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RASSEGNA

 

11 - 14 dicembre 2006 - Strasburgo

18 dicembre 2006 - Bruxelles

 

 


Sommario



AMBIENTE
ACQUE SOTTERRANEE PIÙ TUTELATE E MENO INQUINATE


SOCIETÀ DELL'INFORMAZIONE
TV E NUOVI MEDIA SENZA FRONTIERE MA CON LA PUBBLICITÀ


GIOVENTÙ
INTERNET A MISURA DI BAMBINI, UNA MAPPA PER NAVIGARE IN SICUREZZA


TRASPORTI
SEMAFORO VERDE ALLA PATENTE DI GUIDA EUROPEA
AUTO MENO INQUINANTI CON L'EURO 5

 
CONSIGLIO EUROPEO
RISULTATI DEL VERTICE EUROPEO E BILANCIO DELLA PRESIDENZA FINLANDESE


ALLARGAMENTO
NO A NUOVE ADESIONI SENZA "CAPACITÀ D'INTEGRAZIONE"


ISTITUZIONI
CONFERMA DEI NUOVI COMMISSARI BULGARO E RUMENO


DIRITTI UMANI
MILINKEVICH HA RICEVUTO IL PREMIO SACHAROV 2006

 
RELAZIONI ESTERNE
UE-RUSSIA, SÌ ALLA COOPERAZIONE MA RISPETTO DI DIRITTI UMANI
LOTTA CONTRO IL TERRORISMO E LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA


BILANCIO
APPROVATO IL BILANCIO 2007


ENERGIA
POLITICA ENERGETICA: MENO PETROLIO E PIÙ BIOCARBURANTI


DIRITTI DELLE DONNE/PARI OPPORTUNITÀ
FONDATO L'ISTITUTO EUROPEO PER L'UGUAGLIANZA DI GENERE


CONSUMATORI
CONSUMATORI AVVISATI E PIÙ TUTELATI


ISTITUZIONI
ALTRI DOCUMENTI APPROVATI


CODICI DELLE PROCEDURE PARLAMENTARI, ABBREVIAZIONI


DEPUTATI AL PARLAMENTO EUROPEO

 

 

AMBIENTE


REACH: la chimica è sotto controllo

Il Parlamento, approvando il compromesso negoziato con il Consiglio, ha dato il via libera al nuovo regolamento sulle sostanze chimiche, noto come REACH. I produttori saranno obbligati a registrare tutte le sostanze chimiche prodotte e importate in quantità superiori a una tonnellata all'anno. Per le sostanze più pericolose, i fabbricanti dovranno sottoporre un piano di sostituzione con alternative più sicure. Se queste non esistono, dovranno presentare un piano di ricerca volto a trovarle.

Il regolamento concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche, più nota con l'acronimo REACH (Registration, Evaluation and Authorisation of CHemicals), è stata avanzata dalla Commissione nell'ottobre 2003 con lo scopo di sostituire più di quaranta testi legislativi esistenti con un unico provvedimento. L'obiettivo è di assicurare un elevato livello di protezione della salute umana e dell'ambiente, inclusa la promozione di metodi alternativi per la valutazione dei pericoli che le sostanze comportano, nonché la libera circolazione di sostanze nel mercato interno, rafforzando nel contempo la competitività e l'innovazione. Il provvedimento, che si fonda sul principio di precauzione, stabilisce quindi disposizioni che si applicano alla fabbricazione, all'immissione sul mercato o all'uso di tali sostanze, in quanto tali o in quanto componenti di preparati o articoli, e all'immissione sul mercato di preparati.

Il testo intende superare l'attuale distinzione tra prodotti chimici nuovi ed esistenti. I primi riguardano circa 3.000 sostanze commercializzate dopo il 1981 (anno in cui è stata introdotto l'obbligo di richiedere un'autorizzazione), mentre tra i secondi si contano circa 100.000 sostanze poste sul mercato prima di tale data. Secondo la Commissione, le informazioni sulla sicurezza del 99% di questi ultimi prodotti sono inadeguate. Il regolamento intende quindi portare alla valutazione della sicurezza di circa 30.000 sostanze commercializzate prima del 1981 e prodotte o importate in quantità superiori a 1 tonnellata all'anno. D'altra parte, invertendo l'onere della prova, impone ai produttori o agli importatori di dimostrare che la commercializzazione dei loro prodotti chimici può avvenire senza pericolo per la salute umana e l'ambiente. Ad oggi, questo compito era affidato alle autorità pubbliche.

Il relatore, Guido SACCONI (PSE, IT), è riuscito a negoziare in extremis un compromesso con il Consiglio sostenuto da PPE/DE, PSE, ALDE/ADLE e UEN che - essendo stato confermato dalla Plenaria con 529 voti favorevoli, 98 contrari e 24 astensioni - permetterà al regolamento di entrare in vigore il 1° giugno 2007. Tuttavia, alcuni suoi elementi - come quelli relativi alla registrazione delle sostanze, alla condivisione dei dati, alla valutazione, all'autorizzazione e all'agenzia - saranno d'applicazione a partire dall'anno successivo. Prima del voto, il relatore ha sottolineato che l'adozione del compromesso avrebbe lanciato un «messaggio forte» agli europei sul fatto che, dal 1° giugno, REACH «comincerà a camminare» e produrrà risultanti importanti per la sicurezza dei cittadini e dell'ambiente ma anche per la competitività del sistema europeo.

Il Presidente Josep BORRELL ha dichiarato: «questo voto, su uno dei testi più complessi della storia dell'UE, mette in atto una normativa essenziale per preservare la salute pubblica e l'ambiente contro i rischi delle sostanze chimiche, senza inficiare la competitività europea. Offre ai cittadini europei una vera protezione contro la moltitudine di sostanze tossiche presenti nella vita di tutti i giorni in Europa».

Obbligo di diligenza

Grazie all'insistenza del Parlamento, il regolamento prevede il principio dell'obbligo di diligenza a carico di fabbricanti, importatori e utilizzatori a valle di sostanze, in quanto tali o in quanto componenti di preparati o articoli. In forza a tale principio, l'industria dovrebbe fabbricare le sostanze, importarle, usarle o immetterle sul mercato «con tutta la responsabilità e la cura necessarie a garantire che, in condizioni ragionevolmente prevedibili, non ne derivino danni alla salute umana e all'ambiente». Inoltre, per evitare effetti nocivi sulla salute umana e sull'ambiente, tutte le informazioni disponibili e pertinenti sulle sostanze (in quanto tali o in quanto componenti di preparati o articoli) dovrebbero essere raccolte per agevolare l'individuazione di proprietà pericolose, e raccomandazioni sulle misure di gestione dei rischi dovrebbero essere sistematicamente trasmesse attraverso le catene di approvvigionamento.

Registrazione e relazione sulla sicurezza chimica

Il regolamento prevede un obbligo generale che impone a qualsiasi fabbricante o importatore di una sostanza in quanto tale o in quanto componente di uno o più preparati in quantitativi pari o superiori a 1 tonnellata all'anno di presentare una domanda di registrazione all'Agenzia per i prodotti chimici che avrà sede a Helsinki. Ai fini della registrazione, è necessario fornire una fascicolo tecnico contenente una serie di informazioni, ad esempio, in merito alla fabbricazione e all'uso della sostanza, alla sua classificazione e all'etichettatura e alle istruzioni sulla sicurezza d'uso. A seguito della registrazione, il dichiarante sarà tenuto ad aggiornare senza indebito ritardo la sua registrazione con tutte le nuove informazioni pertinenti.

Per tutte le sostanze soggette a registrazione in quantitativi pari o superiori a 10 tonnellate all'anno per dichiarante, dev'essere fornita una relazione sulla sicurezza chimica che documenta la valutazione realizzata in base a precise disposizioni indicate in un allegato dello stesso regolamento. Tale esercizio, oltre a trattare dei pericoli per la salute umana e dei pericoli fisico-chimici e per l'ambiente, dovrà comprendere anche la valutazione del carattere persistente, bioaccumulabile e tossico (TBT) e molto persistente e molto bioaccumulabile delle sostanze (vPvB). In seguito, dovrà essere valutata l'esposizione e la caratterizzazione dei rischi.

Per un periodo di cinque anni, tuttavia, tale obbligo non si applica alle sostanze fabbricate nella Comunità o importate a fini di attività di ricerca e sviluppo orientate ai prodotti e ai processi da un fabbricante, importatore o produttore di articoli, per proprio conto o in collaborazione con i clienti, in quantitativi non superiori a quanto richiesto da tali attività. A tal fine, i soggetti interessati, dovranno notificare all'Agenzia per le sostanze chimiche (istituita dallo stesso regolamento) una serie di informazioni sulle sostanze e l'elenco dei clienti. L'Agenzia, peraltro, potrà decidere di prorogare l'esenzione di cinque anni se viene dimostrato che la proroga è giustificata dal programma di ricerca e sviluppo. Nel caso di sostanze destinate a essere utilizzate esclusivamente nella messa a punto di medicinali per uso umano o veterinario, o di sostanze che non sono immesse sul mercato, tale proroga potrà raggiungere i dieci anni.

Il regolamento si attiene al principio "una sostanza, una registrazione". Pertanto prevede che, qualora uno o più soggetti intendano fabbricare e/o importare nell'UE una sostanza che deve essere registrata, dovrà essere effettuata la trasmissione di una serie di informazioni del fascicolo tecnico da un solo dichiarante, che assumerà il ruolo di capofila e che agirà con il consenso degli altri soggetti.

La Commissione, entro dodici anni dall'entrata in vigore del regolamento, dovrà valutare se estendere o meno l'obbligo di realizzare la valutazione chimica anche alle sostanze che sono fabbricate o importate in quantitativi inferiori alle dieci tonnellate. Tuttavia, in forza al compromesso con il Consiglio, tale periodo è ridotto a sette anni per le sostanze cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione. Nel procedere alla revisione, inoltre, la Commissione dovrà tenere conto dei costi per i fabbricanti e per gli importatori connessi con l'elaborazione della relazioni di sicurezza, della ripartizione dei costi tra gli attori della catena di approvvigionamento e gli utilizzatori a valle e, infine, dei benefici per la salute umana e l'ambiente. Le disposizioni sui diritti di proprietà intellettuale sono stati poi rafforzati estendendo da tre a sei anni la protezione dei dati.

Autorizzazione e sostituzione delle sostanze pericolose

Il regolamento intende garantire il buon funzionamento del mercato interno, assicurando nel contempo che i rischi che presentano le sostanze estremamente problematiche siano adeguatamente controllati e che queste sostanze siano progressivamente sostituite da idonee sostanze o tecnologie alternative, ove queste siano economicamente e tecnicamente valide. A tal fine, tutti i fabbricanti, importatori e utilizzatori a valle che richiedono autorizzazioni dovranno analizzare la disponibilità di alternative, considerarne i rischi ed esaminare la fattibilità tecnica ed economica di una sostituzione.

Le sostanze soggette alla procedura di autorizzazione sono quelle considerate più pericolose. Ossia quelle che, in base ai criteri di classificazione, sono considerate cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione, nonché persistenti, bioaccumulabili e tossiche (TBT) oppure molto persistenti e molto bioaccumulabili (vPvB). Un'autorizzazione è necessaria anche per le sostanze come quelle che perturbano i sistema endocrino o quelle aventi proprietà persistenti, bioaccumulabili e tossiche o molto persistenti e molto bioaccumulabili, con proprietà diverse da quelle già citate, per le quali è scientificamente comprovata la probabilità di effetti gravi sulla salute umana o per l'ambiente.

Queste sostanze saranno inserite in un allegato del regolamento attraverso una procedura che prevede un importante ruolo per l'Agenzia. Prima di assumere una decisione sull'inclusione di sostanze nell'allegato, l'Agenzia, tenuto conto del parere del comitato degli Stati membri, dovrà raccomandare le sostanze prioritarie da includere, ossia quelle che hanno proprietà PBT o vPvB, o quelle il cui uso è fortemente dispersivo o che sono prodotte in grandi quantitativi. L'agenzia redigerà quindi una raccomandazione, da rinnovare almeno ogni due anni, e la pubblicherà su un sito web prima di trasmetterla alla Commissione, invitando le parti interessate a formulare osservazioni.

E' comunque alla Commissione che spetta la competenza di decidere sulle domande di autorizzazione. Per le sostanze per le quali è possibile stabilire una soglia di sicurezza, questa è rilasciata se il rischio per la salute umana o per l'ambiente dovuto all'uso di una determinata sostanza a motivo delle sue proprietà è adeguatamente controllato e documentato dalla relazione sulla sicurezza chimica del richiedente, tenendo conto del comitato per la valutazione dei rischi. Rilasciando l'autorizzazione, comprese le eventuali condizioni, la Commissione terrà conto di tutti gli scarichi, emissioni e fuoriuscite noti al momento della decisione.

Il regolamento, d'altra parte, stabilisce che per le sostanze per le quali non è possibile stabilire una soglia di sicurezza sia possibile rilasciare un'autorizzazione «solo se risulta che i vantaggi socioeconomici prevalgono sui rischi» che il suo uso comporta e «se non esistono sostanze o tecnologie alternative». E' anche precisato che una decisione in tale senso può essere assunta solo dopo aver preso in considerazione il rischio che presentano gli usi della sostanza, comprese l'adeguatezza e l'efficacia delle misure di gestione dei rischi proposte, i vantaggi socioeconomici derivanti dal suo uso e le conseguenze socioeconomiche di un rifiuto di autorizzazione (comprovati dal richiedente o da altre parti interessate), l'analisi delle alternative proposte dal richiedente o di un eventuale piano di sostituzione presentato dal richiedente e degli eventuali contributi trasmessi da terzi e, infine, le informazioni disponibili sui rischi che le eventuali sostanze o tecnologie alternative presentano per la salute umana o per l'ambiente. E' poi precisato che, nel valutare se esistano idonee sostanze o tecnologie alternative, la Commissione dovrà prendere in considerazione tutti gli aspetti pertinenti e, in particolare, se il passaggio alle alternative comporterebbe una riduzione dei rischi complessivi per la salute umana e per l'ambiente, tenendo conto dell'adeguatezza e dell'efficacia delle misure di gestione dei rischi nonché la fattibilità tecnica ed economica delle alternative per il richiedente.

Le autorizzazioni, che avranno una validità da determinare caso per caso, saranno oggetto di una revisione di durata limitata. Il regolamento, d'altra parte, prevede che il titolare di un'autorizzazione dovrà inoltrare una versione aggiornata dell'analisi delle alternative, comprendenti informazioni circa eventuali attività pertinenti di ricerca e sviluppo svolte dal richiedente, se del caso, e gli eventuali piani di sostituzione presentati. Se la versione aggiornata dell'analisi delle alternative indica che esiste un'alternativa idonea, dovrà presentare un piano di sostituzione comprendente un calendario delle azioni proposte dal richiedente. Se non può dimostrare che il rischio è adeguatamente controllato, dovrà inoltrare anche una versione aggiornata dell'analisi socioeconomica contenuta nella domanda originaria. Nel momento in cui può dimostrare che il rischio è adeguatamente controllato, inoltrerà invece una versione aggiornata della relazione sulla sicurezza chimica.

Restrizioni

Un allegato del regolamento (XVII) elenca una serie di restrizioni imperative applicate a talune sostanze ai fini della fabbricazione, dell'immissione sul mercato e dell'utilizzazione. Inoltre, quando la fabbricazione, l'uso o l'immissione sul mercato di sostanze comportano «un rischio inaccettabile» per la salute umana o per l'ambiente, che richiede un'azione a livello comunitario, è prevista la possibilità di imporre nuove restrizioni o la modificazione delle restrizioni esistenti attraverso una dettagliata procedura che vede la partecipazione dell'Agenzia, di alcuni suoi comitati e della Commissione.

Valutazione e benessere degli animali

Il regolamento intende portare alla valutazione della sicurezza di circa 30.000 sostanze commercializzate prima del 1981 e prodotte o importate in quantità superiori a 1 tonnellata all'anno. Al fine di garantire un approccio armonizzato, l'Agenzia, in cooperazione con gli Stati membri, dovrà definire dei criteri per la determinazione dell'ordine di priorità delle sostanze da sottoporre ad una valutazione più approfondita. L'ordine di priorità è stabilito in funzione dei rischi che le sostanze presentano. I criteri dovranno tenere conto delle informazioni relative ai pericoli (come ad esempio l'affinità strutturale tra la sostanza in questione e sostanze notoriamente problematiche o sostanze persistenti e bioaccumulabili) che lasciano supporre che la sostanza o uno o più dei suoi prodotti di trasformazione presentino proprietà problematiche o siano persistenti o bioaccumulabili, alle informazioni sull'esposizione e al tonnellaggio, incluso il tonnellaggio complessivo risultante dalle registrazioni presentate da più dichiaranti.

All'agenzia spetterà anche esaminare le proposte di sperimentazione destinate alla produzione di informazioni relative a una sostanza, formulate in una registrazione. Il regolamento stabilisce che andrà considerata prioritaria la registrazione di sostanze che presentano o che possono presentare proprietà PBT, vPvB, sensibilizzanti e/o cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione (CMR).

Come richiesto dai deputati, il compromesso riconosce tra gli obiettivi di REACH la promozione di metodi alternativi alla sperimentazione animale per testare gli effetti delle sostanze. Al fine di evitare una duplicazione dei test già realizzati sugli animali, le parti interessate avranno 45 giorni per manifestarsi prima che sia avviato un nuovo progetto di sperimentazione animale. I metodi alternativi, inoltre, dovranno essere convalidati dalla Commissione, dopo essere stati riconosciuti dall'Agenzia europea per le sostanze chimiche o da altre istituzioni internazionali. La Commissione, inoltre, dovrà presentare ogni tre anni una relazione sul ricorso a questi test alternativi e, se lo ritiene necessario, potrà sottoporre nuove proposte legislative.

Comunicazione delle informazioni e condivisione dei dati

Il regolamento prevede una serie di disposizioni volte a promuovere la diffusione e lo scambio di informazioni e la condivisione di dati tra gli operatori del settore. Il compromesso contempla anche una clausola relativa all'obbligo di informare il pubblico sulle sostanze pericolose contenute nei prodotti. La catena di distribuzione, compresi i consumatori che lo richiedono, dovrà quindi essere informata della presenza di qualsiasi sostanza chimica presente in quantità superiore allo 0,1% del peso totale dei prodotti. La Commissione, inoltre, dovrà esaminare la possibilità di stabilire un marchio europeo di qualità dei prodotti chimici.

Agenzia europea per le sostanze chimiche

Il regolamento istituisce l'Agenzia europea per le sostanze chimiche che ha lo scopo «di gestire e, in alcuni casi, di realizzare gli aspetti tecnici, scientifici e amministrativi» del regolamento e «di assicurare la coerenza a livello comunitario in relazione a tali aspetti».  Più in particolare, l'Agenzia dovrà fornire agli Stati membri e alle istituzioni della Comunità la consulenza scientifica e/o tecnica migliore possibile sulle questioni relative alle sostanze chimiche che sono di sua competenza e che le sono deferite a norma delle disposizioni del regolamento. Oltre ad eseguire i compiti già citati in precedenza nell'ambito della registrazione, della valutazione e delle restrizioni, l'Agenzia realizzerà e terrà aggiornate una o più banche dati sulle sostanze registrate e fornirà consulenza e assistenza ai fabbricanti e agli importatori ai fini della registrazione.

In forza al compromesso, due membri del Consiglio di amministrazione dell'Agenzia, che avrà la propria sede a Helsinki, saranno nominati dal Parlamento europeo e il direttore esecutivo dovrà sottoporsi a un'audizione di fronte al Parlamento prima di essere nominato. Le richieste dei deputati riguardo alle garanzie di indipendenza dei membri nei confronti dell'industria e alla pubblicazione delle dichiarazioni d'interesse, d'altra parte, non sono state accolte dal compromesso.

Comitatologia

Il Consiglio ha accettato tutta una serie di modifiche volte a adattare il regolamento REACH alle nuove norme di comitatologia che conferiscono al Parlamento un diritto di controllo su talune decisioni che sono prese dalla Commissione.

Link utili

Posizione comune del Consiglio
Valutazione della Commissione sulla posizione comune del Consiglio
Prima lettura del Parlamento europeo

Riferimenti

Guido SACCONI (PSE, IT)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH), che istituisce un'agenzia europea per le sostanze chimiche, che modifica la direttiva 1999/45/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga il regolamento (CEE) n. 793/93 del Consiglio e il regolamento (CE) n. 1488/94 della Commissione, nonché la direttiva 76/769/CEE del Consiglio e le direttive della Commissione 91/155/CEE, 93/67/CEE, 93/105/CE e 2000/21/CE
&
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 67/548/CEE del Consiglio concernente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative relative alla classificazione, all'imballaggio e all'etichettatura delle sostanze pericolose per adattarla al regolamento (CE) n. …/2006 concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) e che istituisce l'Agenzia europea delle sostanze chimiche
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 11.12.2006
Votazione: 13.12.2006

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Acque sotterranee più tutelate e meno inquinate

Confermando l'accordo cui sono giunti Parlamento e Consiglio nell'ambito del comitato di conciliazione, l'Aula ha approvato la direttiva sulla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento. Il provvedimento armonizza metodi di valutazione dell'inquinamento e impone agli Stati membri di prendere tutte le misure necessarie al fine di prevenire le immissioni di sostanze pericolose nelle acque sotterranee e di invertire la tendenza per quelle già compromesse.

Adottando la relazione di Christa KLASS (PPE/DE, DE), il Parlamento dà il via libero definitivo alla direttiva che istituisce misure specifiche per prevenire e controllare l'inquinamento delle acque sotterranee, attraverso la fissazione di criteri per valutare il buono stato chimico delle acque sotterranee nonché per individuare e invertire le tendenze significative e durature all'aumento e per determinare i punti di partenza per le inversioni di tendenza. Integra inoltre le disposizioni intese a prevenire o limitare le immissioni di inquinanti nelle acque sotterranee, già previste nella direttiva 2000/60/CE e mira a prevenire il deterioramento dello stato di tutti i corpi idrici sotterranei. Questo riferimento al deterioramento era fortemente voluto dai deputati che considerano le acque sotterranee come la riserva di acqua dolce «più delicata» e, soprattutto, «una fonte importante dell'approvvigionamento pubblico di acqua potabile in numerose regioni».

Il provvedimento, più in particolare, fissa in un allegato le norme di qualità delle acque sotterranee e i valori soglia che devono essere stabiliti dagli Stati membri per gli inquinanti, i gruppi di inquinanti e gli indicatori di inquinamento che, all'interno del territorio di uno Stato membro, sono stati individuati in quanto fattori che contribuiscono alla caratterizzazione di corpi o gruppi di corpi idrici sotterranei come a rischio. A tal fine, è definito un elenco minimo degli inquinanti che, tra gli altri, comprende l'arsenico, il cadmio, il piombo e il mercurio. Gli Stati membri, inoltre, dovranno procedere alla valutazione dello stato chimico delle proprie acque sotterranee secondo una procedura definita dalla stessa direttiva.

Dovranno, poi, individuare tutte le tendenze significative e durature all'aumento delle concentrazioni di inquinanti, gruppi di inquinanti e indicatori di inquinamento rilevate nei corpi o gruppi di corpi idrici sotterranei che sono stati identificati come a rischio e determinare i punti di partenza per le inversioni di tendenza.  In seguito, saranno tenuti a invertire le tendenze che presentano un rischio significativo di danno per la qualità degli ecosistemi acquatici o degli ecosistemi terrestri, per la salute umana o per gli usi legittimi, reali o potenziali, dell'ambiente acquatico, mediante i programmi di misure previsti dalla direttiva 2000/60/CE, «allo scopo di ridurre progressivamente l'inquinamento e di prevenire il deterioramento delle acque sotterranee».

Ma non solo, agli Stati membri è anche chiesto di assicurare che il programma comprenda «tutte le misure necessarie a prevenire le immissioni di sostanze pericolose nelle acque sotterranee». Viene quindi rafforzato, come voluto dai deputati, il testo proposto dal Consiglio nella posizione comune, che chiedeva agli Stati membri di sforzarsi di prevenire questo tipo di inquinamento.

Nell'individuare siffatte sostanze gli Stati membri dovranno tenere conto in particolare di quelle pericolose appartenenti alle famiglie o ai gruppi di inquinanti come i composti organoalogenati, organofosforici e organostannici, sostanze e preparati, o i relativi prodotti di decomposizione, di cui è dimostrata la cancerogenicità o mutagenicità, idrocarburi persistenti e sostanze organiche tossiche persistenti e bioaccumulabili, cianuri, nonché delle sostanze appartenenti alle famiglie o ai gruppi di inquinanti come i metalli e relativi composti, l'arsenico e relativi composti, i biocidi e i prodotti fitosanitari, «laddove essi siano ritenuti pericolosi».

Tramite la procedura di comitato potranno essere aggiunte nuove sostanze a questo elenco, ma per eliminarle sarà necessaria una decisione presa in codecisione con il Parlamento. Visto che in talune zone, la protezione delle acque sotterranee potrebbe richiedere una modifica delle prassi agricole o forestali suscettibile di comportare una perdita di reddito, è anche ricordato che la Politica agricola comune prevede meccanismi di finanziamento per attuare misure volte a garantire il rispetto degli standard comunitari, in particolare nell'ambito del regolamento sul sostegno allo sviluppo rurale. Con riferimento alle misure di protezione delle acque sotterranee, è poi precisato, «sarà responsabilità degli Stati membri individuare le proprie priorità e i propri progetti».

Ad eccezione dei nitrati e dei pesticidi, il testo approvato non impone norme uniche europee ma tende ad armonizzare i metodi di misura degli inquinanti potenziali. La direttiva, inoltre, non impedisce agli Stati membri di mantenere o introdurre misure di protezione più rigorose. Le norme dovranno essere riviste sei anni dopo l'entrata in vigore della direttiva e, in seguito, ogni sei anni. Gli Stati membri avranno due anni per trasporre questa direttiva nel proprio diritto nazionale.

Link utili

Progetto comune di direttiva adottato dal comitato di conciliazione
Direttiva che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque (testo consolidato)

Riferimenti

Christa KLASS (PPE/DE, DE)
Relazione sul progetto comune, approvato dal comitato di conciliazione, di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla protezione delle acque sotterranee dall'inquinamento e dal deterioramento
Procedura: Codecisione, terza lettura
Dibattito: 12.12.2006
Votazione: 12.12.2006

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SOCIETÀ DELL'INFORMAZIONE


TV e nuovi media senza frontiere ma con la pubblicità

Il Parlamento si è espresso sulla proposta volta ad attualizzare la direttiva "TV senza frontiere" per tenere conto dell'evoluzione tecnologica e promuovere opere europee. Pur mantenendo l'affollamento pubblicitario al 20%, porta a ogni 30 minuti la cadenza degli spot. Pubblicità e televendite andranno nettamente distinte dai programmi e il product placement sarà consentito a determinate condizioni. Particolare attenzione è rivolta alla tutela dei minori da contenuti pornografici e violenti.

La Commissione europea ha presentato una proposta di aggiornamento della cosiddetta direttiva “TV senza frontiere” del 1989 che intende alleggerire la normativa che grava sui fornitori europei di servizi televisivi e di tipo televisivo e rendere più flessibile il finanziamento dei contenuti audiovisivi con nuove forme di pubblicità. La proposta prevede l'introduzione di pari condizioni di concorrenza per tutte le società che forniscono servizi di tipo televisivo, indipendentemente dalla tecnologia utilizzata per distribuirli. Questo nuovo approccio politico, secondo la Commissione, dovrebbe accelerare l'avvento di un mercato unico uniforme dei servizi televisivi e di tipo televisivo e promuovere l'industria europea dei contenuti.

Adottando la relazione di Ruth HIERONYMI (PPE/DE, DE), il Parlamento ricorda anzitutto che i servizi di media audiovisivi «sono nel contempo beni culturali ed economici». L'importanza crescente che rivestono per le società e la democrazia, soprattutto a garanzia della libertà dell'informazione, del pluralismo delle opinioni e dei mezzi di informazione, l'istruzione e la cultura, pertanto, giustifica l'applicazione e il rispetto di norme specifiche a tali servizi. In particolare «affinché siano preservate le libertà e i diritti fondamentali» e sia garantita la protezione dei minori e delle persone vulnerabili o disabili. A suo parere, inoltre, per assicurare la trasparenza e la prevedibilità sui mercati dei media e abbassare le barriere d'accesso, «occorre rispettare i principi fondamentali del mercato comune», come la legislazione sulla concorrenza e la parità di trattamento, «tenendo conto dell'importanza di condizioni omogenee e di un autentico mercato europeo della radiodiffusione».

La direttiva, andando oltre il settore televisivo "classico", abbraccia quindi tutti i servizi media audiovisivi. Un emendamento precisa che con "servizio di media audiovisivo" si intende un servizio «prestato sotto la responsabilità editoriale di un fornitore di servizi di media» e il cui obiettivo principale è la fornitura «di programmi» consistenti in immagini animate, sonore o non, al fine di informare, intrattenere o istruire il grande pubblico, attraverso reti di comunicazioni elettroniche «e/o comunicazioni commerciali audiovisive». In tale definizione, è inoltre aggiunto, non rientrano né i servizi nei quali la fornitura di contenuto audiovisivo è secondaria e non costituisce la finalità principale dei servizi stessi, né la stampa nei formati cartaceo ed elettronico.

I deputati modificano anche le definizioni di servizi lineari e servizi a richiesta (on demand) proposte dalla Commissione. Pertanto, con "trasmissione televisiva" o "servizio lineare", si dovrà intendere un servizio di media audiovisivo nel quale «una sequenza cronologica di programmi è trasmessa a un numero indeterminato di potenziali telespettatori, in un dato momento deciso dal fornitore di servizi di media sulla base di un palinsesto fisso dei programmi». Fra i servizi lineari, un emendamento precisa che, attualmente, si annoverano in particolare la televisione analogica e digitale, il live streaming (trasmissione continua in diretta), il webcasting (trasmissione televisiva su internet) e il video a richiesta in differita.

Con “servizio a richiesta" o "servizio non lineare", si intende invece un servizio di media audiovisivo «costituito da un'offerta di contenuti audiovisivi compilata o elaborata da un fornitore di servizi di media e nel quale l'utente richiede individualmente la fornitura di un particolare programma, sulla base di una gamma di contenuti e in un momento scelto dall'utente», o che non è contemplato dalla definizione di servizio lineare. Questa distinzione tra tipo di servizi è necessaria in quanto i fornitori di servizi on demand saranno sottoposti a una normativa più flessibile rispetto a quelli che propongono servizi lineari che, invece, dovranno rispettare una normativa più rigorosa.

Norme "etiche" rigorose per la pubblicità

Le "comunicazioni commerciali audiovisive" sono definite dai deputati come immagini in movimento, sonore o meno, che «sono trasmesse come parte di un servizio di media audiovisivo o, nel caso di canali dedicati alle televendite, come un servizio di media audiovisivo», allo scopo di promuovere, direttamente o indirettamente, le merci, i servizi o l'immagine di una persona fisica o giuridica che esercita un'attività economica. Gli Stati membri dovranno anzitutto assicurare che queste comunicazioni rispettino «i principi stabiliti dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea».

Più in particolare, le comunicazioni commerciali audiovisive non devono violare la dignità umana, offendere discriminando la razza, il genere, la nazionalità, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale, incoraggiare comportamenti pregiudizievoli per la salute o la sicurezza oppure per la protezione dell'ambiente. Non devono poi violare i diritti dei bambini. E' anche precisato il divieto di qualsiasi forma di comunicazione commerciale audiovisiva avente per oggetto sigarette e altri prodotti a base di tabacco. Le comunicazioni commerciali sulle bevande alcoliche, inoltre, «non devono rivolgersi ai minori né incoraggiare il consumo smodato di tali bevande». I deputati introducono anche il divieto di pubblicità per medicinali e cure mediche che si possono ottenere esclusivamente su prescrizione medica.

Propongono poi un emendamento che stabilisce il divieto della pornografia - «incluse le rappresentazioni suscettibili di incitare all'odio fondato sul sesso» - in tutte le forme di comunicazione commerciale e di televendita.  Queste, inoltre, non devono arrecare un pregiudizio morale e fisico ai minorenni e, pertanto, non sono consentite pubblicità volte ad «esortare i minorenni ad acquistare un prodotto o un servizio, né quelle che li incoraggiano a persuadere i loro genitori o altri» ad acquistarli. Non possono neanche sfruttare la particolare fiducia che essi ripongono nei genitori, negli insegnanti o in altre persone, né mostrare minori che si trovano in situazioni di pericolo.

Ma non solo, facendo proprio un emendamento proposto dal PPE/DE e dall'ALDE/ADLE, il Parlamento chiede agli Stati membri di incoraggiare i fornitori di servizi media ad elaborare un codice di condotta concernente i programmi per bambini che contengono o sono interrotti da pubblicità, sponsorizzazioni o qualunque altra forma di commercializzazione di cibi e bevande «malsani e inadeguati, come quelli ad elevato contenuto di grassi, zuccheri e sale, e di bevande alcoliche».

Chiara distinzione tra pubblicità e programmi

Ai sensi della proposta di direttiva, le comunicazioni commerciali devono essere chiaramente identificabili come tali e, aggiungono i deputati, «distinguibili dal contenuto editoriale». Fermo restando l'uso di nuove tecniche pubblicitarie, è anche precisato, la pubblicità televisiva, le televendite e le telepromozioni «devono essere nettamente distinte dal resto della programmazione con mezzi ottici e/o acustici e/o spaziali. Dette comunicazioni, inoltre, «devono rispettare l'integrità e le interruzioni naturali del programma durante il quale sono trasmesse».

E' anche precisato che sono proibite le comunicazioni commerciali «occulte» e quelle che ricorrono a «tecniche subliminali». A quest'ultimo proposito, i deputati precisano che «il volume sonoro della pubblicità, nonché dei programmi o delle sequenze che la precedono e la seguono, non deve superare il volume medio di altri parti del programma». Tale obbligo, è anche precisato, implica sia la responsabilità dei pubblicitari sia quella delle emittenti, «che devono assicurarsi che i pubblicitari lo rispettino allorché forniscono i loro messaggi».

Spot ogni 30 minuti e massimo 20% di pubblicità all'ora

Accogliendo un emendamento avanzato da PPE/DE e ALDE/ADLE, il Parlamento chiede che la pubblicità e gli spot di televendita possano essere inseriti solo «tra» i programmi ma, che a determinate condizioni, possano anche essere inseriti «nel corso» di un programma «in modo tale che non ne siano pregiudicati l'integrità - tenuto conto degli intervalli naturali dello stesso - e i diritti degli aventi diritto». Più precisamente, accogliendo un emendamento avanzato dall'ALDE/ADLE con un solo voto di scarto (324 favorevoli, 323 contrari e 12 astenuti), il Parlamento propone che la trasmissione di film realizzati per la televisione (eccettuate le serie televisive, i programmi a puntate, i programmi di intrattenimento leggero e i documentari), di opere cinematografiche, di programmi per bambini e di notiziari possa essere interrotta da pubblicità e/o televendite «una volta ogni segmento programmato di 30 minuti». La proposta della Commissione prevedeva la possibilità di un'interruzione ogni 35 minuti, mentre gli orientamenti del Consiglio prevedono pause pubblicitarie ogni 30 minuti. La commissione cultura invece proponeva interruzioni ogni 30 minuti per i programmi di bambini e i notiziari di una durata superiore alla mezz'ora e ogni 45 minuti per i film televisivi, i film e le opere teatrali, i concerti e le opere liriche.

Come proposto dalla Commissione, il Parlamento conferma che «in una data ora di orologio», il tempo di trasmissione dedicato alle forme brevi di pubblicità, come gli spot pubblicitari, «non può superare il 20%». Tale disposizione, statuisce però un emendamento proposto dall'ALDE/ADLE e accolto dall'Aula, non si applica ai messaggi diffusi dall'emittente che pubblicizza i propri programmi, alle televendite, ai programmi sponsorizzati nonché, ove applicabile, agli inserimenti di prodotti. Gli spot pubblicitari e di televendita isolati, inoltre, devono restare un'eccezione, ad esclusione di quelli inseriti nei programmi sportivi.

Diversi emendamenti tesi a rendere meno frequenti e meno lunghe le interruzioni pubblicitarie sono stati respinti dall'Aula. E' il caso, ad esempio, della proposta della GUE/NGL di imporre un termine di 20 minuti tra ogni successiva interruzione all'interno di un programma con spot pubblicitari o di telepromozioni o televendite. Non è stato nemmeno accolto un emendamento avanzato dal PSE di includere le telepromozioni nel tetto del 20% orario, di fissare al 20% del tempo di trasmissione quotidiana la proporzione massima di trasmissione destinata agli spot di televendita e pubblicitari e alle altre forme di pubblicità nonché di limitare al 15% del tempo di trasmissione quotidiano la durata complessiva degli spot pubblicitari.

Product placement vietato in principio, ma possibile in film e fiction

I concetti di "inclusione di prodotti" e di "inserimento di temi" sono precisati da un emendamento. Si tratta di un «intervento di un'impresa o di un organismo qualsiasi nella sceneggiatura di un film o di una fiction al fine di promuovere un prodotto, un servizio o una marca». I deputati, in proposito, pongono il principio di vietare queste pratiche, in particolare nei notiziari e nei programmi di attualità, nei programmi per bambini, nei documentari e nei programmi di consulenza. In deroga a questo principio, tuttavia, prevedono che gli Stati membri possano autorizzare espressamente l'inserimento di prodotti in opere cinematografiche, in film e in serie per la televisione e in trasmissioni sportive. Oppure se si tratta di "aiuti alla produzione", ossia qualora non siano effettuati pagamenti, ma determinati beni o servizi siano forniti gratuitamente in vista del loro inserimento in un programma. Non è invece stato accolto dal Parlamento un emendamento presentato dalla GUE/NGL che intendeva vietare ai servizi media audiovisivi per bambini l'inserimento di prodotti.

D'altra parte, il Parlamento propone che ai programmi contenenti l'inserimento di prodotti venga imposto di rispettare una serie di requisiti. Ad esempio, occorre che il loro contenuto e, nel caso della radiodiffusione televisiva, la loro programmazione, non siano in alcun caso influenzati in modo tale da compromettere la responsabilità e l'indipendenza editoriali del fornitore dei servizi di media. I programmi, inoltre, non devono invitare direttamente all'acquisto, al noleggio o alla locazione di beni o servizi, in particolare facendo specifici riferimenti promozionali a tali beni o servizi e non debbono mettere «indebitamente in evidenza» il prodotto in questione.

E' poi necessario che i telespettatori siano chiaramente informati dell'inserimento di prodotti e, a tal fine, tali programmi devono poter essere «opportunamente identificati» all'inizio e alla fine del programma e con un segnale almeno ogni 20 minuti nel corso del programma. In ogni caso, i programmi non possono contenere inserimento di prodotti o aiuti alla produzione per tabacco o sigarette oppure di prodotti che provengono da imprese la cui attività principale è la produzione o la vendita di sigarette o altri prodotti del tabacco. E neppure di medicinali specifici o cure mediche disponibili esclusivamente su prescrizione medica.

Sì allo sponsoring, ma a determinate condizioni

La proposta di direttiva prevede anche che i servizi di media audiovisivi o i programmi sponsorizzati debbano rispettare una serie di prescrizioni. Più precisamente, secondo la formulazione proposta dai deputati, il contenuto dei servizi e, nel caso della radiodiffusione televisiva, la programmazione, non devono in alcun caso essere influenzati in modo da compromettere la responsabilità e l'indipendenza editoriale del fornitore di servizi di media. Inoltre, i telespettatori devono essere chiaramente informati dell'esistenza di un accordo di sponsorizzazione. Pertanto, i programmi sponsorizzati devono essere chiaramente identificati come tali attraverso l'indicazione del nome, del logo e/o di qualsiasi altro simbolo dello sponsor, ad esempio un riferimento ai suoi prodotti o servizi o un adeguato segno distintivo, all'inizio, durante e/o alla fine dei programmi.

D'altra parte è sancito il divieto di sponsorizzare servizi o programmi da parte di imprese la cui attività principale è la produzione o la vendita di tabacco o altri prodotti a base di tabacco. Inoltre, se è consentita la promozione del nome o dell'immagine di un impresa che produce e vende farmaci o cure mediche, è vietata quella relativa a medicinali specifici o cure mediche che si possono ottenere solamente previa prescrizione medica. Infine, notiziari e programmi di attualità non possono essere sponsorizzati.

Una televisione responsabile che tutela minori e disabili. No a violenza e pornografia.

In forza a un emendamento, gli Stati membri dovranno adottare le misure atte a garantire che le trasmissioni dei fornitori di servizi di media soggetti alla loro giurisdizione «non contengano alcun programma che possa nuocere gravemente allo sviluppo fisico, mentale o morale dei minorenni», in particolare programmi che contengano scene pornografiche o di violenza gratuita. Dovranno altresì assicurare che non sia trasmessa in alcun caso della pedopornografia, «pena sanzioni di tipo amministrativo e penale».

I deputati, inoltre, invitano la Commissione e gli Stati membri a incoraggiare le parti interessate dell'industria dei media e promuovere, quale ulteriore misura di tutela dei minori, un sistema comunitario di identificazione, valutazione e filtraggio di contenuti. A loro parere occorre anche promuovere misure per dare ai genitori e alle badanti migliori possibilità di controllo sui programmi che contengono violenza gratuita e pornografia. A tale fine, propongono i deputati, occorrerebbe riflettere sulla fattibilità tecnica e giuridica di una segnaletica armonizzata dei contenuti.

Gli Stati membri, inoltre, dovrebbero promuovere la produzione e la programmazione di programmi idonei ai minori e atti a migliorare le loro conoscenze sui mezzi di comunicazione. D'altra parte, con un emendamento, i deputati chiedono agli Stati membri di adottare misure atte a garantire che i servizi di media audiovisivi «diventino gradualmente accessibili per le persone con disabilità visiva e auditiva».

Mercato unico dell'audiovisivo e promozione delle opere europee

In forza al principio del paese d'origine, nel quadro del mercato comune, tutte le trasmissioni aventi la loro origine nella Comunità e che devono essere captate nella medesima, in particolare quelle destinate ad un altro Stato membro, devono rispettare le normative che lo Stato membro d'origine applica alle trasmissioni per il pubblico nel suo territorio. Gli Stati membri devono quindi assicurare la libertà di ricezione e non ostacolare la ritrasmissione sul proprio territorio di trasmissioni televisive provenienti da altri Stati membri per ragioni attinenti ai settori coordinati dalla direttiva.

Ma sono previste delle deroghe eccezionali a questo principio nel rispetto di precise condizioni e, al riguardo, è anche definita una procedura per comporre le controversie che prevede anche una sorta di "legittimazione" da parte della Commissione delle misure prese dagli Stati membri. Questi ultimi d'altra parte, conservano la facoltà di richiedere ai fornitori di servizi di media soggetti alla loro giurisdizione di rispettare norme più particolareggiate o più rigorose nei settori disciplinati dalla direttiva e, aggiungono i deputati, «purché tali norme non siano in contrasto con i principi generali del diritto dell'UE».

Inoltre, «in virtù del principio del libero accesso all'informazione» sancito dalla Carta dei diritti fondamentali, e fatti salvi gli accordi contrattuali esistenti tra gli organismi di radiodiffusione, ciascuno Stato membro dovrà provvedere a che, ai fini della realizzazione di brevi estratti dell'attualità, compresi gli estratti destinati a trasmissioni transfrontaliere, le emittenti stabilite in altri Stati membri non siano private dell'accesso, a condizioni eque, ragionevoli e non discriminatorie, ad avvenimenti di grande interesse pubblico trasmessi da un'emittente soggetta alla loro giurisdizione. L'emittente che concede l'accesso, è peraltro precisato dai deputati, «ha diritto a un adeguato compenso per i costi tecnici sostenuti». Mentre le emittenti possono scegliere liberamente brevi estratti dell'attualità a partire dal segnale dell'emittente di trasmissione, ma hanno l'obbligo di indicare almeno la fonte. Tali estratti, puntualizza un emendamento, «sono utilizzati esclusivamente per i notiziari di carattere generale».

Gli Stati membri, inoltre, devono assicurare che i fornitori di servizi di media soggetti alla loro giurisdizione promuovano, ove possibile e con i mezzi adeguati e tenendo debito conto dei diversi strumenti di fornitura, «lo sviluppo e la produzione di opere europee e l'accesso alle stesse». Per quanto riguarda i servizi di media audiovisivi non lineari, è puntualizzato da un emendamento, il sostegno e la promozione potrebbero assumere la forma di un numero minimo di opere europee proporzionale alla resa economica, oppure di una quota minima di opere europee e di opere europee create da produttori indipendenti dalle emittenti nei cataloghi di "video su richiesta", o ancora di una presentazione attraente delle opere europee e di opere create da tali produttori indipendenti nelle guide elettroniche ai programmi.

Pluralismo dei media e posizioni dominanti

Un emendamento afferma che per promuovere un'industria audiovisiva europea forte, competitiva e integrata e potenziare il pluralismo dei media in tutta l'Unione europea, permane essenziale che solo uno Stato membro abbia la competenza giurisdizionale su un fornitore di servizi di media audiovisivi e che il pluralismo dell'informazione sia un principio fondamentale dell'Unione europea. I deputati ritengono pertanto essenziale che «gli Stati membri impediscano l'emergere di posizioni dominanti che comportino limitazioni del pluralismo e della libertà dell'informazione nei media nonché dell'informazione in genere, ad esempio adottando misure per garantire un accesso non discriminatorio alle offerte di servizi di media audiovisivi nel pubblico interesse (tra l'altro, attraverso obblighi di ridiffusione)».

Link utili

Proposta della Commissione
Orientamento generale del Consiglio
Attuale direttiva sulla TV senza frontiere (testo consolidato)
Sito della Commissione sulla TV senza frontiere
Schema di disegno di legge recante disposizioni per la disciplina del settore televisivo nella fase di transizione alla tecnologia digitale (DDL Gentiloni)
Decreto Legislativo 31 luglio 2005, n. 177: "Testo unico della radiotelevisione"

Riferimenti

Ruth HIERONYMI (PPE/DE, DE)
Relazione su sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica la direttiva 89/552/CEE del Consiglio relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti l'esercizio delle attività televisive
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 12.12.2006
Votazione: 13.12.2006

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GIOVENTÙ


Internet a misura di bambini, una mappa per navigare in sicurezza

Il Parlamento raccomanda il lancio di campagne di sensibilizzazione e di formazione sui possibili rischi di Internet e chiede la promozione di iniziative volte ad agevolare l'accesso alla Rete, evitando nel contempo i contenuti nocivi, in particolare attraverso il ricorso a sistemi di filtraggio. Sostiene anche l'istituzione di un nome di dominio di secondo livello generico - come .KID.eu - «riservato ai siti controllati in permanenza che si impegnino a rispettare i minori e i loro diritti».

Internet è diventato il mezzo di comunicazione preferito, soprattutto tra i giovani, visto che è accessibile a scuola, nei cybercafé e dai telefoni cellulari di terza generazione. Occorre quindi che l'Unione proponga una serie di misure a livello europeo, che garantiscano una protezione minima alle persone maggiormente vulnerabili e ai minori che si trovano di fronte, con sempre maggiore frequenza a immagini nocive (violente o pornografiche).

Adottando la relazione di Marielle DE SARNEZ (ALDE/ADLE, FR), il Parlamento ha approvato la posizione comune del Consiglio in merito a una raccomandazione che affronta le questioni dell'alfabetizzazione mediatica, della classificazione dei contenuti audiovisivi, dell'immagine dei sessi quale presentata nei mezzi di comunicazione e nella pubblicità e del diritto di rettifica. La raccomandazione, che riprende numerosi suggerimenti avanzati dal Parlamento in prima lettura, invita gli Stati membri, l'industria e le parti interessate, nonché la Commissione, ad accrescere la tutela dei minori e a rispettare la dignità umana nel settore della radiodiffusione e di Internet. Propone poi che gli Stati membri prendano in considerazione l'introduzione di misure concernenti il diritto di rettifica in relazione ai mezzi di comunicazione in linea.

Una migliore informazione e una migliore formazione

La raccomandazione invita gli Stati membri a realizzare campagne di informazione che sensibilizzino i cittadini in merito ai possibili rischi di Internet e a prevedere la distribuzione di kit informativi su come navigare in tutta sicurezza, come proteggersi grazie ai sistemi di filtraggio e come denunciare o segnalare contenuti dannosi grazie a numeri telefonici appositi che d'ora in poi saranno garantiti in tutti gli Stati membri. Inoltre gli Stati membri dovranno assicurare agli insegnanti e ai formatori una formazione permanente sull'uso di Internet e sui pericoli presenti negli spazi di discussione come i forum e le chat. Le informazioni così disponibili dovranno permettere agli utenti di Internet (genitori, insegnanti, minori, ecc.) di determinare quali sono i contenuti e i servizi di qualità accessibili in piena sicurezza.

Una migliore responsabilizzazione

Il testo insiste sull'esigenza di responsabilizzare i professionisti, affinché compiano ogni sforzo possibile per evitare discriminazioni, non utilizzino contenuti illeciti o pregiudizievoli e consentano la loro segnalazione, oltre ad adottare un'etichetta di qualità dei provider dei servizi. A tale scopo, viene chiesto loro di promuovere iniziative volte ad agevolare l'accesso a Internet, evitando nel contempo i contenuti nocivi, segnatamente attraverso l'implementazione di sistemi di filtraggio o la realizzazione di segni descrittivi comuni o di messaggi di avvertimento (tutte queste misure sono indicate a titolo di esempio nei due allegati alla raccomandazione).

E' poi raccomandato di prendere in esame nei servizi audiovisivi e d'informazione in linea mezzi efficaci per evitare e combattere la discriminazione basata sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni, l'handicap, l'età o le tendenze sessuali e «per promuovere un'immagine diversificata e realistica delle possibilità e attitudini degli uomini e delle donne nella società».

Diritto di rettifica nei mezzi di comunicazione in linea

La raccomandazione intende consentire l'esercizio di un diritto di rettifica in tutti i mezzi di comunicazione in linea. Tale diritto è già esercitato in maniera soddisfacente con riferimento alla stampa scritta e ai servizi audiovisivi nell'insieme degli Stati membri. Sarebbe quindi opportuno stabilire, a livello europeo, i principi minimi per l'esercizio del diritto di rettifica con riferimento a tutti i mezzi di comunicazione elettronici (Internet, telefoni cellulari).

Il controllo delle misure garantito dalla Commissione

La raccomandazione apporta elementi integrativi alla possibilità, concessa alla Commissione, di prevedere la realizzazione di un numero verde europeo per sensibilizzare i cittadini sulle modalità di presentazione delle denunce e sui sistemi di filtraggio, e di sostenere l'istituzione intende studiare la possibilità di sostenere l'istituzione di un nome di dominio di secondo livello generico «riservato ai siti controllati in permanenza che si impegnino a rispettare i minori e i loro diritti», quale ".KID.eu". Accoglie inoltre positivamente il fatto che la Commissione abbia intenzione di presentare una relazione sull'applicazione e l'efficacia delle misure previste nella raccomandazione e di riesaminarla all'occorrenza.

Link utili

Posizione comune del Consiglio
Parere del Parlamento in prima lettura

Riferimenti

Marielle DE SARNEZ (ALDE/ADLE, FR)
Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione di una raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla tutela dei minori e della dignità umana e al diritto di rettifica relativamente alla competitività dell'industria europea dei servizi audiovisivi e d'informazione in linea
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 12.12.2006

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TRASPORTI


Semaforo verde alla patente di guida europea

Il Parlamento ha adottato la direttiva che istituisce un modello unico europeo di patente di guida che, sostituendo gli oltre 110 modelli esistenti, avrà la forma di una carta di credito e potrà essere dotata di un microchip. Pur lasciando un certo margine di manovra, fissa dei limiti d'età per l'abilitazione alla guida dei diversi veicoli e prevede misure per contrastare il "turismo delle patenti". Si applicherà sei anni dopo l'entrata in vigore, ma talune disposizioni dopo solo due anni.

La proposta di direttiva ha l'obiettivo di attualizzare la normativa vigente, aggiungendovi le disposizioni necessarie per far fronte alle esigenze di una società estremamente mobile nell'Unione europea allargata, accrescendo nel contempo le misure antifrode e migliorando la sicurezza stradale. A seguito dell’adozione in prima lettura sono stati avviati intensi negoziati fra il Parlamento europeo, la Commissione e le Presidenze di turno del Consiglio. Nella sostanza, il Parlamento è stato in grado di far valere il proprio punto di vista. Il Consiglio ha, infatti, accolto (integralmente o in linea di massima) 77 dei 94 emendamenti adottati dal Parlamento in prima lettura e nel caso di altri importanti emendamenti è stato possibile raggiungere un compromesso.

Per tali ragioni il Parlamento ha fatto propria la relazione di Mathieu GROSCH (PPE/DE, BE) che raccomandava l'approvazione della posizione comune. Una proposta di respingere l'adozione della posizione comune non è stata accolta dall'Aula con 67 voti favorevoli, 483 contrari e 13 astensioni. La direttiva potrà quindi entrare presto in vigore e gli Stati membri avranno quattro anni per recepirla nel proprio diritto nazionale. Le sue disposizioni si applicheranno dopo sei anni dalla sua entrata in vigore, anche se talune di esse saranno applicabili dopo soli due anni. Tra queste ultime vi è l'obbligo imposto agli Stati membri di riconoscere reciprocamente le rispettive patenti di guida.

La direttiva si pone l'obiettivo di sostituire gli oltre 110 modelli di patente in circolazione con un modello unico in formato carta di credito al fine di agevolare i controlli. Entro sei anni dall’entrata in vigore della direttiva, il nuovo modello deve essere introdotto sia per le nuove emissioni sia nel caso di sostituzione per furto, smarrimento o similari. Nelle patenti di guida, gli Stati membri potranno inserire un supporto di memorizzazione (microchip). In ogni caso, la direttiva non pregiudica qualsiasi diritto relativo all’abilitazione alla guida acquisito in data antecedente all’applicazione della stessa. Inoltre, gli Stati membri dovranno garantire che entro ventisei anni dalla data di entrata in vigore della direttiva, tutte le patenti in circolazione saranno conformi al modello europeo.

Il provvedimento stabilisce inoltre che, dopo sei anni dalla sua entrata in vigore, le patenti avranno una validità amministrativa limitata. Per le patenti a ciclomotori (AM), motocicli con o senza side car e i veicoli a tre ruote (A1, A2, A) e per gli autoveicoli che, in linea di massima, non superano i 3.500 chili (B1, B e BE), la validità è fissata a 10 anni, estendibili a 15 se uno Stato membro lo desidera. Limitando il periodo di validità delle patenti, sarà inoltre possibile procedere all’aggiornamento dei dati e della fotografia del titolare, nonché introdurre regolarmente nuovi elementi di sicurezza. Ciò non significa - sottolinea il relatore - che l’Unione europea debba necessariamente prescrivere nuovi esami attitudinali, medici o oculistici. In caso di rinnovo della patente, gli Stati membri saranno liberi di decidere se richiedere o meno tali esami. 

La direttiva fissa anche dei limiti d'età, differenziati per categoria di autoveicoli, per poter ottenere una patente di guida ma agli Stati membri è comunque lasciato un certo margine di manovra per innalzare o abbassare l'età minima. Per i veicoli a due ruote, sotto l’auspicio del Parlamento, è stato sostanzialmente definito il principio dell’accesso graduale che, pur attribuendo agli Stati membri una certa flessibilità per quanto riguarda l’età minima, prevede che per essere autorizzato a guidare motoveicoli di cilindrata superiore, il motociclista deve avere precedentemente acquisito esperienza su veicoli a due ruote di cilindrata inferiore.

A tale riguardo, è fondamentale che vengano istituite categorie A1 e A2 attraenti e armonizzate a livello europeo, e che negli Stati membri, nella fase di passaggio alla categoria superiore, sia possibile introdurre corsi di formazione in alternativa alle prove d’esame. Inoltre, è innalzato a 24 anni il limite di età qualora si intenda accedere direttamente alla guida di veicoli di cilindrata superiore (in assenza di esperienza preliminare). Per i ciclomotori viene poi introdotta una nuova categoria europea AM, per la quale è richiesto il superamento di una prova teorica. L’obiettivo è quello di aumentare la sicurezza stradale proprio per quei motociclisti più giovani che sono maggiormente esposti ai pericoli.  

La direttiva contiene delle disposizioni volte a contrastare il cosiddetto "turismo delle patenti di guida", ossia il comportamento di un cittadino che, obbligato a restituire la patente nel proprio paese a causa di una violazione grave, riesce a conseguirne una nuova in un altro Stato membro, che il proprio paese d’origine è costretto a riconoscere. Accogliendo la proposta del Parlamento, la direttiva impone a uno Stato membro di rifiutare il rilascio della patente di guida a un richiedente la cui patente sia limitata, sospesa o ritirata in un altro Stato membro. Gli Stati membri, inoltre, dovranno assistersi reciprocamente nell'attuazione della direttiva e in caso di rilascio, sostituzione, rinnovo o cambio di una patente di guida, sono tenuti a verificare con gli altri Stati membri se vi siano ragionevoli motivi di supporre che il richiedente sia già titolare di un'altra patente di guida. Per agevolare tale cooperazione, tramite lo scambio di dati, è istituita una rete UE delle patenti di guida.

Mentre per le patenti di guida è previsto il riconoscimento reciproco, attualmente non esiste alcuna normativa armonizzata riguardo agli esaminatori di guida. La direttiva disciplina quindi in modo dettagliato i requisiti richiesti agli esaminatori di guida, definendo in tal modo i principi fondamentali, quali la formazione iniziale e i requisiti necessari in termini di garanzia di qualità e formazione continua.

Riguardo ai rimorchi, la proposta della Commissione era molto restrittiva: per tutti i rimorchi di peso superiore a 750 kg era richiesta la patente di tipo B+E (e relative prove d’esame). Il Parlamento è riuscito a far accettare la norma in base alla quale il possessore di una patente di tipo B è autorizzato a guidare una combinazione contenente un rimorchio con massa massima autorizzata superiore a 750 kg, purché la massa massima autorizzata di tale combinazione non superi i 4250 kg.  Qualora la combinazione superi i 3500 kg, gli Stati membri potranno richiedere il completamento di un corso di formazione e/o una prova d’esame. Nel caso degli autocaravan, il Consiglio non ha accettato di introdurre un sistema simile e quindi il limite di peso per la categoria B rimane fissato a 3500 kg. 

Link utili

Posizione comune del Consiglio
Prima lettura del Parlamento

Riferimenti

Mathieu GROSCH (PPE/DE, BE)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la patente di guida
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 13.12.2006
Votazione: 14.12.2006

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Auto meno inquinanti con l'Euro 5

Confermando l'accordo raggiunto con il Consiglio, il Parlamento ha approvato il regolamento che definisce norme armonizzate sulla costruzione degli autoveicoli al fine di garantire il funzionamento del mercato interno e fornire, al tempo stesso, elevati livelli di protezione dell’ambiente riguardo alle emissioni nell’atmosfera. Il nuovo standard Euro 5, che taglia ulteriormente le emissioni, si applicherà dal settembre 2009 ma, come richiesto dai deputati, è già previsto l'Euro 6 dal 2014.

I limiti di emissione per autovetture Euro 4, sono entrati in vigore, per le nuove omologazioni tipo, il 1° gennaio 2005 ma alcuni Stati membri, per accelerare l’introduzione di veicoli più puliti, avevano già tentato la strada degli incentivi fiscali. Vi era quindi il rischio che gli Stati membri introducessero incentivi fiscali basati su valori limite diversi, frammentando così il mercato unico. La proposta di regolamento fissa le norme fondamentali sulle emissioni dei veicoli, mentre le caratteristiche tecniche saranno indicate dalle misure d’attuazione.

A seguito di un negoziato informale, i deputati e il Consiglio hanno raggiunto l'accordo su un pacchetto di emendamenti di compromesso che, ricalcando in gran parte i suggerimenti esposti dalla relazione di Matthias GROOTE (PSE, DE), è stato approvato dal Parlamento con 540 voti favorevoli, 87 contrari e 9 astensioni, permettendo così l'adozione definitiva, in prima lettura, del provvedimento e la sua rapida entrata in vigore. Sarà d'applicazione dopo 18 mesi e un giorno a partire dalla sua entrata in vigore.

Più in particolare il regolamento fissa i requisiti per l’omologazione di autoveicoli e pezzi di ricambio, come gli strumenti di ricambio per il controllo dell'inquinamento, riguardo alle loro emissioni. Sono quindi definiti i limiti alle emissioni nell'ambito dello standard Euro 5 e, come richiesto dai deputati, anche la norma Euro 6, che la Commissione non aveva trattato nella sua proposta. Il provvedimento fissa inoltre norme sulla conformità in condizioni d’uso, la durata dei dispositivi antinquinamento, i sistemi diagnostici di bordo (OBD), la misurazione del consumo di carburante e l’accessibilità delle informazioni per la riparazione e la manutenzione del veicolo agli operatori indipendenti.

Il regolamento si applicherà agli autoveicoli delle categorie M1 (veicoli progettati e costruiti per il trasporto di persone, aventi al massimo otto posti a sedere oltre al sedile del conducente), M2 (veicoli progettati e costruiti per il trasporto di persone, aventi più di otto posti a sedere oltre al sedile del conducente), N1 (veicoli commerciali leggeri) e N2 (veicoli per il trasporto di merci medi) con massa di riferimento non superiore a 2.610 chili. D'altra parte, un costruttore può richiedere che l'omologazione concessa a norma del regolamento in esame sia estesa a veicoli con una massa di riferimento non superiore a 2840 chili.

Nuovi limiti alle emissioni

Riguarda all'Euro 5, che sarà applicabile dal settembre 2009, sono fissati i seguenti limiti per i veicoli privati:

-          Monossido di carbonio (CO): 1000 mg per i motori ad accensione comandata (in genere a benzina) e 500 per i motori ad accensione spontanea (in genere i diesel)
-          Idrocarburi totali (THC): 100 mg per i motori a benzina
-          Idrocarburi diversi da metano (NMHC): 68 mg per i motori a benzina
-          Ossido di azoto (NOx): 60mg per i motori a benzina e 180mg per i diesel
-          Idrocarburi totali+ ossidi di azoto: 230 mg per i motori diesel
-          Particolati (MP): 5 mg per entrambi i tipi di motore (che corrisponde a una riduzione dell'80% rispetto alla norma Euro 4 che prevede 25 mg).

Ai veicoli di peso superiore a 2.500 chili concepiti per i veicoli atti ad adempiere a specifiche esigenze sociali (per il trasporto dei disabili, per esempio), questi limiti si applicheranno a partire dal settembre 2010. I fuoristrada, o SUV, dovranno invece conformarsi alla norma a partire dal 2012.

La norma Euro 6, riduce fino a 80 mg le emissioni di ossido di azoto e fino a 170 mg quelle di idrocarburi totali e di ossidi di azoto da parte dei motori diesel.

Accessibilità alle informazioni per gli operatori indipendenti

In forza al regolamento, i costruttori dovranno consentire anche agli operatori indipendenti, attraverso siti web e in modo facile, rapido e non discriminatorio rispetto a quello consentito ai concessionari/meccanici autorizzati, un accesso illimitato alle informazioni sulla riparazione e la manutenzione dei veicoli tramite una funzione di ricerca standardizzata. Per agevolare il conseguimento di tale obiettivo, le informazioni dovranno essere presentate in conformità dei requisiti tecnici del formato OASIS. I costruttori dovranno inoltre fornire agli operatori indipendenti e ai concessionari/meccanici autorizzati anche la documentazione formativa disponibile. D'altra parte, è anche stabilito che i costruttori possono fatturare «spese ragionevoli e proporzionate» di accesso alle informazioni per la riparazione dei veicoli.

Incentivi finanziari

Gli Stati membri potranno introdurre incentivi finanziari per la produzione in serie di autoveicoli conformi al regolamento e alle sue misure di attuazione. Tali incentivi, tuttavia, saranno validi per tutti i veicoli nuovi posti in vendita sul mercato di uno Stato membro che soddisfano - in anticipo rispetto ai tempi definiti - almeno le prescrizioni fissate in materia di emissione, e dovranno avere una durata limitata., Per ogni tipo d’autoveicolo, inoltre, questi incentivi, non dovranno essere superiori al costo supplementare dei dispositivi tecnici montati per soddisfare i limiti delle emissioni fissati, installazione compresa.

Link utili

Proposta della Commissione
Direttiva concernente il ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri relative alle misure da adottare contro l'inquinamento atmosferico con le emissioni dei veicoli a motore (testo consolidato)

Riferimenti

Matthias GROOTE (PSE, DE)
Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'omologazione degli autoveicoli riguardo alle emissioni e all'ottenimento di informazioni sulla riparazione del veicolo e che modifica la direttiva 72/306/CEE e la direttiva .../.../CE
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 12.12.2006
Votazione: 13.12.2006

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CONSIGLIO EUROPEO


Risultati del Vertice europeo e bilancio della Presidenza Finlandese

Si è tenuto in Aula un ampio dibattito sugli esiti del Vertice dei Capi di Stato e di governo, l'ultimo sotto Presidenza finlandese, tracciando anche un bilancio delle attività UE negli ultimi sei mesi. Allargamento, immigrazione, politica energetica, relazioni con la Russia e Trattato Costituzionale, sono stati i principali temi trattati. Molti deputati hanno salutato i successi ottenuti con gli accordi sulla direttiva servizi, sul regolamento REACH e sul settimo programma quadro di ricerca.

Dichiarazione del Consiglio

Matti VANHANEN ha anzitutto voluto ringraziare il Presidente Borrell e il Parlamento per l'eccellente collaborazione e il lavoro svolto, sottolineando in particolare i successi ottenuti con REACH, la direttiva servizi e il Settimo programma quadro di ricerca. In proposito ha evidenziato come il Parlamento sia diventato un forum in cui è possibile trovare soluzioni a situazioni complesse, assumendo così un ruolo fondamentale nella politica europea.

In merito ai risultati del Vertice, il Primo Ministro ha evidenziato che l'UE deve rimanere aperta a nuovi membri, restando però vigile sul rispetto dei criteri di adesione e si è detto lieto che i Capi di Stato e di governo non abbiano affrontato il tema dei confini dell'UE, in quanto questi sono determinati solo dai suoi valori. Si è quindi rammaricato che non è stato possibile trovare una soluzione al problema apertosi con la Turchia, ma ha riaffermato che il futuro di tale Paese è nell'Unione europea.

Riguardo al Trattato Costituzionale, il Primo Ministro ha sottolineato che «l'atmosfera è cambiata» e molti iniziano a riconoscerne i meriti. Ha quindi posto in luce il dilemma riguardo al fatto che, da un lato, non è possibile ripresentare lo stesso testo agli Stati membri che l'hanno respinto ma, dall'altro, non è nemmeno possibile ricominciare tutto daccapo dopo che si era trovato un equilibrio condiviso, soprattutto sulle questioni istituzionali. Si è anche detto contrario a «spezzettare» il Trattato, ricordando che 16 Stati membri - che con Bulgaria e Romania diventeranno 18 - l'hanno già ratificato.

Il Primo Ministro si è poi rammaricato che non sia stato possibile trovare un accordo per ricorrere alla "clausola passerella" nelle materie che sono ancora sottoposte alla regola dell'unanimità nel campo della Giustizia e degli affari interni. Tale regola, ancora cara a taluni Stati membri e definita «irragionevole» dal Primo Ministro, impedisce i progressi in tale politica, mentre il ricorso alla maggioranza qualificata potrebbe contribuire a migliorare il processo decisionale e rispondere alle aspettative dei cittadini.

Sull'immigrazione, il Primo Ministro ha rimarcato che non si tratta solo di un problema legato al controllo delle frontiere, ma va delineata una politica ampia che tenga anche conto della situazione esistente nei paesi d'origine e di transito.  D'altra parte, ha sottolineato l'importanza dell'innovazione per sostenere la crescita economica ed ha posto in luce che il Vertice ha indicato il cammino verso una politica energetica comune che sia anche attiva nella lotta al cambiamento climatico.

Il Primo Ministro ha poi voluto mettere in luce l'importanza di un'Europa che parla con una sola voce nel mondo e, in proposito, ha ricordato quanto accaduto in merito al Libano e alla Russia. Quest'ultima, d'altra parte, è stata definita un partner strategico dell'UE con il quale occorre migliorare le relazioni. Ma ha anche sottolineato il messaggio chiaro trasmesso durante il Vertice di Lahti al Presidente Putin in merito alle preoccupazioni europee sul rispetto dei diritti umani in Russia.

Ha quindi evidenziato la necessità di raggiungere un forte accordo che ponga le basi per una cooperazione in campo economico e energetico e che scongiuri la negoziazione di singoli accordi bilaterali con i diversi Stati membri dell'UE.

Dichiarazione della Commissione

José Manuel BARROSO ha anzitutto evidenziato come il Vertice abbia dimostrato che l'Europa può fare progressi. Le questioni trattate, ha aggiunto, richiedono azioni ambiziose e coerenti di lungo periodo. Sottolineando poi il crescente ruolo del Parlamento, ha rilevato l'importanza del consenso tra le istituzioni UE per realizzare progressi che producano situazioni vincenti per tutti, come nel caso della direttiva Servizi, REACH, del 7PQ e dell'allargamento. Per poter funzionare con successo, tuttavia, l'Europa bisogno di cambiamenti strutturali.

Il Presidente della Commissione ha quindi messo in luce l'esigenza di giungere «a un rinnovato consenso» sull'ampliamento, sulla base di una strategia comune che veda un'Europa "aperta" ma con capacità d'integrazione, tenendo conto del consenso dell'opinione pubblica e delle aspirazioni dei paesi candidati. Ha poi evidenziato la necessità di rendere l'Europa capace di reagire ai problemi che si pongono a livello internazionale e, in proposito, ha criticato il fatto che taluni Stati membri - nell'ambito della Giustizia e degli affari interni - continuano ad opporsi al ricorso alla "clausola passerella" che permetterebbe di affrontare meglio la lotta al terrorismo.

Ha poi rilevato l'importanza di una politica che promuova l'innovazione e ha espresso l'auspicio che l'Istituto europeo di Tecnologia possa iniziare al lavorare nel 2008. Sottolineando quindi i successi ottenuti dall'UE con l'approvazione del 7PQ, del Fondo sulla globalizzazione e della Politica di coesione, ha affermato che resta ancora molto da fare.

Ha quindi insistito sulla necessità di un'azione forte a favore dell'energia e dei cambiamenti climatici, nonché di giungere ad una migliore coerenza e determinazione in politica estera. Il Presidente ha quindi concluso, accennando al Trattato costituzionale e alla necessità delle riforme: «l'Europa del futuro non può essere costruita con gli strumenti del passato». Si è quindi detto certo che l'Unione farà notevoli progressi nel 2007 ma «tutti dobbiamo essere all'altezza».

Interventi in nome dei gruppi

Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, DE) ha ringraziato la Presidenza per l'impegno profuso nel corso del semestre e per i successi ottenuti, in particolare con l'adozione della direttiva servizi, REACH e il 7PQ. Ha poi aggiunto che il Parlamento dovrebbe essere orgoglioso poiché ha assunto un ruolo sempre più importante. In merito alla Russia, il leader dei popolari ha affermato che è necessario un partenariato ma che non è possibile barattare la sicurezza dell'approvvigionamento energetico con i diritti umani. Si è anche detto contrario ad accordi bilaterali. Ha poi giudicato positivo il compromesso cui si è giunti riguardo alla Turchia, precisando che il suo gruppo è favorevole al partenariato ma tale Paese deve rispettare gli impegni.

Ha quindi salutato con favore lo strumento per la promozione dei diritti umani che consentirà all'UE di agire in tutto il mondo, anche finanziariamente, senza il consenso degli Stati in cui si intende intervenire. In merito all'immigrazione, ha sottolineato la necessità di impedire i drammi umani che si consumano alle frontiere dell'UE e, quindi, di aiutare i paesi di provenienza per dare una prospettiva ai loro cittadini.

Sul Trattato costituzionale, invece, ha espresso l'auspicio che il 25 marzo prossimo sia indicata la direzione verso cui andare. Infine, nel ricordare che il 9 gennaio il suo gruppo eleggerà un nuovo Presidente, il deputato ha voluto ringraziare, uno a uno, gli altri leader dei gruppi politici, nonché il Presidente del Parlamento europeo. Ha quindi concluso affermando che è la fiducia a permettere di realizzare il sogno di un'Europa democratica che difende i suoi valori.

Martin SCHULZ (PSE, DE) ha subito salutato l'eccellente lavoro della Presidenza finlandese. Il deputato ha poi sottolineato che il Vertice ha riconosciuto la responsabilità dell'Europa sull'ampliamento e l'importanza dello stesso. Tuttavia, si è detto contrario a nuove adesione senza una riforma dell'UE che ne garantisca l'efficacia, anche perché le aspettative dei cittadini possono essere soddisfatte con il Trattato costituzionale. Dopo aver sottolineato la necessità di regolamentare l'immigrazione, anche legale, ha definito «un'occasione sprecata» il fatto che i Capi di Stato e di governo non si siano accordati per applicare la clausola passerella in materia di Giustizia e affari interni.

Il leader socialdemocratico ha poi voluto evidenziare il «più grande successo dalla creazione del mercato interno» ottenuto con l'adozione della direttiva servizi che, partendo come un progetto neoliberista, è diventata una normativa responsabile in materia sociale. Ha anche salutato l'adozione di REACH che è riuscito a conciliare gli interessi dell'industria con quelli dei consumatori. Dopo aver reso omaggio al Presidente del PPE/DE per la sua abilità politica e la sua correttezza, ha infine ringraziato il Presidente Borrell e anche tutti gli interpreti, «eroi senza i quali il lavoro al Parlamento sarebbe impensabile».

Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) ha voluto sottolineare i grandi successi ottenuti dalla Presidenza finlandese: l'accordo sulla comitatologia che ha "aperto" il processo legislativo, la sistematica pubblicazione delle decisioni che ha permesso di conoscere le posizioni dei leader europei, l'accordo sulla direttiva servizi e il processo di ampliamento. Ha però deplorato che la Presidenza sia stata sconfitta sulla clausola passerella, affermando che «non possiamo attendere un nuovo trattato».

In merito all'immigrazione, il leader liberaldemocratico ha affermato che si insiste troppo sulla sicurezza e troppo poco sugli aspetti umanitari. Ha quindi accolto con favore l'iniziativa della Presidenza volta a creare un legame più forte tra i problemi dell'immigrazione e la politica estera e di sviluppo, nonché a voler trattare dell'immigrazione legale.

Non basta proteggere le coste, ha insistito; occorre offrire prospettive di pace, ad esempio in Darfur o in Palestina, per frenare l'immigrazione clandestina. Infine, rilevando il successo dell'ampliamento, ha sottolineato che non è stato ancora capito dai cittadini e che quindi bisogna moltiplicare gli sforzi per spiegarlo meglio. 

Anche Brian CROWLEY (UEN, IE) ha ringraziato la Presidenza per il lavoro svolto ed ha salutato il successo del Vertice, caratterizzato dalle quattro "c": «coerenza, coordinamento, cooperazione e consenso». Ma contrariamente a quanti lo hanno preceduto, il deputato ha ammonito contro il ricorso alla passerella in materia di Giustizia e affari interni, affermando che se non vi è accordo tra gli Stati membri non è possibile agire. Si è anche detto contrario all'armonizzazione fiscale e alla volontà di taluni di legare la riforma del bilancio alla Costituzione.

D'altra parte, ha accolto con favore la solidarietà dimostrata nei confronti della Polonia nel problema con la Russia. In materia di immigrazione, ha sottolineato la necessità di esaminare le ragioni per le quali la gente fugge dal proprio paese. Al riguardo, ha citato il caso del genocidio in Darfur che «è stato dimenticato da tutti, ONU compresa».

Anche Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT) ha ringraziato la Presidenza «per i suoi sforzi generosi fatti su temi molto importanti: l'immigrazione, la Costituzione, i cambiamenti climatici». Ha però auspicato che, «con un sano realismo nordico», anche in Finlandia si giungesse alla conclusione che «l'energia nucleare non ha proprio niente a che vedere con la risoluzione dei cambiamenti climatici o delle emissioni», come «chiaramente dimostrano», i ritardi nella nuova centrale, i costi proibitivi e le grandi difficoltà di realizzazione e la «serie di incidenti passati totalmente sotto silenzio in vari luoghi europei».

Si è quindi detta perplessa in merito all'andamento del dibattito che definisce questo come un Consiglio verso l'Europa dei risultati. Ha infatti spiegato che, sulla questione dell'immigrazione la precedente Presidenza finlandese a Tampere aveva realizzato dei risultati maggiori. Mentre sulla questione dell'ampliamento, ha ricordato che, prima dell'entrata di Finlandia, Svezia e Austria, il Parlamento aveva condotto «una grandissima battaglia» per fare in modo che il tema della Costituzione e il tema del rinnovamento istituzionale «venisse prima e fosse fatto meglio rispetto ad un ampliamento fatto alla "va vite" e sicuramente non positivo per la maggior parte dei nostri cittadini». Sulla questione della Costituzione, inoltre, «siamo arrivati all'ovvietà», ossia che il testo che è stato respinto dai referendum non sarà lo stesso che dovrà essere realizzato, mentre è anche ovvio «che dovremo cercare delle alleanze dentro e fuori le istituzioni europee per arrivare a risolvere il grande problema delle riforme istituzionali».

Rammentando poi che li suo gruppo si era detto convinto che prima della sua adesione era necessario risolvere il problema della divisione di Cipro, la deputata ha affermato che «oggi noi ereditiamo questa mancanza di capacità di soluzione dell'Unione europea nel suo complesso». Dicendosi quindi contraria all'idea che la Turchia debba rimanere un partner senza aderire all'UE e sostenendo che ai Balcani bisogna dare «senza ambiguità» una prospettiva di ampliamento, ha affermato di non poter approvare «questa ipocrisia che viene venduta come una grande novità» secondo la quale parlare oggi di riforma costituzionale significa mettere in qualche modo un ostacolo all'ampliamento, «perché così non è e così non deve essere». In tema dei rapporti con la Russia, la deputata ha sostenuto che occorre essere assolutamente coscienti del fatto che «la migliore politica da presentare rispetto a Puttin è una politica che ci renda il più possibile autonomi» riducendo  quindi del 30% i nostri consumi e lanciando con ancora più convinzione le energie rinnovabili.

Infine, la deputata ha voluto ringraziare il Presidente del PPE/DE e gli ha fatto i migliori auguri per il suo futuro «che in parte dipende dal mio», (visto che anch'essa è candidata alla Presidenza del Parlamento nel gennaio prossimo, ndr). In proposito, ha espresso l'auspicio che egli sarà «un vero combattente per l'Europa», perché «questo Parlamento ne ha veramente bisogno». Ha infine auspicato che, se il Parlamento lo eleggerà, lasci anche da parte «alcuni accenti un pochino troppo vicini a una religione, che non fanno bene né all'Europa né al Parlamento».

Dopo aver ringraziato il Presidente del Parlamento, il Segretariato generale e il Presidente del PPE/DE, Sylvia-Yvonne KAUFMANN (GUE/NGL, DE) ha ringraziato anche la Presidenza, precisando di non averne sempre condiviso le posizioni, in particolare sulla direttiva servizi e su REACH che dimostrano un'impostazione neoliberista. Si è quindi detta d'accordo sulla politica della porta aperta in materia di allargamento, precisando che dev'essere chiaro che essa riguarda tutti i paesi europei che condividono i valori dell'UE e che rispettano i criteri di adesioni.

In proposito ha affermato che il Trattato di Nizza non costituisce una buona base per nuove adesioni e che è necessaria una riforma ampia e profonda per dotare l'UE della capacità d'integrazione. Esprimendo quindi l'auspicio che la Presidenza tedesca riuscirà a trovare una soluzione, ha affermato che è decisivo offrire una risposta adeguata ai cittadini che collegano le aspettative personali alle prospettive dell'Unione. Pertanto, occorre mettere la giustizia sociale al centro del processo.

Nigel FARAGE (IND/DEM, UK) ha stigmatizzato il fatto che il Presidente del Consiglio UE ha promosso la ratificata del Trattato costituzionale nonostante la maggioranza dei suoi cittadini fossero contrari. Ha quindi condannato la «disonestà intellettuale» di molti leader europei che proseguono nell'integrazione europea a prescindere dalla volontà popolare. Dicendosi quindi contrario a ulteriori ampliamenti, alla clausola passerella, alla politica energetica europea e al rafforzamento della PESC, si è detto lieto che la popolazione britannica «non abbia alcun interesse per quanto avviene nell'Aula del Parlamento».

Link utili

Conclusioni della Presidenza, Consiglio europeo di Bruxelles - 14-15 dicembre 2006

Riferimenti

Relazione del Consiglio europeo e dichiarazione della Commissione - Riunione del Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2006-12-18&
Dichiarazione della Presidenza in carica del Consiglio - Semestre di attività della Presidenza finlandese
Dibattito: 18.12.2006

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ALLARGAMENTO


No a nuove adesioni senza "capacità d'integrazione"

Il Parlamento ha adottato due relazioni che chiedono di procedere, prima delle prossime elezioni europee, alle necessarie riforme istituzionali per migliorare il sistema e la capacità d'integrare nuovi Stati membri all'UE. I deputati desiderano inoltre che al Parlamento sia conferito il diritto di pronunciarsi sull'opportunità o meno di avviare i negoziati d'adesione. Sono anche affrontate le questioni legate all'adesione di Turchia, Croazia e dei paesi dei Balcani occidentali.

Adottando con 398 voti favorevoli, 99 contrari e 36 astensioni la relazione di Alexander STUBB (PPE/DE, FI), il Parlamento riconosce che al momento l'Unione incontra difficoltà a rispettare gli impegni assunti nei confronti dei paesi dell'Europa sud-orientale, perché la sua attuale struttura istituzionale, finanziaria e politica, non è adatta per ulteriori allargamenti e deve essere migliorata.

Secondo i deputati, una condizione per il successo dell'allargamento, è data dalla "capacità d'integrazione" (e non dalla "capacità di assorbimento") dei paesi candidati da parte dell'UE. Questo concetto, è precisato, non rappresenta un nuovo criterio di adesione, mentre la responsabilità di migliorare tale capacità incombe all'Unione e non ai paesi candidati. La relazione specifica poi che la nozione di "capacità d'integrazione", implica che le istituzioni europee, dopo l'allargamento, devono essere in grado di funzionare in modo efficiente e democratico, finanziare adeguatamente le proprie attività con risorse sufficienti e sviluppare gli obiettivi politici dell'Unione.

Ribadendo che il trattato di Nizza non offre più una base adeguata per ulteriori allargamenti, i deputati ritengono che l'Unione, al fine di garantire la capacità d'integrazione, debba prendere decisioni in merito alla sostanza delle riforme che intende attuare «prima che abbiano luogo adesioni future». In tale contesto, sottolineano anche che è essenziale tener conto del possibile impatto che i nuovi Stati membri avranno sulle capacità istituzionali, finanziarie e decisionali dell'UE. La relazione, in proposito, elenca tutta una serie di riforme che possono consentire di procedere con ulteriori allargamenti, tra le quali, un nuovo sistema di voto a maggioranza qualificata e l'estensione dei campi in cui applicarlo, il rafforzamento del ruolo del Parlamento nel processo decisionale, la modifica del sistema di rotazione delle Presidenze del Consiglio, la creazione di un Ministro degli affari esteri, l'ulteriore modifica della composizione della Commissione e il potenziamento del ruolo del suo Presidente.

I deputati ribadiscono, quindi, la loro convinzione che l'allargamento deve andare di pari passo con l'approfondimento dell'Unione «se non si vogliono compromettere gli obiettivi del processo d'integrazione europeo», e che una soluzione costituzionale debba essere presa prima delle prossime elezioni europee del 2009, affinché l'Unione possa onorare gli impegni presi verso i paesi candidati, ed essere pronta ad accoglierli.

Si dicono anche convinti che, se venisse rettificato il trattato costituzionale, sarebbe rinforzata anche la capacità d'integrazione dell'UE, soprattutto dopo il suo indebolimento a seguito della bocciatura del trattato da parte della Francia e dai Paesi Bassi. Infine, i deputati ritengono che il parere conforme del Parlamento debba applicarsi sia alla decisione di avviare negoziati di adesione sia alla loro conclusione.

Anche con la relazione di Elmar BROK (PPE/DE, DE) - adottata con 481 voti favorevoli, 66 contrari e 38 astensioni - il Parlamento ribadisce l'inadeguatezza del Trattato di Nizza ed esorta quindi i Capi di Stato e di governo a concludere il processo costituzionale entro la fine del 2008 - quindi prime delle prossime elezioni europee - per consentire all'Unione di lavorare con più efficacia e trasparenza e più democraticamente, «come presupposto necessario per ulteriori allargamenti» e per evitare ritardi nei negoziati di adesione in corso.

Per il Parlamento, ogni futuro processo di allargamento, richiederà un'analisi più approfondita rispetto al passato relativamente alla capacità d'integrazione dell'Unione, dal punto di vista istituzionale, finanziario e politico. Riconosce peraltro che si può sempre trarre insegnamenti dalle passate esperienze e, in particolare, in merito alla necessità di giudicare ciascun paese in base ai suoi meriti e di negoziarne l'adesione rispettando un calendario basato sui criteri di Copenaghen, nonché «la necessità di evitare di indicare troppo presto una data per l'adesione definitiva». In proposito, ritiene che negli allargamenti precedenti non sia stata rivolta sufficiente attenzione, nelle fasi iniziali, ai progressi nel campo della giustizia, della corruzione e dei diritti fondamentali.

In merito alla controversa adesione della Turchia all'UE, i deputati rilevano che il ritmo delle riforme politiche in tale paese ha subito un rallentamento e confermano le lacune nel processo di riforma. In proposito, insistono affinché la Turchia rettifichi e applichi pienamente il "Protocollo di Ankara", che estende l'accordo di associazione CE-Turchia ai dieci nuovi Stati membri, compreso Cipro. Rammaricandosi inoltre che gli sforzi della Presidenza finlandese volti a trovare una soluzione per superare la «situazione di stallo» e ad attenuare l'isolamento dei turco-ciprioti che vivono nella parte Nord dell'isola non abbiano avuto successo, invitano la Turchia a cooperare in modo costruttivo per garantire la piena applicazione del protocollo addizionale nei tempi più brevi. D'altra parte, il Parlamento sottolinea che il rifiuto turco di rispettare pienamente i termini del protocollo addizionale «mette seriamente in pericolo il buon andamento dei negoziati di adesione».

Il Parlamento, d'altra parte, apprezzando i continui progressi compiuti dalla Croazia verso l'integrazione nell'UE, invita i negoziatori di entrambe le parti, «a mantenere lo slancio raggiunto in questi negoziati», auspicandone una rapida conclusione. Anche le «chiare prospettive di adesione, che il Vertice UE di Salonicco ha offerto ai paesi dei Balcani occidentali» sono ricordate dalla relazione. In proposito, ribadisce il proprio impegno ad appoggiare appieno tali prospettive, «per consolidare la stabilità e la pace nella regione». Ricordano poi ai governi di questi paesi, che ognuno di loro sarà valutato sulla base dei propri meriti, e che ciò determinerà i tempi della loro effettiva integrazione nell'UE.

Il Parlamento, infine, invita nuovamente la Commissione e il Consiglio a presentare, per tutti i paesi europei attualmente senza prospettive di adesione all'Unione europea, proposte volte ad avviare strette relazioni bilaterali o multilaterali con l'UE, conformi alle loro esigenze ed interessi specifici. In tale contesto, suggerisce di considerare l'istituzione, quale parte di una strategia di vicinato rafforzata, di una politica regionale globale dell'UE nella grande regione del Mar Nero, per poter costruire relazioni economiche e politiche bilaterali o multilaterali più forti con tutti i paesi della regione, in particolare per quanto riguarda il libero scambio, gli investimenti, la sicurezza energetica e la politica in materia d'immigrazione.

Dibattito

Interventi dei relatori

Elmar BROK (PPE/DE, DE), relatore sulla comunicazione della Commissione concernente la strategia di allargamento e le sfide principali, ha ricordato che «l'ampliamento è stata la politica di maggior successo dell'UE per l'economia, un contributo significativo per l'unificazione dell'Europa che ha agito da incentivo maggiore per il processo di riforma per i Paesi candidati».

Guardando ai futuri allargamenti, ha proseguito, «stiamo decidendo per una vera Unione politica che riguarda in particolare il ruolo dell'Europa nel mondo oppure rimanere un mero progetto economico». La scelta dovrà essere fatta e andrà di pari passo con la necessità di rivedere gli attuali accordi istituzionali come auspicato dalla Costituzione. Inoltre, «bisogna essere chiari su quanto si vuole offrire ai Paesi che desiderano entrare a far parte dell'Unione.

Abbiamo già offerto alcune prospettive a taluni Paesi dei Balcani e dobbiamo rispettare gli impegni presi. Bisogna però guardare oltre la possibilità di un vero partenariato, cercando altre forme di cooperazione multilaterale che possono essere offerte ora e non dopo quindici anni di negoziati». Sono inoltre necessari chiarimenti all'interno dell'Unione per scongiurare crisi interne e vicoli ciechi e abbiamo quindi bisogno delle revisioni istituzionali offerte dalla Costituzione.

Per quanto riguarda la Turchia, il relatore ha precisato che «è un vero peccato che gli obblighi legali non siano attualmente adempiuti» ma, ha aggiunto, «quello che sta accadendo ora non significa che la Turchia potrà rinviare per sempre il soddisfacimento dei propri obblighi legali».

Secondo Alexander STUBB (PPE/DE, FI), relatore sugli aspetti istituzionali della capacità dell'Unione europea di integrare nuovi Stati membri, cinque sono i punti principali della sua relazione.

In primo luogo, è necessario un cambiamento nella terminologia: da "politica dell'assorbimento" a "politica dell'integrazione". Infatti, ha spiegato, «nessuno desidera essere "assorbito" dall'Unione europea». In secondo luogo, «bisogna essere sensibili ai vari interessi e modi di pensare sia di coloro che desiderano un più ampio allargamento senza un approfondimento politico sia di coloro che vogliono opporvisi ma anche di coloro che sono contrari ad entrambi gli approcci». Queste posizioni non sono nuove, sono sempre esistite e ogni nuovo ampliamento è sempre stato preceduto da un approfondito dibattito istituzionale. «Ora, abbiamo bisogno di una Costituzione prima di proseguire l'allargamento» ha aggiunto.

Il terzo punto riguarda una definizione di capacità di integrazione che, ha spiegato, non è una condizione per l'ampliamento ma piuttosto un criterio, e copre temi istituzionali, di bilancio e linee di condotta. Il quarto punto consiste nell'assicurarsi che vi sia un adeguato dibattito pubblico sull'allargamento. A tale proposito, deplorando il fallimento del Consiglio in tale campo, nonostante le varie occasioni disponibili per avviare un dibattito pubblico, ha invitato il Consiglio «a fare il proprio lavoro e dar prova di pensiero strategico». L'ultimo punto riguarda invece la necessità di una Costituzione prima del 2009. In conclusione, l'oratore ha ribadito che «l'allargamento è la migliore politica che l'Unione europea abbia mai avuto a disposizione. Ha portato pace, prosperità, sicurezza e stabilità».

Dichiarazione del Consiglio

Intervenendo in nome della Presidenza finlandese, Paula LEHTOMÄKI, ha dichiarato che «l'allargamento è parte essenziale del processo di integrazione europea» e la prospettiva dell'adesione ha sempre incoraggiato i Paesi candidati a proseguire sulla strada delle riforme. Grazie all'allargamento, l'Unione è diventata un grande attore dello scacchiere internazionale, aiutando i mercati a rispondere alle sfide della globalizzazione. Adesso noi abbiamo pace, stabilità, democrazia, rispetto delle leggi e prosperità e quindi «dobbiamo assicurare che questo successo continui».

L'Unione deve proseguire sulla via dell'allargamento «un processo aperto e obiettivo, senza restrizioni o condizioni inutili. Dobbiamo prestare attenzione a ciò che ha significato nella pratica l'allargamento. La capacità di assorbimento dell'Unione «non costituisce un criterio per l'adesione e non deve diventarlo». Tuttavia, la capacità di integrazione va tenuta in considerazione per assicurare il successo dell'allargamento.

L'Unione deve anche far fronte ai propri impegni, in particolare nei Balcani. Per quanto riguarda invece la Turchia, «la Presidenza Finlandese ha fatto tutto il possibile per proseguire i negoziati. Siamo soddisfatti della decisione presa lunedì al Consiglio in quanto rappresenta una base sulla quale procedere». Progressi nel processo di adesione possono essere compiuti mediante riforme interne che soddisfino i criteri di adesione. Concludendo il suo intervento ha ricordato che «siamo in un momento faticoso per l'allargamento e dobbiamo cercare di superarlo fornendo informazioni tempestive ed accurate».

Dichiarazione della Commissione

Olli REHN ha ringraziato la Presidenza per le decisioni prese al Consiglio di lunedì, in particolare per la decisione di procedere nei negoziati con la Turchia. Esse sono «un segnale chiaro alla Turchia che se non rispetta gli impegni, avrà conseguenze nel processo di adesione» e la decisione presa «dimostra che l'Unione è in grado di prendere decisioni in materie delicate senza che ciò possa generare crisi».

Sottolineando che l'Unione deve assicurare la sua capacità di funzionare nonostante l'integrazione di nuovi membri, il commissario ha ricordato che «rischiamo di aumentare la confusione nei cittadini e danneggiare la credibilità nei Paesi candidati. Dobbiamo rinnovare il consenso sull'allargamento, combinando i due lati della moneta». La Commissione avvierà uno studio sull'impatto dell'allargamento e valuterà le implicazioni finanziarie (in particolare in settori quali l'agricoltura). Il commissario ha dichiarato che «i temi difficili, come le riforme giudiziarie e la lotta contro la corruzione devono essere esaminati nello stadio iniziale delle negoziazioni». Non si deve creare qualcosa di complicato, ha spiegato, perchè tutti siamo in favore della semplificazione.

«Qualcuno pensa che l'allargamento sia stato fatto senza approfondimento», ha affermato, invece l'UE «essendo riuscita a gestire questo processo in passato, sarà in grado di farlo ancora». Un nuovo accordo istituzionale deve essere pronto negoziato prima che un nuovo Paese entri nell'Unione. Una dichiarazione politica dovrà essere adottata a Berlino a marzo e gli altri nodi dovranno essere sciolti entro la fine del 2008. Il commissario ha concluso dicendo che «dobbiamo mantenere l'impeto dell'allargamento».

Interventi in nome dei gruppi

Íñigo MÉNDEZ DE VIGO (PPE/DE, ES) ha voluto enfatizzare come l'allargamento «rappresenti un fattore positivo per gli attuali Stati membri». Sfortunatamente, ha aggiunto, l'Unione non era pronta e «non si devono invitare ospiti a casa propria se tutto non è in ordine» e per essere preparati «è necessario il Trattato costituzionale». Ha tuttavia ammonito a conservare le parti principali della Costituzione preservando un «equo equilibrio». In conclusione, ha affermato che «non ci potranno essere futuri ampliamenti senza il Trattato costituzionale».

Per Hannes SWOBODA (PSE, AT), «molti credono che un'Unione più piccola sia migliore, mentre altri pensano che più è grande meglio sia». In concreto, bisogna che «l'Unione parli all'unisono», occorre privilegiare «la qualità e non la quantità» e, quindi, i principali elementi della Costituzione sono necessari. Tuttavia, anche i cambiamenti fondamentali nelle basi finanziarie dell'Unione erano necessari. Per quanto riguarda la Turchia, ha proseguito, tale Paese ha certamente adempiuto le sue obbligazioni, tuttavia a livello dell'Unione «anche noi dobbiamo fare il nostro lavoro a livello politico a Cipro». Riferendosi poi alla politica di vicinato, ha dichiarato che dovrebbe essere presa in considerazione una più ampia «visione di un'Europa più grande ed ampliata», per esempio una comunità UE-Mar Nero.

Annemie NEYTS-UYTTEBROECK (ALDE/ADLE, BE) ha voluto ricordare che il termine "capacità di assorbimento" è stato utilizzato «come una scusa per mettere in discussione l'ampliamento». Secondo l'oratrice i punti principali sono che «fino ad ora l'ampliamento è stato un successo innegabile». Ma occorre anche rispettare gli impegni assunti con la Croazia, i Balcani e la Turchia. Per quest'ultimo Paese, ha voluto ribadire il proprio appoggio alla Commissione per come ha proseguito i negoziati «non chiudendo la porta ma agendo in modo giusto ed equilibrato». Infine, per la deputata, l'Unione deve procedere ad «una riforma delle sue istituzioni prima dell'allargamento».

Joost LAGENDIJK (Verdi/ALE, NL) ha sottolineato che ogni paese candidato «deve essere giudicato per i suoi meriti» e che i temi più difficili non devono essere lasciati per ultimi. Per quanto riguarda invece la questione della "capacità di assorbimento" o della "capacità di integrazione" si è rammaricato che qualcuno utilizza tali termini «come argomentazioni contro l'ampliamento». Dicendosi favorevole alla candidatura dei Balcani e della Turchia, ha quindi voluto ribadire la sua convinzione che i prossimi allargamenti «non potranno funzionare con l'attuale struttura istituzionale». Inoltre, è necessario il supporto dei cittadini e, per ottenerlo, bisogna che i leader politici sappiano fornire «argomentazioni che pongano l'accento sugli interessi dell'Unione nel lungo periodo» e non solo dare ascolto agli ultimi sondaggi. Questo principio è ancora più valido per la Turchia in quanto «non possiamo dar seguito a voci o a timori all'interno dell'UE».

«L'ampliamento sta rallentando, lasciando un piccolo margine di manovra», così ha esordito Erik MEIJER (GUE/NGL, NL). «L'approccio neoliberale delle nostre economie», ha aggiunto, si preoccupa dei flussi migratori e delle condizioni di lavoro e di alloggio dei lavoratori migranti nonché dei diritti umani in Turchia e quindi «rischiamo di chiudere la porta a detti Paesi danneggiando così le loro aspettative».

Per Konrad SZYMAŃSKI (UEN, PL), «sventagliare la Costituzione come pretesto per rallentare l'ampliamento non è corretto» e lo stesso vale per la nozione di "capacità di integrazione". Si è successivamente chiesto «se l'allargamento rappresenta un tale successo, perché presentiamo relazioni con euroscetticismo codardo?», aggiungendo inoltre che l'Unione «sta forse cercando di fare troppo» e quindi dando vita ad aspettative troppo alte. In conclusione ha dichiarato che «i candidati devono semplicemente soddisfare le condizioni».

Secondo Georgios KARATZAFERIS (IND/DEM, EL) la relazione non è soddisfacente in quanto «non colma il gap istituzionale». Infatti, pur confermando la necessità di una Costituzione, non offre una visione per i futuri allargamenti. Per il deputato, d'altronde, il Trattato costituzionale dovrebbe prevedere una clausola per l'allargamento. Concludendo, ha deplorato la «mancanza di leadership politica» nella definizione dei confini dell'Unione.

Interventi dei deputati italiani

Per Mario BORGHEZIO (UEN, IT), «questo dibattito deve mandare alla Commissione una precisa indicazione, ovvero che essa deve subordinare il suo vasto programma di allargamento alla necessità di una strategia complessiva che riguarda il ruolo politico attuale e futuro dell'Unione europea». Ricordando che bisogna operare una scelta di contenuto geopolitico sui confini dell'Unione europea ha voluto sottolineare che «ciò è particolarmente vero e cogente per quanto riguarda il dossier più delicato, quello della Turchia, per il quale comincia finalmente a profilarsi la soluzione del partenariato privilegiato».

Il deputato si è detto d'accordo sul fatto che nella comunicazione della Commissione «manca un'adeguata riflessione su un aspetto fondamentale: il rischio che un ulteriore allargamento dell'Unione europea a cui non corrisponda un'adeguata capacità di integrazione politica, economica, finanziaria, ma anche culturale, abbia come conseguenza inevitabile l'indebolimento, se non il fallimento del progetto politico dell'Unione europea». A suo parere, infatti la Commissione, «non indica quale sarà l'impatto finanziario che esso potrà avere, mentre è assolutamente necessario averne contezza prima di ogni eventuale adesione».

Ricordando gli sforzi che ci attendono in seguito all'adesione di Bulgaria e Romania, ha quindi affermato che «è forse arrivato il momento di dire chiaramente ai paesi in attesa di adesione che per ora si aprono per essi delle prospettive diverse, come abbiamo indicato per la Turchia». Non bisogna dimenticarsi come sia stato difficile raggiungere un compromesso per le attuali prospettive finanziarie, che saranno riviste a breve.

In conclusione, ha voluto ricordare che la posizione di quei governi - «come il governo Prodi» - «è frutto di superficialità poco responsabile». Insistono infatti «ogni piè sospinto, sull'allargamento ai paesi balcanici senza avere in alcun conto queste oggettive difficoltà». L'eccessiva condiscendenza usata in passato nelle procedure di adesione su aspetti gravi come la corruzione e la criminalità, secondo il deputato, non può più essere tollerata se si vuole che «la costruzione europea continui a rispondere ai criteri e ai valori nei quali credono i nostri concittadini e i nostri popoli».

Replica del Consiglio

Rispondendo al dibattito, il Ministro ha enfatizzato la necessità di rassicurare sul fatto che l'Unione conserva la sua capacità di agire in tutte le situazioni. Ha quindi sottolineato che l'UE  «ha fatto il suo lavoro» in relazione alle questioni in corso e, in proposito ha ricordato ce è stato raggiunto un accordo sulla situazione economica di Cipro. Relativamente ai Paesi candidati, il Ministro ha dichiarato ancora una volta che devono soddisfare i criteri di adesione, e che il rispetto dei criteri deve essere oggettivo, aggiungendo che «crediamo nella volontà e nella capacità della Commissione di continuare nelle valutazioni».

Il trattato Costituzionale contiene molti elementi che sono importanti per migliorare la capacità di integrazione della UE e, al riguardo, il Ministro ha affermato che "dobbiamo credere e avere fiducia nella abilità della UE». Ha quindi proseguito sottolineando che le Costituzioni sono solo uno strumento necessario per la politica e gli impegni sui progetti europei sono necessari. Ha poi accennato al problema della politica di Buon Vicinato, concludendo che «una importante area politica tra di loro, non deve essere considerata come una sostituzione all'allargamento».

Replica della Commissione

Il Commissario Rehn, ha anzitutto puntualizzato che "in Europa ci sono due punti di vista che non si incontrano spesso, uno enfatizza il significato dell'allargamento, l'altro solo la capacità di assorbimento". In riferimento alla politica di Buon Vicinato e al rapporto della Commissione dell'8 novembre, ha sottolineato la varietà di relazioni esistenti con gli altri Paesi europei - Svizzera, EEA, e il Buon Vicinato-  ed ha enfatizzato il fatto che la politica di buon vicinato è «parallela ma distinta dal processo di  allargamento». Respingendo la proposta di includere tra i criteri di Copenhagen quello culturale, il commissario ha concluso citando il filosofo Becker che, sul giornale "Le Monde", ha ricordato che il Papa nel corso della sua recente visita in Turchia ha parlato di «miracolo europeo» perché «gli ex nemici sono diventati vicini». 

Link utili

Documento di Strategia del 2005 sull'ampliamento, presentato dalla Commissione
Comunicazione della Commissione concernente la strategia di allargamento e le sfide principali per il periodo 2006-2007
Prima lettura del

Riferimenti

Elmar BROK (PPE/DE, DE)
Relazione sulla comunicazione della Commissione concernente la strategia di allargamento e le sfide principali per il periodo 2006-2007
&
Alexander STUBB (PPE/DE, FI)
Relazione sugli aspetti istituzionali della capacità dell'Unione europea di integrare nuovi Stati membri
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 13.12.2006
Votazione: 13.12.2006

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ISTITUZIONI


Conferma dei nuovi commissari bulgaro e rumeno

L'Aula ha approvato a larghissima maggioranza la nomina di Meglena Kuneva e Leonard Orban come membri della Commissione a partire dal 1° gennaio 2007. La prima, di nazionalità bulgara, sarà responsabile della protezione dei consumatori, mentre il nuovo commissario rumeno avrà il portafoglio del multilinguismo. Il Consiglio potrà adesso procedere alla nomina formale dei commissari. E' anche stata approvata la nomina dei membri bulgaro e rumeno della Corte dei conti.

Nomina dei nuovi commissari

La nomina di Meglena Kuneva è stata approvata con 583 voti favorevoli, 21 contrari e 28 astensioni. Quella di Leonard Orban con 595 voti favorevoli, 16 contrari e 29 astensioni.

Nomina dei membri della Corte dei conti

Con 356 voti favorevoli, 229 contrari e 51 astensioni, il Parlamento ha dato parere favorevole alla nomina del membro rumeno della Corte, Ovidiu Ispir. Il membro bulgaro, Nadezhda SANDALOVA, ha invece ottenuto 561 voti favorevoli, 32 contrari e 38 astensioni.

Background - nomina dei commissari

Le audizioni dei commissari designati si sono svolte il 27 novembre scorso. Subito dopo lo scambio di vedute tra i candidati e i deputati, i presidenti delle rispettive commissioni parlamentari hanno indirizzato alla Conferenza dei Presidenti una lettera di valutazione sulle capacità e lo spirito europeo dei commissari designati.

Per i deputati della commissione per il mercato interno, Meglena Kuneva rispetta appieno le esigenze in termini di integrità personale, d'indipendenza e di competenza e possiede l'esperienza professionale richiesta. Nel corso dell'audizione, inoltre, ha dato prova di un forte impegno a favore della protezione dei consumatori in nome dei cittadini dell'UE, di un elevato livello di competenze sulle questioni tecniche nonché della volontà politica di concretizzare e di diffondere i vantaggi che offre una politica comunitaria dei consumatori.

I deputati della commissione cultura hanno sostenuto che Leonard Orban ha dato prova di elevate qualifiche politiche e di disporre ampiamente dell'idoneità e delle capacità, nonché di una grande ambizione a imparare e acquisire le conoscenze specialistiche relative al suo mandato.  Ritengono, inoltre, che appare particolarmente qualificato per gestire, in modo professionale, un portafoglio difficile. Tuttavia, proprio sul portafoglio, il mandato del commissario resta insufficientemente chiaro. Sono quindi state espresse delle preoccupazioni riguardo alla vaghezza delle sue competenze, mentre le rassicurazioni del Presidente Barroso non sono state ritenute sufficienti a chiarire la ripartizione del lavoro tra il commissario Figel, Orban e il Presidente stesso.

Lo scorso 28 novembre, prendendo atto delle valutazioni formulate dalle commissioni parlamentari, la Conferenza dei Presidenti dei gruppi politici aveva tratto un bilancio positivo delle audizioni dei commissari designati e confermato la data del 12 dicembre per la loro conferma da parte dell'Aula.

Il 30 novembre, il Parlamento ha adottato due relazioni che, pur sottolineando che vi sono ancora margini per migliorare il rispetto dei criteri di adesione, esprimevano l'auspicio che Bulgaria e Romania aderissero all'UE il 1° gennaio 2007.

Link utili

Audizione di Meglena Kuneva (versione francese e inglese)
Audizione di Leonard Orban (versione francese e inglese)

Riferimenti

Proposta di decisione - Nomina dei commissari bulgaro e rumeno
Procedura: Proposta di decisione
&
José Javier POMÉS RUIZ (PPE/DE, ES)
Relazione sulla proposta nomina di Nadezhda Sandolova a membro della Corte dei conti
&
Szabolcs FAZAKAS (PSE, HU)
Relazione su sulla proposta nomina di Ovidiu Ispir a membro della Corte dei conti
Procedura: Consultazione legislativa
Votazione: 12.12.2006

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DIRITTI UMANI


Milinkevich ha ricevuto il Premio Sacharov 2006

Nel corso di una cerimonia solenne, il Presidente del Parlamento ha consegnato il Premio Sacharov per la libertà di pensiero a Alexander Milinkevich, leader dell'opposizione bielorussa. Nel suo discorso, Milinkevich ha sottolineato l'oppressione che subisce il suo popolo ed ha ringraziato l'Unione europea per il suo sostegno. Fiducioso nel ritorno della democrazia nel suo Paese, ha anche chiaramente affermato la prospettiva europea della Bielorussia.

Il Presidente Josep BORRELL si è detto felice e onorato di ricevere quale vincitore del Premio Sacharov 2006, Alexander Milinkevich, leader delle forze democratiche unite in Bielorussia. Ha espresso particolare soddisfazione anche perché, a un certo momento, era apparso che non sarebbe potuto venire a Strsburgo per ritirare il Premio, come è successo d'altra parte a tanti altri vincitori, quali Aung San Suu Kyi e le Damas de Blanco. In proposito, ha voluto ricordare che i cittadini europei che vivono in Stati democratici danno troppo spesso per scontata la libertà, considerandola un fatto acquisito e dimenticando che miliardi di persone nel mondo ne sono invece privati.

Ha quindi sottolineato che l'Unione europea si fonda sul rispetto dei diritti umani e li difende nel mondo e, in tale contesto, il Premio Sacharov rappresenta il suo impegno in questo campo. Il Presidente ha poi affermato che tutti sanno che le elezioni presidenziali di marzo in Bielorussia non sono state libere e che alla missione di osservazione elettorale europea è stato impedito l'accesso. Ha pertanto voluto rendere omaggio a Alexander Milinkevich e al suo coraggio nello sfidare «l'ultima dittatura in Europa», definendolo «il simbolo della resistenza contro l'oppressione e la speranza in un futuro democratico». Ha in seguito ricordato che il Parlamento ha sempre difeso le forze democratiche in Bielorussia e condannato la violenza e gli arresti arbitrari.

Il Premio, ha aggiunto, è la manifestazione del sostegno a tutte le persone che continuano la lotta e - ricordando che il Parlamento, due anni fa, aveva conferito questo riconoscimento all'Associazione bielorussa dei giornalisti - il Presidente ha affermato che la situazione non è ancora migliorata. Ha quindi auspicato che in futuro la Bielorussia potrà condividere con l'Europa la libertà e la prosperità e, in conclusione, ha affermato che il Premio va alla speranza di una Bielorusia democratica e alle persone che affiancano Milinkevich in questa lotta.

Salutato dai deputati con una lunga standing ovation, Alexander Milinkevich ha anzitutto espresso la sua gratitudine più sincera al Parlamento per avergli assegnato il Premio Sacharov. Ha quindi sottolineato che, assieme a lui, il Premio è attribuito a tutto il popolo bielorusso e, in particolare, a tutti quelli che «continuano la lotta» per riportare il Paese «nella famiglia delle democrazie europee», anche a costo del proprio benessere personale, della libertà e della vita. Dopo aver ricordato che la Bielorussia, già nel XVI secolo, aveva elaborato un primo prototipo di costituzione democratica e che ha dato i natali a personaggi quali Apollinnaire, Chagall e Dostoïevski, ha sottolineato i sacrifici subiti dal suo popolo nel corso della Storia - segnatamente, durante la seconda guerra mondiale - e il milione di ebrei bielorussi sterminati nei campi nazisti. «Se bisogna meritare la libertà», ha quindi esclamato, «l'abbiamo meritata».

Ha poi affermato che, nel 1991, non è stato subito chiaro che la libertà e l'indipendenza «non sono la stessa cosa» e ancora oggi «lottiamo per la libertà e difendiamo l'indipendenza», anche «per i nostri figli» che hanno dato un grande contributo alla lotta per la libertà dopo le elezioni di marzo e che, per tale ragione, sono stati incarcerati e espulsi dalle università. Ciò nonostante, non hanno mai messo dubbio la correttezza della loro scelta e, ha aggiunto, «sono fiero di loro». Ha quindi ricordato che le autorità hanno proceduto ad arresti indiscriminati e che il 19 marzo non si aspettavano di vedere decine di migliaia di persone in piazza. Questa «è stata la nostra prima vittoria» ma ne occorreranno ancora molte altre «prima di porre fine a questo regime illegale».

Milinkevich ha dedicato poi il Premio all'ex candidato alle elezioni presidenziali, Kazoulin, sottolineando che si trova oggi in prigione e sta facendo uno sciopero della fame che gli ha fatto perdere 40 chili, nonché ad altri prigionieri politici. Il Premio, ha quindi affermato, è «un segno della presa di coscienza dell'Europa della situazione in Bielorussia» e «un formidabile esempio della politica morale» nonché del «riconoscimento del futuro europeo» del Paese. Dopo aver sottoscritto quanto affermato dal Premio Nobel Andreï Sacharov in merito alla «resistenza non violenta», ha affermato che «abbiamo tutto per vincere: la fede nel futuro europeo della Bielorussia, la solidarietà, l'audacia e l'esperienza». Ha poi sostenuto che la bandiera blu dell'Europa è diventata il simbolo di molti giovani, anche perchè, lo scorso marzo, sventolava assieme alla bandiera nazionale nella piazza.

Sottolineando poi la «propaganda incessante» subita negli ultimi dieci anni, Milinkevich ha citato nuovamente Sacharov: «la libertà di pensiero è la sola garanzia contro la contaminazione delle persone da miti collettivi che, nelle mani di ipocriti perfidi e di demagoghi, può trasformarsi in una dittatura sanguinosa». In proposito, ha affermato che nel suo Paese, sono reintrodotti i monumenti in onore di Stalin e, «riprendendo le "migliori" tradizioni del sistema sovietico», i media ufficiali «riversano torrenti di bugie e di calunnie», mentre i nemici principali sono l'Occidente ed i democratici locali che sono presentati come suoi agenti.

Ma il regime, ha aggiunto, si trova oggi in difficoltà, la sua economia pianificata non è efficace e la Russia minaccia di sopprimere le preferenze economiche e, per questa ragione, accusa gli oppositori politici di istigare sanzioni economiche e l'aumento del prezzo del gas russo. Milinkevich ha quindi voluto categoricamente smentire queste insinuazioni, sostenendo di sapere benissimo che eventuali sanzioni penalizzerebbero prima di tutto il popolo bielorusso. Ha poi sottolineato che, tra le condizioni principali poste da Mosca al regime per garantire il suo sostegno economico e politico, figura il passaggio ad un'unica moneta, il rublo, e un atto costituzionale del sedicente "Stato d'unione". L'accettazione di queste condizioni, ha aggiunto, «significherebbe la perdita ineluttabile della sovranità della Bielorussia».

Milinkevich ha quindi affermato che i dirigenti del regime stanno finora resistendo a queste pressioni russe solo perché sono coscienti che, con la perdita dell'indipendenza e l'arrivo del capitale russo nel Paese, sarebbero in pochi a conservare i loro posti di comando e le loro ricchezze. Non è escluso tuttavia che, guidati dall'istinto di conservazione, possano accettare tali condizioni. Ma, ha aggiunto, «occorre sapere che è solo la democrazia, e non la dittatura, a garantire l'indipendenza bielorussa». Ha poi voluto precisare che le forze democratiche non sono antirusse, ma auspicano uno Stato sovrano che abbia le migliori relazioni possibili con la Russia, che rappresenta un partner strategico.

Nel chiedere poi all'UE di estendere l'elenco dei "combattenti contro la democrazia" ai quali è impedito l'accesso, Milinkevich ha anche espresso l'auspicio che non sia aumentato il costo dei visti Schengen per i cittadini bielorussi, come previsto dal 2007, poiché ciò rischierebbe di portare vantaggio al regime che afferma senza sosta che «nessuno ci aspetta in Occidente». Ha poi affermato di aver accolto con favore le proposte avanzate il mese scorso dalla Commissione europea che, se accettate dal regime, potrebbero fornire un sostegno importante alla Bielorussia per lanciare le riforme politiche e socioeconomiche, nonché avviare un ravvicinamento all'Europa, «anche tramite una progressiva integrazione economica». In proposito, ha però espresso la certezza che il regime non potrà mai accettare una tale iniziativa poiché è cosciente che, una volta iniziata, la democratizzazione porterà alla fine del suo potere. I dirigenti sanno infatti che «non vinceranno mai più delle vere elezioni libere».

Milinkevich ha poi affermato di apprezzare molto l'aiuto fornito dall'Europa ai media liberi e alla società civile, ma ha chiesto che sia esteso e reso più flessibile. Inoltre, osservando come gli strumenti europei di sostegno alla democrazia mal si adattano ai paesi che subiscono il giogo della dittatura, ha auspicato l'istituzione di un Fondo europeo per la democrazia. Ha quindi esortato l'Unione a continuare a sostenere il suo Paese. Il messaggio dell'Europa al popolo bielorusso, ha aggiunto, dimostra la sua solidarietà e richiama il regime alle sue responsabilità e, in proposito, si è detto convinto che «l'Europa non potrà essere completa senza la Bielorussia». Ha quindi affermato che, molto presto, la Bielorussia, «tornerà nella famiglia europea e sarà nuovamente uno Stato libero e democratico», poiché le dittature non hanno prospettiva storica e vanno combattute. Ha poi concluso esclamando «Viva la Bielorussia».

I deputati, in piedi, hanno quindi tributato un lungo applauso al vincitore del Premio Sacharov 2006.

Chi è Alexander Milinkevich

Milinkevich si era presentato alle elezioni presidenziali nel marzo scorso, i cui risultati sono stati condannati sia dall'Unione europea sia dagli Stati Uniti. Nel corso di una manifestazione dell'opposizione che contestava i risultati, Milinkevich è stato arrestato e trattenuto per 15 giorni. Nel febbraio scorso il leader dell'opposizione bielorussa è venuto in visita al Parlamento europeo e ha sollecitato il sostegno degli eurodeputati. Ma ad una delegazione del Parlamento che voleva monitorare le elezioni è stato rifiutato l'ingresso nel Paese dalle autorità bielorusse. Milinkevich ha 59 anni e ha studiato fisica e matematica in Francia, Germania e Stati Uniti. E' stato Sindaco nella sua città natale, Hrodna, negli anni '90.

In una risoluzione adottata nell'aprile di quest'anno, in presenza dello stesso Milinkevich, il Parlamento europeo condannava fermamente le fallite elezioni presidenziali in Bielorussia e ricordava «che il regime Lukashenko non ha alcuna legittimità democratica e continua ad essere l'ultima dittatura in Europa». La risoluzione sollecitava anche il congelamento dei beni esteri delle autorità bielorusse e la negazione del visto a tutti i responsabili dell'oppressione. Esprimendo solidarietà al popolo bielorusso, chiedeva poi la liberazione dei prigionieri e il sostegno, anche finanziario, agli oppositori e ai media indipendenti. Il Parlamento, inoltre, giudicava irresponsabile l'atteggiamento tenuto dalla Russia in quella occasione.

Cos'è il Premio Sacaharov

Istituito nel 1988, il Premio è attribuito ogni anno dal Parlamento a personalità e organizzazioni distintesi nella difesa dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, in particolare del diritto alla libertà di espressione, nella tutela dei diritti delle minoranze e nel rispetto del diritto internazionale.

Ogni anno i gruppi politici del Parlamento europeo e gli eurodeputati nominano i candidati. Da questa lista, in occasione di una riunione straordinaria, la Commissione per gli affari esteri e quella per lo sviluppo individuano i "tre finalisti". Successivamente, i presidenti dei gruppi politici ("Conferenza dei Presidenti") scelgono il vincitore. Il Premio viene formalmente consegnato dal Presidente del Parlamento europeo durante la sessione plenaria di dicembre, generalmente attorno al 10, giorno della firma nel 1948 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.

Oltre alla prestigiosa onorificenza, il vincitore del Premio riceverà una somma in denaro di 50.000 euro a titolo di ricompensa concreta per il suo impegno in difesa dei diritti umani.

Albo d'oro

1988: Nelson Rolihlahla Mandela e Anatoli Marchenko (a titolo postumo)
1989: Alexander Dubcek
1990: Aung San Suu Kyi
1991: Adem Demaçi
1992: Las Madres de la Plaza de Mayo
1993: Oslobodjenje
1994: Taslima Nasreen
1995: Líela Zana
1996: Wei Jingsheng
1997: Salima Ghezali
1998: Ibrahim Rugova
1999: José Alejandro 'Xanana' Gusmão
2000: ¡ Basta Ya !
2001: Izzat Ghazzawi,Nurit Peled-Elhanan e Dom Zacarias Kamwenho
2002: Oswaldo José Payá Sardiñas
2003: L’ONU e il suo segretario generale Kofi Annan
2004: Zhanna Litvina, presidente dell’associazione bielorussa dei giornalisti
2005: "Damas de Blanco", Hauwa Ibrahim e "Reporter senza frontiere"

2006: Alexander Milinkevich

Link utili

Risoluzione del Parlamento europeo sulle elezioni in Bielorussia (6/4/2006)

Riferimenti

Consegna del Premio Sacharov 2006
12.12.2006

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RELAZIONI ESTERNE


UE-Russia, sì alla cooperazione ma rispetto di diritti umani

Il Parlamento vede con favore l'avvio di negoziati con la Russia per la definizione di un nuovo accordo di cooperazione ma chiede che il rispetto dei diritti umani non sia relegato in secondo piano. I deputati, inoltre, ritengono che ogni assistenza finanziaria concessa alla Russia sia legata allo sviluppo di standard democratici nel paese. E' anche sollecitata una maggiore cooperazione in materia energetica e sulle tematiche di rilievo internazionale, come la sicurezza e la lotta al terrorismo.

Il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici (escluso IND/DEM) con la quale riconosce l'importanza della Russia quale partner strategico per la cooperazione, con cui l'Unione europea condivide non solo interessi economici e commerciali ma anche l'obiettivo di cooperare strettamente sul piano internazionale, oltre che nelle relazioni di vicinato. Per tale ragione, pur apprezzando la linea europea comune definita nel Vertice informale di Lahti che ha consentito all'Unione di parlare con una sola voce nelle riunioni con il Presidente Vladimir Putin a Lahti e a Helsinki, deplora il fatto che il Vertice non abbia avviato negoziati su un nuovo accordo quadro. Incoraggia quindi la Presidenza UE a continuare a lavorare per attivare il mandato di negoziato su un nuovo accordo «che dovrà essere adottato quanto prima» e per avviare i necessari negoziati senza indugio.

Il Parlamento, inoltre, si compiace delle discussioni aperte sulla democrazia e i diritti umani svoltesi nei due Vertici, ma sottolinea che la situazione attuale in Russia «è fonte di grave preoccupazione» per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani, la democrazia, la libertà di espressione e il diritto della società civile e dei singoli cittadini di contestare le autorità e renderle responsabili delle loro azioni. In proposito, sottolinea che la vigorosa difesa dei diritti dell'uomo e dei valori democratici «dovrebbe essere un principio di base di ogni impegno UE nei confronti della Russia». Invita quindi la Commissione a inviare il chiaro segnale a tutte le parti interessate che questi valori «non saranno relegati in secondo piano nel pacchetto di negoziato UE-Russia».

Osservando poi come non si siano registrati progressi in questo campo, il Parlamento invita il governo russo a contribuire all'intensificazione delle consultazioni UE-Russia in materia di diritti dell'uomo come parte essenziale del partenariato e a consentire il libero funzionamento delle organizzazioni in materia di diritti dell'uomo interne e internazionali e delle altre ONG nonché a proteggere la sicurezza personale degli attivisti dei diritti dell'uomo. In proposito, invita Commissione e Consiglio ad assicurare che ogni assistenza finanziaria concessa alla Russia «sia legata allo sviluppo di standard democratici in tale paese».

D'altra parte, esprime la sua profonda preoccupazione per le recenti notizie sul ricorso alla tortura nelle prigioni e nelle stazioni di polizia russe, nonché nei centri di detenzione segreti in Cecenia. Nel condannare con forza tali pratiche, il Parlamento invita le autorità russe a indagare su tali abusi, a porre immediatamente termine a ogni violazione e a processare i responsabili. E' anche chiesto alla Russia di migliorare le condizioni dei prigionieri e di porre termine alle difficoltà che incontrano gli avvocati ad accedere ad alcuni di loro.

Il Parlamento esprime inoltre la sua massima preoccupazione «per la continua serie di omicidi di importanti personalità», come Anna Politkovskaya, che si oppongono all'attuale governo russo o che difendono i diritti fondamentali dei cittadini russi. Al riguardo, sottolinea che il Consiglio e la Commissione «devono reagire con tutta la loro autorevolezza» e mette l'accento sul fatto che la partnership con la Russia «sarà seriamente pregiudicata» se la Russia non dimostrerà la sua capacità e la sua determinazione di contribuire alle indagini per scoprire gli assassini e «di adempiere al suo dovere di uscire da questo circolo vizioso e di processare i responsabili».

Nell'esprimere soddisfazione per l'intensificarsi del dialogo UE-Russia sulle questioni energetiche, il Parlamento evidenzia l'importanza strategica della cooperazione in materia energetica e l'esigenza di rafforzare le relazioni in questo campo. Al riguardo, sottolinea che l'ulteriore cooperazione in questo settore «deve basarsi sui principi dell'interdipendenza e della trasparenza» e mette in luce l'importanza della reciprocità in termini di accesso ai mercati, infrastrutture e investimenti, «con l'obiettivo di evitare strutture di mercato oligopolistiche e diversificare l'approvvigionamento energetico dell'Unione europea». Invita quindi la Russia a rispettare i principi del trattato sulla Carta dell'energia e a rafforzare la cooperazione in materia di risparmi energetici ed energia rinnovabile.

La risoluzione, d'altra parte, sottolinea l'esigenza di lavorare insieme alla Russia come necessario partner strategico nel campo internazionale per assicurare la pace, la stabilità e la sicurezza e lottare contro il terrorismo internazionale e l'estremismo violento. Ma anche per affrontare altre questioni di sicurezza, come i rischi ambientali e nucleari, il problema della droga e il traffico di armi e di esseri umani nonché la criminalità organizzata transfrontaliera nel vicinato dell'Europa, in cooperazione con l'OSCE e altre sedi internazionali. Il Parlamento, inoltre, invita l'UE e la Russia ad assumersi la propria responsabilità, in quanto membri del Quartetto, operando per la soluzione del conflitto in Medio Oriente e promuovendo una conferenza di pace internazionale per raggiungere un accordo regionale di pace in Medio Oriente.

Commissione e Consiglio sono poi invitati a sviluppare iniziative comuni con il governo russo per rafforzare la democrazia, la sicurezza e la stabilità nel comune vicinato, in particolare attraverso attività congiunte per salvaguardare la democrazia e il rispetto dei diritti dell'uomo fondamentali in Bielorussia e sforzi congiunti per risolvere finalmente i conflitti in Moldavia, Georgia e Nagorno-Karabakh.  Riguardo alla Georgia, il Parlamento chiede alle autorità russe di abrogare l'ingiustificato embargo sulle esportazioni e di porre fine «alla persistente repressione» contro le persone di etnia georgiana che vivono in Russia.

Il Parlamento deplora poi le controversie sulle esportazioni dei prodotti agricoli e della pesca dall'UE alla Russia. Al riguardo, ritiene che il proseguimento di queste controversie commerciali «stia gravemente danneggiando l'ulteriore sviluppo delle relazioni tra la Russia e l'Unione europea».

Invita quindi la Commissione e il governo russo a risolvere in via d'urgenza le controversie commerciali pendenti e insiste affinché l'Unione europea dimostri la necessaria solidarietà verso tutti gli Stati membri, e in particolare verso la Polonia, «che subiscono discriminazioni a causa della politica commerciale russa». D'altra parte, esprime preoccupazione per le dichiarazioni russe secondo cui saranno imposte restrizioni ai prodotti agricoli dell'UE dopo l'adesione di Bulgaria e Romania.

Il Parlamento, infine, approva l'accordo raggiunto al Vertice di abolire gradualmente i diritti di sorvolo sulla Siberia imposti dalla Russia alle società aree dell'UE, aprendo così la via ad un aumento del numero delle rotte verso i mercati in crescita dell'Asia per le società aree dell'UE. In proposito, rileva che la disputa sui diritti - che è costata alle società aeree dell'UE più di 250 milioni di euro all'anno - era uno degli ultimi ostacoli identificati dall'UE dopo il suo accordo con la Russia in merito all'entrata di tale paese nell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Ciò aprirà nuove possibilità per una più intensa cooperazione e maggiori scambi tra l'UE e la Russia.

Link utili

Resoconto del dibattito in Aula (29.11.2006)

Riferimenti

Risoluzione comune sul Vertice UE-Russia del 24 novembre 2006 a Helsinki
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 29.11.2006
Votazione: 13.12.2006

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Lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata

Il Parlamento si è pronunciato in merito ai programmi specifici sulla lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata. I deputati chiedono maggiore trasparenza, pubblicità e valutazione dei finanziamenti concessi e dei progetti sostenuti, nonché la riduzione degli oneri burocratici gravanti sui proponenti. Suggeriscono anche un elenco delle infrastrutture da proteggere da atti terroristici e la promozione di iniziative da parte della società civile per contrastare la criminalità.

L’obiettivo globale del programma generale Sicurezza e tutela delle libertà è di garantire i diritti e le libertà dei cittadini nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia e di proteggerli da atti criminosi che possono mettere a repentaglio le libertà individuali, la società democratica e lo stato di diritto. Il programma specifico di prevenzione, preparazione e gestione delle conseguenze in materia di terrorismo intende contribuire alla protezione dei cittadini, delle loro libertà e della società dagli attentati terroristici e dagli incidenti ad essi correlati e alla salvaguardia dell’UE come spazio di giustizia, libertà e sicurezza incoraggiando, promuovendo e sviluppando misure sulla preparazione e la gestione delle conseguenze. Il programma specifico di prevenzione e lotta contro la criminalità è finalizzato, segnatamente, a contribuire ad ottenere un elevato livello di sicurezza per i cittadini mediante la prevenzione e la lotta contro la criminalità organizzata o di altra natura, e in particolare il terrorismo, la tratta degli esseri umani e i reati a danno dei bambini, il traffico illecito di droga e di armi, la corruzione e la frode. Ambedue i programmi coprono il periodo 2007-2013.

Il Parlamento, consultato su questi due programmi specifici, le relazioni di Romano LA RUSSA (UEN, IT) che, pur accogliendo con favore le proposte della Commissione, suggeriscono diversi emendamenti.

Lotta al terrorismo

Un primo emendamento modifica lo stesso titolo del programma specifico che, secondo i deputati, dovrebbe essere "Prevenzione dei rischi legati alla sicurezza, in particolare il terrorismo, e gestione delle loro conseguenze” invece di “Prevenzione, preparazione e gestione delle conseguenze in materia di terrorismo”. Questo concetto è poi ripreso in numerose parti del testo.

Ad esempio, la definizione di "prevenzione" viene modificata per intendere che si tratta di misure «finalizzate a prevenire e/o ridurre i rischi di attentati terroristici e altri rischi legati alla sicurezza nonché a identificare le minacce che incombono sulle persone e sulle infrastrutture critiche, specialmente mediante la valutazione dei rischi e delle minacce, i controlli e l’elaborazione di norme comuni sulla tecnologia e la metodologia». Con misure ai fini della “gestione delle conseguenze” si intende il coordinamento delle misure limitate alle azioni ammissibili, al fine di reagire agli incidenti legati alla sicurezza, in particolare al terrorismo, e limitarne le conseguenze, «segnatamente grazie all'allestimento di un sistema di allarme rapido centralizzato e di un efficace coordinamento a livello comunitario delle risposte da dare in simili circostanze».

Un emendamento, inoltre, fornisce un elenco non esaustivo delle "infrastrutture critiche", il cui danneggiamento o la cui distruzione comporterebbero «gravi conseguenze» per la salute, la sicurezza e il benessere economico dei cittadini, per l'ambiente o per l'attività dell'UE. In questo elenco, tra gli altri, figurano gli impianti di produzione, raffinazione, trattamento, stoccaggio e trasporto di petrolio e di gas, quelli di generazione, trasporto e distribuzione di energia elettrica, i sistemi informatici e di telecomunicazione e i servizi postali, compreso internet, quelli di approvvigionamento dell'acqua potabile e degli alimenti, le strutture di assistenza medica e ospedaliera. Ma anche i servizi di pagamento privato e le strutture dell'amministrazione pubblica, le varie forme di trasporto e gli impianti di produzione e stoccaggio/trattamento di sostanze chimiche e nucleari.

Per quanto riguarda la prevenzione degli attentati terroristici, nella formulazione proposta dai deputati, il programma intende incoraggiare, promuovere e finanziare valutazioni dei rischi e delle minacce per le persone e le infrastrutture critiche (in particolare tramite le valutazioni sul posto) e individuare i possibili bersagli e le eventuali necessità per migliorare la loro sicurezza. Ma anche l’elaborazione di norme comuni di sicurezza e lo scambio di competenze ed esperienze in materia di protezione delle infrastrutture critiche, nonché il coordinamento e la cooperazione a livello dell’UE nel settore della protezione delle infrastrutture critiche.

Per quanto riguarda, invece, la gestione delle conseguenze, in particolare di quelle legate agli attentati terroristici, il programma intende incoraggiare, promuovere e finanziare lo scambio di know-how e tecnologie per quanto riguarda le potenziali conseguenze di attentati terroristici e di altri rischi legati alla sicurezza nonché l’elaborazione della metodologia pertinente e di piani di emergenza. Vuole anche garantire il contributo in tempo reale di esperti in materia di terrorismo alla gestione globale delle crisi e ai meccanismi di allarme rapido e di protezione civile.

Potranno presentare domanda per i progetti le organizzazioni e gli organismi dotati di personalità giuridica con sede negli Stati membri. Il finanziamento dell’Unione può consistere in sovvenzioni oppure in contratti di appalto pubblico. Con un emendamento i deputati chiedono alla Commissione, nei limiti del possibile, di semplificare le procedure e far sì che gli inviti a presentare proposte non costituiscano un onere burocratico per i promotori dei progetti candidati. 

Al fine di attuare il programma, la Commissione dovrà adottare, entro i limiti degli obiettivi generali, un programma di lavoro annuale contenente gli obiettivi specifici, le priorità tematiche, una descrizione delle misure di accompagnamento e, se necessario, un elenco di altre azioni. Le risorse di bilancio destinate alle azioni previste nel programma saranno iscritte negli stanziamenti annuali del bilancio generale dell'UE l'autorità di bilancio autorizzerà gli stanziamenti disponibili per ciascun esercizio nei limiti delle prospettive finanziarie. Ma i deputati propongono che, qualora le risorse del programma risultino insufficienti per l'esecuzione di misure già avviate, la Comunità garantisca il ricorso ad altri fondi compatibili.

Inoltre, il programma dovrà essere oggetto di monitoraggio periodico volto a seguire l'attuazione delle attività previste nel suo ambito. I deputati, d'altra parte, per assicurare un controllo democratico, chiedono alla Commissione di garantire che le azioni previste dalla siano oggetto di una valutazione ex ante, di un riscontro e di una valutazione ex post. Entro fine 2010, la Commissione dovrà poi presentare una comunicazione sul proseguimento dell'azione.

Un altro emendamento chiede che qualsiasi istituzione, associazione o rete che riceve una sovvenzione dal programma, sia tenuta a pubblicizzare il sostegno ricevuto dall'Unione europea. E, ogni anno, la Commissione e gli Stati membri dovranno pubblicare l'elenco dei progetti finanziati dal programma con una breve descrizione di ciascun progetto. I deputati precisano inoltre che gli organismi che in virtù del programma beneficiano di una sovvenzione di funzionamento possono partecipare a inviti a presentare proposte per altri programmi, «senza per questo beneficiare di un trattamento preferenziale rispetto alle altre organizzazioni finanziate a partire da bilanci diversi da quello dell'Unione europea».

Prevenzione e lotta contro la criminalità

Un emendamento proposto dai deputati tende anzitutto a ribadire il carattere «prioritario» che l'UE deve conferire alla problematica della sicurezza e, pertanto, alla lotta contro la criminalità. Il programma si articola in temi e obiettivi specifici. Riguardo ai temi, i deputati accolgono la proposta della Commissione, ma modificano l'ordine delle priorità e precisano alcuni aspetti. Il Programma riguarderà quindi la prevenzione della criminalità e la criminologia, un'attività repressiva «volta a contrastare gli atti criminosi e ad impedire ai criminali di godere dei proventi di tali atti» e, infine, la protezione dei testimoni e delle vittime.

Tra gli obiettivi specifici figura quello di promuovere e organizzare azioni di coordinamento, cooperazione e comprensione reciproca tra le autorità di contrasto, le altre autorità nazionali, le autorità locali e gli organismi affini dell’Unione. Si tratterà quindi, precisano i deputati, di procedere una razionalizzazione dei loro sforzi e di migliorare la loro interoperabilità, incentivando il moltiplicarsi di "Joint Investigation Teams" coordinati da EUROPOL, nonché di varare azioni di formazione e di sensibilizzazione in materia di controterrorismo risultanti della cooperazione CEPOL/EUPOL.

Il Programma intende anche incoraggiare, promuovere ed elaborare i metodi e gli strumenti orizzontali nonché l'uniformazione delle procedure necessarie per una strategia di prevenzione e lotta contro la criminalità. Si tratterà ad esempio di sviluppare la cooperazione tra il settore pubblico e quello privato - «nella scrupolosa osservanza delle norme vigenti e future in settori così sensibili quali la ritenuta e la tutela dei dati», precisano i deputati - l’elaborazione di migliori pratiche e di statistiche comparabili e la criminologia applicata.

Un altro obiettivo è di promuovere ed elaborare le migliori pratiche per la protezione delle vittime di reati e dei testimoni. A tale proposito, i deputati precisano che ciò andrebbe realizzato, in particolare, con il varo di un fondo permanente integrativo di indennizzo dei vari sistemi nazionali comprensivi di una garanzia di protezione e di indennizzo minimi comuni. Un emendamento, inoltre, aggiunge un quarto obiettivo, ossia quello di promuovere nell'ambito di idonei progetti il concetto di "partecipazione civica" e incentivare le iniziative basate sull'impegno attivo della società civile e dei suoi soggetti a favore del miglioramento della sicurezza globale. Il programma non riguarda la cooperazione giudiziaria. Può, tuttavia, finanziare azioni finalizzate alla cooperazione tra autorità giudiziarie e autorità di contrasto e, in proposito, i deputati precisano che questa può essere espletata mettendo a disposizione, nell'ambito della cooperazione fra EUROPOL e EUROJUST, un'unità permanente di assistenza giuridica urgente incaricata di valutare la base giuridica pertinente applicabile «che consenta la proroga dell'azione dei servizi di polizia e/o di sicurezza nel pieno rispetto del diritto».

Il programma - che sarà realizzato in base a diverse tipologie di progetti - è destinato alle autorità di contrasto, ad altri organismi pubblici e privati, soggetti e istituzioni, comprese le autorità locali, regionali e nazionali, le parti sociali, le università, gli uffici statistici, i media, le organizzazioni non governative, i partenariati tra settore pubblico e privato e gli organismi internazionali competenti.

Il finanziamento dell’Unione può consistere in sovvenzioni oppure in contratti di appalto pubblico. Le risorse di bilancio destinate alle azioni previste nel programma saranno iscritte negli stanziamenti annuali del bilancio generale dell'Unione europea e l'autorità di bilancio autorizzerà gli stanziamenti disponibili per ciascun esercizio nei limiti delle prospettive finanziarie.

Con un emendamento i deputati chiedono alla Commissione, nei limiti del possibile, di semplificare le procedure e far sì che gli inviti a presentare proposte non costituiscano un onere burocratico per i promotori dei progetti candidati. Al fine di attuare il programma, la Commissione dovrà adottare, entro i limiti degli obiettivi generali, un programma di lavoro annuale contenente gli obiettivi specifici, le priorità tematiche, una descrizione delle misure di accompagnamento e, se necessario, un elenco di altre azioni.

Il programma dovrà essere oggetto di monitoraggio periodico, al fine di seguire l'attuazione delle attività previste nell'ambito dello stesso. I deputati, d'altra parte, per assicurare un controllo democratico, chiedono alla Commissione di garantire che le azioni previste dalla siano oggetto di una valutazione ex ante, di un riscontro e di una valutazione ex post. L'Esecutivo, inoltre, dovrà garantire l'accessibilità del programma e la trasparenza della sua applicazione. Quattro anni dopo l'adozione del programma, la Commissione dovrà inoltre presentare una comunicazione sul proseguimento dell'azione.

Infine, tre emendamenti, precisano che gli organismi beneficiari di una sovvenzione di funzionamento potranno partecipare a inviti a presentare proposte per altri programmi «senza perciò usufruire di un trattamento preferenziale rispetto ad altre organizzazioni finanziarie su bilanci diversi da quello dell'Unione europea». Inoltre, qualsiasi istituzione, associazione o attività beneficiaria di una sovvenzione contestuale al programma, sarà «tenuta a garantire la pubblicità del sostegno accordato dall'UE» e, per agevolare la divulgazione dei risultati, gli strumenti contestuali ai progetti finanziati dal programma dovranno essere messi gratuitamente a disposizione del gran pubblico per via elettronica.

Link utili

Proposte della Commissione

Riferimenti

Romano LA RUSSA (UEN, IT)
Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio che istituisce il programma specifico “Prevenzione e lotta contro la criminalità” per il periodo 2007-2013 -  Programma generale “Sicurezza e tutela delle libertà”
&
Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio che istituisce il programma specifico “Prevenzione, preparazione e gestione delle conseguenze in materia di terrorismo”, per il periodo 2007-2013 - Programma generale “Sicurezza e tutela delle libertà”
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 13.12.2006
Votazione: 14.12.2006 

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BILANCIO


Approvato il bilancio 2007

Il Parlamento europeo ha approvato in seconda lettura il bilancio per il 2007 che è stato firmato oggi dal Presidente Borrell, dalla Commissione europea e dalla Presidenza finlandese dell'Unione europea. I crediti d'impegno per l'anno prossimo ammonteranno a 126,5 miliardi di euro e quelli di pagamento a 115,5 miliardi, pari allo 0,99% del reddito nazionale lordo dell'UE. Il bilancio 2007, il primo dell'UE con 27 Stati membri, è superiore del 3,2% rispetto quello dell'anno precedente.

Nel corso dell'esame di tale bilancio, sia il paventato taglio del personale della Commissione sia le spese per la politica estera e di sicurezza comune (PESC) sono stati al centro delle discussioni. Alla fine, il Parlamento si è opposto alla proposta di soppressione di posti nell'amministrazione formulata dalla Presidenza finlandese ed è riuscito ad avere l'impegno del Consiglio a fornirgli in tempo utile tutte le informazioni utili sulle azioni che riguardano la PESC. A riprova della compattezza creatisi in seno ai gruppi politici, tutta la Sezione III che riguarda il bilancio gestito dalla Commissione è stata votata in blocco.

Nel corso del dibattito svoltosi in Aula, il relatore James ELLES (PPE/DE, UK) aveva dichiarato che «nell'ambito del principio "value for money", una serie di elementi innovatori sono stati inseriti nella procedura standard di bilancio per migliorare la redditività delle spese dell'Unione europea, assicurando così una migliore efficacia per i suoi cittadini. Il nostro compito, adesso, consiste nel rafforzare tale approccio, mettendo in atto un meccanismo di valutazione annua delle prestazioni dei programmi specifici». Il relatore si è quindi rallegrato della convergenza con la Commissione, che ha portato ad una dichiarazione comune che sottolinea la necessità di integrare tale principio nella procedura annuale di bilancio.

Rubrica 1a e 1b - "Crescita sostenibile"

Il Parlamento ha ribadito la sua convinzione che le linee di bilancio legate all'Agenda di Lisbona sono essenziali per l'Unione e ha confermato i suoi punti di vista sulla strategia politica annuale. I deputati, deplorando il taglio inizialmente richiesto dal Consiglio, hanno incrementato vari crediti di pagamento delle linee di bilancio relative alla ricerca e all'innovazione che mirano a rafforzare la competitività europea. Il programma "Competitività e Innovazione", infatti, rappresenta un esempio significativo di tale aumento di pagamenti, passando da 17 a 70 milioni di euro.

Il programma Galileo, considerato un programma chiave dal Parlamento, ha visto il suo sottofinanziamento compensato da un aumento di 3 milioni di euro, portando così a 100 milioni di euro il totale dei crediti d'impegno e di pagamento per il 2007. Già nella sua risoluzione che accompagnava le prospettive finanziarie per il 2007-2013, infatti, aveva deplorato il deficit di finanziamento delle linee legate all'Agenda di Lisbona.

Per quanto riguarda i "vecchi fondi strutturali", l'Aula ha approvato una serie di aumenti per i crediti di pagamento ma in misura minore a quelli inizialmente previsti in prima lettura (come ad esempio il FSE - convergenza). Il bilancio totale per la rubrica 1 combinata ammonta a 54,3 miliardi di euro in crediti d'impegno e a 44,9 miliardi di euro in pagamenti.

Rubrica 2 - "Risorse naturali"

Considerando che alla PAC sono state applicate nuove regole di funzionamento per il 2007, il Parlamento ha deplorato i tagli operati a più riprese dal Consiglio sulle spese agricole. In particolare si è rammaricato che il Consiglio abbia respinto la proposta volta a finanziare un vaccino contro il virus della lingua blu che figurava in tale rubrica. Tale sconfitta, tuttavia, è compensata dall'iniziativa della Commissione di reintegrare tale spesa nel quadro del bilancio per la ricerca.

Una dichiarazione prevede che l'eventuale vuoto giuridico tra l'inizio del 2007 e l'approvazione della base giuridica corrispondente per il programma di protezione dell'ambiente LIFE+ sarà colmato con lo stanziamento di 15 milioni di euro per "azioni transitorie". Il totale della rubrica 2 ammonta a 56,2 miliardi di euro in impegni e a 54,7 miliardi in pagamenti.

Rubrica 3 - "Libertà, sicurezza e giustizia"

Il Parlamento ritiene che lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia e, in particolare, la promozione dei diritti fondamentali, la definizione di una politica d'immigrazione e d'asilo comune e la lotta contro il terrorismo e la criminalità organizzata, rappresentino le principali priorità dell'Unione. Ha quindi ristabilito l'aumento destinato ai fondi per la gestione delle frontiere esterne (FRONTEX) per un importo di 170 milioni di euro per poter garantire delle missioni di sorveglianza dell'UE.

Rubrica 4 - "l'UE come attore globale"

Per quanto riguarda la politica estera e di sicurezza comune (PESC) è stato raggiunto un accordo. Se i deputati hanno accettato di attribuire un importo di 159,2 milioni di euro alla PESC (pari a quello inizialmente previsto dalla Commissione nel suo progetto di bilancio preliminare), il Consiglio si è impegnato a fornire al Parlamento informazioni - precise ed in tempo utile - sulle differenti azioni previste e sulle decisioni che riguardano la PESC. La prossima missione in Kosovo ne è un esempio, in quanto il Parlamento ha invitato il Consiglio a fornirgli rapidamente tali informazioni.

Dopo la prima lettura del Parlamento, il 50% dei crediti della PESC erano stati tagliati e ridistribuiti ad altre linee della rubrica. Tale trasferimento aveva toccato "una corda sensibile" per i principali attori della negoziazione relativa al bilancio 2007. Il Parlamento è restato al di sotto della soglia della rubrica 4 e di conseguenza, contrariamente a quanto avvenuto negli anni precedenti, non ha richiesto il ricorso allo "strumento di flessibilità" che stanzia 200 milioni di euro in caso necessità straordinarie o impreviste.

Rubrica 5 - "Amministrazione"

L'approccio del Consiglio teso a ridurre il personale della Commissione europea è stato bocciato dal Parlamento. Tuttavia, i deputati hanno insistito sul fatto che si è realizzato uno screening sostanziale, volto a fornire una valutazione di metà percorso delle necessità della Commissione in termini di personale. Questo esercizio dovrebbe comportare una relazione dettagliata sul personale della Commissione addetto alle funzioni di sostegno e di coordinamento e dovrà essere fornito il 30 aprile 2007.

A seguito della lettera con l'impegno politico del Presidente della Commissione europea, il Parlamento - confermando quanto suggerito dalla commissione per i bilanci - ha deciso di togliere la riserva di 50 milioni di euro relativa agli stipendi del personale della Commissione. Una delle condizioni che ha permesso ciò è stato l'impegno della Commissione europea di integrare i punti di vista del Parlamento nella strategia politica annuale rivista per il 2007.

Altri elementi

Con l'adozione della relazione di Roselyne BACHELOT-NARQUIN (PPE/DE, FR) sul Fondo di adeguamento alla mondializzazione, 500 milioni di euro del bilancio dell'UE saranno attribuiti nel corso del 2007 a questo nuovo strumento che fornirà un aiuto ai dipendenti vittime delle ristrutturazioni industriali. Inoltre, un importo di un miliardo di euro sarà attribuito al Fondo europeo annuale di solidarietà per aiutare gli Stati membri ad affrontare le catastrofi naturali.

Altre istituzioni

Le "altre sezioni" riguardano le altre istituzioni, in particolare il bilancio del Parlamento per l'anno prossimo di cui Louis GRECH (PSE, MT) è relatore. Questa seconda lettura riguarda in particolare il Comitato delle regioni ed il Comitato economico e sociale che dovranno mantenere una struttura comune, al fine di tenere sotto controllo i costi.

Prossimo bilancio

Il bilancio per l'esercizio 2008 sarà "pilotato" da due membri finlandesi della commissioni per i bilanci: Kyösti VIRRANKOSKI (ALDE/ADLE, FI) sarà responsabile del bilancio della Commissione, mentre Ville ITÄLÄ (PPE/DE, FI) si occuperà delle altre istituzioni. La preparazione del bilancio 2008 inizierà il 24 gennaio 2007 a Bruxelles, con un primo scambio di vedute sugli orientamenti per l'anno prossimo.

Riferimenti

James ELLES (PPE/DE, UK) e Louis GRECH (PSE, MT)
Relazione sul progetto generale 2007, modificato dal Consiglio (tutte le sezioni)
Procedura: Bilancio
Dibattito: 12.12.2006
Votazione: 13.12.2006

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ENERGIA


Politica energetica: meno petrolio e più biocarburanti

Il Parlamento chiede di ridurre l'uso del petrolio, sviluppare il mercato interno dell'energia, garantire gli approvvigionamenti con una rete efficiente e perseguire gli Stati che proteggono indebitamente i grandi ex-monopolisti. Occorrono anche più incentivi in ambito PAC e misure fiscali a favore di fonti "verdi", ma lo sviluppo dell'uso dei biocarburanti e delle biomasse non deve mettere a repentaglio la produzione alimentare e gli approvvigionamenti in legno dell'industria.

Adottando la relazione di Eluned MORGAN (PSE, UK), il Parlamento saluta con favore il Libro Verde della Commissione su una Strategia europea per un'energia sostenibile, competitiva e sicura, ma insiste sull'importanza di sviluppare una politica energetica europea che permetta di garantire approvvigionamenti a prezzo accessibile - per quanto possibile da fonti a basso tenore di carbonio, nel breve termine e senza carbonio nel medio termine - e da risorse autonome, rispettando i meccanismi di mercato, proteggendo l'ambiente, combattendo i mutamenti climatici e promuovendo l'efficienza energetica.

Facendo proprio un emendamento dei Verdi, il Parlamento deplora che la Commissione abbia enormi difficoltà nel collegare i trasporti alla questione energetica. In proposito, ricorda che tale settore è all'origine «del maggior problema che si pone sul terreno della sicurezza degli approvvigionamenti in Europa e della forte dipendenza dal petrolio», e che «registrano un incremento esponenziale» le emissioni prodotte dai trasporti (specie dal settore dell'aviazione) e sono responsabili del cambiamento climatico.

Per diminuire gradualmente l'uso del combustibile fossile, ridurre la dipendenza dell'UE dal petrolio e introdurre progressivamente l'uso di energie pulite, i deputati chiedono che venga elaborata una strategia globale dell'Unione europea nel settore dei trasporti.  Al riguardo, considerano opportuno passare alle modalità di trasporto più pulite ed efficienti sotto il profilo energetico, in particolare con il varo di nuove disposizioni di legge, specie destinate all'industria automobilistica, e mediante la promozione della penetrazione nel mercato delle auto ibride "plug-in" e dei veicoli totalmente elettrici. Il Parlamento, inoltre, invita inoltre la Commissione a garantire che il contributo delle applicazioni di idrogeno e pile a combustibile trovi riscontro nelle azioni a breve termine dell'UE.

Le decisioni concernenti il "mix energetico", secondo i deputati, devono comunque rimanere prerogativa degli Stati dell'UE e il massimo della sussidiarietà deve essere garantito. A loro avviso, anche tutte le decisioni che riguardano l'opportunità di produrre energia nucleare, devono mantenere un livello nazionale. I deputati esortano quindi la Commissione a esaminare lo sviluppo del nucleare negli Stati membri, tenendo conto sia dei vantaggi offerti da tale tecnologia (bassa volatilità dei costi di produzione e nessuna emissione di CO2), che dei rischi connessi all'esistenza di centrali nucleari (incidenti e smaltimento delle scorie). 

Secondo il Parlamento, la Commissione dovrebbe presentare una strategia anche in materia di gas, dopo un'approfondita analisi costi/benefici, che consideri i vincoli fisici ed economici propri del settore. Al fine di promuovere la concorrenza nel settore delle reti di trasporto del gas e di incentivare gli operatori ad aprire i mercati a operatori diversi dai fornitori di gas tradizionali, i deputati invitano la Commissione a servirsi anche delle sue prerogative per «intensificare gli sforzi destinati a separare le infrastrutture del gas».

Constatando che il Libro verde calcola in 1.000 miliardi gli investimenti necessari per garantire all'Europa un approvvigionamento duraturo, il Parlamento sostiene che, per raggiungere il consenso allo sviluppo di una nuova politica sull'energia, è importante coinvolgere le imprese dell'industria energetica dell'Unione, in quanto «non si può partire dall'assunto che tali fondi siano messi a disposizione dai bilanci pubblici». Ribadendo il concetto che l'UE è altamente dipendente dalle importazioni e che, di conseguenza, è particolarmente importante diversificare ulteriormente i paesi d'origine e le rotte di transito, la relazione invita la Commissione a realizzare le Reti transeuropee dell'energia e a redigere un piano prioritario di interconnessione, senza dimenticare le infrastrutture di ricezione/rigassificazione del gas naturale liquido e gli impianti di stoccaggio.

Contro le imprese che violano le regole di concorrenza, il Parlamento esorta la Commissione ad usare misure repressive - incluse le sanzioni pecuniarie - e a perseguire gli Stati che «proteggono indebitamente» i grandi ex-monopolisti nazionali e tentano di fissare prezzi finali a un livello inferiore a quelli di mercato o di bloccare le fusioni e le acquisizioni, «dal momento che tale comportamento pregiudicherebbe lo sviluppo del mercato interno».

Sollecitando poi la Commissione a porre fine alla regolamentazione dei prezzi dell'energia, «poiché essa pregiudica l'essenza stessa dei mercati dell'energia aperti», chiede anche alla Commissione di adottare ulteriori provvedimenti contro le concentrazioni nei mercati energetici in casi di abuso di posizione dominante sul mercato. Al riguardo, invita l'Esecutivo a rafforzare «in modo significativo» e ad armonizzare i poteri delle autorità nazionali di regolamentazione che dovrebbero essere pienamente indipendenti rispetto ai governi e all'industria.

Per il Parlamento, «lo sviluppo di una posizione comune dell'UE, nel dialogo con i paesi terzi, accrescerà la capacità negoziali dell'UE con i paesi produttori e consumatori di energia» e, in tale contesto, occorre «che il Commissario responsabile per l'energia si attenga ad un preciso mandato che rifletta la visione dell'Unione in termini di pianificazione energetica a lungo termine». Sottolinea poi l'importanza di elaborare un trattato per istituire una comunità paneuropea dell'energia e afferma che ormai è indispensabile una nuova forma di dialogo e di cooperazione politica tra i paesi consumatori, in particolare con Stati Uniti, Cina, India e Giappone. Anche la possibilità di un'adesione dei paesi del Mashrek e del Maghreb alla Comunità paneuropea dell'energia deve essere presa in considerazione e, al riguardo, il Parlamento auspica che vengano fatti passi avanti in questa direzione

La relazione richiama, poi, la Commissione a non concentrarsi esclusivamente su una cooperazione più stretta con la Russia, e la sollecita a non sottovalutare in alcun modo il pericolo di un deficit di forniture di gas dalla Russia dopo il 2010 (causato dagli scarsi investimenti, dalle eccessive dispersioni di gas e dai troppi sprechi energetici che caratterizzano il mercato interno russo). Il Parlamento invita, infine, l'UE a adoperarsi per includere nelle norme dell'Organizzazione mondiale del commercio disposizioni che disciplinino il commercio energetico, permettendo a tale organizzazione di diventare un mediatore internazionale, in grado di risolvere controversie in materia di fornitura e di distribuzione dell'energia. . I deputati ritengono che l'Unione europea dovrà altresì studiare azioni per rafforzare la solidarietà a livello mondiale di fronte alle ripercussioni del cambiamento climatico, soprattutto nel caso dei paesi più poveri.

La relazione rileva che la ricerca nel settore delle tecnologie energetiche, costituisce un importante fattore di penetrazione nei mercati di esportazione. A tale proposito, la Commissione è invitata a sostenere la ricerca concernente tutte le fonti di energia (convenzionale, atomica e rinnovabile), cosicché l'Europa possa - nello sfruttare tale ricerca per i propri bisogni negli Stati membri - penetrare anche i mercati di esportazione.

In merito al cambiamento climatico, il Parlamento ritiene che i mutamenti climatici stanno provocando gravi problemi ambientali che richiedono azioni immediate da parte dell'UE e a livello internazionale. Per perseguire l'obiettivo di produrre energia nell'UE principalmente da fonti che non emettono carbonio (o con tecnologie capaci di trattenere le emissioni di gas serra), sollecita quindi i leader europei a concordare, entro il prossimo anno, un target vincolante di CO2 per il 2020 e un target indicativo di CO2 per il 2050.

Il Parlamento afferma infine che i consumatori «vanno posti al centro di tutte le future politiche energetiche e la povertà energetica dovrebbe avere maggiore rilievo nelle proposte della Commissione». E, in proposito, riconosce il ruolo centrale che possono svolgere la misurazione e la tariffazione "intelligente", per rafforzare la sensibilità dei consumatori in merito ai motivi per cui viene utilizzata l'energia, e quindi per poter cambiare le cattive abitudini.

L'energia rinnovabile e la promozione di una strategia per la biomassa ed i biocarburanti, sono al centro della relazione di Werner LANGEN (PPE/DE, DE).  Il Parlamento reputa necessaria la creazione, a livello regionale, nazionale ed europeo, di mercati trasparenti e aperti per la biomassa e i biocarburanti, che rispettino le regole della produzione sostenibile, siano compatibili con un mercato unico, trasparente e competitivo dell'energia e siano integrati nel sistema dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Chiede, quindi, alla Commissione, di adoperarsi per l'instaurazione di un mercato europeo per la bioenergia e di riesaminare tutti i piani d'azione e le direttive per rendere possibile una produzione e un impiego razionale della bioenergia e dei biocarburanti, attribuendo particolare attenzione ai settori delle coltivazioni vegetali, dell'economia forestale e dello smaltimento dei rifiuti.

Sollecitando il miglioramento delle procedure amministrative per la produzione e l'utilizzo di bioenergia, il Parlamento invita tutti gli Stati membri a creare congrui incentivi per le colture energetiche sostenibili «senza mettere a repentaglio la produzione alimentare», facilitando l'accesso sostenibile e mobilitando ulteriore biomassa proveniente dall'agricoltura e dalle foreste. Nell'ambito della politica agricola comune, il Parlamento sollecita poi la Commissione ad abolire la messa a riposo dei terreni e, a tale proposito, chiedono che sia notevolmente aumentata la superficie massima di garanzia, fissata a 1,5 milioni di ettari nel contesto del regime di aiuti per le piante energetiche. Auspica inoltre che non sia esclusa alcuna coltura da tale regime di aiuti, privilegiando quelle con un elevato fattore di efficacia energetica e lo sviluppo di nuovi incentivi per le colture energetiche. Ritiene peraltro opportuno che le decisioni in merito alle colture energetiche da sviluppare siano adeguate alle specifiche situazioni regionali e locali.

Ma il Parlamento sottolinea anche che l'utilizzo industriale del legno e dei suoi sottoprodotti crea occupazione e valore e, pertanto, «la sua esistenza non va messa a repentaglio». Inoltre, i deputati sostengono che gli aiuti e gli interventi in collegamento con le energie rinnovabili basate sulla biomassa «non debbono provocare a lungo termine distorsioni della concorrenza sui mercati delle materie prime». Stante l'ampiezza del mercato e le possibilità di utilizzo esistenti, il Parlamento ritiene che la biomassa lignea sia la più consona per dare vita a livello europeo a mercati funzionanti. Al riguardo, anche se osserva che vi sono ristrettezze del mercato e prezzi in crescita, appoggia l'intenzione della Commissione di presentare quanto prima possibile un piano d'azione per la silvicoltura.

Al fine della messa a punto di una strategia a lungo termine per la promozione di un mercato concorrenziale dei biocarburanti nell'Unione, il Parlamento sollecita anche la definizione di condizioni quadro affidabili per investitori e produttori, in particolare per quanto riguarda gli incentivi fiscali. A tale proposito, ritiene che per l'utilizzazione dei biocarburanti in taluni settori selezionati - quali l'agricoltura e la silvicoltura, la navigazione ed i trasporti pubblici locali - sia necessario incoraggiarne l'impiego attraverso incentivi fiscali. Invita anche gli Stati membri a promuovere l'impiego di biocarburanti rendendo più attraente il regime di imposte e accise applicabile alla loro produzione e al loro utilizzo. Al riguardo, nel sottolineare l'interesse di ricorrere a misure fiscali, come le esenzioni, invita la Commissione a incentivare l'aggiunta di biocarburanti nei carburanti convenzionali con la riforma del regime comunitario delle accise nei singoli Stati membri, vigilando però su eventuali distorsioni del mercato. Il Parlamento sostiene anche l'obiettivo della Commissione di proporre l'applicazione di obblighi in materia di biocarburanti e la invita a definire nuovi e più ambiziosi obiettivi a lungo termine, fino al 2020, per garantire la sicurezza degli investimenti.

Facendo proprio un emendamento proposto dall'ALDE/ADLE, il Parlamento invita la Commissione a mettere a punto uno strumento che permetta di valutare la sostenibilità della produzione e dell'uso dei (bio)carburanti. Al riguardo, ritiene opportuno sviluppare una metodologia comune per misurare in modo obiettivo gli aspetti di sostenibilità ambientale, sociale ed economica dei carburanti minerali e dei biocarburanti, «che potrebbe servire anche quale punto di riferimento per gli incentivi politici a favore dei (bio)carburanti più sostenibili».

La sostenibilità ambientale - unitamente alla riduzione delle emissioni di gas effetto serra - è un altro importante obiettivo della strategia per le bioenergie. La Commissione è invitata, così, a migliorare - di concerto con le compagnie petrolifere e di gas e con le aziende automobilistiche - la disponibilità di veicoli ecocompatibili, nonché la distribuzione e l’accesso dei consumatori al biocarburante. E' anche sollecitata a varare misure, mirate a introdurre nel settore dei biocarburanti un compromesso tra l'industria automobilistica e il settore petrolifero, «secondo il principio "biocarburanti per le automobili e non automobili per biocarburanti"».

Nel quadro del piano d'azione per la biomassa, i deputati chiedono infine, alla Commissione, di promuovere ulteriori studi e ricerche sulle materie plastiche derivate appunto dalla biomassa, in modo da raggiungere una migliore comprensione del contributo di tali materie, durante il loro ciclo di vita, alle economie di combustibili fossili, alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e alle economie di energia nelle operazioni di recupero diverse dal compostaggio. Accogliendo un emendamento dell'ALDE/ADLE, il Parlamento invita anche l'Esecutivo ad esaminare la possibilità di rendere obbligatorio l'uso di determinate materie plastiche derivate dalla biomassa, «qualora esse risultassero essere una valida alternativa».

Link utili

Libro Verde della Commissione - "Una strategia europea per un’energia sostenibile, competitiva e sicura"
Risoluzione del Parlamento europeo sulla sicurezza dell'approvvigionamento di energia nell'Unione europea
Comunicazione della Commissione - "Piano d'azione per la biomassa"
Comunicazione della Commissione - "Strategia UE per i biocarburanti"

Riferimenti

Eluned MORGAN (PSE, UK)
Relazione su na Strategia europea per un'energia sostenibile, competitiva e sicura - Libro Verde
&
Werner LANGEN (PPE/DE, DE)
Relazione sulla strategia per la biomassa ed i biocarburanti
Procedure: Iniziativa e Consultazione legislativa
Dibattito: 14.12.2006
Votazione: 14.12.2006

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DIRITTI DELLE DONNE/PARI OPPORTUNITÀ


Fondato l'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere

Il Parlamento ha posato la prima pietra dell'Istituto per l'uguaglianza di genere che, con sede a Vilinius, sarà operativo già dal 2007. I deputati hanno infatti sottoscritto l'accordo informale negoziato con il Consiglio, spianando la strada all'adozione del regolamento costitutivo. L'Istituto offrirà sostegno tecnico alle Istituzioni UE e ai governi, in particolare per la raccolta e l'analisi di dati e informazioni comparabili e sensibilizzerà i cittadini in materia di uguaglianza di genere.

Il Parlamento, approvando la relazione di Lia SARTORI (PPE/DE, IT) e Lissy GRÖNER (PSE, DE) sul regolamento che porta alla creazione dell'Istituto europeo per l'uguaglianza di genere, ha fatto proprio il compromesso negoziato con il Consiglio e, pertanto, l'Istituto potrà iniziare la sua attività al più presto, nel corso del 2007, come auspicato da tutte le istituzioni europee. La sua sede, come deciso il 1° dicembre dal Consiglio, sarà Vilnius, in Lituania. L'Istituto potrà contare nel 2007 su uno staff di 15 persone che, però salirà a 30 nel 2013, nonché su una dotazione finanziaria di circa 52,5 milioni di euro per il periodo 2007-2013.

Gli obiettivi generali dell'Istituto sono sostenere e rafforzare la promozione dell'uguaglianza di genere, compresa l'integrazione di genere in tutte le politiche comunitarie e le politiche nazionali che ne derivano, nonché la lotta contro le discriminazioni fondate sul sesso, e sensibilizzare i cittadini dell'UE in materia di uguaglianza di genere, fornendo assistenza tecnica alle istituzioni della Comunità, in particolare la Commissione, e alle autorità degli Stati membri.

Per conseguire tali obiettivi, l'Istituto raccoglierà, analizzerà e diffonderà informazioni obiettive, comparabili e attendibili, pertinenti all'uguaglianza di genere e suggerirà ulteriori settori di ricerca. Inoltre, appresterà metodi per migliorare l'obiettività, la comparabilità e l'attendibilità dei dati a livello europeo, definendo criteri atti a migliorare la coerenza delle informazioni e a tenere conto delle questioni di genere nella raccolta dei dati. Ma dovrà anche apprestare, analizzare e diffondere strumenti metodologici a sostegno dell'integrazione dell'uguaglianza di genere in tutte le politiche della Comunità e nelle politiche nazionali che ne derivano. Potrà poi condurre indagini sulla situazione dell'uguaglianza di genere in Europa e organizzare conferenze, campagne e riunioni a livello europeo per sensibilizzare i cittadini dell'UE in materia di uguaglianza di genere.

Il Parlamento europeo aveva adottato in prima lettura 52 emendamenti, di cui solo 35 sono stati inglobati nella posizione comune del Consiglio. Le principali divergenze sono state appianate nel corso di negoziati serrati che hanno portato a un compromesso riguardo alla composizione del consiglio di amministrazione, all'istituzione di un forum di esperti e alla nomina del Direttore.

In merito alla composizione del consiglio di amministrazione, in prima lettura il Parlamento aveva optato per un collegio ristretto composto da 13 membri, mentre il Consiglio aveva preferito un collegio composto di un rappresentante per Stato membro, tre rappresentanti della Commissione e tre rappresentanti delle parti sociali, assistito da un ufficio di presidenza di sei membri. Il compromesso prevede un collegio di medie dimensioni con 18 membri nominati dal Consiglio (in base a un sistema di rotazione) e un rappresentante della Commissione, nonché la soppressione dell'Ufficio di presidenza.

La posizione comune non prevedeva la creazione di un forum consultivo composto di esperti nel campo dell'uguaglianza di genere, peraltro voluto dalla Commissione e dal Parlamento. Il Consiglio ha quindi riesaminato la sua posizione e ha accettato di sostituire l'ufficio di presidenza con un forum di esperti composto di un rappresentante per Stato membro più due rappresentanti nominati dal Parlamento e tre rappresentanti delle parti sociali. Compito principale del forum sarà di assistere il Direttore nella pianificazione delle attività dell'Istituto.

Nel suo parere di prima lettura il Parlamento aveva chiesto di essere associato alla nomina del Direttore nel quadro di una procedura aperta e trasparente. La posizione comune non ha tenuto conto di questa richiesta, lasciando il compito della nomina al Consiglio di amministrazione e alla Commissione. Il compromesso raggiunto prevede la definizione di una procedura aperta e trasparente, come pure l'obbligo per il candidato selezionato di comparite dinanzi alla(e) commissione(i) competente(i) del Parlamento per rispondere alle domande dei suoi membri.

Link utili

Posizione comune del Consiglio
Prima lettura del Parlamento

Riferimenti

Lissy GRÖNER (PSE, DE) e Lia SARTORI (PPE/DE, IT)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un Istituto europeo per l'uguaglianza di genere
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 12.12.2006
Votazione: 13.12.2006

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CONSUMATORI


Consumatori avvisati e più tutelati

Il Parlamento ha approvato un nuovo programma d'azione comunitaria volto a migliorare la tutela della salute e della sicurezza dei consumatori nonché ad aumentare la difesa dei loro interessi economici e giuridici. Il programma - che integra, appoggia e controlla le politiche degli Stati membri - vuole inoltre contribuire alla promozione del diritto dei consumatori all’informazione, all’educazione e ad organizzarsi per salvaguardare i loro interessi.

Adottando la relazione di Marianne THYSSEN (PPE/DE, BE), il Parlamento approva la posizione comune del Consiglio in merito a un programma che si pone l'obiettivo di assicurare un grado elevato di tutela dei consumatori, in particolare migliorando le conoscenze disponibili, la consultazione e la rappresentanza degli interessi dei consumatori. Ma intende anche assicurare un’applicazione efficace delle regole in materia di tutela dei consumatori, in particolare attraverso misure nel campo della cooperazione diretta a garantire l’esecuzione delle norme, dell’informazione, dell’educazione e dei mezzi di impugnazione.

Questi obiettivi saranno realizzati attraverso una combinazione di azioni e di strumenti che sono elencati in un allegato, secondo le priorità contenute nei piani di lavoro annuali. Tali azioni, tuttavia, sono state ridotte da 20 a 11 a causa delle decurtazioni apportate alla dotazione del programma a seguito dell'accordo sulle prospettive finanziarie. Il Programma, per il periodo dall'entrata in vigore della decisione (presumibilmente il 1° gennaio 2007) al 31 dicembre 2013, potrà contare infatti su 156,8 milioni di euro, contro gli oltre 233 milioni richiesti in prima lettura dal Parlamento.

Il contributo finanziario della Comunità non potrà superare il 50% dei costi delle azioni finanziate congiuntamente dalla Comunità e da uno o più Stati membri, o dalla Comunità e dalle autorità competenti dei paesi terzi partecipanti, salvo in casi di azioni di utilità eccezionale, per i quali il contributo comunitario non può eccedere il 70%. Le azioni intese a sviluppare corsi integrati europei di specializzazione post-laurea su materie riguardanti la politica dei consumatori potranno contare invece su un contributo dell'85%. Inoltre, il contributo sarà del 50% delle spese di funzionamento delle organizzazioni europee dei consumatori e non potrà superare il 95% delle spese di funzionamento delle organizzazioni europee dei consumatori che rappresentano gli interessi dei consumatori nell’ambito dello sviluppo di norme sui prodotti e sui servizi a livello comunitario.

I contributi finanziari della Comunità potranno assumere la forma di borse di studio per la mobilità individuale di insegnanti e di studenti nell'ambito dei corsi integrati europei di specializzazione post-laurea su materie riguardanti la politica dei consumatori. E' anche previsto che la gestione di queste borse di studio potrà essere affidata alle agenzie nazionali Erasmus del programma di apprendimento permanente. Ma potranno anche essere corrisposti come indennità di viaggio e di soggiorno per lo scambio di funzionari addetti a controllare l’esecuzione delle norme.

La dotazione finanziaria per il programma, infine, potrà coprire anche le spese attinenti ad attività preparatorie, di monitoraggio, di controllo, di audit e di valutazione direttamente richieste per la gestione del programma e per il raggiungimento dei suoi obiettivi. In particolare, coprirà  le spese relative a studi, riunioni, azioni informative, pubblicazioni, reti informatiche per lo scambio delle informazioni, nonché tutte le altre spese di assistenza tecnica ed amministrativa sostenute dalla Commissione per la gestione del programma.

Link utili

Posizione comune del Consiglio
Prima lettura del Parlamento europeo

Riferimenti

Marianne THYSSEN (PPE/DE, BE)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma d'azione comunitaria in materia di politica dei consumatori (2007-2013)
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento
Votazione: 12.12.2006

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ISTITUZIONI


Altri documenti approvati

I testi di tutti i documenti approvati sono reperibili sul sito del Parlamento europeo.

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Codici delle procedure parlamentari

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

Abbreviazioni

- Gruppi politici: vedere di seguito

BE

Belgio

IT

Italia

PL

Polonia

CZ

Repubblica ceca

CY

Cipro

PT

Portogallo

DK

Danimarca

LV

Lettonia

SI

Slovenia

DE

Germania

LT

Lituania

SK

Slovacchia

EE

Estonia

LU

Lussemburgo

FI

Finlandia

EL

Grecia

HU

Ungheria

SE

Svezia

ES

Spagna

MT

Malta

UK

Regno Unito

FR

Francia

NL

Olanda

 

 

IE

Irlanda

AT

Austria

 

 

Gruppi politici

PPE/DE

Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei

PSE

Gruppo socialista al Parlamento europeo

ALDE/ADLE

Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa

Verdi/ALE

Gruppo Verde/Alleanza libera europea

GUE/NGL

Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica

IND/DEM

Gruppo Indipendenza/Democrazia

UEN

Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"

NI

Non iscritti

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Deputati al Parlamento europeo

 Situazione al 18 dicembre 2006
 

 

PPE/DE

PSE

ALDE/ADLE

UEN

Verdi/ALE

GUE/NGL

IND/DEM

NI

Totale

BE

6

7

6

 

2

 

 

3

24

CZ

14

2

 

 

 

6

1

1

24

DK

1

5

4

1

1

1

1

 

14

DE

49

23

7

 

13

7

 

 

99

EE

1

3

2

 

 

 

 

 

6

EL

11

8

 

 

 

4

1

 

24

ES

24

24

2

 

3

1

 

 

54

FR

17

31

11

 

6

3

3

7

78

IE

5

1

1

4

 

1

1

 

13

IT

24

15

12

13

2

7

 

5

78

CY

3

 

1

 

 

2

 

 

6

LV

3

 

1

4

1

 

 

 

9

LT

2

2

7

2

 

 

 

 

13

LU

3

1

1

 

1

 

 

 

6

HU

13

9

2

 

 

 

 

 

24

MT

2

3

 

 

 

 

 

 

5

NL

7

7

5

 

4

2

2

 

27

AT

6

7

1

 

2

 

 

2

18

PL

15

9

5

20

 

 

2

3

54

PT

9

12

 

 

 

3

 

 

24

SI

4

1

2

 

 

 

 

 

7

SK

8

3

 

 

 

 

 

3

14

FI

4

3

5

 

1

1

 

 

14

SE

6

5

3

 

1

2

2

 

19

UK

27

19

12

 

5

1

10

4

78

Totale

264

200

90

44

42

41

23

28

732

In data 13 dicembre 2006 BORGHEZIO Mario, BOSSI Umberto, GOBBO Giampaolo, GRABOWSKI Dariusz Maciej, KUC Wieslaw Stefan, PEK Bogdan, PIOTROWSKI Miroslaw Mariusz, ROGALSKI Boguslaw, SPERONI Francesco e ZAPALOWSKI Andrzej Tomasz hanno aderito al gruppo UEN.

 

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