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RESOCONTO

 

24 settembre 2008

Bruxelles

 

 

 


"Pacchetto telecom": migliorare i diritti degli utenti e la tutela della privacy


Il Parlamento accoglie con favore la proposta legislativa volta a migliorare la protezione degli utenti e la tutela della privacy nelle comunicazioni. Ma chiede siano fornite informazioni più chiare e maggiori garanzie su costi dei servizi, portabilità dei numeri e violazioni dei diritti d'autore. Sollecita anche l'attivazione della hotline per i bambini scomparsi, una maggiore tutela da spam e spyware, una politica di sicurezza dei dati personali e il rafforzamento dei diritti dei disabili.

 

Oltre alle proposte di modifica della normativa sul quadro regolamentare in materia di comunicazioni elettroniche, sull'accesso alle reti e sull'istituzione di un autorità europea (si veda il comunicato specifico), la Commissione propone di riformare la direttiva sul diritto degli utenti (2002/22) e quella relativa alla vita privata e alle comunicazioni elettroniche (2002/58). Con ciò si intende migliorare la tutela dei consumatori e i diritti degli utenti nel settore delle comunicazioni elettroniche, nonché rafforzare la tutela della vita privata e la riservatezza dei dati a carattere personale nel settore delle comunicazioni elettroniche.

 

Approvando con 548 voti favorevoli, 88 contrari e 14 astensioni la relazione di Malcolm HARBOUR (PPE/DE, UK), il Parlamento accoglie con favore la proposta ma avanza una serie di emendamenti volti a rafforzare ulteriormente i diritti di consumatori e utenti, quali le PMI e le microimprese. Precisa peraltro che la revisione della direttiva non riguarda gli obblighi di servizio universale, i quali saranno affrontati successivamente. In proposito, peraltro, rileva che l'esigenza fondamentale del servizio universale è di fornire agli utenti che lo richiedano un collegamento alla rete telefonica pubblica in postazione fissa e ad un prezzo ragionevole. Tuttavia, gli sviluppi tecnologici e di mercato sollevano la necessità di valutare se siano rispettate le condizioni tecniche, sociali ed economiche che «giustificano l'inclusione delle comunicazioni mobili e l'accesso alla banda larga fra gli obblighi di servizio universale».

 

Contratti chiari e comprensibili e informazioni comparabili

 

Gli Stati membri dovranno garantire il diritto di stipulare contratti con una o più imprese. I deputati precisano che ciò non riguarda solamente i servizi telefonici accessibili al pubblico, bensì i servizi di comunicazione elettronica in generale (ossia qualsiasi servizio consistente nella trasmissione di segnali). Inoltre, non limitano tale diritto ai consumatori ma anche ad «altri utenti» che ne facciano richiesta, ossia le imprese e, soprattutto, le PMI e le microimprese. Specificano poi che le informazioni da apporre sui contratti devono essere indicate «in modo chiaro, dettagliato e facilmente comprensibile».

 

I contratti dovranno anche indicare i costi eventualmente connessi alla portabilità dei numeri, a prescindere dall'operatore scelto. Il trasferimento del numero dovrebbe essere effettuato nel più breve tempo possibile e non oltre un giorno lavorativo. I deputati propongono però di permettere alle autorità nazionali di regolamentazione di prolungare tale periodo e, allo stesso tempo, di prendere «qualsiasi misura si renda necessaria» per assicurare che gli abbonati «non siano trasferiti contro la loro volontà», nonché di imporre le «opportune sanzioni» ai fornitori, tra cui l'obbligo di risarcire i clienti, in caso di ritardo nel trasferimento o in caso di trasferimento abusivo.

 

Posto l'obbligo di indicare nel dettaglio i prezzi e le tariffe, i deputati chiedono che i contratti chiariscano le modalità di pagamento e le eventuali differenze di costo ad esse legate. Sollecitano poi le autorità di regolamentazione a promuovere la fornitura di informazioni «comparabili» che consentano agli utenti finali e ai consumatori di valutare il costo di modalità d'uso alternative, mediante guide interattive o tecniche analoghe. Gli abbonati avranno inoltre il diritto ad essere informati sulle tariffe relative a «ogni numero o servizio soggetto a particolari condizioni tariffarie».

 

Tra le informazioni che devono figurare nei contratti rientrano anche i servizi forniti. In proposito, i deputati chiedono che siano indicati il livello di affidabilità dei servizi di emergenza e di localizzazione del chiamante e la loro portata geografica, le eventuali restrizioni di accesso a contenuti legittimi e la possibilità di utilizzarli e distribuirli. Dovranno poi essere indicati i livelli di qualità del servizio, i tipi di servizi di manutenzione e di assistenza alla clientela offerti e le modalità per contattarli, nonché le eventuali restrizioni all'utilizzo delle apparecchiature terminali (come il blocco della carta SIM sui telefoni).

 

Più in generale, il Parlamento chiede agli Stati membri di creare un sistema di sportelli unici, il cui accesso sia gratuito, per trattare tutte le richieste di informazione degli utenti. Questi sportelli dovrebbero anche fornire assistenza legale in caso di controversia con gli operatori e, in proposito, andrebbe anche rafforzata la risoluzione extragiudiziale delle controversie, prevedendo il ricorso ad organi specializzati indipendenti.

 

Consumatori più informati sulle violazioni dei diritti d'autore

 

I deputati sottolineano inoltre che, in mancanza di norme applicabili del diritto comunitario, «spetta alle autorità competenti degli Stati membri, non ai fornitori di reti o servizi di comunicazioni elettroniche, decidere ... se il contenuto, le applicazioni e i servizi siano legali o dannosi o non lo siano». Ricordano inoltre che la direttiva 2002/22/CE non richiede che i fornitori controllino le informazioni trasmesse sulle loro reti o adottino azioni punitive o legali contro i loro clienti a causa di tali informazioni e non considera i fornitori responsabili di tali informazioni. La responsabilità per eventuali azioni punitive o legali, pertanto, «spetta alle autorità preposte all'applicazione della legge».

 

Un emendamento sostenuto da PPE/DE, PSE e ALDE precisa che le autorità nazionali competenti dovrebbero elaborare e diffondere, con l'aiuto dei fornitori, delle informazioni di interesse pubblico «concernenti le violazioni del diritto d'autore, gli altri usi illegali e la diffusione di contenuti dannosi. Ma anche consigli e mezzi di protezione contro i rischi alla sicurezza personale che possono sorgere, ad esempio, in seguito alla divulgazione di informazioni personali, anche riservate. Inoltre, le autorità nazionali dovrebbero obbligare i fornitori a diffondere tali informazioni standardizzate a tutti i loro clienti, anche nei contratti.


 

Tutela della privacy e dei dati personali

 

Il Parlamento precisa che le misure tecniche e organizzative che l'operatore è tenuto ad adottare per assicurare la sicurezza dei suoi servizi devono garantire che i dati personali siano accessibili soltanto al personale autorizzato a stretti fini legalmente autorizzati e che siano protetti. Sottolinea inoltre che occorre istituire una politica di sicurezza per il trattamento dei dati personali e una procedura al fine di individuare le vulnerabilità del sistema e mettere in atto un monitoraggio regolare e misure di prevenzione, correzione e attenuazione. Per i deputati, inoltre, i consumatori devono essere informati dei loro diritti in merito all’utilizzo che viene fatto delle loro informazioni personali pubblicate negli elenchi abbonati, e in particolare della o delle finalità di tali elenchi, come pure del loro diritto gratuito a non figurare in un elenco pubblico di abbonati.

 

Gli Stati membri devono poi assicurare che l'archiviazione di informazioni oppure l'accesso a informazioni già archiviate nell'apparecchiatura terminale di un abbonato o di un utente, direttamente o indirettamente per il tramite di qualsiasi tipo di supporto di memorizzazione, «siano vietati», a meno che sia stato espresso preliminarmente il consenso. Ritenendo che gli indirizzi IP siano essenziali per l'operatività di internet, i deputati osservano che, visti i diversi scenari in cui sono utilizzati gli indirizzi IP e le tecnologie collegate che si vanno rapidamente sviluppando, sono state sollevate delle questioni a proposito del loro utilizzo come dati personali in determinate circostanze. La Commissione dovrebbe quindi effettuare, entro due anni dall'entrata in vigore del provvedimento, uno studio sugli indirizzi IP e il loro utilizzo e presentare le opportune proposte in merito.

 

Difesa da spam e spyware

 

Il principio del consenso preliminare viene ribadito dai deputati anche per quanto riguarda le comunicazioni commerciali nei confronti degli abbonati tramite i dispositivi automatici di chiamata, fax, posta elettronica (inclusi gli SMS) e MMS. Posto il divieto di inviare messaggi di posti elettronica a scopi commerciali che celano l'identità del mittente, i deputati propongono di vietare anche quelle comunicazioni che contengono link verso siti che hanno finalità dolose o fraudolente. Inoltre, i deputati chiedono ai fornitori di servizi di comunicazione elettronica di «investire pesantemente» nella lotta contro le comunicazioni commerciali indesiderate ("spam"), ritenendo che questi operatori debbano avere la possibilità di promuovere azioni giudiziarie contro i mittenti di comunicazioni commerciali indesiderate (spammer) per tali violazioni.

 

Il Parlamento condivide la necessità di garantire indistintamente a tutti gli utenti un livello elevato di protezione della sfera privata contro tutti i software spia, scaricati inconsapevolmente dalle reti di comunicazione elettronica o installati in modo surrettizio nei software distribuiti su supporti esterni per la memorizzazione dei dati quali CD, CD-ROM o chiavi USB. Ma insiste affinché gli Stati membri incoraggino gli utenti finali «a prendere le misure necessarie per proteggere le loro apparecchiature terminali contro i virus e i software spia».

 

Per impedire l'accesso da parte dei bambini o di persone vulnerabili a contenuti non adatti a loro, il Parlamento chiede di imporre agli operatori di rendere disponibili gratuitamente ai propri sottoscrittori software affidabili e di uso agevole, per la protezione e/o per operazioni di filtro che siano pienamente e gratuitamente configurabili. Precisa peraltro che i dati sul controllo del traffico che detto software può raccogliere «sono destinati unicamente all'uso da parte del sottoscrittore».


 

Attivazione della Hotline per i minori scomparsi e accesso ai servizi d'emergenza

 

Un lungo emendamento impone agli Stati membri di promuovere i diversi numeri specifici destinati a servizi a valenza sociale che iniziano con il 116. Dovranno inoltre garantire che i cittadini siano opportunamente informati circa l'esistenza e l'utilizzazione di questi servizi, in particolare attraverso iniziative rivolte specificatamente alle persone che viaggiano tra gli Stati membri. Pur precisando che i governi non sono tenuti ad assicurare che tutti i servizi associati a tali numeri siano effettivamente forniti, il Parlamento sottolinea la necessità di garantire in ogni caso l'operatività della hotline dedicata alla segnalazione dei bambini scomparsi (numero "116000"), la cui disponibilità è attualmente limitata.

 

Già dal 2002 esiste il numero di emergenza europeo 112. Ma i deputati chiedono che la Commissione continui a sostenere ed integrare le iniziative nazionali volte a innalzare e verificare periodicamente il livello di informazione del pubblico sulla sua esistenza. Gli Stati membri, inoltre, dovrebbero provvedere affinché sia garantito «un accesso affidabile» ai servizi d'emergenza da parte di tutte le imprese che forniscono un servizio di comunicazione elettronica e affinché tali servizi «siano in grado di rispondere adeguatamente e trattare» le chiamate al 112. I deputati chiedono poi agli Stati membri di adottare le misure necessarie per garantire «la più ampia disponibilità possibile» dei servizi telefonici accessibili al pubblico, in caso di incidenti gravi di rete o nei casi di forza maggiore. Le imprese telefoniche dovranno quindi adottare tutte le misure necessarie per garantire l'accesso ininterrotto ai servizi di emergenza «da qualunque punto del territorio dell'UE».

 

Diritti dei disabili

 

Molti degli emendamenti proposti dai deputati mirano a rafforzare ulteriormente i diritti dei disabili. Ad esempio, chiedono di estendere l'ambito di applicazione della direttiva al fine di non limitare la garanzia di accesso dei disabili ai soli servizi di telefonia di base, ma anche a tutti gli altri servizi di telecomunicazione elettronica. Inoltre, intendono concedere la facoltà agli Stati membri di adottare misure specifiche «per favorire la disponibilità di adeguate apparecchiature terminali» agli utenti disabili, assicurando al contempo che le esigenze di determinate categorie di disabili siano comunque soddisfatte da almeno un'impresa. Al riguardo, precisano anche che nell'adottare tali misure, gli Stati membri dovrebbero favorire l'adozione di standard europei laddove esistano, nonché incoraggiare la produzione e la disponibilità di apparecchi che offrano i servizi e le funzionalità necessarie.

 

Il Parlamento chiede poi agli Stati membri di provvedere affinché gli utenti disabili possano disporre di un accesso a servizi di soccorso «equivalenti a quelli di cui dispongono gli altri utenti finali». Propone inoltre che le autorità nazionali di regolamentazione adottino tutte le misure necessarie per assicurare che «siano forniti servizi di collegamento per la telefonia testuale e per la videotelefonia e prodotti utili per permettere alle persone anziane o alla persone disabili di comunicare, quanto meno in caso di chiamate di emergenza».

 

Sanzioni

 

Agli Stati membri è chiesto di determinare le sanzioni da infliggere in caso di violazione delle norme nazionali di attuazione della direttiva relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche e di prendere tutti i provvedimenti necessari per la loro applicazione. Le sanzioni previste - che secondo i deputati potrebbero anche essere penali - dovranno essere effettive, proporzionate e dissuasive.

 

Link utili

 

Proposta della Commissione recante modifica della direttiva 2002/22/CE relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica, della direttiva 2002/58/CE relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche e del regolamento (CE) n. 2006/2004 sulla cooperazione per la tutela dei consumatori
Attuale normativa (testi giuridici disponibili in italiano)
Sito tematico della Commissione sulle proposte di riforma

 

 

Riferimenti

 

Malcolm HARBOUR (PPE/DE, UK)

Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2002/22/CE relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica, della direttiva 2002/58/CE relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche e del regolamento (CE) n. 2006/2004 sulla cooperazione per la tutela dei consumatori

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 2.9.2008

Votazione: 24.9.2008

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"Pacchetto telecom": coordinamento UE sullo spettro radio


Il Parlamento ritiene necessario garantire lo stretto coordinamento UE nella gestione dello spettro radio e l'interoperabilità delle tecnologie nella revisione della normativa sulle comunicazioni elettroniche. Chiede inoltre di incentivare gli investimenti nelle reti ad alta velocità e di garantire l'uso di tutte le tecnologie sulle frequenze disponibili. La separazione funzionale della rete andrebbe imposta solo a titolo eccezionale. Respinge poi la proposta di istituire una nuova autorità indipendente.

 

Nell'ambito del "pacchetto telecom" la Commissione propone di modificare la direttiva quadro per le reti e i servizi di comunicazione elettronica (2002/21), la direttiva accesso (2002/19) e la direttiva autorizzazioni (2002/20). La revisione mira a adattare il quadro normativo per le comunicazioni elettroniche aumentandone l'efficacia, riducendo le risorse amministrative necessarie all'applicazione della regolamentazione economica da parte delle Autorità nazionali di regolazione (procedura per l'analisi dei mercati) e rendendo l'accesso alle frequenze radio più facile e più efficiente.

 

Approvando con 597 voti favorevoli, 55 contrari e 29 astensioni la relazione di Catherine TRAUTMANN (PSE, FR), il Parlamento sottolinea anzitutto che un quadro normativo equo ed equilibrato per le reti e i servizi di comunicazione elettronica «costituisce un pilastro essenziale dell'intero settore audiovisivo dell'Unione europea». I deputati precisano, in seguito, che lo scopo deve essere di ridurre progressivamente le regole settoriali ex ante man mano che aumenta il grado di concorrenza sul mercato per arrivare infine a un settore delle comunicazioni elettroniche «disciplinato esclusivamente dal diritto della concorrenza». Un emendamento, d'altro canto, include tra le finalità della direttiva quelle di facilitare l'accesso per gli utenti disabili e favorire l'utilizzo delle comunicazioni elettroniche da parte degli utenti svantaggiati.

 

Il Parlamento sottolinea che una delle questioni chiave nei prossimi anni per conseguire gli obiettivi dell'agenda di Lisbona è quella di «offrire incentivi adeguati agli investimenti in nuove reti ad alta velocità, che sosterranno l'innovazione nel campo dei servizi Internet ricchi di contenuti e rafforzeranno la competitività internazionale dell'Unione europea». Tali reti, evidenziano i deputati, «presentano un enorme potenziale in termini di benefici per i consumatori e le imprese in tutta l'Unione europea». E' pertanto essenziale promuovere investimenti sostenibili per il loro sviluppo, «salvaguardando al contempo la concorrenza e ampliando la scelta per il consumatore grazie alla prevedibilità e alla coerenza regolamentari».

 

Un lungo emendamento chiede agli Stati membri di cooperare fra loro e con la Commissione «nella pianificazione strategica e nell'armonizzazione dell'uso delle frequenze radio nell'Unione europea». Gli Stati membri, pertanto, dovrebbero assicurare il coordinamento degli approcci in materia di politica dello spettro radio nell'Unione europea e, ove opportuno, l'instaurazione di condizioni armonizzate per quanto concerne la sua disponibilità e il suo uso efficiente, che sono necessari per la realizzazione e il funzionamento del mercato interno in settori della politica UE quali le comunicazioni elettroniche, i trasporti e la ricerca e lo sviluppo. Il coordinamento UE deve inoltre essere garantito in stretto contatto con gli organismi internazionali preposti alla gestione armonizzata delle risorse frequenziali.

 

A tal fine, i deputati chiedono la creazione di un comitato per la politica in materia di spettro radio (l'RSPC) - composto di rappresentanti di alto livello delle autorità nazionali responsabili per la politica dello spettro radio di ciascuno Stato membro - che fornisca consulenza alle istituzioni UE. Alla Commissione sarebbe inoltre attribuita la facoltà, tenuto debitamente conto del parere dell'RSPC, di presentare una proposta legislativa volta a istituire un programma d'azione per quanto concerne la pianificazione strategica e l'armonizzazione dell'uso dello spettro radio nell'UE o altre misure legislative allo scopo di ottimizzarne l'uso e di evitare le interferenze dannose (sullo spettro radio e il "dividendo digitale" si veda anche l'articolo riguardo alla relazione Toia).

 

I deputati concordano con la proposta della Commissione riguardo alla necessità di chiedere agli Stati membri di provvedere ad una gestione più efficiente delle radiofrequenze per le comunicazioni elettroniche. Precisano, peraltro, che dovrà essere realizzata «tenendo debitamente conto del fatto che le radiofrequenze sono un bene pubblico dotato di un importante valore sociale, culturale ed economico». Gli Stati membri, pertanto, dovranno garantire che l'attribuzione e l'assegnazione delle radiofrequenze «siano fondate su criteri obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati», ferma restando la facoltà di tenere conto di necessità di ordine pubblico. Dovranno anche promuovere l'armonizzazione dell'uso delle radiofrequenze nel territorio europeo in modo coerente con l'esigenza di garantirne un utilizzo efficace ed efficiente e - aggiungono i deputati - «di perseguire benefici per i consumatori, come le economie di scala e l’interoperabilità dei servizi».

 

A tale ultimo proposito, gli Stati membri dovranno assicurare che nelle bande di frequenze disponibili possano essere utilizzati tutti i tipi di tecnologie (la c.d. neutralità di servizio) per i servizi di comunicazioni elettroniche. Tuttavia, potranno prevedere delle «limitazioni proporzionate e non discriminatorie» per evitare la possibilità di interferenze dannose, proteggere la salute pubblica dai campi elettromagnetici e assicurare la massima condivisione delle radiofrequenze. Il Parlamento propone inoltre di prevedere limitazioni al fine di «assicurare la qualità tecnica del servizio», «salvaguardare l'uso efficiente dello spettro» e «conseguire un obiettivo di interesse generale» definito dalla legislazione nazionale. Un tale obiettivo, è precisato, potrebbe consistere nel garantire la sicurezza della vita, la promozione della coesione sociale, regionale o territoriale e evitare un uso inefficiente delle radiofrequenze. Oppure, suggeriscono i deputati, per garantire «la promozione di obiettivi di politica culturale e dei media», quali la diversità culturale e linguistica e il pluralismo dei media. In ogni caso, una misura che vieta la fornitura di qualsiasi altro servizio di comunicazioni elettroniche in una banda specifica potrà essere prevista esclusivamente dalla necessità di proteggere i servizi di sicurezza della vita.

 

Nell'ambito della modifica della direttiva che armonizza le disposizioni nazionali sull'accesso alle reti di comunicazione elettronica e sulla loro interconnessione (2002/19), la Commissione propone di attribuire alle autorità nazionali di regolamentazione la possibilità di imporre, in caso di accertato fallimento dei rimedi oggi esistenti, alle imprese verticalmente integrate l'obbligo di operare una separazione funzionale della rete. Ossia «l'obbligo di collocare le attività relative alla fornitura all'ingrosso di prodotti di accesso in un'unità commerciale operante in modo indipendente». Al riguardo, il Parlamento suggerisce che tale obbligo sia  imposto «a titolo di misura eccezionale». Chiede poi che l'autorità nazionale di regolamentazione presenti una proposta alla Commissione, fornendo anche le prove che «siano assenti o scarse le prospettive di concorrenza tra infrastrutture entro un lasso di tempo ragionevole». Ma anche un'analisi delle ragioni per cui l'obbligo in questione sarebbe lo strumento più efficace per far fronte ai problemi di concorrenza e/o alle carenze del mercato (analisi d’impatto). Nel prendere una tale misura, precisano inoltre i deputati, si dovrà tenere conto debitamente «del parere dei soggetti partecipanti al mercato» e della necessità di garantire lo sviluppo di prassi regolamentari coerenti.

 

Una seconda proposta riguarda l'istituzione di una nuova autorità indipendente, in sostituzione del gruppo di regolatori europei (GRE), che fornisca assistenza tecnica alla Commissione, funga da centro di competenze in materia di reti e servizi di comunicazione elettronica a livello della UE e assuma le funzioni fin qui rivestite dall'Agenzia europea per la sicurezza delle reti (ENISA).

 

Approvando con 490 voti favorevoli, 105 contrari e 14 astensioni la relazione di Pilar del CASTILLO VERA (PPE/DE, ES), il Parlamento respinge la proposta di istituire una nuova autorità suggerendo, invece, di creare un Organo dei regolatori europei delle telecomunicazioni (BERT), con sede a Bruxelles. Il comitato dei regolatori del BERT sarebbe composto di un rappresentante per Stato membro designato dalle rispettive autorità nazionali (ANR). Quest'organo dovrebbe fungere da strumento per lo scambio di informazioni e l'adozione di decisioni coerenti da parte delle ANR. Dovrebbe inoltre fornire una base organizzativa al processo decisionale delle ANR, adottare posizioni comuni e osservazioni, nonché fornire consulenza alla Commissione e assistere le ANR in tutte le questioni che rientrano fra i compiti assegnati a queste ultime dalla direttiva quadro e dalle direttive particolari.

 

Più in particolare, nell'adempimento dei suoi compiti, sarebbe chiamato a emettere pareri su richiesta della Commissione, del Parlamento europeo o di propria iniziativa e coadiuva le due istituzioni fornendole un ulteriore sostegno tecnico in tutte le questioni relative alle comunicazioni elettroniche. Dovrebbe inoltre elaborare posizioni comuni, orientamenti e prassi eccellenti allo scopo di imporre soluzioni normative a livello nazionale e verificarne l'attuazione negli Stati membri. E fornire consulenza su aspetti normativi agli operatori di mercato (tra cui i consumatori e le loro associazioni) e alle ANR, ma anche praticare lo scambio, la diffusione e la raccolta di informazioni e realizzare studi, nonché garantire lo scambio di esperienze e promuovere l'innovazione. Avrebbe inoltre il mandato di fornire consulenza alle ANR su controversie transfrontaliere e, del caso, su questioni attinenti alla e-accessibilità. Infine, dovrebbe mettere a punto posizioni comuni su questioni paneuropee come i servizi globali di telecomunicazioni con lo scopo di migliorare la coerenza normativa e promuovere un mercato paneuropeo e norme paneuropee.

 

Con una serie di emendamenti soppressivi, i deputati respingono la proposta di assegnare all'organo europeo i compiti di assistere la Commissione sugli aspetti attinenti alla sicurezza delle reti e dell'informazione, di adottare decisioni individuali per quanto attiene alla concessione dei diritti d'uso dei numeri dello spazio di numerazione telefonica europeo (ETNS), di coadiuvare la Commissione nella selezione delle imprese cui assegnare i diritti d'uso delle radiofrequenze e dei numeri e di riscuotere e ridistribuire i contributi per i diritti d'uso delle radiofrequenze e dei numeri. Il Parlamento, comunque, suggerisce di procedere a una valutazione, nel 2014, della necessità di ampliare il mandato della BERT.

 

Per quanto riguarda il finanziamento del BERT, accogliendo un emendamento del PPE/DE, il Parlamento propone di alimentare le sue entrate attraverso una sovvenzione comunitaria iscritta nel bilancio generale dell'UE e un contributo da parte delle ANR che dovrebbe essere stabilito, per ognuna di esse, dal comitato dei regolatori entro sei mesi dall'entrata in vigore del provvedimento. L'adeguatezza del bilancio, inoltre, andrebbe riesaminata entro il 1° gennaio 2010. Precisa infine che la metà del personale professionale dovrebbe essere costituita da esperti nazionali distaccati dalle ANR.

 

 

Link utili

 

Proposta della Commissione recante modifica delle direttive 2002/21/CE che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica, 2002/19/CE relativa all'accesso alle reti di comunicazione elettronica e alle risorse correlate, e all'interconnessione delle medesime e 2002/20/CE relativa alle autorizzazioni per le reti e i servizi di comunicazione elettronica
Proposta della Commissione che istituisce un'Autorità europea del mercato delle comunicazioni elettroniche
Attuale normativa (testi giuridici disponibili in italiano)
Sito tematico della Commissione sulle proposte di riforma

 

Riferimenti

 

Catherine TRAUTMANN (PSE, FR)

Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica delle direttive 2002/21/CE che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica, 2002/19/CE relativa all'accesso alle reti di comunicazione elettronica e alle risorse correlate, e all'interconnessione delle medesime e 2002/20/CE relativa alle autorizzazioni per le reti e i servizi di comunicazione elettronica

&

Pilar del CASTILLO VERA (PPE/DE, ES)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un'Autorità europea del mercato delle comunicazioni elettroniche

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 2.9.2008

Votazione: 24.9.2008

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Sfruttare al meglio il "dividendo digitale"


Il Parlamento chiede un approccio coordinato a livello UE sull'uso dello spettro radio liberato con il passaggio alla TV digitale, il dividendo digitale, che consentirà anche l'offerta di nuovi servizi come la TV mobile. Auspicando più investimenti nelle nuove tecnologie per incentivare prodotti e servizi innovativi, sollecita orientamenti UE per l'assegnazione trasparente delle frequenze, tenendo conto dell'interesse generale e degli utilizzatori senza licenza, ma tutelando gli attuali utenti.

 

Lo spettro radio «è una risorsa naturale scarsa e, nel contempo, un bene pubblico, e un suo uso efficiente è indispensabile per assicurarne l'accesso alle varie parti interessate che desiderano offrire servizi connessi». E' quanto sostiene la relazione di Patrizia TOIA (ALDE/ADLE, IT) - approvata con 551 voti favorevoli, 24 contrari e 38 astensioni - sottolineando che il passaggio dalla televisione terrestre analogica a quella digitale entro la fine del 2012 «libererà una quantità di spettro senza precedenti in Europa, grazie alla maggiore efficienza di trasmissione offerta dal digitale». Con la tecnologia digitale, infatti, è possibile trasmettere da 6 a 8 canali televisivi ricorrendo alla quantità di spettro necessaria a un solo canale analogico. Secondo uno studio commissionato dal Parlamento europeo, il passaggio al digitale libererà fino al 75% dello spettro ad alta definizione. Questa porzione di spettro è comunemente nota come "dividendo digitale".

 

Il Parlamento rileva peraltro che la conversione immediata al digitale in alcuni Stati membri e le differenze constatate nei piani di conversione nazionali «richiedono una risposta a livello comunitario senza attendere l'entrata in vigore delle direttive di riforma» (il "pacchetto telecom"). Sottolinea poi l'importanza dell'accesso e dell'uso efficiente dello spettro, nonché la necessità di accedere a servizi a banda larga al fine di superare il "divario digitale". Evidenzia inoltre i potenziali vantaggi di un approccio coordinato all'uso dello spettro nell'Unione europea in termini di economia di scala e di sviluppo di servizi interoperabili senza fili, «evitando la frammentazione, che conduce all'impiego subottimale di questa scarsa risorsa». Ferma restando la necessità di una più stretta cooperazione e di una maggiore flessibilità ai fini di un efficiente sfruttamento dello spettro, la Commissione e gli Stati membri dovrebbero «raggiungere un opportuno equilibrio tra flessibilità e grado di armonizzazione, al fine di trarre il massimo beneficio dal dividendo digitale».

 

I deputati sollecitano poi gli Stati membri a liberare «quanto prima possibile» i propri dividendi digitali, così da permettere ai cittadini europei di beneficiare dello sviluppo di nuovi servizi innovativi e competitivi. Riconoscono, infatti, che l'aumentata efficienza dello spettro della televisione digitale terrestre dovrebbe consentire la riassegnazione di circa 100 MHz di dividendo digitale alla banda larga mobile e ad altri servizi (quali i servizi di pubblica sicurezza, l'identificazione delle radiofrequenze e le applicazioni di sicurezza stradale), «assicurando allo stesso tempo che i servizi di radiodiffusione continuino a prosperare». A patto però che lo spettro «sia gestito quanto più efficientemente ed efficacemente possibile», al fine di evitare interferenze con la trasmissione di programmi a diffusione digitale di alta qualità.

 

Più in particolare, il dividendo digitale offre all’Europa l'opportunità di sviluppare la televisione mobile e l’accesso a Internet senza filo, «garantendo nuove opportunità ai cittadini, ai servizi, ai mezzi di comunicazione e alla diversità culturale in tutta l’Unione europea». Approvando un emendamento proposto dall'ALDE, il Parlamento invita poi gli Stati membri, nel pieno rispetto della loro sovranità in questo senso, ad analizzare l'impatto del passaggio al digitale nello spettro utilizzato per scopi militari e, se del caso, a ridistribuire una parte di tale specifico dividendo digitale per le nuove applicazioni civili.

 

Nel rilevare che attualmente la maggior parte degli Stati membri è in ritardo rispetto agli altri paesi sviluppati per quanto attiene agli investimenti nelle infrastrutture di comunicazione di nuova generazione, i deputati ritengono che a livello nazionale ed europeo si dovrebbero compiere maggiori investimenti per incentivare l'adozione di prodotti e servizi innovativi. Anche perché, grazie alla accresciuta convergenza tecnologica, sarà presto possibile offrire i nuovi pacchetti multiplay, contenenti tecnologie e servizi innovativi, purché vi sia disponibilità di radiofrequenze utili e di nuove tecnologie interattive che garantiscano interoperabilità, connettività e copertura complete, quali le tecnologie del multimedia mobile e le tecnologie per l’accesso a banda larga senza filo.

 

Secondo i deputati, in caso d’asta per l'assegnazione delle frequenze, gli Stati membri dovrebbero adottare un approccio comune per quanto concerne condizioni e modalità d’asta e allocazione delle risorse generate. Invitando quindi la Commissione a presentare orientamenti sulla base di tali criteri, ribadiscono che il principale principio guida nell'assegnazione del dividendo digitale «dovrebbe consistere nel servire l'interesse generale garantendo il miglior valore sociale, culturale ed economico in termini di offerta maggiore e geograficamente più ampia di servizi e di contenuto digitale per i cittadini». Non deve, quindi, trattarsi solamente «di massimizzare le entrate pubbliche». Sottolineano pertanto che occorre trasparenza nell'assegnazione delle frequenze, tenendo conto di tutti i potenziali utilizzi del nuovo spettro e dei vantaggi che essi presentano per la società. Al contempo, comunque, occorre «tutelare i diritti degli attuali utenti di servizi di media audiovisivi».

 

Il Parlamento, d'altro canto, invita gli Stati membri a riconoscere il valore sociale, culturale ed economico di consentire a utilizzatori senza licenza di accedere al dividendo, in particolare nel caso delle piccole e medie imprese e del settore non profit. Si aumenterebbe così l'efficienza dell'uso dello spettro mediante concentrazione di questi usi senza licenza nelle frequenze attualmente non utilizzate ("spazi bianchi"). Esorta quindi gli Stati membri a esaminare, nell'ambito dell'attribuzione degli spazi bianchi, la necessità di un accesso aperto e senza licenza allo spettro da parte di fornitori di servizi non commerciali e educativi e di comunità locali operanti sulla base di attribuzioni di servizio pubblico. Riconoscendo poi che frequenze particolari sono più adatte a particolari servizi, ritiene che l'attribuzione di piccole quantità di spettro senza licenza in altre frequenze più basse possa incoraggiare l'ulteriore innovazione nei nuovi servizi. E' anche necessario tenere presenti le conseguenze per le reti di dimensioni minori, in particolare le reti locali senza fili, per le quali attualmente non è richiesta alcuna licenza, nonché promuovere l'accesso universale alla banda larga, soprattutto nelle zone rurali.
 

I deputati, infine, sottolineano che le emittenti svolgono un ruolo fondamentale nella difesa dei principi del pluralismo e della democrazia. In tale contesto, credono fermamente che le opportunità offerte dal dividendo digitale consentano alle emittenti pubbliche e private di trasmettere un numero di gran lunga superiore di programmi rispondenti a obiettivi di interesse generale, indicati nella legislazione nazionale, come la promozione della diversità linguistica e culturale.

 

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Trarre il massimo beneficio dal dividendo digitale in Europa: un approccio comune all’uso dello spettro liberato dal passaggio al digitale
Comunicazione della Commissione - Priorità della politica dell'UE in materia di spettro radio per il passaggio al digitale nel contesto della prossima Conferenza regionale delle radiocomunicazioni dell'UIT del 2006 (RRC-06)
Risoluzione del Parlamento europeo: Verso una politica europea in materia di spettro radio
Risoluzione del Parlamento europeo su come accelerare la migrazione dalla radiodiffusione televisiva in tecnica analogica a quella digitale

 

 

Riferimenti

 

Patrizia TOIA (ALDE/ADLE, IT)

Relazione su "Trarre il massimo beneficio dal dividendo digitale in Europa: un approccio comune all'uso dello spettro liberato dal passaggio al digitale"

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 2.9.2008

Votazione: 24.9.2008

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Respinta la risoluzione sulle priorità per il 2009


Dopo una lunga sessione di voto e l'adozione di numerosi emendamenti, il Parlamento ha respinto con 306 voti contrari, 102 favorevoli e 207 astensioni la proposta di risoluzione sostenuta da PPE/DE, ALDE e UEN in merito alle priorità legislative per il 2009. Sono anche state respinte tutte le altre risoluzioni presentate dai singoli gruppi politci.

 

Particolarmente controverso un emendamento del PSE, adottato con soli 4 voti di scarto (310 sì, 306 no e 13 astensioni) che invitava la Commissione a proporre iniziative legislative nuove o aggiornate per quanto riguarda la protezione dei lavoratori con contratti atipici, i criteri minimi contro licenziamenti iniqui di singoli lavoratori, il distacco di lavoratori, il riesame del regolamento che istituisce il Fondo europeo di aggiustamento alla globalizzazione, il miglioramento delle condizioni di lavoro e la riduzione degli infortuni/malattie connesse al lavoro. Altrettanto sensibile l'emendamento dell'ALDE sull'importanza di proseguire il processo di adesione di Croazia e Turchia «nella speranza che entrambi i paesi soddisfino a tempo debito tutti i criteri per l'appartenenza all'Unione.

 

 

Link utili

 

Programma su 18 mesi delle presidenze francese, ceca e svedese

 

 

Riferimenti

 

Risoluzione comune sul programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2009

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 24.9.2008

Votazione: 24.9.2008

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Bartolomeo I: nel mondo c'è posto per tutti


Accolto in seduta solenne, il Patriarca ecumenico Bartolomeo I ha sottolineato l'importanza del dialogo interculturale e il significato del "Progetto europeo" che è riuscito a promuovere la coesistenza pacifica di Stati precedentemente in guerra fra loro. Ha rilevato il ruolo della difesa dell'ambiente come interesse comune e posto in luce l'importanza di garantire i diritti delle minoranze. Perorando l'adesione della Turchia all'UE, ha invitato a non temere la prevalenza musulmana nel paese.

 

Presentazione del Presidente

 

Presentando il Patriarca ecumenico, il Presidente Hans-Gert PÖTTERING ha evidenziato come l'Unione europea sia una comunità fondata sui valori, il più importante dei quali è la dignità umana. E la libertà di religione è fondamentale per la dignità umana. Ha poi collegato questo principio alla separazione tra Stato e Chiesa, come previsto anche dal trattato di Lisbona.

 

Ha quindi descritto il Patriarca come «un faro per i suoi seguaci del mondo ortodosso» e sottolineato che i recenti ampliamenti dell'Unione hanno incluso paesi ortodossi quali Cipro, Bulgaria e Romania. Ricordando poi che Papa Giovanni Paolo II aveva usato la metafora di un'Europa che respira ancora con due polmoni dopo la caduta del comunismo nell'Europa centrale e orientale, ha utilizzato tale metafora riferendosi alla ricchezza portata nell'UE ampliata grazie alle visioni differenti della cristianità occidentale e di quella orientale.

 

Allocuzione del Patriarca ecumenico

 

Aprendo il suo intervento, Sua Santità Bartolomeo I ha ricordato che «oggi, possediamo tutti i mezzi tecnologici per trascendere l'orizzonte della nostra autoconsapevolezza culturale, tuttavia, continuiamo ad assistere agli effetti terribili della frammentazione umana». Infatti, le organizzazioni tribali, il fondamentalismo e l'estremo nazionalismo contribuiscono ad incrementare l'elenco delle atrocità che rendono incerta la nostra rivendicazione di esseri civili. Il dialogo interculturale è alla radice del significato di "essere umano" e nessuna cultura o famiglia umana può abbracciare ogni individuo. In mancanza di tale dialogo le differenze nella famiglia umana si riducono a "oggettificazione" dell'altro e portano all'abuso, al conflitto e alla persecuzione, ovvero a «un suicidio umano su vasta scala». Tuttavia, laddove le differenze portano a dialogare, si instaura comprensione reciproca e amore.

 

Il significato del "Progetto europeo", ha proseguito, non può essere sottovalutato, in quanto rappresenta un tratto distintivo dell'Unione europea che è riuscita a promuovere la coesistenza reciproca, pacifica e produttiva tra Stati-nazione i quali, meno di settant'anni fa', «affogavano in un conflitto sanguinoso che avrebbe potuto distruggere l'eredità dell'Europa per sempre». Affinché il nostro dialogo sia più di un mero scambio culturale, ha quindi sostenuto, deve instaurarsi una comprensione profonda dell'assoluta interdipedenza, non solo fra Stato, politica ed economia: l'interdipendenza di ogni singolo individuo con gli altri individui.

 

Ha poi sottolineato che il Patriarcato ecumenico per decenni ha perorato la causa ambientale, richiamando l'attenzione sui disastri ecologici nel mondo. Infatti, «solo se comprendiamo che ogni ecosistema è parte dell'ecosfera popolata da ogni creatura vivente, possiamo afferrare il legame reciproco e comprendiamo la nostra vera interdipendenza». In caso contrario, «siamo destinati all'ecocidio, l'autodistruzione dell'unica ecosfera che dà sostentamento all'esistenza di tutti gli esseri umani».

 

Il Patriarca ha poi posto in luce la necessità di rispettare i diritti delle minoranze. Laddove i diritti delle minoranze sono rispettati, ha spiegato, la maggioranza della società sarà giusta e tollerante, mentre le società costruite sull'esclusione e la repressione non possono durare.

 

A suo parere, l'Europa deve far rientrare la Turchia nel proprio progetto e, pertanto, quest'ultima deve promuovere il dialogo interculturale e la tolleranza per essere accettata. L'Europa non dovrebbe considerare aliena una religione tollerante verso le altre religioni. Come il progetto europeo, le grandi religioni possono essere una forza che trascende il nazionalismo e che può addirittura trascendere il nichilismo e il fondamentalismo, concentrando i loro fedeli su ciò che ci unisce come esseri umani e promuovendo un dialogo su ciò che ci divide. Dalla Turchia, ha aggiunto, avvertiamo l'esitazione europea ad abbracciare, da pari, un paese che è prevalentemente musulmano. In proposito ha sottolineato che in Europa vi sono milioni di musulmani giunti per varie motivazioni, notando peraltro che l'Europa sarebbe ancora piena di ebrei se non vi fossero stati gli orrori della Seconda guerra mondiale.  Il Patriarca ha poi rilevato il grande entusiasmo che sta vivendo Istanbul nel preparare le celebrazioni indette nell'ambito della "Capitale europea della cultura nel 2010". La città, ha evidenziato, «è stata un luogo di incontro per le persone e un luogo di coabitazione per varie religioni e culture».

 

Il Patriarcato ecumenico, ha affermato, ribadisce la sua volontà di contribuire con tutta la sua forza alla pace e alla prosperità. Siamo pronti a unirci a voi nel dialogo costruttivo e presteremo orecchio attento agli attuali problemi. D'altra parte, il Patriarcato è molto attivo nell'ambito del dialogo ecumenico per contribuire a una migliore intesa tra i popoli, per la riconciliazione, la pace e la solidarietà e cerca di combattere il fanatismo, l'odio e tutte le forme del male. «Siamo tutti fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre celeste e, su questo magnifico pianeta di cui tutti siamo responsabili, c'è posto per tutti ma non c'è posto per le guerre e neppure per coloro che uccidono i propri simili», ha concluso.

 

Link utili

Biografia di Bartolomeo I

Portale dell'Anno europeo del dialogo interculturale

Decisione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa all'Anno europeo del dialogo interculturale (2008)

 

Riferimenti

Seduta solenne - Allocuzione di Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli

24.9.2008

 
Terzo pacchetto marittimo: priorità alla sicurezza


Il Parlamento si è pronunciato su sei relazioni legislative che compongono il terzo pacchetto marittimo. I deputati deplorano che il Consiglio blocchi tuttora due delle proposte volte a proteggere l'Europa dagli incidenti marittimi e dall'inquinamento e rifiuti la maggior parte delle raccomandazioni del Parlamento sulle altre. Propongono quindi una serie di emendamenti per includere tali temi nei provvedimenti restanti. Si profila ora la convocazione del comitato di conciliazione.

 

Le due proposte "arenate" al Consiglio riguardano il rispetto degli obblighi dello Stato di bandiera e la responsabilità civile e, pertanto, i deputati hanno deciso di introdurre degli emendamenti chiave nelle raccomandazioni relative alle altre proposte legislative. Ripropongono, peraltro, tutti i principali emendamenti approvati in prima lettura (nell'aprile 2007) riguardo agli altri elementi del pacchetto marittimo.

 

La sicurezza marittima prima di tutto

 

I deputati riaffermano che la sicurezza marittima resta la priorità per il Parlamento europeo e non intendono accettare che il Consiglio indebolisca gli aspetti più importanti relativi ai controlli dello Stato di bandiera, al sistema comunitario di sorveglianza del traffico marittimo, alle inchieste in caso di incidenti, alle responsabilità dei trasportatori di passeggeri, alle ispezioni sui battelli e agli organismi incaricati delle indagini.

 

Sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale e d’informazione

 

Approvando la relazione di Dirk STERCKX (ALDE/ADLE, BE), i deputati ripropongono gli emendamenti relativi alla designazione di un'autorità competente indipendente che sia in grado di adottare decisioni riguardo all'accoglienza di una nave in un luogo di rifugio. Gli obiettivi, è precisato, sono di proteggere le vite umane, il litorale e l'ambiente marino, nonché garantire la sicurezza della navigazione e il contenimento dei danni economici. A tal fine, l'autorità avrebbe la facoltà di limitare i movimenti della nave in pericolo o dirigerla su un rotta determinata, ordinare al comandante di fare cessare i rischi, inviare a bordo esperti per valutare i danni e i rischi, fare entrare in azione i servizi di assistenza o ordinare il rimorchio della nave.

 

Un emendamento precisa inoltre che l'assenza di sicurezza finanziaria o assicurazioni «non esime alcuno Stato membro dall'obbligo di prestare assistenza a una nave in pericolo e di accoglierla in un luogo di rifugio». D'altro canto, i porti che accolgono una nave in pericolo «devono poter contare su un sollecito risarcimento delle spese sostenute e degli eventuali danni connessi all'operazione». Gli Stati membri dovrebbero quindi ratificare, «nei tempi più brevi», le convenzioni internazionali sulla responsabilità civile.

 

Inchieste sugli incidenti marittimi

 

Approvando la relazione di Jaromír KOHLÍČEK (GUE/NGL, CZ), il Parlamento ripropone un emendamento presentato in prima lettura che impone agli Stati membri di assicurare che le inchieste di sicurezza siano condotte da un organo o un ente inquirente imparziale che deve essere dotato in modo permanente delle competenze necessarie. I deputati precisano inoltre che tale organo deve essere «funzionalmente indipendente» dalle autorità nazionali competenti per navigabilità, certificazione, ispezione, formazione dell'equipaggio, navigazione sicura, manutenzione, controllo del traffico marittimo, controllo del porto, nonché dagli organismi che conducono le indagini per determinare le responsabilità o per applicare la legge.

 

Altri emendamenti impongono l'avvio delle inchieste non solo per gli incidenti «molto gravi», come auspicato dal Consiglio, ma anche per quelli «gravi». Tali indagini, peraltro, dovrebbero essere aperte non oltre i due mesi successivi all'incidente. I deputati chiedono poi agli Stati membri di applicare le pertinenti disposizioni delle linee guida IMO in materia di «corretto trattamento dei marittimi» in caso di incidente. Le indagini, infine, devono essere condotte seguendo una metodologia comune.

 

Organismi incaricati di svolgere le ispezioni e le visite di controllo sulle navi

 

Gli organismi di certificazione sono enti privati ai quali gli Stati di bandiera delegano taluni compiti di ispezione delle navi. I punti di divergenza con il Consiglio riguardano, nella relazione di Luis de GRANDES PASCUAL (PPE/DE, ES, il nome del nuovo organismo o del sistema di responsabile della valutazione e della certificazione di queste società, nonché la responsabilità degli organismi accreditati allorquando effettuano dei compiti in nome di uno Stato membro. I deputati, inoltre, reintroducono, gli elementi chiave della proposta non trattata dal Consiglio sugli obblighi di controllo dello Stato di bandiera.

 

Controllo da parte dello Stato di approdo

 

Approvando la relazione di Dominique VLASTO (PPE/DE, FR), il Parlamento introduce emendamenti alla posizione del Consiglio riguardo alla frequenza e al campo d'applicazione delle ispezioni delle navi, nonché sulla durata del divieto di accesso delle navi. Più in particolare, chiede agli Stati membri di ispezionare «tutte» le navi approdate nei loro porti e ancoraggi e di effettuare annualmente un totale di ispezioni pari quanto meno al suo impegno di ispezione annuale. Conferma inoltre la misura volta a imporre un divieto di accesso permanente a tutti i porti e ancoraggi della Comunità per le navi che sono state oggetto di più di due fermi in ragione del rischio manifesto per la sicurezza in mare e per l'ambiente che esse rappresentano a causa delle loro condizioni precarie o dei loro precedenti.

 

Visto che il Consiglio non è giunto a un accordo in merito agli obblighi degli Stati di bandiera, i deputati ritengono fondamentale rafforzare i controlli negli Stati in cui le navi operano uno scalo.

 

Responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri

 

Approvando la relazione di Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT), il Parlamento introduce una serie di emendamenti volti ad ampliare la portata del regolamento applicando la Convenzione di Atene a tutti i trasporti per mare, mentre il Consiglio auspica limitarla alle sole grandi navi di classe A. Estende poi la possibilità di versare un anticipo di 21.000 euro ai casi di invalidità completa e permanente e alle lesioni di più del 75% del corpo del passeggero. Il Consiglio contempla questa possibilità solamente in caso di morte del passeggero.

Altri emendamenti sono volti a reintrodurre un approccio armonizzato per le somme massime da pagare ai passeggeri in caso di incidente. Respingono poi ogni riferimento a deroghe applicabili ai massimali globali della Convenzione sulla limitazione della responsabilità, poiché ciò potrebbe impedire ai passeggeri di recuperare una parte sostanziale delle richieste di risarcimento.

 

 

Link utili

 

Sito della Commissione sul trasporto marittimo
Posizione comune adottata dal Consiglio - Istituzione di un sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale e d'informazione
Posizione comune adottata dal Consiglio - Incidenti nel settore del trasporto
Posizione comune adottata dal Consiglio - responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri via mare in caso di incidente
Posizione comune adottata dal Consiglio - Controllo da parte dello Stato di approdo (Rifusione)
Posizione comune adottata dal Consiglio - Disposizioni e norme comuni per gli organismi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi e per le pertinenti attività delle amministrazioni marittime (Rifusione)
Posizione comune adottata dal Consiglio - Disposizioni ed alle norme comuni per gli organismi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi e per le pertinenti attività delle amministrazioni marittime (Rifusione)
Portale della Conferenza delle Regioni Periferiche Marittime

 

 

Riferimenti

 

Dirk STERCKX (ALDE/ADLE, BE)

Relazione relativa alla posizione comune adottata dal Consiglio in vista dell’adozione di una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2002/59/CE relativa all’istituzione di un sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale e d’informazione

&

Jaromír KOHLÍČEK (GUE/NGL, CZ)

Relazione relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce i principi fondamentali in materia di inchieste sugli incidenti nel settore del trasporto marittimo e che modifica le direttive 1999/35/CE e 2002/59/CE

&

Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT)

Relazione relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri via mare in caso di incidente

&

Dominique VLASTO (PPE/DE, FR)

Relazione sulla posizione comune del Consiglio concernente l’adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al controllo da parte dello Stato di approdo (Rifusione)

&

Luis de GRANDES PASCUAL (PPE/DE, ES)

Relazione relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione di un regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle disposizioni ed alle norme comuni per gli organismi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi (Rifusione)

&

Relazione relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle disposizioni ed alle norme comuni per gli organismi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi e per le pertinenti attività delle amministrazioni marittime (Rifusione)

Procedura: Codecisione, seconda lettura

Dibattito: 23.9.2008

Votazione: 24.9.208

 

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