<<Sommario | |
RASSEGNA
1° giugno 2006
Bruxelles
|
|
Medicinali a misura di bambino Le industrie farmaceutiche potranno sviluppare prodotti specifici per i bambini evitando così di dover somministrare ai minorenni dosi ridotte di medicinali concepiti per gli adulti che rischiano di essere dannosi. Le industrie che svolgeranno ricerche su medicine ad uso pediatrico disporranno infatti di un estensione di sei mesi della protezione dei loro brevetti. Solo se rispetteranno rigorosi standard saranno autorizzate a commercializzare questo tipo di prodotti. Attualmente per curare i bambini si ricorre molto di frequente a dosi ridotte di medicinali concepiti per gli adulti, mentre l'organismo dei più piccoli li assorbe o li elimina in maniera diversa o sviluppa effetti secondari particolari. Poche industrie farmaceutiche producono medicinali specifici destinati ai bambini poiché i test clinici sono più difficili e i tempi per la loro messa a punto sono più lunghi. Dei negoziati con il Consiglio hanno permesso di trovare un accordo in seconda lettura che è stato confermato dal voto in Plenaria. Già dal 2007 potrebbe quindi entrare in vigore il nuovo regolamento. Il provvedimento riguarda i medicinali in corso di sviluppo e non ancora utilizzati, quelli già autorizzati e coperti da brevetti e quelli autorizzati che non beneficiano più dei brevetti. Per tutti questi prodotti, le industrie farmaceutiche dovranno presentare un piano d'investigazione pediatrica che deve specificare il calendario e le misure proposte per accertare la qualità, la sicurezza e l'efficacia del medicinale in tutte le sottopopolazioni pediatriche interessate. Inoltre, deve descrivere qualsiasi misura volta a adattare la formulazione del medicinale in modo da rendere il suo impiego più accettabile, facile, sicuro o efficace per le diverse sottopopolazioni pediatriche. Sarà così superata la mancanza d'informazione sui dosaggi che aumenta i rischi di effetti indesiderati, compreso il decesso, e potranno evitarsi trattamenti inefficaci dovuti al sottodosaggio. Per poter essere venduti, i farmaci devono essere autorizzati. A tal fine deve essere depositata una domanda di autorizzazione all'immissione in commercio per uso pediatrico corredandola delle informazioni e dei documenti necessari per stabilire la qualità, la sicurezza e l'efficacia per la popolazione pediatrica, compresi i dati specifici necessari a sostegno del dosaggio, della forma farmaceutica o della via di somministrazione appropriati del prodotto conformemente al piano d'indagine pediatrica approvato. Per evitare che lo sviluppo di medicinali pediatrici ostacoli quello di farmaci destinati agli adulti, i deputati prevedono una deroga motivata che permette di non presentare simultaneamente il piano d'investigazione pediatrico e gli studi farmacocinetici umani realizzati sugli adulti. Il Parlamento ha insistito per rafforzare l'indipendenza del comitato pediatrico che, in seno all'Agenzia europea dei medicinali, svolgerà il ruolo di comitato scientifico. I membri di tale organismo non dovranno avere nessun interesse finanziario o di altra natura nell'industria farmaceutica che possa inficiare la loro imparzialità. Dovranno quindi agire nell'interesse pubblico e in completa indipendenza e presentare una dichiarazione annuale sui propri interessi finanziari. A due o tre anni dall'entrata in vigore del regolamento, il comitato pediatrico stilerà un inventario delle necessità terapeutiche al fine di determinare le priorità nel campo della ricerca. Per stimolare le industrie ad investire maggiormente nella ricerca, ai prodotti che rientrano nella prescrizione relativa alla presentazione di dati pediatrici è concessa una proroga di sei mesi del certificato protettivo complementare, a condizione che siano rispettati tutti i criteri inclusi nel piano d'indagine pediatrico approvato, vi sia un'autorizzazione del prodotto in tutti gli Stati membri e siano incluse in tutte le informazioni sul prodotto i dati pertinenti dei risultati degli studi. E' poi precisato che le decisioni adottate dalle autorità nazionali in merito alla fissazione dei prezzi dei medicinali o alla loro inclusione nei regimi nazionali di assicurazione malattia «non incidono sulla concessione» di tale proroga. Sulle confezioni dei medicinali che beneficiano di un'indicazione pediatrica sarà applicato un apposito simbolo che dovrà essere scelto dalla Commissione su raccomandazione del comitato pediatrico. Link utili
Posizione comune del Consiglio Riferimenti Françoise
GROSSETÊTE (PPE/DE, FR) |
|
Rinviata la risoluzione su Guantanamo Il Parlamento ha deciso di rinviare alla prossima sessione la votazione della risoluzione comune su Guantanamo per poter tener conto di quanto sarà riferito dai deputati che si sono recati in visita al centro di detenzione statunitense. D'altra parte, l'Aula ha adottato una relazione su partenariato transatlantico che, tra le altre cose, chiede la chiusura della prigione. Con 326 voti favorevoli, 265 contrari e 22 astensioni, il Parlamento europeo ha deciso di rinviare alla prossima sessione la votazione della risoluzione comune su Guantanamo sostenuta da GUE/NGL, Verdi/ALE, ALDE/ADLE e PSE. Ciò, infatti, consentirà eventualmente di integrarla con quanto riferito dalla delegazione parlamentare che si è recentemente recata sul posto. Il Parlamento d'altra parte, ha adottato una relazione d'iniziativa sulle relazioni transatlantiche che, tra le altre cose, sottolinea la necessità «di porre fine all'attuale situazione di confusione giuridica che, fin dal loro arrivo, caratterizza la detenzione dei prigionieri del Campo Delta nella base navale della baia di Guantanamo». Inoltre, chiede che sia garantito «un accesso immediato alla giustizia» ai prigionieri e, a quanti fra di loro sono perseguiti per crimini di guerra, «un processo equo, conforme al diritto umanitario internazionale e nel pieno rispetto degli strumenti internazionali in materia di diritti dell'uomo». Il Parlamento, infine, insiste affinché tali questioni siano inserite nell'ordine del giorno del prossimo Vertice Unione europea-Stati Uniti e «ribadisce la sua richiesta di immediata chiusura del centro di detenzione di Guantanamo». |
|
Aiuti UE per evitare una crisi umanitaria in Palestina Preoccupato per il deterioramento della situazione umanitaria in Palestina, il Parlamento sollecita l'UE a garantire il flusso di aiuti diretti alla popolazione. Rinnovando la fiducia al Presidente Abbas, i deputati chiedono a Israele di riprendere il trasferimento delle entrate fiscali e condannano l'espansione delle colonie e la costruzione del muro. Il nuovo governo palestinese, d'altra parte, deve denunciare la violenza, riconoscere Israele e rispettare gli impegni assunti dall'ANP. Con 326 voti favorevoli, 247 contrari e 43 astensioni, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione comune sostenuta da PPE/DE, PSE, ALDE/ADLE, Verdi/ALE, GUE/NGL e UEN, che esprime «seria preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria, economica e finanziaria in Cisgiordania e a Gaza». Invita quindi il Consiglio e la Commissione a potenziare le proprie iniziative e, in tale contesto, raccomanda che, agendo nell'ambito del Quartetto, l'Unione garantisca ai palestinesi il flusso degli aiuti essenziali mediante agenzie e ONG umanitarie e sia attuato il meccanismo internazionale temporaneo volto a fornire aiuti diretti al popolo palestinese, attraverso la Banca mondiale o altri organismi internazionali. Per i deputati, questo meccanismo deve avere un campo d'applicazione «ampio e flessibile» e il suo funzionamento deve essere agevolato «mediante il coinvolgimento diretto del Presidente dell'Autorità palestinese», garantendo altresì il controllo finanziario e la rendicontazione delle spese. Il governo israeliano, inoltre, è invitato a riprendere «immediatamente» il trasferimento diretto delle entrate fiscali e doganali palestinesi trattenute. Il Parlamento chiede poi al Consiglio e alla Commissione di continuare a sostenere il Presidente nei suoi sforzi di dialogo con Israele, il governo palestinese e la comunità internazionale. In proposito, sostiene le iniziative del Presidente palestinese volte a promuovere il dialogo nazionale e spera che tali proposte verranno accettate da tutte le parti in causa. Per i deputati, peraltro, il Presidente è legittimato a condurre negoziati e ad assumersi la responsabilità della gestione degli aiuti internazionali. D'altra parte, l'Assemblea ritiene che ogni contatto con il nuovo governo palestinese «dovrebbe mirare a ottenere il riconoscimento dell'accordo finale di pace» e reputa «elementi fondamentali per qualsiasi forma di cooperazione dell'UE con il governo palestinese» i chiarimenti da parte governativa circa la denuncia della violenza, il riconoscimento del diritto di Israele ad esistere e il riconoscimento degli obblighi internazionali palestinesi. Agli occhi dei deputati, infatti, il conflitto in Medio Oriente potrà essere risolto solo attraverso la negoziazione di un accordo di pace stabile e definitivo «senza condizioni preventive, basato sull'esistenza di due Stati democratici, sovrani e vitali, che convivano in pace l'uno accanto all'altro entro confini sicuri e riconosciuti». Con 326 voti favorevoli, 247 contrari e 43 astensioni, infine, i deputati condannano la continua espansione delle colonie, in particolare a Gerusalemme Est, e la costruzione del muro oltre i confini del 1967. Ritenendo che ciò sia contrario al diritto internazionale ma anche di «ostacolo al ripristino di un clima di dialogo», chiedono pertanto la loro «immediata sospensione». Link utili
Intervento del Presidente Abbas al Parlamento europeo Riferimenti Risoluzione
comune sulla crisi umanitaria nei Territori palestinesi e sul ruolo
dell'Unione europea |
|
2008: Anno europeo del dialogo interculturale Parlamento accoglie la proposta di proclamare il 2008 Anno del dialogo interculturale e pone la religione al centro delle iniziative da sviluppare in quell'occasione. I deputati chiedono l'istituzione di un premio per il dialogo interculturale da attribuire ad un progetto giovanile nel contesto dei programmi comunitari e propongono di concludere l'Anno con un Foro che riunisca società civile e rappresentanti politici e religiosi. La Commissione ha proposto di proclamare il 2008 "Anno europeo del dialogo interculturale". Ciò implica il finanziamento di una serie di iniziative e attività che hanno lo scopo di promuovere questo dialogo interculturale attraverso campagne d'informazione, manifestazioni ed eventi nonché la realizzazione di studi ed indagini. Adottata con 538 voti favorevoli, 56 contrari e 23 astensioni, la relazione di Erna HENNICOT-SCHOEPGES (PPE/DE, LU) accoglie questa proposta, ma suggerisce una serie di modifiche sia negli obiettivi generali sia in quelli specifici, ponendo in particolare l'accento sul dialogo tra le religioni. Il Parlamento chiede anche un maggiore cofinanziamento comunitario delle misure. L'importo globale del bilancio rimane però a 10 milioni di euro, di cui - per volere dei deputati - solo il 30% potrà essere dedicato all'azione preparatoria da svolgere nel corso del 2007. E' peraltro precisato che, anche se il processo avrà la sua espressione e visibilità nel 2008, le azioni potranno comunque proseguire oltre tale anno. Gli obiettivi generali dell'Anno europeo, così come proposti dai deputati, dovranno riguardare la promozione del dialogo interculturale mediante progetti specifici volti ad aiutare i cittadini europei «ad imparare a vivere insieme armoniosamente e a superare le differenze inerenti alla loro diversità culturale, religiosa e linguistica, non soltanto tra le culture dei diversi Stati membri, ma anche tra le varie culture e i gruppi religiosi degli Stati membri». Da notare che questa formulazione ha ottenuto 299 voti favorevoli, 298 contrari e 17 astensioni. Inoltre, si tratterà di sensibilizzare i cittadini europei e quanti vivono nell'Unione europea «all'importanza di sviluppare una cittadinanza europea attiva e aperta sul mondo, rispettosa della diversità culturale e fondata sui valori comuni dell’Unione europea». Ma le azioni dovranno mirare anche a «porre in risalto il contributo delle varie culture ed espressioni della diversità culturale al patrimonio e ai modi di vita degli Stati membri dell'Unione europea» e ad «esportare i valori comuni dell'Unione europea» nelle relazioni di quest'ultima con il resto del mondo, «rafforzando così il suo ruolo di leader nella promozione e nella tutela dei diritti umani e della democrazia». Vi è anche l'obiettivo di fare dell'istruzione «un vettore fondamentale per l'apprendimento della diversità e una maggiore comprensione delle altre culture», per promuovere la mobilità, gli scambi e l'applicazione del know how, delle competenze e delle migliori prassi sociali e «per attribuire ai media un ruolo fondamentale nella promozione del principio di uguaglianza e comprensione reciproca». Riguardo agli obiettivi specifici, si tratterà di integrare il dialogo interculturale quale priorità orizzontale e trasversale delle politiche, delle azioni e programmi comunitari, «enucleando e condividendo le migliori prassi nella sua promozione» nonché di rendere più visibili e coerenti i programmi e le azioni della Comunità che contribuiscono a tale dialogo. Inoltre, le misure dovranno sensibilizzare i cittadini europei e quanti vivono nell'Unione europea, in particolare i giovani, all'importanza del dialogo interculturale nella vita quotidiana e far conoscere le culture e i valori dei paesi dell'Unione europea nei paesi terzi partner dell'Unione per «sensibilizzare i candidati all'immigrazione in vista di una loro migliore integrazione nelle società d'accoglienza». Infine, l'obiettivo è anche di preparare ed adottare una strategia coerente che presti attenzione all'istruzione «per promuovere la tolleranza, per accettare la diversità e coesistere con essa, e per sensibilizzare al valore delle persone che contribuiscono alla diversità linguistica, etnica e religiosa dell'Europa». I deputati, d'altra parte, chiedono che l'azione sia realizzata innanzitutto mediante una cooperazione strutturale con le città e le autorità locali, «dal momento che sono esse ad affrontare la sfida rappresentata dall'immigrazione e dell'integrazione». Ma questa collaborazione deve essere anche avviata con gli attori della società civile, come le organizzazioni non governative attive nel settore del dialogo interculturale, le associazioni socioculturali dei media. Inoltre, le azioni dovranno essere realizzate in cooperazione con le istituzioni europee, le autorità nazionali, regionali e locali e con organismi internazionali quali il Consiglio d'Europa e l'UNESCO. Per conseguire gli obiettivi dell'Anno europeo saranno realizzate manifestazioni e iniziative di portata europea che mirano a promuovere il dialogo interculturale e mettono in rilievo le realizzazioni e le esperienze sul tema dell'Anno europeo del dialogo interculturale. Ma anche manifestazioni ed iniziative a livello nazionale e regionale con una forte dimensione europea, dirette a promuovere gli obiettivi dell'Anno europeo del dialogo interculturale, «con specifico riferimento ad azioni relative all'educazione civica ed alla percezione dell'altro nella sua differenza», nonché campagne d'informazione e di sensibilizzazione. Saranno anche realizzate consultazioni con reti transnazionali e con gli attori interessati della società civile al fine di valutare l'efficacia e l'impatto e gettare le basi degli sviluppi a lungo termine dell'Anno europeo del dialogo interculturale. Le azioni su scala comunitaria daranno luogo a un appalto pubblico o alla concessione di sovvenzioni finanziate dal bilancio UE, le azioni emblematiche di portata europea potranno beneficiare dell'80% di sovvenzione comunitaria e per le azioni su scala nazionale i deputati chiedono di rialzare il tasso di cofinanziamento UE dal 50 all'80%. Per i deputati, le risorse finanziarie destinate alle campagne di promozione e d'informazione non dovranno superare il 20% del bilancio globale in quanto devono rappresentare misure di sostegno. L'Unione promuoverà inoltre altre iniziative attraverso un sostegno di natura non finanziaria. Il Parlamento sottolinea la necessità di svolgere azioni nell'ambito del campionato di calcio europeo e delle olimpiadi di Pechino, associandole alla lotta contro i fenomeni di tratta degli esseri umani e di prostituzione coatta durante tali eventi. Propone, inoltre, l'istituzione di un premio per il dialogo interculturale da attribuire ad un progetto giovanile nel contesto dei programmi comunitari come Socrates, Gioventù e cultura. Chiede poi che l'Anno europeo sia concluso da un Foro interculturale nel Parlamento europeo che riunisca società civile e rappresentanti politici e religiosi. Poiché un aspetto del dialogo interculturale riguarda le azioni volte a lottare contro la discriminazione e a promuovere l'integrazione, i deputati chiedono che le attività intraprese nel 2008 diano seguito e integrino quelle svolte in relazione all'Anno europeo delle pari opportunità per tutti (2007). Link utili Riferimenti Erna
HENNICOT-SCHOEPGES (PPE/DE, LU) |
|
Metodo europeo contro i pedofili Il Parlamento sostiene l'iniziativa del Belgio volta a rafforzare la cooperazione giudiziaria tra gli Stati membri nei casi di sfruttamento sessuale dei bambini e di pedopornografia. Lo scopo è di rendere esecutivi in tutta l’UE i divieti di svolgimento di attività in contatto con i bambini imposti a persone condannate in uno qualsiasi degli Stati membri. Ma i deputati suggeriscono taluni emendamenti volti a garantire una più elevata sicurezza ai minorenni. La decisione quadro proposta dal Belgio è intesa a migliorare la cooperazione tra gli Stati membri dell'Unione europea in materia di protezione dei bambini dagli abusi sessuali, mirando soprattutto a garantire un'effettiva esecuzione delle decadenze connesse con le condanne penali per questo tipo di comportamenti inaccettabili. Più in particolare, si tratta di imporre allo Stato membro in cui risiede la persona condannata di riconoscere e ad osservare sul proprio territorio il divieto pronunciato all'estero di esercitare attività che possano metterla a contatto con bambini. Attualmente, infatti, nulla consente di garantire che la decadenza pronunciata in uno Stato membro sia seguita da effetti giuridici negli altri Stati membri ma, al contempo, a una persona condannata per atti di pedofilia è garantito il diritto di circolare liberamente sul territorio dell'Unione europea. Pertanto, è possibile sottrarsi al divieto stabilendosi in un altro Stato membro. Tale situazione è ritenuta inaccettabile, dato che questi divieti sono generalmente imposti per la gravità dei fatti commessi o per prevenire la reiterazione dei reati da parte della persona condannata. La proposta intende anche migliorare la cooperazione in materia di scambio di informazioni sui precedenti penali a livello dell’UE imponendo una serie di obblighi minimi nei confronti degli Stati membri. Infine, agisce anche sul fronte della prevenzione imponendo la consultazione dei casellari giudiziari degli altri Stati membri. E’ una precedente decisione quadro del 2003 che definisce i vari tipi di reati sessuali contro i bambini. Quelli relativi allo sfruttamento sessuale comprendono il costringere o l’indurre un bambino (ossia una persona di età inferiore a 18 anni) alla prostituzione o alla produzione di spettacoli a carattere pornografico nonché il partecipare ad attività sessuali con un bambino usando coercizione, abusando di una posizione riconosciuta di fiducia o autorità o previa remunerazione. Vi sono poi i reati legati alla produzione, distribuzione, diffusione acquisto o possesso di pornografia infantile. E, infine, sono compresi i reati connessi all’istigazione, favoreggiamento, complicità e tentativo di sfruttamento sessuale dei bambini e di pornografia infantile. Con la relazione di Bogusław SONIK (PPE/DE, PL), i deputati approvano l’iniziativa del Belgio, ma suggeriscono taluni emendamenti volti a migliorare la formulazione della decisione quadro e a rafforzare alcune disposizioni. Ad esempio, estendono i divieti relativi allo svolgimento di una professione, di un lavoro o di un’attività anche ai casi in cui tali compiti non riguardano la cura dei bambini ma si svolgono in istituti pubblici e privati che si occupano di bambini. Vista la gravità dei reati alla base dei divieti, i deputati reputano poi opportuno garantire un maggior grado di sicurezza dei cittadini europei imponendo agli Stati membri di iscrivere nel casellario giudiziario anche i divieti decretati in paesi non appartenenti all’UE, sempre che ciò sia consentito dagli strumenti giuridici internazionali. Link utili Decisione quadro 2004/68/GAI relativa alla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile Riferimenti Bogusław
SONIK (PPE/DE, PL) |
|
La situazione delle donne in Europa e nel mondo preoccupa i deputati Il Parlamento ha adottato definitivamente una direttiva sull'attuazione del principio di pari opportunità e della parità di trattamento in materia di occupazione e impiego. Ma ha anche affrontato un ampio dibattito sulle discriminazioni nei confronti delle donne rom e sul ruolo delle donne nei conflitti armati, come vittime e strumenti di guerra ma anche come vettori di pace. Pari opportunità e parità di trattamento in materia di occupazione e impiego L'Aula ha inoltre adottato, senza modifiche, la raccomandazione di Angelika NIEBLER (PPE/DE, DE) sulla direttiva in merito all’attuazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego. Si tratta di un testo organico che raccoglie, chiarisce, semplifica e attualizza la vigente normativa UE dispersa in sette direttive. Porterà all'abrogazione di norme e contratti che violano il principio di non discriminazione e all'adozione di disposizioni che consentono ai lavoratori di tutelarsi. Essendo frutto di un compromesso con il Consiglio, la direttiva potrà presto entrare in vigore e gli Stati membri dovranno darvi attuazione entro due anni. La direttiva pone un divieto generale di discriminazione fondata sul genere per quanto attiene al livello delle retribuzioni per un medesimo lavoro, ai regimi professionali di sicurezza sociale, all'accesso al lavoro, alla formazione e alla promozione professionali e alle condizioni di lavoro. Agli Stati membri è quindi imposto di abrogare tutte le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative contrarie al principio della parità di trattamento, mentre potranno essere dichiarate nulle e prive di effetto quelle contenute in contratti individuali e collettivi o nei regolamenti delle aziende. Gli Stati membri dovranno anche dotarsi delle norme atte a permettere a chi si ritiene leso di tutelarsi e di prevedere un sistema di risarcimento o riparazione del danno. Sono anche chiamati a stabilire norme relative alle sanzioni da infliggere in caso di violazione. Dovranno anche designare uno o più organismi per la promozione, l'analisi, il controllo e il sostegno della parità di trattamento e incoraggiare il dialogo tra le parti sociali, gli accordi collettivi e le prassi nazionali e, infine, stimolare i datori di lavoro e i responsabili della formazione a prendere misure efficaci per prevenire tutte le forme di discriminazione sessuale, in particolare le molestie e le molestie sessuali. Discriminazione delle donne rom Le donne rom sono discriminate in Europa e, pertanto, i deputati chiedono agli Stati membri di adottare misure volte a superare la loro "segregazione razziale" negli ospedali e nelle scuole, a migliorarne le condizioni abitative e a favorirne l'occupazione e l'inclusione sociale. Sono poi sollecitati interventi, anche finanziari, a favore dell'imprenditoria delle donne rom. La loro situazione deve costituire un criterio chiave in vista delle future adesioni all'UE. Adottata dall'Aula con 412 voti favorevoli, 21 contrari e 48 astensioni, la relazione di Lívia JÁRÓKA (PPE/DE, HU) esorta i poteri pubblici dell'Unione ad effettuare rapide indagini in merito alle accuse di gravi abusi dei diritti dell'uomo nei confronti delle donne Rom, a punire rapidamente i colpevoli e a fornire un adeguato indennizzo alle vittime. In tale contesto, invita gli Stati membri a inserire tra le loro «priorità principali» le misure intese a fornire una migliore protezione per la salute riproduttiva e sessuale delle donne, a prevenire e vietare la sterilizzazione forzata e a promuovere la pianificazione familiare, le soluzioni alternative ai matrimoni in giovane età e l'educazione sessuale. Ma anche a prendere misure proattive per debellare «la segregazione razziale nei reparti maternità», a garantire l'elaborazione di programmi destinati a fornire servizi alle vittime Rom di atti di violenza domestica, e ad essere particolarmente vigilanti per quanto riguarda il traffico di donne Rom. Gli Stati membri, inoltre, dovrebbero elaborare una serie di misure volte a garantire che le donne e le ragazze abbiano accesso, a condizioni di parità, ad una istruzione di qualità, «anche approvando leggi positive che esigano la fine della segregazione nelle scuole e definiscano i dettagli di progetti destinati a porre fine all'istruzione distinta e di seconda classe destinata ai bambini Rom». Dovrebbero anche migliorare le condizioni abitative dei Rom prevedendo il riconoscimento, da parte della legislazione nazionale, del diritto ad un alloggio decente, adottando progetti generali per finanziare il miglioramento delle condizioni di vita e di alloggio nei quartieri con una considerevole popolazione Rom e «ordinando ai poteri locali di garantire rapidamente l'approvvigionamento in acqua potabile ed elettricità, lo smaltimento dei rifiuti, i trasporti pubblici e le strade». Gli Stati membri sono anche invitati a mettere a disposizione campi per i Rom nomadi «affinché essi possano disporre di un livello di confort e di igiene soddisfacente». Per il Parlamento, gli Stati membri dovrebbero anche garantire l'accesso di tutte le donne Rom alle cure sanitarie di base, di urgenza e preventive nonché la parità di trattamento e le pari opportunità nelle politiche in materia di occupazione e inclusione sociale. A quest’ultimo proposito, si tratterebbe di affrontare il problema dei tassi di disoccupazione molto elevati tra le donne Rom e, in particolare, di lottare contro i grandi ostacoli determinati dalla discriminazione diretta in fase di assunzione. La relazione chiede inoltre l'adozione del principio di "obbligo positivo", in virtù del quale gli enti statali e non statali sono tenuti per legge a garantire una rappresentanza di donne Rom proporzionata alla loro presenza in seno alla popolazione locale. I governi sono esortati ad esaminare gli ostacoli all'attività indipendente delle donne Rom, a definire programmi destinati a permettere una registrazione agevole, rapida e poco onerosa delle donne Rom imprenditrici e che esercitano un'attività indipendente, a favorire l'accesso al credito, compreso il microcredito, per il finanziamento di imprese da parte di donne Rom. Il Parlamento, poi, raccomanda agli Stati membri e alla Commissione di promuovere modelli d'imprenditorialità sociale, appositamente rivolti alle donne Rom. All’Esecutivo, inoltre, è chiesto di appoggiare, «mediante i suoi numerosi meccanismi finanziari», le attività destinate in particolare alle donne Rom e di riesaminare le norme per l'attribuzione di tutti tipi di finanziamento «al fine di garantire disposizioni particolari volte ad includere le donne Rom». I deputati, d’altra parte, invitano le istituzioni della UE a considerare la situazione delle donne Rom nei paesi candidati «un criterio chiave per valutare il livello di preparazione di detti paesi all'ingresso nell'Unione europea», compresa la situazione delle donne Rom nei paesi candidati non tradizionalmente o immediatamente associati alle questioni dei Rom. Nel chiedere poi alle istituzioni comunitarie di incitare i governi a raccogliere e a pubblicare dati sulla situazione degli uomini e delle donne Rom, il Parlamento invita l'Osservatorio europeo dei fenomeni di razzismo e xenofobia ad avviare una serie di studi sul ruolo dei media nel promuovere l'antinomadismo e, in particolare, sulla promozione di stereotipi negativi sulle donne Rom. Situazione delle donne nei conflitti armati Le donne sono, allo stesso tempo, vittime e strumenti di guerra, ma anche vettori di pace. La relazione di Véronique DE KEYSER (PSE, BE) - adottata dal Parlamento con 315 voti favorevoli, 23 contrari e 67 astensioni - sottolinea l’importanza dell’accesso ai servizi di salute riproduttiva e chiede giustizia per le vittime degli stupri. Chiede poi rafforzare il ruolo delle donne nei processi decisionali postbellici. La relazione mette in luce la «responsabilità degli Stati» di porre fine all’impunità e di perseguire i responsabili di genocidi, crimini contro l'umanità e di guerra, comprese le violenze sessuali, lo stupro, la schiavitù sessuale, la prostituzione forzata, la gravidanza forzata e la sterilizzazione forzata perpetrate ai danni di donne e bambine. Inoltre, i deputati chiedono «tolleranza zero» allo sfruttamento sessuale dei bambini, delle bambine e delle donne nei conflitti armati e nei campi profughi. E, in proposito, esigono «sanzioni severe sul piano amministrativo e penale nei confronti del personale umanitario, dei rappresentanti delle istituzioni internazionali, delle forze di mantenimento della pace e dei diplomatici che vi facessero ricorso». Per i deputati, le donne hanno una «particolare propensione al dialogo e alla non violenza» e ciò potrebbe quindi contribuire «in modo molto efficace» a prevenire e a gestire pacificamente i conflitti, ma possono avere un ruolo positivo anche nella ricostruzione postbellica. Il Parlamento sottolinea quindi la necessità di rafforzare il ruolo delle donne nei processi decisionali politici nell'ambito della ricostruzione di un paese, nonché la loro presenza politica al tavolo dei negoziati. La Commissione e gli Stati membri dovrebbero quindi assicurare un'adeguata assistenza tecnica e finanziaria a sostegno dei programmi che consentano alle donne di partecipare pienamente alla condotta di negoziati di pace e che conferiscano alle donne potere nella società civile nel suo complesso nonché ai programmi di disarmo, smobilitazione e reinserimento. Da notare che - con 242 voti favorevoli, 187 contrari e 8 astensioni - è stato cancellato il riferimento alla necessità di ricorrere a un sistema di quote per garantire la presenza femminile. D'altra parte, il Parlamento condanna l'apologia del martirio che oggi coinvolge i giovani e le giovani e rileva che il suicidio offensivo (kamikaze) «semina confusione tra fervore religioso e resistenza disperata a un'occupazione o a un'ingiustizia. Tale fenomeno, precisano però i deputati, «non è conseguenza dell'Islam, ma del ruolo tradizionale e dei valori delle donne, in particolare la loro verginità» che, peraltro, è un «elemento presente anche nelle società non islamiche». Parallelamente, si compiacciono del fatto che tale fenomeno, la sua estensione e la sua manipolazione mediatica «vengano oggi denunciati da talune autorità islamiche in nome stesso del Corano, che promuove il rispetto della vita». Link utili
Posizione comune del Consiglio Riferimenti Angelika
NIEBLER (PPE/DE, DE) |
|
Ridurre i rischi delle punture da aghi infetti - rinviato il voto I deputati si sono pronunciati a favore del rinvio alla sessione di giugno della votazione sulla relazione concernente la protezione degli operatori sanitari dell'Unione europea dalle infezioni trasmesse per via ematica a seguito di ferite provocate da siringhe. Una puntura di un ago infetto può rivelarsi potenzialmente letale per un operatore sanitario. Infermieri, medici e personale ospedaliero rischiano infatti di contrarre l'epatite B o C, se non addirittura il virus HIV. I deputati ritengono che l'attuale normativa non tenga sufficientemente conto di tali rischi e chiedono alla Commissione di presentare una proposta legislativa che garantisca modalità operative più sicure. Ogni anno, in Europa, un milione di lavoratori, specialmente in ambito medico, si feriscono con punture da aghi. Gli aghi contaminati possono trasmettere oltre 20 agenti patogeni pericolosi trasmissibili per via ematica, tra cui l'epatite B, l'epatite C e l'HIV. La maggior parte di tali lesioni sono subite da infermieri, medici e paramedici, ma anche altro personale ospedaliero è esposto ad un rischio considerevole come gli addetti alle pulizie e alla lavanderia e altri lavoratori di supporto. Studi hanno dimostrato che l'uso di strumenti più sicuri può ridurre in modo significativo il numero delle ferite da aghi. Ma per i deputati occorre anche porre l'accento sulla prevenzione e, in particolare, sulle misure di tipo organizzativo, come procedure di lavoro ben definite, iniziative di formazione e istruzioni per i lavoratori e maggiore sensibilizzazione ai rischi di determinate attività. L'attuale normativa, in teoria, tratta il rischio di ferite da aghi ma, per i deputati, «ciò non è stato il caso» in termini pratici. La relazione di Stephen HUGHES (PSE, UK) chiede quindi alla Commissione di presentare, entro tre mesi, una proposta volta a integrare con disposizioni specifiche sulle ferite da aghi la direttiva sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'esposizione ad agenti biologici durante il lavoro. Più in particolare, i deputati chiedono che per tutelare i lavoratori siano prese misure volte a introdurre dispositivi muniti di sistemi di sicurezza, a modificare le pratiche di lavoro per ridurre i rischi di punture, a fornire istruzioni scritte sul luogo di lavoro (anche tramite affissione) relative alle procedure da seguire in caso di incidenti e a offrire una vaccinazione contro l'epatite B a tutti i lavoratori che possono entrare in contatto con aghi e altri dispositivi taglienti. E' anche proposto che tutte le ferite da aghi siano annotate in un apposito registro. Per essere approvata, questa relazione deve accogliere la maggioranza dei deputati che compongono il Parlamento, ossia 367 su un totale di 732. Link utili Direttiva 2000/54 sulla protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da un'esposizione ad agenti biologici durante il lavoro |
|
Rafforzare il partenariato con gli Stati Uniti In vista del Vertice UE/USA di giugno, il Parlamento ha adottato due ampie relazioni sul partenariato transatlantico. Nonostante le divergenze politiche e le battaglie commerciali, i deputati chiedono un rafforzamento della cooperazione fino a istituire una "comunità d'azione" che agisca a livello mondiale e regionale. E' anche sollecitata la creazione di un mercato senza barriere tra le due sponde dell'Atlantico. Moniti sono rivolti agli USA sul rispetto dei diritti umani e la tutela ambientale. Il Partenariato transatlantico «è un elemento essenziale dell'azione esterna dell'Unione europea», poggia su valori comuni quali la libertà, la democrazia, i diritti dell'uomo e lo Stato di diritto ed è essenziale «che sia fondato su una base solida, stabile e sostenibile». Adottando la relazione di Elmar BROK (PPE/DE, DE), il Parlamento sostiene infatti che è «nell'interesse dei due partner affrontare all'unisono le minacce e le sfide comuni». I deputati insistono quindi sulla necessità di aggiornare le basi su cui poggia il partenariato transatlantico, sostituendo la Nuova agenda transatlantica attuale con un accordo di partenariato transatlantico che entri in vigore nel 2007 e che estenda il suo campo d'azione nei settori politico, economico e della sicurezza, «mirando a una "comunità d'azione" per la cooperazione mondiale e regionale in tutti i settori in cui i partner sono coinvolti». Nella prospettiva del prossimo Vertice UE/USA del giugno 2006, è anche sottolineata «l'imperiosa necessità di fissare, senza ulteriori indugi e senza ostacoli, l'obiettivo di completare il mercato transatlantico entro il 2015». Il Parlamento raccomanda pertanto che sia promosso un approccio comune nelle relazioni con gli altri principali attori geopolitici, come la Cina, l'India, il Giappone, l'America Latina e la Russia, nonché l'aggiornamento di accordi sul controllo degli armamenti e sul disarmo, negoziati a livello multilaterale e bilaterale, e un impegno comune più attivo per quanto riguarda la riforma delle Nazioni Unite e del Consiglio di sicurezza. Esorta inoltre i partner a impegnarsi in nuove azioni comuni relativamente agli obblighi derivanti dai trattati internazionali che definiscono le basi di un quadro multilaterale efficace nei settori politici fondamentali come il Tribunale penale internazionale, il Protocollo di Kyoto sul cambiamento climatico, le Convenzioni ONU contro la tortura, i diritti dell'uomo (compresa l'abolizione della pena di morte), gli accordi sulla non proliferazione delle armi di distruzione di massa, la lotta al crimine organizzato e al contrabbando, nonché sull'estradizione, l'asilo, i visti, l'emigrazione e la protezione dei dati. La relazione, d'altra parte, deplora «la riluttanza dell'Amministrazione USA ad aderire a qualsiasi significativo partenariato internazionale sul cambiamento climatico». Per i deputati, occorre anche sviluppare una strategia comune di sicurezza dell'approvvigionamento energetico e di materie prime, basata innanzitutto su una politica multilaterale adottata da tutti i principali consumatori e, in secondo luogo, sul principio della diversificazione dell'approvvigionamento, della produzione e del trasporto dell'energia. Europa e Stati Uniti sono poi incoraggiati a incrementare i propri sforzi comuni allo scopo di promuovere la pace, la prosperità e il progresso in Medio Oriente, in conformità alla roadmap, per raggiungere l'obiettivo finale di due Stati democratici - Palestina e Israele - che convivono in pace e sicurezza. In proposito è anche sottolineata l'importanza di un approccio comune nei confronti della neoeletta Autorità palestinese. I deputati, inoltre, sostengono la determinazione dei partner a operare con le autorità irachene, le Nazioni Unite e agenti regionali implicati per aiutare l'Iraq a raggiungere la pace, la stabilità e la democrazia. Tuttavia, manifestano viva preoccupazione «per le continue violazioni dei diritti dell'uomo». Sottolineano poi la necessità di una stretta collaborazione per quanto riguarda la questione nucleare iraniana. Rammentano tuttavia che i negoziati «non possono protrarsi all'infinito e ridursi a una politica di appagamento» e sono quindi del parere che il Consiglio di sicurezza dell'ONU debba adottare nuove misure. La relazione chiede anche l'adozione di azioni concertate nei confronti della Cina riguardanti, in particolare, l'urgenza di trovare il modo di promuovere la democrazia in tale paese, allentare la tensione nelle relazioni tra le due sponde dello Stretto, migliorare la partecipazione di Taiwan nelle assise mondiali e agevolare il dialogo tra le autorità di Pechino e il Dalai Lama allo scopo di compiere concreti progressi sulla questione del Tibet. Nel sostenere le misure proposte a favore dell'Africa, il Parlamento ritiene che Unione europea e Stati Uniti debbano attribuire la priorità politica a una riduzione sostanziale della povertà e riaffermare la volontà di conseguire entro il 2015 gli obiettivi del Millennio decisi in sede ONU, nonché l'impegno a destinare lo 0,7% del proprio PIL all'aiuto allo sviluppo entro il 2020. In materia di sicurezza e difesa, i deputati chiedono di sviluppare le attuali relazioni fra la NATO e l'UE e insistono affinché qualsiasi intervento militare sia per principio preceduto da un mandato dell'ONU. Nel chiedere un ulteriore dibattito sullo strumento comune di reazione rapida dinanzi a cambiamenti politici improvvisi e imprevisti, la relazione sottolinea anche l'importanza di potenziare le capacità militari dell'Europa «a vantaggio della sicurezza internazionale». D'altra parte, sono messe in luce le difficoltà incontrate dalle aziende europee della difesa nel penetrare il mercato americano e ad acquisire tecnologie USA. L'Agenzia europea della difesa dovrebbe quindi raccomandare alle agenzie nazionali di privilegiare l'acquisto di prodotti europei. Sul fronte della lotta al terrorismo, la relazione raccomanda l'intensificazione dei lavori relativi a un nuovo strumento di diritto internazionale che definisca adeguatamente il fenomeno del terrorismo nonché «metodi efficaci e legali» per combatterlo da parte della comunità internazionale. Tali metodi, è precisato, devono essere «pienamente rispondenti ai diritti umani e alle libertà fondamentali». Considerando la lotta contro il terrorismo, la proliferazione delle armi di distruzione di massa e la proliferazione incontrollata delle armi convenzionali «le sfide principali» da affrontare, i deputati sottolineano la necessità di rafforzare la collaborazione e accrescere il ruolo delle Nazioni Unite. In proposito, deplorano fermamente la diffidenza dovuta alla presunta violazione dei diritti dell'uomo in relazione alle cosiddette extraordinary renditions (consegna straordinaria di detenuti) in Europa. Al riguardo, la relazione invita tutte le parti interessate a cooperare con la commissione temporanea del PE. D'altra parte, è sottolineata la necessità che i partner agiscano sempre «nel pieno rispetto del diritto internazionale» poiché, in caso contrario, si «pregiudicherebbe il modo in cui le società occidentali sono percepite, le renderebbe più vulnerabili e meno credibili nella lotta contro il terrorismo e negli sforzi di ricerca della pace, della stabilità e della democrazia». Inoltre, i deputati ribadiscono la loro richiesta di «immediata chiusura del centro di detenzione di Guantanamo» e di chiarire la situazione di «confusione giuridica che caratterizza la detenzione dei prigionieri». A questi ultimi, peraltro, occorre assicurare un accesso immediato alla giustizia e garantire un processo equo, «conforme al diritto umanitario internazionale e nel pieno rispetto degli strumenti internazionali in materia di diritti dell'uomo». Inoltre, la relazione suggerisce di sviluppare ulteriormente la cooperazione in materia di riciclaggio del denaro, finanziamento del terrorismo, evasione fiscale e corruzione. Ma anche in campi quali il traffico di stupefacenti e la corruzione, lo scambio di dati sul DNA via Europol, la cibersicurezza, la protezione delle infrastrutture contenenti dati critici, l'uso di Internet da parte di terroristi, il furto di identità, la ricevibilità delle prove elettroniche e la lotta contro la pedopornografia in rete. Agli Stati Uniti è poi chiesto di elaborare procedure efficaci che consentano alle persone di contestare il proprio inserimento nell'elenco dei sospettati di terrorismo e di vedere i propri nomi cancellati dall'elenco allorché sia stata dimostrata la loro innocenza. I deputati, tuttavia, ricordano che qualsiasi cooperazione fra l'UE e gli Stati Uniti «deve sempre avvenire nel pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali» e che, prima di estradare chiunque negli USA, «occorre avere garanzie da parte degli Stati Uniti che la persona non subirà la pena di morte». Per quanto riguarda le relazioni economiche transatlantiche, il Parlamento ha adottato la relazione di Erika MANN (PSE, DE) con 470 voti favorevoli, 121 contrari e 26 astensioni. I deputati sottolineano anzitutto come, nonostante le tensioni, gli scambi commerciali e di servizi, gli investimenti diretti reciprochi e i profitti delle affiliate estere non sono mai stati così alti. Tant'è che, il partenariato è responsabile del 57% del PIL lordo mondiale e 7 milioni di posti di lavoro su entrambe le sponde dell'Oceano sono assicurati dall'economia transatlantica e dipendono anche dalla sua espansione. In proposito, i deputati notano che un grande potenziale di crescita e di occupazione «resta ancora inutilizzato a causa del perdurare di barriere commerciali». Raccomandano, perciò, che entro il prossimo Vertice del 2006 l'UE e gli USA definiscano un nuovo Accordo di partenariato transatlantico che porti alla realizzazione di un "mercato transatlantico senza barriere" entro il 2015. Obiettivo, è precisato, che va raggiunto nel 2010 per quanto concerne i servizi finanziari e i mercati del capitale. Questo accordo deve fondarsi su una nuova architettura comprendente una cooperazione a livello regolamentare, un insieme di strumenti operativi a carattere orizzontale (tra cui un efficace sistema di allerta rapida e un accordo di terza generazione sull'applicazione del diritto in materia di concorrenza) e, infine, degli accordi di cooperazione economica settoriali. Il Parlamento ritiene inoltre che occorre trovare «appropriate e più strette forme di coordinamento in relazione alle fluttuazioni monetarie». Più in particolare, occorre abbattere le barriere non tariffarie in settori chiave del mercato mediante un processo di graduale allineamento normativo e di reciproco riconoscimento di regole e norme. In proposito, i deputati notano che il mercato transatlantico delle telecomunicazioni «è ostacolato da barriere che si traducono in una situazione in cui nessuna compagnia statunitense o europea svolge un'attività di portata significativa in entrambi i continenti. Occorre poi giungere al riconoscimento reciproco delle norme contabili e intensificare il dialogo sulla regolamentazione dei mercati finanziari. In proposito, la relazione respinge con fermezza il rinvio USA dell'attuazione dell'accordo Basilea II. Il Parlamento chiede poi la progressiva rimozione di tutte le barriere agli investimenti e agli appalti transatlantici, la creazione di un quadro comune sulla politica di concorrenza e sollecita l'avvio di trattative volte a colmare le differenze sul piano del riconoscimento orizzontale dei diplomi e delle qualifiche professionali. I deputati notano poi che, nel campo della ricerca e dell'innovazione, vi sono numerosi settori in cui la collaborazione tra le due sponde dell'Atlantico è auspicabile. E' così per i trasporti, l'energia, le tecnologie dell'informazione e i programmi spaziali. A loro parere, il Settimo Programma quadro di ricerca «rappresenta un'opportunità unica per intraprendere un'azione comune». Dato che la politica energetica «è fondamentale per lo sviluppo economico e non può essere separata da cruciali questioni geopolitiche e dalla politica estera», la relazione raccomanda di procedere ad uno scambio «più franco e aperto» sulle modalità per aumentare la trasparenza nel commercio energetico mondiale, promuovere l'energia rinnovabile a livello planetario, sviluppare una più stretta collaborazione con i partner fornitori e mettere a punto una strategia comune di sicurezza energetica. Per i deputati, il settore necessita di un approccio improntato sul vantaggio reciproco che, tra le altre cose, deve essere anche volto a riconoscere «l'importante ruolo del nucleare nella produzione di energia "carbon free" e proseguire le ricerche congiunte sullo sviluppo di questa tecnologia vitale e sui modi in cui essa può contribuire all'economia dell'idrogeno». La relazione invita Europa e USA a tener conto, nelle loro relazioni economiche, del ruolo e delle specificità dei settori della cultura e dell'istruzione. Al riguardo è chiesto che il dialogo transatlantico si concentri sul rafforzamento del riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali, sulla promozione della ricerca e degli scambi di professori universitari, ricercatori e studenti. Alla luce della particolare natura del settore audiovisivo, inoltre, i deputati ritengono indispensabili assicurare che gli scambi transatlantici si svolgano «sulla base del rispetto della diversità culturale e linguistica dell'Unione europea». Infine, riguardo ai negoziati commerciali multilaterali, i deputati chiedono a USA ed Europa di rispettare il programma di Doha, in particolare per quanto riguarda la dimensione dello sviluppo, di ridurre sostanzialmente i picchi tariffari e di eliminare tutte le forme di sovvenzioni alle esportazioni agricole. D'altra parte, la relazione raccomanda l'adozione di una strategia comune per ridurre il numero di controversie a livello OMC. Link utili
Comunicazione della Commissione - Una partnership UE-USA più forte e un mercato
più aperto per il 21° secolo Riferimenti Elmar
BROK (PPE/DE, DE) |
|
Attenzione agli aumenti dei prezzi causati dall'adesione all'eurozona L’ampliamento dell’eurozona deve essere realizzato valutando la sua stabilità a lungo termine. E’ quanto afferma il Parlamento chiedendo il pieno rispetto dei criteri di Maastricht. I nuovi membri dovrebbero poi stilare dei piani di transizione e stabilire procedure efficaci per tutelare i consumatori da aumenti ingiustificati dei prezzi nella fase transitoria. Agli attuali membri dell'UEM è chiesto di realizzare maggiori sforzi per coordinare le loro politiche economiche e monetarie. Con 510 voti favorevoli, 40 contrari e 66 astensioni, il Parlamento ha adottato la relazione di Werner LANGEN (PPE/DE, DE) sull'allargamento della zona euro la quale, anzitutto, ricorda che l'adesione alla zona euro richiede il pieno rispetto dei criteri di Maastricht: un elevato livello di stabilità dei prezzi, bilanci pubblici che non presentino disavanzi eccessivi, adesione di almeno due anni al meccanismo di cambio II dello SME e rispetto dei normali margini di fluttuazione, convergenza dei tassi d'interesse a lungo termine, compatibilità della legislazione nazionale con il trattato di Maastricht e convergenza economica. Rammenta, inoltre, che i requisiti del patto di stabilità e di crescita si applicano a tutti gli Stati membri e che quelli che beneficiano di una deroga «devono adempiere ai criteri di Maastricht prima di poter aderire alla zona euro». Il Parlamento sottolinea infatti che un'adesione prematura «può comportare sviluppi inaspettati nel processo di convergenza economica» e rileva che la convergenza economica in taluni Stati membri candidati «non è tanto sviluppata da consentirne una rapida adesione». Pertanto chiede che tutti i criteri siano pienamente rispettati prima dell'adozione dell'euro. D'altra parte, i deputati si dicono convinti che l'esame del livello di preparazione di un paese a adottare l'euro dovrebbe «garantire continuità e parità di trattamento a tutti gli Stati membri». Esortano quindi la Commissione ad utilizzare criteri comuni per la valutazione dei dati economici e finanziari. Inoltre, opponendosi «fermamente» all'adozione di provvedimenti speciali in materia di rispetto dei criteri di Maastricht, invitano la Commissione a valutare i criteri di convergenza in conformità al trattato e, in tale contesto, sottolineano l'importanza di valutare la stabilità a lungo termine della zona euro. In proposito, sottolineando che «l'allargamento della zona euro dovrebbe rappresentare un'opportunità per l'attuazione della governance economica, precisano che la sua stabilità a lungo termine dovrebbe essere valutata «anche in funzione della sua capacità di assorbire nuovi paesi». Il Parlamento sottolinea poi la necessità di definire piani nazionali di transizione dettagliati per assicurare un'agevole adozione dell'euro. Tali piani, è precisato, devono associare gli organismi locali e nazionali responsabili dell'introduzione dell'euro e comprendere un calendario dettagliato per la modifica delle legislazioni nazionali e delle disposizioni amministrative e per l'adeguamento degli enti pubblici. In questo esercizio, aggiungono i deputati, occorre «tenere pienamente conto degli insegnamenti tratti dall'introduzione dell'euro nel corso della prima ondata». Gli Stati membri in procinto di aderire alla zona euro dovrebbero quindi garantire la tempestiva disponibilità di banconote in euro presso le banche «per abbreviare i tempi della doppia circolazione» e prestare un'attenzione particolare alla protezione dei consumatori durante la fase di transizione. A tale proposito, i deputati chiedono che siano adottate leggi che richiedano l'indicazione obbligatoria dei prezzi nelle due valute per un periodo di tempo sufficientemente lungo e che si stabiliscano «procedure efficaci per tutelare i consumatori da aumenti ingiustificati dei prezzi durante la fase di transizione». Occorre poi organizzare chiare campagne d'informazione destinate al pubblico «per sottolineare che l'unica arma contro gli aumenti ingiustificati dei prezzi è la facoltà dei consumatori di scegliere liberamente i loro fornitori». In tale contesto, un'attenzione particolare va attribuita alla fissazione dei prezzi in situazioni di monopolio pubblico o privato e da parte delle autorità pubbliche. Tali Stati, infine, sono invitati a istituire, per un periodo di almeno due anni, un Osservatorio incaricato di pubblicare i dati relativi all'andamento di una decina di prezzi al consumo particolarmente significativi. Per i deputati, è nell'interesse dei nuovi Stati membri e della zona euro nel suo insieme effettuare un'analisi accurata dei costi e dei benefici derivanti dall'adozione dell'euro in una fase precoce, soprattutto tenendo conto del fatto che «l'adesione alla zona euro ha conseguenze importanti in termini di strumenti di politica monetaria e richiede uno spazio adeguato per la politica finanziaria». Ritenendo, infine, che la preparazione all'ingresso nella zona euro, dopo l'adesione allo SME, possa comportare di per sé benefici consistenti, i deputati sottolineano che la data di adesione «non dovrebbe essere l'obiettivo principale», essendo «molto importante procedere in modo credibile e sostenibile per garantire il successo dell'introduzione dell'euro nei nuovi Stati membri». Per quanto riguarda gli ultimi sviluppi nella composizione della zona euro, il Parlamento si compiace dell'adesione della Slovenia ritenendo che ciò avrà un impatto positivo sull'economia europea nel suo insieme. D'altra parte, deplora la raccomandazione negativa sulla Lituania e chiede «spiegazioni chiare e esaustive sulla base dei calcoli adottati per applicare i criteri di inflazione». Infine, incoraggia l'Estonia a continuare gli sforzi per soddisfare i criteri di adesione e divenire entro breve membro dell'area euro. In merito agli attuali membri dell'area euro, il Parlamento rileva che, al fine di migliorare la convergenza reale delle economie e limitare il rischio di shock asimmetrici nell'UEM, è necessario che essi intensifichino i loro sforzi per un più efficace coordinamento delle politiche economiche e monetarie, in particolare rafforzando le strategie comuni all'interno dell'Eurogruppo. Tali sforzi, è specificato, potrebbero iniziare con il coordinamento del calendario di bilancio e l'elaborazione dei bilanci sulla base delle stesse ipotesi sull'andamento del tasso di cambio euro-dollaro e delle stesse proiezioni sul prezzo del petrolio. Facendo proprio un emendamento avanzato dal PPE/DE, inoltre, il Parlamento invita gli Stati membri a dare alla Commissione la possibilità di controllare il rispetto dei criteri di Maastricht «sulla base di dati ben definiti, aggiornati, affidabili e di qualità». Riferimenti Werner
LANGEN (PPE/DE, DE) |
|
La sfida energetica si vince con l'efficienza L'efficienza è la risposta «più grande, più rapida e più economica alle sfide della sicurezza energetica, al levitare e alla volatilità dei prezzi dell'energia e agli aspetti ambientali». Il Parlamento chiede quindi la rapida applicazione delle norme esistenti e l'integrazione dell'efficienza nelle politiche UE. Occorre poi liberalizzare i mercati, incentivare gli investimenti e agire nel settore dei trasporti e dell'edilizia. E' anche proposto un sistema di rottamazione degli elettrodomestici. Con la relazione di Alejo VIDAL-QUADRAS ROCA (PPE/DE, ES), il Parlamento ricorda anzitutto che se gli Stati membri attuassero integralmente la normativa dell'UE esistente, l'obiettivo dell'Unione di risparmiare il 20% dell'energia entro il 2020 sarebbe già raggiunto in misura del 50%. Li esorta quindi a dare piena esecuzione alle direttive europee nel settore dell'efficienza energetica, in particolare quelle sul rendimento energetico nell'edilizia, sulla promozione della cogenerazione, sulla liberalizzazione dei mercati dell'energia e sull'efficienza degli usi finali dell'energia e i servizi energetici. Parallelamente, propone di accelerare le procedure di infrazione «per dare più credibilità alle istituzioni nell'applicazione del diritto europeo». Per i deputati, nel futuro piano d'azione europeo per l'efficienza energetica, la Commissione dovrebbe delineare vari scenari volti a chiarire le incidenze sui consumi energetici, sul mix energetico e sulla riduzione di CO2. Inoltre, tenuto conto dell'incremento del prezzo del petrolio verificatosi successivamente alla pubblicazione del Libro Verde, andrebbe aumentato l'obiettivo del risparmio energetico. Nel piano, inoltre, la Commissione dovrebbe proporre azioni concrete a livello sia europeo che nazionale, secondo un «approccio coerente» per tutelare l'approvvigionamento energetico, rafforzare l'efficienza energetica e promuovere le energie rinnovabili. Le varie politiche settoriali dovranno quindi integrarsi reciprocamente. Il completamento della liberalizzazione dei mercati dell'energia è ritenuto dal Parlamento «essenziale» per migliorare la competitività, controllare il livello dei prezzi energetici e per incrementare la sicurezza dell'approvvigionamento e l'efficienza energetica. Al riguardo chiede alla Commissione di seguire e di promuovere con maggiore incisività l'attuazione del processo di liberalizzazione negli Stati membri ma, al contempo, sostiene l'istituzione di un quadro più bilanciato riguardante la promozione degli investimenti volti a migliorare l'innovazione e la concorrenza. In tale contesto, osserva inoltre che occorre migliorare le capacità regolamentari degli Stati membri e dell'UE. Nel sottolineare che l'obiettivo concordato nell'ambito della direttiva sull'efficienza energetica, del 9% in nove anni, «può essere soltanto un obiettivo minimo», la relazione ravvisa la necessità di maggiori risparmi a fronte dei crescenti consumi energetici previsti. I deputati, inoltre, ritengono che il principio costi-benefici dovrebbe essere applicato a ciascuna iniziativa legislativa in materia, «tenuto conto dei costi economici del riscaldamento globale e dell'insicurezza energetica». La priorità dovrà essere concessa ai settori e alle misure che, se applicate, «avranno un risultato importante e immediato e saranno esempi positivi per gli Stati e i cittadini». Tutte le misure proposte dovranno inoltre essere applicate in funzione delle loro incidenze sulle piccole e medie imprese (PMI) e sulla loro competitività. D'altra parte, essendo consapevoli che l'attuazione delle misure richieste dalla legislazione europea potrebbe risultare problematica per le PMI, i deputati invitano la Commissione a fornire loro l'opportuna assistenza, non solo mediante gli aiuti comunitari, ma promuovendo anche il loro accesso all'informazione e allo scambio sulle migliori tecnologie e prassi disponibili. Incentivi economici e finanziari all'efficienza energetica Il Parlamento reputa che l'adozione di incentivi economici e di strumenti finanziari sia di importanza decisiva per promuovere, come di dovere, i nuovi investimenti e i nuovi prodotti e servizi di efficienza energetica. Tuttavia, pur sostenendo la necessità di ricorrere a fondi pubblici, ritiene che il finanziamento pubblico «debba essere consentito soltanto laddove sia essenziale, in particolare nelle fasi iniziali delle azioni», per poi essere «ritirato e sostituito da meccanismi di mercato». D'altra parte, stima che le misure fiscali «sarebbero più efficaci come incentivo che come deterrente» e dovrebbero quindi essere utilizzate come uno strumento per favorire e velocizzare l'introduzione di soluzioni di efficienza energetica. Nel sottolineare che occorre tener conto del principio "chi inquina paga" anche nell'ambito dei sistemi tributari, i deputati ritengono necessario garantire che i sistemi fiscali nazionali degli Stati membri operino una discriminazione positiva nei confronti delle prassi che privilegiano l'efficienza energetica. E' poi suggerito che le banche multilaterali e le istituzioni finanziarie pubbliche istituiscano un Fondo per l'efficienza energetica finalizzato al finanziamento di progetti. I deputati reputano poi che occorre proporre sistemi di finanziamento innovativi e strumenti contrattuali, come micro-crediti e joint venture fra società private e comuni, così da coinvolgere attivamente gli operatori e i poteri pubblici locali. Questi ultimi, peraltro, dovrebbero essere incoraggiati a avviare azioni innovative volte ad assicurare un impiego efficiente delle risorse energetiche, compreso un aumento della produzione di energia da fonti alternative, ricorrendo a sgravi fiscali e ad un maggiore supporto finanziario da parte dell'UE. E' anche necessario incentivare il miglioramento delle infrastrutture e delle interconnessioni, al fine di ridurre le perdite nella trasmissione e nella distribuzione, anche perché dal 10 a oltre il 20% dell'elettricità prodotta è perso in queste operazioni. Al riguardo, il Parlamento ritiene che i punti di generazione dovrebbero essere distribuiti in modo razionale all'interno dei territori nazionali per trovarsi «il più vicino possibile al luogo in cui è consumata l'elettricità». La relazione chiede poi alla Commissione di promuovere un ambiente legislativo che appoggi e incoraggi pienamente tutte le potenzialità offerte dagli impianti di cogenerazione ad alta efficienza, in particolare per gli usi industriali nonché la micro-cogenerazione per le PMI. Sollecita anche gli Stati membri ad applicare in toto la direttiva sulla cogenerazione e chiede un'iniziativa europea a completamento della direttiva così da garantire risultati chiari e visibili nei prossimi anni, facendo in modo che la promozione della cogenerazione sia inserita in tutti i settori politici comunitari collegati, come l'ambiente, la ricerca, l'istruzione, la concorrenza, l'industria, il commercio e la politica regionale. Settore dell'edilizia Nell'esortare gli Stati membri a dare rapidamente attuazione alla direttiva sul rendimento energetico nell'edilizia, il Parlamento chiede alla Commissione di esaminare la possibilità di estendere in modo progressivo il suo campo di applicazione così da coprire tutti gli edifici. Si tratterebbe, in particolare, di assicurare che per gli edifici residenziali esistenti di superficie inferiore ai 1.000 mq sia previsto l'obbligo di adeguare gli standard di efficienza energetica delle varie parti (ad es. isolazione del tetto, finestre) a quelli vigenti per i nuovi edifici quando tale parte è sottoposta a ristrutturazione. Inoltre, in vista della prossima revisione della direttiva, è chiesto «vivamente» di promuovere maggiormente l'uso delle fonti di illuminazione, refrigerazione e riscaldamento passive o naturali e di prendere in considerazione l'estensione del campo di applicazione della direttiva alle infrastrutture e agli spazi urbani. E' poi sollecitata un'iniziativa europea per l'edilizia che coordini l'innalzamento degli standard di rendimento energetico per i nuovi edifici e crei incentivi per accelerare la trasformazione di quelli esistenti. Particolare attenzione, poi, va attribuita al riscaldamento e al raffreddamento passivo. Settore dei trasporti La relazione ricorda che circa il 59% del petrolio consumato nel 2004 in Europa è imputabile al settore dei trasporti, contro il 17% dell'edilizia, il 16% degli impieghi non energetici e l'8% dell'industria. Secondo le previsioni della Commissione, inoltre, da oggi al 2030 la domanda di energia nel settore dei trasporti aumenterà almeno del 30% aumentando così le emissioni e la dipendenza dalle importazioni di energia. I deputati reputano quindi necessario un approccio integrato nel settore dei trasporti e, al riguardo, sottolineano l'importanza di una direttiva quadro per l'efficienza energetica in tale settore. Sollecitano quindi una strategia globale «volta a eliminare progressivamente l'utilizzo dei combustibili fossili» e a ridurre al minimo le emissioni di CO2 nel settore dei trasporti, producendo e utilizzando in misura nettamente maggiore i biocarburanti più evoluti e prevedendo incentivi fiscali molto più consistenti a favore dei veicoli meno inquinanti. Gli Stati membri sono pertanto esortati ad utilizzare gli appalti pubblici e gli sgravi fiscali per promuovere modi di trasporto più efficienti, «così da contribuire allo sviluppo di mercati per veicoli e combustibili più puliti ed efficienti». Commissione e Stati membri sono poi invitati a portare avanti iniziative nazionali sostenibili, incentrate sulla mobilità urbana, l'infrastruttura ferroviaria, le automobili efficienti da un punto di vista energetico e la sostituzione modale. In proposito, i deputati sostengono la necessità di nuove norme di efficienza per le automobili. E' poi ritenuto urgente che la Commissione presenti delle proposte legislative volte a raddoppiare il rendimento del carburante in automobili e furgoni, a trasferire il traffico stradale e aereo alle vie ferrate e navigabili e ad aumentare la quota del trasporto pubblico. La relazione sollecita anche una rapida introduzione nel settore dei trasporti di un'etichetta con la dicitura "consumo di energia al chilometro", affinché il consumatore possa operare una scelta del mezzo di trasporto (treno, aereo e automobile) «nella piena consapevolezza delle conseguenze energetiche». Il sistema europeo di etichettatura delle automobili, inoltre, andrebbe rafforzato da misure volte a promuovere la commercializzazione di veicoli a bassa emissione di CO2 e/o alimentati a bioidrogeno. Più in generale è rilevata la necessità di misure tese, ad esempio, ad imporre più severamente il rispetto dei limiti di velocità, a migliorare le infrastrutture e i sistemi di gestione delle strade e del traffico e ad incoraggiare un miglioramento della condotta alla guida. Rottamare gli elettrodomestici inefficienti dal punto di vista energetico Il Parlamento nota che in Europa si aggirano attualmente circa 188 milioni gli elettrodomestici di età superiore a 10 anni e rilevano che, grazie ad una sostituzione di tali apparecchiature, «si potrebbe risparmiare circa il 50% dell'energia necessaria». Invita quindi la Commissione e gli Stati membri ad accelerare tale operazione grazie «a congrue misure economiche, come incentivi fiscali per i produttori di elettrodomestici o azioni su buoni d'acquisto». Nel sottolineare l'importanza di una trasformazione del mercato europeo degli elettrodomestici, delle apparecchiature per gli uffici, degli apparecchi elettronici per i consumatori e le apparecchiature industriali, i deputati rilevano anche la possibilità di aumentare l'efficienza energetica attraverso l'introduzione di requisiti di minima più rigorosi, di programmi progressivi di appalti pubblici, di campagne d'informazione mirate e di una migliore etichettatura energetica. La Commissione e gli Stati membri sono poi invitati a promuovere la diffusione di prodotti e tecnologie tali che consumano energia solo quando è veramente necessario (ad esempio, sistemi di illuminazione sensibili al movimento ed elettrodomestici senza la funzione di veglia). Occorre inoltre garantire che i sistemi di sorveglianza del mercato negli Stati membri siano rigorosi ed efficienti, in modo tale che gli elettrodomestici non conformi alle norme in vigore nell'UE, per quanto riguarda l'etichettatura, non vengano commercializzati. Il ruolo della politica estera Per i deputati è necessario che gli Stati membri e la Commissione promuovano la cooperazione internazionale nel campo dell'efficienza energetica, al fine di garantire che nuovi regolamenti e standard non comportino una frammentazione del mercato mondiale. Ritengono poi che la promozione dell'efficienza energetica a livello globale sarà almeno tanto importante quanto il dialogo con i paesi produttori di energia. Pertanto l'efficienza energetica dovrebbe essere integrata nella politica estera comunitaria, nella sua cooperazione allo sviluppo, nonché nel quadro dei dialoghi con i paesi produttori di energia e con le controparti nelle economie emergenti (compresa la Cina, l'India e il Brasile), nell'Europa dell'est, nei paesi dei Balcani e del Mediterraneo e nei paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico. Un settore pubblico che dia l'esempio Per i deputati gli Stati membri dovrebbero svolgere un ruolo esemplare nell'applicare le misure di efficienza energetica al settore pubblico, tra l'altro acquistando veicoli efficienti per il rinnovo del parco veicoli pubblici e applicando criteri di efficienza nella trasformazione di edifici. La Commissione e gli Stati Membri dovrebbero anche introdurre l'elevato livello di efficienza energetica fra i criteri di selezione adottati nell'ambito delle gare d'appalto pubbliche. D'altra parte, i deputati insistono affinché gli edifici delle Istituzioni europee soddisfino le norme più severe in materia di efficienza. Per limitare le emissione di CO2, sforzi speciali devono anche essere realizzati in relazione ai viaggi dei membri del Parlamento, «compreso il riesame delle varie sedi del Parlamento europeo, veicoli a basso tenore di carbonio per il servizio degli autisti, ecc.». Diffondere i sistemi di etichettatura e informare i consumatori Sulla scorta dell'esperienza positiva maturata nel settore degli elettrodomestici, i deputati reputano necessario prendere in considerazione la possibilità di estendere l'etichettatura dell'efficienza energetica, o altre modalità di informazione dei consumatori, anche ad altri prodotti. Più in generale, chiedono che si compiano maggiori sforzi per agevolare la trasmissione di informazioni ai cittadini e al settore privato sulla disponibilità di tecnologia efficace sotto il profilo dei costi e sulla crescente scarsità di risorse. La Commissione, inoltre, è invitata a sostenere, insieme alle competenti istituzioni nazionali, una campagna di informazione e di sensibilizzazione a livello comunitario sulla miglior prassi in materia di efficienza energetica e ad appoggiare le reti di eccellenza. Link utili
Libro Verde della Commissione sull’efficienza energetica Riferimenti Alejo
VIDAL-QUADRAS ROCA (PPE/DE, ES) |
|
Più competitività e innovazione con il Programma CIP A seguito di un accordo con il Consiglio, il Parlamento ha adottato definitivamente il Programma CIP che ha lo scopo di promuovere la competitività e l'innovazione. A partire dal 1° gennaio 2007, con una dotazione superiore a 3 miliardi di euro, sosterrà misure volte a migliorare la produttività, la capacità di innovazione e la crescita sostenibile, con un particolare occhio di riguardo per le PMI. Il programma quadro per la competitività e l’innovazione (CIP) ha lo scopo di riunire in un quadro comune gli specifici programmi comunitari e parti pertinenti di altre iniziative comunitarie in settori chiave per la promozione della produttività, della capacità d’innovazione e della crescita sostenibile europea, dando contemporaneamente risposta ai problemi ambientali che vi si accompagnano. Strutturato in tre pilastri (Imprenditorialità e innovazione, Sostegno della politica delle tecnologie dell'informazione, Energia intelligente per l'Europa), il programma introduce anche nuove azioni di sostegno destinate in particolare alle piccole e medie imprese (PMI). Ad esempio sono contemplati uno strumento di capitale di rischio per le imprese innovative a forte crescita (SIC 2) e uno strumento di cartolarizzazione del portafoglio dei crediti delle banche a favore delle PMI, che permetterà di aumentare la capacità delle piccole banche o delle banche regionali di concedere prestiti alle PMI. Il relatore, Georgios CHATZIMARKAKIS (ALDE/ADLE, DE), ha negoziato un pacchetto di 145 emendamenti di compromesso con il Consiglio che, se confermati dalla Plenaria, consentirà l'adozione in prima in lettura del Programma e il suo avvio sin dal 1° gennaio 2007. A seguito dell'approvazione delle Prospettive finanziarie 2007-2013, CIP è stato dotato di 3,196 miliardi di euro (ai prezzi 2004) che, nonostante rappresenti una cifra inferiore a quanto proposto dalla Commissione (4,213 miliardi), segna pur sempre un netto progresso rispetto a quanto concordato dal Consiglio europeo di dicembre. I tre programmi specifici coperti da CIP sono i seguenti: - il programma per l'innovazione e l'imprenditorialità prevede azioni destinate a sostenere, migliorare, incoraggiare e promuovere l'accesso al credito per l'avviamento e la crescita delle PMI e per l'investimento in progetti di innovazione, la creazione di un ambiente favorevole alla cooperazione - soprattutto transfrontaliera - tra le PMI, ogni forma di innovazione e l'eco-innovazione, la cultura dell’imprenditorialità e dell’innovazione e, infine, le riforme economiche ed amministrative a favore delle imprese e dell’innovazione. - il programma "Sostegno alla politica in materia di TIC" continuerà a realizzare gli obiettivi dei programmi eTEN, MODINIS, eContent in conformità alla nuova strategia i2010 (European Information Society 2010). Prevede misure intese a sviluppare lo spazio unico europeo dell’informazione e rafforzare il mercato interno dei prodotti e servizi TIC e dei prodotti e servizi basati su di esse, a stimolare l’innovazione incoraggiando una più ampia adozione delle TIC e maggiori investimenti in queste tecnologie e, da ultimo, a creare una società dell’informazione aperta a tutti, sviluppare servizi più efficienti ed efficaci in settori d’interesse generale e migliorare la qualità della vita. - il programma "Energia intelligente per l'Europa" deve contribuire ad un'energia sicura e sostenibile per l'Europa, e rafforzarne la competitività. A tal fine prevede misure dirette in particolare a incoraggiare l’efficienza energetica e l’uso razionale delle risorse energetiche, a promuovere le fonti d’energia nuove e rinnovabili e incoraggiare la diversificazione energetica e, infine, a promuovere l’efficienza energetica e l’uso di fonti d’energia nuove e rinnovabili nei trasporti. Il primo programma specifico potrà beneficiare del 60% della dotazione globale, di cui circa un quinto sarà dedicato alla promozione dell'eco-innovazione. Il restante 40% sarà ripartito in parti uguali tra gli altri due programmi. I deputati avevano insistito fortemente affinché le piccole e medie imprese fossero debitamente prese in considerazione come poi è avvenuto. Lo stesso articolo 1, infatti, enuncia che il programma «presta particolare attenzione alle esigenze delle PMI». Ed è lungo tutto il testo del provvedimento che i riferimenti alle PMI ricorrono con frequenza. Ad esempio viene sottolineato che, riguardo all'innovazione tecnologica, le piccole e medie imprese «vanno stimolate ad entrare in settori ad alto contenuto tecnologico come lo spazio e la sicurezza», oppure che le attività del programma devono migliorare le capacità delle PMI di avvalersi più efficacemente degli strumenti di finanziamento forniti dai mercati. Ma anche che occorre ridurre gli oneri amministrativi per le PMI e creare un contesto normativo migliore per l'imprenditorialità, la creazione di aziende, la crescita e l'innovazione. Va poi sottolineata l'idea di affidare alla Commissione il compito di pubblicare e diffondere un manuale ad uso dei beneficiari del programma quadro volto a stabilire un quadro chiaro, semplice e trasparente dei principi generali di partecipazione. Con l'esplicito scopo di «agevolare la partecipazione delle PMI», il manuale dovrà descrivere i diritti e gli obblighi dei beneficiari, le disposizioni finanziarie (costi ammissibili e tassi di sostegno), i principi che disciplinano le norme e le procedure amministrative, le norme per l'utilizzazione e la diffusione dei risultati dei progetti e i principi per la valutazione, la selezione e l'aggiudicazione delle proposte. E a ciò si riallacciano altri emendamenti introdotti dai deputati volti a garantire che «non vi siano gap finanziari fra ricerca, sviluppo e applicazione, precisando che il finanziamento del trasferimento dei risultati della ricerca alla commercializzazione «è un compito da svolgere in stretto coordinamento con il programma quadro di ricerca comunitario». Pertanto, CIP non riguarderà le attività di ricerca ma contribuirà a «colmare il divario tra ricerca e innovazione e a promuovere tutte le forme di innovazione» e coprirà anche «la prima applicazione commerciale di tecnologie esistenti che devono essere utilizzate in modo nuovo e innovativo». I deputati mettono anche in luce le attività di eco-innovazione, conferendo a questo tema maggiore visibilità e un inquadramento più preciso. Tali attività dovranno incoraggiare l'adozione di tecnologie ambientali, saranno dirette a effettuare coinvestimenti in fondi di capitale di rischio, a promuovere le reti e i partenariati pubblico-privati ed a sviluppare servizi innovativi per le imprese volti a facilitare e a promuovere l'eco-innovazione. Dovranno poi promuovere approcci nuovi e integrati all'eco-innovazione in settori quali la gestione ambientale e la progettazione ecocompatibile di prodotti, processi e servizi, tenendo conto del loro intero ciclo di vita. Link utili Riferimenti Georgios
CHATZIMARKAKIS (ALDE/ADLE, DE)
|
|