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RASSEGNA
28 - 29 marzo 2007
Bruxelles
Sommario ISTITUZIONI SPORT TRASPORTI RELAZIONI ESTERNE AGRICOLTURA BILANCIO IMMUNITÀ E STATUTO DEI DEPUTATI ISTITUZIONI ORDINE DEL GIORNO 23 - 26 APRILE 2007 CODICI DELLE PROCEDURE PARLAMENTARI, ABBREVIAZIONI, GRUPPI POLITICI |
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Il dibattito svoltosi in Aula ha evidenziato il sostegno del Parlamento e della Commissione all'azione della Presidenza tedesca per trovare una soluzione all'impasse istituzionale. Verrà ora stabilita una tabella di marcia precisa che consenta la redazione di uno testo di riforme da adottare prima delle prossime elezioni europee. La Presidenza tedesca ha proposto al Parlamento di organizzare un'audizione con la società civile per contribuire ai lavori del prossimo Consiglio europeo. Dichiarazione del Consiglio «La Dichiarazione di Berlino ha espresso quanto l'Unione europea è una storia di successo e quali compiti importanti sono ancora davanti a noi», ha dichiarato in apertura del suo intervento la cancelliera tedesca Angela MERKEL. Ringraziando il Parlamento e la Commissione per il contributo essenziale alla riuscita del vertice dello scorso fine settimana, ha aggiunto che l'aver ottenuto un testo firmato da tutte e tre le istituzioni «è già un passo in avanti di per sé, perché rappresenta una promessa di adoperarci insieme per il futuro dell'Europa». La Dichiarazione, ha continuato la Presidente in carica del Consiglio, esprime «un ideale di società comune», fondato sui valori di libertà, solidarietà e giustizia. Ha poi evidenziato le sfide che attendono l'Unione nel prossimo futuro, indicando, fra le altre, la priorità di trovare un accordo sulle riforme prima delle elezioni del Parlamento europeo del 2009. Senza un nuovo assetto istituzionale, ha proseguito la cancelliera, la campagna elettorale del 2009 «sarebbe una campagna dove la distanza coi cittadini europei non farebbe altro che aumentare». Il prossimo passo è dunque quello di stabilire una tabella di marcia precisa e; per far ciò, ha chiesto l'aiuto del Parlamento. «È possibile agire in modo incisivo per difendere i nostri valori, solo se abbiamo una forte capacità a livello interno», ha affermato. La cancelliera ha anche parlato delle prossime scadenze internazionali fondamentali per il futuro dell'UE, appuntamenti importanti «affinché si possa fare della visione Europa una visione mondiale». Fra queste, il prossimo vertice transatlantico del 30 aprile, per discutere di partenariato economico, ma anche di politica energetica e cambiamento climatico. «C'é bisogno di molta sinergia tra Europa e Stati Uniti», ha dichiarato. Il G8 del giugno prossimo, sempre sotto Presidenza tedesca, sarà invece un'occasione per discutere coi rappresentati di mercati emergenti come Messico, Cina e Brasile. Infine, il vertice Italia-Russia, «appuntamento di enorme importanza», con il problema della sicurezza energetica in primo piano. Angela Merkel ha anche menzionato la gravosa situazione umanitaria nel Darfur, sottolineando che essa «non può lasciarci insensibili» e promettendo che la Presidenza non lascerà nulla di intentato presso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per trovare una soluzione alla grave crisi in corso nel paese africano. Infine, ha ricordato che il 25 marzo, oltre al cinquantesimo anniversario dei Trattati di Roma, si è celebrato anche quello dell'indipendenza della Bielorussia, sottolineando che «anche loro hanno diritto alla realizzazione dell'ideale europeo». Dichiarazione della Commissione Il Presidente José Manuel BARROSO ha innanzitutto espresso il suo sostegno alla dichiarazione di apertura del Presidente Pöttering sullo Zimbawe e sul Darfour. Ha poi definito Berlino il «simbolo dell'Europa divisa e ora simbolo dell'Europa unita», con quasi 500.000 europei animati da uno spirito comune. Ha quindi affermato il successo della cosiddetta "twin track strategy", proposta dalla Commissione per trovare una soluzione alla crisi istituzionale: garantire il raggiungimento di risultati concreti e contemporaneamente avanzare con le riforme. Secondo il Presidente dell'esecutivo europeo, i risultati ottenuti in materia di energia e clima, hanno aiutato, infatti, il successo della Dichiarazione di Berlino, il cui testo dimostra «la possibilità di trovare una soluzione istituzionale prima delle prossime elezioni» europee. Tali riforme sono necessarie per affrontare problemi transfrontalieri quali immigrazione, cambiamenti climatici e competizione globale. Ma raggiungere tale traguardo è importante anche per ridare credibilità delle istituzioni europee. In caso contrario, «si creeranno divisioni che potrebbero mettere in pericolo i nostri valori comuni»", aggiunto. Concludendo, Il Presidente Barroso ha ribadito che «la volontà politica esiste e ora dobbiamo raggiungere i risultati [...] Ho chiesto collaborazione attiva ai governi nazionali: l'impegno assunto vincola tutti a trovare una soluzione comune». Interventi in nome di gruppi Joseph DAUL (PPE/DE, FR) ha iniziato il suo intervento cercando di calarsi nei panni di un giovane cittadino europeo per sottolineare i vantaggi acquisiti attraverso l'Unione europea. La facilità di apprendere lingue straniere, il programma Erasmus, la moneta unica i benefici della crescita economica, fare parte di Stati che cercano la pace rappresentano «il bilancio positivo» dell'Europa. Secondo il capogruppo dei popolari, i giovani d'oggi sbagliano a dare per scontati valori quali la prosperità e la stabilità. Gli attentati di Madrid e Londra, infatti, sono sufficienti a dimostrare quanto «pace, sicurezza e benessere non sia la sorte riservata a tutti» e che «pace e sicurezza si costruiscono ogni giorno». Per il leader dei popolari, «non è sì la panacea per tutti i problemi, ma può, fare meglio di quanto possano fare da soli i nostri Stati: riorientare le priorità», per poter affrontare le sfide del futuro in modo efficace. Inoltre, «la globalizzazione comporta anche vantaggi quali la facilità di comunicazione e l'apertura ad altre culture», e l'Europa deve saper sfruttare questo potenziale. Ha quindi ricordato che «l'Europa ha un modello di società da promuovere». In conclusione, ha affermato che «la Dichiarazione di Berlino è un testo forte e leggibile che rimette in sella l'Europa con l'ipotesi di soluzione costituzionale prima di elezioni». Martin SCHULZ (PSE, DE) ha sottolineato che «il trattato costituzionale non verrà varato così com'è, è un fatto e bisogna accettarlo». Dopo la firma della Dichiarazione di Berlino, è ora necessario fare passi concreti verso le riforme istituzionali. Infatti, «senza un'nione riformulata, senza un nuovo trattato modificato, non ci sarà ampliamento», ha aggiunto. Per il leader dei socialisti, infatti, l'Europa è piccola se confrontata con la Cina, l'India e la potenza economica e militare degli USA e «se l'Europa perde coesione, non sarà abbastanza forte da affrontare la competizione mondiale». Grazie all'Unione l'intolleranza e l'odio sono stati sconfitti, ha affermato il capogruppo socialista. Tuttavia, «la situazione precipiterebbe nuovamente se non dovessimo riuscire nell'integrazione» e «Dobbiamo difendere quest'Europa che è diventata un modello». Concludendo il suo intervento, ha dichiarando l'appoggio del gruppo socialista all'operato della Presidenza tedesca. Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) si è sorpreso nel vedere che, fra tutti i capi di stato e governo presenti a Berlino, la cancelliera tedesca fosse l'unica donna e ha sottolineato che «l'incontro di ieri ha chiarito quanto abbiamo bisogno di più donne nella politica in Europa». Congratulandosi per i risultati ottenuti ha tuttavia ricordato di non potersi felicitare per la procedura adottata, criticando il metodo poco trasparente e partecipativo scelto per la preparazione della Dichiarazione di Berlino. Inoltre, il capogruppo liberale, ha giudicato poco corretto il tentativo del Partito Popolare di attribuirsi tutti i meriti del successo dell'iniziativa tedesca. «Non è il progetto di un solo partito politico», ha sottolineato e «la nuova Europa è un'unione dove la democrazia e i nostri valori devono avere l'ultima voce in capitolo». Per Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT), l'Europa è un'unione di Stati e non un Superstato. Si è poi rammaricata per «il non pieno riconoscimento delle nostre radici», spiegando che, proprio perché convinto della laicità delle Istituzioni, il gruppo si sente altrettanto certo «che senza il completo riconoscimento delle nostre radici ci sarà un impoverimento» dell'identità europea. Infatti, «il riconoscimento degli altri ha come presupposto il riconoscimento di sé», ha affermato il capogruppo del gruppo dell'UEN. In conclusione ha ricordando che l'Europa ha il dovere di esser più che un semplice mercato. Secondo Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT) «ill popolo europeo non si è curato più di tanto del testo della Dichiarazione né di quanto sia costato mettere insieme queste due belle paginette, in cui in realtà non c'è niente di particolarmente straordinario". La deputata ha sottolineato che «il sogno di un'Unione europea ancora non è stato realizzato». Infatti, l'Unione manca di una coesione interna che le permetta di intervenire nel Darfur, di portare avanti una politica energetica efficace e di adottare una politica originale rispetto agli Stati Uniti. «Per tutto questo noi dobbiamo avere un'Unione europea forte con una costituzione», ha concluso. La Dichiarazione di Berlino «non è né la descrizione di un sogno né la descrizione della realtà», ha affermato Gabriele ZIMMER (GUE/NGL). La realtà è di crisi e sta crescendo il pericolo di disintegrazione e ri-nazionalizzazione. La Dichiarazione non si rivolge ai cittadini europei poveri ed esclusi dal benessere. La via da perseguire, conclude il deputato, è quella di «cancellare, dal progetto di Costituzione, tutti i riferimenti che promuovono la militarizzazione e la politica liberista». Jens-Peter BONDE (IND/DEM, DK) ha duramente criticato la mancanza di trasparenza nella stesura della Dichiarazione di Berlino. «Il Parlamento non deve elaborare testi che i parlamentari poi non possono modificare», ha affermato. Lo scopo di tale procedura è quello di ritoccare il testo della Costituzione per presentarlo solo come un semplice emendamento ai trattati esistenti. «Dobbiamo dare più potere al popolo, non togliere potere al popolo», ha concluso. Per Bruno GOLLNISCH (ITS, FR), i paesi fondatori della Comunità europea avevano forti valori comuni. Da allora, il progetto europeo, è stato svuotato dal suo significato originario. «La Dichiarazione di Berlino non cita nulla su questo: essa non offre contenuto né carnale né spirituale». Come ha detto Benedetto XVI, «essa riesce perfino a tacere sulle radici cristiane dell'Europa» ha concluso il capogruppo. Interventi dei deputati italiani Roberto MUSACCHIO (GUE/NGL, IT) critica il metodo scelto dalla Presidenza tedesca affermando che, in tal modo,«si cerca di mettere fra parentesi la crisi sociale, politica, democratica [...] e di farlo puntando tutto sul metodo intergovernativo che ha impedito ai parlamenti la conoscenza della Dichiarazione di Berlino». La soluzione, secondo il deputato, è quella di «riscrivere una costituzione fondata sui diritti alla cittadinanza, alla pace, al lavoro, all'ambiente e sottoporla poi a un referendum europeo». Per Mario BORGHEZIO (UEN, IT) «a Berlino ai leader europei è mancato un po' il coraggio per indicare le scelte che ci impongono globalizzazione, immigrazione, il rischio della perdita di identità». Infatti, «solo Papa Ratzinger [...] in un'Europa senza idee, senza ideali, ha indicato la via da seguire». In conclusione, ha ricordato che «non è possibile costruire una casa comune dell'Europa ignorando l'identità culturale e morale dei popoli europei». Il vertice di Berlino «ha rappresentato l'inizio di una nuova fase dopo un periodo contrassegnato da difficoltà e da qualche insuccesso». Secondo Antonio TAJANI (PPE/DE, IT) l'obiettivo di questa nuova fase è quello di «raggiungere prima del 2009 una legge fondamentale che regoli le competenze ed il ruolo di un'Unione che non sia soltanto un mercato». Sarebbe infatti un errore dimenticare i valori evidenziati nella Dichiarazione di Berlino: ed in particolare «la centralità della persona umana», senza dimenticare le radici cristiane. Replica del Consiglio Replicando agli interventi, Angela MERKEL ha sottolineato l'importanza di realizzare progetti concreti «per mostrare alla gente che non teniamo solo a modificare le procedure». Sul metodo adottato per la preparazione della Dichiarazione di Berlino, la cancelliera ha ricordato che è necessario trovare il giusto equilibrio fra «partecipazione e come ottenere qualcosa che non sempre è conseguibile al meglio dinnanzi a tutti». Concludendo, ha proposto al Parlamento di organizzare un'audizione sulla Dichiarazione di Berlino con la società civile durante il mese di maggio, per contribuire ai lavori del Consiglio europeo del mese successivo. Link utili
Dichiarazione di Berlino Riferimenti Dichiarazioni del Consiglio e
della Commissione - Seguito della dichiarazione di Berlino |
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Evidenziando il ruolo sociale del calcio, il Parlamento ammonisce che i forti interessi economici mettono a repentaglio tale sport conferendo vantaggi, anche sul campo, ai club più ricchi. Suggerisce quindi degli spunti per un quadro normativo europeo sul controllo finanziario dei club, la vendita dei diritti di telediffusione e il sostegno ai vivai. Chiede poi di garantire il diritto alla privacy dei cittadini nelle attività di coordinamento delle polizie nella lotta alla violenza negli stadi. Lo sport europeo, e il calcio in particolare, «costituisce una parte inalienabile della identità e della cittadinanza europea». E' quanto afferma il Parlamento che, adottando la relazione di Ivo BELET (PPE/DE, BE), sottolinea il proprio attaccamento al modello calcistico europeo, «con la sua relazione simbiotica tra calcio amatoriale e calcio professionistico». Tuttavia, riconosce anche la necessità di uno sforzo comune - da parte degli organi di governo del calcio e delle autorità politiche - teso a contrastare taluni sviluppi negativi, tra cui l'eccessiva commercializzazione e la concorrenza sleale che ne deriva. A suo parere, infatti, il futuro del calcio professionistico in Europa «è minacciato dalla crescente concentrazione della ricchezza economica e del potere sportivo». Per tale motivo, chiede agli Stati membri, alle autorità calcistiche e alla Commissione di valutare la necessità di misure politiche, tenendo presenti le raccomandazioni contenute nella "Valutazione indipendente sullo sport europeo 2006". Più in particolare, i deputati si dicono favorevoli a un controllo modulato dei costi, sollecitano una riflessione sull'introduzione di uno statuto giuridico europeo per le società economiche sportive e la promozione della partecipazione dei tifosi alla gestione dei club, nonché una lotta più efficace contro le attività criminali legate al calcio. Chiedono poi che sia esaminata la possibilità di estendere in tutta Europa un sistema di vendita collettiva dei diritti di telediffusione e auspicano un sistema di distribuzione dei biglietti non discriminatorio. Il Parlamento inoltre sottolinea la necessità di sostenere - anche finanziariamente - i vivai e i centri di formazione, e di dare maggiori possibilità di giocare ai giovani talenti. Nel chiedere poi il rispetto dei diritti sociali dei calciatori, sollecita una normativa europea che inquadri l'attività dei procuratori. Occorre infine promuovere una politica di prevenzione e di repressione del doping e per la lotta contro il razzismo e la xenofobia. Più certezza giuridica nel mondo del calcio Il Parlamento sottoscrive il principio essenziale secondo il quale gli aspetti economici dello sport professionistico ricadono tra le competenze comunitarie. Ritenendo peraltro che gli effetti restrittivi di una norma sportiva debbano essere conformi al diritto UE, invita la Commissione a definire degli orientamenti sull'applicazione di tale principio e ad avviare consultazioni al fine di negoziare un accordo quadro formale tra l'UE e gli organi direttivi del calcio, nazionali e europei. Alla Commissione è anche chiesto di istituire, nel suo prossimo Libro bianco, un piano d'azione per il calcio europeo che indichi le questioni suscettibili di essere trattate a livello comunitario nonché gli strumenti da utilizzare al fine di «promuovere certezza giuridica e condizioni omogenee per il calcio professionistico». I deputati ritengono infatti necessario evitare che il futuro del calcio professionistico in Europa «sia determinato unicamente caso per caso ». Nuove norme per il controllo delle finanze dei club. Tifosi azionisti Il Parlamento appoggia il sistema dell'UEFA di licenze per i club e ne chiede pertanto lo sviluppo ulteriore, in conformità al diritto comunitario, «per assicurare trasparenza finanziaria e una gestione corretta». Tuttavia, i deputati hanno soppresso il paragrafo che raccomandava la creazione di un ente indipendente di controllo avente il compito di verificare le attività finanziarie e commerciali dei club europei e di garantire il rispetto dei criteri di trasparenza finanziaria e di corretta gestione. Si dicono però convinti che l'introduzione di un sistema modulato di controllo dei costi potrebbe migliorare la stabilità finanziaria e l'equilibrio competitivo tra le squadre. Invitano poi la Commissione a riflettere sull'introduzione di uno statuto giuridico europeo per le società economiche sportive che consentirebbe «l'introduzione di norme per il controllo delle attività economiche e finanziarie di tali società, il coinvolgimento dei tifosi e la partecipazione della comunità». In proposito, agli Stati membri e agli organi di governo del calcio, è chiesto di promuovere attivamente «il ruolo sociale e democratico dei tifosi di calcio sostenitori dei principi del fair play, favorendo la creazione e lo sviluppo di fondi fiduciari, in riconoscimento della loro responsabilità, gestiti dai tifosi stessi, che potrebbero partecipare alla proprietà e alla gestione delle società». Ma anche nominando un difensore civico per il calcio e, in modo specifico, estendendo a livello europeo il modello del movimento britannico di "Supporters Direct". I deputati chiedono inoltre a tutti gli organi di governo del calcio di definire e coordinare meglio le loro competenze, responsabilità, funzioni e procedure decisionali «al fine di aumentare la loro democraticità, trasparenza e legittimità nell'interesse dell'insieme del settore calcistico». La Commissione è anche invitata a fornire orientamenti sui quali si fondi una legittima e adeguata autoregolamentazione e un sostegno finanziario alle federazioni e alle associazioni finalizzato a promuovere e coltivare i giovani talenti e la squadra nazionale. Per i deputati, infatti, un'autoregolamentazione più concertata a livello nazionale ed europeo, ridurrà la tendenza a ricorrere alla Commissione e alla Corte di giustizia. D'altra parte, il Parlamento riconosce la competenza e la legittimità dei tribunali sportivi «nella misura in cui essi si richiamano al diritto ad un equo processo». Ma, ritenendo che il ricorso a tribunali civili non possa costituire un illecito disciplinare, condanna le decisioni arbitrarie della FIFA in proposito e chiede all'UEFA e alla FIFA di accettare il diritto di ricorso ai tribunali ordinari. Occorre inoltre riflettere sulle conseguenze di una possibile liberalizzazione del mercato delle scommesse e sui meccanismi volti ad assicurare il finanziamento dello sport in generale e del calcio in particolare, nonché di esaminare misure atte a salvaguardare l'integrità delle competizioni calcistiche nazionali ed europee. La Commissione è invitata a mettere a punto orientamenti chiari sull'applicazione delle norme sugli aiuti di Stato, indicando quale tipo di partecipazione pubblica sia accettabile e legittima, come il sostegno finanziario o d'altro genere accordato da autorità pubbliche alla costruzione o all'ammodernamento di stadi o di altre strutture calcistiche. Il Parlamento sostiene poi che molte attività criminali (partite truccate, corruzione, ecc.) «sono il risultato della spirale delle spese, dell'inflazione degli ingaggi e della conseguente crisi finanziaria che molte società devono fronteggiare». Sostiene quindi gli sforzi degli organi di governo del calcio europei e nazionali per introdurre «una maggiore trasparenza nella struttura societaria dei club». Al Consiglio è poi chiesto di adottare misure di lotta alle attività criminali «che minacciano il calcio professionistico», compreso il riciclaggio, le scommesse clandestine, il doping e le partite truccate nonché la prostituzione coatta a margine dei grandi eventi calcistici. Gli enti coinvolti nel settore del calcio devono inoltre rispettare pienamente la legislazione in materia di trasparenza e riciclaggio di denaro. Vendita collettiva dei diritti televisivi e ripartizione dei proventi Sottolineando che la Commissione ha confermato la compatibilità della vendita collettiva dei diritti di telediffusione con le regole comunitarie della concorrenza, il Parlamento sostiene che, in tutte le competizioni, «la vendita collettiva è essenziale per tutelare il modello della solidarietà finanziaria del calcio europeo». Auspica quindi che la Commissione avvii un'ulteriore indagine sull'opportunità di adottare tale modello in tutta Europa per le competizioni paneuropee e nazionali. Per i deputati occorre poi che la Commissione fornisca una valutazione particolareggiata dell'impatto economico e sportivo delle sue decisioni in questo campo ed è necessario che la vendita dei diritti di telediffusione nelle leghe nazionali di calcio europee sia «negoziata e ultimata in modo trasparente». Il Parlamento sottolinea poi che la crescente rilevanza dei proventi ricavati dalla vendita dei diritti di telediffusione «potrebbe scardinare l'equilibrio concorrenziale fra le società di vari paesi», poiché tali proventi dipendono in larga misura dalla dimensione dei mercati televisivi nazionali. Ritiene quindi essenziale che tali proventi siano ripartiti equamente secondo modalità «che garantiscano la solidarietà tra il gioco professionale e amatoriale e tra club concorrenti in tutte le competizioni». Nel prendere atto che l'attuale distribuzione degli introiti derivanti dai diritti televisivi nella Champions League dell'UEFA «rispecchia in modo significativo la dimensione dei mercati televisivi dei club nazionali», osserva che ciò avvantaggia i grandi paesi, «diminuendo così il potere dei club di paesi più piccoli». L'UEFA, assieme alla Commissione, è quindi invitata a continuare a studiare meccanismi che instaurino un maggiore equilibrio competitivo in questo campo «attraverso una maggiore ridistribuzione». Biglietti d'ingresso allo stadio meno cari Il Parlamento osserva che la trasmissione televisiva delle gare sportive avviene sempre più su reti codificate e a pagamento e che tali gare diventano pertanto inaccessibili per molti consumatori. D'altro lato, ritiene che le trasmissioni calcistiche debbano essere accessibili al più vasto pubblico possibile anche mediante i canali che trasmettono in chiaro. Osserva che spesso si registra uno squilibrio tra l'offerta e la domanda di biglietti per i grandi incontri di calcio. Sottolinea quindi l'importanza di considerare appieno gli interessi dei consumatori - e non solo degli sponsor - in sede di distribuzione dei biglietti e di garantire che la loro vendita avvenga «in modo equo e non discriminatorio a tutti i livelli». D'altra parte, riconosce che la distribuzione dei biglietti può, se del caso, essere ristretta ai membri delle associazioni di tifosi e alle associazioni di viaggio, se ciò è realizzato su base non discriminatoria. Per garantire un futuro positivo per il calcio professionistico e un ampio accesso del pubblico alle partite, inoltre, suggerisce di fornire biglietti a prezzo ridotto per giovani e famiglie, in particolare per incontri internazionali di grande interesse. Sostenere i vivai: giovani talenti in rosa Il Parlamento sottolinea che il calcio rappresenta un efficiente strumento di inclusione sociale e dialogo multiculturale e deve svolgere un ruolo attivo nella lotta contro la discriminazione, l'intolleranza, il razzismo e la violenza, soprattutto alla luce degli incidenti che tuttora si verificano all'interno e attorno gli stadi. In proposito, pone anche in evidenza l'importanza dell'istruzione attraverso lo sport e le potenzialità insite nel calcio per aiutare i giovani socialmente vulnerabili «a rimettersi in carreggiata». I deputati esprimono poi il loro sostegno alle misure dell'UEFA tese a incoraggiare la formazione dei giovani calciatori «esigendo la presenza di un numero minimo di calciatori del vivaio nella rosa di una squadra professionistica e ponendo un limite alle dimensioni della rosa». Ritenendo tali incentivi «proporzionati», chiedono quindi ai club professionistici «di applicare rigorosamente tale norma». D'altra parte, si dicono convinti della necessità di disposizioni aggiuntive per far sì che ciò «non porti al traffico di minori derivante dalla concessione di contratti da parte di alcune società a giocatori giovanissimi (di età inferiore ai 16 anni)». Insistono poi sul fatto che la normativa in materia di immigrazione «deve sempre essere rispettata in relazione all'ingaggio di giovani talenti stranieri. Al riguardo invitano gli organi di governo del calcio e i club a impegnarsi nella lotta contro la tratta degli esseri umani. Nel sottolineare poi l'importanza sociale e educativa dei centri di formazione e la funzione essenziale da essi svolta per lo sviluppo dei talenti calcistici del futuro, il Parlamento sostiene le iniziative finanziarie destinate ai club dotati di un centro di formazione. In proposito, chiede alla Commissione di riconoscere questo ruolo essenziale in sede di definizione degli orientamenti per gli aiuti di Stato e la invita ad appoggiare i progetti di inserimento sociale promossi da società calcistiche. Ai giovani calciatori, inoltre, i club dovrebbero sempre offrire l'opportunità di ricevere parallelamente un'istruzione generale e una formazione professionale, «affinché non siano completamente dipendenti dai club». Diritti sociali dei calciatori e nuova direttiva sull'attività dei procuratori Per i deputati la sentenza Bosman del 1995 ha avuto un effetto positivo sui contratti e la mobilità dei calciatori. Tuttavia, ritengono che, nonostante i numerosi problemi occupazionali e sociali tuttora da risolvere, essa ha avuto anche varie conseguenze negative per lo sport. Tra queste, citano l'aumento delle possibilità, per i club più ricchi, di assicurarsi i giocatori migliori, il maggior legame tra capacità finanziaria e risultati sportivi, la spirale inflazionistica degli ingaggi dei giocatori, minori opportunità per i giocatori provenienti dal vivaio di esprimere il loro talento ai massimi livelli e una minore solidarietà tra sport professionistico e amatoriale. Il Parlamento deplora poi le differenze tra le normative sociali e fiscali degli Stati membri «che causano disequilibri tra i club» nonché «la mancanza di volontà degli Stati membri nel risolvere questo aspetto a livello europeo». Chiede poi all'UEFA e alla Commissione di intensificare i loro sforzi tesi a rafforzare il dialogo sociale a livello europeo su questioni quali la durata del contratto, la definizione del periodo di trasferimento, le possibilità di rescissione anticipata del contratto e il rimborso ai club di formazione. Più in generale riconosce la necessità di attuare in modo più efficace, in tutti gli Stati membri, la legislazione in materia di lavoro al fine di assicurare che i giocatori professionisti si vedano riconosciuti i diritti loro spettanti e adempiano agli obblighi cui sono soggetti in quanto lavoratori dipendenti. Facendo riferimento alla "causa Charleroi" attualmente all'esame della Corte di giustizia, i deputati ritengono che i club devono liberare i propri giocatori chiamati a giocare nella squadra nazionale «senza aver diritto a compensazioni». L'UEFA e la FIFA, assieme a alle leghe e ai club europei, sono esortate a raggiungere un accordo sulle condizioni applicabili ai calciatori che subiscono infortuni mentre rappresentano i loro paesi e sulla messa a punto di un sistema di assicurazione collettiva. Nel sottolineare l'importanza del reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali ottenute in un altro Stato membro per consentire la libera circolazione dei lavoratori, i deputati ritengono che la realtà economica in cui operano attualmente gli agenti dei calciatori richieda azioni da parte degli organismi di governo del calcio a tutti i livelli «al fine di migliorare le norme che disciplinano l'attività di tali agenti». La Commissione è quindi invitata ad appoggiare gli sforzi dell'UEFA volti a regolamentare i procuratori dei giocatori, se necessario presentando una proposta di direttiva. Tale provvedimento, è precisato, dovrebbe prevedere norme e criteri d'esame rigorosi per autorizzare un soggetto a svolgere l'attività di agente di calciatori, trasparenza nelle transazioni degli agenti, norme minime armonizzate per i contratti degli agenti e un sistema di controllo e disciplinare efficiente ad opera degli organismi europei di governo del calcio. Ma la direttiva dovrebbe anche introdurre un "regime di concessione delle licenze di agente" e un registro degli agenti, nonché prevedere la cessazione della "doppia rappresentanza" e del pagamento dell'agente da parte del giocatore. Prevenzione e lotta al doping: istituire un'agenzia indipendente Il Parlamento raccomanda che la prevenzione e la lotta contro il doping diventino un'importante preoccupazione per gli Stati membri. Sollecita quindi una politica di prevenzione e di repressione del doping e sottolinea la necessità di combattere le irregolarità attraverso controlli, la ricerca, test, un monitoraggio permanente effettuato da medici indipendenti e, parallelamente, mediante la prevenzione e la formazione. I club professionisti sono poi esortati ad assumersi l'impegno di combattere il doping e a verificarne il rispetto attraverso controlli interni. La Commissione, invece, dovrebbe creare un organismo indipendente di controllo del doping corrispondente all'Agenzia mondiale antidoping (WADA), che riguardi esclusivamente il calcio e operi secondo le stesse condizioni e procedure di detta agenzia. Inasprire le pene contro gli atti di razzismo Tutti gli Stati membri, infine, sono invitati a introdurre meccanismi atti a promuovere la cooperazione tra club, forze di polizia e tifoserie organizzate, al fine di combattere la violenza e i fenomeni di teppismo nonché altre forme di comportamento delinquenziale prima, durante e dopo le partite di calcio. Alla Commissione, agli Stati membri e a tutti i soggetti operanti nel calcio professionistico è poi chiesto di intensificare la lotta al razzismo e alla xenofobia anche attraverso un inasprimento delle sanzioni contro qualsiasi atto discriminatorio nel calcio. L'UEFA e le federazioni e le leghe nazionali dovrebbero inoltre applicare norme disciplinari in modo coerente, fermo e coordinato senza ignorare la situazione finanziaria dei club. Per i deputati, inoltre, occorre condurre una vasta campagna europea di sensibilizzazione dei tifosi, al fine di arginare la violenza all'interno e all'esterno degli stadi. Sicurezza in occasione delle partite di calcio internazionali Il 25 aprile 2002 il Consiglio ha adottato la decisione 2002/348/GAI che prevede la creazione, in ciascuno Stato membro, di un punto nazionale d'informazione sul calcio che funge da punto di contatto per lo scambio delle informazioni di polizia in relazione alle partite di calcio internazionali. Alla luce dell'esperienza acquisita negli ultimi anni e tenuto conto dell'aumento dei tifosi che si recano a vedere partite all'estero, il Consiglio ha scelto di rivedere ed aggiornare la decisione. Si tratta, in particolare, di rispondere alla necessità che gli organismi competenti rafforzino la loro cooperazione e professionalizzino lo scambio di informazioni al fine di prevenire turbative dell'ordine pubblico e di consentire a ogni Stato membro di effettuare un'efficace valutazione dei rischi. Il Parlamento, consultato su questa proposta, ha quindi adottato la relazione di Giusto CATANIA (GUE/NGL, IT) che propone alcuni emendamenti volti, soprattutto, a garantire il diritto alla privacy dei cittadini nelle attività di scambio di informazioni da parte delle antenne nazionali dei diversi Stati membri. I deputati, pur riconoscendo che tali antenne costituiscono uno strumento fondamentale, precisano che esse devono funzionare esclusivamente in applicazione delle legislazioni nazionali e in attuazione delle direttive europee e delle convenzioni internazionali a tutela dei dati personali. Inoltre, chiedono che i dati di carattere personale sui tifosi a rischio siano trattati esclusivamente in occasione degli incontri di calcio e non possano essere utilizzati per eventuali altre attività. E' poi sottolineato che lo scambio di dati dev'essere inteso a preparare e adottare le misure appropriate per mantenere l'ordine pubblico in occasione di un evento calcistico. Si può trattare, in particolare, di informazioni riguardanti individui che presentano o possono presentare una minaccia per l'ordine e la sicurezza pubblici. Link utili
Valutazione indipendente sullo sport europeo 2006 Riferimenti Ivo BELET (PPE/DE, BE) |
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Il Parlamento ha approvato i primi due provvedimenti previsti dal Terzo pacchetto sulla sicurezza marittima che mira a una migliore prevenzione e a un più efficiente trattamento degli incidenti e dell’inquinamento. I deputati chiedono maggiore impegno agli Stati membri nell'imporre il rispetto delle norme internazionali alle navi che battono la loro bandiera. Chiariscono e completano, poi, il regime di responsabilità incombente sugli armatori per i danni che causano alle persone e all'ambiente. La relazione di Marta VINCENZI (PSE, IT) accoglie con favore la proposta di direttiva che impone agli Stati membri di garantire il rispetto delle norme internazionali da parte delle navi iscritte nei loro rispettivi registri nazionali. Ma il Parlamento - in prima lettura della procedura di codecisione - propone una serie di emendamenti volti a rafforzare ulteriormente i vincoli e le disposizioni che incombono sugli Stati membri per il rilascio delle immatricolazioni, per le ispezioni sulle navi e per la formazione degli ispettori. La proposta della Commissione, più in particolare, intende integrare nel diritto comunitario le misure per l’attuazione degli strumenti obbligatori adottate dall'Organizzazione marittima internazionale (OMI), fissare dei requisiti minimi per la qualifica di ispettori (con condizioni di formazione e aggiornamento) e degli orientamenti di guida per le ispezioni (in caso si fermo di nave nazionale in porto straniero) e, infine, assicurare che l'amministrazione marittima degli Stati membri rispetti i criteri qualitativi della norma ISO 9001/2000. In base alla proposta, gli Stati membri, prima di immatricolare una nave, ne devono verificare l’identità, compreso il suo numero IMO di identificazione e altri dati in modo che la nave non batta contemporaneamente la bandiera di due o più Stati. È anche necessario avere la conferma che una nave precedentemente immatricolata come battente bandiera di un altro Stato sia stata cancellata dal registro dello Stato in questione o che sia stata ottenuta l’autorizzazione a trasferire la nave dal registro dello Stato in oggetto. Con un emendamento i deputati rafforzano però gli obblighi degli Stati membri. Quale prerequisito della registrazione, questi dovranno assicurare che la nave in questione sia conforme alle norme e alle regolamentazioni internazionali applicabili «e che possieda i documenti che lo dimostrino». Se necessario, «ma in ogni caso se la nave non è di recente costruzione», dovranno anche prendere contatti con il precedente Stato di bandiera e richiedergli la trasmissione dei documenti e dei dati necessari. Se lo Stato bandiera è membro dell'UE, sarà obbligato a fornire tali dati e documenti. Gli Stati membri dovranno inoltre adottare tutte le misure necessarie per assicurare il rispetto delle regole e delle norme internazionali da parte delle navi autorizzate a battere la loro bandiera. In particolare, dovranno proibire alle loro navi di salpare finché non possono prendere il largo rispettando le prescrizioni delle regole e delle norme internazionali e provvedere all’ispezione periodica delle navi autorizzate a battere la loro bandiera per verificare che le reali condizioni della nave e dell'equipaggio siano conformi ai certificati che trasporta. Dovranno poi provvedere affinché, durante queste ispezioni, l'ispettore controlli - «nei modi opportuni e coi mezzi necessari», aggiungono i deputati - che la gente di mare assegnata alle navi conosca i propri compiti e l'organizzazione, gli impianti, le attrezzature e le procedure della nave. Ma gli Stati membri dovranno anche provvedere affinché gli effettivi della nave, nel complesso, «siano dotati della capacità e dei mezzi necessari» per coordinare efficacemente le loro attività in una situazione di emergenza e svolgere le funzioni vitali per la sicurezza, la prevenzione o l’attenuazione dell’inquinamento. Dovranno poi prevedere nelle leggi e nei regolamenti nazionali sanzioni adeguatamente severe per scoraggiare la violazione delle regole e delle norme internazionali da parte delle navi che battono la loro bandiera e promuovere, previa inchiesta, azioni giudiziarie contro le navi autorizzate a battere la loro bandiera che hanno violato regole e norme internazionali, indipendentemente dal luogo in cui la violazione si sia verificata. Lo stesso vale per le persone alle quali sono stati rilasciati certificati o convalide sotto la loro autorità. Agli Stati membri incombe anche l'obbligo di definire e documentare le responsabilità e i poteri di tutto il personale dello Stato di bandiera che gestisce, esegue e verifica le attività connesse alla sicurezza e alla prevenzione dell’inquinamento, nonché le relazioni fra i membri del personale. Un allegato della direttiva illustra quindi requisiti minimi prescritti per gli ispettori dello Stato di bandiera, che i deputati lasciano pressoché immutato, salvo precisare meglio i casi di conflitto d'interesse. Un emendamento, infatti, statuisce che gli ispettori non devono avere «alcun tipo di interesse commerciale, personale o familiare in relazione alla nave ispezionata, al suo equipaggio, al suo agente, alla sua compagnia, al suo armatore o noleggiatore, né con alcuna organizzazione non governativa che svolga visite obbligatorie o di classificazione o che rilasci certificati alle navi». Molta attenzione è rivolta alle qualifiche e alla formazione degli ispettori. Il Parlamento ha quindi avanzato un emendamento che vuole imporre agli Stati membri di assicurare l’attuazione, «con metodi appropriati e con gli strumenti necessari», di un sistema documentato per la qualificazione permanente del personale e il continuo aggiornamento delle sue conoscenze, in relazione ai compiti che essi sono designati o autorizzati a svolgere. Con un altro emendamento, inoltre, è chiesto agli Stati membri di provvedere alla formazione degli ispettori e alla sorveglianza degli ispettori e dei controllori dello Stato di bandiera e dello Stato costiero nei casi di incidenti o anomalie. Lo Stato di bandiera dovrà inoltre rilasciare dei documenti di identificazione che attestino l'autorità da esso conferita agli ispettori che svolgono i propri compiti. Responsabilità civile e garanzie finanziarie degli armatori Il Parlamento, con la relazione di Gilles SAVARY (PSE, FR) ha anche esaminato - sempre in prima lettura della procedura di codecisione - una proposta di direttiva volta a istituire un minimo di regole comuni a tutti gli Stati membri in materia di responsabilità civile e di garanzie finanziarie che siano applicabili a tutti i soggetti responsabili dell'utilizzo commerciale di una nave, vale a dire l'armatore registrato, il gerente e il noleggiatore. Si tratta inoltre di definire norme che consentano sia di prevenire gli incidenti sia di risarcire i danni. A tale scopo, la proposta di direttiva invita tutti gli Stati membri a aderire alla Convenzione LLMC del 1996 dell'Organizzazione marittima internazionale (OMI), a recepire tale convenzione nel diritto comunitario, in modo da garantirne l'interpretazione uniforme in tutta l'Unione europea e a completare il regime della Convenzione LLMC, per introdurre migliori garanzie di risarcimento per le vittime e il personale di bordo (certificati di garanzia obbligatoria, azione diretta della vittima). Il Parlamento premette che «la protezione delle coste europee e dei cittadini europei contro i danni ecologici di qualsiasi tipo provocati da incidenti di navi costituisce una priorità assoluta dell'UE». Si tratta quindi, è spiegato, di prevenire gli incidenti garantendo che soltanto le navi sicure siano autorizzate a navigare e instaurare meccanismi pertinenti affinché le vittime possano percepire, nel minor tempo possibile, risarcimenti che coprano integralmente i danni provocati da un incidente. La direttiva si applica, nelle zone marittime soggette alla giurisdizione degli Stati membri, conformemente al diritto internazionale, alle navi di stazza lorda pari o superiore a 300 tonnellate. Il regime di responsabilità si applica invece a tutte le navi. Non rientrano nel suo campo d'applicazione le navi da guerra, le navi da guerra ausiliarie o alle altre navi di proprietà o in gestione dello Stato impiegate per servizi pubblici a fini non commerciali. Con due emendamenti, il Parlamento chiede inoltre agli Stati membri di diventare, «quanto prima» e non oltre 18 mesi dall'entrata in vigore della direttiva, parti contraenti della Convenzione "Bunker Oil" sulla responsabilità civile in materia di inquinamento provocato dal carburante, nonché di aderire alla Convenzione HNS sui danni inerenti al trasporto in mare di sostanze nocive o potenzialmente pericolose. Riguardo alla responsabilità civile, gli Stati membri dovranno inoltre aderire alla Convenzione del 1996 negli stessi tempi indicati per quelle appena citate. Il Parlamento, d'altra parte, chiede agli Stati membri di denunciare la Convenzione del 1976 sulla limitazione di responsabilità in materia di danni marittimo, se vi avevano aderito. La proposta prevede inoltre che gli Stati membri devono provvedere affinché l’esclusione della limitazione della responsabilità prevista dalla convenzione del 1996, non si applichi alle navi battenti bandiera di uno Stato non contraente della convenzione. In tal caso, è precisato, il regime di responsabilità civile istituito dagli Stati membri ai sensi della direttiva in esame deve prevedere che l’armatore decada dal diritto di limitare la propria responsabilità quando il danno derivi da atti o omissioni da esso commessi con dolo o con colpa grave. In proposito, osservando che l'interpretazione dell'espressione "colpa grave" differisce talvolta moltissimo da uno Stato membro all'altro, il Parlamento ne suggerisce una definizione uniforme. Con "colpa grave", pertanto, si deve intendere «un comportamento che dimostri un'insolita omissione della dovuta diligenza e attenzione e una conseguente inosservanza di quanto in linea di massima dovrebbe essere evidente per chiunque in una data situazione». Nessuna modifica è proposta alle disposizioni che impongono a ogni Stato membro di provvedere affinché ogni armatore di una nave battente la sua bandiera stipuli una garanzia finanziaria per la responsabilità civile. Questa garanzia, peraltro, dev'essere richiesta anche agli armatori di paesi terzi qualora la nave entri nella zona economica esclusiva o in una zona equivalente di uno Stato membro. Analogamente, deve essere chiesta una garanzia finanziaria al fine di tutelare i marittimi impiegati a qualsiasi titolo a bordo della nave contro il rischio d’abbandono. Tale garanzia, precisano i deputati, deve servire anche per coprire le spese di sistemazione, assistenza medica e di rimpatrio. Nonostante tale obbligo, il Parlamento chiede l'introduzione di un nuovo articolo che porta sulla creazione di un fondo di solidarietà volto a coprire i danni provocati da navi che non abbiano sottoscritto alcuna garanzia finanziaria. Tale fondo, è precisato, servirebbe a indennizzare terzi, persone fisiche o giuridiche, vittime dei danni provocati da navi che abbiano navigato nelle acque territoriali dell'UE senza un certificato di garanzia finanziaria. La dotazione di tale fondo, così come le sue modalità di finanziamento, dovranno essere determinate in un momento ulteriore. Con un altro emendamento, il Parlamento chiede l'istituzione di un ufficio comunitario incaricato di tenere un registro esaustivo dei certificati di garanzia rilasciati, di controllarne la validità, nonché di verificare la realtà delle garanzie finanziarie registrate da paesi terzi. Link utili
Proposta di direttiva relativa al rispetto degli obblighi dello
Stato di bandiera Riferimenti Marta VINCENZI (PSE, IT) |
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Le relazioni con Iran e la questione degli ostaggi britannici, il processo di pace in Medio Oriente e il progetto di scudo missilistico sono stati i principali temi affrontati dall'Alto Rappresentante per la politica estera dell'Unione nel suo discorso programmatico al Parlamento. Gli eurodeputati hanno espresso la loro solidarietà all'azione di Solana nei vari conflitti nei quali l'UE gioca un ruolo. Divisioni invece sul progetto di scudo missilistico, criticato da alcuni gruppi e sostenuto da altri esponenti. Dichiarazione dell'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune Javier SOLANA, appena rientrato dal vertice della Lega Araba a Riad, ha presentato agli eurodeputati le principali questioni di politica internazionale che coinvolgono l'azione dell'Unione. Ricordando che «abbiamo bisogno di una politica estera comune coordinata e visibile», ha affermato che «nel resto del mondo c'è un grande desiderio per ruolo maggiore dell'UE in politica estera [...] e ce lo chiedono anche nostri cittadini», citando un'analisi dell'Eurobarometro. Ha poi spiegato la necessità di fornire all'Unione i mezzi adeguati per rispondere alle nuove sfide aggiungendo che «il Parlamento europeo ha un ruolo importante da svolgere in questo senso». Per quanto riguarda la situazione nel Medio Oriente, Solana ha spiegato che le relazioni con il nuovo governo palestinese di unità nazionale si baseranno su una valutazione delle azioni concrete promosse dall'Esecutivo. È importante, ha ricordato, passare ad una nuova fase di risoluzione del conflitto mediorientale dopo quella della gestione, aggiungendo che «l'UE non abbandonerà mai i palestinesi». Sulle relazioni con l'Iran, inasprite sulla duplice questione del nucleare e degli ostaggi britannici, ha esortato l'Iran a rispettare le risoluzioni ONU in materia di armamenti. Ha quindi definito «un'inaccettabile situazione» il sequestro dei marinai britannici. In tema di scudo di difesa anti-missilistico voluto dagli USA, l'Alto Rappresentante ha chiarito che, pur non essendo l'Unione europea un'alleanza di difesa, è opportuno che gli Stati membri discutano della questione. «L'Unione non è la sede per prendere una decisione in materia di difesa» ma «sarebbe un errore non discutere fra noi di questi temi nel modo più chiaro e aperto». Ha anche spiegato che la questione dello scudo potrebbe avere effetti negativi sulle relazioni con la Russia, pur sottolineando i contatti positivi recenti fra i Presidenti Bush e Putin. Tuttavia, ha chiarito, la questione rientra nella sovranità dei paesi membri, ma «rendere compatibili gli interessi nazionali con gli interessi dell'Unione europea è fondamentale», ha concluso. Dichiarazione della Commissione Meglana KUNEVA, ha sottolineato innanzitutto l'importanza di un'azione comune in politica estera per far fronte ai nuovi scenari di crisi presenti nel mondo. La commissaria ha poi espresso il suo accordo sul programma presentato da Solana per il 2007. Infine, ha ricordato la funzione essenziale dei partenariati economici e di sviluppo - come quelli coi paesi del mediterraneo - nella risoluzione delle crisi nel lungo termine. Interventi dei gruppi politici Per Joseph DAUL (PPE/DE, FR), gli ampliamenti rappresentano i maggiori successi della politica estera dell'Unione europea. Ha quindi auspicato un veloce avvicinamento della Croazia all'UE ed una sua adesione prima delle elezioni europee del 2009, sottolineando che «la stabilità nei Balcani è un dovere». Il leader dei popolari europei ha quindi chiesto «un'Europa più forte per un mondo più sicuro» esortando tutti a «proseguire gli sforzi nei negoziati con l'Iran». Ha concluso il suo intervento definendo la cattura dei marinai britannici, «inquietante» e aggiungendo che «bisogna fare di tutto per liberare i prigionieri». Riguardo alle relazioni con l'Iran, Martin SCHULZ (PSE, DE), rivolgendosi agli iraniani ha dichiarato che «si può parlar a favore della pace, ma sono necessarie azioni concrete se si vuole portare avanti un dialogo costruttivo». La forza dell'Unione, ha spiegato, è nel dialogo: la politica estera comune deve essere basata «sulla priorità alle soluzioni civili e non militari». Ha poi aggiunto: «quali problemi potrà risolvere un sistema di difesa antimissile?». Criticando l'eventuale decisione di costruire lo scudo anti-missilistico ha ribadito che «qualsiasi dispositivo, anche predisposto sotto l'egida della NATO o dell'UE, non può che alimentare la spirale della violenza e costerà tantissimi soldi per eliminarlo». Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) ha espresso l'appoggio del suo gruppo all'azione diplomatica dell'UE in Medio Oriente. Per assicurare il prosieguo del processo di pace, ha aggiunto, è necessario avere un'amministrazione funzionante nei territori palestinesi, e l'Unione si deve adoperare a questo scopo. Sulla questione iraniana, il capogruppo liberale ha affermato che «le sanzioni rappresentano l'ultima risorsa». Per quanto riguarda i marinai britannici - molti dei quali provenienti dal suo collegio elettorale - ha auspicato di «vederli liberi il prima possibile». Infine, ha ricordato che anche il gruppo liberale è critico sul progetto di scudo anti-missilistico, che manderebbe alla Russia un messaggio di una nuova corsa agli armamenti, evidenziando che «ci potrebbe essere una nuova linea Maginot nello spazio, che divide due campi opposti». Per Konrad SZYMAŃSKI (UEN, PL), «lo stazionamento di missili sul suolo polacco non è una minaccia per la Russia». Anzi, ha aggiunto, «una base di difesa può fornire la possibilità di avere voce per portare avanti iniziative nel contesto della NATO». Secondo Daniel COHN-BENDIT (Verdi/ALE, DE), la soluzione al problema della proliferazione degli armamenti nucleari, è la de-nuclearizzazione anche civile. Inoltre ha affermato l'inutilità del progetto, visto che, se lo scudo è inteso come difesa da eventuali attacchi missilistici iraniani, esso sarà inefficace poiché «se gli iraniani vogliono attaccarci, lo faranno con attentati su civili» ed è quindi «inutile lo scudo contro i kamikaze». Francis WURTZ (GUE/NGL, FR) ha espresso l'auspicio che il nuovo governo palestinese e tutte le forze democratiche della regione portino speranze per il processo di pace in Medio Oriente. Ha poi esortato il quartetto a proseguire nella sua azione di dialogo. Gerard BATTEN (IND/DEM, UK) ha criticato il dibattito sullo scudo missilistico. A suo parere «la sicurezza europea è mal servita da un dibattito falso sugli impegni americani sullo scudo antimissilistico», aggiungendo che ciò «mette a nudo le debolezze dell'Europa e le tensioni esistenti fra i paesi membri». Per Daniela BURUIANĂ-APRODU (ITS, RO), nel 2007 inizia una fase importante per affermare il ruolo dell'UE nel contesto mondiale. È necessario quindi un ripensamento della strategia comune per rafforzare la presenza europea nelle zone di crisi. Si è inoltre rallegrata per l'iniziativa di «un'analisi sull'interoperabilità fra sistemi d'informazione nazionali, per creare una struttura europea con forte componete preventiva». Interventi dei deputati italiani Alessandro BATTILOCCHIO (NI, IT) ha ricordato che la necessità di proseguire sulla via delle riforme istituzionali è legata alla questione del ruolo dell'UE in politica estera e «una credibile politica estera non può prescindere da una base giuridica forte e condivisa da tutti gli attori che ad essa fanno riferimento». Secondo Stefano ZAPPALÀ (PPE/DE, IT), il dibattito di oggi dimostra che «non esiste una politica estera e di conseguenza una politica di sicurezza e di difesa comune dell'Unione europea». Sottolineando come «l'assenza di politica estera comune comporta anche che noi ci troviamo in alcuni Stati (il mio è uno di questi) dove le posizioni individuali e anche i fatti interni assumono rilevanza molto molto grave» si è detto favorevole all'idea dello scudo antimissilistico, chiedendo però all'Alto Rappresentante di fornire maggiori informazioni sulla questione. Giulietto CHIESA (PSE, IT) ha criticato duramente il progetto USA di scudo spaziale, in quanto «i missili che Washington intende istallare [...] sono un attentato all'unità europea». A suo parere questo «è un piano preordinato dalle forze oltranziste ai vertici dell'amministrazione USA», ed è anche appoggiato da forze interne alla stessa Unione, forze che a suo parere vanno neutralizzate. Riferimenti Dichiarazione dell'Alto rappresentante per la
politica estera e di sicurezza comune - Prospettive della politica
estera comune per l'Unione europea nel 2007, compreso lo spiegamento
di sistemi di difesa antimissile in Europa da parte degli Stati
Uniti |
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Il Parlamento sollecita norme più severe sui prodotti biologici chiedendo in particolare di abbassare fino allo 0,1% la soglia di contaminazione fortuita da parte di OGM. I deputati hanno tuttavia deciso di non procedere al voto finale poiché la Commissione rifiuta di riconoscere loro il diritto di "codecidere" in questo campo. La proposta di regolamento è stata quindi rinviata alla commissione per l'agricoltura. Con 565 voti favorevoli, 35 contrari e 38 astensioni, i deputati hanno chiesto che il regolamento relativo alla produzione biologica e all'etichettatura dei prodotti biologici sia adottato con la procedura di codecisione, permettendo così al Parlamento di avere un peso pari a quello del Consiglio dei Ministri nella sua definizione. A loro parere, d'altra parte, il provvedimento non contempla solo gli aspetti della legislazione relativi all'agricoltura (sulla quale il Parlamento è consultato), ma tratta anche di aspetti legati al mercato interno, come i metodi specifici di trasformazione e preparazione dei prodotti biologici nei servizi di catering, nelle mense pubbliche e nei ristoranti. A fronte del rifiuto della Commissione di cambiare la base giuridica, su proposta della relatrice Marie-Hélène AUBERT (Verdi/ALE, FR), hanno quindi deciso di darsi più tempo per tentare di convincerla, rinviando il testo alla commissione parlamentare competente, precludendo cosi al Consiglio la possibilità di pronunciarsi. Allo stesso tempo, tuttavia, il Parlamento ha voluto inviare un messaggio forte approvando una serie di emendamenti che intendono rafforzare sensibilmente la proposta della Commissione su diversi aspetti e, in particolare, per quanto riguarda la questione della contaminazione da parte di OGM. Occorre peraltro ricordare che, nel dicembre 2006, in attesa del parere del Parlamento europeo, il Consiglio dei Ministri aveva già definito un orientamento comune sulla proposta di regolamento. Obiettivi più ambiziosi Per i deputati, il regolamento deve fornire «la base per lo sviluppo sostenibile della produzione biologica» e stabilire obiettivi, principi e norme concernenti tutte le fasi della produzione, i metodi di produzione, la trasformazione, la distribuzione, la commercializzazione, l’importazione, l’esportazione, l'ispezione e la certificazione dei prodotti biologici, nonché l’uso di indicazioni relative alla produzione biologica nell’etichettatura e nella pubblicità. Il Parlamento, facendo proprio un emendamento avanzato dai Verdi, precisa inoltre che il provvedimento deve incentivare lo sviluppo sostenibile dei sistemi di agricoltura biologica dell'intera catena biologica di prodotti alimentari e mangimi, assicurare il funzionamento del mercato interno dei prodotti biologici e la concorrenza equa tra produttori, nonché stabilire norme affidabili per i sistemi di produzione e in materia di ispezioni, certificazioni e etichettatura. Campo d'applicazione più ampio e preciso, inclusi il catering e i ristoranti Il regolamento si applica a una serie di prodotti agricoli destinati a essere commercializzati come biologici. Più in particolare, si applica ai prodotti vegetali e animali non trasformati e agli animali vivi nonché a quelli trasformati destinati al consumo umano, nonché ai mangimi. I deputati, inoltre, chiedono che anche altri prodotti come il sale, la lana, le conserve di pesce, i cosmetici, gli integratori alimentari, gli oli essenziali e i cibi per animali domestici siano soggetti alle disposizioni del regolamento. D'altra parte sopprimono ogni riferimento ai prodotti dell'acquacoltura ritenendo che per questi debba essere definita una normativa specifica. Non si applica inoltre ai prodotti della caccia e della pesca di animali selvatici. Diversi emendamenti ampliano l'elenco degli operatori che devono attenersi a queste norme. Così, oltre a quelli che esercitano la produzione primaria, il regolamento si dovrebbe applicare a coloro che si occupano del condizionamento, della trasformazione e della preparazione di alimenti e mangimi, nonché a quelli impegnati nel condizionamento, nel confezionamento, nel magazzinaggio, nell'etichettatura e nella pubblicità di prodotti biologici. Ma anche ai responsabili del magazzinaggio, trasporto e distribuzione nonché dell'esportazione e importazione da e verso la Comunità. Se anche gli operatori che gestiscono l'immissione sul mercato sono interessati dal provvedimento, un emendamento aggiunge le attività di catering, le mense, i ristoranti o altre prestazioni analoghe di servizi alimentari. Per i deputati, infatti, queste operazioni comportano un'ulteriore trasformazione e preparazione di cibi biologici e devono quindi rientrare nel campo d'applicazione del regolamento. Al massimo lo 0,1% di OGM e principio "chi inquina paga" Come avviene in forza alle disposizioni esistenti, la proposta prevede che nella produzione biologica, in linea di principio, non è consentito l'uso di OGM e di prodotti ottenuti da OGM. La stessa proposta asserisce che ciò è infatti incompatibile con il concetto di produzione biologica e con la percezione che i consumatori hanno di tali prodotti. La Commissione afferma che gli OGM non devono quindi essere «intenzionalmente» utilizzati nella produzione e nella trasformazione di prodotti bio, aprendo così la porta alla tolleranza nei confronti di contaminazioni accidentali che rientrano in una certa soglia (si parla dello 0,9% come i prodotti convenzionali). Il Parlamento, invece, sopprime il termine «intenzionalmente» e precisa che «occorre evitare la contaminazione di sementi, fattori di produzione, mangimi e alimenti biologici mediante adeguate normative nazionali e comunitarie basate sul principio di precauzione». Oltre a precisare la definizione di "prodotti ottenuti da OGM", puntualizza poi che non è consentito nemmeno il ricorso a prodotti "con OGM" e sopprime l'eccezione prevista per i medicinali veterinari, promuovendo così il ricorso ai medicinali veterinari biologici già presenti sul mercato. Con un emendamento, insiste sul fatto che gli Stati membri si dotino di un quadro legislativo adeguato, sulla base del principio di precauzione e del principio "chi inquina paga", «al fine di evitare ogni rischio di contaminazione dei prodotti biologici da parte di OGM». Puntualizza inoltre che la presenza di OGM nei prodotti biologici «è limitata esclusivamente a quantità accidentali e tecnicamente inevitabili con un valore massimo dello 0,1%». Ma non solo, un altro emendamento chiede alla Commissione di pubblicare, entro il 1° gennaio 2008, una proposta di direttiva quadro concernente le misure precauzionali tese ad evitare la contaminazione da OGM in tutta la catena alimentare, nonché un quadro legislativo per le norme sulla responsabilità concernenti qualsiasi contaminazione con OGM, sulla base del principio "chi inquina paga". E' inoltre responsabilità degli operatori «prendere tutte le misure di precauzione necessarie onde evitare ogni rischio di contaminazione accidentale o tecnicamente inevitabile da parte di OGM». Gli agricoltori e i fabbricanti di mangimi devono astenersi dall'utilizzare OGM o prodotti derivati da OGM e con OGM. Devono inoltre fornire le prove che la contaminazione non è avvenuta. Un emendamento, peraltro, impone agli agricoltori o a qualsiasi altro fornitore di prodotti biologici che acquistano presso terzi i prodotti che utilizzano per la produzione di alimenti o mangimi biologici, di accertarsi che questi non siano ottenuti o derivati da OGM e che non contengano o siano costituiti da OGM. E' poi anche precisato, che in caso di contaminazione accidentale o tecnicamente inevitabile con OGM, gli operatori devono essere in grado di fornire prove di «aver adottato tutte le misure necessarie per evitare siffatta contaminazione». Sviluppo dei prodotti autoctoni, senza chimica né radiazioni Una serie di emendamenti precisa che l'agricoltura biologica è pienamente in linea con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile fissati dall'UE nel contesto dell'agenda di Göteborg. Per i deputati, infatti, contribuisce alla realizzazione dello sviluppo sostenibile, dà origine a prodotti sani e di alta qualità e utilizza metodi di produzione sostenibili sul piano ambientale. Più in particolare, la produzione biologica assicura l'equilibrio sostenibile tra suolo, acque piante e animali. Inoltre, contribuisce a mantenere processi di preparazione tradizionali degli alimenti di qualità e a migliorare le piccole aziende e le imprese a carattere familiare. Ma i metodi di produzione biologica devono anche favorire e mantenere un alto livello di diversità biologica e genetica nelle aziende e nei loro dintorni, «riservando particolare attenzione alla conservazione delle varietà locali che si sono adattate e alle razze autoctone». E' anche precisato che soltanto gli organismi viventi e i metodi di produzione meccanici sono da utilizzare ed è sottolineato che l'impiego di prodotti fitosanitari sintetici «è incompatibile con la produzione biologica». Le sostanze trattate chimicamente o di sintesi devono pertanto essere rigorosamente limitate a casi eccezionali e possono essere impiegate solo se non vi sono alternative naturali in commercio. Altri emendamenti precisano poi che non sono consentite le radiazioni ionizzanti e le produzioni con coltivazioni idroponiche o altre coltivazioni o allevamenti senza suolo. Va anche limitato l'impiego di risorse non rinnovabili e promosso l'uso di quelle rinnovabili. Etichettatura più chiara: indicare il luogo d'origine dei prodotti Il termine "biologico", nonché i rispettivi derivati e abbreviazioni, possono essere utilizzati, singolarmente o in abbinamento, nell’insieme della Comunità e in qualsiasi lingua comunitaria, nell’etichettatura e nella pubblicità di prodotti ottenuti e controllati o importati a norma del regolamento. Nel caso di prodotti trasformati, un emendamento precisa che tali termini possono essere utilizzati unicamente nella designazione e etichettatura del prodotto di cui almeno il 95% per peso degli ingredienti del prodotto di origine agricola (esclusi l'acqua e il sale) proviene da produzione biologica e tutti gli ingredienti essenziali provengono dalla produzione biologica. Questi termini possono poi essere indicati nella lista degli ingredienti, ma solo se le informazioni sugli ingredienti biologici vengono fornite nello stesso modo e utilizzando lo stesso colore, la stessa dimensione e lo stesso tipo di caratteri utilizzati per gli altri ingredienti. Tali prodotti, è anche precisato, non possono recare un logo che rimanda alla produzione biologica. D'altra parte, il termine "biologico" (o equivalenti) non può essere apposto sulle etichette che recano anche l'indicazione che il prodotto contiene, è costituito, è derivato o è prodotto da o con l'ausilio di OGM, ovvero in presenza della prova che il prodotto, l'ingrediente o il mangime utilizzato siano stati contaminati da OGM. Il Parlamento aggiunge inoltre che non è possibile ricorrere a tale termine per designare prodotti che sono stati contaminati accidentalmente da OGM in misura superiore alla soglia dello 0,1%. Sulle etichette dei prodotti biologici deve essere anche indicato l'organismo di controllo che certifica il rispetto delle disposizioni sulla produzione biologica. Un emendamento, inoltre, chiede che sia resa obbligatoria l'indicazione del luogo di origine del prodotto o delle materie prime agricole di cui è composto il prodotto, e cioè se si tratta di un prodotto originario dell'UE, di paesi terzi o di una combinazione di paesi. Il luogo di origine dev'essere poi completato dal nome di un paese se il prodotto o le materie prime da cui è ottenuto provengono dal paese in questione. Per i deputati, infatti, l'origine del prodotto spesso si ricollega alla qualità e alle sue caratteristiche, che sono elementi sempre più rilevanti nei prodotti di qualità come quelli biologici. Per i deputati, inoltre, deve essere obbligatorio apporre anche il logo europeo e l'indicazione "BIOLOGICO", in lettere maiuscole. In proposito, la Commissione proponeva di rendere facoltativa questa indicazione che, peraltro, doveva essere "UE-BIOLOGICO". I deputati, hanno soppresso il suffisso "UE" per evitare che i consumatori siano tratti in inganno quanto all'origine del prodotto, visto che l'indicazione va apposta anche sulle etichette dei prodotti importati. Il logo, che secondo i deputati «costituisce il principale simbolo identificativo dei prodotti biologici in tutto il territorio dell'Unione europea», sarà definito dalla Commissione e dovrà essere utilizzato nell'etichettatura, nella presentazione e nella pubblicità dei prodotti ottenuti e controllati o importati a norma del regolamento. Un emendamento precisa poi le disposizioni in merito all'etichettatura dei prodotti provenienti da aziende in via di conversione al biologico. Controlli rafforzati, anche sulle importazioni Il rispetto delle disposizioni del regolamento sarà garantito da organismi di controllo «accreditati» conformemente alla norma EN45011 che prevede, in particolare, garanzie in materia di indipendenza e competenza. Saranno questi a dover eseguire i controlli e, come indicato in un emendamento, le ispezioni e le certificazioni. In ogni caso, suggeriscono i deputati, gli Stati membri devono assicurare che il sistema di controlli istituito «consenta la tracciabilità dei prodotti in ogni fase della produzione, preparazione e distribuzione» per dare ai consumatori la garanzia che i prodotti biologici sono stati prodotti nel rispetto del regolamento». Un emendamento precisa poi a quali condizioni un prodotto importato può essere immesso nel mercato comunitario etichettato come biologico. Innanzitutto, tale prodotto deve essere conforme alle disposizioni del regolamento. Più in particolare, il prodotto in questione dev'essere stato ottenuto secondo norme di produzione equivalenti a quelle applicate alla produzione biologica nella Comunità, tenendo conto delle linee guida del Codex Aliemtarius. Inoltre, le aziende di produzione, importazione e commercializzazione devono essere sottoposte a controlli equivalenti a quelli comunitari eseguiti da un'autorità o un organismo ufficialmente riconosciuto dalla Comunità e possono fornire in qualsiasi momento gli elementi di prova che attestano la conformità con i requisiti del regolamento. Il prodotto dev'essere quindi coperto da un certificato rilasciato dall'autorità di controllo competente che ne attesta la conformità con il regolamento. Background - il biologico in Italia e in Europa L'Italia è il quarto produttore mondiale e primo nella UE di derrate biologiche. Da sola conta un terzo delle imprese biologiche europee (49.859) e un quarto della superficie bio dell'Unione (1.067.101,66 ettari). I principali orientamenti produttivi interessano foraggi, prati e pascoli, e cereali, che nel loro insieme rappresentano oltre il 70 per cento circa della superficie ad agricoltura biologica mentre seguono, nell' ordine, le coltivazioni arboree (olivo, vite, agrumi, frutta) e le colture industriali. Per le produzioni animali risultano allevati con metodo biologico 222.516 bovini da latte e carne, 825.274 ovi-caprini, 977.537 polli, 31.338 suini, 1.293, conigli e 72.241 alveari di api. Gli altri principali Stati membri in cui le produzioni biologiche sono importanti sono la Spagna (926.390 ettari), la Germania (807.406 ettari), il Regno Unito (619.852 ettari) e la Francia (560.838 ettari). In merito alla possibilità di tollerare una soglia accidentale di OGM nei prodotti biologici, un'indagine Coldiretti-ISPO del 2006 su “Opinioni degli Italiani sull'alimentazione” ha rilevato che si verificherebbe un crollo del 60 per cento nei consumi. Ciò sarebbe dovuto a una crisi di fiducia nei confronti di alimenti scelti e pagati con un differenziale di prezzo proprio perché garantiscono sicurezza e naturalità nel metodo di produzione. In Italia, inoltre, ben 2.355 comuni su un totale di 8.106 (pari al 29 per cento) hanno adottato delibere contro il biotech nei propri territori con il supporto della coalizione "Liberi da Ogm". Questa ha anche predisposto un Manifesto per impedire che la contaminazione da biotech del biologico italiano possa concretizzarsi. Link utili
Proposta della Commissione Riferimenti Marie-Hélène AUBERT (Verdi/ALE, FR) |
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Rivedere il modello agricolo dell'Europa ampliata I nuovi Stati membri sono stati discriminati nell'ambito della PAC. E' quanto afferma il Parlamento sollecitandone una revisione globale, anche attraverso strumenti ad hoc e in base alla sussidiarietà. Occorre quindi prevedere il riaccoppiamento volontario degli aiuti e dotazioni finanziarie nazionali nel quadro del bilancio UE per il vino e l'ortofrutta. Bisogna poi ridurre gli oneri amministrativi, rafforzare le norme comuni di qualità e incentivare le biomasse. L'allargamento del 2004 ha aumentato in misura considerevole la superficie agricola (di circa il 27%), il numero delle aziende (di circa il 60%) e il numero dei lavoratori agricoli (di circa il 57%) nell'UE. Adottando la relazione di Csaba Sándor TABAJDI (PSE, HU), il Parlamento, sostiene che l'attuale PAC non è in grado di risolvere una parte considerevole dei problemi agricoli o connessi all'agricoltura nell'UE allargata. Più in particolare, pur riconoscendo che il disaccoppiamento accentui in generale l'orientamento al mercato dell'agricoltura dell'UE, rileva che i pagamenti diretti disaccoppiati «non contribuiscono efficacemente alla creazione di un settore agricolo e di una società rurale sostenibili», né nei nuovi Stati membri né in gran parte dell'UE-15. Sottolinea pertanto che sono necessari ulteriori provvedimenti o «un'applicazione su misura» del regime dei pagamenti diretti. Per i deputati, inoltre, soprattutto negli Stati membri e nelle regioni in cui le aziende agricole specializzate svolgono un ruolo decisivo nell'agricoltura, l'attuale sistema dei pagamenti diretti promuove in misura eccessiva le colture a seminativo, non contribuisce in modo adeguato ad un allevamento sostenibile e non promuove né facilita i necessari cambiamenti strutturali». Sottolineano poi che la PAC deve essere mantenuta a livello comunitario e che si dovrebbe evitare qualsiasi rinazionalizzazione di tale politica, ma osservano tuttavia che occorre applicare misure specifiche basate sul principio di sussidiarietà. Il Parlamento, più in generale ritiene che sia necessario rivedere l'ambito, gli obiettivi, le finalità e i principi della PAC, compreso il modello agricolo europeo. In questo esercizio, insistono i deputati, si dovrà tenere conto degli obiettivi e delle esigenze dell'agricoltura, delle zone rurali, degli agricoltori, dei consumatori e di tutta la società dell'UE allargata a 27 paesi, «in modo da definire le risorse finanziarie necessarie e garantire che la loro ripartizione sia adeguata, equa e pienamente giustificata». Sottolineano inoltre che è essenziale evitare decisioni «dettate unicamente dall'esigenza di ridurre il livello del finanziamento comunitario o di mantenere lo statu quo finanziario tra gli Stati membri». Più in particolare, le esigenze specifiche degli Stati membri e delle regioni, compresa la soluzione dei problemi e delle difficoltà nei nuovi Stati membri, dovrebbero continuare ad essere soddisfatte sulla base della sussidiarietà e applicando una serie di strumenti ad hoc. Il Parlamento chiede quindi l'introduzione di un sistema rivisto dei pagamenti diretti, che preveda anche nuove misure quali opzioni di riaccoppiamento volontarie ad uso esclusivo degli Stati membri che le considerano necessarie per realizzare i loro obiettivi sociali, occupazionali e di sostenibilità. Ma sollecita anche l'estensione dei pagamenti a nuovi settori e nuovi beneficiari, ad esempio frutti in bacche destinati alla trasformazione, nel quadro del sistema rivisto di dotazioni finanziarie nazionali e finanziamento comunitario integrale. Inoltre, il Parlamento chiede l'introduzione di misure di mercato aggiuntive, facoltative, regionali o temporanee con finanziamento comunitario e l'applicazione del sistema di dotazioni finanziarie nazionali a titolo del bilancio dell'UE nei settori da riformare (vino e prodotti ortofrutticoli). Sollecita poi un migliore sostegno e forti incentivi alle organizzazioni dei produttori e l'abrogazione delle normative nazionali che ostacolano tali iniziative, nonché la promozione della cooperazione transfrontaliera tra organizzazioni dei produttori e l'introduzione di un efficace sistema di gestione dei rischi e delle crisi in agricoltura, che preveda l'assistenza finanziaria della Comunità e sia pagato dalle dotazioni nazionali. Per i deputati, infine, sono necessari il rafforzamento del mercato interno con norme comuni in materia di qualità, commercializzazione, concorrenza, sicurezza alimentare, tutela ambientale e benessere degli animali, il rafforzamento dello sviluppo rurale e del relativo finanziamento, e una maggiore flessibilità delle norme sugli aiuti statali (in particolare estendendo l'ambito delle esenzioni per categoria e aumentando il livello minimo). D'altra parte, il Parlamento sottolinea che la produzione di biomassa e di bioenergia «svolgerà un ruolo strategico nel futuro del settore agricolo dell'UE». Chiede pertanto che vengano assegnati adeguati finanziamenti dell'UE per promuovere la produzione di biomassa su terreni non più utilizzati per la produzione di alimenti destinati all'alimentazione umana e animale. Esprime poi l'auspicio che la futura PAC «diventi anche più facile da gestire», riducendo l'onere amministrativo gravante sugli agricoltori e sulle autorità nazionali, promuovendo prodotti sani, orientandosi al mercato e migliorando la sua compatibilità ambientale, per assicurare il futuro di un'agricoltura sostenibile. I nuovi Stati membri sono discriminati dalla PAC L'agricoltura della maggior parte dei nuovi Stati membri si differenzia notevolmente da quella dei paesi dell'UE-15 per quanto concerne il livello e la struttura della produzione nonché le dimensioni delle aziende agricole e, per i deputati, risulta essere «meno efficiente, tecnicamente meno sviluppata e meno integrata in senso verticale ed orizzontale rispetto all'agricoltura dei vecchi Stati membri». Inoltre, nella maggior parte dei nuovi Stati membri l'agricoltura svolge un ruolo economico e sociale più importante che nell'UE-15, dal momento che il suo contributo al RNL e la quota di lavoratori occupati nel settore superano la media UE. Il Parlamento sottolinea poi che i nuovi Stati membri hanno dovuto sostenere «elevati costi sociali ed economici per adattarsi alle regole della politica agricola comune», mentre i fondi di preadesione hanno coperto solo in parte i costi del processo di adattamento e d'integrazione prima dell'adesione. D'altra parte, ricorda che l'Atto di adesione prevede un lungo periodo d'introduzione graduale (9 anni) con un basso livello iniziale (25% del livello applicabile nell'UE) per i pagamenti diretti nei nuovi Stati membri, «mentre le regole concernenti il mercato interno e i contributi al bilancio si applicano pienamente ad essi». Il livello dei costi e dei redditi nei nuovi Stati membri, pertanto, «non giustifica questo grado di differenziazione che crea disparità nelle condizioni concorrenziali degli agricoltori dei nuovi Stati membri». Più in particolare, il Parlamento rileva che le differenze nel livello dei pagamenti diretti tra l'UE-10 e l'UE-15 «non hanno garantito parità di condizioni», per cui in diversi nuovi Stati membri i produttori «hanno perduto terreno persino sui loro mercati interni». Osserva poi che nel caso di alcuni nuovi Stati membri, per taluni settori, i bassi livelli delle quote assegnate «hanno comportato il congelamento o addirittura il declino della produzione agricola». Ritiene inoltre che la realizzazione degli obiettivi della PAC in quei paesi sia anche ostacolata «dal livello insufficiente di finanziamenti per lo sviluppo rurale, dalla mancanza di un efficace sistema di gestione dei rischi e delle crisi, nonché dall'eccessiva rigidità delle norme comunitarie sugli aiuti statali». Il Parlamento sottolinea, poi, che i nuovi Stati membri sono stati costretti ad applicare il sistema dei pagamenti diretti nazionali complementari (PDNC, "topping up"), «che possono essere considerati una forma di cofinanziamento e una quasi-rinazionalizzazione dei pagamenti diretti comunitari». Questi pagamenti nazionali, a suo parere, hanno peraltro causato «gravi difficoltà politiche ed economiche in diversi nuovi Stati membri, imponendo un pesante onere sui loro bilanci nazionali e limitando la possibilità di applicare regimi di aiuto statale». Pertanto, chiede alla Commissione - nell'ambito della semplificazione e razionalizzazione dell'applicazione della PAC, dei regimi di pagamenti diretti e dei programmi di sviluppo agricolo - di tener conto dei problemi cui devono far fronte soprattutto i nuovi Stati membri e di proporre le opportune soluzioni, senza tuttavia discostarsi dalle norme che disciplinano l'applicazione della PAC. I deputati, infine, ritengono che nella produzione agricola e nel tessuto rurale dei nuovi Stati membri siano necessari ulteriori cambiamenti. In proposito ribadiscono che le regole della PAC e l'aiuto comunitario devono favorire tale processo e ritengono pertanto essenziale effettuare con gradualità le necessarie modifiche, «dal momento che la società rurale legata all'agricoltura e l'economia dei nuovi Stati membri non potrebbero tollerare cambiamenti troppo repentini e drastici nella loro struttura produttiva e occupazionale». Riferimenti Csaba Sándor TABAJDI (PSE, HU) |
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Nel sottolineare le carenze dell'attuale sistema di finanziamento dell'UE, il Parlamento ne propone una riforma in due tempi. Anzitutto andrebbe migliorato il regime vigente, superando anche lo "sconto" britannico. Nel 2014, si dovrebbe invece giungere alla creazione di una vera risorsa propria che crei un collegamento diretto tra l'Unione e i contribuenti europei. I deputati precisano però che ciò non dovrà portare in nessun modo a un aggravio del carico fiscale sui cittadini. Adottando la relazione di Alain LAMASSOURE (PPE/DE, FR) con 458 voti favorevoli, 117 contrari e 61 astensioni, il Parlamento sottolinea anzitutto che l'attuale sistema, con le sue quattro diverse risorse e i suoi vari meccanismi di correzione, generali o specifici, come la correzione britannica, «è eccessivamente complesso, manca di trasparenza ed è totalmente incomprensibile per i cittadini europei». La revisione generale e approfondita delle entrate e delle spese dell'Unione europea, che dovrà essere effettuata nel 2008/2009, «costituisce pertanto un'opportunità da non perdere di fare ritorno ad un autentico ma equo sistema di risorse proprie nello spirito dei trattati istitutivi delle Comunità europee». Carenze dell'attuale sistema di finanziamento Secondo i deputati, un sistema nel quale il 70% circa delle entrate dell'Unione non deriva da risorse proprie, ma proviene direttamente dai bilanci nazionali attraverso la risorsa RNL (reddito nazionale lordo) e in misura del 15% da una risorsa come la percentuale sull'aliquota IVA, «diverge dallo spirito e la lettera del trattato di Roma». In proposito, ricordano che l'esistenza stessa dell'Unione europea ha prodotto un aumento degli scambi intracomunitari, e un aumento della ricchezza degli Stati membri, e ciò «legittima pienamente l'Unione a dotarsi di un sistema di vere risorse proprie invece di un sistema alimentato dai contributi nazionali». Riconoscono, tuttavia, che la risorsa RNL, pur essendo meno visibile per i cittadini, «è equa in quanto mette in rapporto i contributi con il livello generale di prosperità ed è un'espressione di solidarietà tra essi». Il Parlamento stigmatizza tuttavia il fatto che l'attuale sistema di finanziamento abbia accentuato «il miope dibattito sul contribuente netto», che non rende giustizia ai vantaggi dell'Unione europea in termini di pace, libertà, prosperità e sicurezza, considerando inoltre che il concetto dei "saldi di bilancio netti" presenta gravi limiti anche in termini tecnici. Inoltre, reputa che tale regime sia, nel contempo, «ingiusto per il grande pubblico e antidemocratico e non aiuti a mettere in luce l'impegno a favore dell'integrazione europea», senza peraltro fornire fondi sufficienti per tutte le politiche UE. Criticano poi vivamente le possibilità offerte a singoli paesi di finanziare ufficialmente solo le politiche per le quali nutrono interesse, temendo che questo possa essere «l'inizio della dissoluzione dei valori che hanno caratterizzato il successo dell'Unione europea negli ultimi 50 anni». In proposito, deplorano che il Consiglio europeo di Bruxelles del 2005 abbia reso il sistema ancora più complicato e oscuro, lasciando intatta la "correzione britannica" e aggiungendo ulteriori deroghe e correzioni che avvantaggiano altri Stati membri. Prima fase della riforma: miglioramento del sistema di contributi nazionali Nel riconoscere che qualsiasi riforma del sistema delle risorse proprie sarà un'operazione delicata e difficile, il Parlamento raccomanda un approccio progressivo che possa essere introdotto in due fasi, ma che faccia parte di una decisione unica. La prima fase provvisoria e transitoria porterebbe a un miglioramento dell'attuale sistema di contributi nazionali, cui si dovrebbero applicare i seguenti principi politici:
Il Parlamento prende quindi atto della proposta, avanzata dalla Finlandia nell'aprile 2004, di sostituire l'attuale sistema di finanziamento, pur mantenendo le risorse proprie tradizionali, con un sistema basato sull'RNL, che prenda le quote dell'RNL come base dei contributi degli Stati membri alle risorse proprie dell'UE, abolisca la risorsa IVA nella sua forma attuale e sopprima progressivamente la correzione a favore del Regno Unito, fino ad azzerarla nel 2013. Per i deputati, tale sistema avrebbe il vantaggio di essere semplice e trasparente e di costituire un possibile passo verso l'istituzione di un vero e proprio sistema delle risorse proprie. Inoltre, ne beneficerebbero tutti gli Stati membri che contribuiscono attualmente alla correzione britannica, come ne beneficerebbe il Regno Unito stesso grazie all'abolizione della risorsa IVA nella sua forma attuale. Precisano peraltro, che ciò non pregiudica l'inserimento nel lungo periodo di un'IVA modificata nel finanziamento dell'Unione europea. Un accordo sul nuovo sistema di finanziamento secondo le linee della proposta finlandese, è anche precisato, sarebbe accettabile politicamente solo nel quadro di un processo globale di negoziato che comprenda anche le spese. A tale proposito, i deputati respingono qualsiasi tentativo di rinazionalizzare la Politica Agricola Comune e, al contempo, hanno soppresso il paragrafo che proponeva il ricorso alla possibilità di introdurre progressivamente il processo di cofinanziamento obbligatorio nell'UE-15. Seconda fase della riforma: un nuovo sistema di risorse proprie L'obiettivo della riforma delle entrate comunitarie, per il Parlamento, deve essere la creazione di un'autentica risorsa propria per l'Unione europea che sostituisca i meccanismi attuali. In proposito, i deputati, ricordano che tale obiettivo e le proposte per realizzarlo «non sono affatto rivoluzionarie», poiché «cercano semplicemente di far rivivere la lettera e lo spirito dei trattati istitutivi». Ciò premesso, la relazione elenca i principi, emersi in tutti i contatti con i parlamenti nazionali, da considerarsi come pietre angolari di qualsiasi futuro sistema delle risorse proprie:
Tempi non maturi per una nuova imposta europea Il Parlamento ribadisce che, anche a seguito dei contatti con i parlamenti nazionali degli Stati membri, nel breve periodo, «i tempi non siano ancora maturi per una nuova imposta europea». Tuttavia sottolinea che ciò non esclude la possibilità che, qualora gli Stati membri decidano di imporre nuove imposte, potrebbero disporre nel contempo, o in una fase successiva, di autorizzare l'Unione a beneficiare direttamente di tali nuove imposte. D'altra parte, evidenzia che, in una seconda fase, sarà essenziale esaminare la creazione di un nuovo sistema di risorse proprie basato su un'imposta già prelevata negli Stati membri, nella prospettiva di convogliare direttamente la totalità o una parte di tale imposta nel bilancio europeo, come autentica risorsa propria, «instaurando così un collegamento diretto tra l'Unione e i contribuenti europei». In proposito, il Parlamento ricorda che tra le possibili imposte prese in considerazione a tal fine, in tutto o in parte, nel corso degli scambi con i parlamenti nazionali o nelle relazioni della Commissione sulla riforma del sistema delle risorse proprie, figurano l'IVA, le accise sui carburanti da trasporto e altre tasse sull'energia, le accise su tabacco e alcol, nonché le imposte sugli utili aziendali. E' poi rilevato che, nelle discussioni in seno al Parlamento europeo, sono state esplorate altre possibili strade, quali le tasse sulle transazioni sui valori mobiliari, le tasse sui servizi di trasporto e telecomunicazione, le imposte sul reddito, ritenute alla fonte sugli interessi, le entrate della BCE (signoreggio), l'ecotassa, le tasse sulle transazioni valutarie, le imposte sui risparmi e le tasse sulle transazioni finanziarie. Il Parlamento infine annuncia l'intenzione di portare avanti l'esame di tali opzioni in stretta cooperazione con i parlamenti nazionali prima di assumere la propria posizione finale. In tale contesto, attribuisce grande priorità alla definizione, possibilmente nel corso della Presidenza portoghese (luglio – dicembre 2007), di una base comune di discussione per quanto concerne la prossima revisione delle entrate UE. Riferimenti Alain LAMASSOURE (PPE/DE, FR) |
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Bilancio 2008 del PE: priorità alla comunicazione locale Il Parlamento chiede a tutte le istituzioni UE di mantenere i propri bilanci per il 2008 ai livelli del 2007, visto che non sono previsti né nuovi allargamenti né l'introduzione di nuove lingue. Nel sollecitare un miglioramento dei servizi ai deputati, deplora la dispersione geografica dei suoi luoghi di lavoro. Chiede poi una politica di comunicazione più coerente, che si avvicini ai cittadini, soprattutto attraverso i media regionali e locali. Adottando la relazione di Ville ITÄLÄ (PPE/DE, FI), il Parlamento nota anzitutto che il bilancio delle istituzioni è aumentato di circa il 18% negli ultimi quattro anni e le esorta quindi a adottare un approccio prudente in sede di fissazione del loro stato di previsione per il 2008. Ritiene infatti che tale bilancio, in linea di principio, dovrebbe rimanere all'incirca allo stesso livello di quello dell'esercizio precedente dato che non sono previsti eventi importanti - come allargamenti o nuove lingue - che giustifichino un aumento. Per quanto riguarda il bilancio del Parlamento europeo, la relazione individua una serie di priorità politiche. Fornire servizi efficienti ai deputati Il Parlamento sottolinea l'esigenza di migliorare i servizi offerti ai deputati per consentire loro di legiferare meglio. In proposito nota che l'assistenza ai membri del Parlamento può essere migliorata fornendo le necessarie informazioni specialistiche o tecniche in tempi brevi. Insiste quindi sul fatto che i deputati dovrebbero essere meglio informati e sensibilizzati in merito a tutte le risorse e tutti i materiali a loro disposizione sulla base delle attività svolte dai vari servizi del Parlamento (studi, documenti tecnici e documentazione di base). Occorre pertanto studiare la possibilità di mettere sale di riunione a disposizione di tutti i deputati per colloqui con esperti in gruppi relativamente ristretti (8 - 20 persone), in particolare nei nuovi edifici. A proposito degli edifici, i deputati deplorano la dispersione geografica dell'amministrazione del Parlamento fra i tre luoghi di lavoro e «i costi supplementari che ciò comporta in termini di spese correnti e, in particolare, in relazione agli spostamenti da un luogo all'altro». E' quindi necessario che siano forniti tutti i tipi di servizi offerti dalle nuove tecnologie al fine di limitare l'impatto negativo di questa dispersione geografica. Il Parlamento, inoltre, afferma che esaminerà le possibilità di razionalizzare i costi nel modo migliore, prestando particolare attenzione al numero di missioni effettuate dal personale nei tre luoghi di lavoro che, nel 2005 sono ammontati a 12,8 milioni di euro, senza contare i costi di missione del personale dei gruppi politici. Sottolinea poi la necessità di garantire che a tutti i deputati, compresi quelli nuovi, soprattutto alle riunioni ufficiali degli organi del Parlamento, siano forniti i migliori servizi linguistici. Al riguardo, il Parlamento si dice disposto a considerare proposte adeguate per un servizio «a un livello più personalizzato», a condizioni trasparenti e chiaramente definite, nell'ambito delle loro mansioni, che dovranno essere esaminate sotto il profilo dell’efficienza in termini di costi. Invita poi a esaminare le carenze che ostacolano la disponibilità e la massima qualità dei servizi di interpretazione, mantenendo un equilibrio adeguato tra i costi e la qualità del servizio e garantendo così l'efficacia della spesa». Strumenti di comunicazione più efficaci La relazione evidenzia come la comunicazione del Parlamento europeo sia costituita da un mosaico di diversi canali che sono complementari e perseguono un unico obiettivo, ovvero «informare efficacemente i cittadini UE in merito alle sue attività e al suo contributo alla costruzione europea». Nota anche la duplicità della comunicazione del Parlamento europeo, composta, innanzitutto, da quella istituzionale realizzata dall'amministrazione e che comprende informazioni "fattuali", nonché da informazioni di natura più prettamente politica che riflettono le varie opinioni, posizioni e attività dei gruppi politici e dei membri. Secondo il Parlamento, tuttavia, possono essere realizzati «dei miglioramenti nella politica di comunicazione e informazione», per renderla più coerente nel quadro di un concetto globale di comunicazione per i cittadini UE. Vanno quindi migliorati gli strumenti utilizzati per sensibilizzare maggiormente i cittadini europei in merito al ruolo del Parlamento europeo nel processo legislativo e decisionale, alle sue attività nel campo della politica europea nonché alle attività dei membri e dei gruppi politici del Parlamento europeo. E ciò allo scopo di «ovviare alle carenze connesse con l'immagine dell'Unione europea, soprattutto in vista delle elezioni del 2009». In tale contesto, i deputati ritengono che una maggiore partecipazione dei mezzi di comunicazione locali e regionali «sarebbe estremamente vantaggiosa per il progetto europeo». Chiedono quindi l'elaborazione di un piano d'azione per la comunicazione destinato ai mezzi di comunicazione locali e regionali e l'esame di nuovi strumenti - in particolare per preparare le prossime elezioni europee - che consentiranno ai deputati di comunicare con i mezzi di comunicazione locali. Nel ricordare poi che, nel luglio 2006, è stata lanciata una nuova politica per i gruppi di visitatori dei deputati, il Parlamento chiede ulteriori miglioramenti, in particolare in termini di flessibilità. Al riguardo ritiene che si possa riconsiderare il numero minimo obbligatorio di visitatori nonché il rimborso da concedere, tenendo conto nel contempo delle specificità dei visitatori al fine di coprire i costi reali. I deputati inoltre rilevano che si potrebbero realizzare ulteriori miglioramenti negli spazi in cui i visitatori vengono a contatto con la vita reale del Parlamento europeo, in particolare per quanto riguarda la possibilità di accesso all'Aula. Migliorare la visibilità esterna del Parlamento Nel ritenere che il bilancio per il 2008 debba avere quale obiettivo di restare allo stesso livello del 2007, i deputati rilevano peraltro che il 2008 sarà l'ultimo anno intero prima delle elezioni dei membri del Parlamento europeo e dell'applicazione dello Statuto dei membri nel 2009. D'altra parte, prendono atto che una delle priorità dell'Ufficio di presidenza è di fare in modo che il Parlamento sia un protagonista più visibile della politica esterna, sottolineando l'importanza di stimolare il dialogo tra culture e la promozione della democrazia. In proposito, ricordando che il Parlamento ha costituito varie delegazioni e assemblee con i parlamenti nazionali di Paesi terzi, chiedono una relazione sulle entità esistenti e quelle in via di sviluppo in tale settore di spesa che comprenda una valutazione finanziaria dei bisogni per i prossimi anni. Gli edifici Nel prendere atto dei risparmi realizzati grazie agli anticipi effettuati negli ultimi dieci anni in relazione agli edifici, la relazione sottolinea che il Parlamento europeo è ora proprietario della maggior parte dei suoi edifici nei tre luoghi di lavoro e che inizierà a concentrare i suoi investimenti negli uffici esterni. I deputati, peraltro, intendono riesaminare il principio di condivisione degli uffici esterni con la Commissione e, a tal fine, chiedono una relazione comune, sulle modalità di condivisione degli uffici in termini di personale, logistica, spese correnti e dei vari calendari per il cofinanziamento dell'acquisto di uffici comuni. Politica del personale, risorse umane adeguate e statuto degli assistenti I deputati ritengono che l'istituzione dovrebbe disporre delle risorse umane necessarie per il suo funzionamento e dovrebbe adoperarsi per integrarle in modo efficiente. Annunciano quindi che prenderanno in considerazione eventuali richieste di nuovi posti solo dopo che l'amministrazione avrà presentato una relazione sulla sua strategia a breve e a medio termine concernente le possibilità di ridistribuzione dei posti e comprendente i programmi di formazione e perfezionamento relativi a tale ridistribuzione. Nel prendere atto della decisione dell'Assemblea plenaria di sostenere incondizionatamente l'adozione di uno statuto reale e significativo per gli assistenti dei deputati, il Parlamento auspica che il Consiglio adotti una decisione definitiva al riguardo entro l'inizio di settembre 2007, al fine di consentire lo stanziamento dei fondi necessari. In proposito, i deputati si dicono convinti che lo Statuto contribuirà a migliorare la qualità delle loro attività. Esprime infine preoccupazione circa le incertezze che si registrano nel Sistema delle scuole europee e, al riguardo, ricorda che il personale «ha il diritto di beneficiare di un sistema scolastico attraente e ben funzionante» e, pertanto, si impegna a garantire che tale sistema «venga mantenuto». Rispetto dell'ambiente: risparmio energetico e meno carte Nel ritenere che le istituzioni dell'UE dovrebbero dare l'esempio attuando politiche rispettose dell'ambiente e migliorando l'efficienza energetica, i deputati ricordano che il Parlamento europeo si è impegnato ad applicare il regolamento EMAS e rammentano la loro richiesta di studiare i possibili metodi per ridurre i costi dell'energia. Chiedono poi un'utilizzazione più efficiente della carta e una riduzione della distribuzione di materiale stampato, prevedendo che la versione cartacea di molti documenti sia disponibile solo su richiesta. Riferimenti Ville ITÄLÄ (PPE/DE, FI) Relazione sugli orientamenti per la procedura
di bilancio 2008 – Sezioni II, IV, V, VI, VII, VIII e IX – e sul
progetto preliminare di stato di previsione del Parlamento europeo
(Sezione I) per la procedura di bilancio 2008 |
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Il Parlamento ha deciso di difendere l'immunità di Giuseppe Gargani nella causa per risarcimento danni alla reputazione depositata dalla Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Napoli. La denuncia deriva da un articolo in cui il deputato criticava la decisione del Tribunale di non concedere il deferimento della pena a Lino Iannuzzi. Il Parlamento, visti anche i precedenti, intravede nell'atteggiamento del Tribunale un indizio di "fumus persecutionis" nei confronti deputato. Il caso riguarda un articolo redatto dall'eurodeputato Giuseppe Gargani sul settimanale 'Il Roma', nel quale discuteva il caso del giornalista e senatore italiano Lino Iannuzzi, condannato a oltre 2 anni di carcere proprio dal Tribunale di Sorveglianza di Napoli. Nel suddetto testo, Gargani, condannando lo stato della giustizia in Italia e la politicizzazione di taluni magistrati, criticava l'operato del Tribunale ed in particolare la decisione di non accogliere la richiesta di deferimento della pena. Di conseguenza, la dott.sa Di Giovanni, Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, ha denunciato l'autore dell'articolo e il direttore della testata giornalistica per il danno arrecato alla sua reputazione ed ha richiesto un risarcimento di 500.000 euro. Approvando a larga maggioranza la relazione di Diana WALLIS (ALDE/ADLE, UK) che concede l'immunità al deputato, il Parlamento sostiene che «pubblicando l'articolo in questione Giuseppe Gargani non ha fatto altro che esercitare le sue funzioni di membro del Parlamento e di presidente della commissione giuridica. Cercare di "imbavagliare" i membri del Parlamento con un'azione legale volta a impedir loro di esprimersi su legittime questioni e preoccupazioni che rivestono pubblico interesse, è una pratica inaccettabile in una società democratica». In altre parole, gli eurodeputati hanno giudicato l'articolo in questione come l'espressione legittima delle idee politiche dell'eurodeputato, coerentemente al suo mandato di parlamentare. Inoltre, ha contribuito alla decisione del Parlamento il fatto che, in precedenza, la dott.sa Di Giovanni aveva già avviato un procedimento penale contro il Presidente della commissione giuridica dinanzi al Tribunale di Roma per fatti precedenti, ma il caso era stato archiviato proprio perché, si legge nella motivazione, l'imputato aveva fatto le sue dichiarazioni «nell'esercizio delle sue funzioni di parlamentare previsto dall'articolo 68 della Costituzione italiana». Gli eurodeputati hanno voluto leggere, nell'insistenza della Presidente del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, un indizio di fumus persecutionis nei confronti di Gargani. Il Parlamento europeo, nell'adottare tale decisione, ha applicato l'articolo 9 del Protocollo sui privilegi e le immunità che garantisce ai membri del Parlamento europeo l'immunità assoluta contro procedimenti legali avviati «a motivo delle opinioni espresse (…) nell'esercizio delle loro funzioni». Riferimenti Diana WALLIS (ALDE/ADLE, UK) |
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I testi di tutti i documenti approvati sono reperibili sul sito del Parlamento europeo. |
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Ordine del giorno 23 - 26 aprile 2007 Strasburgo Lunedì 23 aprile 2007 (17:00 - 23:00)
Martedì 24 aprile 2007 (9:00 - 11:50, 21:00 - 24:00)
(12:00 – 13:00) Votazione
(15:00 - 17:30)
(17:30 - 19:00)
Mercoledì 25 aprile 2007 (9:00 - 11:20)
(11:30 - 12:00)
(12:00 - 12:30)
(12:30 - 13:30)
(15:00 – 17:30, 21:00 - 24:00)
(17:300 – 19:00)
Giovedì 26 aprile 2007 (10:00 - 11:50, 15:00, 16:00)
(12:00 - 13:00) Votazione
(16:00)
(17::00) Votazione
L'ordine del giorno può subire modifiche. |
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Codici delle procedure parlamentari
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Deputati
uscenti Deputati
entranti In data 29 marzo 2007 Bernard Piotr WOJCIECHOWSKI (PL) ha aderito al gruppo IND/DEM |
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