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RASSEGNA
9 - 10 maggio 2007
Bruxelles
Sommario RELAZIONI ESTERNE SVILUPPO E COOPERAZIONE CONSUMATORI TRASPORTI POLITICA REGIONALE ENERGIA AMBIENTE POLITICA DELL'OCCUPAZIONE ISTITUZIONI ORDINE DEL GIORNO 21 - 24 MAGGIO 2007 |
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I Premi Nobel chiedono più Europa Per festeggiare il Cinquantenario della firma dei trattati di Roma, numerosi Premi Nobel europei - tra cui Rita Levi Montalcini e Carlo Rubbia - sono stati invitati prendere la parola in una seduta solenne speciale. I premi Nobel hanno tutti riconosciuto i successi dell'integrazione europea, soprattutto per la pace del Continente, ma non hanno esitato a chiedere all'UE maggiore impegno a favore delle sfide future. Dopo aver salutato uno per uno i Premi Nobel presenti in Aula e descritto le motivazioni del riconoscimento ottenuto, il Presidente Hans-Gert PÖTTERING ha affermato che il loro lavoro e i loro successi sono fondati su «una visione lungimirante». Pertanto, anche il Cinquantenario della firma dei Trattati di Roma dev'essere l'occasione per guardare al futuro del progetto d'integrazione europea. L'Unione, ha aggiunto, ha di fronte a sé delle sfide che richiedono uno sforzo comune e «idee creative», con il contributo di tutti. Il Presidente, facendo riferimento alle categorie dei Nobel presenti, ha poi sottolineato l'importanza dell'istruzione e della formazione e la necessità di promuovere un'area di ricerca europea e di tutelare i brevetti per far fronte alla concorrenza mondiale. Ha quindi sottolineato la sfida posta dai cambiamenti climatici e dalla globalizzazione - «un'opportunità, non una minaccia». Ma soprattutto il ruolo che deve avere l'Unione europea nel promuovere la pace e la democrazia nel mondo, tutelando i diritti umani e la dignità delle persone. Al riguardo ha posto in luce l'esigenza di promuovere la tolleranza e il dialogo tra le culture e le religioni in tutto il mondo. Sfide che, ha insistito, possono essere affrontate solo da un'Unione forte e unita. il Presidente ha poi ribadito che il Parlamento appoggia la Presidenza tedesca nella ricerca di un consenso «sulla sostanza del Trattato costituzionale» da applicare prima delle elezioni del 2009. Ha quindi affermato che la Francia, vista l'affluenza alle urne per le elezioni presidenziali, ha dato prova di «forza democratica» e ha colto l'occasione per rivolgere i suoi auguri a Nicolas Sarchozy ed esprimere il suo rispetto a Segolène Royal. Ha quindi concluso esortando a ispirarsi ai padri fondatori per imprimere nuovo slancio alla costruzione europea. Rita LEVI-MONTALCINI, «come decana», ha anzitutto espresso la gratitudine di tutti i Premi Nobel presenti per l'invito al Parlamento europeo. A cinquant'anni dalla fondazione, ha proseguito, si celebra lo straordinario sviluppo dell'Unione che ha garantito pace e prosperità. Uno sviluppo, ha aggiunto, che deve andare avanti dal punto di vista quantitativo e qualitativo, portando i risultati eccezionali a beneficio dell'intero pianeta. Dopo aver ricordato i tragici eventi della seconda guerra mondiale e la dominazione nazi-fascista di cui è stata essa stessa vittima, ha definito «epocale» l'evento celebrativo. Ricordando di essere nato negli anni della guerra e di aver patito la fame in quei giorni, Timothy HUNT ha espresso anzitutto la sua gratitudine alla Politica Agricola Comune. «Se il problema di oggi è l'obesità - ha aggiunto - vuol dire che si è andati nella giusta direzione!». Ha poi rammentato i suoi primi viaggi fuori dal Regno Unito e in particolare una gita sul Reno organizzata negli anni '50 nonostante «la paura dei tedeschi» che ha suscitato in lui la sorpresa di scoprire che «anche i tedeschi avevano il senso dell'umorismo». Si è quindi detto colpito dallo scetticismo che serpeggia tra i suoi connazionali nei confronti dell'Europa. Ha poi tenuto a sottolineare il carattere internazionale dell'ambiente scientifico ed ha affermato che niente promuove la mobilità più della scienza. Ha quindi salutato con favore l'istituzione del Consiglio europeo della Ricerca che promette di rafforzare la scienza in Europa. Sottolineando che «viviamo in un mondo in cui si ha paura di eccellere», che impedisce l'ottenimento di risultati nel campo della scienza, ha sostenuto con vigore che «è una vergogna» che tra le 20 migliori università del mondo «15 sono americane, 1 Giapponese, 1 Svizzera e solo 3 dell'Unione europea» (nel Regno Unito). Reinhard SELTEN ha sottolineato che l'integrazione economica ha fatto progressi stupefacenti che erano impensabili solo qualche decennio fa. In proposito, citando l'Unione economica e monetaria, ha rivolto un appello a che il futuro trattato mantenga l'indipendenza della Banca centrale europea. Ma l'integrazione economica, ha aggiunto, non è ancora completata, ed è necessario creare un'identità europea più forte, affinché i cittadini europei si sentano tali. E un ostacolo a questo obiettivo, ha insistito, è rappresentato dalle barriere linguistiche che possono essere superate solo promuovendo l'apprendimento di una lingua «semplice» come l'Esperanto. Carlo RUBBIA, esprimendosi in inglese, ha affermato che a seguito della seconda guerra mondiale era subito emersa l'idea, soprattutto negli USA, che la scienza avesse un importante ruolo da svolgere nello sviluppo dell'industria. La stessa Europa ha sostenuto fortemente la ricerca fondamentale nel contesto internazionale. E, in proposito, ha sottolineato l'importanza del CERN di Ginevra (Centro europeo per la ricerca nucleare) che vede la partecipazione, tra gli altri, di 22 membri europei, della Commissione europea, della Turchia, dell'India, della Russia, del Giappone, di Israele e dell'UNESCO, e che ha permesso la comunicazione tra gli scienziati e consentito uno sviluppo globale. Vista la complessità della ricerca, ha quindi posto in luce l'esigenza di dotarsi di nuove strutture a livello mondiale che favoriscano la cooperazione internazionale e la mobilità degli scienziati, e che pongano le condizioni per lo sviluppo dell'UE e del mondo intero. Sottolineando l'importante ruolo svolto dal CERN nella sua vita, Martinus VELTMAN ha sostenuto che l'Unione europea è l'esempio di una cooperazione di successo incredibile. Ricordando poi che al CERN le lingue di lavoro erano solamente due (francese e inglese), si è detto stupefatto ma orgoglioso di vedere 23 cabine di interpretazione in Aula. D'altra parte, ha sottolineato come l'attività di ricerca sia più agevole negli USA a causa della migliore organizzazione e della disponibilità di finanziamenti mirati. Anche in Europa vi sono fondi disponibili ma occorre migliorare i criteri per la loro distribuzione. Uscendo infine dal campo scientifico, ha rivolto un appello a non boicottare un popolo (quello palestinese, ndr) «che vive in un campo di concentramento». Il rappresentante di Amnesty International, Dick OOSTING ha sottolineato che l'UE, fondata su dei valori, ha la forza per svolgere un importante ruolo a favore della pace nel mondo. Ma anche nell'ambito della sfida sui cambiamenti climatici e la sicurezza energetica. La riforma dell'UE deve quindi consentirle di agire da leader in questi campi. Occorre però «colmare il divario tra i valori e le azioni» per essere credibili e, al riguardo, ha sottolineato che troppo spesso l'UE ha chiuso gli occhi sulle violazioni commesse nella lotta al terrorismo e all'immigrazione illegale. Gli interessi economici, inoltre, «adombrano spesso i diritti umani» quando si tratta con partner strategici. Amnesty International, ha concluso, continuerà a stimolare l'UE a fare di più sui diritti umani. John HUME, ex deputato europeo, ha affermato che il suo lavoro a favore della pace in Irlanda del Nord si è inspirato molto alla sua esperienza in seno al Parlamento europeo. L'UE, infatti, «è il miglior esempio del mondo su come si risolvono i conflitti». Si basa, ha spiegato, su tre principi che sono ora parte integrante dell'accordo irlandese: rispetto delle differenze, istituzioni rappresentative di tutti gli Stati membri (per analogia, di tutte le componenti della società irlandese) e cooperazione nell'interesse comune e a favore dello sviluppo economico e sociale. In un mondo sempre più "piccolo", ha poi concluso, occorre unirsi per evitare le guerre, poiché alla base della pace vi è il rispetto della diversità. Per Lord David TRIMBLE, ora che la posizione dell'Irlanda è definita, è possibile unirci a queste celebrazioni «senza imbarazzo». Dopo che l'UE ha garantito cinquant'anni di pace e prosperità, ha subito aggiunto, «occorre guardare al futuro e, al di là dei nostri confini, verso il resto del mondo», poiché si deve evitare di creare un mondo diviso in blocchi in concorrenza tra loro. In un mondo interdipendente, ha proseguito esortando a non ignorare i conflitti nelle varie parti del mondo, è necessario sviluppare nuove iniziative e «non lavarsi le mani in nome del realismo». Bisogna quindi attivarsi per sviluppare l'economia creando un più ampio commercio, equo e libero, e aiutando i paesi meno sviluppati a entrare in questo mercato. Sarebbe tragico, ha concluso, se il protezionismo e i gruppi d'interesse locali impedissero all'Europa di realizzare i progressi che sono a portata di mano. Per Mairead CORRIGAN MAGUIRE il caso irlandese ha dimostrato che l'intervento militare e il terrorismo non servono a risolvere i conflitti di natura etnica. Le nuove armi sviluppate non sono utilizzabili, e non sono state utilizzate in Irlanda, perché si è allora chiesta «sono state sganciate bombe in Iraq e in Afghanistan?». Denunciando il «muro dell'apartheid» e il ricorso a due pesi e due misure dei governi occidentali, si è quindi lanciata in una strenua difesa della causa palestinese, chiedendo al Parlamento di fare di più per aiutare i palestinesi. Si dovrebbe quindi riconoscere l'Autorità palestinese, chiedere a Israele di lasciare i territori occupati e promuovere il dialogo tra le parti. Ha poi chiesto che la Carta di Gorbaciov sul mondo senza violenza sia diffusa, poiché «la violenza è una malattia che può essere prevenuta». Elisabeth WILLIAMS ha sottolineato il problema della fame e della povertà nel mondo, nonché delle sofferenze patite dai bambini, molti dei quali muoiono a causa di malattie curabili. Sostenendo che è giunta l'ora di cambiare questa situazione, ha chiesto di convincere i governi ad agire e di smettere di invocare Dio (di qualsiasi credo Egli sia) come ragione per portare distruzione. Ha poi denunciato l'eccessiva spesa militare sollecitando una legge che imponga di destinare l'1% del bilancio militare a sostegno dei progetti militari. Ha quindi chiesto il sostegno dell'Europa a un progetto avviato in Basilicata, dove si sta costruendo una vera e propria città volta ad accogliere, assistere e curare dei bambini bisognosi. Per concludere ha voluto sottolineare il ruolo che proprio i bambini saranno chiamati a svolgere quando saranno più grandi e la necessità di garantire loro un'esistenza pacifica. Per Lech WALESA l'Unione europea è in «dirittura d'arrivo» verso una totale unificazione ma, «dobbiamo trovare idee all'altezza di quelle di cinquant'anni fa» e, soprattutto, dobbiamo avere «una visione che ci permetta di superare i problemi che incontriamo sul nostro cammino». Occorre pertanto elaborare un decalogo dei valori in base al quale trovare delle giuste soluzioni ai problemi. Ricordando come nessuno, all'epoca della guerra fredda, credeva fosse possibile abbatterei comunismo sovietico, ha sottolineato che questo approccio era dovuto al fatto che si pensava in termini materiali - carri armati, missili, business, dollari - quando invece bisognava pensare in termini di valori comuni. Link utili Robert Schuman -
dichiarazione Riferimenti Cinquantesimo anniversario del Trattato di Roma
con la partecipazione dei Premi Nobel europei |
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La Russia è e sarà un partner strategico dell'Unione europea, sul piano bilaterale e nello scacchiere internazionale. Il Parlamento tuttavia esprime profonda preoccupazione per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani, della democrazia, della libertà di espressione e del diritto di contestare le autorità e sollecita quindi la Russia a porre rimedio a tale situazione. I deputati chiedono anche di rafforzare l'integrazione economica e la cooperazione in campo energetico e sull'immigrazione. In vista del Vertice UE-Russia che si terrà a Samara il 18 maggio prossimo, il Parlamento ha adottato una risoluzione comune, sostenuta dal PPE/DE, PSE, UEN e GUE/NGL, con la quale ribadisce la convinzione che la Russia resta un partner importante ai fini della costruzione di una cooperazione strategica. Un partner con il quale l'Unione condivide non soltanto interessi economici e commerciali, ma anche l'obiettivo di cooperare strettamente sulla scena internazionale. Nel sottolineare l'importanza di rafforzare l'unità e la solidarietà fra gli Stati membri dell'Unione europea nelle relazioni con la Russia, si rammarica del mancato avvio dei negoziati su un nuovo accordo quadro tra l'UE e la Russia e incoraggia la Presidenza tedesca a continuare ad adoperarsi per far sì che il mandato negoziale riguardante un nuovo accordo venga adottato al più presto e a dare inizio ai negoziati senza ulteriori ritardi. Profonda preoccupazione per la situazione dei diritti umani Nell'invitare l'Unione europea a dimostrare solidarietà all'Estonia e a parlare con la Russia con una sola voce nel contesto dei recenti eventi di Tallin, il Parlamento sottolinea che l'attuale situazione in Russia dà adito a serie preoccupazioni per quanto riguarda il rispetto dei diritti umani, della democrazia, della libertà di espressione e del diritto di contestare le autorità. Per i deputati, d'altra parte, la vigorosa difesa dei diritti umani e dei valori democratici deve costituire «un principio essenziale di qualsiasi impegno dell'UE nei confronti della Russia», pertanto esortano la Commissione a garantire che qualsiasi assistenza finanziaria concessa alle autorità russe «prenda in considerazione il rafforzamento delle norme democratiche nel paese». Esprimendo poi profonda preoccupazione per l'uso della forza da parte delle autorità russe in occasione delle manifestazioni antigovernative pacifiche, il Parlamento sottolinea che la libertà di parola e il diritto di riunione «sono diritti umani fondamentali» e che pertanto la continuazione di questa tendenza «costituirà una violazione dei loro obblighi internazionali». Condanna inoltre il ricorso alla tortura e a trattamenti inumani e degradanti che sarebbero perpetrati nelle prigioni e nelle stazioni di polizia russe nonché nei centri di detenzione segreti in Cecenia. I deputati si dicono poi preoccupati per il fenomeno di polarizzazione sociale e politica e per la restrizione delle libertà democratiche nella fase di preparazione alle elezioni della Duma nel dicembre 2007 e alle elezioni presidenziali nel marzo 2008. Invitano pertanto le autorità russe a garantire un processo elettorale «libero ed equo», assicurando la libertà di espressione all'opposizione. In tale contesto, rilevano peraltro che la libertà dei media «rivestirà importanza fondamentale» e sottolineano l'importanza delle ONG indipendenti dai governi nazionali per lo sviluppo della società civile. Sfide comuni a livello mondiale Il Parlamento rileva la necessità di cooperare con la Russia per assicurare la pace, la stabilità e la sicurezza e per lottare contro il terrorismo internazionale e la violenza estremista. Ma anche per affrontare altre questioni in materia di sicurezza, come i rischi ambientali e nucleari, la droga, il traffico di armi, la tratta di esseri umani e la criminalità organizzata transfrontaliera nel vicinato dell'Europa. La Commissione e il Consiglio sono quindi invitati a dar vita a iniziative comuni con il governo russo per rafforzare la sicurezza e la stabilità nel vicinato comune (Ucraina, Bielorussia, Nagorno-Karabakh, Moldova e Georgia), «garantendo la piena integrità territoriale di questi Stati». Unione europea e Russia, per i deputati dovrebbero assumersi le loro responsabilità riguardo alla questione nucleare iraniana e per trovare a una soluzione alla proliferazione nucleare nella Corea del Nord. Il Parlamento chiede loro inoltre di sostenere gli sforzi volti a organizzare una conferenza internazionale per la pace in Medio Oriente e a cooperare alla ricerca di una soluzione duratura alla questione del Kosovo. A quest'ultimo proposito, la Russia è esortata a non ritardare ulteriormente la decisione sullo status finale del Kosovo. I deputati chiedono poi che venga istituita una comunità UE-Mar Nero allo scopo di rafforzare e di incoraggiare il dialogo con l'obiettivo di un vicinato più stabile, sicuro e democratico. D'altra parte, il Parlamento esprime preoccupazione circa le dichiarazioni rese dal Presidente Putin in risposta ai piani degli Stati Uniti di installare componenti del loro sistema missilistico antibalistico in Polonia e nella Repubblica ceca e invita tutte le parti coinvolte ad avviare un dialogo. Agli Stati Uniti, inoltre è chiesto di intensificare gli sforzi di consultazione e di spiegare il pianificato sistema di difesa missilistico al fine di «consentire alla NATO e all’UE di restare unite». Rafforzare l'integrazione economica e la cooperazione energetica Il Parlamento ribadisce il proprio sostegno all'adesione della Russia all'OMC poiché permetterà al paese di accettare le regole del mercato globale e potrà condurre a un'integrazione economica più profonda fra UE e Russia. Sottolinea inoltre l'importanza di istituire lo Spazio economico comune (SEC) e di sviluppare ulteriormente la creazione di un mercato aperto e integrato tra l'UE e la Russia. D'altra parte, pone l'accento sull'importanza di migliorare il clima degli investimenti in Russia, promuovendo e agevolando condizioni non discriminatorie e trasparenti per le attività imprenditoriali. Nell'esprimere soddisfazione per l'intensificarsi del dialogo UE-Russia sulle questioni energetiche, i deputati sottolineano la rilevanza delle importazioni di energia per le economie europee, «che possono rappresentare un'opportunità di sviluppare la cooperazione economica e commerciale fra l'Unione europea e la Russia». Allo stesso tempo ritengono che tale cooperazione debba basarsi sui principi di interdipendenza e di trasparenza, nonché sulla parità di accesso ai mercati, alle infrastrutture e agli investimenti. Il Consiglio e la Commissione sono poi invitati a garantire che i principi enunciati nel trattato sulla Carta dell'energia, l'allegato Protocollo sul transito e le conclusioni del G8 «siano inseriti in un nuovo accordo tra l'Unione europea e la Russia», che comprenda un'ulteriore cooperazione in materia di efficienza energetica, risparmio energetico ed energie rinnovabili. All'Unione europea, inoltre, è chiesto di parlare alla Russia con una voce sola in merito a queste delicate questioni energetiche. Visti e immigrazione illegale Il Parlamento accoglie con favore le iniziative intese ad abolire l'obbligo del visto per gli spostamenti tra l'Unione europea e la Russia. Invita, allo stesso tempo, a proseguire la cooperazione nel settore dell'immigrazione illegale, a potenziare i controlli sui documenti di identità e a migliorare lo scambio di informazioni sul terrorismo e sulla criminalità organizzata. Consiglio e Commissione sono inoltre esortati a raddoppiare gli sforzi per risolvere i problemi relativi all'attraversamento delle frontiere tra l'Unione europea e la Russia, ad impegnarsi in progetti concreti e ad utilizzare appieno il nuovo Strumento di vicinato e partenariato nonché gli stanziamenti INTERREG per la cooperazione transfrontaliera. Riferimenti Risoluzione comune sul vertice UE-Russia che si
terrà a Samara il 18 maggio 2007 |
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Un nuovo slancio alle relazioni con il Mondo arabo Il Parlamento chiede un rafforzamento del partenariato con i paesi arabi, nel rispetto delle tradizioni e delle culture, ma anche dei diritti umani e dello Stato di diritto. Se all'UE è chiesto maggiore impegno nel favorire le riforme politiche, i paesi arabi devono garantire libertà di culto e di espressione e riconoscere i diritti delle donne. Auspicando il rilancio del dialogo interculturale, sollecita il sostegno ai settori moderati della società civile araba, escludendo i fondamentalisti. L'identità araba non è affatto incompatibile «né con il concetto di modernità né con l'impegno per riforme serie». E' quanto sostiene il Parlamento con la relazione di Michel ROCARD (PSE, FR) sottolineando come l'impotenza - «che è il fondamento stesso del sentimento di "malessere arabo"» - possa essere sormontata nell'ambito di un partenariato rinnovato «basato sulla comprensione, la fiducia reciproca e il rispetto delle prassi sociali e culturali e la credibilità dell'altro». In proposito, i deputati ricordano che «l'occidentalizzazione delle società arabe non è la via più idonea a condurre a tale risultato», mentre i concetti di democrazia, diritti umani e Stato di diritto «sono valori universali che innumerevoli autorità e governi musulmani hanno dichiarato compatibili con l'Islam». A loro parere, pertanto, occorre ridare nuovo slancio al partenariato dell'UE e degli Stati membri con il mondo arabo nella sua globalità, avendo cura di individuare settori di cooperazione ben specifici e agendo di concerto con le strutture politiche esistenti. In proposito, sebbene sia sottolineata l'estrema importanza che le relazioni euro-arabe includano la necessità «vitale» di combattere il terrorismo, i deputati ritengono fondamentale che ciò non oscuri o freni «tutta una serie di altre tematiche di interesse comune», al fine di pervenire alla creazione di un'autentica zona di pace e di prosperità condivisa. Tra queste tematiche citano, in particolare, lo sviluppo economico e sociale, la buona gestione degli affari pubblici e la lotta alla corruzione, nonché lo sviluppo e il consolidamento di una società civile «forte e autentica». Riforme politiche e rispetto dei diritti umani Il Parlamento constata anzitutto che nelle varie regioni del mondo arabo esistono realtà molto diverse per quanto riguarda le riforme politiche e l'affermarsi della democrazia, per cui «non è opportuno imporre un modello unico». Anzi, qualsiasi tentativo di allineamento sui canoni europei «può rivelarsi controproducente». Al fine di esercitare un’influenza concreta, inoltre, l’UE «non dovrebbe manifestare alcun senso di superiorità o dare l’impressione di impartire lezioni, bensì fare del dialogo euro-arabo un vero e proprio dialogo tra eguali». Occorre poi accompagnare le evoluzioni della regione «rispettando la volontà dei popoli e tenendo conto delle differenze culturali, storiche e politiche». Per poter essere legittimi, spiegano infatti i deputati, i cambiamenti devono essere adottati ed espressi dai popoli interessati. Il Parlamento ricorda però che il rafforzamento della democrazia e dello Stato di diritto nonché il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali «è uno degli obiettivi propri della politica estera dell'Unione». A tale titolo è quindi «giusto e coerente» voler condurre una politica dei diritti umani ambiziosa, basata anche su un dialogo politico strutturato e approfondito in tale settore, oltre che sulla clausola sui diritti umani contenuta negli accordi. Il sostegno allo sviluppo della società civile e al rispetto dei diritti fondamentali, in particolare la libertà di espressione e di religione, avvertono peraltro i deputati, «non può confondersi con la scelta dei regimi né con le modalità di selezione dei dirigenti». Allo stesso tempo, sostengono che «le vie contemporanee dell'Islam politico non sembrano fornire risposte adeguate ai problemi della riforma politica». Pertanto, preoccupati del fatto che lo stallo della riforma politica «alimenti l'islamismo radicale e il suo discorso di odio verso gli ebrei», sottolineano che la moderazione dell'islamismo «dipende sia dalla solidità del quadro istituzionale in cui tali forze operano sia dalle opportunità da esso offerte da quest’ultimo di influenzare il processo decisionale». I paesi arabi dovrebbero quindi «combattere ogni impunità» e rendere giustizia alle vittime di gravi violazioni dei diritti umani nonché giudicare i responsabili di tali crimini. Nello stesso spirito, la relazione chiede ai paesi arabi di ratificare lo Statuto di Roma istitutivo del Tribunale penale internazionale e di firmare la Convenzione internazionale contro le scomparse forzate. La Commissione dovrebbe invece favorire maggiormente nel mondo arabo il rispetto del principio dello Stato di diritto nonché il movimento per la riforma del diritto che dovrebbe portare a legalizzare l'azione dell'opposizione. I deputati, esprimono poi l'auspicio che i paesi arabi che non l'hanno ancora fatto diano prova di un maggiore impegno a favore della libertà di culto o del diritto delle persone e delle comunità a professare liberamente il loro credo e la loro fede, «anche garantendo l'indipendenza e la separazione delle istituzioni e del potere politico dalle autorità religiose». E, a tale riguardo, ritengono che le testimonianze di milioni di musulmani che vivono in Europa dovrebbero aiutare i paesi arabi a dare attuazione a tale principio costante delle relazioni internazionali che è la reciprocità. I deputati auspicano poi che cresca la consapevolezza del ruolo della donna e della sua emancipazione nella società civile e politica. In merito al conflitto israelo-arabo, il Parlamento sottolinea che qualsiasi approfondimento della relazione euro-araba dipende «dall'energia e dal talento con cui l'Europa riuscirà a conciliare il proprio dovere e la propria responsabilità storica nei confronti dello Stato d'Israele e del popolo ebreo con la propria responsabilità di svolgere un ruolo più attivo ed efficace». Ruolo che dovrà svolgere garantendo maggiormente il rispetto del diritto internazionale e umanitario in modo da pervenire a una soluzione durevole del conflitto, in particolare attraverso la creazione di uno Stato democratico palestinese che coesista fianco a fianco con lo Stato d'Israele, nella pace e nella sicurezza. In proposito, compiacendosi dell'iniziativa di pace saudita, che i deputati ritengono un importante contributo del mondo arabo, il Consiglio è invitato a compiere ogni sforzo necessario per esaminare tale proposta alla prossima riunione del Quartetto e per individuare le modalità per coinvolgere maggiormente la Lega araba. Un dialogo rafforzato e sostegno ai moderati Nel sottolineare il ruolo svolto dall'Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM) in quanto organismo democratico che riunisce parlamentari delle due sponde del Mediterraneo, il Parlamento considera necessario promuovere ulteriormente la cooperazione umanitaria e sociale, al fine di «superare gli stereotipi e i malintesi» che «impediscono un ravvicinamento franco e profondo tra i popoli delle due sponde del Mediterraneo». I governi dovrebbero quindi sostenere il lavoro della Fondazione euromediterranea Anna Lindh per il dialogo tra le culture, dotandola di «congrue risorse» per consentire il consolidamento della sua rete che raggruppa oltre 1.200 organismi ed associazioni operanti a favore del dialogo in seno alle rispettive società. I deputati, peraltro, ritengono che il rilancio del dialogo interculturale «passi attraverso l'affermazione di un denominatore umanistico comune e universale che trascende dai dogmi e dai comunitarismi». Sostengono pertanto con decisione la necessità che l'Unione europea conduca un ampio dialogo culturale promuovendo presso i suoi interlocutori arabi i valori di riferimento dell'Unione (Stato di diritto, diritti dell'uomo, democrazia, ecc.) e tenendo conto delle differenti percezioni culturali e politiche. Gli Stati membri, inoltre, sono incoraggiati a istituire dei Centri di studio finalizzati allo scambio e al confronto culturale tra i paesi arabi e europei. I deputati sottolineano che l’impegno con le organizzazioni della società civile e i movimenti di riforma dovrebbe formare parte degli sforzi intrapresi a livello regionale, e che andrebbe sviluppata una cooperazione specifica in particolare con le organizzazioni politiche che promuovono la democrazia della non violenza. La società civile, è precisato, dovrebbe farsi promotrice dei valori democratici e della tolleranza, del rifiuto dell'intolleranza e del fondamentalismo e, quindi, della libertà di coscienza (comprese la libertà religiosa, di espressione e associazione), della parità tra donne e uomini, del pieno rispetto e non discriminazione dei diversi orientamenti sessuali, della messa al bando della tortura e dell’abolizione della pena di morte. Nella ricerca di nuovi interlocutori nel mondo arabo, ammoniscono inoltre i deputati, si dovrebbero escludere le persone, le organizzazioni e gli Stati che approvano le azioni terroristiche e non riconoscono l'esistenza legittima dello Stato di Israele. La relazione chiede pertanto che l'Europa accordi un sostegno politico visibile agli attori civili, associativi e religiosi, in particolare alle organizzazioni politiche che promuovono la democrazia attraverso la non violenza, «escludendo le forze settarie, fondamentaliste e di estremismo nazionalista» e includendo, se del caso, i laici e gli islamisti moderati, compresi i laici islamisti. Integrazione economica interaraba Insistendo sul fatto che la debolezza del processo di riforma nel mondo arabo è anche dovuta alle difficoltà e alle controversie esistenti tra alcuni dei paesi arabi, i deputati ritengono che l’UE «dovrebbe adoperarsi al massimo per agevolare l'integrazione politica ed economica dei paesi arabi». In proposito, nel constatare, i limitati progressi realizzati in termini di liberalizzazione degli scambi commerciali interarabi, chiedono alla Commissione e al Consiglio di raddoppiare gli sforzi per incoraggiare lo sviluppo equo e sostenibile dei paesi arabi. L'integrazione economica dei paesi arabi, dovrebbe riguardare soprattutto i mercati dell'energia e delle telecomunicazioni, allo scopo di generare una dinamica di sviluppo favorevole ad altri settori. Al riguardo, peraltro, la relazione sottolinea gli sforzi compiuti per creare uno spazio di libero scambio euromediterraneo e l’accordo di Agadir, che incoraggia il commercio intraregionale. I deputati, inoltre, attendono la conclusione dell’accordo di libero scambio UE-Consiglio di cooperazione del Golfo. Riferimenti Michel ROCARD (PSE, FR) |
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L'UE deve impegnarsi di più a favore della pacificazione e dello sviluppo socio-economico del Corno d’Africa. E' quanto chiede il Parlamento, proponendo la convocazione di una conferenza globale per la sicurezza, la pace e lo sviluppo nella regione. I deputati sollecitano poi ogni sforzo possibile per tutelare la popolazione del Darfur dal disastro umanitario e condannano gli interventi stranieri in Somalia. Etiopia a Eritrea devono liberare i prigionieri politici. Adottando la relazione di Filip KACZMAREK (PPE/DE, PL), il Parlamento di non essere stato consultato «in una qualsiasi fase dell'elaborazione della strategia UE-Africa», così come non lo sono stati i parlamenti dei paesi africani, l'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE e i rappresentanti della società civile. E, secondo i deputati, ciò «mette in causa la legittimazione democratica dell'impegno comune». Un approccio globale ai conflitti I conflitti del Corno d'Africa, per il Parlamento, devono essere affrontati con un «approccio globale regionale», mentre l'intervento UE non deve solo affrontare questioni di sicurezza ma anche «le cause strutturali dei conflitti connesse all'esclusione sociale, politica ed economica». Inoltre, nel perseguire politiche di lotta contro il terrorismo, l'Unione europea non deve trascurare i diritti dell'uomo e la legislazione in materia umanitaria. Gli Stati membri sono quindi invitati a portare alla luce e denunciare eventuali "estradizioni" di persone arrestate nella regione per presunti reati di terrorismo. I deputati sottolineano, d'altra parte, che le donne e i bambini sono i gruppi più vulnerabili durante i conflitti e che sono esposti a ogni tipo di violazione dei diritti umani fondamentali, tra cui stupri etnici, torture e mutilazioni genitali. Questi gruppi inoltre contraggono malattie in misura maggiore rispetto agli uomini e si vedono negato l'accesso all'istruzione alle risorse naturali. Il Consiglio e la Commissione devono quindi compiere «passi decisivi» per contrastare l'impunità nella regione, il traffico d'armi, gli abusi in materia di diritti dell'uomo, le violazioni dei cessate il fuoco e gli attacchi ai civili, agli addetti al mantenimento della pace e agli operatori umanitari. Devono poi sostenere il coinvolgimento del Tribunale penale internazionale (TPI). I deputati chiedono inoltre all’UE di condannare pubblicamente i regimi repressivi della regione e, in proposito, esprimono viva preoccupazione per la reazione repressiva sferrata in Etiopia contro leader dell'opposizione, giornalisti, attivisti per i diritti umani e civili «in seguito ai brogli elettorali del 2005». Conferenza globale sulla sicurezza, ma “soluzioni africane” La Commissione e il Consiglio dovrebbero avviare un processo di consultazione con gli altri soggetti interessati coinvolti nella regione, sull'iniziativa che prevede la convocazione di una conferenza globale per la sicurezza, la pace e lo sviluppo che affronti simultaneamente tali questioni di tutti i paesi del Corno d'Africa. Tale iniziativa, è precisato, dovrebbe servire da punto di partenza «per avviare misure di creazione della fiducia per le popolazioni e nei paesi della regione». D’altra parte, i deputati si dicono convinti che, nei suoi sforzi per affrontare la crisi in detta regione, l'UE debba innanzitutto cercare «soluzioni africane», ossia con la partecipazione delle organizzazioni regionali in loco, l'Unione Africana e l'autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD). Il Parlamento chiede inoltre il consolidamento della presenza dell'UE nella regione attraverso la nomina di un rappresentante UE per il Corno d'Africa, cui affidare il coordinamento delle iniziative UE per la regione e che funga da principale interlocutore per tutti i paesi del Corno d'Africa e riferisca periodicamente al Parlamento. Gli Stati membri sono poi invitati a promuovere uno strumento internazionale giuridicamente vincolante per rintracciare e contrassegnare le armi leggere e di piccolo calibro e le munizioni, così come a sostenere le iniziative regionali volte a combattere il commercio illegale di tali armi e munizioni nei paesi in via di sviluppo. Dimensione di sviluppo: ambiente e sanità Il Parlamento sottolinea che deve essere data la priorità all'obiettivo di ridurre la povertà conseguendo gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (OSM), includendola chiaramente in tutte le pertinenti politiche UE per la regione. I deputati si dicono inoltre convinti che i paesi del Corno d'Africa abbiano, oltre a problemi condivisi di sicurezza, un'agenda di sviluppo comune che deve essere affrontata «attraverso azioni comuni attente alle problematiche dei conflitti e volte a reperire soluzioni comuni». Sottolineano poi la necessità per la comunità internazionale di sostenere la regione affinché possa essere maggiormente in grado di adattarsi alle gravi ripercussioni del cambiamento climatico. Ricordano, inoltre, che la gestione sostenibile delle risorse naturali, compreso lo sfruttamento dell'acqua e l'accesso alle fonti energetiche e il relativo utilizzo, «devono formare parte integrante dei piani di sviluppo e delle strategie di lotta alla povertà e di prevenzione dei conflitti nella regione». Nel chiedere quindi un sostegno UE destinato ad una gestione sostenibile del terreno e al programma di desertificazione per rafforzare la tutela ambientale delle risorse idriche, il Parlamento invita il Consiglio e la Commissione a cercare un dialogo con la Cina, tenendo conto dei suoi crescenti investimenti in progetti di infrastrutture in Africa. Infine, sottolinea che la lotta contro l'HIV/AIDS, la TBC e la malaria nonché le malattie trascurate e - come richiesto da un emendamento avanzato dall'UEN - le mutilazioni genitali femminili, deve essere una delle strategie fondamentali per l'eradicazione della povertà e la promozione della crescita economica nei paesi del Corno d'Africa. Sudan: fermare il disastro umantario in Darfur e sanzioni ONU Il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri sono invitati «ad assumere pienamente le proprie responsabilità e a compiere ogni sforzo possibile per proteggere la popolazione del Darfur dal disastro umanitario risultante dalla costante violazione del cessate il fuoco ad opera di tutte le parti». I deputati, infatti, esprimono viva preoccupazione per l'evolversi della situazione nel Darfur e invitano il governo sudanese «a impedire alle milizie Janjaweed di compiere dei soprusi». Le autorità sudanesi dovrebbero poi agevolare senza ulteriori indugi lo spiegamento nella regione di una forza internazionale congiunta dell'Unione africana e delle Nazioni Unite per aumentare la sicurezza e migliorare la protezione della popolazione civile. La comunità internazionale dovrebbe invece avviare negoziati di pace per migliorare il contenuto dell'accordo di pace del Darfur e renderlo accettabile per tutte le parti. Il Parlamento esorta poi tutte le parti in conflitto a rispettare il diritto umanitario e a garantire l'accesso pieno, sicuro e senza ostacoli al personale di soccorso e a garantire la consegna degli aiuti umanitari, in particolare ai profughi interni. Chiede poi l'attuazione del regime di sanzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU attraverso sanzioni economiche mirate, fra le quali il divieto turistico, il congelamento dei beni e la minaccia di un embargo petrolifero. Somalia: ritiro delle truppe etiopi e Conferenza di riconciliazione I deputati condannano gli interventi stranieri in Somalia e invitano il governo etiope a ritirare il suo esercito dal paese. Appoggiano invece l'invio di una forza di mantenimento della pace dell'Unione africana. Ciò, a loro parere, andrebbe realizzato nel quadro di un accordo politico tra le parti in conflitto che si traduca nella formazione di un governo di unità nazionale capace di coinvolgere la parte dell'Unione dei tribunali islamici disponibile a un processo di pace e di riconciliazione nonché i capi dei clan esclusi dall'attuale governo. Nel sottolineare il ruolo centrale di un dialogo politico globale che porti alla riconciliazione e alla ricostruzione del paese, il Parlamento si compiace dell'impegno del governo federale di transizione della Somalia (GFT) a convocare un'ampia Conferenza di riconciliazione che comprenda i clan, le comunità religiose, la società civile, le comunità economiche e i leader politici. Chiede poi un riesame del ruolo del Gruppo internazionale di contatto per la Somalia - cui appartengono, tra gli altri, l'Unione europea e l'Italia - al fine di concentrare gli sforzi sulla governabilità e la costruzione delle istituzioni, l'assistenza umanitaria agli sfollati e alle popolazioni in stato di necessità e il miglioramento della stabilità e della sicurezza regionali. Al GFT somalo è inoltre chiesto di revocare lo stato d'emergenza e di reinsediare il Presidente del parlamento come condizioni preliminari per l'attuazione del processo di riconciliazione nazionale. Etiopia e Eritrea: rilasciare i detenuti politici I deputati invitano il Consiglio e la Commissione a far pressione affinché il governo etiope riveli il numero totale di persone detenute nel paese, consenta le visite della Croce Rossa e garantisca a tutti i detenuti accesso alle famiglie, al patrocinio giuridico e alle cure mediche. Il governo dovrebbe inoltre rilasciare «immediatamente e incondizionatamente» tutti i prigionieri politici - giornalisti, sindacalisti, difensori dei diritti dell'uomo e cittadini comuni - e soddisfare i propri obblighi per quanto riguarda i diritti dell'uomo, i principi democratici e lo Stato di diritto. L’Etiopia è infine invitata ad accettare la demarcazione e la delimitazione del suo confine quale stabilito dalla Commissione ONU per le frontiere. Il Parlamento esorta il Consiglio e la Commissione a intervenire affinché il governo eritreo rilasci tutti i prigionieri politici, assicuri ai prigionieri un processo rapido ed equo e riveli il luogo di detenzione di tutti coloro che sono incarcerati in prigioni segrete. Uganda I deputati invitano il Consiglio e la Commissione ad agevolare il processo di pace nell'Uganda del Nord, spiegando che ciò richiede a tutte le parti in conflitto di «dimostrare un autentico e costante impegno» nei confronti del processo di pace, di rispettare l'accordo di cessate il fuoco e di porre fine ad un'ostile e incendiaria propaganda». Chiedono poi l'avvio di un autentico processo di riconciliazione che riconosca in quanto tali i responsabili di crimini di guerra e, in proposito, sottolineano il ruolo centrale del TPI nell'assicurare alla giustizia gli imputati di crimini di guerra. Link utili
Comunicazione della Commissione: Strategia per l’Africa: un
partenariato politico regionale per la pace, la sicurezza e lo
sviluppo nel Corno d’Africa Riferimenti Filip KACZMAREK (PPE/DE, PL) |
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Il Parlamento ha adottato definitivamente la direttiva volta a liberalizzare i formati degli imballaggi di numerosi prodotti di largo consumo preconfezionati. Per zucchero, latte, burro, caffè, pasta secca e riso sono previsti dei periodi transitori in cui sarà possibile mantenere i formati obbligatori imposti a livello nazionale. Come richiesto dai deputati, tali periodi potranno essere prolungati in caso di perturbazioni di mercato o destabilizzazione del comportamento di consumatori. La proposta di direttiva ha l'obiettivo di abrogare una serie di norme introdotte a partire dagli anni '70 sui formati degli imballaggi e, quindi, sulle quantità nominali obbligatorie di numerosi articoli preconfezionati: prodotti alimentari (esclusi vini e alcolici), bevande, detergenti, vernici, mangimi, etc. Lo scopo è anche di consolidare in un solo atto quelle norme che resteranno in vigore per alcune merci. Si tratta di un ritorno al passato giustificato dalla necessità di rispondere meglio alle esigenze dei consumatori, garantendo loro maggiore scelta e permettendo lo sviluppo di nuovi prodotti e formati. Inoltre, attraverso la semplificazione legislativa e la riduzione delle formalità amministrative, si intende aumentare il gioco della concorrenza e la competitività delle imprese, soprattutto piccole e medie. Nel corso della prima lettura, il Parlamento chiedeva il mantenimento o, in alcuni casi, l'introduzione di formati obbligatori per le confezioni di caffè solubile, zucchero bianco, paste secche alimentari, riso, latte, burro, caffè torrefatto (macinato o non macinato, anche decaffeinato) e zucchero bruno. Ma né il Consiglio né la Commissione hanno accettato queste proposte. Il Consiglio, tuttavia, nella sua posizione comune, ha proposto l'introduzione di un periodo transitorio di cinque anni dalla data di entrata in vigore della direttiva, durante il quale le dimensioni attualmente esistenti potranno essere mantenute per la produzione nazionale di latte, burro, caffè, pasta secca e riso. Ha anche introdotto un periodo transitorio di sei anni per lo zucchero bianco. Facendo proprio l'accordo negoziato dal relatore Jacques TOUBON (PPE/DE, FR) con la Presidenza e la Commissione, il Parlamento ha accettato di prevedere i periodi transitori suggeriti dal Consiglio per il latte, il burro, il caffè, la pasta secca, il riso e lo zucchero bianco. Tuttavia, come richiesto dai deputati, la direttiva stabilisce che qualora fosse osservata una perturbazione del mercato e/o una destabilizzazione del comportamento di consumatori (soprattutto i più vulnerabili) causate dall'applicazione di queste deroghe, la Commissione potrà autorizzare gli Stati membri a mantenere periodi transitori e, in particolare, a mantenere i formati della gamma obbligatoria di maggior consumo. Per quanto riguarda il pane, che riguardava una specificità britannica (standard british loaf), un emendamento sottolinea come negli Stati membri in cui il pane preconfezionato costituisce gran parte del normale del consumo, vi è una forte correlazione tra la dimensione degli imballaggi e il peso del pane. Pertanto, come per altri prodotti preconfezionati, le dimensioni degli imballaggi attualmente vigenti non sono interessate dalla normativa in oggetto e possono continuare ad essere utilizzate. Come suggerito dal Parlamento in prima lettura, inoltre, alla Commissione è anche affidato il compito di stilare una relazione sull'applicazione e sugli effetti della direttiva - dopo otto anni dalla sua entrata in vigore e, successivamente, ogni dieci anni - corredandola, se necessario, di una proposta di revisione. D'altra parte, è stato accettata la proposta dei deputati di stabilire un legame più stretto tra questo provvedimento e la direttiva sulla protezione dei consumatori in materia di indicazione dei prezzi. E' infatti stabilito che gli Stati membri che non l'avessero ancora fatto, dovranno valutare se applicare la direttiva "prezzi", su base volontaria, anche alle piccole imprese al dettaglio. Gli Stati membri avranno ora 12 mesi per adottare le disposizioni necessarie per conformarsi alla direttiva che, però, saranno d'applicazione entro 18 mesi dalla sua entrata in vigore. Background L'armonizzazione delle norme nazionali sulle quantità nominali dei prodotti preconfezionati è attualmente facoltativa sul mercato nazionale ma obbligatoria per i prodotti di esportazione. D'altra parte, la storica sentenza della Corte di giustizia sul Cassis de Dijon impone agli Stati membri di accettare nei propri mercati i prodotti legalmente fabbricati e commercializzati in un altro Stato membro. Inoltre, l'introduzione del prezzo per unità di misura, dalla fine degli anni '90, permette ai consumatori di paragonare i prezzi al litro e al chilo di tutti i prodotti proposti in diversi formati. Link utili
Posizione comune del Consiglio Riferimenti Jacques TOUBON (PPE/DE,
FR) |
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Il Parlamento ha approvato definitivamente la direttiva che impone a tutti i veicoli commerciali pesanti, esclusi quelli di interesse storico, di dotarsi entro la primavera 2009 di specchi grandangolari e di accostamento. Ciò, evitando numerosi incidenti, permetterà di risparmiare centinaia di vite umane, con un costo stimato di soli 100/150 euro per l'installazione. Sarà poi studiata l'opportunità di estendere tale obbligo ad altri automezzi. Ogni anno, circa 400 persone muoiono in incidenti stradali perché non sono viste dai camionisti che voltano a destra. Se già da quest'anno i nuovi veicoli commerciali pesanti (di peso superiore a 3,5 tonnellate) devono essere dotati di specchietti retrovisori grandangolari al fine di eliminare gli angoli ciechi, gli automezzi più vecchi - circa 5 milioni di unità - continuano a rappresentare un rischio per pedoni, ciclisti e "centauri". Facendo proprio un pacchetto di emendamenti negoziati con il Consiglio che riprende largamente quanto suggerito dalla relazione di Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT), il Parlamento ha adottato in via definitiva la direttiva che impone ai veicoli commerciali pesanti già in circolazione di dotarsi progressivamente di specchi di accostamento e grandangolari. Ciò dovrebbe consentire di salvare circa 1.200 vite da qui al 2020, con un costo per l'installazione di questi dispositivi pari a solo 100/150 euro. Specchi nuovi sui camion vecchi, ma non su quelli di interesse storico La direttiva si applicherà ai veicoli progettati e costruiti per il trasporto di merci di massa massima superiore alle 3,5 tonnellate (categorie N2 e N3, definite dalla direttiva 70/156/CEE). Mentre la proposta della Commissione prevedeva di escludere dal campo d'applicazione del provvedimento i veicoli immatricolati «oltre 10 anni prima» della data di trasposizione della direttiva nel diritto degli Stati membri (presumibilmente il 1998), un emendamento di compromesso amplia questa esclusione a tutti i veicoli delle categorie citate immatricolati prima del 1° gennaio 2000. Tuttavia, gli automezzi originariamente registrati e/o immatricolati e/o in servizio da oltre 10 anni prima della data di trasposizione della direttiva e che circolano principalmente per il loro interesse storico, non dovranno sottostare alle norme di procedura contenute nella direttiva. Inoltre, la direttiva non si applicherà ai veicoli che hanno una massa autorizzata totale massima che non supera le 7,5 tonnellate ai quali è impossibile installare specchi esterni di accostamento in modo tale da garantire che nessuna parte degli specchi sia situata a meno di due metri (+10 cm) dal suolo, indipendentemente dalla posizione in cui è regolato lo specchio (quando il veicolo si trova in condizioni di carico pari al peso totale tecnicamente ammissibile) e che lo specchio sia completamente visibile dal posto di guida. La Commissione prevedeva questa deroga per tutti i veicoli superiori a 3,5 tonnellate. Una deroga è anche prevista per tutti i veicoli superiori a 3,5 tonnellate che, in base a misure nazionali entrate in vigore in precedenza (nei Paesi Bassi, in Belgio e in Danimarca) sono dotati di dispositivi - sul lato del passeggero - che coprono il 95% del campo di visibilità totale degli specchi previsti dalla normativa UE. Strade più sicure dalla primavera 2009 Un emendamento di compromesso chiede agli gli Stati membri di garantire che tutti i veicoli che rientrano nel campo d'applicazione della direttiva siano dotati di specchi grandangolari e di accostamento conformi alla normativa comunitaria «non oltre il 31 marzo 2009». Mentre la Commissione proponeva delle proroghe differenziate (di uno o due anni dalla trasposizione delle norme nel diritto nazionale) a seconda dell'età dei veicoli, i deputati, invece, avevano inizialmente suggerito la data del 30 giugno 2008. Una deroga - richiesta dai deputati e accolta dal Consiglio - prevede che le prescrizioni della direttiva sono ritenute rispettate se i veicoli sono dotati, dal lato del passeggero, di specchi grandangolari e di accostamento i cui campi di visibilità coprono almeno, rispettivamente, il 95% e l'85% del campo totale a livello del suolo rispetto a quelli previsti dalla legislazione UE. La Commissione chiedeva che tali percentuali, per entrambi i tipi di specchi, fossero del 99%. Allo stesso modo, accogliendo una richiesta del Parlamento, sarà possibile applicare specchi supplementari e/o altri dispositivi di visione indiretta ai veicoli che, a causa della mancanza di soluzioni tecniche disponibili ed economicamente efficienti, non possono essere dotati di specchi conformi alla direttiva. A condizione, però che la combinazione di tali dispositivi copra non meno del 95% del campo di visibilità a livello del suolo degli specchi grandangolari e non meno dell'85% del campo di visibilità a livello del suolo degli specchi di accostamento. Tutte le soluzioni tecniche cui ricorrono gli Stati membri, comprese le buone pratiche, dovranno però essere comunicate alla Commissione - che le renderà pubbliche - al fine di garantire la sicurezza giuridica ed evitare distorsioni di mercato. Informazione e valutazione L'equipaggiamento dei veicoli con tali dispositivi deve essere accompagnato da misure adeguate volte a sensibilizzare sui pericoli legati all'esistenza degli angoli ciechi nei veicoli commerciali pesanti. Un emendamento di compromesso, inoltre, precisa che ciò include attività di informazione destinate agli utenti vulnerabili, quali i ciclisti, i motociclisti e i pedoni, e riguardanti il corretto uso e posizionamento degli specchi. Come voluto dal Parlamento, la Commissione dovrà presentare, entro quattro anni dall'entrata in vigore della direttiva, una relazione sulla sua applicazione, insieme a uno studio sugli incidenti dovuti ad angoli ciechi che copra tutti i veicoli e tutti i costi sostenuti, e volto a migliorare la sicurezza stradale. La relazione della Commissione, che dovrà essere effettuata sulla base di un'analisi costi-benefici più esaustiva, dovrà anche essere accompagnata, se opportuno, da una proposta per il riesame della legislazione vigente. Anche perché, sottolineano i deputati, i veicoli commerciali leggeri e gli autobus, che non dispongono di specchi come quelli trattati dalla direttiva, sono spesso coinvolti in incidenti dovuti ad angoli ciechi. La legislazione comunitaria deve quindi essere oggetto di una rassegna costante per migliorare e promuovere la sicurezza stradale. Link utili
Proposta della Commissione Riferimenti Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT) |
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Norme europee per garantire i servizi di trasporto pubblico Il Parlamento si è pronunciato sul regolamento che definisce le modalità e le condizioni cui devono attenersi le autorità pubbliche nell'aggiudicare contratti di servizio volti a garantire il trasporto pubblico su strada e su rotaia. I deputati hanno adottato una serie di emendamenti compromesso che dovrebbero agevolare l'accordo del Consiglio. Lo scopo della proposta di regolamento è di definire con quali modalità le autorità competenti possono intervenire nel settore dei trasporti pubblici di passeggeri per garantire la fornitura di servizi di interesse generale che siano, tra l'altro, «più numerosi, più sicuri, di migliore qualità o offerti a prezzi inferiori a quelli che il semplice gioco delle forze del mercato consentirebbe di fornire». A tal fine, stabilisce le condizioni alle quali le autorità competenti, allorché impongono o stipulano obblighi di servizio pubblico, compensano gli operatori di servizio pubblico per i costi sostenuti e/o conferiscono loro diritti di esclusiva in cambio dell'assolvimento degli obblighi di servizio pubblico. Il Parlamento, approvando la relazione di Erik MEIJER (GUE/NGL, NL), propone una serie di emendamenti di compromesso sostenuti da PPE/DE, PSE, UEN, Verdi/ALE e GUE/NGL, tesi a giungere a un accordo con il Consiglio senza dover ricorrere alla procedura di conciliazione. Se così avvenisse, l'aggiudicazione dei contratti di servizio pubblico dovranno essere conformi alle disposizioni del regolamento dopo un periodo transitorio di 10 anni dalla sua entrata in vigore (invece dei 12 chiesti dal Consiglio e degli 8 suggeriti dai deputati), ossia due anni dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale (al posto dei tre anni chiesti dal Consiglio e dell'anno e mezzo voluto dai deputati). Il provvedimento si applica all'esercizio di servizi nazionali e internazionali di trasporto pubblico di passeggeri per ferrovia ed altri modi di trasporto su rotaia e su strada, ad eccezione dei servizi di trasporto prestati prevalentemente in ragione del loro interesse storico o del loro valore turistico. Gli Stati membri, tuttavia, possono applicarlo anche al trasporto pubblico di passeggeri per vie d'acqua interne e, aggiungono i deputati, in acque marine nazionali «nella misura in cui non sono disciplinati da una specifica legislazione comunitaria». Il regolamento stabilisce che l’autorità competente che decide di concedere all’operatore che ha scelto un diritto di esclusiva e/o una compensazione di qualsivoglia natura a fronte dell’assolvimento di obblighi di servizio pubblico deve farlo nell'ambito di un contratto di servizio pubblico. Sì a tariffe massime se compensate adeguatamente Il provvedimento prevede una deroga secondo cui gli obblighi di servizio pubblico finalizzati a stabilire tariffe massime per tutti i passeggeri o per alcune categorie di passeggeri possono anch'essi essere disciplinati da norme generali. In questi casi, l’autorità competente dovrà compensare gli operatori per l'effetto finanziario netto, positivo o negativo, sui costi sostenuti e sui ricavi originati dall'assolvimento degli obblighi tariffari stabiliti da norme generali. Ciò andrà peraltro realizzato secondo modalità che impediscano una compensazione eccessiva. Resta fermo però il diritto delle autorità competenti di integrare gli obblighi di servizio pubblico stabilendo tariffe massime nei contratti di servizio pubblico. Gli Stati membri possono tuttavia escludere dall'ambito di applicazione del regolamento le norme generali relative alla compensazione finanziaria per gli obblighi di servizio pubblico che fissano le tariffe massime per scolari, studenti, apprendisti e persone a mobilità ridotta. Contenuto dei contratti di servizio pubblico I contratti di servizio pubblico dovranno stabilire «con chiarezza» gli obblighi inerenti al servizio pubblico che l'operatore deve assolvere e le zone geografiche interessate. Inoltre, dovranno stabilire - «in anticipo e in modo obiettivo e trasparente» - i parametri in base ai quali deve essere calcolata l'eventuale compensazione nonché la natura e la portata degli eventuali diritti di esclusiva concessi, «in modo da impedire una compensazione eccessiva». Dovranno anche definire le modalità di ripartizione dei costi connessi alla fornitura di servizi, come le spese per il personale, per l’energia, gli oneri per le infrastrutture, la manutenzione e la riparazione dei veicoli, del materiale rotabile e delle installazioni necessarie per l'esercizio dei servizi di trasporto di passeggeri, i costi fissi e un rendimento adeguato del capitale. I contratti di servizio pubblico e le norme generali dovranno inoltre definire le modalità di ripartizione dei ricavi derivanti dalla vendita dei titoli di viaggio che possono essere trattenuti dall'operatore del servizio pubblico, riversati all'autorità competente o ripartiti fra di loro. Inoltre, i documenti di gara e i contratti di servizio pubblico dovranno essere trasparenti quanto alla possibilità e all'estensione del subappalto. In tali casi, precisa un emendamento di compromesso, l'operatore al quale è affidata la gestione e la prestazione di un servizio è tenuto a fornire direttamente «la maggior parte» del servizio di trasporto pubblico. Tuttavia, un contratto di servizio pubblico comprendente allo stesso tempo progettazione, costruzione e gestione di un servizio pubblico di trasporto di passeggeri «può prevedere il subappalto integrale per la gestione di tali servizi». Riguardo alla durata dei contratti, in prima lettura il Parlamento suggeriva che essi dovessero valere al massimo otto anni per i trasporti su strada e non più di 15 anni per quelli su rotaia. Nella posizione comune, il Consiglio è andato oltre stabilendo che i contratti di servizio pubblico dovranno essere conclusi per una durata non superiore a dieci anni per i servizi di trasporto con autobus e a quindici anni per i servizi di trasporto di passeggeri per ferrovia o altri modi di trasporto su rotaia. La durata dei contratti relativi a più modi di trasporto, è poi precisato, dovrà essere al massimo di quindici anni se i trasporti per ferrovia o altri modi di trasporto su rotaia rappresentano oltre il 50% del valore dei servizi oggetto dei contratti. A determinate condizioni è prevista la possibilità di prorogare la durata del contratto di un massimo pari al 50% Qualora le autorità competenti imponessero a un operatore di servizio pubblico di conformarsi a taluni standard sociali, i documenti di gara e i contratti di servizio pubblico dovranno individuare il personale interessato e precisarne in modo trasparente i diritti contrattuali e le condizioni alle quali si ritiene che i dipendenti siano vincolati ai servizi. Tali standard, inoltre, dovranno essere inclusi nei documenti di gara e nei contratti. Aggiudicazione di contratti di servizio pubblico Il regolamento stabilisce una serie di regole riguardo all'aggiudicazione dei contratti per servizi offerti tramite autobus o tram (salvo alcuni casi trattati da altre direttive), distinguendo i casi in cui si rivolga a prestatori terzi o a "operatori interni", ossia a soggetti giuridicamente distinti dall'autorità che domanda il servizio, sui quali però l'autorità esercita un controllo completo. Nel primo caso, l’autorità competente dovrà aggiudicare i contratti mediante una procedura di gara «equa, aperta a tutti gli operatori e che rispetta i principi di trasparenza e di non discriminazione». Dopo la presentazione delle offerte e un'eventuale preselezione, inoltre, il procedimento potrà dar luogo a negoziati allo scopo di determinare il modo migliore per soddisfare requisiti elementari o complessi. Nella misura in cui la legislazione nazionale lo consenta, le autorità competenti avranno facoltà di aggiudicare direttamente i contratti di servizio pubblico il cui valore annuo medio stimato è inferiore a 1 milione di euro oppure che riguardano la fornitura di servizi di trasporto pubblico di passeggeri inferiore a 300.000 chilometri l’anno. Qualora un contratto di servizio pubblico fosse aggiudicato direttamente a una piccola o media impresa che opera con non più di 23 veicoli, dette soglie potranno essere aumentate o a un valore annuo medio stimato inferiore a 2 milioni di euro (contro 1,7 milioni proposti dal Consiglio) oppure qualora il contratto riguardi la fornitura di servizi di trasporto pubblico di passeggeri inferiore a 600.000 di chilometri l'anno (contro i 500.000 chiesti dal Consiglio). A meno che non sia vietato dalla legislazione nazionale, le autorità competenti avranno la facoltà di aggiudicare direttamente i contratti di servizio pubblico di trasporto per ferrovia, fatta eccezione per altri modi di trasporto su rotaia quali metropolitana o tram. La durata di tali contratti non potrà però essere superiore a dieci anni. Diritto di verifica e trasparenza In base a un emendamento di compromesso, gli Stati membri dovranno prendere le misure necessarie per garantire che le decisioni adottate nell'ambito delle procedure di appalto «possano essere verificate con efficacia e rapidità», su richiesta di una persona interessata ad ottenere un contratto e che è stata danneggiata (o rischia di esserlo) da una presunta infrazione. Ciascuna autorità competente dovrà rendere pubblica una volta all’anno una relazione esaustiva sugli obblighi di servizio pubblico di sua competenza, sugli operatori del servizio pubblico prescelti e sulle compensazioni e i diritti di esclusiva ad essi concessi a titolo di rimborso. La relazione - come richiesto dai deputati - dovrà distinguere i trasporti mediante autobus da quelli su rotaia. Essa consentirà il controllo e la valutazione delle prestazioni di servizi, della qualità e del finanziamento della rete dei trasporti pubblici e, ove opportuno, informerà in merito al tipo e alla portata dell'esclusiva concessa. Ciascuna autorità competente dovrà infine prendere i provvedimenti necessari affinché, almeno un anno prima dell’inizio della procedura di gara o un anno prima dell’aggiudicazione diretta del contratto, siano pubblicate nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea un elenco minimo di informazioni, quali il tipo di aggiudicazione previsto e i servizi e territori potenzialmente interessati dall’aggiudicazione. In caso di un'aggiudicazione diretta di contratti, come richiesto dai deputati, dovranno essere pubblicati anche gli obiettivi di qualità in relazione alla puntualità e affidabilità nonché i premi e le penalità applicabili. Link utili
Posizione comune del Consiglio Riferimenti Erik MEIJER (GUE/NGL, NL) |
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Il Parlamento chiede di rendere effettivo il diritto a un alloggio adeguato, di buona qualità e a prezzo abbordabile. Insiste quindi sulla necessità di rafforzare il diritto ai sussidi per gli alloggi e chiede aiuti per l'acquisto della prima casa. Invita poi gli Stati membri a utilizzare pienamente i fondi UE per gli alloggi al fine di aiutare le persone più svantaggiate e rinnovare le case popolari. Occorrono anche incentivi mirati a favore delle zone rurali e delle città minori. Adottando la relazione di Alfonso ANDRIA (ALDE/ADLE, IT) con 469 voti favorevoli, 38 contrari e 46 astensioni, il Parlamento sottolinea anzitutto che il diritto a un alloggio adeguato e di buona qualità a un prezzo ragionevole «è un diritto fondamentale importante» e chiede pertanto agli Stati membri l'adozione di disposizioni legislative nazionali volte a «rendere effettivo» tale diritto. I deputati, in proposito, auspicano che a livello europeo venga individuata una serie di indicatori di qualità che definiscano il concetto di "alloggio adeguato" e sottolineano l'importanza che l'UE adotti una dichiarazione europea sugli alloggi sulla base della Carta adottata dall'Intergruppo Urban-Logement del Parlamento. Il Parlamento insiste poi sulla necessità di rafforzare il diritto ai sussidi per gli alloggi con l'obiettivo dell'inserimento sociale e segnatamente con modalità che permettano una reale mobilità dei lavoratori e auspica che i decisori nazionali e locali adottino provvedimenti volti ad aiutare i giovani per l’acquisto della prima casa. Insiste, inoltre, sulla necessità di concepire politiche dell'alloggio nel contesto di una politica di assetto territoriale «che favorisca l'equilibrio sociale e l'eterogeneità sociale». Nella fase di definizione delle politiche di assetto territoriale nonché di pianificazione e realizzazione degli interventi, le autorità di gestione del territorio dovrebbero quindi tenere conto dell'accessibilità per i disabili e gli anziani per quanto riguarda gli alloggi e i servizi pubblici nonché i mezzi di trasporto urbani e prevedere zone di attività sportiva e ricreativa per bambini e giovani. Le autorità nazionali, regionali e locali sono inoltre invitate ad affrontare con urgenza l’eliminazione del fenomeno dei senzatetto. Il Parlamento riconosce che i problemi legati agli alloggi, in quanto questione a carattere nazionale, dovrebbero essere affrontati principalmente a livello locale ma, in tale prospettiva, ritiene che i comuni dovrebbero essere sostenuti. La Commissione, d'altra parte, è invitata a preparare uno studio che illustri la ripartizione delle competenze tra i livelli nazionale e locale nonché il quadro giuridico in materia di alloggi in tutti gli Stati membri. Sarà così possibile prendere decisioni informate e individuare gli eventuali campi d'azione dell'UE in tale settore in modo da assicurare «un autentico valore aggiunto alle misure comunitarie». Dovrebbe anche effettuare uno studio in merito al costo e alla domanda di alloggi e al mercato immobiliare in generale, tenendo conto dell'eterogeneità dell'occupazione delle abitazioni, dei cambiamenti nelle strutture familiari tradizionali e delle circostanze specifiche dei giovani nonché dell'invecchiamento della popolazione. Gli Stati membri, invece, dovrebbero associare le città alla programmazione e alla gestione dei finanziamenti strutturali destinati al cofinanziamento delle azioni urbane ammissibili nell'ambito dei programmi operativi e delegare l'attuazione alle stesse. Il Parlamento invita gli Stati membri interessati a utilizzare pienamente i fondi comunitari nel settore degli alloggi, assicurando soprattutto la complementarità delle azioni sostenute dal FESR, dagli strumenti finanziari JESSICA e JEREMIE, dal Settimo programma quadro per le attività di ricerca e dalle altre misure comunitarie, nazionali, regionali e locali in materia di alloggi e di rinnovo urbano. Una particolare attenzione deve essere assicurata all'ammodernamento e al rinnovo degli edifici residenziali nei quartieri storici delle città. Mentre la Commissione dovrebbe garantire che abitazioni adeguate siano messe a disposizione dei ceti svantaggiati della popolazione. Al riguardo, notando che la maggior parte delle case popolari non è situata in ambienti salubri e che la loro qualità non garantisce condizioni di vita sane, i deputati ritengono che le misure di sviluppo finanziate dal Fondo europeo di sviluppo regionale non dovrebbero essere utilizzate solo per promuovere la politica degli alloggi, ma anche per migliorare la salute degli abitanti degli alloggi sociali nonché dell'ambiente in cui vivono. Auspicano, inoltre che, nel quadro della revisione dei regolamenti sulla politica di coesione prevista per il 2009, si riapra il dibattito volto ad estendere a tutti gli Stati membri l'accesso ai fondi comunitari per il rinnovo delle case popolari ai fini del risparmio energetico e della tutela dell'ambiente, oggi previsto solo per alcuni paesi. Ma la ristrutturazione delle abitazioni a fini sociali e di efficienza energetica non è una questione meramente urbana. Il Parlamento pertanto sottolinea la necessità di tener conto dei problemi specifici degli alloggi nell’ambiente rurale al fine di favorire una politica equilibrata di pianificazione del territorio che impedisca la segregazione e lo spopolamento delle zone rurali, «soprattutto alla luce dei molteplici svantaggi di tali zone, quali bassi redditi, abitazioni sparse e fatiscenti nonché mancanza di alloggi in affitto, sociali o di altro genere». Nelle zone rurali è anche indispensabile proporre incentivi per l'acquisto, la riabilitazione e la ristrutturazione di vecchi edifici. Pertanto, la pubblicazione amministrazione dovrebbe fornire consulenza e orientamenti ai privati e ai professionisti che operano nel settore degli alloggi sociali, «migliorando in tal modo l'offerta di alloggi sociali pubblici e privati, nuovi e rinnovati». E' anche sottolineata la specificità delle città minori, soprattutto per il ruolo che svolgono nello sviluppo delle zone rurali in termini di occupazione, assistenza sanitaria, istruzione, cultura e turismo. Il Parlamento, peraltro, pone l'accento sull'importanza delle questioni della sicurezza per quanto riguarda la criminalità, soprattutto nei quartieri svantaggiati, gli edifici (norme di costruzione e di gestione), le infrastrutture dell'elettricità e del gas, dell'acqua, della rete fognaria e del riscaldamento (sicurezza dei sistemi esistenti e delle tecnologie di riabilitazione, nonché sostituzione delle canalizzazioni obsolete). Sostiene poi la campagna avviata dalla Commissione a favore dell'energia sostenibile allo scopo di sensibilizzare i cittadini europei sulla necessità di ridurre i consumi domestici e le chiede di facilitare l'ampio uso nel settore dell'edilizia abitativa delle nuove tecnologie e dei materiali edili più efficaci che consentono di ridurre il consumo di energia. Riferimenti Alfonso ANDRIA (ALDE/ADLE, IT) |
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Nel rilevare l'importante ruolo del nucleare a favore dell'approvvigionamento energetico dell'UE e il suo basso impatto ambientale, il Parlamento chiede una riforma generalizzata del Trattato Euratom. Se la scelta nucleare spetta agli Stati membri, è necessario porre la sicurezza al centro delle attività Euratom e implicare il Parlamento nel processo decisionale. Occorre poi sviluppare la ricerca e la formazione, e aumentare gli investimenti per affrontare la concorrenza internazionale. Adottata con 406 voti favorevoli, 175 contrari e 44 astensioni, la relazione di Eugenijus MALDEIKIS (UEN, LT) sottolinea anzitutto che le attuali riflessioni sulla permanenza del trattato Euratom «sono indissociabili dagli obiettivi perseguiti dalla Commissione in favore di una politica europea dell'energia più sicura, più sostenibile, più competitiva» e contribuiscono alla lotta al cambiamento climatico, come annunciato nella recente comunicazione della Commissione del 10 gennaio 2007. In proposito, il Parlamento ricorda che, grazie soprattutto al trattato Euratom, l'energia nucleare produce, a partire da 152 reattori diffusi nei 15 Stati membri fino al 2006, il 32% dell'elettricità europea. Si tratta, è sottolineato, della parte più importante dell'elettricità non proveniente dal carbone dell'Unione europea, «e una delle più competitive», in grado di «contribuire agli obiettivi di una politica energetica per l'Europa». Precisa inoltre che l'energia nucleare eviterebbe più di 300 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 nel 2010, "ossia la produzione di un parco automobili di 100 milioni di unità". I deputati sottolineano poi che, a partire dal 1957 e dalla firma del trattato Euratom, l'Unione europea è divenuta il leader mondiale dell'industria nucleare e uno dei principali attori della ricerca nucleare nel settore della fissione e della fusione termonucleari controllate. Notano inoltre che l'industria europea ha saputo sviluppare tecnologie autoctone e che il dominio della quasi totalità del ciclo del combustibile offre all'UE «garanzie di indipendenza dal punto di vista industriale e tecnologico», in particolare in materia di arricchimento del combustibile. D’altra parte, il Parlamento rileva che il consenso del 1957 sull'energia nucleare «non esiste più tra gli Stati membri» e che le aspettative riposte nell'energia nucleare espresse nel trattato Euratom cinquanta anni fa «sono cambiate». Queste, è sottolineato, vertono ormai maggiormente sulla necessità di disporre di un quadro giuridico solido per controllare lo sfruttamento dell'energia nucleare nell'Unione europea e per accompagnare l'integrazione nell'UE di paesi che utilizzano il nucleare. I deputati, peraltro, riconoscono che Euratom ha consentito di tutelare le persone, i lavoratori e l'ambiente dalle radiazioni ionizzanti, di sviluppare la ricerca nei settori della gestione dei rifiuti e della sicurezza delle installazioni e di attuare un controllo di sicurezza sui materiali fissili in Europa. Ricordando infatti che Euratom è all'origine di un centro comune di ricerca, chiedono che un programma di ricerca e sviluppo nucleare venga inserito nel bilancio del programma quadro generale in materia di ricerca. Stimano inoltre che la legislazione sviluppata nel quadro di Euratom debba «rimanere sotto la responsabilità dell'Unione europea», per garantire che le norme fondamentali in materia di protezione dei lavoratori e della popolazione in generale «vengano applicate ed ampliate fino a comprendere l'ambiente». Il Parlamento sottolinea poi che la portata di tale legislazione ha egualmente integrato la protezione degli Stati membri confinanti e degli Stati terzi all'Unione europea, «grazie all'attuazione di controlli permanenti sullo smaltimento di residui radioattivi e all'adozione di norme sui trasferimenti di combustibili usati e dei rifiuti radioattivi, sulla protezione della catena alimentare e sulle situazioni di emergenza radiologica». D’altra parte, considera che i controlli di sicurezza rappresentano uno dei maggiori successi dell'applicazione del trattato Euratom e forniscono alla Commissione i mezzi per documentare in maniera precisa gli stock e i flussi di materiali nucleari nell'Unione europea. Nel rilevare che le disposizioni principali del trattato Euratom non sono mai state modificate sin dalla sua entrata in vigore il 1° gennaio 1958, il Parlamento conferma che, in virtù del principio di sussidiarietà, «spetta ad ogni singolo Stato membro decidere se ricorrere o meno all'energia nucleare». D’altra parte, osserva che, da lunghi anni, si riconosce che la promozione dell'energia nucleare attraverso il trattato Euratom «non impone alcun obbligo, ma fissa un quadro giuridico di utilità comune». I deputati constatano poi che offre ai paesi che hanno scelto l'opzione nucleare gli strumenti per il suo sviluppo (imprese comuni, sostegno alla ricerca e prestiti Euratom) ma, al contempo, li vincola ad un denso quadro normativo (protezione sanitaria, controllo di sicurezza, approvvigionamento), «in maniera da rassicurare gli Stati membri che non hanno scelto tale opzione». Sono inoltre del parere che, indipendentemente dalla diversità delle opinioni in materia di energia nucleare, le disposizioni del trattato Euratom «sono state estremamente utili e dovrebbero essere attentamente coordinate con le disposizioni in materia di salute e sicurezza del trattato CE». Verso una riforma del trattato Il trattato Euratom, «malgrado le gravi imperfezioni, resta, per il momento, un quadro giuridico indispensabile», tanto per gli Stati membri che vogliono sviluppare la loro filiera di reattori quanto per gli Stati membri che desiderano soltanto beneficiare di un arsenale giuridico che protegge loro stessi, le loro popolazioni e il loro ambiente. L'UE deve quindi difendere la sua leadership dal punto di vista industriale e tecnologico anche per far fronte agli attori che stanno rilanciando con vigore le loro attività nucleari (Russia, Stati Uniti) e tenendo conto dell'emergere di nuovi attori mondiali del nucleare (Cile e India), «futuri concorrenti dell'Unione europea a medio termine». Inoltre, il Parlamento considera che l'assenza di tale quadro giuridico porterebbe ad una rinazionalizzazione della politica nucleare in Europa e, quindi, a una regressione dell'acquis comunitario, rischiando così un'insicurezza giuridica pericolosa per l'insieme dei 27 Stati membri. Ma, a prescindere dalla possibilità di effettuare adeguamenti a breve termine, ritiene tuttavia che sia necessaria una revisione generalizzata del trattato Euratom per colmare il deficit democratico e porre le questioni relative alla sicurezza comune al centro delle attività nucleari dell'Unione e dei suoi Stati membri. I deputati ritengono infatti inaccettabile il fatto che il Parlamento sia quasi completamente escluso dal processo legislativo Euratom e che venga unicamente consultato su uno solo dei dieci capitoli del trattato. Pertanto chiedono di rinnovare le procedure decisionali per permettere di associare strettamente il Parlamento europeo ai lavori legislativi nel settore nucleare, di renderli più trasparenti e di implicare i cittadini dell'Unione, estendendo la procedura di codecisione alla normativa di base del Trattato. Inoltre, facendo proprio un emendamento dei Verdi/ALE, il Parlamento ribadisce la sua richiesta di convocare una conferenza intergovernativa per procedere alla revisione completa del trattato Euratom, abrogare le sue disposizioni obsolete e mantenere il regime regolamentare dell'industria nucleare a livello dell'UE. Sarà poi necessario rivedere le restanti disposizioni «alla luce di una politica energetica moderna e sostenibile» e incorporare quelle pertinenti in un capitolo separato dedicato all'energia. Il Parlamento rileva poi l'urgenza di sviluppare, a livello comunitario, una robusta normativa nei settori della sicurezza nucleare, della gestione delle scorie radioattive e dello smantellamento delle installazioni nucleari. Chiede quindi di prendere le misure necessarie a garantire che ricerca e sviluppo che promuovono un uso sicuro del nucleare ricevano tutta l'attenzione e il sostegno possibili. La Commissione dovrebbe quindi presentare nuove proposte di direttive sulla sicurezza delle installazioni nucleari, sulla gestione delle scorie e sulla chiusura e la disattivazione delle installazioni nucleari tenendo conto del principio "chi inquina paga". Più sforzi nella formazione e maggiori investimenti I deputati, inoltre, sollecitano lo sviluppo di programmi di insegnamento e di formazione del settore nucleare a livello europeo, anche al fine di garantire il necessario mantenimento delle competenze e delle appropriate risorse umane per «preservare l'opzione nucleare aperta in base a un'industria europea sostenibile e competitiva». Andrebbe poi elaborato un meccanismo di coordinamento a livello europeo delle migliori prassi nazionali per la protezione radiologica dei lavoratori e della popolazione. Il Consiglio, tenendo conto dell'obiettivo della sicurezza dell'approvvigionamento e della riduzione delle emissioni di CO2, dovrebbe definire una politica coordinata che possa promuovere gli investimenti volti ad allungare il ciclo di vita e a migliorare le prestazioni dei reattori esistenti, nonché gli investimenti in nuove capacità. Cooperazione internazionale I deputati esprimono rammarico per l'assenza di un corpus legislativo riguardante regole armonizzate che presenti un autentico valore aggiunto, in particolare rispetto al quadro internazionale esistente, nel settore della sicurezza nucleare, della gestione dei rifiuti radioattivi e dello smantellamento delle installazioni nucleari. Il Parlamento sollecita quindi una cooperazione internazionale intensa ed esorta a rafforzare continuamente i legami avviati con l'AIEA. Si potranno così evitare sovrapposizioni nelle rispettive azioni e garantire il più alto livello di protezione nei settori della protezione radiologica, della sicurezza e della non proliferazione nucleare. Occorre infine proseguire ad alto livello la collaborazione internazionale in materia di ricerca e di sviluppo, come nel caso del progetto ITER o nel quadro del Forum internazionale sui reattori di quarta generazione. Link utili Comunicazione della Commissione - Programma indicativo per il settore nucleare Riferimenti Eugenijus MALDEIKIS (UEN, LT) |
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Su proposta della Conferenza dei Presidenti, l'Aula ha approvato la composizione della commissione temporanea sul cambiamento climatico. Vi sono otto eurodeputati italiani membri titolari e cinque supplenti. La riunione costitutiva della commissione, forte di 60 membri, si terrà a Strasburgo il 21 maggio prossimo. In quella sede, Guido Sacconi potrebbe essere chiamato alla presidenza. La Conferenza dei Presidenti aveva approvato il mandato della commissione lo scorso 19 aprile e l'Aula l'aveva successivamente confermato il 25 aprile con una votazione in Plenaria. La commissione dovrebbe essere presieduta da Guido SACCONI (PSE, IT) ed il suo relatore dovrebbe essere Karl-Heinz FLORENZ (PPE/DE, DE). Di seguito figura l'elenco dei deputati titolari e supplenti: PPE/DE (22) Membri titolari Etelka Barsi-Pataky (HU), John Bowis (UK), Jerzy Buzek (PL), Pilar del Castillo (ES), Giles Chichester (UK), Avril Doyle (IE), Karl-Heinz Florenz (DE), Duarte Freitas (PT), Françoise Grossetête (FR), Romana Jordan Cizelj (SI), Dieter-Lebrecht Koch (DE), Eija-Riitta Korhola (FI) Marian-Jean Marinescu (RO), Francesco Musotto (IT), Lambert van Nistelrooij (NL), Markus Pieper (DE), Herbert Reul (DE), Amalia Sartori (IT), Marianne Thyssen (BE), Antonios Trakatellis (EL), Alejo Vidal-Quadras (ES), Anders Wijkman (SE). Membri supplenti Laima Liucija Andrikiene (LT), Richard Ashworth (UK), Maria del Pilar Ayuso González (ES), David Casa (MT), Gerardo Galeote (ES), Lutz Goepel (DE), Cristina Gutiérrez Cortines (ES), Erna Hennicot-Schoepges (LU), Timothy Kirkhope (UK), Aldis Kuskis (LV), Werner Langen (DE), Peter Liese (DE), Angelika Niebler (DE), Péter Olajos (HU), Miroslav Ouzký (CZ), Zita Plestinska (SK), Paul Rübig (AT), Gitte Seeberg (DK), Boguslaw Sonik (PL), Jacques Toubon (FR), Thomas Ulmer (DE), Nikolaos Vakalis (EL). PSE (18) Membri titolari Katerina Batzeli (EL), Philippe Busquin (BE), Dorette Corbey (NL), Edite Estrela (PT), Adam Gierek (PL), Robert Goebbels (LU), Matthias Groote (DE), Dan Jørgensen (DK), Marie-Noëlle Lienemann (FR), Linda McAvan (UK), Riitta Myller (FI), Guido Sacconi (IT), Karin Scheele (AT), Maria Sornosa Martínez (ES), Csaba Sándor Tabajdi (HU), Andres Tarand (EE), Silvia-Adriana Ţicău (RO), Ǻsa Westlund (SE). Membri supplenti Thijs Berman (NL), Bernadette Bourzai (FR), Luis Capoulas Santos (PT), Giulietto Chiesa (IT), Robert Evans (UK), Anne Ferreira (FR), Elisa Ferreira (PT), Catherine Guy-Quint (FR), Vicenzo Lavarra (IT), David Martin (UK), Rosa Migueles Ramos (ES), Eluned Morgan (UK), Vincas Justas Paleckis (LT), Dagmar Roth-Behrendt (DE), Mechtild Rothe (DE), Maria Salinas Garcia (ES), Ulrich Stockmann (DE), Evangelia Tzampazi (EL). ALDE/ADLE (8) Membri titolari Silvia Ciornei (RO), Chris Davies (UK), Lena Ek (SE), Jeanine Hennis-Plasschaert (NL), Holger Krahmer (DE), Anne Laperrouze (FR), Henrik Lax (FI), Vittorio Prodi (IT). Membri supplenti Georg Andrejevs (LV), Paolo Costa (IT), Fiona Hall (UK), Anneli Jäätteenmäki (FI), Jules Maaten (NL), Karin Resetarits (AT), Anders Samuelsen (DK), Dirk Sterckx (BE). UEN (3) Membri titolari Liam Aylward (IE), Alessandro Foglietta (IT), Adriana Poli Bortone (IT). Membri supplenti Cristiana Muscardini (IT), Inese Vaidere (LV), Edzislaw Zbigniew Podkánski (PL). Verdi/ALE (3) Membri titolari Rebecca Harms (DE), Satu Hassi (FI), Claude Turmes (LU). Membri supplenti Michael Cramer (DE), Caroline Lucas (UK), Bart Staes (BE). GUE/NGL (3) Membri titolari Roberto Musacchio (IT), Jens Holm (SE), Dimitrios Papadimoulis (EL). Membri supplenti Adamos Adamou (CY), Umberto Guidoni (IT), Bairbre de Brún (UK). IND/DEM (1) Membri titolari Hans Blokland (NL). Membri supplenti Kathy Sinnott (IE). ITS (1) Membri titolari Luca Romagnoli (IT). NI (1) Membri titolari Roger Helmer (UK). Membri supplenti Jana Bobošíková (CZ). Background - Mandato della commissione temporanea La commissione avrà le seguenti attribuzioni: - formulare
proposte sulla futura politica integrata dell'Unione europea in
materia di cambiamento climatico e coordinare la posizione del
Parlamento europeo nella negoziazione del quadro internazionale
della politica climatica per il dopo il 2012; Link utili Articolo 175 del Regolamento del Parlamento - Costituzione delle commissioni temporanee Riferimenti Proposte della Conferenza dei Presidenti -
Composizione della commissione temporanea sul cambiamento climatico |
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Nel sottolineare l'importanza della consultazione dei lavoratori nell'ambito delle ristrutturazioni delle imprese e di licenziamenti collettivi, il Parlamento chiede un riesame e un aggiornamento della legislazione europea in materia, secondo un calendario ben definito. Sollecita anche la Commissione a vigilare affinché gli Stati membri applichino in maniera adeguata e uniforme le relative norme UE e, in particolare, quelle sui comitati aziendali. Vari casi di ristrutturazioni e licenziamenti collettivi in diversi settori hanno evidenziato possibili problemi nella normativa europea concernente il diritto all'informazione e alla consultazione dei lavoratori. Ritenendo che uno scambio costruttivo e proficuo di informazioni e un'effettiva consultazione dei lavoratori «sono fattori importanti in vista per affrontare l’evoluzione industriale», il Parlamento ha adottato una risoluzione comune - sostenuta da PSE, ALDE/ADLE e Verdi/ALE, con l'appoggio del PPE/DE - che invita la Commissione ad esaminare e aggiornare la legislazione europea concernente la consultazione e l'informazione dei lavoratori. Gli obiettivi di questo esercizio, è precisato, devono essere di assicurare «un quadro giuridico coerente ed efficace», garantire la certezza giuridica e «migliorare l’articolazione del dialogo sociale tra i livelli nazionale ed europeo». Ritenendo poi che l'informazione e la consultazione «sono una componente importante del modello sociale europeo», il Parlamento chiede alla Commissione di adottare «prontamente» misure atte ad assicurare l'applicazione adeguata da parte degli Stati membri della legislazione in materia e di avvisare gli Stati membri in cui non viene applicata. Al riguardo, rileva in particolare che la direttiva 94/45/CE riguardante l'istituzione di comitati aziendali europei, «o non è applicata pienamente o lo è ma con divergenze considerevoli e ingiustificate a seconda delle scelte applicative operate dagli Stati membri». La Commissione, pertanto, dovrebbe a presentare al Parlamento europeo in tempi brevi una relazione esauriente e ad avvisare gli Stati membri interessati ove necessario. L'Esecutivo UE è inoltre invitato a presentare al Parlamento un calendario relativo alla revisione e alla modernizzazione della legislazione europea in materia di consultazione e informazione dei lavoratori, di licenziamenti collettivi e di mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento di imprese. Questo calendario dovrebbe anche riguardare la «tanto attesa revisione della direttiva sui comitati aziendali europei». Infine, il Parlamento rammenta alla Commissione il ruolo fondamentale delle parti sociali nello sviluppo di una politica industriale coerente a livello europeo che tenga in debito conto del suo impatto sociale e ambientale. E la invita quindi a migliorare ulteriormente il coordinamento delle sue politiche nei vari settori, tra cui quelli degli affari sociali, degli affari economici e monetari, dell'industria e della ricerca e sviluppo, e ad incoraggiare le parti sociali a prendere parte attiva nello sviluppo di un insieme coerente di politiche finalizzate a mantenere un’industria europea competitiva e innovativa. Riferimenti Risoluzione comune sul rafforzamento della
legislazione europea nel settore dell’informazione e della
consultazione dei lavoratori |
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Il Presidente PÖTTERING ha garantito il sostegno e la solidarietà del Parlamento europeo al popolo estone in merito all'atteggiamento assunto dalle autorità russe nei confronti dell'Estonia. Ha poi ricordato che una risoluzione del Parlamento afferma che la fine della seconda guerra mondiale ha significato per alcuni Stati membri l'inizio di una nuova tirannia sotto l'occupazione sovietica. Nel condannare la violenza e sottolineare la necessità di tutelare le minoranze, ha affermato che «non è normale richiedere le dimissioni di un governo democraticamente eletto» di un altro paese e l'UE è chiamata a reagire di fronte alle pressioni esercitate su uno dei suoi Stati membri. A seguito della dichiarazione, sono intervenuti diversi deputati in nome di tutti i gruppi politici del Parlamento. Altri documenti approvati I testi di tutti i documenti approvati sono reperibili sul sito del Parlamento europeo. |
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Ordine del giorno 21 - 24 maggio 2007 Strasburgo Lunedì 21 maggio 2007 (17:00 - 22:00)
Martedì 22 maggio 2007 (9:00 - 11:50)
(12:00 – 13:00) Votazione
(15:00 - 16:30)
(16:30 - 17:30, 21:00 - 24:00)
(17:30 - 19:00)
Mercoledì 23 maggio 2007 (9:00 - 11:50)
(12:30 - 13:00)
(15:00 - 16:30)
(16:30 - 17:30)
(17:30 - 19:00)
(21:00 - 24:00)
Giovedì 24 maggio 2007 (10:00 - 11:50, 16:00)
(12:00 - 13:00) Votazione
(16:00)
(17::00) Votazione
L'ordine del giorno può subire modifiche. |
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Codici delle procedure parlamentari
Abbreviazioni
Gruppi politici
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