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RASSEGNA
11 - 12 ottobre 2006
Bruxelles
Sommario
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Nel corso di un dibattito in Aula, tutti i deputati hanno condannato il test nucleare della Corea del Nord, ritenendo che rappresenta una minaccia alla sicurezza e alla stabilità internazionale. Nel sollecitare una soluzione negoziale alla crisi, è stato anche sottolineato che eventuali sanzioni non devono colpire la popolazione. Dubbi sono stati sollevati circa l'efficacia del trattato di non proliferazione e l'Alto Rappresentante, Javier Solana, ne ha auspicato una revisione. Dichiarazione dell'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune Javier SOLANA ha anzitutto sottolineato che i dati a disposizione non consentono di affermare con certezza che vi sia stato effettivamente un test nucleare ma che, tuttavia, ciò è molto probabile. Ha quindi condannato l'atto «irresponsabile» del governo nordcoreano che, ha aggiunto, rappresenta una minaccia a livello regionale e una mossa ostile alla sicurezza nel mondo che potrebbe avere conseguenze sulla corsa agli armamenti. L'Alto Rappresentante ha poi voluto sottolineare l'atteggiamento «fermo e allo stesso tempo sereno» assunto dall'UE e dalla comunità internazionale e, in particolare, dalla Corea del Sud, dalla Cina e dalla Russia. Ha anche osservato che il test nucleare ha avuto luogo in concomitanza con il viaggio del nuovo Primo Ministro giapponese in Cina e Corea del Sud. Per "Mister PESC", inoltre, la minaccia nordcoreana alla sicurezza mondiale si manifesta anche nella produzione e nell'esportazione - «forse anche illegale» - di missili convenzionali. Ha quindi deplorato che il governo della Corea del Nord spende milioni di dollari in una «corsa al nucleare inutile allo sviluppo e al benessere dei cittadini» che, invece, soffrono la fame. L'Alto Rappresentante ha poi notato il comportamento corretto dell'ONU e la disponibilità della Cina ad approvare una risoluzione chiara ed efficace per frenare la proliferazione nucleare. Ha quindi concluso affermando la volontà dell'UE di seguire attentamente l'evolversi della situazione. Dichiarazione della Commissione Per Benita FERRERO-WALDNER il test nucleare rappresenta solo l'ultima delle sfide lanciate dalla Corea del Nord alla comunità internazionale, accrescendone l'isolamento. Questa escalation, ha aggiunto, è anche una «provocazione» volta a mettere alla prova l'unità della comunità internazionale. Sottolineando poi la risposta rapida e risoluta dell'UE, ha voluto anche ricordare che l'Europa ha fornito, dal 1995, ben 345 milioni di euro di assistenza umanitaria e che, come in passato, continuerà a svolgere il proprio compito. La popolazione, infatti, patisce già abbastanza sofferenze a causa del «terribile regime» che la governa e l'UE non dovrebbe quindi provarla ulteriormente. Per la commissaria, la comunità internazionale deve agire nei confronti della Corea del Nord al fine di «svelare l'atteggiamento paranoico» del suo leader e, in tale contesto, ha sottolineato che il nuovo Segretario generale dell'ONU - un sudcoreano - «è forse la persona migliore». Ha quindi riaffermato il proprio sostegno al multilateralismo ed ha auspicato che i membri europei del Consiglio di Sicurezza difendano la posizione dell'UE in merito a una risoluzione «chiara e univoca». Interventi in nome dei gruppi José Ignacio SALAFRANCA SÁNCHEZ-NEYRA (PPE/DE, ES) ha affermato che il test nucleare nordcoreano rappresenta una provocazione e una minaccia alla comunità internazionale. Una provocazione, perché si tratta di un regime dittatoriale «di stampo stalinista» che tiene unito il Paese nella fame e che dovrebbe dedicare le sue risorse «a una causa più nobile della proliferazione nucleare». E' una minaccia alla sicurezza internazionale, invece, perché «compromette seriamente i valori della pace e della stabilità in una regione del pianeta particolarmente sensibile come il Sud Est asiatico». Per il deputato, inoltre, occorre che la comunità internazionale reagisca in maniera efficace e, in proposito, ha accolto con favore il fatto che il Consiglio di Sicurezza ONU stia esaminando la possibilità di infliggere delle sanzioni alla Corea del Nord. Al riguardo, peraltro, ha chiesto di conoscere la posizione del Consiglio in merito a tali sanzioni. D'altra parte, si è rallegrato che la Cina - «per la prima volta» - abbia dato la propria disponibilità a fornire una risposta adeguata e ad appoggiare eventuali sanzioni. Sottolineando poi che il caso coreano è «esemplare», visto che anche l'Iran sta partecipando all'escalation nucleare, il deputato ha affermato che l'UE non deve restare inattiva ma dare una risposta efficace e appropriata. Per Martin SCHULZ (PSE, DE) il «moribondo» regime coreano, attraverso l'escalation nucleare, sta cercando di ottenere vantaggi e di attirare l'attenzione delle comunità internazionale. Occorre quindi «mettere dei paletti», anche se il margine di manovra è limitato, visto che un regime «così imprevedibile» dispone dell'arma nucleare. Sostenendo che non bisogna punire un popolo «per la follia di un dittatore», il deputato ha affermato che non vi è altra alternativa all'azione diplomatica. Nell'osservare poi la relazione tra il test nucleare e la nomina del nuovo Segretario Generale dell'ONU, ha sottolineato con soddisfazione le reazioni moderate da parte dei paesi della regione. Al riguardo, definendo sbagliata «la politica dell'arroganza», ha ricordato che l'amministrazione Clinton aveva promosso dei programmi energetici con la Corea del Nord che sono poi stati abbandonati dalle amministrazioni successive, che si sono trincerate nell'unilateralismo. In conclusione, il deputato ha sottolineato «il rischio incalcolabile per l'umanità» rappresentato da coloro che pensano di risolvere i propri problemi attraverso l'escalation nucleare István SZENT-IVÁNYI (ALDE/ADLE, HU) ha sottolineato che la Corea del Nord ha sempre affrontato i negoziati con minacce e intimidazioni, ottenendo anche dei successi. L'UE, invece, deve dire chiaramente che, questa volta, «non funzionerà» e non saranno tollerati atti che minacciano la stabilità internazionale che promuovono la corsa agli armamenti. Dopo aver notato la relazione con il caso iraniano, il deputato ha affermato che la Corea del Nord deve astenersi da ulteriori test e tornare al tavolo del negoziato. Deve quindi abbandonare il programma nucleare e aderire al trattato di non proliferazione. Sottolineando poi come l'UE abbia fornito importanti aiuti umanitari alla Corea del Nord, ha sostenuto che deve continuare a farlo. Ha quindi concluso che il prezzo che pagherà il Paese per il suo isolamento «sarà alto». Per Gérard ONESTA (Verdi/ALE, FR) non ha importanza se la tecnologia coreana è veramente operativa oppure no, volendo piuttosto sottolineare che il Paese vive una «dittatura feroce che affonda la propria popolazione nella miseria totale». In proposito ha affermato che «milioni di persone vivono completamente sconnesse dalla realtà, ignorando il mondo esterno» e sono «prosternate di fronte al loro leader che dice loro ogni mattina che il mondo vuole invaderle». Si è quindi chiesto quali sanzioni possano essere efficaci di fronte a un regime che non tiene in considerazione il proprio popolo, visto che solo di recente «ha lasciato morire un milione di persone». La sola carta da giocare, ha spiegato, è la Cina che - nonostante abbia creato e mantenuto questo regime - è stata tra i primi a denunciare il test nucleare. A suo parere, se si vuole essere utili, occorre «dare prova di determinazione, di sangue freddo e, visto che diffondiamo tecnologia nucleare, di umiltà». Tobias PFLÜGER (GUE/NGL, DE) ha sostenuto che il test coreano va condannato poiché porta all'instabilità e rappresenta una pericolo a causa delle ricadute radioattive. Stigmatizzando la spesa sostenuta per condurre questi test al posto di fornire aiuto alla popolazione, ha poi affermato che occorre trovare delle soluzioni negoziali e, in tale ambito, l'UE può svolgere un ruolo attivo. A suo parere, inoltre, le sanzioni non fanno altro che peggiorare la situazione poiché colpiscono la popolazione civile. Il deputato ha poi affermato che il trattato di non proliferazione «è in crisi» e, al riguardo, ha ricordato che - in forza a tale trattato - anche gli Stati dell'UE sarebbero tenuti a smantellare l'arsenale nucleare, mentre invece il Regno Unito sta sviluppando nuove armi. Ha infine concluso osservando che la questione iraniana e quella coreana sono state trattate in modo diverso: per la prima si minacciano azioni militari e per la seconda si pensa alle sanzioni. Secondo Ģirts Valdis KRISTOVSKIS (UEN, LV), la pace e la stabilità «hanno subito un duro colpo» e vanno quindi sostenuti tutti coloro che hanno condannato il fatto. A suo parere, è difficile capire cosa abbia spinto la Corea ad agire in tale maniera poiché si tratta di «un paese comunista e totalitario e non vi può quindi essere una ragione logica al suo comportamento». Il deputato ha poi sottolineato il fatto che, riguardo alla non proliferazione, si è ricorso a un sistema di due pesi e due misure, come ha affermato anche El Baradei dell'AIEA. E, in proposito, si è chiesto perché si è accettato che Israele possegga armi nucleari, mentre non si accetta che la Corea del Nord ne abbia. Bastiaan BELDER (IND/DEM, NL) ha affermato che gli effetti destabilizzanti nella regione e nel mondo «sono evidenti». Sottolineando che sono in corso due crisi nucleari contemporaneamente, si è chiesto che valore abbia il trattato di non proliferazione. Ha quindi esortato la Cina e la Russia ad assumersi le proprie responsabilità ed ha chiesto che le attività commerciali della Corea del Nord siano controllate per evitare la vendita di tecnologia nucleare. Il deputato ha poi sollecitato contromisure risolute e sanzioni contro il regime, senza colpire la popolazione. Interventi dei deputati italiani Per Pasqualina NAPOLETANO (PSE, IT), il Parlamento europeo non può che associarsi alla condanna unanime che è stata espressa per i test nucleari che sarebbero stati messi in atto dalla Corea del Nord. La condanna ferma, per la deputata, deve essere accompagnata da un impegno dell'Unione europea e di tutta la comunità internazionale, volto a cercare di trovare una soluzione negoziale. A suo parere, peraltro, occorre «portare questa dittatura al rispetto delle regole della convivenza internazionale». Tuttavia, ha aggiunto, la comunità internazionale deve «imboccare seriamente» la via della non proliferazione ed ha sostenuto che è impossibile non riconoscere che l'indebolimento del Trattato di non proliferazione «è stato un errore fatale». Pertanto, qualsiasi soluzione di emergenza e di prospettiva dovrà basarsi sulla ripresa del negoziato per la revisione del Trattato di non proliferazione. Si tratta, a suo parere, «di un compito obbligato» che la comunità internazionale è chiamata a realizzare coerentemente, «perché soltanto in questo modo avremo la forza necessaria per imporre alla dittatura di Pyongyang – oppure in un'altra situazione – il rispetto di questa linea di condotta». La deputata ha poi aggiunto che la stessa guerra preventiva all'Iraq «ha convinto perversamente le dittature che possedere l'arma atomica è una specie di salvacondotto». Occorre invece «convincere i governanti del mondo che non è assolutamente così». Per concludere, ha chiesto all'Alto Rappresentante di spiegare le differenze tra la Corea e l'Iran, «perché troppo spesso i due dossier vengono associati». Replica della Commissione Secondo Benita FERRERO-WALDNER, l'ultima sfida al trattato di non proliferazione deve essere condannata in modo fermo e inequivocabile e occorre fornire una risposta «intelligente che compisca la leadership, risparmiando la popolazione». L'obiettivo della denuclearizzazione, ha aggiunto, può essere raggiunto unicamente per la via diplomatica. Occorre quindi intavolare dei negoziati per trovare una soluzione che garantisca la sicurezza. Replica dell'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune Javier SOLANA ha anzitutto ricordato che il Ministro degli Esteri coreano ha recentemente detto che non vi sono possibilità di tornare al negoziato e che neanche la Cina è riuscita a convocare una riunione. Si è poi detto d'accordo con coloro che propugnano la revisione del trattato di non proliferazione - definito nel 1968 - in quanto occorre adattare alla situazione mondiale attuale. Nel sottolineare il ruolo che deve giocare l'ONU per impedire la proliferazione nucleare in Corea del Nord e negli Stati limitrofi, ha concluso sostenendo che è solo per via diplomatica che potrà essere trovata una soluzione. Riferimenti Dichiarazioni dell'Alto Rappresentante per la
politica estera e di sicurezza comune, e della Commissione - Test
nucleare della Corea del Nord |
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Il Parlamento sollecita il superamento dell'obbligatorietà di tariffe fisse o minime e del divieto di contrattare compensi nei servizi professionali e chiede l'eliminazione degli ostacoli alla concorrenza ingiustificati. I deputati, inoltre, appoggiano un'autoregolamentazione che non danneggi i consumatori o l'interesse generale e chiedono l'adozione di un codice di condotta dei prestatori di servizi. Le regolamentazioni speciali nel campo della pubblicità devono limitarsi a casi eccezionali. Adottando la relazione d'iniziativa di Jan EHLER (PPE/DE, DE) con 534 voti favorevoli, 62 contrari e 9 astensioni, il Parlamento sostiene che i servizi rappresentano il «principale motore della crescita nell'UE» ed hanno un ruolo importante da svolgere nel miglioramento della competitività dell'economia europea. Nel fare poi riferimento alla relazione Kok che sottolineava l'importanza di liberalizzare i mercati e sopprimere la regolamentazione non necessaria, afferma che «gli sforzi di riforma devono includere i servizi professionali», in quanto settore chiave dell'economia europea. D'altra parte, precisa che spetta allo Stato membro decidere se disciplinare le professioni in modo diretto mediante norme nazionali oppure consentire l'autoregolamentazione da parte degli organismi professionali. In ogni caso, ritiene che «la priorità fondamentale» della riforma dev'essere quella di assicurare un più ampio e agevole accesso dei consumatori, garantendo nel contempo la qualità e il contenimento del costo di questi servizi. La relazione, inoltre, plaude al dialogo fra la Commissione, gli Stati membri e le associazioni di categoria dei prestatori di servizi professionali, finalizzato ad eliminare gli ostacoli alla concorrenza «che non sono giustificati o che nuocciano all'interesse generale» nonché le regole «che sono contrarie agli interessi dei consumatori e, in ultima istanza, degli stessi prestatori». Invita quindi i partecipanti al processo di riforma a proseguire in modo costruttivo. D'altra parte, facendo proprio un emendamento avanzato dal PPE/DE, il Parlamento riconosce il diritto di emanare regolamentazioni legate a peculiarità tradizionali, geografiche e demografiche e, in tale contesto, sottolinea «che si deve optare per le regole che limitano il meno possibile la concorrenza. Tuttavia, sostiene anche che resta ferma «la necessità di portare avanti il processo di riforma» nell'ambito del vigente sistema «per contribuire al conseguimento degli obiettivi di Lisbona». Fa poi notare che la suddivisione della tutela normativa a seconda delle diverse categorie di consumatori «trascura la circostanza che le regolamentazioni devono la loro legittimazione al fatto che nella prestazione di servizi professionali possono verificarsi esternalità e che taluni servizi professionali possono essere considerati beni pubblici». Facendo proprio un emendamento proposto dal PSE, il Parlamento sostiene che l'obbligatorietà di tariffe fisse o minime e il divieto di contrattare compensi legati al risultato raggiunto «potrebbero essere di ostacolo alla qualità del servizio per i cittadini e alla concorrenza». Invita quindi gli Stati membri a superare questi vincoli «con misure meno restrittive e più adeguate al rispetto dei principi di non discriminazione, necessità e proporzionalità», attivando meccanismi di consultazione con tutti le parti interessate. Con un solo voto di scarto (279 voti favorevoli, 280 contrari e 46 astensioni), il Parlamento ha respinto un emendamento del PSE con il quale si affermava che i requisiti stabiliti da molti Stati membri in materia di registrazione presso organismi, associazioni e camere professionali sono accettabili «solo se utili a tutelare l'interesse pubblico» e devono essere rifiutati se sono basati «su pratiche discriminatorie». L'emendamento respinto sottolineava poi che detti organismi, associazioni e camere «dovrebbero standardizzare e semplificare le condizioni per la certificazione con l'obiettivo costante di fornire ai consumatori servizi accessibili e di alta qualità». Nell'invitare poi la Commissione a garantire il rispetto effettivo, nel settore delle libere professioni, delle norme del trattato in materia di tutela della concorrenza e di mercato interno, i deputati ritengono che l'autoregolamentazione o la regolamentazione efficiente e trasparente dei prestatori di servizi professionali «sia un mezzo idoneo a soddisfare le esigenze della strategia di Lisbona». A loro parere, infatti, ciò consente di valutare in anticipo le conseguenze degli interventi, di controllarne l'impatto e, se necessario, di modularle. Gli Stati membri, d'altra parte, dovrebbero avere la responsabilità di controllare la portata dell'autoregolamentazione nazionale «per impedire che essa danneggi gli interessi dei consumatori o il perseguimento dell'interesse generale». Il Parlamento, in seguito, sottolinea l'idea che «si può rinunciare in larga misura alle regolamentazioni speciali nel campo della pubblicità» e che, in futuro, «esse andranno limitate a casi eccezionali debitamente giustificati». I deputati, sostengono infatti che la riduzione della regolamentazione deve puntare a consentire ai professionisti di informare gli utenti sui servizi da essi offerti, attraverso la pubblicità, e a fornire ai consumatori informazioni sulle loro qualifiche e specializzazioni professionali e sulla natura e il costo dei servizi offerti. Ritengono inoltre importante «rafforzare gli standard etici e la protezione dei consumatori nell'ambito dei servizi professionali» e, in proposito, sostengono l'adozione di codici di condotta da parte dei prestatori di servizi professionali, da elaborare con la partecipazione di tutti i soggetti interessati. Per il Parlamento, inoltre, è necessario eliminare le restrizioni alle possibilità di collaborazione e favorire l'avviamento dei prestatori di servizi interprofessionali al fine di garantire il rafforzamento delle imprese di medie e piccole dimensioni e una maggiore capacità d'innovazione e competitività dei servizi professionali. Gli Stati membri, d'altra parte, sono invitati a garantire accesso e mobilità nell'ambito dei servizi professionali e ad agevolare il passaggio dalla formazione universitaria e post-universitaria alle professioni. La relazione, infine, sollecita la Commissione ad approfondire l'analisi delle differenze che sussistono, in termini di apertura al mercato, tra le diverse tipologie di categorie professionali in ciascuno Stato membro, nonché dell'impatto che ci si attende dalla completa eliminazione degli inutili ostacoli alla concorrenza, compresa una valutazione degli impatti attesi su settori professionali dotati di risorse limitate o circoscritti a determinate regioni. Link utili
Comunicazione della Commissione "Relazione sulla concorrenza nei
servizi professionali" Riferimenti Jan Christian EHLER (PPE/DE, DE) |
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Un sistema di brevetti efficiente, competitivo, economico e accessibile a tutti, rappresenta un requisito fondamentale per una società competitiva basata sulla conoscenza ed è cruciale per lo sviluppo delle piccole e medie imprese. Per tale ragione il Parlamento chiede un suo miglioramento e, nel frattempo, chiede sostanziali miglioramenti al testo relativo all'Accordo sulla risoluzione delle controversie (EPLA), garantendo anche un maggiore controllo democratico. Con 494 voti favorevoli, 109 contrari e 18 astensioni, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione sostenuta da PPE/DE, PSE, ALDE/ADLE e UEN sulla futura politica dei brevetti in Europa. In precedenza - con 135 sì, 350 no e 129 astensioni - aveva respinto una risoluzione proposta dai Verdi, dalla GUE e da Francesco SPERONI (NI, IT). I deputati, anzitutto, considerando che un sistema di brevetti efficiente, competitivo ed efficace dal punto di vista dei costi, accessibile a tutti, «rappresenta un requisito fondamentale della strategia di Lisbona per una società competitiva basata sulla conoscenza» ed è cruciale per lo sviluppo delle piccole e medie imprese nonché delle imprese più grandi. D'altra parte, notano che le lacune delle proposte sui brevetti comunitari «non saranno probabilmente risolte in un futuro prossimo». Inoltre, osservano che vi sono crescenti preoccupazioni riguardo ai «brevetti indesiderabili» in vari settori, nonché in merito «alla mancanza di controllo democratico» sui processi sui processi in base ai quali tali brevetti sono concessi, convalidati e applicati. Per tali ragioni, il Parlamento esorta la Commissione a vagliare tutte le possibilità per migliorare il sistema dei brevetti e delle relative controversie nell'UE. Compresa la partecipazione alle ulteriori discussioni sull'Accordo sulla risoluzione delle controversie in materia di brevetti europei (EPLA) e sulla ratifica della Convenzione di Monaco, come pure la revisione delle proposte comunitarie in materia di brevetti. Al riguardo, facendo proprio un emendamento proposto dal PSE, il Parlamento ricorda alla Commissione che tutte le proposte legislative dovrebbero essere accompagnate da una approfondita analisi d'impatto in materia di qualità dei brevetti, governance, indipendenza giudiziaria e spese di contenzioso. Per quanto riguarda l'EPLA, d'altra parte, i deputati ritengono che il testo proposto necessiti di sostanziali miglioramenti relativi alle preoccupazioni in materia di controllo democratico, indipendenza giudiziaria e costi legati alle controversie, nonché di una proposta soddisfacente riguardo alle norme procedurali del tribunale dell'EPLA. Il Parlamento, infine, chiede al Servizi giuridico del Parlamento di fornire un parere provvisorio sugli aspetti collegati all'UE dell'eventuale ratifica dell'EPLA da parte degli Stati membri, in considerazione delle sovrapposizioni dell'EPLA all'acquis comunitario, e di chiarire le competenze giuridiche in questo settore. Link utili
Documento di consultazione della Commissione Riferimenti Risoluzione sulla futura politica dei brevetti
in Europa |
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Falliti i tentativi di trovare un accordo con il Consiglio, il Parlamento ha deciso di rinviare il voto finale sulla proposta di regolamento teso a trasformare l'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo in una vera e propria Agenzia dei diritti fondamentali, dotata di un mandato più ampio. La principale divergenza riguarda l'attribuzione all'Agenzia di competenze in materia di cooperazione giudiziaria e di polizia. Dopo aver proceduto all'adozione degli emendamenti proposti dalla relazione di Kinga GÁL (PPE/DE, HU), l'Aula ha infatti deciso di rinviare il dossier alla commissione parlamentare per esercitare una maggiore pressione sul Consiglio. Una delle ragioni che hanno impedito di giungere ad un accordo con il Consiglio, è la sottoscrizione da parte del Parlamento della proposta della Commissione volta a offrire al Consiglio la possibilità di autorizzare l'Agenzia a svolgere le sue attività anche nei settori della cooperazione intergovernativa in materia di polizia, giustizia, immigrazione e terrorismo. L'idea avanzata dal gruppo IND/DEM di respingere la proposta della Commissione è stata bocciata dall'Aula con 91 voti favorevoli, 505 contrari e 21 astensioni. I principali emendamenti votati dal Parlamento riguardano, segnatamente, la cooperazione con le ONG e con altri organismi nazionali, europei e internazionali, il campo geografico d'attività, il ruolo del Parlamento e la struttura organizzativa dell'agenzia. Più in particolare, nell'ambito della sua attività, sulla base di una proposta della Commissione, l'Agenzia dovrà adottare un Quadro pluriennale, «tenendo debitamente conto degli orientamenti che emanano dalle risoluzioni del Parlamento europeo e dalle conclusioni del Consiglio nel campo dei diritti fondamentali». Il Quadro, valido cinque anni, dovrà essere coerente con le priorità e gli obiettivi strategici dell'Unione e compatibile con le risorse finanziarie e umane a disposizione dell'Agenzia. Quest'ultima dovrà quindi svolgere i propri compiti nei settori tematici definiti dal Quadro e alla luce del suo programma annuale. Ma, è precisato, dovrà anche rispondere alle richieste del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione che ricadono al di fuori dei settori tematici. Con un emendamento, i deputati precisano che «per assicurare una stretta cooperazione con gli Stati membri», ognuno di essi dovrà nominare un funzionario di collegamento. L'agenzia, inoltre, nello svolgimento dei suoi compiti, dovrà cooperare con organismi governativi ed enti pubblici competenti nel campo dei diritti fondamentali a livello degli Stati membri, comprese le istituzioni nazionali dei diritti dell'uomo e con l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, in particolare l'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti dell'uomo (UIDDU o ODIHR), con le Nazioni Unite e con altre organizzazioni internazionali. «Per assicurare complementarietà e valore aggiunto», poi, l'Agenzia dovrà coordinare le proprie attività con quelle del Consiglio d'Europa. Al fine di consolidare questa cooperazione, è prevista la firma di un accordo che comprende la nomina da parte del Consigli d'Europa di un membro del Consiglio d'amministrazione e dell'ufficio di presidenza dell'Agenzia. Per il Parlamento, l'Agenzia deve favorire il dialogo con la società civile e collaborare strettamente con organizzazioni non governative e istituzioni della società civile attive nel settore dei diritti fondamentali. A tal fine, dovrà creare una rete di cooperazione denominata "Piattaforma dei diritti fondamentali" per instaurare «un dialogo strutturato e fecondo, nonché una stretta cooperazione, con tutte le parti interessate». Questa piattaforma - che sostituisce il Forum ipotizzato dalla Commissione - dovrà essere composta di organizzazioni non governative che si occupano di diritti umani, di sindacati e di associazioni dei datori di lavoro, di enti sociali e professionali interessati, di chiese, di associazioni religiose, filosofiche e non confessionali, di università e di altri esperti qualificati di organismi e organizzazioni europei e internazionali. Dovrà anche garantire un meccanismo di scambio di informazioni e la messa in comune di conoscenze, e assicurare una stretta cooperazione fra l'Agenzia e le parti interessate. Un altro emendamento prevede l'istituzione di un comitato scientifico che dovrà garantire un'elevata qualità scientifica delle attività dell'Agenzia. Tale comitato, che si riunirà quattro volte all'anno, dovrà essere composto da undici personalità indipendenti, altamente qualificate nel settore dei diritti fondamentali. Per la selezione di queste personalità, che resteranno in carica cinque anni senza possibilità di rinnovo, dovrà anche essere consultata la commissione competente del Parlamento europeo. Le decisioni del comitato, è anche precisato, potranno essere adottate con la maggioranza di due terzi. In merito al campo d'azione geografico, il Parlamento, accogliendo la proposta di aprire la partecipazione all'Agenzia dei paesi candidati all'adesione, ritiene opportuno consentire anche la partecipazione dei paesi con i quali è stato concluso un accordo di stabilizzazione e di associazione. A suo parere, ciò consentirà infatti all'Unione di sostenere gli sforzi di tali paesi per integrarsi all'Europa, agevolando un progressivo allineamento della loro legislazione a quella della Comunità. Ma permetterà anche il trasferimento di know-how e di buone pratiche, in particolare nei settori dell'acquis che fungeranno da punti di riferimento centrali per il processo di riforma nei Balcani occidentali. Un emendamento, infine, è teso a precisare che l'Agenzia continuerà a trattare i fenomeni di razzismo, xenofobia e antisemitismo, nonché la tutela dei diritti delle persone e delle minoranze. Dovrà inoltre dedicare la debita attenzione alle vittime della discriminazione. E' anche puntualizzato che la sua sede deve rimanere Vienna. Background Il Consiglio europeo del dicembre 2003, riconosciuta l’importanza della raccolta e dell’analisi dei dati relativi ai diritti dell’uomo finalizzata alla definizione di una politica dell’UE in questo settore, ha convenuto di trasformare l’attuale Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia e di ampliarne il mandato mutandolo in un'Agenzia per i diritti dell’uomo. Scopo dell’Agenzia è fornire alle istituzioni, agli organi e alle agenzie della Comunità e dei suoi Stati membri, quando adottano provvedimenti costituenti attuazione del diritto comunitario, assistenza e consulenza in materia di diritti fondamentali, in modo da aiutarli a rispettare pienamente i diritti fondamentali nell’adozione delle misure o nella definizione delle iniziative nei loro rispettivi settori di competenza. L'auspicio della Presidenza finlandese è di rendere operativa l'Agenzia sin dal 1° gennaio 2007. Nonostante si tratti di una decisione che deve essere presa dal solo Consiglio previa una mera consultazione del Parlamento europeo, la Commissione aveva assicurato che il parere dei deputati sarebbe stato preso in debita considerazione. E' per tale ragione che si è proceduto ad una serie di "triloghi" informali volti a trovare un compromesso tra le tre Istituzioni, come se si trattasse di un dossier da adottare in codecisione. Tuttavia, al momento, non è stato possibile trovare un accordo. Il pomo della discordia con il Consiglio riguarda essenzialmente l'estensione delle competenze dell'Agenzia alle questioni comprese nel "terzo pilastro". Link utili Riferimenti Kinga GÁL (PPE/DE, HU) |
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Una relazione all'esame della Plenaria chiede d'intensificare i rapporti sociali ed economici con il "Cono del Sud", per la creazione della più grande zona di libero scambio del mondo, utile alla crescita economica e sociale di entrambe le regioni. Sollecitano tuttavia una maggiore disponibilità del Mercosur nel tutelare le indicazioni geografiche e ulteriori progressi nell'eliminazione di misure ingiustificate di difesa commerciale. Con 489 voti favorevoli, 75 contrari e 7 astensioni, il Parlamento ha adottato la relazione d'iniziativa di Daniel Varela SUANZES-CARPEGNA (PPE/DE, ES) che pone l'accento sull'importanza di giungere ad un accordo di associazione tra UE e il Mercosur (il mercato comune dell'America Latina, di cui fanno parte Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay). La conclusione di un tale accordo, per i deputati, costituisce infatti «un elemento chiave» per la promozione e il potenziamento dei valori comuni, quali il rispetto per i diritti umani, la democrazia, la coesione economica e sociale, la pace e la stabilità. Ribadiscono quindi che l'UE deve concludere quanto prima con il Mercosur un accordo di associazione «completo, ambizioso ed equilibrato», sulla base di tre pilastri: un capitolo politico e istituzionale, un capitolo sulla cooperazione e un capitolo commerciale. Per i deputati la conclusione dell'accordo - che istituirebbe la più ampia zona di libero scambio tra regioni del mondo - rappresenta un «obiettivo strategico prioritario per le relazioni esterne dell'UE». Soprattutto in un contesto contrassegnato da un'accresciuta interdipendenza, dalla crescita economica e dall'emergenza di nuove potenze economiche, come pure dal numero crescente di sfide globali che trascendono le frontiere nazionali. La creazione di una zona di libero scambio UE-Mercosur, inoltre, genererebbe importanti opportunità di scambi e di crescita economica e «migliorerebbe la competitività internazionale di entrambi i mercati». D'altra parte, i deputati insistono sul fatto che una zona di libero scambio rappresenta la chiave per potenziare la capacità di guida dell'UE quale principale partner di investimento e commerciale del Mercosur e «per rafforzare l'integrazione intercontinentale». Anche a fronte dell'opzione d'integrazione continentale proposta nell'ALCA, raccomandando quindi «vivamente» di realizzarla. L'accordo commerciale, è precisato, deve essere unico e indivisibile e andare oltre gli obblighi rispettivi nel quadro dell'OMC. Tuttavia, senza escludere alcun settore, dovrà tenere conto, «nel modo meno restrittivo possibile», della sensibilità specifica di taluni prodotti. Il Parlamento insiste poi sul fatto che la zona di libero scambio con il Mercosur, così come la conclusione del ciclo di Doha, «non deve essere subordinata esclusivamente alla conclusione dei negoziati sulle questioni agricole». A suo parere, infatti, «tutti gli ambiti devono essere negoziati e progredire in parallelo e con elevate ambizioni», contemplando il commercio dei beni, dei servizi come pure gli investimenti, gli appalti pubblici e le altre barriere che ostacolano il commercio. In proposito, peraltro, sottolinea come la Commissione abbia segnalato che l'offerta fatta al Mercosur in materia di agricoltura «è la più ambiziosa mai avanzata in un negoziato bilaterale» e mette l'accento sul fatto che l'UE è il maggiore importatore di prodotti agricoli del Mercosur (48% del totale delle importazioni dalla regione nel 2005). In tale contesto ritiene quindi che «l'Unione europea abbia il diritto di aspettarsi dal suo partner un'offerta altrettanto ambiziosa». Inoltre, auspica che la flessibilità dell'UE al momento di rispondere alle richieste del Mercosur in materia di accesso al mercato per i suoi prodotti agricoli sia subordinata ai progressi in altri settori. Tra questi i deputati citano il mercato per i prodotti non agricoli (NAMA) e per i servizi, così come altri ambiti agricoli, quali l'accordo sui vini e i liquori, la protezione efficace delle indicazioni geografiche, l'eliminazione di misure ingiustificate di difesa commerciale e l'applicazione di norme sanitarie, fitosanitarie e relative al benessere degli animali. L'accento è poi posto sullo sviluppo dell’agricoltura sostenibile nei paesi del Mercosur, la quale dovrebbe costituire un settore interessante per la cooperazione europea. Andrebbe inoltre incoraggiato il commercio equo e l'agricoltura biologica, per esempio attraverso il negoziato su una specifica tariffa comunitaria per il commercio equo e/o i prodotti biologici. I deputati osservano poi che la futura adesione del Venezuela al Mercato Comune d'America latina (in qualità di Stato membro), implicherà un cambiamento sostanziale nel futuro accordo di associazione, particolarmente per quanto riguarda il mercato dell'energia. L'accordo, pertanto, dovrebbe dare impulso a una collaborazione regionale più stretta nel settore energetico, allo scopo di promuovere la sicurezza e l'efficienza energetica e di aumentare l'uso di fonti di energia rinnovabili. Il Parlamento ricorda poi che l'UE costituisce il principale donatore di aiuti allo sviluppo del Mercosur e l'unico che abbia stabilito una strategia di cooperazione orientata al rafforzamento dell'integrazione regionale. D'altra parte, notano che la debolezza monetaria del Mercosur - dovuta alla diversità e alla debolezza delle varie divise sudamericane e, in particolare, alla loro forte dipendenza dal dollaro - «spesso costituisce un ostacolo agli investimenti europei». I deputati, pertanto, sollecitano una maggiore accettazione dell'euro nei Paesi sudamericani e una sua più ampia utilizzazione nei pagamenti per le reciproche importazioni ed esportazioni. Per quanto riguarda la protezione dei diritti di proprietà intellettuale, i deputati chiedono che l'accordo commerciale tra l'UE e il Mercosur vada al di là delle norme dell'OMC (accordo TRIPS+) e, in proposito, sottolineano che l'accordo TRIPS+ «non deve escludere le salvaguardie in materia di sanità pubblica», in quanto ciò limiterebbe l'accesso a un prezzo abbordabile ai farmaci nei paesi in via di sviluppo. Infine, facendo propri una serie di emendamenti avanzati dal PSE, il Parlamento chiede l'istituzionalizzazione del futuro vertice sociale del Mercosur che avrà luogo nel dicembre 2006, ritiene opportuno promuovere l'istituzione di un dialogo tra il Comitato economico e sociale e il Forum consultivo economico e sociale del Merocosur ed esprime il suo appoggio alla creazione dell'Assemblea parlamentare eurolatinoamericana. Link utili Relazione UE-Mercosur - sito della Commissione Riferimenti Daniel VARELA SUANZES-CARPEGNA (PPE/DE,
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Il Parlamento chiede l'attuazione uniforme in tutta l'UE delle norme sul benessere degli animali, l'effettivo rispetto delle disposizioni sul trasporto e il ricorso alla vaccinazione - anche preventiva - in caso di emergenze sanitarie. Sollecitando etichette chiare per orientare i consumatori, respinge l'inasprimento delle norme UE e auspica prelievi addizionali per i prodotti importati non conformi ai criteri europei. Occorre anche sostenere la ricerca e ridurre le sperimentazioni sugli animali. Ogni attività inerente alla protezione ed al benessere degli animali deve muovere dal principio che gli animali «sono esseri sensibili» e che occorre tener conto delle loro specifiche esigenze e del fatto che la protezione degli animali «è una manifestazione dell'umanità del XXI secolo e una sfida per la civiltà e la cultura europee». E' quanto sostiene la relazione d'iniziativa di Elisabeth JEGGLE (PPE/DE, DE) sul programma d'azione comunitario per la protezione ed il benessere degli animali (2006-2010), adottata dal Parlamento con 565 voti favorevoli, 29 contrari e 15 astensioni. I deputati ricordano anche che, negli ultimi anni, l'Europa ha emanato tutta una serie di normative «conseguendo uno dei massimi livelli di protezione al mondo» e plaudono al programma d'azione comunitario per la protezione degli animali 2006-2010. Questo, infatti, per la prima volta, recepisce il protocollo sulla protezione degli animali del trattato di Amsterdam «in un concetto globale integrato per l'ulteriore sviluppo della protezione degli animali in Europa». D'altra parte, invitano la Commissione e gli Stati membri a vigilare su un'applicazione uniforme di tutte le disposizioni, compresi i relativi controlli nell'Unione europea, e a intervenire in maniera coerente, in caso di riscontrate trasgressioni, al fine di preservare la fiducia dei cittadini e garantire un'equa concorrenza nell'Unione europea. La Commissione, inoltre, è invitata a recepire sistematicamente le analisi di impatto rilevanti di tutte le misure di protezione degli animali, tenendo conto delle incidenze etiche, sociali ed economiche e facendo tesoro dei nuovi progressi della scienza, delle esperienze pratiche e degli sviluppi a livello internazionale. Occorre poi sviluppare indicatori integrati e uniformi per la protezione degli animali, che siano basati su dati scientifici solidi, obiettivi, misurabili e ripetibili, permettendo così di promuovere la trasparenza degli standard in materia di protezione degli animali. Questi indicatori, inoltre, dovrebbero agevolare i controlli e ridurre gli oneri burocratici, portando a risultati scientifici paragonabili in tutti gli Stati membri. Il Parlamento sottolinea poi che, per migliorare o rielaborare le norme minime sulla protezione e il benessere degli animali, è necessario trovare un accordo su un elenco di priorità che indichi con chiarezza le specie animali e i settori in cui esistono problemi. Al riguardo, ritiene che, per i prossimi anni, questo elenco di priorità dovrebbe includere le seguenti specie animali: vacche da latte, bovini adulti, animali da acquacoltura, maiali da ingrasso e tacchini. Maggiore benessere per tutti gli animali, ma via libera alle corride Sottolineando che una maggiore protezione degli animali costituisce «un obbligo costante» della Comunità, il Parlamento ritiene che la politica europea in materia di benessere degli animali non debba limitarsi alla tutela ed al benessere degli animali di laboratorio o ad uso agricolo, bensì estendersi anche a gli animali domestici, agli animali da zoo e da circo e agli animali selvatici. Accoglie quindi con favore il proposto divieto di importazione, esportazione, commercio e lavorazione di pelli di cani e gatti e chiede alla Commissione di proporre il divieto totale di importare da paesi terzi prodotti derivati da foche e ottenuti con metodi crudeli - quali le pellicce ottenute da animali scuoiati vivi, pellicce provenienti da allevamenti senza controllo veterinario e prodotti farmaceutici basati su specie in via di estinzione - e ogniqualvolta norme di produzione carenti costituiscano una minaccia per l'ambiente e la biodiversità. Inoltre, la Commissione è invitata a presentare proposte volte a rendere permanente il divieto temporaneo di importazione nel territorio dell'UE di uccelli selvatici in cattività. I deputati, poi, invitano l'UE a porre fine ai combattimenti di cani e galli, mediante misure legislative da adottare a livello nazionale o comunitario, e garantendo che le persone coinvolte in tali combattimenti non ricevano alcuna sovvenzione statale in relazione alle loro attività. Con 178 voti favorevoli, 412 contrari e 15 astensioni, il Parlamento ha soppresso l'invito a porre fine ai combattimenti di tori. Il Parlamento, infine, invita la Commissione a adoperarsi affinché la castrazione dei maialini a partire dal settimo giorno di vita «avvenga con anestesia». Al riguardo, ritiene che la presentazione di una relazione sulla protezione dei suini di allevamento, prevista per il 2009, debba essere accompagnata da adeguate proposte legislative. Etichettatura chiara e campagne d'informazione I deputati ritengono che i consumatori debbano essere informati e preparati a pagare prezzi maggiori per prodotti provenienti da allevamenti animali che rispettano standard più elevati di benessere animale e che tali prodotti debbano essere opportunamente etichettati. Pertanto, sottolineando il ruolo che possono svolgere le etichette private, in particolare per quanto riguarda standard più elevati di benessere animale, chiedono alla Commissione di garantire un'etichettatura trasparente, facilmente comprensibile ed affidabile, che consenta ai consumatori di acquistare con cognizione di causa. Al riguardo, i deputati ritengono che un "Marchio UE" su cui figuri, ad esempio la dicitura "prodotto conformemente alle norme UE di protezione degli animali" e, per quelli non conformi, una dicitura inversa, «presupporrebbe già una garanzia del rispetto dei requisiti di protezione degli animali da apporre su tutti i prodotti venduti in Europa». Inoltre, sostengono che, nel caso di una protezione superiore a quella minima, una menzione speciale sull'etichetta «offrirebbe al consumatore maggiore visibilità degli sforzi supplementari effettuati dal produttore». Così facendo, a loro parere, i partner commerciali potrebbero essere spinti ad allinearsi, «consentendo così all'Europa di esportare in tutto il mondo i suoi standard di benessere animale». Il Parlamento invita inoltre la Commissione a presentare quanto prima possibile l'annunciata strategia di comunicazione e, al riguardo precisa che - affinché il programma d'azione sia coronato da successo - occorre che tutti gli operatori siano sufficientemente informati sui vantaggi, per gli animali e per i prodotti, di un elevato livello di protezione attuale e futuro degli animali in Europa. Ritiene inoltre necessaria una strategia europea volta a promuovere la comunicazione sui temi afferenti la protezione animale nell'Unione europea e nei paesi terzi, per spiegare ai cittadini i diversi sistemi applicati nella fabbricazione di prodotti animali, nonché i costi e i benefici derivanti da norme più severe sulla protezione degli animali. Vaccinazione al posto della macellazione Nell'ambito della lotta alle epizoozie, la relazione invita la Commissione a considerare maggiormente gli aspetti legati alla protezione degli animali. Al riguardo, i deputati ritengono che in situazioni d'emergenza «è sempre meglio optare per la vaccinazione su scala regionale», quale strategia di lotta, «anziché procedere alla macellazione di un consistente numero di capi di bestiame sani». Inoltre, sostengono che vi dovrebbe essere maggior spazio per la vaccinazione preventiva. In proposito, invitano la Commissione a intensificare gli sforzi per adeguare le pertinenti convenzioni dell'Organizzazione internazionale per la salute animale (OIE), al fine di ridurre le restrizioni commerciali sui prodotti ottenuti a partire da animali vaccinati. Trasporto degli animali, rispettare le regole Il Parlamento rileva che, in pratica, la disciplina europea in materia di trasporto di animali «viene spesso disattesa», soprattutto per quanto concerne gli obblighi di sosta e di rifornimento di acqua e foraggio. Chiede pertanto misure adeguate affinché gli Stati membri aumentino il numero e l'efficacia dei controlli sull'applicazione della normativa europea. Inoltre, sostiene che, nell'ambito dei trasporti di animali, «sono assolutamente necessari l'introduzione e l'osservanza di indicatori scientificamente provati». I deputati invitano quindi la Commissione a promuovere gli sforzi per definire ed introdurre parametri tecnici oggettivi e specifici, atti a definire meglio il benessere animale durante il trasporto, al fine di sviluppare altresì sistemi integrati di certificazione, che tengano anche conto dell'influenza che le varie peculiarità climatiche e strutturali delle regioni europee possono esercitare sugli animali, sulle modalità e sui tempi di trasporto. Politica agricola comune Il Parlamento si compiace per la maggiore attenzione riservata alla protezione degli animali nell'ambito della politica agricola comune. Ma rileva che i costi legati agli oneri burocratici «sono già decisamente troppo alti» e deplora che il taglio dei finanziamenti per la politica di sviluppo rurale vada ad ostacolare nella pratica il finanziamento degli aiuti per l'adeguamento degli allevamenti alla normativa comunitaria sul benessere animale. Deplora inoltre che le disposizioni in materia di ecosostenibilità «non prevedano compensazioni per gli allevatori di pollame e suini che rispettano le norme sul benessere animale». Norme internazionali uniformi e prelievi contro il dumping sanitario I deputati riconoscono che norme rigorose in materia di benessere degli animali determinano costi supplementari per gli allevatori e, in proposito, ritengono che siano necessarie misure ad hoc «per prevenire la dislocazione della produzione verso paesi in cui vigono norme meno severe». A loro parere, inoltre, risulta indispensabile un'accurata analisi dei costi di nuove proposte e delle relative ripercussioni sulla posizione concorrenziale a livello internazionale. La produzione comunitaria può infatti risentire di una perdita di competitività se nell'UE si introducono standard più elevati «senza una standardizzazione in ambito OMC». La Commissione è quindi invitata a risarcire le perdite economiche subite dai produttori europei che, applicando misure di buona gestione degli animali, vedono aumentare i costi di produzione. Rilevando poi come gli aspetti inerenti alla protezione degli animali non godono di un'adeguata attenzione a livello internazionale, i deputati paventano il rischio di "dumping nel campo della protezione degli animali" e svantaggi per i produttori europei sui mercati europei e dei paesi terzi. Propongono quindi di istituire uno strumento di accesso qualificato al mercato volto ad impedire che siano aggirate le norme dell'UE in materia di benessere degli animali, «imponendo prelievi sui prodotti che non soddisfano le norme comunitarie». Nel chiedere alla Commissione di promuovere iniziative a livello internazionale (OMC e OIE) volte a migliorare gli standard sul benessere degli animali per avvicinarli a quelli europei, i deputati chiedono anche di «non aggravare» le distorsioni di concorrenza subite dai produttori comunitari «tramite nuove norme vincolanti, dettagliate e uniformi». Ritengono, inoltre, che tutti gli accordi bilaterali con i paesi terzi che comprendono misure sanitarie e fitosanitarie debbono garantire che i prodotti di origine animale in provenienza da paesi terzi siano ottenuti conformemente alle norme comunitarie. Da ultimo, il Parlamento ritiene che la decisione della Comunità di proibire l'importazione di carne bovina trattata con ormoni «si giustifica pienamente in base a ricerche scientifiche» e, pertanto, invita Canada e Stati Uniti «a revocare senza indugio le loro sanzioni nei riguardi dei prodotti europei», che i deputati reputano «ingiustificate e incompatibili con i principi dell'OMC». Rafforzare la ricerca e ridurre le sperimentazioni sugli animali Per i deputati, l'attuazione del principio delle 3R (Replacement, Reduction, Refinement) (sostituzione, riduzione, perfezionamento) grazie al quale si fa minor ricorso agli animali nel campo della ricerca, scienza e autorizzazione dei prodotti, «costituisce un pilastro della politica europea in materia di protezione degli animali». Plaudono quindi agli sforzi compiuti dalla Commissione per sviluppare ulteriormente la direttiva 86/609/CEE sulle sperimentazioni animali, sollecitandola a presentare nel corso di quest'anno le apposite proposte legislative. Al riguardo, ritengono che la proposta di revisione della legislazione dell'UE sulla protezione degli animali debba garantire l'estensione della sfera di applicazione della direttiva 86/609/CEE alla ricerca fondamentale ed alla ricerca che si avvale degli animali a fini di istruzione. Il Parlamento accoglie poi con favore l'annunciato impegno di ricerca nel campo della protezione degli animali, precisando che essa non dovrebbe concentrarsi solo sulla diffusione generale delle conoscenze di base ma anche sullo sviluppo di indicatori trasparenti e di agevole uso, su sistemi di certificazione e di etichettatura nonché su alternative alle sperimentazioni animali. A quest'ultimo proposito, ritiene che occorra accelerare la messa a punto, la convalida e l'accettazione di metodi alternativi alla sperimentazione animale e che si debbano prevedere maggiori risorse in ogni fase, in termini di finanziamenti, personale e supporto amministrativo, «al fine di garantire che la sperimentazione animale sia sostituita il più rapidamente possibile da altri metodi». A suo parere, inoltre, qualunque futura revisione della normativa sul benessere animale dovrà fondarsi su indicatori oggettivi «per evitare decisioni arbitrarie con ripercussioni economiche ingiustificate per l'allevatore». La Commissione e gli Stati membri sono poi invitati a garantire risorse sufficienti per la ricerca sulla protezione e il benessere di tutti gli animali nel quadro del Settimo programma quadro di ricerca, portando anche avanti le piattaforme tecnologiche «senza lungaggini burocratiche». Per i deputati, infine, è necessario migliorare il collegamento in rete fra gli esistenti istituti comunitari preposti alla protezione degli animali prima di insediare un ulteriore istituto comunitario per la protezione degli animali. Background - discussioni al Consiglio dei Ministri Lo scorso mese di giugno, i Ministri dell'agricoltura dell'UE hanno avuto uno scambio di opinioni sulla comunicazione della Commissione e preso atto delle conclusioni della Presidenza che sintetizzano i principali punti emersi dalla conferenza sul benessere degli animali tenutasi a Bruxelles il 30 marzo 2006. Le conclusioni della Presidenza insistono in particolare sulla creazione di una rete di istituti e laboratori scientifici europei competenti in materia di benessere degli animali, sottolineano la necessità di una valutazione d'impatto e rilevano l'opportunità che l'esigenza di legiferare si basi sui risultati di studi scientifici validi, che ne dimostrino la necessità e la fattibilità. E' inoltre considerata altamente prioritaria la definizione di indicatori obiettivi e misurabili del benessere degli animali. È previsto anche che la Commissione esplori eventuali opzioni per un sistema di etichettatura sul benessere degli animali a livello dell'UE. Le conclusioni sostengono infine il reciproco riconoscimento di norme sul benessere degli animali a livello multilaterale e su scala mondiale. Link utili Riferimenti Elisabeth JEGGLE
(PPE/DE, DE) |
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I risultati delle votazioni sono consultabili sul sito del Servizio Stampa del Parlamento europeo. I testi di tutti i documenti approvati sono reperibili sul sito del Parlamento europeo. |
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Ordine del giorno 23 - 26 ottobre 2006 Strasburgo Lunedì 23 ottobre 2006 (17:00 - 22:00)
Martedì 24 ottobre 2006 (9:00 - 11:50, 21:00 - 24:00)
(11:30 - 12:00 ) Votazione
(15:00 - 17:30)
(17:30 - 19:00)
Mercoledì 25 ottobre 2006 (9:00 - 11:20)
(11:30 - 12:00) Votazione
(12:00 - 12:30)
(12:30 - 13:00) Seguito delle votazioni
(15:00 - 17:30, 21:00 - 24:00)
(17:30 - 19:00)
Giovedì 26 ottobre 2006 (10:00 - 11:20, 15:00 - 16:00)
(11:30 - 13:00) Votazione
(16:00 - 17:00)
(17:00 - 18:00) Votazione
L'ordine del giorno può subire modifiche. |
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Codici delle procedure parlamentari
Abbreviazioni - Gruppi politici: vedere di seguito
Gruppi politici
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