Interrogazioni orali di Lissy GRÖNER (PSE, DE), Amalia detta Lia
SARTORI (PPE/DE, IT), Hiltrud BREYER (Verdi/ALE, DE), Eva-Britt
SVENSSON (GUE/NGL, SE), Konrad SZYMAŃSKI (UEN, PL), Urszula
KRUPA (IND/DEM, PL), Lydia SCHENARDI (NI, FR) e Maria
CARLSHAMRE (ALDE/ADLE, SE)
Seguito della Quarta conferenza mondiale sulla piattaforma d'azione per le
donne (Pechino + 10)
Docc.:
B6-0015/2005 e B5-0016/2005
Dibattito: 8.3.2005
Votazione:
10.3.2005
Dichiarazione
del Presidente Borrell
Il Presidente BORRELL ha aperto la seduta ricordando che, nonostante
si festeggi da 90 anni la giornata della donna, vi sono ancora milioni di
donne vittime della discriminazione, sia in tempi di pace che di guerra. Le
donne, ha aggiunto, sono anche soggette a violenze fisiche e psicologiche.
Ricordando poi le immagini violente della repressione della manifestazione
di donne in Turchia, il Presidente ha ribadito la sua ferma condanna e la
richiesta alle autorità di sanzionare gli autori di quegli atti
«inqualificabili». Quello che è successo, ha quindi affermato, «non è
certo il miglior biglietto da visita per l'ipotetica adesione della Turchia
all'Unione».
Nel ricordare che una delegazione del Parlamento partecipa alla Conferenza
mondiale, il Presidente ha sottolineato che, nonostante siano stati ottenuti
notevoli progressi, permangono problemi e sfide «enormi», che
tuttavia «non sono senza soluzioni». Ancora oggi, in Europa, ha poi
sottolineato, 1/5 delle donne è oggetto di molestie e, mentre la povertà
«ha sempre di più il volto delle donne», le loro retribuzioni sono
inferiori a quelle degli uomini.
Il Presidente ha quindi ricordato che in ogni commissione parlamentare vi è
un responsabile dell'uguaglianza di genere per garantire che tale problema
non sia confinato in ambiti specialistici, ma sia affrontato in tutte le
politiche. Inoltre, anche la Costituzione ha elevato la parità di genere a
obiettivo e valore dell'Unione. Tuttavia, ha aggiunto, «non vi sarà
uguaglianza senza un'evoluzione della mentalità del maschio», ancora
radicata in ampi strati delle società.
Nel sottolineare come l'applicazione dell'articolo III-116 della
Costituzione che prevede la sanzione dei reati contro le donne rappresenti
un passo avanti nella difesa della parità, il Presidente ha concluso
evidenziando come l'uguaglianza non si manifesta solo con il numero di
deputati donne, ma anche negli strati più bassi della società.
Dibattito
Lissy GRÖNER (PSE, DE), a nome delle interroganti, ha voluto
ricordare che in tutto il mondo la donna non partecipa in modo sufficiente
al processo decisionale ed ha sottolineato il ruolo estremamente importante
dei risultati della piattoforma di azione in corso a livello ONU.
Congratulandosi poi con la Presidenza per la conduzione dei negoziati in
difesa dei diritti della donna, l'oratrice ha affermato che vi sono ampi
margini di manovra. Oggi, ha aggiunto, ci sono 12 settori diversi che devono
essere valutati per mettere in luce e colmare le lacune che esistono ancora
in questi campi.
Ricordando che ogni Stato membro ha stilato una relazione sulla situazione
interna, l'oratrice ha sottolineato i progressi conseguiti nel settore della
partecipazione politica, citando l'esempio del governo spagnolo e il
risultato delle ultime elezioni europee. Nel citare poi la situazione
deludente di Francia e Italia a livello di partecipazione parlamentare, ha
esortato a proseguire gli sforzi sostenendo che «le quote sono necessarie
per far partecipare la donna al processo decisionale e politico».
L'oratrice, evidenziando inoltre quanto fatto in ambito europeo contro le
discriminazioni affermando, ha affermato tuttavia che risulta ancora
lacunoso il recepimento negli Stati membri. «Non possiamo accettare che
una donna su cinque in Europa sia vittima di vari tipi di violenza», ha
detto dopo aver citato il Programma DAPHNE. Ella ha poi sollecitato la
creazione di un Istituto per il genere che fornisca una base di dati
statistici di ausilio ai lavori da svolgere in tale materia, così come ha
auspicato un programma che sostenga la parità dei sessi in tutti i settori.
«La buona volontà non è sufficiente», ha concluso, «abbiamo
bisogno di misure».
Marie-Josée JACOBS, a nome del Consiglio, ha ricordato che la
Presidenza ha già lanciato un messaggio forte in merito all'impegno
dell'Unione a favore dell'attuazione integrale e effettiva del programma
d'azione di Pechino. Tuttavia, ha aggiunto, non è ancora possibile rendere
conto dei risultati in quanto la Conferenza è ancora in corso. La Ministra
ha poi sottolineato come l'Unione europea consideri la parità tra uomini e
donne un principio fondamentale e ritenga che i diritti delle donne e delle
bambine siano «una parte inalienabile, integrale e indivisibile» dei
diritti universali degli esseri umani.
La valutazione di «Pechino + 10», ha proseguito, costituisce un momento
importante per l'Unione in quanto non permette solo di rafforzare il suo
impegno verso il raggiungimento degli obiettivi del programma d'azione, ma
rappresenta anche l'occasione per esaminare in quali campi vi siano stati
dei progressi e in quali, viceversa, va profuso maggiore impegno. Ricordando
quindi la relazione stilata dalla Presidenza sui progressi compiuti
dall'Unione nel quadro del programma di Pechino, la Ministra ha sottolineato
come essa indichi anche le sfide che restano da affrontare in merito ai
dodici settori sensibili definiti nel 1995. Occorre chiedersi, ha poi
aggiunto, quali siano gli ostacoli che si oppongono alla realizzazione della
parità tra uomini e donne per poi sormontarli.
L'oratrice ha quindi voluto ricordare le iniziative prese a livello
dell'Unione a favore della parità, individuando tre tappe fondamentali:
l'adozione del Trattato di Amsterdam che ha creato nuove competenze in
materia, la definizione di una strategia europea per l'occupazione e
l'integrazione delle questioni legate alla parità in diversi campi d'azione,
come nei fondi strutturali. Il quadro legislativo europeo, ha proseguito,
non ha smesso di rafforzarsi e, in tale contesto, ha voluto ricordare la
direttiva adottata nel dicembre scorso che, per la prima volta, tratta il
principio della parità al di là del campo strettamente professionale,
ampliandolo ai settori dei beni e dei servizi accessibili al pubblico.
Tuttavia, ha precisato, sussiste uno sfasamento tra la parità di diritto e
la parità di fatto, mentre permangono importanti disparità di trattamento in
numerosi settori.
La Ministra ha quindi affrontato i diversi temi sollevati
dall'interrogazione orale, indicando quanto fatto e cosa resta ancora da
fare nell'Unione. Ampio spazio è stato dedicato all'occupazione e alla
conciliazione della vita familiare con quella professionale, così come al
problema della violenza contro le donne. Ma anche i temi della povertà e
dell'esclusione sociale sono stati esaminati, assieme a quelli della
politica di cooperazione e sviluppo promossa dall'Unione. Infine, sono stati
toccati i temi della tratta delle donne e delle bambine, dei diritti umani e
della situazione delle donne nei conflitti armati.
Vladimír ŠPIDLA, a nome della Commissione ha esordito affermando che
Giornata internazionale della donna è per l'Unione europea una grande
occasione per continuare a fare dei progressi su questa strada.
Sottolineando poi l'importante contributo dell'Unione europea agli accordi
presi nel quadro delle Nazioni Unite, il commissario ha ricordato che
l'Esecutivo ha cercato di coordinare i lavori nell'ambito della piattaforma
di Pechino.
L'oratore ha tuttavia evidenziato come vi sia ancora molto da fare in questo
campo, per esempio a favore della conciliazione fra vita familiare e vita
lavorativa e, a questo proposito, ha ricordato la revisione della direttiva
sul tempo di lavoro «che avrà un importante significato al riguardo».
Il commissario ha poi affermato che è in corso un'iniziativa mirata a
raccogliere dati comparabili in materia di parità uomo/donna.
Egli ha poi sottolineato che dieci anni dopo Pechino «purtroppo le donne
sono sempre messe di fronte al terribile problema della tratta delle donne»,
ed è importante che il lavoro dell'Unione europea contro questo crimine
venga portato avanti e venga rafforzato. A breve, ha quindi detto, la
Commissione vuole presentare una comunicazione a tale riguardo. La questione
della salute è stata poi affrontata dal commissario ricordando le varie
strategie che vengono portate avanti. In particolare, ha citato la
pianificazione familiare, la prevenzione delle gravidanze delle bambine e
anche la prevenzione e la lotta contro l'AIDS per i bambini e per le
bambine. Nel settore della formazione e dell'istruzione è poi necessario
portare avanti progetti atti a garantire che la disparità tra generi «non
inizi già a scuola e poi continui più avanti nella società».
Il commissario ha poi ricordato la direttiva sulla televisione senza
frontiere e la proposta dell'Esecutivo volta a tenere conto, in tale ambito,
del valore e della dignità della donna. E' importante, ha proseguito, che i
mass media vengano resi consapevoli maggiormente del fatto che nelle loro
produzione devono escludere degli elementi discriminatori. Ma la questione
della parità deve essere affrontata anche nel settore dell'aiuto allo
sviluppo, in tema di povertà e lotta per la protezione dei diritti umani.
«Una società che non
tiene conto della potenzialità femminile non può aver successo»,
ha detto. Nell'Unione europea e negli Stati membri sono stati fatti grossi
passi avanti nel quadro della piattaforma d'azione però il commissario ha
voluto ricordare che i diritti delle donne rappresentano una parte
fondamentale dei diritti umani iscritti anche nella Costituzione. Il
commissario si è infine detto lieto dei progressi compiuti verso la
creazione dell'Istituto per la parità uomo/donna che «fornirà un
contributo molto importante» alla politica in tale materia.
Anna ZÁBORSKÁ (PPE/DE, SK), presidente della commissione parlamentare
per i diritti della donna e l'uguaglianza dei sessi, ha affermato che i
progressi di Pechino sono percepiti da tutte le donne ed ha poi rivolto un
pensiero a chi ha dedicato la vita alla difesa dei diritti della donna. La
società, ha proseguito, discrimina le donne. Esortando a difenderle contro
ogni violenza, ha affermato che il problema dell'aborto non è solo delle
donne ma è anche responsabilità dell'uomo. Mentre l'essere madre non deve
portare a discriminazioni sul lavoro.
Pia LOCATELLI (PSE, IT) ha esordito affermando che la piattaforma di
Pechino ha stabilito che i diritti delle donne sono diritti umani e che
«da lì non si torna indietro», «nonostante da qualche anno i paesi
più conservatori del mondo ci stiano provando». Ed ha quindi portato ad
esempio il «tentativo» in questa direzione degli Stati Uniti durante
i lavori della commissione Donne delle Nazioni Unite, «fermato grazie
soprattutto alla delegazione europea».
Secondo la deputata occorre accelerare il processo di attuazione della
piattaforma ed ha sottolineato che uno dei temi in essa affrontati è quello
del potere politico «ancora saldamente in mani soprattutto maschili».
Ancora oggi, ha spiegato, le donne rappresentano solo il 15% dei
parlamentari del mondo, mentre solo quindici paesi su circa duecento hanno
raggiunto la quota che viene definita «massa critica del 30 per cento».
Quando le donne raggiungono la massa critica degli organismi, ha quindi
aggiunto, «è più facile che i loro punti di vista e le loro esperienze
siano considerate, venga data priorità alle loro preoccupazioni e l'azione
diventi possibile».
Dei quindici paesi citati, ha proseguito, otto di questi sono in Europa.
Stigmatizzando tuttavia come si tratti di meno di un terzo dei venticinque
che compongono l'Unione, la deputata ha sollecitato maggiore volontà,
impegno, azione, affinché «questi otto paesi diventino venticinque».
Ed ha aggiunto che «ci vuole soprattutto la convinzione che più donne nei
parlamenti conviene sia agli uomini che alle donne», portando ad esempio
il caso spagnolo che «dimostra che la democrazia paritaria è possibile».
L'Aula procederà
giovedì alla votazione di una risoluzione comune in merito alla Quarta
Conferenza mondiale sulla piattaforma d'azione per le donne.
Nella risoluzione, innanzitutto, viene condannata fermamente la brutalità
usata il l6 marzo scorso dalla polizia turca nel corso della manifestazione
promossa per la Giornata della donna. A tale proposito, pur accogliendo con
favore le riforme legislative promosse dalla Turchia, i deputati reiterano
la loro preoccupazione riguardo al fatto che in tale Paese le donne sono
ancora vittime di «delitti d'onore» e violenze. Pertanto, chiedono alla
Commissione e al Consiglio di continuare a cooperare con le autorità turche
e di seguire attentamente la situazione dei diritti delle donne in Turchia.
La proposta di risoluzione, poi, invita gli Stati membri «individuati
quali siti riconosciuti in cui si pratica la sterilizzazione non
consensuale» a coordinare gli sforzi per applicare la legge e porre fine
a tale pratica. D'altra parte, sottolinea che la situazione delle donne
nell'Unione europea non ha registrato miglioramenti significativi dal 1995,
in particolare per quanto riguarda l'attuazione della legislazione in
vigore. A tale proposito, il dito è puntato sull'applicazione delle
direttive sulla parità di retribuzione e sulla parità di trattamento per
quanto riguarda l'accesso al lavoro. Viceversa, accoglie con favore
l'adozione della direttiva che applica il principio di parità in merito
all'accesso a merci e servizi, giudicata «uno strumento importante per
assicurare l'uguaglianza di genere».
Pur riconoscendo che talune misure positive siano state prese per combattere
la violenza nei confronti delle donne, i deputati evidenziano tuttavia la
mancanza di «un chiaro impegno politico per sradicare la violenza
domestica contro le donne, il turismo sessuale e la tratta di donne»,
comprese misure legislative quali i diritti di asilo per le vittime. La
risoluzione invita poi la Commissione a dichiarare il 2006 «Anno europeo
contro la violenza nei confronti delle donne» e la esorta ad associarvi i
paesi candidati e vicini.
Più in generale, la risoluzione sottolinea le sfide da cogliere per
l'uguaglianza di genere nell'Unione. Come, ad esempio, la
sottorappresentazione delle donne in politica, le questioni legate alla
salute, all'istruzione e alla formazione e alla povertà. Ma sono evidenziate
anche le diverse forme di violenza che patiscono in tempi di guerra oppure
con i matrimoni forzati, lo sfruttamento sessuale o le mutilazioni genitali
che, in alcuni casi, sono presenti anche in Europa e non solo nei paesi
terzi.
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