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RASSEGNA

 

10 marzo 2005

 

Strasburgo

 


 


 

Codici delle procedure parlamentari

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

 Abbreviazioni

- Gruppi politici: vedere pagina seguente

 

BE

Belgio

IT

Italia

PL

Polonia

CZ

Repubblica ceca

CY

Cipro

PT

Portogallo

DK

Danimarca

LV

Lettonia

SI

Slovenia

DE

Germania

LT

Lituania

SK

Slovacchia

EE

Estonia

LU

Lussemburgo

FI

Finlandia

EL

Grecia

HU

Ungheria

SE

Svezia

ES

Spagna

MT

Malta

UK

Regno Unito

FR

Francia

NL

Olanda

 

 

IE

Irlanda

AT

Austria

 

 

 

Deputati al Parlamento europeo

Situazione al 10.03.2005

 

PPE/DE

PSE

ALDE/ADLE

Verdi/ALE

GUE/NGL

IND/DEM

UEN

NI

Totale

BE

6

7

6

2

 

 

 

3

24

CZ

14

2

 

 

6

1

 

1

24

DK

1

5

4

1

1

1

1

 

14

DE

49

23

7

13

7

 

 

 

99

EE

1

3

2

 

 

 

 

 

6

EL

11

8

 

 

4

1

 

 

24

ES

24

24

2

3

1

 

 

 

54

FR

17

31

11

6

3

3

 

7

78

IE

5

1

1

 

1

1

4

 

13

IT

24

16

12

2

7

4

9

4

78

CY

3

 

1

 

2

 

 

 

6

LV

3

 

1

1

 

 

4

 

9

LT

2

2

7

 

 

 

2

 

13

LU

3

1

1

1

 

 

 

 

6

HU

13

9

2

 

 

 

 

 

24

MT

2

3

 

 

 

 

 

 

5

NL

7

7

5

4

2

2

 

 

27

AT

6

7

 

2

 

 

 

3

18

PL

19

8

4

 

 

10

7

6

54

PT

9

12

 

 

3

 

 

 

24

SI

4

1

2

 

 

 

 

 

7

SK

8

3

 

 

 

 

 

3

14

FI

4

3

5

1

1

 

 

 

14

SE

5

5

3

1

2

3

 

 

19

UK

28

19

12

5

1

11

 

2

78

Totale

268

200

88

42

41

37

27

29

732

 

Gruppi politici

 

PPE/DE

Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei

PSE

Gruppo socialista al Parlamento europeo

ALDE/ADLE

Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa

Verdi/ALE

Gruppo Verde/Alleanza libera europea

GUE/NGL

Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica

IND/DEM

Gruppo Indipendenza/Democrazia

UEN

Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"

NI

Non iscritti

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Giustizia e Affari interni


Omaggio alle vittime dell'11 marzo 2004

Il Presidente BORRELL ha ricordato che, esattamente un anno fa, su iniziativa del Parlamento europeo, l'Unione ha deciso di proclamare l'11 marzo Giornata europea per la commemorazione delle vittime del terrorismo, dopo che 192 cittadini persero la vita a Madrid a seguito degli attentati.

Borrel ha quindi sottolineato come l'11 marzo si iscrivesse nella scia di quello dell'11 settembre 2001 a New York che ha scosso tutto il mondo occidentale dal «suo tranquillo torpore» e cambiato la storia geopolitica mondiale. Come all'epoca degli attentati di New York tutti si dissero americani, con l'11 marzo tutti si dichiararono passeggeri dei treni di Atocha. «Anche se non ci sono più le candele che convertirono la piazza di Atocha in un santuario del ricordo», ha aggiunto, permane il ricordo delle vittime alle quali va il nostro rispetto. Esse rappresentano «il simbolo dell'unità dei democratici, che credono nello Stato di diritto e nei diritti umani» e non devono essere considerate motivo di confronto politico.

L'11 marzo ha posto gli europei in una prospettiva mondiale del terrorismo che, ha sottolineato, ha assunto una dimensione globale che necessita di una risposta globale. Gli europei, infatti, hanno capito che non è solo la loro vita ad essere in gioco, ma i loro valori e, pertanto, che «la lotta per la democrazia dev'essere al centro del nostro progetto politico».

La democrazia, ha poi aggiunto il Presidente, «non ha mai ceduto al terrorismo» e «non si esporta con strumenti militari». Si tratta ora di stilare un bilancio di quanto si è fatto concretamente da allora e se si sono rispettati gli impegni presi. Innanzitutto, ha detto, «forse i morti di Madrid non sono deceduti invano», perché poco dopo l'Europa ha trovato un accordo sulla Costituzione, ora sottoposta alla ratifica. Tuttavia, ha notato, non tutti gli impegni assunti dopo l'11 marzo sull'onda dell'emozione sono stati rispettati pienamente. Il Presidente ha quindi evidenziato come il Piano d'azione per la lotta al Terrorismo non sia ancora di piena applicazione ma, ha aggiunto, per combattere il terrorismo «è necessaria più Europa».

La tradizionale collaborazione giudiziaria e di polizia non è più sufficiente, ha detto. L'efficacia delle forze dell'ordine, infatti, è tanto maggiore quanto più alta è la capacità di scambiare informazioni. «Quali sono i problemi di fondo che impediscono la piena operatività di Europol? Quando disporremo del procuratore europeo? Quando avremo una legislazione europea che impedisce il riciclaggio dei capitali, alla base della lotta contro la criminalità organizzata e le sue connessioni con il terrorismo?». Certamente sono stati conseguiti progressi, ha osservato, ma molte delle decisioni prese allora «non hanno visto la luce».

Il Presidente ha poi ricordato che oggi, a Madrid, è in corso una Conferenza Internazionale sulla democrazia e il terrorismo che vedrà la partecipazione del Segretario Generale dell'ONU e alla quale si recherà assieme al Presidente della Commissione. In quella sede, ha spiegato, Barroso presenterà un Piano d'Azione contro il terrorismo dove è fatto riferimento ad alcune delle misure succitate. Si tratta di lottare contro il terrorismo in una prospettiva globale, che comprenda il rispetto dello Stato di diritto e che si proponga anche di analizzare le cause del terrorismo e gli strumenti che gli consentono di espandersi nel mondo.

E' quindi opportuno, ha sottolineato il Presidente, favorire il dialogo culturale e religioso, senza dimenticare la cooperazione allo sviluppo. Certamente, ha precisato, i terroristi non hanno nessuna giustificazione, tuttavia occorre analizzare le cause del terrorismo per definire misure preventive, non solo di tipo militare, a livello interno e esterno.

All'interno, è necessario garantire l'integrazione degli immigrati, il dialogo culturale, la lotta contro le discriminazioni, la cooperazione tra i servizi di intelligence e i sistemi giudiziari.

L'azione esterna, invece, si sviluppa su diversi fronti: la guerra, la povertà, la proliferazione delle armi nucleari, chimiche e biologiche e un quadro globale per lottare contro il terrorismo.

Ma il modo più efficace per lottare contro il terrorismo, ha concluso il Presidente, «è il rispetto dei valori fondamentali della nostra Unione».

Il Presidente, in memoria delle vittime, simbolo dell'unione dei democratici, ha invitato l'Aula ha osservare un minuto di silenzio.

o-o-o-o-o-o-o

Venerdì si svolgerà a Bruxelles una cerimonia nell'Aula della plenaria alla presenza di 500 studenti di tre scuole europee e di due scuole belghe. Dopo un' introduzione da parte del Segretario Generale del Parlamento, seguirà la proiezione di un breve film sugli attentati dell'11 marzo 2004.

Un portavoce per ogni scuola, poi, prenderà la parola sul tema «respingere il terrorismo». Dopo aver osservato un minuto di silenzio, interverranno Stavros LAMBRINIDIS (PSE, EL), vice presidente della commissione per le libertà civili e Jaime MAYOR OREJA (PPE/DE, ES).

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Pari opportunità / Diritti della donna


Impegnarsi di più per i diritti delle donne


Risoluzione comune sul seguito della Quarta Conferenza mondiale sulla piattaforma di azione per le donne (Pechino+10)

Doc.: B6-0176/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 8.3.2005

Votazione: 10.3.2005

Facendo seguito al dibattito tenutosi in Aula l'8 marzo riguardo alla Quarta Conferenza mondiale sulla piattaforma d'azione per le donne, con 434 voti favorevoli, 52 contrari e 53 astensioni, il Parlamento ha adottato una risoluzione comune con la quale si sottolinenano le sfide da cogliere per l'uguaglianza di genere e si invitano Istituzioni europee e Stati membri a progredire nella difesa dei diritti delle donne.

Secondo i deputati, inoltre, devono beneficiare di particolare attenzione ed essere oggetto di nuove iniziative le questioni legate alla sterilizzazione non consensuale, alla non discriminazione, alla violenza domestica, alla salute, all'istruzione e alla formazione, alla povertà, alla partecipazione attiva alla vita pubblica e economica, al rispetto della dignità nei mezzi di comunicazione. Il Parlamento, infine, condanna la violenza usata dalla polizia turca durante la manifestazione del 6 marzo ad Istanbul.

Diritti delle donne e diritti umani

Il Parlamento ricorda che i diritti umani delle donne «costituiscono una parte integrante, inalienabile e indivisibile dei diritti umani universali» e, in tale contesto, ritiene che occorra utilizzare tutti i mezzi possibili per prevenire qualsiasi violazione dei diritti umani delle donne, anche nell’Unione.

Gli Stati membri sono quindi invitati a adottare una legislazione o ad applicare efficacemente quella esistente per porre fine alle mutilazioni genitali femminili perpetrate nel loro territorio e ad aiutare i paesi terzi coinvolti ad elaborare programmi per combattere tali pratiche.

Inoltre, il Parlamento esorta «gli Stati membri conosciuti per casi di sterilizzazione non consensuale» a coordinare gli sforzi per far applicare la legge e porre fine a tale pratica. I deputati poi condannano i matrimoni forzati e sollecitano l'adozione di tutte le misure necessarie per punire i responsabili, «anche quando si tratta di residenti dell'Unione che agiscono al di fuori del territorio comunitario».

Non discriminazione

Il Parlamento invita gli Stati membri dell'UE che non lo hanno ancora fatto a ratificare la Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne e sottolinea che la situazione delle donne nell'UE non è migliorata in modo sostanziale dal 1995, «malgrado l'applicazione e la pratica della legislazione esistente». A tale proposito, i deputati citano la direttiva sull'applicazione del principio della parità di retribuzione tra uomini e donne, nonché quella sul principio della parità di trattamento per quanto concerne occupazione e formazione professionale.

Il Parlamento, d'altra parte, plaude alla proposta di direttiva della Commissione sull'applicazione del principio delle pari opportunità e della parità di trattamento tra uomini e donne in materia di occupazione, considerandola un «importante passo avanti verso una maggiore certezza e chiarezza in merito all'uguaglianza di genere». Così come accoglie con favore l'adozione della direttiva che applica il principio della parità di trattamento tra uomini e donne per quanto riguarda l'accesso a merci e servizi e la relativa offerta.

Tuttavia, i deputati lamentano il fatto che non siano stati realizzati progressi sufficienti verso una totale eliminazione dell'uso del genere «quale fattore di discriminazione nella determinazione di premi e benefici in relazione alle assicurazioni ed attività finanziarie collegate».

Violenza contro le donne

I deputati riconoscono che sono state adottate alcune azioni positive per quanto riguarda la violenza contro le donne. Tuttavia, sottolineano «la mancanza di un chiaro impegno politico per combattere e sradicare la violenza domestica contro le donne, il turismo sessuale e la tratta di donne, comprese misure legislative quali diritti di asilo per le vittime». Pertanto, essi chiedono alla Commissione di dichiarare il 2006 Anno europeo contro la violenza nei confronti delle donne.

Donne e salute

Pur riconoscendo che la salute delle donne nell'UE è migliorata in misura significativa nell'ultimo decennio, il Parlamento osserva nondimeno che molti fattori continuano ad ostacolare l'uguaglianza di genere in tale settore. Pertanto chiede che siano adottati approcci differenti in merito alla salute della donna nel momento in cui si adottano programmi europei, «e che si presti particolare attenzione alla salute riproduttiva».

Istruzione e formazione

I deputati ricordano che l'istruzione e la formazione sono condizioni indispensabili per realizzare l'uguaglianza tra uomini e donne. Più in particolare, sottolineano l'esigenza che la formazione lungo tutto l'arco della vita promuova un accesso egualitario delle donne ai lavori qualificati e a tutti i livelli della vita professionale.

Donne e povertà

Il Parlamento ritiene che nelle politiche di sviluppo dell'Unione la lotta contro «la femminilizzazione della povertà» debba essere considerata un'esigenza prioritaria, pertanto invita il Consiglio ad adottare indicatori specifici di genere in questo campo, anche per potere perseguire una politica più concertata nel settore della protezione sociale.

Partecipazione e dignità delle donne

Il Parlamento ribadisce che una quota del 40% di donne dovrebbe essere assicurata per quanto concerne la partecipazione, a nome dell'UE e dei suoi Stati membri, alle missioni di conciliazione, mantenimento della pace, prevenzione dei conflitti e aiuti in caso di catastrofe, comprese missioni di inchiesta e di osservazione.

Sottolineando l'importanza di applicare il gender-mainstreaming (inserimento delle problematiche di genere) in tutte le politiche europee, i deputati invitano poi la Commissione e il Consiglio a proporre misure intese a migliorare l'accesso e la piena partecipazione delle donne al processo decisionale in materia economica, sociale e politica. Inoltre, le due Istituzioni sono anche sollecitate ad assicurare che tutti i programmi e le attività finanziate sulla base del bilancio UE, in particolare per quanto riguarda i Fondi strutturali, promuovano il gender-budgeting (inserimento della dimensione di genere nel bilancio).

D'altra parte, i partiti politici, sia a livello nazionale che europeo, sono invitati a rivedere le loro strutture e procedure «onde rimuovere tutti gli ostacoli diretti o indiretti alla partecipazione delle donne», così come ad adottare strategie adeguate per realizzare un maggiore equilibrio tra uomini e donne in seno alle assemblee elette, «comprese misure positive quali le quote».

I deputati, infine, sottolineano «il ruolo dei mezzi di comunicazione nella definizione di valori e stereotipi di genere». Pertanto si dicono favorevoli ad un dibattito con utenti e autorità di regolamentazione sul loro ruolo «al fine di ricercare e stabilire un giusto equilibrio tra libertà di espressione e diritto alla dignità umana, in particolare per quanto riguarda i media e le pubblicità accessibili ai bambini».

Turchia

Il Parlamento condanna con forza «il brutale comportamento tenuto dalla polizia ad Istanbul nel corso della dimostrazione svoltasi in occasione della Giornata della Donna» e chiede alla Commissione di presentare una relazione completa sull'accaduto. Inoltre, pur esprimendo apprezzamento per le riforme giuridiche realizzate in Turchia, i deputati ribadiscono la loro preoccupazione per il fatto che  «le donne sono ancora vittime di omicidi per motivi di onore e violenze». Pertanto chiedono alla Commissione e al Consiglio di portare avanti la cooperazione con le autorità turche e di «seguire attentamente la situazione dei diritti delle donne in Turchia».

Il resoconto del dibattito in Aula, tenutosi l'8 marzo, è disponibile sul sito del Servizio Stampa.

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Ricerca

Raddoppiare i fondi per la ricerca per raggiungere gli obiettivi di Lisbona


Pia Elda LOCATELLI (PSE, IT)

Relazione sulla Comunicazione della Commissione: Scienza e tecnologia, chiavi del futuro dell'Europa - Orientamenti per la politica di sostegno alla ricerca dell'Unione

Doc.: A6-0046/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 9.3.2005

Votazione: 10.3.2005

Più determinazione e, soprattutto, più fondi da destinare alla Ricerca. E' quanto chiede il Parlamento con la relazione d'iniziativa di Pia LOCATELLI (PSE, IT) che sottolinea il ruolo essenziale dell'innovazione tecnologica nel raggiungimento degli obiettivi di Lisbona.

La relazione d'iniziativa pone poi l'accento sulle fondamenta e sugli obiettivi del Settimo Programma Quadro (PQ7), sulla necessità di porre particolare attenzione alle PMI e di sostenere la risorse umane. Il Parlamento chiede anche l'istituzione di un Consiglio europeo della Ricerca.

Più determinazione

Il Parlamento invita la Commissione ad agire coerentemente alle nuove competenze conferite all'Unione europea dalla Costituzione per l'Europa nel settore della ricerca, e chiede che l'insieme degli Stati membri e delle istituzioni dell'Unione europea si adoperino per la creazione dello Spazio Europeo della Ricerca (SER) con la stessa determinazione manifestata per realizzare il mercato unico e l'Unione monetaria.

Raddoppiare i fondi per la Ricerca

Approvando gli orientamenti di massima per la futura politica di ricerca dell'UE illustrati nella comunicazione della Commissione, il Parlamento sottolinea che sarà possibile realizzare lo SER «soltanto se una quota sempre maggiore dei finanziamenti destinata alla ricerca verrà gestita dall'Unione» e se tale finanziamento «è complementare alla politica di ricerca negli Stati membri e tra di loro». Pertanto si attende che la Commissione e gli Stati membri tengano pienamente conto dell'importanza attribuita dalla relazione Kok al ruolo della ricerca per il conseguimento degli obiettivi di Lisbona, «fornendo lo stimolo politico necessario e dotando il PQ7 di adeguate risorse finanziarie».

Ribadendo la convinzione che, per rendere l'Europa più competitiva, «occorrano maggiori risorse finanziarie da destinare alla ricerca e all'innovazione», il Parlamento chiede quanto meno il raddoppio della quota rappresentata dal bilancio del programma quadro nel PIL degli Stati membri dell'UE ed esorta questi ultimi «a considerare tale obiettivo come un minimo che non dovrà essere messo in discussione nei negoziati sulle prospettive finanziarie». D'altra parte, la Commissione  è invitata a programmare il PQ7 in armonia con la sua proposta sulle prospettive finanziarie per il 2007-2013 e a difendere la proposta volta a fissare stabilmente il bilancio dell'Unione al di sopra dell'1% del PIL.

Gli Stati membri dovrebbero utilizzare una parte considerevole dei Fondi strutturali per rimediare alla loro condizione di svantaggio nel campo della ricerca e compiere tutti gli sforzi necessari al conseguimento dei rispettivi obiettivi nazionali di investimento nel settore R&S. Gli investimenti di R&S nell'Unione europea, secondo i deputati, devono raggiungere il 3% del PIL entro il 2010. Inoltre, ritengono necessario coinvolgere le regioni e le autorità regionali al fine di aumentare gli investimenti nella ricerca e nell'innovazione.

Il Settimo Programma Quadro

Il Parlamento sostiene che il Settimo programma quadro di ricerca dell'Unione non dovrà essere soltanto «un altro programma quadro» ma risultare notevolmente arricchito e rinnovato «affinché possa contribuire al conseguimento degli obiettivi di Lisbona». Esso, per i deputati, potrebbe rimediare al «paradosso europeo», per cui, sebbene la ricerca pubblica europea sia quantitativamente e qualitativamente eccellente, l'applicazione dei risultati della ricerca a prodotti e servizi commercialmente validi è in ritardo rispetto agli USA e al Giappone.

I deputati, inoltre, chiedono che la durata del programma quadro sia sincronizzata con quella delle Prospettive finanziarie, se e quando queste «verranno stabilite ogni quinquennio, venendo a coincidere con ciascun mandato del Parlamento». Rilevando la necessità di garantire la continuità à tra il PQ6 e il PQ7, i deputati sollecitano procedure amministrative più semplici e chiare, l'inserimento di un sistema semplificato per la determinazione dei costi, nonché di evitare assolutamente una massa critica prefissata.

Il PQ7, inoltre, necessita di una valutazione continua della qualità scientifica dei risultati e «deve essere in grado di adeguare le proprie tematiche e procedure di conseguenza».

Riguardo alle priorità tematiche del PQ7, il Parlamento ritiene che la loro definizione dovrebbe riflettere le priorità strategiche dell'agenda di Lisbona e scaturire da un'approfondita discussione tra le istituzioni europee, nazionali e regionali, la comunità scientifica e i soggetti interessati della società civile, compreso il mondo imprenditoriale.

Il PQ7 dovrà inoltre privilegiare settori chiave della scienza e della tecnologia «che svolgono un ruolo cruciale nell'accrescere il livello di competitività dell'Europa, creare nuovi posti di lavoro e aumentare il benessere dei cittadini». A tale proposito, pur essendo favorevoli a includere il settore della ricerca spaziale e quello relativamente nuovo della ricerca in materia di sicurezza, i deputati ritengono che il PQ7 debba promuovere in maniera adeguata i seguenti settori di ricerca:

  • le scienze della vita (biotecnologia, neuroscienze e sanità preventiva e pubblica),
  • tutte le fonti di energia (esenti da emissioni di CO2) attuali e future (segnatamente le fonti rinnovabili  e l'efficienza energetica),
  • le TIC,
  • la nanotecnologia, i nuovi materiali e i processi produttivi,
  • la chimica.

Essi, inoltre, ritengono che l'UE debba garantire un adeguato finanziamento della ricerca sulle malattie che colpiscono i cittadini dei paesi in via di sviluppo. E' inoltre indispensabile che la politica europea della ricerca promuova attivamente la ricerca e lo sviluppo nel campo dei rischi naturali per far fronte ai crescenti rischi ambientali su scala planetaria.

La Commissione è infine invitata a tenere debitamente conto della tutela degli animali appoggiando, in primo luogo, alternative agli esperimenti su animali e, in secondo luogo, riducendo al minimo il numero di detti esperimenti nell'ambito dei progetti finanziati.

Agevolare le piccole e medie imprese

Il Parlamento richiama poi l'attenzione sulla necessità di coordinare la politica europea di ricerca e la corrispondente politica aziendale e industriale, in particolare delle PMI. In tale ambito, sottolinea l'importanza delle piattaforme tecnologiche in quanto meccanismo fondamentale per riunire imprese del settore, organismi di ricerca, enti locali e altri soggetti interessati. Ma, ai fini della coerenza, la ricerca dovrebbe essere anche connessa alle priorità politiche.

I deputati, inoltre, raccomandano vivamente che siano potenziate le risorse a favore di strumenti, quali STREP e la ricerca cooperativa (ex CRAFT) e collettiva, espressamente destinati alle PMI, come pure la loro accessibilità, che siano snelliti i criteri di ammissione ai progetti e che a questi ultimi siano garantite maggiori possibilità di successo. Gli Stati membri poi dovrebbero adottare incentivi fiscali e di altro tipo per promuovere l'innovazione industriale. Il Parlamento raccomanda altresì che siano forniti aiuti finanziari alle PMI per l'ottenimento di licenze di brevetti.

D'altra parte, la Commissione è invitata a prendere in considerazione la possibilità di destinare una quota di ciascun bilancio tematico alle microimprese e alle piccole imprese, quale sovvenzione forfettaria, come investimento iniziale di rischio, subordinata a procedure di selezione semplificate e accelerate, e quindi ad una gestione amministrativa minima. Al fine di promuovere l'innovazione, i deputati chiedono poi che «una sostanziale quota prestabilita dei fondi» destinati alla ricerca collaborativa sia riservata alla cooperazione fra le PMI e gli istituti di ricerca.

Risorse umane

Il Parlamento incoraggia gli Stati membri a rivedere i sistemi di istruzione in modo tale da riservare maggiore spazio alla scienza nelle scuole e nelle università, nonché a sostenere gli studenti che intendono intraprendere una carriera in questo settore. Le istituzioni europee e gli Stati membri, inoltre, sono invitati a privilegiare la promozione dell'accesso delle donne al settore della ricerca, compresi gli aspetti relativi alle carriere.

Dicendosi convinti della necessità di portare avanti con gli strumenti disponibili il programma Marie-Curie, i deputati sottolineano la necessità di creare, sia a livello degli Stati membri che a livello comunitario, «le condizioni atte a migliorare la mobilità dei ricercatori a tutti i livelli di carriera, facendo della mobilità un fenomeno di massa». Per facilitare questa mobilità e rafforzare lo Spazio unico europeo della ricerca nell'UE, chiedono pertanto il riconoscimento reciproco dei diplomi di dottorato rilasciati negli Stati membri dell'Unione.

Consiglio europeo per la ricerca

Il Parlamento chiede la celere istituzione di un Consiglio europeo per la ricerca (CER), che dovrebbe sostenere la ricerca fondamentale a livello europeo in tutti gli ambiti delle scienze, sulla base dell'eccellenza scientifica, conferendo un valore aggiunto europeo mediante concorsi su scala europea e promozione della creatività al più elevato livello possibile.

Il CER dovrà disporre di sufficienti risorse finanziarie, essere indipendente nelle proprie valutazioni scientifiche, «pur dovendo rendere conto economicamente ai suoi finanziatori ma godendo di autonomia di funzionamento».

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Sanità pubblica e Consumatori

Commercio di ovociti: il corpo umano non deve essere fonte di lucro


Risoluzione comune sul commercio di ovociti umani

Doc.: B6-0199/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 8.3.2005

Votazione: 10.3.2005

Il Parlamento europeo, con 307 voti favorevoli, 199 contrari e 25 astensioni, ha adottato una risoluzione comune sul commercio di ovociti umani con la quale rammenta che la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione «sancisce il divieto di fare del corpo umano e delle sue parti in quanto tali una fonte di lucro». In tale contesto, «va rivolta una particolare attenzione alle persone vulnerabili a rischio di divenire vittime del traffico di organi, in particolare le donne». Inoltre, sottolineando che la direttiva 2004/23/CE prescrive che gli Stati membri si adoperino per garantire donazioni volontarie e gratuite di tessuti e cellule, i deputati condannano qualsiasi traffico del corpo umano e di sue parti.

Considerando che le attività della clinica Global Arts in Romania possono essere considerate «commerciali» e, quindi, «inaccettabili», i deputati chiedono alla Commissione di fare piena luce sulle informazioni riportate dai media a tale proposito.

Il Parlamento inoltre invita gli Stati membri ad adottare, prima del 7 aprile 2006, data di entrata in vigore della direttiva 2004/23/CE, «le misure necessarie per porre in essere una politica trasparente e progressista per quanto concerne l'indennità per le spese e i disagi connessi alla donazione di tessuti e cellule».

I deputati, inoltre, invitano la Commissione ad effettuare quanto prima possibile una valutazione delle legislazioni nazionali sulla donazione di ovuli e sul regime di indennità per la donazione di organi e di cellule riproduttive, e a rendere pubblica tale valutazione. D'altra parte, esprimono l'auspicio che la donazione di ovociti, alla stessa stregua della donazione di organi nel loro insieme, «sia rigorosamente disciplinata onde proteggere sia i donatori che i beneficiari e lottare contro qualsiasi forma di sfruttamento dell'individuo».

Secondo i deputati, qualsiasi donna costretta a vendere parti del proprio corpo, comprese le cellule riproduttive, «diventa la preda di reti criminali organizzate dedite al traffico di persone e organi». Pertanto, invitano la Commissione ad accertare se si registrano casi del genere anche in altri Stati membri, paesi candidati o paesi terzi, mentre agli Stati membri è chiesto di adottare misure atte ad evitare lo sfruttamento delle donne nell'applicazione delle scienze della vita.

Il Parlamento, inoltre, chiede all'Esecutivo di «escludere qualsiasi sostegno o finanziamento alla clonazione umana nei quadri dei programmi UE», in accordo con la risoluzione adottata l'8 marzo scorso dall'Assemblea generale dell'ONU. Alla Commissione è poi chiesto di applicare il principio di sussidiarietà in relazione ad altre forme di ricerca embrionale e di ricerca sulle cellule staminali embrionali «in modo che gli Stati membri in cui tale tipo di ricerca è legale la finanzino dal bilancio nazionale».

Il finanziamento UE, infatti, dovrebbe concentrarsi su alternative come la ricerca sulle cellule staminali somatiche e la ricerca sulle cellule staminali del cordone ombelicale «che sono accettate in tutti gli Stati membri e che hanno già permesso di trattare con successo alcuni pazienti».

Infine, il Parlamento ritiene che una delle questioni essenziali, «sia la necessità di fornire una soluzione concreta alle coppie sterili in attesa della donazione di ovociti» e, a tale proposito, invita la Commissione ad «intensificare e rafforzare le alternative per la prevenzione e il trattamento della sterilità».

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Sicurezza e Difesa


Nucleare: bando totale delle armi, monito a Corea del Nord e Iran

Risoluzione comune sulla Conferenza di riesame del trattato di non proliferazione prevista per il 2005 - Armi nucleari in Corea del Nord e Iran

Doc.: B6-0148/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 8.3.2005

Votazione: 10.3.2005

Il Parlamento, adottando una risoluzione comune che ricorda come l'obiettivo ultimo dell'Unione sia l'eliminazione totale delle armi nucleari, chiede nuove iniziative sul disarmo volte a impedire ai terroristi di entrarne in possesso. I deputati sollecitano poi il bando degli esperimenti nucleari, sostengono l'istituzione di una «zona libera» dal nucleare in Medio Oriente nonché l'inserimento di clausole di non proliferazione in tutti gli accordi UE. Gli USA sono poi invitati a chiarire la quantità e gli obiettivi strategici del loro arsenale nucleare tattico nelle basi europee. Il Parlamento, infine, esprime le sue forti preoccupazioni riguardo ai programmi nucleari in Iran e Corea del Nord.

Trattato non proliferazione delle armi nucleari

Il Parlamento, nel ribadire che il Trattato (TNP) riveste un'importanza fondamentale per la prevenzione della proliferazione delle armi nucleari e per il disarmo nucleare, ricorda che l'obiettivo ultimo dell'UE e del TNP «è la totale eliminazione delle armi nucleari». Pertanto, auspica che gli Stati dotati, «dichiaratamente o meno», di tali armi compiano ulteriori passi avanti verso la riduzione e l'eliminazione delle armi nucleari.

In occasione della Conferenza di revisione 2005 del TNP, inoltre, l'Unione europea e i suoi Stati membri sono invitati a formare un fronte comune. Nelle loro dichiarazioni dovranno quindi attribuire «un'importanza particolare a nuove iniziative sul disarmo nucleare e al rilancio della Conferenza delle Nazioni Unite sul disarmo».

Il Consiglio e gli Stati membri sono poi invitati ad operarsi al fine di «giungere ad un trattato che bandisca effettivamente la produzione di tutte le armi fabbricate con materiali fissile», come indicato nella dichiarazione finale della Conferenza di revisione 2000 del TNP. L'Unione europea, assieme ai i suoi partner internazionali, tra cui la NATO, dovrebbe sviluppare e promuovere principi volti ad impedire ai terroristi, o a quanti danno loro accoglienza, di avere accesso alle armi e ai materiali di distruzione di massa.

A tale proposito, i deputati, evidenziano la propria ferma convinzione secondo cui il disarmo nucleare contribuirà in modo significativo alla sicurezza e alla stabilità strategica internazionali, «riducendo altresì il rischio di furti di plutonio o di uranio altamente arricchito da parte di terroristi».

Il Parlamento, inoltre, invita tutti gli Stati, e soprattutto gli Stati in possesso di armi nucleari, a non fornire assistenza né incoraggiare gli Stati - in particolare quelli che non hanno sottoscritto il TNP - che cercano di acquistare armi nucleari o altri congegni esplosivi nucleari. Israele, India e Pakistan sono poi invitati a diventare parti contraenti del TNP.

L'Unione europea è invece sollecitata a sostenere la nuova iniziativa internazionale relativa ai nuovi pericoli nucleari, quale proposta dal Segretario generale delle Nazioni Unite e dal Direttore dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica (AIEA). I deputati esortano poi l'Unione ad adoperarsi in vista della definizione della Convenzione modello sulle armi nucleari «che potrebbe fornire il quadro delle misure da adottare nell'ambito di un processo di disarmo giuridicamente vincolante».

La risoluzione sottolinea anche l'importanza e l'urgenza di firmare e ratificare, «senza indugi, senza condizioni e conformemente ai processi istituzionali», il trattato per la proibizione completa degli esperimenti nucleari (CTBT), affinché possa entrare in vigore al più presto.

In particolare, il Parlamento rivolge un ulteriore appello agli USA affinché cessino di sviluppare nuove generazioni di armi nucleari a basso potenziale e procedano alla firma e alla ratifica del Trattato per la messa al bando totale degli esperimenti nucleari. Inoltre, invita gli USA «a chiarire la situazione relativa alla quantità e agli obiettivi strategici del loro arsenale nucleare tattico stoccato nelle basi europee».

D'altra parte, i deputati sostengono la proposta avanzata dall'Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza comune dell'UE di istituire in Medio Oriente una «zona libera» dal nucleare. Inoltre sottolineano che in quella regione, così come nel subcontinente indiano e nell'Asia nordorientale, «si rendono necessarie strutture di sicurezza regionale e multilaterale più solide» per poter ridurre le spinte verso la proliferazione nucleare e conseguire l'obiettivo dell'abbandono dei programmi nucleari.

Nel ribadire poi il proprio sostegno alla Campagna internazionale promossa dai sindaci di Hiroshima e Nagasaki che sollecita un piano tempificato di eliminazione di tutte le armi nucleari entro il 2020, il Parlamento accoglie favorevolmente l'inserimento, nei recenti accordi dell'Unione europea con paesi terzi e nei piani d'azione, di clausole sulla non proliferazione delle armi di distruzione di massa. Misure di questo tipo, per i deputati, «devono essere poste in atto da tutti i paesi partner dell'UE senza eccezioni».

Infine, il Parlamento decide di costituire una delegazione ufficiale incaricata di presenziare alla Conferenza di revisione del TNP.

Iran 

Nel rilevare con preoccupazione che Hassan Rowhani, Segretario del Consiglio di sicurezza nazionale supremo dell'Iran, ha ribadito il 27 febbraio 2005 che Teheran non rinuncerà al suo «diritto in base al TNP all'arricchimento dell'uranio», il Parlamento chiede alle autorità iraniane di «non rilasciare più dichiarazioni contraddittorie che generano confusione».

I deputati, in merito all'accordo sottoscritto tra Russia e Iran sul combustibile nucleare, invitano il Consiglio ad adottare un'iniziativa con il governo russo per ottenere garanzie quanto al fatto che detto accordo abbia esclusivamente scopi civili. D'altra parte, ribadiscono il loro sostegno all'accordo di Parigi del 15 novembre, in virtù del quale l'Iran si è impegnato a sospendere il suo programma di arricchimento dell'uranio, e invitano il governo iraniano a fornire garanzie oggettive quanto alla natura non militare del suo programma nucleare. 

Il Parlamento invita l'Iran a rendere permanente la sua decisione di sospendere l'arricchimento dell'uranio, aprendo la strada ad un partenariato di cooperazione con l'UE e insiste sul fatto che i negoziati su un accordo commerciale e di cooperazione andrebbero visti parallelamente a una «conclusione soddisfacente della questione nucleare e alla definizione di misure di verifica rassicuranti».

I deputati, infine, invitano il governo statunitense a sostenere pienamente l'approccio diplomatico adottato dall'Unione europea per risolvere il problema, in quanto tale questione è ritenuta essenziale per il rinnovo dell'agenda transatlantica.

Il Parlamento, peraltro, accoglie favorevolmente le recenti dichiarazioni degli Stati Uniti sulla questione «quanto alla loro intenzione di non intraprendere azioni militari preventive nei confronti dell'Iran». 

Corea del Nord

Il Parlamento esprime profonda preoccupazione per il fatto che la Corea del Nord il 10 febbraio 2005 ha dichiarato di possedere armi nucleari e ha sospeso a tempo indeterminato la sua partecipazione ai colloqui a sei sul suo programma nucleare.

Pur prendendo atto della dichiarazione secondo cui l'obiettivo finale è di liberare la penisola coreana dal nucleare, i deputati sollecitano la Corea del Nord a unirsi al TNP e ad ottemperare ai relativi obblighi, nonché a revocare la sua decisione di ritirarsi dai colloqui a sei, per consentire la ripresa dei negoziati e trovare una soluzione pacifica alla crisi nella penisola coreana.

Il Parlamento, inoltre, chiede al Consiglio di prendere nuovamente in esame la possibilità di versare alla Corea del Sud i 4 milioni di euro relativi ai costi di sospensione previsti per la KEDO, tenendo conto del fatto che, nel recente passato, questa iniziativa ha svolto una funzione importante.

I deputati, d'altra parte, ritengono che l'Unione europea dovrebbe sostenere ulteriori sforzi atti a consentire alla Corea del Nord «di rinunciare ad utilizzare l'energia nucleare in cambio di forniture energetiche garantite». Consiglio e Commissione sono quindi invitati ad offrire un sostegno finanziario per le forniture di olio combustibile pesante, al fine di soddisfare il fabbisogno energetico primario della Corea del Nord, chiarendo nel contempo che nei confronti della penisola coreana l'UE seguirà il principio del «no say, no pay» (nessun pagamento senza informazioni).

Consapevoli del fatto che al centro dell'attuale crisi vi sia l'asserzione della Corea del Nord di disporre per la prima volta di un programma di arricchimento dell'uranio completamente operativo e di aver fornito uranio alla Libia, i deputati rilevano, tuttavia, che nessuna di dette affermazioni è stata comprovata e, pertanto, chiedono che venga organizzata un'audizione pubblica in seno al Parlamento europeo.

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Relazioni esterne


Libano: ritiro truppe siriane ed elezioni libere

Risoluzione comune sulla situazione in Libano

Doc.: B6-0149/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 8.3.2005

Votazione: 10.3.2005 

Il Parlamento, con 473 voti favorevoli, 8 contrari e 33 astensioni, ha adottato una risoluzione comune sulla situazione in Libano in cui si condanna l'uccisione di Rafic Hariri e si chiede alla Siria di non interferire negli affari interni libanesi, di non tollerare la presenza di terroristi e di ritirare le truppe dal Paese. In Libano dovranno svolgersi elezioni libere e democratiche, mentre l'Unione deve consolidare la sua cooperazione con tale Paese.

Più in particolare, la risoluzione condanna fermamente l'attentato che ha causato la morte di Rafic Hariri, ex presidente del Consiglio dei ministri libanese, e di altri civili innocenti. E, nell'esprimere «orrore e indignazione per questo atto barbarico», presenta le sue più sincere condoglianze alle famiglie delle vittime. I deputati auspicano, inoltre, che si faccia piena luce sulle cause, le circostanze e le conseguenze di detto attentato e chiedono alle autorità libanesi di cooperare con la missione investigativa dell'ONU.

Il Parlamento, d'altra parte, si augura che questo crimine non rimetta in causa il processo elettorale in Libano e «sottolinea l'importanza dello svolgimento di elezioni legislative libere, democratiche e trasparenti in questo paese». A tale proposito, inoltre, ribadisce la sua richiesta di inviare una delegazione di osservatori dell'Unione europea alle elezioni legislative e chiede alla Commissione di adottare tutte le iniziative necessarie a tal fine.

La Commissione è poi invitata ad avviare una «cooperazione immediata» sostenendo la società civile e le ONG indipendenti mediante il programma MEDA e l'Iniziativa europea per la democrazia e i diritti dell'uomo. Inoltre, i deputati la esortano ad ultimare il piano di azione per il Libano «che dovrebbe affrontare tutte le questioni riguardanti la stabilità politica del paese, il consolidamento delle sue istituzioni democratiche e l'accelerazione del processo di ricostruzione».

Apprezzando vivamente l'evoluzione positiva constatata negli ultimi mesi in Medio Oriente, in particolare del rilancio del processo negoziale tra Israele e Palestina, il Parlamento chiede alla Siria «di non tollerare alcuna forma di terrorismo, compreso il sostegno all'attività degli Hezbollah e ad altri gruppi armati». Nel ritenere poi che esistano «prove inconfutabili dell'azione terroristica degli Hezbollah», reputa pertanto necessario che il Consiglio prenda tutte le misure necessarie per porre fine alle attività terroristiche di questo gruppo.

A tal fine, i deputati considerano importante che sia ripreso il dialogo diretto fra Siria e Israele «per garantire la pace, la sicurezza, la sovranità e l'integrità di tali paesi, nel rispetto delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite».

Alla Siria, inoltre, è chiesto di cooperare appieno con l'Unione nel quadro della politica europea di prossimità, «così da garantire la pace e la stabilità nella regione». Nel ricordare poi quanto sia rilevante applicare la risoluzione 1559, in cui si ribadisce l'importanza che la comunità internazionale accorda all'integrità territoriale, alla sovranità e all'indipendenza del Libano, il Parlamento esorta la Siria «a non tollerare alcuna forma di terrorismo e ad astenersi da qualsiasi ingerenza negli affari interni del Libano».

Pur prendendo atto della decisione di ripiegamento delle forze siriane entro la fine di marzo, i deputati chiedono «il ritiro totale delle truppe siriane e dei servizi di intelligence dal Libano». In tale ambito, precisano che la conclusione di un accordo di associazione con la Siria e l'evoluzione della politica europea di prossimità nei confronti di questo paese «possono basarsi solo su un deciso impegno della Siria in tal senso».

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Agricoltura


Agricoltura: No alla proposta di riforma dell'OCM zucchero

Risoluzione sulla futura riforma dell'OCM zucchero

Doc.: B6-0147/2005

Procedura: Risoluzione

Dibattito: 10.3.2005

Votazione: 10.3.2005

Adottando con 326 voti favorevoli, 68 contrari e 24 astensioni la risoluzione promossa dalla commissione agricoltura, il Parlamento respinge le proposte dell'Esecutivo sulla riforma dell'Organizzazione Comune di Mercato dello zucchero.

Nel chiedere un approfondito studio sull'impatto socioeconomico della riforma, infatti, i deputati bocciano la proposta di riduzione dei prezzi, nonché gli ipotizzati prezzi di riferimento e il sistema di trasferimento delle quote che, a loro parere, mettono a repentaglio la sostenibilità del settore. I negoziati a livello di Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e l'iniziativa «Tutto salvo le armi» (EBA) sono anch'essi al centro delle preoccupazioni dei deputati. 

Sul capitolo interno della riforma

I deputati ritengono «indispensabile» che la Commissione precisi sin d'ora le sue intenzioni per il dopo 2008 e suggeriscono che la riforma dell'OCM non sia modificata sino alla fine del 2012. A loro parere, infatti, gli operatori del settore dello zucchero, «hanno bisogno di una visibilità sufficiente per effettuare gli investimenti necessari per una maggiore competitività».

 

Il Parlamento, inoltre, deplora che lo studio di impatto elaborato dalla Commissione non prenda in esame le conseguenze specifiche del progetto di riforma nei diversi Stati membri e nelle diverse regioni di produzione, «segnatamente in termini di occupazione nel settore». Pertanto chiede all'Esecutivo di valutare dettagliatamente le ripercussioni socioeconomiche della riforma, sia per i produttori di barbabietola che per i lavoratori del settore, «e la relativa incidenza sull'abbandono di determinate zone rurali dell'UE».

Per i deputati, la riduzione dei prezzi dello zucchero proposta dalla Commissione «va al di là delle necessità di adeguamento alle regole dell'OMC», di conseguenza chiedono che essa sia limitata allo stretto necessario «per raggiungere e mantenere una produzione di zucchero sostenibile, efficiente e robusta nell'UE, nel rispetto delle norme dell'OMC». La riduzione delle quote, inoltre, dovrebbe ispirarsi al medesimo principio in quanto, sommata a quella dei prezzi, mette in discussione «la sostenibilità del settore, sia per le regioni più vulnerabili che per quelle più competitive». I deputati, inoltre, respingono la proposta di aumentare le quote per l'isoglucosio, in quanto «ciò renderebbe necessario ridurre la quote per lo zucchero».

L'attuale sistema dei prezzi di riferimento proposto dalla Commissione «non può funzionare e non garantirà la stabilità dei mercati» secondo i deputati che, pertanto, propongono di mantenere il regime vigente quale rete di sicurezza destinata ad evitare gravi squilibri nel mercato dello zucchero. Inoltre, essi deplorano che la questione della proprietà delle quote non sia a tutt'oggi giuridicamente risolta e invitano la Commissione «a stabilire che i proprietari delle quote sono i singoli coltivatori di barbabietola e canna». D'altra parte essi ritengono che il sistema dei trasferimenti di quote proposto non soddisfi gli obiettivi di competitività, di occupazione e di solidarietà comunitaria e, pertanto, lo respingono in quanto «minaccia gli elementi più fragili, in particolare attraverso un trasferimento di occupazione e un'inaccettabile delocalizzazione delle attività produttive».

Ritenendo, poi, che le quote «costituiscano uno strumento adeguato per una normale evoluzione della produzione nell'intero spazio comunitario», il Parlamento suggerisce che la proposta legislativa integri la nozione di quota minima di produzione che va salvaguardata all'interno di uno Stato membro, ed invita la Commissione a ritirare la proposta che permette il trasferimento di quote tra Stati membri.

I deputati, infine, esortano la Commissione ad «operare con urgenza» per sviluppare degli sbocchi alternativi all'utilizzo dello zucchero. A tale proposito, invitano quindi la Commissione a riflettere sull'aspetto economico ed ecologico di un'utilizzazione eventuale dello zucchero in quanto biocarburante. D'altra parte, chiedono che la produzione dello zucchero - sia in quanto genere alimentare, sia in quanto carburante - venga assoggettata a norme socio-ambientali.

Sull'aspetto esterno della riforma

I deputati ricordano che la capacità dell'Unione di gestire l'offerta di zucchero sul suo mercato «svolge un ruolo fondamentale per l'equilibrio e la sostenibilità dell'OCM dello zucchero» e chiedono alla Commissione di riflettere su una formula di regolamentazione dell'iniziativa EBA che consenta all'Unione europea di mantenere la sua capacità di gestire l'offerta. In tale ambito, il livello della produzione comunitaria non dovrà essere considerato come «la variabile di adeguamento forzato della nuova OCM». Essi, inoltre, suggeriscono che questa formula definisca strumenti di controllo quantitativo per un contingentamento delle importazioni che potrebbe essere rivalutato periodicamente in funzione dell'impatto reale dell'iniziativa EBA sullo sviluppo di tali paesi, segnatamente in termini di occupazione locale e di produzione.

L'Aula chiede poi che la proposta legislativa della Commissione «renda impossibile qualsiasi esportazione di zucchero dai paesi terzi verso l'Unione europea» attraverso triangolazione commerciale via i paesi meno avanzati. La produzione di zucchero d'importazione, inoltre, deve rispondere alle stesse norme socio-ambientali cui è soggetta la produzione comunitaria e, in caso di non rispetto di tali norme, dovrà essere applicato un prelievo sullo zucchero importato. Prelievo che, per i deputati, andrà ad alimentare «un fondo comunitario destinato alla promozione di un'agricoltura umana e rispettosa dell'ambiente nei paesi in via di sviluppo fornitori di zucchero».

La Commissione è inoltre invitata a migliorare i sistemi di controllo istituiti per verificare se le norme d'origine sono rispettate, nonché a proporre misure idonee per assistere i paesi ACP - che dipendono per buona parte dall'esportazione di zucchero verso l'UE - a diversificare la loro base economica. L'Esecutivo dovrà poi vigilare affinché la posizione dell'Unione europea nei negoziati che si svolgono nel quadro dell'OMC integri la riforma in corso, «affinché gli impegni multilaterali non impongano una nuova riforma che porterebbe i produttori a pagare due volte». L'Aula, infine, invita la Commissione a mettere tutto in opera per giungere in sede OMC ad accordi internazionali sul controllo della produzione e dei prezzi dello zucchero. 

Più fondi per la promozione e lo sviluppo dell'agricoltura biologica

Marie-Hélène AUBERT (Verdi/ALE, FR)

Relazione sul Piano d'azione europeo per l'agricoltura biologica e gli alimenti biologici

Doc.: A6-0039/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 10.3.2005

Votazione: 10.3.2005

Adottando con 527 voti favorevoli, 8 contrari e 7 astensioni la relazione d'iniziativa di Marie-Hélène AUBERT (Verdi/ALE, FR), l'Aula accoglie con favore il Piano d'azione europeo per l'agricoltura e gli alimenti biologici presentato dalla Commissione ma chiede che al settore siano assegnati finanziamenti adeguati e maggiore attenzione nel quadro della politica a favore dello sviluppo rurale e della ricerca. Le azioni di informazione e promozione vanno poi rafforzate, così come andrebbero completati e integrati taluni strumenti legislativi e programmi. Riguardo alla coesistenza tra le produzioni biologiche e gli OGM, per i deputati dev'essere chiaro che la responsabilità finanziaria di eventuali contaminazioni non deve ricadere sull'intero settore agricolo. Infine, è chiesta una migliore circolazione delle informazioni tra gli Stati membri riguardo ai casi di frode.

Sviluppo del mercato degli alimenti biologici e messa a punto delle norme

 

I deputati, accogliendo favorevolmente l'approccio basato sulla domanda scelto dalla Commissione per promuovere l'agricoltura biologica e ritenendo utili le azioni di informazione e di promozione, sostengono un aumento della relativa linea di bilancio per il 2006.

 

La promozione di detti prodotti, inoltre, dovrebbe essere rafforzata nel quadro dei corrispondenti programmi comunitari, nell'Unione europea e al di fuori di essa. Nelle azioni di promozione, inoltre, i piccoli produttori e le PMI attive nel settore alimentare dovrebbero essere favoriti, tanto più se partecipano ad iniziative regionali multipartenariali.

 

A loro parere, la Commissione dovrebbe basare le proprie azioni di promozione su analisi del mercato e delle conseguenze per i prodotti biologici del processo di concentrazione del commercio, «con un'attenzione particolare alla grande distribuzione». Le azioni di informazione dei consumatori, segnatamente dei bambini e dei giovani, dovrebbero essere intensificate e combinate con programmi di aggiornamento sul valore ambientale e alimentare dei prodotti biologici. Le mense degli istituti scolastici sono, secondo i deputati, un obiettivo da privilegiare.

 

Il Parlamento si compiace poi dell'intenzione dell'Esecutivo di armonizzare ulteriormente le norme europee relative ai prodotti e alla produzione biologici, e ritiene che gli standard nazionali più elevati di taluni Stati membri «non debbano impedire ai prodotti biologici provenienti da altri Stati membri di essere commercializzati liberamente come prodotti biologici certificati in tali Stati membri».

 

Inoltre, ritiene che occorra armonizzare meglio i capitolati d'oneri, segnatamente nel settore della produzione animale, mentre nella sua proposta relativa all'elaborazione di piani d'azione a livello nazionale, regionale o locale negli Stati membri, la Commissione dovrebbe includere la promozione della produzione di sementi biologiche e la promozione dei vivai destinati alla produzione di piante adatte all'agricoltura biologica.

 

Aiuto pubblico a favore dell'agricoltura biologica

 

I deputati ritengono essenziale che le azioni e gli aiuti previsti nel quadro del regolamento sullo sviluppo rurale siano più chiaramente definiti per quanto riguarda la produzione biologica «al fine di promuovere questo modo di produzione in tutti gli Stati membri». Pur insistendo sulla necessità di incoraggiare l'aiuto pubblico all'agricoltura biologica e alle industrie collegate, «promuovendo la creazione di sistemi di qualità», essi ritengono opportuno controllare che un'introduzione privilegiata dell'agricoltura biologica non provochi uno squilibrio dell'offerta di prodotti biologici o distorsioni della concorrenza.

 

Inoltre, secondo i deputati, le norme igieniche e sanitarie applicabili alle PMI di trasformazione, in particolare nel settore lattiero e in quello delle carni, devono essere precisate nel quadro del regime derogatorio previsto per gli stabilimenti di trasformazione. Il Piano d'azione, d'altra parte, dovrebbe indicare chiaramente l'apporto dell'agricoltura biologica in settori come la direttiva Nitrati, Natura 2000, la politica nel settore idrico, la promozione della biodiversità nonché il suo contributo in materia di occupazione.

 

Ricerca e OGM

 

Nel programma quadro di ricerca europeo, i deputati ritengono che debbano essere riconosciuta prioritaria la questione della coesistenza tra i prodotti biologici, le colture convenzionali e gli organismi geneticamente modificati (OGM), «analogamente alla valutazione dell'impatto delle tecnologie che presentano rischi per questa produzione».

 

Nel deplorare poi che il Piano d'azione europeo presentato non contenga alcuna azione concreta di promozione della ricerca, la relazione invita la Commissione ad approfondire la definizione di tali strumenti promuovendo l'elaborazione di studi, analisi e statistiche specifici sui vari aspetti dell'agricoltura biologica. In particolare, vanno sviluppati gli studi relativi alla produzione di alimenti per l'allevamento biologico e integrate le nuove tecnologie per lo sviluppo dell'agricoltura biologica.

 

Coesistenza con le produzioni OGM

 

Il Parlamento, inoltre, ritiene che nel Piano d'azione, «la questione degli OGM non possa essere affrontata ricorrendo esclusivamente allo strumento del livello delle soglie», pertanto la Commissione dovrebbe indicare cosa intende fare in materia di coesistenza tra colture transgeniche e colture biologiche. A tale proposito, peraltro, i deputati avvertono che deve essere chiaro che, in caso di contaminazione anche accidentale, «la responsabilità finanziaria spetta esclusivamente alle persone che commercializzano illegalmente OGM e non a tutto il settore agricolo». Inoltre, insistono affinché, in materia di OGM, sia ai prodotti comunitari che a quelli importati siano applicabili le stesse norme.

 

Norme e controlli

 

I deputati, poi, si chiedono se sia pertinente l'azione 17 prevista nel Piano d'azione comunitario intesa a trasferire ad un'organizzazione internazionale indipendente il sistema di accreditamento degli organismi di controllo. Inoltre, propongono che le sentenze relative a frodi concernenti la qualità biologica di un prodotto o di una produzione siano disponibili in tutta l'Unione europea allo scopo di impedire che una persona condannata per frode trovi un nuovo organismo certificatore e recuperi la certificazione, o che passi da uno Stato membro ad un altro per riprendere il suo commercio fraudolento, o anche che gli operatori della filiera ignorino il suo passato di frodatore.

 

La definizione di agricoltura biologica, insistono i deputati, deve riferirsi non solo al modo di produzione, ma anche ad un insieme di pratiche agricole che assicurano il rispetto dell'ambiente e della biodiversità, e che permettono la produzione di generi alimentari sani e di qualità e questa definizione dovrebbe prevalere anche in ambito internazionale.

 

La relazione, infine, pur compiacendosi dell'applicazione di norme più avanzate in materia di benessere degli animali, sottolinea che essa andrebbe affiancata da un sostegno agli investimenti, in quanto spesso può rendere necessari costosi lavori di trasformazione o di costruzione.

 

Inoltre, si rammarica che la Commissione non presenti misure finanziarie concrete relative all'organizzazione delle filiere e chiede quindi che sia fornito un sostegno nel quadro della strutturazione della produzione, della trasformazione e dell'immissione sul mercato.

 

Insistendo, quindi, sul fatto che l'agricoltura biologica europea ha bisogno di un deciso supporto per la commercializzazione e la distribuzione dei suoi prodotti, la Commissione è invitata a presentare proposte più concrete in materia.

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Diritti dell’uomo


Bielorussia

Risoluzione comune sulla Bielorussia

Doc.: B6-0193/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 10.3.2005

Votazione: 10.3.2005

La risoluzione comune è stata approvata. 

Cambogia

Risoluzione comune sulla Cambogia

Doc.: B6-0190/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 10.3.2005

Votazione: 10.3.2005

La risoluzione comune è stata approvata con 75 voti favorevoli e 2 astensioni.

 Arabia Saudita

Risoluzione comune sull'Arabia Saudita

Doc.: B6-0189/2005

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 10.3.2005

Votazione: 10.3.2005

 La risoluzione comune è stata approvata con 78 voti favorevoli, 1 contrario e 5 astensioni.

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Varie


Stato di previsione del bilancio UE (2005)

Anne Elisabet JENSEN (ALDE/ADLE, DK)

Relazione sullo stato di previsione relativo al bilancio dell'Unione europea per l'esercizio 2005

Doc.: A6-0048/2005

Procedura: Bilancio

Dibattito: 8.3.2005

Votazione: 10.3.2005

La relazione è stata approvata.

Bilancio rettificativo 1/2005

Salvador GARRIGA POLLEDO (PPE/DE, ES)

Relazione sul progetto di bilancio rettificativo 1/2005

Doc.: A6-0047/2005

Procedura: Bilancio

Dibattito: 8.3.2005

Votazione: 10.3.2005

La relazione è stata approvata.

Natura 2000

Margrete AUKEN (Verdi/ALE, DK)

Relazione sul finanziamento di Natura 2000

Doc.: A6-0049/2005

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 9.302005

Votazione: 10.3.2005

La relazione è stata approvata.

 

 

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