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RASSEGNA

 

9 marzo 2005

 

Strasburgo

 


 


 

Strategia di Lisbona: una priorità assoluta per l'Unione


Risoluzione sulla revisione a medio termine della Strategia di Lisbona

Doc.: B6-0186/2005

Procedura: Risoluzione

Dibattito: 9.3.2005

Votazione: 9.3.2005

Votazione

Nei prossimi cinque anni la Strategia di Lisbona dovrà essere la priorità assoluta dell’Unione europea. E’ quanto chiedono i deputati con la risoluzione adottata a larga maggioranza a seguito del dibattito tenutosi poco prima sulla revisione della Strategia (514 voti favorevoli, 110 contrari e 20 astensioni). La crescita sostenibile e l’occupazione rappresentano i principali obiettivi, mentre per rafforzare i risultati dell’economia europea è anche essenziale disporre di una politica sociale e ambientale forte e ben concepita.

Riforme strutturali, flessibilità del mercato del lavoro, stabilità finanziaria e finanze pubbliche sane, promozione dello spirito imprenditoriale, semplificazione del sistema fiscale, sono i principali elementi della «ricetta» suggerita dal Parlamento. Una ricetta che prevede anche l'ammodernamento dei regimi di sicurezza sociale, lo sviluppo del mercato unico dei servizi - con un'attenzione particolare a quelli di interesse generale e alla società dell'informazione - il completamento delle reti transeuropee, il sostegno ai giovani e il raddoppio dei fondi destinati alla Ricerca.

Con lo scopo di definire la posizione del Parlamento europeo in vista del Vertice di Primavera del 22 e 23 marzo, la risoluzione sollecita uno sforzo supplementare verso il completamento del mercato interno, sostenendo che il successo della Strategia dipende anche dalle riforme strutturali da attuare negli Stati membri. Tali riforme sono infatti considerate «indispensabili al mantenimento del modello sociale europeo».

Gli obiettivi economici, sociali e ambientali, secondo i deputati, possono essere conseguiti garantendo un contesto macroeconomico sostenibile orientato alla crescita. Ciò è da essi considerata la premessa per la competitività internazionale. Di detto contesto, osserva il Parlamento, «fanno parte un'evoluzione dinamica dell'economia e del mercato del lavoro, nonché una moneta stabile, la riduzione dell'indebitamento pubblico e dei disavanzi statali, così come un consolidamento sostenibile della previdenza per gli anziani». Occorre poi promuovere lo spirito imprenditoriale, una cultura di disponibilità al rischio nonché l'iniziativa e la responsabilità individuali. Inoltre, è necessario che la legislazione con incidenza sull'economia sia «trasparente e non burocratica», mentre il sistema fiscale dovrebbe essere semplice ed equo. La politica economica, poi, deve avere un «elevato grado di prevedibilità».

Vanno poi promosse «l'imprenditorialità, la cultura del rischio e l'iniziativa privata» e mantenuto «comprensibile il quadro normativo che disciplina l'attività economica evitando che esso sia di ostacolo a quest'ultima». Infine, è necessario prevedere «un sistema fiscale semplice, equo e quanto meno oneroso possibile» e garantire un elevato livello di coerenza in politica economica.

Parallelamente, la Strategia deve portare ad un mercato del lavoro che «stimoli il dinamismo e la sicurezza», deve ammodernare i regimi di sicurezza sociale senza indebolirli, deve considerare le norme sociali e ambientali elevate come un elemento del modello europeo di concorrenza. La proposta di risoluzione, poi, nell’evidenziare la necessità di completare il mercato unico nel settore dei servizi, sottolinea anche il ruolo dei servizi d’interesse generale nella promozione dell’inserzione sociale, della coesione territoriale e di un mercato unico efficace. Il Vertice di Primavera è quindi invitato ad impegnarsi nella definizione di un quadro giuridico sui servizi d’interesse generale per «garantirne la qualità e l'accesso da parte di tutti gli europei», nel rispetto dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità. I deputati, inoltre,  chiedono ulteriori sforzi per eliminare la povertà entro il 2010.

La risoluzione, inoltre, in diversi punti affronta argomenti specifici. In particolare, essa chiede nuove iniziative volte a creare un ambiente favorevole alle imprese e a sviluppare la società dell’informazione. Ma sono anche sollecitati anche la presentazione di una nuova iniziativa volta a garantire eque condizioni di concorrenza fra tutti gli operatori e tutte le forme di energia, nonché il rapido completamento delle reti transeuropee, così come l’aumento del sostegno alle tecnologie e alle innovazioni «verdi». Il Parlamento ritiene che un accordo soddisfacente sulla nuova legislazione REACH «fornirebbe un buon esempio del funzionamento della Strategia di Lisbona».

La risoluzione, inoltre, «riconosce il valore aggiunto unico» che la politica regionale rappresenta nell’attuazione degli obiettivi di Lisbona e ricorda che sono necessari mezzi finanziari adeguati per rilevare questa sfida efficacemente. Pertanto, insiste affinché le prospettive finanziarie 2007-2013 riflettano tale ruolo. D'altra parte, le spese agricole destinate allo sviluppo rurale e, in particolare, alla formazione dei giovani agricoltori, rappresentano per i deputati un aspetto essenziale della Strategia di Lisbona.

Il Parlamento chiede poi alla Commissione di proporre strategie che consentano il miglioramento del funzionamento dei mercati del lavoro. In tale contesto, precisa che un loro funzionamento più flessibile deve mirare ad un aumento delle possibilità di trovare un'occupazione, con speciale attenzione alle esigenze specifiche delle PMI. Inoltre, insistendo particolarmente sul sostegno ai giovani, pone l’accento sull’istruzione e sulla formazione. D'altra parte i deputati invitano l'Esecutivo e gli Stati membri a sviluppare necessarie misure, «di ampio respiro», a sostegno di piani pensionistici a capitalizzazione che siano complementari a quelli esistenti.

Anche la Ricerca ha un ruolo importante da giocare nella Strategia di Lisbona. La risoluzione sottolinea quindi che gli Stati membri dovrebbero impegnarsi ad aumentare la loro spesa per la ricerca fino al 3% del reddito nazionale (2% a favore del settore privato e 1% per quello pubblico). Questo obiettivo andrebbe raggiunto attraverso il raddoppio dei fondi europei dedicati alla ricerca e con l’istituzione del Consiglio Europeo della Ricerca. D’altra parte, andrebbero intensificati gli sforzi volti a proporre un brevetto UE «efficace dal punto di vista dei costi, meno oneroso e ben funzionante», che offra certezza giuridica e maggiori possibilità alle PMI, stimolando veramente la ricerca e lo sviluppo in Europa.

I deputati chiedono poi che tutte le proposte legislative siano conformi agli obiettivi di Lisbona. Andrebbero inoltre utilizzati indicatori meno numerosi, ma «di migliore qualità», volti a verificare i progressi economici, sociali e ambientali. In tale ambito, suggeriscono la definizione di una banca dati accessibile al pubblico che indichi «il tasso di recepimento» da parte di ciascuno Stato membro delle norme relative alla Strategia di Lisbona, nonché i parametri di riferimento e le migliori pratiche per i programmi cofinanziati.

Infine, la risoluzione insiste sulla necessità che, sull’Agenda di Lisbona, vi sia una forte collaborazione tra il Parlamento europeo e la Commissione e tra il primo e i parlamenti nazionali. Ma anche la partecipazione delle autorità regionali e locali è essenziale per il successo del progetto. Ricordando la conferenza interparlamentare prevista per il 16 e il 17 marzo, la risoluzione invita quindi il Vertice a presentare una proposta per rafforzare la dimensione parlamentare della Strategia di Lisbona.

Interventi a nome dei gruppi

Hans-Gert POETTERING (PPE/DE, DE) ha sottolineato l'importanza del dibattito e ringraziato tutti colori che vi hanno partecipato. Per il leader dei popolari, le priorità sono la crescita e il lavoro e, in tale contesto, è necessario recuperare il gap di competitività con i principali concorrenti, primi fra tutti gli USA. A sostegno della sua tesi ha quindi proceduto ad un paragone di alcuni indicatori socioeconomici tra l'Unione e gli Stati Uniti - produttività per occupato, tasso di occupazione degli anziani, spesa per la ricerca - dove l'Europa risulta sempre indietro.

Il deputato ha quindi evidenziato alcuni punti della risoluzione sulla Strategia di Lisbona che il suo gruppo sostiene. In particolare ha insistito sulla promozione dell'imprenditorialità, della cultura del rischio e dell'iniziativa privata, attraverso la creazione di un ambiente economico favorevole, accompagnato da un sistema fiscale giusto. A livello macroeconomico, inoltre, bisogna puntare alla crescita garantendo finanze pubbliche sane mentre la riforma del Patto di stabilità deve restare un elemento fondamentale del sistema.

Il rappresentante dei popolari ha quindi concluso che solo muovendosi verso una flessibilità dell'economia, verso le riforme strutturali e la riduzione della burocrazia, si potranno promuovere la solidarietà e una politica sociale ragionevole e lungimirante.

Martin SCHULZ (PSE, DE) ha esordito sottolinenando che la realizzazione degli obiettivi di Lisbona non dev'essere solo il progetto principale della Commissione, ma di tutte le Istituzioni e, soprattutto degli Stati membri. Si tratta, infatti, di un progetto globale al quale tutti devono contribuire. A tal fine è necessario che i cittadini capiscano che la Strategia di Lisbona rappresenta un progetto per rafforzare il modello sociale europeo.

Le priorità dell'Unione sono cambiate rispetto alle origini, ha proseguito l'oratore, ed è necessario che ai cittadini sia ben chiaro qual è il valore aggiunto europeo nell'affrontare le sfide globali. I socialdemocratici, ha aggiunto, condividono la Strategia ma, non avendo ancora prodotto gli effetti sperati, occorre compiere progressi. Attraverso la risoluzione in votazione, ha quindi sottolineato, il Parlamento si associa alle altre Istituzioni ma sono soprattutto gli Stati membri che «devono fare la loro parte».

Il deputato ha quindi insistito sul nesso esistente tra le Prospettive finanziarie e la Strategia di Lisbona, stigmatizzando la linea di chi dice voler raggiungere gli obiettivi con meno risorse. La Commissione, ha aggiunto, deve essere ferma e determinata nel sostenere che gli obiettivi delle Prospettive finanziarie devono essere funzionali alla Strategia. Migliorare la legislazione, sostenere le PMI, proteggere l'ambiente, garantire prodotti di qualità ed aumentare la competitività, ha quindi concluso, sono elementi che hanno lo scopo di creare occupazione e garantire la sicurezza sociale.

Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) ha chiamato gli Stati membri ad assumersi le loro responsabilità, sottolineando la necessità per il Presidente della Commissione di beneficiare della volontà politica del Consiglio e del sostegno in Parlamento.

Dopo aver evidenziato le visioni a suo parere sbagliate della destra e le divisioni della sinistra sui temi economici (globalizzazione, liberalizzazione dei servizi, ruolo dello Stato), ha affermato che i liberali e democratici europei rimarranno uniti a sostegno dell'agenda dell'Esecutivo. A condizione però che sia riconosciuto «che le forze favorevoli alla crescita e a nuovi posti di lavoro si trovano nell'imprenditorialità, nella risolutezza a fare un buon prodotto e a fornire un ottimo servizio nuovo». La vera competitività nell'economia globale, ha spiegato, «consiste nell'attirare capitale di investimento, sostenere nuove idee e nuovi progetti».

Dicendosi quindi favorevole alla proposta REACH, così come all'impegno di limitare le emissioni degli aerei nella direttiva sulla riduzione delle emissioni, il leader liberaldemocratico ha affermato che occorre anche proteggere i cittadini dalle frodi o dai fallimenti. Bisogna inoltre fornire condizioni eque di concorrenza, non solo fra società, ma anche fra società e cittadino, e per tale motivo il suo gruppo ha appoggiato la direttiva sulle prassi commerciali sleali ed è favorevole ad una maggiore libertà e certezza per le transazioni transfrontaliere.

L'equilibrio è fondamentale, ha proseguito, pertanto ha formulato serie riserve per quanto riguarda la direttiva sulla brevettabilità dei software «che sembra beneficiare più alle multinazionali che i piccoli inventori». «I paraventi devono proteggere l'innovazione piuttosto che soffocare la concorrenza», ha spiegato, e senza un regime di proprietà intellettuale coerente in tutta l'Unione europea potranno essere create solo poche nuove società europee. Accennando poi al mercato unico dei servizi, il deputato ritiene che esso deve essere «il cuore della strategia di Lisbona per fornire la crescita e i posti di lavoro». Tuttavia, evidenziando la grande differenza fra il funzionamento del mercato e la fornitura di servizi pubblici, ha affermato che la direttiva sui servizi dovrà essere modificata in questo senso.

Il deputato ha quindi dichiarato di sostenere gli sforzi della Commissione per far decollare l'economia europea, tuttavia ha affermato di non ignorare le debolezze dei progressi economici che vengono misurate solo in termini quantitativi. Per migliorare la crescita economica, gli aspetti sociali e ambientali del Continente, ha quindi concluso, «Lisbona deve combinare flessibilità, equità e lungimiranza».

Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT) ha affermato che se si paragonano la risoluzione che deve essere votata e l'intervento del Presidente della Commissione «non possiamo che felicitarci del fatto che sulla questione del riequilibrio delle tre dimensioni della strategia di Lisbona e di Goteborg esista un accordo vasto, almeno di principio». Eppure, ha proseguito la deputata, ciò non appare «sufficiente per partecipare al compromesso politico che si sta definendo».

Nonostante alcune proposte dei Verdi siano state introdotte nella risoluzione comune, ha quindi spiegato la copresidente dei Verdi, mancano «una scelta chiara su quali dovranno essere gli strumenti europei di cui dobbiamo disporre per realizzare i nostri obiettivi» nonché le garanzie sulla capacità e sulla volontà della Commissione, ma anche del Parlamento, «a resistere a coloro che non credono alla necessità di un governo europeo dell'economia». Questi, ha sottolineato, «premono per una rinazionalizzazione delle politiche di coesione e per una riforma al ribasso del mercato del lavoro nonché per un'ulteriore riduzione del bilancio dell'Unione».

La preoccupazione di trovare un compromesso, ha quindi aggiunto, ha portato ad una risoluzione per certi versi contraddittoria che confonde il messaggio invece di renderlo più convincente. La deputata ha portato ad esempio la questione fiscale: «nessuno ama pagare le tasse», ha spiegato, «ma noi non siamo d'accordo con l'obiettivo di ridurre le tasse al minimo e in modo indiscriminato perché questo si tradurrebbe solo nell'aumento delle disuguaglianze sociali». Ciò che occorre è invece «una riforma fiscale che riduca il costo del lavoro e tassi altro».

La deputata ha poi sottolineato come la risoluzione sia «notevolmente moderata» e «anche ambigua» rispetto a tre argomenti importanti «sui quali ci sarà una dura battaglia nei prossimi mesi»: la direttiva sui servizi, il regolamento Reach e la direttiva sulla brevettabilità del software. Secondo l'esponente Verde la direttiva Bolkestein deve essere ritirata «per ricominciare sul piede giusto e cioè con una direttiva sui servizi di interesse generale», mentre il regolamento Reach rappresenta, nella sua forma attuale, «un compromesso appena sufficiente fra le ragioni, certo importanti dell'industria e quelle prioritarie della salute e dell'ambiente».

Un compromesso, ha insistito, che la Commissione, ma anche il Parlamento europeo, «devono difendere con le unghie e con i denti dalla lobby aggressiva di un'industria chimica che non capisce che organizzare un sistema efficiente e credibile di controlli è il modo migliore per assicurarne la competitività». Schierandosi quindi contro la brevettabilità del software, ha poi spiegato, significa indicare che l'innovazione made in Europe «si fa assicurando la libertà e la circolazione del sapere e non garantendo grosse multinazionali e i loro monopoli».

Sul testo della risoluzione, ha poi affermato la deputata, «plana un'ambiguità di fondo» su qual sia il vero valore aggiunto dell'Unione rispetto all'azione dei governi nazionali. Secondo i Verdi, ha quindi spiegato, il valore aggiunto è dato dalla capacità di sapere investire in strumenti di crescita immateriali come l'educazione, la cultura, sfruttando risorse rinnovabili e soluzioni sostenibili. Si tratta anche di abbandonare «progressivamente settori che consumano e sprecano risorse come le grandi infrastrutture e l'agricoltura intensiva» e «che generano un rischio elevato per la salute e l'ambiente come l'energia nucleare, gli OGM, i prodotti chimici dannosi per noi e per gli altri animali». E' su queste scelte, ha quindi concluso, «che noi saremo con voi, quando sarà possibile farlo, e contro di voi e con i cittadini europei quando non ci sarà possibile farlo».

Francis WURTZ (GUE/NGL, FR) ha ammonito che il «nuovo slancio per la crescita e l'occupazione» auspicato dal Presidente della Commissione potrà rivelarsi un boomerang per le Istituzioni. I cittadini, infatti, respingono questo modello in quanto sono prossimi «all'overdose di liberismo». Precisando che il suo gruppo non si batte contro l'Europa, ma per una sua «trasformazione profonda», l'oratore ha quindi affermato che non si riconosce nella risoluzione sottoposta al voto. Per tale ragione, ha concluso, il gruppo ha presentato un testo alternativo.

Lars WOHLIN (IND/DEM, SE) ha sottolineato che i progetti europei possono ridurre il bisogno di finanziamenti statali dei singoli paesi membri, pertanto «un maggiore finanziamento dell'Unione europea non deve necessariamente portare a un aumento della pressione fiscale». Ritenendo inoltre che Lisbona debba essere finanziata fondamentalmente dai paesi membri stessi, ha quindi affermato che il processo «non deve essere un trampolino di lancio per un gran numero di nuovi progetti a livello europeo che richiedono finanziamenti da paesi membri».

«Quanto più l'Unione europea punta ad ampliare le sue burocrazie, tanto più cresce il settore pubblico nei paesi membri», ha detto. La Commissione dovrebbe prendere l'iniziativa di lasciare studiare ricercatori indipendenti ed economisti su come funziona il moltiplicatore burocratico nell'Unione europea perché è «importante porre fine a questo processo, con meno direttive e con più accordi volontari».

Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT) ha esordito affermando che gli obiettivi di Lisbona non potranno realizzarsi «se l'Unione non cambierà radicalmente il modo di affrontare i problemi economici e sociali che caratterizzano in Europa e nel resto del mondo la società contemporanea». L'economia di mercato globalizzata in cui viviamo, ha spiegato, sostiene solo in apparenza la libera concorrenza perché, in verità, quest'ultima «presuppone che le basi di partenza siano uguali o quantomeno equiparabili». Questo presupposto, per la deputata, non esiste come non esiste una politica per la mobilità in tutti i vari settori «che possa contribuire a rilanciare la competitività e perciò l'occupazione».

Per guidare il sistema che si è imposto con il mercato globale, ha aggiunto, occorre che la politica, la finanza e l'economia trovino regole nuove rispetto a quelle che disciplinavano il mercato prima della globalizzazione, «solo la miopia o l'incapacità di comprendere le conseguenze di un'informazione globalizzata con internet può fare continuare a credere alle Istituzioni europee che basti incontrarsi, denunciare sulla carta una serie di propositi perché questi si realizzino». Non è quindi sufficiente fare piani pluriennali calati dall'alto: «la storia ci insegna che nel secolo scorso l'economia di qualche potenza è stata travolta dalla realtà e cioè da piani centralizzati che erano splendidi solo sulla carta». Le realtà non sono condizionate dai piani, ha detto, vale piuttosto il contrario: «sono i piani che devono tener conto della realtà».

Quando a Lisbona si parlò di una società della conoscenza, ha poi aggiunto, furono tralasciati alcuni problemi «quali la definizione di regole che possono garantire una conoscenza corretta e non manipolata o utilizzata a fini illegittimi». Inoltre, Lisbona non potrà decollare se tra gli obiettivi dell'Unione non verranno individuati e attuati gli strumenti per aiutare effettivamente i paesi in via di sviluppo e «cioè riportarli alla democrazia, al rispetto dei diritti umani, ai diritti dei lavoratori e dell'infanzia».

Per raggiungere questo obiettivo, ha quindi concluso la copresidente dell'UEN, l'Europa deve modificare i suoi rapporti con quei paesi «dove i lavoratori non hanno una previdenza sociale e nessuna tutela giuridica e i bambini sono costretti a lavorare e non giocare» e deve essere perseguita la tutela dell'ambiente e cioè creato un modello sociale europeo.

Dibattito

Guido SACCONI (PSE, IT) ha spiegato che ritiene importante la convergenza che si è manifestata fra la Presidenza del Consiglio, la Commissione e il Parlamento, perché dimostra che si è compreso che la qualità sociale e ambientale dello sviluppo non rappresenta un limite o un ostacolo, bensì un fattore della competitività. Inoltre, per rilanciare davvero la strategia di Lisbona tutti convengono che «bisogna creare un protagonismo diffuso, fino ai livelli locali», responsabilizzando in primo luogo le politiche nazionali, governi e parlamenti, e  le opinioni pubbliche. Egli ha quindi espresso l'auspicio che, in occasione del Vertice, ciò «si traduca in azioni concrete».

Tuttavia, il deputato, «una volta tanto», ha espresso un dissenso rispetto alla collega Monica Frassoni perché, fra i motivi che lei ha addotto per non identificarsi nel progetto di risoluzione, ha anche citato il fatto che metterebbe a rischio il regolamento Reach. L'oratore ha quindi ricordato il suo attaccamento al progetto chiedendo che non sia considerato «un simbolo del male o del bene» perché ciò presuppone «che poi alla fine ci siano vincitori e vinti», mentre è necessario che tutti risultino vincitori «con grande sforzo di sintesi e di accordo».

Mario MAURO (PPE/DE, IT), volendo aiutare a risolvere il problema di superare l'enunciazione di principio per arrivare a fatti più concreti, ha voluto illustrare un esempio sul tema del capitale umano, «che tutti dicono essere strategico per il recupero della competitività». Egli ha quindi ricordato che, nella scorsa legislatura, constatando che il 94,5% delle Scuole europee era collegato ad Internet ma solo il 25% degli insegnanti era capace di utilizzare le nuove tecnologie ai fini dell'insegnamento, si era «a lungo vagheggiato dell'azione e-learning».

Vagheggiando di quest'azione, ha proseguito, si era detto che i governi avrebbero dovuto e potuto intervenire valorizzando le risorse - che si immaginavano raggiungessero 30 miliardi di euro - attraverso un sistema di priorità che consentisse loro di risolvere questo tema legato al capitale umano. Una volta constatata l'inerzia dei governi si è deciso che fosse la Commissione a intervenire con un programma e, ha quindi aggiunto, «a quel punto i miliardi sono diventati milioni», ossia «una cifra risibile per risolvere il problema». Quindi, ha concluso, «l'enunciazione è rimasta di principio e la priorità è rimasta ideologica e non è mai diventata priorità di bilancio».

Il deputato ha pertanto chiesto che la Commissione sia in grado di responsabilizzare chi governa e di favorire gli interventi sul capitale umano, affinché non accada che l'Europa «rimanga custode del capitale animale piuttosto che promotore del capitale umano», tenuto conto che il bilancio dell'Unione «ci impone, nelle misura del 50% di provvedere giustamente all'agricoltura».

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Un nuovo regime commerciale a sostegno delle vittime dello tsunami

 

Antolín SÁNCHEZ PRESEDO (PSE, ES)

Relazione sulla proposta modificata di regolamento del Consiglio relativo all'applicazione di uno schema di preferenze tariffarie generalizzate

Doc.: A6-0045/2005

Procedura: Consultazione legislativa

Dibattito: 8.3.2005

Votazione: 9.3.2005

Il nuovo Sistema delle Preferenze Generalizzate (SPG) entrerà in vigore il 1° aprile prossimo perché lo tsunami ha devastato alcuni dei principali paesi che ne beneficiano, come lo Sri Lanka o l'India. L'SPG è uno strumento commerciale che mira a promuovere lo sviluppo di numerosi paesi attraverso l'agevolazione delle importazioni nell'Unione europea. Scopo della riforma è di concentrare la sua applicazione ai paesi meno avanzati.

Il testo in discussione, negli scorsi mesi, è stato oggetto di numerosi dibattiti tra il Parlamento e la Commissione. Le divergenze tra le due Istituzioni riguardavano però più la forma che la sostanza. Il Parlamento, che in questa procedura è solo consultato, voleva essere ascoltato e rimproverava all'Esecutivo gli insufficienti termini che intendeva imporgli. Infatti, la Commissione voleva adottare il nuovo regolamento entro il 1° luglio 2005 per dare il tempo ai paesi beneficiari di adattarsi, mentre l'attuale regime scadrà solo alla fine dell'anno.

Lo tsunami che ha devastato il Sudest asiatico, il 26 dicembre scorso, ha invece cambiato le carte in tavola e i deputati hanno accettato la nuova data proposta dall'Esecutivo. Il Consiglio dovrebbe adottare il regolamento il 16 marzo. Prudenti, i deputati hanno chiesto che la prossima proposta di regolamento sia presentata loro entro il 1° luglio 2007, ossia un anno e mezzo prima della sua entrata in vigore. Tuttavia, il Parlamento chiede che i paesi beneficiari possano continuare ad applicare il sistema attuale, ancora in vigore fino a  dicembre, se lo considerano più conveniente.

Lo scopo principale dell'SPG è di favorire lo sviluppo dei paesi più poveri. A quelli più competitivi in alcuni settori sono però applicate delle soglie di importazione comunitarie. Nel tessile, ad esempio, se la produzione di un paese rappresenta il 10% delle importazioni comunitarie, questi prodotti non potranno beneficiare dell'accesso preferenziale al mercato europeo. Riducendo la soglia del 2,5% rispetto al testo originario, i deputati auspicano escludere dal regime SPG alcuni grossi esportatori concorrenti dell'industria europea.

Cenni storici

Il Sistema delle Preferenze Generalizzate è stato istituito nel 1971, a seguito di un'iniziativa della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (CNUCED) del 1968. Attraverso questo sistema, i paesi sviluppati concedono delle preferenze commerciali non reciproche a paesi meno fortunati per favorirne lo sviluppo. L'attuale sistema prevede cinque regimi distinti e non può essere prorogato oltre il 31 dicembre 2005. La Commissione ha proposto una riforma volta a semplificare il sistema, prevedendo solo tre regimi tra cui la creazione di un  SPG+ che permetterà concessioni supplementari ai paesi che si impegnano sulla via dello sviluppo sostenibile e dello Stato di diritto.

Per ulteriori informazioni:

Armelle Douaud

(Strasburgo)  Tel.(33-3) 881 74779

(Bruxelles)     Tel.(32-2) 28 43806

e-mail :         inta-press@europarl.eu.int

Petizioni: uno strumento in più a difesa dei cittadini


Rainer WIELAND (PPE/DE, DE)

Relazione sulle deliberazioni della commissione per le petizioni (2003-2004)

Doc.: A6-0040/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 8.3.2005

Votazione: 9.3.2005

La relazione è stata approvata.

Lavori dell'Assemblea paritetica ACP-UE


John BOWIS (PPE/DE, UK)

Relazione sui lavori dell'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE

Doc.: A6-0044/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 8.3.2005

Votazione: 9.3.2005

La relazione è stata approvata con 540 voti favorevoli, 20 contrari e 2 astensioni.

Procedura di bilancio 2006


Valdis DOMBROVSKIS (PPE/DE, LV)

Relazione sulla procedura di bilancio 2006

Doc.: A6-0043/2005

Procedura: Bilancio

Dibattito: 8.3.2005

Votazione: 9.3.2005

La relazione è stata approvata.

 

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