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RASSEGNA

 

26 aprile 2007

 

Strasburgo

 

 

 




 

Omofobia: basta incitamenti all'odio e pari diritti
 

Il Parlamento condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi verso gli omosessuali. Nel chiedere di vietare questo tipo di discriminazione in tutti i settori, sollecita la Commissione a promuovere azioni giudiziarie contro gli Stati membri in caso di violazione. Invitando gli Stati UE a riconoscere le coppie dello stesso sesso, è chiesta la depenalizzazione mondiale dell'omosessualità. Il 17 maggio di ogni anno sarà la Giornata internazionale contro l'omofobia.

In risposta al proliferare di discorsi di incitamento all'odio nei confronti della comunità Lesbica, Gay, Bisessuale e Transgender in numerosi paesi europei, il Parlamento europeo ha adottato con 325 voti favorevoli, 124 contrari e 150 astensioni una risoluzione comune - sostenuta da PSE, ALDE/ADLE, Verdi/ALE e GUE/NGL - che condanna «i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali», in quanto «alimentano l'odio e la violenza, anche se ritirati in un secondo tempo». Chiede inoltre «alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli». Nota, infatti, che le dichiarazioni e le azioni dei dirigenti politici e religiosi «hanno un impatto considerevole sull’opinione pubblica» e che quindi «essi hanno l’importante responsabilità di contribuire in modo positivo a un clima di tolleranza e parità».

La risoluzione è motivata dai deputati da questi ed altri eventi «preoccupanti», in particolare in Polonia, quali il divieto imposto dalle autorità locali allo svolgimento dei Gay Pride, l'omissione da parte della polizia di fornire protezione adeguata nei confronti di manifestazioni violente di gruppi omofobi e gli episodi di bullismo verificatisi nelle scuole. A questo proposito è anche citato il caso del sedicenne italiano di nome Matteo, abitante a Torino, che «si è suicidato lasciando dietro di sé due lettere in cui adduce a motivo del suo gesto il bullismo di cui è stato vittima a causa del suo orientamento sessuale». Ma è anche sottolineato il proliferare dei casi di bullismo omofobico nelle scuole secondarie del Regno Unito.

Il Parlamento sottolinea poi che l'Unione europea è innanzitutto una comunità di valori, in cui il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la democrazia e lo Stato di diritto, l'uguaglianza e la non discriminazione «sono fra i valori che più contano». Pertanto, afferma che le istituzioni e gli Stati membri dell'UE «hanno il dovere di garantire che i diritti delle persone che vivono in Europa siano rispettati, tutelati e promossi». A tal fine, ribadisce la propria richiesta alla Commissione di garantire che la discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale in tutti i settori «sia vietata» completando il pacchetto legislativo contro la discriminazione, «senza il quale lesbiche, gay, bisessuali e altre persone che si trovano a far fronte a discriminazioni multiple continuano ad essere a rischio di discriminazione».

Il Parlamento, inoltre, sollecita la Commissione ad accelerare la verifica della messa in atto delle direttive antidiscriminazione e a promuovere azioni giudiziarie contro gli Stati membri in caso di violazione degli obblighi previsti dall'UE. Ricorda poi a tutti gli Stati membri che la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che il diritto alla libertà di riunione può essere esercitato «anche quando le opinioni sfidano la maggioranza della società». Di conseguenza le autorità competenti, tra cui quelle locali, sono invitate ad autorizzare i Gay Pride e a proteggere adeguatamente i partecipanti per non contravvenire ai principi tutelati dalla Corte.

Tutti gli Stati membri sono poi invitati a proporre leggi che superino le discriminazioni sofferte da coppie dello stesso sesso e, in proposito, il Parlamento chiede alla Commissione di presentare proposte «per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libera circolazione di tutte le persone nell'UE senza discriminazioni». I deputati, d'altra parte, chiedono la depenalizzazione mondiale dell'omosessualità e indicono il 17 maggio di ogni anno quale Giornata internazionale contro l'omofobia.

Riguardo al caso polacco, infine, il Parlamento sollecita le competenti autorità ad astenersi dal proporre o dall'adottare una legge quale quella descritta dal vice primo ministro nonché ministro della pubblica istruzione polacco, o dal porre in atto misure intimidatorie nei confronti delle organizzazioni della comunità Lesbica, Gay, Bisessuale e Transgender. Le competenti autorità polacche sono inoltre invitate a condannare pubblicamente e a prendere misure contro le dichiarazioni rilasciate da leader pubblici incitanti alla discriminazione e all'odio sulla base dell'orientamento sessuale. Sostenendo poi che qualsiasi altro comportamento costituirebbe una violazione del Trattato, il Parlamento chiede alla sua Conferenza dei Presidenti di inviare una delegazione in Polonia per una missione di accertamento dei fatti «al fine di avere un quadro esatto della situazione e avviare un dialogo con tutte le parti interessate».

Link utili

Risoluzione del Parlamento sull'omofobia in Europa (gennaio 2006)

Riferimenti

Risoluzione comune sull'omofobia in Europa
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 25.4.2007
Votazione: 26.4.2007

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UE protagonista nella difesa dei diritti umani nel mondo
 

Il Parlamento ha adottato un'ampia relazione che valuta e, se del caso, critica le attività dell'UE in materia di diritti dell'uomo nel 2006, formulando anche dei suggerimenti. I deputati sollecitano progressi nella realizzazione del Tribunale penale internazionale, ribadiscono l'impegno a favore di una moratoria sulla pena di morte e chiedono una politica dell'immigrazione rispettosa dei diritti umani. Denunciano anche le violazioni realizzate in numerosi paesi, come Cina, Russia e Turchia.

La relazione di Simon COVENEY (PPE/DE, IE) si rallegra anzitutto che l'UE sia sempre più attiva sulla scena internazionale per il miglioramento globale dei diritti umani e della democrazia. Ma i deputati ritengono che occorre dare maggiore priorità al miglioramento della capacità dell'UE di risolvere i problemi in materia di violazione dei diritti umani nei paesi terzi e all'introduzione della dimensione dei diritti umani nelle politiche svolte dall'UE nei confronti di questi paesi, incluso l’impatto esterno delle politiche interne dell’UE (come quelle in materia di immigrazione e lotta al terrorismo). Sottolineano inoltre la necessità di una politica coerente attuata da tutti gli Stati membri dell'UE nelle loro relazioni bilaterali con i paesi terzi.

Per i deputati, d'altra parte, una politica estera europea coerente deve dare la priorità assoluta alla promozione dei diritti umani alla promozione della democrazia, «visto che la società democratica è alla base per l'osservanza dei diritti umani». Ritengono peraltro che una politica attiva a favore dei diritti umani non può limitarsi ai casi più visibili per l'opinione pubblica. Ricordano quindi che gravi violazioni dei diritti umani si verificano ai margini del controllo pubblico, in istituzioni chiuse, per bambini, anziani e malati e nelle prigioni e, pertanto, l'Unione europea dovrebbe esercitare una vigilanza qualificata sulla vita all'interno di queste istituzioni. In proposito, ribadisce la sua richiesta al Consiglio di definire elenchi comunitari di "prigionieri/detenuti che destano preoccupazione" per ogni paese terzo in cui la situazione dei diritti umani è preoccupante e presentare quest'elenco ad ogni riunione dedicata al dialogo politico.

Relazione del Consiglio e attività dell'UE nel 2006

Nel rallegrarsi che il Consiglio abbia presentato la sua relazione annuale sui diritti dell'uomo in occasione della Plenaria in cui il Parlamento ha consegnato il Premio Sacharov per la libertà di pensiero a Alexandr Milinkevic, i deputati chiedono che tale relazione indichi in maniera più chiara il seguito dato alle risoluzioni del Parlamento in materia di diritti umani. Il Consiglio e la Commissione, inoltre, sono invitati a contemplare la possibilità di elaborare una lista nera dei "paesi che destano particolare preoccupazione" relativamente alle violazioni dei diritti umani nell'ambito della relazione annuale.

D'altra parte, la relazione reputa «attualmente insufficiente» la capacità dell'UE di prevenire, reagire e gestire le crisi. Raccomanda perciò che sia creata una nuova infrastruttura che presuppone un'azione proattiva-preventiva, la creazione di idonei sistemi civili di allarme rapido, l'istituzione di una "pianificazione contingente" preventiva e la formazione di personale specializzato per le missioni internazionali nel campo della gestione dei conflitti.

I deputati, peraltro, riconoscono «l'impegno attivo» dell'UE nei consessi internazionali, in particolare in seno al consiglio ministeriale dell'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), al Consiglio d'Europa, all'assemblea generale delle Nazioni Unite e al Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite (UNHRC). In proposito, tuttavia, ammoniscono che quest'ultimo «non deve diventare un foro politico per conflitti fra diversi blocchi geografici e ideologici su scala mondiale». Esprimono quindi preoccupazione di fronte alle difficoltà incontrate in quella sede nell'ottenimento di un accordo con l'organizzazione della conferenza islamica su una serie di risoluzioni. Invitano peraltro le istituzioni UE a svolgere un ruolo più attivo in seno all'UNHRC.

Gli Stati membri sono inoltre sollecitati ad astenersi dal sostenere la candidatura a posti di responsabilità in seno a consessi internazionali di quei paesi per i quali è stata dimostrata la responsabilità di patenti e sistematiche violazioni dei diritti umani e della democrazia. In proposito, i deputati si chiedono come la Bielorussia abbia potuto essere eletta al comitato direttivo dell'organizzazione internazionale del lavoro (OIL) nel giugno 2005 «mentre quattro grandi paesi dell'UE sono membri permanenti». Il Consiglio, inoltre, è esortato ad avvalersi di sanzioni finalizzate, come quelle introdotte nei confronti del regime bielorusso, per penalizzare coloro che si sono resi responsabili di violazioni dei diritti umani in altri paesi.

Nell'invitare a proseguire l'impegno per promuovere la ratifica universale dello Statuto di Roma del Tribunale Penale Internazionale e l'adozione delle disposizioni legislative di applicazione necessarie a livello nazionale, la relazione sottolinea l'importanza della ratifica da parte degli Stati Uniti. Consiglio e la Commissione sono quindi esortati a fare uso di tutti i meccanismi disponibili per incoraggiare gli USA a firmare e ratificare lo statuto di Roma e anche «a dissuaderli dall'impedire attivamente che altri paesi ratifichino lo statuto proponendo a paesi terzi accordi paralleli, quali trattati bilaterali di deroga».

Moratoria mondiale sulla pena di morte

La relazione sollecita le presidenze a continuare a promuovere l'abolizione della pena di morte «dando la priorità ad un certo numero di paesi in cui vi siano prospettive di cambiamento positivo di tale politica». Le incoraggia inoltre a indicare pubblicamente quali sono i paesi su cui intendono focalizzarsi in base alla cosiddetta campagna "countries on the cusp" che riguarda Stati la cui politica in materia di pena di morte è fluttuante. Il Consiglio e la Commissione sono invece esortati a cercare di ottenere il maggior sostegno possibile all'iniziativa dell'attuale Assemblea generale delle Nazioni Unite a favore di una moratoria universale della pena di morte in vista della sua totale abolizione.

Compiacendosi poi dell'organizzazione a Parigi (dal 1º al 3 febbraio 2007) del terzo congresso mondiale contro la pena di morte e associandosi alla sua dichiarazione finale, i deputati dichiarano di voler sviluppare la dimensione parlamentare della campagna mondiale. Il Consiglio e la Commissione sono invece invitati a sfruttare tutte le opportunità per sostenere la creazione di una coalizione abolizionista regionale «con un'attenzione particolare ai paesi arabi». Nel riconoscere, inoltre, che la Cina ha deciso di sottoporre a revisione tutti i processi che condannano alla pena capitale, i deputati esprimono preoccupazione per il fatto che in quel paese viene effettuato il maggior numero di esecuzioni capitali nel mondo.

Torture e mutilazioni genitali

I deputati si compiacciono dell'entrata in vigore, il 22 giungo 2006, del protocollo facoltativo della convenzione contro la tortura (OPCAT), ma invitano tutti gli Stati membri dell'UE che non hanno ancora firmato e ratificato l'OPCAT a procedere in tal senso nel corso dell'anno. L'Italia lo ha firmato nel 2003, ma non lo ha ancora ratificato. La relazione, peraltro, riafferma che le mutilazioni genitali femminili «sono una violazione del diritto umano all'integrità fisica» e i deputati si dicono allarmati «dai tentativi di considerare tali mutilazioni alla stregua di semplici pratiche mediche».

Bambini e donne nei conflitti armati

Approvando un emendamento proposto dal PSE, il Parlamento sottolinea che appare particolarmente preoccupante la situazione delle soldatesse, poiché sono vittime sia di sfruttamento sessuale sia dell'ostracismo «fin troppo frequente» nelle loro comunità in seguito alla smobilitazione. Il Parlamento nota poi che molti paesi, ed anche taluni Stati membri dell'UE, preparano bambini al conflitto armato. Pertanto, invita tutti i paesi a prendere misure volte a garantire che alle persone al di sotto dei 18 anni non venga data una preparazione mirata al combattimento.

Clausole dei diritti dell'uomo in tutti gli accordi siglati dall'UE

Il Parlamento richiama l'attenzione del Consiglio e della Commissione sulla necessità di includere sistematicamente una clausola sui diritti dell'uomo in tutti gli accordi settoriali di nuova generazione, come gli accordi commerciali, «in modo da incoraggiare maggiormente la protezione, la promozione e il rispetto dei diritti dell'uomo tra gli obiettivi di tali accordi». I deputati insistono poi sulla necessità di stabilire un meccanismo di controllo, una valutazione periodica del rispetto degli obblighi in materia di diritti umani e un sistema graduale di sanzioni per inadempienza, come elementi necessari per ottenere la corretta applicazione della clausola sui diritti umani e la democrazia prevista dagli accordi dell'UE con i paesi terzi.

Inoltre, chiede di includere sistematicamente nel quadro delle discussioni sui diritti umani e le libertà fondamentali con paesi terzi, il tema della persecuzione o della discriminazione nei confronti delle persone in base al loro orientamento sessuale e di prendere misure progressive adeguate ogni qual volta avvenga questo tipo di violazione dei diritti umani. Occorre poi prendere le iniziative necessarie a livello internazionale per far cessare le persecuzioni basate sull'orientamento sessuale nonché per la depenalizzazione dell'omosessualità. In proposito, il Parlamento decide di sponsorizzare e celebrare ogni anno, il 17 maggio, la giornata internazionale contro l'omofobia.

Immigrazione, asilo e diritti umani

Il Parlamento ricorda che numerose politiche interne, in particolare quelle in materia d'asilo e immigrazione nonché di lotta contro il terrorismo, hanno un impatto importante sul rispetto dei diritti dell'uomo nei paesi terzi. E, al riguardo, riconosce che la politica d'immigrazione è diventata un tema prioritario nell'agenda di politica interna ed esterna dell'UE, che ha anche cercato di garantire che siano rispettati i diritti fondamentali degli immigrati clandestini. In proposito, i deputati ritengono che sia necessario compiere maggiori sforzi per garantire che tali politiche interne rispettino i diritti umani e il diritto umanitario internazionale. Esprimono poi «profonda costernazione» per l'alto numero di profughi che sono morti cercando di entrare negli Stati membri. Chiedono pertanto che siano offerte maggiori possibilità giuridiche di richiedere l'asilo e invita gli Stati membri a tenere conto delle violazioni dei diritti umani, al momento di considerare il diritto delle persone che provengono da paesi terzi di ottenere l'asilo in uno Stato membro.

Tuttavia, i deputati esprimono preoccupazione per la conclusione di accordi di riammissione di immigrati clandestini con paesi terzi che non dispongono delle strutture giuridiche ed istituzionali necessarie per gestire la riammissione dei loro cittadini e la tutela dei loro diritti. Nel sollecitare quindi il Consiglio e la Commissione a informare il Parlamento sui progressi compiuti in tale settore, chiedono di essere associati ai negoziati e alla conclusione degli accordi di riammissione sin dalla fase iniziale e sottolineano che la politica in materia di migrazione deve essere comune e, soprattutto, «preventiva e non repressiva». Ricordano inoltre che gli Stati europei non possono in alcun caso respingere una persona ed estradarla verso uno Stato nel quale rischia di essere sottoposta a torture o a trattamenti crudeli, disumani o degradanti.

Esportazioni di armi e terrorismo

I deputati chiedono al Consiglio e alla Commissione di sostenere il Trattato internazionale per la proibizione della produzione, dell'uso, del trasferimento e dello stoccaggio delle bombe a grappolo, invitando gli Stati membri a sottoscriverlo. Più in generale, sottolineano il ruolo decisivo nella lotta al terrorismo nella prevenzione dei conflitti, nella stabilità regionale e nella promozione dei diritti umani «di una politica comune di controllo delle esportazioni di armi, chiara, efficiente ed armonizzata, ancorata ad un codice di condotta giuridicamente vincolante». In tema di terrorismo, la relazione chiede al Consiglio di rivalutare la procedura di definizione degli elenchi dei gruppi terroristici e di contemplare un metodo chiaro per togliere dall'elenco i gruppi che lo meritino, «tenendo conto del loro atteggiamento, della loro storia e della loro prassi».

Diritti umani in Cina

Oltre a quanto sostenuto sulla pena di morte, la relazione dedica un ampio paragrafo alla Cina. Nel sottolineare la necessità di rafforzare e migliorare notevolmente il dialogo sui diritti dell'uomo tra l'UE e la Cina, i deputati rilevano che, nonostante riforme economiche importanti, i problemi politici e dei diritti umani persistono in numerosi campi e la situazione in questo paese «permane preoccupante». A tale proposito, la relazione cita la prigionia politica, i lavori forzati, la mancanza di libertà di espressione e di libertà religiosa, i diritti delle minoranze religiose ed etniche, le accuse concernenti il traffico di organi e il sistema dei campi del Laogai.

A loro parere questi argomenti preoccupanti dovrebbero essere oggetto di una maggiore attenzione nell'ambito dei preparativi dei giochi olimpici di Pechino. L'UE è inoltre invitata a vegliare affinché le sue relazioni commerciali con la Cina siano funzione delle riforme in materia di diritti dell'uomo. Il Consiglio dovrebbe quindi effettuare una valutazione esaustiva della situazione dei diritti umani prima di finalizzare un eventuale nuovo Accordo quadro di partenariato e di cooperazione, mentre la Commissione dovrebbe sollevare la questione del Tibet e sostenere il rafforzamento del dialogo tra il governo cinese e gli inviati del Dalai Lama.

Diritti umani in Russia

Ampio spazio è dedicato anche alla situazione in Russia. I deputati sostengono il Consiglio nel suo obiettivo di trasformare le consultazioni sui diritti umani con questo paese in un dialogo «franco e autentico» e chiedono che il Parlamento europeo e le ONG europee e russe partecipino a tale processo.

D'altra parte, deplorano che l'UE abbia ottenuto solo un «successo limitato» per quanto riguarda una modifica della politica russa, a seguito delle spinose questioni affrontate. E in proposito citano la situazione in Cecenia, l'impunità e l'indipendenza del sistema giudiziario, il trattamento riservato ai difensori dei diritti umani, l'indipendenza dei mezzi di informazione e la libertà di espressione, la situazione delle minoranze etniche, il rispetto dello Stato di diritto e la protezione dei diritti umani nelle forze armate nonché la discriminazione basata sull'orientamento sessuale.

Più in particolare, i deputati deplorano la legislazione russa che limita le attività delle ONG, le intimidazioni nei confronti di numerosi giornalisti e ricordano «con orrore» l'assassinio a sangue freddo di Anna Politowskaja. Si aspettano quindi che la Russia adotti in futuro misure più positive per proteggere la libertà di espressione e la sicurezza dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani. Si dicono poi preoccupati in merito alle affermazioni secondo cui il governo russo sarebbe responsabile dell'avvelenamento di Alexander Litvinenko e per le nuove accuse proferite contro Mikhail Khodorkovsky, l'ex dirigente di Yukos detenuto dal 2003, anche riguardo al trattamento che gli sarebbe riservato in prigione. Il Consiglio e la Commissione sono quindi invitati a sollevare tali casi con le autorità russe al più alto livello e nell'ambito del nuovo Accordo di partenariato e di cooperazione con la Russia.

Diritti umani in Turchia

Nel prendere atto dei negoziati condotti dalla Commissione e dal Consiglio in merito alla strada che la Turchia deve percorrere verso l'adesione, nonché dei problemi incontrati in tali negoziati, i deputati si dicono preoccupati circa la scarsità dei progressi compiuti e la necessità di intraprendere maggiori sforzi in materia di diritti umani in Turchia. In particolare per quanto riguarda l'esercizio della libertà di religione e il pieno godimento dei diritti di proprietà da parte di tutte le comunità religiose, la protezione delle minoranze, la libertà di espressione e i diritti umani relativi alla popolazione di origine curda nel sud est del paese.

Condannano poi «il tragico omicidio» del giornalista Hrant Dink del gennaio 2007, «che testimonia un crescente nazionalismo in alcune fasce della società turca». Tuttavia ritengono incoraggiante la forte condanna dell'omicidio levatasi in tutto il paese, incluso il governo, e la rapida cattura degli assassini. Il governo turco è poi invitato a modificare l'articolo 301 del Codice penale che limita chiaramente la libertà di espressione nei mezzi di informazione.

Gli USA e la guerra in Iraq

Nel riconoscere «le gravi conseguenze» del proseguimento della guerra in Iraq sul piano dei diritti umani nonché la complessità della fragile situazione politica che esiste attualmente, i deputati invitano il Consiglio e la Commissione a valutare costantemente il modo in cui l'UE potrebbe svolgere un ruolo più costruttivo nel ripristino della stabilità in Iraq. Prendono poi atto «col massimo stupore» del fatto che ECHO, «nonostante la situazione catastrofica e lo stato d'indigenza della popolazione irachena e dei rifugiati iracheni», abbia temporaneamente sospeso i suoi aiuti umanitari all'Iraq. Tuttavia, accolgono con favore il ripristino di questo aiuto a partire dal febbraio 2007.

I deputati approvano i lavori della commissione temporanea sulla presunta utilizzazione di paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegale di prigionieri, in particolare della relazione adottata il 14 febbraio 2007.  Invitano quindi l'UE e gli Stati membri a cooperare a tutti i livelli «per denunciare queste pratiche e per assicurare che in futuro non si ripetano più». Facendo proprio un emendamento proposto dal PSE, ALDE/ADLE e Verdi/ALE, inoltre, deplorano l'omissione da parte del Consiglio di rispettare gli obblighi presi per mantenere il Parlamento pienamente informato degli aspetti principali e delle scelte fondamentali di politica estera e di sicurezza comune in relazione all'attività della commissione temporanea sulla CIA.

La relazione si compiace poi delle risoluzioni del Parlamento che chiede la chiusura del centro di detenzione di Guantanamo e dei contributi del Parlamento all'aumento della visibilità di questo centro e dei connessi problemi di diritti dell'uomo. I deputati, inoltre, invitano il Consiglio e la Commissione a sollecitare il governo degli Stati Uniti a trovare un meccanismo che consenta di incriminare formalmente i detenuti oppure di liberarli nel rispetto del diritto internazionale. Osservano, peraltro, «che la sola esistenza del centro di detenzione di Guantanamo continua ad inviare segnali negativi sul modo di condurre la lotta al terrorismo». D'altra parte, il Parlamento invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a collaborare con il governo degli Stati Uniti per agevolare la sistemazione delle persone per le quali  gli USA hanno accertato che non rappresentano un pericolo né per loro né per i loro alleati ma che non possono essere rinviati nei rispettivi paesi per paura che vengano torturati.

Diritti umani in altri paesi del mondo

La lunga relazione, beninteso, non si limita ai paesi appena citati. La situazione dei diritti umani in Birmania, Libia, Sri Lanka, Corea del Nord, Darfur, Etiopia, Costa d'Avorio, Senegal, Iran, Uzbekistan e Bielorussia, ad esempio, sono oggetto della preoccupazione dei deputati.

Link utili

Relazione annuale del Consiglio sui diritti dell'uomo nel mondo (2006)
Sito web della Commissione sui diritti umani (in inglese)
Sito della sottocomissione del PE sui diritti dell'uomo

Riferimenti

Simon COVENEY (PPE/DE, IE)
Relazione sulla relazione annuale sui diritti dell'uomo nel mondo 2006 e sulla politica dell'UE in tale rispetto
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 25.4.2007
Votazione: 26.4.2007

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Moratoria sulla pena di morte: l'UE presenti subito una risoluzione all'ONU
 

Il Parlamento invita gli Stati membri e l'Unione europea a presentare «immediatamente», con la cosponsorizzazione di paesi di altri continenti, una risoluzione per una moratoria universale della pena capitale nel quadro dell'attuale Assemblea generale delle Nazioni Unite. Nel chiedere di promuovere la formazione di coalizioni regionali a favore della moratoria, sollecita le Istituzioni UE a proclamare il 10 ottobre Giornata europea contro la pena di morte.

Il Parlamento ha adottato a larga maggioranza una risoluzione comune - sostenuta da PPE/DE, PSE, ALDE/ADLE, UEN, Verdi/ALE e GUE/NGL - che sottolinea innanzitutto come l'appello a una moratoria universale in materia di pena di morte costituisca «un passo strategico verso l'abolizione della pena capitale in tutti i paesi».

Sostenendo che la dichiarazione sulla pena di morte presentata dall'Unione europea all'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 19 dicembre 2006 «raccoglie ormai 88 firme di Stati appartenenti a tutti i gruppi geografici», il Parlamento rivolge quindi un nuovo appello agli Stati membri affinché ottengano il sostegno di paesi terzi a favore della dichiarazione. Incoraggia, inoltre, l'Unione europea a cogliere le opportunità esistenti per avanzare e invita gli Stati membri e l'Unione europea a presentare immediatamente, con la cosponsorizzazione di paesi di altri continenti, una risoluzione per una moratoria universale della pena capitale nel quadro dell'attuale Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Il Consiglio e la Commissione sono poi invitati a cogliere ogni possibile occasione per appoggiare la formazione di coalizioni regionali contro la pena di morte. Mentre tutte le istituzioni dell'Unione europea, unitamente al Consiglio d'Europa, dovrebbero proclamare il 10 ottobre Giornata europea contro la pena di morte, a partire dal 2007. D'altra parte, il Parlamento approva l'iniziativa di organizzare una conferenza europea di alto livello contro la pena di morte nel contesto di tale giornata.

I deputati, peraltro, approvano senza riserve la dichiarazione finale del terzo Congresso mondiale e intendono darvi seguito, soprattutto sviluppando la dimensione parlamentare della campagna mondiale contro la pena di morte. Tale questione sarà quindi sollevata dal Parlamento nell'ambito dalle sue delegazioni interparlamentari e attraverso la sua partecipazione all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE e all'Assemblea parlamentare euromediterranea.

Per i deputati, infine, la Presidenza dovrebbe incoraggiare i paesi che non l'hanno ancora fatto a firmare e ratificare il secondo protocollo facoltativo al Patto internazionale sui diritti civili e politici, e incoraggiare gli Stati membri che non l'hanno ancora fatto a sottoscrivere il protocollo n. 13 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, relativo all'abolizione della pena di morte.

Link utili

Orientamenti per una politica dell'Unione europea nei confronti dei paesi terzi in materia di pena di morte
Sito web del Consiglio d'Europa
Sito web di "Nessuno tocchi Caino"
Sito web della World Coalition against the death penalty
Terzo Congresso mondiale contro al pena di morte (febbraio 2007)
Trascrizione del dibattito in Aula (31/1/2007)

Riferimenti

Risoluzione comune sull'iniziativa a favore di una moratoria universale in materia di pena di morte
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 25.4.2007
Votazione: 26.4.2007

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Immigrazione: squadre d'intervento rapido alle frontiere UE
 

Il Parlamento ha approvato a larga maggioranza il regolamento che istituisce un meccanismo di assistenza rapida tra gli Stati membri per fare fronte ad afflussi massicci di immigrati illegali alle proprie frontiere. Gli Stati membri dovranno mettere a disposizione del personale che possa essere mobilitato entro cinque giorni. I salari saranno a carico dello Stato di origine della guardia di frontiera, ma gli altri costi saranno sostenuti dall'Agenzia UE.

Approvando con 526 voti favorevoli, 63 contrari e 28 astensioni la relazione di Gérard DEPREZ (ALDE/ADLE, BE), il Parlamento presenta numerose modifiche alla proposta di regolamento che istituisce un meccanismo per la creazione di squadre di intervento rapido alle frontiere. Essendo state già concordate con il Consiglio, il regolamento potrà essere adottato definitivamente ed entrare rapidamente in vigore. L'Aula in precedenza non aveva accolto la proposta della GUE/NGL di respingere il testo.

Ai sensi del compromesso, il regolamento istituisce un meccanismo volto a fornire assistenza operativa rapida «per un periodo limitato» allo Stato membro che ne faccia richiesta e che si trovi a fare fronte a «sollecitazioni urgenti ed eccezionali», specie in caso di afflusso massiccio alle frontiere esterne di cittadini di paesi terzi che tentano di entrare illegalmente nel territorio dello Stato membro, attraverso la creazione di squadre di intervento rapido alle frontiere. E' anche precisato che il regolamento si applica «fatti salvi i diritti dei rifugiati e delle persone che chiedono protezione internazionale, in particolare per quanto riguarda il non respingimento».

Composizione e invio delle squadre di intervento rapido

In caso di necessità, gli Stati membri sono tenuti a comunicare immediatamente, su richiesta dell'Agenzia FRONTEX, il numero, i nomi e i profili delle guardie di frontiera del loro pool nazionale che possono mettere a disposizione entro cinque giorni per istituire una squadra di intervento rapido alle frontiere. Potranno sottrarsi a tale obbligo solamente se si trovano a far fronte ad una situazione eccezionale «che incide in misura sostanziale sull'adempimento dei compiti nazionali».

Spetterà al consiglio di amministrazione dell'Agenzia, su proposta del direttore esecutivo, decidere a maggioranza dei tre quarti dei suoi membri i profili e il numero totale di guardie di frontiera da mettere a disposizione per le squadre di intervento rapido alle frontiere (pool rapido). La stessa procedura si applica per eventuali successive modifiche dei profili e del numero totale delle guardie di frontiera del pool rapido.

Le squadre di intervento rapido si distingueranno nettamente dalle squadre congiunte di assistenza FRONTEX, le cui operazioni sono programmate con un anno di anticipo e non sono quindi adatte a fare fronte a situazioni di crisi.

Compiti e competenze delle guardie di frontiera

Durante una missione, le istruzioni alle squadre di intervento rapido alle frontiere saranno impartite dallo Stato membro ospitante. L'Agenzia, tramite un suo agente di coordinamento, potrà però comunicare i suoi pareri sulle istruzioni allo Stato membro ospitante il quale, in tale eventualità, ne dovrà tenere conto. I membri delle squadre potranno svolgere compiti ed esercitare competenze esclusivamente agli ordini delle guardie di frontiera dello Stato membro ospitante e, di norma, in loro presenza. Dovranno indossare le proprie uniformi sulle quali porteranno un bracciale blu con il distintivo dell'Unione europea e dell'Agenzia.

Nello svolgimento dei loro compiti, i membri delle squadre potranno portare le armi di ordinanza, le munizioni e l'equipaggiamento autorizzati dalla legislazione nazionale dello Stato membro di origine. Tuttavia, lo Stato membro ospitante potrà imporre delle restrizioni, in linea con quelle vigenti per le proprie guardie di frontiera. I membri delle squadre saranno autorizzati a ricorrere all'uso della forza - incluso l'uso delle armi di ordinanza, delle munizioni e dell'equipaggiamento - «soltanto se autorizzati dallo Stato membro di origine e dallo Stato membro ospitante, in presenza delle guardie di frontiera di quest'ultimo Stato e conformemente alla sua legislazione nazionale». Ma lo Stato ospitante potrà limitare il ricorso alle armi ad esclusivo scopo di legittima difesa, conformemente alla propria legislazione. I provvedimenti di respingimento dovranno essere adottati soltanto dalle guardie di frontiera dello Stato membro ospitante.

Un emendamento precisa che, nello svolgimento dei loro compiti e nell'esercizio delle loro competenze, i membri delle squadre dovranno rispettare pienamente la dignità umana. Qualsiasi misura adottata nello svolgimento dei compiti e nell'esercizio delle competenze dovrà quindi essere proporzionata agli obiettivi perseguiti. I membri delle squadre non dovranno mai operare discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale delle persone.

Copertura dei costi e status delle guardie di frontiera ospiti

I membri delle squadre manterranno la qualifica di guardia nazionale di frontiera del loro Stato membro e saranno retribuiti da quest’ultimo. Riceveranno però una diaria, che comprende le spese di alloggio, per tutta la durata della loro partecipazione ai corsi di formazione, alle esercitazioni e alle missioni. Sarà l’Agenzia a coprire pienamente i costi sostenuti dagli Stati membri per mettere le loro guardie di frontiera a disposizione. In particolare, le spese di viaggio, i costi di vaccinazione, i costi relativi ad assicurazioni specifiche e all'assistenza sanitaria, la diaria e i costi relativi alle attrezzature tecniche dell'Agenzia. Per tale ragione, il Parlamento ha previsto di aumentare il bilancio dell'Agenzia di 10 milioni di euro nel 2007.

Nello svolgere i compiti ed esercitare le competenze, i membri delle squadre dovranno osservare la normativa comunitaria e la legislazione nazionale dello Stato membro ospitante, ma restano soggetti alle misure disciplinari dei rispettivi Stati membri. D'altra parte, è lo Stato membro ospitante ad essere responsabile dei danni eventuali da loro causati durante le loro operazioni. Se tali danni sono dovuti a negligenza grave o comportamento doloso, peraltro, lo Stato membro ospitante potrà rivolgersi a quello d'origine per ottenere il rimborso di eventuali risarcimenti erogati alle vittime o agli aventi diritto. Durante le missioni, inoltre, i membri delle squadre sono assimilati agli agenti dello Stato membro ospitante per quanto riguarda i reati penali che potrebbero commettere o di cui potrebbero essere vittime.

Con una dichiarazione inserita alla fine del testo legislativo, il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sottolineano che, in caso di pressioni urgenti ed eccezionali alle frontiere esterne, che richiedano l'invio di una squadra d'intervento rapido alle frontiere, contestuali ad un'eventuale insufficienza di risorse finanziarie nel bilancio dell'Agenzia FRONTEX, «tutte le possibilità per garantire il finanziamento dovranno essere esperite». La Commissione verificherà con estrema urgenza se sia possibile un'eventuale riassegnazione di fondi. Qualora si rendesse necessaria una decisione da parte dell'autorità di bilancio, la Commissione avvierà una procedura al fine di garantire una decisione tempestiva quanto ai mezzi per fornire finanziamenti addizionali. L'autorità di bilancio, infine, «si impegna ad agire con la massima rapidità, tenendo conto dell'urgenza della situazione».

Link utili

Proposta della Commissione
Regolamento che istituisce un'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea

Riferimenti

Gérard DEPREZ (ALDE/ADLE, BE)
Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un meccanismo per la creazione di squadre di intervento rapido alle frontiere e modifica il regolamento (CE) n. 2007/2004 del Consiglio limitatamente a tale meccanismo
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 25.4.2007
Votazione: 26.4.2007

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Finanze pubbliche: riforme strutturali per ridurre il debito
 

Il Parlamento sottolinea il ruolo del Patto di Stabilità e di Crescita e, chiedendone un'applicazione coerente e vigorosa, sollecita gli Stati membri con un debito insostenibile a considerare illegale ogni nuovo disavanzo pubblico a partire dal 2015. Allarmato per la crescita della spesa pubblica, insiste sulla necessità di riforme strutturali che, beneficiando del favorevole ciclo economico, riducano il debito pubblico e consentano di affrontare la sfida dell'invecchiamento della popolazione.

Adottando con 277 voti favorevoli, 142 contrari e 30 astensioni la relazione di Kurt LAUK (PPE/DE, DE), il Parlamento ricorda anzitutto che il principale obiettivo del Patto di Stabilità e di Crescita (PSC) è di garantire a medio termine posizioni di bilancio vicine all'equilibrio o in attivo, nonché la sostenibilità e la stabilità delle finanze pubbliche, «elemento essenziale in vista delle future sfide demografiche». Ricorda poi che il PSC costituisce lo strumento principale e più forte per il coordinamento delle politiche economiche nell’Unione europea e sottolinea che, fintantoché il PSC sarà applicato in modo coerente e vigoroso, le politiche economiche continueranno a determinare maggiore crescita ed occupazione. Notando poi che l’atteggiamento degli Stati membri nei confronti del PSC riveduto sarà decisivo per il suo successo o fallimento, i deputati mettono in guardia contro ogni ulteriore revisione, «che difficilmente sarebbe accettata dall’opinione pubblica o dagli attori economici».

Pur accogliendo favorevolmente il fatto che gran parte degli Stati membri abbiano effettuato «uno sforzo considerevole» per soddisfare i loro obblighi nei riguardi del PSC, i deputati, condividono la preoccupazione della Commissione per quanto riguarda l’attuazione del capitolo preventivo del PSC e, in particolare, per quanto riguarda quegli Stati membri «che non sono ancora riusciti a realizzare un equilibrio delle loro finanze pubbliche». Temono, peraltro, che se non è applicato in modo rigoroso il capitolo correttivo del PSC, vi sia il rischio di un debito pubblico elevato e persistente «che potrebbe costituire una seria minaccia all’equilibrio delle finanze pubbliche e alle opportunità di occupazione».

Rispettare le regole e stop alla contabilità creativa

Il Parlamento esprime poi preoccupazione per il fatto che un eventuale aumento dello scarto tra gli Stati membri, in materia di disavanzo, debito e crescita, possa recare pregiudizio alla moneta unica, bloccare la crescita economica e ridurre le prospettive di occupazione. I deputati, pertanto, invitano gli Stati membri ad applicare politiche economiche coordinate che riducano gli scarti registrati e determinino un'ulteriore convergenza verso livelli di disavanzo e di debito pubblico più bassi e tassi di crescita più elevati. Analoga preoccupazione è espressa per la lentezza della riduzione del debito pubblico in taluni Stati membri e, in proposito, i deputati si oppongono «a farraginose e inconcludenti procedure di disavanzo», chiedendo al Consiglio e alla Commissione «di intervenire in modo veloce e deciso».

E' poi sottolineato che eventuali violazioni del PSC potrebbero, in ultima istanza, pregiudicare la politica monetaria comune e determinare un possibile aumento dei tassi di interesse. Nel ricordare agli Stati membri che un aumento della crescita e dell’occupazione dovrebbe determinare un aumento sostanziale del gettito fiscale - «limitando in tal modo il rischio di deficit eccessivi e permettendo, al contempo, sostanziali riduzioni del debito pubblico» - il Parlamento deplora che gli Stati membri non traggano sufficienti vantaggi dalla loro positiva situazione economica.

Il Parlamento invita gli Stati membri ad evitare proiezioni di bilancio non giustificate, «misure estemporanee e contabilità creativa». Al riguardo, i deputati chiedono al Consiglio di garantire che, entro il 2015, gli Stati membri che registrano un debito pubblico insostenibile considerino incostituzionale o illegale ogni nuovo disavanzo pubblico, utilizzando così le migliori prassi di taluni Stati membri e regioni dell’UE. Raccomandano poi di esaminare l'opportunità di istituire un calendario uniforme per le procedure di bilancio in tutta l'Unione europea, estendendo nel contempo la programmazione del bilancio al di là dell'attuale periodo di un anno.

Finanze sane e riforme strutturali per far fronte all'invecchiamento della popolazione

I deputati si dichiarano allarmati per le proiezioni della Commissione che evidenziano una forte crescita delle spese collegate all’invecchiamento a fronte del futuro declino evidenziato dalle proiezioni a lungo termine in materia di crescita. Infatti, l’unione di questi due elementi, a loro parere, determinerà, inevitabilmente, «un’enorme pressione sulla sostenibilità delle finanze pubbliche degli Stati membri».

In proposito, esprimono preoccupazione per il fatto che sei Stati membri possono essere considerati esposti ad un elevato rischio, mentre si può ritenere che 10 Stati membri siano confrontati ad un rischio medio e solo nove ad un rischio ridotto. L'Italia - assieme a Germania, Francia, Spagna e Regno Unito - fa parte del gruppo dei paesi a rischio medio. Al riguardo giova ricordare quanto indicato nella relazione della Commissione: «all'interno di questo gruppo va rimarcata la situazione dell'Italia, paese in cui è necessario un risanamento del bilancio in tempi rapidi per garantire una riduzione costante dell'elevatissimo debito pubblico».

Nell'esigere che venga affrontata «questa enorme sfida di bilancio per l’Unione europea», i deputati ricordano che la riduzione del debito pubblico dovrebbe essere accelerata durante i periodi di crescita economica, evitando misure procicliche ed attuando riforme strutturali e fiscali per migliorare il rendimento economico degli Stati membri. Incoraggiano quindi gli Stati membri a servirsi dell'attuale ripresa dell'economia per portare avanti le necessarie riforme nel mercato del lavoro e nel settore dei servizi nonché per ridurre l'onere amministrativo che grava sulle imprese. D'altra parte, accolgono con favore la recente decisione dell'Eurogruppo di discutere congiuntamente le proiezioni di bilancio, al fine di stabilire in anticipo l'opportuna strategia fiscale per l'esercizio successivo.

Il Parlamento ritiene, inoltre che esista ancora l'esigenza, e la possibilità, di effettuare un'ulteriore accelerazione degli investimenti, e sollecita pertanto riforme strutturali e misure supplementari atte a migliorare permanentemente il clima degli investimenti e a stimolarli. La spesa pubblica, a loro parere, andrebbe riorientata verso l'accumulo di capitale materiale e umano e la creazione di partenariati pubblico-privato attivi in settori quali innovazione, energie rinnovabili, istruzione e formazione, ricerca, tecnologie dell'informazione, telecomunicazioni e reti di trasporto.

Statistiche affidabili e coordinamento politico

Gli Stati membri sono anche invitati a presentare statistiche di alto livello alla Commissione al fine di garantire la possibilità di mettere a confronto disavanzo pubblico e debito pubblico. La Commissione, invece, dovrebbe «verificare rigorosamente» la qualità delle statistiche presentate dagli Stati membri e adottare tutte le misure necessarie, «comprese misure sanzionatorie», affinché gli Stati membri presentino statistiche di alta qualità, affidabili, uniformi e comparabili, in cui figurino tutti i passivi presenti e futuri (come le pensioni e le spese sanitarie).

Infine, il Parlamento deplora la mancanza di coordinamento politico nell'area dell'euro, richiama l'attenzione sulla divergenza delle politiche di bilancio degli Stati membri in seno all'area dell'euro ed esprime preoccupazione per gli eventuali effetti contrari di tale mancanza di coordinamento. Incoraggia quindi ad esplorare ulteriormente le diverse modalità di riforma strutturale e macroeconomica e le diverse azioni ad esse correlate nonché la loro interazione e il loro reciproco impatto nelle diverse fasi del ciclo economico, «allo scopo di individuare la migliore maniera possibile di rafforzare le finanze pubbliche attuando nel contempo la strategia di Lisbona».

Link utili

Comunicazione della Commissione: Finanze pubbliche nell’UEM nel 2006 - Primo anno di applicazione del Patto di stabilità e crescita riveduto
Comunicazione della Commissione: La sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche nella UE

Riferimenti

Kurt LAUK (PPE/DE, DE)
Relazione sulle finanze pubbliche nell’UEM 2006
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 25.4.2007
Votazione: 26.4.2007

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Galileo: ridurre al minimo i ritardi
 

Il Parlamento ribadisce il proprio sostegno al programma Galileo, ma esprime viva preoccupazione circa la stagnazione dei negoziati sul contratto di concessione e sull'impatto finanziario di questi ritardi. Nel sostenere il mandato conferito al Vicepresidente della Commissione, chiede la presentazione di una relazione intermedia entro il prossimo luglio e invita il Consiglio a ridurre al minimo eventuali ulteriori ritardi.

Su iniziativa della sua commissione per l'industria, la ricerca e l'energia, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione con la quale ribadisce il proprio sostegno al programma Galileo, inclusi i servizi di navigazione satellitare EGNOS in quanto precursori di Galileo. Tuttavia, esprime «viva preoccupazione» per il fatto che i negoziati relativi al contratto di concessione «sono a un punto morto» da vari mesi e «per il notevole impatto che tale ritardo avrà sul costo complessivo».

Nel ricordare poi che una sua risoluzione del 28 settembre 2006 invitava le parti coinvolte nei negoziati a raggiungere un accordo costruttivo, il Parlamento valuta dunque positivamente la lettera del Vicepresidente della Commissione europea responsabile per il programma Galileo e le conclusioni del Consiglio TTE del 22 marzo 2007. Sottolinea anche l'importanza che le parti interessate diano attuazione alla decisione raggiunta nel dicembre 2005 (il cosiddetto accordo van Miert).

Sottolinea poi che, assieme al Consiglio, alla Commissione e agli organismi consultivi dell'Unione europea, appoggia il chiaro mandato conferito al Vicepresidente della Commissione responsabile per il programma europeo. Questi, è ricordato, dovrà presentare al Consiglio di giugno una tabella di marcia credibile per giungere al più presto alla conclusione di contratti, possibili soluzioni per garantire gli obblighi finanziari a lungo termine, uno scenario che permetta di fornire al più presto servizi di navigazione satellitare EGNOS come precursori di Galileo e, infine, scenari alternativi per la realizzazione del programma, in particolare per quanto riguarda costi, rischi e sostenibilità finanziaria.

I deputati, d'altra parte, invitano la Commissione ad accelerare la legislazione relativa al mercato regolamentato, in base al suo Libro verde sulle applicazioni di navigazione satellitare, «onde garantire un piano industriale credibile». Inoltre, assieme all'Agenzia spaziale europea, dovrebbe formulare una proposta atta a risolvere il problema di una miglior gestione pubblica «assicurando la chiara responsabilità politica e il ruolo guida della Commissione».  Chiedono poi che il Parlamento sia pienamente informato circa i negoziati condotti dalla Commissione con i paesi terzi al fine di concludere accordi sulla loro partecipazione come membri associati all'autorità di vigilanza di Galileo (GSA).

I deputati, infine, invitano la Commissione a presentare al Parlamento una relazione intermedia entro metà luglio 2007 e un'ulteriore relazione ben prima che i negoziati raggiungano la fase in cui sarà disponibile una proposta riveduta di base giuridica modificata per il finanziamento del programma Galileo. Il Consiglio, invece, dovrebbe assicurare che gli eventuali ulteriori ritardi nel progetto saranno ridotti al minimo.

Link utili

Conclusioni del Consiglio Trasporti del 22 marzo 2007 (in francese e tedesco)
Risoluzione del Parlamento europeo (28/9/2006)

Sito tematico della Commissione (in inglese)

Riferimenti

Risoluzione sui negoziati relativi al contratto di concessione per il sistema Galileo
Procedura: Risoluzione
Dibattito: 24.4.2007
Votazione: 26.4.2007

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Dichiarazione del Presidente Pöttering sulla situazione di Bronislaw Geremek
 

Il Presidente del Parlamento ha informato l'Aula della situazione del deputato polacco. Fino ad oggi il Parlamento non ha ricevuto nessuna informazione dalle autorità polacche sul suo mandato. Il Servizio giuridico, su istruzione del Presidente, esaminerà l'esatta situazione legale.

Prima di procedere al turno di votazione il Presidente del Parlamento, Hans-Gert PÖTTERING ha informato l'Aula della situazione del membro polacco Bronislaw Geremek. La Conferenza dei Presidenti ha approvato a larga maggioranza, sebbene non all'unanimità, il suo comunicato stampa sul mandato del deputato polacco, esprimendo «il suo sostegno e la sua solidarietà al collega Bronislaw Geremek».

Link utili

Dichiarazione di Hans-Gert Pöttering, Presidente del Parlamento europeo, sul mandato di Bronisław Geremek

 

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