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RASSEGNA

 

23 maggio 2007

 

Strasburgo

 

 

 


Servizi sanitari: agevolare la mobilità dei pazienti

L'Aula avanza raccomandazioni riguardo alla mobilità e all'informazione dei pazienti, ai rimborsi delle prestazioni, alla mobilità e alla responsabilità del personale sanitario, nonché ai meccanismi di risarcimento. Chiede di garantire ai pazienti il più ampio accesso ai servizi sanitari in Europa e, ai medici, la libertà di stabilimento, ma respinge la proposta di includere le prestazioni sanitarie nella direttiva servizi. Propone invece l'adozione di una Carta europea dei diritti dei pazienti.

Anticipando un’eventuale normativa europea sulla mobilità dei pazienti in seno all’UE e in risposta a una comunicazione della Commissione intitolata “Consultazione relativa ad un’azione comunitaria nel settore dei servizi sanitari, il Parlamento ha approvato - con 514 voti favorevoli, 132 contrari e 8 astensioni - la relazione d’iniziativa di Bernadette VERGNAUD (PSE, FR) che sottolinea anzitutto che la mobilità transfrontaliera dei pazienti e dei professionisti della sanità «è destinata in futuro a crescere, offrendo pertanto al paziente una maggiore scelta». Per i deputati, inoltre, è opportuno garantire «a tempo debito» a tutti i cittadini europei, quale che sia il loro livello di reddito e di luogo di residenza, «un accesso uguale e abbordabile alle cure sanitarie», assicurando al tempo stesso la sostenibilità finanziaria dei sistemi sanitari nazionali.

Una Carta europea dei diritti dei pazienti

Per il Parlamento le regole del mercato interno si applicano ai servizi sanitari. Tuttavia con 575 voti favorevoli, 54 contrari e 6 astensioni, ha accolto la proposta di PSE, GUE/NGL e Verdi ALE di sopprimere il paragrafo che chiedeva alla Commissione di presentare al Parlamento una proposta volta a reintrodurre i servizi sanitari nella direttiva 2006/123/CE, ossia nella direttiva servizi. D'altra parte, facendo proprio un emendamento proposto dal PPE/DE, i deputati - visto che il Parlamento e il Consiglio non hanno voluto affrontare le questioni sanitarie nell'ambito della direttiva servizi - insistono sulla necessità di ulteriori interventi per preservare i diritti dei pazienti e, pertanto, invitano la Commissione, in quanto custode dei trattati, a salvaguardare tali diritti.

Su impulso dell'ALDE/ADLE, il Parlamento invita la Commissione a presentare una proposta che tenga conto dei suoi suggerimenti e delle sentenze della Corte di giustizia riguardanti i diritti dei pazienti. Auspica, inoltre, l'adozione di una Carta europea dei diritti dei pazienti sulla base di quelle esistenti nei diversi Stati membri e dei lavori realizzati dalle organizzazioni non governative. Al contempo, chiede che ai pazienti sia garantito il più ampio accesso possibile ai servizi sanitari in tutta Europa e che ai prestatori di servizi sanitari siano garantite la libertà di fornire tali servizi e la libertà di stabilimento.

Nel proporre poi una codificazione delle sentenze della Corte di giustizia europea riguardanti i diritti dei pazienti europei, il Parlamento chiede alla Commissione di rafforzare la sua politica consistente nel perseguire le violazioni della normativa UE, allo scopo di garantire che tutti gli Stati membri rispettino la giurisprudenza della Corte e «che tutti i pazienti europei, indipendentemente dal loro paese d'origine, beneficino dei diritti conferiti loro dal Trattato». Facendo proprio un emendamento proposto dal PSE, peraltro, il Parlamento precisa che la mobilità dei pazienti e professionale «non dovrebbe servire da scusa per uno Stato membro per non investire nel proprio sistema sanitario».

Il Parlamento sollecita anche una definizione chiara dei servizi sanitari «al fine di precisare e di chiarire il campo di applicazione della legislazione futura in tale settore». Ritiene, inoltre, che ogni azione comunitaria in materia di servizi sanitari debba essere coerente con l'azione comunitaria relativa ai servizi sociali di interesse generale.

Mobilità dei pazienti

Il Parlamento, peraltro, osserva «l'inadeguatezza» del sostegno all'assistenza sanitaria da parte degli Stati membri e ritengono che ciò «finisca per pregiudicare i diritti del malato». Osserva, inoltre, che un numero considerevole di pazienti di vari Stati membri non è in grado di ricevere il necessario trattamento medico nel proprio paese entro termini ragionevoli a causa delle liste di attesa e che tali pazienti sono pertanto dipendenti da un trattamento medico all'estero.

Ricordando poi che i pazienti devono poter usufruire in ogni caso di un accesso paritario ad un trattamento appropriato quanto più vicino al loro domicilio e nella loro lingua, sottolinea l'esigenza che gli Stati membri trattino i residenti di un altro Stato membro su di una base paritaria per quanto riguarda l'accesso ai servizi sanitari, indipendentemente dal fatto che si tratti di pazienti pubblici o privati. Pone poi in luce l'esigenza di ridurre la burocrazia collegata tanto all'uso quanto alla fornitura di servizi sanitari transfrontalieri.

Il Parlamento constata la difficoltà per i pazienti di accedere ad informazioni chiare e precise relative alle cure sanitarie, in particolare in relazione all'assistenza sanitaria transfrontaliera e la complessità delle procedure da seguire. Ritiene tuttavia importante dare ai pazienti il diritto di scegliere le cure sanitarie in un altro Stato «quando tale scelta permette loro di ricevere un idoneo trattamento», dopo averli informati esaurientemente.

Rimborso delle spese mediche

I deputati, riconoscendo l'esistenza di differenze tra i sistemi sanitari degli Stati membri e la complessità delle disposizioni giuridiche che disciplinano i rimborsi, chiedono che l'attuale giurisprudenza in materia di rimborso delle prestazioni sanitarie transfrontaliere sia codificata in modo da garantirne la corretta applicazione da parte di tutti gli Stati membri. Invitano poi la Commissione ad esortare tutti gli Stati membri ad applicare le procedure vigenti circa il rimborso delle cure sanitarie transfrontaliere e, in proposito, ritengono che debba essere possibile per la Commissione perseguire gli Stati inadempienti.

In ogni caso, il Parlamento chiede che sia elaborato un sistema europeo di riferimento per i rimborsi al fine di consentire ai cittadini di fare confronti e di effettuare la scelta di trattamento a loro più favorevole. Occorre poi promuovere e sostenere attivamente l'opera volta a rendere corrente l'impiego della Carta europea di assicurazione contro le malattie con una serie standardizzata di dati elettronici sui pazienti, in modo da semplificare le procedure per i cittadini europei che si sottopongono a cure mediche in altri Stati membri e da assicurare la riservatezza dei dati medici sensibili.

Mobilità del personale sanitario e responsabilità

Per i deputati la direttiva relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali «non colma tutte le lacune regolamentari esistenti a livello UE per quanto riguarda la libera circolazione del personale sanitario», in particolare in materia di formazione continua, diritto di stabilimento e garanzia delle competenze degli operatori sanitari. Sottolineano tuttavia la necessità di informare meglio gli operatori sanitari sul loro diritto di mobilità all'interno dell'UE, utilizzando gli strumenti messi a punto dalla Commissione, ad esempio EURES (Rete europea di servizi per l'occupazione).

Evidenziando che qualsiasi futura legislazione in questo campo dovrebbe agevolare sensibilmente la fornitura di servizi sanitari transfrontalieri e lo stabilimento di prestatori di servizi di altri Stati membri, il Parlamento ritiene oltremodo importante che il personale sanitario, in diretto contatto con i pazienti, disponga di adeguate conoscenze della lingua dello Stato ospite.

Nell’insistere sul fatto che la mobilità dei pazienti «deve essere garantita da norme chiare e coordinate che disciplinino la responsabilità nella prestazione di servizi sanitari transfrontalieri», sottolinea poi l’esigenza di facilitare l'accesso ai meccanismi giudiziari e di risarcimento, in particolare se le varie fasi del trattamento si sono svolte in più di un paese. Facendo tuttavia presente che la complicazione del sistema giuridico non favorisce l'accesso alla giustizia, i deputati pongono in luce la necessità di garantire la certezza giuridica dei pazienti e del personale sanitario e sollecitano quindi la chiarificazione delle responsabilità nelle ipotesi in cui sopravvenisse un danno.

Nel sottolineare poi la necessità di rafforzare la protezione dei pazienti, chiedono di imporre l'obbligo per tutto il personale sanitario di disporre di un'assicurazione obbligatoria contro la responsabilità a congrui costi nonché l'obbligo per le autorità nazionali di procedere allo scambio di informazioni amministrative e disciplinari sui professionisti della sanità.

Cooperazione tra Stati membri

Il Parlamento ritiene che una maggiore cooperazione tra i sistemi sanitari a livello locale, regionale, intergovernativo ed europeo dovrebbe consentire di ottenere cure adeguate in altri Stati membri, migliorare la qualità dei servizi e aumentare così la fiducia dei cittadini. Si attende quindi che gli Stati membri cooperino a livello transfrontaliero per quanto concerne l'offerta di servizi sanitari, al fine di poter gestire i rispettivi sistemi sanitari in modo più efficiente in termini di costi. Aspettandosi poi che gli Stati membri risolvano tra loro le questioni attinenti all'accesso, alla qualità dell'assistenza e al controllo dei costi, chiede la creazione e l'utilizzo di "sportelli unici" per garantire l'accesso ad informazioni obiettive ed indipendenti per i pazienti, il personale sanitario, le istituzioni sanitarie e le autorità competenti.

Link utili

Consultazione relativa ad un’azione comunitaria nel settore dei servizi sanitari
Posizione del governo italiano in merito alla consultazione
Direttiva relativa ai servizi nel mercato interno

Riferimenti

Bernadette VERGNAUD (PSE, FR)
Relazione sull'impatto e sulle conseguenze dell'esclusione dei servizi sanitari dalla direttiva sui servizi nel mercato interno
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 21.5.2007
Votazione: 23.5.2007

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Una politica estera europea più efficace e coerente

Il Parlamento chiede l'adozione della Costituzione entro il 2008 e la nomina di un Ministro degli esteri per dare maggiore efficacia e coerenza alla Politica estera e di sicurezza comune (PESC). Sollecita poi il coordinamento con gli Stati membri che fanno parte del Consiglio di Sicurezza ONU e una decisione sul seggio unico. Occorre dare priorità ai settori che rispondono alle aspettative dei cittadini, garantire un maggiore controllo parlamentare e modificare il sistema di finanziamento della PESC.

Il Parlamento ha adottato con 526 voti favorevoli, 118 contrari e 14 astensioni la relazione di Elmar BROK (PPE/DE, DE) sugli aspetti principali e le scelte di base della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC).

Approvare la Costituzione entro il 2008

I deputati rilevano anzitutto che, senza il Trattato costituzionale, l'Unione europea non può «dar forma ad una politica estera e di sicurezza in grado di raccogliere almeno in parte le sfide più importanti». Come ad esempio la globalizzazione, la migrazione transfrontaliera, il terrorismo internazionale, la dipendenza energetica e il cambiamento climatico. In tale contesto, ritengono necessario istituire la figura del Ministro degli Affari esteri e considerano indispensabile che tale incarico comprenda, allo stesso tempo, la funzione di membro della Commissione e di Presidente del Consiglio dei ministri degli Affari esteri, «affinché la PESC possa avere continuità e coerenza e l'Europa possa parlare con una voce». Gli Stati membri dovrebbero inoltre impegnarsi a definire e a applicare una politica estera comune, «reale e effettiva», che rifletta le preoccupazioni generali dell'UE.

Il Parlamento rileva poi che la clausola di assistenza reciproca, la cooperazione strutturale, il servizio europeo per l'azione esterna e la personalità giuridica unica, «costituiscono esempi dei progressi del trattato costituzionale assolutamente necessari». Sottolinea quindi la necessità che la finalizzazione del trattato costituzionale «diventi una delle principali priorità dell'attuale e delle future presidenze dell'UE». Pertanto esorta i Capi di Stato e di governo a finalizzare il trattato costituzionale entro la fine del 2008, «non solo come condizione preliminare per ulteriori ampliamenti, ma anche per consentire all'Unione di funzionare in modo più efficace, trasparente e democratico sia nel campo dell'azione esterna che nel settore della PESC/PESD».

Miglioramento dell'efficacia, della coerenza e della visibilità della PESC

I deputati ritengono che, senza l'introduzione del voto a maggioranza qualificata sulle questioni PESC, «verranno profondamente compromesse la coerenza, l'efficacia e la visibilità dell'azione esterna dell'Unione». Gli Stati membri dell'UE che fanno parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sono poi invitati a informare gli altri Stati membri dell'Unione, ma anche a prestare attenzione ai loro suggerimenti e a sforzarsi di mettere a punto nell'ambito del Consiglio di sicurezza stesso «un'azione coordinata che rifletta l'opinione maggioritaria europea». Dovrebbero inoltre migliorare il loro coordinamento al fine di rafforzare l'efficacia dell'azione dell'UE a livello mondiale e decidere nel prossimo futuro in merito a un seggio comune europeo.

Il Parlamento accoglie comunque con favore la creazione dell'Agenzia europea di difesa, lo sviluppo del concetto di gruppi tattici, l'istituzione della politica europea di vicinato e l'applicazione della clausola di solidarietà per contrastare le minacce o gli attacchi terroristici. Ma anche la definizione di obiettivi civili primari, la creazione di squadre di civili per la reazione alle crisi nonché il partenariato di pace nell'ambito dello strumento di stabilità. Al riguardo, sollecita la Commissione a istituire corpi civili di pace, come richiesto dal Parlamento in varie risoluzioni. 

Per i deputati, d’altra parte, è necessario intensificare il dialogo politico con i paesi terzi e le regioni e, a tale proposito, ricordano il ruolo significativo che la diplomazia parlamentare può svolgere quale strumento complementare. Il Consiglio e la Commissione sono quindi invitati a rafforzare la loro collaborazione con l’Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE, l’Assemblea parlamentare euromediterranea e l’Assemblea parlamentare UE-America latina.

Raccomandazioni su vari aspetti tematici per il 2007

Al fine di garantire prosperità e sicurezza, il Parlamento insiste affinché sia considerato prioritario un numero limitato di settori «che rispondano meglio ai desideri e agli interessi dei cittadini europei e alle loro aspettative sul ruolo che l'Unione deve svolgere in ambito internazionale». E, in proposito, cita il consolidamento della democrazia, la sicurezza e la lotta contro il terrorismo, la gestione dell'immigrazione, il dialogo interculturale, la sicurezza energetica, il cambiamento climatico, il controllo delle armi e il disarmo, la non proliferazione delle armi di distruzione di massa e il contributo dell'Unione alla riduzione della povertà, nonché lo sviluppo sociale.

Più precisamente, in materia di sicurezza i deputati ritengono che la strategia europea dovrebbe essere aggiornata, mantenendo il suo duplice approccio civile/militare e i suoi concetti fondamentali di prevenzione dei conflitti e multilateralismo efficace. Occorre inoltre che sia integrata con la sicurezza energetica, il cambiamento climatico e la prevenzione del diffondersi della povertà nel mondo quali sfide principali per la sicurezza dell'Unione. Sottolineando poi che il terrorismo rappresenta una delle principali minacce alla sicurezza dell'Unione europea, sostengono che esso deve essere combattuto nel rispetto dei valori universali della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Collaborando con i partner internazionali, secondo la strategia definita dalle Nazioni Unite.

Al riguardo, il Parlamento pone l’accento sull’importanza per l'Unione europea di rafforzare la governance globale, le istituzioni internazionali e il valore del diritto internazionale. Insistendo quindi sul ruolo fondamentale delle Nazioni Unite nello sviluppo della governance globale, ribadisce anche la necessità di corresponsabilizzare la Cina e l'India, in quanto potenze emergenti, come anche la Russia, «nella ricerca di soluzioni alle sfide globali». Sottolinea poi «il ruolo insostituibile» che i partner transatlantici dovrebbero svolgere congiuntamente in questo contesto.

Nel ribadire poi l’impegno assunto dal Parlamento europeo a combattere l'impunità di chi si è reso colpevole di crimini di guerra, crimini contro l'umanità e altre gravi violazioni dei diritti umani, i deputati chiedono il rafforzamento del ruolo del Tribunale Penale Internazionale. Sottolineano inoltre la necessità dell'applicazione effettiva delle clausole in materia di diritti dell'uomo, non proliferazione e lotta contro il terrorismo presenti in tutti i tipi di accordi conclusi con i paesi terzi, «evitando modifiche ad hoc, al fine di garantire la coerenza e l'efficacia».

Sollecitando maggiore impegno per arrestare il diffondersi della povertà nel mondo, lottare contro la stigmatizzazione e la discriminazione e combattere le principali malattie, il Parlamento si compiace degli sforzi compiuti a livello UE per affrontare il problema dell'immigrazione e degli insediamenti illegali. In proposito, rileva che la lotta contro l'immigrazione clandestina «è compito dei tribunali e della polizia» e che «le politiche dell'UE devono affrontare alla radice anche le cause dell'immigrazione clandestina». Sottolinea inoltre che l'azione di contrasto dell'immigrazione illegale «esclude il ricorso a mezzi militari e a capacità PESD».

Nell'accogliere favorevolmente la nuova iniziativa assunta dagli Stati Uniti di procedere a consultazioni e a un'informazione permanente in merito al loro scudo antimissilistico, il Parlamento esprime preoccupazione riguardo alle dichiarazioni rese dal Presidente Putin in risposta a questo progetto. Invita quindi tutte le parti coinvolte ad avviare un dialogo e chiede agli Stati Uniti di illustrare i suoi piani con maggiore precisione, anche per consentire alla NATO e all'UE di «restare unite». Approvando un emendamento proposto dalla GUE/NGL, inoltre, esprime altrettanta preoccupazione per l'annuncio di Vladimir Putin sulla indisponibilità della Russia a continuare a partecipare al trattato sulle forze convenzionali in Europa.

I deputati, inoltre, sottolineano la necessità di dare attuazione al sistema internazionale di non proliferazione nucleare e di impegnarsi attivamente a favore del mantenimento del sistema esistente di disarmo e controllo degli armamenti. D’altra parte, esprimono preoccupazione per quanto concerne il primo test relativo ad un'arma antisatellitare effettuato dalla Cina nel gennaio 2007. Considerandolo infatti come un segnale dell'escalation delle armi spaziali, invitano il Consiglio ad adottare un'iniziativa a livello di Nazioni Unite ai fini dell'avvio di negoziati multilaterali per un divieto internazionale di tali armi.

Controllo parlamentare della politica estera e di sicurezza comune

Nel prendere atto della dettagliata relazione annuale sulle attività della PESC presentata dal Consiglio, i deputati ribadiscono la necessità che il Consiglio non solo informi il Parlamento, ma soprattutto lo renda pienamente partecipe degli aspetti principali e delle scelte di base della PESC per il 2007. Deplorano inoltre che il Consiglio abbia ancora una volta ignorato il diritto del Parlamento ad essere consultato annualmente "ex ante" sugli aspetti e le scelte futuri in relazione al 2006, e reputa che tale prassi costituisce, de facto, una violazione dell’articolo 21 del trattato sull'Unione europea.

Nell’invitare il Consiglio a rettificare tale situazione, i deputati incoraggiano quindi Consiglio e Stati membri a rafforzare ulteriormente il controllo parlamentare sulla PESD, garantendo che il Parlamento svolga un ruolo di rilievo attraverso il ricorso al meccanismo di dialogo strutturato, e una più stretta cooperazione tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali. In tale contesto, propongono di conferire al Parlamento il potere di nominare, e destituire, il coordinatore antiterrorismo e i direttori del Centro di situazione congiunto dell'UE (SitCen), del Centro satellitare dell'Unione europea (CSUE) e di Eurojust.

Finanziamento della PESC/PESD

Pur accogliendo con favore il fatto che il bilancio PESC sia stato triplicato rispetto al precedente settennato, i deputati considerano che l’importo di 1,74 miliardi di euro per il 2007-2013 sia «insufficiente per soddisfare le ambizioni dell'Unione in quanto attore globale». Al contempo, riconoscono che i 159,2 milioni di euro che si è deciso di assegnare alla PESC per il 2007 «rappresentano un importante passo avanti rispetto alle precedenti dotazioni di fondi». D’altra parte il Parlamento deplora che il Consiglio abbia finora fornito informazioni finanziarie sostanziali solo una volta adottate le decisioni finali, e che il nuovo accordo interistituzionale non modifichi le regole esistenti sulle operazioni PESD, fra cui il principio secondo cui ciascuno si fa carico delle proprie.

Link utili

Relazione del Consiglio (versione inglese e francese)

Riferimenti

Elmar BROK (PPE/DE, DE)
Relazione sulla relazione annuale del Consiglio al Parlamento europeo sugli aspetti principali e le scelte di base della PESC, comprese le implicazioni finanziarie per il bilancio generale delle Comunità europee (sezione H, punto 40 dell'accordo interistituzionale del 6 maggio 1999) - 2005
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 22.5.2007
Votazione: 23.5.2007

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Roaming meno caro con l'eurotariffa, già dalle prossime vacanze estive

Il Parlamento ha approvato il compromesso negoziato con il Consiglio riguardo al roaming sulle reti pubbliche europee. I deputati hanno peraltro ottenuto che le nuove disposizioni entrino in vigore al più presto per permettere di sfruttare il ribasso dei prezzi previsto dall'eurotariffa già a partire dalle prossime vacanze estive. 

La sostanza del compromesso riguarda gli elementi che, sin dall'inizio, erano stati identificati come i più importanti: i tetti alle tariffe all'ingrosso e al dettaglio, la scelta dei modelli "opt-in" e "opt-out", le esigenze in termini di trasparenza, l'entrata in vigore e la futura revisione della normativa. Le soluzioni trovate, nello spirito del compromesso, differiscono leggermente da quanto suggerito in precedenza.

Tempi rapidi

Nel corso del dibattito in Aula, il relatore Paul RÜBIG (PPE/DE, AT ha dichiarato che il Parlamento europeo è convinto che una rapida adozione del regolamento è necessaria per permettere ai cittadini europei di beneficiarne nel corso delle prossime vacanze estive. Pertanto ha incoraggiato il Consiglio ha seguire l'esempio del Parlamento che, proprio per accelerare l'adozione del provvedimento, è riuscito a tradurre in tutte le lingue ufficiali il testo e a verificarne i contenuti in soli cinque giorni. Sarà così possibile che, dopo l'approvazione formale da parte del Consiglio il prossimo 7 giugno, il regolamento potrà essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 24 ore dopo la firma del Presidente del Parlamento e della Presidenza del Consiglio.

Joachim Wuerrmeling, in nome della Presidenza, ha assicurato al Parlamento che il Consiglio farà ogni sforzo possibile per consentire la pubblicazione il più presto possibile e entro il 29 giugno. Ma la commissaria Vivian Reding ha replicato che ciò non è necessariamente sufficiente, ritenendo che la pubblicazione dovrebbe aver luogo a inizio giugno.

Eurotariffa

Secondo il compromesso, la tariffa al dettaglio, IVA esclusa, per il roaming regolamentato sarà limitata a 0,49 euro al minuto per le chiamate effettuate e a 0,24 euro al minuto per quelle ricevute. La commissione per l'industria aveva chiesto originariamente dei limiti, rispettivamente, di 0,40 e 0,15 euro al minuto, mentre il Consiglio - all'inizio dei negoziati - chiedeva 0,60 e 0,30 euro al minuto. Le tariffe massime per le chiamate uscenti saranno poi ridotte automaticamente di 3 centesimi l'anno, mentre quelle delle chiamate entranti saranno ridotte di 2 centesimi il primo anno e di 3 centesimi a partire dal secondo anno. Come richiesto dai deputati, gli operatori d'origine dovranno offrire queste eurotariffe a tutti i loro clienti, in maniera chiara e trasparente.

Le tariffe all'ingrosso - ossia quelle reclamate dagli operatori d'origine per fornire la telefonata in roaming - saranno invece limitate a 0,30 euro al minuto, IVA esclusa. All'inizio dei negoziati, il Consiglio proponeva 0,36 euro. Come richiesto dai deputati, tale soglia sarà ridotta di 2 centesimi l'anno, per i tre anni seguenti l'entrata in vigore del regolamento.

Spetta all'utente scegliere 

Una delle principali divergenze tra deputati e Consiglio riguardava l'opt-in o l'opt out dall'eurotariffa. Nel primo caso i clienti continuerebbero a vedersi applicate le tariffe previste dal contratto salvo se decidono deliberatamente di avvalersi del nuovo sistema europeo. Nel secondo, invece, scatterebbe l'applicazione automatica dell'eurotariffa, a meno che il cliente decida di non usufruirne e di conservare il piano tariffario già applicato a norma del suo contratto.

La commissione per l'industria aveva preferito il sistema "opt-out" e la delegazione parlamentare ha vigorosamente difeso questo modello nel corso dei negoziati con il Consiglio. Il compromesso prevede che gli operatori avranno un mese dall'entrata in vigore del regolamento per offrire l'eurotariffa o altri piani tariffari ai loro clienti. Da quel momento, i clienti avranno due mesi di tempo per decidere di accettare o rifiutare le nuove tariffe proposte. Se un cliente comunica la sua scelta all'operatore telefonico, quest'ultimo - a partire dalla comunicazione - avrà fino a un mese per attivare il nuovo piano tariffario.

Se invece l'utente non comunica la sua scelta, l'eurotariffa potrà essere applicata automaticamente dall'operatore alla fine dei due mesi. Pertanto, in teoria, se i loro operatori offrono e attivano subito le nuove tariffe e loro stessi non perdono tempo a comunicare la loro scelta, i clienti potrebbero beneficiare dell'eurotariffa immediatamente dopo l'entrata in vigore del regolamento.  

Il compromesso prevede inoltre che gli operatori del paese d'origine possono offrire un'equa tariffa forfetaria mensile tutto compreso, alla quale non si applicano limiti tariffari. La tariffa forfetaria potrebbe coprire i servizi vocali di roaming intracomunitario e/o i servizi di trasmissione di dati (inclusi SMS e MMS) all'interno della Comunità.

La soglia sui prezzi medi all'ingrosso sarebbe invece applicabile due mesi dopo l'entrata in vigore del regolamento

Informazione e futuro regolamento

Per garantire che i cittadini siano pienamente consapevoli di quanto pagano per il servizi di roaming internazionale secondo i diversi piani tariffari, i deputati hanno ottenuto che siano previste diverse disposizioni in materia di trasparenza. Così, gli operatori d'origine dovrebbero fornire ai loro clienti delle informazioni personalizzate sui costi al dettaglio per le chiamate in roaming entranti ed uscenti.

In forza al compromesso, la Commissione dovrà valutare l'impatto di queste norme e comunicare le sue osservazioni al Parlamento e al Consiglio non più tardi di 18 mesi dall'entrata in vigore del regolamento. Dovrà inoltre esaminare gli sviluppi dei prezzi all'ingrosso e al dettaglio per i servizi di trasmissione di dati - compresi SMS e MMS - e, se necessario, avanzare delle raccomandazioni sulla necessità di una regolamentazione in questo campo.

Nonostante il compromesso preveda che il regolamento decada dopo tre anni, alla Commissione spetterà valutare - alla luce dei futuri sviluppi del mercato e delle preoccupazioni dei consumatori - se sarà necessario proporre un atto legislativo che ne proroghi la validità.

Background

Nel maggio 2005 il gruppo dei regolatori europei (GRE) ha osservato come i prezzi al dettaglio siano estremamente elevati senza una chiara giustificazione. Questa situazione sembra imputabile ai prezzi elevati praticati all'ingrosso dall'operatore straniero della rete ospitante e, in numerosi casi, alle forti maggiorazioni applicate al dettaglio dall'operatore di rete dell'utente. Il medesimo gruppo ha osservato inoltre che spesso le riduzioni dei prezzi all'ingrosso non vengono trasferite al cliente al dettaglio e che in molti casi i consumatori non dispongono di informazioni chiare circa le tariffe di roaming.

In una risoluzione del 1° dicembre 2005 relativa alla regolamentazione e ai mercati europei delle comunicazioni elettroniche 2004, il Parlamento europeo ha accolto con favore l'iniziativa della Commissione in materia di trasparenza nel settore del roaming internazionale e ha invitato la Commissione a studiare nuove iniziative per ridurre i costi elevati del traffico telefonico mobile transfrontaliero.

Nel marzo 2006 il Consiglio europeo ha confermato, nelle sue conclusioni, l’importanza ai fini della competitività, di ridurre le tariffe del roaming internazionale, nell’ambito di politiche mirate, efficaci e integrate, a livello di Stati membri e di Unione europea, nel campo delle TIC (tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni) per conseguire gli obiettivi della nuova strategia di Lisbona di crescita economica e produttività.

Link utili

Proposta della Commissione

Riferimenti

Paul RÜBIG (PPE/DE, AT)
Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo al roaming sulle reti mobili pubbliche all'interno della Comunità e che modifica la direttiva 2002/21/CE che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 23.5.2007
Votazione: 23.5.2007

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Balkenende: no alla costituzione e più poteri ai parlamenti nazionali

Procedere alla modifica dei trattati attuali, rafforzare la sussidiarietà prevedendo un ruolo maggiore ai parlamenti nazionali, ampliare la decisioni a maggioranza qualificata in un quadro ben definito e introdurre i criteri di adesione nel Trattato. E' quanto propone il Primo Ministro olandese per rispondere alle preoccupazioni dei cittadini e uscire dall'impasse istituzionale, cui ha contribuito proprio il no alla Costituzione espresso dai Paesi Bassi.

Introduzione del Presidente del Parlamento

Hans-Gert Pöttering ha anzitutto ricordato che i Paesi Bassi sono uno Stato membro fondatore dell'UE e che negli ultimi 50 anni si è sempre battuto a favore dell'integrazione europea. Ha poi sottolineato che vi sono due trattati europei che portano nomi di città olandesi - Maastricht e Amsterdam - ed è per questo che è ancora più triste il fatto che i cittadini dei Paesi Bassi abbiano detto no al trattato costituzionale. Si è detto però convinto che non  è stato un no all'Europa e ai suoi valori.

Il Presidente ha poi sottolineato che è necessaria una forte collaborazione tra i 27 Stati membri per fornire delle fondamenta solide all'UE ed ha quindi ribadito il proprio sostegno all'impegno della Presidenza tedesca in quest'opera volta a trovare una soluzione che soddisfi tutti, i due Stati membri che hanno bocciato il Trattato e i 18 che lo hanno ratificato, ossia la maggioranza della popolazione europea. Ha poi ribadito che il Parlamento è favorevole al Trattato costituzionale, auspicando che diventi realtà, in particolare per quanto riguarda le riforme e i valori. Ha inoltre riaffermato che il Parlamento non sarà soddisfatto di un risultato nocivo per l'UE e per i suoi cittadini. Ha quindi concluso affermando che, con la buona volontà, nei prossimi mesi sarà trovato un risultato che permetterà all'UE di essere più trasparente, democratica e in grado di agire.

Dichiarazione del Primo ministro olandese

Jan Peter BALKENENDE ha subito precisato che i Paesi Bassi sono «pro-europei», come dimostra un sondaggio del 2006 secondo cui il 75% degli olandesi sosteneva l'appartenenza all'UE. I Paesi Bassi, ha aggiunto, devono molto della sua prosperità al mercato interno europeo e intendono avere un ruolo attivo nel mondo. Ma i cittadini olandesi hanno anche detto no alla Costituzione a grande maggioranza ed è quindi necessario trovare delle soluzioni che rispondano chiaramente alle loro preoccupazioni, come a quelle dei cittadini francesi e di altri Stati membri che hanno ratificato la Costituzione. Si è quindi detto certo che è possibile avere successo poiché le convergenze sul futuro prevalgono sulle divergenze.

Dopo aver sottolineato che l'Europa rappresenta un modello di cooperazione e d'integrazione unico al mondo ed è un attore rispettato sulla scena internazionale, il Primo Ministro ha osservato anche che l'Europa di oggi non è solo più grande ma ha anche ampliato notevolmente le sue competenze. E ciò, anche se giudicato positivamente dal Primo Ministro, ha sollevato importanti preoccupazioni nei cittadini olandesi. Il referendum sulla Costituzione, ha poi spiegato, è stato interpretato da molti come la richiesta di approvare un Europa-Stato che sostituisca il governo nazionale. Lo stesso termine "Costituzione", ha proseguito, ha forti connotazioni nazionali nei Paesi Bassi.

Il Governo olandese, ha quindi spiegato, nell'ambito dei negoziati intende agire sui temi che preoccupano i cittadini, migliorando il funzionamento democratico dell'Europa e accrescendone l'efficacia. Ha quindi illustrato i quattro punti sui quali i Paesi Bassi intendono pervenire a una soluzione: rinunciare alla Costituzione e modificare i trattati attuali, rafforzare la sussidiarietà prevedendo un ruolo maggiore ai parlamenti nazionali, ampliare la decisioni a maggioranza qualificata in un quadro ben definito e introdurre i criteri di adesione nel Trattato.

Ha quindi precisato che, sebbene la Costituzione prevedesse importanti miglioramenti riguardo al funzionamento democratico dell'UE, è possibile fare di più. Per esempio, si dovrebbe stabilire che se la maggioranza dei parlamenti nazionali esprimono un parere negativo, bisognerà tenerne conto, senza nulla togliere al ruolo legislativo del Parlamento europeo e al potere di iniziativa della Commissione. Per molte politiche, ha proseguito, «dobbiamo osare introdurre il voto a maggioranza qualificata», ma solo ove fosse necessario e «a condizione che il trasferimento di sovranità derivi da una scelta volontaria, corredata da garanzie appropriate». Occorre quindi «delimitare chiaramente le competenze dell'UE», lasciando agli Stati il potere di definire i propri regimi previdenziali e di sicurezza sociale, nonché i propri sistemi di istruzione, e fissando dei criteri per i servizi di interesse generale.

Il Primo ministro ha quindi sottolineato che, assieme, è possibile dare l'esempio nella lotta ai cambiamenti climatici, alla povertà e all'insicurezza nel mondo, ed è possibile valorizzare il potenziale dell'Europa nell'economia globalizzata. Occorre anche unire gli sforzi per garantire l'approvvigionamento in energia e materie prime, lottare insieme contro le conseguenze dell'immigrazione illegale. E per fare ciò «abbiamo bisogno di un'Unione forte e efficace, che abbia la fiducia dei suoi cittadini». Ha quindi concluso sostenendo l'attualità delle parole pronunciate da Robert Schuman nel 1950 « L'Europa non potrà farsi un una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto».

Intervento in nome dei gruppi

Joseph DAUL (PPE/DE, FR) ha affermato che il suo gruppo politico condivide ampiamente la visione dell'Europa illustrata dal Primo Ministro. Un'Europa, ha proseguito, che rappresenta anzitutto degli ideali «che il mondo intero ci invidia». L'Europa non è solo  moneta, grande mercato e apertura delle frontiere, ma anche «tradizioni e una civiltà che si adatta alle nuove realtà, una certa idea della globalizzazione, delle riforme per una società più giusta». L'Europa «non è immobilismo, è movimento e progresso». Osservando poi come i Paesi Bassi sono forse i più aperti allo spirito europeo, ha sostenuto che il no alla Costituzione indica chiaramente che agli occhi della grande maggioranza dei cittadini olandesi «l'Europa non è sufficientemente legittima, credibile e efficace». Significa, inoltre che giudicano l'azione dell'UE «troppo lontana dalla loro realtà quotidiana».

Di conseguenza, ha esortato il leader dei popolari, occorre «persuadere gli europei che il nostro progetto comune non è soltanto benefico ma anche assolutamente indispensabile». Il Progetto di trattato prevedeva la maggior parte delle risposte alle insoddisfazioni dei cittadini, ha proseguito, e bisogna quindi riprendere «le sue parti migliori», ossia la prima e la seconda. Mettendoci in condizione di decidere in maniera democratica e efficace, ha infatti spiegato, «potremo affrontare i veri problemi di fondo che preoccupano i cittadini». A suo parere, inoltre, occorre uscire dalla paralisi prima delle elezioni del 2009. In merito al ruolo dei parlamenti nazionali, il deputato ha detto di condividere l'approccio del Primo Ministro, a condizione che si chiarisca all'opinione pubblica «chi fa cosa e chi è responsabile di cosa, per evitare che i ministri diano la colpa a Bruxelles e per privarci di un alibi nazionale». Riguardo all'ampliamento dell'UE ha affermato con chiarezza che «l'Europa non potrà accogliere nuovi membri finché non avrà risolto i suoi problemi interni.

Martin SCHULZ (PSE, DE) ha apprezzato che il Primo Ministro olandese abbia riconosciuto che è arrivato il momento di «concentrasi» su quanto ci unisce piuttosto che su ciò che ci divide. Finora gli era infatti sembrato che i Paesi Bassi si concentrassero sulle divisioni ma, se ora si è pronti a negoziare invece che chiedere cambiamenti radicali in Europa, si è dichiarato pronto ad accordarsi con il Primo Ministro e a difenderlo in Olanda. D'altra parte, lo ha messo in guardia perché potrebbe essere giudicato per le sue parole, osservando che, a suo parere, fino ad ora, non si era ancora impegnato al massimo per difendere l'Europa. Un'Europa a 27 Stati non può operare sulla base di Nizza o «Nizza meno». Non è nemmeno stata in grado di agire efficacemente in Medio Oriente per la mancanza di un Ministro degli esteri, in quanto era richiesta l'unanimità in sede di Consiglio. Per il leader socialdemocratico non si tratta tanto di una questione di simboli come la bandiera, l'inno o la denominazione del trattato, quanto di una questione di contenuti. Ricordando che Romano Prodi ha chiesto il 100% della Costituzione, ha osservato che se il Primo ministro olandese chiedesse il 50%, «ci si può incontrare a metà strada e cioè al 75%, senza inni, senza bandiere e con un Ministro degli affari esteri con un titolo diverso».

Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) ha ricordato che, la vigilia, «un grande campione dell'Europa, Romano Prodi», aveva delineato la visione di un'Europa democratica, trasparente ed efficace. Ha quindi notato che, per raggiungere tali obiettivi, sarà necessaria una leadership forte. La Presidenza tedesca, dopo essere riuscita a mettere insieme gli Stati membri per la dichiarazione di Berlino, dovrà ripetere tale successo per vincere la guerra dell'opinione pubblica e unire gli europei intorno ad un trattato rivisto. Concordando con i commenti del Primo ministro secondo cui i cittadini avevano paura di perdere il posto di lavoro, la previdenza sociale e lo standard di vita, ha però notato che tali preoccupazioni dovrebbero essere una ragione per volere più Europa invece che meno Europa.

Non è possibile affrontare i problemi dei rifornimenti energetici o del terrorismo «ritirandosi nell'unilateralismo e nel populismo». Infatti, ha insistito, senza unità politica, l'Europa sarà alla mercé di altra potenze quali la Russia. Per il leader dei liberaldemocratici «dobbiamo mettere fine ai veti nazionali senza scrupoli, abbiamo bisogno di una migliore responsabilità democratica e di istituzioni europee che sappiamo tenersi al passo con i tempi», e tutto ciò non sarà possibile senza il valore del trattato costituzionale, indipendentemente dalla «chirurgia estetica necessaria». Ha quindi esortato il Primo ministro olandese a «riportare i Paesi Bassi nel cuore dell'Europa».

Brian CROWLEY (UEN, IE) si è detto colpito del fatto che il Primo Ministro «abbia sposato gli ideali di compromesso e consenso». «Il futuro dell'Europa deve basarsi sul consenso e ciò significa equità tra nazioni e popolazioni. Non ci si può obbligare a seguire lo stesso cammino in quanto ciò renderebbe ancora più difficile l'accordo». Ha quindi aggiunto che il monito di Romano Prodi per un'Europa a due velocità, con noi o contro di noi, «ricorda di più George W. Bush piuttosto che uno statista europeo».

Gli sviluppi futuri, ha aggiunto, «non dipenderanno tanto dal fatto che si dirà ai cittadini di guardare a ciò che abbiamo buttato via, ma piuttosto dalla nostra capacità di convincerli che questa è la strada giusta da seguire». Energia, pensioni, immigrazione, sicurezza interna, molto di tutto ciò potrebbe essere raggiunto in modo consensuale, «ma altri temi è meglio lasciarli agli Stati membri». Il deputato ha poi criticato il commissario Kovacs per aver proposto un'armonizzazione delle tasse, sebbene il trattato non lo consentisse.

Kathalijne BUITENWEG (Verdi/ALE, NL) ha accolto con favore il fatto che il Primo Ministro abbia accettato di intervenire di fronte al Parlamento europeo, ma ha subito sottolineato che egli ha «un udito selettivo». I cittadini che hanno votato contro la Costituzione nei Paesi Bassi, ha spiegato, non lo hanno fatto perché volevano meno cambiamenti in Europa. «Sono veramente contenti dell'attuale Unione europea?, si è chiesta la deputata. L'80% di coloro che hanno votato "no", ha insistito, lo hanno fatto perché volevano un'Unione più democratica e quindi maggiori cambiamenti.

Erik MEIJER (GUE/NGL, NL) ha sottolineato che Romano Prodi aveva detto al Parlamento che occorre tornare nelle proprie circoscrizioni elettorali «per convincere i cittadini che abbiamo bisogno del Trattato costituzionale originale». Il deputato ha quindi sostenuto un approccio "bottom up" che tenga conto della volontà dei cittadini, piuttosto che delle preoccupazioni dei governi. Ha quindi proseguito notando che l'85% del Parlamento olandese era a favore del Trattato costituzionale e che sono stati gli partiti politici  favorevoli alla Costituzione che hanno insistito per indire un referendum che poi i cittadini hanno bocciato. In conclusione, ha esortato il Primo Ministro a non dare seguito a chi chiede di tornare al testo originale.

Per Bastiaan BELDER (IND/DEM, NL), «piuttosto che parlare dei Paesi Bassi, si dovrebbe parlare ai Paesi Bassi». Capendo le difficoltà che deve affrontare il Primo Ministro in merito alle aspirazioni politiche del trattato costituzionale, in particolare l'idea di avere una Presidenza stabile, ha avanzato l'idea di una Presidenza tripartita per un anno e mezzo composta da uno Stato membro grande, uno medio e uno piccolo. Così, ha spiegato, si eviterebbe di conferire il potere ad un unico paese e tutti gli Stati membri avrebbero l'opportunità di prendere parte alla Presidenza. Il deputato ha poi sottolineato la necessità di chiarire le frontiere dell'UE e di instaurare una più stretta collaborazione tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali.

Philip CLAEYS (ITS, BE) ha affermato che gli elettori olandesi hanno chiaramente espresso il loro rifiuto del Trattato costituzionale e, in proposito, si è augurato che anche in altri Stati membri sia conferita questa opportunità ai cittadini. Per il deputato, uno dei punti chiave che devono essere affrontati non riguarda solo la questione istituzionale ma «la questione fondamentale su quale dovrebbero essere le frontiere dell'Europa» e, in particolare, se a paesi come la Turchia deve essere consentita o meno l'adesione.

Riferimenti

Discussione sull'avvenire dell'Europa, con la partecipazione del Primo Ministro olandese, membro del Consiglio europeo
Dibattito: 23.5.2007

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Il Parlamento respinge la proposta di aumento delle accise minime su birra e alcolici

Dopo aver adottato a strettissima maggioranza una serie di emendamenti alla proposta di direttiva volta ad aumentare le aliquote minime d'accisa su birra e bevande alcoliche, il Parlamento ha respinto in blocco il provvedimento. Tale questione dovrà quindi essere riesaminata dalla commissione parlamentare per gli affari eocnomici e monetari e, nel frattempo, il Consiglio non potrà deliberare.

La relatrice Astrid LULLING (PPE/DE, LU) aveva proposto alla Plenaria di sopprimere il regime di aliquote minime e di sostituirlo con un codice di condotta che portasse a un progressivo avvicinamento delle aliquote europee. Con maggioranze molto risicate, invece, il Parlamento ha adottato degli emendamenti proposti dal PSE che miravano a mantenere tale schema proponendo, tuttavia, aliquote inferiori a quelle proposte dalla Commissione.

Tuttavia, al momento di approvare la direttiva così come emendata nel corso della votazione, il Parlamento, con 198 voti favorevoli, 355 contrari e 20 astensioni, ha respinto in blocco la proposta. Visto che la Commissione non ha subito annunciato di ritirare la sua proposta, spetterà ora alla commissione parlamentare per gli affari economici e monetari riesaminare la questione. Nel frattempo, il Consiglio non potrà deliberare, anche se quello del Parlamento è solo un parere consultivo.

Antefatti

Nel 1992, i dodici Stati membri dell'UE convennero di instaurare dei tassi minimi d'accise sulle birre, sull'alcole e sulle bevande alcoliche, con l'eccezione del vino. L'obiettivo era di ridurre le distorsioni di concorrenza provocate sul mercato da aliquote molto diverse. La Commissione propone ora di aumentare tali aliquote per tenere conto dell'inflazione e per evitare il calo del valore reale delle aliquote conservando il livello deciso dal Consiglio nel 1992. La Commissione ha calcolato che, secondo i dati Eurostat, il tasso d’inflazione totale, registrato tra il 1993 e il 2006, era dell’ordine del 31%.

Gli aumenti delle aliquote minime relative a birra, alcole puro e prodotti intermedi riguarderebbero Lettonia, Malta, Repubblica Ceca, Germania, Lussemburgo, Lituania, Spagna, Romania e Bulgaria, mentre gli altri Stati membri applicano già aliquote superiori alle minime. Alcuni di essi, quali Regno Unito, Irlanda, Finlandia e Svezia, applicano aliquote nettamente superiori a quelle minime. Ma anche la birra italiana è tassata in modo considerevole. L'aliquota è inferiore solo ai quattro Stati membri citati, alla Slovenia e alla Danimarca. Secondo dati di AssoBirra, tra il 2004 e il 2006, l'aliquota italiana è aumentata di circa il 68%. L'aliquota minima europea per il vino è attualmente pari a 0 euro e la proposta della Commissione non contempla nessuna modifica.

La produzione e consumi di birra in Italia e in Europa

Il 2005 è stato un anno sostanzialmente stabile per il settore birrario italiano. Dai dati AssoBirra la produzione ha subito in lieve calo, pari al 2,8%, fino a giungere a circa 12,8 milioni di ettolitri. Ma dal 1996 la produzione è salita del 15,1%. Il nostro Paese si trova in nona posizione dietro a Germania (l'unico Stato sopra i 100 milioni di ettolitri prodotti), Gran Bretagna (56 milioni), Spagna, Polonia, Olanda, Repubblica Ceca, Belgio e Francia. Ma si trova davanti a Paesi tradizionalmente associati al “prodotto birra” quali Austria, Danimarca e Irlanda.

Il consumo in Italia è stato invece di 17.340 milioni di ettolitri (+0,8%) e ogni italiano ha bevuto 29,7 litri (erano 29,6 nel 2004 e 24 nel 1996). Ma su questo fronte l'Italia risulta ancora ultima in Europa. In testa alla classifica dei consumi pro-capite figurano la Repubblica Ceca (156,5 litri), la Germania (115,8 litri), l'Austria (109 litri) e l'Irlanda (106 litri). Il nostro Paese viene superato anche da Grecia (40 litri), Malta (39,7 litri), Lettonia (36,6 litri) e Francia (33,5 litri).

Per quanto riguarda la bilancia commerciale, l'import è salito del 8,8%, passando da 4,8 a 5,2 milioni di ettolitri. La principale nazione da cui importiamo è la Germania (2,9 milioni di ettolitri), che precede l'Olanda (678 mila ettolitri) e la Danimarca (496 mila ettolitri). Nel 2005 le esportazioni di birra prodotta in Italia sono state pari a 716 mila ettolitri. Il Regno Unito, con 234 mila ettolitri, è il nostro principale cliente, seguito dagli Stati Uniti con 55.432 ettolitri (+41% rispetto al 2004). Nel settore della birra vi sono circa 25 mila addetti, ma, se si considera anche l'indotto, si arriva a 133 mila addetti. Sono invece 16 gli stabilimenti dislocati sul territorio nazionale, di cui 6 nel Centro-Sud.

Link utili

Proposta della Commissione
Sito dell'associazione Assobirra

Riferimenti

Astrid LULLING (PPE/DE, LU)
Relazione sulla proposta di direttiva del Consiglio recante modifica della direttiva 92/84/CEE relativa al ravvicinamento delle aliquote di accisa sull'alcole e sulle bevande alcoliche
Procedura: Consultazione legislativa
Dibattito: 22.5.2007
Votazione: 23.5.2007

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Più fondi UE per le reti transeuropee dei trasporti e dell'energia

Il Parlamento ha approvato un regolamento che intende rafforzare e adattare gli strumenti finanziari esistenti nel settore delle reti transeuropee di trasporto e dell'energia. Prevede infatti la possibilità di attribuire un’aliquota di cofinanziamento comunitario più elevata soprattutto ai progetti che si distinguono per il carattere transfrontaliero, la funzione di transito o per il superamento di barriere naturali.

Adottando la relazione di Mario MAURO (PPE/DE, IT), il Parlamento approva la posizione comune del Consiglio sul regolamento che stabilisce i principi generali per la concessione di un contributo finanziario della Comunità nel settore delle reti transeuropee di trasporto e dell'energia. La posizione comune, infatti, è stata convenuta sulla base di negoziati informali tra la Presidenza di turno, il relatore e i rappresentanti della Commissione. Il regolamento, pertanto, potrà presto entrare in vigore. La dotazione finanziaria per l’attuazione del regolamento per il periodo 2007-2013 è di 8,168 miliardi di euro, di cui 8,013 miliardi per la rete trasporti e 155 milioni per l'energia.

Ammissibilità dei progetti

Unicamente i progetti di interesse comune possono beneficiare di un contributo finanziario della Comunità in base al regolamento in esame. Nel settore dei trasporti, l’ammissibilità è inoltre subordinata all’impegno, da parte del richiedente e, ove opportuno, degli Stati membri interessati, di contribuire finanziariamente al progetto candidato al contributo finanziario della Comunità, mobilitando eventualmente fondi privati. I progetti relativi ai trasporti riguardanti una sezione transfrontaliera o una parte di tale sezione possono beneficiare di un contributo finanziario della Comunità se esiste un accordo scritto fra gli Stati membri interessati o fra gli Stati membri e i paesi terzi interessati concernente il completamento della sezione transfrontaliera.

Selezione dei progetti

I progetti di interesse comune beneficiano di un contributo finanziario della Comunità in funzione del grado in cui contribuiscono agli obiettivi e alle priorità definite dagli orientamenti comunitari per le reti di trasporto e nel settore dell'energia.

Nel settore dei trasporti è rivolta particolare attenzione ai progetti prioritari, a quelli volti ad eliminare le strozzature, a quelli presentati o sostenuti congiuntamente da almeno due Stati membri, in particolare quelli che riguardano sezioni transfrontaliere, e ai progetti che contribuiscono alla continuità della rete e all’ottimizzazione della sua capacità.  Ma anche a quelli che contribuiscono al miglioramento della qualità del servizio offerto e che favoriscono la sicurezza e la protezione degli utenti e assicurano l’interoperabilità tra le reti nazionali e a quelli riguardanti lo sviluppo e la realizzazione dei sistemi di gestione del traffico nell'ambito del trasporto ferroviario, stradale, aereo, marittimo, fluviale e costiero che garantiscono l’interoperabilità fra le reti nazionali.

Nel settore dell’energia, invece, è rivolta particolare attenzione ai progetti di interesse europeo che contribuiscono allo sviluppo della rete al fine di rafforzare la coesione economica e sociale riducendo l'isolamento delle regioni svantaggiate e insulari della Comunità Ma anche quelli che concorrono all'ottimizzazione della capacità della rete e al completamento del mercato interno dell'energia, in particolare i progetti che concernono la sezione transfrontaliera. Così come quelli che promuovono la sicurezza dell’approvvigionamento energetico, la diversificazione delle fonti dell'approvvigionamento energetico e, in particolare, i progetti concernenti le interconnessioni con i paesi terzi. La priorità sarà infine attribuita a quei progetti che contribuiscono alla connessione delle fonti di energia rinnovabili nonché alla sicurezza, all'affidabilità e all'interoperabilità delle reti interconnesse.

Forme e modalità del cofinanziamento comunitario

Il contributo finanziario della Comunità relativo ai progetti d'interesse comune, può assumere una o più delle forme seguenti: sovvenzioni per studi o lavori; nel settore dei trasporti, sovvenzioni per lavori nel quadro dei meccanismi di remunerazione per la disponibilità dell'opera; abbuoni di interessi sui prestiti concessi dalla BEI o da altri organismi finanziari pubblici o privati. Oppure può consistere nella partecipazione al capitale di rischio per quanto riguarda i fondi d’investimento o gli istituti finanziari analoghi o nel contributo finanziario alle attività delle imprese comuni connesse a progetti. Nel limite complessivo di 500 milioni di euro a carico del bilancio comunitario fino al 2013, può anche prendere la forma di un contributo finanziario all'accantonamento e all'allocazione dei capitali per garanzie che la BEI dovrà emettere sulle risorse proprie a titolo dello strumento di garanzia dei prestiti.

Contributo finanziario

Per gli studi l'importo del contributo finanziario della Comunità non può superare il 50% del costo ammissibile. Per i lavori riguardanti i progetti prioritari nel settore dei trasporti il tasso di cofinanziamento, come richiesto dal Parlamento, è al massimo del 20% del costo ammissibile, ma può salire fino al 30% del costo ammissibile per le sezioni transfrontaliere se gli Stati membri interessati presentano alla Commissione tutte le garanzie necessarie sulla solidità finanziaria e sul calendario per la realizzazione del progetto. Per i progetti nel settore dell’energia e per quelli non prioritari nel settore dei trasporti l'importo può essere al massimo il 10% del costo ammissibile.

A seguito di ogni invito a presentare proposte in base ai programmi di lavoro pluriennali o annuali, la Commissione dovrà fissare l'ammontare del contributo finanziario concesso ai progetti o alle parti di progetti selezionati, precisandone le condizioni e le modalità di applicazione.

Link utili

Posizione comune del Consiglio
Decisione n. 1692/96/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 luglio 1996 sugli orientamenti comunitari per lo sviluppo della rete transeuropea dei trasporti (testo consolidato, prima dell'adesione di Bulgaria e Romania)
Decisione n. 1364/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 6 settembre 2006, che stabilisce orientamenti per le reti transeuropee nel settore dell'energia e abroga la decisione 96/391/CE e la decisione n. 1229/2003/CE

Riferimenti

Mario MAURO (PPE/DE, IT)
Raccomandazione per la seconda lettura relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce i principi generali per la concessione di un contributo finanziario della Comunità nel settore delle reti transeuropee di trasporto e dell'energia
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 22.5.2007
Votazione: 23.5.2007

 

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