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RASSEGNA
9 - 12 luglio 2007
Strasburgo
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Sommario
CONFERENZA INTERGOVERNATIVA AFFARI ECONOMICI E MONETARI LIBERA CIRCOLAZIONE DEI SERVIZI POLITICA DELL'OCCUPAZIONE TRASPORTI ENERGIA SICUREZZA ALIMENTARE AMBIENTE SANITÀ PUBBLICA COMMERCIO ESTERO/INTERNAZIONALE RELAZIONI ESTERNE GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI INDUSTRIA ISTITUZIONI CONTROLLO DEI BILANCI IMMUNITÀ E STATUTO DEI DEPUTATI ISTITUZIONI |
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Dibattito sulle priorità della Presidenza Portoghese Il Primo ministro portoghese ha illustrato all'Aula le priorità della nuova Presidenza: riforma dei trattati, modernizzazione dell'economia e della società europea e rafforzamento del ruolo dell'Europa nel mondo. La maggioranza dei deputati ha accolto con favore il programma, senza rinunciare a esprimere qualche critica su temi speocifici. Tre membri del Parlamento saranno pienamente coinvolti nella CIG. Dichiarazione del Consiglio Per José SÓCRATES, Presidente in carica del Consiglio, «non solo gli europei hanno bisogno di un'Europa più forte, ma è il mondo intero ad averne bisogno». Si è quindi soffermato sulle tre priorità della Presidenza portoghese: riforma dei trattati, modernizzazione economica e sociale e ruolo più forte per l'Europa nel mondo. Il Primo ministro ha sottolineato che uno dei principali compiti della sua Presidenza riguarda la riforma dei trattati. Nel corso della Conferenza intergovernativa del 23 luglio sarà presentata una prima bozza e, in proposito, ha voluto precisare che «il nostro mandato non è quello di cambiare il mandato, ma ti trasformare il mandato in un trattato» e che la Presidenza intende ottenere un accordo durante il Consiglio europeo informale del 18 e 19 ottobre a Lisbona. Ha poi sottolineato di essersi battuto affinché il Parlamento avesse tre rappresenti in seno alla CIG (rispetto ai due delle CIG precedenti) e che è sua intenzione invitare il Presidente del Parlamento «ogniqualvolta la CIG avrà incontri a livello di Capi di Stato e di governo». Passando alla seconda priorità, Sócrates ha ricordato all'Aula che sette anni orsono si è adottata la Strategia di Lisbona, una «roadmap per la modernizzazione dell'economia e della società europea». Una nuova fase della strategia sarà approntata in tempo per essere approvata durante il semestre sloveno all'inizio del 2008. I punti focali saranno il mercato interno, il ruolo delle industrie della cultura nella creazione di posti di lavoro e le politiche energetiche e di protezione dell'ambiente. Ha quindi ricordato che «in Europa dobbiamo avere un solo scopo: mantenere la leadership nel campo ambientale e, in particolare, nella lotta contro i cambiamenti climatici». La Presidenza portoghese intende inoltre «attribuire alla dimensione sociale della Strategia di Lisbona l'importanza e la visibilità che le competono», focalizzandosi sulla creazione di impieghi stabili nel contesto della competizione globale, la sostenibilità degli schemi pensionistici e la flessicurezza (riforme del mercato del lavoro combinate con la protezione dei lavoratori. Un altro punto importante è il rafforzamento della cooperazione di polizia e giudiziaria nella lotta contro il terrorismo e le organizzazioni criminali. In proposito, il Presidente in carica del Consiglio ha affermato che «la democrazia non teme il terrorismo e sa come essere risoluta contro questa minaccia». La lotta al terrorismo, ha insistito, dovrebbe rimanere un obiettivo comune a tutti gli Stati membri perché solo la cooperazione europea ci permette di prevenire, proteggere e perseguire il terrorismo. Il Primo ministro ha informato l'Aula che, nel corso del secondo semestre del 2007 dovranno essere prese decisioni inderogabili circa questioni delicate nell'agenda globale, incluso il Kossovo, la questione del nucleare iraniano ed il Darfur. In agenda sono anche previsti incontri bilaterali con India, Cina, Russia ed Ucraina e le relazioni UE-USA resteranno cruciali. Tre appuntamenti meritano, a suo parere, un'enfasi speciale: le relazioni con il Brasile, le prossime conferenze euromediterranee su temi quali migrazione, energia, affari esteri e ECOFIN/commercio e il secondo vertice UE-Africa. In conclusione, il Primo ministro ha ammonito che «in un mondo in movimento non si deve restare fermi e la nostra intenzione è di assicurarsi che l'Europa non resti immobile ma prosegua il suo cammino per un mondo migliore». Dichiarazione della Commissione José Manuel BARROSO ha sottolineato il carattere «ambizioso ed esigente» del programma della Presidenza portoghese dove la CIG occupa un posto centrale. In proposito, ha sottolineato come non si sia mai convocata una CIG con un mandato così specifico e la Commissione lo difenderà pienamente, ritenendo che esso non dovrebbe essere rinegoziato, visto che tutti lo hanno sostenuto dopo trattative difficili. Dando il suo pieno appoggio all'intenzione della Presidenza portoghese di proseguire velocemente e in modo concentrato con i lavori della CIG, ha ammonito che la Commissione resterà vigilante nell'assicurare che il mandato sia rispettato e porti ad una decisione per ottobre. Per quanto attiene la strategia di Lisbona, il Presidente dell'Esecutivo ha affermato che i risultati positivi di questa strategia sono già tangibili e, in proposito, ha sottolineato l'importanza di promuovere l'innovazione per stimolare la crescita economica. Si è quindi rallegrato della priorità data all'Istituto europeo per la tecnologia. Per Barroso, «un trattato riformato aumenterà la capacità dell'Unione nelle relazioni esterne» e «il commercio internazionale deve essere basato su regole e deve essere condotto da agenti multilaterali» in quanto è il motore dello sviluppo che combatte la povertà. Ha quindi ricordato che «è necessario un partenariato strategico tra l'UE e l'Africa che comprenda l'energia, l'immigrazione, i cambiamenti climatici la democrazia ed i diritti umani». Poiché l'UE «deve e può essere una forza di stabilità nel mondo che non può chiudere gli occhi al dramma africano in atto». Concludendo, ha affermato che «possiamo avere piena fiducia nel Portogallo e nelle sue credenziali pro-europee». Desideriamo un'Europa forte per un mondo migliore ed insieme potremo lavorare per raggiungere tali obiettivi. Interventi in nome dei gruppi politici Joseph DAUL (PPE/DE, FR) ha salutato la «volontà di costruire» della Presidenza portoghese che segue il piano «ambizioso ma realistico» della Presidenza tedesca. Il successo nella riforma del trattato, nella lotta al terrorismo e nel consolidamento della crescita dipenderà in parte dal sostegno dell'UE e c'è bisogno di progredire in tutti questi campi. «Come in un castello di carte, se ne manca solo una,l'intero edificio crolla», ha aggiunto. Augurandosi che la riforma del trattato possa completarsi per il vertice d'autunno, ha poi invitato gli Stati membri a cooperare con il Regno Unito per combattere il terrorismo e l'immigrazione illegale. Passando poi al mercato interno, ha ricordato che ci vuole coraggio per diventare una potenza mondiale leader e ha sottolineato la necessità che i cittadini comprendano i benefici tangibili della libertà di movimento di persone, merci, capitali e servizi. Auspicando «pace, sicurezza, coraggio e responsabilità, il capogruppo dei popolari si è rallegrato per il rinnovato interesse per l'Africa ed il Brasile e per la determinazione di proseguire il dialogo con l'Ucraina e la Russia. Martin SCHULZ (PSE, DE) si è augurato che per la CIG, «la Presidenza portoghese abbia la stessa forza di carattere dimostrata dalla sua squadra di calcio» che solo un anno fa' in coppa del mondo aveva vinto ai rigori contro l'Inghilterra nei tempi supplementari e, rivolgendosi alla Presidenza, ha dichiarato che «se segnerete il rigore avrete la Coppa in ottobre». Purtroppo, ha aggiunto, il mandato dato alla CIG non va oltre, ma «almeno non si è fatto meno di questo». Ha quindi sottolineato il «paradosso della concretizzazione della strategia di Lisbona in un'Europa a più velocità» e si è interrogato sul reale stato di avanzamento, ricordando che «si vuole puntare sulla qualifica e sulla competenza, ma è necessaria una crescita duratura che apporti una sicurezza sociale stabile». Ricordando i concerti Live Earth, ha fatto appello «ad utilizzare l'entusiasmo dei giovani» per le questioni dei cambiamenti climatici, ricordando che «l'Africa subisce in prima linea gli effetti del surriscaldamento anche se è il Paese che meno vi contribuisce». Per quanto attiene alle relazioni transatlantiche, che «non si devono limitare agli Stati Uniti», si è rallegrato per l'orientamento assunto nel dialogo con l'America latina, invitando a trovare una soluzione multilaterale ai conflitti, a riformare l'ONU e a «regolare le crisi dovute ai mercati finanziari», che hanno coinvolto in particolare Argentina e Brasile. Infine, ha trovato «significativo» che i due oppositori politici sul piano nazionale, José Socrates e José Manuel Barroso «lavorino insieme per l'Europa superando le loro divergenze, (...) l'Europa forte di cui il mondo ha bisogno». Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) si è congratulato del programma di Socrates, che è la persona «più indicata», in sinergia con il Presidente della Commissione Barroso, per convincere della «bellezza» dell'Agenda di Lisbona. E' però necessario sostenere una ripresa economica stabile fondata sulla creazione di posti di lavoro e «non su una politica dei tassi di cambio», consolidando le finanze pubbliche e la gestione del debito. Nel quadro dell'iniziativa sulla "flessicurezza", ha poi sottolineato «il bisogno di proteggere i lavoratori e piuttosto che i posti non concorrenziali», così come il modello sociale europeo che «è il garante della nostra prosperità». Citando la lotta contro i cambiamenti climatici e la promozione delle nuove energie, ha chiesto una convergenza dell'Agenda di Lisbona e di Goteborg. Il leader liberaldemocratico si è quindi rallegrato per l'accento posto sulle relazioni con l'Africa ed ha aggiunto che l'organizzazione del primo vertice dopo sette anni «la dice lunga sulla vostra volontà politica in materia». Le misure destinate a rafforzare lo spazio di libertà e di giustizia, ha proseguito, dovranno contrastare il terrorismo tenendo conto del rispetto delle libertà, «valori difesi dalla rivoluzione dei garofani» e cari al gruppo democratico e liberale. Infine, per quel che riguarda l'attuazione dell'accordo dei Capi di Stato del giugno scorso sul trattato modificato, ha sottolineato che la Presidenza portoghese potrà avvalersi dell'esperienza di navigatori del popolo portoghese e evitare gli scogli del Consiglio al quale ha augurato «vento in poppa». Per Brian CROWLEY (UEN, IE), l'obiettivo principale della Presidenza portoghese è di «garantire che i dirigenti europei firmino un nuovo trattato» e ha ammonito che «resta tuttavia molto lavoro prima delle ratifiche». Ritenendo necessario incoraggiare la cooperazione tra i Paesi africani, ha sottolineato che «il vertice UE-Africa dovrà essere l'occasione per riunire i vari attori del conflitto in Darfur al fine di poter uscire dalla crisi». Infine, riguardo alla riforma dei trattati, il testo dovrà «fornire la libertà di realizzare tutti i nostri desideri», accordando «una priorità alla lotta contro i cambiamenti climatici». E a tal fine ha ricordato il vertice UE-Brasile che ha permesso di «portare avanti nuove idee in materia di energie rinnovabili». Recitando in portoghese lo slogan della Presidenza - "Uma Europa mais forte para um Mundo melhor" - Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT) ha affermato che vi sono «tre cose che la Presidenza dovrebbe fare affinché nei prossimi sei mesi ci ricordiamo di quest'Europa più forte». Per quanto riguarda la Conferenza intergovernativa, ha chiesto di «non avere nessuna tolleranza per coloro che vogliono rivedere al ribasso gli accordi raggiunti, trovando nel contempo degli spazi per eventuali miglioramenti», come nel caso dei cambiamenti climatici. Occorre poi promuovere l'apertura della Conferenza intergovernativa al Parlamento europeo e al dibattito pubblico. Ha comunque affermato che questa riforma dei trattati «non sarà l'ultima» e il suo gruppo si impegna sin da ora «a rilanciare la battaglia per la Costituzione europea». A suo parere, non ci saranno progressi nella strategia di Lisbona se, nei prossimi sei mesi, «non saremo in grado di rafforzare l'agenda dei cambiamenti climatici, giacché quest'ultima non può essere separata dall'agenda di Lisbona». Si deve agire, rifiutando la tentazione di molti Stati membri «di perdersi in mercanteggiamenti e negoziati in cui ognuna delle parti ha come obiettivo di ridurre al minimo i suoi impegni». Per questo motivo ha chiesto di rilanciare l'idea di un Patto per il clima e per la sicurezza energetica, fondato sull'obiettivo di limitare l'aumento delle temperature a 2°C rispetto al livello preindustriale e su strumenti che includano dei meccanismi sanzionatori, esattamente come il Patto di stabilità. Tre devono essere le linee di azione, per le quali ha auspicato risultati concreti entro sei mesi: la questione del risparmio energetico, i trasporti («incredibilmente rimasti fuori dagli accordi della primavera passata e responsabili del 30% delle emissioni», le energie rinnovabili, per le quali purtroppo la Commissione Barroso «ancora non ha fatto nulla», soprattutto per quanto riguarda la direttiva "heating and cooling". Sulle energie rinnovabili ha voluto sottolineare la questione dei biocarburanti e dei rapporti con il Brasile, dicendosi preoccupata per «la visione mistica e il significato miracoloso» dato dal Presidente Lula ai biocarburanti come un nuovo "oro verde". Anche perché i Verdi non approvano l'esclusione dall'agenda di temi quali la deforestazione, l'importazione illegale di legname, la sicurezza alimentare e il contributo europeo allo sviluppo di tecnologie innovative per le energie rinnovabili. Ha quindi concluso ricordando che «le belle parole» dei Presidenti Sócrates e Barroso sull'Africa «hanno un risvolto concreto preoccupante da tenere in considerazione», vale a dire la pressione esercitata dall'Unione europea su vari paesi africani perché sottoscrivano l'accordo di partenariato economico entro fine anno. La Commissione, ha spiegato, si serve del danaro del Fondo di sviluppo per convincere questi paesi, in molti dei quali la società civile è contraria, perché un'apertura totale dei loro mercati non farebbe altro, in ultima analisi, che ridurre e limitare la loro possibilità di integrazione sul mercato internazionale. Secondo Ilda FIGUEIREDO (GUE/NGL, PT), il programma della Presidenza portoghese illustra una nuova occasione mancata di affrontare i gravi problemi economici e sociali quali le diseguaglianze che colpiscono 80 milioni di europei, tra i quali figurano i disoccupati, coloro che percepiscono salari bassi, i pensionati ed i giovani. Per contro, questo programma si preoccupa delle modalità di funzionamento della Banca Centrale e insiste sulla ripresa dei progetti neoliberali scaturiti dal progetto di Trattato costituzionale, invece di rivedere la strategia di Lisbona e il patto di stabilità. Il suo gruppo caldeggia «l'arresto della politica di liberalizzazione dei servizi pubblici e il rafforzamento dei servizi finanziari fondati sulla sacrosanta concorrenza». Infatti, la manifestazione del 5 luglio è testimone della mobilitazione in favore dell'Europa sociale. Gli Stati Membri devono rafforzare la loro sovranità e la loro cooperazione per mettere l'accento sulla pace del mondo e in Medio Oriente. Infine, ha duramente criticato il fatto che si proceda alla riforma del trattato senza far ricorso a un referendum, che sta ad indicare il «timore di un dibattito pluralista». La Presidenza tedesca, per Patrick LOUIS (IND/DEM, FR), ha cercato di imporre «ai francesi e agli olandesi un testo che era già stato bocciato dal referendum». A suo parere, questo mini-trattato è la stessa Costituzione «travestita». Questo nuovo testo dovrà essere sottoposto alla prova del referendum e ha ammonito che, «se non vogliamo che i popoli europei si allontanino definitivamente dalla classe politica, è necessario che la Presidenza portoghese si discosti totalmente dai metodi di un'altra epoca e intraprenda immediatamente la sola vera riforma europea che i popoli attendono, meno tecnocrazia, e più democrazia». Bruno GOLLNISCH (ITS, FR) dopo aver ringraziato Socrates per la sua «volontà di lavorare seriamente con il Parlamento», ha condiviso gli obiettivi della Presidenza in materia di relazioni internazionali con l'Africa o l'America latina. Infatti, la politica internazionale europea deve «distinguersi da quella della superpotenza egemonica che sono diventati oggi gli Stati Uniti d'America». Criticando poi «il libero scambio sfrenato», ha ricordato che «inizialmente un'economia non si sviluppa se non è protetta». Per quanto riguarda la CIG, dopo aver criticato il mandato definendolo «un vero manuale di presa in giro degli elettori», ha voluto difendere «il bene più prezioso che è l'indipendenza nazionale». Gianni DE MICHELIS (NI, IT) apprezzando la presentazione delle linee guida che il Portogallo intende seguire nei prossimi mesi, si è detto d'accordo con la priorità per la Conferenza intergovernativa. Ha quindi auspicato di poter raggiungere l'obiettivo di «trasformare integralmente e fedelmente il mandato in un nuovo trattato». Ma per la Presidenza non ci sarà solo questo impegno nei prossimi mesi e, apprezzando l'elenco delle priorità, ha dichiarato di capire le ragioni per le quali su alcune di queste priorità – Lisbona, l'Africa, il Brasile – vi sarà un impegno particolare del Portogallo. Tuttavia, ha sottolineato il fatto che «per trasformare lo slogan in realtà e per dimostrare che un'Europa più forte può servire a un mondo migliore, «oltre alle intenzioni devono seguire fatti». In proposito, ha posto l'accento «sulla priorità delle priorità», che è data da una regione vicino a noi nel Mediterraneo, il Medio Oriente, su cui «l'Europa può e deve fare di più». Detta regione, ha infatti osservato, è stata scarsamente presente nel recente passato ma oggi che i pericoli si accentuano, e si accentuano di conseguenza anche le opportunità, «l'Europa deve dimostrare di saper essere più forte per contribuire a un mondo migliore». Interventi dei deputati italiani Mario BORGHEZIO (UEN, IT) ha apprezzato il fatto che la Presidenza portoghese intenda impegnarsi nel dialogo con l'Africa, «alla quale occorre più la presenza, ad esempio, di un esercito di piccole e medie imprese europee, che tornino e facciano nascere in quelle regioni un'economia sana, piuttosto che un'invasione di cinesi o di multinazionali non sempre ispirate a criteri umanitari». Tuttavia, è altrettanto indispensabile escludere da quel Vertice un leader come Mugabe, che l'Europa dovrebbe condannare non solo per le sue iniziative e per le sue attività antiumanitarie, «ma anche per il suo razzismo antibianco e antieuropeo», perché il razzismo «va condannato ovunque e non soltanto in alcune direzioni». Dicendosi preoccupato per l'atteggiamento di Manuel Lobo Antunes verso un'apertura nei confronti della Turchia «estremamente rapida e veloce», ha dichiarato che «non è assolutamente necessario affrettare le cose per molti motivi, primo fra i quali la permanenza del rischio di far entrare in Europa un paese nel quale vige la sharia». Si tratta a suo parere «di questioni molto preoccupanti, anche di natura geopolitica» e, concludendo il suo intervento, ha ribadito che «non vogliamo che l'Europa finisca col confinare con l'Iraq, l'Iran e con altri paesi di questo genere». Link utili Sito della Presidenza Riferimenti Dichiarazione del Consiglio - Illustrazione del
programma della Presidenza portoghese |
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Via libera alla CIG per la riforma dei trattati Il Parlamento è favorevole alla convocazione della Conferenza intergovernativa e, chiedendo agli Stati membri di non recedere dagli impegni presi, auspica che il nuovo trattato entri in vigore prima delle elezioni del 2009. Apprezzando che la sostanza della Costituzione sia mantenuta nel mandato, deplora la perdita di taluni elementi importanti ed esprime preoccupazione per talune deroghe offerte agli Stati membri, in particolare circa il carattere vincolante della Carta dei diritti fondamentali. Con 526 voti favorevoli, 138 contrari e 26 astensioni, il Parlamento europeo ha adottato la relazione di Jo LEINEN (PSE, DE) che sottolinea anzitutto come due anni di riflessione sul futuro dell'Europa abbiano «confermato la necessità di salvaguardare e migliorare il contenuto delle innovazioni del trattato costituzionale in termini di democrazia, efficienza e trasparenza, al fine di garantire l'adeguato funzionamento dell'Unione europea e promuovere i diritti dei suoi cittadini nonché il suo ruolo nel mondo». Nell'accogliere con favore gli sforzi compiuti dalla Presidenza tedesca in vista del raggiungimento di un accordo unanime al Consiglio europeo di giugno, il Parlamento prende atto del mandato della CIG deciso in quella sede. Compiacendosi quindi dell'estrema precisione del mandato e del calendario rigoroso adottati per la conclusione della CIG, invita gli Stati membri «a non recedere dagli impegni contratti in occasione del Consiglio europeo» ed esprime parere favorevole sulla convocazione della CIG. Un emendamento che chiedeva di estendere il mandato della CIG in modo da comprendere il trasferimento della sede del Parlamento da Strasburgo a Bruxelles, spostando i vertici dalla capitale belga alla città alsaziana, è stato respinto dalla Plenaria con 280 voti favorevoli, 370 contrari e 33 astensioni. Il Parlamento accoglie inoltre con favore il fatto il mandato preveda l'introduzione di taluni nuovi elementi nei trattati, quali la menzione esplicita del cambiamento climatico e della solidarietà nel settore energetico, e salvaguardi in ampia misura la sostanza del trattato costituzionale. In particolare la personalità giuridica unica dell'Unione e la soppressione della struttura a pilastri, l'estensione del voto a maggioranza qualificata in seno al Consiglio e della codecisione, gli elementi della democrazia partecipativa, la promozione della coerenza dell'azione esterna dell'Unione, un pacchetto istituzionale equilibrato e lo status giuridicamente vincolante della Carta dei diritti fondamentali. A quest'ultimo proposito, peraltro, ritiene che la richiesta di "opting-out" dalla Carta dei diritti fondamentali di uno o più Stati membri «rappresenterebbe un drammatico fallimento e un grave pregiudizio per il senso di identità più profondo dell'Unione europea». Per tale motivo si appella con insistenza a tutti gli Stati membri affinché facciano ancora una volta tutto il possibile per superare questa divisione interna e raggiungere comunque un consenso sulla validità incondizionata della Carta. Le lacune del mandato Il Parlamento tuttavia, deplora che il mandato implichi la perdita di alcuni elementi importanti concordati nell'ambito della CIG del 2004, come il concetto di trattato costituzionale, i simboli dell'Unione, una denominazione comprensibile degli atti giuridici europei, una chiara affermazione del primato del diritto UE e la definizione dell'Unione europea quale Unione dei cittadini e degli Stati d'Europa, come pure i forti ritardi nell'introduzione di altri elementi. Esprime inoltre la propria preoccupazione per la possibilità lasciata a taluni Stati membri di derogare all'attuazione di importanti disposizioni, rischiando «un indebolimento della coesione dell'Unione». Il Parlamento si rammarica poi del fatto che «la buona volontà europea e il coraggio politico dei rappresentanti degli Stati membri stiano venendo meno» ed esprime la propria preoccupazione dinanzi all'evoluzione di «comportamenti ostili alle idee europee di solidarietà e integrazione». Sottolinea inoltre che il mandato prevede la modifica della denominazione di atti giuridici, «senza però apportare modifiche sostanziali alla loro struttura e alla loro gerarchia». Piena partecipazione del Parlamento alla CIG Invitando la CIG a concludere i suoi lavori entro la fine del 2007, in modo da consentire l'entrata in vigore del nuovo trattato ben prima delle elezioni europee del 2009, il Parlamento accoglie con favore il rafforzamento delle modalità della sua partecipazione alla CIG a tutti i livelli quale stabilito dal Consiglio europeo. D'altra parte, si riserva il diritto di presentare alla CIG proposte concrete su questioni specifiche nell'ambito del mandato e sottolinea l'intenzione di «controllare attentamente» i risultati della CIG, «al fine di valutare se le riforme decise nel corso dei negoziati soddisfano adeguatamente la sua interpretazione del mandato». Nell'invitare gli Stati membri e i loro rappresentanti a garantire la piena trasparenza dei lavori in seno alla CIG, in particolare mediante la pubblicazione di tutti i documenti presentati per la discussione, il Parlamento ribadisce la sua intenzione di mantenere una relazione molto intensa con i parlamenti nazionali e la società civile durante il processo di revisione dei trattati. Il Palamento, infine, annuncia la propria ferma intenzione di presentare, dopo le elezioni del 2009, nuove proposte per un ulteriore assetto costituzionale dell'Unione e, invitando le istituzioni a formulare proposte concrete per coinvolgere nuovamente i cittadini europei in un dialogo nel proseguimento del processo costituzionale, chiede alla sua commissione competente di studiare una soluzione volta a conferire carattere ufficiale, nelle sue attività e nelle sue sedi, alla bandiera e all'inno dell'Unione previsti dalla Costituzione europea. Parere di minoranza Scontento dei lavori realizzati dalla commissione costituzionale, Marco CAPPATO (ALDE/ADLE, IT) ha depositato un parere di minoranza che deplora «il mandato "chiuso" ed il calendario blindato» che «vuole imporre al Parlamento tempi, modi e procedure non compatibili con la natura parlamentare, con la trasparenza e la democraticità del processo di revisione». Così facendo, a suo parere, «si distrugge del tutto quel progetto di Trattato del 1984 di Altiero Spinelli e del Parlamento europeo». Prima di procedere alla votazione, il deputato ha ribadito questi concetti parlando di «mandato imperativo» che il Parlamento ha accettato rinunciando di sfruttare questa occasione «per condizionare in modo positivo la CIG». Dibattito Dichiarazione del Consiglio Per Manuel LOBO ATUNES l'accordo raggiunto sul mandato rappresenta un compromesso tra visioni opposte ma si tratta di un testo equilibrato. Rallegrandosi poi per la partecipazione rafforzata del Parlamento europeo alla CIG che sarà composta di tre rappresentanti, ha sottolineato che il Parlamento sarà «pienamente consultato durante l'intero processo della CIG». Ha quindi incoraggiato i deputati ad approvare il parere il più velocemente possibile in modo che i lavori della Convenzione possano iniziare quanto prima. Dichiarazione della Commissione Dopo aver ringraziato la Presidenza tedesca e la Cancelliera Angela Merkel, Margot WALLSTRÖM ha sottolineato i quattro principali motivi per i quali l'accordo raggiunto è sufficiente per rilanciare l'Unione europea, fornendole solide basi politiche ed istituzionali per far fronte alle aspettative dei cittadini e alle sfide della nostra società: rende più moderne e responsabili le istituzioni, salvaguarda i diritti fondamentali nell'attuazione della legislazione UE grazie al carattere vincolante della Carta, permette all'Unione di parlare al mondo con un unica voce, consente di prendere decisioni a livello comunitario in settori come i cambiamenti climatici, la giustizia e la sicurezza. La Vicepresidente ha poi evidenziato l'importanza di coinvolgere maggiormente i cittadini e, al riguardo, ha affermato che la Commissione definirà presto delle idee circa l'organizzazione di dibattiti sulla riforma durante il periodo delle ratifiche. Intervento del relatore Per Jo LEINEN (PSE, DE) la riforma dei trattati rappresenta la priorità della Presidenza portoghese ed è su questo che sarà misurato il suo successo alla fine del semestre. Il Parlamento, ha poi sottolineato, ha fatto sì che non vi siano più ostacoli alla CIG per permettere di ottenere un risultato in ottobre. Il mandato è chiaro e ciò è quindi possibile, ma la Presidenza dovrà fare in modo che alcuni Stati membri non capovolgano il processo. Dovrà quindi attenersi all'accordo, anche per beneficiare del sostegno del Parlamento. Ha poi osservato che il trattato riformato è, nella sostanza, diverso dalla Costituzione, visto che è stato eliminata l'idea di Un'Europa dei popoli e degli Stati. Ha poi espresso preoccupazione in merito alle deroghe concesse agli Stati membri, paventando un'Europa "à la carte" ed ha anche criticato l'opt-out per la Carta dei diritti fondamentali. Il relatore ha infine concluso affermando che il trattato semplificato rischia di essere più complicato di tutto quanto si è visto finora. Interventi in nome dei gruppi politici Secondo Íñigo MÉNDEZ DE VIGO (PPE/DE, ES) è stato un bene che il Vertice abbia trovato un accordo sulla CIG ed è per tale ragione che il Parlamento dovrebbe votare a favore, anche se ha precisato che il suo gruppo giudicherà i risultati. Ha poi ricordato che il PPE/DE sarà rappresentato alla CIG da Elmar BROK, il quale farà la guardia alla sostanza della proposta. Ha poi ammonito la presidenza di non fidarsi di coloro che chiedono un referendum per poi votare no, visto che essi vogliono distruggere l'Europa. Ha quindi concluso sostenendo la necessità di unirsi per lottare contro la sfiducia e il sospetto emersi nel corso dell'ultimo Vertice ed uscire quindi dall'impasse. Richard CORBETT (PSE, UK) ha affermato di accogliere con favore l'accordo sul mandato e il calendario stabilito. Ha poi rilevato come tale mandato, che ha salvato il 90% della Costituzione, abbia suscitato numerosi commenti, sottolineando però che anche i topi e gli uomini sono uguali al 90%, ma che il 10% restante è piuttosto importante. Il 10% perso dalla Costituzione, ha insistito, include la natura costituzionale del trattato, il titolo di Ministro degli esteri, l'affermazione del primato del diritto comunitario e i simboli. Ciò è motivo di rincrescimento sia del Parlamento sia di alcuni Stati membri, tuttavia l'aspetto cruciale è che renderà più agevole la ratifica. Per Andrew DUFF (ALDE/ADLE, UK) è da accogliere con favore la prospettiva di una rapida e efficiente CIG, che chiarisca le ambiguità, assicuri la certezza giuridica e costruisca un forte consenso sul trattato di riforma. Ha poi sottolineato che il Parlamento dovrà vigilare affinché siano mantenute quelle parti della Costituzione che proteggono i suoi interessi, ma dovrà anche far sì che le note a piè di pagina «non contaminino» il corpus della legislazione europea. Il suo gruppo, ha poi ammonito, combatterà per prevenire qualsiasi eccesso politico legato all'accordo con il Regno Unito in materia di diritti fondamentali, anche perché il Parlamento non può tollerare che vi siano cittadini di serie A e di serie B. A suo parere, infine, occorre lottare contro il sospetto che la CIG sarà un grande esercizio di oscurantismo, e la presenza del Parlamento alla CIG aiuterà a garantire la trasparenza del processo. Konrad SZYMAŃSKI (UEN, PL) ha sostenuto che, per quanto riguarda il trattato, gli sembra che al Parlamento non piacciano i compromessi, ritenendo ingiuste le critiche presenti nella relazione, in quanto il mandato è chiaramente un successo. Per Johannes VOGGENHUBER (Verdi/ALE, AT), l'Europa è stata colpita «più duramente di quanto realizziamo», visto che si vive una situazione in cui gli Stati membri sospettano e i cittadini sono molto gelosi della loro sovranità. Il mandato, ha poi aggiunto, nasconde il vero carattere dell'Europa a trasmette una falsa idea della costruzione europea, poiché si sta assistendo a un risveglio del nazionalismo. Ha infine stigmatizzato l'accordo sull'opt-out dalla Carta dei diritti fondamentali. Francis WURTZ (GUE/NGL, FR) ha criticato il mandato negoziale «completamente illeggibile per un non iniziato, l'accelerazione sospetta del calendario e, soprattutto, il panico per eventuali referendum». Nel futuro trattato, ha aggiunto, le strutture economiche liberali della Costituzione resteranno pressoché identiche, la Carta dei diritti fondamentali sarà macchiata dall'eccezione britannica e le nuove disposizioni in materia di sicurezza e difesa saranno confermate. Notando come diversi Stati membri addurranno scuse diverse per evitare un referendum, ha quindi concluso annunciando che il suo gruppo continuerà ad impegnarsi affinché si proceda alla consultazione effettiva dei cittadini. Secondo Bernard WOJCIECHOWSKI (IND/DEM, PL), la Costituzione è poco più che uno sciatto tentativo di federare l'Unione a tutti i costi» e il Parlamento europeo «è diventato così arrogante che se non fosse così patetico sarebbe divertente». Affermare che si intende mantenere un dialogo aperto con i cittadini, ha aggiunto, «è uno scherzo». Philip CLAEYS (ITS, BE) ha sottolineato che, dopo aver ammesso che la Costituzione non entrerà mai in vigore, si cerca di farla rientrare dalla finestra. Ha poi stigmatizzato come il dibattito sul trattato ha voluto distinguere gli Stati membri buoni dai cattivi, ma si è giunti a un punto in cui non si è capaci di rappresentare gli interessi dei cittadini. Link utili
Resoconto del dibattito sugli esiti del Vertice europeo
(27/06/2007) Riferimenti Jo LEINEN (PSE, DE) |
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Sfruttare la crescita economica per ridurre il debito Il Parlamento chiede che l'espansione economica sia utilizzata per ridurre il debito e, chiedendo un'esecuzione rigorosa del Patto di stabilità, sollecita una maggiore integrazione dei mercati europei. Rivolge poi un invito a moderare i premi dati ai top manager. Mettendo in guardia dall'impatto sulla crescita degli aumenti dei tassi d'interesse, sollecita investimenti e crescita dei salari. Preoccupato per il cambio dell'euro, chiede anche di monitorare il mercato immobiliare e gli hedge funds. Approvando la relazione di Dariusz ROSATI (PSE, PL), il Parlamento si rallegra per il miglioramento della congiuntura nel 2006, ma insiste sul fatto che una sana politica fiscale «è una condizione fondamentale per avere una crescita economica sostenuta e una continua creazione di posti di lavoro». anche perché limitati deficit di bilancio e un ridotto debito pubblico «promuovono attese inflazionistiche limitate e stabili e contribuiscono a mantenere bassi i tassi di interesse». Ammonendo dal non ripetere gli errori del 1999-2001, chiede quindi che l'attuale espansione economica venga utilizzata per eliminare i deficit e accumulare i surplus, «allo scopo di ridurre i livelli dei debiti». A tale riguardo si compiace del fatto che l'Eurogruppo abbia ricordato l'impegno di «utilizzare le entrate extra inattese per la riduzione del deficit e del debito». La crescita deve anche essere sfruttata per migliorare la qualità della finanza pubblica, investendo maggiormente nell'istruzione, nella formazione professionale, nelle infrastrutture e nella ricerca e innovazione. I deputati, inoltre, sottolineano il rischio che presentano le politiche pro-cicliche in alcuni Stati membri e, prendendo atto degli sforzi di consolidamento fiscale riscontrati in tutta la zona euro, insistono sul fatto che l'obbligo di realizzare l'obiettivo di medio termine specificato nel Patto di stabilità richiede che gli Stati membri «abbiano il bilancio in attivo durante i periodi positivi». Rispettare il del Patto di stabilità e formalizzare l'Eurogruppo Il Parlamento ritiene cruciale realizzare un miglior coordinamento delle politiche di bilancio degli Stati membri nel corso del ciclo economico, in particolare sulla base di un calendario comune e di valutazioni macroeconomiche. Chiede inoltre un'esecuzione rigorosa ed efficace del Patto di stabilità e crescita e misure volte a migliorare il funzionamento dell'UEM. L'Eurogruppo dovrebbe quindi convenire una roadmap su ciò che dovrebbe essere conseguito nei prossimi due anni nella zona euro e passare da un quadro istituzionale informale a uno più formale «che comprenda adeguate infrastrutture». Integrare maggiormente i mercati europei, anche quelli finanziari Per garantire «il regolare funzionamento dell'UEM», il Parlamento ritiene necessario completare l'integrazione dei mercati finanziari e abolire gli ostacoli rimanenti all'integrazione finanziaria e, a tal fine, occorre anche un sistema di vigilanza europeo integrato. Ritiene inoltre che il ritmo delle riforme strutturali nei mercati dei prodotti, dei servizi, del lavoro e delle attività finanziarie dovrebbe essere accelerato e che il completamento del mercato interno è fondamentale per promuovere la crescita economica e la creazione di posti di lavoro. In proposito, chiede di aumentare la concorrenza nel settore dei servizi attraverso la rapida applicazione della direttiva sui servizi nel mercato interno. Moderare incentivi e premi dei top manager Il Parlamento osserva che i divari nel livello della competitività internazionale dell'economia della zona euro «sono principalmente causati da tendenze divergenti per quanto riguarda i costi unitari della manodopera che riflettono sviluppi diversi nella dinamica della produttività e dei salari». Nel rilevare poi che la crescita salariale «è rimasta considerevolmente al di sotto dei livelli di crescita della produttività», sottolinea la necessità di una più equa distribuzione dei risultati della crescita. Gli azionisti e i dirigenti industriali dovrebbero quindi perseguire «una politica responsabile nei confronti degli incentivi e dei premi a livello di remunerazioni ai più alti livelli aziendali», visto che «tendono a crescere in modo sproporzionato rispetto ai livelli salariali normali, dando così segnali erronei e scoraggiando il sostegno ad una politica salariale responsabile». Cautela coi tassi d'interesse, consolidamento del bilancio e investimenti Approvando la relazione di Gay MITCHELL (PPE/DE, IE) con 506 voti favorevoli, 64 contrari e 41 astensioni, il Parlamento sottolinea anzitutto che la ripresa economica nella zona euro «è ormai un processo autoalimentato», ma evidenzia anche che, in considerazione della recente ripresa, «qualsiasi ulteriore aumento dei tassi d'interesse deve essere effettuato con cautela per non compromettere la crescita economica». Ritiene inoltre che, al fine di sostenere la ripresa economica, gli Stati membri debbano realizzare le necessarie riforme strutturali e attività d'investimento e che sia fondamentale aumentare le retribuzioni di pari passo con l'evoluzione della produttività al fine di salvaguardare la competitività negli Stati membri e permettere la creazione di posti di lavoro in un contesto non inflazionistico. I deputati sottolineano poi che il trattato «distingue esplicitamente l'obiettivo della stabilità dei prezzi da quello del sostegno alle politiche economiche generali» e, pertanto, questi due obiettivi «non possono essere semplicemente considerati intercambiabili». Ritengono inoltre che il consolidamento del bilancio sia fondamentale e ancor più necessario in periodi favorevoli per realizzare una crescita a lungo termine e debba essere progettato accuratamente per migliorare la qualità della spesa pubblica. La regola d'oro secondo la quale il deficit di bilancio è giustificato solo dagli investimenti è, a loro parere, «un passo decisivo in questa direzione». Tassi di cambio, prezzi degli immobili e tassi d'interesse sullo scoperto Il Parlamento esprime preoccupazione per l'attuale apprezzamento dell'euro nei confronti delle maggiori valute estere e invita l'Eurogruppo, il Consiglio e la BCE a esercitare pienamente le loro rispettive competenze. Nel rilevare che tale apprezzamento non ha finora danneggiato le esportazioni a livello della zona euro, ma che gli effetti variano tra gli Stati membri, sottolinea tuttavia che i rischi associati a grossi squilibri globali delle partite correnti potrebbero tradursi in ulteriori aumenti dei tassi di cambio dell'euro. Osservando che, da dieci anni a questa parte, i prezzi degli immobili hanno registrato forti aumenti in tutta la zona euro, i deputati notano tuttavia che i prestiti per l'acquisto di immobili concessi alle famiglie continuano ad aumentare del 10% circa all'anno e chiedono alla BCE di sorvegliare gli sviluppi nel settore che hanno il potenziale per incidere sull'economia reale. Il Parlamento esprime preoccupazione anche per il fatto che i tassi d'interesse sui prestiti al consumo per i nuclei familiari evidenzino il massimo livello di dispersione. Rileva, in particolare, che i tassi d'interesse sullo scoperto variano in misura considerevole all'interno della zona euro, da meno del 7% al 13,5% e più, e raccomanda alla BCE di analizzarne ulteriormente i motivi. Hedge funds e salvataggio di banche Dicendosi pienamente consapevoli del rapido aumento di strumenti d'investimento alternativi (fondi speculativi o hedge funds e società d'investimento), i deputati riconoscono che questi «offrono liquidità e diversificazione sul mercato e l'opportunità di migliorare l'efficienza delle imprese». Allo stesso tempo, tuttavia, condividono i timori di talune banche centrali e dei controllori che essi possano causare «rischi sistemici ed elevati livelli di esposizione in altre istituzioni finanziarie». Pertanto, invitano la Commissione «a monitorare qualsiasi potenziale vuoto politico» e chiedono un approccio «più ampio e più critico in merito» alla misura in cui i fondi speculativi compromettono la stabilità finanziaria e la gestione dei rischi legati al livello d'indebitamento e di diversificazione. La Commissione è anche sollecitata a valutare la qualità dei controlli nelle località offshore e a potenziare la cooperazione con i controllori in queste giurisdizioni. Nel prendere atto della ferma posizione assunta dalla BCE contro i piani dettagliati di salvataggio pubblico di una banca insolvente all'interno dell'Unione europea, il Parlamento sostiene che è giusto minimizzare il rischio morale attraverso un forte impegno a favore del primato delle soluzioni del settore privato nella gestione delle crisi, per non incoraggiare le banche ad agire con imprudenza a livello di assunzione dei rischi. Link utili
Comunicazione della Commissione - Dichiarazione annuale
sull'area dell'euro 2007 Riferimenti Dariusz ROSATI (PSE, PL) |
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No all'aumento delle accise minime su birra e alcolici Seguendo le indicazioni della relatrice, il Parlamento ha respinto tutti gli emendamenti avanzati dalla commissione economica che proponevano l'aumento del 4,5% delle aliquote minime d'accisa per birra e alcolici, contro il 31% proposto dalla Commissione. Con il voto finale ha poi respinto la proposta della Commissione nella sua totalità, chiedendole di ritirarla. Il Parlamento, facendo propria la posizione della relatrice Astrid LULLING (PPE/DE, LU), ha respinto tutti gli emendamenti di compromesso negoziati dai gruppi politici in seno alla commissione per gli affari economici e monetari in merito a un aumento delle aliquote minime di accisa di solo il 4,5% rispetto al 31% proposto inizialmente dalla Commissione europea. L'unico emendamento a "salvarsi" è stato quello che chiedeva alla Commissione di esaminare se è possibile conseguire un maggiore ravvicinamento delle aliquote di accisa degli Stati membri fissando aliquote minime e massime in un codice di condotta, destinato a guidare gli Stati membri verso una convergenza delle loro aliquote di accisa, fatto salvo il principio di sussidiarietà. Chiedeva anche di esaminare la possibilità di conseguire questo obiettivo promuovendo la concorrenza fiscale e la libera circolazione di tali prodotti attraverso le frontiere interne dell'UE, non solo senza restrizioni, ma anche agevolata. Visto l'esito della votazione, i fautori di un aumento, seppure moderato delle aliquote, e i contrari a qualsiasi modifica delle accise vigenti, non hanno potuto fare altro che "unirsi" per respingere in blocco la proposta della Commissione. Il voto sulla risoluzione legislativa ha infatti raccolto 46 voti favorevoli, 627 contrari e 13 astensioni. Si ricorda che, in materia fiscale, il parere del Parlamento è obbligatorio ma non vincolante, pertanto il Consiglio può ora procedere con una propria deliberazione che, però, dovrà raccogliere l'unanimità dei consensi dei Ministri finanziari. Va detto comunque che le attuali aliquote applicate in Italia sono già ben più elevate di quelle minime vigenti e anche di quelle che proponeva il compromesso. Pertanto il provvedimento non avrebbe avuto conseguenze sui prezzi di bevande alcoliche e birre vendute in Italia. Antefatti Nel 1992, i dodici Stati membri dell'UE convennero di instaurare dei tassi minimi d'accise sulle birre, sull'alcole e sulle bevande alcoliche, con l'eccezione del vino. L'obiettivo era di ridurre le distorsioni di concorrenza provocate sul mercato da aliquote molto diverse. La Commissione propone ora di aumentare tali aliquote per tenere conto dell'inflazione e per evitare il calo del valore reale delle aliquote conservando il livello deciso dal Consiglio nel 1992. La Commissione ha calcolato che, secondo i dati Eurostat, il tasso d’inflazione totale, registrato tra il 1993 e il 2006, era dell’ordine del 31%. Nel corso della sessione di maggio la relatrice aveva proposto alla Plenaria di sopprimere il regime di aliquote minime e di sostituirlo con un codice di condotta che portasse a un progressivo avvicinamento delle aliquote europee. Con maggioranze molto risicate, invece, il Parlamento ha adottato degli emendamenti proposti dal PSE che miravano a mantenere tale schema proponendo, tuttavia, aliquote inferiori a quelle proposte dalla Commissione. Tuttavia, al momento di approvare la direttiva così come emendata nel corso della votazione, il Parlamento - con 198 voti favorevoli, 355 contrari e 20 astensioni - aveva respinto in blocco la proposta. Visto che la Commissione non ha subito annunciato di ritirare la sua proposta, questa è tornata all'esame della commissione parlamentare per gli affari economici e monetari. In quella sede, i gruppi politici si sono accordati per proporre un aumento del 4,5% delle aliquote, prendendo in considerazione l'inflazione registrata a partire dal 1° maggio 2004. Questo compromesso, secondo il commissario László KOVÁCS, aveva forti possibilità di essere accolto all'unanimità dal Consiglio ECOFIN. Produzione e consumi di birra in Italia e in Europa Il 2005 è stato un anno sostanzialmente stabile per il settore birrario italiano. Dai dati AssoBirra la produzione ha subito in lieve calo, pari al 2,8%, fino a giungere a circa 12,8 milioni di ettolitri. Ma dal 1996 la produzione è salita del 15,1%. Il nostro Paese si trova in nona posizione dietro a Germania (l'unico Stato sopra i 100 milioni di ettolitri prodotti), Gran Bretagna (56 milioni), Spagna, Polonia, Olanda, Repubblica Ceca, Belgio e Francia. Ma si trova davanti a Paesi tradizionalmente associati al “prodotto birra” quali Austria, Danimarca e Irlanda. Il consumo in Italia è stato invece di 17.340 milioni di ettolitri (+0,8%) e ogni italiano ha bevuto 29,7 litri (erano 29,6 nel 2004 e 24 nel 1996). Ma su questo fronte l'Italia risulta ancora ultima in Europa. In testa alla classifica dei consumi pro-capite figurano la Repubblica Ceca (156,5 litri), la Germania (115,8 litri), l'Austria (109 litri) e l'Irlanda (106 litri). Il nostro Paese viene superato anche da Grecia (40 litri), Malta (39,7 litri), Lettonia (36,6 litri) e Francia (33,5 litri). Per quanto riguarda la bilancia commerciale, l'import è salito del 8,8%, passando da 4,8 a 5,2 milioni di ettolitri. La principale nazione da cui importiamo è la Germania (2,9 milioni di ettolitri), che precede l'Olanda (678 mila ettolitri) e la Danimarca (496 mila ettolitri). Nel 2005 le esportazioni di birra prodotta in Italia sono state pari a 716 mila ettolitri. Il Regno Unito, con 234 mila ettolitri, è il nostro principale cliente, seguito dagli Stati Uniti con 55.432 ettolitri (+41% rispetto al 2004). Nel settore della birra vi sono circa 25 mila addetti, ma, se si considera anche l'indotto, si arriva a 133 mila addetti. Sono invece 16 gli stabilimenti dislocati sul territorio nazionale, di cui 6 nel Centro-Sud. Link utili
Proposta della Commissione Riferimenti Astrid LULLING (PPE/DE, LU) |
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Servizi postali "liberi" dal 2011 Il Parlamento chiede che l'ultima fase della liberalizzazione dei servizi postali - l'apertura alla concorrenza degli invii di plichi di meno di 50 grammi - prenda avvio il 1° gennaio 2011, due anni dopo quanto previsto dalla Commissione. Chiede inoltre prezzi ragionevoli a prescindere dalla situazione geografica e la gratuità dei servizi postali per i non vedenti, e garanzie di indennizzo per danneggiamenti o smarrimenti della posta. Va infine garantito il rispetto della legislazione sociale. La proposta nasce dalla precisa indicazione contenuta nell'attuale normativa europea in materia di servizi postali che stabilisce un calendario per l’adozione di decisioni sulla prosecuzione del processo di apertura dei mercati postali alla concorrenza avviata con una direttiva del 1997. La proposta conferma la liberalizzazione, a partire dal 1° gennaio 2009, degli invii di plichi di peso a inferiore a 50 grammi che, in forza alla direttiva vigente, possono essere riservati dagli Stati membri ai fornitori del servizio universale (in pratica, ai monopoli statali). Approvando la relazione di Markus FERBER (PPE/DE, DE) con 512 voti favorevoli, 155 contrari e 13 astensioni, il Parlamento sottolinea anzitutto che «dall'ulteriore apertura del mercato continueranno a trarre vantaggio i consumatori e le piccole e medie imprese in particolare, sia come speditori che come destinatari di invii postali, grazie a un miglioramento della qualità, a una scelta più ampia, a riduzioni di prezzo trasferite sugli utenti, a servizi innovativi e a modelli commerciali». Nel corso del dibattito in Aula il relatore ha affermato: «Abbiamo avuto monopoli per più di 200 anni. I monopoli non sono in grado di risolvere i problemi che i servizi postali stanno affrontando e che possono essere risolti unicamente attraverso una concorrenza leale che tiene conto delle condizioni di lavoro e dei lavoratori». Servizio universale, almeno cinque giorni a settimana In base alla direttiva vigente gli Stati membri devono garantire «che gli utilizzatori godano del diritto a un servizio universale corrispondente ad un'offerta di servizi postali di qualità determinata forniti permanentemente in tutti i punti del territorio a prezzi accessibili a tutti gli utenti». A tal fine, devono provvedere affinché la densità dei punti di contatto e di accesso tenga conto delle esigenze degli utenti. Ciascuno Stato membro deve adottare le misure necessarie affinché il servizio universale comprenda almeno la raccolta, lo smistamento, il trasporto e la distribuzione degli invii postali fino a 2 kg e dei pacchi postali fino a 10 kg, nonché i servizi relativi agli invii raccomandati e agli invii con valore dichiarato. I deputati, peraltro, accolgono la proposta della Commissione di aggiungere il principio secondo cui gli Stati membri devono attivarsi «per assicurare che il servizio universale sia garantito tutti i giorni lavorativi, e come minimo cinque giorni a settimana, salvo circostanze o condizioni geografiche eccezionali». Tale servizio - nazionale e transfrontaliero - deve includere almeno una raccolta e una distribuzione al domicilio di ogni persona fisica o giuridica. Gli Stati membri, inoltre, possono decidere di nominare una o più imprese come fornitori del servizio universale per una parte o per la totalità del territorio nazionale e per vari elementi del servizio universale stesso. In tal caso, devono definire gli obblighi e i diritti attribuiti ad essi e pubblicare queste informazioni. In particolare, devono adottare misure volte a garantire che le condizioni a cui viene affidato il servizio universale «si basino su principi di obiettività, non discriminazione, proporzionalità e minima distorsione del mercato» e che la nomina delle imprese come fornitori del servizio universale sia limitata nel tempo. Liberalizzazione a partire dal 1° gennaio 2011 In considerazione della situazione negli Stati membri, un emendamento proroga dal 1° gennaio 2009 al 1° gennaio 2011 il termine per la liberalizzazione dei servizi postali. Più in particolare, a partire da tale data, gli Stati membri non potranno più concedere né mantenere in vigore diritti esclusivi o speciali per l'instaurazione o la fornitura di servizi postali. Un emendamento chiede agli Stati membri di assicurare che il finanziamento del servizio universale «sia garantito in ogni momento in un mercato postale completamente liberalizzato». Potranno peraltro finanziare la fornitura del servizio universale nel rispetto del Trattato, oppure garantirne la fornitura appaltando tali servizi in conformità delle norme e dei regolamenti applicabili in materia di appalti pubblici, inclusa - aggiungono i deputati - la possibilità di negoziare e di concludere direttamente contratti di servizi con i fornitori di servizi. Se uno Stato membro stabilisce che gli obblighi del servizio universale comportano un costo netto e rappresentano un onere finanziario eccessivo per il prestatore del servizio universale, potrà attivare - come precisato da un emendamento - uno dei meccanismi dettagliati nel suo piano nazionale notificato alla Commissione entro il 1° gennaio 2010. I piani nazionali, più in particolare, possono introdurre un meccanismo volto a compensare l'impresa interessata a partire da fondi pubblici o ripartire il costo netto degli obblighi del servizio universale fra i fornitori di servizi e/o gli utenti. In quest'ultimo caso, gli Stati membri potranno istituire un fondo di compensazione che può essere finanziato mediante diritti a carico dei fornitori e/o degli utenti dei servizi e amministrato da un organismo indipendente dal beneficiario o dai beneficiari. Queste prescrizioni, precisa il Parlamento, lasciano impregiudicato il diritto degli Stati membri di incorporare nella loro legislazione nazionale disposizioni specifiche applicabili ai fornitori del servizio universale, «secondo criteri oggettivi, proporzionati e non discriminatori, in funzione delle esigenze operative del servizio universale». Come anche di provvedere, conformemente alla loro legislazione nazionale, al collocamento di cassette postali sulla via pubblica, all'emissione di francobolli e al servizio di invii raccomandati utilizzato nelle procedure amministrative e giudiziarie, in funzione delle esigenze operative del servizio universale. D'altra parte, i deputati ritengono opportuno concedere la possibilità di beneficiare - entro i limiti e le condizioni stabiliti dalla direttiva - di un periodo transitorio supplementare di due anni (31 dicembre 2012) per l'abolizione dei diritti esistenti e speciali ai nuovi Stati membri o agli Stati membri «scarsamente popolati e di limitata superficie geografica ... ovvero con una topografia particolarmente difficile, specialmente quelli con un elevato numero di isole». Il Parlamento, peraltro, introduce una clausola di reciprocità secondo cui agli Stati membri che hanno completato l'apertura dei loro mercati è permesso di non concedere ai monopoli che operano in un altro Stato membro l'autorizzazione di operare sul loro territorio. Condizioni per la fornitura dei servizi non riservati e condizioni di accesso alla rete Per i servizi che esulano dal campo di applicazione del servizio universale, gli Stati membri possono introdurre autorizzazioni generali nella misura necessaria per garantire la conformità con le "esigenze essenziali". D'altra parte, per i servizi che rientrano nel campo di applicazione del servizio universale e - aggiungono i deputati - «per i servizi considerati sostitutivi rispetto al servizio universale», gli Stati membri possono introdurre procedure di autorizzazione, comprese licenze individuali, nella misura necessaria per garantire la conformità alle esigenze essenziali e per salvaguardare il servizio universale. La concessione di autorizzazioni può, se opportuno, essere subordinata agli obblighi di servizio universale, prevedere l'imposizione di obblighi in merito alla qualità, alla disponibilità e all'esecuzione dei servizi, o essere subordinata all'obbligo di contribuire finanziariamente ai meccanismi di condivisione dei costi qualora, precisa un emendamento, la fornitura del servizio universale comporti un costo netto per il fornitore. Il Parlamento, inoltre, chiede che la concessione di autorizzazioni a soggetti diversi dai fornitori designati del servizio universale possa essere condizionata all'obbligo di effettuare un contributo finanziario al meccanismo di condivisione dei costi, a meno che tali soggetti si conformino all'obbligo di servizio universale. La proposta di direttiva prevede che i fornitori del servizio universale tengono conti separati nell'ambito dei rispettivi sistemi di contabilità interna per distinguere chiaramente, nella versione emendata dai deputati, «fra i servizi e i prodotti che rientrano nel servizio universale e che ricevono una compensazione finanziaria per i costi netti del servizio universale o contribuiscono ad essa, da un lato, e gli altri servizi e prodotti, dall'altro». Il Parlamento precisa inoltre che i costi comuni necessari alla prestazione di servizi universali e non universali non possono essere imputati interamente ai primi. Prezzi ragionevoli, a prescindere dal luogo La direttiva definisce i criteri in base ai quali devono essere fissate le tariffe di ciascuno dei servizi che fanno parte della fornitura del servizio universale. Anzitutto, i prezzi «devono essere ragionevoli e permettere servizi accessibili all'insieme degli utenti». Il Parlamento, con un emendamento, precisa che ciò deve valere «a prescindere dalla situazione geografica e tenendo conto delle condizioni nazionali specifiche». Chiede inoltre agli Stati membri di pubblicare le norme e i criteri volti a garantire che a livello nazionale i prezzi siano ragionevoli, mentre le autorità nazionali di regolamentazione devono controllare l'evoluzione dei prezzi e pubblicare relazioni periodiche. Inoltre, mentre la proposta della Commissione dà solo la facoltà agli Stati membri di mantenere o introdurre la fornitura di un servizio postale gratuito «per gli utenti non vedenti o ipovedenti», i deputati chiedono che questa gratuità sia garantita. Un altro emendamento, inoltre, sopprime la disposizione secondo cui i prezzi devono essere «correlati ai costi e stimolare guadagni in termini di efficienza», mantenendo unicamente la possibilità offerta agli Stati membri di fissare una tariffa unica per tutto il loro territorio, ma solo per i servizi forniti a tariffa unitaria. Le tariffe, inoltre, debbono essere «trasparenti e non discriminatorie». Qualora i fornitori del servizio universale applichino tariffe speciali, ad esempio per servizi prestati a utenti che esercitano attività commerciali o utenti all'ingrosso, queste tariffe dovrebbero essere disponibili anche a tutti gli altri clienti in condizioni simili. In particolare, aggiungono i deputati, ai clienti individuali e alle PMI. Controllo di qualità e reclami Resta fermo l'obbligo imposto agli Stati membri dall'attuale normativa di assicurare che in relazione al servizio universale siano fissati e pubblicati obiettivi in materia di qualità. Tali norme di qualità - che devono riguardare in particolare i tempi di instradamento, la regolarità e l'affidabilità dei servizi - sono fissate dagli Stati membri. Per quanto riguarda i servizi transfrontalieri intracomunitari, l'allegato della direttiva prevede l'85% degli invii sia recapitato nei tre giorni lavorativi successivi al deposito e il 97% in cinque giorni. Qualora specifiche situazioni infrastrutturali e geografiche lo rendano necessario, tuttavia, le autorità di regolamentazione nazionali possono stabilire deroghe a tali obiettivi. Gli Stati membri devono assicurare che tutte le imprese fornitrici di servizi postali stabiliscano procedure trasparenti, semplici e poco onerose per la gestione dei reclami degli utenti, in particolare in caso di smarrimento, furto, danneggiamento o mancato rispetto delle norme di qualità del servizio (comprese procedure per determinare di chi sia la responsabilità nei casi in cui sono coinvolti più operatori). Devono inoltre adottare misure volte a garantire che queste procedure consentano di risolvere le controversie in maniera equa e celere. Per i deputati ciò deve prevedere anche un sistema di rimborso e/o compensazione. Condizioni di lavoro e relazioni tra le parti sociali Con un emendamento, il Parlamento precisa che la direttiva in esame non incide sulle condizioni di lavoro e di occupazione, compresi i periodi massimi di lavoro e i periodi minimi di riposo, la durata minima delle ferie annuali retribuite, i salari minimi, nonché la salute, la sicurezza e l’igiene sul lavoro, che gli Stati membri applicano in conformità del diritto comunitario. Inoltre, specifica che la direttiva non incide sulle relazioni tra le parti sociali, compresi i diritti di negoziare e di concludere accordi collettivi, di scioperare e di intraprendere azioni sindacali in conformità del diritto e delle prassi nazionali che rispettano il diritto comunitario, né si applica ai servizi forniti dalle agenzie di lavoro interinale. Facendo propria una modifica proposta dei Verdi, il Parlamento chiede inoltre agli Stati membri di esigere che tutti gli operatori rispettino pienamente la loro legislazione in materia di lavoro, «vale a dire ogni disposizione giuridica o contrattuale concernente le condizioni di occupazione e di lavoro, compresa la salute e la sicurezza sul luogo di lavoro e i rapporti tra lavoratori e datori di lavoro». Parimenti, gli Stati membri devono esigere che l'operatore selezionato rispetti pienamente la legislazione in materia di sicurezza sociale a cui è soggetto e gli accordi collettivi conclusi tra le parti sociali. Osservando infine come il settore postale occupi attualmente 5 milioni di addetti, i deputati chiedono a tutti gli operatori di ciascuno Stato membro di presentare, entro tre anni dalla data di apertura del mercato alla concorrenza, una relazione separata sull'evoluzione globale dell'occupazione nel settore e sulle condizioni di lavoro applicate. La relazione dovrà anche stilare un bilancio delle misure adottate per via regolamentare o mediante trattativa sociale. Link utili
Proposta della Commissione Riferimenti Markus FERBER (PPE/DE, DE) |
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Proteggere i lavoratori dal dumping sociale Il Parlamento chiede di garantire la piena applicazione della direttiva sul distacco dei lavoratori nell'ambito di una prestazione di servizi, soprattutto per proteggere i lavoratori dal dumping sociale. La Commissione dovrebbe fornire orientamenti più precisi sulle verifiche e lo Stato membro ospitante dovrebbe poter richiedere al prestatore di servizi una dichiarazione preventiva per verificare il rispetto delle condizioni occupazionali. Va anche migliorato lo scambio di informazioni. A seguito di un'interrogazione dibattuta in Aula, il Parlamento ha adottato una risoluzione con la quale esprime la convinzione che la piena applicazione della direttiva 96/71/CE sul distacco dei lavoratori nell'ambito di una prestazione di servizi «sia della massima importanza per conseguire un giusto equilibrio fra la libertà di prestazione di servizi e la protezione dei lavoratori, in particolare contro il dumping sociale». Persuaso che Commissione, nei suoi orientamenti e nell'interpretazione giuridica, vada oltre quanto stabilito dalla giurisprudenza della Corte di giustizia delle Comunità europee, il Parlamento la invita a tenere pienamente conto, nel momento di adottare misure sul distacco dei lavoratori, della grande varietà di modelli sociali nell'Unione europea. Dovrebbe inoltre tener conto del fatto che taluni Stati membri richiedono la presenza di un rappresentante giuridico, munito di mandato e avente capacità giuridica, nel paese ospitante per verificare la corretta applicazione della direttiva. In proposito, il Parlamento ritiene che potrebbe trattarsi di qualsiasi persona munita di un mandato dell'impresa (compreso un lavoratore). Reputando poi che la cooperazione e lo scambio di informazioni fra Stati membri siano sinora stati insufficienti e che la soluzione di tale problema sia un requisito preliminare per applicare con efficacia la direttiva, il Parlamento ritiene che la Commissione dovrebbe essere più precisa quando fornisce agli Stati membri orientamenti su misure di verifica accettabili nell'ambito della direttiva, nell'intento di proteggere i lavoratori distaccati. Le verifiche e i controlli effettuati in base alla direttiva da taluni Stati membri ospitanti, in particolare l'obbligo di conservare taluni documenti nel paese ospitante, dovrebbero inoltre essere considerati come un importante strumento per garantire la protezione dei diritti dei lavoratori distaccati. Queste misure, tuttavia dovrebbero essere strettamente proporzionali e «non intralciare indirettamente l'esercizio del diritto alla libera circolazione». La Commissione è inoltre invitata a trovare la «corretta combinazione» di orientamenti destinati alle imprese e agli Stati membri, «affinché capiscano meglio ciò che è consentito in base alla direttiva e alla giurisprudenza in materia». Dovrebbe poi sostenere attivamente la cooperazione fra organismi di controllo negli Stati membri, creando una piattaforma europea permanente per la cooperazione transfrontaliera. A tale riguardo, il Parlamento si compiace dell'intenzione della Commissione di creare un gruppo di alto livello per sostenere e assistere gli Stati membri a individuare e a scambiare buone pratiche, nonché per sostenere la partecipazione ufficiale e regolare delle parti sociali. I deputati reputano opportuno che, negli Stati membri in cui la direttiva viene attuata mediante contratti collettivi, le parti sociali abbiano accesso diretto alle informazioni sulle imprese che distaccano lavoratori, in modo da poter esercitare quel controllo che, in altri Stati membri, spetta alle autorità che dispongono di tale accesso alle informazioni relative alle imprese. Condividono, infine, la conclusione della Commissione secondo cui lo Stato membro ospitante deve poter richiedere al prestatore di servizi una dichiarazione preventiva che gli consenta di verificare il rispetto delle condizioni occupazionali. Link utili
Comunicazione della Commissione - Distacco dei lavoratori
nell'ambito della prestazione di servizi: massimizzare i benefici e
le potenzialità garantendo la protezione dei lavoratori (giugno
2007, in inglese) Riferimenti Risoluzione sulla comunicazione della
Commissione "Distacco dei lavoratori nell'ambito di una prestazione
di servizi: massimizzare i vantaggi e il potenziale garantendo al
contempo la protezione dei lavoratori" |
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Più garanzie ai lavoratori precari Il contratto tipo di lavoro dovrebbe essere a tempo indeterminato, ma il Parlamento riconosce il contributo alla competitività economica dell'UE delle nuove forme di contratti atipici. A condizione però che sia garantito un nucleo di diritti ai lavoratori. Pone poi l'accento sul ruolo di un'istruzione in linea con il mercato del lavoro e sulla necessità di distinguere i lavoratori autonomi dai dipendenti, di lottare contro il lavoro nero e garantire pari opportunità per le donne. Approvando la relazione di Jacek PROTASIEWICZ (PPE/DE, PL) con 479 voti favorevoli, 61 contrari e 54 astensioni, il Parlamento accoglie favorevolmente un nuovo approccio in materia di diritto del lavoro mirante a comprendere tutti i lavoratori, a prescindere dalla loro situazione contrattuale. Si compiace inoltre del dibattito sulla necessità di rafforzare il diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo, che implicano la richiesta, sia da parte dei datori che dei lavoratori, di una maggiore flessibilità, e la necessità di fornire una sicurezza maggiore rispetto a quella che può attualmente essere associata al lavoro precario nonché di migliorare la protezione dei lavoratori vulnerabili, per creare un maggior numero di posti di lavoro di migliore qualità e una maggiore coesione sociale. A suo parere, inoltre, il miglioramento del diritto del lavoro deve essere coerente con i principi della Carta dei diritti fondamentali e deve rispettare e salvaguardare i valori del modello sociale europeo e i diritti sociali consolidati. Per il Parlamento, tra le priorità per una riforma del diritto del lavoro negli Stati membri devono figurare l'estensione della protezione ai lavoratori in forme atipiche di occupazione, la garanzia di un'idonea protezione per i lavoratori in forme di lavoro non standard, il chiarimento dell'ambito del lavoro dipendente e della zona grigia esistente tra lavoratori autonomi e lavoratori con rapporto di lavoro dipendente e la lotta contro il lavoro sommerso. Affinché il diritto del lavoro risponda alle sfide del XXI secolo, per i deputati, occorre che esso si concentri, in larga misura, «sulla sicurezza del lavoro per tutta la vita del lavoratore piuttosto che sulla protezione di determinati lavori». Rilevando il fatto che la Commissione si concentri sul diritto del lavoro individuale, il Parlamento la esorta a promuovere il diritto del lavoro collettivo «come uno dei mezzi per incrementare sia la flessibilità sia la sicurezza per lavoratori e datori di lavoro. Ricorda, peraltro, che la flessicurezza «è definita come una combinazione di flessibilità e sicurezza nel mercato del lavoro atta a contribuire ad innalzare la produttività e la qualità del lavoro garantendo la sicurezza e nel contempo concedendo alle imprese la flessibilità necessaria per continuare a creare occupazione in risposta alle mutevoli esigenze del mercato». Essendo del parere che le esigenze di flessibilità e di sicurezza «non siano in contraddizione e che si rafforzino reciprocamente», i deputati sottolineano che la flessicurezza può essere soltanto realizzata «con una legislazione sul lavoro efficace e moderna che rifletta le mutevoli realtà del mondo del lavoro». In tale ambito, osservano che contrattazione collettiva e parti sociali forti siano una parte importante dell'approccio sulla flessicurezza. Ritengono poi che ampie disposizioni in materia di welfare e l'accesso a servizi quali strutture per l'infanzia e per altre persone non indipendenti rappresentino un contributo positivo. Contratto tipo: tempo pieno e indeterminato Il Parlamento, d’altra parte, sottolinea che il contratto di lavoro a tempo pieno ed indeterminato è la forma comune del rapporto di lavoro e come tale «deve essere considerato il punto di riferimento per una coerente applicazione del principio di non discriminazione». Il diritto europeo del lavoro, pertanto, deve riconoscere i contratti di lavoro a tempo indeterminato quale forma comune dei rapporti di lavoro, «prevedendo un'adeguata protezione sociale e sanitaria e assicurando il rispetto dei diritti fondamentali». I deputati, quindi, non condividono affatto il quadro analitico presentato nel Libro verde, secondo cui il contratto standard a tempo indeterminato «è superato» e rappresenta un ostacolo alla crescita dell'occupazione e al miglioramento del dinamismo economico. Maggiore protezione per i lavoratori atipici Il Parlamento sottolinea che recenti studi dell'OCSE e di altre organizzazioni hanno dimostrato che «non vi sono prove del fatto che riducendo la protezione contro il licenziamento e indebolendo i contratti di lavoro standard si possa agevolare la crescita dell'occupazione». D'altra parte, osserva che nuove forme di contratti atipici e di contratti standard flessibili (come, ad esempio, i contratti a tempo parziale, i contratti a tempo determinato, i contratti temporanei tramite agenzie interinali, i contratti ricorrenti proposti a lavoratori autonomi, i contratti a progetto), «alcuni dei quali sono per loro natura precari», costituiscono oggi una parte sempre maggiore del mercato europeo del lavoro. Si dice peraltro convinto «che la creazione di posti di lavoro precari e mal pagati non sia una risposta adeguata alle tendenze di delocalizzazione che interessano un numero crescente di settori». Prende però atto che talune forme di contratti non standard, se integrate dalle necessarie garanzie di sicurezza per i lavoratori, possono contribuire al duplice obiettivo di incrementare la competitività economica dell'UE e di venire incontro alle diverse esigenze dei lavoratori. In ogni caso, «crede fermamente» che qualsiasi forma di lavoro, sia non standard o di altro tipo, «debba essere associata ad un nucleo di diritti, indipendentemente dalla posizione lavorativa», e tenendo conto delle varie tradizioni e circostanze socio-economiche di ciascun paese. Questo nucleo di diritti, è precisato, dovrebbe comprendere: la parità di trattamento, la protezione della salute e della sicurezza dei lavoratori e norme sul tempo di lavoro e di riposo, la libertà di associazione e rappresentazione, il diritto alla contrattazione e all'azione collettive e l'accesso alla formazione. Al riguardo, il Parlamento chiede che tutti i lavoratori - compresi i lavoratori marittimi o del trasporto stradale - «abbiano accesso al medesimo livello di protezione». Osserva inoltre che, a causa della frammentazione del mercato del lavoro, dove la sicurezza del lavoro è molto bassa e l'occupazione più instabile, in un gran numero di contratti atipici «non è previsto quasi alcun accesso all'istruzione e alla formazione, ai regimi pensionistici professionali e allo sviluppo professionale e in generale vi è una notevole carenza di investimenti nel capitale umano». E tali aspetti «contribuiscono ad incrementare l'incertezza economica e creano opposizione ai cambiamenti e alla globalizzazione in generale». Distinzione tra lavoratori dipendenti e autonomi I deputati ritengono che l'obiettivo di adottare una definizione unica di lavoratore dipendente e lavoratore autonomo nell'ambito del diritto comunitario sia estremamente complesso a causa delle diverse realtà e tradizioni socioeconomiche nei singoli Stati membri. Nello stesso tempo giudicano opportuna un'iniziativa mirata ad elevare il livello di convergenza necessario a garantire coerenza e maggiore efficacia alla implementazione dell'acquis comunitario, fermo restando il diritto degli Stati membri di determinare l'esistenza di un rapporto di lavoro. In proposito, ribadiscono che qualsiasi definizione di lavoratore deve basarsi sull'effettiva situazione del luogo e dell'orario di lavoro. Formazione e istruzione in linea con le esigenze dei datori di lavoro I deputati ritengono che una combinazione di motivazione individuale, sostegno dei datori di lavoro, accessibilità e disponibilità di strutture «sia il fattore più importante per quanto riguarda la partecipazione al processo di formazione permanente». Chiedono inoltre lo sviluppo di un settore dell'istruzione e di scuole che soddisfino i requisiti del mercato del lavoro e le aspettative individuali dei lavoratori e degli imprenditori. Insistono poi sul necessario collegamento tra carriera professionale e programmi di studio. Commissione, Stati membri e parti sociali sono quindi invitati a investire nella formazione permanente e nello sviluppo del capitale umano «visto che è considerato il metodo più efficace per superare la disoccupazione a lungo termine». Oneri amministrativi e lavoro nero Il Parlamento ritiene che gli eccessivi oneri amministrativi «possono scoraggiare i datori di lavoro dall'assumere nuovi dipendenti anche in periodi di crescita economica», peggiorando così le prospettive di lavoro e impedendo ai lavoratori di entrare nel mercato del lavoro. Nel sottolineare inoltre il ruolo importante delle piccole e medie imprese (PMI) per la creazione e la crescita dell'occupazione in Europa, ritiene che sia fondamentale assegnare loro un ruolo più importante nella creazione di posti di lavoro supplementari attraverso il miglioramento del diritto del lavoro. Prendendo poi atto della crescita dell'economia sommersa e in particolare dello sfruttamento dei lavoratori clandestini, il Parlamento ritiene che il modo migliore per combattere tale fenomeno «sia di concentrarsi su strumenti e meccanismi per contrastare lo sfruttamento, ivi compreso un maggiore rispetto del diritto del lavoro e delle norme afferenti, e di agevolare l'occupazione legale concentrandosi sui diritti umani fondamentali dei lavoratori». Invita quindi gli Stati membri a presentare proposte di legge volte a prevenire lo sfruttamento dei lavoratori vulnerabili da parte della criminalità, a firmare e ratificare le pertinenti convenzioni internazionali. Il Parlamento inoltre accoglie con favore la strategia per contrastare il lavoro in nero e l'economia sommersa che, pur essendo fenomeni che assumono dimensioni diverse nei vari Stati membri, «danneggiano comunque l'economia, lasciano senza protezione i lavoratori, pregiudicano i consumatori, riducono il gettito fiscale e generano concorrenza sleale tra le imprese». Condivide quindi l'approccio della Commissione, volto a combattere tale fenomeno attraverso un forte coordinamento tra le istanze amministrative di controllo a livello nazionale, gli ispettorati del lavoro e/o i sindacati, gli enti previdenziali e le autorità fiscali.
D'altra parte, invita gli Stati membri e la Commissione a lanciare una campagna di informazione destinata ai datori di lavoro e ai lavoratori e volta ad attirare l'attenzione sulle norme minime e i regolamenti UE applicabili, nonché sugli effetti negativi che il lavoro clandestino può avere sui sistemi nazionali di sicurezza sociale, sulle finanze pubbliche, su una concorrenza equa, sui risultati economici e sui lavoratori stessi. Sottolineando il ruolo positivo delle contrattazioni collettive, chiede alla Commissione di consultare, oltre alle parti sociali prescritte, anche la le organizzazioni interessate dalla normativa, in particolare le PMI, e i lavoratori non iscritti al sindacato. Garantire pari opportunità per le donne Il Parlamento nota che oggi le donne si trovano ad affrontare un triplice problema, «ovvero aumentare la loro partecipazione al mercato del lavoro, partorire più figli e assumere compiti sempre più impegnativi in seno alle loro famiglie». Inoltre, è quasi sempre alla donna «che si richiede di accettare i compromessi necessari per adattare la sua attività lavorativa alle esigenze della famiglia». Sottolinea poi che centinaia di migliaia di donne «sono costrette ad accettare condizioni irregolari di occupazione, perché sono lavoratrici domestiche presso altre famiglie oppure assistono familiari anziani». Pertanto, osserva con profonda preoccupazione che il Libro verde della Commissione, pur riconoscendo che le attuali condizioni del mercato del lavoro creano una disparità di genere, «ignora completamente» gli obblighi e le responsabilità previsti nella Tabella di marcia per la parità tra le donne e gli uomini, nonché «l'urgente esigenza di un'azione volta a riconciliare la vita professionale e la vita privata con le sfide demografiche». Invita poi gli Stati membri a potenziare i diritti in materia di congedo parentale e i servizi di custodia per l'infanzia, sia per gli uomini sia per le donne. Link utili Libro Verde - Modernizzare il diritto del lavoro per rispondere alle sfide del XXI secolo Riferimenti Jacek PROTASIEWICZ (PPE/DE, PL) |
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Tariffe aeree più trasparenti Il Parlamento chiede di rendere molto più espliciti i doveri di informazione nei confronti dei passeggeri aerei sul costo totale del biglietto, che dovrà indicare tutte le imposte applicabili, gli oneri non evitabili, le sovrattasse e le tasse. Anche i costi della sicurezza devono essere comunicati ai viaggiatori. Chiede poi che nessun aeroporto si escluso dalla possibilità di beneficiare di un minimo di servizi aerei obbligatori e sollecita la definizione di norme sociali nel settore aereo. L'esperienza di quest'ultimo decennio ha dimostrato che determinate misure previste dalla liberalizzazione del mercato interno dell'aviazione - istituita e disciplinata dai regolamenti 2407/92, 2408/92 e 2409/92 (comunemente noti come "terzo pacchetto aereo") o sono mal applicate o necessitano di modifiche o chiarimenti. La proposta della Commissione, oltre a voler rimediare a questa situazione, intende assicurare l'aumento dell'efficienza del mercato, il miglioramento della sicurezza dei servizi aerei e una maggiore protezione dei passeggeri. Campo d'applicazione Il regolamento disciplina il rilascio delle licenze ai vettori aerei comunitari, il diritto dei vettori aerei comunitari di prestare servizi aerei all'interno della Comunità e la determinazione del prezzo dei servizi aerei effettuati all'interno della Comunità. Al riguardo, approvando la relazione di Arūnas DEGUTIS (ALDE/ADLE, LT), il Parlamento propone un emendamento volto a precisare che le disposizioni relative alle informazioni e alla non discriminazione di prezzo si applicano a voli in partenza da un aeroporto situato sul territorio di uno Stato membro e a voli effettuati da un vettore comunitario che parte da un aeroporto di un paese terzo verso un aeroporto di uno Stato membro, a meno che i vettori aerei siano soggetti agli stessi obblighi nel paese terzo in parola. Tariffe libere, ma trasparenti e non discriminatorie La proposta della Commissione lascia piena libertà ai vettori aerei comunitari di fissare le tariffe per i servizi che forniscono a livello intracomunitario, fatte salve le norme in merito agli "oneri di servizio pubblico" attraverso i quali gli Stati membri possono promuovere servizi aerei su determinate rotte (si veda più avanti). In merito alla trasparenza delle tariffe, la proposta della Commissione prevede solamente che i vettori aerei che operano all'interno della Comunità debbono fornire al pubblico informazioni complete circa le tariffe aeree praticate e le condizioni ad esse relative. Al Parlamento, tuttavia, queste disposizioni non bastano e propone quindi diversi emendamenti volti a rendere decisamente più espliciti i doveri di informazione nei confronti dei viaggiatori. Più in particolare, i deputati precisano che le tariffe aeree pubblicate in qualsiasi forma, anche su Internet, rivolte direttamente o indirettamente ai viaggiatori devono includere informazioni circa «tutte le imposte applicabili, gli oneri non evitabili, le sovrattasse e le tasse da esse imposte a beneficio di terzi»: tasse e altre imposte e prelievi statali, nonché tasse, prelievi, diritti e altri costi a favore delle compagnie aeree o dei gestori degli aeroporti. Un altro emendamento precisa poi che i supplementi di prezzi opzionali devono essere comunicati «in modo chiaro, trasparente e non ambiguo» all'inizio di qualsiasi processo di prenotazione e la loro accettazione da parte del passeggero deve avvenire sulla base di "opt-in". E' anche specificato che gli accordi impliciti di accettare i supplementi in parola «sono nulli». D'altra parte, le tariffe non dovranno incorporare i costi «che non sono effettivamente sostenuti dai vettori aerei». Tuttavia, quelli che non sono parte della tariffa aerea e che non sono riscossi da vettori aerei che operano all'interno della Comunità, devono però essere «esaurientemente pubblicizzati» dal "venditore di biglietti". Un altro emendamento precisa poi che, qualora il prezzo di un biglietto aereo comprenda i costi della sicurezza in aeroporto o a bordo, tali costi devono essere riportati in modo distinto sul biglietto o essere indicati in altro modo ai passeggeri. Le tasse per la sicurezza, siano esse prelevate dagli Stati membri o dai vettori aerei o da altri soggetti, è anche sottolineato, devono essere trasparenti ed essere «impiegate esclusivamente per sostenere i costi della sicurezza in aeroporto o a bordo dell'aeromobile». Gli Stati membri dovranno inoltre garantirne l'osservanza e prescrivere le sanzioni - effettive, proporzionate e dissuasive - per le violazioni al regolamento. In base alla proposta, a parte quanto previsto da eventuali accordi bilaterali tra Stati membri, uno Stato membro «non può operare discriminazioni in base alla nazionalità o all'identità di un vettore aereo consentendo ai vettori aerei comunitari di fissare tariffe per i servizi aerei tra il proprio territorio e un paese terzo». I vettori aerei inoltre devono fissare le tariffe senza operare alcuna discriminazione basata sulla nazionalità o sul luogo di residenza del passeggero o sul luogo di stabilimento dell'agente di viaggio all'interno della Comunità. In proposito, il Parlamento specifica che un vettore un aereo «non può imporre norme sui passeggeri e sulle agenzie di viaggio che servano in pratica a limitarne l'accesso libero e paritario alle tariffe aeree». Oneri di servizio pubblico, non solo verso aeroporti "regionali" Oltre alle disposizioni in materia di tariffe, il regolamento contempla le norme relative alle condizioni - anche finanziarie - per il rilascio delle licenze d'esercizio e alla loro validità, sospensione e revoca, nonché alle conseguenti procedure. Determina inoltre i requisiti in materia di copertura assicurativa (in materia di responsabilità in caso di incidenti, in particolare per quanto riguarda i passeggeri, il bagaglio, le merci trasportate, la posta e i terzi) e di immatricolazione dei vettori aerei, nonché le norme sui contratti di leasing. Contiene poi una serie di prescrizioni riguardanti l'accesso alle rotte, compresa la possibilità di ricorrere al "code sharing", e la distribuzione del traffico aereo. La proposta di regolamento, inoltre, consente agli Stati membri di imporre oneri di servizio pubblico riguardo ai servizi aerei effettuati verso un aeroporto regionale, «qualora tale rotta sia considerata essenziale per lo sviluppo economico della regione». Tale onere può essere imposto esclusivamente nella misura necessaria a garantire che su tale rotta «siano prestati servizi aerei di linea minimi rispondenti a determinati criteri di continuità, regolarità, tariffazione o capacità minima cui i vettori aerei non si atterrebbero se tenessero conto unicamente del loro interesse commerciale». Il Parlamento, anzitutto, sopprime la limitazione degli oneri di servizio pubblico ai soli "aeroporti regionali" poiché ritiene che qualsiasi aeroporto che serva una regione che necessita di sviluppo economico deve essere ritenuto adatto ad una rotta di servizio pubblico. Una definizione di "aeroporto regionale" ai fini degli oneri di servizio pubblico, invece, includerebbe alcuni aeroporti in regioni economicamente sane ed escluderebbe taluni aeroporti e regioni che necessitano di sostegno economico e sociale. Inoltre, chiede che l'opportunità di imporre il servizio aereo sia anche valutata alla luce dello sviluppo sociale - non solo economico - della regione servita dall'aeroporto. L'accesso ai servizi aerei di linea su una rotta sulla quale nessun vettore aereo abbia istituito o si appresti a istituire servizi aerei di linea conformemente all'onere di servizio pubblico imposto su tale rotta, può essere limitato dallo Stato membro ad un unico vettore aereo per un periodo non superiore a quattro anni, al termine del quale si procederà ad un riesame della situazione. Il diritto di effettuare siffatti servizi deve essere concesso, tramite gara pubblica (le cui procedure sono precisate dal regolamento), per rotte singole o, nei casi in cui ciò sia indispensabile per ragioni operative, per serie di rotte, a qualsiasi vettore aereo comunitario abilitato a effettuare tali servizi. Nel valutare la necessità e l'adeguatezza dei servizi aerei di linea di un onere di servizio pubblico previsto, gli Stati membri dovranno tenere conto dell'equilibrio tra l'onere previsto e le esigenze in materia di sviluppo economico della regione interessata e della possibilità di ricorrere ad altre modalità di trasporto e dell'idoneità di queste ultime a soddisfare il concreto fabbisogno di trasporto (in particolare nel caso in cui i servizi ferroviari esistenti servano la rotta prevista con un tempo di percorrenza inferiore a tre ore). Dovranno anche prendere in considerazione le tariffe aeree e le condizioni proposte agli utenti, nonché l'effetto combinato di tutti i vettori aerei che operano o intendono operare sulla rotta di cui trattasi. Legislazione sociale Le attività svolte a partire da basi ubicate in paesi diversi dal paese di origine hanno già creato problemi per la determinazione della legislazione applicabile agli equipaggi impiegati. I deputati propongono quindi un emendamento che impone agli Stati membri di garantire «l'opportuna applicazione della legislazione sociale nazionale e comunitaria» ai dipendenti di un vettore aereo comunitario che effettua servizi aerei da una base operativa al di fuori del territorio dello Stato membro nel quale lo stesso vettore aereo comunitario ha la principale sede di attività commerciale. Al riguardo, facendo proprio un emendamento del PSE, il Parlamento chiede alla Commissione di proporre una legislazione relativa alle condizioni sociali e lavorative nel settore dell'aviazione europea. Nel frattempo, la Commissione dovrebbe richiedere alle compagnie aeree di osservare le norme concernenti il distacco dei lavoratori nei casi in cui esse riguardano i loro dipendenti. Tocca ora al Consiglio - che peraltro ha già approvato degli orientamenti generali - esaminare le proposte del Parlamento su tale regolamento. Spetterà poi nuovamente ai deputati pronunciarsi. Link utili Proposta della Commissione Riferimenti Arūnas DEGUTIS (ALDE/ADLE, LT) |
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La politica marittima prende una rotta ambientalista Il Parlamento chiede di ridurre le emissioni dei trasporti marittimi al fine di lottare contro i cambiamenti climatici e una politica di prevenzione dell'inquinamento dei mari. Sollecita la protezione dei cantieri europei dalla concorrenza asiatica e il miglioramento della politica costiera e portuale. Occorre poi aumentare gli investimenti infrastrutturali, promuovere una politica turistica e della pesca sostenibili e sviluppare la ricerca, la biotecnologia blu e l'energia eolica offshore. Approvando la relazione di Wilhelm PIECYK (PSE, DE) con 530 voti favorevoli, 25 contrari e 6 astensioni, il Parlamento si compiace anzitutto della presentazione del Libro verde della Commissione europea e sostiene l'"approccio integrato" alla politica marittima, con il quale si descrivono per la prima volta i settori strategici marittimi come la cantieristica, la navigazione, la sicurezza marittima, il turismo, la pesca, la politica portuale, l'ambiente marino, la ricerca, l'industria, la pianificazione territoriale e altri settori, citandone la reciproca dipendenza. A suo parere, infatti, l'UE e i suoi Stati membri hanno l'opportunità di elaborare una politica marittima orientata al futuro che consiste nella protezione dell'ambiente marino e in un intelligente e innovativo sfruttamento dei mari, pur facendo sì che la sostenibilità rimanga l’elemento cardine della politica marittima. Accogliendo un emendamento proposto da Francesco MUSOTTO (PPE/DE, IT) e Luigi COCILOVO (ALDE/ADLE, IT), inoltre, invita la Commissione a far proprie le varie raccomandazioni contenute nella sua relazione sulle isole e le limitazioni naturali ed economiche nel contesto della politica regionale. Il cambiamento climatico è la maggiore sfida della politica marittima Il Parlamento osserva «che è ormai scoccata da tempo l'ora di agire» e che alla Comunità rimangono altri 13 anni «per impedire la catastrofe climatica attraverso l'impiego di nuove tecnologie». In proposito, rileva che fra gli scenari specifici rientrano l'aumento del livello dei mari, ondate di caldo, inondazioni, tempeste, incendi boschivi e siccità a livello mondiale. Ma anche la potenziale problematica inerente ai profughi per motivi climatici e altri problemi di sicurezza internazionale risultanti da eventuali conflitti per risorse comuni. In tale contesto, i deputati ritengono che l'UE debba assumere una posizione di guida e orientamento e sottolineano che la politica marittima europea deve svolgere un ruolo di rilievo nella lotta al cambiamento climatico. Anche perché il trasporto marittimo è responsabile del 4% circa delle emissioni globali di CO2 (pari a quasi 1.000 milioni di tonnellate) e secondo uno studio OMI le emissioni di gas a effetto serra provocate dal traffico marittimo aumenteranno entro il 2020 di oltre il 70%. Per il Parlamento, pertanto, si tratta, in primo luogo, di ridurre drasticamente le emissioni di sostanze come la CO2 (anidride carbonica), la SO2 (ossido di zolfo) e gli NOx (ossidi di azoto) provenienti dalle navi. In seguito occorre introdurre il sistema dello scambio di emissioni per il trasporto marittimo e, infine, è necessario introdurre e promuovere per il trasporto marittimo le fonti rinnovabili come l'energia eolica e solare. Prevenire l'inquinamento Nel riconoscere che le emissioni di sostanze che inquinano l'atmosfera originate dalle navi supereranno in un prossimo futuro quelle provenienti da fonti terrestri, il Parlamento chiede quindi di fissare norme per le emissioni di NOx per le navi che approdano nei porti dell'UE, designare il Mediterraneo e l'Atlantico nord-orientale quali zone di controllo delle emissioni di zolfo e ridurre dall'1,5 allo 0,5% il tenore massimo di zolfo consentito nei carburanti delle navi passeggeri. E' anche necessario introdurre misure fiscali quali imposte sulle emissioni di SO2 e di NOx provenienti dalle navi, promuovere l'introduzione di dazi portuali e di accesso alle zone navigabili differenziati a favore delle navi con basse emissioni ed elaborare una direttiva UE sulla qualità dei carburanti navali. Occorrono poi incentivi fiscali all'impiego di biocarburanti e maggiori sostegni alla ricerca, nonché l'intensificazione dell'uso dell'energia eolica per la propulsione delle navi. Il Parlamento ritiene che gli sforzi nella prevenzione e nella lotta contro l'inquinamento provocato da navi non debbano limitarsi all'inquinamento da petrolio, ma interessare tutti i tipi di inquinamento. Plaude al sistema operativo CleanSeaNet per la sorveglianza e il rilevamento di inquinamento, che aiuterà gli Stati costieri a localizzare e individuare chi inquina e sollecita la Commissione a rafforzare tutte le misure relative alla responsabilità civile e penale in caso di incidente o inconveniente. La Commissione dovrebbe inoltre esplorare tutte le possibilità offerte dalla Corte di giustizia in campo penale, applicando nel settore marittimo, come avviene in altri, il principio "chi inquina paga". Dovrebbe anche elaborare un "passaporto verde" che dovrebbe essere conservato con i documenti di bordo ed indicare tutte le sostanze tossiche contenute a bordo della nave. Alla Commissione è poi chiesto di presentare al più presto una proposta per far sì che, nelle nuove navi, il combustibile di stiva sia contenuto in serbatoi a doppio scafo e di rafforzare la vigilanza sull'applicazione delle normative in questo campo. Occorre poi limitare a zone ben definite, soggette a sorveglianza, il trasbordo via mare di petrolio e altri carichi tossici, in modo da facilitare l'individuazione delle responsabilità in caso di scarico in mare di sostanze inquinanti. Il Parlamento, peraltro, chiede l'introduzione di un marchio di qualità europeo per le navi rispondenti ai più recenti standard di sicurezza e sociali, che assicuri un trattamento preferenziale nell'ambito dei controlli da parte dello Stato di approdo. Nel rilevare poi che gran parte dell'inquinamento dell'ambiente marino è originato da fonti terrestri - inclusi, tra l'altro, gli scoli agricoli e le emissioni industriali - sottolinea che l'UE deve adottare misure volte a limitare e prevenire un ulteriore inquinamento, anche attraverso la nuova tecnologia GMES. Migliorare la politica costiera europea Nel sottolineare la fondamentale importanza dei porti e il ruolo che essi svolgono come punti di snodo del commercio internazionale, motori economici e macchine occupazionali per le regioni costiere, luoghi di trasbordo della pesca e strutture essenziali per i controlli di sicurezza, i deputati chiedono una revisione della direttiva sugli impianti portuali di raccolta dei rifiuti delle navi e i residui di carico, in modo che tutte le navi che attraccano nei porti di uno Stato membro possano smaltire al 100% i propri rifiuti solidi e liquidi. Ritengono, inoltre che occorra predisporre il migliore collegamento al retroterra dei porti europei. Il Parlamento ritiene necessari «sforzi particolari» per rafforzare la sensibilizzazione in campo marittimo. Incoraggia poi le regioni marittime a investire nelle infrastrutture delle loro marine e in altre strutture correlate alla nautica da diporto, al turismo da crociera e agli sport subacquei, assicurando la protezione degli habitat, delle specie e degli ecosistemi marini in generale. Ricordando però che «esiste un limite naturale all'attività umana ... che le zone costiere possono assorbire senza un degrado ambientale grave e forse irreversibile», invita la Commissione a presentare una strategia europea sostenibile per il turismo marittimo incentrata su un approccio politico integrato. Occorre infine valorizzare il patrimonio archeologico marittimo. Chiedendo poi l'elaborazione delle misure necessarie per prevenire e gestire i rischi di danni alle zone costiere causati da catastrofi naturali, il Parlamento ritiene che la costruzione di difese costiere per garantire una protezione contro l'innalzamento del livello dei mari possa condurre a una perdita di habitat, mentre l'innalzamento stesso causa un "arretramento costiero" delle paludi salmastre e dei banchi sabbiosi e l'erosione delle dune di sabbia. Sollecitano quindi una strategia a lungo termine volta a preservare le difese costiere, garantire una protezione contro l'innalzamento del livello dei mari e ridurre al minimo la perdita di habitat. Politica integrata della pesca I deputati ritengono che l'attività di pesca debba contribuire a mantenere comunità costiere vitali. Rilevano tuttavia che la pesca dovrà essere limitata in futuro attraverso misure precauzionali che garantiscano il mantenimento di ecosistemi sani e la protezione di specie e habitat rari, vulnerabili o preziosi, e che ciò comporterà inevitabilmente maggiori livelli di protezione ambientale rispetto al passato, con una rete di zone marine protette e un sistema di gestione integrata delle zone costiere. Il Parlamento chiede poi che si compiano maggiori sforzi per porre fine «al problema deplorevole» delle catture accidentali - ritenuta «un'aberrazione che va fermata» - e dei rigetti in mare, migliorando la selettività della pesca, modificando gli attrezzi e le tecniche di pesca. Nel sottolineare la crescente importanza socioeconomica dell'acquicoltura, sollecita l'istituzione di zone chiaramente definite dove si possano raggruppare le aziende di allevamento. Ma richiama l'attenzione sul fatto che talune pratiche di acquicoltura - come la cattura in ambiente marino di novellame di determinate specie per l'ingrasso - stanno contribuendo all'esaurimento di talune specie. Promuovere la competitività dei cantieri europei Nel sottolineare che il trasporto marittimo «è una componente irrinunciabile del sistema economico mondiale», il Parlamento ritiene che l'incentivazione del trasporto marittimo come modalità di trasporto sostenibile postula anche lo sviluppo e l'ampliamento dei porti e delle zone portuali. Evidenzia poi che la politica marittima europea dovrebbe cercare di preservare e rafforzare la posizione delle industrie marittime e delle attività specializzate europee. La Commissione dovrebbe quindi sostenere, a livello dell'OMC, i cantieri navali europei che sono continuamente esposti alla concorrenza sleale praticata dai costruttori navali asiatici. Occorre inoltre promuovere maggiormente la ricerca e lo sviluppo di tecnologie più efficienti e pulite in materia marittima e portuale. Ricerca marina, energia, tecnologia e innovazione Il Parlamento invita la Commissione a presentare una strategia per una ricerca marittima europea, un miglior coordinamento e la creazione di una rete tra gli istituti europei di ricerca marina. A tal fine, sollecita l’istituzione di una "rete europea delle scienze marine" con la partecipazione di tutti i competenti istituti europei di ricerca marina e il sostegno dell'UE. Le conoscenze acquisite andrebbero inserite e conservate in una banca dati europea sul mare messa a disposizione di tutti gli istituti di ricerca marittima. Inoltre dovrebbe essere sviluppato un Atlante marino europeo. I deputati sottolineano che l'energia eolica offshore possiede un enorme potenziale di sviluppo e può contribuire sensibilmente all'indipendenza dell'Europa dalle importazioni di energia nonché alla protezione del clima. Invitano quindi la Commissione a elaborare un piano d'azione che promuova una maggiore messa in rete e indichi le possibilità di giungere, entro il 2020, a una capacità di produzione di energia di almeno 50 GW. Ritenendo la biotecnologia blu «una delle tecnologie più promettenti per i prossimi decenni», con numerose possibili applicazioni in campo medico, cosmetico, nell'industria alimentare e nel risanamento ambientale, il Parlamento chiede il rafforzamento delle attività di ricerca in questo settore, suggerendo agli Stati membri di sfruttare la creazione di un Fondo azzurro per gli investimenti. Il Parlamento, infine, rileva che i sedimenti del fondale oceanico contengono notevoli quantità di idrati di gas che potrebbero integrare o sostituire gli idrocarburi tradizionali. Fa quindi presente che garantire l’accesso a queste risorse, valutarle e mettere a punto metodi per sfruttarle «costituisce una sfida di ampia portata che l'Europa dovrebbe esaminare attentamente». I deputati, inoltre, ritengono che l’estensione della piattaforma continentale degli Stati membri dell’UE oltre le 200 miglia nautiche «costituisca un’opportunità per preservare l’accesso a potenziali risorse supplementari». Link utili Comunicazione della Commissione - Verso una politica marittima dell’Unione: una visione europea degli oceani e dei mari Riferimenti Wilhelm Ernst PIECYK (PSE, DE) |
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Gas e elettricità: nessuna alternativa alla liberalizzazione Il Parlamento chiede agli Stati membri la rapida attuazione delle norme UE sulla liberalizzazione dei mercati di elettricità e gas e di non promuovere i campioni nazionali. Ritenendo poi che la proprietà pubblica riduce il gioco della concorrenza in tali mercati e la trasparenza per i potenziali investitori, sollecita la separazione della trasmissione e l'aumento degli investimenti sulle infrastrutture, nonché l'eliminazione delle tariffe regolamentate e degli aiuti alle fonti non rinnovabili. Occorre poi istituire una Carta dell'utente dell'energia e garantire maggiore trasparenza ai consumatori. Per i deputati, è anche necessario un livello di interconnessione del 10% negli Stati membri, diversificare gli itinerari delle reti del gas e gestire solidalmente lo stoccaggio. Infine devono essere aumentate le competenze delle autorità di regolamentazione nazionali. In risposta al pacchetto energetico presentato all'inizio dell'anno e in vista del prossimo pacchetto sulla liberalizzazione dei mercati dell'energia, il Parlamento ha adottato la relazione di Alejo VIDAL-QUADRAS ROCA (PPE/DE, ES) che ribadisce anzitutto la necessità di incrementare gli sforzi per istituire una politica energetica comune «basata su una visione più ampia dell'interesse comune europeo nel settore energetico, rispettando le caratteristiche nazionali e consentendo agli Stati membri di mantenere i loro mix energetici per diversificare il più possibile le fonti e i produttori di energia». Applicare le norme, sorvegliare le concentrazioni e non sostenere i campioni nazionali I deputati si dicono preoccupati per il fatto che 20 Stati membri non abbiano recepito «nella lettera e nello spirito» le direttive recanti norme comuni per il mercato interno dell'energia elettrica e del gas (direttive 2003/54/CE e 2003/55/CE) e li invitano pertanto a recepire e a dare piena attuazione a tali direttive senza indugio. Anche perché ritengono, come la Commissione, che «non esiste alternativa al processo di liberalizzazione». Inoltre, le direttive, se adeguatamente applicate, assicurerebbero uno scenario competitivo e il completamento del mercato unico dell'energia. Accolgono pertanto con favore la proposta della Commissione di affrontare il cattivo funzionamento del mercato applicando provvedimenti basati sulla concorrenza e misure normative, e appoggiano la sua intenzione di avviare procedure d'infrazione nei confronti degli Stati membri che non hanno ancora recepito o attuato correttamente le direttive. Nel mettere in guardia contro un'eccessiva concentrazione del mercato, il Parlamento invita poi la Commissione a adottare ulteriori provvedimenti in caso di abuso di posizione dominante e sollecita ulteriori progressi nell'integrazione del mercato e in ambito normativo. Esorta inoltre la Commissione a sorvegliare da vicino l'impatto della concentrazione sulla concorrenza, a livello nazionale ed europeo, tenendo altresì conto del processo di consolidamento in corso che sta generando nuove, grandi imprese energetiche multinazionali, attive in un notevole numero di Stati membri e con un elevato grado di integrazione verticale e di produzione di gas-elettricità. Allo stesso tempo, dovrebbe tener conto, in tutte le sue azioni e proposte, dell'importanza del ruolo delle piccole e medie aziende produttrici di energia per il funzionamento di mercati energetici competitivi. I governi nazionali sono invece invitati a porre termine alla promozione dei loro "campioni" nazionali e ad astenersi dall'adottare normative protezionistiche «che ostacolano lo sviluppo di un mercato europeo dell'energia realmente integrato». Facendo proprio un emendamento proposto dal relatore, il Parlamento afferma che la proprietà pubblica nei mercati dell'energia elettrica e del gas costituisce «una delle cause principali di distorsioni a livello UE» e che lo stimolo per la concorrenza in tali mercati «è ridotto se esistono imprese pubbliche». Nella maggior parte dei casi, infatti, «esiste un minore livello di trasparenza e informazione per potenziali investitori» e, inoltre, «tali società dipendono da decisioni politiche adottate dai governi degli Stati membri». Il Parlamento ribadisce quindi l'importanza di completare quanto prima un mercato europeo dell'energia «pienamente liberalizzato» ed esorta la Commissione a presentare il pacchetto di misure supplementari per il mercato interno alla fine di settembre 2007, come annunciato. Separazione della trasmissione Per il Parlamento, la separazione della proprietà della trasmissione rappresenta «lo strumento più efficace per promuovere gli investimenti nelle infrastrutture in maniera non discriminatoria, un equo accesso alla rete da parte dei nuovi arrivati e la trasparenza del mercato». Sottolinea tuttavia che questo modello «non risolve tutti i problemi, quali le interconnessioni o i punti di congestione». Inoltre, nel riconoscere che l'applicazione di ulteriori misure di separazione per il settore del gas «non è semplice», chiede la messa a punto di soluzioni specifiche «che consentano la realizzazione del mercato interno del gas, tenendo conto delle differenze tra i mercati a monte e i mercati a valle». In tale contesto, i deputati invitano la Commissione a presentare un'analisi in cui siano dimostrati il costo della separazione della proprietà e dell'ISO per gli Stati membri, gli effetti previsti sugli investimenti in materia di reti e i benefici per il mercato interno e i consumatori. Tale analisi, a loro parere, dovrebbe anche esaminare quali vantaggi si otterrebbero adottando l'impostazione di separazione della proprietà rispetto all'approccio dell'operatore indipendente del mercato regionale. Il Parlamento, d'altra parte, chiede alla Commissione di presentare una proposta equilibrata che consenta alle imprese di gas dell'UE di utilizzare gli investimenti in nuovi gasdotti a monte e contratti a lungo termine per aumentare il loro peso negoziale rispetto a paesi terzi. Insiste, tuttavia, sull'opportunità di non permettere ad alcuna impresa di un paese terzo di acquisire infrastrutture energetiche a meno che esista reciprocità con detto paese. Incrementare gli investimenti nelle reti di elettricità e gas Nel ribadire preoccupazione per la mancanza di investimenti per l'ammodernamento delle reti di elettricità e gas al fine di garantire la sicurezza dell'approvvigionamento nell'UE, i deputati chiedono la creazione di un quadro regolamentare stabile, coerente e trasparente capace di instaurare un clima di fiducia favorevole agli investimenti. Si rammaricano, inoltre che negli Stati membri sussistano ancora numerosi ostacoli che causano ritardi sproporzionati nella creazione di nuove infrastrutture per l'importazione di energia e nella connessione di nuova generazione alla rete elettrica principale. Le autorità nazionali, regionali e locali dovrebbero quindi prendere tutte le misure necessarie per garantire che tali ritardi siano ridotti al minimo e che tutte le aree abitate periferiche e inaccessibili (comprese le isole e le zone montuose) siano collegate con la rete elettrica principale. Gli Stati membri sono poi invitati ad incrementare la capacità della rete al fine di consentire l'integrazione della produzione nuova e consistente di energia rinnovabile sulla terraferma e in mare. Mentre la Commissione dovrebbe valutare la fattibilità della creazione di una «rete europea intelligente» che preveda una grande varietà di opzioni di generazione, incrementi il potere dei consumatori e sia in grado di individuare ed analizzare rapidamente eventuali malfunzionamenti nonché di risolverli e rimediare alle loro conseguenze. Nel sottolineare la necessità di un'armonizzazione tecnica delle reti europee, i deputati invitano inoltre la Commissione ad elaborare una tabella di marcia per la realizzazione di una rete unica europea dell'elettricità e del gas e la esortano a proporre misure concrete per sfruttare il potenziale del biogas in modo più estensivo. Il Parlamento accoglie con favore l'obiettivo indicativo del raggiungimento di un livello di interconnessione pari al 10% negli Stati membri e li invita ad intensificare i propri sforzi, anche mediante un rafforzamento della cooperazione bilaterale, per rimuovere gli ostacoli tecnici, amministrativi e politici al completamento dei progetti esistenti e futuri. Ribadisce poi la necessità di aumentare il bilancio destinato alle reti transeuropee per l'energia, in particolare per superare gli ostacoli ambientali. Sopprimere le tariffe regolamentate e informare i consumatori Il Parlamento esorta gli Stati membri a sopprimere gradualmente l'applicazione delle tariffe regolamentate generalizzate - con l'eccezione delle tariffe di ultima istanza - «garantendo nel contempo la presenza di norme adeguate per proteggere i clienti vulnerabili». Rammenta inoltre che gli interventi sui prezzi andrebbero consentiti solamente come ultimo ricorso, nel caso in cui le autorità nazionali di regolamentazione tentino di controllare un incremento dei prezzi creato artificialmente al fine di evitare danni ai consumatori, alle imprese e ai nuovi operatori, e ribadisce che i prezzi dovrebbero in ogni caso coprire i costi reali. Per i deputati è anche necessario sopprimere le sovvenzioni per le fonti energetiche non rinnovabili «assicurando così condizioni omogenee», internalizzare i costi ambientali esterni nel prezzo dell'energia e utilizzare strumenti di mercato per conseguire obiettivi ambientali e di politica energetica. Incoraggiando poi il risparmio e l'efficienza energetici, chiedono misure sociali adeguatamente mirate e trasparenti che, senza ostacolare una concorrenza leale, «servano a proteggere i consumatori vulnerabili e svantaggiati». In proposito, la Commissione è esortata a presentare la propria proposta di una Carta dell'utente dell'energia entro la fine del 2007. I deputati ritengono che la trasparenza sia un requisito preliminare per lo sviluppo della concorrenza e che l'informazione debba sempre essere trasmessa in modo tempestivo, chiaro, non discriminatorio ed essere di facile accesso. In proposito, osservando le difficoltà che i consumatori domestici incontrano volendo beneficiare di mercati liberalizzati, sollecitano la Commissione a presentare proposte concrete riguardo al modo in cui migliorare la trasparenza per i consumatori, rendere le informazioni destinate ai consumatori più esaurienti e chiare (includendo le varie tariffe disponibili, il mix energetico dell'impresa e altre informazioni utili quali l'etichettatura), nonché a rafforzare il ruolo delle organizzazioni dei consumatori sul mercato energetico dell'UE. Concordano inoltre con la Commissione quanto alla necessità di introdurre linee guida vincolanti per il mercato dell'elettricità e per quello del gas. Gestione solidale delle riserve strategiche Il Parlamento concorda con la valutazione della Commissione secondo cui, per quanto riguarda il gas, viste le attuali tecnologie, «è preferibile diversificare gli itinerari e le tecnologie di approvvigionamento», quali gli impianti di degassificazione e i terminali di gas naturale liquido, «piuttosto che creare riserve ingenti di gas». L'Esecutivo è poi invitato a presentare una proposta concreta per un migliore utilizzo delle riserve di gas attuali, «senza alterare l'equilibrio fra la sicurezza dell'approvvigionamento e il sostegno a nuove imprese sul mercato». Nel sottolineare la complementarità della rete elettrica e della rete del gas, i deputati evidenziano che lo stoccaggio del gas «dovrebbe essere gestito solidalmente a livello nazionale ed europeo». Contratti a lungo termine I deputati riconoscono che i contratti di lungo termine a monte, in particolare nel settore del gas, sono necessari per creare un clima favorevole agli investimenti e contribuire significativamente alla sicurezza dell'approvvigionamento, e che essi non nuocciono all'integrazione del mercato interno dell'energia, «a condizione che i nuovi entranti non siano esclusi». Ritengono peraltro che debba essere garantita un'applicazione equilibrata ed efficace del principio dell'utilizzo obbligatorio delle capacità pena la loro perdita ("use-it-or-lose-it"), «cosicché i nuovi entranti possano accedere alle reti là dove le capacità non sono utilizzate». La relazione chiede poi che siano consentiti i contratti bilaterali di lungo termine a valle, in quanto forniscono un'opportunità per le industrie ad elevato utilizzo energetico di negoziare prezzi più contenuti e stabili per l'energia con i fornitori di loro scelta, sempreché non occupino una quota di mercato troppo importante e non impediscano ai clienti di cambiare fornitore. Ma devono essere adeguatamente controllati dalle autorità competenti, non devono generare costi aggiuntivi per le reti, precludere il mercato ai nuovi entranti e ostacolare lo sviluppo del mercato. D'altra parte, la Commissione è invitata a proporre una definizione di grande utente energetico e a fornire orientamenti chiari sui contratti bilaterali di lungo termine a valle al fine di ridurre l'incertezza nel mercato e di puntare a una standardizzazione dei contratti. Aumentare le competenze delle autorità di regolamentazione I deputati accolgono con favore la proposta della Commissione di migliorare la cooperazione tra le autorità nazionali di regolamentazione a livello comunitario, attraverso un organismo UE. Sottolineano peraltro che i regolatori nazionali «dovrebbero rimanere l'unica autorità competente per le decisioni che interessano esclusivamente il loro mercato nazionale». Tali autorità, inoltre, devono essere «indipendenti, forti e dotate di competenze ben definite», al fine di garantire la piena applicazione e il rispetto della normativa da parte degli operatori del mercato e la creazione delle condizioni necessarie per adeguati livelli d'investimento e di trasparenza. Al riguardo i deputati criticano «l'interventismo eccessivo di taluni governi» nelle decisioni adottate dalle autorità nazionali di regolamentazione, «in quanto ciò mette a repentaglio il loro ruolo di autorità indipendenti». Il Parlamento sostiene anche la necessità di armonizzare le loro competenze a livello UE mediante l'introduzione di norme comuni sulla trasparenza, la comunicazione delle informazioni e la responsabilità, al fine di garantirne l'indipendenza dalle autorità nazionali e dall'industria. Ma dovrebbero anche essere estese, consentendo alle autorità di regolamentazione nazionali in materia di energia di sanzionare un operatore che non rispetti le loro decisioni o un gestore di trasporto che venga meno ai propri obblighi di manutenzione della rete. Le autorità dovrebbero poi garantire che le imprese energetiche abbiano l'obbligo statutario di rilasciare ai consumatori consigli in materia di risparmio energetico e imporre programmi di cessione dell'elettricità e del gas. Link utili
Comunicazione della Commissione - Una politica energetica per
l'Europa Riferimenti Alejo VIDAL-QUADRAS ROCA (PPE/DE, ES) |
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Consumatori più informati sui loro alimenti L'Aula si è pronunciata su un pacchetto di misure riguardanti additivi, aromi e enzimi presenti negli alimenti. Sollecitando più garanzie per i consumatori, specie in materia di trasparenza, i deputati chiedono che se queste sostanze sono derivate da OGM vi sia una chiara indicazione in etichetta. Il ricorso a tali sostanze, come i coloranti, dovrebbe poi essere consentito solo se non comporta rischi per la salute e non inganna i consumatori in merito agli ingredienti presenti in un alimento. Un primo regolamento istituisce una procedura di autorizzazione uniforme e centralizzata degli additivi, degli enzimi e degli aromi destinati a essere utilizzati nei prodotti alimentari. Questa procedura è basata su una valutazione dei rischi effettuata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare e su una gestione dei rischi. Vi sono poi altre tre proposte specifiche per le diverse sostanze. Per gli enzimi si tratta di norme totalmente nuove, per le altre si tratta di un aggiornamento e di una semplificazione di quelle vigenti. Per tutte queste sostanze è prevista la definizione di un elenco positivo di quelle autorizzate e dei criteri per essere tali, delle condizioni di utilizzo e delle norme in materia di etichettatura. Il Consiglio esaminerà questo pacchetto in autunno e, successivamente, la palla tornerà nel campo del Parlamento. Una procedura uniforme di autorizzazione Approvando la relazione di Åsa WESTLUND (PSE, SE), il Parlamento precisa che il regolamento sulla procedura di autorizzazione uniforme deve contribuire anzitutto «al miglioramento della protezione dei consumatori e della salute pubblica», oltre che alla libera circolazione dei prodotti alimentari nella Comunità. Il regolamento prevede la definizione di un elenco comunitario delle sostanze autorizzate nel quadro di ciascuna legislazione settoriale, che deve essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Per procedere all'aggiornamento dell'elenco (mediante l'aggiunta o il ritiro di una sostanza oppure con l'aggiunta o la modifica delle condizioni, delle caratteristiche o delle restrizioni) la Commissione dovrà adottare un regolamento con la procedura del comitato di esperti governativi. In proposito, il Parlamento, rinunciando a chiedere il potere di codecisione per questo compito, ha adottato un emendamento che impone all'Esecutivo di motivare la sua proposta e di spiegare le considerazioni su cui si basa. La procedura uniforme che porta all'aggiornamento dell'elenco comunitario può essere avviata o su iniziativa della Commissione oppure a seguito di una domanda presentata da uno Stato membro o da una persona interessata. La Commissione, in tale ambito, è tenuta a richiedere preliminarmente il parere dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (AESA), ma per il ritiro di una sostanza o la modifica delle condizioni, il suo parere è richiesto unicamente se l'aggiornamento può avere effetto sulla salute dell'uomo. Il Parlamento sottolinea che nella produzione e nel trattamento degli alimenti «la trasparenza è determinante ai fini della credibilità nei confronti dei consumatori» e della fiducia che essi ripongono nel modo in cui l'UE affronta le questioni relative agli alimenti. D'altra parte riconosce che in taluni casi è necessario mantenere un certo grado di riservatezza, ma soltanto qualora la divulgazione di informazioni possa nuocere gravemente alla posizione del richiedente nei confronti della concorrenza. Al fine di garantire un vantaggio ai richiedenti che si sono accollati ingenti oneri finanziari per realizzare gli studi tossicologici in materia di sicurezza in vista dell'inserimento di una sostanza nell'elenco, il Parlamento propone di riservare loro l'esclusiva dei dati scientifici e delle altre informazioni per un periodo di cinque anni. Queste informazioni, a determinate condizioni, non possono quindi essere usate a beneficio di un richiedente successivo alla data dell'autorizzazione, a meno che questo non abbia concordato con il richiedente precedente la possibilità di usare tali dati e informazioni. Etichette chiare per gli additivi Gli additivi sono sostanze - non consumate come alimenti a sé - con funzioni dolcificanti, coloranti, conservanti, antiossidanti, coadiuvanti, antiagglomeranti ed emulsionanti. In questa categoria rientrano inoltre gli agenti antischiumogeni o schiumogeni, gelificanti, umidificanti, lievitanti, addensanti e lubrificanti, e i gas di imballaggio. Approvando una seconda relazione di Åsa WESTLUND, il Parlamento precisa anzitutto che la proposta di regolamento deve assicurare un elevato livello di tutela dell'ambiente, oltre che della salute umana e dei consumatori. I deputati ritengono infatti che quanto ingerito diviene poi parte del ciclo naturale ed è possibile che una sostanza, pur non comportando rischi per la salute umana, possa avere effetti negativi per l'ambiente in un secondo momento. La proposta di regolamento stabilisce gli elenchi comunitari degli additivi alimentari autorizzati, le condizioni d'uso degli additivi nei prodotti alimentari, negli additivi alimentari e negli enzimi alimentari e le norme relative all’etichettatura degli additivi alimentari commercializzati come tali. In particolare, un additivo alimentare può essere incluso negli elenchi soltanto se, sulla base dei dati scientifici disponibili, il tipo d’impiego proposto non pone problemi di sicurezza per la salute dei consumatori, il suo impiego può essere ragionevolmente considerato una necessità tecnica che non può essere soddisfatta con altri mezzi economicamente e tecnologicamente praticabili, e se il suo impiego non induce in errore i consumatori. Il Parlamento specifica che un additivo alimentare e/o un alimento contenente tale additivo non può essere commercializzato qualora l'impiego dell'additivo non sia conforme a quanto prescritto dal regolamento e chiede che una tale sostanza, sulla base delle prove scientifiche disponibili, non comporti alcun effetto ambientale negativo «in nessun momento del suo ciclo di vita». La proposta di regolamento stabilisce inoltre che un additivo alimentare deve presentare vantaggi e benefici per i consumatori e quindi contribuire a conservare la qualità nutrizionale degli alimenti, a fornire gli ingredienti o i costituenti necessari per la fabbricazione di alimenti destinati a consumatori con esigenze dietetiche particolari e ad accrescere la capacità di conservazione o la stabilità di un alimento o migliorarne le proprietà organolettiche, a condizione di non alterare la natura, la sostanza o la qualità dell’alimento in modo da indurre in errore i consumatori. A quest'ultimo proposito, i deputati precisano che ciò include, ad esempio, la qualità degli ingredienti utilizzati, la naturalezza di un prodotto e il contenuto di frutta e verdura. Un emendamento prevede che, ad eccezione delle informazioni e dei dati esclusivi che è opportuno mantenere confidenziali, l'autorizzazione di un additivo alimentare deve menzionare in modo esplicito e trasparente l'esame dei criteri descritti e motivarne la decisione definitiva. Delle condizioni specifiche sono previste per gli edulcoranti e i coloranti, mentre i deputati precisano che l'aggiunta di un colorante è possibile se non sussiste il rischio che la sua presenza «induca il consumatore a credere che l'alimento contenga ingredienti diversi da quelli effettivamente presenti». A grande maggioranza - 426 voti favorevoli, 251 contrari e 13 astensioni - il Parlamento ha confermato l'emendamento volto a imporre che un additivo alimentare prodotto a partire da OGM o mediante OGM oppure derivato da OGM, sia etichettato «in modo chiaro» e che l'etichetta riporti la menzione "prodotto derivato da OGM" o "prodotto da OGM" accanto al nome. In forza alla proposta di regolamento, è poi vietato l’impiego di additivi nei prodotti alimentari non trasformati e negli alimenti per lattanti e per la prima infanzia, compresi gli alimenti dietetici per scopi medici speciali, tranne che nei casi specificati nell'allegato del regolamento. Alcuni Stati membri potranno inoltre continuare a vietare l’impiego di determinate categorie di additivi nelle derrate alimentari tradizionali prodotte sul loro territorio ed elencate in detto allegato. Così per la produzione di Mortadella, Cotechino e Zampone tradizionale, l'Italia potrà vietare il ricorso a tutti gli additivi, tranne i conservanti, gli antiossidanti, i regolatori dell’acidità, gli esaltatori di sapidità, gli stabilizzanti e i gas d’imballaggio. Un emendamento chiede che gli additivi alimentari esistenti sul mercato alla data dell'entrata in vigore del regolamento (circa 300) ma che non siano stati esaminati e non abbiano ricevuto un parere positivo da parte del Comitato scientifico per i prodotti alimentari o dall'Autorità dovranno essere sottoposti a una nuova valutazione dei rischi da parte dell’Autorità. Tale esame, precisa il Parlamento, dovrà essere effettuato sulla base delle condizioni di autorizzazione stabilite dal regolamento e di una valutazione del consumo e della gestione dei rischi. Questi additivi potranno tuttavia rimanere sul mercato fino a quando l'Autorità non avrà completato la nuova valutazione dei rischi. Enzimi e aromi: principio di precauzione e etichettatura degli OGM Anche per enzimi e aromi è prevista la compilazione - tramite la procedura uniforme - di un elenco comunitario delle sostanze che possono essere immesse sul mercato in quanto tali e utilizzate negli alimenti, conformemente alle specifiche e alle condizioni d'uso fissate dai rispettivi regolamenti. La Commissione stima 300 enzimi e 2.600 sostanze aromatizzanti da inserire nell'elenco, e 100 domande di autorizzazione l’anno per gli aromi. Gli enzimi svolgono un ruolo di crescente importanza nella produzione di derrate alimentari e possono essere utilizzati al posto di sostanze chimiche per migliorare la consistenza, l'aspetto, il valore nutrizionale e l'aroma degli alimenti, nonché per agevolare taluni processi di produzione alimentare (per esempio per aiutare il pane a lievitare). Un emendamento proposto sia dalla relazione di Avril DOYLE (PPE/DE, IE) sia da quella di Mojca DRČAR MURKO (ALDE/ADLE, SI) precisa che la sicurezza di tali sostanze deve essere valutata anche alla luce del principio di precauzione, oltre che in base ai dati scientifici disponibili. Per entrambe le sostanze, inoltre, due altri emendamenti introducono il criterio secondo cui il loro impiego deve comportare un chiaro vantaggio per i consumatori. Il loro uso non deve inoltre indurre in errore i consumatori e, per gli enzimi, i deputati precisano che ciò riguarda, ad esempio, «la natura, la freschezza, la qualità degli ingredienti utilizzati, la genuinità di un prodotto o il carattere naturale del processo di fabbricazione, le qualità nutrizionali del prodotto stesso o il contenuto di frutta e verdura». I deputati subordinano poi l'utilizzo di aromi alla «ragionevole necessità tecnologica» e chiedono poi che sia prestata attenzione alle eventuali conseguenze negative per i gruppi vulnerabili, compresa l'acquisizione di preferenze alimentari nei bambini. Inoltre, sia per gli enzimi sia per gli aromi, due emendamenti impongono di segnalare sull'etichetta se tali sostanze sono geneticamente modificate o sono state ottenute da un OGM. Inoltre, devono essere messe a disposizione del consumatore informazioni su tutti gli enzimi utilizzati nel processo di produzione, «se non sull'etichetta quantomeno mediante altri canali informativi, privilegiando i punti vendita». Per il Parlamento deve anche essere prevista la possibilità che i consumatori accedano a tali informazioni da casa, ad esempio via Internet o hotline telefoniche. Il regolamento sugli aromi si applica agli aromi utilizzati o destinati a essere utilizzati nei o sui prodotti alimentari, ad eccezione degli aromatizzanti di affumicatura, agli ingredienti alimentari con proprietà aromatizzanti e ai prodotti alimentari contenenti aromi e/o agli ingredienti alimentari con proprietà aromatizzanti, nonché ai materiali di base per la preparazione di aromi e ingredienti alimentari con proprietà aromatizzanti. Non si applica, invece, alle sostanze aventi esclusivamente un sapore dolce, amaro o salato, né agli alimenti crudi o non composti. Un emendamento, peraltro, precisa che tra questi ultimi vanno incluse le erbe e le spezie fresche, essiccate o congelate, o le infusioni di tè o erbe in quanto tali. Il Parlamento precisa anche che con "sostanza aromatizzante" si intende una sostanza chimicamente definita con proprietà aromatizzanti «ottenuta mediante appropriati processi "naturali" oppure con sintesi chimica». Inoltre, chiede che il termine "naturale" possa essere utilizzato per un alimento, una categoria di alimenti o una fonte di aroma vegetale o animale solo se almeno il 95% (p/p) del componente aromatizzante - contro il 90% proposto dalla Commissione - è stato ottenuto dal materiale di base a cui fa riferimento. Il Parlamento, infine, sopprime la tabella proposta dalla Commissione riguardo ai tenori massimi di aromi negli alimenti composti. Preferisce infatti prevedere la possibilità di fissare tali tenori solo qualora esista una giustificata preoccupazione scientifica quanto a eventuali problemi per la salute dei consumatori. Link utili
Proposta di regolamento relativo a una procedura di
autorizzazione uniforme Riferimenti Åsa WESTLUND (PSE, SE) |
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Finisce l'epoca dei termometri al mercurio Il Parlamento ha approvato una direttiva che vieta, a partire dal 2009, la produzione di termometri e altri apparecchi di misurazione destinati alla vendita al grande pubblico (manometri, barometri e sfigmomanometri) che contengono mercurio. Gli apparecchi d'antiquariato, con più di 50 anni, potranno però continuare ad essere venduti e quelli già in uso continuare a circolare. Il divieto intende impedire al mercurio di entrare nel flusso dei rifiuti evitando così l'inquinamento dell'ambiente. Approvando la relazione di María SORNOSA MARTÍNEZ (PSE, ES), il Parlamento ha dato il via libera a una direttiva che introduce restrizioni alla commercializzazione di nuove apparecchiature di misura contenenti mercurio a partire dal gennaio 2009. Da quella data, infatti, il mercurio metallico non potrà essere commercializzato in nessun nuovo termometro per la misurazione della temperatura corporea né in altre nuove apparecchiature di misura destinate alla vendita al grande pubblico (per esempio barometri, sfigmomanometri e termometri diversi da quelli per la misurazione della temperatura corporea). Questa restrizione, tuttavia, non si applica alle apparecchiature di misura risalenti a più di 50 anni prima della data di entrata in vigore della direttiva, mentre i barometri (di meno di 50 anni) beneficiano di una deroga (di due anni dall'entrata in vigore delle direttiva) in base alla quale potranno essere prodotti fino al giugno 2009. Questa proroga dovrà consentire alle poche piccole imprese specializzate (soprattutto nel Regno Unito, in Belgio e nei Paesi Bassi) di adeguare le loro produzioni e passare quindi alla fabbricazione di barometri senza mercurio. I barometri già in uso e quelli sul mercato dell'usato potranno continuare ad essere venduti, riparati e restaurati. Entro due anni dall'entrata in vigore della direttiva, inoltre, la Commissione dovrà esaminare la disponibilità di alternative affidabili e più sicure che siano tecnicamente ed economicamente realizzabili per gli sfigmomanometri e le altre apparecchiature di misura contenenti mercurio utilizzati nel settore sanitario e per altri usi industriali e professionali. Sulla base di tale esame o non appena siano disponibili nuove informazioni su alternative affidabili e più sicure, la Commissione dovrà presentare, se del caso, una proposta legislativa per estendere le restrizioni a tali apparecchi utilizzati nel settore sanitario e per altri usi professionali e industriali, «in modo da eliminare gradualmente il mercurio dalle apparecchiature di misura ogniqualvolta ciò sia tecnicamente ed economicamente realizzabile». Il divieto intende impedire al mercurio di entrare nel flusso dei rifiuti, evitando così danni all'ambiente e, a lungo termine, alla salute umana. Il Consiglio dei Ministri deve ora approvare formalmente la direttiva che entrerà in vigore il giorno della sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'UE. Gli Stati membri avranno poi un anno per adottare le disposizioni necessarie per conformarsi alla direttiva e comunicarle alla Commissione. La loro applicazione pratica dovrà avvenire sei mesi dopo (cioè 18 mesi dall'entrata in vigore del testo). Antefatti Il Parlamento e il Consiglio avevano negoziato un accordo preliminare in prima lettura. Tuttavia, al momento del voto in Plenaria, Il Parlamento europeo aveva aggiunto alcuni emendamenti supplementari a quelli che erano stati negoziati tra le tre istituzioni e, in particolare, chiedeva una deroga completa circa l'utilizzazione di mercurio nei barometri al posto di una deroga di due anni come richiesto dal Consiglio. Nella sua posizione comune, il Consiglio aveva però confermato l'accordo iniziale. Per la seconda lettura, la relatrice aveva raccomandato alla Plenaria di accogliere la soluzione proposta dal Consiglio, «alla luce delle proprietà estremamente pericolose del mercurio e del quantitativo molto maggiore di mercurio contenuto nei barometri tradizionali rispetto, ad esempio, a quello contenuto nei termometri per misurare la febbre». Una deroga temporanea allo scopo di permettere ai produttori di barometri tradizionali di adattarsi alla nuova situazione, per la relatrice, è un compromesso equilibrato. Link utili
Posizione comune del Consiglio Riferimenti María SORNOSA MARTÍNEZ (PSE, ES) |
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Parte nel 2008 il programma UE sulla salute Il Parlamento ha approvato il compromesso raggiunto col Consiglio riguardo al secondo programma d'azione comunitaria in materia di salute. Nel corso dei negoziati i deputati hanno accettato la dotazione finanziaria proposta dal Consiglio per consentire l'avvio del programma il 1° gennaio 2008. Inizialmente il programma era previsto per il periodo 2007-2013. In prima lettura, il Parlamento proponeva una dotazione finanziaria di 1,5 miliardi ma, tenuto conto delle prospettive finanziarie adottate nel 2005, l'aveva poi ridotta a 365,6 milioni di euro. Nel quadro del compromesso raggiunto con il Consiglio il Parlamento ha accettato quest'ultimo importo, sostenuto anche dal Antonios TRAKATELLIS (PPE/DE, EL). Tuttavia, visto che il programma sarà avviato il 1° gennaio 2008 e che parte della dotazione è già stata utilizzata quest'anno nel quadro del primo programma, la dotazione finale sarà ridotta di conseguenza (321,5 milioni di euro). D'altro canto, le due istituzioni hanno anche siglato una dichiarazione con la quale si impegnano, ogni anno, a trovare dei mezzi finanziari supplementari. A prescindere dalla questione finanziaria, il testo include diverse richieste avanzate dai deputati. Così, tra gli obiettivi del programma, sono inclusi la riduzione delle disparità sanitarie e la cooperazione transfrontaliera in materia di trattamento e mobilità dei pazienti. Su proposta dei deputati, inoltre, il testo fa riferimento alla medicina complementare e alternativa e alla prevenzione, la diagnosi e la sorveglianza delle grandi malattie, incluso il cancro. L'azione europea in materia di salute Il sistema sanitario resta di competenza degli Stati membri ma, in alcuni campi, l'azione comunitaria è giustificata. E' per esempio il caso delle epidemie, dell'esposizione ai prodotti chimici, delle prevenzione degli incidenti sul lavoro. In queste situazioni, delle norme europee consentono di risolvere meglio i problemi grazie alla cooperazione tra le autorità nazionali, alla promozione delle migliori pratiche e allo scambio di dati, nonché alla promozione di stili di vita sani. Link utili Prima lettura del Parlamento Riferimenti Antonios TRAKATELLIS (PPE/DE, EL) |
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Più sforzi per prevenire le malattie cardiovascolari Il Parlamento, invitando la Commissione a presentare una raccomandazione sulle malattie cardiovascolari, chiede di promuovere la prevenzione e programmi di educazione pubblica. Sollecita anche un costante sostegno finanziario alla ricerca, sfruttando anche le possibilità esistenti, e auspica la creazione di una banca dati europea per il monitoraggio delle malattie cardiovascolari. Con 1,9 milioni di decessi nel 2005 (il 42% del totale), le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte per gli uomini e le donne nell'Unione europea. Il costo totale delle malattie cardiovascolari nell’UE ammonta a 169 miliardi di euro, di cui 105 miliardi di euro sono spesi per il trattamento di tali malattie e 64 miliardi di euro sono dovuti alla perdita di produttività e al costo delle cure informali, mentre il 3% delle spese sanitarie si riferisce alla prevenzione e ai programmi di sanità pubblica. Approvando una risoluzione con 607 voti favorevoli e 2 contrari, il Parlamento invita la Commissione a presentare una raccomandazione relativa alle malattie cardiovascolari, inclusa l'ipertensione, nonché all'identificazione precoce dei soggetti ad alto rischio e a strategie di prevenzione in Europa. Nell'incoraggiare l'installazione in grandi spazi pubblici di sistemi per il trattamento preospedaliero per le vittime di arresto cardiaco, invita inoltre gli Stati membri a sviluppare e a rafforzare i loro sistemi di sorveglianza dei fattori di rischio, anche definendo linee guida nazionali per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. Commissione e Stati membri dovrebbero poi trovare un consenso al fine di fissare obiettivi per la gestione dello screening e del controllo dell'ipertensione, nonché sviluppare e attuare strategie di promozione della salute cardiovascolare, di identificazione precoce dei gruppi ad alto rischio e di prevenzione. Il Parlamento invita inoltre la Commissione a incoraggiare iniziative e collaborazioni con le parti interessate, al fine di promuovere il miglioramento della salute cardiovascolare mediante un'intensificazione dei controlli sul consumo di tabacco e di alcol, il miglioramento del regime alimentare e l'attività fisica quali mezzi per prevenire l'obesità e l'ipertensione e le relative complicazioni. Gli Stati membri dovrebbero anche attuare programmi di educazione pubblica intesi a sensibilizzare sui fattori di rischio collegati alle malattie cardiovascolari e programmi specializzati per la formazione continua degli operatori sanitari. Il Parlamento chiede inoltre un costante sostegno finanziario a favore della ricerca volta a prevenire le malattie cardiovascolari, inclusa la ricerca sui fattori di rischio, la prevalenza e i fattori genetici delle malattie cardiovascolari e, in proposito, invita la Commissione a segnalare agli Stati membri le opportunità di finanziamento disponibili a titolo del Settimo Programma quadro di ricerca, dei Fondi strutturali e del Fondo europeo di sviluppo. Il Parlamento invita la Commissione a migliorare la comparabilità dei dati, promuovendo la creazione di una banca dati per il monitoraggio della prevalenza, della mortalità, della morbilità e dei fattori di rischio delle malattie cardiovascolari negli Stati membri. La esorta inoltre a sviluppare valutazioni di impatto sulla salute e a misurare l'onere delle malattie cardiovascolari e dell'ipertensione sulla produttività economica europea negli Stati membri. Riferimenti Risoluzione sulle iniziative per contrastare le
malattie cardiovascolari |
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Permettere l'accesso ai farmaci ai PVS per lottare contro l'AIDS Il Parlamento chiede all'Unione europea di promuovere il trasferimento di tecnologie e la ricerca, e finanziare la produzione di prodotti farmaceutici nei Paesi in Via di Sviluppo. Occorre anche sostenere il ricorso alle flessibilità contemplate dall'accordo TRIPS e lasciare liberi gli Stati membri di utilizzare tutte le deroghe previste. Esorta poi le imprese farmaceutiche a ricercare soluzioni tariffarie alternative e sottolinea che la contraffazione va combattuta con misure penali. Oltre il 95% dei 39,5 milioni di persone che nel mondo soffrono di HIV/AIDS vivono nei paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa, mentre si stima che in tutto il mondo gli orfani rimasti tali per causa di HIV/AIDS sono 15 milioni, 12,3 milioni dei quali vivono nell'Africa subsahariana. Sulla base di questa constatazione, il Parlamento ha adottato una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici, eccetto IND/DEM e ITS con la quale sottolinea che l'accesso a prodotti farmaceutici a prezzi accessibili nei paesi in via di sviluppo poveri e nei paesi meno sviluppati «non solo è essenziale per raggiungere i previsti obiettivi di sviluppo dell'Unione europea, ma contribuirebbe a ridurre la povertà, ad aumentare la sicurezza umana e promuovere i diritti umani e lo sviluppo sostenibile». L'Unione europea deve quindi adottare con urgenza misure supplementari intese a promuovere il trasferimento di tecnologie, la ricerca, lo sviluppo delle capacità, i sistemi di approvvigionamento regionali e a fornire assistenza nelle procedure di registrazione al fine di favorire e accrescere la produzione di prodotti farmaceutici negli stessi paesi in via di sviluppo. Il Consiglio dovrebbe inoltre impegnarsi per uno specifico livello di finanziamento per potenziare o costruire impianti per la produzione di prodotti farmaceutici di proprietà di persone del luogo nei paesi in via di sviluppo (inclusi quelli meno sviluppati) e aumentare la dotazione totale dell'Unione europea a favore dei partenariati pubblici-privati che perseguono la ricerca e lo sviluppo di medicinali che rivestono particolare importanza per i paesi in via di sviluppo. Il Parlamento chiede poi al Consiglio di sostenere l'idea che il meccanismo creato dalla Decisione OMC e dal Protocollo all'Accordo TRIPS «rappresenti solo parte della soluzione al problema costituito dall'accesso ai medicinali e dalla salute pubblica» e che sono ugualmente indispensabili altre misure per migliorare le cure e l'infrastruttura sanitaria. In ogni caso vanno sostenuti i paesi in via di sviluppo che utilizzano le cosiddette flessibilità strutturali dell'Accordo TRIPS riconosciute dalla Dichiarazione Doha affinché «siano in grado di fornire le medicine essenziali a prezzi accessibili nel quadro dei rispettivi programmi nazionali di salute pubblica». I PVS sono inoltre incoraggiati a utilizzare tutti i mezzi a loro disposizione nel quadro dell'Accordo TRIPS, quali le licenze obbligatorie e il meccanismo previsto all'articolo 30 (eccezioni limitate ai diritti esclusivi conferiti da un brevetto). Il Consiglio è quindi invitato a adottare una dichiarazione politica comune con il Parlamento europeo che lasci liberi gli Stati membri dell'UE di utilizzare tutte le deroghe previste dall'Accordo TRIPS nel quadro delle rispettive leggi nazionali sui brevetti «per autorizzare la produzione e l'esportazione per far fronte ad esigenze di sanità pubblica nei paesi membri importatori». Il mandato della Commissione dovrebbe inoltre omettere le disposizioni TRIPS-plus relative ai farmaci che incidano sulla salute pubblica e sull'accesso ai farmaci, quali l'esclusività dei dati, le proroghe delle licenze e la limitazione delle motivazioni inerenti alle licenze obbligatorie, nel quadro dei negoziati degli accordi di partenariato economico (EPA) con i paesi ACP e altri futuri accordi regionali e bilaterali con i paesi in via di sviluppo. Il Parlamento esorta poi le imprese farmaceutiche a ricercare soluzioni tariffarie alternative secondo un approccio basato su volumi elevati e margini ridotti che potrebbe migliorare l'accesso ai medicinali. Nel ricordare infine che la contraffazione di medicinali non rientra nella problematica delle licenze, sottolinea che le misure per affrontare la contraffazione devono essere prese nell'ambito della legislazione penale (sanzioni penali) e nel settore della regolamentazione relative ai medicinali, potenziando la capacità regolamentare dell'autorità nazionale «e non aumentando i livelli di tutela della proprietà intellettuale». Background - Le norme OMC/TRIPS La Dichiarazione Doha ha riconfermato le cosiddette "flessibilità" previste dall'accordo TRIPS e le ha ulteriormente ampliate istituendo un dispositivo giuridico che consente ai paesi che non sono in grado di produrre medicinali generici in sostituzione di costosi medicinali coperti da brevetto in base a licenze obbligatorie rilasciate a livello nazionale, di importare medicinali dai paesi capaci e desiderosi di assisterli senza ingerenze da parte dei titolari dei brevetti interessati. Tale soluzione, inizialmente contenuta in una clausola nota come decisione OMC, potrebbe essere resa definitiva sotto forma di un Protocollo all'accordo TRIPS, la cui approvazione è attualmente all'esame del Parlamento. Ai sensi dell'articolo 30 dell'accordo TRIPS, i membri possono prevedere eccezioni limitate ai diritti esclusivi conferiti da un brevetto, a condizione che tali eccezioni non siano indebitamente in contrasto con un normale sfruttamento del brevetto e non pregiudichino in modo ingiustificato i legittimi interessi del titolare del brevetto, tenuto conto dei legittimi interessi di terzi. Poiché il paese che fornisce assistenza esporterebbe verso il paese importatore i medicinali richiesti, non dovrebbe esservi alcun impatto economico significativo sul mercato locale del paese esportatore. Riferimenti Risoluzione sull'Accordo TRIPS e l'accesso ai
farmaci |
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Medio Oriente: forza di pace e conferenza internazionale Preoccupato per la crisi in Medio Oriente, il Parlamento ipotizza l'impiego di una forza internazionale sotto egida ONU e appoggia l'organizzazione di una conferenza internazionale di pace. Nel condannare la prese di potere di Hamas a Gaza, sostiene il Presidente Abbas e chiede a Israele di fermare le operazioni militari e liberare i detenuti palestinesi. Sostenendo la forza UNIFIL in Libano, chiede poi di trovare una soluzione equa e globale al problema dei profughi palestinesi. Con una risoluzione comune sostenuta da tutti i gruppi politici eccetto IND/DEM e ITS, il Parlamento europeo esprime anzitutto la sua profonda preoccupazione per le possibili gravi conseguenze dell'attuale crisi in Medio Oriente, «compresi ulteriori attacchi militari e terroristici, e una crescente radicalizzazione, che compromette la fragile situazione politica nella regione». I deputati, in proposito, considerano la dimensione e l'approccio regionale «il fondamento di tutti gli sforzi volti a trovare una soluzione pacifica durevole nel Medio Oriente» e ricordano che «né pregiudiziali, né unilateralismo sono d'aiuto in tale contesto». Ritengono peraltro che il ruolo e il dialogo con la Siria sia uno dei fattori chiave. Nel ricordare «il prezioso contributo» dell'iniziativa di pace araba, il Parlamento invita il governo israeliano a riconoscere l'opportunità che detta iniziativa rappresenta e chiede maggiore cooperazione tra il Quartetto e il Gruppo di contatto della Lega araba. Ritiene inoltre che si possa valutare la possibilità di impiegare una forza internazionale civile, militare e di polizia, sotto l'egida dell'ONU, basata su un piano di pace concordato, le cui parti comprendano israeliani e palestinesi. Esortando il Consiglio a garantire che l'Unione europea faccia sentire la propria voce nel quadro del Quartetto per rilanciare il processo di pace nel Medio Oriente, afferma poi che l'organizzazione di una conferenza internazionale di pace per il Medio Oriente dovrebbe diventare una prospettiva concreta. Processo di pace israelo-palestinese Estremamente preoccupato dinanzi agli ultimi avvenimenti che hanno interessato la Striscia di Gaza, «condanna la presa di controllo militare della Striscia di Gaza da parte di Hamas» e chiede la ripresa del dialogo politico interno tra i palestinesi, «in uno spirito di riconciliazione e di unità nazionale», al fine di impedire la divisione geografica e politica della Cisgiordania e di Gaza. Nell'esprimere poi «comprensione e sostegno» per le decisioni straordinarie prese dal Presidente Abbas, sottolinea che l'appoggio della comunità internazionale al Presidente Abbas «deve essere accompagnato da un piano politico concreto e realistico che porti ad un accordo su uno status permanente». Per i deputati, l'attuale crisi non deve essere una scusa per compromettere la prospettiva di pace «che potrebbe offrire una nuova piattaforma per il rilancio di un chiaro programma inteso a raggiungere un accordo globale tra Israele e l'Autorità palestinese, basato sull'esistenza di due Stati sovrani democratici e vitali, che vivano pacificamente l'uno accanto all'altro, all'interno di frontiere sicure e riconosciute a livello internazionale, conformemente alle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU». Il Parlamento accoglie positivamente la decisione del Consiglio di riprendere immediatamente le normali relazioni con l'Autorità palestinese e di prevedere, a tal fine, le condizioni per un'assistenza finanziaria e pratica d'urgenza, tra cui un sostegno finanziario diretto al nuovo governo, nonché di assicurare la fornitura di aiuti d'urgenza e umanitari alla popolazione di Gaza. Si compiace inoltre della decisione del governo israeliano di riprendere a trasferire parzialmente le entrate fiscali e doganali bloccate e chiede «il trasferimento completo e regolare di tali entrate». Nel condannare i molteplici attacchi con missili Qassam lanciati indiscriminatamente dalla Striscia di Gaza contro il territorio israeliano e invitando il governo palestinese a porre fine a tali attacchi rivolti contro civili, i deputati chiedono la liberazione del caporale israeliano Gilad Shalit e si compiacciono della liberazione del giornalista della BBC Alan Johnston. Il Parlamento condanna anche l'ultimo intervento dell'esercito israeliano chiedendo a Israele «di porre immediatamente termine a tutte le operazioni militari rivolte contro il popolo palestinese». Compiacendosi della decisione del governo israeliano di liberare 250 detenuti palestinesi, il Parlamento chiede il rilascio di migliaia di palestinesi tuttora detenuti, compresi, in particolare i minorenni, e gli ex ministri, legislatori e sindaci palestinesi incarcerati. Al governo israeliano è poi chiesto di togliere i blocchi stradali predisposti dal settembre 2000 e di porre termine all'espansione degli insediamenti nella Cisgiordania e a Gerusalemme Est, nonché alla costruzione del muro oltre i confini del 1967. Inoltre, l'Unione europea, Israele e l'Egitto dovrebbero prendere tutte le misure immediate, necessarie per la riapertura del valico di Rafah e agevolare la circolazione delle persone e delle merci tra Gaza e Israele. Libano Per quanto riguarda il Libano, nell'accogliere positivamente l'istituzione di un tribunale internazionale per giudicare i responsabili dell'assassinio dell'ex Primo Ministro Rafic Hariri e di altri assassinii a sfondo politico in Libano, il Parlamento chiede al Consiglio e alla Commissione di predisporre tutti i mezzi necessari per consentire a questo tribunale di operare con efficacia ed espletare il proprio mandato. Sollecita inoltre tutte le parti libanesi ad appoggiare detto tribunale e la Siria a collaborare pienamente alla sua attività. Nel condannare duramente l'attacco terroristico subito dal contingente spagnolo dell'UNIFIL in cui sono stati uccisi 6 soldati, il Parlamento chiede alle autorità libanesi di fare quanto in loro potere per avviare indagini rapide e accurate onde assicurare i responsabili alla giustizia. In proposito, sottolinea che la stabilità politica in Libano «non può essere costruita né sulla violenza, né sugli influssi esterni» e chiede quindi il rilancio del dialogo per l'unità nazionale «al fine di eliminare le divergenze ed evitare un vuoto di governo nel periodo precedente le elezioni presidenziali previste per l'autunno di quest'anno». In tale contesto, ribadisce peraltro «l'importante ruolo dell'UNIFIL». Il Parlamento, infine, sollecita il governo libanese a compiere ogni sforzo possibile per porre fine a tutte le forme di discriminazione nei confronti dei profughi palestinesi e accoglie positivamente la rapida reazione della Commissione, che ha deciso di stanziare 370.000 euro per il sostegno umanitario quale contributo alla copertura delle loro necessità vitali. Sottolinea che questa situazione di emergenza «non fa che ribadire la necessità di trovare una soluzione equa e globale al problema dei profughi palestinesi». Riferimenti Risoluzione comune sulla situazione in Medio
Oriente |
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Elezioni libere e democratiche in Pakistan Il Parlamento chiede elezioni libere e democratiche entro fine anno e, nel sollecitare Musharraf a lasciare la testa dell'esercito, preme affinché sia limitata l'influenza dei militari sui processi politici. Condannando poi il ricorso alla violenza a fini politici, ammonisce il governo pachistano dal tentativo di limitare la libertà dei media e dei giornalisti. Preoccupato per le repressioni sulle minoranze religiose, chiede di impedire la formazione di basi per operazioni in Afghanistan. Nell'approvare una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici eccetto IND/DEM e ITS, il Parlamento esprime anzitutto la propria solidarietà nei confronti del popolo pachistano «vittima della violenza perpetrata dagli estremisti armati» e, deplorando la perdita di vite nella Moschea rossa, sostiene gli sforzi del governo per assicurare i responsabili alla giustizia. Allo stesso tempo, il Parlamento esorta il governo del Pakistan «a tornare a un governo democratico organizzando elezioni libere, eque e democratiche entro la fine dell'anno» e, in proposito, chiede anche di permettere ai leader politici esiliati di ritornare in Pakistan e di concorrere alle elezioni. Accogliendo con favore il fatto che l’UE monitorerà le elezioni generali e parteciperà alla missione di osservazione, il Parlamento esprime tuttavia preoccupazione circa la neutralità del governo di garanzia che sarà formato prima delle elezioni su nomina del Presidente Musharraf e sollecita l'abolizione del requisito del diploma di laurea per candidarsi che preclude questa possibilità al 70% delle donne. Mette poi in guardia contro l'imposizione dello stato di emergenza o di altre misure che sopprimono la libertà di espressione, di associazione, di riunione o di movimento e sollecita misure «per limitare l'influenza delle forze militari e di altri gruppi armati sui processi politici e democratici». Il Presidente Musharraf, inoltre, dovrebbe lasciare il suo posto di capo dell'esercito. Il Parlamento esorta poi Consiglio e Commissione ad assumere una posizione ferma a difesa dei principi enunciati nell'accordo di cooperazione, in particolare la clausola per la democrazia e i diritti umani. Nel deplorare la sospensione del Presidente della Corte suprema, invita inoltre al rispetto dell'indipendenza del potere giudiziario e dello Stato di diritto. Deplorando la morte di 41 civili durante le dimostrazioni di Karachi, il Parlamento condanna il ricorso alla violenza per il conseguimento di fini politici, «sia da parte di forze filogovernative che di membri di partiti politici d'opposizione». In proposito, esprime preoccupazione per i numerosi casi «ben documentati» di "sparizioni" che hanno coinvolto persone sospettate di terrorismo, giornalisti, studenti, membri dei movimenti nazionalisti e altri attivisti politici e sottolinea con forza che «i rapimenti, le uccisioni extragiudiziali e la detenzione in assenza di processo violano i principi fondamentali del diritto internazionale, compreso il diritto alla vita e il diritto ad un processo equo». I deputati condannano poi ogni tentativo del governo di controllare la libertà dei media apportando modifiche alle licenze di trasmissione, limitando la trasmissione dal vivo di eventi esterni ed emanando direttive governative alle associazioni di media e alle emittenti. Parimenti, condannano ogni tipo di minaccia, coercizione e intimidazione di giornalisti ed emittenti. Nel chiedere al governo pachistano di tenere fede agli impegni assunti relativi alla messa in atto di controlli efficaci sulle madrasse «attualmente guidate da estremisti», il Parlamento rileva con preoccupazione le continue informazioni sulla repressione delle minoranze religiose e sul ricorso alle leggi sulla blasfemia contro le minoranze religiose. Ritiene inoltre che, nella lotta al terrorismo, le alleanze politiche interne che esistono tra il governo, le forze militari e i fondamentalisti religiosi «possano ostacolare la capacità del governo di affrontare la questione dell'estremismo e del fondamentalismo». Esorta, infine, il governo a prendere misure immediate ed efficaci al fine di impedire che qualsiasi forza politica o militare usi il suo territorio come presidio o come base per operazioni in Afghanistan. Riferimenti Risoluzione comune sul Pakistan |
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Sostenere la prospettiva europea dell'Ucraina Compiacendosi dell'apertura dei negoziati per un nuovo accordo di partenariato, il Parlamento sottolinea che questo potrebbe preparare l'Ucraina a aderire all'UE. Ma prima sono comunque necessarie delle riforme tese a stabilizzare il quadro istituzionale ed economico del Paese e a garantire il rispetto dei diritti umani. Nel frattempo, propone l'istituzione di una zona di libero scambio, il rafforzamento della cooperazione in campo energetico e la costituzione di una comunità UE-Mar Nero. Approvando la relazione di Michał KAMIŃSKI (UEN, PL), il Parlamento si compiace anzitutto per la decisione del Consiglio di aprire i negoziati su un nuovo accordo volto ad approfondire la cooperazione politica e a conseguire la graduale integrazione economica dell'Ucraina nel mercato interno dell'UE. Tuttavia, ritiene che prima che i negoziati siano conclusi e sia stata stabilita una nuova e stretta relazione tra l'UE e l'Ucraina, debba essere risolta pacificamente l'attuale crisi, ripristinato il quadro regolamentare e operativo e garantito lo Stato di diritto. D'altra parte, il Parlamento sottolinea che i negoziati dovrebbero condurre alla conclusione di un Accordo di associazione che contribuisca in modo efficiente e credibile a offrire una prospettiva europea all'Ucraina e avvii il relativo processo, compresa la possibilità di adesione. Ritiene, però che la rapidità e la profondità di questo processo europeo debbano essere strettamente legate alla capacità di attuare riforme in Ucraina e nell'Unione europea. Pertanto sollecita «un'energica attuazione delle riforme» ed esorta poi i leader ucraini a rimanere fedeli al loro impegno a favore dei principi di libertà, democrazia, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Occorre inoltre intensificare la lotta contro la corruzione e continuare la riforma del servizio civile sulla base degli standard europei, «al fine di promuovere la trasparenza e rafforzare la responsabilità degli organi dell'amministrazione statale». Nel chiedere un aumento dell'assistenza finanziaria dell'Unione europea a favore dell'Ucraina, i deputati sottolineano l'importanza di una cooperazione multilaterale nella regione del Mar Nero e sollecitano la costituzione di una comunità UE-Mar Nero, «al fine di instaurare un vicinato più stabile, sicuro e democratico». In proposito, pongono in luce il ruolo fondamentale che l'Ucraina dovrebbe svolgere nell'ambito di siffatte iniziative, soprattutto nei settori della cooperazione economica, della sicurezza energetica, della migrazione e dell'ambiente. Il Parlamento sottopone in seguito una serie di dettagliate raccomandazioni al Consiglio che dovrebbero poi essere prese in considerazione dalla Commissione nella fase del negoziato. Esse riguardano l'assetto istituzionale dell'Ucraina, il rispetto dei diritti umani, della parità di genere e il ripudio della discriminazione, la lotta alla corruzione, l'indipendenza del potere giudiziario e la riforma amministrativa. Ma anche l'approfondimento del dialogo politico, il sostegno alla libertà d'impresa e il consolidamento dell'economia di mercato, così come il ravvicinamento della legislazione verso l'acquis comunitario al fine di migliorare il suo clima di investimenti. I deputati propongono, inoltre, di definire un piano concreto per la graduale istituzione di una vasta area di libero scambio, fondata su una base normativa comune e destinata a coprire quasi tutti gli scambi commerciali in beni, servizi e capitali tra l'Unione europea e l'Ucraina, includendo quanto più possibile i prodotti agricoli. Raccomandano, inoltre, di tenere pienamente conto del ruolo critico dell'Ucraina nel garantire la sicurezza energetica dell'UE. A loro parere, occorre quindi appoggiare una rapida integrazione dell'Ucraina nella comunità energetica europea e sollecitare l'accelerazione della procedura per la valutazione e la sicurezza nucleare di tutti gli impianti nucleari operativi in Ucraina. E' anche necessario potenziare il suo ruolo strategico come paese di transito per la fornitura di petrolio e gas nell'UE, ad esempio favorendo l'inversione del gasdotto Odessa-Brody e la sua estensione nell'UE, e sottolineare la necessità di coinvolgere l'Ucraina nello sviluppo del progetto del gasdotto, completare il corridoio energetico Mar Caspio-Mar Nero-UE e collegare la rete per l'elettricità dell'Ucraina alla rete UCTE. Il Parlamento ritiene infine che occorra rafforzare il potenziale dell'Ucraina come partner fondamentale nella gestione dei flussi migratori e delle frontiere, prevedere ulteriori provvedimenti congiunti nella lotta alla criminalità organizzata e garantire una effettiva applicazione delle agevolazioni per il rilascio dei visti e gli accordi di riammissione, con l'obiettivo di introdurre un regime di viaggio senza necessità di visto. Riferimenti Michał KAMIŃSKI (UEN, PL) |
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PNR: rischi per la tutela della privacy dei cittadini europei Rammaricandosi di non essere stato coinvolto nella definizione dell'accordo PNR con gli USA, il Parlamento lamenta l'insufficiente chiarezza delle disposizioni che lasciano un ampio margine di manovra alle autorità statunitensi. Particolare preoccupazione è espressa sul trattamento dei dati sensibili (razza, opinioni politiche, religione, ecc.) e sulla vaghezza circa i soggetti che hanno accesso al sistema. Chiede infine alla Commissione di chiarire l'ipotizzato sistema PNR europeo. Approvando una risoluzione sostenuta da PSE, ALDE/ADLE, Verdi/ALE e GUE/NGL, il Parlamento prende atto delle difficili condizioni che hanno caratterizzato lo svolgimento delle trattative PNR e riconosce «in linea di principio» il vantaggio di avere un unico accordo PNR tra l'UE e gli USA anziché 27 accordi bilaterali tra gli Stati membri dell'Unione e gli Stati Uniti d'America. D'altra parte, si rammarica profondamente della «mancanza di qualunque sindacato democratico». Nota infatti che l'accordo PNR, «scaturito da esigenze statunitensi», è stato negoziato e concordato senza alcuna partecipazione del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali. L'Assemblea, peraltro, di dice preoccupata «dalla persistente mancanza di certezza legale quanto alle conseguenze e alla portata degli obblighi imposti alle compagnie aeree» nonché al legame giuridico tra l'accordo PNR e la lettera del dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti. Critica poi il fatto che l'accordo PNR non offre un adeguato livello di protezione dei dati PNR e si rammarica della insufficiente chiarezza e proporzionalità delle disposizioni in fatto di condivisione di accesso, conservazione e supervisione dei dati da parte delle autorità preposte alla loro protezione. Preoccupazione è anche espressa in merito alle numerose norme attuabili «a discrezione del dipartimento per la sicurezza interna degli USA». Quadro giuridico Il Parlamento si dice preoccupato per il fatto che il trattamento, la raccolta, l'utilizzo e la conservazione dei dati PNR da parte del dipartimento per la sicurezza interna degli USA non siano fondati su un accordo vero e proprio, «ma soltanto su assicurazioni non vincolanti che possono essere cambiate unilateralmente dal dipartimento in qualsiasi momento e che non conferiscono alcun diritto o beneficio ad alcuna persona o parte». Esprime inoltre rammarico riguardo alla definizione non chiara degli obiettivi per i quali possono essere utilizzati i dati PNR, visto che sono anche citati scopi addizionali «non specificati». Pur accogliendo con favore la disponibilità del dipartimento USA a passare al sistema PUSH entro il 1° gennaio 2008, il Parlamento si rammarica del fatto che tale passaggio sia stato ritardato per anni, e ritiene che tale sistema dovrebbe essere per tutti i vettori aerei una conditio sine qua non per i trasferimenti di dati PNR. D'altra parte insiste affinché si proceda a una revisione periodica congiunta esaustiva che comprenda una valutazione dell'efficacia delle misure in termini di sicurezza. Per i deputati, inoltre, i passeggeri devono essere adeguatamente informati sull'utilizzo dei loro dati, sui loro diritti e sui relativi obblighi delle compagnie aeree. Pertanto, il dipartimento per la sicurezza interna USA e la Commissione europea devono assumersi la responsabilità dell'informazione da fornire ai passeggeri. Ricordano, poi che l'accordo amministrativo concluso tra l'UE e gli USA non deve avere l'effetto di ridurre il livello di protezione dei dati personali garantito dalle legislazioni nazionali degli Stati membri e deplorano l'ulteriore confusione che esso creerà per quanto riguarda gli obblighi delle compagnie aeree UE e i diritti fondamentali dei cittadini UE. Protezione dei dati insufficiente Accogliendo con favore il fatto che la legge statunitense sulla tutela della privacy verrà estesa ai cittadini dell'UE, il Parlamento si rammarica del fatto che il dipartimento per la sicurezza interna si riservi il diritto di introdurre deroghe in virtù della legge relativa alla libertà di informazione. Si rammarica inoltre che l'accordo non preveda criteri precisi per una definizione della protezione dei dati personali e, a tale proposito, deplora il fatto che i dati PNR dei cittadini UE debbano essere trattati unicamente secondo la legislazione statunitense, così come il fatto che il periodo di conservazione dei dati PNR verrà esteso da 3 anni e mezzo a 15 anni, con applicazione retroattiva. Critica poi vivamente il fatto che dopo un periodo di conservazione di 15 anni «non vi sia alcuna garanzia che i dati vengano definitivamente cancellati». Il Parlamento rileva inoltre con preoccupazione che i dati sensibili - ad esempio i dati personali che rivelano l'origine razziale o etnica, le opinioni politiche, le convinzioni religiose o filosofiche, l'appartenenza sindacale, nonché i dati relativi alla salute e alla vita sessuale dell'individuo - saranno messi a disposizione del dipartimento per la sicurezza interna degli USA e che tali dati potranno essere da esso utilizzati in casi eccezionali, ponendo notevoli rischi di attività di profiling e di data mining (estrazione dei dati) su larga scala, «che sono incompatibili con i principi basilari europei». Chi ha accesso alle informazioni? Il Parlamento si rammarica che l'accordo non definisca ancora con esattezza quali autorità USA possano accedere ai dati PNR. Esprime anche preoccupazione per il contemplato trasferimento di dati informativi analitici tratti dal sistema PNR dalle autorità USA alle autorità di polizia e agli organi giudiziari degli Stati membri - e probabilmente a Europol e Eurojust - al di fuori di specifici procedimenti giudiziari o di attività inquirenti delle forze dell'ordine. Inoltre, si oppone fermamente alla disposizione secondo cui i paesi terzi in generale possono avere accesso ai dati PNR qualora aderiscano alle condizioni specificate dal dipartimento per la sicurezza interna USA. Un sistema PNR europeo Nel rilevare che l'accordo fa riferimento ad un eventuale futuro sistema PNR a livello dell'UE o di uno o più Stati membri i cui dati potranno essere messi a disposizione del dipartimento per la sicurezza statunitense, il Parlamento chiede alla Commissione europea di chiarire la situazione attuale per quanto riguarda un eventuale sistema PNR dell'UE. Ribadendo le preoccupazioni per quanto riguarda l'utilizzo dei dati PNR ai fini dell'applicazione della legge, chiede alla Commissione di motivare l'esigenza operativa e lo scopo della raccolta di dati PNR al momento dell'ingresso nel territorio dell'Unione europea, il valore aggiunto della raccolta alla luce delle misure di controllo già in vigore e l'utilizzo previsto dei dati PNR. Riferimenti Risoluzione comune sull'accordo PNR con gli
Stati Uniti |
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Fusioni e scissioni più agevoli per le società per azioni Il Parlamento concorda sulla necessità di sopprimere gli oneri amministrativi superflui che gravano sulle imprese, dando agli azionisti la possibilità diretta di rinunciare, se così desiderano, alla relazione scritta di esperti sul progetto di fusione o di scissione. Chiede però maggiori garanzie per i creditori e propone di posticipare di sei mesi l'applicazione delle nuove disposizioni. La direttiva sulle fusioni (78/855/CEE) e quella sulle scissioni (82/891/CEE) delle società di capitali prevedono che uno o più esperti (che agiscono in maniera indipendente, ma per conto di ciascuna delle società di capitali coinvolte nella fusione), nominati o approvati da un'autorità giudiziaria o amministrativa, prendano in esame il progetto di fusione o di scissione ed elaborino una relazione scritta per gli azionisti. La relazione deve illustrare il progetto di fusione o di divisione e il suo fondamento giuridico ed economico, in particolare il metodo o i metodi utilizzati per calcolare il rapporto di cambio proposto per le azioni. In caso di fusione, la relazione è obbligatoria. La direttiva 82/891/CEE sulle scissioni prevede invece che la relazione sia obbligatoria qualora lo Stato membro in questione non si sia avvalso dell'opzione di consentire la non applicazione della relazione nel caso in cui tutti gli azionisti e i titolari di altri titoli con diritto di voto delle società coinvolte nella divisione abbiano dato il loro assenso. Approvando la relazione di Piia-Noora KAUPPI (PPE/DE, FI), il Parlamento accoglie con favore la proposta della Commissione di sopprimere questi oneri amministrativi superflui, ma chiede di precisare che qualunque modifica delle direttive che consente agli azionisti di concordare la rinuncia dell'esame di un esperto «non dovrebbe pregiudicare i sistemi di protezione degli interessi dei creditori delle società interessate, che gli Stati membri devono stabilire conformemente a tali direttive, né qualsiasi disposizione intesa a garantire la fornitura di informazioni ai dipendenti delle società interessate». Un altro emendamento posticipa dal 31 luglio 2008 al 31 dicembre dello stesso anno la data entro la quale gli Stati membri devono applicare queste nuove disposizioni. Secondo la relatrice, il costo di tali relazioni si stima in circa 3.500 euro per fusione o scissione, sulla base delle cifre contenute nella stima danese. A suo parere inoltre, quando si tratta di PMI con un numero limitato di azionisti coinvolti nella gestione, la relazione non fornisce informazioni aggiuntive. Link utili
Proposta della Commissione Riferimenti Piia-Noora KAUPPI (PPE/DE, FI) |
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Una sola legge per i litigi transfrontalieri Il Parlamento ha approvato in via definitiva il regolamento in materia di legge applicabile alle obbligazioni extracontrattuali, noto anche come "Roma II". Il compromesso raggiunto con il Consiglio prevede l'inclusione di norme riguardo agli incidenti stradali, ai danni ambientali o a quelli causati da un prodotto, nonché alle violazioni dei diritti della proprietà intellettuale, ma non comprende le controverse disposizioni sulla diffamazione a mezzo stampa. La proposta di regolamento è rivolta ad uniformare le norme di conflitto di leggi degli Stati membri in materia di obbligazioni extracontrattuali e a completare così l'armonizzazione del diritto internazionale privato in materia di obbligazioni civili e commerciali, che il regolamento «Bruxelles I» e la convenzione di Roma del 1980 hanno già fatto notevolmente progredire a livello comunitario. L’armonizzazione delle norme di conflitto di leggi, diversa da quella realizzata sul diritto sostanziale, riguarda le disposizioni in base alle quali viene determinata la legge applicabile a una determinata obbligazione. Attraverso tale armonizzazione viene agevolata la risoluzione delle controversie transfrontaliere poiché indica con una ragionevole certezza la legge applicabile all'obbligazione, a prescindere dal foro adito. Infatti, anziché costringere a studiare norme di conflitto di leggi spesso notevolmente divergenti nei vari Stati membri i cui tribunali potrebbero essere competenti a giudicare una causa, l'armonizzazione permette alle parti di limitarsi allo studio di un regime unico di norme di conflitto, riducendo così i costi della controversia e rafforzando la prevedibilità delle soluzioni e la certezza del diritto. Dopo ben quattro anni di lavoro, il Parlamento e il Consiglio dei Ministri, in seno al comitato di conciliazione, sono giunti a un accordo sul testo definitivo del regolamento che è stato sottoscritto dalla Plenaria con l'approvazione della relazione di Diana WALLIS (ALDE/ADLE, UK). Il regolamento si applicherà 18 mesi dopo la sua adozione, ai fatti verificatisi dopo la sua entrata in vigore che danno origine a danni. Entro quattro anni dall'entrata in vigore del regolamento, la Commissione dovrà presentare una relazione sulla sua applicazione, corredata, se del caso, di proposte di modifica. Campo d'applicazione Il regolamento si applica, in circostanze che comportino un conflitto di leggi, alle obbligazioni extracontrattuali in materia civile e commerciale. Ai fini del regolamento, il danno comprende ogni conseguenza derivante da illecito, arricchimento senza causa, negotiorum gestio (gestione di affari altrui) o culpa in contrahendo (trattative precontrattuali). Si applica anche alle obbligazioni extracontrattuali che possono sorgere. Tra gli illeciti sono compresi i danni causati da un prodotto, gli atti di concorrenza sleale, i danni ambientali o i danni arrecati alle persone o ai beni per effetto di un tale danno, le violazioni della proprietà intellettuale e le responsabilità per i danni causati da un'attività sindacale. Il regolamento, d'altra parte, non si applica alle materie fiscali, doganali o amministrative né alla responsabilità dello Stato per atti od omissioni nell'esercizio di pubblici poteri ("acta iure imperii"). Sono anche escluse le obbligazioni extracontrattuali che derivano dai rapporti di famiglia (o comparabili) e da regimi patrimoniali tra coniugi (o comparabili) e dalle successioni. Inoltre, non rientrano nel campo d'applicazione le obbligazioni extracontrattuali che derivano da cambiali, assegni, vaglia cambiari e altri strumenti negoziabili, né quelli derivanti dal diritto delle società, associazioni e persone giuridiche, dai rapporti tra i costituenti, i fiduciari e i beneficiari di un trust volontario. Sono infine escluse le obbligazioni che derivano da un danno nucleare e da violazioni della vita privata e dei diritti della personalità, compresa la diffamazione. Quale legge si applica? La norma generale statuisce che, salvo se è diversamente previsto nel regolamento, la legge applicabile alle obbligazioni extracontrattuali che derivano da un illecito civile è quella del paese in cui il danno si verifica, «indipendentemente dal paese nel quale è avvenuto il fatto che ha dato origine al danno e a prescindere dal paese o dai paesi in cui si verificano le conseguenze indirette di tale fatto». Tuttavia, qualora il presunto responsabile e la parte lesa risiedano abitualmente nello stesso paese nel momento in cui il danno si verifica, si applica la legge di tale paese. Inoltre, se dal complesso delle circostanze del caso risulta chiaramente che l'illecito presenta collegamenti manifestamente più stretti con un paese diverso, si applica la legge di quest'altro paese. E' anche precisato che "un collegamento manifestamente più stretto con un altro paese" potrebbe fondarsi su una relazione preesistente tra le parti, quale un contratto, che presenti uno stretto collegamento con l'illecito in questione. Per quanto riguarda l'arricchimento senza causa, se l'obbligazione extracontrattuale si ricollega a una relazione esistente tra le parti, come quella derivante da un contratto o da un illecito, che presenti uno stretto collegamento con tale arricchimento senza causa, la legge applicabile è quella che disciplina tale relazione. Se questa non può essere determinata e le parti hanno la loro residenza abituale nel medesimo paese nel momento in cui si verifica il fatto che determina l'arricchimento senza causa, si applica la legge di tale paese. Altrimenti si applica quella del paese in cui l'arricchimento senza causa si è prodotto, oppure quella del paese con il quale l'arricchimento ha un collegamento manifestamente più stretto. Lo stesso vale, mutatis mutandis, nel caso di un'obbligazione extracontrattuale che deriva da una gestione d'affari altrui. La legge applicabile alle obbligazioni extracontrattuali derivanti dalle trattative precontrattuali, a prescindere dal fatto che il contratto sia stato effettivamente concluso, è la legge che si applica al contratto o che sarebbe stata applicabile al contratto se lo stesso fosse stato concluso. Se non è possibile determinarla in questo modo, si applica la legge del paese in cui si verifica il danno, indipendentemente dal paese nel quale si è verificato il fatto che ha determinato il danno e a prescindere dal paese o dai paesi in cui si sono verificate le conseguenze indirette del fatto. Oppure le altre opzioni stabilite per l'arricchimento senza causa. Ma il regolamento introduce anche il principio della libertà di scelta. Prevede infatti che le parti possono convenire di sottoporre l'obbligazione extracontrattuale ad una legge di loro scelta con un accordo posteriore al verificarsi del fatto che ha determinato il danno. Oppure, se tutte le parti esercitano un'attività commerciale, anche mediante un accordo liberamente negoziato prima del verificarsi del fatto che ha determinato il danno. La scelta, è precisato, deve essere espressa o risultare «in modo non equivoco dalle circostanze del caso di specie e non pregiudica i diritti dei terzi». Incidenti stradali Accogliendo la richiesta del Parlamento, le disposizioni relative ai danni corporali e ai risarcimenti derivanti da un incidente stradale sono state incluse nel regolamento. Tale questione si era rivelata particolarmente complessa in ragione delle divergenti pratiche seguite nei diversi Stati membri riguardo all'entità degli indennizzi concessi alle vittime degli incidenti stradali. Il testo approvato prevede che, conformemente alle norme nazionali vigenti in materia di risarcimento concesso alle vittime di incidenti stradali, è opportuno che, nel quantificare i danni per lesione alla persona qualora l'incidente abbia luogo in uno Stato diverso da quello di residenza abituale della vittima, «il giudice adito tenga conto di tutte le circostanze di fatto riguardanti la vittima, compreso l'effettivo lucro cessante e le spese del trattamento medico e riabilitativo». La Commissione si è inoltre impegnata a presentare uno studio dettagliato di tutte le possibilità, inclusi gli aspetti assicurativi, riguardanti i problemi specifici affrontati dalle vittime di incidenti stradali transfrontalieri. Lo studio dovrà essere presentato entro il 2008 e dovrà facilitare la stesura di un libro verde. Danni causati da un prodotto La legge applicabile all'obbligazione extracontrattuale che deriva da danni causati da un prodotto è, in principio, la legge del paese in cui la persona che ha subito il danno risiedeva abitualmente quando si è verificato il danno, se il prodotto è stato commercializzato in tale paese. In mancanza, si dovrà applicare la legge del paese in cui è stato acquistato il prodotto oppure la legge del paese in cui il danno si è verificato, se il prodotto è stato commercializzato in tale paese. Si applica tuttavia la legge del paese in cui il presunto responsabile risiede abitualmente qualora tale persona non potesse ragionevolmente prevedere la commercializzazione del prodotto o di un prodotto dello stesso tipo nel paese la cui legge è applicabile in forza alle disposizioni succitate. D'altra parte, vale anche in questo caso la "regola" del paese con il quale l'illecito ha un collegamento manifestamente più stretto. Danni ambientali Il Parlamento ha ottenuto che il regolamento contenga una chiara definizione di danno ambientale: «il mutamento negativo di una risorsa naturale, come l'acqua, il terreno o l'aria, il deterioramento di una funzione svolta da tale risorsa naturale a vantaggio di un'altra risorsa naturale o del pubblico, oppure il deterioramento della variabilità tra gli organismi viventi». Il provvedimento ricorda inoltre che, in materia di danni all’ambiente, le disposizioni ambientali previste dal Trattato (precauzione e azione preventiva, correzione in via prioritaria alla fonte, e principio “chi inquina paga”) giustificano pienamente «il ricorso al principio del trattamento favorevole per la parte lesa». La legge applicabile ai danni ambientali è quella definita dalla norma generale «a meno che la persona che chiede il risarcimento dei danni scelga di fondare le sue pretese sulla legge del paese in cui il fatto che ha determinato il danno si è verificato». Proprietà intellettuale La legge applicabile all'obbligazione extracontrattuale che deriva da una violazione di un diritto di proprietà intellettuale è quella del paese per il quale la protezione è chiesta. In caso di obbligazione extracontrattuale che deriva da una violazione di un diritto di proprietà intellettuale comunitaria a carattere unitario, la legge applicabile è quella del paese in cui è stata commessa la violazione per le questioni non disciplinate dal relativo strumento comunitario. Il regolamento precisa inoltre che, in questa materia, non è possibile derogare alla legge applicabile con un accordo definito nell'ambito della "libertà di scelta". Diffamazione Nella sua seconda lettura, il Parlamento aveva approvato un emendamento alla proposta volto a disciplinare i casi di violazione della vita privata e dei diritti della personalità, compresi quelli realizzati attraverso i mass media. Al Consiglio, tuttavia, questa proposta ha trovato una forte opposizione e il compromesso trovato dal comitato di conciliazione prevede che entro il 31 dicembre 2008 la Commissione dovrà presentare uno studio della situazione nel settore della legge applicabile alle obbligazioni extracontrattuali derivanti da violazioni della vita privata e dei diritti della personalità, «che tenga conto delle disposizioni relative alla libertà di stampa e di espressione nei mezzi d'informazione» e delle questioni di conflitti di leggi connesse alla direttiva sulla tutela delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali, nonché alla libera circolazione di tali dati (195/46/CE). Link utili Progetto comune definito dal comitato di conciliazione Riferimenti Diana WALLIS (ALDE/ADLE, UK) |
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Approvato il calendario 2008 delle sessioni plenarie Il Parlamento ha approvato il calendario delle sue sessioni plenarie per il 2008. Accogliendo un emendamento proposto dal PPE/DE, l'Aula ha respinto la proposta di riservare talune date per sedute straordinarie dedicate a dibattiti su questioni di notevole rilevanza. Sono quindi previste le usuali dodici sedute "alsaziane" e sei sessioni supplementari di Bruxelles. Il calendario completo figura nella pagina seguente. Riferimenti Calendario delle tornate del Parlamento europeo
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Martine Roure è stata nominata Vicepresidente del PE Per acclamazione, l'Aula ha eletto Martine ROURE (PSE, FR) vicepresidente del Parlamento europeo in sostituzione di Pierre Moscovici che ha rinunciato al mandato europeo per assumerne uno nazionale. Salgono così da 4 a 5 le vicepresidenti donne dell'Assemblea su un totale di 14 (35,7%). Le altre donne con l'incarico di Vicepresidente del Parlamento europeo sono le seguenti:
Link utili Composizione e funzioni dell'Ufficio di Presidenza Riferimenti Elezione di un Vicepresidente del Parlamento
europeo |
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Il multilinguismo costa solo l’1% del bilancio UE Ponendo in luce l’importanza del multilinguismo per garantire un trattamento paritario dei cittadini, l’esercizio del controllo democratico e la trasparenza delle istituzioni, il Parlamento osserva che il costo per traduzioni e interpretazioni incide soltanto per l’1% sul bilancio totale dell’Unione. Evidenziando quanto già realizzato per ridurre tali spese, avanza ulteriori proposte per risparmiare e, al contempo, sollecita un miglioramento delle traduzioni, in particolare delle nuove lingue UE. In risposta alla relazione speciale della Corte dei conti europea sulle spese per la traduzione sostenute dalla Commissione, dal Parlamento e dal Consiglio, la relazione di Alexander STUBB (PPE/DE, FI) afferma anzitutto che il multilinguismo è un elemento chiave dell'UE, «che mette in evidenza la diversità culturale e linguistica e assicura un trattamento paritario dei cittadini europei». I deputati sono del parere inoltre che esso «garantisca il diritto dei cittadini di comunicare con le istituzioni dell'UE in tutte le lingue ufficiali, consentendo loro di esercitare il proprio diritto di controllo democratico». Al contempo, rilevano che i servizi linguistici «consentono alle istituzioni comunitarie di restare aperte e trasparenti per i cittadini d'Europa». Per i deputati, il concetto di "multilinguismo integrale controllato", sancito dal codice di condotta del Parlamento, rappresenta «il solo mezzo per contenere le spese entro limiti finanziari accettabili, rispettando al contempo l'uguaglianza dei deputati e dei cittadini». D’altra parte, deplorano il fatto che un numero sempre maggiore di documenti o comunicazioni, in particolare gli emendamenti di compromesso al momento della loro votazione in commissione o, ad esempio, gli allegati alle relazioni, siano presentati in un'unica lingua. Costo del multilinguismo Il Parlamento sottolinea che il costo complessivo di tutti i servizi linguistici delle istituzioni dell'UE (di traduzione e interpretazione) «rappresenta soltanto l'1% del bilancio totale dell'UE». Rileva, peraltro che, nel 2005, il volume delle traduzioni è ammontato a 1.324.000 pagine alla Commissione (1.450 traduttori), a 1.080.000 al Parlamento (550 traduttori) e a 475.000 pagine al Consiglio (660 traduttori). I deputati si dicono tuttavia sorpresi che le istituzioni non abbiano, ad oggi, calcolato né i costi complessivi della traduzione (comprensivi dei costi riferiti a traduttori, segretari, dirigenti, personale di servizio, planning, costi immobiliari, informatici e i costi connessi alla gestione delle risorse umane), né i costi per pagina. Invitano quindi le tre istituzioni a fissare parametri chiari e comparabili per i costi, al fine di determinare sia il costo totale della traduzione, sia il prezzo per pagina. Sottolineano peraltro che gli importi ottenuti «andrebbero usati non soltanto a fini di bilancio, ma anche per sensibilizzare gli utenti sulla questione del costo». D’altra parte, rilevano che la Corte dei conti europea ha stimato che il costo complessivo per la traduzione nel 2005 era pari a 257 milioni per la Commissione, 128 milioni di euro per il Parlamento e 126 milioni per il Consiglio. Lo stesso anno i costi medi per pagina sono ammontati 196,3 euro, 194 euro per la Commissione, 119 euro per il Parlamento e 276 euro per il Consiglio. Al riguardo, i deputati accolgono con favore il fatto che il Parlamento, nonostante l’allargamento, sia riuscito a ridurre i costi di traduzione per pagina rispetto al 2003 (149,7 euro). Il Parlamento conviene poi sul principio di pubblicare il resoconto integrale delle discussioni in plenaria come documento multilingue (pubblicato soltanto nella lingua originale dell'oratore), fermo restando che le versioni delle discussioni su supporto video, insieme all'interpretazione in diretta in tutte le lingue ufficiali, saranno messe a disposizione del pubblico gratuitamente e che, comunque, farà fede soltanto il testo originale. D’altra parte, sottolinea che i deputati dovrebbero poter avere accesso, con la possibilità di telescaricarli e in modo immediato, agli estratti delle discussioni tradotte nella loro lingua e che occorra tenere un archivio digitale e consultabile. Idee per risparmiare Il Parlamento abbozza taluni suggerimenti in merito a misure che potrebbero portare a risparmi. Ad esempio, raccomanda un maggiore ricorso a documenti di lunghezza limitata e a riassunti scritti, incoraggia le commissioni e le delegazioni parlamentari a fornire, ove possibile, testi soltanto nelle lingue dei membri della commissione o della delegazione e dei loro sostituti, mentre le ulteriori versioni linguistiche andrebbero fornite su richiesta. Per una migliore efficienza del processo di traduzione, la relazione invita il Parlamento, il Consiglio e la Commissione ad utilizzare in maniera efficiente ed efficace le risorse interne ed esterne, quali le banche dati, le traduzioni informatizzate, il telelavoro e l'esternalizzazione. Accoglie inoltre con favore il miglioramento della cooperazione interistituzionale tra i servizi di traduzione delle varie istituzioni, in particolare la creazione di una banca dati terminologica comune, lo sviluppo di memorie di traduzione comuni e la condivisione delle risorse grazie al regime di equilibrio del carico di lavoro (workload-balancing). Qualità delle traduzioni: migliorare quella delle nuove lingue I deputati, sono del parere che le istituzioni debbano prendere le misure necessarie per garantire un elevato livello qualitativo delle traduzioni e, pertanto, invitano il Consiglio, l'amministrazione del Parlamento e la Commissione a riferire sulle misure intraprese per monitorare e migliorare la qualità delle traduzioni. Si dicono peraltro preoccupati per la qualità generalmente meno elevata delle traduzioni nelle lingue dei nuovi Stati membri rispetto ai vecchi e chiedono di analizzare l'insuccesso nell'assunzione del personale necessario dai paesi UE-10. Background Nel 2006 erano ventuno le lingue con lo status di lingue ufficiali e di lavoro delle istituzioni europee. Ogni istituzione della UE dispone del proprio servizio di traduzione. Le istituzioni che, in considerazione delle loro attività, devono fornire il maggior volume di traduzioni sono la Commissione, il Parlamento e il Consiglio (circa il 70%). Nel 2007, con l'adesione di Bulgaria e Romania, le lingue ufficiali sono salite a ventitre. Link utili
Relazione speciale della Corte dei conti Riferimenti Alexander STUBB (PPE/DE, FI) |
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Immunità di Alessandra Mussolini Il Parlamento ha deciso di difendere l'immunità di Alessandra Mussolini nell'ambito di una causa per diffamazione avviata da Giuseppe Pisanu dinanzi al tribunale di Roma. A suo parere, sono interamente coperte dall'immunità parlamentare le dichiarazioni dell'eurodeputata secondo cui l'allora Ministro degli interni aveva ordito un complotto, assieme a Francesco Storace, per portare all'esclusione della lista Alternativa sociale dalle elezioni regionali del 2005. Il 24 luglio 2006 è giunta al Parlamento una richiesta da parte di Anna Maria Pagliari, giudice istruttore del Tribunale di Roma, in merito alla questione se sia possibile applicare l'immunità parlamentare alle dichiarazioni di Alessandra MUSSOLINI (ITS, IT). La richiesta del Tribunale fa riferimento all'azione civile avviata dinanzi al Tribunale di Roma dall'allora Ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu, al fine di stabilire la natura illegale di alcune dichiarazioni sul suo conto fatte dall'eurodeputa e riportate dalla stampa tra il 13 e il 19 marzo 2005, nonché di ottenere un risarcimento per tali dichiarazioni. Il 4 marzo 2005 la lista regionale "Alternativa sociale con Alessandra Mussolini" (in appresso denominata "Alternativa sociale") è stata depositata presso l'ufficio centrale regionale del Tribunale di appello di Roma in vista della sua partecipazione alle elezioni amministrative regionali del Lazio, indette per il 3 e 4 aprile 2005. Nei giorni seguenti la presentazione della lista di Alternativa sociale, i principali organi d'informazione nazionali segnalavano gravi irregolarità per quanto concerne la raccolta di firme a sostegno della lista dei candidati di Alternativa sociale per le elezioni in questione. A seguito di tali denunce, varie dichiarazioni sono state presentate presso gli uffici dei procuratori di Roma, Latina e Bologna da singoli individui e partiti politici per quanto concerne l'autenticità delle firme raccolte in connessione con la presentazione della lista dei candidati di Alternativa sociale. In seguito, con ordinanza del 12 marzo 2005, l'Ufficio regionale centrale della Corte di appello di Roma escludeva la lista di Alternativa sociale dalla partecipazione alle elezioni per un nuovo presidente del governo regionale del Lazio e al Consiglio regionale. Il 13 marzo 2005, i mezzi d'informazione nazionali riportavano dichiarazioni dell'eurodeputata concernenti un presunto, ma non documentato, complotto contro di lei: a suo avviso, l'allora presidente della regione Lazio, Francesco Storace, con l'aiuto del Ministro degli Interni, Giuseppe Pisanu, avrebbe ordito un complotto politico ai danni della lista di Alternativa sociale e a favore della coalizione di Storace, tra i cui candidati figurava il figlio del querelante. In base all'atto di citazione emesso in nome di Giuseppe Pisanu dai suoi avvocati, quotidiani e agenzie di stampa riportavano tra l'altro le seguenti dichiarazioni della sig.ra Mussolini in collegamento con gli eventi qui esposti: - "È chiaro
che Storace ha ingaggiato pirati informatici, violando la legge. E
tutto con la complicità del Ministro Pisanu" (ANSA h. 20.02, 16
marzo 2005); La relazione ricorda che l'articolo 9 del Protocollo sui privilegi e le immunità prevede che i membri del Parlamento europeo godano di un'immunità assoluta da procedimenti giudiziari "a motivo delle opinioni ... espresse nell'esercizio delle loro funzioni". Per i deputati, di fatto, nelle sue dichiarazioni, riportate dalla stampa, Alessandra Mussolini «ha unicamente commentato fatti di dominio pubblico con dimensione politica europea, essendo tali fatti direttamente collegati al diritto degli elettori a competizioni elettorali eque e al loro interesse a che tutti i candidati possano partecipare a tale competizione». A prescindere dalla portata locale delle elezioni amministrative italiane, inoltre, «il più ampio esercizio di tale diritto concerne ciascun cittadino europeo poiché è espressione particolare delle libertà generali e fondamentali garantite» dal Trattato. Nell'agire come ha agito, spiega la motivazione, la deputata «ha esercitato il suo dovere, in quanto membro del Parlamento, di esprimere il proprio parere su una questione di pubblico interesse per i suoi elettori». Inoltre, il fatto che l'oggetto delle sue dichiarazioni fosse il comportamento di un politico nonché detentore di una carica pubblica «colloca tale dichiarazione nel quadro di un legittimo dibattito politico». D'altro canto, spiegano i deputati, «imbavagliare membri del Parlamento per impedire loro di esprimere opinioni su questioni di legittimo interesse pubblico attraverso procedimenti giudiziari è inaccettabile in una società democratica» e manifestamente in contrasto con il Protocollo sui privilegi e le immunità, «che intende proteggere la libertà di espressione dei deputati nell'esercizio dei loro doveri, nell'interesse del Parlamento in quanto istituzione». Pertanto, ritenendo che l'immunità parlamentare copra interamente le dichiarazioni fatte da Alessandra Mussolini, il Parlamento decide di difendere la sua immunità e i suoi privilegi nell'azione civile avviata da Pisanu. Link utili Scheda di Alessandra Mussolini Riferimenti Klaus-Heiner LEHNE (PPE/DE,
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Dichiarazioni Dando inizio alla sessione, il Presidente ha condannato i recenti attentati terroristici di Glasgow e, esprimendo la solidarietà alle vittime, ha sottolineato che occorre combattere il terrorismo con decisione, ma nel rispetto dei valori che l'UE difende. L'Aula è stata informata che Francesco Ferrari è subentrato al seggio lasciato vacante da Marta Vincenzi a seguito della sua elezione a Sindaco di Genova. Il Presidente ha espresso la solidarietà del Parlamento alle infermiere bulgare condannate a morte in Libia. Dichiarazione del Presidente sul terrorismo Nel ricordare gli attentati di Madrid del 2004 e di Londra del 2005, il Presidente Hans-Gert Pöttering ha condannato quello più recente perpetrato a Glasgow e quello compiuto nello Yemen che ha causato la morte di 7 turisti spagnoli e di due yemeniti. Questi attacchi, ha sottolineato, sono indirizzati alla libertà, alla democrazia e ai diritti fondamentali, ossia ai valori «che ci legano tutti». Il terrorismo, ha proseguito, «è un crimine» che va combattuto con decisione. Ha però insistito che nell'adozione di ogni provvedimento volto a lottare contro il terrorismo devono essere «i principi dello Stato di diritto a guidarci, in linea con i valori che difendiamo». Dopo aver espresso la solidarietà e il sostegno alle vittime e ai loro familiari, il Presidente ha chiesto all'Aula di osservare un minuto di silenzio. Avvicendamento deputati italiani Il Presidente ha informato la Plenaria che, a partire dal 30 giugno scorso, Francesco FERRARI è subentrato al seggio lasciato vacante Marta VINCENZI (PSE, IT) a seguito della sua elezione a Sindaco di Genova. Questo incarico è infatti incompatibile con il mandato di parlamentare europeo. Il nuovo eurodeputato ha comunicato la sua adesione al gruppo ALDE/ADLE. Interventi di un minuto Facendo riferimento al voto di mercoledì prossimo della relazione sull'avvio della Conferenza intergovernativa, Marco CAPPATO (ALDE/ADLE, IT) ha ricordato che, in passato, il parere del Parlamento europeo, obbligatorio ma non vincolante, era stato usato da Altiero Spinelli «per condizionare le decisioni di riforma di questi trattati», e si è quindi lamentato del poco tempo concesso alla commissione per gli affari costituzionali per esaminare tale questione. Ciò, a suo parere, «equivale a rinunciare a quel potere di condizionamento» che l'Assemblea avrebbe. Sostenendo che questo potere può essere esercitato anche nei confronti di «chi vuole togliere i simboli di questa Europa dei trattati», ha auspicato che qualcuno dei deputati sollevi tale questione in occasione della riunione di questa sera della commissione costituzionale. No alla pena di morte. Rilasciare le infermiere bulgare Il Presidente Pöttering si è detto sconvolto dalla conferma della pena di morte delle cinque infermiere e del medico bulgari accusati di aver deliberatamente contaminato con il virus dell'HIV dei bambini di un ospedale. Nell'esprimere solidarietà e sostegno a queste persone, ha lanciato un appello alle autorità libiche affinché rivedano la sentenza, mostrino clemenza e rilascino gli accusati. Ha infine ribadito l'opposizione del Parlamento alla pena capitale. Altri documenti approvati I testi di tutti i documenti approvati sono reperibili sul sito del Parlamento europeo. |
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