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RESOCONTO
25 settembre 2008 Bruxelles
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Difendere il pluralismo dei mezzi d'informazione | |
Approvando con 307 voti favorevoli, 262 contrari e 28 astensioni una modifica alla relazione di Marianne MIKKO (PSE, EE) proposta da PSE, ALDE e Verdi, il Parlamento sollecita la Commissione e gli Stati membri a difendere il pluralismo dei mezzi d'informazione, a garantire che tutti i cittadini dell'UE abbiano accesso, in tutti gli Stati membri, a mezzi d'informazione liberi e diversificati e a raccomandare miglioramenti ove necessario. I deputati ritengono infatti che i mezzi d'informazione «rimangono uno strumento di influenza politica» e che vi è il forte rischio che essi «non siano in grado di svolgere la propria funzione di organo di controllo della democrazia». Un sistema pluralistico, poi, è un requisito fondamentale «per il mantenimento del modello sociale democratico europeo». Anche perché «l'operato delle imprese private del settore è motivato soprattutto dal profitto economico», e vi è un rischio in termini di perdita di diversità, qualità del contenuto e molteplicità delle opinioni. La salvaguardia del pluralismo dei media «non dovrebbe quindi essere affidata ai soli meccanismi di mercato».
I deputati invitano quindi la Commissione a promuovere un quadro giuridico stabile che «garantisca un elevato livello di protezione del pluralismo in tutti gli Stati membri». In proposito, ricordano le reiterate richieste di elaborare una direttiva mirante ad assicurare il pluralismo, incoraggiare e preservare la diversità culturale e garantire l'accesso di tutte le imprese mediatiche agli elementi tecnici atti a consentire loro di raggiungere il pubblico. Nel riconoscere anche il ruolo dell'autoregolamentazione, sottolineano la necessità di istituire sistemi per il controllo e l'attuazione del pluralismo dei media, basati su indicatori affidabili e obiettivi. Ma chiedono di definirne anche altri per valutare la posizione dei media rispetto alla democrazia, allo Stato di diritto, ai diritti dell'uomo e delle minoranze e a codici di condotta professionali per i giornalisti.
Una carta per la libertà d'espressione e statuti editoriali contro le ingerenze
Il Parlamento incoraggia poi l'elaborazione di una carta per la libertà dei mezzi d'informazione «al fine di garantire la libertà di espressione e il pluralismo» ed esorta gli Stati membri a garantire un adeguato equilibrio tra le sensibilità politiche e sociali, «in particolare nel quadro dei programmi informativi e di attualità». Sottolinea inoltre la necessità che le autorità europee e nazionali assicurino l'indipendenza di giornalisti e editori «mediante adeguate garanzie giuridiche e sociali specifiche». Ribadisce poi l'importanza di elaborare e applicare in modo uniforme negli Stati membri statuti editoriali «che prevengano l'ingerenza dei proprietari, degli azionisti o di organi esterni, come i governi, nel contenuto dell'informazione». E, al riguardo, incoraggia la divulgazione di informazioni sulla proprietà di tutti i media «per contribuire a una maggiore trasparenza relativamente agli obiettivi e alle caratteristiche delle emittenti o degli editori».
Applicare le regole della concorrenza per limitare le concentrazioni proprietarie
Secondo i deputati, «l'esperienza dimostra che la concentrazione della proprietà senza limitazioni di sorta mette a repentaglio il pluralismo e la diversità culturale» e che «un sistema basato esclusivamente sulla libera concorrenza di mercato non è in grado di garantire il pluralismo dei mezzi d'informazione». Inoltre, la concentrazione della proprietà nel sistema mediatico «crea un ambiente favorevole alla monopolizzazione del mercato pubblicitario, ostacola l'entrata di nuovi attori sul mercato e conduce anche all'uniformità dei contenuti dei mezzi d'informazione».
Il Parlamento sostiene che il diritto comunitario in materia di concorrenza abbia contribuito a limitare la concentrazione dei mezzi d'informazione ma, sottolineando l'importanza di controlli autonomi dei mezzi d'informazione a livello di Stato membro, insiste affinché la regolamentazione nazionale in materia «sia efficace, chiara, trasparente e di alto livello». Il diritto di concorrenza, pertanto, dovrebbe essere collegato alla legislazione sui mezzi d'informazione e applicato in coerentemente a livello europeo e nazionale, in modo da garantire l'accesso al mercato di nuovi operatori, la concorrenza e la qualità ed «evitare conflitti d'interesse tra la concentrazione della proprietà dei mezzi di comunicazione ed il potere politico». Conflitti, è precisato, «che sono pregiudizievoli per la libera concorrenza, la parità di condizioni e il pluralismo».
I deputati ritengono che le norme sulla concentrazione dei mezzi di comunicazione non dovrebbero disciplinare soltanto la proprietà e la produzione del contenuto mediatico, ma anche i canali e i mezzi (elettronici) per l'accesso e la diffusione di contenuti su Internet quali i motori di ricerca. D'altro canto, sostengono che l'introduzione di regole troppo restrittive sulla proprietà dei media rischia di ridurre la competitività delle imprese europee sul mercato mondiale e di accrescere l'influenza dei gruppi mediatici non europei. Inoltre rilevano che il concetto di pluralismo nei media «non può limitarsi al problema della concentrazione della proprietà delle imprese», ma abbraccia anche questioni riguardanti i servizi pubblici di radiodiffusione, il potere politico, la concorrenza economica, la diversità culturale, lo sviluppo di nuove tecnologie, la trasparenza e le condizioni di lavoro dei giornalisti nell'UE.
Un servizio pubblico di alta qualità e indipendente dal potere politico
Il modello audiovisivo europeo basato su un settore pubblico «forte, indipendente e pluralista» e su un settore commerciale «dinamico», ha dato prova «di grande efficacia ... e dovrebbe essere ulteriormente potenziato», salvaguardando l'equilibrio tra emittenti di diritto pubblico ed emittenti private. Secondo i deputati, infatti, la stabilità di tale modello «è indispensabile per la vitalità e la qualità della creazione, per il pluralismo dei servizi d’informazione e per il rispetto e la promozione della diversità culturale».
Sottolineando l'importante ruolo svolto dai media pubblici nel garantire il pluralismo - riconosciuto da una Convenzione Unesco e dal protocollo allegato al trattato di Amsterdam - il Parlamento ricorda che la responsabilità di definire la missione del servizio pubblico di radiodiffusione e di provvedere al suo finanziamento «spetta agli Stati membri». Ma rileva che i servizi pubblici di radiodiffusione devono disporre delle risorse e degli strumenti necessari per «assicurare loro una vera indipendenza dalla pressione politica e dalle forze del mercato», e per «promuovere l'interesse pubblico e i valori sociali». Il Parlamento sottolinea poi che, attualmente, i servizi pubblici di radiodiffusione si vedono spinti «in modo ingiustificato» a concorrere con i canali commerciali per lo share di pubblico e per i proventi della pubblicità, a detrimento della qualità dei loro contenuti, laddove l'obiettivo ultimo delle reti commerciali «non è la qualità bensì il soddisfare la domanda maggioritaria del pubblico». Sollecita gli Stati membri ad appoggiare servizi pubblici di alta qualità, che possano rappresentare «una reale alternativa alla programmazione delle reti commerciali» e che occupino «un posto di più alto profilo nel panorama europeo come pilastri della salvaguardia del pluralismo dei media, del dialogo democratico e dell'accesso di tutti i cittadini a contenuti di qualità».
Affinché i media audiovisivi pubblici possano assolvere alla propria funzione nell'era della tecnologia digitale - ossia raggiungere tutti i gruppi che compongono la società, indipendentemente dalle modalità di accesso utilizzate - il Parlamento sottolinea la necessità che essi sviluppino nuovi servizi e media informativi, al di là dei programmi tradizionali, e che siano in grado di interagire con tutte le reti e piattaforme digitali.
Un quadro obiettivo per la concessione delle licenze di trasmissione
Il Parlamento chiede alla Commissione e agli Stati membri di consolidare un quadro obiettivo per la concessione delle licenze di trasmissione nei settori della televisione via cavo e via satellite e dei mercati della diffusione analogica e digitale. E ciò, precisa, va realizzato «secondo criteri di trasparenza e di equità, allo scopo di stabilire un sistema di concorrenza pluralistica e di evitare abusi da parte di imprese in posizione di monopolio o in posizione dominante». Ribadisce inoltre che le norme sull'utilizzo dello spettro «devono tener conto di obiettivi di interesse pubblico come il pluralismo dei mezzi d'informazione e non possono quindi essere soggette a un regime basato esclusivamente sul mercato». Pertanto, gli Stati membri dovrebbero mantenere la responsabilità della decisione in merito all'attribuzione delle frequenze.
Una discussione aperta sullo status dei weblog
Il Parlamento rileva che i weblog «costituiscono un importante nuovo contributo alla libertà di espressione sempre più utilizzato dagli operatori del settore dei mezzi d'informazione e dai privati cittadini» e incoraggia quindi una discussione aperta su tutte le questioni relative al loro status. Respinge così la proposta di stabilire garanzie giuridiche che permettano l'attribuzione delle responsabilità in caso di azioni legali e che prevedano il diritto di replica. Al contempo si dice preoccupato per la posizione dominante detenuta da alcuni grandi operatori online, «la quale limita i nuovi soggetti sul mercato e soffoca in tal modo la creatività e l'imprenditorialità in questo settore».
I deputati, infine, sottolineano che i mezzi di comunicazione commerciali utilizzano sempre più contenuti prodotti da utenti privati, in particolare contenuti audiovisivi, dietro pagamento di un corrispettivo simbolico o senza versare alcun corrispettivo. Ciò, a loro parere, solleva problemi di natura etica e di tutela della vita privata, ed espone i giornalisti e gli altri operatori del settore «a una pressione competitiva indebita». Chiedono pertanto una maggiore trasparenza in relazione ai dati e alle informazioni personali detenute sugli utenti dai motori di ricerca Internet, dai fornitori di posta elettronica e dai siti di social networking. Link utili
Documento di lavoro
della Commissione sul pluralismo dei mezzi d'informazione nell'UE
(in inglese)
Riferimenti
Marianne MIKKO (PSE, EE) Relazione sulla concentrazione e il pluralismo dei mezzi d'informazione nell'Unione europea Procedura: Iniziativa Dibattito: 22.9.2008 Votazione: 25.9.2008 |
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Prezzi energetici: ridurre la dipendenza dal petrolio | |
Con 491 voti favorevoli, 91 contrari e 19 astensioni, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sostenuta da PPE/DE, PSE, ALDE e UEN che sottolinea anzitutto come la scorsa estate il prezzo del petrolio abbia «raggiunto il livello più alto mai registrato in termini reali», trascinando con sé i prezzi degli altri prodotti energetici. Osserva poi che l'aumento dei prezzi dell'energia «mina il potere d'acquisto dei cittadini europei, colpendo più duramente le famiglie a basso reddito e i settori industriali ad alta intensità energetica».
D'altra parte, il Parlamento rileva che, malgrado il recente calo del prezzo del greggio a 100 dollari al barile, «i consumatori continuano a pagare prezzi dell'energia più elevati, che non sempre riflettono pienamente le fluttuazioni al ribasso del prezzo del greggio». Invita pertanto la Commissione a monitorare l'andamento dei prezzi e a garantire il rispetto delle norme vigenti nell'UE in materia di concorrenza, con un'attenzione particolare alle indagini e alla lotta contro le pratiche anticoncorrenziali nel settore del gas e dell'elettricità nonché nelle attività di raffinazione e di distribuzione del petrolio nei centri di consumo.
Notando come taluni paesi produttori «tendono a utilizzare le proprie risorse naturali a fini politici», il Parlamento sottolinea che l'economia dell'UE è ancora fortemente dipendente dalle importazioni di petrolio. Ritiene quindi necessario adottare misure che consentano all'economia dell'UE di salvaguardare la sua competitività e di adeguarsi alla nuova congiuntura dei prezzi dell'energia. Più in particolare, chiede un forte impegno politico per adottare misure concrete per ridurre la domanda di energia, promuovere le energie rinnovabili e l'efficienza energetica, diversificare l'approvvigionamento energetico e ridurre la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili. Ma anche una tempestiva revisione della legislazione comunitaria in materia di scorte petrolifere di emergenza.
Prendendo poi atto dell'aumento del gettito fiscale energetico registrato da alcuni Stati membri per via dei recenti aumenti del prezzo del petrolio, il Parlamento sottolinea l'importanza di misure fiscali adeguate come mezzo per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, affrontare il cambiamento climatico e incentivare gli investimenti nell'efficienza energetica, nelle energie rinnovabili e nei prodotti rispettosi dell'ambiente. Invita quindi la Commissione a presentare la sua proposta di revisione della direttiva sulla tassazione dell'energia, «dopo aver attentamente esaminato le potenziali conseguenze delle misure fiscali per l’inflazione, i nuovi investimenti e la transizione verso un’economia europea a basse emissioni di carbonio e ad alta efficienza energetica».
In proposito, sollecita inoltre l'ECOFIN ad introdurre aliquote IVA ridotte per beni e servizi a basso consumo energetico. L'Aula non ha peraltro accolto un emendamento di PSE, GUE/NGL e Verdi, che sollecitava i Ministri delle finanze a far fronte alla speculazione riguardante i prezzi dell'energia ed esortava l'ECOFIN ad introdurre politiche in materia di tassazione dei profitti eccezionali realizzati dalle grandi compagnie energetiche. I proventi di tali entrate, era precisato, avrebbero potuto «costituire la base per la creazione di fondi nazionali per l'innovazione e gli aiuti nel settore del petrolio».
Per i deputati, occorre anche incoraggiare l'adozione di misure che agevolino il processo di adeguamento volto ad una maggiore efficienza energetica dei settori e dei servizi ad alta intensità di energia. Chiedono tuttavia alla Commissione di monitorare l'impatto di tali misure e di intervenire opportunamente in caso di distorsioni della concorrenza. Sottolineano inoltre che l'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, abbinato a incentivi per migliorare l'efficienza energetica delle famiglie, diminuisce la dipendenza dell'Europa dalle importazioni di energia. Pertanto, invitano la Commissione a garantire che il risparmio energetico, l'efficienza energetica e le energie rinnovabili «figurino tra le priorità della futura politica energetica dell'UE». Ritengono, peraltro, che la BEI debba svolgere un ruolo più importante nel finanziamento di progetti nel campo dell'efficienza energetica, delle energie rinnovabili e delle attività di R&S, con un'attenzione particolare alle PMI.
Il riorientamento dell'approccio europeo, inoltre, andrebbe accompagnato da congrui impegni finanziari in attività di R&S. Il Parlamento incoraggia anche le imprese dell'UE a incrementare gli investimenti e ad assumere un ruolo di guida per quanto riguarda le nuove competenze tecnologiche e ingegneristiche. Rileva la particolare necessità di investimenti nello sviluppo delle capacità di raffinazione e prospezione al fine di far fronte all'aumento della domanda. Le principali società energetiche dovrebbero inoltre convogliare maggiori investimenti privati in programmi di risparmio energetico, tecnologie alternative e ricerca.
Il Parlamento chiede poi agli Stati membri di adottare anche misure di breve termine mirate, per attenuare l'impatto negativo sulle famiglie più povere, evitando però quelle che accrescono l'inflazione, in quanto possono danneggiare la sostenibilità delle finanze pubbliche e il loro effetto può essere annullato dall'aumento del prezzo del petrolio. Ritiene inoltre che la Commissione debba presentare una comunicazione su come affrontare la povertà energetica nell'Unione europea e la invita a garantire il rispetto degli obblighi vigenti in materia di servizi universali e pubblici. Invita poi gli Stati membri a definire la povertà energetica a livello nazionale e a sviluppare piani di azione nazionali per eliminarla. Allo stesso tempo, esorta la Commissione a garantire che la proposta carta del consumatore nel settore dell'energia indichi chiaramente i diritti dei consumatori ed invita le autorità nazionali di regolamentazione a fare ampio uso dei poteri di cui dispongono per assistere i consumatori.
Infine, il Parlamento sottolinea che l'UE deve esprimersi con una sola voce relativamente alla politica energetica e ribadisce quindi l'importanza di una politica europea comune in materia di energia e dell'impegno nella politica europea di vicinato. A tale proposito, ritiene che l'UE debba assumere la guida del dialogo sull'energia con i principali paesi fornitori di petrolio e gas e accoglie con favore l'idea di un summit ad alto livello tra i paesi produttori e consumatori di petrolio e gas, che abbia come obiettivi una maggiore stabilità dei prezzi e una maggiore prevedibilità in termini di forniture e pagamenti per le vendite in euro.
Link utili
Risoluzione del Parlamento europeo
del 19 giugno 2008 sulla crisi del settore della pesca in seguito
all'aumento del prezzo del gasolio
Riferimenti
Risoluzione comune sul controllo dei prezzi dell'energia Procedura: Risoluzione comune Dibattito: 24.9.2008 Votazione: 25.9.2008 |
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Una strategia europea contro l'obesità | |
Secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2005 circa 1,6 miliardi di adulti (di età superiore ai 15 anni) erano in sovrappeso, mentre almeno 400 milioni di adulti erano obesi. L'OMS prevede che entro il 2015 tali cifre saliranno, rispettivamente, a 2,5 miliardi e a 700 milioni. Inoltre, non meno di 20 milioni di bambini al di sotto di 5 anni erano in sovrappeso nel 2005. Sempre secondo l'OMS oltre il 50% della popolazione adulta europea soffre di sovrappeso o obesità.
Approvando con 536 voti favorevoli e 37 contrari la relazione di Alessandro FOGLIETTA (UEN, IT), il Parlamento osserva anzitutto che il sovrappeso, l'obesità e le patologie legate all’alimentazione «assumono sempre più i caratteri di un'epidemia e sono tra i principali fattori di mortalità e di morbosità in Europa». Chiede pertanto che la questione dell'alimentazione sia presa seriamente in considerazione in tutte le politiche europee, ritenendo che «un approccio organico e multilivello sia il miglior modo per combattere l'obesità fra la popolazione dell'UE». In tale contesto, sottolinea che l'UE deve assumere un ruolo di guida nella definizione di un approccio comune e nella promozione delle migliori prassi e del coordinamento fra gli Stati membri. E' infatti persuaso che settori quali l'informazione per i consumatori, l'etichettatura, l'educazione alimentare, la pubblicità sui media e la produzione agricola «possano apportare un importante valore aggiunto europeo».
Informare i consumatori e sviluppare prodotti più sani
Il Parlamento
rileva che la disponibilità di informazioni esaustive sulle
etichette è «cruciale» per consentire ai consumatori di scegliere
tra un'alimentazione di maggiore o minore qualità. Accoglie pertanto
con favore la nuova proposta per la revisione della direttiva
90/496/CEE sull'etichettatura nutrizionale dei prodotti
alimentari, insistendo affinché l'etichetta risulti «visibile,
chiara e facilmente comprensibile dai consumatori».
I deputati ritengono che una politica orientata alla qualità dei prodotti alimentari può promuovere la salute e la riduzione dell'obesità. In tale contesto, sottolineano che il settore privato può apportare un contributo attraverso lo sviluppo di nuovi prodotti più sani. I produttori alimentari sono poi invitati a impegnarsi maggiormente nella riformulazione dei prodotti ad alto contenuto energetico e di scarso valore nutrizionale, in modo da ridurre i grassi, gli zuccheri e il sale a favore di fibre, frutta e verdura. Ritenendo infatti che la riformulazione dei prodotti rappresenti «un potente strumento», i deputati accolgono con soddisfazione l'impegno volontario dei produttori ad applicare criteri nutrizionali nella formulazione dei prodotti alimentari.
Limitazioni per le pubblicità rivolte ai bambini, anche su Internet e telefonini
Per i deputati, l’industria dovrebbe usare particolare cura nella pubblicità di prodotti alimentari specificamente rivolta ai bambini. Anche perché le reclame di prodotti alimentari coprano circa la metà di tutta la pubblicità televisiva trasmessa in fasce orarie di visione frequentate dai bambini. In tale contesto, chiedono limitazioni per fasce orarie e quantitative della pubblicità di alimenti di scarso valore nutrizionale che abbiano i bambini come target specifico. Ogni restrizione di questo tipo, precisano, dovrebbe essere estesa alle nuove forme mediatiche quali i giochi online, i pop-ups e i messaggi su telefoni cellulari.
Più in generale, invitano la Commissione a presentare proposte legislative più rigorose qualora il riesame della direttiva "Televisione senza frontiere" previsto per il 2010 decreti il fallimento dell'approccio volontaristico in essa contemplato per la pubblicità rivolta ai bambini di prodotti con scarso valore nutrizionale. Occorre poi indurre i fornitori di servizi mediatici a sviluppare codici di condotta per i messaggi commerciali audiovisivi inappropriati aventi per oggetto prodotti alimentari e bevande e, pertanto, gli operatori sono sollecitati a presentare iniziative concrete volte a attuare e rafforzare le disposizioni della direttiva.
Più frutta nelle mense scolastiche, no alle merendine nei distributori automatici
Il Parlamento sottolinea che è soprattutto a livello della scuola che occorre attivarsi perché l'attività fisica e l'alimentazione equilibrata divengano parte integrante dello stile di vita del bambino. Chiede quindi lo sviluppo di linee guida sulle politiche nutrizionali per la scuola, e sulla promozione dell'educazione alimentare e invita gli Stati membri a inserire nei programmi scolastici i benefici dell’alimentazione equilibrata e dell'esercizio fisico.
Gli Stati membri, gli enti locali e le autorità scolastiche dovrebbero inoltre monitorare e migliorare la qualità e gli standard nutrizionali dei menù delle scuole e degli asili d’infanzia, anche organizzando controlli di qualità presso i ristoratori e formulando orientamenti dietetici destinati alle mense. Occorre inoltre adattare le porzioni alle necessità e includervi frutta e verdura. A tale proposito, il Parlamento saluta con favore un eventuale progetto "Frutta nelle scuole" sostenuto finanziariamente dall'Unione europea, che consenta di distribuire nelle scuole maggiori quantitativi di frutta e verdura, «a condizione che ne venga controllata la qualità e la sicurezza chimica».
I deputati incoraggiano poi l’abbandono della vendita di prodotti grassi, troppo salati o troppo zuccherati e con basso valore nutrizionale nelle scuole, raccomandando invece una maggiore disponibilità di frutta e verdura fresca nei punti vendita. Invitano quindi gli Stati membri, gli enti locali e le autorità scolastiche ad assicurare che i distributori automatici nelle scuole offrano alternative sane. Ritengono inoltre che debba essere vietato ogni tipo di sponsorizzazione e di pubblicità per i prodotti ad alto contenuto di zuccheri, sale o grasso condotta nelle scuole.
Più sport nelle scuole e città che favoriscano l'esercizio fisico
Il Parlamento invita le autorità competenti a prevedere nel curriculum scolastici almeno tre ore la settimana di attività fisiche, a pianificare la costruzione di nuove strutture sportive pubbliche e a salvaguardare gli impianti sportivi già esistenti presso le scuole. Sollecita inoltre gli Stati membri a adottare linee guida definite da esperti sui modi per migliorare l'attività fisica fin dal periodo prescolare. Invita inoltre gli Stati membri e gli enti locali e regionali, nel quadro della programmazione urbanistica, a favorire l’esercizio fisico come routine quotidiana e in modo da creare opportunità che motivino la gente ad impegnarsi in attività fisiche durante il tempo libero. Tale risultato, è precisato, può essere conseguito con interventi a livello locale per ridurre la dipendenza dall’autovettura e incoraggiare la gente ad andare a piedi nonché realizzando idonei progetti edilizi misti (commerciali/residenziali), potenziando i mezzi pubblici di trasporto e realizzando parchi e strutture sportive accessibili, piste ciclabili ed attraversamenti pedonali.
Un'attenzione specifica alle donne gestanti e in menopausa
Il Parlamento invita la Commissione e tutti i soggetti interessati a definire come priorità la lotta contro l'obesità fin dai primi anni di vita. Chiede inoltre campagne d'informazione che sensibilizzino le donne gestanti all'importanza di una dieta sana ed equilibrata e che rendano consapevoli le donne e i loro partner dell’importanza dell'allattamento al seno, rispettando però la libertà di scelta delle madri. Richiama poi l'attenzione degli Stati membri sulla necessità che i servizi sanitari nazionali promuovano servizi di consulenza nutrizionale specifica per le donne gestanti e le donne in menopausa, «dal momento che la gravidanza e la menopausa costituiscono due fasi importanti nella vita della donna in cui è maggiore il rischio di sovrappeso».
Prevenzione, ricerca e campagne d'informazione. Bandire gli acidi grassi trans
Il Parlamento saluta con favore il Libro bianco sulla nutrizione come importante passo nella strategia generale volta a mettere un freno in Europa al crescente fenomeno e ad affrontare il problema delle malattie croniche legate all’alimentazione (malattie cardiovascolari, compreso l'infarto e l’ictus, il cancro e il diabete). Nel ribadire l’invito a tutti gli Stati membri di riconoscere ufficialmente l'obesità come malattia cronica, chiede di non stigmatizzare gli individui esposti a simili problemi sanitari e raccomanda agli Stati membri di assicurare cure adeguate a tali persone.
Per i deputati occorre inoltre fare della malnutrizione, insieme all’obesità, una delle principali priorità nel campo della nutrizione e della salute, inserendola laddove possibile nelle iniziative di ricerca finanziate dall'UE. Invitano poi la Commissione a sviluppare indicatori antropometrici e orientamenti europei sui fattori di rischio cardiometabolico legati all’obesità. E chiedono agli Stati membri di istituire un sistema che garantisca l’accesso a servizi qualitativamente elevati per la prevenzione, lo screening e il controllo del sovrappeso, dell’obesità e delle patologie croniche associate. Si dicono peraltro persuasi della necessità di una piena regolamentazione delle qualifiche relative a professioni sanitarie quali "dietologo clinico" e "nutrizionista".
Il Parlamento invita la Commissione a promuovere le migliori pratiche e a lanciare campagne d'informazione sui rischi connessi all'obesità, richiamando soprattutto l’attenzione sui rischi cardiovascolari. Sollecita la Commissione a fornire informazioni sui rischi delle diete "fatte in casa", specie se comportano l'assunzione di farmaci anti-obesità senza ricetta medica e la invita a prestare maggiore attenzione ai problemi dell'iponutrizione, della malnutrizione e della disidratazione.
Il Parlamento chiede poi la messa al bando degli acidi grassi trans in tutta l'UE, anche perché un loro consumo eccessivo (superiore al 2% dell'apporto energetico totale) è associato a un aumento significativo dei rischi di malattie cardiovascolari, e sollecita gli Stati membri dell'UE ad attenersi e a scambiarsi buone prassi in materia di controllo del contenuto di determinate sostanze nei prodotti alimentari (ad es. il sale). Rileva peraltro la necessità di prevedere speciali deroghe per i prodotti DOP (denominazione di origine protetta), IGP (indicazione geografica protetta), STG (specialità tradizionale garantita), «in modo da preservare le ricette tradizionali».
Link utili
Libro bianco
- Una strategia europea sugli aspetti sanitari connessi
all'alimentazione, al sovrappeso e all'obesità
Riferimenti
Alessandro FOGLIETTA (UEN, IT) Relazione sul Libro bianco concernente "Una strategia europea sugli aspetti sanitari connessi all'alimentazione, al sovrappeso e all'obesità" Procedura: Iniziativa Dibattito: 24.9.2008 Votazione: 25.9.2008 |
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Licenze europee per la musica on line | |
Il Parlamento europeo ha approvato con 509 voti favorevoli, 24 contrari e 29 astensioni una risoluzione che ricorda come, alla luce del carattere territoriale del diritto d'autore e nonostante l'esistenza della direttiva europea in materia, la situazione nel settore della gestione collettiva del diritto d'autore e dei diritti connessi per i servizi on-line sia veramente complessa, «a causa soprattutto della mancanza di licenze europee».
Il Parlamento ricorda peraltro che nella sua risoluzione del 13 marzo 2007, invitava la Commissione a presentare al più presto - previa stretta consultazione delle parti interessate - una proposta di direttiva quadro flessibile, da adottare in codecisione, volta a disciplinare la gestione collettiva del diritto d'autore e dei diritti connessi per quanto riguarda i servizi musicali on-line transfrontalieri. La direttiva avrebbe dovuto tenere conto della specificità dell'era digitale e tutelare la diversità culturale europea, gli interessati più piccoli e i repertori locali sulla base del principio della parità di trattamento.
I deputati, inoltre, ritengono che, rifiutando di legiferare e scegliendo di cercare di regolamentare il settore attraverso una raccomandazione, «si è creato un clima di incertezza giuridica per i titolari dei diritti e per gli utenti, in particolare le emittenti». D'altra parte, sottolineano che l'avvio di una procedura contro la CISAC (Confederazione Internazionale delle Società di autori e compositori), avrà l'effetto di impedire ogni tentativo da parte degli attori interessati di agire insieme per trovare soluzioni adeguate, portando così ad «una restrizione della possibilità di scelta e la sparizione delle piccole società di gestione collettiva a scapito di culture minoritarie».
Questa situazione, per i deputati, riflette il fatto che la Commissione ha scelto di ignorare la risoluzione del 2007. La invitano, quindi, a garantire che il Parlamento europeo partecipi attivamente, in qualità di colegislatore, all'iniziativa sul contenuto creativo on-line.
Background
La Commissione europea ha adottato, mercoledì 16 luglio, una decisione di condanna delle restrizioni geografiche applicate da numerose società ai loro servizi di gestione dei diritti d'autori musicali. Queste prassi vietate limitano le attività delle società ai loro territori nazionali rispettivi con accordi bilaterali di rappresentazione reciproca tra i membri della CISAC («Confederazione Internazionale delle società d'Autori e Compositori», cui aderisce l'italiana SIAE). La Commissione ritiene dette prassi contrarie all'articolo 81 de Trattato sulla libera concorrenza ed esige che siano sospese, senza infliggere tuttavia alcuna multa. «Questa decisione avrà l'effetto di consentire [alle emittenti] d'ottenere i diritti per numerosi paesi presso una società di gestione collettiva» ha spiegato il portavoce della Commissaria alla Concorrenza Neelie Kroes, senza mettere in discussione il principio della gestione collettiva dei diritti d'autore.
Lo stesso giorno in cui ha adottato la decisione, la Commissione ha pubblicato un Libro Verde sui diritti d'autore nell'economia basata sulla conoscenza. Questo documento lancia, fino al 30 novembre 2008, una consultazione pubblica sulla pertinenza della legislazione europea che disciplina i diritti d'autore per una diffusione in rete efficace delle conoscenze nei settori della ricerca, delle scienze e dell'insegnamento. Il libro verde verte su due elementi: le eccezioni ai diritti esclusivi previste dalla direttiva 2001/29/CE che armonizza alcuni aspetti dei diritti d'autore e dei diritti affini nella società dell'informazione; l'impatto di queste eccezioni sulla divulgazione delle conoscenze. Pone il problema dell'evoluzione di queste eccezioni per adeguarle all'era della diffusione numerica.
Attualmente, i musicisti di studio cedono, a pagamento, i loro diritti esclusivi a una società di produzione. La proposta di direttiva suggerisce che ottengano il diritto ad un pagamento annuale sulla durata di estensione dei loro diritti (45 anni). Questo pagamento proverrebbe da un fondo creato ad hoc che le società di produzione dovrebbero alimentare, versando almeno il 20% delle entrate provenienti dall'uso esteso dei diritti ceduti loro dagli artisti interpreti. La distribuzione agli artisti interpreti del denaro raccolto potrà essere affidata alle società di gestione collettiva dei diritti d'autore. D'altra parte, viene introdotta una clausola che permetterà agli artisti interpreti di recuperare i loro diritti quando una casa discografica non vuole più sfruttare sul piano commerciale alcune opere musicali.
Link utili
Libro Verde: Il diritto d'autore nell'economia della conoscenza (luglio 2008) Risoluzione del Parlamento europeo del 13 marzo 2007 sulla raccomandazione 2005/737/CE della Commissione, del 18 ottobre 2005, sulla gestione transfrontaliera collettiva dei diritti d'autore e dei diritti connessi nel campo dei servizi musicali online autorizzati Direttiva 2001/29/CE sull'armonizzazione di taluni aspetti del diritto d'autore e dei diritti connessi nella società dell'informazione FAQ sul caso CISAC (in inglese) Comunicazione della Commissione - Caso COMP/38698 — CISAC Sito della CISAC
Riferimenti
Risoluzione sulla gestione transfrontaliera collettiva dei diritti d'autore e dei diritti connessi nel campo dei servizi musicali autorizzati Procedura: Risoluzione Dibattito: 24.9.2008 Votazione: 25.9.2008 |
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Lo Spazio di libertà e sicurezza in attesa del Trattato di Lisbona | |
Il Parlamento ha approvato - con 488 voti favorevoli, 88 contrari e 19 astensioni - una risoluzione che sottolinea anzitutto come gli Stati membri abbiano «la precipua responsabilità di garantire libertà, sicurezza e giustizia per i loro cittadini» ma, al contempo, «l'Unione europea è tenuta a contribuire al perseguimento degli stessi obiettivi, tenendo in conto le aspettative dei cittadini europei per quanto riguarda la protezione dei diritti fondamentali». D'altra parte, i deputati ritengono che la ratifica del trattato di Lisbona costituisce «una condizione essenziale ed urgente per garantire che l'Unione europea diventi uno Spazio di libertà, sicurezza e giustizia (AFSJ) ed apporta miglioramenti fondamentali alla legittimità ed efficacia dell'azione dell'Unione europea».
In proposito, il Parlamento si dice convinto che, nell'attuale fase transitoria verso la conclusione della ratifica del nuovo trattato, sia necessario adottare prima della fine del 2009 alcune misure generali che, anche se ispirate al trattato di Lisbona, possono ancora essere adottate in base ai trattati esistenti. Chiede pertanto di avviare, sin da ora, il processo di determinazione della priorità per il futuro programma pluriennale AFSJ (2010-2014), affiancare il Parlamento europeo nel suo dialogo con i parlamenti nazionali sulle priorità per il periodo 2010-2014 e concordare con il Parlamento una lista di testi/proposte che potrebbero o dovrebbero essere adottate in priorità prima dell'entrata in vigore del trattato e, in ogni caso, prima della fine del presente mandato.
Più dettagliatamente, il Parlamento chiede di definire criteri più trasparenti a livello UE in materia di diritti fondamentali e cittadinanza, prendere in conto sistematicamente l'impatto sui diritti fondamentali della legislazione, in particolare rispetto alla lotta al terrorismo, rivedere il programma di attività dell'Agenzia per i diritti fondamentali, nonché avanzare una proposta legislativa per ridurre la discriminazione diretta e indiretta riguardo alla circolazione dei cittadini europei, l'accesso alla giustizia in un paese diverso da quello di origine e la protezione diplomatica e consolare in paesi terzi. Per i deputati, occorre inoltre presentare proposte riguardo alla trasparenza e alla confidenzialità dell'informazione e dei documenti trattati dalle istituzioni UE e alla protezione dei dati, potenziare le istituzioni responsabili della protezione dei diritti fondamentali nell'UE, rafforzare il dialogo tra Stati membri, la conoscenza mutua dei sistemi giuridici, e attivare la procedura di dialogo per coinvolgere i parlamenti nazionali e il Parlamento europeo. In merito alla politica di immigrazione ed asilo, il Parlamento sollecita la promozione di una strategia europea rivolta al futuro sulla migrazione legale (procedura di applicazione unica della Carta blu, proposta su lavoratori stagionali, distacchi intrasocietari e tirocini retribuiti), sulla migrazione illegale (proposte che includono sanzioni e un programma UE di reinsediamento), sull'asilo (revisione della direttiva in merito alle procedure sull'attribuzione e la revoca della qualifica di rifugiati e la direttiva sulle norme minime per la qualificazione a cittadini di paesi terzi ed apolidi). Chiede anche lo sviluppo di una politica comunitaria sulla migrazione e l'asilo basata sull'apertura di canali per la migrazione legale e sulla definizione di norme comuni per la protezione nell'UE dei diritti fondamentali dei migranti e dei richiedenti asilo. Accogliendo con 268 voti favorevoli, 243 contrari e 9 astensioni un emendamento del PPE/DE, l'Aula ha peraltro respinto la richiesta di presentare una proposta riguardante il diritto dei residenti di lungo periodo di votare nelle elezioni europee e locali, un diritto che potrebbe favorire l'integrazione sociale, culturale e politica dei migranti.
In merito alla protezione delle frontiere, il Parlamento sollecita l'adozione di misure adeguate intese a garantire la piena utilizzazione di SIS II e l'entrata in vigore delle decisioni collegate alla Convenzione di Prüm nonché il rafforzamento di Frontex e la valutazione dell'impatto delle nuove proposte della Commissione sui controlli alle frontiere. Ma occorre anche potenziare le informazioni Frontex sugli accordi firmati dall'Agenzia con paesi terzi e sulle relazioni di valutazione in merito alle operazioni congiunte, garantire che i controlli alle frontiere rispettino i diritti umani e modificare il mandato dell'Agenzia, per includere operazioni di salvataggio in mare. Va poi istituita una cooperazione strutturata tra Frontex e l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) per semplificare le operazioni relative, tenendo in conto la protezione dei diritti umani.
Riguardo allo spazio giudiziario europeo, il Parlamento chiede di sottoporre a revisione la proposta legislativa sui diritti degli individui nel processo penale, presentare una proposta sui diritti delle vittime dei crimini e terrorismo, migliorare il mutuo riconoscimento tra Stati membri, promuovere la interconnessione dei casellari giudiziari, rivedere lo statuto di Europol, Eurojust e della Rete giudiziaria europea.
Link utili
Resoconto stenografico del dibattito in Aula (31.1.2008)
Riferimenti Risoluzione comune sul dibattito annuale sui progressi compiuti nello Spazio di libertà, giustizia e sicurezza (AFSJ) (articoli 2 e 39 del trattato UE) Procedura: Risoluzione comune Dibattito: 31.1.2008 Votazione: 25.9.2008 |
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