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RASSEGNA
25 ottobre 2007
Strasburgo
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Premio Sacharov all'avvocato sudanese Osman | |
Il Presidente ha annunciato all'Aula che il vincitore del Premio Sacharov 2007 per la libertà di pensiero è stato attribuito a Salih Mahmoud Osman, un avvocato che si batte contro la tortura e fornisce assistenza legale alle vittime della guerra civile in Sudan. Dal 1988, il Premio è concesso dal Parlamento europeo a persone o organizzazioni che si distinguono nella difesa dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto. La cerimonia di consegna si terrà a Strasburgo l'11 dicembre. Il vincitore del Premio Sacharov 2007 è Salih Mahmoud Osman, avvocato sudanese che lavora con l'organizzazione sudanese contro la tortura e fornisce la sua assistenza legale alle vittime della guerra civile in Sudan, nonché alle vittime degli abusi contro i diritti umani. Lo ha annunciato all'Aula il Presidente Pöttering sottolineando che Osman si batte da 25 anni per i diritti umani in Sudan. «Senza democrazia, non c'è giustizia», ha detto il Presidente, sottolineando che il Parlamento ha voluto riconoscere il lavoro coraggioso dell'avvocato sudanese. Gli altri finalisti due finalisti erano (in ordine alfabetico): - Anna Politkovskaya (a titolo postumo), giornalista russa e attivista dei diritti umani. Nota per la sua opposizione al conflitto ceceno, Politkovskaya è stata assassinata il 7 ottobre 2006. - Zeng Jinyan e Hu Jia, difensori dei diritti umani in Cina. Zeng Jinyan una -"cyber-dissidente" che, quotidianamente, nel suo blog denuncia gli abusi ai diritti umani perpetrati in Cina. Suo marito, Hu Jia, è un attivista a favore della lotta contro l'AIDS e nel campo ambientalista. Cos'è il Premio Sacharov Istituito nel 1988, il Premio è attribuito ogni anno dal Parlamento a personalità e organizzazioni distintesi nella difesa dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, in particolare del diritto alla libertà di espressione, nella tutela dei diritti delle minoranze e nel rispetto del diritto internazionale. Ogni anno i gruppi politici del Parlamento europeo e gli eurodeputati nominano i candidati. Da questa lista, in occasione di una riunione straordinaria, la Commissione per gli affari esteri e quella per lo sviluppo individuano i "tre finalisti". Successivamente, i presidenti dei gruppi politici ("Conferenza dei Presidenti") scelgono il vincitore. Il Premio è formalmente consegnato dal Presidente del Parlamento europeo durante la sessione plenaria di dicembre, generalmente attorno al 10, giorno della firma nel 1948 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Oltre alla prestigiosa onorificenza, il vincitore del Premio riceverà una somma in denaro di 50.000 euro a titolo di ricompensa concreta per il suo impegno in difesa dei diritti umani. Albo d'oro 1988: Nelson Rolihlahla Mandela e Anatoli Marchenko (a titolo postumo) 1989: Alexander Dubcek 1990: Aung San Suu Kyi 1991: Adem Demaçi 1992: Las Madres de la Plaza de Mayo 1993: Oslobodjenje 1994: Taslima Nasreen 1995: Líela Zana 1996: Wei Jingsheng 1997: Salima Ghezali 1998: Ibrahim Rugova 1999: José Alejandro 'Xanana' Gusmão 2000: ¡ Basta Ya ! 2001: Izzat Ghazzawi,Nurit Peled-Elhanan e Dom Zacarias Kamwenho 2002: Oswaldo José Payá Sardiñas 2003: L’ONU e il suo segretario generale Kofi Annan 2004: Zhanna Litvina, presidente dell’associazione bielorussa dei giornalisti 2005: "Damas de Blanco", Hauwa Ibrahim e "Reporter senza frontiere" 2006: Alexander Milinkevich 2007: Salih Mahmoud Osman |
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Caro prezzi: aumentare le quote latte | |
Sottolineando le difficoltà incontrate da allevatori e consumatori per l'aumento dei prezzi, il Parlamento chiede un aumento temporaneo delle quote latte. Nel sostenere che tali aumenti non si ripercuotono sui redditi degli agricoltori, sollecita un'indagine sugli effetti della concentrazione nel commercio al dettaglio. Ritiene che la promozione dei biocarburanti non deve penalizzare la produzione alimentare e, scettico sulla sospensione dei dazi, respinge l'idea di contingenti all'esportazione. Approvando con 464 voti favorevoli, 30 contrari e 44 astensioni una risoluzione comune sostenuta dalla maggioranza dei gruppi politici (eccetto GUE/NGL, IND/DEM e ITS), il Parlamento accoglie positivamente la recente decisione dei ministri dell'Agricoltura dell'UE di sospendere, per il 2008, gli obblighi in materia di ritiro dalla produzione. Al riguardo, prende atto delle stime secondo cui ciò consentirà di liberare circa 2,9 milioni di ettari per la produzione cerealicola e di aumentare il raccolto del prossimo anno di circa 10 milioni di tonnellate. D'altra parte, deplora che il Consiglio non abbia fatto propria la proposta del Parlamento di sospendere anche per il 2009 il regime di ritiro dalla produzione e si attende che la questione «venga affrontata nel quadro dell'imminente revisione generale della PAC». Prendendo atto delle osservazioni del commissario Fischer Boel secondo cui, a causa dell'aumento dei costi dei mangimi, i prezzi della carne e dei prodotti a base di carne potrebbero registrare nel 2008 un aumento fino al 30%, constata con preoccupazione che, rispetto a un anno fa, gli avicoltori europei si trovano a dover pagare il 40-60% in più per i mangimi. Sottolinea peraltro che i mangimi rappresentano il 60% circa dei loro costi totali. Il Parlamento nota inoltre che l'aumento dei prezzi del latte nel 2007 rappresenta per i produttori lattieri un aumento di reddito modesto, ma urgentemente necessario. Esso inoltre risulta problematico per i consumatori e rende più difficile l'approvvigionamento di prodotti lattiero-caseari da parte di scuole e ospedali. Invita, pertanto, la Commissione a proporre con urgenza e a titolo provvisorio un aumento delle quote lattiere per stabilizzare i prezzi del mercato interno. I deputati tengono poi a evidenziare che il costo delle materie prime «è una componente relativamente secondaria del costo totale di numerosi prodotti alimentari». E, in proposito, osservano che, anche dopo i recenti aumenti dei prezzi del frumento, il costo del frumento rappresenta meno del 10% del prezzo al dettaglio di un pane nel Regno Unito e meno del 5% del prezzo al dettaglio di una "baguette" in Francia. La Commissione e gli Stati membri sono quindi invitati ad analizzare il divario tra prezzi agricoli alla produzione e prezzi praticati dai grandi dettaglianti. In particolare, occorre indagare sulle conseguenze della concentrazione nel settore del commercio al dettaglio che, per i deputati, «ricadono principalmente sui piccoli produttori, le piccole imprese e i consumatori». La Commissione, inoltre, dovrebbe ricorrere a tutti gli strumenti giuridici disponibili «qualora dovessero essere individuati abusi legati al potere di mercato». Sottolineando che solo una percentuale molto modesta della produzione cerealicola dell'UE è utilizzata attualmente per la produzione di biocarburanti, il Parlamento osserva che, dal 2004, la superficie riservata a colture energetiche nell'UE è decuplicata, arrivando a 2,84 milioni di ettari. D'altra parte, per i deputati, i biocarburanti «costituiscono attualmente l'unica possibilità di sostituzione dei carburanti fossili disponibile su vasta scala sul mercato» e, a differenza di questi ultimi, «sono rinnovabili e possono produrre importanti riduzioni delle emissioni di gas ad effetto serra». Osservano peraltro che di una tonnellata di cereali per la produzione di bioetanolo, fino al 40% ritorna al settore dell'alimentazione animale in forma di sottoprodotti. Commissione e Stati membri sono quindi invitati a promuovere l'uso e la produzione della bioenergia di seconda generazione, che comporta la trasformazione di effluenti di allevamento e di residui agricoli, anziché di prodotti agricoli primari. Occorre anche realizzare una valutazione di impatto ambientale e in materia di sicurezza alimentare che tenga conto dell'attuale concorrenza per la conquista di terre e risorse tra la produzione di derrate alimentari e quella di combustibili vegetali, includendovi l'impatto del cambiamento climatico e possibili misure atte ad evitare un'ulteriore riduzione delle risorse disponibili per la produzione alimentare. L'Aula ha respinto cinque emendamenti avanzati dal PPE/DE relativi al contributo degli Organismi geneticamente modificati (OGM) nella soluzione del problema della crescita dei prezzi. Uno di questi osservava con preoccupazione che il fatto di impedire l'approvazione di prodotti GM «provoca un aumento dei prezzi di altre materie prime per mangimi», danneggiando la competitività degli allevatori UE e determinando «una situazione paradossale in cui i consumatori dell'UE acquistano carne e prodotti d'origine animale provenienti da paesi terzi che impiegano mangimi geneticamente modificati». Un altro si rammaricava del divieto di fatto di importazione di sottoprodotti del granturco dagli Stati Uniti «per la mancanza di autorizzazione per i prodotti geneticamente modificati». Il Parlamento constata poi con grande preoccupazione che il costo degli alimenti composti è aumentato di 75 euro la tonnellata e continua ad aumentare a causa di una grave penuria di cereali foraggeri. Ciò, sottolineano i deputati, rappresenta un costo supplementare di 10 miliardi di euro per il settore dell'allevamento dell'UE. Tuttavia, sottolineano che l'intenzione del Consiglio di sospendere, per il 2008, i dazi all'importazione sui cereali, rischia di indebolire la posizione negoziale dell'UE sull'accesso al mercato nel quadro dei negoziati OMC. Questa decisione, ammoniscono inoltre i deputati, «non dovrebbe servire da precedente per altri settori, come quello del riso». Allo stesso tempo, respingono qualsiasi iniziativa intesa ad imporre contingenti all'esportazione e dazi sulla produzione agricola dell'UE e chiedono che gli operatori dei paesi terzi «siano sottoposti agli stessi rigorosi controlli cui sono soggetti i produttori dell'UE». Consapevole che la riduzione delle scorte alimentari mondiali ha ripercussioni particolarmente gravi sui paesi a basso reddito con deficit alimentare nel mondo in via di sviluppo, constata che, nell'insieme, i PVS spenderanno quest'anno «la cifra record di 52 miliardi di dollari per le importazioni di cereali». La Commissione dovrebbe quindi presentare misure e strumenti atti ad evitare perturbazioni nell'approvvigionamento alimentare e gli effetti inflazionistici di ulteriori aumenti dei prezzi. Ma anche procedere ad un'analisi approfondita delle tendenze del mercato mondiale nella prospettiva di prendere in considerazione, nell'ambito della revisione generale della PAC, la creazione di meccanismi permanenti che garantiscano un adeguato approvvigionamento del mercato in futuro. Riferimenti Risoluzione
sull'aumento dei prezzi dei mangimi e dei prodotti alimentari |
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Bilancio 2008: più fondi a Galileo e all'IET | |
Il Parlamento ha completato la prima lettura del Bilancio 2008. Rispetto alle proposte del Consiglio, i deputati chiedono un netto aumento degli stanziamenti per il programma Galileo e per l'Istituto europeo di tecnologia. Aumentano poi i finanziamenti per aiutare Kosovo e Palestina e, pur criticandone l'operato, propongono un rialzo della dotazione di Frontex. Riguardo alle proprie spese, il Parlamento dà la priorità alla politica di informazione in vista delle elezioni 2009. Per il Bilancio 2008, il Parlamento europeo chiede un importo complessivo dei crediti di pagamento pari a 124.194.465.143 euro (lo 0,99% del reddito nazionale lordo dell'Unione) e un importo totale dei crediti d'impegno pari a 129.679.886.518, superiori quindi a quelli proposti sia dalla Commissione sia dal Consiglio. Il progetto preliminare di Bilancio, infatti, prevedeva 121.533.058.612 euro in crediti di pagamento (0,97% dell'RNL dell'UE) e 129.118.196.987 in crediti d'impegno, mentre la proposta del Consiglio chiedeva, rispettivamente, 119.140.254.634 euro (0,95%) e 128.401.211.009 euro. Il Bilancio 2007, d'altra parte, contava 115.497.218.623 euro in crediti di pagamento e 126.575.468.349 in crediti d'impegno. Il Parlamento propone infatti di ristabilire il livello delle spese suggerite dalla Commissione e di attingere pienamente ai margini previsti dalle prospettive finanziarie 2007-2013. Chiede infatti di aumentare sostanzialmente il finanziamento di Galileo, di rafforzare il sostegno a Palestina e Kosovo e, soprattutto, di ristabilire gli stanziamenti per le linee di bilancio relative a competitività, crescita e occupazione e quelli a favore della coesione che erano stati tagliati dal Consiglio. Quello del 2008 è il primo Bilancio della storia comunitaria che prevede stanziamenti a favore della crescita e dell'occupazione superiori a quelli dedicati all'agricoltura e alle risorse naturali. Crescita sostenibile e occupazione (sottorubriche 1a e 1b) Per la sottorubrica 1a (competitività), il Parlamento chiede 9.993.390.100 euro in crediti di pagamento. Per la sottorubrica 1b (coesione), chiede invece 42.447.382.507 euro. I deputati hanno adottato una serie di emendamenti relativi alle vecchie linee di bilancio dei fondi strutturali ora inserite nelle rubriche 1a e 1b. Hanno così ripristinato l'importo di oltre un miliardo di euro tagliato dal Consiglio alle sottorubriche su competitività e coesione per programmi identificati come essenziali nell'ambito della Strategia di Lisbona. In tale contesto, il Parlamento ha attribuito particolare importanza al sistema di navigazione satellitare europeo Galileo e all'Istituto europeo di tecnologia (IET). I deputati chiedono infatti un aumento di 739 milioni di euro per il progetto Galileo e l'IET fino a raggiungere un totale di 890 milioni di euro in crediti d'impegno (400 milioni in crediti di pagamento). Ritengono infatti che Galileo dev'essere finanziato interamente dal bilancio UE e pertanto sostengono la proposta della Commissione di rivedere le prospettive finanziarie 2007-2013 per garantire stanziamenti sufficienti. Giudicano infatti totalmente inadeguati i crediti di pagamento proposti dal Consiglio (151 milioni di euro). La Commissione, peraltro, aveva presentato in settembre un nuovo piano di finanziamento per Galileo. Si tratterà di trovare un consenso con il Consiglio in merito al superamento delle soglie di spesa stabilite dalle prospettive finanziarie 2007-2013. Se ciò non fosse possibile, propongono di trasferire l'importo previsto per Galileo a programmi come quello per l'apprendimento permanente o per le reti transeuropee, per evitare di perdere questo finanziamento. Lo stesso vale per l'Istituto europeo di tecnologia (IET): i deputati propongono di finanziare il comitato direttivo con 2,9 milioni di euro (in crediti d'impegno e di pagamento) e di creare una nuova linea di bilancio per il finanziamento delle "Comunità delle conoscenze e dell'innovazione" (CCI). Come per le altre agenzie comunitarie, la dotazione finanziaria attribuita all'amministrazione sarebbe distinta da quella relativa al funzionamento. Le spese operative dell'IET, inoltre, dovrebbero essere trasferite dalla rubrica "istruzione e cultura" a quella per la "ricerca e innovazione". Conservazione e gestione della risorse naturali (rubrica 2) Il Parlamento propone di destinare 54.888.048.603 euro alla rubrica relativa alle risorse naturali e all'agricoltura. I deputati si oppongono fermamente «alle riduzioni indiscriminate proposte dal Consiglio per numerose linee» e chiedono il ripristino degli importi proposti dalla Commissione per molte di queste linee. Pur osservando che il Consiglio avrà l'ultima parola sulle spese obbligatorie. Esprimono poi preoccupazione per la lentezza dell'adozione dei programmi operativi del pilastro "sviluppo rurale" della PAC, che ritengono una priorità, attendendosi quindi «rapidi miglioramenti al riguardo». Libertà, sicurezza e giustizia (sottorubrica 3a) Tenuto conto dell'urgenza rappresentata dalle questioni legate all'immigrazione, il Parlamento, respingendo le riduzioni proposte dal Consiglio alle dotazioni delle agenzie comunitarie, propone di portare a 70 milioni (+30 milioni) la dotazione di Frontex. I deputati tuttavia non rinunciano a criticare i risultati ottenuti finora dall'Agenzia e propongono pertanto di mettere in riserva il 30% degli stanziamenti per l'amministrazione. La riserva sarà tolta, quando il direttore dell'Agenzia giustificherà i fallimenti occorsi e presenterà un piano per aumentare l'efficacia operativa di Frontex. Il Parlamento, inoltre, invita Frontex a presentare regolarmente un quadro della situazione e delle future operazioni previste. All'intera sottorubrica attribuisce 533.196.000 euro. Cittadinanza (sottorubrica 3b) Proponendo un importo di 708.253.006 euro per questa rubrica, il Parlamento ripristina gli importi proposti dalla Commissione per i programmi Cultura 2007, Media 2007 e Gioventù in azione. Chiede inoltre di destinare fondi a una serie di progetti pilota e di azioni preparatorie nuove e in corso in questo settore. Nell'ambito dello strumento finanziario per la protezione civile, appoggia la messa a disposizione di risorse aggiuntive consistenti di una forza in stato di allerta pronta a far fronte a catastrofi naturali o provocate dall'uomo nonché ad attacchi terroristici o a incidenti ambientali. L'UE quale partner globale (rubrica 4) Per l'azione esterna dell'UE, il Parlamento prevede di stanziare 8.132.663.400 euro. Propone di decurtare del 20% i fondi per la PESC per riportarli ai livelli 2007 e di utilizzare i 40 milioni di euro così ottenuti per finanziare altre priorità. I deputati, infatti, approvano gli aumenti proposti dalla Commissione, in particolare per il Kosovo e la Palestina (lettera rettificativa del settembre 2007) e propongono un importo aggiuntivo di 10 milioni da destinare alle due regioni. Chiedono inoltre di ricorrere allo strumento di flessibilità per un importo totale di 87 milioni di euro al fine di coprire le spese PESC e altre priorità. Di questi, 40 milioni sarebbero destinati a finanziare le missioni in Kosovo e Palestina. Alla fin dei conti, la PESC potrà contare come previsto su 200 milioni di euro, poiché il ricorso allo strumento di flessibilità coprirebbe la riduzione del 20% proposta. Le spese del Parlamento europeo Approvando con 499 voti favorevoli, 24 contrari e 42 astensioni la relazione di Ville ITÄLÄ (PPE/DE, FI), i deputati rammentano che il 2008 è il primo esercizio finanziario completo - e l'ultimo della corrente legislatura - prima dell'entrata in vigore del nuovo Statuto dei deputati. Ritengono pertanto che si debba tenere conto di tale circostanza in vista delle prossime necessità di copertura finanziaria. Esprimono poi preoccupazione per l'incidenza futura degli incrementi delle spese immobiliari al di là del tasso di inflazione, chiedendo che, nella prospettiva dell'entrata in vigore dello statuto dei deputati nel 2009, «sia presentato all'autorità di bilancio entro il 31 marzo 2008 un piano di investimenti immobiliari per i prossimi tre anni, comprendente i costi di rinnovo». Chiedono poi di valutare, a livello interistituzionale, la maniera in cui potrebbero essere migliorate le condizioni relative agli appalti pubblici per l'acquisto e la locazione degli immobili da parte delle istituzioni UE. Ritengono, inoltre che occorre tener conto dell'opinione dei cittadini UE in merito alla dispersione geografica del Parlamento fra le tre sedi di lavoro con tutte le conseguenze che ne derivano sul piano finanziario e ambientale. Ma l'Aula ha soppresso un paragrafo che invitava le presidenze del Parlamento e del Consiglio a negoziare, «salvaguardando il valore simbolico di Strasburgo con la proposta di tenervi sedute plenarie due volte l'anno». La relazione approvata chiede anche «un Parlamento ecologico». Pertanto sollecita un piano d'azione volto ad abbassare e a compensare le emissioni di CO2 causate dalle attività del Parlamento, soprattutto in relazione alle trasferte e agli edifici, e a ridurre l'utilizzo di acqua, carta e altre risorse. Dovrebbe anche essere valutato l'eventuale utilizzo di pannelli fotovoltaici o solari per generare energia, da installare sui tetti e sulle facciate degli edifici del Parlamento. Ribadendo la volontà di perseguire una solida politica dell'informazione, «che coinvolga i gruppi politici e sia vicina ai cittadini», il Parlamento ritiene che tale risultato possa essere raggiunto grazie al rafforzamento dei mezzi d'informazione locali e regionali, la sollecita apertura del Centro visitatori di Bruxelles e un'accresciuta flessibilità del sistema previsto per i gruppi di visitatori. Invita poi l'Ufficio di Presidenza a adottare un programma per la prossima campagna elettorale che tenga conto della necessità di stretti contatti fra i deputati e i cittadini UE. E al riguardo sottolinea l'importanza di accrescere il grado di informazione dei cittadini europei sulle attività del Parlamento attraverso i propri uffici di informazione e di intensificare le azioni a favore dei media locali e regionali coinvolgendo i deputati. Il Parlamento chiede di mettere in riserva (su una nuova linea di bilancio) una dotazione di 5 milioni di euro - in attesa dell'approvazione della base giuridica - destinata al finanziamento delle fondazioni politiche europee. Allo stesso tempo, prende atto della proposta formulata dall'Ufficio di presidenza di stanziare un importo di 100.000 euro per la Fondazione Sacharov, a titolo di sovvenzione per le attività nel campo dei diritti umani. Ma intende verificare se la concessione di questa sovvenzione è conforme al regolamento finanziario. In merito all'assistenza parlamentare, il Parlamento invita l'amministrazione a rafforzare il sistema di controllo interno, «affinché l'assunzione degli assistenti dei deputati avvenga all'insegna della chiarezza e della trasparenza, e con la garanzia del rispetto delle disposizioni fiscali e sociali (diritti in materia di retribuzione, diritti previdenziali, ecc.)». Invita inoltre la Commissione a presentare una nuova proposta di statuto degli assistenti che assicuri ai deputati la necessaria flessibilità e libertà di scelta per quanto riguarda la durata dei contratti e gli stipendi degli assistenti, ma che al contempo «garantisca a questi ultimi uniformità e sicurezza in materia di regime fiscale e previdenziale e di assistenza sanitaria». Link utili
Sito della commissione parlamentare per i bilanci Riferimenti Kyösti
VIRRANKOSKI (ALDE/ADLE, FI) |
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Afghanistan: oppio per la produzione di analgesici | |
Osservando un aumento impressionante della produzione di oppio in Afghanistan, il Parlamento raccomanda al Consiglio la definizione di una strategia globale di controllo della produzione che preveda anche progetti pilota per la coltivazione in piccola scala di oppio a fini terapeutici, fondata su un sistema di licenze. Allo stesso tempo, occorre procedere all'estirpazione selettiva dei papaveri, agire contro i principali trafficanti locali e lottare contro la corruzione. Approvando con 368 voti favorevoli, 49 contrari e 25 astensioni la relazione di Marco CAPPATO (ALDE/ADLE, IT), il Parlamento osserva anzitutto che la produzione di oppio in Afghanistan, raddoppiata rispetto a due anni fa, «raggiunge attualmente un livello impressionante», coprendo il 93% del mercato globale degli oppiacei. Rileva inoltre che circa il 40% del PIL dell'Afghanistan è imputabile all'oppio, mentre il settore del papavero impiega 3,3 milioni di persone (su una popolazione di più di 31 milioni di persone). Notano, peraltro, che diverse fonti identificano il traffico di stupefacenti illegali come la principale fonte di finanziamento degli insorti, dei signori della guerra, dei talebani e dei gruppi terroristici. Il Parlamento pertanto raccomanda al Consiglio di elaborare e sottoporre al governo afgano, nel quadro di programmi di riduzione dell'offerta illecita patrocinati dall'Unione europea, un piano e una strategia globali intesi a controllare la produzione di stupefacenti in Afghanistan, migliorando la governance e lottando contro la corruzione ai livelli più alti dell'amministrazione afgana (in particolare al ministero degli Interni), avvalendosi degli strumenti giuridici internazionali esistenti. Ma anche dirigendo l'azione contro i principali trafficanti sul posto. Per i deputati occorre inoltre migliorare lo sviluppo rurale nel suo insieme, soprattutto nelle regioni più povere e in quelle non ancora dedite alla produzione di oppio su ampia scala. Inoltre, è necessario impegnarsi, «in modo attento e selettivo», nell'estirpazione manuale dei papaveri da oppio. Al riguardo, raccomandano al Consiglio di opporsi, nel quadro di programmi di sviluppo integrato, al ricorso alle suffumigazioni come metodo di estirpazione del papavero in Afghanistan. Per il Parlamento, il Consiglio dovrebbe inoltre «esaminare la possibilità» di prevedere progetti pilota per la conversione, su piccola scala, di una parte delle attuali colture illegali di papavero in campi per la produzione legale di analgesici a base di oppio. In tale contesto, precisa un emendamento del PPE/DE approvato dall'Aula, occorre sottoporre la relativa produzione a una «rigorosa vigilanza» di un organismo internazionale, come l'UNDCP. A questo andrebbe affidata la supervisione e l'intervento «per evitare che la produzione sia dirottata in altri mercati illegali come quello dell'eroina». Il Consiglio dovrebbe inoltre offrire la sua assistenza «nell'esame della possibilità e della fattibilità» di un progetto pilota scientifico "Il papavero per la medicina", inteso ad indagare in che modo la concessione di licenze «può contribuire ad alleviare la povertà, a diversificare l'economia rurale, a promuovere lo sviluppo generale e ad aumentare la sicurezza, nonché il modo in cui può diventare un elemento positivo degli sforzi multilaterali compiuti a favore dell'Afghanistan». Al contempo si dovrà assicurare che venga istituito un meccanismo per escludere le regioni «in cui i recenti progressi nell'affermazione della legalità e la conseguente eliminazione o riduzione delle colture possono essere facilmente compromessi». Link utili
Documento di Strategia 2007-2013 dell'UE nei confronti
dell'Afghanistan (FR/EN/DE) Riferimenti Marco
CAPPATO (ALDE/ADLE, IT) |
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Il futuro della Serbia è nell'Unione europea | |
Il Parlamento saluta i progressi realizzati dalla Serbia negli ultimi tempi e, ribadendo la prospettiva europea di questo paese, ricorda che la piena collaborazione con il Tribunale penale internazionale è condizione preliminare alla firma dell'Accordo di associazione. Chiede inoltre una migliore protezione delle minoranze, un quadro giuridico per gli sfollati del Kosovo, maggiore impegno nella lotta alla corruzione e garanzie per la libertà di informazione e espressione. Approvando la relazione di Jelko KACIN (ALDE/ADLE, SI), il Parlamento sottolinea anzitutto che «il futuro della Serbia è nell'Unione europea», notando come questo paese costituisce «un importante fattore di stabilità e prosperità nella regione», mentre la prospettiva di adesione all'UE rappresenta un forte incentivo per le riforme. Ritiene poi che la Serbia «meriti un encomio speciale» per la risoluzione pacifica di una serie di difficili sfide nel corso dell'ultimo anno, tra cui la dissoluzione dell'Unione statale di Serbia e Montenegro, le elezioni parlamentari eque e libere e la formazione di un nuovo governo caratterizzato da un impegno pro-europeo. Accoglie inoltre con soddisfazione il completamento, dopo un'interruzione di 13 mesi, dei negoziati tecnici per un accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) tra il governo serbo e l'UE e, in tale ambito, incoraggia le due parti a prendere tutte le misure necessarie per evitare ogni possibile ritardo tecnico prima della firma dell'accordo affinché questa possa avvenire entro la fine del 2007. Tale firma, precisano i deputati, è «un passo importante sulla strada dell'adesione all'Unione europea». D'altra parte, osservano come l'accordo raggiunto al Consiglio europeo del giugno 2007 crei il quadro istituzionale necessario per gli allargamenti futuri, «consentendo all'UE e alla Serbia di condurre in modo dinamico il processo di adesione, sulla base dello sviluppo e dei meriti della Serbia». Compiacendosi del desiderio del governo serbo di cooperare con il Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia (ICTY), «che apre la strada a un'ulteriore cooperazione con l'Unione europea», il Parlamento insiste sulla necessità che essa porti rapidamente a risultati supplementari. Ricorda inoltre alla Serbia che la firma dell'ASA è subordinata alla piena collaborazione con l'ICTY, conducendo all'arresto di tutti i rimanenti accusati. In proposito, rileva che i recenti arresti «provano che le autorità serbe sono in grado di trovare e catturare quanti sono accusati di crimini di guerra». In tale contesto, invita il parlamento serbo a adottare una dichiarazione che denunci il genocidio di Srebrenica. Una proroga del mandato dell'ICTY dovrebbe essere presa in considerazione. Il Parlamento plaude all'operato del Procuratore serbo per i crimini di guerra, ma deplora la poca trasparenza dei processi per crimini di guerra e la mancanza di volontà politica per «risalire dagli esecutori immediati ai mandanti». A suo parere, inoltre, le sentenze del Tribunale serbo per i crimini di guerra a carico di quattro membri del gruppo paramilitare "Scorpioni" per l'esecuzione di sei musulmani di Srebrenica «non riflettano l'odiosa natura del crimine». I cittadini della Serbia, è poi sottolineato, hanno il diritto di conoscere la verità «sulle politiche di guerra e genocidio condotte in loro nome» e l'identità dei criminali di guerra. Occorre quindi riaprire la commissione sulla verità e la riconciliazione, anche per promuovere un clima positivo nelle parti del paese che sono state maggiormente colpite dai conflitti interetnici. I deputati notano inoltre con soddisfazione che la Serbia ha una nuova costituzione che include disposizioni positive nel campo dei diritti umani, ma osservano che il quadro giuridico per la protezione delle minoranze «deve essere ulteriormente migliorato», in particolare nella regione multietnica della Vojvodina. D'altra parte, si compiacciono dello stanziamento di fondi a favore dell'integrazione dei rom, ma esprimono preoccupazione per l'assenza di un approccio politico generale finalizzato a migliorare la vita e le condizioni di vita dei rom e per le persistenti discriminazioni nei confronti di questa comunità. Si attendono quindi l'adozione di leggi che garantiscano un migliore quadro giuridico per la protezione dei diritti delle minoranze e prevedano la loro integrazione nelle strutture statali. Si dicono poi convinti che un aspetto essenziale inerente ai diritti dell'uomo consista nel trovare soluzioni durature per i profughi (dalla Croazia e in parte dalla Bosnia-Erzegovina) e per gli sfollati interni dal Kosovo. E, deplorando vivamente i pochi progressi compiuti, chiedono al governo serbo l'adozione di un chiaro quadro giuridico che disciplini il diritto al ritorno nel proprio luogo d'origine e al risarcimento dei beni. Accogliendo con favore la recente cooperazione fra Belgrado e Priština, il Parlamento invita l'UE ad assegnare sufficienti risorse finanziarie alla Commissione internazionale per le persone scomparse, per consentirle di completare il lavoro entro il 2010. Ritiene peraltro che la definizione dello status del Kosovo consoliderà la stabilità nei Balcani occidentali e faciliterà l'integrazione della regione nell'Unione europea. Il Parlamento riconosce i progressi compiuti nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, pur rilevando che quest'ultima «rimane un grave problema», in particolare in seno alle forze di polizia e al sistema giudiziario. Valutando positivamente il trasferimento di competenze dall'esercito alla polizia in materia di protezione delle frontiere dello Stato, auspica «una riforma sostanziale» delle forze di polizia, dei servizi di sicurezza e dell'esercito, «includendo misure che prevedano un maggiore controllo civile delle forze militari». Sottolinea poi la necessità che la riforma del sistema giudiziario venga portata avanti, in particolare per quanto concerne i tempi processuali, la protezione dei testimoni, la lotta contro la corruzione e l'indipendenza dei giudici. In materia di libertà d'informazione e di espressione, i deputati chiedono la definizione di regole «assolutamente democratiche» che disciplinino la concessione di licenze per la trasmissione di programmi radiotelevisivi, prevedendo anche la possibilità di ricorso. La relazione, inoltre, «lamenta profondamente» che non vi siano stati progressi nella risoluzione di casi riguardanti assassini di giornalisti e «mette in guardia contro la sempre maggiore frequenza, nei media e in politica, di discorsi improntati all'odio di cui sono bersaglio attivisti, giornalisti e politici impegnati nel campo dei diritti umani». Condanna anche la denigrazione pubblica degli attori della società civile che criticano il governo o richiamano l'attenzione su temi sensibili quali i crimini di guerra. Il Parlamento rileva con soddisfazione che la Serbia ha compiuto significativi progressi economici dal 2000, con un tasso medio annuo di crescita del 5%. Tuttavia nota che ciò non si è tradotto in una riduzione della povertà o dell'elevato tasso di disoccupazione (superiore al 20%). Ritiene, invece, che la lotta contro tali problemi rappresenta «una sfida fondamentale per il nuovo governo». Le autorità serbe sono inoltre invitate a migliorare il clima economico per gli investimenti esteri e la trasparenza nelle relazioni commerciali, a adottare con urgenza leggi sulla restituzione delle proprietà in linea con quelle di altri paesi e a portare avanti il ravvicinamento alle norme ambientali dell'UE. I deputati accolgono con favore la firma, il 18 settembre 2007, degli accordi di facilitazione del visto e di riammissione e sollecitano il Consiglio a garantirne l'entrata in vigore entro fine 2007. Chiedono inoltre una tabella di marcia concreta per una circolazione senza visti e misure di supporto intese ad offrire maggiori opportunità di viaggiare. Invitano poi il Consiglio a esaminare la possibilità di istituire un sistema comune di gestione delle domande di visto per alleviare il carico di lavoro dei consolati e assicurare tempi ragionevoli nel trattamento delle pratiche. Accolgono, infine, con favore l'adozione di una strategia nazionale globale di lotta contro il traffico di esseri umani ma, sollecitando maggiore rigore, chiedono di assicurare che i trafficanti ricevano e scontino pene detentive corrispondenti alla natura del reato. Link utili Relazioni UE-Serbia - sito Allargamento della Commissione europea Riferimenti Jelko KACIN
(ALDE/ADLE, SI) |
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Un codice di condotta unico per tutte le istituzioni UE | |
Nell'approvare il rapporto annuale del Mediatore, il Parlamento lo incoraggia a proseguire il suo lavoro per accreditarsi sempre di più come il custode della sana amministrazione nelle istituzioni UE. Appoggiando l'applicazione di un unico codice di condotta valido per tutto il personale delle istituzioni, chiede maggiore trasparenza all'Ufficio di selezione del personale e l'applicazione di norme coerenti ai regimi linguistici utilizzati dalle Presidenze del Consiglio. Approvando la relazione di Luciana SBARBATI (ALDE/ADLE), il Parlamento approva il rapporto annuale per il 2006 presentata dal Mediatore europeo, ritenendo che il Mediatore abbia continuato ad esercitare i suoi poteri «in modo equilibrato e dinamico». Lo esorta quindi a proseguire i propri sforzi e a promuovere le proprie attività con efficacia e flessibilità in modo da essere, agli occhi dei cittadini, «il custode della sana amministrazione nelle istituzioni comunitarie». I deputati sottolineano poi che l'obiettivo fondamentale dell'intervento del Mediatore è quello di "ricercare una conciliazione amichevole fra il ricorrente e l'istituzione, prevenendo una controversia davanti al giudice". Condividono, peraltro, l'interpretazione estensiva del termine "cattiva amministrazione comunitaria", che va riferito «non solo all'attività amministrativa illegittima od alla violazione di una norma o un principio giuridico vincolante ma anche, ad esempio, ai casi di amministrazione inerte, negligente o poco trasparente o di violazione di altri principi di buona amministrazione». Il Parlamento incoraggia il Mediatore a continuare a promuovere una vera cultura di servizio come parte integrante delle buone pratiche amministrative, per introdurre nella pubblica amministrazione UE una predisposizione «al dialogo col cittadino-utente, al riconoscimento degli errori, alla manifestazione di scuse e alla ricerca di soluzioni soddisfacenti il ricorrente». Nel ritenere insufficiente che istituzioni come la Commissione o il Consiglio abbiano adottato separati codici di buona condotta amministrativa, ribadisce che il "codice europeo di buona condotta amministrativa" proposto dal Mediatore europeo ed approvato dal Parlamento europeo nel settembre 2001 «si riferisce al personale di tutte le istituzioni ed organi comunitari». Precisa peraltro che questo è stato correttamente aggiornato e divulgato sul sito web del Mediatore, «a differenza degli altri codici». Sottolineando, inoltre, che la sua efficacia erga omnes è stata spiegata dal Mediatore, ritiene «che ogni altro codice vigente in un ambito circoscritto non può sostituirsi né derogare a quello "europeo"». Il Parlamento esorta poi tutte le istituzioni a cooperare costruttivamente col Mediatore in tutte le fasi del procedimento, a aderire alle soluzioni amichevoli, a dar seguito alle osservazioni critiche e ad applicare i progetti di raccomandazione. Invita poi tutti i destinatari di osservazioni critiche a rispettarle, «in modo da evitare casi d'incoerenza fra le dichiarazioni ufficiali e gli atti amministrativi o le omissioni». Ritiene peraltro che, se un'istituzione rifiuta di recepire una raccomandazione contenuta in una relazione speciale del Mediatore nonostante il Parlamento abbia approvato tale raccomandazione, «esso possa legittimamente avvalersi della sua facoltà di adire la Corte di giustizia». Il Parlamento si compiace vivamente del fatto che il Mediatore europeo abbia manifestato l'intenzione di occuparsi delle operazioni di concessione di prestiti da parte della Banca europea degli investimenti (BEI), avvalendosi della sua prerogativa di svolgere indagini di propria iniziativa. Si compiace inoltre del fatto che il Mediatore possa condurre indagini sul comportamento di organismi che operano nell’ambito del terzo pilastro dell'UE. I deputati richiamano poi l'Ufficio europeo di selezione del personale (EPSO) «al rispetto effettivo ed integrale delle regole e prassi consolidate in materia di apertura e trasparenza delle procedure concorsuali», in particolare per quanto riguarda l'accesso dei candidati alle informazioni che li riguardano sulle prove corrette. Ma lo invitano anche ad eliminare le discriminazioni linguistiche e «a non scaricare le sue responsabilità sulle decisioni della commissione esaminatrice». Al riguardo, durante il dibattito in Aula, il Mediatore ha annunciato di aver lanciato un'indagine d'ufficio sui casi di cattiva amministrazione da parte di EPSO. Sostengono inoltre le conclusioni del Mediatore nei confronti del Consiglio circa l'esigenza di applicare norme coerenti ai regimi linguistici utilizzati dalle Presidenze del Consiglio e chiedono di chiarire lo status della Presidenza quale parte del Consiglio in quanto istituzione. Infine, compiacendosi del mantenimento di relazioni costruttive tra il Mediatore e la commissione per le petizioni del Parlamento, i deputati ribadiscono il loro sostegno alla richiesta di modifica dello statuto del Mediatore in materia di accesso ai documenti ed audizione di testimoni. Sottolineano tuttavia che tali modifiche «non dovrebbero incidere sull'origine e la natura del ruolo del Mediatore di tutore del cittadino nei confronti della pubblica amministrazione dell'Unione europea». Statistiche Le statistiche del 2006 registrano 3.830 denunce ricevute dal Mediatore, 2% in meno rispetto al 2005, ma allo stesso livello del record raggiunto nel 2004 rispetto agli anni precedenti (+53%). Tuttavia, anche nel 2006, poco meno dell’80% delle denunce esulavano dalle competenze del Mediatore (3.501), soprattutto in quanto le denunce non riguardano un'istituzione od un organo comunitario. Fra i casi che rientrano nel mandato del Mediatore (21,5%), 449 su 838 denunce, sono state dichiarate formalmente ricevibili e di queste 258 sono sfociate in un'indagine, mentre 191 sono risultate infondate. In totale nel 2006, il Mediatore ha svolto 582 indagini, di cui 315 già in corso nel 2005 e 9 avviate di propria iniziativa. Nel 57% dei casi, l’invio della denuncia è avvenuto per via elettronica, e per la maggior parte, 3.619, ad opera di singoli cittadini, e solo 211 da associazioni od imprese. Sotto il profilo della cittadinanza degli autori, esse si classificano nell’ordine seguente: spagnole (20,4%), tedesche (14%), francesi (8,7%), belghe (6,3%), polacche (6%), italiane (5,4%), inglesi (3,8%). Tuttavia la graduatoria cambia, dividendo la percentuale di denunce per la percentuale nazionale di popolazione UE. Al riguardo, 11 sono i Paesi il cui quoziente è superiore ad uno, soglia oltre la quale il numero di denunce è più che proporzionale rispetto alla popolazione: Lussemburgo (14,2), Malta (10), Cipro (7,6), Belgio (2,8), Slovenia (2,7), Spagna (2,2). Sotto il profilo linguistico, inglesi e spagnole superano il 20%, tedesche e francesi il 10%, polacche il 5%. Al pari degli anni precedenti, la Commissione totalizza il 66% delle inchieste (387), l'Ufficio europeo di selezione del personale si attesta al 13% (74), seguito dal Parlamento europeo all'8% (49) e dal Consiglio dell'Union europea al 2% (11). La piramide dei casi di cattiva amministrazione si fonda sulla mancanza di trasparenza, inclusiva del diniego d'informazioni (25%) sull'iniquità e l'abuso di potere (19%) e termina con i casi di errore giuridico (5%) e d'inadempimento del ruolo di "guardiana del trattato" da parte della Commissione (4%). Link utili
Relazione annuale del Mediatore europeo (2006) Riferimenti Luciana
SBARBATI (ALDE/ADLE, IT) |
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Bando globale delle munizioni a grappolo | |
Il Parlamento chiede la rapida messa al bando mondiale, nell'ambito di un trattato internazionale vincolante, dell'uso, della produzione, del trasferimento e dello stoccaggio di munizioni a grappolo. Nel frattempo, sollecitando una moratoria immediata, invita gli Stati UE a vietare la produzione, lo stoccaggio e l'esportazione di tali armi e a fornire assistenza per le operazioni di bonifica. Le truppe UE, infine, devono astenersi dall'utilizzo di siffatte armi. Approvando una risoluzione sostenuta dalla maggioranza dei gruppi (eccetto IND/DEM e ITS), il Parlamento ribadisce la necessità di rafforzare il diritto umanitario internazionale applicabile alle munizioni a grappolo e di adottare rapidamente a livello internazionale una messa al bando globale dell'uso, della produzione, del trasferimento e dello stoccaggio di munizioni a grappolo. Sostiene pertanto con forza il processo di Oslo avviato nel febbraio 2007. Fino a quando non sarà negoziato un trattato internazionale vincolante che vieti la produzione, lo stoccaggio, l'esportazione e l'uso di tali armi, il Parlamento chiede una moratoria immediata sull'uso, gli investimenti, lo stoccaggio, la produzione, il trasferimento o l'esportazione di munizioni a grappolo, comprese le munizioni e le submunizioni a grappolo lanciate da missili, razzi e proiettili d'artiglieria. Chiede inoltre al Consiglio di ottenere un mandato negoziale forte in seno alla Convenzione ONU sulla proibizione o la limitazione di alcune armi convenzionali (CCW) e di sostenere attivamente il processo di Oslo. Sottolinea peraltro che affinché uno strumento internazionale possa essere efficace, esso deve includere, come minimo, il divieto dell'uso, della produzione, del finanziamento, del trasferimento e dello stoccaggio di munizioni a grappolo, nonché di prestare assistenza per la produzione, il trasferimento o la creazione di stock di munizioni a grappolo. Dovrebbe inoltre prevedere l'obbligo di distruggere gli stock di munizioni a grappolo entro un determinato e breve periodo di tempo e di delimitare, recintare e bonificare le aree contaminate prima possibile, nonché di prestare assistenza alle vittime. Il Parlamento invita poi tutti gli Stati membri dell'Unione europea a adottare misure nazionali che vietino completamente l'uso, la produzione, l'esportazione e lo stoccaggio di munizioni a grappolo. Quegli Stati membri che hanno utilizzato munizioni a grappolo e armi simili in grado di produrre ordigni inesplosi, sono inoltre chiamati «ad assumersi la responsabilità della successiva bonifica». Più in particolare, dovrebbero registrare le zone in cui tali munizioni sono state utilizzate al fine di favorire le operazioni di rimozione post-belliche e rendere tali registri utili a segnalare chiaramente le zone pericolose alle popolazioni locali e agli operatori umanitari. Per i deputati, inoltre, le truppe dell'Unione europea debbono astenersi, «in ogni circostanza o condizione», dal ricorso a qualunque tipo di munizioni a grappolo, «fino a quando non sarà negoziato un accordo internazionale che disciplini, limiti o vieti l'uso di tali ordigni». Invitano poi la Commissione a rafforzare urgentemente l'assistenza finanziaria a favore delle popolazioni e delle persone colpite da munizioni a grappolo inesplose, ricorrendo a tutti gli strumenti disponibili. Link utili Risoluzione del Parlamento europeo del 16 novembre 2006 sulla Convenzione sull'interdizione delle armi biologiche e tossiniche (BTWC), le munizioni a grappolo e le armi convenzionali Riferimenti Risoluzione su
"Verso un trattato internazionale per la messa al bando delle
munizioni a grappolo" |
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Made in: subito il regolamento sull'indicazione dell'origine | |
Il Parlamento ha approvato una dichiarazione scritta con la quale chiede agli Stati membri di adottare senza indugio la proposta di regolamento volta a introdurre l'indicazione obbligatoria del paese di origine di alcuni prodotti importati da paesi terzi nell'UE. I deputati sottolineano che ciò è nell'interesse dei consumatori, dell'industria e della competitività nell'Unione europea. Il Presidente ha annunciato all'Aula che la maggioranza dei deputati del Parlamento europeo ha sottoscritto la dichiarazione scritta sul Made in che, pertanto, sarà iscritta al processo verbale diventando così posizione ufficiale dell'Assemblea. Con essa, il Parlamento invita gli Stati membri a adottare «senza indugio» la proposta di regolamento volta a introdurre l'indicazione obbligatoria del paese di origine di alcuni prodotti importati da paesi terzi nell'UE, «nell'interesse dei consumatori, dell'industria e della competitività nell'Unione europea». Sottolinea infatti che l'Unione europea accorda la massima importanza alla trasparenza per i consumatori e nota che, a tal fine, «l'informazione sull'origine delle merci è un elemento fondamentale». Anche perché sta aumentando il numero di casi di «indicazioni fuorvianti e fraudolente» dell'origine delle merci importate nell'Unione europea, compromettendo potenzialmente la sicurezza dei consumatori. Il Parlamento osserva inoltre che alcuni dei principali partner commerciali dell'Unione europea, come gli Stati Uniti, il Giappone e il Canada, hanno già introdotto requisiti obbligatori in materia di marchio di origine. Link utili
Risoluzione del Parlamento del 6 luglio 2006 europeo sul marchio
di origine |
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