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RESOCONTO
24 aprile 2008 Strasburgo
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Priorità politiche per il 2009 | |
Favorire le PMI, completare il mercato unico, vigilare sui mercati finanziari e incentivare la formazione continua. Sono queste alcune delle priorità individuate dal Parlamento per il 2009, che sollecita anche soluzioni comuni sulla flessicurezza e nuove misure per proteggere i passeggeri. Chiede poi lo sviluppo di politiche comuni in materia energetica, dell'immigrazione e di lotta al terrorismo. In vista delle elezioni europee del 2009, occorre una politica di comunicazione efficace.
A seguito del dibattito in Aula tenutosi nella sessione di marzo, con 304 voti favorevoli, 240 contrari e 23 astensioni, il Parlamento ha adottato una risoluzione sostenuta da PPE/DE, ALDE e UEN sulla strategia politica annuale della Commissione per il 2009. Al riguardo, sottolinea nuovamente l'importanza di «una vigorosa attuazione della Strategia di Lisbona», ponendo l'accento sull'interdipendenza del progresso economico, sociale e ambientale ai fini della creazione di un'economia sostenibile dinamica e innovativa.
Il Parlamento ritiene che la legge europea sulle piccole imprese costituisca una strategia «importantissima» a sostegno delle PMI e che sono anche necessari un quadro finanziario e atti legislativi che sostengano nel modo più opportuno le PMI. Mette tuttavia in guardia da un uso indebito di tali strumenti per chiudere i mercati nazionali, riducendo in tal modo la competitività europea e la scelta per i consumatori. Inoltre, sollecita nuovamente la Commissione a presentare una proposta legislativa sullo statuto della società privata europea. Appoggia poi l'obiettivo della riduzione del 25% degli oneri amministrativi entro il 2012 ed esorta a conseguire quanto prima risultati tangibili poiché la ritiene una priorità fondamentale, in particolare per le PMI.
Nel chiedere di prestare una costante attenzione al recepimento delle più importanti direttive relative al mercato interno, in particolare la direttiva sui servizi, e all'ulteriore sviluppo degli strumenti del mercato interno, il Parlamento appoggia le proposte di modifica di diverse direttive al fine di ammodernare il mercato unico dei beni. In proposito, sottolinea l'importanza del reciproco riconoscimento abbinato a un'armonizzazione mirata allo scopo di completare il mercato interno per beni e servizi. In proposito, reitera inoltre la sua richiesta di riesaminare le otto direttive settoriali che stabiliscono i principi del mercato interno. Incoraggiando poi la Commissione a garantire l'attuazione della normativa sulla sicurezza dei prodotti per i consumatori, sottolinea la persistente necessità di normative concrete nel settore del marchio "CE" e dei marchi di sicurezza.
Evidenziando «l'assoluta importanza» di preservare la stabilità dei mercati finanziari e rassicurare i consumatori alla luce dell'attuale crisi finanziaria, il Parlamento osserva che la crisi attuale dimostra la necessità che l'Unione europea metta a punto misure di vigilanza, al fine di accrescere la trasparenza degli investitori, istituire migliori norme di valutazione, migliorare la vigilanza prudenziale nonché il ruolo delle agenzie di rating. Occorre inoltre migliorare la concorrenza in taluni settori dei servizi finanziari «per offrire vantaggi concreti ai consumatori» e invita la Commissione a seguire rigorosamente l'attuazione della direttiva sul credito ai consumatori. Riafferma inoltre l'importanza cruciale di disporre di un'unica e migliore rappresentanza dell'UE in seno alle istituzioni finanziarie internazionali e deplora l'assenza di una proposta in tal senso.
Il Parlamento attende la proposta della Commissione sulla salute transfrontaliera pur sottolineando che devono essere rispettate le competenze degli Stati membri in questo settore. Deplora peraltro, «la persistente vaghezza della strategia politica nel settore della sanità pubblica» e incoraggia la Commissione a rafforzare le sue capacità di coordinamento e di risposta rapida nei confronti di minacce globali di carattere sanitario. Per quanto riguarda REACH, ricorda alla Commissione che la corretta applicazione della normativa «è un fattore cruciale per la sua riuscita».
I deputati sottolineano inoltre la necessità di accordare maggiore centralità alla protezione dei passeggeri che viaggiano su lunghe distanze in autobus, in pullman e in aereo nonché ai passeggeri di treni e di navi. In tale ambito, ritiene importante portare a buon fine lo sviluppo dei sistemi di gestione del traffico e lavorare allo sviluppo del sistema europeo di nuova generazione per la gestione del traffico aereo (SESAR) e del sistema europeo di gestione del traffico ferroviario (ERTMS).
Il Parlamento incoraggia poi la Commissione a continuare a sviluppare soluzioni comuni in materia di flessicurezza, «ossia una maggiore flessibilità sul mercato lavorativo coniugata alla sicurezza per i lavoratori». Si rammarica, peraltro, della scarsa priorità data dalla Commissione alla cultura e ai temi educativi nella sua strategia politica annuale, ritenendo che vada prestata una particolare attenzione alla formazione continua sviluppando la mobilità degli studenti, le competenze linguistiche e la formazione degli adulti.
Nel ritenere che la politica di coesione debba rimanere una politica comunitaria, il Parlamento rileva che in futuro dovranno essere garantite le necessarie risorse finanziarie per affrontare le nuove sfide previste che hanno un importante impatto territoriale. Riguardo alla PAC, accoglie con favore le future proposte volte a ridurre la burocrazia e auspica che esse si applicheranno anche agli agricoltori, in particolare per quanto riguarda la condizionalità. Si compiace inoltre dell'intenzione della Commissione di promuovere una produzione agricola di qualità.
Il Parlamento sostiene fermamente l'ulteriore sviluppo della politica energetica dell'UE in vista della sua indipendenza energetica e per rafforzare la solidarietà fra Stati membri. Invita la Commissione a fornire tempestivamente un'analisi obiettiva sulle possibili implicazioni economiche e sociali dell'aumento dei prezzi energetici al fine di orientare il processo legislativo sul pacchetto cambiamenti climatici/energia. Anche perché rileva che l'UE deve continuare a dimostrare che la crescita economica e lo sviluppo «possono essere conciliabili con un'economia a basse emissioni di carbonio». Si dice peraltro consapevole che il successo di tale strategia «dipende anche dalla capacità dell'Unione europea di persuadere i partner» internazionali e sottolinea pertanto la necessità che l'UE «parli con una voce sola e mostri in questo settore la necessaria solidarietà».
Il Parlamento accoglie con favore l'impegno della Commissione di sviluppare una politica comune in materia di immigrazione. Sottolinea inoltre che un Patto europeo sulla politica di migrazione dovrebbe riguardare le problematiche legate alla lotta all'immigrazione clandestina e alla gestione di quella legale, così come a una politica d'integrazione più ambiziosa. Ma anche l'avvio di una politica europea di asilo. Ritiene poi della massima importanza accelerare la piena applicazione di SIS II e VIS e rileva l'esigenza di rafforzare Frontex, «che dipende dall'impegno degli Stati membri di fornire personale e strutture». I deputati invitano la Commissione a definire le politiche globali di lotta al terrorismo e la esortano a presentare una proposta mirata a tutelare e a promuovere gli interessi delle vittime del terrorismo nonché a sviluppare proposte intese ad assicurare un più elevato grado di preparazione contro gli attacchi biologici. Sottolineano peraltro che nel 2009 il nuovo trattato riconoscerà al Parlamento europeo un nuovo ruolo per quanto riguarda le politiche relative allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia e la conclusione di accordi internazionali in materia, «il che implica una profonda revisione di una parte della legislazione».
Il Parlamento sottolinea l'importanza di preparativi adeguati per l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, in particolare per quanto riguarda la creazione del servizio europeo per l'azione esterna. Rileva poi l'importanza di difendere e promuovere i diritti umani e il rispetto dello stato di diritto in tutto il mondo. Nell'evidenziare l'importanza di concludere al più presto i negoziati di adesione con la Croazia, chiede alla Commissione di controllare da vicino la piena attuazione delle condizioni fissate nel Piano di accordo globale sul Kosovo e di insistere sulla necessità di gettare le basi per un Kosovo multietnico.
Il Parlamento, infine, invita la Commissione «a mettere i cittadini al centro del progetto europeo» e a concentrare ulteriormente i propri sforzi nello sviluppo di una politica di comunicazione efficace «per dare ai cittadini i mezzi per capire meglio l'Unione europea soprattutto nell'anno delle elezioni europee».
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Resoconto stenografico del dibattito in Aula (11/3/2008)
Riferimenti
Risoluzione comune sulla strategia politica annuale 2009 Procedura: Risoluzione comune Dibattito: 11.3.2008 Votazione: 24.4.2008 |
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Verso una zona euro-latinoamericana integrata, nel 2012 | |
Il Parlamento chiede un partenariato strategico con l'America latina e i Caraibi che culmini, nel 2012, in un'area in cui beni, servizi, capitali e persone possano circolare liberamente. La cooperazione dovrà includere le sfide comuni quali i cambiamenti climatici, la crisi alimentare mondiale e la lotta al terrorismo. Al riguardo chiede la liberazione di tutti i prigionieri delle FARC in Colombia. Nella lotta alla povertà occorrerà avere particolare riguardo per le popolazioni indigene.
Con 542 voti favorevoli, 12 contrari e 12 astensioni, il Parlamento ha adottato una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici (eccetto l'IND/DEM) con la quale ribadisce l'impegno ad appoggiare i lavori dei diversi organi di integrazione regionale in Europa e in America latina e a fare tutto quanto in suo potere affinché il Vertice UE- America Latina e Caraibi, che avrà luogo a Lima il 16 maggio prossimo, «rappresenti un effettivo passo avanti per il partenariato strategico».
In proposito, il Parlamento propone «una visione strategica d'insieme per il partenariato» con l'obiettivo ultimo di creare, intorno al 2012, una zona euro latinoamericana di associazione interregionale globale «che comprenda un vero partenariato strategico in ambito politico, economico, sociale e culturale, nonché la ricerca comune di uno sviluppo sostenibile». Tale partenariato, dovrebbe basarsi «su obiettivi realistici e su programmi comuni ispirati alla comune scelta a favore del multilateralismo». I deputati sottolineano infatti che l'impostazione multilaterale «è quella più idonea per affrontare le minacce e le sfide comuni che riguardano i partner euro-latinoamericani». E, in proposito, citano, il cambiamento climatico, la sicurezza energetica e la lotta contro il traffico di stupefacenti, la criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro, il traffico di esseri umani (comprese le organizzazioni mafiose che sfruttano l'immigrazione illegale) e il terrorismo.
Nel ribadire che la lotta contro il terrorismo deve svolgersi «nell'ambito del più rigoroso rispetto dei diritti umani, delle libertà civili e dello Stato di diritto», il Parlamento chiede la liberazione «incondizionata e immediata di tutte le persone sequestrate in Colombia, e in primo luogo degli ammalati». Ritiene peraltro che tale liberazione «debba avvenire mediante una decisione unilaterale delle FARC ... o, in mancanza di una simile decisione, nel contesto di un accordo di scambio umanitario d'urgenza».
In ambito economico e commerciale, il Parlamento propone la creazione di una zona euro latinoamericana fondata su un modello compatibile con l'OMC e il regionalismo. In una prima fase, spiegano i deputati, sarà caratterizzata dalla conclusione dei negoziati dell'accordo di partenariato interregionale UE-Mercosur, UE-Comunità andina e UE-Centroamerica nei termini più brevi possibili, così come dall'approfondimento degli accordi già esistenti tra UE e Messico e tra UE e Cile. Nella seconda fase, che dovrebbe culminare nel 2012, andrebbe concluso un accordo che preveda la libera circolazione delle persone e scambi commerciali biregionali, mediante l'approfondimento degli accordi di integrazione in America latina e del processo di associazione dell'Unione con tutti i paesi e gruppi regionali. Riguardo alle politiche migratorie, il Parlamento propone di definire, entro il 2012, disposizioni e norme comuni di portata generale volte ad agevolare la circolazione delle persone, oltre che di merci, servizi e capitali. Raccomanda inoltre la creazione, già proposta in precedenza, di un "Osservatorio delle migrazioni" incaricato di seguire in modo permanente e da vicino tutte le questioni connesse con i flussi migratori nell'area euro-latinoamericana.
Per quanto concerne una delle grandi aree tematiche che saranno affrontate nel corso del Vertice di Lima, la lotta alla povertà, il Parlamento raccomanda di prestare una particolare attenzione alla riduzione delle disuguaglianze sociali e all'integrazione dei gruppi che attualmente si trovano ai margini della società e difettano di opportunità, «in primo luogo le popolazioni indigene». A quest'ultimo proposito, peraltro, sollecita i partecipanti al Vertice a includere sistematicamente negli accordi biregionali la Dichiarazione dei diritti dei popoli indigeni delle Nazioni Unite. Inoltre, reputa indispensabile andare al di là di un approccio puramente assistenziale nella cooperazione allo sviluppo con l'America latina, privilegiando la cooperazione nel settore tecnologico, dell'istruzione superiore e dell'innovazione.
Il Parlamento, infine, chiede al Vertice di Lima di elaborare iniziative congiunte in settori quali il cambiamento climatico, la desertificazione, l'energia (in particolare le energie rinnovabili e i biocarburanti), l'acqua, la biodiversità, le foreste e la gestione dei prodotti chimici sulla base dell'Accordo di Bali. Ma anche di affrontare e analizzare la crisi alimentare mondiale e di apportarvi possibili soluzioni.
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Sito Ufficiale del Vertice
Riferimenti
Risoluzione comune sul quinto Vertice UE-ALC di Lima Procedura: Risoluzione comune Dibattito: 23.4.2008 Votazione: 24.4.2008 |
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Rafforzare le sanzioni contro la Birmania | |
Il Parlamento denuncia la legittimità del referendum sulla nuova costituzione birmana criticandone il contenuto. Sollecita elezioni libere, il rilascio dei dissidenti, inclusa Aung San Suu Kyi, e di rendere conto dei monaci e delle suore scomparsi. Sostenendo le iniziative di Piero Fassino nel paese, chiede di ampliare le sanzioni UE e di rivederle in funzione del rispetto dei diritti umani. Condanna poi l'uso di bambini soldato e auspica un embargo mondiale sulla vendita di armi alla Birmania.
Il 10 maggio 2008 si svolgerà un referendum su una nuova costituzione che sarà seguito da elezioni multipartitiche nel 2010. Approvando con 551 voti favorevoli, 7 contrari e 8 astensioni una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici (eccetto GUE/NGL e IND/DEM), il Parlamento deplora il fatto che il processo di referendum costituzionale «non abbia nessuna legittimità democratica», in quanto i cittadini birmani sono privi di tutti i diritti democratici fondamentali. In proposito, condanna il rifiuto del governo birmano di accogliere le proposte dell'inviato speciale delle ONU che garantivano lo svolgimento libero ed equo della consultazione. Chiede inoltre di garantire la convocazione di una commissione elettorale indipendente, compilare un'anagrafe elettorale adeguata, abolire le restrizioni imposte sui media, consentire la libertà di associazione, di espressione e di riunione, nonché di consentire la presenza di osservatori internazionali.
I deputati sottolineano peraltro che, nel progetto di costituzione, il governo birmano ha inserito disposizioni che riservano un quarto dei seggi agli ufficiali delle forze armate, danno al Capo delle forze armate del paese il diritto di sospendere in qualsiasi momento la costituzione e vietano di candidarsi alla presidenza chi abbia un coniuge o un figlio di nazionalità straniera e offrono anche l'impunità ai funzionari dello Stato per azioni commesse nello svolgimento delle loro funzioni. Notano inoltre che il governo ha promulgato una legge che nega i diritti di voto agli appartenenti ad ordini religiosi.
Il Parlamento chiede anche il rilascio immediato e incondizionato degli oppositori politici del regime e degli oltre 1.800 prigionieri politici, inclusi Aung San Suu Kyi (leader della Lega nazionale per la democrazia e vincitore del premio Nobel per la pace e del premio Sakharov), i leader degli studenti della generazione '88 e i leader della Lega delle nazionalità Shan per la democrazia arrestati nel 2005. Sollecita inoltre il regime a rendere conto di tutte le vittime e le persone scomparse dopo la repressione operata nel settembre scorso contro le proteste dei monaci buddisti e degli attivisti democratici, e di rendere note le località dove si trovano i monaci e le suore scomparsi.
Il Parlamento sostiene la transizione democratica mediante un processo di riconciliazione nazionale. Notando poi che il governo birmano continua a godere di strette relazioni economiche e politiche con i paesi vicini e con l'ASEAN, appoggia le iniziative dell'inviato speciale dell'UE in Birmania, Piero Fassino, per promuovere il dialogo con i paesi ASEAN, i quali sono anche invitati a fare «pressioni sostanziali» sulle autorità birmane perchè operino un cambiamento democratico. Invita inoltre l'UE e gli Stati membri a lavorare di concerto con l'inviato speciale delle Nazioni Unite per garantire la coerenza dell'impegno della comunità internazionale in Birmania.
Il Parlamento ritiene le sanzioni adottate dall'UE contro il governo birmano «non sono state finora efficaci». Invita quindi il Consiglio a prorogare e ad ampliare le specifiche sanzioni imposte che dovrebbero concentrarsi sulle restrizioni all'accesso ai servizi bancari internazionali da parte di società appartenenti alle forze militari e sulle restrizioni all'accesso da parte di alcuni generali, e delle loro famiglie, a opportunità personali nel settore commerciale, delle cure sanitarie, degli acquisti di carattere privato, dell'istruzione all'estero per i figli. Sollecita inoltre il Consiglio a vietare «esplicitamente e totalmente» a precisi individui ed enti di effettuare qualsiasi transazione finanziaria che passi attraverso banche di compensazione o comunque di utilizzare servizi finanziari nell'ambito della giurisdizione UE.
Il Consiglio dovrebbe poi riesaminare le sanzioni sulla base di specifici criteri riguardanti i diritti umani. Tali criteri, in particolare, dovrebbero includere il rilascio dei prigionieri politici e di tutte le persone arbitrariamente detenute per avere esercitato i propri diritti umani fondamentali di libertà d'espressione, associazione e riunione. Ma devono anche comprendere un'accurata conta ufficiale dei numeri, dei luoghi, delle condizioni degli individui uccisi, arrestati e detenuti dalle forze di sicurezza, la fine degli attacchi dell'esercito contro i civili e la transizione verso la democrazia.
Il Parlamento chiede anche di prendere in considerazione ulteriori sanzioni specifiche, quali il divieto assoluto di nuovi investimenti, il divieto di fornire servizi assicurativi per investimenti in Birmania e l'embargo sullo scambio di quei beni chiave che forniscono notevoli profitti al governo militare. Allo stesso tempo, l'UE e la comunità internazionale, dovrebbero offrire incentivi di riforma «per equilibrare la minaccia e l'imposizione di sanzioni e per motivare positivamente il governo militare al cambiamento».
Commissione, Consiglio e Stati membri sono poi sollecitati a cogliere qualsiasi opportunità sulla scena internazionale per quanto riguarda «il maltrattamento continuato e persistente di bambini» che avviene in Birmania, soprattutto per quanto riguarda l'uso di bambini soldato. In proposito, il Parlamento condanna fermamente la coscrizione di bambini soldato in Birmania e invita il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a indagare attentamente su questa situazione. Nel notare peraltro che l'embargo UE sulle armi nei confronti della Birmania «è inefficace in quanto il governo militare si rifornisce in Cina, Russia e India», sollecita l'UE a fare una campagna attiva per un «embargo mondiale» sulle armi nei confronti della Birmania.
Il Parlamento, infine, invita la comunità internazionale, i governi occidentali e i gruppi attivi a intensificare gli esistenti programmi umanitari nel settore sanitario e ad avviarne nuovi a sostegno dell'educazione di base, per raggiungere le persone sfollate nell'interno e le altre «intrappolate nelle zone di conflitto», soprattutto lungo la frontiera con la Thailandia. In tale contesto invita la Commissione a estendere il fondo per l'aiuto umanitario nel quadro dello strumento di cooperazione allo sviluppo per la Birmania (attualmente 32 milioni di euro per il 2007-2010) e ad investire maggiormente nell'aiuto umanitario transfrontaliero a favore degli sfollati. Occorre anche creare e ampliare programmi di assistenza volti a rafforzare i gruppi che sono stati privati dei diritti civili, incluse le donne e le minoranze etniche e religiose.
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Risoluzione comune sulla Birmania del (27/9/2007) Risoluzione del Parlamento europeo sulla Birmania (6/9/2007) Riferimenti
Risoluzione comune sulla situazione in Birmania/Myanmar Procedura: Risoluzione comune Dibattito: 23.4.2008 Votazione: 24.4.2008 |
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Promuovere un fisco più “verde” | |
Gli strumenti di mercato sono uno dei mezzi più efficaci per tutelare l'ambiente. E’ quanto sostiene il Parlamento chiedendo di internalizzare i costi ambientali nei prodotti e servizi, senza però danneggiare i meno abbienti. Occorre innalzare le tasse nel settore dei trasporti e differenziarle in funzione delle emissioni di CO2, rivedere l’Eurobollo, detassare il lavoro, consentire crediti fiscali o la riduzione dell'IVA per i prodotti ecologici e adottare norme per tassare i rifiuti. Va anche rivisto il sistema di scambio di emissioni. L'Aula ha non ha accolto l'idea di chiedere alla Commissione di presentare una proposta legislativa relativa ad una tassa comunitaria minima in materia di CO2.
Approvando con 479 voti favorevoli, 53 contrari e 5 astensioni la relazione di Anne FERREIRA (PSE, FR), il Parlamento sottolinea anzitutto che è necessaria «un'azione energica» volta a limitare gli effetti del cambiamento climatico e, in tale ambito, gli strumenti di mercato (MBI) utilizzati ai fini della politica ambientale sono uno dei mezzi «più efficaci» per raggiungere gli obiettivi ambientali ad un costo ragionevole, oltre ad essere importanti ai fini dell'applicazione del principio «chi inquina paga».
Per il Parlamento, il principio “chi inquina paga” è uno dei pilastri della politica ambientale UE, poiché consente di includere nel prezzo di un prodotto il costo dell'eliminazione dell'inquinamento e l'indennizzo dei danni causati col processo produttivo. Ma «la prevenzione è meno costosa di qualsiasi ripristino e indennizzo». D'altronde, l'internalizzazione totale dei costi ambientali «è un requisito indispensabile» per creare una concorrenza equa fra le varie imprese, aumentare gli incentivi economici alla produzione e al consumo più puliti e stimolare l'innovazione di tecnologie meno inquinanti. L'incapacità a procedere in tal senso, invece, «equivale a sovvenzionare attività dannose per l'ambiente». Gli strumenti di mercato, pertanto, sono un metodo «adeguato ed efficace per internalizzare gli effetti esterni» e dovrebbero «venire utilizzati con maggiore frequenza, senza tuttavia sostituirsi agli strumenti regolamentari, ma piuttosto integrandoli».
Il Parlamento sollecita quindi la Commissione a mettere a punto una «chiara strategia» sull'uso degli strumenti di mercato «per determinare il prezzo dei danni ambientali e correggere le carenze di mercato riscontrate». Una strategia che includa la fiscalità, la revisione del sistema comunitario di scambio delle emissioni e la politica in materia di scambi commerciali e tecnologica. Gli strumenti di mercato, rammenta il Parlamento, comprendono ad esempio, i permessi negoziabili ideati per ridurre l'inquinamento, le imposte ambientali che incidono sui prezzi influenzando il comportamento di produttori e consumatori, le tasse destinate a coprire i costi dei servizi ambientali e le sovvenzioni intese a sostenere lo sviluppo di tecnologie più pulite.
Il Parlamento, tuttavia, ritiene che le conseguenze sociali dell'attuazione degli MBI «devono essere compensate da specifiche misure», quali prezzi soglia, riduzione dei tassi e sovvenzioni per le famiglie a basso reddito. Sostiene inoltre la necessità di adottare misure volte a penalizzare i consumi eccessivi. Con 300 voti contrari e 213 favorevoli, l'Aula ha però soppresso il paragrafo che chiedeva di reinvestire le entrate degli MBI in programmi a sostegno di obiettivi ambientali e volti a mitigare gli impatti sociali e sulla concorrenza.
Fiscalità ambientale dissuasiva e incitativa
Le tasse legate all'ambiente, secondo i deputati, dovrebbero essere considerate soprattutto come «uno strumento per prevenire l'inquinamento pregiudizievole e il degrado ambientale» e, così, accrescere il benessere della società a «costi ragionevoli». Tali tasse consentono inoltre di raggiungere gli obiettivi ambientali. D’altra parte, il Parlamento osserva che in materia di fiscalità ambientale, esistono forti disparità tra i diversi paesi dell'UE (che oscillano tra il 2 e 5% del PIL). Nel sottolineare che gli Stati membri dovrebbero decidere da soli cosa sia opportuno per i propri sistemi fiscali, li invita tuttavia a progredire in materia di fiscalità ambientale a livello europeo «per impedire qualsiasi dumping fiscale».
Per realizzare gli obiettivi ambientali è peraltro necessario «disporre di strumenti tanto incitativi quanto dissuasivi». L'imposizione di tasse su fattori negativi come l'inquinamento, secondo i deputati, dovrebbe quindi «essere compensata attraverso una riduzione di quelle sui fattori positivi come il lavoro» o da una diminuzione delle sovvenzioni alle energie fossili che danneggiano l’ambiente. Appoggiano pertanto la riduzione della fiscalità sul lavoro al livello nazionale, sottolineando però che essa «non è connessa alla sola riforma della fiscalità ambientale». L'Aula ha tuttavia respinto - 196 voti favorevoli, 333 contrari e 4 astensioni - l'invito rivolto alla Commissione a presentare entro la fine del 2008 una proposta legislativa relativa ad una tassa comunitaria minima in materia di CO2.
I deputati sostengono inoltre le proposte volte a consentire agli Stati membri di ridurre le aliquote IVA o di offrire crediti fiscali per prodotti ad efficienza energetica e materiali a risparmio energetico. Ma l'introduzione di un'aliquota IVA ridotta sui prodotti ecologici, a loro parere, deve essere «rigorosamente inquadrata» affinché ne possano realmente beneficiare i consumatori e deve essere accompagnata da dispositivi complementari come l'Ecolabel per creare un sistema di facile comparazione dei prodotti.
Il Parlamento ritiene che, con la riforma delle sovvenzioni dannose per l'ambiente, è necessaria un'azione «tempestiva e determinata» nel settore dei trasporti, in particolare quelli stradali. Nell'ambito della revisione della legislazione sulla tassazione dei prodotti energetici, il livello minimo di tasse nel settore dei trasporti per uso industriale o commerciale dovrebbe essere innalzato e occorre procedere alla differenziazione della tassazione sulla base del livello di emissione di CO2. E’ inoltre necessario rendere obbligatoria in tutti gli Stati membri la direttiva sull'Eurobollo per i mezzi di trasporto pesanti ed estenderla all'intera rete stradale. La direttiva dovrebbe inoltre essere modificata «per consentire l'internalizzazione dei costi esterni grazie alla tariffazione delle infrastrutture, in particolare del trasporto stradale».
Nel deplorare che la normativa comunitaria non abbia affrontato il problema del volume dei rifiuti nell'UE, il Parlamento invita la Commissione e gli Stati membri a riflettere su un quadro legislativo in materia di tassazione dei rifiuti al fine di prevenire e ridurre a medio termine la loro produzione. D’altra parte, si compiace del fatto che, in aggiunta alla tassazione e ai sistemi di scambio delle emissioni, stiano emergendo anche altri strumenti finanziari tra cui la crescente disponibilità di investimenti verdi/etici, ad esempio le obbligazioni verdi, «che assicurano una maggiore consapevolezza e offrono una scelta di mercato agli investitori».
Rivedere il sistema comunitario di scambio delle emissioni
Secondo i deputati esiste «l'urgente necessità» di rivedere il sistema di scambio di quote di emissione (ETS) dell'UE per colmare in modo efficace le lacune riscontrate nel periodo di prova. D’altra parte, ritengono che attualmente l'ETS abbia un campo di applicazione «troppo ristretto» rispetto alle molteplici fonti di gas a effetto serra (GHG) e dei settori implicati. Esortano quindi la Commissione a rafforzare il sistema fissando una soglia sempre più rigorosa ed estendendola ai maggiori emittenti.
Con la Strategia UE per lo sviluppo sostenibile, inoltre, l'ETS dell'UE deve concentrarsi soprattutto sulla messa all'asta delle licenze di emissione e su un tetto massimo di emissioni coerente con l'obiettivo UE di riduzione del 30% previsto per il 2020, includendo limiti quantitativi e criteri qualitativi per l'uso degli stanziamenti ai progetti del meccanismo per lo sviluppo pulito/attuazione comune. La tassazione dell'energia, peraltro, «dovrebbe rimanere uno strumento secondario e complementare ai fini della riduzione delle emissioni», da usare esclusivamente laddove il sistema comunitario di scambio delle quote non può incidere direttamente o indirettamente.
Il Parlamento sostiene infine il processo legislativo volto ad includere il settore dell'aviazione nel sistema ETS e chiede con insistenza alla Commissione di presentare, prima del 2009, un progetto legislativo per la riduzione dei GHG nel settore dei trasporti marittimi. Ricorda poi che i settori dei trasporti e dell'edilizia «rappresentano gran parte della domanda di energia e dell'emissione di CO2, non coperte dall'ETS dell'UE».
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Libro verde della Commissione - Strumenti di mercato utilizzati a fini di politica ambientale
Riferimenti
Anne FERREIRA (PSE, FR) Relazione sul Libro verde sugli strumenti di mercato utilizzati a fini di politica ambientale e ad altri fini connessi Procedura: Iniziativa Dibattito: 22.4.2008 Votazione: 24.4.2008 |
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Biodiversità: stop a disboscamento illegale e tecnologie terminator | |
L'Unione europea deve dar prova di leadership alle prossime riunioni internazionali agevolando un accordo su misure concrete di protezione della biodiversità. E' quanto sostiene il Parlamento chiedendo un meccanismo globale di lotta al disboscamento illegale e di affrontare gli effetti negativi della produzione di biomassa a fini energetici. Occorre poi bandire le tecnologie "terminator" e concordare una moratoria sulla ricerca in campo e sull'uso commerciale di alberi geneticamente modificati.
In vista della Nona Conferenza delle Parti (COP9) della Convenzione ONU sulla diversità biologica (CDB) e della Quarta riunione delle Parti (MOP4) del Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza che si terranno, rispettivamente, dal 19 al 31 maggio 2008 e dal 12 al 16 maggio 2008 a Bonn (Germania), il Parlamento ha adottato - con 546 voti favorevoli, 7 contrari e 11 astensioni - una risoluzione che esprime profonda preoccupazione «per la continua perdita di biodiversità». Invita quindi la Commissione e gli Stati membri «a dar prova di leadership e di convinzione» accordandosi su misure concrete di protezione della biodiversità, sia a livello interno che internazionale, e agevolandone l'applicazione.
Il Parlamento sollecita inoltre la Commissione e gli Stati membri a garantire che le decisioni prese dalla COP9 siano orientate verso l’applicazione del programma della CDB sulle aree protette e il rafforzamento dell’attuazione per raggiungere gli obiettivi del 2010, in particolare per quanto riguarda la diversità biologica forestale. Dovrebbero poi svolgere un ruolo di primo piano nei negoziati ai fini dell'adozione di un regime internazionale di accesso e di ripartizione dei benefici (ABS) delle risorse genetiche «che sia giusto, equo e giuridicamente vincolante». Chiede loro inoltre di rafforzare le sinergie e i collegamenti fra la Convenzione quadro ONU sui cambiamenti climatici e la CDB al fine di massimizzare i benefici comuni in termini di attenuazione del cambiamento climatico, di protezione della biodiversità e di sviluppo umano sostenibile.
Commissione e Stati membri dovrebbero inoltre garantire che la COP9 definisca principi e criteri comuni di buona gestione forestale, e giunga a un accordo su un meccanismo mondiale di regolamentazione della raccolta e del commercio di legname «al fine di combattere il disboscamento illegale e promuovere l'uso sostenibile delle risorse forestali». La COP9 dovrebbe inoltre invitare le parti a adottare una normativa nazionale «che impedisca la vendita sul mercato di legname e di prodotti del legno provenienti dall'abbattimento illegale e distruttivo».
Il Parlamento auspica poi che la COP9 adotti una decisione finale che metta al bando tutte le tecnologie "terminator" e concordi una moratoria sull'emissione nell'ambiente, incluse le sperimentazioni in campo, e l'uso commerciale di alberi geneticamente modificati. Commissione e Stati membri dovrebbero anche svolgere un ruolo di spicco nel quadro della riunione delle parti del Protocollo di Cartagena, «così da garantire l'attuazione di un regime di responsabilità giuridicamente vincolante dotato di un ampio campo di applicazione».
Sono inoltre sollecitati a garantire che la COP9 affronti con urgenza gli effetti negativi della produzione di biomassa a fini energetici, in particolare della produzione di agrocombustibili, sulla biodiversità e sulle comunità indigene e locali. Allo stesso tempo, tuttavia, dovrebbero incoraggiare e sostenere sistemi di certificazione per una silvicoltura sostenibile e altre colture, fra cui i biocombustibili, e l'impianto di alberi in zone destinate all'allevamento.
Il Parlamento li invita infine a garantire una più rapida attuazione degli impegni esistenti a favore di una migliore conservazione e gestione sostenibile della biodiversità marina proteggendola da «pratiche distruttive». La COP9 dovrebbe pertanto adottare l'insieme dei criteri scientifici proposti per l'identificazione delle aree marine da proteggere e per la creazione di reti rappresentative di aree marine protette.
Background: COP9 e MOP4
Da 19 al 30 maggio 2008, a Bonn, si svolgerà la Nona riunione della Conferenza degli Stati firmatari della Convenzione sulla diversità biologica (CBD), adottata durante la Conferenza sull'ambiente e lo sviluppo delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro nel 1992. In questa occasione i partecipanti valuteranno i progressi realizzati verso l'obiettivo fissato dal Vertice Mondiale di Johannesburg di «ridurre significativamente il tasso di perdita della biodiversità a livello globale, regionale e nazionale entro il 2010» (target 2010). Per diversità biologica si intende «la variabilità tra organismi viventi di qualsiasi tipo compresi, tra gli altri, quelli terrestri, marini e di altri ecosistemi acquatici e i complessi ecologici dei quali questi sono parte; questo include la diversità all'interno delle specie, tra le specie e degli ecosistemi».
La Convenzione copre l'intero settore della conservazione e dell'uso sostenibile della biodiversità con riferimento agli habitat e gli ecosistemi, le specie e le popolazioni, e la diversità genetica. Particolare attenzione è riposta sulla protezione delle foreste, degli ecosistemi marini, delle zone aride e sub-umide e delle acque interne. La CBD è anche la più importante piattaforma di discussione del sistema internazionale di scambio delle emissioni e degli accordi ambientali multilaterali nonché un forte strumento per promuovere i diritti delle popolazioni indigene. Un altro obiettivo fondamentale della Convenzione è quello di consentire un'equa ripartizione dei benefici derivanti dall'utilizzo delle risorse genetiche, compreso un giusto accesso alle risorse genetiche ed un appropriato trasferimento delle tecnologie necessarie.
Dal 12 al 16 maggio, sempre a Bonn, si svolgerà la Quarta riunione delle Parti del Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza. Questo è un protocollo della CBD che ha come obiettivo la protezione della biodiversità dai rischi derivanti dal trasferimento, dalla manipolazione e dall'uso degli organismi geneticamente modificati ottenuti dalle moderne biotecnologie, tenuto conto anche dei rischi per la salute umana e con particolare attenzione ai movimenti transfrontalieri.
Link utili
Nona riunione della Conferenza degli Stati firmatari della
Convenzione sulla diversità biologica, Bonn, Germania (19-30 maggio
2008)
Riferimenti
Risoluzione del Parlamento europeo sui preparativi in vista delle riunioni COP-MOP sulla diversità biologica e la biosicurezza che si terranno a Bonn (Germania) Procedura: Risoluzione Dibattito: 23.4.2008 Votazione: 24.4.2008 |
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Riformare l'OMC e chiudere i negoziati | |
Il commercio favorisce la riduzione della povertà. E' quanto sostiene il Parlamento chiedendo la rapida chiusura dei negoziati e una riforma sostanziale dell'OMC. Anche per avere più coerenza con le altre organizzazioni internazionali e includere i temi ambientali e sociali. Occorre poi differenziare gli impegni dei PVS in base al livello di sviluppo, migliorare il sistema di composizione delle controversie, prevedendo anche sanzioni per le violazioni delle norme OMC, rendere più democratico il processo decisionale e sviluppare la dimensione parlamentare.
Approvando con 495 voti favorevoli, 15 contrari e 53 astensioni la relazione di Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT), il Parlamento sottolinea che l'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) svolge un «ruolo essenziale» nel governo economico internazionale e ribadisce l'importanza del commercio «come meccanismo efficace a favore dello sviluppo e della riduzione della povertà». Rileva poi l'importanza del multilateralismo in qualità di strumento inteso a promuovere un commercio libero ed equo e a conseguire gli Obiettivi di sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite. I vari negoziati commerciali bilaterali e regionali recentemente avviati dall'UE devono pertanto essere complementari e non possono costituire un'alternativa alla conclusione del ciclo di Doha per lo sviluppo.
I deputati ribadiscono quindi l'appello a tutte le parti interessate affinché dimostrino flessibilità per sbloccare i negoziati e trovare un accordo completo e equilibrato che, al contempo, sia favorevole al rilancio del commercio internazionale e della crescita mondiale, nonché allo sviluppo dei paesi meno sviluppati del pianeta. D'altro canto, ritengono necessario riprendere la riflessione sul processo decisionale, sul mandato, sul funzionamento e sul futuro dell'OMC in vista di una sua riforma sostanziale. Chiedono quindi alla Commissione di presentare non appena possibile a Ginevra «un'iniziativa forte» in vista del rilancio del dibattito.
In tale ambito, invitano a riflettere sui limiti dell'approccio dei negoziati commerciali per "cicli" di lunga durata che coinvolgono tutti i membri dell'OMC nella discussione di un'ampia gamma di temi sulla base di un "impegno unico". Pur riconoscendone i meriti storici, i deputati ritengono infatti che nei settori in cui sono stati compiuti sufficienti progressi si potrebbe far ricorso «ad altre formule più flessibili ed efficaci». Invitano inoltre a ridefinire il ruolo e il formato della Conferenza ministeriale, notando già la tendenza dei membri dell'OMC a privilegiare metodi più informali di coordinamento e decisione a tale livello.
Il Parlamento ricorda peraltro che l'OMC non fa parte della famiglia delle organizzazioni delle Nazioni Unite. Per rendere il sistema commerciale coerente con l'azione condotta dalle altre organizzazioni internazionali propone quindi di rafforzare il coordinamento delle attività dell'OMC con quelle dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), del Fondo delle Nazioni Unite per l'alimentazione (FAO), del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP), del programma delle Nazioni Unite sullo sviluppo (PNUD), dell'Organizzazione mondiale per la Salute (OMS), della Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD) e del Protocollo di Kyoto sulle energie rinnovabili. Ciò peraltro garantirebbe anche una maggiore coerenza nel processo decisionale di tali organizzazioni.
I deputati chiedono inoltre di esaminare in modo approfondito il problema di affrontare meglio le preoccupazioni extracommerciali (non trade concerns) nell'ambito delle norme dell'OMC, «allo scopo di permettere ai suoi membri di perseguire obiettivi politici legittimi, pur salvaguardando l'accesso al mercato». Ritengono poi che il requisito più difficile per la coerenza tra il sistema ONU e l'OMC sia la necessità che quest'ultima adotti norme commerciali che rispettino pienamente i diritti dell'uomo e le norme sociali e ambientali. Dicendosi favorevoli a istituire un Comitato "commercio e lavoro decoroso", sostengono un'impostazione basata sugli incentivi per l'osservanza delle norme ambientali e sociali da parte dei membri dell'OMC, ma chiedono anche di affrontare il dumping sociale e ambientale.
I deputati si dicono poi convinti che l'assenza di una sufficiente differenziazione tra i paesi in via di sviluppo (PVS) possa costituire un ostacolo all'adozione di misure efficaci a favore di tali paesi e possa addirittura nuocere quelli che ne hanno più bisogno. Sollecitano quindi i più avanzati ad assumersi la loro parte di responsabilità e ad assicurare che il loro contributo sia proporzionato al loro livello di sviluppo e alla loro competitività (settoriale). Ritengono, inoltre, che la rifusione del trattamento speciale e differenziato rivesta «un'importanza cruciale» per l'OMC sotto il profilo dello sviluppo e, in tale ambito, raccomandano il ricorso a criteri di differenziazione efficaci che tengano conto non solo della crescita del PIL, ma anche di indicatori quali l'indice di vulnerabilità economica e l'indice di commercio e sviluppo.
Nel deplorare l'assenza prolungata di risultati dei negoziati destinati a chiarirne talune regole e a migliorare l'applicazione del memorandum sulla composizione delle controversie, il Parlamento sostiene la proposta UE per un aumento dell'autonomia degli organismi che operano in questo campo. Chiede peraltro che le riunioni di organi si svolgano pubblicamente - così come avviene per le udienze di una corte - e che i documenti, in particolare le memorie delle parti o degli esperti, siano messi a disposizione del pubblico, salvo rare eccezioni giustificate. Sarebbero inoltre necessari taluni aggiustamenti, in particolare a livello di attuazione delle raccomandazioni o delle decisioni dell'organo per la composizione delle controversie. In proposito, propone di introdurre la possibilità di infliggere sanzioni nei confronti dei paesi che si rifiutano di conformare le proprie legislazioni o misure ai rispettivi obblighi.
Nel chiedere
l'introduzione in seno all'OMC di un sistema decisionale più
democratico che prenda in considerazione le opinioni di tutti i
membri, la relazione non reputa però realistico né tanto meno
auspicabile rimettere in questione il principio del consenso nel
processo decisionale dell'OMC. Questo, infatti, contrariamente alla
votazione a maggioranza (o ponderata), garantisce «la parità di
tutti i membri». D'altro canto, nota che varie soluzioni potrebbero
essere studiate per facilitare, caso per caso, l'emergere di tale
consenso. Allo stesso tempo ritiene fondamentale rafforzare la
partecipazione attiva dei paesi in via di sviluppo facendo in modo
che si sentano pienamente rappresentati nel processo negoziale e
siano in grado di identificare, esprimere e difendere i propri
interessi commerciali. La relazione, infine, ribadisce l'importanza della dimensione parlamentare dell'OMC ai fini di un rafforzamento della legittimità democratica e della trasparenza dei negoziati e sottolinea la necessità di creare un'assemblea parlamentare dell'OMC dotata di poteri consultivi.
Link utili
Portale della
Commissione sul commercio internazionale
Riferimenti
Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT) Relazione verso una riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio Procedura: Iniziativa Dibattito: 23.4.2008 Votazione: 24.4.2008 |
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