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RASSEGNA
6 - 7 giugno 2007
Bruxelles
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Sommario CONSIGLIO EUROPEO COSTITUZIONE DIRITTI UMANI GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI CULTURA AGRICOLTURA BILANCIO ISTITUZIONI ORDINE DEL GIORNO 18 - 21 GIUGNO 2007 |
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Le dichiarazioni del Ministro degli esteri tedesco e della Vicepresidente della Commissione hanno aperto un ampio dibattito in Aula sul prossimo Vertice di giugno. Sebbene i punti in agenda saranno numerosi, gli interventi si sono concentrati sulla questione istituzionale. La stessa Presidenza ha riconosciuto che il successo dell'incontro sarà misurato soprattutto dai risultati in questo campo. Molti deputati hanno rivendicato un ruolo maggiore per il Parlamento nell'ambito della CIG. Dichiarazione del Consiglio Frank-Walter STEINMEIER ha premesso che i colloqui in vista del Vertice sono ancora in corso ed ha sottolineato che si tratterà di una riunione decisiva per l'Europa. Dopo aver ricordato che il modello europeo è un modello di successo che molti invidiano, ha sottolineato come ciò non garantisce che potrà proseguire in futuro. Per tale ragione, «ci aspettano nuovi compiti» e la posta in gioco è importante, in quanto occorre definire una nuova base di lavoro che permetta all'UE di mantenere la capacità di agire. Il Ministro degli esteri ha poi sottolineato che le aspettative sono notevoli, ma ha ammonito che non bisogna commettere l'errore di renderle ancora più ambiziose. Occorre però essere realisti e ottimisti, in quanto l'UE può agire solo se gli Stati membri collaborano. Il Ministro ha poi affrontato alcuni degli altri temi che saranno all'ordine del giorno del Vertice: immigrazione, libera circolazione, relazioni di buon vicinato, le nuove sfide globali e la strategia europea nei confronti del continente asiatico (compreso il Medio Oriente). Ma ha ammesso che il successo dell'incontro sarà misurato soprattutto sulla questione istituzionale. In tale contesto, ha sottolineato l'importanza di ascoltare i cittadini, sostenendo che la maggior parte di essi vogliono un'Europa efficace, efficiente e attiva che si concentri sulle cose essenziali. Convinto che la riforma sia giustificata, il Ministro si è detto lieto di osservare che tutti i suoi interlocutori sono dello stesso parere. Si tratterà, ha spiegato, di rafforzare alcune politiche (Giustizia e affari interni, relazioni esterne, ambiente e energia) e di valutare l'opportunità di affrontare anche le nuove sfide come i cambiamenti climatici e la solidarietà energetica. Il Ministro ha poi posto in luce il fatto che la maggioranza degli Stati membri concorda con il Parlamento europeo sul mantenimento del carattere vincolante della Carta dei Diritti Fondamentali. Dovrà inoltre essere rafforzata la sussidiarietà conferendo un maggiore ruolo ai parlamenti nazionali, ma sena aggiungere altri poteri di veto. L'obiettivo, infine, dovrebbe essere di disporre delle nuove regole prima delle elezioni del 2009. Le consultazioni, ha concluso, proseguiranno nelle prossime due settimane e ha ammonito che se non si coglie questa occasione, non vi saranno altre possibilità in futuro. Dichiarazione della Commissione Per Margot WALLSTRÖM il prossimo Vertice sarà un test importante per l'UE che dovrà essere dotata della capacità di far fronte alle nuove sfide. Prima di affrontare la questione istituzionale, la Vicepresidente della Commissione ha sottolineato che l'Unione deve dare ai cittadini politiche giuste e, in proposito, ha fatto cenno a altri punti che saranno trattati in occasione del Vertice: la politica di immigrazione, la lotta all'AIDS e i cambiamenti climatici. Sulla prima ha sottolineato l'esigenza di un miglior coordinamento tra gli Stati membri per far fronte al flusso migratorio crescente ma anche quella di cogliere le opportunità per portare benefici al mercato del lavoro. In merito all'AIDS ha posto in luce la necessità di rafforzare la prevenzione, la ricerca, e l'assistenza. I cambiamenti climatici dovranno essere affrontati anche alla luce dei dibattiti avuti dal G8. In merito alla questione istituzionale, la commissaria non ha nascosto ottimismo, raccogliendo l'invito della Presidenza a non avanzare nuove pretese. Ha poi spiegato che, per la Commissione, l'importante è servire i cittadini europei realizzando obiettivi politici. Ma per ottenere ciò, ha aggiunto, sono necessari strumenti adeguati e bisogna trovare quindi una soluzione equilibrata per ottenere il consenso. Un minimo comune denominatore, ha proseguito, può portare a benefici solo nel breve termine. E' nel trattato costituzionale che va cercata la soluzione, visto che la sua sostanza resta valida: mantenere il metodo comunitario e il potere d'iniziativa della Commissione, eliminare il sistema che poggia su tre pilastri, rafforzare le prerogative del Parlamento europeo e estendere le decisioni a maggioranza qualificata. La Costituzione contempla inoltre «eccellenti soluzioni» per quanto riguarda il ruolo dei parlamenti nazionali. La Commissione, infine, sostiene il carattere vincolante della Carta dei Diritti Fondamentali. Per la commissaria, dovranno essere apportati dei cambiamenti, potrà essere cambiata la forma e si potrà discutere dei simboli e di altri punti controversi, ma «il testo dovrà essere leggibile e accessibile». E' anche necessario trovare un nuovo metodo per spiegare ai cittadini i motivi per i quali vi è il bisogno di un nuovo trattato e convincerli del legame esistente tra l'efficacia nell'affrontare le nuove sfide politiche e l'assetto istituzionale. Interventi in nome dei gruppi politici Per Joseph DAUL (PPE/DE, FR), il 22 giugno sarà necessario raggiungere un accordo che permetta all'Europa di decidere e di agire «in campi ove l'Unione s'impone»: il clima, l'energia, l'immigrazione, la sicurezza e gli affari esteri. Di fronte alla mondializzazione, ha aggiunto, «i nostri paesi e i nostri cittadini devono essere attori e non spettatori». E se si vuole che il mondo cambi in linea con i valori europei, «occorre darsene i mezzi». L'accordo globale dovrà dare quindi all'UE un nuovo trattato che le permetta di essere «più efficace, più democratica, più leggibile e, soprattutto, più trasparente». Quale che sia il suo nome, ha aggiunto, la sua ratifica dovrà avvenire prima delle elezioni del 2009. Il trattato, ha proseguito, dovrà rispondere alle attese di tutti i paesi. Ma non potrà essere un mini trattato né un trattato per difetto, «dovrà essere ambizioso, realista e all'altezza della posta in gioco, ma anche rispettoso degli imperativi della sussidiarietà e della proporzionalità». Dovrà inoltre dare il debito spazio alla dimensione parlamentare. L'Unione dovrà essere dotata della personalità giuridica e poggiare su un unico pilastro. Dovranno anche essere risolte le questioni della Presidenza stabile e del Ministro degli Esteri. Il trattato, ha proseguito, dovrà anche estendere le decisioni a maggioranza «per evitare che l'UE sia paralizzata dai diritti di veto», anche perché «i reticenti non devono ostacolare chi vuole progredire». La Carta dei diritti fondamentali dovrà essere vincolante. In merito alla CIG, il leader popolare ha infine rivendicato un ruolo sia per il Parlamento europeo sia per i parlamenti nazionali. Nel condividere quanto affermato dalla Presidenza e dalla Commissione, Martin SCHULZ (PSE, DE) ha affermato che il al Vertice di giugno «si tratterà né più né meno che del futuro dell'Europa». Ne potrà risultare un'UE indebolita o rafforzata, ma ricordando il motto "l'unità fa la forza", ha sottolineato che l'UE si è rivelata debole solo quando si è divisa. Ha quindi criticato coloro che credono di farsi forti con il diritto di veto, visto che i singoli paesi non possono affrontare da soli le sfide globali. Il leader socialdemocratico ha quindi sostenuto che, in confronto alla Cina e all'India, l'Europa è un piccolo continente e, a maggior ragione, un solo paese come la Germania. A prescindere dalle motivazioni, ha insistito, occorre rispondere all'appello degli USA per un'Europa più unita, poiché solo combinando il potenziale transatlantico è possibile affrontare le sfide. Ha ricordato che «Nizza è stata un fallimento» e già il giorno seguente la firma del trattato tutti i governi lo avevano riconosciuto. Era già insufficiente per 15 Stati membri e ora siamo 27, ha aggiunto sostenendo che l'Unione «morirà con Nizza». La relazione Baron Crespo/Brok sulla roadmap costituzionale, ha aggiunto, sarà il metro di misura del Parlamento per valutare il risultato della CIG. E il suo gruppo non potrà accettare un risultato inferiore. Occorre essere ottimisti, ha concluso, «ma non possiamo fallire». Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) ha anzitutto ricordato che tutti coloro che protestano a Heiligendamm sono consapevoli delle sfide cui devono far fronte i cittadini, sfide quali i cambiamenti climatici, la sicurezza energetica e la criminalità organizzata, che restano irrisolte perché le nostre istituzioni non sono più adatte. Gli Stati membri lo hanno riconosciuto quando hanno firmato il trattato costituzionale sebbene alcuni di essi ora facciano marcia indietro, senza tener fede agli impegni assunti. A suo parere, questo approccio «è contrario allo spirito dell'Unione europea, contrario al buon senso, contrario agli interessi dei cittadini europei». Ha quindi ammonito che «solo agendo insieme l'Europa può fare la differenza». Si è poi chiesto come proteggere i cittadini dall'abuso dell'utilizzo dei dati personali, come si possa garantir loro la sicurezza energetica e la politica di immigrazione, se non si riesce a dotarsi dei mezzi per svolgere questo compito. Sono seri, si è ancora chiesto, i contrari alla costituzione quando vogliono sacrificare il buon funzionamento delle Istituzioni in nome delle bandiere e dei titoli? Come possono difendere un sistema di veti nazionali che «castra le nostre iniziative»? La codecisione e la maggioranza qualificata, ha aggiunto, «devono essere la regola, non l'eccezione nel processo decisionale europeo». Il Consiglio europeo di giugno, per il leader liberaldemocratico, sarà l'occasione «per chiudere un capitolo sterile della non cooperazione ed iniziarne uno nuovo con strumenti adatti e aggiornati». E il Parlamento deve garantire una roadmap per la riforma che possa essere operativa prima delle prossime elezioni europee. Per quanto riguarda la prossima CIG ha poi auspicato una consistente partecipazione del Parlamento ed una rappresentazione più pluralistica. Il Parlamento, ha spiegato, sarà contrario a un compromesso di minima sulla sostanza del testo e insisterà affinché la Carta dei diritti fondamentali non sia snaturata. Secondo Brian CROWLEY (UEN, IE) non c'è bisogno che la Costituzione sia operativa per risolvere la crisi umanitaria del popolo palestinese che può invece essere risolta con un accordo e una decisione. Stiamo già lavorando in questa direzione, ha aggiunto, ed è quindi poco corretta l'idea avanzata che, senza questo accordo finale, si cadrà improvvisamente in uno stato di paralisi, perché si troveranno i meccanismi per superare i problemi e le difficoltà. Ha quindi ricordato che «ci incombe un onere quando parliamo di ciò che la gente vuole venga fatto» perché i cittadini non vogliono vederci intraprendere nuove iniziative che attualmente non abbiamo il potere di portare avanti. In conclusione ha voluto ricordare che «quando guardiamo al futuro dell'Unione europea, quel futuro che dobbiamo consegnare ai nostri figli ed ai nostri nipoti, esso deve essere migliore di quello ereditato di nostri nonni, che ce ne hanno fatto dono dalle polveri della Seconda guerra mondiale; guardiamo al bel bambino che hanno creato e facciamo di lui un adulto adatto al XXI secolo». Per Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT) gli eventi che circondano il G8 «e il suo probabile fallimento», «ci spingono a guardare al Consiglio europeo come a un momento importante per l'Unione europea, in cui coerenza e ambizione devono andare di pari passo». Anche perché la Presidenza di questo Parlamento «ha accettato che tale processo sia esclusivamente intergovernativo». Si è quindi detta «molto preoccupata» che presto si assisterà «a una ripetizione della notte di Nizza» e si è dispiaciuta che il Parlamento «non abbia saputo battersi più duramente per avere un ruolo più importante nel processo attuale». Il problema fondamentale, ha proseguito, è quello di non cedere alla tentazione di restare sulla difensiva e aspettare di vedere cosa dicono i contrari, «tanto poi facciamo un "accordino" con loro». Questo atteggiamento, giudicato sbagliato», «in passato ha fatto sì che ci siamo dovuti adattare a compromessi di cui oggi paghiamo il prezzo». Per la leader dei Verdi, sarebbe invece «molto più intelligente e serio» unirsi e andare «all'offensiva». Ha quindi portato ad esempio la questione dei cambiamenti climatici, chiedendo di riprendere il protocollo sulla sostenibilità proposto dalla commissaria Wallström quando era incaricata dell'ambiente. A suo parere, infatti, occorre fare in modo che il dibattito sul cambiamento climatico si «traduca effettivamente, in questo testo, in più poteri e più soldi per l'Unione europea, invece di ingannare i cittadini europei sulla questione facendo una specie di chiacchiera cosmetica». La deputata ha poi accennato ad altri miglioramenti possibili del testo costituzionale: la problematica degli standard sociali minimi, la questione delle tasse, eliminare il diritto di veto in politica estera, migliorare il processo di revisione eliminando il veto. Per quanto riguarda il Parlamento europeo, ha poi proposto di rilanciare il tema delle liste europee, giudicate «un modo per diventare più europei». In vista delle elezioni, occorre «ritornare a parlare di come si fa veramente l'Europa e di come i cittadini possono votare davvero per un Parlamento che sia potente e influente». Per questo motivo, si è detta insoddisfatta dell'idea «di avere tre o quattro piccoli osservatori alla Conferenza intergovernativa». E' infatti necessario avere «un dialogo aperto con il Consiglio sulla base degli accordi presi, in modo tale che anche noi, in quanto rappresentanti eletti del popolo europeo, possiamo avere il potere di dire ciò che pensiamo, perché attraverso di noi potranno farlo anche i cittadini». Helmuth MARKOV (GUE/NGL, DE) ricordando che la Presidenza ha parlato di «riuscire insieme» ha chiesto «insieme a chi»? Con coloro che desiderano più Europa, altri che ne chiedono meno, insomma esiste una «cacofonia» ma nessuno sa dove stiamo andando». Ha inoltre aggiunto che il Consiglio è rimasto fermo all'idea della strategia di Lisbona e quindi ad una situazione in cui la legislazione tende alla liberalizzazione dei mercati, eliminando i diritti fondamentali dei lavoratori. Una legislazione, ha aggiunto, che a volte viola anche i diritti umani, come nel caso della protezione dei dati. Facendo poi riferimento al G8 ha affermato che «è molto bello per i capi di governo riunirsi intorno ad un barbecue per discutere sul futuro dell'Europa», ma il problema è che gli obiettivi dei grandi Stati membri e degli Stati economici sono descritti come ciò di cui ha bisogno il mondo ma, di fatto, «non esiste un accordo tra i 27 Stati». Definendo quindi «illegittime» le decisioni del G8 ha giustificato le proteste, ma non gli atti di violenza. Jens-Peter BONDE (IND/DEM, DK) si è detto contrario all'idea di cambiare nome alla Costituzione e rilanciarla senza procedere però a un referendum, così come intenderebbe fare il Presidente francese. Dopo aver sottolineato che gran parte della legislazione tedesca deriva dal diritto comunitario, si è chiesto se la Germania è veramente una democrazia parlamentare. Anche perché tale legislazione è «avanzata da impiegati statali e lobbisti». Ha quindi concluso affermando la necessità che il nuovo testo del trattato sia sottoposto a referendum in tutti gli Stati membri, per «dare l'ultima parola ai nostri elettori». Ashley MOTE (ITS, UK) ha affermato che la Costituzione ha completamente invertito le relazioni tra l'UE ed i suoi Stati membri e tra chi governa e chi è governato. Lo Stato deve infati attingere i suoi poteri dal popolo e risponderne davanti ad esso, non il contrario. La bozza originale della costituzione «cercava di trasformare un'Europa delle Nazioni in una nazione denominata Europa» e, a prescindere dal nome, la nuova costituzione «non avrà una vera forma costituzionale», ma sarà «una soluzione degli anni '50 alle problematiche degli anni '20». Rivolgendosi all'Europa ha quindi concluso affermando «siete i nostri vicini, dovreste essere nostri amici ma niente di più». Interventi dei deputati italiani Antonio TAJANI (PPE/DE, IT) ha anzitutto sottolineato che, alla fine di questo semestre la Presidenza tedesca ha una responsabilità certamente molto rilevante, «affinché si arrivi finalmente ad una soluzione positiva della questione del trattato costituzionale europeo». Affermando che il Parlamento è fortemente impegnato a sostenere un'Europa che possa diventare protagonista della politica, il deputato ha riconosciuto che si dovrà arrivare ad un compromesso, e che «non tutto il lavoro della Convenzione e non tutto il testo del trattato approvato da tanti paesi potrà entrare in vigore». Su alcune questioni, tuttavia, «il Parlamento non può fare marcia indietro»: il voto a maggioranza, la personalità giuridica, la politica estera, e anche la bandiera e l'inno. A suo parere, inoltre, il Parlamento dovrà assumere un ruolo importante, e perciò ha chiesto al Presidente del Consiglio che il Parlamento, attraverso il suo Presidente e i suoi delegati, «possa partecipare attivamente alla conferenza intergovernativa», e giocare quindi «un ruolo da protagonista insieme ai governi e alla Commissione». Il deputato ha poi voluto lanciare un appello affinché «non ci si dimentichi mai della nostra identità e delle nostre radici giudaico-cristiane». Sul tema dell'immigrazione, che sarà nell'agenda del vertice di giugno, ha sottolineato che l'Europa vive «emergenze preoccupanti ogni giorno, a Malta, in Spagna, in Francia» e ha quindi chiesto all'Unione europea «di impegnarsi sul serio, rinforzando il progetto Frontex e tutte le iniziative che permettano di frenare l'immigrazione clandestina». Link utili
Comunicato stampa sulla relazione Baron Crespo/Brok Riferimenti Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione
- Preparazione del Consiglio europeo (21 e 22 giugno 2007) e stato
di revisione dei trattati |
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Nel ribadire il proprio sostegno alla Costituzione e ricordando la responsabilità politica degli Stati membri che l'hanno firmata ma non ratificata, il Parlamento chiede di concludere il processo in tempo per le prossime elezioni europee. Se apre a una forma diversa dalla Costituzione, insiste sul mantenimento di tutti i principi basilari in essa contenuta e ammonisce che non accetterà qualsiasi compromesso. Chiede poi di essere pienamente coinvolto nella Conferenza intergovernativa. Adottando con 469 voti favorevoli, 141 contrari e 32 astensioni la relazione di Enrique BARÓN CRESPO (PSE, ES) e Elmar BROK (PPE/DE, DE), il Parlamento ribadisce anzitutto il sostegno al contenuto del trattato costituzionale. I deputati sottolineano infatti che esso conferisce formalmente all'Unione europea «la sua intrinseca dimensione politica e rafforza l'efficacia del suo operato», incrementa inoltre il controllo democratico sui processi decisionali, contribuisce alla trasparenza e rafforza i diritti dei cittadini dell'Unione. Sottolineando che i due terzi degli Stati membri lo hanno già ratificato e che altri quattro Stati membri si sono impegnati chiaramente a favore delle disposizioni in esso contenute, e prendendo atto delle preoccupazioni manifestate dai cittadini francesi e olandesi nonché dei timori espressi in altri Stati membri, i deputati ricordano «la responsabilità politica di quegli Stati membri che hanno sottoscritto il trattato costituzionale ma che non lo hanno ratificato». Ribadiscono quindi l'impegno a concludere l'attuale processo costituzionale dell'Unione europea sulla base del contenuto del trattato costituzionale, «eventualmente con una presentazione diversa», e «tenendo conto delle difficoltà sorte in taluni Stati membri». E, al riguardo, appoggiano gli sforzi della Presidenza tedesca per impegnare il Consiglio europeo di giugno a convocare una conferenza intergovernativa (CIG) e a definire una tabella di marcia, una procedura, un chiaro mandato e l'obiettivo di raggiungere un accordo prima della fine dell'anno in corso. La relazione invita infatti a ultimare il processo di ratifica del nuovo trattato entro la fine del 2008, affinché il prossimo Parlamento, che sarà eletto nel 2009, «inizi il proprio mandato conformemente alle disposizioni del nuovo trattato». Chiede poi a tutti gli Stati membri di coordinare le proprie procedure di ratifica «affinché il processo si concluda simultaneamente». Il Parlamento insiste sulla conservazione di tutti i principi basilari dell'Unione europea contenuti nella prima parte del trattato costituzionale. In particolare, cita la duplice natura dell'Unione europea quale unione di Stati e di cittadini, il primato del diritto europeo, la nuova tipologia di atti e procedure, la gerarchia delle norme e la personalità giuridica dell'Unione. Rileva inoltre che il trattato costituzionale comporta «altri miglioramenti importanti» quali il consolidamento dei trattati esistenti e la fusione dei pilastri, il chiaro riconoscimento dei valori fondanti dell'Unione europea e della forza giuridicamente vincolante della Carta dei diritti fondamentali e l'incremento della partecipazione dei cittadini alla vita politica dell'Unione europea. Ma anche la chiarificazione delle competenze dell'Unione europea e degli Stati membri, il rispetto del principio di sussidiarietà e il ruolo specifico dei parlamenti nazionali al riguardo - «senza compromettere l'equilibrio istituzionale dell'Unione europea sancito dal protocollo sulla sussidiarietà» - e il rispetto del ruolo delle autorità regionali e locali. Nel sottolineare quindi che qualsiasi proposta di modifica del trattato costituzionale «dovrà ottenere lo stesso appoggio ottenuto a suo tempo dalla disposizione che si intende sostituire», i deputati ribadiscono l'intenzione di respingere la conclusione dei negoziati che, rispetto al trattato costituzionale, dovesse comportare una minore protezione dei diritti dei cittadini (al riguardo insistono sul mantenimento della Carta dei diritti fondamentali e della sua natura vincolante) e una riduzione della democrazia, della trasparenza e dell'efficienza del funzionamento dell'Unione. D'altra parte, il Parlamento riconosce la necessità di tener conto di altre importanti questioni emerse durante il periodo di riflessione e di chiarirne altre che sono già state affrontate nel trattato costituzionale, «che possono essere affrontate solo da un'Europa più forte». E, al riguardo, cita gli esempi dello sviluppo sostenibile, della solidarietà nel settore energetico, della coerenza della politica migratoria, del modello sociale europeo nel contesto del cambiamento demografico e della globalizzazione, del terrorismo, del dialogo fra civiltà e dei meccanismi comuni efficaci per il coordinamento delle politiche economiche nella zona dell'euro, «salvaguardando al contempo il ruolo della Banca centrale europea in materia di politica monetaria», nonché dei criteri e delle procedure dell'Unione per l'allargamento. Infine, nel rammentare che il Parlamento, in quanto unica istituzione comunitaria eletta direttamente dai cittadini, «deve partecipare pienamente alla CIG», i deputati chiedono la convocazione parallela di una conferenza interistituzionale allo scopo di tenere aggiornato il Parlamento europeo e «contribuire in maniera sostanziale alla creazione di un consenso transpartitico e transnazionale alla CIG». Sottolineano poi l'importanza del dialogo fra i parlamenti nazionali e i rispettivi governi attraverso la CIG ed esprimono la volontà di rimanere, nel corso delle prossime trattative, in stretto rapporto con i parlamenti nazionali, nonché con il Comitato delle regioni, il Comitato economico e sociale europeo, le parti sociali europee, le comunità religiose e la società civile. Con 79 voti favorevoli, 534 contrari e 37 astensioni, il Parlamento ha respinto una risoluzione alternativa proposta dal gruppo IND/DEM. Dibattito Dichiarazione dei relatori Enrique BARÓN CRESPO (PSE, ES) ha spiegato che la relazione in esame ribadisce il sostegno del Parlamento ai progressi previsti dal trattato costituzionale e agli sforzi della Presidenza in vista della Conferenza intergovernativa (CIG) che dovrà modificare i trattati. Ha poi sottolineato che la Costituzione è composta da due elementi: le parti prima, seconda e quarta che sono state elaborate con il metodo della Convenzione, e la terza parte che consiste in una rifusione dei trattati esistenti a cui la Convenzione ha apportato taluni miglioramento, come l'estensione della codecisione da 37 a 86 campi. Il relatore ha poi sottolineato che la revisione dei trattati dovrebbe prendere in considerazione le nuove tematiche emerse durante il periodo di riflessione - cambiamenti climatici, lotta al terrorismo e dialogo tra le civiltà, per esempio - per arricchire la risposta alle richieste dei cittadini. Ha poi insistito sull'esigenza di coinvolgere pienamente il Parlamento nella CIG. Per Elmar BROK (PPE/DE, DE) l'Unione deve poter funzionare con 27 Stati membri e, affinché ciò possa realizzarsi, è imprescindibile modificare i trattati esistenti. Questo processo dovrà anche evitare di «disintegrare l'UE in blocchi che viaggiano a diverse velocità» e affrontare anche le nuove questioni emerse in questi anni, mantenendo i principi basilari contenuti nella Costituzione. Nell'affermare l'esigenza di garantire l'efficienza, la democrazia e il rispetto dei diritti civili, il relatore ha sottolineato anche la necessità di assicurare l'equilibrio fra tutte le istituzioni europee, rafforzando al contempo il ruolo dei parlamenti nazionali. Si tratta quindi di lavorare nell'interesse dei cittadini laddove i singoli Stati non sono in grado di farlo da soli. Ha poi sostenuto che occorre chiarire che l'UE non è un superstato e non intende diventarlo. Ha quindi difeso l'estensione delle decisioni da prendere a maggioranza e affermato che la Carta dei diritti fondamentali rappresenta una parte «irrinunciabile» del trattato. Occorre poi eliminare il sistema di pilastri e attribuire la personalità giuridica internazionale all'UE. Dicendosi contrario al ricorso al metodo intergovernativo, ha auspicato che il negoziato sulla base della Costituzione si concluda in tempo per le prossime elezioni europee. Dichiarazione della Presidenza Gunter GLOSER ha affermato che l'appoggio del Parlamento sulla questione istituzionale è essenziale per il successo della CIG e la sua partecipazione ai lavori dovrà essere garantita. Ha quindi giudicato la relazione in esame «equilibrata», visto che combina «ambizioni e realismo». Osservando che non bisogna ascoltare solo i cittadini francesi e olandesi che hanno detto no alla Costituzione ma anche quelli ad essa favorevoli, ha sottolineato che sarà necessario trovare un compromesso che soddisfi tutti, Stati membri e Parlamento europeo. Per rispondere ai cittadini potranno anche essere presi in considerazione i nuovi temi che li preoccupano. Il Ministro ha poi notato che la posizione del Parlamento sulla Carta dei diritti fondamentali, in particolare il suo carattere vincolante, è condivisa dalla maggioranza degli Stati membri. L'UE dovrà essere in grado di prendere decisioni in modo democratico e trasparente e, in proposito, il progetto di Costituzione resta valido. Tutti devono essere disposti al compromesso, ha proseguito il Ministro, e la Presidenza - che sta continuando le consultazioni con i governi - intende proporre un calendario chiaro: la CIG dovrà iniziare nel 2007 e terminare entro la fine dell'anno, dovrà poi essere firmata all'inizio del 2008 per permettere la ratifica del nuovo trattato in tempo per le elezioni europee del 2009. Dichiarazione della Commissione Per Margot WALLSTRÖM occorre migliorare la democrazia, l'efficienza e la trasparenza dell'UE ed è necessario prevedere maggiori sforzi sulle nuove tematiche. E il trattato costituzionale, ha osservato, risponde a queste esigenze. Ha anche rilevato l'esigenza di ascoltare di più i cittadini. Sottolineando come la Costituzione sia frutto di un compromesso difficile da migliorare ma facilmente smantellabile, ha osservato l'esigenza di conferire alla CIG un mandato e un calendario chiari. La Commissione, ha poi aggiunto, illustrerà la sua posizione e inizio luglio e cercherà di conciliare tutte le esigenze, restando ambiziosa. Il minimo comune denominatore, ha precisato, «non sarà sufficiente». La Vicepresidente della Commissione ha poi sottolineato che la sostanza della Costituzione «resta valida» in quanto protegge il metodo comunitario, mantiene il diritto d'iniziativa dell'Esecutivo UE, riunisce i pilastri, amplia le decisioni a maggioranza e rafforza il ruolo del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali. Ha inoltre affermato che la Commissione resta favorevole a conferire la natura vincolante alla Carta dei diritti fondamentali ed è pronta ad esaminare la possibilità di trattare nuove questioni. Ha quindi concluso sottolineando l'esigenza di garantire la partecipazione del Parlamento alla CIG. Interventi in nome dei gruppi Íñigo MÉNDEZ DE VIGO (PPE/DE, ES) ha affermato che occorre evitare di fare come il protagonista di "Il vecchio e il mare" che, dopo una lunga lotta, «arriva in porto solo con la lisca del grande pesce». «Vogliamo un accordo», ha spiegato, «ma non di qualsiasi tipo». Ha poi sottolineato che la relazione afferma l'esigenza di non ascoltare solo chi è contrario alla costituzione, ma anche i favorevoli. Per il deputato sarebbe addirittura possibile migliorare ulteriormente la Costituzione trattando nuovi temi che non erano d'attualità cinque anni fa, come i cambiamenti climatici e il terrorismo. Ha quindi concluso sottolineando l'esigenza che il Parlamento sia debitamente ascoltato, anche perché giudicherà il risultato della CIG in funzione della Costituzione. Anche per Jo LEINEN (PSE, DE) il contenuto della Costituzione deve essere salvaguardato, anche eventualmente sotto una forma diversa. Si è quindi detto contrario a un "mini trattato" e ha ribadito che il Parlamento non accetterà un accordo che porti a meno democrazia, meno efficienza e miniori diritti dei cittadini. Sottolineando che sono i cittadini stessi a chiedere più Europa ha ammonito i governi a «non amputare» i testi esistenti. La CIG dovrà tenere conto dei pareri del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali e trattare anche le nuove tematiche d'attualità. Andrew DUFF (ALDE/ADLE, UK) ha affermato che il suo gruppo condivide sia la relazione in esame sia le dichiarazioni di Consiglio e Commissione, e che occorre sostenere gli sforzi della CIG «nel rinegoziare e riconfezionare» la Costituzione «allo scopo di migliorarla sostanzialmente». Sostenendo che il nuovo Presidente Sarkozy ha portato «un pragmatismo rinfrescante alla politica europea francese» e che il futuro Primo Ministro britannico Gordon Browon farà altrettanto, ha sottolineato che l'opinione pubblica olandese e polacca ha capito che non è interesse dei rispettivi paesi appartenere a un'Unione incapace di agire. A suo parere, il periodo di riflessione ha portato a due conclusioni: occorre rafforzare la democrazia all'interno delle istituzioni europee e tra queste e le autorità locali, inoltre è necessario adottare metodi più lungimiranti e flessibili per modificare i trattati concedendo la possibilità giuridica di veto ai Paesi, ma non accordando «l'autorità morale e politica di frenare i progressi auspicati dagli altri». Per Brian CROWLEY (UEN, IE) occorre ascoltare tutti i cittadini europei, non solo i francesi e gli olandesi, che sono preoccupati dal futuro dell'Europa. Dopo aver sottolineato che il successo dell'Unione si è basato sulla capacità di raccogliere il consenso attraverso il compromesso, si è detto contrario a un'Europa a due velocità ed ha auspicato che la sostanza della Costituzione sia mantenuta, portando gli adeguamenti necessari. Johannes VOGGENHUBER (Verdi/ALE, AT) ha espresso il sostegno del suo gruppo alla relazione in esame in quanto invia un messaggio chiaro ai governi: il Parlamento intende difendere i diritti universali, porre fine al sistema dei pilastri e estendere le decisioni a maggioranza qualificata. Ha poi rivolto un appello affinché il Parlamento si dimostri responsabile, non accettando compromessi insoddisfacenti. Il deputato ha quindi criticato i governi che cercano di sfruttare i "no" francese e olandese per mantenere il metodo intergovernativo. Francis WURTZ (GUE/NGL, FR) ha criticato talune affermazioni della relazione riguardo ai "no" francese e olandese secondo cui le cause di queste scelte sarebbero ora risolte. Si è poi detto contrario al mantenimento della sostanza della Costituzione presentata sotto un'altra forma. Per il leader della Sinistra unitaria «non si serve l'Europa nascondendo i problemi crescenti creati ai nostri cittadini da una parte fondamentale dell'acquis comunitario», ossia «l'economia di mercato aperta o la libera concorrenza». Evocando quindi il rischio di una crisi di legittimità del modello economico e sociale europeo, il deputato ha auspicato un dibattito pubblico aperto su cosa deve cambiare negli orientamenti e nella struttura dell'Unione nonché un referendum per ratificare il futuro trattato. Bastiaan BELDER (IND/DEM, NL) ha criticato il fatto che la relazione riconosce a malincuore la necessità di cambiare la Costituzione ma propone solo un'operazione «cosmetica», accettando modifiche del solo «imballaggio». A suo parere, invece, è proprio il contenuto che andrà rivisto. Per Bruno GOLLNISCH (ITS, FR) la verità è che si vuole «creare un superstato europeo che abbia la personalità giuridica, una Presidenza stabile, il Ministro degli esteri, la moneta unica e l'estensione delle competenze e delle decisioni a maggioranza». Molti possono anche essere d'accordo, ha spiegato, ma devono avere «l'onestà di dirlo ai cittadini». Dopo aver ripercorso il susseguirsi delle revisioni dei trattati dal 1951, ha affermato che si tratta di un processo che «va contro la natura dell'Europa». Interventi dei deputati italiani Secondo Mario BORGHEZIO (UEN, IT), la relazione «insiste sulla via sbagliata dell'accanimento terapeutico per tenere in vita una Costituzione rifiutata dai popoli e poi sostenuta da grandi patrioti del federalismo, come il Presidente del Consiglio italiano Prodi, che nega al Nord, alla Padania, il federalismo interno, il federalismo fiscale per avere giustizia da "Roma ladrona"». Inoltre, elude il tema dei criteri e dei limiti dell'allargamento che invece, riprendendo quanto sostenuto dal Primo ministro Balkenende, «è al centro del dibattito politico europeo». «Invece di arzigogolare su questi sotterfugi giuridici», ha aggiunto, «l'Europa dovrebbe concentrarsi sui problemi concreti e mobilitare le sue energie per difendere la produzione, il lavoro e l'occupazione», per esempio «rispondendo con i fatti, e non con un fumoso linguaggio burocratico, come ha fatto il Commissario Mandelson, ai pesanti e puntuali rilievi delle industrie europee le quali chiedono di essere difese contro lo stop alle misure antidumping che l'ultraliberale Commissario al commercio ha imposto fin dall'inizio di quest'anno». Il deputato ha quindi proseguito sostenendo che le nostre imprese e l'occupazione «soffrono per queste scelte sbagliate, accentuate inoltre dalla decisione odierna della Banca centrale europea di aumentare i tassi di sconto». Le scelte dell'Europa, ha concluso, «sono sbagliate perché rallentano il cammino verso il progresso, l'occupazione e il benessere dell'Europa e quindi restano molto distanti dal sentire profondo e dall'opinione dei cittadini europei che pagano le tasse anche per mantenere Bruxelles». Link utili
Resoconto del dibattito in Plenaria (06-06-2007) Riferimenti Enrique BARÓN CRESPO (PSE, ES) e Elmar
BROK (PPE/DE, DE) |
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Il Parlamento si rammarica che il Consiglio per i diritti dell'uomo dell'ONU abbia omesso di agire in talune crisi urgenti come in Darfur e che i suoi membri adempiano a volte solo formalmente al rispetto dei diritti umani. Chiede poi criteri chiari per il riesame periodico e che le procedure speciali non siano influenzate dalla politica. L'UE dovrebbe quindi respingere qualsiasi compromesso che metta in pericolo la capacità del Consiglio di svolgere pienamente il proprio ruolo. In vista della 5a sessione del Consiglio per i diritti dell'uomo dell'ONU (HRC), il Parlamento ha adottato una risoluzione sostenuta da PSE, ALDE/ADLE, UEN, Verdi/ALE, GUE/NGL e altri deputati a titolo personale, che sottolinea anzitutto come le Nazioni Unite rappresentino «una delle organizzazioni più adeguate per affrontare in maniera globale la tematica dei diritti umani e le sfide che l'umanità sta affrontando oggi» e, in tale contesto l'HRC potrebbe rappresentare «una piattaforma efficace». Il Parlamento si compiace poi dell'organizzazione delle sessioni speciali per reagire a crisi urgenti, ma esprime preoccupazione in merito al fatto che il Consiglio per i diritti dell'uomo «abbia omesso di agire per risolvere molte delle crisi dei diritti dell'uomo più urgenti a livello mondiale». Si rammarica in particolare «della debole risoluzione sul Darfur» nonché della decisione di porre fine all'esame dei ricorsi sulle violazioni dei diritti dell'uomo da parte dell'Iran e dell'Uzbekistan. I membri del Consiglio rispettino i diritti dell'uomo Nel prendere nota dei risultati della elezione dei 14 nuovi membri del Consiglio per i diritti dell'uomo, il Parlamento si compiace del fatto che la Bielorussia non sia stata eletta ma, tuttavia, si rammarica che taluni paesi con situazioni problematiche nel campo dei diritti umani siano stati eletti, sulla base di situazioni formalmente impeccabili. I deputati ribadiscono quindi la necessità che i membri del Consiglio per i diritti dell'uomo adempiano ai loro obblighi di cooperare pienamente con le procedure speciali «in modo da sottolineare il ruolo che essi hanno per mantenere l'universalità dei diritti dell'uomo». Incoraggiano inoltre l'UE a continuare a sostenere la necessità di criteri di appartenenza per essere eletti nonché di controlli sull'effettiva attuazione degli impegni elettorali presi dagli Stati membri. Criteri chiari per il riesame e procedure speciali non influenzate dalla politica Il meccanismo di riesame periodico universale (UPR), è per il Parlamento un mezzo potenziale per migliorare l'universalità del controllo delle prassi e degli impegni dei diritti dell'uomo in tutto il mondo, sottoponendo tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a pari trattamento e scrutinio. I deputati sottolineano tuttavia che tale obiettivo può essere raggiunto soltanto se il riesame coinvolge esperti indipendenti in tutte le fasi del processo di riesame e un efficace meccanismo di seguito basato sui risultati. Si dichiarano quindi estremamente preoccupati per la tendenza attuale. Il Parlamento rivolge pertanto un invito a tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite affinché garantiscano che il riesame «si basi su informazioni obiettive ed affidabili nonché su criteri comuni ... quali la dichiarazione universale dei diritti dell'uomo». Nel processo di riesame dovrebbero poi essere incluse disposizioni per il seguito, per cui gli Stati sotto esame dovranno riferire all'HRC sull'attuazione delle sue raccomandazioni. E' anche sottolineata l'importanza della trasparenza del processo per tutti i partecipanti e le persone interessate nonché dell'effettiva partecipazione delle ONG nel corso di tutta la procedura. Nel sottolineare che le procedure speciali rappresentano la base di tutta la struttura delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo, che svolge un ruolo critico per la protezione e la promozione dei diritti umani, i deputati rilevano che la credibilità e l'efficacia dell'HRC «si basa sulla cooperazione con le procedure speciali e con la loro piena attuazione nonché sull'adozione delle riforme e dei meccanismi in modo che ciò rafforzi la sua capacità di risolvere le violazioni dei diritti dell'uomo nel mondo». Sollecitano pertanto tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a mantenere il livello di indipendenza di queste procedure speciali «sottraendole ad un'influenza politica dei governi» e a garantire che la loro applicazione e le raccomandazioni conclusive «vengano prese in considerazione quale elemento essenziale di qualità della consulenza». In proposito, esprimono peraltro preoccupazione per il progetto di codice di condotta presentato in nome del gruppo africano, «che indebolisce notevolmente i meccanismi e la loro capacità di tutela». Coinvolgimento dell'Unione europea Il Parlamento, nel riconoscere il coinvolgimento attivo della UE e dei suoi Stati membri nel primo anno dei lavori dell'HRC e prevedendo «una brillante presidenza da parte della Romania», invita l'Unione europea a ribadire e consolidare la sua solida posizione in merito alle preoccupazioni summenzionate «che hanno un'importanza cruciale per il futuro funzionamento efficace dell'HRC». L'Unione europea dovrebbe quindi respingere qualsiasi compromesso «che metterebbe in pericolo la capacità del Consiglio per i diritti dell'uomo di svolgere pienamente il proprio ruolo di tutela e promozione dei diritti umani nel mondo». Ribadendo, infine, l'invito all'Unione europea di utilizzare più efficacemente il suo aiuto e il suo appoggio politico nei confronti dei paesi terzi per incentivarli a cooperare con l'HRC, il Parlamento ritiene che gli Stati membri dell'UE «debbano agire con coerenza e coordinamento per contribuire al successo del Consiglio per i diritti dell'uomo». Attende inoltre di ricevere gli studi concernenti la situazione dei diritti umani nei paesi membri dell'HRC e l'efficacia del ruolo ivi svolto dai membri europei. Riferimenti Risoluzione sulla 5a sessione del Consiglio per
i diritti dell'uomo delle Nazioni Unite |
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Consultato su una proposta relativa all'approfondimento della cooperazione transfrontaliera al fine di lottare contro il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e l'immigrazione illegale, il Parlamento chiede di restringere il campo d'azione di tale assistenza e propone una serie di emendamenti volti a garantire i diritti fondamentali e la protezione dei dati. A determinate condizioni, potranno essere trasmessi profili DNA, dati dattiloscopici e taluni dati nazionali di immatricolazione dei veicoli. La proposta di decisione avanzata da 15 Stati membri, tra cui l'Italia, riguarda l'estensione a tutta l'Unione di alcune disposizioni del trattato di Prüm siglato tra sette Stati membri e riguardante l'approfondimento della cooperazione transfrontaliera al fine di lottare contro il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e l'immigrazione illegale. Lo scopo è l'introduzione di procedure che promuovano mezzi rapidi, efficaci ed economici di scambio delle informazioni. Tali procedure devono anche essere affidabili e prevedere adeguate garanzie dell'esattezza e della sicurezza dei dati stessi durante la loro trasmissione e archiviazione. La relazione di Fausto CORREIA (PSE, PT) propone ben settanta emendamenti alla proposta di decisione che sono stati tutti accolti dalla Plenaria. Innanzitutto i deputati chiedono che il provvedimento assuma la forma di una "decisione quadro", in quanto ritengono questo strumento più adeguato visto che si tratta di ravvicinare le legislazioni e le regolamentazioni nazionali. Inoltre, propongono di limitare il suo campo d'applicazione ai reati criminali e terroristici elencati nel mandato di cattura europea e nella decisione che definisce i reati di terrorismo. La decisione contiene disposizioni sulle condizioni e sulla procedura per il trasferimento automatizzato di profili DNA, dati dattiloscopici e taluni dati nazionali di immatricolazione dei veicoli, sulle condizioni di trasmissione dei dati in relazione a eventi di rilievo a dimensione transfrontaliera, sulle condizioni di trasmissione delle informazioni per prevenire reati terroristici, sulle condizioni e sulla procedura per rafforzare la cooperazione di polizia alle frontiere attraverso varie misure. Il Parlamento, oltre a precisare una serie di definizioni, chiede l'introduzione di disposizioni volte a garantire i diritti fondamentali e la protezione dei dati. Ad esempio, puntualizza che gli Stati membri debbono distinguere nettamente fra i dati personali relativi a una persona sospettata di aver commesso un reato penale o di aver partecipato a tale reato, una persona condannata per un reato penale o una persona al cui riguardo sussistono validi motivi per credere che commetterà un reato penale. Ma anche riguardo a una persona suscettibile di essere chiamata a testimoniare nel quadro di inchieste relative a reati penali o in procedure penali ulteriori, una vittima o potenziale vittima di un reato penale, una persona in grado di fornire informazioni su reati penali, qualcuno con cui una delle succitate persone è stata in contatto o ad esso associata, e una persona che non rientra in alcuna delle succitate categorie. Un altro emendamento precisa che il prelievo di materiale genetico può avvenire unicamente «in virtù del diritto nazionale e a fini specifici», e deve inoltre rispondere ai requisiti in materia di necessità e proporzionalità. Dello stesso tenore è una proposta di modifica riguardo alla trasmissione di dati. Così, nel quadro delle azioni di prevenzione dei reati terroristici, il Parlamento precisa che i dati trasmessi devono essere immediatamente cancellati non appena sono state raggiunte le finalità ricercate e, in ogni caso, al più tardi due anni dopo la trasmissione. E' anche precisato che i dati elaborati non possono essere trasferiti o messi a disposizione di un paese terzo o di organizzazioni internazionali. Categorie speciali di dati concernenti l'origine razziale o etnica, le opinioni politiche, la fede religiosa, le idee filosofiche, l'appartenenza a un partito o a un sindacato, l'orientamento sessuale e la salute, possono essere elaborati «soltanto se assolutamente necessario e in modo proporzionato all'obiettivo di un caso specifico e nel rispetto di salvaguardie specifiche». In caso di pericolo imminente, il Parlamento inserisce un articolo della Convenzione di Prüm che consente a funzionari di uno Stato membro di attraversare una frontiera comune, anche senza il consenso preliminare dello Stato membro ospitante, al fine di prendere misure «provvisorie e necessarie per evitare l'imminente pericolo all'integrità fisica delle persone». Analogamente, propone l'inserimento di un altro articolo della Convenzione riguardo alla cooperazione su richiesta che prevede la reciproca assistenza fornendo ad esempio una serie di informazioni riguardo alle persone o accertandone l'identità, indagando sull'origine di armi o mezzi di trasporto oppure emanando allarmi urgenti concernenti armi ed esplosivi nonché contraffazioni di valute e frodi sui mercati mobiliari. Altri emendamenti sono volti a garantire un'adeguata informazione e consultazione del Parlamento europeo. Link utili Riferimenti Fausto CORREIA (PSE, PT) Sistema europeo per evitare il "visa shopping" Confermando l'accordo con il Consiglio, il Parlamento ha adottato il regolamento che istituisce un sistema d'informazione sui visti e lo scambio di dati tra gli Stati membri sui visti per soggiorni di breve durata. I deputati sono riusciti a rafforzare le disposizioni volte a garantire la protezione e la sicurezza dei dati nonché ad assicurare il rispetto della dignità umana e dell'integrità delle persone. Per accedere all'area Schengen, i cittadini di più di un centinaio di paesi devono essere in possesso di un visto rilasciato da uno Stato membro. Il sistema di informazione sui visti (VIS) dovrebbe migliorare l'attuazione di una politica comune in questa materia. Gli obiettivi sono di evitare che un richiedente che si è visto rifiutare il visto da uno Stato membro inoltri analoga richiesta in altri paesi ("visa shopping"), di agevolare la lotta contro le frodi e i controlli alle frontiere esterne e di aiutare a identificare i richiedenti che non rispettano le condizioni di ingresso, soggiorno o residenza applicabili agli Stati membri dell'area Schengen. Il provvedimento intende anche facilitare l'applicazione del regolamento "Dublino II" sull'asilo e contribuire alla prevenzione contro le minacce alla sicurezza interna degli Stati membri. Frutto di un accordo con il Consiglio, il regolamento entrerà presto in vigore. Registrazione delle informazioni I dati a carattere personale estratti dalle richieste di visti che saranno registrati nel VIS comprenderanno dei dati biometrici (fotografie e impronte digitali) e informazioni scritte, quali il nome, l'indirizzo e la professione del richiedente, la data e il luogo della domanda e qualsiasi decisione presa dallo Stato membro competente in merito al visto richiesto (accordo, rifiuto, annullamento o proroga). Il regolamento sottolinea inoltre che i dati biometrici dovranno essere utilizzati in condizioni ben definite, e l'accento è posto in primo luogo sull'uso del numero della "vignetta visto" ai fini di verifica, in combinazione con le impronte digitali. Le fotografie non potranno essere utilizzate per l'identificazione delle persone, visto che le tecniche in questo campo non sono ancora affidabili. Protezione dei dati e rispetto della dignità umana Il regolamento comporta rigorose garanzie sulla protezione dei dati, proprio come richiesto dalla relatrice Sarah LUDFORD (ALDE/ADLE, UK) nel corso dei negoziati con il Consiglio. L'accesso al VIS da parte delle autorità responsabili della sicurezza interna sarà realizzato sempre sotto una stretta sorveglianza e unicamente in casi specifici e giustificati. La banca dati creata nel quadro del sistema d'informazione sarà gestita in futuro da un'istanza permanente (finanziata dal bilancio UE) che raccoglierà i dati provenienti da tutti i paesi dell'area Schengen. Avrà accesso al VIS solo il personale debitamente autorizzato delle autorità competenti nazionali in materia di visti, di controlli alle frontiere, di immigrazione e d'asilo, nonché quelle incaricate della sicurezza interna. L'accesso sarà consentito unicamente se ritenuto necessario per effettuare delle verifiche alle frontiere esterne, per esaminare una domanda d'asilo o per un numero limitato di altre finalità previste dal regolamento. Vi sono poi delle disposizioni supplementari riguardanti la protezione e la sicurezza dei dati, come la formazione del personale specializzato che sarà incaricato di trattare tali dati, mentre le autorità nazionali sulla protezione dei dati dovranno esercitare un controllo obbligatorio. Ogni domanda di visto, infine, potrà essere conservata nel VIS per un massimo di cinque anni. Il Parlamento è riuscito a convincere il Consiglio a inserire nel provvedimento un paragrafo volto a garantire che il trattamento dei dati VIS dovrà essere «proporzionato agli obiettivi perseguiti», mentre le autorità competenti «dovrebbero assicurare il rispetto della dignità umana e dell'integrità delle persone i cui dati vengono richiesti e non dovrebbero discriminare le persone in base al sesso, alla razza o all'origine etnica, alla religione o alle convinzioni personali, agli handicap, all'età o all'orientamento sessuale». Accesso di Europol al VIS Come previsto dal regolamento, la Commissione ha elaborato parallelamente una proposta di decisione sulle modalità di accesso al VIS da parte di Europol e dele autorità nazionali degli Stati membri ai fini della prevenzione, dell’individuazione e dell’investigazione di atti terroristici e di altre gravi forme di criminalità. Consultato su tale proposta, il Parlamento ha adottato una seconda relazione di Sarah LUDFORD (ALDE/ADLE, UK) che concorda sulla necessità di concedere l'accesso al VIS a questi enti, ma sottolinea nuovamente che ciò va fatto «nel pieno rispetto delle normative sulla protezione dei dati personali» e di condizioni ben definite. Analogamente, il Parlamento chiede che siano designati più precisamente le autorità operative e il personale abilitato ad avere accesso a tali dati «ai fini specifici della prevenzione, dell’individuazione e dell’investigazione di reati terroristici e di altre forme gravi di criminalità». Escludendo così l'accesso sistematico e precisando che il trattamento dei dati VIS debba realizzarsi caso per caso, visto che ogni consultazione della banca dati dovrà essere giustificata da un vero valore aggiunto per le indagini. La decisione definisce anche una serie di condizioni da rispettare per avere accesso al VIS, come l'autorizzazione dell'autorità nazionale che riceve la richiesta. In caso d'urgenza, il controllo potrà aver luogo a posteriori. Link utili Riferimenti Sarah LUDFORD (ALDE/ADLE, UK) |
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Migliorare la sicurezza sociale degli artisti e la consapevolezza sui loro diritti, sviluppare l'educazione artistica e il riconoscimento dei diplomi nonché agevolare la mobilità degli artisti all'interno dell'UE. E' quanto chiede il Parlamento sollecitando una politica dei visti e garanzie specifiche per gli artisti non europei che lavorano nell'Unione. Per i deputati occorre anche un'analisi degli strumenti per finanziare la protezione degli artisti viventi europei. La relazione della direttrice d'orchestra Claire GIBAULT (ALDE/ADLE, FR) sottolinea anzitutto che «nessun artista è totalmente al riparo dalla precarietà in nessuna fase della sua carriera» e che occorre facilitare l'accesso degli artisti alle informazioni concernenti le loro condizioni di lavoro, mobilità, disoccupazione, salute e pensione. Rileva inoltre che in numerosi Stati membri taluni professionisti del settore artistico non hanno uno statuto legale. Protezione sociale degli artisti I deputati invitano gli Stati membri a sviluppare o applicare un quadro giuridico e istituzionale al fine di sostenere la creazione artistica «mediante l'adozione o l’attuazione di una serie di misure coerenti e globali» che riguardino la situazione contrattuale, la sicurezza sociale, l'assicurazione malattia, la tassazione diretta e indiretta e la conformità alle norme europee. Sollecitano inoltre la Commissione ad elaborare un manuale pratico «uniforme e comprensibile» destinato agli artisti europei che contenga tutte le disposizioni in materia di assicurazione malattia, disoccupazione e pensionamento in vigore a livello nazionale ed europeo. La incoraggiano poi a varare un progetto pilota al fine di sperimentare l'introduzione di una carta elettronica europea di sicurezza sociale specificamente destinata all'artista europeo. La Commissione è poi invitata a adottare una "carta europea per la creazione artistica e le condizioni del suo esercizio", per affermare l'importanza delle attività dei professionisti della creazione artistica e favorire l'integrazione europea. Assieme agli Stati membri dovrebbe anche creare un "registro professionale europeo" del tipo EUROPASS per gli artisti, nel quale potrebbero figurare il loro statuto, la natura e la durata dei successivi contratti nonché le coordinate dei loro datori di lavoro o dei prestatori di servizi che li ingaggiano. Educazione e formazione artistica, dalla più tenera età e per tutto l'arco della vita Il Parlamento sollecita gli Stati membri a promuovere studi artistici formali che offrano una buona formazione personale e professionale e consentano agli studenti «di sviluppare il proprio talento artistico nonché competenze generali per operare in altri ambiti professionali». Dovrebbero inoltre creare strutture specializzate di formazione e tirocinio destinate ai professionisti del settore culturale, «in modo da sviluppare un'autentica politica dell'occupazione in questo ambito». La Commissione è poi invitata a effettuare uno studio sull'educazione artistica nell'Unione europea (i suoi contenuti, la natura della formazione offerta – se formale o meno – nonché i risultati e gli sbocchi professionali) e a comunicarne i risultati al Parlamento entro due anni. Dovrebbe inoltre prevedere il finanziamento di misure e progetti pilota che consentano in particolare di definire i modelli adeguati in materia di educazione artistica nell'ambiente scolastico «attraverso un sistema europeo di scambio di informazioni e di esperienze destinato agli insegnanti di discipline artistiche». I deputati invitano poi la Commissione ad incoraggiare e favorire la mobilità degli studenti europei delle discipline artistiche, attraverso l'intensificazione dei programmi di scambio fra gli studenti dei conservatori e delle scuole artistiche nazionali sia su scala europea che su scala extra-europea. Andrebbe inoltre esaminata la possibilità di creare un fondo di mobilità europea di tipo Erasmus destinato agli scambi di insegnanti e di giovani artisti. Il Parlamento incoraggia gli Stati membri a sviluppare la definizione di contratti di formazione o di qualificazione nelle professioni artistiche e propone quindi di «agevolare il riconoscimento dell'esperienza professionale degli artisti». Più in particolare, chiede agli Stati membri di prestare un'attenzione particolare al riconoscimento a livello comunitario di diplomi e altri certificati rilasciati dai conservatori e dalle scuole artistiche nazionali europee e da altre scuole ufficiali delle arti dello spettacolo, «in modo da consentire ai loro titolari di lavorare e studiare in tutti gli Stati membri». Agevolare la mobilità interna e internazionale Sottolineando poi la necessità di distinguere con precisione la mobilità specifica degli artisti da quella dei lavoratori dell'Unione europea in generale, i deputati chiedono alla Commissione di individuare formalmente i settori culturali in cui «risulta evidente» il rischio di una fuga di creatività e di talenti e sollecitano gli Stati membri a fornire incentivi per incoraggiare gli artisti a rimanere o a rientrare nel territorio degli Stati membri dell'Unione europea. A loro parere, inoltre, occorre tener conto delle difficoltà che alcuni artisti europei ed extracomunitari incontrano attualmente per ottenere un visto ai fini del rilascio di un permesso di lavoro, nonché delle incertezze legate a tale situazione. La Commissione è quindi invitata a riflettere sugli attuali sistemi per la concessione di visti e permessi di soggiorno agli artisti e a mettere a punto una regolamentazione comunitaria in questo settore che possa portare all'introduzione di un visto temporaneo specificamente destinato agli artisti europei ed extracomunitari, come già avviene in taluni Stati membri. Nel porre in luce poi l'importanza di iniziative su scala europea per facilitare il riconoscimento di diplomi e altri certificati rilasciati dai conservatori e dalle scuole artistiche nazionali di paesi terzi all'Unione europea, al fine di favorire la mobilità degli artisti verso gli stati membri dell'Unione europea, il Parlamento invita la Commissione e gli Stati membri ad esaminare la possibilità di iniziative per assicurare il trasferimento dei diritti pensionistici e di sicurezza sociale degli artisti provenienti da paesi terzi dell'Unione europea quando ritornano nei loro paesi d'origine. Diritti d'autore e finanziamento della protezione degli artisti viventi Il Parlamento, invita gli Stati membri che non l'applicano ancora, ad organizzare in modo efficace il pagamento di tutti gli equi compensi relativi ai diritti di riproduzione e delle eque remunerazioni dovute ai titolari dei diritti d’autore e dei diritti connessi. Chiede anche alla Commissione di procedere ad uno studio che analizzi le disposizioni prese dagli Stati membri affinché una parte delle entrate generate dal pagamento dell’equo compenso dovuto ai titolari dei diritti d’autore e dei diritti connessi «sia destinata al sostegno dell’attività creativa e alla protezione sociale e finanziaria degli artisti». Tale studio dovrebbe anche analizzare gli strumenti giuridici e i dispositivi che potrebbero essere utilizzati «per contribuire al finanziamento della protezione degli artisti viventi europei». Facendo proprio un emendamento proposto dalla relatrice e dal suo gruppo, il Parlamento ritiene infine auspicabile che gli Stati membri studino la possibilità di concedere agli artisti un aiuto supplementare a quelli già in vigore, prevedendo per esempio un prelievo sullo sfruttamento commerciale delle creazioni originali e dello loro interpretazioni libere da diritti. Riferimenti Claire GIBAULT (ALDE/ADLE, FR) |
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Indicazione dell'origine di frutta e ortaggi freschi utilizzati nei prodotti trasformati, aiuto alla superficie per il pomodoro, i funghi, l'aglio e le ciliegie da industria, nuovi obiettivi e più fondi UE ai programmi operativi. E' quanto chiede il Parlamento sulla riforma dell'OCM ortofrutta, proponendo l'istituzione di un nuovo Fondo di sicurezza per far fronte alle gravi crisi e di un osservatorio dei prezzi. Oltre alle piante aromatiche, anche lo zafferano nel campo d'applicazione. La proposta della Commissione mira a potenziare la competitività e l’orientamento al mercato dell’ortofrutta europea, a ridurre le fluttuazioni di reddito dovute alle crisi di mercato, ad aumentare il consumo di ortofrutticoli, a promuovere la tutela ambientale e, ove possibile, a semplificare la normativa e alleggerire l’onere amministrativo. La riforma intende incoraggiare un maggior numero di coltivatori a aderire alle organizzazioni di produttori (OP), fornire alle OP nuovi strumenti per la gestione delle crisi, incorporare il settore ortofrutticolo nel regime di pagamento unico, rendere obbligatoria una soglia di spesa per interventi ambientali, potenziare i finanziamenti UE a favore della produzione biologica e per azioni promozionali e abolire le sovvenzioni all'esportazione per l'ortofrutta. Approvando con 526 voti favorevoli, 95 contrari e 32 astensioni la relazione di María SALINAS GARCÍA (PSE, ES), il Parlamento accoglie con favore la proposta della Commissione, ma propone molti emendamenti tesi a rendere più trasparente il sistema di etichettatura, a rafforzare il ruolo, le competenze e il finanziamento delle organizzazioni dei produttori, a fornire maggiori garanzie in caso di crisi di mercato ed a rendere più flessibili i regimi di aiuto in funzione delle produzioni. Pur non essendo vincolanti, questi emendamenti riflettono in parte alcune idee sollevate nell'ambito dei dibattiti in seno al Consiglio. La Presidenza tedesca, peraltro, auspica che, alla prossima riunione dell'11 e 12 giugno, i ministri riescano a giungere a un accordo politico sul regolamento. Indicazione obbligatoria dell'origine Riguardo alle norme di commercializzazione che potranno essere stabilite per gli ortofrutticoli per garantire la qualità dei prodotti, tutelare i consumatori e agevolare la trasparenza degli scambi, i deputati chiedono che - oltre a dover riguardare la qualità, la classificazione, il peso, la calibrazione, il condizionamento, l'imballaggio, il trasporto, la presentazione e l'etichettatura - sia resa obbligatoria l'indicazione dell'origine di frutta e ortaggi freschi utilizzati nei prodotti trasformati. Le norme di commercializzazione, inoltre, dovrebbero comprendere anche le modalità di produzione. Esse, è anche precisato, dovranno tenere conto delle norme CEE/ONU. Per garantire una buona informazione del consumatore, un altro emendamento chiede che i prodotti dovranno portare le indicazioni previste dalle norme e, come minimo, quelle relative alla varietà o al tipo varietale, all'origine e alla categoria. Aiuti alla superficie per pomodoro da industria, aglio, funghi e ciliegie La proposta della Commissione introduce nel campo d'applicazione dell'OCM nuovi prodotti freschi come il timo, il basilico, la menta, l'origano, il rosmarino e la salvia. Ma il Parlamento aggiunge anche altri prodotti, come lo zafferano, le patate, le fragole, i lamponi, l'uva spina, le amarene, le ciliegie dolci, le prugne secche e il peperone da paprika. Diversi emendamenti, peraltro, chiedono maggiore flessibilità per l'attuazione del disaccoppiamento degli aiuti alla produzione, prevedendo dei periodi transitori per permettere di adeguarsi progressivamente, soprattutto nel settore dei prodotti trasformati. Più in particolare, i deputati suggeriscono la possibilità per gli Stati membri che lo auspicano di assegnare fino al 50% dei massimali nazionali a un aiuto alla superficie da concedere alle OP i cui aderenti coltivano pomodoro da industria destinato alla trasformazione. Lo Stato membro che intende applicare questo regime transitorio (fino al 2013) dovrà comunicare la sua decisione alla Commissione entro il 1° settembre 2007, fissare il livello della trattenuta e dell'importo unitario dell'aiuto all'ettaro. Altri emendamenti, oltre a istituire un aiuto alla superficie per ciliegie e bacche nei nuovi Stati membri, chiedono la concessione di un aiuto all'ettaro per i funghi al fine di fare fronte alla concorrenza sleale esercitata dalle importazioni cinesi. Un aiuto alla superficie è anche chiesto per i produttori tradizionali di aglio, nel limite di una superficie massima garantita da suddividere tra i diversi Stati membri interessati. Inoltre, i deputati propongono di ritirare le patate dal regime degli aiuti di Stato e di integrarle nel regime di pagamento unico. Approvando un emendamento proposto dal PPE/DE, il Parlamento apre ai produttori di tutti gli Stati membri - e non più solo a quelli dei nuovi - la possibilità di ottenere un aiuto alla superficie per ciliegie aspre, fragole, lamponi e ribes nero destinati alla trasformazione. Il sostegno comunitario, pari a 230 euro/ha, potrà essere concesso entro un limite della superficie nazionale garantita che sarà ripartita dalla Commissione sulla base di 130.000 ettari totali. Tale sostegno potrà essere integrato da un aiuto nazionale che non potrà superare 200 euro/ha. Organizzazioni di produttori, anche per i prodotti trasformati Innanzitutto il Parlamento chiede di non limitare ai soli prodotti freschi i capitoli del regolamento relativi alle organizzazioni di produttori (OP) e agli accordi interprofessionali. Sulla base della normativa esistente, infatti, si sono costituite numerose OP che si occupano della trasformazione e partecipano a una strutturazione dell'offerta. Un emendamento prevede quindi che le organizzazioni di produttori esistenti nel campo della trasformazione possano continuare ad esistere e che se ne possano anche creare di nuove. Un altro emendamento, introduce la definizione di "Associazione di organizzazioni di produttori". D'altra parte, il Parlamento rende più rigorosi alcuni criteri per il riconoscimento delle OP per evitare l'emergere di organizzazioni fittizie aventi come unico scopo quello di accedere agli aiuti previsti dai programmi operativi. Prevede poi un periodo transitorio di due anni per consentire alle OP riconosciute (prima della fine del 2007) in forza all'attuale normativa di adeguarsi alle nuove disposizioni. Facendo proprio un emendamento del PPE/DE, il Parlamento chiede inoltre che alle OP dei nuovi Stati membri, nonché a quelle delle regioni periferiche e insulari sia concesso un periodo transitorio di 5 anni. Programmi operativi: obiettivi e finanziamento Le OP possono costituire un fondo di esercizio - alimentato con contributi finanziari degli aderenti o dell’organizzazione stessa e con un aiuto finanziario comunitario - destinato a finanziare i programmi operativi approvati dagli Stati membri. Questi programmi devono perseguire uno o più dei seguenti obiettivi: assicurare la programmazione della produzione e l’adeguamento della stessa alla domanda, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, promuovere la concentrazione dell’offerta e l’immissione sul mercato della produzione degli aderenti, ottimizzare i costi di produzione e stabilizzare i prezzi alla produzione e promuovere pratiche colturali e tecniche di produzione e di gestione dei rifiuti che rispettino l’ambiente, in particolare per tutelare la qualità delle acque, del suolo e del paesaggio e per preservare e/o favorire la biodiversità. Tra gli obiettivi dei programmi possono anche figurare il miglioramento della qualità dei prodotti, l'incremento del loro valore commerciale, la promozione dei prodotti presso i consumatori, la creazione di linee di prodotti biologici e la promozione della produzione integrata o di altri metodi di produzione rispettosi dell’ambiente. I deputati, inoltre, introducono tra i compiti delle OP e tra gli obiettivi dei programmi operativi la promozione delle produzioni di qualità certificata, come le denominazioni d'origine e le indicazioni geografiche protette. Diversi emendamenti, aggiungono tra gli obiettivi dei programmi la promozione di misure di tutela dei consumatori, il migliore adattamento dell'offerta alla domanda con l'avvio di programmi di ristrutturazione, l'adozione di misure destinate alla trasformazione delle produzioni per la loro utilizzazione come biocarburanti, la formazione e l'assicurazione del raccolto. I programmi operativi possono comprendere, a titolo volontario, azioni intese a promuovere il consumo di ortofrutticoli soprattutto tra i giovani consumatori a livello locale, regionale o nazionale, «segnatamente mediante azioni specifiche volte a favorire il consumo quotidiano di tali prodotti all'interno degli istituti scolastici». Il contributo comunitario è generalmente pari all'importo dei contributi finanziari effettivamente versati dai produttori aderenti, nel limite del 50% della spesa effettivamente sostenuta. I deputati precisano che tale spesa deve essere sostenuta per i programmi operativi e aumentano dal 4,1 al 6% del valore della produzione commercializzata il plafond dell'aiuto finanziario comunitario. La proposta prevede inoltre che il cofinanziamento comunitario possa essere portato dal 50 al 60% se il programma operativo o parte di esso soddisfa determinate condizioni. Ad esempio, se è presentato da più organizzazioni di produttori della Comunità che partecipano ad azioni comuni o, in Stati membri diversi, ad azioni transnazionali o se è presentato da una o più organizzazioni di produttori che partecipano ad azioni svolte a livello interprofessionale. Oppure se comprende azioni per il sostegno specifico alla produzione biologica o a favore della produzione integrata, o se è il primo programma operativo presentato da un’OP riconosciuta che si è fusa con un’altra. Come anche se è presentato da un’OP di uno Stato membro in cui le organizzazioni di produttori commercializzano meno del 20% della produzione ortofrutticola. I deputati ampliano inoltre questa lista ai programmi operativi presentati da un'OP che opera in una regione in cui meno del 20% della produzione è commercializzata da OP e a quelli presentati da organizzazioni riconosciute per un prodotto che registra un basso indice di associazionismo o che riveste una grande importanza economica o ecologica, locale o regionale, e che è soggetto a difficoltà prolungate sul mercato comunitario. Un emendamento, d'altra parte, stabilisce che, nei casi in cui il contributo è pari al 60%, non si applica il plafond dell'aiuto finanziario. Fondo di sicurezza Tutte le misure di gestione delle crisi che la proposta della Commissione demanda ai programmi operativi sono trasferite dai deputati in un nuovo Fondo di sicurezza, la cui creazione era già stata proposta dal Parlamento nel 2005, volto a aiutare i produttori a far fronte alle «gravi crisi» causate in particolare dalla riduzione dei prezzi. Spetterebbe agli Stati membri inserire nelle rispettive strategie nazionali la creazione di un tale strumento che sarebbe alimentato per due terzi dal contributo comunitario e per il restante dalle organizzazioni di produttori delle zone colpite dalle crisi. I produttori non aderenti alle OP delle zone colpite dalla crisi contribuiscono al fondo. E anche possibile attingere fino allo 0,5% delle riserve nazionali previste dallo stesso regolamento. Una volta che sia stata appurata, dagli Stati o dalle regioni, la situazione di crisi grave per un determinato prodotto, le OP possono quindi scegliere di procedere a una delle seguenti azioni: ritiri di mercato, raccolta prima della maturazione o non raccolta, promozione e comunicazione, iniziative di formazione, assicurazione del mercato o dei redditi, sostegno a fronte delle spese amministrative per la costituzione di fondi comuni d'investimento, aiuti alla trasformazione per prodotti a doppia finalità. Le azioni intraprese interessano tutti i produttori delle zone colpite, che aderiscano o meno a una OP. Il Parlamento sollecita poi la definizione delle modalità di funzionamento di un osservatorio dei prezzi a livello comunitario che abbia il compito di fornire un'informazione puntuale e oggettiva sull'evoluzione dei mercati consentendo così ai produttori di affrontare in tempo utile eventuali crisi dei prezzi. Suggerisce, inoltre, l'istituzione eventuale di un'autorità europea incaricata di vigilare sulla trasparenza delle transazioni commerciali e sul rigoroso rispetto delle regole di concorrenza da parte degli operatori in posizione dominante. Migliore protezione dalle importazioni Per evitare o neutralizzare eventuali effetti pregiudizievoli sul mercato comunitario imputabili al prezzo o alla quantità di prodotti importati, la proposta prevede l'applicazione di dazi addizionali. E' previsto anche il ricorso a contingenti tariffari negoziati con i paesi terzi che saranno gestiti dalla Commissione. Alcuni emendamenti tendono a rafforzare questo regime per garantire una più efficace protezione alle frontiere. Il Parlamento ha però respinto gli emendamenti che chiedevano la possibilità di ripristinare, a talune condizioni, le restituzioni alle esportazioni e le modalità con cui avrebbero dovuto essere concesse. Background - il settore ortofrutticolo in Europa La produzione di ortofrutticoli rappresenta il 16,6% della produzione agricola complessiva dell'UE-25. Nel periodo compreso tra il 2003 e il 2005, l'UE ha prodotto una media di 38,3 milioni di tonnellate di frutta, i cui principali produttori sono stati Italia e Spagna che hanno raggiunto una quota totale superiore al 50%. In questo stesso periodo di tempo, sono stati prodotti in media 66 milioni di tonnellate di ortaggi, dove l'Italia è risultata il primo produttore (24% della produzione complessiva), seguita da Spagna (19%) e Francia (12%). L'adesione della Bulgaria e soprattutto della Romania hanno consolidato l'importanza produttiva del settore con 1,1 milioni di tonnellate l'anno in più. L'UE-27 è attualmente il terzo produttore ortofrutticolo del mondo con l'8,3% del totale, preceduta da Cina (35%) e India (10%). L'UE, nonostante abbia una produzione importante e occupi il secondo posto come esportatore mondiale (11% del totale degli scambi, preceduta solo dagli Stati Uniti con il 17%), nel settore ortofrutticolo ha una bilancia commerciale in deficit. Grazie ai suoi livelli di consumo e reddito, rappresenta un mercato molto interessante e oggi è la principale importatrice mondiale di prodotti ortofrutticoli (più del 25% del totale), seguita da Stati Uniti (20%), Giappone (12%) e Canada (6%). Link utili
Proposta della Commissione Riferimenti María SALINAS GARCÍA
(PSE, ES) |
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Il Parlamento individua le priorità politiche per il 2008 e sottolinea la necessità di mantenere il suo bilancio in linea con quello del 2007, tenendo conto dell'inflazione. A tal fine propone una serie di modifiche al progetto preliminare proposto dall'Ufficio di Presidenza, accantonando alcune spese che, al momento, non appaiono sufficientemente giustificate. L'accento è posto sulla politica di informazione e comunicazione, sul multilinguismo e sulla politica immobiliare. La relazione di Ville ITÄLÄ (PPE/DE, FI) ricorda anzitutto che le priorità politiche per il 2008 sono la fornitura di servizi efficaci ai deputati «per consentire di legiferare meglio», il rafforzamento dell'efficacia degli strumenti di comunicazione del Parlamento europeo e dei suoi gruppi politici e il miglioramento dell'allocazione dei fondi di bilancio. I deputati, inoltre, sottolineano la necessità di mantenere il bilancio 2008 a livello di quello dell'anno precedente, aumentato del tasso d'inflazione del 2%, «salvo specifiche ragioni contrarie». Ricordano infatti che quello del 2008 dovrebbe essere «un bilancio per il contribuente dell'Unione europea», volto a un responsabile comportamento di bilancio di tutti i soggetti che partecipano al processo, «con decisioni sulle risorse finanziarie fondate su un'argomentazione solida». Nel ricordare poi che tutte le richieste di bilancio «dovrebbero riflettere bisogni giustificati», il Parlamento osserva che la proposta di bilancio per il 2008 prevede 65,3 milioni di euro per progetti prioritari in corso di sviluppo e per la campagna preelettorale «senza fornire alcuna giustificazione dettagliata al riguardo». Il progetto di bilancio comporta così un aumento del 6,7% rispetto al 2007, nonostante i risparmi realizzati, pertanto, i deputati ritengono opportuno, in questa fase, accantonare queste spese, consentendo di definire il bilancio a 1.427.400.000 euro, riducendone al 2,1% l'aumento rispetto all'esercizio precedente. Politica d'informazione e comunicazione I deputati prendono atto delle proposte volte a destinare una dotazione totale di 41.800.000 euro alla politica dell'informazione, ossia 10.300.000 euro per una campagna di sensibilizzazione in prospettiva delle elezioni europee del 2009, 9.000.000 di euro per l'attuazione del canale televisivo parlamentare (WebTV), 15.700.000 euro per il centro audiovisivo e 6.800.000 per completare la costruzione del Centro visitatori. Più in particolare, plaudono all'iniziativa adottata dall'Ufficio di Presidenza di proporre una campagna di informazione in relazione alle prossime elezioni europee ma, in attesa che vengano fornite informazioni più dettagliate sull'utilizzo di questi fondi, propongono di accantonare l'importo corrispondente e di ridurre di conseguenza le relative linee di bilancio. D'altra parte, la relazione chiede lo sviluppo di un programma specifico imperniato sui mezzi di informazione di piccole dimensioni e locali, ritenendolo uno degli strumenti più efficaci «per sensibilizzare meglio i cittadini dell'Unione alle attività del Parlamento europeo». E' quindi rivolto un invito affinché venga studiata la possibilità di fornire a ciascun deputato gli strumenti adeguati che consentano di invitare giornalisti locali a visitare il Parlamento europeo. I deputati, visto che il progetto è di fatto rinviato all'autunno, propongono di mettere in riserva i fondi richiesti per il 2008 per la WebTV del Parlamento europeo, in attesa di stime più precise circa il costo del progetto, se approvato, e di ulteriori informazioni in merito alla capacità di assorbimento di un tale importo. Multilinguismo I deputati si dicono disposti ad esaminare una proposta di ristrutturazione del servizio di interpretazione, insistendo al contempo affinché l’amministrazione applichi più attivamente il codice di condotta sul multilinguismo, «per garantire ai deputati un supporto linguistico adeguato ed efficiente». Chiedono poi di esaminare la possibilità di estendere questo servizio ai fini di un'assistenza linguistica più personalizzata. Si dicono infine fortemente preoccupati per il fatto che le traduzioni dei documenti «spesso non sono disponibili in tutte le lingue per i dibattiti in commissione» e, in proposito, sottolineano che è essenziale prendere le misure necessarie in vista di un sistema di traduzione efficiente, «al fine di garantire un trattamento equo a tutti i deputati e uno sviluppo ordinato dei lavori parlamentari». Politica immobiliare e sedi di lavoro La relazione sottolinea anzitutto che il processo di acquisto degli immobili del Parlamento europeo nei tre luoghi di lavoro «dovrebbe, a lungo termine, comportare sostanziali risparmi per il contribuente europeo». I deputati si dicono poi assolutamente convinti che occorra adottare una strategia globale allorché si tratti di decidere di prendere in locazione, acquistare o riattare edifici. Ritengono infatti che qualsiasi decisione concernente la politica immobiliare «debba tener conto delle ripercussioni finanziarie a lungo termine». In merito all'esistenza delle tre sedi di lavoro del Parlamento europeo, i deputati ritengono che «ci si possa impegnare per limitare il numero di missioni del personale a Strasburgo e, laddove è possibile, utilizzare meglio le nuove tecnologie, come le videoconferenze». La relazione chiede pertanto di limitare gli stanziamenti destinati alle "Spese di missione del personale" al livello del bilancio 2007 e di accantonare l'aumento di 1.490.000 euro, richiesto per il 2008. Riferimenti Ville ITÄLÄ (PPE/DE, FI) Relazione sullo stato di previsione delle
entrate e delle spese del Parlamento europeo per l'esercizio
finanziario 2008 |
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Il Presidente del Parlamento ha dato il benvenuto ai nuovi deputati bulgari eletti lo scorso 20 maggio. In riferimento all'annuncio dell'ETA di non intendere più rispettare il cessate il fuoco, ha poi espresso la solidarietà del Parlamento alla Spagna, chiedendo a tutti gli Stati membri di assisterla nella lotta al terrorismo. Sophia In't Veld ha sollecitato il Presidente a chiedere spiegazioni alle autorità russe in merito agli arresti effettuati durante il Gay Pride di Mosca. Hans-Gert Pöttering ha augurato il benvenuto ai 18 deputati bulgari eletti lo scorso 20 maggio affermado che «dopo aver superato il Comunismo, queste elezioni segnano l'integrazione della Bulgaria nella famiglia europea». Dopo aver sottolineato che il Paese, un crocevia tra Est e Ovest, porti con sé un patrimonio culturale molto ricco, il Presidente ha rilavato che molte riforme sono state realizzate in Bulgaria e che occorre ora proseguire su questa strada con la stessa determinazione dimostrata prima dell'adesione, con il contributo dei nuovi deputati. Ha quindi concluso affermando che «lavoreremo assieme per sviluppare ulteriormente la nostra casa comune europea». Accennando all'annuncio dell'ETA riguardo alla sua intenzione di non rispettare il cessate il fuoco, il Presidente ha voluto esprimere la solidarietà del Parlamento al popolo e alle istituzioni spagnole, condannando il ricorso alla violenza per fini politici. Ha anche rivolto un appello agli Stati membri affinché aiutino la Spagna nella lotta al terrorismo. Ha infine reso omaggio a tutte le vittime del terrorismo. Sophia IN'T VELD (ALDE/ADLE, NL) ha sollecitato il Presidente a chiedere spiegazioni al Sindaco di Mosca e a Vlamiri Putin in merito all'arresto di Marco CAPPATO (ALDE/ADLE, IT), di Vladimir LUXURIA e di altri partecipanti al Gay Pride la scorsa settimana. Ha anche sottolineato che la polizia non è intervenuta a difendere i manifestanti pacifici dagli attacchi degli ultranazionalisti. La libertà di manifestare, ha concluso, deve essere rispettata, soprattutto nei paesi che partecipano al G8. Il Presidente ha replicato che si occuperà del caso. Altri documenti approvati I testi di tutti i documenti approvati sono reperibili sul sito del Parlamento europeo. |
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Ordine del giorno 18 - 21 giugno 2007 Strasburgo Lunedì 18 giugno 2007 (17:00 - 22:00)
Martedì 19 giugno 2007 (9:00 - 11:50, 21:00 - 24:00)
(12:00 – 13:00) Votazione
(15:00 - 17:30)
(17:30 - 19:00)
Mercoledì 20 giugno 2007 (9:00 - 11:50)
(12:00 - 13:00)
(15:00 – 17:30, 21:00 - 24:00)
(17:300 – 19:00)
Giovedì 21 giugno 2007 (10:00 - 11:50, 15:00, 16:00)
(12:00 - 13:00) Votazione
(16:00)
(17::00) Votazione
L'ordine del giorno può subire modifiche. |
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Codici delle procedure parlamentari
Abbreviazioni
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