13.6.2006

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INDUSTRIA


50 miliardi di euro per il programma di ricerca 2007-2013

Con il prossimo Programma quadro, l'UE spenderà per la ricerca una quota maggiore del suo bilancio. Anche se i deputati avrebbero preferito un aumento ancora più sostanziale, il Parlamento ha approvato un importo di circa 50 miliardi di euro per il periodo 2007-2013, che corrisponde a un raddoppio della spesa annuale rispetto al precedente Programma. Sono state anche fissate delle norme sul finanziamento della ricerca sulle cellule staminali.

L'Aula ha adottato la relazione di Jerzy BUZEK (PPE/DE, PL) sulla proposta di decisione relativa al Settimo programma quadro di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione per il periodo 2007-2013. Alla luce dell'accordo raggiunto con il Consiglio, il Parlamento ha allineato la dotazione del Programma alle nuove prospettive finanziarie che coprono lo stesso periodo. L'importo globale, escluse le spese per il programma Euratom, sarà quindi di 50,524 miliardi di euro, contro i 72,726 miliardi proposti inizialmente dalla Commissione. Va però considerato che la dotazione del programma per il periodo precedente ammontava a 16,279 miliardi per cinque anni e, pertanto, gli stanziamenti annuali sarebbero più che raddoppiati. I deputati propongono una ripartizione della dotazione globale che privilegi la cooperazione tra industrie e università. Precisano poi che non si possono finanziare attività di ricerca volte alla clonazione umana o che siano intese a produrre modificazioni ereditabili del genoma umano o a creare embrioni umani per l'approvvigionamento di cellule staminali.

Il programma quadro si articolerà in quattro programmi specifici:

-          Il programma Cooperazione, che promuoverà la collaborazione tra l’industria e la ricerca accademica in tutta Europa per conseguire la leadership nei settori chiave della tecnologia. E' suddiviso nei seguenti temi prioritari: Salute, Prodotti alimentari, agricoltura e biotecnologie; Tecnologie dell'informazione e della comunicazione; Nanoscienze e nanotecnologie; Energia, Ambiente, Trasporti, Scienze socioeconomiche, Sicurezza e spazio.

-          Il programma Idee, da realizzare sotto la guida del Consiglio europeo per la ricerca, che sosterrà la ricerca di frontiera tenendo conto unicamente del criterio dell’eccellenza scientifica.

-          Il programma Persone, che offrirà un sostegno significativo alla mobilità e allo sviluppo di carriera dei ricercatori sia in Europa sia su scala mondiale.

-          Il programma Capacità, destinato a contribuire allo sviluppo delle capacità di cui l’Europa ha bisogno per essere una fiorente economia fondata sulla conoscenza, e che per la prima volta sosterrà infrastrutture di ricerca su larga scala a livello europeo. E' così suddiviso: Infrastrutture di ricerca; Ricerca a favore delle PMI, Regioni della conoscenza; Potenziale di ricerca, Scienza e società; Attività di cooperazione internazionale.

Alcuni emendamenti avanzati dai deputati, prevedono anche una ridistribuzione dei fondi tra le diverse componenti del Programma, sia tra i quattro programmi specifici sia al loro interno. Così, rispetto a quanto proposto dalla Commissione, i deputati assegnano una quota maggiore di fondi al programma Cooperazione e la riducono agli altri. Inoltre, contrariamente alla proposta iniziale, destinano più fondi al programma Persone che a quello Capacità.

Più in particolare, per il programma Cooperazione prevedono il 64% degli stanziamenti (32,492 miliardi di euro), a Idee è assegnato il 15% (7,560 miliardi), a Persone il 9,5% (4,777 miliardi) ed a Capacità il 7,8% (3,944 miliardi). Alle azioni non nucleari del Centro comune di ricerca, invece, destinano il 3,5% delle risorse (1,751 miliardi), ossia una proporzione più elevata rispetto alla proposta della Commissione (2,5%). All'interno del programma Cooperazione, i deputati hanno poi privilegiato, in proporzione, i temi dell'energia e delle scienze economiche. Più in particolare, un emendamento chiede che «circa due terzi della dotazione» devono essere destinati alla ricerca in merito all'energia rinnovabile nonché all'efficienza e ai risparmi energetici. Nel programma Capacità, invece, sono stati sacrificati campi delle infrastrutture di ricerca e delle attività internazionali a favore di tutti gli altri.

Occorre anche precisare che numerosi emendamenti riguardano i nove temi prioritari individuati dalla Commissione nel programma Cooperazione. Pur accogliendo con favore questa selezione, i deputati ne ampliano e chiariscono le definizioni. Inoltre, auspicano che ad essi siano aggiunte una serie di attività che, ai loro occhi, meritano il sostegno dell'UE. Propongono, peraltro, la scissione del tema Sicurezza e Spazio in due rubriche distinte, dotate di pari finanziamento. I temi diverrebbero quindi dieci.

Questioni etiche - clonazione e cellule staminali

Le questioni etiche sono state al centro del dibattito tenutosi in Aula (in proposito si veda il resoconto). I deputati sostengono che il 7PQ non debba finanziare le attività di ricerca «volte alla clonazione umana a fini riproduttivi» né quelle intese a modificare il patrimonio genetico degli esseri umani che potrebbe rendere ereditabili tali modifiche. Con 284 voti favorevoli, 249 contrari e 32 astensioni, il Parlamento ha accolto l'emendamento proposto dalla commissione per l'industria e la ricerca sulle cellule staminali che vieta il ricorso a fondi comunitari per finanziare la ricerca volta «a creare embrioni umani esclusivamente a fini di ricerca o per l'approvvigionamento di cellule staminali, anche mediante il trasferimento di nuclei di cellule somatiche».

D'altra parte, la ricerca sull'utilizzo delle cellule staminali umane, adulte o embrionali, può essere finanziata nell'ambito del programma quadro, «in funzione sia dei contenuti della proposta scientifica che del contesto giuridico esistente nello Stato membro/negli Stati membri interessati». Tuttavia, il Parlamento precisa che un'eventuale richiesta di finanziamento in tale campo «deve comprendere i particolari delle misure adottate in materia di licenza e di controllo da parte delle autorità competenti degli Stati membri». E, per quanto concerne l'uso di cellule staminali embrionali umane, le istituzioni, gli organismi e i ricercatori «devono essere soggetti a un regime rigoroso in materia di licenze e di controllo conformemente al quadro giuridico dello Stato membro/degli Stati membri interessati». Riguardo alle questioni etiche, i deputati ritengono poi che i campi di ricerca dovrebbero essere riesaminati in occasione della seconda fase del Programma, in funzione dei progressi scientifici.

In proposito, giova sottolineare che - con 238 voti favorevoli, 287 contrari e 40 astensioni - l'Aula non ha accolto un emendamento molto restrittivo del finanziamento comunitario alla ricerca presentato da Giuseppe GARGANI (PPE/DE, IT). Più in particolare, proponeva di non finanziare i progetti «vietati negli Stati membri per ragioni legate al rispetto dei diritti umani fondamentali e dei principi costituzionali» nonché tutte le attività di ricerca «che compromettono i valori fondamentali della dignità umana». Oltre alla clonazione umana, vietava il sostegno a interventi sulla linea germinale umana nonché all'impiego e la creazione di embrioni e cellule staminali embrionali, «in quanto l'essere umano è fine a se stesso e il corpo umano, in particolare quello della donna, non deve essere commercializzato. L'UE, infine, non avrebbe dovuto erogare fondi alla ricerca sulle chimere.

Parimenti - con 255 voti favorevoli, 274 contrari e 35 astensioni - il Parlamento ha respinto un emendamento che chiedeva di limitare il finanziamento della ricerca alle sole linee di cellule staminali embrionali create prima del 31 dicembre 2003.

Sostegno alle PMI, ai giovani e alle donne

I deputati propongono di rafforzare l'implicazione delle PMI nel Settimo Programma Quadro (7PQ) e di incoraggiare la partecipazione dei giovani ricercatori e delle donne nel mondo scientifico. In proposito, adottano a larghissima maggioranza un emendamento proposto dai Verdi con il sostegno di deputati di altri gruppi  - tra cui gli italiani Patrizia TOIA (ALDE/ADLE, IT), Umberto PIRILLI (UEN, IT) e Pia Elda LOCATELLI (PSE, IT) - il Parlamento chiede «particolare attenzione» all'esigenza di garantire la partecipazione adeguata delle piccole e medie imprese, «mirando a destinare alle PMI almeno il 15% della dotazione del programma Cooperazione». Al fine di conseguire tale obiettivo, è precisato, la loro partecipazione sarà agevolata «attraverso progetti strategici o cluster collegati a temi particolari o a progetti che fanno capo alla piattaforma tecnologica europea».

Le PMI dovrebbero inoltre beneficiare di un migliore accesso al prefinanziamento. Se gli strumenti destinati specificatamente alla PMI dovessero venire a mancare, i deputati reclamano che il finanziamento di altri programmi sia rivisto al fine di stornare i fondi verso quegli strumenti che hanno esaurito le risorse. Per sostenere la diffusione delle conoscenze, poi, propongono l'applicazione di un sistema di "buoni di conoscenza" per le PMI, finanziato a livello degli Stati membri con il sostegno del 7PQ. Questi "buoni" offrirebbero gratuitamente alle PMI conoscenze e know how suscettibili di essere trasformati direttamente in prodotti commerciali innovativi.

Una vera autonomia per il Consiglio europeo della ricerca

I deputati accolgono con favore l'idea di creare un Consiglio europeo della ricerca (CER), un nuovo strumento teso a sostenere la ricerca di punta, ma chiedono che sia dotato di una vera autonomia. In un primo tempo, il CER dovrebbe avere la forma di un'agenzia esecutiva che, dopo un breve periodo di transizione, diverrebbe una struttura indipendente. La Commissione europea dovrebbe quindi presentare una proposta in questo senso al Parlamento e al Consiglio, da esaminare con la procedura di codecisione. Per evitare un'amministrazione pesante, i deputati hanno adottato un emendamento che stabilisce che il CER dovrebbe sostenere un costo di amministrazione e personale non superiore al 3% della sua dotazione.

Revisione

I deputati chiedono che il Programma sia oggetto di una revisione continua e sistematica. A loro parere, infatti, la Commissione non dovrebbe limitarsi ad una sola valutazione di metà percorso nel 2010, bensì a due revisioni intermedie nel 2009 e nel 2011.

Altri emendamenti tendono a incoraggiare i giovani ricercatori e a offrire loro un sostegno finanziario all'inizio della loro carriera scientifica. Sono poi introdotte misure volte a ridurre la "fuga di cervelli" attraverso contributi per la reintegrazione. I deputati auspicano anche maggiori sforzi per favorire la partecipazione ai programmi di un numero superiore di donne. Infine, una serie di emendamenti introducono tra i temi del programma Cooperazione quello della "Pesca e sfruttamento sostenibile degli oceani e le attività "Ricerca urbana".

Programma EURATOM

Il Parlamento ha anche adottato a larga maggioranza la relazione relativa al settimo programma quadro della Comunità europea dell'energia atomica (EURATOM) per le attività di ricerca e formazione nel settore nucleare che sarà dotato di un budget complessivo di 2,751 miliardi di euro.

Dibattito

Intervento in nome della Commissione

Janez POTOČNIK ha affermato che, quella di oggi, «è una giornata importante per la scienza» ed ha sottolineato che i 54 miliardi stanziati sono meno di quanto proposto dalla Commissione, ma rappresentano comunque una somma rilevante che sarà in grado di incentivare la ricerca. Il commissario ha poi precisato che l'Esecutivo accetta, in tutto o in parte, 2/3 degli emendamenti proposti dal Parlamento. Dopo aver sottolineato l'importanza di piattaforme tecnologiche flessibili, ha insistito sul fatto che al Consiglio europeo della Ricerca (CER) dovrà essere garantita l'indipendenza. Tuttavia, ha sostenuto che «non ha molto senso» procedere a una revisione della sua struttura nel 2008 proponendo che ciò avvenga nel 2010, in consultazione con il Parlamento. Ha poi precisato che i costi amministrativi del CER non dovranno ledere il suo funzionamento.

I merito alla ricerca sulle cellule staminali, il commissario ha premesso di rispettare tutte le opinioni personali e si è detto convinto che, vista la diversità delle impostazioni negli Stati membri, occorre avere un approccio «cauto e pragmatico», che si basi caso per caso. In proposito ha poi sottolineato che le sfide per i pazienti dovranno essere trattate nel rispetto delle questioni etiche. La Commissione, ha aggiunto, riconosce il lavoro utile realizzato dai deputati in quanto fornisce utili chiarimenti e ritiene che sinon debba deviare da questo approccio. Ha quindi messo l'accento sulla necessità di garantire il principio della sussidiarietà su tale questione.  

Intervento del relatore

Dopo aver ringraziato le Presidenze che si sono succedute e i numerosi colleghi implicati nei dibattiti, Jerzy BUZEK (PPE/DE, PL) ha sottolineato che la dotazione finanziaria «non è da sogno», ma i 54 miliardi di euro dimostrano comunque l'impegno dell'Unione sulla via dell'Agenda di Lisbona. Ha quindi evidenziato che il Settimo Programma Quadro (7PQ) propone nuove idee e nuovi strumenti, ma garantisce al contempo la continuità con il programma precedente. Il relatore ha poi sostenuto che il Parlamento contempla tra le sue priorità la garanzia dell'eccellenza delle strutture e dei ricercatori, anche per frenare la fuga di cervelli, nonché l'attenzione da attribuire alla ricerca di base per dare impulso all'innovazione e fare in modo che «l'industria e la scienza si avvicinino». Inoltre, ha sottolineato l'importanza delle piattaforme tecnologiche e del sostegno alle PMI.

Il deputato ha poi notato che, grazie al raggiungimento di numerosi compromessi, la commissione è riuscita a limitare a 315 il numero di emendamenti alla proposta dell'Esecutivo, senza tuttavia inficiare la struttura del 7PQ. Ciò, ha aggiunto, è di importanza cruciale per il Parlamento ai fini dei futuri negoziati con il Consiglio e la Commissione, anche sul bilancio. In proposito, ha posto in rilievo gli accordi raggiunti sul tema della scienza della vita, sul CER e sulla razionalizzazione delle procedure. Ma anche sulla promozione della preparazione degli scienziati a inizio carriera, sullo sviluppo della ricerca in merito alla sicurezza e allo spazio, nonché il compromesso sulle cellule staminali. Sottolineando infine come il lavoro «rapido ed efficiente» del Parlamento abbia dimostrato il suo senso di responsabilità politica, il relatore ha auspicato che il Programma possa essere avviato il 1° gennaio 2007.

Interventi in nome dei gruppi

Paul RÜBIG (PPE/DE, AT) ha affermato che tutti vogliamo vivere più a lungo e in salute e che è importante prestare particolare attenzione alla prevenzione. Ha quindi sottolineato come la politica debba corrispondere alla sanità nonché l'importanza che la ricerca protegga l'economia europea contro la globalizzazione, favorendo lo sviluppo di ottimi prodotti che siano in grado di competere sui mercati internazionali. Il deputato ha poi concluso esprimendo l'auspicio che il Programma possa essere lanciato sin dal 1° gennaio 2007.

Philippe BUSQUIN (PSE, BE), ex commissario europeo alla ricerca, ha sottolineato come gli emendamenti di compromesso indichino la volontà del Parlamento di chiarire alcuni punti. Ha quindi insistito sul ruolo «essenziale» del Consiglio europeo della Ricerca per la comunità scientifica e, in proposito, ha espresso preoccupazione per il suo funzionamento. Dicendosi poi deluso per la dotazione finanziaria del Programma ha però rilevato che occorre tenere conto anche del suo effetto moltiplicatore, del ruolo delle piattaforme tecnologiche e del partenariato pubblico/privato. Il deputato ha poi insistito sull'importanza di garantire ai ricercatori delle borse di qualità, anche per evitare la fuga di cervelli.

In merito alla ricerca sulle cellule staminali, ha sottolineato che questo tema rappresenta un millesimo dell'intero programma e che il compromesso ricalca quanto avviene con il Sesto Programma Quadro, garantendo così la qualità etica dei progetti europei. Al riguardo ha quindi osservato che l'emendamento mira a continuare la prassi di esaminare i progetti caso per caso. Infine, il deputato ha affermato che la priorità va attribuita al CER, alle borse Marie Curie, all'energia e all'ambiente, al tema "scienza e società", ed ha sottolineato l'importanza del Centro Comune di Ricerca nelle attività nucleari che, a suo parere, rappresentano un modo per armonizzare a livello europeo le norme di sicurezza.

Vittorio PRODI (ALDE/ADLE, IT) ha anzitutto sottolineato «l'aspetto politico» del Settimo programma quadro «che rappresenta la ricerca dell'eccellenza a livello europeo». Ciò, ha spiegato, costituisce un tema importante poiché, a causa della globalizzazione, occorre che la ricerca assuma una dimensione europea, «altrimenti rischieremo di essere cancellati dalla carta politica e scientifica del mondo». Il deputato ha poi rilevato che il 7PQ contiene delle innovazioni importanti, come il Consiglio europeo della ricerca.

Ha poi rilevato l'importanza delle piattaforme tecnologiche che sono state introdotte nel corso dell'esame in commissione «come testimonianza di un ampio coinvolgimento delle nostre piccole, medie e grandi industrie nello sforzo di ricerca, sviluppo, innovazione» per creare un clima favorevole allo sviluppo e, quindi, alla competitività complessiva. Queste piattaforme, «costruite attorno alle imprese» anche grazie alla partecipazione delle istituzioni locali, delle università e dei centri di ricerca, rappresentano altresì un incentivo alla partecipazione delle PMI, lasciando loro la libertà di prendere decisioni indipendenti.

Nell'evidenziare poi l'importanza del programma scienza e società, il deputato ha sostenuto che l'analisi e la gestione del rischio sono esempi «di un'educazione da dare ai cittadini affinché si possa avere capacità di prendere delle decisioni in modo consapevole».  Infine, ha espresso a propria delusione per le risorse attribuite al Programma, ritenendole inadeguate «al ruolo che la ricerca e lo sviluppo dovrebbero avere in Europa».

Per David HAMMERSTEIN MINTZ (Verdi/ALE, ES), il 7PQ rappresenta tutte le opportunità e i limiti dell'Unione europea e riflette la crisi dell'Europa «che vuole ma non può, ha mete e obiettivi ma anche enormi difficoltà per finanziarli». Il Programma, per il deputato, rappresenta anche una grande occasione per puntare sull'innovazione e, quindi, su «una nuova Europa», che sviluppi tecnologie pulite a favore delle PMI. Ha quindi sottolineato l'importanza della scienza di base e definito prioritario il CER, insistendo sulla necessità di «aprire le porte alle PMI» che, attualmente, hanno solo un ruolo marginale nei programmi di ricerca.

Il deputato ha poi deplorato la scarsa rilevanza attribuita alla ricerca nei campi delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica, stigmatizzando gli ingenti fondi che, invece, sono forniti all'energia nucleare. In conclusione, ha posto il problema della trasparenza dei finanziamenti dei progetti in quanto, a suo dire, risulta difficile sapere come è speso il denaro comunitario.

Pur riconoscendo lo sforzo del Commissario per raddoppiare il finanziamento del Settimo programma quadro, Umberto GUIDONI (GUE/NGL, IT) ha osservato che, con l'accordo al ribasso sulle prospettive finanziarie, «l'Europa ha mancato un'occasione storica per puntare a quella società della conoscenza troppo spesso evocata nella strategia di Lisbona e che, se priva di crescita culturale e di coesione sociale, rischia di diventare un obiettivo puramente mercantile». Nondimeno ha accolto con favore la decisione della Commissione di rilanciare la ricerca fondamentale in Europa - «dopo anni di priorità quasi a senso unico verso il sostegno della ricerca applicata all'industria» - introducendo un apposito programma di finanziamento con nuove regole di partecipazione e istituendo un nuovo organismo indipendente per valutare l'eccellenza scientifica.

Tra gli elementi positivi del Settimo programma quadro, il deputato ha citato l'attività di sostegno e di formazione dei ricercatori europei. La ricerca, ha infatti spiegato, è uno dei campi in cui il potenziale umano «conta forse più degli strumenti economici e delle infrastrutture». In proposito, ha sottolineato la necessità di creare le condizioni per favorire la circolazione degli scienziati in Europa, invertire la fuga dei cervelli e attrarre invece nuovi ricercatori dai paesi extraeuropei. Ha però espresso preoccupazione per i possibili ritardi nell'attuazione del Programma nel gennaio del prossimo anno, «dal momento che dobbiamo ancora attraversare la fase di approvazione dei programmi specifici e delle regole di partecipazione».

Ha poi sottolineato che occorre aumentare l'attenzione sulla ricerca medica privilegiando soprattutto la prevenzione, per esempio nel campo delle malattie professionali e della sicurezza sul lavoro. Per quanto riguarda i problemi etici della ricerca medica, ha affermato che il testo approvato dalla commissione ITRE rappresenta un punto di equilibrio «in quanto si stabilisce che non possono essere finanziate attività di ricerca volte alla clonazione umana, che inducano mutazioni ereditabili nel genoma umano o che servano a creare embrioni umani». Tuttavia, ha aggiunto, è riconosciuta la necessità di una ricerca medica pubblica nel campo delle cellule staminali «non finalizzata al profitto, ma piuttosto al miglioramento delle conoscenze mediche».

Per il deputato è inoltre necessario rilanciare il software aperto e puntare sull'energia, «in quanto nel programma non viene data abbastanza attenzione al tema delle fonti rinnovabili». Al riguardo ha precisato che, personalmente, ritiene importante lo sforzo europeo nella ricerca sulla fusione «da contrapporre all'energia nucleare da fissione». Infine, pur notando che sia mancato «il salto di qualità», ha concluso affermando che il Programma quadro «rappresenta un passo avanti verso la creazione di un'area di ricerca autenticamente europea».

Umberto PIRILLI (UEN, IT), soffermandosi sulla filosofia dell'impianto legislativo e sul dato politico, ha sottolineato che la filosofia era quella di costruire uno Spazio Europeo della Ricerca che fosse autonomo e nel contempo capace di attrarre nuovi talenti e di far sì che quelli nati e cresciuti in Europa non emigrassero. Inoltre, mirava a coinvolgere le industrie e le PMI e ad aprire gli orizzonti e i finanziamenti della ricerca alle tecnologie innovative. L'obiettivo, ha quindi affermato, «è stato raggiunto quanto all'impianto, ma non certo per quanto riguarda le risorse».

Per il deputato, il dato politico è strettamente collegato a quello finanziario ed entrambi lo sono «alla tanto abusata e inflazionata Strategia di Lisbona». In proposito, ha affermato che «il pessimismo della ragione» induce a ritenere che l'obiettivo di Lisbona «non potrà essere realizzato». Infatti, ha spiegato, «altri agguerriti e potenti attori operano sullo scenario mondiale con ricchezza di mezzi e di risorse, tali da rendere poco significativo il nostro sforzo che non è stato e non è, quanto alle risorse finanziarie, all'altezza del compito». Di ciò, ha aggiunto, va dato atto «alla miopia degli Stati Membri che hanno sacrificato l'interesse generale a quello dei rispettivi bilanci». Tuttavia, ha proseguito, è giusto prendere coscienza - «con l'ottimismo della speranza» - che molti significativi progressi sono stati compiuti. Al riguardo, ha fatto riferimento alla creazione dello Spazio Europeo della Ricerca, all'obbligo per gli Stati membri di applicare la carta europea del ricercatore, all'inserimento delle PMI tra i soggetti competitori e fruitori di progetti di ricerca, all'introduzione del finanziamento della ricerca per le energie rinnovabili e alternative, e al finanziamento di progetti per la conservazione dei beni culturali.

Quanto al programma specifico "People", di cui il deputato è relatore, ha sottolineato che la figura del ricercatore «diventa sistematica, acquista una sua dignità e una sua precipua fisionomia, diventa professione e come tale va tutelata e regolamentata». Il ricercatore - cui viene riconosciuto il diritto alla maternità e alla propria sfera familiare senza che ciò costituisca più pregiudizio per la propria carriera -  è l'elemento più importante della ricerca: «niente ricercatori, niente ricerca, pochi ricercatori, poca ricerca, molti ricercatori, molta ricerca». Ricercatori tutelati economicamente e socialmente, assistiti, mobili, dotati di una loro carta finalmente applicata da tutti gli Stati Membri, ha concluso, «significa per l'Europa ricchezza di talenti e conseguente avanguardia nel campo dell'innovazione, passo essenziale per conseguire la società della conoscenza».

Gerard BATTEN (IND/DEM, UK) ha evidenziato il declino dell'approvvigionamento energetico nel Regno Unito sostenendo la necessità di costruire nuove e più moderne centrali nucleari e di sviluppare la fusione nucleare. D'altra parte, ha affermato di non condividere che tali attività siano finanziate con fondi europei.

Interventi dei deputati italiani

Roberta ANGELILLI (UEN, IT) ha affermato di accogliere con soddisfazione il Settimo programma quadro «in quanto rappresenta, finalmente, un primo strumento concreto ed efficace per il rilancio della competitività europea a livello globale, uno stimolo importante per gli investimenti nell'innovazione a sostegno delle imprese europee e, soprattutto, delle piccole e medie imprese». Si tratta, ha aggiunto, di un primo passo verso il raggiungimento degli obiettivi di Lisbona, «sui quali finora si era detto molto ma realizzato molto poco». Infatti, ha spiegato, per la crescita e lo sviluppo dell'Europa «è indispensabile finanziare programmi che seguano la strada dello sviluppo tecnologico e della ricerca scientifica». Ed è anche per questo che è fondamentale che il programma miri a valorizzare le risorse umane e, in special modo, «a incoraggiare i giovani a intraprendere la carriera di ricercatori, evitando così la fuga dei cervelli».

La deputata ha tuttavia precisato che con i fondi del settimo programma quadro «non si dovranno in alcun modo finanziare attività di ricerca sulla clonazione umana, sulle mutazioni genetiche e sull'utilizzo di cellule staminali embrionali». Ed è per tale motivo che ha sottoscritto degli emendamenti che chiariscono la destinazione dei fondi, nel rispetto delle legislazioni nazionali. A suo parere, la ricerca deve certamente andare avanti ma «non ad ogni costo». In proposito ha quindi sostenuto che occorre «essere chiari e intransigenti contro qualsiasi finanziamento di studi che prevedano manipolazioni genetiche ed embrionali», che non vanno solo contro i valori etici e il rispetto della vita e della dignità umana, «ma anche contro la tutela della salute pubblica».

Per Renato BRUNETTA (PPE/DE, IT), il Settimo programma quadro «è figlio di un'Europa purtroppo al ribasso». La sua dotazione di 50,524 miliardi per sette anni, ha spiegato, corrisponde e 7,217 miliardi in media all'anno che, in Italia, si traduce in mezzo punto di prodotto interno lordo, in Francia in una percentuale minore, in Gran Bretagna in una percentuale ancora inferiore e in Germania in un quarto di punto di prodotto interno lordo. «L'Europa è debole», ha affermato e l'unico compromesso che è stato possibile raggiungere sulle prospettive finanziarie 2007-2013 «è insufficiente per il Parlamento europeo, per la Commissione europea e anche per la ricerca europea». Lasciatoci in eredità da un'Europa ancora disorientata dalla mancata ratifica del Trattato costituzionale, l'accordo di bilancio pluriennale «è lo specchio delle difficoltà di un ciclo economico non esaltante» che non ha permesso l'auspicato raddoppio degli impegni finanziari per la ricerca europea, «con buona pace dell'agenda di Lisbona».

Secondo il deputato, questo programma quadro si presenta come una scelta di sostanziale continuità con il precedente. In proposito, ha rilevato che quest'ultimo riconosce l'importanza della cooperazione della ricerca, «che è il carattere di un'Europa a somma positiva», ha un occhio di riguardo verso le piccole e medie imprese, «per le quali agevola il trasferimento dei contenuti dalla ricerca attraverso piattaforme tecnologiche» e, infine, è attento nel bilanciare i costi burocratici. Il programma, ha però precisato, vuole anche innovare attraverso il Consiglio europeo della ricerca, «un nuovo strumento che dovrà distinguersi per la capacità di aggregare la ricerca europea fungendo da terminale per le eccellenze».

Al riguardo, tuttavia, ha sottolineato i dubbi che sono sorti quanto alla necessità di creare questo nuovo organo. Dubbi, ha aggiunto, «che rimangono alla luce del dibattito fatto sulla sua indipendenza e autonomia ma che possono sparire di fronte ai comportamenti e ai risultati che il Consiglio europeo della ricerca saprà tenere e produrre». Ha quindi affermato che «vigileremo con la massima attenzione perché il Consiglio europeo della ricerca non diventi l'ennesimo baraccone burocratico europeo». Infine, sulla questione etica, «che più di altre tocca la nostra coscienza con sensibilità diverse», ha sottolineato che non è scritto che l'Unione europea vuole finanziare la clonazione umana e si lascia invece la libertà di finanziare progetti che superano una valutazione doppia sui contenuti del singolo progetto e sulla base delle normative nazionali vigenti. E questo, a suo parere, sembra «un buon compromesso accettabile per tutti».

Per Pia LOCATELLI (PSE, IT), l'Europa «deve compiere grandi miglioramenti per produrre nuova conoscenza attraverso la ricerca di base, nel diffonderla attraverso l'educazione e la formazione, nell'applicarla attraverso l'innovazione, anche nelle piccole e medie imprese». Queste, ha detto, «sono le condizioni affinché gli obiettivi della strategia di Lisbona possano essere conseguiti» e il Settimo programma quadro va in tale direzione. Dicendosi felice dell'istituzione del Consiglio europeo per la ricerca, «il motore della ricerca di base», la deputata ha affermato che questo nuovo organismo, «che risponde alla richiesta pressante della comunità scientifica europea», dovrà essere caratterizzato dall'indipendenza nella valutazione scientifica, dalla snellezza nelle procedure e dalla rapidità di decisione. In proposto, ha poi posto in evidenza il fatto che il Parlamento sottolinea che «l'eccellenza dovrà essere il solo criterio che guida la selezione».

Le risorse umane «contano e contano molto». Per la deputata, i ricercatori «sono un link vitale tra la nuova conoscenza e la sua applicazione a tecnologie e processi innovativi». Tuttavia, ha osservato che questo nesso «non funziona bene in Europa» e, in proposito, è sintomatico che, sebbene l'Europa produca un numero di PHD doppio rispetto agli Stati Uniti, negli USA il numero di PHD nell'industria è doppio rispetto a quello dell'Europa. Non a caso, ha aggiunto, 400.000 ricercatori laureati in Europa in scienze e tecnologie si trovano attualmente negli Stati Uniti. Vi è quindi il bisogno di nuovi ricercatori per arrivare a 8 ricercatori per mille addetti, uomini e donne. In proposito ha sottolineato che le donne devono dare un grande contributo, dal momento che rappresentano soltanto il 29% della comunità scientifica ed è necessario che vengano individuati strumenti che facilitino il loro ingresso in questa carriera come, ad esempio, le misure di conciliazione tra vita familiare per uomini e donne.

Ricordando poi che il nuovo trattato costituzionale prevedeva la creazione dello Spazio europeo della ricerca, la deputata ha voluto ribadire il concetto parlando di "spazio europeo dei ricercatori", «cioè di un mercato del lavoro unico che può essere aiutato nella sua formazione anche dalla creazione di un'associazione europea «che può rappresentare uno strumento utile al rafforzamento del loro ruolo nel contesto europeo». Sulle cellule staminali embrionali, infine, ha osservato come si tratti «di affermare il principio della libertà della ricerca, che deve avere come vincolo fondamentale il rigore scientifico». Inoltre, rilevando la necessità di dare alla ricerca la possibilità di eseguire un controllo pubblico negli ambiti di ricerca particolarmente delicati, ha chiesto di confermare la posizione assunta dalla commissione per l'industria e la ricerca «che mette insieme le opinioni dei favorevoli e contrarie alla ricerca sulle cellule staminali embrionali».

Secondo Patrizia TOIA (ALDE/ADLE, IT) l'Europa deve camminare a un ritmo più elevato nella sua crescita e, per farlo, ha puntato sulla conoscenza «che è ricerca, formazione, informazione, sviluppo della ICT, e così via. Al riguardo, ha osservato che l'obiettivo forse, più ambizioso dell'UE è proprio il Settimo programma quadro, «che rappresenta oggi quel valore aggiunto europeo indispensabile per questo risultato». Ha poi sottolineato che occorre garantire una diffusa accessibilità - «che non è il contrario della selettività ma ne è la condizione » - per garantire che tutte le realtà del mondo della ricerca «siano messe in condizione di poter partecipare». Ciò, ha aggiunto, vale per le donne scienziato, ma anche per piccole e medie imprese «che hanno un vitale bisogno di innovazione ma richiedono un'attenzione particolare». In proposito ha quindi chiesto che, nella fase attuativa, siano semplificate le procedure e si facciano maggiori sforzi per agevolare e sostenere le PMI.

Rispetto alla questione etica, la deputata ha affermato che «solo un ottuso cinismo, una visione di puro scientismo, possono far ignorare questi aspetti». Pertanto, occorre trovare, se possibile, soluzioni che rispettino i profili etici, «che riguardano l'uomo e la sua dignità». In merito alle cellule staminali embrionali, che ha portato a divisione all'interno dei gruppi, ha affermato  che «nessuno di noi pensa di fermare la scienza, ma molti di noi pensano che un criterio guida, non un limite, sia comunque il rispetto della vita e che, nell'incertezza scientifica, si addotti il principio di precauzione». Le risorse comunitarie, già molto ridotte, potrebbero quindi essere «più utilmente concentrate in quei campi che oggi offrono già per il loro sviluppo di ricerca più ravvicinate prospettive di successo per la salute umana - come l'utilizzo di cellule staminali adulte e di altre alternative - lasciando ai singoli Stati membri ogni altro campo di sviluppo della ricerca». Ha quindi concluso sottolineando la necessità di maggiore saggezza e dialogo su tali tematiche.

Per Roberto MUSACCHIO (GUE/NGL, IT), «sarebbe ben strano che in un'Europa ancora attardata da tecnologie arcaiche e pericolose come quelle nucleari, che sarebbe bene dismettere, si ponesse invece una sorta di veto verso la ricerca e la pratica di nuove tecnologie che possono risultare fondamentali per salvare la vita a molte persone grazie all'uso di cellule staminali». In proposito, dicendosi contrario alla clonazione umana, ha spiegato che non si tratta «di non avere un'etica importante su queste materie», ma non si deve nemmeno «volere imporre punti di vista ideologici e aprioristici che compromettono non solo la ricerca e la scienza ma soprattutto il diritto di tutte e tutti alla propria vita». Il Parlamento europeo, ha concluso il deputato, ha il diritto ma anche il dovere di corrispondere appieno a queste aspettative.

Secondo Luca ROMAGNOLI (NI, IT), «la sfida per la competitività e lo sviluppo delle nazioni dell'intero continente passa per il rilancio delle opportunità di ricerca» e, pertanto, si è detto favorevole ad un rafforzamento dello sforzo finanziario. Infatti, ha spiegato, se entro il 2010 il 3% degli investimenti nell'Unione andrà in ricerca e sviluppo «sarà forse possibile attenuare la mancanza dei circa 700.000 ricercatori che lamenta ad oggi l'Unione». A suo parere, inoltre, il sostegno pubblico alla ricerca rimane necessario in settori sensibili quali la sanità, l'energia, l'ambiente ma ha precisato che «tale sostegno non può solo provenire dalle istituzioni europee» che, invece, dovrebbero spingere i governi nazionali ad aumentare la loro dotazione finanziaria per la ricerca. Così facendo, inoltre, potrebbero migliorare le condizioni di lavoro nel settore, «tanto nelle possibilità di sviluppo delle risorse umane pubbliche che nella promozione degli investimenti privati e delle sinergie pubblico-privato».

Ha poi sottolineato che i problemi della ricerca e dello sviluppo non sono gli stessi in Europa:  «diverse sono le condizioni di lavoro e le prospettive per i giovani ricercatori e per la loro transizione dagli studi accademici al mondo del lavoro». Ha portato quindi ad esempio il caso dell'Italia, dove ciò che manca nel rapporto tra università e imprenditoria, «sono concrete opportunità di formazione e apprendistato e anche il semplice scambio di informazioni». Inoltre, le retribuzioni assai basse e le limitate dotazioni finanziarie per la ricerca «spingono o all'emigrazione o, il più delle volte, all'abbandono della ricerca pubblica, per tentare vie di realizzazione personale più gratificanti». Ed è per tale motivo che ha accoglie con favore l'istituzione di un Consiglio europeo della ricerca , auspicando che «possa sopperire alle lacune dei sistemi nazionali».

Carlo CASINI (PPE/DE, IT) ha subito precisato che avrebbe affrontato unicamente il tema dei problemi etici. Ha quindi sottolineato che non si tratta di decidere se si debba fare sperimentazione sugli embrioni o meno, ma solo se l'Unione possa o meno finanziare  progetti di ricerca - «inevitabilmente distruttiva» - ossia «con denaro che proviene anche da Stati che considerano gravemente lesiva dei diritti fondamentali la distruzione di embrioni a scopi sperimentali». Inoltre, ha rilevato che occorre anche considerare i prevedibili effetti della ricerca in quanto, fino ad oggi, «nessuna efficacia terapeutica derivante dalle cellule staminali embrionali è stata dimostrata» e, al contrario, è stata dimostrata «la loro capacità cancerogena nei topi».

Ha poi insistito, sostenendo che «non esiste una sola pubblicazione al mondo che dimostri l'attuazione di effetti terapeutici delle cellule staminali embrionali fino ad oggi». Viceversa, le cellule staminali cosiddette adulte «già guariscono numerose malattie e le prospettive sono estremamente promettenti». A suo parere, quindi, ciò significa che, se si vuole davvero salvare la salute delle persone, occorre concentrare «i pochi mezzi finanziari laddove è più facile e più rapido il conseguimento dello scopo che non altrove».

Il deputato ha poi sottolineato la necessità di richiamarsi al principio di sussidiarietà, poiché vi sono dei paesi per i quali la sperimentazione sull'embrione «mette in discussione il concetto stesso di dignità umana e cioè il fondamento dei diritti umani» in quanto, ha spiegato, «ammettere la sperimentazione sull'essere umano significa in altri termini considerarlo di fatto una cosa e non un essere umano». Ha quindi concluso, affermando che gli Stati che ammettono la sperimentazione embrionale non possono imporre a quelli che non la consentono «di contribuire con il loro denaro a fare la sperimentazione negli altri paesi». 

Link utili

Proposta della Commissione

Riferimenti

Jerzy BUZEK (PPE/DE, PL)
Relazione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio concernente il Settimo programma quadro di attività comunitarie di ricerca, sviluppo tecnologico e dimostrazione (2007-2013)
Procedura: Codecisione, prima lettura
&
Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio concernente il settimo programma quadro della Comunità europea dell'energia atomica (Euratom) per le attività di ricerca e formazione nel settore nucleare (2007-2001)
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 13.6.2006
Votazione: 15.6.2006

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TRASPORTI


Voli più sicuri con nuove norme europee

Il Parlamento chiede norme di sicurezza aerea più severe e sollecita più rigore sul trasporto di armi a bordo e sulla presenza in cabina di "sceriffi del cielo". E' quanto emerge dalla relazione adottata dall'Aula sulla proposta volta a rinnovare le vigenti norme sulla sicurezza degli aeroporti e dei voli, adottate poco dopo gli attentati alle Torre gemelle. Per i deputati, che affrontano anche il nodo del finanziamento, occorrono misure specifiche per non ostacolare il trasporto di posta. 

Dopo l'attacco terroristico dell'11 settembre 2001 alle Torri gemelle, l'UE si è dotata di un regolamento (2320/2002) che istituiva norme comuni per la sicurezza dell'aviazione civile. Già all'epoca, tuttavia, si riteneva che potesse sussistere l’esigenza di rivedere la normativa alla luce della sua attuazione e dall’esperienza trattane. La proposta della Commissione intende sostituire l'attuale normativa con un regolamento quadro al fine di chiarire, semplificare e armonizzare di più le disposizioni giuridiche per rafforzare la sicurezza globale dell’aviazione civile. Il nuovo regolamento quadro dovrebbe istituire solo i principi di base degli interventi necessari per tutelare l’aviazione civile contro «atti di interferenza illecita», mentre gli strumenti di attuazione dovrebbero definire le modalità tecniche e procedurali per conseguire tale obiettivo. La proposta, d'altra parte, affronta anche diverse questioni sostanziali che non rientrano nell’attuale regolamento, come ad esempio il tema delle misure applicabili a bordo di un aeromobile durante il volo, come la presenza di agenti di sicurezza e di armi in cabina.

Adottando in prima lettura della procedura di codecisione la relazione di Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT), il Parlamento suggerisce numerosi emendamenti volti a chiarire taluni aspetti della proposta dell'Esecutivo e a rendere più restrittiva la legislazione in particolari aree. I deputati, come all'epoca dell'adozione del regolamento in vigore (che fu adottato solo dopo la procedura di conciliazione), pongono il problema del finanziamento delle misure di sicurezza. Quest'ultimo tema, che la Commissione non ha affrontato, rappresenta una delle principali divergenze con il Consiglio che, nel marzo di quest'anno, in attesa del parere del Parlamento, ha adottato all'unanimità un orientamento generale sulla proposta.

Ambito d'applicazione: un sistema di sicurezza unico per l'UE

Il regolamento intende istituire norme comuni per proteggere l'aviazione civile «contro gli atti di interferenza illecita» che, come precisano i deputati, «mettono in pericolo la scurezza». Il provvedimento si applicherà a tutti gli aeroporti civili situati nel territorio di uno Stato membro, a tutti gli operatori, compresi i vettori aerei, che forniscono servizi a questi aeroporti e a tutti i soggetti operanti nella zona aeroportuale che forniscono beni e/o servizi agli aeroporti o per il loro tramite. Con un emendamento, il Parlamento puntualizza che «occorre promuovere l'obiettivo del sistema di sicurezza unico per tutti i voli all'interno dell'Unione europea».

Norme comuni di base, ma libertà di renderle più severe

La proposta di regolamento riporta in un allegato le norme comuni di protezione da «atti di interferenza illecita». Queste norme riguardano la sicurezza negli aeroporti (dalla progettazione, alle ispezioni, passando dal controllo delle persone e degli oggetti e dall'ispezione dei veicoli) e negli aeromobili, il controllo dei passeggeri e dei bagagli a mano e la loro protezione nonché il controllo e la protezione dei bagagli che vanno nella stiva, delle merci e della posta. Ma trattano anche delle forniture di bordo e di quelle per l'aeroporto, delle misure di sicurezza in volo, dell'assunzione e dell'addestramento del personale e delle attrezzature di sicurezza. I deputati, inoltre, chiedono che delle norme siano fissate anche in merito al controllo dei precedenti penali dei piloti, ma anche dei «dati di intelligence» sul loro conto.

Hanno poi adottato una serie di emendamenti volti a precisare che queste norme comuni rappresentano una base a partire dalla quale gli Stati membri possono adottare misure di sicurezza più incisive, in funzione delle minacce specifiche. Le disposizioni e le procedure particolareggiate necessarie alla loro attuazione saranno adottate successivamente con la procedura del comitato. Si tratterà, tra le altre cose, di definire i metodi per la realizzazione dei controlli delle aree aeroportuali e degli aeromobili, di stilare una lista degli articoli vietati, di stabilire i criteri per l'assunzione del personale e i requisiti di formazione. Un emendamento prevede peraltro la costituzione di un «gruppo consultivo delle parti interessate in materia di sicurezza aerea», composto da organizzazioni europee rappresentative, con il compito di fornire consulenze alla Commissione. La proposta di regolamento attribuisce agli Stati membri il compito di assicurare l'osservanza delle norme comuni, ma consente loro di adottare misure più severe, se queste sono «pertinenti, obiettive, non discriminatorie e proporzionate al rischio». Per garantire comunque una certa omogeneità tra gli Stati membri, queste norme vanno notificate alla Commissione e al comitato di regolamentazione che dovrà decidere se consentire allo Stato membro di continuare ad applicarle.

Passeggeri potenzialmente pericolosi e "sceriffi del cielo"

Per la prima volta, la normativa comunitaria coprirà anche gli aspetti legati alle misure di sicurezza durante il volo. Tali misure si applicano esclusivamente ai vettori aerei comunitari e, chiedono i deputati, ai vettori che hanno la sede principale di lavoro in uno o più Stati membri. Il Parlamento, inoltre, precisa che occorre definire chiaramente le responsabilità per le azioni intraprese in caso di interferenze illecite a bordo durante il volo, «fermo restando il principio dell'autorità del capitano dell'aeromobile». Viene così riconosciuto che è al capitano che incombe la responsabilità finale per il suo aeromobile e la sua autorità in materia di sicurezza in volo.

Il regolamento stabilisce che alle persone sprovviste di autorizzazione deve essere impedito l’ingresso nella cabina di pilotaggio durante il volo. Se durante il volo un passeggero cerca di commettere un atto di interferenza illecita, è poi precisato, devono essere adottate misure di sicurezza appropriate per impedirglielo. Inoltre, i passeggeri «potenzialmente pericolosi» devono essere sottoposti a adeguate misure di sicurezza durante il volo. Questi sono definiti da un emendamento del Parlamento come quei passeggeri «il cui comportamento è manifestamente anomalo e minaccia di compromettere la sicurezza del volo». Ma si tratta anche di persone espulse, ritenute inammissibili nel paese d'origine per ragioni di politica dell'immigrazione oppure di persone sottoposte a misure restrittive della libertà.

Gli agenti addetti alla sicurezza del volo, i cosiddetti sceriffi del cielo (sky marshals), possono essere posti a bordo di un aeromobile «soltanto se sono state osservate le prescritte condizioni di sicurezza e di formazione». D'altra parte, è precisato che gli Stati membri possono riservarsi il diritto di non autorizzare l’impiego di agenti di sicurezza su voli di vettori aerei ai quali hanno rilasciato la loro licenza. Il trasporto di armi a bordo degli aerei, ad eccezione di quelle trasportate come carico dichiarato, è ovviamente vietato. A meno che siano rispettati tutti i requisiti di sicurezza e vi sia un'autorizzazione dello Stato membro che ha rilasciato la licenza di esercizio al vettore aereo. Il Parlamento, inoltre, chiede che per consentire il trasporto di armi sia necessaria anche l'approvazione degli Stati di partenza e di arrivo e, de del caso, di qualsiasi Stato che viene sorvolato o in cui sono effettuati scali intermedi.

Il caso specifico della posta

Per il Parlamento, occorre distinguere la posta dalle merci tradizionali. Anche perché, ai suo parere, non hanno necessariamente lo stesso profilo di rischio e possono essere soggette a norme diverse nei provvedimenti attuativi. Chiede quindi l'introduzione di misure di sicurezza comuni che siano adeguate alle caratteristiche specifiche della posta. Ritenendo un importante diritto per tutti i cittadini dell'UE di vedere la propria posta distribuita in modo efficiente e in tempi ragionevoli, introduce anche una serie di emendamenti volti a garantire che il servizio postale non subisca peggioramenti a causa dell'applicazione del regolamento.

Il nodo dei finanziamenti

Con un emendamento, il Parlamento precisa che tutte procedure di attuazione dovranno essere definite sulla base di una valutazione del rischio e dell'impatto, che dovrà anche comprendere una stima dei costi. L'obiettivo generale deve essere infatti di far sì che le risorse destinate alla sicurezza si concentrino sui rischi significativi dei trasporti aerei. Puntualizza inoltre che gli Stati membri e gli utenti «condividono i costi relativi all'applicazione delle norme comuni» e, allo scopo di evitare distorsioni di concorrenza, la Commissione dovrà presentare «quanto prima» una proposta per introdurre disposizioni uniformi concernenti il finanziamento di tali misure di sicurezza. E' anche specificato che spetta agli Stati membri farsi carico dei costi d'applicazione delle misure più severe che hanno eventualmente adottato.

Un altro emendamento stabilisce che le tasse per la sicurezza prelevate dagli Stati membri o dai vettori aerei o da altri soggetti debbono essere impiegate esclusivamente «per sostenere i costi della sicurezza presso l'aeroporto o a bordo dell'aeromobile». Inoltre, devono essere trasparenti e non superare i costi connessi all'applicazione delle norme comuni. il Parlamento precisa poi che qualora il prezzo del biglietto aereo comprenda i costi aeroportuali o i costi di sicurezza a bordo, questi devono essere riportati in modo distinto sul biglietto o essere indicati in altro modo ai passeggeri.

Programmi di sicurezza nazionale

Gli Stati membri, gli enti gestori aeroportuali, i vettori aerei e gli altri soggetti, in forza al regolamento, hanno l'obbligo di istituire, applicare e mantenere dei programmi di sicurezza nei loro ambiti di competenza. Dovrà anche essere definito un programma nazionale per il controllo della qualità della sicurezza dell'aviazione civile, allo scopo di verificare l'osservanza delle disposizioni normative e del programma di sicurezza e di consentire la pronta individuazione e la correzione delle carenze riscontrate.

Ispezioni e relazioni annuali della Commissione

Il Parlamento chiede alla Commissione di assicurare che ogni aeroporto europeo sia ispezionato almeno una volta nell'arco dei quattro anni che seguono l'entrata in vigore del regolamento, al fine di garantire la conformità regolamentare e la corretta applicazione delle norme in materia di sicurezza aerea. Inoltre, i deputati prevedono che la Commissione rediga ogni anni una relazione in merito all'applicazione del regolamento e al suo impatto sul miglioramento della sicurezza aerea, nonché in merito ad eventuali carenze e punti deboli messi in evidenza dai controlli e dalle ispezioni della Commissione.

Link utili

Proposta della Commissione
Orientamento generale del Consiglio
Regolamento n° 2320/2002 che istituisce norme comuni per la sicurezza dell'aviazione civile (testo consolidato)

Riferimenti

Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT)
Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce norme comuni per la sicurezza dell’aviazione civile
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 14.6.2006
Votazione: 15.6.2006

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GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI


Stop alle aggressioni razziste e omofobe

L'Aula ha adottato una risoluzione che condanna fermamente tutte le aggressioni di stampo razzista e omofobo e chiede di punire i colpevoli. Preme quindi affinché sia presto adottata la decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia e che siano rafforzate le misure antidiscriminazione. Nel deplorare l'espandersi del consenso a partiti che propagano idee razziste e omofobe, sollecita campagne di sensibilizzazione. L'attenzione va anche rivolta ai tifosi neonazisti negli stadi.

Con 301 voti favorevoli, 161 contrari e 102 astensioni, il Parlamento ha adottato una risoluzione comune - sostenuta da PSE, ALDE/ADLE, Verdi/ALE e GUE/NGL - che condanna energicamente tutte le aggressioni razziste, chiede alle autorità nazionali di fare tutto il possibile per punire i responsabili e di combattere il clima di impunità riguardo a questi attacchi ed esprime solidarietà nei confronti di tutte le vittime e le loro famiglie. La risoluzione, in proposito, elenca dettagliatamente una serie di episodi di violenza e/omicidi determinati dal razzismo e dall'odio xenofobo, antisemita e omofobo avvenuti in Belgio, Francia, Germania, Polonia e Spagna. Condanna anche «fermamente» la decisione delle autorità russe per aver vietato lo svolgimento del "gay pride" di Mosca lo scorso mese di maggio.

Per i deputati il razzismo, la xenofobia, l'antisemitismo e l'omofobia «sono fenomeni dalle motivazioni irrazionali, a volte legati all'emarginazione, all'esclusione sociale e alla disoccupazione, nonché derivanti dal rifiuto di concepire la diversità presente nelle nostre società come una fonte di ricchezza». Per tale motivo, invitano gli Stati membri a lanciare campagne d'informazione nei media e nelle scuole, «al fine di promuovere la diversità culturale come forma di ricchezza e di dinamismo economico, la parità di genere, la lotta contro la discriminazione, la tolleranza, il dialogo e l'integrazione».

Nel deplorare poi che in diversi Stati membri si stia espandendo il sostegno a favore di partiti e gruppi estremisti con palesi programmi xenofobi, razzisti, antisemiti e omofobi, e citando più volte il caso della Lega delle famiglie che recentemente è entrate a far parte del governo in Polonia, i deputati rilevano la necessità di combattere questo fenomeno alle radici, «ovvero affrontando i problemi dell'emarginazione ed esclusione sociale e della disoccupazione». A tale riguardo, peraltro, chiedono insistentemente a tutti gli Stati membri di prevedere almeno la possibilità di ritirare i finanziamenti pubblici ai partiti politici che non rispettano i diritti dell'uomo e le libertà fondamentali, la democrazia e lo Stato di diritto.

Per quanto riguarda le misure che debbono essere prese a livello europeo, la proposta di risoluzione deplora il fatto che il Consiglio non sia stato in grado di approvare la decisione quadro proposta nel 2001 sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia. Pertanto, sollecita la futura Presidenza finlandese del Consiglio a riprendere i lavori su tale testo e incoraggia il Consiglio a raggiungere un accordo che estenda esplicitamente l'applicabilità della decisione a tipologie di reato a sfondo omofobo, antisemita, islamofobo e ad altri reati motivati da fobia o odio fondati sull'appartenenza etnica, la razza, l'orientamento sessuale, la religione o «altri motivi di natura irrazionale».

Gli Stati membri, inoltre, sono invitati a rafforzare le misure di diritto penale finalizzate al ravvicinamento delle pene contemplate per tali reati nei vari Stati dell'UE e sono sollecitati ad  applicare efficacemente le direttive anti-discriminazione. Parallelamente, i deputati esortano la Commissione a citare davanti alla Corte di giustizia gli Stati membri inadempienti e a proporre entro metà 2007 nuovi strumenti legislativi che contemplino tutti i motivi di discriminazione elencati dal Trattato CE.

Ma l'Esecutivo è anche sollecitato a promuovere lo sviluppo di una politica di anti-discriminazione, accanto alla nascente politica in materia di integrazione. I deputati, infatti, considerano che, per raggiungere la parità, occorre rivolgere la debita attenzione all'integrazione e ad altri interventi non legislativi. Visto l'aumento del numero di «aggressioni, urla e slogan razzisti» negli stadi «da parte di tifosi di ideologia neonazista», è infine sottolineata la necessità di sostenere iniziative antirazziste e antixenofobe in relazione al Campionato del mondo attualmente in corso in Germania e chiede alle autorità di sorvegliare strettamente, perseguire e condannare i responsabili di atti di razzismo.

Il caso polacco: Radio Maryia e Lega delle famiglie

I deputati si dicono gravemente preoccupati per la generale recrudescenza dell'intolleranza razzista, xenofoba, antisemita e omofoba in Polonia, «in parte fomentata da tribune religiose come Radio Maryja», notando che lo stesso Vaticano l'ha criticata per il suo linguaggio antisemita. Ritengono poi che l'Unione europea debba adottare misure adeguate per esprimere le proprie preoccupazioni e in particolare per affrontare la questione della partecipazione al governo polacco della Lega delle famiglie, «i cui dirigenti incitano all'odio e alla violenza» e, in proposito, ricordano alla Polonia i suoi impegni e obblighi ai sensi dei trattati UE (articolo 6) e le eventuali sanzioni in caso di inadempimento. A tale proposito chiedono anche alla Commissione di verificare se le azioni e dichiarazioni del Ministro dell'istruzione polacco siano conformi all'articolo 6 del trattato UE

Il caso russo: "gay pride" di Mosca

La proposta di risoluzione condanna fermamente la decisione delle autorità russe di vietare il primo "Gay Pride" che doveva tenersi a Mosca il 27 maggio 2006 nonché la loro incapacità di garantire la sicurezza dei manifestanti pacifici e degli attivisti impegnati a favore dei diritti dell'uomo. In proposito, esprime anche profonda preoccupazione «per il ruolo avuto dai politici russi e dalle organizzazioni religiose nell'incitamento alla violenza e all'odio contro le persone GLBT». Auspicando che tali eventi non si riproducano, i deputati incoraggiano la Russia ad autorizzare la sfilata del Gay Pride nel 2007 e a garantire la sicurezza dei partecipanti.

D'altra parte, si dicono profondamente delusi dal fatto che i leader dell'Unione europea non abbiano sollevato tale questione al Vertice UE-Russia del 18 maggio. E altrettanta delusione è espressa per il fatto che, in occasione dell'incontro avvenuto il 30 maggio tra il Presidente Barroso, i Commissari Frattini e Spidla e i responsabili religiosi europei, «non sia stata condannata la partecipazione attiva di preti ortodossi russi alla violenta marcia neonazista e antigay svoltasi il 27 maggio a Mosca». La proposta di risoluzione invita infine i rappresentanti dell'UE al prossimo Vertice G8 a sollevare la questione dei diritti umani in Russia quale problema urgente.

Dibattito

Intervento in nome del Consiglio

Hans WINKLER ha sottolineato che il tema in discussione è di estrema importanza poiché se è minacciata la sicurezza di un cittadino «siamo tutti minacciati» e la credibilità dell'UE viene rimessa in questione. L'Unione, ha aggiunto, si basa sul rispetto delle libertà fondamentali e sullo Stato di diritto e gli atti di razzismo e omofobia vanno quindi considerati come una sfida da contrastare con decisione. Per il Ministro non è poi possibile consentire che alcuno si senta escluso dalla comunità. I Trattati, ha poi aggiunto, forniscono gli strumenti per combattere le discriminazioni e, in proposito, ha citato l'esempio dell'Osservatorio contro il razzismo e la xenofobia che, trasformato in un'Agenzia indipendente dei diritti umani, non dovrebbe limitarsi alla raccolta di dati ma fungere da vero e proprio organo di vigilanza del rispetto delle norme comunitarie. Oltre alle iniziative di sensibilizzazione e di informazione avviate da ONG o singoli Stati a livello nazionale, ha poi affermato il Ministro, occorre che gli Stati membri siano disponibili a adottare misure legislative per lottare contro questi fenomeni. In proposito, ha quindi sottolineato che la decisione quadro sulla lotta contro il razzismo e la xenofobia può rappresentare un passo importante.

Intervento in nome della Commissione

Vladimír ŠPIDLA ha subito sottolineato che la Commissione condanna qualsiasi forma di razzismo e omofobia e che combatterà il fenomeno con tutti gli strumenti disponibili. In proposito, ha quindi deplorato che il Consiglio non sia ancora stato in grado di adottare la decisione quadro e ha chiesto che ciò avvenga senza annacquarla, per consentire così che i crimini razzisti siano effettivamente sanzionati. Dopo aver rilevato il ruolo dell'Osservatorio, il commissario ha affermato che la Commissione vigilerà affinché gli Stati membri attuino in modo corretto la legislazione antidiscriminazione comunitaria.

Nel ribadire la sua condanna nei confronti dell'omofobia, ha poi ricordato che la Carta dei diritti fondamentali fa esplicito riferimento al divieto di discriminazione fondata sull'orientamento sessuale. Le misure legislative, ha poi aggiunto, devono essere accompagnate da altre iniziative come campagne d'informazione, anche nel quadro dell'Anno europeo sulle pari opportunità. Ha quindi concluso sostenendo che, in questo campo, l'Unione europea deve essere un esempio d'avanguardia.

Intervento in nome dei gruppi

Patrick GAUBERT (PPE/DE, FR), dopo aver sottolineato che l'Unione è fondata su una comunità di valori indivisibili, ha affermato che la lotta all'intolleranza è lungi dall'essere conclusa e che è «demoralizzante» dover ricordare pubblicamente che il razzismo è inaccettabile nelle nostre società. Occorre quindi essere fermi nel condannare questi fenomeni e dotarsi di leggi che tutelino i cittadini.  Per tale motivo ha chiesto al Consiglio di non ostacolare più l'adozione della decisione quadro, «altrimenti le grandi dichiarazioni di buoni propositi non servono a niente». I governi, ha aggiunto, devono dare l'esempio e compiere passi avanti in questa lotta.

Ha poi sostenuto di condividere il fatto che il suo gruppo non abbia sottoscritto la proposta di risoluzione comune che «si chiude in posizioni ideologiche che sono fallite». Non è stigmatizzando uno o più fatti d'attualità, ha spiegato, «che si faranno avanzare questi paesi verso il rispetto rigoroso dei valori dell'Unione». E' inaccettabile, ha aggiunto, confondere i casi di aggressione individuali commessi in Stati membri che lottano contro il razzismo e l'omofobia, «con posizioni prese apertamente da alcuni governi». Occorre eliminare da questo dibattito i calcoli politici, ha insistito, poiché la lotta contro il razzismo e l'omofobia non è né di destra né di sinistra». Ha poi concluso affermando che il Parlamento ha quindi perso un'occasione per parlare con una sola voce nonostante la lotta sia comune.

Martin SCHULZ (PSE, DE) ha affermato che non avrebbe mai immaginato di dover discutere di questo argomento e che, il fatto di doversene occupare, «è un segnale d'allarme». Dopo aver ricordato che le grandi catastrofi del secolo scorso, commesse in nome del fascismo e dello stalinismo, erano caratterizzate dall'odio verso il diverso, ha sottolineato che la soluzione si trova nell'integrazione in una comunità di valori condivisi, a prescindere dalla razza, dalla fede religiosa e dall'orientamento sessuale. Ha poi ammonito contro chi, ancora oggi, persegue le proprie finalità «calpestando la dignità altrui» ed ha precisato che le critiche formulate non sono indirizzate verso gli Stati ma contro la stupidità di chi propaga queste idee «che non hanno spazio in Europa».

Per Sophia IN'T VELD (ALDE/ADLE, NL), sfortunatamente, il dibattito è necessario poiché è una vergogna che nel XXI secolo accadano fatti come quelli descritti nella proposta di risoluzione e, d'altra parte, si è detta fiera di appartenere a un'Aula che si oppone a questi fenomeni. L'intolleranza è dappertutto, ha proseguito, ed è per tale ragione che ha accolto con favore tutte le manifestazioni di massa per la tolleranza e la parità. Per la deputata, l'Unione è una comunità di valori e non si può quindi accettare che gli Stati membri si nascondano dietro il pretesto della sussidiarietà. Occorre invece avere una strategia ambiziosa in questo campo, affinché l'Unione «diventi campione del mondo dei diritti fondamentali». Dicendosi poi lieta che il Consiglio intende accelerare i lavori sulla decisione quadro e sull'Agenzia, ha chiesto che i gay siano riconosciuti come vittime del regime nazista. Ha poi concluso sottolinenando che non bisogna esitare a ricorrere a tutti gli strumenti di cui si dispone nei casi in cui uno Stato membro non osservi gli obblighi imposti dai principi comunitari.

Jean LAMBERT (Verdi/ALE, UK), menzionando recenti episodi avvenuti nel Regno Unito, ha sottolineato che la «triste lista» menzionata dalla risoluzione non è esaustiva. Ha poi esortato l'Aula ad assumere una posizione coraggiosa non cancellando i nomi degli Stati dalla risoluzione. Il coraggio che il Parlamento ha dimostrato adottando la risoluzione su Guantanamo deve valere, a maggior ragione, nel caso di eventi interni. Sostenendo poi che i cittadini hanno il diritto di vivere in sicurezza e in pace, la deputata ha marcato l'esigenza di inviare segnali chiari contro questi fenomeni. Ha quindi concluso stigmatizzando quei mass media che incitano all'odio invece di promuovere l'integrazione.

Per Vittorio AGNOLETTO (GUE/NGL, IT), i continui attacchi omofobi in Europa sono «sintomo di un'emergenza democratica» che il Parlamento deve affrontare, «soprattutto quando questi avvenimenti accadono in paesi membri dell'Unione europea come la Polonia». Il deputato ha quindi affermato che «il governo di estrema destra polacco, che reprime i diritti civili della comunità omosessuale deve sapere che tali comportamenti sono incompatibili con l'appartenenza all'Unione stessa». Ricordando quindi che «l'unico gay pride di Varsavia è stato autorizzato solo grazie alle pressioni europee» ha ammonito la Polonia che il suo gruppo non esiterà a chiedere eventuali sanzioni politiche per violazione dell'articolo 7 dei Trattati costitutivi e dei principi democratici fondamentali dell'Unione «se gli attacchi omofobi dovessero continuare».

Il deputato ha poi sottolineato l'urgenza di estendere la decisione quadro del 2001 sul razzismo e la xenofobia al reato di omofobia e, in proposito, ha ricordato che questa categoria giuridica già esiste in Francia e in Belgio. Ha quindi concluso dicendosi sconcertato dall'immobilismo della Presidenza austriaca su questi temi, interrogandosi se ciò sia dovuto alla partecipazione «del partito neofascista di Haider» al governo e auspicando che la Presidenza finlandese «dia uno slancio di civiltà a questa Europa in preda a nuovi e pericolosi fantasmi».

Per Wojciech ROSZKOWSKI (UEN, PL), la giustizia richiede «saggezza e buon senso» e quindi, nel condannare il razzismo, ha esortato alla prudenza nel trattare questi temi per non esacerbare il conflitto politico. Il deputato ha quindi criticato il carattere generico della proposta di risoluzione che mette sullo stesso piano il razzismo con l'omofobia e l'islamofobia. Stigmatizzando poi che nei Paesi Bassi è stato legalizzato un partito pedofilo, si è chiesto fino a che punto si deve spingere la tolleranza. Ha quindi concluso sostenendo che i paragrafi 1, 3, 4 e 11 della risoluzione fanno perdere ogni credibilità al Parlamento nella sua lotta contro il razzismo.

Bogdan PĘK (IND/DEM, PL), dopo aver sottolineato l'importanza del dibattito, ha affermato che non è possibile fare di questo argomento «l'ennesimo strumento di lotta tra destra e sinistra o contro alcuni Stati membri governati dalla destra». Ha quindi espresso la sua vigorosa protesta sul paragrafo che riguarda la Polonia, sostenendo che tutta la storia del suo paese dimostra che si tratta di uno dei paesi più tolleranti. Ha quindi concluso sostenendo che in Polonia non verrà accettato un simile insulto.

Replica del Consiglio

Hans WINKLER si è detto convinto che, per garantire la credibilità dell'UE, le Istituzioni europee devono parlare all'unisono su questo argomento e ha quindi sottolineato che non sarà possibile fare progressi se ci si incolpa reciprocamente.  Il Ministro ha poi messo in luce la necessità che i mass media, visto il ruolo cruciale che hanno, si dotino di un codice di autoregolamentazione. Rivolgendosi a Vittorio AGNOLETTO (GUE/NGL, IT), ha respinto con vigore l'accusa di inattività rivolta alla Presidenza austriaca, chiedendosi se avesse seguito veramente quanto è stato realizzato negli ultimi sei mesi. Ha quindi concluso rivolgendo un appello al Parlamento affinché sostenga l'attuale e la futura Presidenza nell'istituzione dell'Agenzia per i diritti fondamentali.

Replica della Commissione

Vladimír ŠPIDLA ha sottolineato come i segnali d'intolleranza inizino sempre in modo impercettibile per poi diffondersi lentamente fino a diventare dei partiti politici e portare a catastrofi come quelle del secolo scorso che hanno provocato milioni di morti. La non discriminazione, ha aggiunto, è alla base della costruzione europea e rappresenta uno dei valori più importanti, poi, «dipende da noi prendere misure efficaci su tutti i piani».

Link utili

Risoluzione del Parlamento sull'omofobia
 

Relazione dell'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia sulla violenza razzista in Europa 2001-2004 (testo inglese)

Riferimenti

 

Risoluzione comune sull'intensificarsi della violenza razzista e omofoba in Europa
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 14.6.2006
Votazione: 15.6.2006

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Rinviato il voto sulla protezione dei dati personali

Il Parlamento ha deciso di rinviare l'adozione della relazione in merito alla proposta di decisione sulla protezione dei dati personali nel quadro della cooperazione giudiziaria e di polizia. Nonostante i deputati ritengano che la proposta possa portare a una maggiore armonizzazione e coerenza ai principi europei sulla protezione dei dati, hanno deciso di aspettare la riunione del Consiglio di luglio, nella speranza che la presidenza finlandese sarà più ricettiva alle richieste del Parlamento.

Nonostante abbiano deciso di rinviare il voto finale, i deputati hanno adottato tutti i 60 emendamenti proposti alla Plenaria, dimostrando il loro sostegno alla posizione della relatrice e ai membri della commissione per le libertà civili. In linea generale, la relazione di Martine ROURE (PSE, FR) approva la proposta della Commissione di estendere le norme sulla protezione dei dati al trasferimento delle informazioni nel quadro della cooperazione giudiziaria e di polizia, un campo che, attualmente, è prettamente intergovernativo. Tuttavia, gli emendamenti adottati dal Parlamento tendono a limitare il ricorso e l’accesso ai dati personali unicamente a quei casi in cui ciò è strettamente necessario e quando vi è un reale pericolo per la sicurezza pubblica.

Più in particolare, secondo i deputati, la raccolta dei dati e il loro trattamento possono essere effettuati soltanto per il fine specifico assegnato preventivamente a queste operazioni, «se strettamente necessario» ai fini della prevenzione, delle indagini, dell’accertamento o del perseguimento di reati penali, oppure ai fini della prevenzione di minacce alla sicurezza pubblica o a una persona, ma tranne che nei casi in cui su tali considerazioni «prevalga la necessità di tutelare gli interessi o i diritti fondamentali del soggetto a cui i dati si riferiscono». Inoltre, gli Stati membri devono garantire che il trattamento dei dati personali è necessario unicamente qualora le autorità competenti possono dimostrare che «non esiste altro modo che abbia un impatto minore sulla persona interessata» e il trattamento dei dati «non è sproporzionato rispetto al reato in questione». I dati personali forniti a un altro Stato membro, poi, possono essere trattati ulteriormente «solo previo consenso dell’autorità che li ha trasmessi o resi disponibili».

D’altra parte, il Parlamento chiede di introdurre un nuovo paragrafo che impone agli Stati membri di prevedere «specifiche garanzie supplementari» per i dati biometrici e i profili DNA, al fine di garantire che vengano utilizzati «solo sulla base di norme tecniche ben definite e interoperabili», che il loro livello di precisione sia preso attentamente in considerazione e possa essere facilmente contestato dalla persona interessata e, infine, che sia assicurato «il rispetto della dignità e dell’integrità delle persone». E’ stato anche adottato un emendamento che tende a distinguere il trattamento dei dati in funzione delle condizioni delle persone interessate: se si tratta di persone «non sospette» i dati dovrebbero quindi essere trattati unicamente per le finalità per le quali sono stati raccolti, «per un periodo di tempo limitato» e con «opportune limitazioni per quanto riguarda il loro accesso e la loro trasmissione».

Riguardo alle relazioni con i paesi terzi, una delle principali preoccupazioni dei deputati riguarda la possibilità che le autorità possano chiedere accesso a dati personali di cittadini comunitari in nome della lotta al terrorismo o alla criminalità organizzata. Pertanto, un emendamento chiede di vietare questo tipo di operazioni, fatti salvi i casi in cui la trasmissione è «prevista da una legge che chiaramente la rende obbligatoria» ed è necessaria allo scopo per cui tali dati sono stati raccolti. Inoltre, il paese terzo o l’organismo internazionale dovrebbe assicurare «un adeguato livello di protezione dei dati». La valutazione di questo livello, specifica il Parlamento, andrebbe realizzata esaminando il tipo di dati, gli scopi e la durata del trattamento per cui sono stati trasmessi, il paese d’origine e quello di destinazione finale, le norme generali e settoriali del diritto in vigore nel paese terzo, le norme professionali e di sicurezza applicabili in tali ambiti, nonché l’esistenza di sufficienti salvaguardie da parte del destinatario della trasmissione. In via eccezionale, tuttavia, dovrebbe essere possibile trasferire dei dati verso paesi che non garantiscono un adeguato livello di protezione «soltanto se assolutamente necessario per salvaguardare gli interessi essenziali di uno Stato membro» o per «prevenire una grave e imminente minaccia a una persona specifica o a più persone».

I deputati suggeriscono anche un emendamento volto ad attribuire ai cittadini il diritto di contrassegnare quei dati che li riguardano ritenuti non precisi. Propongono poi che delle sanzioni penali possano essere inflitte a coloro che commettono reati che comportano violazioni gravi delle disposizioni adottate in base alla decisione in esame, non solo se tali reati sono commessi intenzionalmente, come proposto dalla Commissione, ma anche se sono frutto di una «negligenza grave». Infine, chiedono che sia inserito un nuovo paragrafo che impone agli Stati membri di prevedere sanzioni penali effettive, proporzionate e dissuasive per le infrazioni commesse da privati che raccolgono o elaborano dati di carattere personale nel contesto di un funzione pubblica, in particolare se tali violazioni riguardano disposizioni sulla confidenzialità e sulla sicurezza del trattamento dei dati.

Link utili

Proposta della Commissione
Direttiva 95/46 relativa alla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (testo consolidato)

Riferimenti

Martine ROURE (PSE, FR)
Relazione sulla proposta di decisione quadro del Consiglio sulla protezione dei dati personali trattati nell’ambito della cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 13.6.2006
Votazione: 14.6.2006

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AMBIENTE


Proteggere le acque sotterranee, soprattutto le terme

Quelle sotterranee sono le riserve d'acqua dolce più delicate dell'UE. E' quanto afferma il Parlamento in merito alla proposta di direttiva sulla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento. L'Aula insiste sull'aspetto preventivo della normativa e chiede più attenzione per le terme e le fonti di acque medicinali. Le norme di qualità non sono armonizzate e gli Stati potranno mantenere standard più rigorosi, ma andrà valutato se ciò porterà a livelli diversi di protezione ambientale.

La proposta della Commissione mira a sostituire l'attuale testo legislativo, che dovrà essere abrogato nel 2013, e dare attuazione a talune disposizioni stabilite dalla direttiva quadro sulle acque in merito alle strategie per prevenire e controllare l'inquinamento. Più in particolare, intende introdurre nuove esigenze in termini di monitoraggio e sorveglianza delle acque, prevedendo anche dei criteri volti alla valutazione del loro stato chimico e all'identificazione delle tendenze in materia di inquinamento. Sono anche proposte delle misure tese a contrastare l'inquinamento indiretto.

Adottando la relazione di Christa KLASS (PPE/DE, DE), il Parlamento s'impunta e ripropone una serie di emendamenti già approvati in prima lettura che non sono stati accolti dal Consiglio. Per chiudere la procedura decisionale sarà quindi necessario ricorrere alla procedura di conciliazione. La distanza tra le posizioni emerge sin dal titolo della direttiva. I deputati, infatti, ritengono che lo scopo della direttiva è sì di proteggere le acque dall'inquinamento ma anche dal «deterioramento». Ossia, da «qualsiasi aumento minimo e durevole, di origine antropica, delle concentrazioni di inquinanti rispetto allo status quo delle acque sotterranee». Al riguardo, sostengono che il criterio centrale della politica idrica europea è la prevenzione e l'imperativo di minimizzare i danni e, in tale contesto, operano una distinzione chiara tra prevenzione e intervento successivo.

Affermando che le acque sotterranee «sono la riserva d'acqua dolce più delicata dell'UE» e che nel caso di nuove immissioni, emissioni e perdite, il livello di protezione deve essere almeno comparabile a quello delle acque superficiali in buono stato chimico, i deputati sostengono che l'inquinamento e il deterioramento «provocano spesso danni irreversibili». Ai loro occhi, inoltre, le acque sotterranee devono essere protette in modo da poter ottenere acqua potabile di buona qualità «attraverso una semplice depurazione».

In merito al grado di armonizzazione delle norme di qualità delle acque, il testo adottato dal Parlamento non impone standard unici per tutti gli Stati membri, salvo che per i nitrati e i pesticidi, ma promuove l'armonizzazione dei metodi di misurazione dei potenziali inquinanti. Al riguardo, i deputati hanno rafforzato diverse esigenze, precisato le metodologie di campionamento, eliminato delle imprecisioni del testo o delle deroghe che rischiavano di minare il raggiungimento degli obiettivi del provvedimento.

Il Parlamento ritiene poi che, in talune zone, le norme sui nitrati e i pesticidi potrebbero richiedere una modifica delle prassi agricole o forestali suscettibili di comportare una perdita di reddito. Per tale motivo, chiede che questo aspetto sia trattato nella messa a punto dei programmi di sviluppo rurale nell'ambito della nuova politica agricola comune. Per una decina di altre sostanze - come l'arsenico, il cadmio, il piombo, il mercurio o i solfati - la direttiva lascia il compito agli Stati membri di fissare i valori soglia. Questi valori dovranno essere fissati entro il dicembre 2008. La varietà di norme stabilite a livello nazionale, è precisato tuttavia dai deputati, dovrà essere oggetto di una valutazione d'impatto sul grado di protezione ambientale e sul funzionamento del mercato interno. D'altra parte, è anche puntualizzato che gli standard di qualità per il buono stato chimico delle acque sotterranee devono essere fondati «sui criteri di tossicità per l'uomo e l'ambiente».

I deputati, inoltre, chiedono che questi standard qualitativi e l'elenco dei valori soglia fissati dagli Stati membri siano oggetto di un riesame cinque anni dopo l'entrata in vigore della direttiva e, successivamente, ogni sei anni. In questo esercizio, la Commissione dovrà tenere in particolare considerazione la comparabilità dei diversi valori stabiliti a livello nazionale, gli effetti sulla situazione concorrenziale dei settori economici interessati, l'osservanza dei termini prestabiliti e la valutazione dei singoli progressi per quanto riguarda la riduzione dell'incidenza sulle acque sotterranee. L'Esecutivo dovrà quindi presentare una relazione di sintesi e corredandola, se necessario, da una proposta di direttiva volta a modificare l'elenco degli inquinanti e degli indicatori di inquinamento e/o delle pertinenti concentrazioni di inquinanti.

Per il Parlamento, le terme e le fonti di acque medicinali rappresentano le acque di migliore qualità dell'Unione europea e, pertanto, è necessario prevedere una protezione speciale per le falde acquifere che le alimentano e adottare misure di prevenzione in superficie. Chiede quindi alla Commissione e agli Stati membri di stabilire una metodologia comune per la definizione degli spazi di protezione delle falde acquifere che alimentano le stazioni termali e le fonti di acque medicinali, affinché questi spazi di protezione siano rispettati nella pianificazione delle attività industriali e urbane.

Adottando un emendamento proposto dal gruppo IND/DEM, peraltro, il Parlamento precisa che la direttiva «non osta a che i singoli Stati membri mantengano o introducano misure di protezione più rigorose. Ciò al fine di garantire che, in taluni Stati membri, l'applicazione delle nuove norme non porti ad un livello di protezione inferiore a quello attuale. D'altra parte, è chiesto alla Commissione di presentare una relazione in cui accerta, per ogni singolo Stato membro, se la direttiva ha portato a livelli divergenti di protezione ambientale, al deterioramento delle acque sotterranee o a distorsioni della concorrenza. Sulla base di tale relazione, e se ritenuto necessario, dovrà quindi presentare una proposta di modifica pertinente entro il 31 dicembre 2015.

Link utili

Posizione comune del Consiglio
Prima lettura del Parlamento europeo
Proposta della Commissione
Vigente direttiva sulla protezione delle acque sotterranee (testo consolidato)
Direttiva quadro sulle acque (testo consolidato)

Riferimenti

Christa KLASS (PPE/DE, DE)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento
Procedura: Codesione, seconda lettura
Dibattito: 12.6.2006
Votazione: 13.6.2006

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Verso una strategia europea contro le alluvioni

Tenuto conto del fatto che circa l'80% dei fiumi scorre attraverso le frontiere e che le coste sono condivise, il Parlamento chiede agli Stati membri dell'UE di coordinare la valutazione e la gestione del rischio di alluvioni. L'attenzione va rivolta più ai rischi che alle alluvioni e, per tale ragione, andranno realizzate apposite mappe. Per i deputati, le disposizioni relative alla gestione del rischio di alluvione devono essere integrate in tutte le politiche degli Stati membri e dell'Unione.

Adottando la relazione di Richard SEEBER (PPE/DE, AT), il Parlamento riconosce che le alluvioni sono fenomeni naturali «impossibili da prevenire del tutto». Tuttavia, sottolinea che la massiccia riduzione della capacità di ritenzione naturale dei bacini idrografici, la cattiva gestione delle attività umane nonché la siccità e il riscaldamento globale, «contribuiscono ad aumentarne la probabilità e ad aggravarne gli effetti negativi». Come esempio di cattiva gestione delle attività umane, cita la crescita degli insediamenti umani e dei beni economici nelle pianure alluvionali nonché l'erosione e la riduzione del naturale assorbimento d'acqua da parte del terreno a causa della deforestazione e delle attività agricole nei bacini fluviali.

Per tale ragione, ritiene che le disposizioni relative ad una gestione sostenibile del rischio di alluvione debbano essere integrate nella definizione e attuazione di tutte le politiche degli Stati membri e della Comunità, quali ad esempio la politica dei trasporti, la pianificazione dello spazio, lo sviluppo urbano e le politiche industriale, agricola, energetica e di coesione, così come nelle attività di ricerca. Nota, inoltre, che le strategie tradizionali di gestione del rischio di alluvione, incentrate sulla costruzione di infrastrutture per la protezione immediata delle persone, degli immobili e dei beni, «non sono state in grado di garantire la sicurezza che ci si aspettava da esse».

Nondimeno, i deputati ritengono che sia possibile ridurre il rischio per la salute e la vita umana, l’ambiente e le infrastrutture provocato dalle inondazioni. Ma i provvedimenti necessari a tal fine «devono essere coordinati» tra gli Stati membri, le loro rispettive autorità nazionali, regionali e locali, nonché le organizzazioni responsabili della gestione dei fiumi a livello di bacini idrografici. Oltre al coordinamento comunitario, è anche necessaria la cooperazione transfrontaliera.

In forza alla direttiva, gli Stati membri dovranno svolgere una valutazione preliminare del rischio di alluvione. Il Parlamento, per una ragione di economicità, precisa che le valutazioni esistenti che soddisfano i requisiti della direttiva possono comunque essere utilizzate a tal fine. Tra le altre cose, questa valutazione dovrà comprendere una mappa del distretto idrografico, comprendente i confini dei bacini idrografici, dei sottobacini e delle aree costiere, dalla quale risulti la topografia e l’utilizzo del territorio nonché una descrizione delle alluvioni già avvenute in passato e - aggiungono i deputati - che hanno avuto significative conseguenze negative sulla salute umana, le attività economiche e l'ambiente. Sarà necessario anche descrivere i piani di sviluppo che potrebbero comportare modifiche nell’utilizzo del territorio o nella distribuzione della popolazione e delle attività economiche e, su richiesta dei deputati, le misure di gestione del rischio nonché una valutazione dell'efficacia delle infrastrutture esistenti.

Gli Stati membri dovranno anche predisporre, entro il 22 dicembre 2013, delle mappe del rischio di alluvione. Anche in questo caso il Parlamento precisa che le mappe esistenti possono essere utilizzate a tal fine. Queste mappe, nella versione proposta dai deputati, devono rappresentare le aree geografiche che potrebbero essere inondate secondo tre scenari: elevata probabilità di alluvioni con periodo di ricorrenza probabile di dieci-trenta anni; alluvioni con periodo di ricorrenza probabile di cento anni; scarsa probabilità di alluvioni (fenomeni estremi). Dovranno anche indicare i danni potenziali associati alle alluvioni nell’ambito degli scenari descritti in termini di numero di abitanti potenzialmente interessati, di potenziali danni economici per l’area e di potenziali danni per l’ambiente. A ciò i deputati aggiungono anche le infrastrutture che potrebbero causare un inquinamento accidentale dell'ambiente a seguito di un'inondazione.

Facendo proprio un emendamento dei Verdi, il Parlamento precisa che gli Stati membri dovranno utilizzare queste mappe anche «per eliminare gradualmente le sovvenzioni dirette o indirette che determinano l'aumento dei rischi di alluvione». Tali mappe saranno poi riesaminate ed eventualmente aggiornate entro il 2019 e successivamente ogni sei anni.

Entro la fine del mese di dicembre 2015, gli Stati membri dovranno anche adottare dei piani di gestione del rischio di alluvione a livello di distretto idrografico per i bacini idrografici, i sottobacini e i tratti di litorale. Nell'elaborare tali piani, saranno tenuti a descrivere i processi di alluvione e la loro sensibilità ai cambiamenti, nonché i piani di sviluppo che potrebbero comportare modifiche nell'utilizzo del territorio o nelle distribuzione della popolazione e delle attività economiche «con il conseguente aumento del rischio di alluvione nell'aerea stessa o nelle regioni a monte o a valle». Un primo riesame di tali piani avrà luogo entro il 2021 e successivamente ogni sei anni. In stretta collaborazione con le autorità locali, gli Stati membri dovranno definire livelli di rischio adeguati di protezione specifici per ciascuna area.

Questi piani, inoltre, dovranno riguardare tutte le fasi del ciclo di gestione del rischio di alluvione, ed in particolare la prevenzione, la protezione e la preparazione, e tenere conto delle caratteristiche del bacino idrografico o del sottobacino interessato. Il Parlamento chiede che tali piani includano anche una valutazione delle misure di salvataggio e recupero. Nella formulazione proposta dai deputati, i piani di gestione del rischio dovranno comprendere misure che «interagiscono con i processi naturali e/o il ripristino di pianure alluvionali al fine di ridare spazio ai fiumi, ove possibile, e promuovere un utilizzo del territorio e pratiche in materia di agricoltura e silvicoltura appropriati in tutto il distretto idrografico». Tali misure dovranno anche contribuire alla gestione delle alluvioni nelle regioni a monte e a valle per evitare di incorrere in costi sproporzionati e tenere conto dell’efficacia delle esistenti infrastrutture artificiali per la difesa dalle alluvioni.

Gli Stati membri dovranno mettere a disposizione del pubblico la valutazione preliminare del rischio di alluvione, le mappe del rischio di alluvione e i piani di gestione del rischio di alluvione. In proposito, il Parlamento precisa che gli Stati membri saranno anche tenuti a informare e a coinvolgere attivamente il pubblico «al fine di assicurare un elevato livello di preparazione come parte dei piani di gestione del rischio di alluvione per attenuare gli effetti dannosi provocati dalle alluvioni».

Link utili

Proposta della Commissione

Riferimenti

Richard SEEBER (PPE/DE, AT)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla valutazione e alla gestione delle alluvioni
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 12.6.2006
Votazione: 13.6.2006

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SANITÀ PUBBLICA


Aviaria: assicurarsi sufficienti scorte di vaccini

Il Parlamento ha adottato una relazione d'iniziativa sulla politica europea di preparazione all’influenza aviaria. I deputati chiedono che l'UE sia capace di reagire entro 24 ore dall'emergere di una crisi, sollecitano la costituzione di sufficienti scorte di vaccini e il potenziamento della ricerca. Occorre anche migliorare la trasmissione delle informazioni tra i soggetti interessati, definire un’opportuna strategia di comunicazione per i cittadini e sviluppare la cooperazione internazionale.

Adottata con 612 voti favorevoli, 26 contrari e 7 contrari, la relazione di Adamos ADAMOU (GUE/NGL, CY) approva anzitutto le comunicazioni della Commissione concernenti la preparazione e l'intervento della Comunità europea in caso di influenza pandemica e il potenziamento del coordinamento relativo alla pianificazione generale della capacità di intervento a livello europeo in materia di emergenze sanitarie. Evidenzia poi che uno degli aspetti più importanti per un approccio adeguato del problema di un'eventuale pandemia dovuta all'influenza aviaria tra gli esseri umani è quello di disporre di un'informazione corretta e scientificamente dimostrata, per quanto riguarda i medicinali, i vaccini e la resistenza naturale alla malattia. Ma occorre anche possedere dati epidemiologici affidabili. In proposito, i deputati approvano i lavori del Centro europeo per la prevenzione delle malattie (CEPM) in materia di identificazione, valutazione e informazione sulle minacce connesse all'influenza aviaria e sottolineano che dovrebbero essere messi a sua disposizione finanziamenti sufficienti per questi compiti.

D’altra parte, il Parlamento ritiene che la Commissione debba svolgere un forte ruolo di coordinamento tra gli Stati membri nello svolgimento di tutte le attività concernenti i preparativi in caso di pandemia nell'Unione europea, mentre va rafforzata la capacità del CEPM di identificare le misure fondamentali in materia di sanità pubblica che devono essere adottate. A suo parere, inoltre, in caso di una pandemia di influenza nell'UE o nei paesi confinanti, la Commissione dovrebbe, «entro ventiquattro ore», essere in grado di adottare misure di crisi quali «la quarantena e la disinfezione negli aeroporti per i voli provenienti da talune regioni come pure misure di restrizione di viaggi». Occorre poi «adottare un'azione rapida e decisiva» per controllare l'influenza aviaria, allo scopo di evitare una pandemia umana e mettere in atto misure significative, come ad esempio una completa valutazione a livello degli Stati membri della capacità ospedaliera di posti letto. Per i deputati è anche necessario prestare particolare attenzione alla necessità di sviluppare ulteriormente la capacità di produrre vaccini e farmaci antivirali e, al riguardo, l'Unione europea dovrebbe offrire assistenza logistica e finanziaria.

A tale proposito, il Parlamento sottolinea l'importanza di prevedere in anticipo l'ordinazione di vaccini e attira l'attenzione delle autorità europee e degli Stati membri sull'opportunità di consolidare riserve di antibiotici per curare le complicazioni dell'influenza. Al riguardo, i deputati chiedono all'Unione europea di adottare le misure necessarie per disporre di riserve sufficienti di antivirali e di mettere a punto un sistema di "licenza obbligatoria" con le imprese produttrici per garantire la produzione massiccia di tali farmaci. Più in particolare, auspicano che i paesi prevedano una copertura potenziale dal 25 al 30% della popolazione con gli antivirali disponibili.

Ponendo poi in luce che i piani per ottenere e utilizzare i vaccini in caso di pandemia non sono sufficientemente sviluppati nella maggior parte dei paesi, il Parlamento rileva la necessità di adottare ulteriori misure per svilupparli, «dando alla Commissione il mandato per ordinare vaccini e creare una riserva comunitaria». L’Esecutivo, poi, dovrebbe contattare i produttori di vaccini per valutare i progressi compiuti in materia di aumento della loro capacità produttiva e di equità distributiva in situazioni di pandemie. Gli Stati membri, invece, sono sollecitati ad aumentare le ordinazioni di vaccini contro l'influenza stagionale per assistere l'industria farmaceutica nell'incremento della capacità di produzione di vaccini  in modo da affrontare la crescita sostanziale della domanda che provocherebbe una pandemia d'influenza.

D’altra parte, il Parlamento sottolinea la necessità di mettere a disposizione le risorse umane e finanziarie e le misure di sostegno per la ricerca e lo sviluppo «allo scopo di promuovere metodi nuovi e rapidi di produzione di farmaci antivirali e vaccini con una grande capacità di rispondere alle necessità accresciute a livello di produzione in caso di una pandemia», in particolare per far fronte ai nuovi ceppi di virus. I deputati, sostengono quindi che occorre fornire un adeguato finanziamento nel quadro del Settimo programma quadro di ricerca allo scopo di sostenere i progetti che affrontano vari aspetti della pandemia influenzale e di altre epidemie, «inclusa la ricerca comune con le società farmaceutiche sui vaccini basati sulle cellule e sul DNA». Esortano inoltre il lancio immediato di programmi di ricerca e sviluppo dell'Unione europea sulle malattie emergenti «per mettere a punto antivirali, antibiotici e vaccini in modo affidabile e rapido».

E’ poi rilevata «l’importanza vitale» di realizzare, a scadenze regolari a nelle zone rurali,  degli esercizi di simulazione dell'influenza pandemica allo scopo di accertare l'efficacia dei piani nazionali dei singoli Stati membri. In proposito, il Parlamento evidenzia anche la necessità di elaborare e introdurre scenari dettagliati per la protezione dei bambini e dei giovani contro il virus A (H5N1) dell'influenza aviaria e di rafforzare i sistemi di sorveglianza, i sistemi di denuncia e di allerta precoci, le analisi dei dati e l'epidemiologia per le malattie animali e umane, in modo da permettere la rapida scoperta ed identificazione delle infezioni aviarie e umane e  per consentire la rapida esecuzione di contromisure efficaci.

Sottolineando l'importanza di una rapida trasmissione delle informazioni e della loro condivisione, il Parlamento esorta a rafforzare la cooperazione tra i laboratori di riferimento per accelerare l'identificazione di virus e per mantenere un monitoraggio costante di qualsiasi eventuale mutazione. Più in particolare, invita a fornire informazioni affidabili sulla minaccia di una pandemia attraverso il Sistema di supervisione europeo. Una potenziale soluzione per il rafforzamento delle comunicazioni con gli istituti nazionali responsabili della sorveglianza sulla salute pubblica è, per i deputati, l’adozione di un sistema di allarme precoce e di reazione gestito dal CEPM per il coordinamento delle valutazioni di rischio e dei relativi controlli. D’altra parte, rilevano che le strategie di comunicazione a livello nazionale ed europeo dovrebbero essere migliorate al fine di aumentare la consapevolezza dell'opinione pubblica. Occorre quindi dedicare loro più fondi e ricorrere alle nuove tecnologie, ma senza omettere di informare anche quei cittadini che non hanno accesso a mezzi moderni di comunicazione.

Riguardo all’aspetto finanziario, i deputati approvano la proposta di regolamento che istituisce il Fondo di solidarietà e in particolare le sue disposizioni concernenti le emergenze in materia di salute pubblica e le misure per proteggere la popolazione contro imminenti minacce alla salute, compreso un contributo per far fronte al costo dei vaccini e la fornitura di farmaci, attrezzature e infrastrutture mediche. Approvano anche l'impegno della Commissione a fornire 80 milioni di euro ai paesi terzi per lottare contro l'influenza e altri 20 milioni di euro per la ricerca, provenienti dal sesto programma quadro di ricerca. Inoltre, sottolineano che occorre fornire un sufficiente sostegno finanziario, nel contesto della collaborazione internazionale, ai paesi dell'Asia e dell'Africa attualmente colpiti dall'influenza aviaria, per migliorare le loro capacità di sorveglianza e di controllo delle epidemie.

Commissione e Stati membri sono sollecitati a collaborare strettamente con gli Stati vicini e con l'OMS Europa al fine di garantire che i sistemi di monitoraggio e di risposta di emergenza degli Stati confinanti siano pienamente sviluppati e applicati con efficacia. Ma il Parlamento esorta anche la Commissione a lavorare a favore di un quadro internazionale più coerente «che vada al di là della gestione della crisi», trattando le questioni inerenti all'instaurazione di una migliore infrastruttura per la salute animale nei paesi in via di sviluppo e promuovendo progressi nella ricerca di prodotti per la salute animale suscettibili di essere utilizzati tanto nei paesi sviluppati quanto in quelli in via di sviluppo. La relazione, infine, auspica che l'Unione europea intervenga presso le istanze internazionali affinché venga riconosciuto all'OMS «un autentico potere d'inchiesta e di controllo sulle epizoozie e sulle pandemie in tutti i paesi del mondo».

Link utili

Comunicazione della Commissione sulla pianificazione della preparazione e dell’intervento della Comunità europea in caso di influenza pandemica
Comunicazione della Commissione sul potenziamento del coordinamento relativo alla pianificazione generale della capacità di intervento a livello europeo in materia di emergenze sanitarie
Centro europeo per la prevenzione delle malattie (testo inglese)

Riferimenti

Adamos ADAMOU (GUE/NGL, CY)
Relazione sulla pianificazione della preparazione e dell'intervento della Comunità europea in caso di influenza pandemica
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 13.6.2006
Votazione: 14.6.2006

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PETIZIONI


Potenziare il sistema delle petizioni per rispondere alle attese dei cittadini
 

A fronte delle 1.609 denunce ricevute in 18 mesi, il Parlamento sollecita i raddoppio dei membri della commissione per le petizioni al fine di rispondere meglio alle attese dei cittadini. Affinché la sua azione sia più efficace, i deputati ritengono anche necessario abbreviare e razionalizzare le procedure e garantire un migliore coordinamento con le altre istituzioni implicate. Chiedono poi più fermezza nei confronti degli Stati membri che non rispettano il diritto comunitario.

La relazione di Michael CASHMAN (PSE, UK) sul bilancio annuale d'attività della commissione per le petizioni sottolinea la necessità di «accorciare i tempi di risposta, accrescere ulteriormente l'efficacia delle indagini e rendere il servizio disponibile, su base di uguaglianza, a tutti i cittadini dell'Unione europea». Per tale ragione, ma anche «per rispondere meglio alle aspettative dei firmatari delle petizioni» (i c.d. petenti), i deputati propongono di raddoppiare i membri titolari della commissione portandoli a 50.

Per i deputati, la commissione per le petizioni ha un «ruolo essenziale» per il ristabilimento del legame con i cittadini dell'UE e rafforza la legittimità e la responsabilità democratiche del processo decisionale dell'UE agli occhi dell'opinione pubblica. Inoltre, offrendo un importante canale di trasmissione delle loro reazioni agli atti e alle politiche europee, contribuisce «a rafforzare il controllo democratico sulla legislazione comunitaria e la sua attuazione a livello europeo, nazionale, regionale e locale». Per trovare soluzioni appropriate alle preoccupazioni e ai problemi che i cittadini incontrano nella vita quotidiana, i deputati reputano necessario razionalizzare e coordinare le procedure e sollecitano anche una migliore cooperazione del Parlamento con gli altri attori coinvolti, in particolare la Commissione, ma anche il Consiglio.

Dal luglio 2004 al dicembre 2005, la commissione per le petizioni ha ricevuto 1.609 denunce. Si tratta di una media di 90 petizioni al mese oppure di tre al giorno. Tuttavia, circa un terzo di queste sono state dichiarate inammissibili in quanto non rientravano in un campo d'attività dell'Unione. Il Parlamento sottolinea quindi l'importanza di avviare campagne d'informazione a livello nazionale per promuovere una migliore conoscenza da parte dei cittadini «della sostanza, delle politiche e degli obiettivi dell'Unione europea». Chiede anche che siano prese delle misure, sia a livello europeo che nazionale, per informare i cittadini del loro diritto di petizione presso il Parlamento europeo.

Nel manifestare la sua preoccupazione crescente «per i tempi eccessivamente lunghi e difficilmente giustificabili» che intercorrono per la conduzione e la conclusione delle procedure di infrazione da parte della Commissione, il Parlamento esprime anche «insoddisfazione» per i frequenti esempi di mancata ottemperanza degli Stati membri alle sentenze della Corte di giustizia. Questa situazione, a suo parere, indebolisce infatti «la credibilità della formulazione e dell'applicazione coerente della legislazione europea» e discredita gli obiettivi dell'Unione europea. Di conseguenza, i deputati appoggiano una politica più decisa per quanto riguarda il deferimento degli Stati membri dinnanzi alla Corte di giustizia «in vista dell'imposizione di somme forfetarie o di penalità», per «garantire l'autorità dell'Unione europea e per rispondere alle legittime aspettative dei cittadini». Inoltre, sottolineano il diritto del Parlamento di adire la Corte di giustizia per i casi di violazione grave del diritto comunitario che emergono nel corso dell'esame di una petizione.

Il Parlamento, infine, incoraggia le missioni delle delegazioni della commissione negli Stati membri al fine di indagare sulle questioni sollevate dai petenti, poiché «permettono di ottenere una visione più chiara in loco di problematiche spesso complesse e contribuiscono a sensibilizzare le autorità competenti». Ciò, spiegano i deputati, «accresce anche la pressione a favore dell'individuazione di soluzioni efficaci e pragmatiche nell'interesse del cittadino».

Nel novembre 2005, ad esempio, una delegazione della commissione per le petizioni si è recata in Val di Susa per accertare la situazione in merito alla costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione. Questa missione ha permesso ai membri della commissione di influire sulla situazione e di esortare le autorità italiane a realizzare valutazioni dell'impatto del progetto più dettagliate. La questione, tuttavia, non è affatto conclusa e si sta continuando a lavorare in cooperazione con i colleghi della commissione per i trasporti e l'ambiente.

Tra i successi che possono essere annoverati all'attività della commissione per le petizioni, può anche essere citata la denuncia di un cittadino italiano riguardo alla possibile infrazione della normativa comunitaria in materia di ambiente, relativamente ad un progetto edilizio lungo il litorale protetto di Is Arenas in Sardegna, proposto dall'Italia come sito d'importanza comunitaria ai fini dell'inserimento nella rete Natura 2000. Tale sito è stato definito inoltre zona umida comunitaria in base alla convenzione di Ramsar. L'autorità regionale ha concesso l'autorizzazione per realizzare un campo da golf a 9 buche, senza condurre preventivamente una valutazione dell'impatto ambientale così come imposto dalla direttiva 85/337/CEE. A seguito dell'avvio della procedura d'infrazione da parte della Commissione europea, le autorità italiane hanno richiesto in un primo tempo il ritiro totale e successivamente il ritiro parziale di Is Arenas dall'elenco dei siti proposti per la rete Natura 2000. Il 19 aprile 2005, la Commissione ha deciso di chiedere ad un esperto indipendente di valutare la richiesta dell'Italia di ridurre la superficie da includere nella rete Natura 2000 e sulla base delle raccomandazioni dell'esperto ha concluso che la modifica dei confini non poteva essere accettata.

Per quanto concerne l'Italia, meritano poi di essere citate le numerose petizioni presentate, sin dal 1990, da cittadini di altri paesi impiegati come lettori presso le università italiane. La Corte di giustizia ha condannato l'Italia per l'infrazione commessa e saranno ora comminate delle sanzioni pecuniarie.

Link utili

Come presentare una petizione
Articolo sulla missione in Val di Susa (su "Prospettiva nazionale")
Articolo sul diritto di petizione (su "Prospettiva nazionale")

Riferimenti

Michael CASHMAN (PSE, UK)
Relazione sulle deliberazioni della commissione per le petizioni nel corso dell'anno parlamentare marzo 2004 - dicembre 2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 12.6.2006
Votazione: 13.6.2006

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ISTITUZIONI


Sessione straordinaria del PE il 20 giugno

Il Presidente Josep BORRELL ha informato i colleghi che la Conferenza dei Presidenti dei gruppi politici ha deciso di convocare una sessione straordinaria del Parlamento il 20 giugno prossimo. La riunione, che si terrà dalle ore 11.00 alle 13.00 in presenza del Cancelliere austriaco Wolfgang SCHÜSSEL, sarà dedicata interamente ai risultati del Vertice europeo del 15 e 16 giugno.

Assemblea paritetica ACP-UE

Il Presidente ha anche comunicato che a seguito dell'adesione di Trinidad e Tobago agli ACP (che può contare ora su 78 Stati), l'Assemblea paritetica ACP-UE conterà un nuovo membro deputato del Parlamento europeo: Armando VENETO (PPE/DE, IT).

Interventi di un minuto

Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT) ha attirato l'attenzione del Parlamento sulla repressione di una manifestazione di donne in Iran. Queste donne, ha spiegato, chiedevano l'eliminazione della poligamia, parità di diritti in caso di divorzio, pari trattamento dinnanzi ai tribunali e l'estensione dei contratti di lavoro che sembra penalizzino le donne. Una donna è stata arrestata e altre sono state molestate dalla polizia. La copresidente dei Verdi ha quindi esortato l'Aula a «non lasciare sole queste donne che manifestano per ottenere diritti normali in molte altre parti del mondo».

Altri documenti approvati

I risultati delle votazioni sono consultabili sul sito del Servizio Stampa del Parlamento europeo.
I testi di tutti i documenti approvati sono reperibili sul sito del Parlamento europeo.

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Codici delle procedure parlamentari

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

Abbreviazioni

- Gruppi politici: vedere di seguito

BE

Belgio

IT

Italia

PL

Polonia

CZ

Repubblica ceca

CY

Cipro

PT

Portogallo

DK

Danimarca

LV

Lettonia

SI

Slovenia

DE

Germania

LT

Lituania

SK

Slovacchia

EE

Estonia

LU

Lussemburgo

FI

Finlandia

EL

Grecia

HU

Ungheria

SE

Svezia

ES

Spagna

MT

Malta

UK

Regno Unito

FR

Francia

NL

Olanda

 

 

IE

Irlanda

AT

Austria

 

 

Gruppi politici

PPE/DE

Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei

PSE

Gruppo socialista al Parlamento europeo

ALDE/ADLE

Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa

Verdi/ALE

Gruppo Verde/Alleanza libera europea

GUE/NGL

Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica

IND/DEM

Gruppo Indipendenza/Democrazia

UEN

Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"

NI

Non iscritti

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Deputati al Parlamento europeo

Situazione al 15.6.2006
 

 

PPE/DE

PSE

ALDE/ADLE

Verdi/ALE

GUE/NGL

IND/DEM

UEN

NI

Totale

BE

6

7

6

2

 

 

 

3

24

CZ

14

2

 

 

6

1

 

1

24

DK

1

5

4

1

1

1

1

 

14

DE

49

23

7

13

7

 

 

 

99

EE

1

3

2

 

 

 

 

 

6

EL

11

8

 

 

4

1

 

 

24

ES

24

24

2

3

1

 

 

 

54

FR

17

31

11

6

3

3

 

7

78

IE

5

1

1

 

1

1

4

 

13

IT

24

15

12

2

7

 

9

9

78

CY

3

 

1

 

2

 

 

 

6

LV

3

 

1

1

 

 

4

 

9

LT

2

2

7

 

 

 

2

 

13

LU

3

1

1

1

 

 

 

 

6

HU

13

9

2

 

 

 

 

 

24

MT

2

3

 

 

 

 

 

 

5

NL

7

7

5

4

2

2

 

 

27

AT

6

7

1

2

 

 

 

2

18

PL

15

10

4

 

 

7

10

8

54

PT

9

12

 

 

3

 

 

 

24

SI

4

1

2

 

 

 

 

 

7

SK

8

3

 

 

 

 

 

3

14

FI

4

3

5

1

1

 

 

 

14

SE

5

5

3

1

2

3

 

 

19

UK

27

19

12

5

1

10

 

4

78

Totale

263

201

89

42

41

30

29

37

732

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