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RASSEGNA

 

23 - 26 aprile 2007

 

Strasburgo

 

 

 


Sommario

RELAZIONI ESTERNE
RAFFORZARE IL PARTENARIATO UE - USA

DIRITTI UMANI
UE PROTAGONISTA NELLA DIFESA DEI DIRITTI UMANI NEL MONDO
MORATORIA SULLA PENA DI MORTE: L'UE PRESENTI SUBITO UNA RISOLUZIONE ALL'ONU
OMOFOBIA: BASTA INCITAMENTI ALL'ODIO E PARI DIRITTI

GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI
IMMIGRAZIONE: SQUADRE D'INTERVENTO RAPIDO ALLE FRONTIERE UE

ALLARGAMENTO
LA CROAZIA PROSEGUA GLI SFORZI VERSO L'ADESIONE

POLITICA REGIONALE
I FUTURI AMPLIAMENTI NON ESCLUDANO ALTRE REGIONI DAI FONDI DI COESIONE

RICERCA E INNOVAZIONE
CARCERE E MULTE SALATE PER PIRATI E CONTRAFFATTORI
GALILEO: RIDURRE AL MINIMO I RITARDI

TRASPORTI
VARATO IL PACCHETTO SULLA SICUREZZA MARITTIMA
NUOVE MISURE PER GARANTIRE LA SICUREZZA AEREA

SANITÀ PUBBLICA
TERAPIE GENETICHE: NO A NORME ETICHE EUROPEE
AIDS: A 25 ANNI DALLA SCOPERTA LA LOTTA NON È ANCORA VINTA

AFFARI ECONOMICI E MONETARI
BONIFICI TRANSFRONTALIERI MENO COSTOSI E PIÙ TRASPARENTI
FINANZE PUBBLICHE: RIFORME STRUTTURALI PER RIDURRE IL DEBITO
CARTELLI: RISARCIRE I DANNI PER CONDOTTA ANTICONCORRENZIALE

CONTROLLO DEI BILANCI
BILANCIO: MAGGIORI RESPONSABILITÀ PER GLI STATI MEMBRI

AMBIENTE
UNA STRATEGIA EUROPEA CONTRO LE ALLUVIONI
CAMBIAMENTI CLIMATICI: ISTITUITA UNA COMMISSIONE TEMPORANEA

IMMUNITÀ E STATUTO DEI DEPUTATI
DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE PÖTTERING SULLA SITUAZIONE DI BRONISLAW GEREMEK

ISTITUZIONI
COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE
INTERVENTI DEI DEPUTATI ITALIANI
ALTRI DOCUMENTI APPROVATI

ORDINE DEL GIORNO 8 - 9 MAGGIO 2007

CODICI DELLE PROCEDURE PARLAMENTARI, ABBREVIAZIONI

DEPUTATI AL PARLAMENTO EUROPEO
 

RELAZIONI ESTERNE

 

Rafforzare il partenariato UE - USA

Il Parlamento sottolinea il ruolo della cooperazione transatlantica nella pacificazione dei conflitti, nella lotta al terrorismo e nello sviluppo del commercio mondiale. Tuttavia, ribadisce la richiesta agli USA di garantire la privacy dei cittadini, chiudere Guantanamo e chiarire le attività della CIA in Europa. Perorando poi un mercato transatlantico senza barriere, sollecita gli USA a ratificare il protocollo di Kyoto. Chiede poi le dimissioni Presidente della Banca mondiale, Paul Wolfowitz.

Il Parlamento ha adottato una risoluzione comune, sostenuta da PPE/DE, PSE, ALDE e UEN, che sottolinea anzitutto come il partenariato fra l'Unione europea e gli Stati Uniti - basato sulla condivisione dei valori della libertà, della democrazia, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani - «costituisce la chiave di volta della sicurezza e della stabilità nell'area euro-atlantica». Rileva inoltre che il mercato transatlantico costituisce la più grande relazione bilaterale commerciale e di investimento del mondo, che dà lavoro a 14 milioni di persone nell'UE e negli Stati Uniti, rappresenta il 40% del commercio mondiale e «continua a fungere da motore dell'economia mondiale».

Questioni politiche, lotta al terrorismo e diritti umani

Compiacendosi del miglioramento delle relazioni UE-Stati Uniti «da pari a pari», il Parlamento ritiene che tale situazione positiva offra all’UE e agli Stati Uniti serie opportunità per lavorare a stretto contatto su un’ampia gamma di sfide politiche di interesse comune. In particolare nell’approccio comune ai Balcani occidentali, alla regione del Caucaso meridionale, all’Asia centrale, al Medio Oriente, all’Afghanistan, al Mediterraneo, all'America latina e all’Africa.

La lotta al terrorismo e alla proliferazione di armi di distruzione di massa, per il Parlamento, resta la principale sfida alla sicurezza per entrambi i partner. Occorre quindi rafforzare la cooperazione in questo campo e appoggiare il ruolo svolto dalle Nazioni Unite. D'altra parte, sollecita la definizione di un quadro comune e condiviso per salvaguardare le necessarie garanzie richieste dal partenariato speciale UE-USA e, in tale ottica, ritiene che occorra rafforzare i contatti tra il Parlamento e il Congresso.

Pur riconoscendo che la condivisione dei dati e delle informazioni costituisce uno strumento prezioso nella lotta internazionale contro il terrorismo e i crimini ad esso collegati, i deputati reputano tuttavia che tale condivisione debba poggiare su uno o più accordi internazionali e garantisca il rispetto della privacy dei cittadini. In proposito, il Parlamento si rammarica «profondamente» che gli accordi sul PNR e SWIFT e l'esistenza del sistema statunitense ATS «abbiano portato ad una situazione di incertezza giuridica per quanto riguarda le necessarie garanzie in materia di protezione dei dati.

I deputati chiedono poi agli USA e a tutti gli altri paesi che applicano visti d’ingresso nei confronti di determinati Stati membri dell’UE di «revocare immediatamente tale regime e trattare equamente tutti i cittadini degli Stati membri dell’UE». D'altra parte, accolgono favorevolmente l'impegno espresso dal Vicepresidente Frattini a varare un quadro di cooperazione euroatlantica nella lotta contro il terrorismo internazionale, con regole armonizzate sulla protezione dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.

Nel ricordare le sue risoluzioni che chiedevano la chiusura del centro di detenzione di Guantánamo Bay, il Parlamento invita il Consiglio e la Commissione ad esortare il governo degli Stati Uniti a trovare un meccanismo volto a facilitare l'accusa o la liberazione dei detenuti in conformità del diritto internazionale. Per i deputati, d'altra parte, «la stessa esistenza del centro di detenzione di Guantánamo Bay continua a trasmettere un segnale negativo quanto al modo in cui viene condotta la lotta contro il terrorismo». Inoltre, sollecitano il Consiglio ad emettere una dichiarazione «chiara e forte» per invitare il governo degli Stati Uniti a porre fine alla pratica degli arresti e delle consegne straordinarie e lo invita a fornire chiarimenti sull'esistenza di luoghi di detenzione segreti al di fuori del territorio degli Stati Uniti.

Con 333 voti favorevoli, 251 contrari e 31 astensioni, il Parlamento invita infine la Presidenza UE e il governo statunitense a far presente al Presidente della Banca mondiale, Paul Wolfowitz, «che le sue dimissioni rappresenterebbero un gesto positivo per evitare di compromettere la politica della Banca in materia di lotta alla corruzione».

Questioni economiche e commerciali

Il Parlamento sottolinea che, in occasione del Vertice transatlantico che si terrà il 30 aprile 2007 a Washington, occorrerà imprimere un nuovo slancio alle relazioni transatlantiche aggiornando la Nuova agenda transatlantica. In proposito, appoggia «senza riserve» l'iniziativa della Presidenza tedesca di lanciare un nuovo Partenariato economico transatlantico. Partenariato che, dotato di una tabella di marcia volta a creare un mercato transatlantico senza barriere, «rafforzi la posizione di entrambi i partner nella concorrenza globale e consenta loro di utilizzare meglio le potenzialità delle loro economie senza compromettere i negoziati commerciali multilaterali».

I deputati esortano quindi l'avvio dei negoziati su un nuovo Accordo di partenariato transatlantico che includa un mercato transatlantico rafforzato e che disciplini gli investimenti, i diritti di proprietà intellettuale, le innovazioni, gli appalti pubblici e la relazione tra commercio e sicurezza. Occorre poi avviare negoziati in vista di un accordo effettivo in materia di cooperazione normativa, che comprenda metodologie comuni, misure per ridurre al minimo le future divergenze normative, l'impegno a coinvolgere le agenzie di regolamentazione e misure per coinvolgere le industrie, i sindacati e le associazioni dei consumatori. Ciò, ammonisce tuttavia il Parlamento, non dovrà «condurre a un'armonizzazione verso il basso delle norme sociali, ambientali e sanitarie» e dovrà mantenere l'indipendenza e l'integrità della politica di concorrenza dell'UE e delle sue regole di protezione dei servizi pubblici e della diversità culturale.

Il Parlamento si dice poi fermamente convinto che dovrebbe essere avviato un dialogo sugli hedge fund e le private equity, «in considerazione del rischio sistemico che le loro attività rappresentano e del dibattito sempre più animato sulle loro conseguenze sociali ed economiche in senso ampio». Ricordando che gli Stati Uniti stanno preparando proposte in materia, chiede quindi alla Commissione come intende procedere al riguardo e sottolinea che due terzi degli hedge fund e dei fondi di private equity hanno sede in centri off-shore, ragion per cui ne sollecita un esame delle implicazioni fiscali.

I deputati, invitano entrambe le parti a concludere positivamente l'Agenda di Doha per lo sviluppo dell'OMC, «rispettando pienamente la dimensione dello sviluppo». Sollecitano quindi l'Unione europea e gli Stati Uniti a dichiarare, in occasione del Vertice 2007, «il loro pieno impegno ad operare in vista di risultati altamente positivi entro l'estate 2007».

Oltre agli obiettivi in materia di accesso al mercato e di servizi, dovrebbero inoltre definire un approccio comune per promuovere e rendere effettivamente applicabili negli accordi dell'OMC e negli accordi commerciali bilaterali le norme fondamentali del lavoro dell'OIL, ribadire il proprio impegno al Green box relativo all’agricoltura, consolidando una strategia comune in materia di condizionalità ambientale (cross-compliance), biocarburanti, benessere animale, salute animale e influenza aviaria, e sottolineare l’importanza dell’accordo UE-USA sul vino.

Consiglio e Commissione sono invitati ad opporsi vigorosamente all'iniziativa degli Stati Uniti volta ad includere in tutti gli accordi bilaterali negoziati con i paesi in via di sviluppo clausole in virtù delle quali detti paesi rinunciano ad avvalersi della disposizione contenuta nell'Accordo di Doha che li autorizza a produrre ed importare i farmaci generici di cui necessitino per far fronte ai principali problemi di salute pubblica (AIDS, tubercolosi, ecc.).

Il Parlamento ritiene poi che l'UE e gli USA, rappresentanti il 38% del consumo energetico mondiale, debbano assumere il ruolo guida e coniugare gli sforzi per sviluppare la produzione di energia alternativa e l'efficienza energetica. Occorre quindi rafforzare la loro cooperazione in materia di energia, sicurezza energetica e sostenibilità ambientale, «per instaurare un mercato mondiale dell’energia stabile e prevedibile basato sulle regole del mercato» e cercare di inserire disposizioni che disciplinino gli scambi di energia nei regolamenti dell’OMC.

I deputati, al riguardo, esorta gli Stati Uniti a rivedere la loro posizione riguardo alla ratifica del protocollo di Kyoto e a adottare incisive misure interne al fine di conseguire riduzioni assolute delle emissioni e a svolgere un ruolo attivo nell'ambito dei futuri negoziati internazionali, allo scopo di prendere parte al futuro sistema di lotta contro il cambiamento climatico.

Il Parlamento incoraggia inoltre l’Amministrazione statunitense, la Presidenza dell’UE e la Commissione europea a firmare durante il vertice l’accordo sui trasporti aerei «quale prima fase nell’ambito della nuova cooperazione tra Stati Uniti e UE nel settore cruciale dei trasporti aerei transatlantici». Auspica che gli Stati Uniti ratificheranno prontamente tale accordo e incoraggia entrambe le parti ad avviare quanto prima negoziati per la seconda fase dell’accordo.

Quadro istituzionale e ruolo del Parlamento

I deputati sottolineano che solo una maggiore partecipazione, a tutti i livelli, del Congresso degli Stati Uniti e del Parlamento europeo «permetterà veramente di potenziare l'insieme del processo» e ritengono che gli attuali scambi interparlamentari dovrebbero essere gradualmente trasformati in una vera e propria "Assemblea transatlantica". Al vertice UE-USA è quindi chiesto di appoggiare la dimensione parlamentare del partenariato transatlantico, di rafforzare il ruolo dei legislatori nel dialogo tra la Commissione UE e l'Amministrazione USA, e di coinvolgere più da vicino la società civile delle due sponde dell'Atlantico.

DIBATTITO

Dichiarazione del Consiglio

Günter GLOSER ha subito ricordato che il rafforzamento delle relazioni con gli USA rappresenta una priorità per la Presidenza tedesca, sottolineando che queste relazioni si fondano su esperienze storiche e su valori comuni. Pur non nascondendo che in passato vi siano state divergenze tra le due sponde dell'Atlantico, il Ministro ha insistito sulla necessità di proseguire il dialogo e di agire in comune. Occorre infatti rafforzare la cooperazione economica fino a creare un'area più connessa e coesa, riducendo ad esempio le barriere non tariffarie, agevolando gli investimenti e garantendo la tutela dei diritti della proprietà intellettuale. Il nuovo slancio alla cooperazione, ha peraltro precisato, deve aver luogo tenendo presente l'ambito multilaterale.

Un altro tema importante che sarà affrontato nel corso del Vertice riguarda la sicurezza energetica e i cambiamenti climatici. L'obiettivo, ha spiegato, dev'essere anche di unire le forze per favorire l'innovazione. Nel sottolineare poi la cooperazione transatlantica sulle grandi questioni internazionali - processo di pace in Medio Oriente, Kosovo e Afghanistan - ha affermato che solo insieme sarà possibile trovare risposte sostenibili per il futuro.  Il Ministro ha anche insistito sulla necessità di convincere gli USA a eliminare la richiesta di visti per i cittadini europei di 12 Stati membri.

Dichiarazione della Commissione

Per Vladimír ŠPIDLA il Vertice sarà l'occasione per rafforzare i legami e la cooperazione con gli USA, soprattutto in campo economico, nella politica estera, nella lotta ai cambiamenti climatici e nella politica energetica. Ha poi sottolineato che la firma dell'accordo sull'aviazione civile porterà grandi vantaggi, tra cui 80.000 nuovi posti lavoro. Anche il commissario ha insistito sulla necessità di convincere gli USA a adottare politiche appropriate per combattere i cambiamenti climatici ed ha affermato che il Presidente Bush sarà invitato a garantire a tutti i cittadini UE l'ingresso negli Stati Uniti senza bisogno di un visto. Anche la questione legata al nuovo accordo sulla trasmissione dei dati dei passeggeri sarà affrontata. In proposito, ha sottolineato che, nell'ambito della lotta al terrorismo, occorre rispettare il diritto internazionale.

Interventi in nome dei gruppi

Joseph DAUL (PPE/DE, FR) ha voluto sottolineare che l'Unione condivide con gli USA storie e valori comuni e che senza il Piano Marshall non sarebbe stato possibile costruire l'Europa. Il suo gruppo, ha poi affermato, ha sempre sostenuto l'importanza di una partnership transatlantica, anche nei momenti difficili, ed ha lanciato la proposta di invitare la nuova speaker della Camera al Parlamento europeo. Ha quindi sottolineato che la creazione di un mercato transatlantico nel 2015 rappresenta una priorità e questa iniziativa deve prevedere obblighi vincolanti e un calendario preciso, vedendo pienamente coinvolto il Parlamento europeo. In proposito ha anche evidenziato che gli USA non devono ricorrere a misure doganali che inficiano il libero commercio.

Il leader popolare ha poi sollevato la questione del rispetto della privacy nell'ambito della lotta al terrorismo, sottolineando anche la necessità che siano contestualmente rispettati i diritti fondamentali. Ha in seguito espresso l'auspicio di un partenariato attivo con gli USA per aiutare l'Africa e gli altri PVS, anche nell'ambito dei negoziati commerciali in seno all'OMC. La cooperazione con gli Stati Uniti, inoltre, deve anche riguardare il pericolo della proliferazione nucleare e, in particolare, il caso iraniano. Unione e USA assieme, ha concluso citando Jean Monnet, «difenderanno la civiltà comune».

Jan Marinus WIERSMA (PSE, NL) ha sottolineato la necessità di un multilateralismo efficace e di una cooperazione volta a risolvere i problemi legati alla sicurezza, come in Afghanistan. Ha poi rivolto un appello al Parlamento affinché continui a criticare l'idea di impiantare lo scudo missilistico in Europa, chiedendo che la questione sia affrontata anche con la Russia. Ha poi sollecitato il sostegno al nuovo governo palestinese. Il deputato, in seguito, ha chiesto che al Vertice si discuta dei campi di detenzione, delle consegne straordinarie e della protezione dei dati, e che sia anche affrontata la questione della Banca Mondiale e del suo Presidente.

Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) ha evidenziato che il mondo è cambiato dopo l'11 settembre, condannando l'unilateralismo degli USA in materia di cambiamenti climatici e le sue iniziative che inficiano la protezione dei dati. Il Vertice, ha esclamato, è la buona occasione per dire la verità e invitare gli Stati Uniti a invertire la rotta. Anche il leader liberaldemocratico ha chiesto chiarezza in merito alle detenzioni illegali ed ha affermato che non è possibile sacrificare le libertà civili alla scurezza. Ha poi sollecitato un legame più stretto tra il Parlamento europeo e il Congresso americano e una maggiore cooperazione per rimediare ai danni provocati in Iraq, dove vi sono ormai 2 milioni di rifugiati. Ha infine chiesto le dimissioni del Presidente della Banca mondiale, Paul Wolfowitz.

Brian CROWLEY (UEN, IE) ha sottolineato l'importanza delle relazioni con gli USA che, assieme all'UE, promuovono la democrazia nel mondo. Ha poi insistito sul fatto che i punti di convergenza con gli Stati Uniti sono molto più numerosi dei dissensi e che le azioni che possono essere condotte insieme sono molto maggiori rispetto a quello che si può realizzare da soli. Per questo è importante superare le «piccole divergenze politiche». Il deputato ha in seguito evidenziato la necessità di azioni comuni nella lotta alla produzione di droga, in Afghanistan e in America Latina ed ha rivolto un appello a reagire di fronte al genocidio in Darfur.

Angelika BEER (Verdi/ALE, DE) ha insistito sul fatto che la cooperazione con gli USA deve essere fondata su valori comuni e, pertanto, gli Stati Uniti devono essere invitati a realizzare una politica basata sui principi democratici, ad appoggiare la moratoria sulla pena di morte e condurre la lotta al terrorismo nel rispetto dei valori fondamentali.

Francis WURTZ (GUE/NGL, FR) ha essenzialmente criticato l'idea di costruire un mercato transatlantico per i danni che potrebbe causare ed ha ricordato le divergenze politiche con gli USA (OGM, protezione dei dati, Guantanamo, Kyoto).

Godfrey BLOOM (IND/DEM, UK) ha ammonito a non distruggere i ponti con gli USA, ossia i principali partner commerciali dell'Unione.

Frank VANHECKE (ITS, BE) si è augurato che diplomazia americana prende atto che la Turchia non è un paese europeo e che non deve quindi aderire all'UE, «indipendentemente dagli interessi USA». Ha poi sottolineato che le critiche formulate dall'Europa agli Stati Uniti non sono mai state costruttive, ricordando che gli USA sono un alleato e non un nemico.

Interventi dei deputati italiani

Per Mario BORGHEZIO (UEN, IT), la Presidenza tedesca «ha apportato un clima migliorato nelle relazioni transatlantiche e un fortissimo impegno contro il terrorismo». Tuttavia, a suo parere, esiste un contrasto con la politica di uno Stato membro, segnatamente la politica estera del governo Prodi-D'Alema, che ha definito «una politica ambigua, pericolosissima e forse addirittura suicida». Un governo, ha spiegato, «che è amico degli Hezbollah e che dialoga con Hamas, per non parlare del sostegno dato a Chávez e a Morales, nonché dell'ambigua trattativa condotta con i Talebani per la liberazione di un giornalista». A suo parere «tutto ciò contrasta con il miglioramento delle relazioni transatlantiche e rende ambigua anche la politica europea».

Dichiarandosi convinto che l'Europa dei popoli non voglia certo la sudditanza nei confronti degli Stati Uniti in tutti i campi, per esempio per quanto riguarda gli OGM e la politica commerciale, ha invitato gli Stati Uniti a «riflettere maggiormente» sul dossier della Turchia. A suo parere «le relazioni dell'Europa con gli Stati Uniti vanno inserite nell'ambito di una politica di piena solidarietà, fiducia reciproca e lealtà, secondo la visione di Edmund Burke, perché quello che ci lega sono i valori profondi con l'America profonda, vera e reale, che è ancorata alla sua tradizione, ai suoi valori storici e religiosi e culturali».

Antonio TAJANI (PPE/DE, IT), sottolineando che oggi in Italia si celebra la Festa della liberazione nazionale, la fine della dittatura e della guerra, ha voluto ricordare che senza «il sacrificio di migliaia e migliaia di giovani americani e senza l'impegno degli Stati Uniti, l'Europa non avrebbe potuto sconfiggere, dopo il nazismo, anche il comunismo». Nel parlare di relazioni transatlantiche, ha quindi aggiunto, «non possiamo dimenticare chi si è battuto per la nostra libertà perché condivide i valori fondamentali della nostra società occidentale». E' per questo motivo che, per il deputato, «le relazioni con la più importante democrazia del mondo devono rappresentare un cardine della politica europea, dalla lotta al terrorismo e per la sicurezza a quella contro il narcotraffico, dalla ricerca della libertà energetica alla questione dei cambiamenti climatici».

In questo contesto, ha proseguito, «l'Europa deve sostenere la proposta Merkel che punta alla creazione di una zona di libero scambio transatlantico». Si è poi detto convinto che la nascita di un futuro esercito europeo «non debba essere in contrasto con la NATO, strumento utile per l'ONU e per la sicurezza di tutti quanti noi». Tuttavia, ha concluso, come l'Europa ha bisogno dell'America, «l'America non può fare a meno di un'Europa forte, capace di essere interlocutore leale, credibile e affidabile nonché protagonista indispensabile nella difesa dei valori comuni sui quali si fondano le nostre democrazie e la democrazia degli Stati Uniti».

Riferimenti

Risoluzione comune sulle relazioni transatlantiche
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 25.4.2007
Votazione: 25.4.2007

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DIRITTI UMANI

 

UE protagonista nella difesa dei diritti umani nel mondo

Il Parlamento ha adottato un'ampia relazione che valuta e, se del caso, critica le attività dell'UE in materia di diritti dell'uomo nel 2006, formulando anche dei suggerimenti. I deputati sollecitano progressi nella realizzazione del Tribunale penale internazionale, ribadiscono l'impegno a favore di una moratoria sulla pena di morte e chiedono una politica dell'immigrazione rispettosa dei diritti umani. Denunciano anche le violazioni realizzate in numerosi paesi, come Cina, Russia e Turchia.

La relazione di Simon COVENEY (PPE/DE, IE) si rallegra anzitutto che l'UE sia sempre più attiva sulla scena internazionale per il miglioramento globale dei diritti umani e della democrazia. Ma i deputati ritengono che occorre dare maggiore priorità al miglioramento della capacità dell'UE di risolvere i problemi in materia di violazione dei diritti umani nei paesi terzi e all'introduzione della dimensione dei diritti umani nelle politiche svolte dall'UE nei confronti di questi paesi, incluso l’impatto esterno delle politiche interne dell’UE (come quelle in materia di immigrazione e lotta al terrorismo). Sottolineano inoltre la necessità di una politica coerente attuata da tutti gli Stati membri dell'UE nelle loro relazioni bilaterali con i paesi terzi.

Per i deputati, d'altra parte, una politica estera europea coerente deve dare la priorità assoluta alla promozione dei diritti umani alla promozione della democrazia, «visto che la società democratica è alla base per l'osservanza dei diritti umani». Ritengono peraltro che una politica attiva a favore dei diritti umani non può limitarsi ai casi più visibili per l'opinione pubblica. Ricordano quindi che gravi violazioni dei diritti umani si verificano ai margini del controllo pubblico, in istituzioni chiuse, per bambini, anziani e malati e nelle prigioni e, pertanto, l'Unione europea dovrebbe esercitare una vigilanza qualificata sulla vita all'interno di queste istituzioni. In proposito, ribadisce la sua richiesta al Consiglio di definire elenchi comunitari di "prigionieri/detenuti che destano preoccupazione" per ogni paese terzo in cui la situazione dei diritti umani è preoccupante e presentare quest'elenco ad ogni riunione dedicata al dialogo politico.

Relazione del Consiglio e attività dell'UE nel 2006

Nel rallegrarsi che il Consiglio abbia presentato la sua relazione annuale sui diritti dell'uomo in occasione della Plenaria in cui il Parlamento ha consegnato il Premio Sacharov per la libertà di pensiero a Alexandr Milinkevic, i deputati chiedono che tale relazione indichi in maniera più chiara il seguito dato alle risoluzioni del Parlamento in materia di diritti umani. Il Consiglio e la Commissione, inoltre, sono invitati a contemplare la possibilità di elaborare una lista nera dei "paesi che destano particolare preoccupazione" relativamente alle violazioni dei diritti umani nell'ambito della relazione annuale.

D'altra parte, la relazione reputa «attualmente insufficiente» la capacità dell'UE di prevenire, reagire e gestire le crisi. Raccomanda perciò che sia creata una nuova infrastruttura che presuppone un'azione proattiva-preventiva, la creazione di idonei sistemi civili di allarme rapido, l'istituzione di una "pianificazione contingente" preventiva e la formazione di personale specializzato per le missioni internazionali nel campo della gestione dei conflitti.

I deputati, peraltro, riconoscono «l'impegno attivo» dell'UE nei consessi internazionali, in particolare in seno al consiglio ministeriale dell'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), al Consiglio d'Europa, all'assemblea generale delle Nazioni Unite e al Consiglio dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite (UNHRC).

In proposito, tuttavia, ammoniscono che quest'ultimo «non deve diventare un foro politico per conflitti fra diversi blocchi geografici e ideologici su scala mondiale». Esprimono quindi preoccupazione di fronte alle difficoltà incontrate in quella sede nell'ottenimento di un accordo con l'organizzazione della conferenza islamica su una serie di risoluzioni. Invitano peraltro le istituzioni UE a svolgere un ruolo più attivo in seno all'UNHRC.

Gli Stati membri sono inoltre sollecitati ad astenersi dal sostenere la candidatura a posti di responsabilità in seno a consessi internazionali di quei paesi per i quali è stata dimostrata la responsabilità di patenti e sistematiche violazioni dei diritti umani e della democrazia. In proposito, i deputati si chiedono come la Bielorussia abbia potuto essere eletta al comitato direttivo dell'organizzazione internazionale del lavoro (OIL) nel giugno 2005 «mentre quattro grandi paesi dell'UE sono membri permanenti». Il Consiglio, inoltre, è esortato ad avvalersi di sanzioni finalizzate, come quelle introdotte nei confronti del regime bielorusso, per penalizzare coloro che si sono resi responsabili di violazioni dei diritti umani in altri paesi.

Nell'invitare a proseguire l'impegno per promuovere la ratifica universale dello Statuto di Roma del Tribunale Penale Internazionale e l'adozione delle disposizioni legislative di applicazione necessarie a livello nazionale, la relazione sottolinea l'importanza della ratifica da parte degli Stati Uniti. Consiglio e la Commissione sono quindi esortati a fare uso di tutti i meccanismi disponibili per incoraggiare gli USA a firmare e ratificare lo statuto di Roma e anche «a dissuaderli dall'impedire attivamente che altri paesi ratifichino lo statuto proponendo a paesi terzi accordi paralleli, quali trattati bilaterali di deroga».

Moratoria mondiale sulla pena di morte

La relazione sollecita le presidenze a continuare a promuovere l'abolizione della pena di morte «dando la priorità ad un certo numero di paesi in cui vi siano prospettive di cambiamento positivo di tale politica». Le incoraggia inoltre a indicare pubblicamente quali sono i paesi su cui intendono focalizzarsi in base alla cosiddetta campagna "countries on the cusp" che riguarda Stati la cui politica in materia di pena di morte è fluttuante. Il Consiglio e la Commissione sono invece esortati a cercare di ottenere il maggior sostegno possibile all'iniziativa dell'attuale Assemblea generale delle Nazioni Unite a favore di una moratoria universale della pena di morte in vista della sua totale abolizione.

Compiacendosi poi dell'organizzazione a Parigi (dal 1º al 3 febbraio 2007) del terzo congresso mondiale contro la pena di morte e associandosi alla sua dichiarazione finale, i deputati dichiarano di voler sviluppare la dimensione parlamentare della campagna mondiale. Il Consiglio e la Commissione sono invece invitati a sfruttare tutte le opportunità per sostenere la creazione di una coalizione abolizionista regionale «con un'attenzione particolare ai paesi arabi». Nel riconoscere, inoltre, che la Cina ha deciso di sottoporre a revisione tutti i processi che condannano alla pena capitale, i deputati esprimono preoccupazione per il fatto che in quel paese viene effettuato il maggior numero di esecuzioni capitali nel mondo.

Torture e mutilazioni genitali

I deputati si compiacciono dell'entrata in vigore, il 22 giungo 2006, del protocollo facoltativo della convenzione contro la tortura (OPCAT), ma invitano tutti gli Stati membri dell'UE che non hanno ancora firmato e ratificato l'OPCAT a procedere in tal senso nel corso dell'anno. L'Italia lo ha firmato nel 2003, ma non lo ha ancora ratificato. La relazione, peraltro, riafferma che le mutilazioni genitali femminili «sono una violazione del diritto umano all'integrità fisica» e i deputati si dicono allarmati «dai tentativi di considerare tali mutilazioni alla stregua di semplici pratiche mediche».

Bambini e donne nei conflitti armati

Approvando un emendamento proposto dal PSE, il Parlamento sottolinea che appare particolarmente preoccupante la situazione delle soldatesse, poiché sono vittime sia di sfruttamento sessuale sia dell'ostracismo «fin troppo frequente» nelle loro comunità in seguito alla smobilitazione. Il Parlamento nota poi che molti paesi, ed anche taluni Stati membri dell'UE, preparano bambini al conflitto armato. Pertanto, invita tutti i paesi a prendere misure volte a garantire che alle persone al di sotto dei 18 anni non venga data una preparazione mirata al combattimento.

Clausole dei diritti dell'uomo in tutti gli accordi siglati dall'UE

Il Parlamento richiama l'attenzione del Consiglio e della Commissione sulla necessità di includere sistematicamente una clausola sui diritti dell'uomo in tutti gli accordi settoriali di nuova generazione, come gli accordi commerciali, «in modo da incoraggiare maggiormente la protezione, la promozione e il rispetto dei diritti dell'uomo tra gli obiettivi di tali accordi». I deputati insistono poi sulla necessità di stabilire un meccanismo di controllo, una valutazione periodica del rispetto degli obblighi in materia di diritti umani e un sistema graduale di sanzioni per inadempienza, come elementi necessari per ottenere la corretta applicazione della clausola sui diritti umani e la democrazia prevista dagli accordi dell'UE con i paesi terzi.

Inoltre, chiede di includere sistematicamente nel quadro delle discussioni sui diritti umani e le libertà fondamentali con paesi terzi, il tema della persecuzione o della discriminazione nei confronti delle persone in base al loro orientamento sessuale e di prendere misure progressive adeguate ogni qual volta avvenga questo tipo di violazione dei diritti umani. Occorre poi prendere le iniziative necessarie a livello internazionale per far cessare le persecuzioni basate sull'orientamento sessuale nonché per la depenalizzazione dell'omosessualità. In proposito, il Parlamento decide di sponsorizzare e celebrare ogni anno, il 17 maggio, la giornata internazionale contro l'omofobia.

Immigrazione, asilo e diritti umani

Il Parlamento ricorda che numerose politiche interne, in particolare quelle in materia d'asilo e immigrazione nonché di lotta contro il terrorismo, hanno un impatto importante sul rispetto dei diritti dell'uomo nei paesi terzi. E, al riguardo, riconosce che la politica d'immigrazione è diventata un tema prioritario nell'agenda di politica interna ed esterna dell'UE, che ha anche cercato di garantire che siano rispettati i diritti fondamentali degli immigrati clandestini. In proposito, i deputati ritengono che sia necessario compiere maggiori sforzi per garantire che tali politiche interne rispettino i diritti umani e il diritto umanitario internazionale. Esprimono poi «profonda costernazione» per l'alto numero di profughi che sono morti cercando di entrare negli Stati membri. Chiedono pertanto che siano offerte maggiori possibilità giuridiche di richiedere l'asilo e invita gli Stati membri a tenere conto delle violazioni dei diritti umani, al momento di considerare il diritto delle persone che provengono da paesi terzi di ottenere l'asilo in uno Stato membro.

Tuttavia, i deputati esprimono preoccupazione per la conclusione di accordi di riammissione di immigrati clandestini con paesi terzi che non dispongono delle strutture giuridiche ed istituzionali necessarie per gestire la riammissione dei loro cittadini e la tutela dei loro diritti. Nel sollecitare quindi il Consiglio e la Commissione a informare il Parlamento sui progressi compiuti in tale settore, chiedono di essere associati ai negoziati e alla conclusione degli accordi di riammissione sin dalla fase iniziale e sottolineano che la politica in materia di migrazione deve essere comune e, soprattutto, «preventiva e non repressiva». Ricordano inoltre che gli Stati europei non possono in alcun caso respingere una persona ed estradarla verso uno Stato nel quale rischia di essere sottoposta a torture o a trattamenti crudeli, disumani o degradanti.

Esportazioni di armi e terrorismo

I deputati chiedono al Consiglio e alla Commissione di sostenere il Trattato internazionale per la proibizione della produzione, dell'uso, del trasferimento e dello stoccaggio delle bombe a grappolo, invitando gli Stati membri a sottoscriverlo. Più in generale, sottolineano il ruolo decisivo nella lotta al terrorismo nella prevenzione dei conflitti, nella stabilità regionale e nella promozione dei diritti umani «di una politica comune di controllo delle esportazioni di armi, chiara, efficiente ed armonizzata, ancorata ad un codice di condotta giuridicamente vincolante». In tema di terrorismo, la relazione chiede al Consiglio di rivalutare la procedura di definizione degli elenchi dei gruppi terroristici e di contemplare un metodo chiaro per togliere dall'elenco i gruppi che lo meritino, «tenendo conto del loro atteggiamento, della loro storia e della loro prassi».

Diritti umani in Cina

Oltre a quanto sostenuto sulla pena di morte, la relazione dedica un ampio paragrafo alla Cina. Nel sottolineare la necessità di rafforzare e migliorare notevolmente il dialogo sui diritti dell'uomo tra l'UE e la Cina, i deputati rilevano che, nonostante riforme economiche importanti, i problemi politici e dei diritti umani persistono in numerosi campi e la situazione in questo paese «permane preoccupante». A tale proposito, la relazione cita la prigionia politica, i lavori forzati, la mancanza di libertà di espressione e di libertà religiosa, i diritti delle minoranze religiose ed etniche, le accuse concernenti il traffico di organi e il sistema dei campi del Laogai.

A loro parere questi argomenti preoccupanti dovrebbero essere oggetto di una maggiore attenzione nell'ambito dei preparativi dei giochi olimpici di Pechino. L'UE è inoltre invitata a vegliare affinché le sue relazioni commerciali con la Cina siano funzione delle riforme in materia di diritti dell'uomo. Il Consiglio dovrebbe quindi effettuare una valutazione esaustiva della situazione dei diritti umani prima di finalizzare un eventuale nuovo Accordo quadro di partenariato e di cooperazione, mentre la Commissione dovrebbe sollevare la questione del Tibet e sostenere il rafforzamento del dialogo tra il governo cinese e gli inviati del Dalai Lama.

Diritti umani in Russia

Ampio spazio è dedicato anche alla situazione in Russia. I deputati sostengono il Consiglio nel suo obiettivo di trasformare le consultazioni sui diritti umani con questo paese in un dialogo «franco e autentico» e chiedono che il Parlamento europeo e le ONG europee e russe partecipino a tale processo.

D'altra parte, deplorano che l'UE abbia ottenuto solo un «successo limitato» per quanto riguarda una modifica della politica russa, a seguito delle spinose questioni affrontate. E in proposito citano la situazione in Cecenia, l'impunità e l'indipendenza del sistema giudiziario, il trattamento riservato ai difensori dei diritti umani, l'indipendenza dei mezzi di informazione e la libertà di espressione, la situazione delle minoranze etniche, il rispetto dello Stato di diritto e la protezione dei diritti umani nelle forze armate nonché la discriminazione basata sull'orientamento sessuale.

Più in particolare, i deputati deplorano la legislazione russa che limita le attività delle ONG, le intimidazioni nei confronti di numerosi giornalisti e ricordano «con orrore» l'assassinio a sangue freddo di Anna Politowskaja. Si aspettano quindi che la Russia adotti in futuro misure più positive per proteggere la libertà di espressione e la sicurezza dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani. Si dicono poi preoccupati in merito alle affermazioni secondo cui il governo russo sarebbe responsabile dell'avvelenamento di Alexander Litvinenko e per le nuove accuse proferite contro Mikhail Khodorkovsky, l'ex dirigente di Yukos detenuto dal 2003, anche riguardo al trattamento che gli sarebbe riservato in prigione. Il Consiglio e la Commissione sono quindi invitati a sollevare tali casi con le autorità russe al più alto livello e nell'ambito del nuovo Accordo di partenariato e di cooperazione con la Russia.

Diritti umani in Turchia

Nel prendere atto dei negoziati condotti dalla Commissione e dal Consiglio in merito alla strada che la Turchia deve percorrere verso l'adesione, nonché dei problemi incontrati in tali negoziati, i deputati si dicono preoccupati circa la scarsità dei progressi compiuti e la necessità di intraprendere maggiori sforzi in materia di diritti umani in Turchia. In particolare per quanto riguarda l'esercizio della libertà di religione e il pieno godimento dei diritti di proprietà da parte di tutte le comunità religiose, la protezione delle minoranze, la libertà di espressione e i diritti umani relativi alla popolazione di origine curda nel sud est del paese.

Condannano poi «il tragico omicidio» del giornalista Hrant Dink del gennaio 2007, «che testimonia un crescente nazionalismo in alcune fasce della società turca». Tuttavia ritengono incoraggiante la forte condanna dell'omicidio levatasi in tutto il paese, incluso il governo, e la rapida cattura degli assassini. Il governo turco è poi invitato a modificare l'articolo 301 del Codice penale che limita chiaramente la libertà di espressione nei mezzi di informazione.

Gli USA e la guerra in Iraq

Nel riconoscere «le gravi conseguenze» del proseguimento della guerra in Iraq sul piano dei diritti umani nonché la complessità della fragile situazione politica che esiste attualmente, i deputati invitano il Consiglio e la Commissione a valutare costantemente il modo in cui l'UE potrebbe svolgere un ruolo più costruttivo nel ripristino della stabilità in Iraq. Prendono poi atto «col massimo stupore» del fatto che ECHO, «nonostante la situazione catastrofica e lo stato d'indigenza della popolazione irachena e dei rifugiati iracheni», abbia temporaneamente sospeso i suoi aiuti umanitari all'Iraq. Tuttavia, accolgono con favore il ripristino di questo aiuto a partire dal febbraio 2007.

I deputati approvano i lavori della commissione temporanea sulla presunta utilizzazione di paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegale di prigionieri, in particolare della relazione adottata il 14 febbraio 2007.  Invitano quindi l'UE e gli Stati membri a cooperare a tutti i livelli «per denunciare queste pratiche e per assicurare che in futuro non si ripetano più». Facendo proprio un emendamento proposto dal PSE, ALDE/ADLE e Verdi/ALE, inoltre, deplorano l'omissione da parte del Consiglio di rispettare gli obblighi presi per mantenere il Parlamento pienamente informato degli aspetti principali e delle scelte fondamentali di politica estera e di sicurezza comune in relazione all'attività della commissione temporanea sulla CIA.

La relazione si compiace poi delle risoluzioni del Parlamento che chiede la chiusura del centro di detenzione di Guantanamo e dei contributi del Parlamento all'aumento della visibilità di questo centro e dei connessi problemi di diritti dell'uomo. I deputati, inoltre, invitano il Consiglio e la Commissione a sollecitare il governo degli Stati Uniti a trovare un meccanismo che consenta di incriminare formalmente i detenuti oppure di liberarli nel rispetto del diritto internazionale. Osservano, peraltro, «che la sola esistenza del centro di detenzione di Guantanamo continua ad inviare segnali negativi sul modo di condurre la lotta al terrorismo». D'altra parte, il Parlamento invita il Consiglio, la Commissione e gli Stati membri a collaborare con il governo degli Stati Uniti per agevolare la sistemazione delle persone per le quali  gli USA hanno accertato che non rappresentano un pericolo né per loro né per i loro alleati ma che non possono essere rinviati nei rispettivi paesi per paura che vengano torturati.

Diritti umani in altri paesi del mondo

La lunga relazione, beninteso, non si limita ai paesi appena citati. La situazione dei diritti umani in Birmania, Libia, Sri Lanka, Corea del Nord, Darfur, Etiopia, Costa d'Avorio, Senegal, Iran, Uzbekistan e Bielorussia, ad esempio, sono oggetto della preoccupazione dei deputati.

Link utili

Relazione annuale del Consiglio sui diritti dell'uomo nel mondo (2006)
Sito web della Commissione sui diritti umani (in inglese)
Sito della sottocomissione del PE sui diritti dell'uomo

Riferimenti

Simon COVENEY (PPE/DE, IE)
Relazione sulla relazione annuale sui diritti dell'uomo nel mondo 2006 e sulla politica dell'UE in tale rispetto
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 25.4.2007
Votazione: 26.4.2007

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Moratoria sulla pena di morte: l'UE presenti subito una risoluzione all'ONU

Il Parlamento invita gli Stati membri e l'Unione europea a presentare «immediatamente», con la cosponsorizzazione di paesi di altri continenti, una risoluzione per una moratoria universale della pena capitale nel quadro dell'attuale Assemblea generale delle Nazioni Unite. Nel chiedere di promuovere la formazione di coalizioni regionali a favore della moratoria, sollecita le Istituzioni UE a proclamare il 10 ottobre Giornata europea contro la pena di morte.

Il Parlamento ha adottato a larga maggioranza una risoluzione comune - sostenuta da PPE/DE, PSE, ALDE/ADLE, UEN, Verdi/ALE e GUE/NGL - che sottolinea innanzitutto come l'appello a una moratoria universale in materia di pena di morte costituisca «un passo strategico verso l'abolizione della pena capitale in tutti i paesi».

Sostenendo che la dichiarazione sulla pena di morte presentata dall'Unione europea all'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 19 dicembre 2006 «raccoglie ormai 88 firme di Stati appartenenti a tutti i gruppi geografici», il Parlamento rivolge quindi un nuovo appello agli Stati membri affinché ottengano il sostegno di paesi terzi a favore della dichiarazione. Incoraggia, inoltre, l'Unione europea a cogliere le opportunità esistenti per avanzare e invita gli Stati membri e l'Unione europea a presentare immediatamente, con la cosponsorizzazione di paesi di altri continenti, una risoluzione per una moratoria universale della pena capitale nel quadro dell'attuale Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Il Consiglio e la Commissione sono poi invitati a cogliere ogni possibile occasione per appoggiare la formazione di coalizioni regionali contro la pena di morte. Mentre tutte le istituzioni dell'Unione europea, unitamente al Consiglio d'Europa, dovrebbero proclamare il 10 ottobre Giornata europea contro la pena di morte, a partire dal 2007. D'altra parte, il Parlamento approva l'iniziativa di organizzare una conferenza europea di alto livello contro la pena di morte nel contesto di tale giornata.

I deputati, peraltro, approvano senza riserve la dichiarazione finale del terzo Congresso mondiale e intendono darvi seguito, soprattutto sviluppando la dimensione parlamentare della campagna mondiale contro la pena di morte. Tale questione sarà quindi sollevata dal Parlamento nell'ambito dalle sue delegazioni interparlamentari e attraverso la sua partecipazione all'Assemblea parlamentare paritetica ACP-UE e all'Assemblea parlamentare euromediterranea.

Per i deputati, infine, la Presidenza dovrebbe incoraggiare i paesi che non l'hanno ancora fatto a firmare e ratificare il secondo protocollo facoltativo al Patto internazionale sui diritti civili e politici, e incoraggiare gli Stati membri che non l'hanno ancora fatto a sottoscrivere il protocollo n. 13 alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, relativo all'abolizione della pena di morte.

Link utili

Orientamenti per una politica dell'Unione europea nei confronti dei paesi terzi in materia di pena di morte
Sito web del Consiglio d'Europa
Sito web di "Nessuno tocchi Caino"
Sito web della World Coalition against the death penalty
Terzo Congresso mondiale contro al pena di morte (febbraio 2007)
Trascrizione del dibattito in Aula (31/1/2007)

Riferimenti

Risoluzione comune sull'iniziativa a favore di una moratoria universale in materia di pena di morte
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 25.4.2007
Votazione: 26.4.2007


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Omofobia: basta incitamenti all'odio e pari diritti

Il Parlamento condanna i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi verso gli omosessuali. Nel chiedere di vietare questo tipo di discriminazione in tutti i settori, sollecita la Commissione a promuovere azioni giudiziarie contro gli Stati membri in caso di violazione. Invitando gli Stati UE a riconoscere le coppie dello stesso sesso, è chiesta la depenalizzazione mondiale dell'omosessualità. Il 17 maggio di ogni anno sarà la Giornata internazionale contro l'omofobia.

In risposta al proliferare di discorsi di incitamento all'odio nei confronti della comunità Lesbica, Gay, Bisessuale e Transgender in numerosi paesi europei, il Parlamento europeo ha adottato con 325 voti favorevoli, 124 contrari e 150 astensioni una risoluzione comune - sostenuta da PSE, ALDE/ADLE, Verdi/ALE e GUE/NGL - che condanna «i commenti discriminatori formulati da dirigenti politici e religiosi nei confronti degli omosessuali», in quanto «alimentano l'odio e la violenza, anche se ritirati in un secondo tempo». Chiede inoltre «alle gerarchie delle rispettive organizzazioni di condannarli». Nota, infatti, che le dichiarazioni e le azioni dei dirigenti politici e religiosi «hanno un impatto considerevole sull’opinione pubblica» e che quindi «essi hanno l’importante responsabilità di contribuire in modo positivo a un clima di tolleranza e parità».

La risoluzione è motivata dai deputati da questi ed altri eventi «preoccupanti», in particolare in Polonia, quali il divieto imposto dalle autorità locali allo svolgimento dei Gay Pride, l'omissione da parte della polizia di fornire protezione adeguata nei confronti di manifestazioni violente di gruppi omofobi e gli episodi di bullismo verificatisi nelle scuole. A questo proposito è anche citato il caso del sedicenne italiano di nome Matteo, abitante a Torino, che «si è suicidato lasciando dietro di sé due lettere in cui adduce a motivo del suo gesto il bullismo di cui è stato vittima a causa del suo orientamento sessuale». Ma è anche sottolineato il proliferare dei casi di bullismo omofobico nelle scuole secondarie del Regno Unito.

Il Parlamento sottolinea poi che l'Unione europea è innanzitutto una comunità di valori, in cui il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la democrazia e lo Stato di diritto, l'uguaglianza e la non discriminazione «sono fra i valori che più contano». Pertanto, afferma che le istituzioni e gli Stati membri dell'UE «hanno il dovere di garantire che i diritti delle persone che vivono in Europa siano rispettati, tutelati e promossi». A tal fine, ribadisce la propria richiesta alla Commissione di garantire che la discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale in tutti i settori «sia vietata» completando il pacchetto legislativo contro la discriminazione, «senza il quale lesbiche, gay, bisessuali e altre persone che si trovano a far fronte a discriminazioni multiple continuano ad essere a rischio di discriminazione».

Il Parlamento, inoltre, sollecita la Commissione ad accelerare la verifica della messa in atto delle direttive antidiscriminazione e a promuovere azioni giudiziarie contro gli Stati membri in caso di violazione degli obblighi previsti dall'UE. Ricorda poi a tutti gli Stati membri che la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo ha stabilito che il diritto alla libertà di riunione può essere esercitato «anche quando le opinioni sfidano la maggioranza della società». Di conseguenza le autorità competenti, tra cui quelle locali, sono invitate ad autorizzare i Gay Pride e a proteggere adeguatamente i partecipanti per non contravvenire ai principi tutelati dalla Corte.

Tutti gli Stati membri sono poi invitati a proporre leggi che superino le discriminazioni sofferte da coppie dello stesso sesso e, in proposito, il Parlamento chiede alla Commissione di presentare proposte «per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libera circolazione di tutte le persone nell'UE senza discriminazioni». I deputati, d'altra parte, chiedono la depenalizzazione mondiale dell'omosessualità e indicono il 17 maggio di ogni anno quale Giornata internazionale contro l'omofobia.

Riguardo al caso polacco, infine, il Parlamento sollecita le competenti autorità ad astenersi dal proporre o dall'adottare una legge quale quella descritta dal vice primo ministro nonché ministro della pubblica istruzione polacco, o dal porre in atto misure intimidatorie nei confronti delle organizzazioni della comunità Lesbica, Gay, Bisessuale e Transgender. Le competenti autorità polacche sono inoltre invitate a condannare pubblicamente e a prendere misure contro le dichiarazioni rilasciate da leader pubblici incitanti alla discriminazione e all'odio sulla base dell'orientamento sessuale. Sostenendo poi che qualsiasi altro comportamento costituirebbe una violazione del Trattato, il Parlamento chiede alla sua Conferenza dei Presidenti di inviare una delegazione in Polonia per una missione di accertamento dei fatti «al fine di avere un quadro esatto della situazione e avviare un dialogo con tutte le parti interessate».

Link utili

Risoluzione del Parlamento sull'omofobia in Europa (gennaio 2006)

Riferimenti

Risoluzione comune sull'omofobia in Europa
Procedura: Risoluzione comune
Dibattito: 25.4.2007
Votazione: 26.4.2007

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GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI

 

Immigrazione: squadre d'intervento rapido alle frontiere UE

Il Parlamento ha approvato a larga maggioranza il regolamento che istituisce un meccanismo di assistenza rapida tra gli Stati membri per fare fronte ad afflussi massicci di immigrati illegali alle proprie frontiere. Gli Stati membri dovranno mettere a disposizione del personale che possa essere mobilitato entro cinque giorni. I salari saranno a carico dello Stato di origine della guardia di frontiera, ma gli altri costi saranno sostenuti dall'Agenzia UE.

Approvando con 526 voti favorevoli, 63 contrari e 28 astensioni la relazione di Gérard DEPREZ (ALDE/ADLE, BE), il Parlamento presenta numerose modifiche alla proposta di regolamento che istituisce un meccanismo per la creazione di squadre di intervento rapido alle frontiere. Essendo state già concordate con il Consiglio, il regolamento potrà essere adottato definitivamente ed entrare rapidamente in vigore. L'Aula in precedenza non aveva accolto la proposta della GUE/NGL di respingere il testo.

Ai sensi del compromesso, il regolamento istituisce un meccanismo volto a fornire assistenza operativa rapida «per un periodo limitato» allo Stato membro che ne faccia richiesta e che si trovi a fare fronte a «sollecitazioni urgenti ed eccezionali», specie in caso di afflusso massiccio alle frontiere esterne di cittadini di paesi terzi che tentano di entrare illegalmente nel territorio dello Stato membro, attraverso la creazione di squadre di intervento rapido alle frontiere. E' anche precisato che il regolamento si applica «fatti salvi i diritti dei rifugiati e delle persone che chiedono protezione internazionale, in particolare per quanto riguarda il non respingimento».

Composizione e invio delle squadre di intervento rapido

In caso di necessità, gli Stati membri sono tenuti a comunicare immediatamente, su richiesta dell'Agenzia FRONTEX, il numero, i nomi e i profili delle guardie di frontiera del loro pool nazionale che possono mettere a disposizione entro cinque giorni per istituire una squadra di intervento rapido alle frontiere. Potranno sottrarsi a tale obbligo solamente se si trovano a far fronte ad una situazione eccezionale «che incide in misura sostanziale sull'adempimento dei compiti nazionali».

Spetterà al consiglio di amministrazione dell'Agenzia, su proposta del direttore esecutivo, decidere a maggioranza dei tre quarti dei suoi membri i profili e il numero totale di guardie di frontiera da mettere a disposizione per le squadre di intervento rapido alle frontiere (pool rapido). La stessa procedura si applica per eventuali successive modifiche dei profili e del numero totale delle guardie di frontiera del pool rapido.

Le squadre di intervento rapido si distingueranno nettamente dalle squadre congiunte di assistenza FRONTEX, le cui operazioni sono programmate con un anno di anticipo e non sono quindi adatte a fare fronte a situazioni di crisi.

Compiti e competenze delle guardie di frontiera

Durante una missione, le istruzioni alle squadre di intervento rapido alle frontiere saranno impartite dallo Stato membro ospitante. L'Agenzia, tramite un suo agente di coordinamento, potrà però comunicare i suoi pareri sulle istruzioni allo Stato membro ospitante il quale, in tale eventualità, ne dovrà tenere conto. I membri delle squadre potranno svolgere compiti ed esercitare competenze esclusivamente agli ordini delle guardie di frontiera dello Stato membro ospitante e, di norma, in loro presenza. Dovranno indossare le proprie uniformi sulle quali porteranno un bracciale blu con il distintivo dell'Unione europea e dell'Agenzia.

Nello svolgimento dei loro compiti, i membri delle squadre potranno portare le armi di ordinanza, le munizioni e l'equipaggiamento autorizzati dalla legislazione nazionale dello Stato membro di origine. Tuttavia, lo Stato membro ospitante potrà imporre delle restrizioni, in linea con quelle vigenti per le proprie guardie di frontiera. I membri delle squadre saranno autorizzati a ricorrere all'uso della forza - incluso l'uso delle armi di ordinanza, delle munizioni e dell'equipaggiamento - «soltanto se autorizzati dallo Stato membro di origine e dallo Stato membro ospitante, in presenza delle guardie di frontiera di quest'ultimo Stato e conformemente alla sua legislazione nazionale». Ma lo Stato ospitante potrà limitare il ricorso alle armi ad esclusivo scopo di legittima difesa, conformemente alla propria legislazione. I provvedimenti di respingimento dovranno essere adottati soltanto dalle guardie di frontiera dello Stato membro ospitante.

Un emendamento precisa che, nello svolgimento dei loro compiti e nell'esercizio delle loro competenze, i membri delle squadre dovranno rispettare pienamente la dignità umana. Qualsiasi misura adottata nello svolgimento dei compiti e nell'esercizio delle competenze dovrà quindi essere proporzionata agli obiettivi perseguiti. I membri delle squadre non dovranno mai operare discriminazioni fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale delle persone.

Copertura dei costi e status delle guardie di frontiera ospiti

I membri delle squadre manterranno la qualifica di guardia nazionale di frontiera del loro Stato membro e saranno retribuiti da quest’ultimo. Riceveranno però una diaria, che comprende le spese di alloggio, per tutta la durata della loro partecipazione ai corsi di formazione, alle esercitazioni e alle missioni. Sarà l’Agenzia a coprire pienamente i costi sostenuti dagli Stati membri per mettere le loro guardie di frontiera a disposizione. In particolare, le spese di viaggio, i costi di vaccinazione, i costi relativi ad assicurazioni specifiche e all'assistenza sanitaria, la diaria e i costi relativi alle attrezzature tecniche dell'Agenzia. Per tale ragione, il Parlamento ha previsto di aumentare il bilancio dell'Agenzia di 10 milioni di euro nel 2007.

Nello svolgere i compiti ed esercitare le competenze, i membri delle squadre dovranno osservare la normativa comunitaria e la legislazione nazionale dello Stato membro ospitante, ma restano soggetti alle misure disciplinari dei rispettivi Stati membri. D'altra parte, è lo Stato membro ospitante ad essere responsabile dei danni eventuali da loro causati durante le loro operazioni. Se tali danni sono dovuti a negligenza grave o comportamento doloso, peraltro, lo Stato membro ospitante potrà rivolgersi a quello d'origine per ottenere il rimborso di eventuali risarcimenti erogati alle vittime o agli aventi diritto. Durante le missioni, inoltre, i membri delle squadre sono assimilati agli agenti dello Stato membro ospitante per quanto riguarda i reati penali che potrebbero commettere o di cui potrebbero essere vittime.

Con una dichiarazione inserita alla fine del testo legislativo, il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sottolineano che, in caso di pressioni urgenti ed eccezionali alle frontiere esterne, che richiedano l'invio di una squadra d'intervento rapido alle frontiere, contestuali ad un'eventuale insufficienza di risorse finanziarie nel bilancio dell'Agenzia FRONTEX, «tutte le possibilità per garantire il finanziamento dovranno essere esperite». La Commissione verificherà con estrema urgenza se sia possibile un'eventuale riassegnazione di fondi. Qualora si rendesse necessaria una decisione da parte dell'autorità di bilancio, la Commissione avvierà una procedura al fine di garantire una decisione tempestiva quanto ai mezzi per fornire finanziamenti addizionali. L'autorità di bilancio, infine, «si impegna ad agire con la massima rapidità, tenendo conto dell'urgenza della situazione».

Link utili

Proposta della Commissione
Regolamento che istituisce un'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea

Riferimenti

Gérard DEPREZ (ALDE/ADLE, BE)
Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un meccanismo per la creazione di squadre di intervento rapido alle frontiere e modifica il regolamento (CE) n. 2007/2004 del Consiglio limitatamente a tale meccanismo
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 25.4.2007
Votazione: 26.4.2007

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ALLARGAMENTO

 

La Croazia prosegua gli sforzi verso l'adesione

Il Parlamento elogia la Croazia per i progressi compiuti verso l'adesione, ma chiede ulteriori sforzi per colmare le lacune restanti e ribadisce che senza la riforma dei Trattati non si potranno realizzare altri ampliamenti. La Croazia è esortata a procedere con le riforme amministrativa e giudiziaria, a perseguire i criminali di guerra, a tutelare le minoranze e a permettere l'acquisto di immobili ai cittadini UE. L'Aula ha respinto taluni emendamenti che riguardavano specificamente l'Italia.

Adottando la relazione di Hannes SWOBODA (PSE, AT) sui progressi compiuti dalla Croazia nel 2006, il Parlamento ribadisce anzitutto che il trattato di Nizza «non fornisce una base adeguata per ulteriori allargamenti». L'essenziale dell'attuale progetto di Trattato costituzionale dovrebbe pertanto entrare in vigore entro la fine del 2008 per consentire all'Unione di operare in modo più efficace, trasparente e democratico, «il che costituisce una condizione preliminare per qualsiasi futuro allargamento». Ricorda, peraltro, che la responsabilità di garantire la capacità dell'Unione europea di un ulteriore positivo ampliamento «risiede nell'Unione e non nei paesi candidati». La Commissione e il Consiglio, di conseguenza, «devono adoperarsi intensamente per creare le condizioni necessarie all'allargamento».

Sulla buona strada

Per i deputati, la Croazia «ha già compiuto notevoli progressi sulla via dell'adesione all'UE» e dovrebbe essere elogiata per gli importanti passi compiuti in vari settori al fine di adeguare la propria legislazione. Continua infatti a soddisfare i criteri politici per l'adesione e può essere considerata come un'economia di mercato funzionante che dovrebbe essere in grado di far fronte a medio termine alle pressioni della concorrenza e alle forze di mercato all'interno dell'Unione. Occorre tuttavia che attui «decisamente» il suo programma di riforma in modo da eliminare le notevoli lacune restanti.

D'altra parte, è espressa preoccupazione per il fatto che in Croazia sta diminuendo il sostegno pubblico all'adesione all'UE e la relazione invita la Commissione ad intensificare le proprie attività di informazione riguardo ai benefici economici, politici, sociali e culturali derivanti dal processo di adesione.

Ulteriori riforme

Nel congratularsi con le autorità croate per i rapidi progressi compiuti sinora nei negoziati di adesione in diversi settori «cruciali», invita il governo a rafforzare la sua capacità di applicare le leggi trasposte dall'acquis comunitario nella legislazione nazionale in tutti i settori, soprattutto in quello dell'ambiente. A questo proposito, è sottolineata la necessità di rispettare e attuare pienamente documenti internazionali come la Convenzione di Aarhus e a ratificare infine il Protocollo di Kyoto. Inoltre, i deputati reputano necessario attuare rapidamente ed efficacemente le riforme sinora approvate, in modo da modernizzare ulteriormente la Croazia e continuare a rafforzare e a consolidare la democrazia e l'economia sociale di mercato.

Si tratta, più in particolare, della riforma dell'amministrazione pubblica e della razionalizzazione dell'apparato giudiziario, nonché di continuare a incoraggiare e sostenere attivamente il perseguimento dei crimini di guerra, indipendentemente dalla nazionalità dei responsabili. A tale proposito, pur elogiando la Croazia per aver collaborato pienamente con il Tribunale penale internazionale per l'ex Iugoslavia (TPI), la relazione esprime preoccupazione per certe iniziative adottate dal governo, segnatamente la sua offerta di sostenere le spese per la difesa di generali dell'esercito e la sua richiesta di intervenire in veste di amicus curiae in procedimenti pendenti dinanzi al TPI.

Nel prendere atto dell'esistenza di un idoneo quadro giuridico per la protezione delle minoranze, la relazione ricorda l'importanza di garantire una loro adeguata rappresentanza nell'amministrazione pubblica, nelle forze di polizia e nella magistratura, nonché la parità di trattamento nelle questioni economiche e proprietarie. I deputati, inoltre, dicendosi soddisfatti degli sviluppi positivi nel processo di rimpatrio dei profughi e degli sfollati, invitano il governo a incoraggiare ulteriormente il rimpatrio, «ricercando modalità eque, efficaci e sostenibili per risolvere le questioni dell'alloggio e dell'occupazione».

Le autorità croate sono anche invitate ad attuare «con maggior serietà e rapidità» gli obiettivi concordati in relazione alla vendita di partecipazioni statali minoritarie e maggioritarie nelle imprese e alla riduzione delle sovvenzioni statali, soprattutto nei settori cantieristico e siderurgico. I deputati ritengono poi che si dovrebbe fare di più per aprire il mercato croato a fornitori di servizi e investitori stranieri e metterli sullo stesso piano degli operatori nazionali. Inoltre, alla Croazia è chiesto di autorizzare l'acquisto di proprietà immobiliari da parte di cittadini dell'Unione europea, fatta eccezione per le zone escluse, sfruttando appieno e tempestivamente le procedure esistenti.

Il Parlamento ha respinto una serie di emendamenti presentati dai deputati italiani dell'UEN, in nome del gruppo, che avevano lo scopo di sottolineare le discriminazioni subite dai cittadini italiani nell'acquisizione di beni immobiliari e il mancato riconoscimento da parte del governo croato per i beni espropriati agli esuli italiani espulsi nel 1947. Non è stato accolto nemmeno un emendamento che chiedeva alla Croazia di riconoscere «il massacro di 20.000 italiani» compiuto dalle autorità dell'ex regime comunista jugolslavo, «quale condizione preliminare per l'adesione».

Prospettiva europea per i Balcani occidentali

La relazione si congratula con la Croazia per il ruolo positivo e di guida che sta svolgendo nell'Europa sud-orientale ed invita la Croazia e i paesi confinanti a risolvere definitivamente tutte le questioni frontaliere ancora in sospeso, in particolare con la Slovenia. D'altra parte, la relazione sostiene che le prospettive di adesione della Croazia costituiscono un segnale tangibile del fatto che «il futuro di tutti i paesi dei Balcani occidentali risiede veramente nell'Unione europea».

La Commissione è infine invitata a incoraggiare e sostenere ulteriormente un vasto processo di verità e riconciliazione, in Croazia e in tutti i Balcani occidentali, includendo eventualmente altri paesi limitrofi. Tale processo, per i deputati, dovrebbe essere mirato in particolare ai giovani e prevedere anche un'approfondita revisione dei libri di testo e dei programmi di insegnamento della storia.

Link utili

Progress report 2006 sulla Croazia (in inglese)

Riferimenti

Hannes SWOBODA (PSE, AT)
Relazione sulla relazione concernente i progressi compiuti dalla Croazia nel 2006
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 25.4.2007
Votazione: 26.4.2006

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POLITICA REGIONALE

 

I futuri ampliamenti non escludano altre regioni dai fondi di coesione

Il Parlamento chiede che le nuove adesioni non compromettano l'ammissibilità ai fondi regionali delle attuali regioni beneficiarie. Allo stesso tempo i deputati si dicono preoccupati per lo sperpero di risorse UE visto che la situazione in diverse regioni non è migliorata malgrado l'intervento dei fondi comunitari. Chiedono anche di rafforzare le responsabilità degli Stati membri e di sviluppare l'impiego di risorse private. Sanzioni più severe solo sollecitate contro gli abusi.

La capacità d'integrazione dell'Unione europea significa soprattutto che essa deve essere in grado, alla luce della realtà di bilancio, di perseguire l'obiettivo della coesione sociale, economica e territoriale. E' quanto afferma la relazione di Markus PIEPER (PPE/DE, DE) - approvata dal Parlamento con 473 voti favorevoli, 113 contrari e 104 astensioni - ritenendo necessario che, al momento dell'adesione di ciascun paese candidato, si stabilisca «se l'UE sia capace di accoglierlo».

A loro parere, inoltre, occorre una riforma istituzionale, finanziaria e politica nel contesto della revisione del quadro finanziario dell'UE. Anche perché una politica di coesione «efficiente ed onesta» è «impossibile» senza portare la spesa UE all'1,18% dell'RNL dell'UE. D'altra parte, vista l'attuale situazione del sistema delle risorse dell'Unione, «sarebbe difficile finanziare eventuali futuri ampliamenti senza mettere a rischio l'efficacia delle attuali politiche di coesione».

Per il Parlamento, inoltre, i futuri ampliamenti «non dovranno condurre ad un'esclusione di un numero ancora maggiore di regioni dell'Unione europea dall'ammissibilità ai finanziamenti della politica di coesione nel quadro dell'attuale obiettivo 1, sulla base dell'effetto statistico e senza che siano effettivamente eliminate le attuali disparità». La Commissione, nel quadro dei prossimi ampliamenti, è quindi invitata a calcolare periodicamente, in modo differenziato a seconda di ciascuno Stato, la spesa di politica regionale che l'UE sosterrebbe e quali conseguenze ne deriverebbero per l'attuale ammissibilità al sostegno delle regioni.

D'altra parte, i deputati manifestano la propria preoccupazione per il fatto che in talune regioni l'aiuto UE sia «scarsamente mirato». Notano di conseguenza che, malgrado l'assistenza finanziaria pluriennale, la situazione in queste regioni non migliora, «provocando uno sperpero di risorse comunitarie». D'altra parte, il Parlamento ha accolto un emendamento del PPE/DE e dell'ALDE che ha soppresso il paragrafo che chiedeva l'introduzione di un periodo di tempo massimo durante il quale le regioni possano ricevere finanziamenti strutturali per evitare che si verifichino situazioni nelle quali le regioni che per molti anni hanno beneficiato dell'aiuto dell'UE continuano a restare allo stesso basso livello di sviluppo.

Secondo i deputati, inoltre, per l'efficacia della politica di coesione, «è indispensabile rafforzare la responsabilità propria degli Stati membri». Ma accogliendo a larghissima maggioranza un emendamento avanzato da PPE/DE e ALDE, il Parlamento ha soppresso il paragrafo che chiedeva di giungere a tale scopo attraverso più elevate aliquote nazionali di cofinanziamento, «soprattutto nelle regioni che hanno già ottenuto il finanziamento UE in vari periodi di programmazione».

E' anche necessario che l'UE sfrutti maggiormente l'effetto leva degli strumenti di prestito e che sia sviluppato l'impiego di risorse private quale fonte di cofinanziamento del sostegno strutturale.

La relazione, infine, chiede sanzioni più severe in caso di evidente abuso dei finanziamenti nonché più efficienti procedure di recupero dei fondi. In proposito, i deputati fanno presente che un'efficace lotta alla corruzione e lo sviluppo di capacità amministrative costituiscono una condizione preliminare determinante per ottenere i finanziamenti strutturali. Pertanto chiedono «un'applicazione coerente ed inflessibile degli strumenti di controllo».

Background

L'adesione della Romania e della Bulgaria ha fatto aumentare del 9% la superficie dell'UE-25 ammissibile al finanziamento strutturale UE e la sua popolazione del 6%, ma a ciò è corrisposta una diminuzione del PIL pro-capite del 5%. L'adesione della Croazia aumenterebbe dell'1,3% la superficie dell'UE-27 e la sua popolazione dello 0,9%, mentre quella della Turchia comporterebbe un incremento della superficie dell'UE-27 del 18,3% e della sua popolazione del 14,7%, con una riduzione però del suo PIL pro-capite del 10,5%. L'adesione degli altri paesi dei Balcani occidentali, peraltro, comporterebbe un aumento della superficie UE-27 del 4,8% e della sua popolazione del 4%, con una contemporanea riduzione del PIL pro-capite del 3,5%.

Dalle stime risulta che tutti i paesi che beneficiano dell'aiuto UE di preadesione nonché la completa presa in considerazione della Romania e della Bulgaria richiederebbero altri 150 miliardi nel corso dell'attuale periodo di finanziamento, in base al regime di politica strutturale in vigore. La Croazia, in base a calcoli effettuati secondo l'attuale quadro normativo, richiederebbe solo il 7% delle risorse strutturali supplementari, e gli altri paesi dei Balcani occidentali ammissibili agli aiuti di pre-adesione richiederebbero il 9,2%, mentre la Turchia da sola beneficerebbe del 63%.

Link utili

Comunicazione della Commissione - Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2006-2007 comprendente una relazione speciale sulla capacità dell'Unione europea di accogliere nuovi Stati membri

Riferimenti

Markus PIEPER (PPE/DE, DE)
Relazione sulle conseguenze dei futuri ampliamenti sull'efficacia della politica di coesione
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 23.4.2007
Votazione: 24.2.2007

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RICERCA E INNOVAZIONE

 

Carcere e multe salate per pirati e contraffattori

Il Parlamento sostiene la proposta di direttiva che prevede sanzioni penali - come reclusione e ammende pecuniarie - per i responsabili di atti di pirateria e contraffazione. Con una serie di emendamenti precisa però i diritti da essa tutelati e chiede l'esclusione dei brevetti dal suo campo d'applicazione. Nel chiarire poi i reati punibili, propone un'eccezione per giornalisti e insegnanti e chiede di garantire la libera concorrenza, ma anche i diritti degli imputati.

Adottata dal Parlamento con 374 voti favorevoli, 278 contrari e 17 astensioni, la relazione di Nicola ZINGARETTI (PSE, IT) accoglie con favore la proposta della Commissione, ma propone una serie di emendamenti volti principalmente a definire più chiaramente l'oggetto e il campo d'applicazione della direttiva e a precisare i tipi di reato punibili. La proposta di respingere la proposta di direttiva avanzata dalla GUE/NGL e dai Verdi/ALE è stata respinta dall'Aula con 197 voti favorevoli, 452 contrari e 11 astensioni.

Nel corso del dibattito tenutosi in Aula, il relatore aveva precisato che la direttiva riguarda, «finalmente», la lotta contro il crimine organizzato, «che agisce a livello globale, che non conosce confini e che può contare su immense risorse». Da qui la necessità di un'armonizzazione a livello europeo. Il deputato ha poi sottolineato che, negli ultimi dieci anni, il volume delle merci contraffatte è aumentato del 1.600%. Merci, ha precisato, come giocattoli, abiti, scarpe, alimenti, cosmetici, sostanze chimiche, prodotti gastronomici recanti denominazioni false, occhiali, compact disc, DVD e altro, «cioè tutti beni che i cittadini europei consumano ogni giorno».

Ciò, ha proseguito, produce un danno per le industrie europee, alterando tutte le più elementari regole del mercato e della concorrenza, e danneggia i lavoratori e le lavoratrici, causando «recessione e disoccupazione». In proposito, ha affermato che questo fenomeno ha portato, negli ultimi dieci anni, a 125.000 nuovi disoccupati in Europa. Ne consegue, ha aggiunto, un danno per l'economia a causa dell'evasione fiscale e un danno per i consumatori, stigmatizzando in particolare la contraffazione di medicinali. Con l'armonizzazione contro il crimine, ha sostenuto il relatore, «si fa un salto in avanti nella costruzione vera del mercato unico europeo» e «si rafforza l'idea di un'Europa utile ai cittadini europei». Si è quindi augurato un ampio consenso, sottolineando che «potenti interessi e lobby auspicano che il Parlamento europeo non faccia nulla».

Una definizione più chiara dei diritti di proprietà intellettuale

I deputati, anzitutto, intendono precisare che le misure previste dalla direttiva riguardano il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale «nel contesto della contraffazione e della pirateria». Inoltre, specificano che per "diritti di proprietà intellettuale" si intendono uno o più dei seguenti diritti: diritto d'autore, diritti connessi al diritto d'autore, diritto sui generis del costitutore di una banca di dati, diritti dei creatori di topografie di prodotti semiconduttori, diritti relativi ai marchi (nella misura in cui l'estensione ad essi della protezione del diritto penale non sia in contravvenzione delle norme sul libero mercato e sulle attività di ricerca), diritti relativi ai disegni, indicazioni geografiche e denominazioni commerciali (nella misura in cui sono protetti dal diritto nazionale in quanto diritti di proprietà esclusivi).

Diversi emendamenti sono tesi a escludere dal campo d'applicazione della direttiva la materia brevettuale e i diritti di proprietà industriale derivanti dai brevetti. Il Parlamento ritiene infatti che, data la complessità della maggior parte dei progetti di ricerca, nello svolgere il proprio lavoro gli inventori rischiano continuamente di violare i diritti brevettuali. Prevedere sanzioni penali per queste violazioni, pertanto, potrebbe distogliere inventori e ricercatori dal compiere scelte innovative. Un emendamento precisa inoltre che la direttiva non si applica a violazioni dei diritti di proprietà intellettuali connessi ai diritti di brevetto, modelli di utilità e ritrovati vegetali, compresi i diritti derivanti da certificati addizionali di protezione, nonché alle importazioni parallele di beni originali da paesi terzi autorizzate dal detentore del diritto.

I reati punibili

In forza alla direttiva, gli Stati membri devono provvedere a qualificare come reato «qualsiasi violazione intenzionale del diritto di proprietà intellettuale commessa su scala commerciale, la complicità e l’istigazione» della violazione stessa. In proposito i deputati, precisano con un emendamento che per "violazione commessa su scala commerciale" si intende «la violazione di un diritto di proprietà intellettuale commesso per ottenere un vantaggio commerciale» e ciò «esclude atti compiuti da un utilizzatore privato per fini personali e non di lucro». Per "violazione intenzionale", inoltre, si intende «la violazione deliberata e cosciente del diritto in oggetto allo scopo di ottenere un vantaggio economico su scala commerciale».

Per garantire la libertà di stampa e il diritto all'insegnamento, i deputati chiedono poi agli Stati membri di provvedere a che l'uso equo di un'opera protetta, inclusa la riproduzione in copie o su supporto audio o con qualsiasi altro mezzo, a fini di critica, recensione, informazione, insegnamento (compresa la produzione di copie multiple per l'uso in classe), studio o ricerca, «non sia qualificato come reato».

.... e le sanzioni

Per le persone fisiche responsabili di pirateria e contraffazione, gli Stati membri debbono prevedere pene restrittive della libertà personale. Il massimo della pena non deve essere inferiore a 4 anni di reclusione per i reati più gravi commessi nell'ambito di un'organizzazione criminale oppure che comportano un rischio per la salute o la sicurezza delle persone. A questi, il Parlamento aggiunge anche i reati collegati al riciclaggio di proventi delle attività criminose e al finanziamento del terrorismo. Ai pirati e ai contraffattori dovranno inoltre essere inflitte ammende penali che, per i reati più gravi appena descritti, dovranno essere di un massimo non inferiore a 300.000 euro. Per altri tipi di reato, invece, le ammende dovranno essere di un massimo non inferiore a 100.000 euro. Alle persone giuridiche potranno essere inflitte le stesse ammende penali e altre ammende non penali.

Inoltre, gli Stati membri dovranno prevedere anche la confisca dell'oggetto, degli strumenti utilizzati e dei prodotti originati dai reati. Ma non solo, se ritenuto opportuno, potranno anche procedere alla distruzione dei beni, «inclusi i materiali e le attrezzature utilizzati» per commettere la violazione del diritto di proprietà intellettuale, alla chiusura, totale o parziale, definitiva o temporanea, dello stabilimento usato per commettere tale violazione e all'interdizione, permanente o temporanea, di esercitare attività commerciali.

Inoltre, si potrà procedere all’assoggettamento a controllo giudiziario, alla liquidazione giudiziaria, all’esclusione dal godimento di benefici e aiuti pubblici e alla pubblicazione delle decisioni giudiziarie. Un emendamento inserisce anche la possibilità di emettere un ordine di pagamento, a carico del contraffattore, per le spese di custodia dei beni confiscati. Il Parlamento sollecita poi gli Stati membri a adottare le misure necessarie a garantire che, nel fissare il livello delle sanzioni, si tenga conto dei reati ripetutamente commessi in un altro Stato membro.

Garantire la libera concorrenza e i diritti degli imputati

Infine, per non nuocere alla libera concorrenza, un emendamento impone agli Stati membri di assicurare - mediante misure penali, civili e procedurali - che il ricorso abusivo a minacce e sanzioni penali «possa essere vietato e soggetto a sanzioni». Devono anche essere vietati gli abusi procedurali, in particolare qualora vengano applicate misure penali per far rispettare norme di diritto civile». Agli Stati membri, inoltre, è chiesto di assicurare che i diritti dell'imputato «siano debitamente protetti e garantiti».

Dovranno poi far sì che il previsto coinvolgimento dei titolari dei diritti di proprietà intellettuale nelle squadre investigative comuni non comprometta i diritti dell'accusato, ad esempio pregiudicando l'accuratezza, l'integrità e l'imparzialità delle prove. Il Parlamento ritiene infatti che l'implicazione di queste persone «costituisce un ruolo d'appoggio che non interferirà con la neutralità delle investigazioni». I deputati propongono poi che, a seguito di un sequestro, le autorità di polizia producano le prove delle violazioni così ottenute nei processi civili pendenti o futuri e ne informino il titolare dei diritti interessato.

Link utili

Proposta della Commissione
Direttiva 2004/48/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 29 aprile 2004, sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale
Sito tematico della Commissione europea

Riferimenti

Nicola ZINGARETTI (PSE, IT)
Relazione sulla proposta modificata di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle misure penali finalizzate ad assicurare il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 23.4.2007
Votazione: 25.4.2007
 

Galileo: ridurre al minimo i ritardi

Il Parlamento ribadisce il proprio sostegno al programma Galileo, ma esprime viva preoccupazione circa la stagnazione dei negoziati sul contratto di concessione e sull'impatto finanziario di questi ritardi. Nel sostenere il mandato conferito al Vicepresidente della Commissione, chiede la presentazione di una relazione intermedia entro il prossimo luglio e invita il Consiglio a ridurre al minimo eventuali ulteriori ritardi.

Su iniziativa della sua commissione per l'industria, la ricerca e l'energia, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione con la quale ribadisce il proprio sostegno al programma Galileo, inclusi i servizi di navigazione satellitare EGNOS in quanto precursori di Galileo. Tuttavia, esprime «viva preoccupazione» per il fatto che i negoziati relativi al contratto di concessione «sono a un punto morto» da vari mesi e «per il notevole impatto che tale ritardo avrà sul costo complessivo».

Nel ricordare poi che una sua risoluzione del 28 settembre 2006 invitava le parti coinvolte nei negoziati a raggiungere un accordo costruttivo, il Parlamento valuta dunque positivamente la lettera del Vicepresidente della Commissione europea responsabile per il programma Galileo e le conclusioni del Consiglio TTE del 22 marzo 2007. Sottolinea anche l'importanza che le parti interessate diano attuazione alla decisione raggiunta nel dicembre 2005 (il cosiddetto accordo van Miert).

Sottolinea poi che, assieme al Consiglio, alla Commissione e agli organismi consultivi dell'Unione europea, appoggia il chiaro mandato conferito al Vicepresidente della Commissione responsabile per il programma europeo. Questi, è ricordato, dovrà presentare al Consiglio di giugno una tabella di marcia credibile per giungere al più presto alla conclusione di contratti, possibili soluzioni per garantire gli obblighi finanziari a lungo termine, uno scenario che permetta di fornire al più presto servizi di navigazione satellitare EGNOS come precursori di Galileo e, infine, scenari alternativi per la realizzazione del programma, in particolare per quanto riguarda costi, rischi e sostenibilità finanziaria.

I deputati, d'altra parte, invitano la Commissione ad accelerare la legislazione relativa al mercato regolamentato, in base al suo Libro verde sulle applicazioni di navigazione satellitare, «onde garantire un piano industriale credibile». Inoltre, assieme all'Agenzia spaziale europea, dovrebbe formulare una proposta atta a risolvere il problema di una miglior gestione pubblica «assicurando la chiara responsabilità politica e il ruolo guida della Commissione».  Chiedono poi che il Parlamento sia pienamente informato circa i negoziati condotti dalla Commissione con i paesi terzi al fine di concludere accordi sulla loro partecipazione come membri associati all'autorità di vigilanza di Galileo (GSA).

I deputati, infine, invitano la Commissione a presentare al Parlamento una relazione intermedia entro metà luglio 2007 e un'ulteriore relazione ben prima che i negoziati raggiungano la fase in cui sarà disponibile una proposta riveduta di base giuridica modificata per il finanziamento del programma Galileo. Il Consiglio, invece, dovrebbe assicurare che gli eventuali ulteriori ritardi nel progetto saranno ridotti al minimo.

Link utili

Conclusioni del Consiglio Trasporti del 22 marzo 2007 (in francese e tedesco)
Risoluzione del Parlamento europeo (28/9/2006)
Sito tematico della Commissione (in inglese)

Riferimenti

Risoluzione sui negoziati relativi al contratto di concessione per il sistema Galileo
Procedura: Risoluzione
Dibattito: 24.4.2007
Votazione: 26.4.2007

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TRASPORTI

 

Varato il pacchetto sulla sicurezza marittima

Il Parlamento ha approvato, in prima lettura, cinque proposte legislative relative al nuovo pacchetto sulla sicurezza marittima che mira a una migliore prevenzione e a un più efficiente trattamento degli incidenti e dell’inquinamento. Si tratta di testi riguardanti la responsabilità in caso di incidente di navi-passeggeri, l'assistenza alle navi in pericolo, i sistemi di controllo da parte dello Stato di approdo e le ispezioni delle navi nonché il quadro europeo per le inchieste sugli incidenti.

Nel novembre 2005, la Commissione ha adottato una nuova serie di proposte legislative (il pacchetto Erika III) che contiene sette proposte legislative distribuite secondo due direttrici principali: una migliore prevenzione degli incidenti e dell’inquinamento e un più efficiente trattamento delle conseguenze degli incidenti. Dopo essersi espresso in occasione della scorsa sessione su due di questi provvedimenti, il Parlamento ha adesso esaminato gli altri cinque. Il Consiglio dovrà ora definire la sua posizione sui sette testi legislativi.

Responsabilità dei vettori e risarcimento dei danni

La proposta in esame si pone l'obiettivo di incorporare nel diritto comunitario la Convenzione di Atene relativa al trasporto via mare dei passeggeri e del loro bagaglio, apportando alcuni adattamenti per quanto attiene l'ambito della sua applicazione. Il protocollo della Convenzione introduce l'assicurazione obbligatoria a copertura dei passeggeri che viaggiano in nave e aumenta i limiti di responsabilità. Introduce inoltre altri meccanismi, pensati per aiutare i passeggeri a ottenere i risarcimenti loro spettanti, come la sostituzione del sistema basato sulla responsabilità per colpa con un sistema basato sulla responsabilità oggettiva in caso di sinistri legati alla navigazione.

Il regolamento si applica a tutti i trasporti, internazionali o interni, effettuati per mare o per via navigabile interna se la nave batte bandiera di uno Stato membro, il contratto di trasporto è stato stipulato in uno Stato membro, o il luogo di partenza o di destinazione, in base al contratto di trasporto, è situato in uno Stato membro. La convenzione di Atene del 2002 fissa due limiti: 287.500 euro (250.000 diritti speciali di prelievo) per la responsabilità oggettiva e 460.000 euro (400.000 diritti speciali di prelievo) per la responsabilità imputabile a colpa. La responsabilità in caso di perdita o danni ai bagagli a mano non può mai superare i 2.587 euro (2.250 diritti speciali di prelievo) per passeggero e per trasporto.

La relazione di Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT) precisa anzitutto che nessun'altra convenzione che limita la responsabilità dei vettori potrà essere invocata contro le vittime al fine di limitare il risarcimento a loro dovuto in caso di morte o lesioni. La Convenzione di Atene, osservano infatti i deputati, prevede importi minimi superiori. Inoltre, è proposta l'estensione del diritto dei passeggeri a ricevere un anticipo del risarcimento (non inferiore a 21.000 euro) ai casi di invalidità completa e permanente o di lesioni al 75% del corpo considerate clinicamente molto gravi, e non solo ai casi di morte o di lesione personali come proposto dalla Commissione. Tale anticipo serve a coprire le necessità economiche immediate.

Un altro emendamento, peraltro, precisa che l'anticipo «non costituisce un riconoscimento della responsabilità». Può quindi essere detratto da qualsiasi ulteriore importo corrisposto ma non può nemmeno essere restituito, se non nel caso in cui si accerti che il beneficiario non ne aveva diritto oppure che il vettore sia ritenuto esente da colpe. L'ottenimento dell'anticipo, inoltre, consente l'avvio di un procedimento giudiziario per l'accertamento delle eventuali responsabilità e colpe.

In materia di assicurazione obbligatoria, i deputati chiedono che tale regime sia commisurato «alle capacità dei proprietari di navi e delle società assicuratrici». Inoltre, precisano che, per i piccoli proprietari che effettuano trasporti interni, «si dovrà prendere in considerazione il carattere stagionale della loro attività».

Accogliendo con meno di 20 voti di scarto una serie di emendamenti avanzati dal PPE/DE e dall'ind/dem, e andando contro la posizione del relatore, il Parlamento ha escluso dal campo d'applicazione del regolamento le vie navigabili esterne.

Sistema comunitario per aiutare le navi in pericolo

La proposta della Commissione - che modifica la direttiva 2002/59/CE - prevede una serie di disposizioni tese all'inasprimento della politica in materia di accoglienza di navi in pericolo e alla designazione da parte degli Stati membri di un'autorità indipendente e competente in materia di accoglienza di navi in pericolo. Comprende anche i provvedimenti da adottare in caso di deriva dei ghiacci, il trattamento da riservare alle navi non assicurate e lo sviluppo di SafeSeaNet, un sistema europeo per lo scambio di informazioni marittime. E' previsto, infine, l'utilizzo obbligatorio del sistema di identificazione automatica (AIS) per i pescherecci di una certa dimensione e l'inasprimento dell'obbligo di informazione da parte dei caricatori.

Con una serie di emendamenti, la relazione di Dirk STERCKX (ALDE/ADLE, BE) intende sottrarre agli Stati membri l'ampio margine di manovra previsto dalla proposta riguardo all'autorità competente in materia di accoglienza delle navi in pericolo. Pertanto, i deputati prevedono disposizioni più particolareggiate riguardo ai compiti e alla libertà di manovra di questa autorità che dovrà avere il potere di prendere decisioni autonome sull'accoglienza di navi in pericolo con riferimento alla protezione delle vite umane, la protezione del litorale e dell'ambiente marino, la sicurezza della navigazione e il contenimento dei danni economici.

Un emendamento, inoltre, precisa che la mancanza di un certificato di assicurazione o della garanzia finanziaria «non esime uno Stato membro dall'obbligo di prestare assistenza a una nave in pericolo e di accoglierla in un luogo di rifugio qualora ciò permetta di limitare i rischi per l'equipaggio e l'ambiente». Per i deputati, peraltro, i porti che accolgono una nave in pericolo «devono poter contare su un sollecito risarcimento delle spese sostenute e degli eventuali danni connessi all'operazione». Per tale ragione, gli Stati membri sono sollecitati a ratificare una serie di convenzioni internazionali che consentono tali rimborsi.

I deputati, inoltre, accogliendo l'obbligo imposto ai pescherecci di dotarsi di un sistema di identificazione automatica (AIS), limitano questo impegno alle navi di lunghezza (fuori tutto) superiore ai 24 metri e non, come proposto dalla Commissione, a quelle lunghe più di 15 metri. Questo sistema, precisa un emendamento, deve essere mantenute sempre in funzione. Per consentire alla flotta peschereccia di dotarsi dell'AIS, è chiesta la creazione di una specifica linea di bilancio che assicuri una partecipazione comunitaria alle spese dell'ordine del 90%. D'altra parte, alcuni emendamenti prevedono anche di imporre alle navi che effettuano viaggi internazionali di dotarsi di un sistema LRIT (sistemi globali di identificazione e tracciamento a lungo raggio delle navi) e di istituire, entro il dicembre 2008, un centro europeo incaricato del trattamento dei dati da esso forniti.

Tale centro dovrà essere una componente del sistema europeo di informazione e scambio dati SafeSeaNet, la cui operatività 24 ore su 24 dovrà essere garantita. Attraverso questo sistema, stabilisce un emendamento, ogni Stato membro dovrà essere in grado di trasmettere immediatamente all'autorità competente di un altro Stato membro che ne faccia richiesta le informazioni riguardanti la nave e le merci pericolose o inquinanti che si trovano a bordo.

Ma ciò, è precisato, «non implica che gli Stati membri possano chiedere sistematicamente informazioni sulle navi e il loro carico per fini diversi dalla sicurezza marittima, la prevenzione o la protezione dell'ambiente marino». Un emendamento puntualizza infine che i dati AIS e LRIT trasmessi dalle navi - in particolare riguardo al carico o alle persone a bordo - non siano resi pubblici o utilizzati per scopi contrari alla sicurezza, alla protezione dell'ambiente o alla concorrenza tra armatori.

Sistemi di controllo da parte dello Stato di approdo

La proposta intende procedere ad una rifusione della direttiva 95/21/CE sul controllo delle navi da parte dello Stato di approdo, visto che le numerose modifiche subite nel tempo hanno reso il testo particolarmente complesso. La Commissione coglie inoltre l'occasione per rafforzare e migliorare l’efficacia del regime. Più in particolare, prevede l’introduzione di un nuovo regime di ispezione che non sarà più basato sulla soglia quantitativa (25% di navi per Stato membro), ma su un obiettivo comune, che si prefigge di ispezionare tutte le navi che fanno scalo nell’Unione, effettuando un numero maggiore di controlli sulle navi considerate a rischio. Per ciascuna nave si stabilisce un profilo di rischio in base alla combinazione di precisi parametri. Sono inoltre previste nuove disposizioni per il rifiuto di accesso nei porti comunitari e si propone l'istituzione di una lista nera delle compagnie navali.

La relazione di Dominique VLASTO (PPE/DE, FR) presenta numerose proposte di modifica del testo della Commissione che sono volte principalmente a rafforzare ulteriormente il regime di ispezione delle navi, i criteri di selezione delle navi da ispezionare e i parametri necessari per calcolare i profili di rischio delle navi. La Commissione europea, inoltre, è invitata ad elaborare, con l'aiuto dell'Agenzia europea per la sicurezza marittima, una banca dati che presenti i profili di rischio dei bastimenti e che metta in evidenza tutti quelli che necessitano di un'ispezione. I deputati, poi, aumentano - da una volta l'anno a una volta al mese - la frequenza di aggiornamento della "lista nera" delle compagnie che, peraltro, non dovrebbe riguardare solo quelle con prestazioni molto modeste, ma anche quelle con prestazioni ritenute semplicemente modeste.

Alle navi che presentano rischio elevato e che non sono state ispezionate nei sei mesi precedenti, a quelle adibite al trasporto di passeggeri, nonché alle petroliere e ai natanti che trasportano gas o prodotti chimici che hanno più di dodici anni, dovrà applicarsi un regime di ispezione più severo. A talune condizioni, i porti europei potrebbero restare chiusi per le navi che sono state immobilizzate per più di due volte nel corso dei 36 mesi precedenti. Un altro emendamento proposto dai deputati conferisce un ruolo maggiore ai piloti nella individuazione delle anomalie e i difetti riscontrati a bordo delle loro navi.

Ispezioni e visite di controllo sulle navi

L'iniziativa mira a riformare l’attuale sistema di riconoscimento da parte della Comunità delle società di classificazione che ispezionano le navi e rilasciano i relativi certificati.  Si ritiene infatti che il sistema esistente di classificazione non sia più sufficiente e debba essere ulteriormente migliorato per rimediare alle carenze in modo proporzionato ma efficace e per escludere dal sistema gli operatori che non lo rispettano. A tale fine, la Commissione propone il rafforzamento dei sistemi di controllo degli organismi riconosciuti, l'unificazione dell'attuale doppio sistema di riconoscimento ordinario e limitato, la semplificazione e il miglioramento della struttura dei criteri comunitari di riconoscimento, la riforma del sistema delle sanzioni e, infine, il chiarimento dell’ambito di applicazione.

La relazione di Luis de GRANDES PASCUAL (PPE/DE, ES) accoglie con favore la proposta, ma propone diverse modifiche. Tra queste figura la richiesta di istituire un comitato di valutazione indipendente - al posto dell'"organo comune" proposto dalla Commissione - incaricato di regolamentare e valutare i sistemi di gestione della qualità degli organismi riconosciuti, certificare i sistemi di qualità degli organismi riconosciuti e elaborare interpretazioni vincolanti degli standard di gestione della qualità riconosciuti a livello internazionale. Altri emendamenti vogliono rendere più flessibile il sistema delle sanzioni e conferire maggiore chiarezza e coerenza complessiva al testo.

Inchieste indipendenti per evitare il ripetersi di errori

Nelle conclusioni della commissione temporanea sul rafforzamento della sicurezza marittima istituita dal Parlamento europeo a seguito del naufragio della petroliera Prestige nel 2002 (commissione "MARE"), i deputati affermavano che «se si vogliono evitare nuovi sinistri e incidenti, occorre che nell’Unione si elaborino orientamenti chiari riguardanti l’esecuzione di inchieste indipendenti sui sinistri e incidenti verificatisi in mare».

La Commissione europea propone quindi una direttiva sulle inchieste di natura tecnica il cui obiettivo, come nel settore aereo, non è quello di stabilire e ancor meno di attribuire una qualsiasi responsabilità civile o penale, ma di stabilire le circostanze e ricercare le cause dei sinistri marittimi per trarne tutti gli insegnamenti possibili per migliorare la sicurezza.

La proposta introduce nel diritto comunitario l'obbligo per gli Stati membri di svolgere inchieste tecniche sui sinistri marittimi e stabilisce uno statuto per le indagini tecniche nel settore marittimo, rendendo stabili o creando organismi specializzati e dando agli inquirenti tecnici poteri d’inchiesta presso terzi. La proposta contiene inoltre disposizioni relative alla cooperazione tra Stati membri e tra questi e i paesi terzi. Altro obiettivo della proposta è quello di garantire la protezione delle prove e di regolare le procedure per proteggere, salvaguardare e redigere le relazioni d’inchiesta e garantire lo scambio di esperienze.

La relazione di Jaromír KOHLÍČEK (GUE/NGL, CZ) accoglie con favore la proposta, ma non rinuncia a proporre qualche modifica. Un emendamento, ad esempio, precisa che l'inchiesta di sicurezza deve essere avviata in un lasso temporale massimo inferiore a due mesi successivi al verificarsi del sinistro. Un altro chiede agli Stati membri di assicurare che, nel corso delle indagini, i testimoni «siano protetti», per «impedire che le dichiarazioni e altre informazioni da essi fornite possano entrare in possesso delle autorità di paesi terzi e essere usate in indagini penali ivi condotte».

Background

L’UE ha già adottato le regole dei cosiddetti pacchetti Erika I e II per migliorare la sicurezza (security & safety) del comparto marittimo: tra l'altro, sono aumentati i controlli sulle navi nei porti, è stato proibito lo scafo semplice per il trasporto di petrolio, è stata istituita l’European Maritime Safety Agency (EMSA). Il Parlamento europeo ha partecipato al dibattito con l’istituzione di una commissione temporanea sul rafforzamento della sicurezza marittima (c.d. commissione MARE), che ha promosso, tra novembre 2003 e aprile 2004, una serie di incontri e di audizioni, con responsabili politici e operatori tecnici.

L’iniziativa del Parlamento europeo si è sviluppata nella Risoluzione sul rafforzamento della sicurezza marittima dell’aprile 2004, che riprende i risultati della commissione MARE e anticipa le proposte del c.d. pacchetto Erika III, pronunciandosi a favore della competenza a livello dell’UE, di una politica globale del mare e della sicurezza, del rafforzamento del sistema internazionale di audit (meglio obbligatorio), di un miglioramento delle prestazioni delle amministrazioni marittime e della promozione della registrazione sotto bandiere comunitarie.

Link utili

Proposta di Regolamento relativa alla responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri via mare e per vie navigabili interne in caso di incidente
Proposta di Direttiva che stabilisce i principi fondamentali in materia di inchieste sugli incidenti nel settore del trasporto marittimo
Proposta di Direttiva relativa alle disposizioni ed alle norme comuni per gli organi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi e per le pertinenti attività delle amministrazioni marittime (Rifusione)
Proposta di Direttiva recante modifica della direttiva 2002/59/CE relativa all’istituzione di un sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale e d’informazione
Proposta di Direttiva relativa al controllo da parte dello Stato di approdo
Comunicato stampa sulle altre due relazioni in merito al pacchetto marittimo

Riferimenti

Dirk STERCKX (ALDE/ADLE, BE)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2002/59/CE relativa all’istituzione di un sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale e d’informazione
&
Jaromír KOHLÍČEK (GUE/NGL, CZ)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce i principi fondamentali in materia di inchieste sugli incidenti nel settore del trasporto marittimo e che modifica le direttive 1999/35/CE e 2002/59/CE
&
Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT)
Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri via mare e per vie navigabili interne in caso di incidente
&
Dominique VLASTO (PPE/DE, FR)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al controllo da parte dello Stato di approdo (Rifusione)
&
Luis de GRANDES PASCUAL (PPE/DE, ES)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle disposizioni ed alle norme comuni per gli organi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi e per le pertinenti attività delle amministrazioni marittime
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 24.4.2007
Votazione: 25.4.2007

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Nuove misure per garantire la sicurezza aerea

Il Parlamento sollecita norme più severe per la sicurezza degli aeroporti e dei voli nonché maggiore rigore sul trasporto di armi a bordo e sulla presenza di "sceriffi del cielo". Chiede però che le norme dettagliate di sicurezza - come quelle sul trasporto di liquidi a bordo - siano riviste dopo sei mesi. Insiste poi nel definire regole sul finanziamento delle misure di sicurezza e chiede che i relativi costi siano indicati chiaramente sul biglietto.

Adottando in seconda lettura la relazione di Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT), il Parlamento ribadisce la sua posizione in merito alla proposta di regolamento che stabilisce nuove norme comuni per la sicurezza dell'aviazione civile, in sostituzione di quelle adottate per rispondere agli attentati terroristici dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti. Non avendo dato frutti i negoziati con il Consiglio, sarà quindi necessario convocare il comitato di conciliazione, che avrà il compito di ricercare un compromesso tra le due istituzioni.

Il regolamento stabilisce norme comuni per proteggere l'aviazione civile da atti di interferenza illecita che, precisano i deputati, «ne mettano in pericolo la sicurezza». Fornisce inoltre i criteri per un'interpretazione comune della convenzione di Chicago sull'aviazione civile internazionale. Si tratta quindi di definire regole e norme fondamentali comuni sulla sicurezza aerea e di istituire dei meccanismi atti a monitorarne il rispetto.

Il testo legislativo si applica a tutti gli aeroporti «civili» - come puntualizzato dal Parlamento - situati nel territorio di uno Stato membro, a tutti gli operatori, compresi i vettori aerei, che forniscono servizi negli aeroporti summenzionati, nonché a tutti i soggetti che applicano norme per la sicurezza aerea operanti in locali situati all'interno o all'esterno dell'area aeroportuale, che forniscono beni e/o prestano servizi nell'ambito in detti aeroporti o tramite essi.

Il Parlamento, peraltro, ripropone la definizione di "aeroporto" avanzata in prima lettura. Con tale termine si deve quindi intendere «qualsiasi area terrestre [o acquatica] specificamente attrezzata per l'atterraggio, il decollo e le manovre degli aeromobili, comprendente le installazioni ausiliarie che tali operazioni possono rendere necessarie per il traffico e i servizi aerei, comprese le installazioni necessarie per assistere i servizi aerei commerciali».

Misure di sicurezza valide sei mesi

Le norme fondamentali comuni per la protezione dell'aviazione civile da atti di interferenza illecita che mettono in pericolo la sicurezza dell'aviazione civile sono riportate in un allegato del regolamento. Le disposizioni particolareggiate per l'attuazione delle norme fondamentali saranno invece stabilite successivamente da un comitato di esperti.

Tali disposizioni dovranno riguardare, tra l'altro, i requisiti per la progettazione dei nuovi aeroporti, la sorveglianza delle aree interessate, nonché le ispezioni degli aeromobili, il controllo delle merci, della posta e del bagaglio da stiva, così come il controllo delle forniture per l'aeroporto (ristoranti e free shop). Riguarderanno anche la selezione del personale e i requisiti di addestramento, le categorie di persone, merci e aeromobili che, per motivi oggettivi, sono esentate da controlli di sicurezza o soggette a procedure speciali e, come richiesto dai deputati, il controllo dei precedenti personali dei piloti.

Si riferiranno poi ai metodi per l'effettuazione del controllo dell'accesso o di altri controlli di sicurezza e del catering di bordo e al controllo dei passeggeri e del bagaglio a mano, allo scopo di impedire l'introduzione di articoli proibiti - come i liquidi - a bordo degli aeromobili, nonché alle misure di sicurezza durante il volo. Un emendamento, peraltro, stabilisce che tali disposizioni particolareggiate «scadono sei mesi dopo la loro entrata in vigore», ma possono essere mantenute in vigore solo previa rivalutazione approfondita dei costi e dell'impatto operativo ad esse associato.

Un emendamento precisa che la Commissione dovrà fissare i criteri atti a consentire agli Stati membri di derogare alle norme fondamentali comuni e di adottare misure di sicurezza atte a garantire un adeguato livello di protezione negli aeroporti o nelle loro aree delimitate, sulla base di una specifica valutazione del rischio. Queste misure alternative dovranno però essere giustificate da motivazioni connesse alle dimensioni dell'aeromobile, alla natura dell'operazione e/o alla frequenza delle operazioni negli aeroporti interessati. 

D'altra parte, gli Stati membri possono anche applicare - sulla base di una valutazione dei rischi e nel rispetto del diritto comunitario - misure più severe rispetto alle norme fondamentali comuni. Tali misure, la cui applicazione sarà valutata dalla Commissione, dovranno essere pertinenti, obiettive, non discriminatorie e proporzionate al rischio preso in considerazione. I deputati precisano inoltre che il loro costo sarà interamente a carico dello Stato membro che le applica.

Misure di sicurezza in volo: "Sceriffi del cielo" e armi a bordo

Per la prima volta, la normativa comunitaria coprirà anche gli aspetti legati alle misure di sicurezza durante il volo. Il Parlamento, peraltro, precisa che occorre definire chiaramente le responsabilità per le azioni intraprese in caso di interferenze illecite a bordo durante il volo, «fermo restando il principio dell'autorità del capitano dell'aeromobile». E' così riconosciuta al capitano la responsabilità finale per il suo aeromobile e l'autorità in materia di sicurezza in volo.

Fatte salve le norme applicabili per la sicurezza aerea, durante il volo deve essere impedito l’ingresso nella cabina di pilotaggio alle persone non autorizzate. Inoltre, devono essere sottoposti a adeguate misure di sicurezza i passeggeri potenzialmente pericolosi, ossia quelli che siano stati espulsi, o che non si reputa possano essere ammessi per ragioni connesse alla politica dell'immigrazione o che siano sottoposti a provvedimenti restrittivi della libertà personale.

Se durante il volo un passeggero cerca di commettere un atto di interferenza illecita, dovranno essere adottate misure di sicurezza appropriate per impedirlo. Ma il Parlamento precisa che gli agenti addetti alla sicurezza del volo, i cosiddetti sceriffi del cielo (sky marshals), possono essere posti a bordo di un aeromobile «soltanto se sono state osservate le prescritte condizioni di sicurezza e di formazione». Inoltre, un emendamento stabilisce che gli Stati membri possono riservarsi il diritto di non autorizzare l’impiego di agenti di sicurezza su voli di vettori aerei ai quali hanno rilasciato la loro licenza.

Il trasporto di armi a bordo degli aerei, ad eccezione di quelle trasportate come carico dichiarato, è ovviamente vietato. A meno che siano rispettati tutti i requisiti di sicurezza e vi sia un'autorizzazione dello Stato membro che ha rilasciato la licenza di esercizio al vettore aereo. I deputati, inoltre, chiedono che per consentire il trasporto di armi sia necessaria anche l'approvazione degli Stati di partenza e di arrivo e, se del caso, di qualsiasi Stato che viene sorvolato o in cui sono effettuati scali intermedi.

Il nodo dei costi della sicurezza, indicarli sul biglietto

Un emendamento aggiunge un nuovo paragrafo secondo cui gli Stati membri e gli utenti devono condividere i costi relativi all'applicazione delle norme fondamentali comuni di base per contrastare atti di interferenza illecita. Allo scopo di evitare distorsioni della concorrenza tra Stati membri e tra aeroporti, i vettori e altri soggetti interessati nella Comunità nonché tra Stati membri e paesi terzi, è chiesto alla Commissione di presentare quanto prima una proposta per introdurre disposizioni uniformi concernenti il finanziamento di tali misure di sicurezza.

I deputati chiedono inoltre che ciascuna delle disposizioni e procedure particolareggiate per l'attuazione delle norme comuni di base sia definita sulla base di una valutazione del rischio e dell'impatto, che comprenda anche «una stima dei costi». Inoltre, gli Stati membri sono tenuti a informare la Commissione in merito alle disposizioni i cui costi finanziari e di altro genere, all'atto dell'applicazione, «sono sproporzionati rispetto all'aumento della sicurezza» derivante da tali disposizioni. In tal caso, la Commissione può autorizzare gli Stati membri a derogare dalle norme fondamentali comuni.

Il Parlamento intende promuovere la trasparenza dei costi. Chiede pertanto che, qualora il prezzo di un biglietto aereo comprenda i costi aeroportuali o i costi di sicurezza a bordo, «tali costi sono riportati in modo distinto sul biglietto o sono indicati in altro modo ai passeggeri». Inoltre, i deputati propongono che le tasse per la sicurezza - prelevate dagli Stati membri, dai vettori o da altri soggetti - devono essere impiegate esclusivamente per sostenere i costi della sicurezza presso l'aeroporto o a bordo del velivolo e non devono superare i costi connessi all'applicazione delle norme comuni.

Programmi di sicurezza e ispezioni degli aeroporti

Gli Stati membri, gli enti gestori aeroportuali, i vettori aerei e gli altri soggetti che applicano norme per la sicurezza dell'aviazione avranno l'obbligo di istituire, applicare e mantenere dei programmi di sicurezza nei modi prescritti dal regolamento. Per i deputati, inoltre, spetterà all'Agenzia europea per la sicurezza aerea, su incarico della Commissione, di effettuare ispezioni - agli aeroporti, ai gestori e ai soggetti che applicano norme per la sicurezza aerea - per controllare l'applicazione del regolamento da parte degli Stati membri, individuare eventuali carenze della sicurezza aerea e formulare, se del caso, raccomandazioni tendenti a migliorare la sicurezza aerea. Un emendamento stabilisce, infine, che la Commissione deve assicurare che ogni aeroporto europeo sia ispezionato almeno una volta nell'arco dei quattro anni che seguono l'entrata in vigore del regolamento.

Link utili

Posizione comune del Consiglio

Riferimenti

Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT)
Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce norme comuni per la sicurezza dell'aviazione civile e che abroga il regolamento (CE) n. 2320/2002
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 24.4.2007
Votazione: 25.4.2007

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SANITÀ PUBBLICA


Terapie genetiche: no a norme etiche europee

Il Parlamento ha approvato il regolamento che intende armonizzare la legislazione inerente alle terapie avanzate che ricorrono ad approcci genici e cellulari per il trattamento di malattie e disfunzioni del corpo umano. I deputati hanno accolto gli emendamenti di compromesso presentati da tre gruppi politici e condivisi dal Consiglio. Le questioni etiche restano fuori, ma legislazioni nazionali potranno vietare o limitare talune terapie.

Facendo propri una serie di emendamenti avanzati dal PSE, dall'ALDE/ADLE e dalla GUE/NGL, il Parlamento ha approvato il regolamento sui medicinali per terapie avanzate che intende creare un quadro normativo armonizzato per i prodotti destinati alla terapia genica e alla terapia cellulare somatica e quelli di ingegneria tessutale. Queste terapie si basano su approcci genici e cellulari per prevenire e trattare malattie o disfunzioni del corpo umano, come il cancro, il diabete, il morbo di Parkinson e altre patologie neurodegenerative. Visto che tali emendamenti sono condivisi dal Consiglio e dalla Commissione, il regolamento può considerarsi adottato definitivamente e potrà quindi entrare presto in vigore dopo che i Ministri lo avranno approvato formalmente. Sarà d'applicazione dopo un anno (verso la metà del 2008).

Il regolamento stabilisce una procedura di autorizzazione unica, permettendo così alle imprese di non dover richiedere 27 autorizzazioni nazionali. Fissa anche delle norme rigorose in materia di valutazione e di sorveglianza delle terapie per le quali è chiesta un'autorizzazione alla commercializzazione.  Sicurezza giuridica e semplificazione delle procedure per le imprese e per gli ospedali, sicurezza sanitaria e miglior accesso alle cure per i pazienti e gli ospedali, è questo il doppio obiettivo del regolamento adottato. Non senza aspre polemiche tra due schieramenti aventi visioni opposte sulle questioni etiche.

L'etica al centro del dibattito

I dibattiti sulla proposta di regolamento si sono concentrati essenzialmente sull'opportunità o meno di inserire delle clausole etiche nel testo. La Commissione e il Consiglio hanno espresso l'intenzione di lasciare agli Stati membri la libertà di trattare tale questione a livello nazionale e di scegliere, quindi, se autorizzare o no talune terapie sul proprio territorio. La Presidenza, inoltre, aveva precisato che se gli emendamenti etici fossero stati approvati non sarebbe stato possibile adottare il provvedimento.

Un folto gruppo di deputati, compreso il relatore Miroslav MIKOLÁŠIK (PPE/DE, SK), non ha però rinunciato a dare battaglia e ha difeso due emendamenti proposti dalla commissione giuridica che escludevano l'applicazione del regolamento ai medicinali per terapie avanzate «che contengono o derivano da cellule embrionali o fetali umane, cellule germinali primordiali o cellule da esse derivate».

Giuseppe GARGANI (PPE/DE, IT), inoltre, ha presentato alla plenaria una decina di emendamenti che intendevano porre il divieto «di commercializzazione del corpo umano e delle sue parti in quanto tali» precisando che la donazione di cellule e tessuti umani dovesse essere realizzata unicamente su base volontaria e a titolo gratuito. Lo scopo era anche di non concedere l'autorizzazione a prodotti che modificano la linea germinale umana o che sono derivati da ibridi o chimere umano-animali.

Ma la maggioranza del Parlamento - 403 voti favorevoli, 246 contrari e 11 astensioni - ha preferito l'opzione offerta dai tre gruppi che hanno proposto gli emendamenti di compromesso sostenuti dal Consiglio per permettere l'adozione rapida del regolamento. Gli emendamenti "etici" sono stati invece respinti, generalmente, con uno scarto di un centinaio di voti.

Occorre peraltro notare che i vigenti limiti etici posti dalla legislazione comunitaria restano in vigore. Inoltre, tra il pacchetto di compromesso adottato figurano degli emendamenti che escludono dal campo d'applicazione del regolamento i prodotti che contengono o consistono esclusivamente di cellule e/o tessuti umani o animali non vitali e che non esplicano la propria azione né con mezzi farmacologici né immunologici né mediante il metabolismo. 

Un emendamento rafforza leggermente il principio della sussidiarietà rispetto alla proposta iniziale della Commissione. Stabilisce infatti che non vi sono ostacoli all’applicazione delle legislazioni nazionali che vietano o limitano l’uso di tipi specifici di cellule umane o animali nonché la vendita, la fornitura o l’uso di medicinali che contengono, consistono o derivano da tali cellule per motivi non contemplati dalla legislazione comunitaria. Gli Stati membri, è anche precisato, devono comunicare alla Commissione il testo delle legislazioni nazionali in questione per poi raccoglierli in un registro accessibile al pubblico.

Definizione dei prodotti e procedura di autorizzazione

Diversi emendamenti hanno affinato le definizioni dei prodotti, in particolare quelle relative ai prodotti combinati e contenenti dispositivi medici. Altri hanno precisato maggiormente la procedura di autorizzazione e hanno rafforzato il ruolo dell'Agenzia europea di valutazione dei medicinali (EMEA). Vista la specificità di queste nuove terapie, sarà creato un comitato scientifico speciale in seno all'Agenzia che permetterà anche la condivisione delle esperienze. In tale ambito, il Parlamento ha ottenuto delle modifiche riguardo alla composizione e al ruolo del comitato, ha rialzato le esigenze in materia di trasparenza dei suoi lavori e d'indipendenza dei suoi membri.

I prodotti esistenti e conformi alle norme vigenti potranno restare sul mercato senza bisogno di una nuova richiesta d'autorizzazione, per un periodo transitorio di tre anni (terapie cellulari e geniche) o di quattro anni (ingegneria tessutale). Diversi emendamenti, peraltro, mirano a adattare l'attuale legislazione comunitaria, come le norme sui prodotti farmaceutico, affinché i prodotti innovativi preparati dagli ospedali possano non essere sottoposti alla procedura di autorizzazione centralizzata.

Favorire le PMI

I deputati hanno voluto incoraggiare le piccole e medie imprese. Pertanto, queste godranno di una riduzione del 95% delle tariffe relative alle domande di pareri scientifici, e del 50% per quelle relative alle autorizzazioni per l'immissione sul mercato. Anche gli ospedali potranno beneficiare di quest'ultima agevolazione.

DIBATTITO

Dichiarazione della Commissione

Günter VERHEUGEN ha sottolineato l'importanza della proposta di regolamento per molti malati in Europa che sperano in nuovi trattamenti che possano salvare loro la vita. Ha poi ricordato che attualmente non esiste un quadro giuridico comunitario e che occorre quindi creare chiare condizioni per queste terapie innovative. Ha quindi affermato che la Commissione sostiene gli emendamenti di compromesso presentati da tre gruppi politici ed ha rivolto un appello a tutti i deputati affinché li sottoscrivano.

Riguardo alle questione etiche, il commissario ha precisato che l'obiettivo del regolamento è di garantire l'accesso a medicinali sicuri e non a stabilire se tali farmaci siano eticamente accettabili o meno. Tale valutazione, ha aggiunto, resta appannaggio degli Stati membri in forza al principio della sussidiarietà. In proposito, ha anche sostenuto che uno Stato membro «non può imporre ad un altro le proprie convinzioni etiche». E' per tale ragione che il regolamento non prevede divieti per terapie e medicinali. Ha quindi concluso sostenendo che non bisogna perdere l'opportunità di favorire l'innovazione, la ricerca e salvare la vita a molti pazienti.

Intervento del relatore

Miroslav MIKOLÁŠIK (PPE/DE, SK) ha sottolineato che la sua relazione è stata adottata a larga maggioranza e che vi era un ampio consenso in seno alla commissione ambiente. Il pacchetto di compromesso avanzato da socialisti, liberali e Sinistra Unitaria, ha spiegato, rappresenta un'iniziativa «individuale», presa senza nemmeno informare il relatore. Ha quindi voluto sottolineare che il trilogo avviato lo scorso mese con le altre due istituzioni non si è concluso con un accordo.

Riguardo al principio della sussidiarietà, il relatore ha sottolineato che la Commissione introduce la possibilità di "opting-out" per gli Stati membri, che quindi avranno la possibilità di applicare norme più stringenti. In pratica, ha spiegato, taluni prodotti non avranno accesso a tutti i mercati degli Stati membri e si offrirà così il fianco all'annullamento del testo legislativo da parte della Corte di giustizia.

A suo parere, occorre rispettare la diversità delle 27 legislazioni riguardo alla cellule staminali embrionali, dalla completa libertà di ricerca alla proibizione di distruggere embrioni a fini di ricerca. Ma, ha spiegato, se non si sostengono gli emendamenti avanzati dalla commissione giuridica, «il regolamento promuoverà de facto lo sviluppo di prodotti derivati da cellule staminali embrionali». E ciò, ha ammonito, potrebbe essere ritenuto eticamente inaccettabile da molti cittadini. Ha quindi concluso affermando che occorre offrire ai cittadini un testo moderno, progressista e che rispetti i principi universali e i valori dell'UE, in particolare la dignità umana, come indicato anche nella Dichiarazione di Berlino.

Intervento in nome della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia

Giles CHICHESTER (PPE/DE, UK), in nome della sua commissione, ha affermato di sostenere il pacchetto di compromesso e di non essere favorevole agli emendamenti "etici" della commissione giuridica.

Intervento in nome della commissione giuridica

Hiltrud BREYER (Verdi/ALE, DE) ha difeso gli emendamenti proposti dalla sua commissione, paventando che le eccezioni eventualmente introdotte dagli Stati membri non saranno accettate dalla Corte di giustizia.

Interventi in nome dei gruppi politici

John BOWIS (PPE/DE, UK) ha sottolineato che questa è «un'epoca straordinaria» per la ricerca medica e che la proposta di regolamento intende stabilire un sistema di autorizzazione centralizzata che garantirà elevati standard qualitativi a beneficio dei pazienti. A suo parere, d'altra parte, l'Unione deve garantire la sicurezza dei prodotti e delle terapie, mentre spetta agli Stati membri prendere le decisioni etiche.

Per Dagmar ROTH-BEHRENDT (PSE, DE) vi sono migliaia di pazienti in attesa di nuove terapie e, pertanto, coloro che ne chiedono l'esclusione  sono «cinici e irresponsabili» e «dovrebbero vergognarsi». Ha poi precisato che non è obbligatorio informare il relatore su iniziative volte a giungere a un compromesso, anche perché egli è stato poco disponibile sin dall'inizio del trilogo. Ha poi sostenuto che gli Stati membri potranno stabilire cosa consentire o meno, senza dover temere azioni della Corte di giustizia poiché il trattato concede loro la possibilità di vietare la commercializzazione di taluni prodotti nei loro mercati invocando motivi di moralità pubblica. La deputata ha quindi auspicato l'adozione rapida del provvedimento.

Frédérique RIES (ALDE/ADLE, BE) ha sottolineato che vi sono terapie molto promettenti contro malattie gravi e che potrebbero anche rappresentare la risposta alla mancanza di organi per i trapianti. Sostenendo che occorre promuovere la ricerca e l'innovazione, la deputata ha respinto l'idea che la visione etica di alcuni possa essere imposta a tutti. In proposito ha sottolineato che gli Stati membri potranno decidere liberamente cosa consentire o meno sul loro territorio. La scelta è semplice, ha concluso, bisogna sostenere gli emendamenti di compromesso, appoggiati dal Consiglio e dalla Commissione, anche per assicurare la credibilità e la coerenza del Parlamento. L'etica non c'entra, si tratta di uccidere o di alimentare le speranze.

Konrad SZYMAŃSKI (UEN, PL) ha affermato di sostenere gli emendamenti etici della commissione giuridica, dicendosi contrario alla distruzione delle cellule staminali e alla creazione di ibridi e chimere (metà umani e metà animali). A suo parere va infatti salvaguardata la dignità dell'uomo e vietata la commercializzazione del corpo umano. Altrimenti si capitola alla logica del mercato autoregolatore e alla filosofia eugenica «che fa scadere il valore della vita umana».

Hiltrud BREYER (Verdi/ALE, DE) ha dichiarato che vi sono principi irrinunciabili che vanno rispettati, come la non commerciabilità del corpo umano e la contrarietà «all'uomo su misura» e, pertanto, occorre vietare interventi sulla linea germinale. Inoltre, le terapie non devono essere ostaggio delle disponibilità finanziarie e va stabilito il divieto di ibridi e di chimere. A suo parere, è «inaccettabile» che le speranze in terapie innovative inducano il Parlamento a distogliersi dai valori etici.

Per Adamos ADAMOU (GUE/NGL, CY) l'obiettivo del regolamento non è di armonizzare l'etica, poiché gli Stati membri dovranno decidere su tale materia. Per tale motivo, ha rivolto un appello affinché il provvedimento sia adottato al più presto, approvando il pacchetto di emendamenti di compromesso.

Hans BLOKLAND (IND/DEM, NL) ha sottolineato come chi si trovasse in difficoltà finanziarie, potrebbe decidere di vendere propri tessuti o cellule «per pagarsi l'affitto». Per tale ragione occorre sostenere gli emendamenti etici e rispettare la Carta dei Diritti dei diritti fondamentali dell'UE. Inoltre, il deputato ha espresso dubbi circa l'efficacia stessa di alcune terapie e degli ibridi ed ha quindi espresso l'auspicio che la dignità del corpo umano sia garantita dal regolamento. Ha infine paventato il rischio che la Corte di giustizia possa annullare il regolamento se non fosse applicato in modo uniforme in tutti gli Stati membri.

Interventi dei deputati italiani

Carlo CASINI (PPE/DE, IT) ha dichiarato di essere d'accordo con il relatore e favorevole ai due emendamenti della commissione giuridica. Ha poi spiegato che il dibattito è acceso in quanto si pongono due quesiti importanti. Innanzitutto, se il fine giustifica i mezzi e, in proposito, ha ricordato che la Convenzione di Oviedo sulla bioetica stabilisce che «gli interessi e il bene dell'essere umano devono avere priorità rispetto al semplice interesse della società e della scienza». Pertanto, ha proseguito, occorre chiedersi se deve sempre essere attuato ciò che la scienza indica, se «il fatto è il diritto, oppure c'è una regola, un'etica che giudica il fatto?».

Inoltre, posto che l'essere umano ha la priorità, bisogna chiedersi «chi è l'essere umano». A suo parere questa domanda non può essere ignorata, si tratta infatti di una questione «epocale e planetaria», perché «l'intera dottrina dei diritti dell'uomo, alla quale tutti dicono di volersi ispirare, si regge su questo punto». Quando si parla di embrione, pertanto, bisogna chiarire se l'embrione è o non è un essere umano. Non si tratta, ha spiegato, di una questione etica qualsiasi, «bensì di una questione giuridica e politica ancor prima che etica», «non è un cavillo, ma una questione seria, e il dubbio dovrebbe quanto meno farci tremare le mani nel momento in cui votiamo».

Visto che gli Stati «possono fare quello che vogliono», ha quindi affermato di non vedere la ragione per cui si debba imporre, attraverso un regolamento europeo, una visione di fatto diversa. Ha quindi invitato i colleghi a riflettere bene su una questione complessa «in cui è in gioco l'uomo, non solo l'uomo che attende le nuove terapie, ma anche l'uomo il cui corpo e la cui stessa vita potrebbero essere sacrificati per altri soggetti».

Intervento in nome del Consiglio

Il Ministro Schroeder, dopo aver notato i progressi realizzati dal gruppo di lavoro del Consiglio sulla base delle proposte del Parlamento, ha sottolineato che il regolamento riguarda anzitutto la qualità e la sicurezza delle terapie e dei medicinali. Le questioni etiche, invece, ricadono sotto il principio della sussidiarietà e quindi spetta ai singoli Stati membri definirle. Ha poi sostenuto che i due emendamenti della commissione giuridica non godono del sostegno del gruppo di lavoro e che, se fossero adottati dal Parlamento, impedirebbero di fatto l'accordo con il Consiglio.

Replica della Commissione

Günter VERHEUGEN ha ribadito il sostegno della Commissione agli emendamenti di compromesso ed ha sottolineato che, in forza al Trattato, ogni Stato membro ha diritto di non consentire la commercializzazione di un prodotto sul proprio mercato adducendo motivi etici.

Link utili

Proposta della Commissione

Riferimenti

Miroslav MIKOLÁŠIK (PPE/DE, SK)
Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sui medicinali per terapie avanzate recante modifica della direttiva 2001/83/CE e del regolamento (CE) n. 726/2004
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 23.4.2007
Votazione: 25.4.2007

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AIDS: a 25 anni dalla scoperta la lotta non è ancora vinta

L'AIDS non è stato sconfitto. Anzi, vi è una tendenza a un aumento dei contagi. Il Parlamento chiede quindi la raccolta di dati affidabili e misure di prevenzione indirizzate ai gruppi a rischio. Occorre poi sostenere campagne di informazione e promuovere l'educazione sessuale nelle scuole, nonché combattere le discriminazioni. E' anche necessario incoraggiare il ricorso al preservativo femminile, aumentare gli sforzi finanziari nella ricerca di nuovi farmaci e ridurne il prezzo.

Oltre 39,5 milioni di persone vivono con l'HIV, mentre 4,3 milioni di persone sono stati contagiati dall'HIV nel 2006. Il 95% della popolazione affetta da HIV/AIDS vive nei paesi in via di sviluppo, ma le relazioni dell'EuroHIV e dell'UNAIDS confermano che il numero di nuovi contagi HIV continua a crescere ad un tasso preoccupante anche nell'Unione europea e nei paesi vicini: nel periodo 1998-2005, 215.510 persone sono state contagiate dall'HIV nell'Unione europea. Inoltre, in alcuni paesi il numero di persone che si stima siano contagiate dall'HIV è quasi tre volte superiore alle cifre ufficiali.

La relazione di Georgs ANDREJEVS (ALDE/ADLE, LV) sottolinea peraltro che i recenti progressi nel trattamento dell'HIV/AIDS, unitamente a un calo dei finanziamenti per la prevenzione, «hanno contribuito ad un aumento dei comportamenti a rischio e di conseguenza a un numero crescente di nuove infezioni da HIV». Osserva inoltre che i gruppi maggiormente esposti al rischio di contrarre l'HIV includono «i consumatori di droghe iniettive, gli uomini che hanno relazioni sessuali con uomini, i lavoratori e le lavoratrici del sesso e i loro clienti, i migranti, i carcerati e i giovani sotto i 25 anni». Il virus dell'HIV è stato scoperto 25 anni fa e il caso vuole che oltre un quarto di tutti i nuovi contagi da HIV riguarda proprio i giovani al di sotto dei 25 anni.

Dati affidabili e prevenzione mirata

I deputati chiedono alla Commissione di analizzare i più recenti dati disponibili sulle nuove infezioni da HIV, di identificare i paesi e le fasce di popolazione maggiormente colpiti da questa epidemia e di comunicare i risultati delle sue indagini ai rispettivi Stati membri. Osservando poi che il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (CEPCM) si assumerà la piena responsabilità per la sorveglianza, la raccolta e la pubblicazione dei dati relativi all'HIV/AIDS nel 2008, invitano la Spagna e l'Italia a trasmettere al CEPCM i propri dati nazionali.

Alla Commissione è poi chiesto di mettere a punto programmi basati sulle prove e a promuovere l'attuazione di misure di prevenzione e riduzione del danno, «inclusi l'utilizzazione di preservativi, trattamenti di sostituzione delle droghe, accesso a test clinici su base volontaria, scambi di aghi e siringhe puliti, e consultazioni per le persone appartenenti a gruppi ritenuti vulnerabili, affette da AIDS o sieropositive». La Commissione dovrebbe anche promuovere e diffondere le migliori prassi nella prevenzione positiva, mentre vanno rafforzate le sinergie tra i programmi di prevenzione e quelli «volti a promuovere i diritti sessuali e la salute».

Combattere l'ignoranza

Il Parlamento sottolinea che l'ultimo Eurobarometro sulla prevenzione dell'AIDS, del febbraio 2006, mostra che il 54% della popolazione dell'UE-25 considera possibile contrarre l'HIV baciando sulla bocca una persona affetta da AIDS o positiva all'HIV, mentre il 42% della popolazione considera possibile il contagio bevendo da un bicchiere utilizzato da una persona malata di AIDS o positiva all'HIV.

Per tale ragione invita la Commissione e gli Stati membri a promuovere campagne di comunicazione che informino con chiarezza la popolazione sull'infezione da HIV, sui relativi meccanismi di prevenzione, sui comportamenti a rischio e su quelli che ne favoriscono la prevenzione. Li incoraggia inoltre ad assumere una posizione di guida promuovendo e finanziando a livello europeo, nazionale e locale l'accesso all'educazione in materia di HIV/AIDS.

Ciò, comprende anche le consulenze su un comportamento sessuale responsabile e la prevenzione e il trattamento delle malattie sessualmente trasmissibili, nonché l'accesso all'informazione, ai test clinici e ai servizi connessi, «nel debito rispetto dei principi della confidenzialità e del consenso informato».

I deputati ritengono poi necessario promuovere l'istruzione sanitaria e corsi di educazione sessuale nelle scuole, in modo da aumentare la consapevolezza e promuovere un comportamento sessuale sicuro. Inoltre, tutti i cittadini dovrebbero ricevere un'educazione e informazioni sulla sessualità «che pongano tra l'altro in evidenza il rispetto del partner e la responsabilità nei suoi confronti, nonché la parità di diritti per le persone omosessuali, bisessuali e transgender».

Il Parlamento chiede anche di sostenere programmi e sviluppare campagne di informazione e di sensibilizzazione per lottare contro l'omofobia, l'ostracismo e la discriminazione che colpisce tutte le persone che vivono con l'HIV/AIDS. Sollecita quindi gli Stati membri a vietare le discriminazioni nei confronti delle persone colpite da HIV/AIDS, in particolare nel settore dei servizi (ad esempio, per quanto riguarda l'assicurazione, i servizi bancari e l'assistenza sanitaria). La Commissione e gli Stati membri sono anche invitati a definire strategie e programmi per l'integrazione sociale delle persone affette da HIV/AIDS e il loro ingresso nel mercato del lavoro. Il Parlamento chiede poi agli Stati membri di rispettare i diritti sessuali e riproduttivi delle persone affette dall'AIDS.

Particolare attenzione per le donne

Il Parlamento chiede alla Commissione di rivolgere particolare attenzione alla promozione di programmi di salute sessuale e riproduttiva per le donne, «al fine di contrastare il crescente diffondersi dell'epidemia presso la popolazione femminile». Esorta quindi a sostenere la ricerca e lo sviluppo di microbicidi e profilattici femminili attraverso opportuni stanziamenti, onde permettere alle donne di proteggere se stesse e il proprio partner maschile dall'HIV/AIDS, «con o senza l'accordo del partner stesso».

Anche in considerazione del fatto che «i preservativi sono tuttora lo strumento di protezione più noto e più ampiamente disponibile contro l'HIV/AIDS e le malattie a trasmissione sessuale, ma che la loro utilizzazione presuppone l'accordo del partner maschile». Il preservativo femminile, invece, è ancora utilizzato insufficientemente, «sebbene costituisca l'unico strumento già disponibile controllato dalle donne che le protegga da una gravidanza indesiderata, dall'HIV e da altre infezioni trasmesse sessualmente».

Più soldi per la ricerca

Nel chiedere alla Commissione di valutare le procedure in vigore al fine di migliorare l'accesso delle ONG a vari tipi di finanziamento comunitario, il Parlamento sollecita un chiarimento delle norme per il ricorso ai Fondi strutturali e al Fondo sociale per progetti e/o programmi connessi all'HIV/AIDS. Incoraggia inoltre la Commissione ad utilizzare tutte le possibilità previste dal Settimo programma quadro di ricerca e sviluppo per continuare a finanziare e ad identificare ulteriori progetti promettenti per quanto riguarda la ricerca sull'HIV/AIDS e la messa a punto di nuovi farmaci antiretrovirali innovativi, di vaccini e di microbicidi.

La Commissione e gli Stati membri sono anche invitati ad assegnare finanziamenti pubblici maggiori alla ricerca sui farmaci, «stabilendo che i beneficiari dei fondi pubblici dedichino una certa parte della loro ricerca a queste malattie». Maggiori risorse, inoltre, debbono essere assegnate alle misure di prevenzione nel quadro del Programma d'azione in materia di sanità pubblica per lottare contro l'HIV/AIDS.

Ridurre il prezzo dei farmaci

Nel riaffermare il diritto di ogni essere umano all'assistenza sanitaria, alle prestazioni mediche e all'accesso ai farmaci, i deputati ritengono che le cure palliative abbiano un ruolo importante da svolgere nell'assistenza alle persone malate di HIV/AIDS e ne sollecitano lo sviluppo e la diffusione in tutta l'Unione europea. La Commissione e gli Stati membri sono poi invitati ad assicurare a tutte le persone colpite dall'infezione, e in particolare alle gestanti, l'accesso ai farmaci anti-HIV, così da ridurre l'incidenza della trasmissione della malattia ai bambini non ancora nati.

D'altro canto, osservando come l'imponente concorrenza dei farmaci generici nel settore dei farmaci antiretrovirali (ARV) di prima linea ha contribuito a ridurre i prezzi di quasi il 99%, i deputati si dicono preoccupati quanto ai costi elevati dei farmaci per l'AIDS nuovi e di seconda linea (di cui i pazienti hanno bisogno poiché si sviluppano naturalmente resistenze), soprattutto a causa dei crescenti ostacoli posti dai brevetti nei principali paesi produttori di farmaci generici. Pertanto, chiedono che si svolgano discussioni di base sulla legislazione in materia di brevetti e, in proposito, affermano che piccoli adeguamenti in un prodotto o in una sostanza attiva «possano portare soltanto a una proroga proporzionale del brevetto». Il Parlamento, inoltre, chiede agli Stati membri di prendere in considerazione il conferimento alla Commissione di un mandato - limitato nella portata e nel tempo - per negoziare con l'industria farmaceutica un accordo inteso ad abbassare i prezzi dei farmaci antiretrovirali nell'Unione europea.

Background - l'AIDS-HIV in Italia

Dal 1983 al 30 novembre 2006 le persone colpite dal virus dell’Hiv in Italia sono state stimate tra le 140 mila e le 180 mila. Tra queste sono stati 57.000 i casi di malattia conclamata notificati. I decessi sono stati circa 40.000.

Nel 2006 i cittadini residenti in Italia che ancora vivono con il virus Hiv sono tra i 110 mila e i 130 mila di cui la maggior parte oggi sono in un programma terapeutico di lunga durata. I casi con malattia conclamata sono stati stimati in 25 mila. La percentuale delle donne colpite dal virus è risultata pari al 30-35%.

Sebbene il numero dei casi risulti significativamente in calo da oltre 10 anni, vi sono state 1.452 nuove diagnosi di AIDS nel 2005 ed almeno 3.500 nuove infezioni da virus Hiv. Per quanto riguarda le modalità di trasmissione, si stima che circa il 40% dei nuovi casi di infezione avvenga attraverso rapporti eterosessuali, il 20% attraverso rapporti omosessuali o bisessuali e il 35% attraverso lo scambio di siringhe infette. Il 20% dei casi di AIDS si riscontra in persone immigrate dall’estero (la metà dall’Africa). Dai 4.335 morti a causa dell'AIDS del 1994 si passa ai 327 decessi nel 2005. L’età media di diagnosi oltrepassa i 40 anni e l’AIDS dei bambini è un evento ormai molto raro, solo 3 casi nel 2005.

Link utili

Risoluzione del Parlamento europeo sull'AIDS (novembre 2006)
Comunicazione della Commissione sulla lotta contro l’HIV/AIDS nell’Unione europea e nei paesi vicini, 2006-2009
UNAIDS - sito web
Statistiche per l'Italia

Riferimenti

Georgs ANDREJEVS (ALDE/ADLE, LV)
Relazione sulla lotta contro l'HIV/AIDS nell'Unione europea e nei paesi vicini, 2006-2009
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 24.4.2007
Votazione: 24.4.2007

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AFFARI ECONOMICI E MONETARI


Bonifici transfrontalieri meno costosi e più trasparenti

Accogliendo un maxiemendamento negoziato con il Consiglio, il Parlamento ha approvato definitivamente la direttiva sui servizi di pagamento nel mercato interno. Con l'armonizzazione della normativa sui prodotti e l’integrazione dei servizi di pagamento saranno eliminate le barriere che intralciano i pagamenti elettronici transfrontalieri in Europa. I consumatori avranno una scelta più ampia e meno costosa e un livello di tutela elevato.

La Commissione propone una direttiva per creare un vero e proprio mercato unico dei pagamenti per rimediare all'attuale situazione dei sistemi di pagamento che presenta forti differenze tra un paese e l’altro per quanto concerne i soggetti coinvolti, la regolamentazione, il regolamento, l'efficienza ed i costi. Inoltre, i sistemi di pagamento sono essenzialmente nazionali ed il mercato resta domestico. Ciò complica la vita ai cittadini che hanno necessità di effettuare bonifici in un altro Stato membro, per esempio per mandare fondi ai figli che vi studiano, oppure che si recano spesso all'estero e si trovano impossibilitati a ricorrere alle proprie carte di pagamento.

L'iniziativa della Commissione si concentra sui pagamenti elettronici (come le carte di credito e di debito) in quanto alternativa ai più costosi pagamenti in contante. Ritiene infatti che l’introduzione di una regolamentazione armonizzata dei prodotti e l’integrazione dei servizi di pagamento dovrebbe consentire di razionalizzare le infrastrutture, offrendo ai consumatori ed agli utenti una scelta più ampia e un livello di tutela elevato. Tale normativa migliorerà i costi, in ragione della trasparenza dei prezzi, e lo sviluppo di una sana concorrenza. La direttiva agevolerà l'applicazione del programma promosso dal settore finanziario (Single European Payment Area) volto ad integrare le infrastrutture e i prodotti nazionali di pagamento nell'area dell'euro entro il 2010.

Il Parlamento ha adottato un maxiemendamento negoziato con il Consiglio dal relatore Jean-Paul GAUZES (PPE/DE, FR) e "relatori ombra" - tra cui Gianni PITTELLA (PSE, IT) - che apporta numerose modifiche alla proposta della Commissione.

La direttiva stabilisce le regole in base alle quali gli Stati membri distinguono sei categorie di prestatori di servizi di pagamento: gli enti creditizi, gli istituti di moneta elettronica, gli uffici dei conti correnti postali che hanno il diritto di prestare servizi di pagamento a norma del diritto nazionale, la nuova figura degli "istituti di pagamento" introdotta dalla direttiva stessa, la Banca centrale europea e le banche centrali nazionali ove non agiscano in quanto autorità monetarie o altre autorità pubbliche e, infine, gli Stati membri o le rispettive autorità regionali e locali ove non agiscano in quanto autorità pubbliche. Definisce inoltre le norme concernenti la trasparenza delle condizioni e i requisiti in materia di informazioni per i servizi di pagamento, e i rispettivi diritti e obblighi degli utenti e dei prestatori di servizi di pagamento in relazione alla prestazione di servizi di pagamento a titolo di occupazione principale o di attività commerciale regolare.

Campo d'applicazione e operazioni escluse

La direttiva si applica ai servizi di pagamento nella Comunità. Un allegato precisa che, con "servizi di pagamento", si intendono i servizi che permettono di depositare il contante su un conto di pagamento nonché tutte le operazioni richieste per la gestione di un conto di pagamento. Ma anche quelli che permettono prelievi in contante da un conto di pagamento nonché tutte le operazioni richieste per la gestione del conto. Comprendono inoltre il trasferimento di fondi, gli addebiti diretti, le operazioni di pagamento mediante carte di pagamento o dispositivi analoghi, i bonifici, inclusi ordini permanenti.

Così come l'emissione e/o l'acquisizione di strumenti di pagamento e le rimesse di denaro. Riguardano, infine, l'esecuzione di operazioni di pagamento ove il consenso del pagatore all'operazione sia trasmesso mediante un dispositivo di telecomunicazione, digitale o informatico e il pagamento sia effettuato all'operatore del sistema o della rete di telecomunicazioni o digitale o informatica che agisce solamente come intermediario per conto dell'utente del servizio di pagamento.

Il testo prevede esplicitamente l'esclusione di numerose operazioni. Ad esempio, i pagamenti effettuati esclusivamente in contante senza alcuna intermediazione o quelli realizzati tramite un agente commerciale. Non si applica al trasporto materiale di banconote e monete, né alla raccolta e alla consegna di contante nel quadro di un’attività senza scopo di lucro o a fini di beneficenza, e neppure alle attività di cambio di valuta contante, ovvero a operazioni "cash to cash" nell’ambito delle quali i fondi non sono detenuti su un conto di pagamento. Sono anche escluse le operazioni di pagamento basate su assegni cartacei, voucher, traveller's cheque, pagherò e vaglia postali, nonché le operazioni di pagamento collegate alla gestione degli strumenti finanziari (compresi i dividendi).

Sono poi escluse le operazioni di pagamento eseguite tramite qualsiasi dispositivo di telecomunicazione, digitale o informatico, «quando i beni o servizi acquistati sono consegnati al dispositivo di telecomunicazione, digitale o informatico, o devono essere utilizzati tramite tale dispositivo, a condizione che l'operatore di telecomunicazione, digitale o informatico, non agisca esclusivamente quale intermediario tra l'utente del servizio di pagamento e il fornitore dei beni e servizi». Ne esulano, infine, i pagamenti tra un'impresa madre e la relativa filiazione, o tra filiazioni della stessa impresa madre, nonché i servizi, forniti da prestatori, di prelievo di contante tramite sportelli automatici (ATM) per conto di uno o più emittenti della carta.

Importi trasferiti uguali agli importi ricevuti

In forza alla direttiva, gli Stati membri devono esigere che il prestatore di servizi di pagamento del pagatore, il prestatore di servizi di pagamento del beneficiario ed eventuali intermediari dei prestatori di servizi di pagamento «trasferiscano la totalità dell'importo dell'operazione di pagamento e si astengano dal trattenere spese sull'importo trasferito». Tuttavia, il beneficiario e il suo prestatore di servizi di pagamento possono concordare che il prestatore dei servizi di pagamento trattenga le proprie spese sull'importo trasferito prima di accreditarlo al beneficiario. In tal caso la totalità dell'importo dell'operazione di pagamento e le spese «sono separate nelle informazioni fornite al beneficiario».

Data di esecuzione e data valuta

Per i pagamenti in euro, le operazioni di pagamento nazionali nella valuta dello Stato membro interessato e i pagamenti che comportano un'unica conversione fra l'euro e la valuta nazionale, gli Stati membri dovranno esigere che l'importo dell'operazione di pagamento sia accreditato sul conto del prestatore di servizi di pagamento del beneficiario al più tardi entro la fine del giorno lavorativo successivo. Fino al 1° gennaio 2012, tuttavia, un pagatore può concordare con il suo prestatore di servizi di pagamento un termine che non sia superiore a tre giorni lavorativi. La data valuta dovrà essere comunque indicata dal prestatore di servizi del beneficiario.

Diritti degli utenti

Gli Stati membri dovranno assicurare che siano istituite procedure che consentano agli utenti dei servizi di pagamento e ad altre parti interessate, incluse le associazioni dei consumatori, di presentare reclami alle autorità competenti in relazione a presunte violazioni da parte di prestatori di servizi di pagamento delle disposizioni di diritto interno che danno attuazione alle disposizioni della direttiva. Dovranno inoltre definire sanzioni - efficaci, proporzionate e dissuasive - applicabili a queste violazioni. Andranno anche istituite procedure di reclamo e di ricorso extragiudiziale adeguate ed efficaci per la risoluzione delle controversie tra gli utenti e i prestatori di servizi.

Agli utenti deve essere assicurato il diritto all'informazione preliminare, che viene distinto a seconda che si tratti di un pagamento effettuato nell'ambito di un contratto quadro oppure di una singola operazione di pagamento. Queste informazioni, inoltre, dovranno essere redatte «in termini di facile comprensione e in forma chiara e leggibile». Delle deroghe sono inoltre previste in caso di operazioni di pagamento di lieve entità.

Riguardo ai pagamenti effettuati nell'ambito di un contratto quadro, la direttiva prevede una lunga lista di informazioni e condizioni che debbono essere fornite all'utente. Ad esempio, andranno comunicate una descrizione delle caratteristiche principali del servizio di pagamento da prestare, il tempo massimo di esecuzione, l'eventuale possibilità di concordare i massimali di spesa per l'utilizzazione dello strumento di pagamento, tutte le spese dovute dall'utente al prestatore di servizi di pagamento, e, se del caso, la loro suddivisione, i tassi di interesse e di cambio applicati e il metodo di calcolo dell'interesse effettivo.

Ma anche una descrizione delle misure che l'utente dei servizi di pagamento deve adottare per garantire la sicurezza degli strumenti di pagamento e le modalità per la notifica al prestatore dei servizi di pagamento, le condizioni alle quali il prestatore di servizi di pagamento si riserva il diritto di bloccare uno strumento di pagamento, le responsabilità del pagatore e del prestatore di servizi di pagamento, le condizioni per il rimborso, la possibilità di modifiche e rescissione del contratto quadro e le procedure di reclamo e di ricorso extragiudiziale a disposizione dell'utente.

Istituti di pagamento

La direttiva introduce nella normativa comunitaria una nuova categoria di prestatore di servizi di pagamento: gli istituti di pagamento. Questi enti si limitano ad eseguire ordini di pagamento senza essere collegati a un sistema di raccolta di depositi o all'emissione di moneta elettronica. Il testo fissa quindi un regime di autorizzazione unica per tali tipi di prestatori di servizi di pagamento, stabilendo le condizioni necessarie per ottenere tale autorizzazione ad operare. Delle norme sono quindi previste in merito alle domande di autorizzazione, ai fondi propri, al capitale iniziale e permanente, nonché ai requisiti in materia di tutela. Sono poi definite le condizioni alle quali è possibile revocare tale autorizzazione.

Gli Stati membri, d'altra parte, dovranno istituire un registro pubblico di tutti gli istituti di pagamento autorizzati e relativi agenti e succursali. Sarà loro compito, inoltre, designare delle autorità competenti responsabili dell'autorizzazione e della vigilanza prudenziale degli istituti di pagamento. Queste funzioni, è precisato, potranno essere svolte anche dalle banche centrali nazionali.

Link utili

Proposta della Commissione
Orientamenti del Consiglio

Riferimenti

Jean-Paul GAUZES (PPE/DE, FR)
Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno e recante modifica delle direttive 97/7/CE, 2000/12/CE e 2002/65/CE
Procedura: Codecisione, prima lettura
Dibattito: 23.4.2007
Votazione: 24.4.2007

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Finanze pubbliche: riforme strutturali per ridurre il debito

Il Parlamento sottolinea il ruolo del Patto di Stabilità e di Crescita e, chiedendone un'applicazione coerente e vigorosa, sollecita gli Stati membri con un debito insostenibile a considerare illegale ogni nuovo disavanzo pubblico a partire dal 2015. Allarmato per la crescita della spesa pubblica, insiste sulla necessità di riforme strutturali che, beneficiando del favorevole ciclo economico, riducano il debito pubblico e consentano di affrontare la sfida dell'invecchiamento della popolazione.

Adottando con 277 voti favorevoli, 142 contrari e 30 astensioni la relazione di Kurt LAUK (PPE/DE, DE), il Parlamento ricorda anzitutto che il principale obiettivo del Patto di Stabilità e di Crescita (PSC) è di garantire a medio termine posizioni di bilancio vicine all'equilibrio o in attivo, nonché la sostenibilità e la stabilità delle finanze pubbliche, «elemento essenziale in vista delle future sfide demografiche». Ricorda poi che il PSC costituisce lo strumento principale e più forte per il coordinamento delle politiche economiche nell’Unione europea e sottolinea che, fintantoché il PSC sarà applicato in modo coerente e vigoroso, le politiche economiche continueranno a determinare maggiore crescita ed occupazione. Notando poi che l’atteggiamento degli Stati membri nei confronti del PSC riveduto sarà decisivo per il suo successo o fallimento, i deputati mettono in guardia contro ogni ulteriore revisione, «che difficilmente sarebbe accettata dall’opinione pubblica o dagli attori economici».

Pur accogliendo favorevolmente il fatto che gran parte degli Stati membri abbiano effettuato «uno sforzo considerevole» per soddisfare i loro obblighi nei riguardi del PSC, i deputati, condividono la preoccupazione della Commissione per quanto riguarda l’attuazione del capitolo preventivo del PSC e, in particolare, per quanto riguarda quegli Stati membri «che non sono ancora riusciti a realizzare un equilibrio delle loro finanze pubbliche». Temono, peraltro, che se non è applicato in modo rigoroso il capitolo correttivo del PSC, vi sia il rischio di un debito pubblico elevato e persistente «che potrebbe costituire una seria minaccia all’equilibrio delle finanze pubbliche e alle opportunità di occupazione».

Rispettare le regole e stop alla contabilità creativa

Il Parlamento esprime poi preoccupazione per il fatto che un eventuale aumento dello scarto tra gli Stati membri, in materia di disavanzo, debito e crescita, possa recare pregiudizio alla moneta unica, bloccare la crescita economica e ridurre le prospettive di occupazione. I deputati, pertanto, invitano gli Stati membri ad applicare politiche economiche coordinate che riducano gli scarti registrati e determinino un'ulteriore convergenza verso livelli di disavanzo e di debito pubblico più bassi e tassi di crescita più elevati. Analoga preoccupazione è espressa per la lentezza della riduzione del debito pubblico in taluni Stati membri e, in proposito, i deputati si oppongono «a farraginose e inconcludenti procedure di disavanzo», chiedendo al Consiglio e alla Commissione «di intervenire in modo veloce e deciso».

E' poi sottolineato che eventuali violazioni del PSC potrebbero, in ultima istanza, pregiudicare la politica monetaria comune e determinare un possibile aumento dei tassi di interesse. Nel ricordare agli Stati membri che un aumento della crescita e dell’occupazione dovrebbe determinare un aumento sostanziale del gettito fiscale - «limitando in tal modo il rischio di deficit eccessivi e permettendo, al contempo, sostanziali riduzioni del debito pubblico» - il Parlamento deplora che gli Stati membri non traggano sufficienti vantaggi dalla loro positiva situazione economica.

Il Parlamento invita gli Stati membri ad evitare proiezioni di bilancio non giustificate, «misure estemporanee e contabilità creativa». Al riguardo, i deputati chiedono al Consiglio di garantire che, entro il 2015, gli Stati membri che registrano un debito pubblico insostenibile considerino incostituzionale o illegale ogni nuovo disavanzo pubblico, utilizzando così le migliori prassi di taluni Stati membri e regioni dell’UE. Raccomandano poi di esaminare l'opportunità di istituire un calendario uniforme per le procedure di bilancio in tutta l'Unione europea, estendendo nel contempo la programmazione del bilancio al di là dell'attuale periodo di un anno.

Finanze sane e riforme strutturali per far fronte all'invecchiamento della popolazione

I deputati si dichiarano allarmati per le proiezioni della Commissione che evidenziano una forte crescita delle spese collegate all’invecchiamento a fronte del futuro declino evidenziato dalle proiezioni a lungo termine in materia di crescita. Infatti, l’unione di questi due elementi, a loro parere, determinerà, inevitabilmente, «un’enorme pressione sulla sostenibilità delle finanze pubbliche degli Stati membri».

In proposito, esprimono preoccupazione per il fatto che sei Stati membri possono essere considerati esposti ad un elevato rischio, mentre si può ritenere che 10 Stati membri siano confrontati ad un rischio medio e solo nove ad un rischio ridotto. L'Italia - assieme a Germania, Francia, Spagna e Regno Unito - fa parte del gruppo dei paesi a rischio medio. Al riguardo giova ricordare quanto indicato nella relazione della Commissione: «all'interno di questo gruppo va rimarcata la situazione dell'Italia, paese in cui è necessario un risanamento del bilancio in tempi rapidi per garantire una riduzione costante dell'elevatissimo debito pubblico».

Nell'esigere che venga affrontata «questa enorme sfida di bilancio per l’Unione europea», i deputati ricordano che la riduzione del debito pubblico dovrebbe essere accelerata durante i periodi di crescita economica, evitando misure procicliche ed attuando riforme strutturali e fiscali per migliorare il rendimento economico degli Stati membri. Incoraggiano quindi gli Stati membri a servirsi dell'attuale ripresa dell'economia per portare avanti le necessarie riforme nel mercato del lavoro e nel settore dei servizi nonché per ridurre l'onere amministrativo che grava sulle imprese. D'altra parte, accolgono con favore la recente decisione dell'Eurogruppo di discutere congiuntamente le proiezioni di bilancio, al fine di stabilire in anticipo l'opportuna strategia fiscale per l'esercizio successivo.

Il Parlamento ritiene, inoltre che esista ancora l'esigenza, e la possibilità, di effettuare un'ulteriore accelerazione degli investimenti, e sollecita pertanto riforme strutturali e misure supplementari atte a migliorare permanentemente il clima degli investimenti e a stimolarli. La spesa pubblica, a loro parere, andrebbe riorientata verso l'accumulo di capitale materiale e umano e la creazione di partenariati pubblico-privato attivi in settori quali innovazione, energie rinnovabili, istruzione e formazione, ricerca, tecnologie dell'informazione, telecomunicazioni e reti di trasporto.

Statistiche affidabili e coordinamento politico

Gli Stati membri sono anche invitati a presentare statistiche di alto livello alla Commissione al fine di garantire la possibilità di mettere a confronto disavanzo pubblico e debito pubblico. La Commissione, invece, dovrebbe «verificare rigorosamente» la qualità delle statistiche presentate dagli Stati membri e adottare tutte le misure necessarie, «comprese misure sanzionatorie», affinché gli Stati membri presentino statistiche di alta qualità, affidabili, uniformi e comparabili, in cui figurino tutti i passivi presenti e futuri (come le pensioni e le spese sanitarie).

Infine, il Parlamento deplora la mancanza di coordinamento politico nell'area dell'euro, richiama l'attenzione sulla divergenza delle politiche di bilancio degli Stati membri in seno all'area dell'euro ed esprime preoccupazione per gli eventuali effetti contrari di tale mancanza di coordinamento. Incoraggia quindi ad esplorare ulteriormente le diverse modalità di riforma strutturale e macroeconomica e le diverse azioni ad esse correlate nonché la loro interazione e il loro reciproco impatto nelle diverse fasi del ciclo economico, «allo scopo di individuare la migliore maniera possibile di rafforzare le finanze pubbliche attuando nel contempo la strategia di Lisbona».

Link utili

Comunicazione della Commissione: Finanze pubbliche nell’UEM nel 2006 - Primo anno di applicazione del Patto di stabilità e crescita riveduto
Comunicazione della Commissione: La sostenibilità di lungo termine delle finanze pubbliche nella UE

Riferimenti

Kurt LAUK (PPE/DE, DE)
Relazione sulle finanze pubbliche nell’UEM 2006
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 25.4.2007
Votazione: 26.4.2007

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Cartelli: risarcire i danni per condotta anticoncorrenziale

Una concorrenza libera e non falsata è indispensabile per la vitalità del mercato interno, l'eccellenza imprenditoriale, gli interessi dei consumatori e gli obiettivi dell'UE. E' quanto afferma il Parlamento, sottolineando la necessità di misure volte ad agevolare i ricorsi per il risarcimento dei danni provocati da comportamenti anticoncorrenziali. I deputati chiedono inoltre di riconoscere alle vittime la possibilità di avviare azioni legali collettive.

Adottando la relazione di Antolín SÁNCHEZ PRESEDO (PSE, ES), il Parlamento segnala che le regole comunitarie di concorrenza non avrebbero un effetto dissuasivo e la loro efficacia sarebbe compromessa se coloro che tengono comportamenti vietati potessero beneficiare di vantaggi nel mercato o godere dell'immunità per le violazioni commesse, a causa di ostacoli al procedimento di risarcimento del danno. Occorre quindi agevolare le azioni avviate dai rappresentanti dell'interesse pubblico e dalle vittime, poiché i cittadini o le imprese che subiscono un danno come conseguenza di una violazione del diritto della concorrenza debbono avere la possibilità di ottenere un risarcimento.

In proposito, i deputati sottolineano l'esigenza di attuare le norme del trattato UE in maniera uniforme, indipendentemente dal carattere amministrativo o giudiziario dell'autorità che adotta la decisione. Ritengono poi che l'obiettivo sia di pervenire a procedure e ad una situazione in cui una decisione definitiva di un'autorità garante della concorrenza o di un'autorità giudiziaria abbia «carattere vincolante per tutti gli Stati membri». Per proteggere la concorrenza e i diritti delle vittime, inoltre, tutte le autorità giudiziarie devono poter adottare misure cautelari, svolgere atti istruttori e sfruttare i loro poteri di istruzione se necessario. Propongono poi che, nei procedimenti giudiziari, i fatti siano reputati provati quando l'autorità giudiziaria competente sia convinta dell'esistenza di una violazione e di un danno, nonché di un nesso di casualità tra i due.

D'altro lato, il Parlamento chiede di «promuovere la concorrenza e non le controversie». Pertanto preferisce che si favoriscano soluzioni rapide e amichevoli a carattere extragiudiziale e che si agevolino gli accordi giudiziari nel caso di ricorsi per danni derivati da comportamenti anticoncorrenziali.

In ogni caso, per i deputati, il risarcimento eventualmente riconosciuto al ricorrente dovrà avere carattere compensativo e non potrà superare il danno emergente e il lucro cessante effettivamente subiti, in modo da evitare un arricchimento ingiusto. Potrà inoltre tenere conto della reale capacità della vittima di mitigare tali perdite. Nel caso di cartelli, tuttavia, la relazione suggerisce che i primi ricorrenti che collaborano con le autorità garanti della concorrenza nel quadro di programmi di clemenza non dovranno essere considerati responsabili in solido con gli altri trasgressori.

Ai fini di giustizia e per ragioni di economia, rapidità e coerenza, il Parlamento ritiene che si debba riconoscere alle vittime la possibilità di intraprendere volontariamente azioni legali collettive, sia direttamente sia attraverso un'associazione il cui statuto indichi che il suo obiettivo consiste in tale iniziativa. Le autorità giuridiche devono inoltre essere in grado di tener conto della diversa situazione economica delle parti. Il livello delle spese dovrà basarsi su criteri ragionevoli e oggettivi che tengano conto del tipo di procedimento e comprendere le spese derivanti dal procedimento giuridico.

Il Parlamento esorta poi la Commissione a adottare con la massima tempestività degli orientamenti volti a fornire un aiuto alle parti al momento di quantificare il danno subito e stabilire il nesso di causalità, dando priorità all'elaborazione di una comunicazione concernente l'avvio di azioni legali autonome e contenente raccomandazioni per la presentazione di ricorsi ed esempi per i casi più frequenti. Dovrebbe anche preparare un Libro bianco con proposte dettagliate per facilitare la conduzione di azioni da parte di privati "individuali" e "a seguito di" per il risarcimento di danni per comportamenti che violino le norme di concorrenza comunitarie, e considerare eventualmente l'opportunità di un adeguato quadro giuridico.

Background - la Causa "Manfredi vs Lloyd Adriatico" su un'intesa tra compagnie di assicurazione sulla maggiorazione dei primi dell'RC Auto

Nel luglio 2006, la Corte di giustizia ha emesso una sentenza in merito a una questione pregiudiziale sollevata dal Giudice di pace di Bitonto riguardo alle azioni di risarcimento danni proposte contro la Lloyd Adriatico Assicurazioni SpA, la Fondiaria Sai SpA e l’Assitalia SpA. Scopo di queste azioni era di far condannare tali compagnie di assicurazioni alla restituzione delle maggiorazioni dei premi dell'assicurazione RC auto, maggiorazioni che erano state versate a seguito degli aumenti applicati da dette società in forza di un’intesa dichiarata illecita dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato.

Per la Corte, un’intesa o una pratica concordata come quella in oggetto costituisce una violazione delle norme nazionali sulla tutela della concorrenza se ha un’influenza diretta o indiretta, attuale o potenziale, sulla vendita delle polizze di detta assicurazione nello Stato membro interessato da parte di operatori stabiliti in altri Stati membri e che tale influenza non sia insignificante. I giudici, inoltre, ritengono che il Trattato deve essere interpretato nel senso che «chiunque ha il diritto di far valere la nullità di un’intesa o di una pratica vietata» e, quando esiste un nesso di causalità tra essa e il danno subito e «di chiedere il risarcimento di tale danno».

In mancanza di una disciplina comunitaria in materia, precisa la sentenza, spetta all’ordinamento giuridico interno di ciascuno Stato membro stabilire le modalità di esercizio di tale diritto, designare i giudici competenti, nonché stabilire il termine di prescrizione per chiedere il risarcimento del danno e i criteri che consentono la determinazione dell’entità del risarcimento del danno causato. Per i giudici, inoltre, dal principio di effettività e dal diritto del singolo di chiedere il risarcimento del danno causato da un contratto o da un comportamento idoneo a restringere o a falsare il gioco della concorrenza, «discende che le persone che hanno subito un danno devono poter chiedere il risarcimento non solo del danno reale (damnum emergens), ma anche del mancato guadagno (lucrum cessans), nonché il pagamento di interessi».

Link utili

Libro Verde - Azioni di risarcimento del danno per violazione delle norme antitrust comunitarie

Riferimenti

Antolín SÁNCHEZ PRESEDO (PSE, ES)
Relazione sul Libro verde: "Azioni di risarcimento del danno per violazione delle norme antitrust comunitarie"
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 23.4.2007
Votazione: 25.4.2007

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CONTROLLO DEI BILANCI

 

Bilancio: maggiori responsabilità per gli Stati membri

Il Parlamento ha concesso il discarico per l'esecuzione del bilancio 2005. Allo stesso tempo i deputati rilanciano l'idea delle "dichiarazioni nazionali" e reclamano che gli Stati membri si assumano la responsabilità della gestione dei fondi comunitari. Sollecitano anche la razionalizzazione del rapporto costi/benefici dei controlli sulla spesa comunitaria.

Dopo una lunga sessione di votazione, il Parlamento ha concesso il discarico per l'esecuzione del bilancio 2005 a tutte le istituzioni dell'UE e alle sue agenzie. Ha però sottolineato che, dopo 12 anni, la Corte dei conti non è stata in grado di certificare l'assenza di errori con una «dichiarazione di affidabilità» positiva. Durante il dibattito, peraltro, i deputati hanno deplorato l'assenza di un rappresentante del Consiglio, nonostante il Parlamento chiedesse una maggiore responsabilizzazione degli Stati membri nella gestione dei fondi comunitari.

Un passo avanti verso una dichiarazione attestante l'affidabilità dei conti

Per memoria, il principio delle dichiarazioni nazionali era nato nel quadro della procedura di discarico 2003. Queste dichiarazioni avrebbero l'obiettivo di ottenere da parte degli Stati membri la garanzia che dispongono di sistemi di controllo efficaci. I deputati insistono affinché queste dichiarazioni siano firmate da delle "autorità responsabili" a livello nazionale.

Anche se l'articolo 274 del Trattato UE precisa che è la Commissione ad essere responsabile della gestione del bilancio, la cogestione delle spese comunitarie con gli Stati membri riguarda l'80% del bilancio. La situazione è in evoluzione visto che i Paesi Bassi hanno adottato il principio della dichiarazione nazionale mentre altri, come il Regno Unito e la Svezia, stanno valutando questa eventualità, anche se la proposta si era arenata al Consiglio.

Queste dichiarazioni nazionali, secondo la relazione di Salvador GARRIGA POLLEDO (PPE/DE, ES) sul discarico 2005, possono essere di diverso tipo al fine di corrispondere alle realtà dei diversi sistemi politici degli Stati membri. Queste dichiarazioni permetterebbero inoltre di migliorare la qualità dei sistemi di controllo e la supervisione e, quindi, la gestione del bilancio comunitario. La relazione evidenzia quindi che tali dichiarazioni potrebbero contribuire a facilitare l'ottenimento di una dichiarazione di affidabilità (DAS) positiva da parte della Corte dei conti.

La Commissione è quindi invitata a proporre al Consiglio un progetto di dichiarazione di gestione nazionale fondata su delle sottodichiarazioni delle diverse strutture nazionali e, possibilmente, con la partecipazione delle istituzioni di controllo nazionale.

L'importanza di queste dichiarazioni nel contesto della verifica delle spese comunitarie è evidenziata dal fatto che, in settori molto importanti della gestione del bilancio comunitario - come le spese della politica agricola comune, i Fondi strutturali, le politiche interne, le azioni esterne, il programma SAPARD - la Corte dei conti ha osservato che l'efficacia dei sistemi di sorveglianza e di controllo deve essere migliorata. Queste carenze, sottolineano infatti i deputati, impediscono di concedere una dichiarazione di affidabilità positiva.

Verificare gli errori, ma non a qualsiasi prezzo

I deputati chiedono che sia chiarita la questione del tasso di errore accettabile, dopo aver realizzato una valutazione de costi di controllo. Ritengono infatti fondamentale tener conto del rapporto costi/benefici tra le risorse utilizzate per i controlli e i risultati degli stessi. Il Parlamento, d'altra parte, osserva con grande preoccupazione il numero importante di errori rilevati dalla Corte per quanto riguarda le operazioni a livello del beneficiario finale.

E' quindi chiesto alla Commissione di rafforzare maggiormente la sorveglianza che esercita sui controlli delegati agli Stati membri. Se i sistemi di controllo nazionali si avverano insufficienti, la Commissione dovrebbe fissare delle scadenze chiare e infliggere delle sanzioni se non sono rispettate.

Migliorare il recupero dei fondi

Secondo i deputati occorre anche privilegiare un recupero efficace dei fondi comunitari indebitamente spesi. Questo compito dovrebbe spettare alle autorità degli Stati membri e dovrebbe comprendere anche la pubblicazione dei debitori che rifiutano di ottemperare all'obbligo di rimborso. Il miglioramento del recupero dei debiti, peraltro, permetterebbe di accrescere la credibilità delle istituzioni europee. Sulla stessa linea, la Commissione dovrebbe semplificare e applicare la legislazione vigente in materia di sospensione dei pagamenti in caso di necessità e passare all'azione quando le esigenze basilari non sono rispettate dagli Stati membri.

Trasparenza

Il Parlamento accoglie con favore l'iniziativa sulla trasparenza della Commissione europea, ma le chiede di fare tutto il possibile affinché gli Stati membri offrano al pubblico il diritto alle informazioni - via un sito web - sui progetti e i beneficiari dei diversi fondi comunitari che rientrano nella gestione condivisa. Analogamente, si aspetta che gli Stati membri sostengano e completino tale iniziativa, garantendo a loro volta «una piena trasparenza nel loro utilizzo dei fondi comunitari». Infine, la Commissione è invitata a pubblicare i dati legati a gruppi di esperti ai quali si rivolge per lo svolgimento della sua attività, compresi i nomi e i campi di competenza delle persone che partecipano a questi gruppi.

Politica agricola

Il Parlamento si felicita vivamente per il fatto che la Corte riconosce che il sistema integrato di gestione e di controllo (SIGC), «ove correttamente applicato», è un sistema efficace per limitare il rischio di errori o di spese irregolari. Constata tuttavia con preoccupazione le reiterate critiche mosse dalla Corte nei confronti della procedura applicata attualmente nell'ambito della liquidazione dei conti della politica agricola comune. I deputati ribadiscono quindi che la cooperazione degli Stati membri con la Commissione al fine di garantire la legittimità e la regolarità delle operazioni a livello dei destinatari finali «è indispensabile», e invitano caldamente la Commissione a intensificare i controlli successivi ai pagamenti e ad assicurare il recupero dei pagamenti irregolari.

Azioni strutturali

Il Parlamento si dichiara particolarmente soddisfatto che, nel quadro dell'Iniziativa europea in materia di trasparenza e conformemente alla nuova normativa sui Fondi strutturali per il periodo 2007-2013, gli Stati membri siano tenuti a comunicare le informazioni sui beneficiari dei finanziamenti comunitari e che alla Commissione incomba l'obbligo di pubblicare tali informazioni. Si rammarica, tuttavia, che la Corte abbia rilevato deficienze relative ai sistemi di controllo nazionali e un livello di errori rilevante, che pregiudicano l'affidabilità delle dichiarazioni finali di spesa presentate dagli Stati membri.

I deputati, inoltre, deplorano il fatto che in un numero ristretto di Stati membri «persistano alcuni problemi noti», che danno luogo a riserve ricorrenti, e insistono affinché la Commissione segua da vicino le misure adottate dalle autorità nazionali e garantisca che tali misure sono adeguate.

Trasporti e turismo

La relazione si compiace che i tassi di utilizzazione degli stanziamenti sia d'impegno che di pagamento per i progetti relativi alle TEN-T continuino ad essere elevati, toccando in entrambi i casi quasi il 100%. Ma i deputati deplorano il fatto che, ciononostante, l'attuazione dei progetti continui ad essere «lenta e insoddisfacente», pur ammettendo che il completamento di progetti di infrastrutture dei trasporti generalmente richiede diversi anni.

Cultura e istruzione

Il Parlamento considera che l'ulteriore semplificazione dei requisiti per i candidati ai nuovi programmi pluriennali - quali Gioventù in azione, Europa per i cittadini e Cultura 2007 - sia un passo necessario «verso un'Unione più vicina ai cittadini».

Diritti della donna e uguaglianza di genere

Pur compiacendosi dell'aumento degli stanziamenti assegnati alla terza fase del programma Daphne, il Parlamento si dice preoccupato per la capacità amministrativa «rimasta invariata» e chiede pertanto che sia condotta un'indagine che possa fornire ulteriori chiarimenti in merito al basso tasso di esecuzione (58%). Richiama poi l'attenzione sull'assenza di dati riguardo alle attività di promozione dell'uguaglianza di genere che hanno ricevuto un sostegno dai Fondi strutturali e invita la Commissione a porre rimedio a tale situazione.

Riferimenti

Salvador GARRIGA POLLEDO (PPE/DE, ES)
Relazione sul discarico relativo all'esecuzione del bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2005, Sezione III – Commissione
Procedura: Bilancio
Dibattito: 24.4.2007
Votazione: 24.4.2007

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AMBIENTE


Una strategia europea contro le alluvioni

Il Parlamento ha approvato una direttiva che si prefigge di stabilire un quadro legislativo per la valutazione e la gestione dei rischi di alluvione. Lo scopo è di garantire la tutela della salute pubblica, dell’ambiente, del patrimonio culturale e delle attività economiche. 

Nel giugno 2006, il Parlamento si era già pronunciato in prima lettura sulla proposta di direttiva, proponendo numerosi emendamenti che sono stati in parte incorporati nella successiva posizione comune adottata dal Consiglio. La relazione di Richard SEEBER (PPE/DE, AT) approvata dalla commissione ambiente ha però riproposto numerosi emendamenti che il Consiglio non aveva accolto. Successivamente, il relatore è riuscito a giungere a un accordo su un pacchetto di emendamenti di compromesso che, avallati dall'Aula, permettono quindi l'adozione definitiva della direttiva. Gli Stati membri hanno due anni per trasporla nel diritto nazionale.

Per far fronte ai problemi derivanti dalle alluvioni, la direttiva prevede la realizzazione di una valutazione preliminare per stabilire quali sono le zone a rischio. Successivamente si dovrà procedere alla mappatura e, infine, dovranno essere elaborati piani di gestione del rischio nell’ambito dei bacini idrografici. In forza al compromesso, la direttiva chiede agli Stati membri e alla Comunità di tenere conto degli effetti che le loro politiche relative agli usi idrici e territoriali potrebbero avere sui rischi di alluvione e sulla loro gestione. Un altro emendamento precisa che la direttiva deve anche contribuire a conseguire gli obiettivi ambientali previsti a livello UE.

La direttiva si fonda sul principio di solidarietà, secondo cui gli Stati membri debbono astenersi dall'adottare misure che possono aumentare il rischio di alluvione in altri Stati membri, «a meno che tali misure siano state coordinate e gli Stati membri interessati abbiano trovato una soluzione concordata».

Il Parlamento, concorda che le alluvioni sono fenomeni naturali impossibili da prevenire e che alcune attività umane contribuiscono ad aumentarne la probabilità e ad aggravarne gli impatti negativi. E, come richiesto dai deputati, il Consiglio ha accettato di indicare esplicitamente, che tra queste attività figurano «la crescita degli insediamenti umani e l'incremento delle attività economiche nelle pianure alluvionali, nonché la riduzione della naturale capacità di ritenzione idrica del suolo a causa dei suoi vari usi».

In forza alla direttiva, gli Stati membri dovranno svolgere, per ciascun distretto idrografico o parte di un distretto internazionale situato sul loro territorio, una valutazione preliminare del rischio di alluvione. Il Consiglio prevedeva il completamento di questa valutazione nel 2012, i deputati invece chiedevano di anticipare il termine al 2010. Il compromesso fissa la data del 22 dicembre 2011.

Come richiesto dai deputati, inoltre, tale valutazione non dovrà essere realizzata solo in base alle informazioni disponibili, ma anche tenendo conto degli studi sugli sviluppi a lungo termine, tra cui in particolare le conseguenze del cambiamento climatico sul verificarsi delle alluvioni. Un emendamento di compromesso chiede poi che la valutazione tenga anche conto del ruolo delle pianure alluvionali come aree naturali di ritenzione delle acque ed esamini l'efficacia delle infrastrutture artificiali esistenti per la difesa dalle alluvioni.

In base alla valutazione preliminare del rischio di alluvione, gli Stati membri dovranno poi individuare le zone in cui esiste un rischio significativo di alluvione o si possa ritenere probabile che questo si generi. Dovranno quindi predisporre mappe della pericolosità da alluvione e mappe del rischio di alluvione, entro la fine del 2013.

Sulla base di queste mappe, gli Stati membri dovranno stabilire dei piani di gestione del rischio di alluvione, che dovranno essere ultimati e pubblicati entro il dicembre 2015. I piani dovranno riguardare tutti gli aspetti della gestione del rischio di alluvione, e in particolare la prevenzione, la protezione e la preparazione. Inoltre, gli Stati membri dovranno definire obiettivi appropriati per la gestione di questo rischio, ponendo l'accento sulla riduzione delle potenziali conseguenze negative che potrebbe avere il realizzarsi di un simile evento. Un emendamento di compromesso accoglie la richiesta dei deputati di includere in tali piani la promozione di pratiche sostenibili di utilizzo del suolo e il miglioramento della ritenzione delle acque. I piani, se possibile, dovranno quindi prevedere il mantenimento e/o il ripristino delle pianure alluvionali, per «conferire maggiore spazio ai fiumi».

Link utili

Posizione comune del Consiglio
Direttiva 2000/60/CE che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque

Riferimenti

Richard SEEBER (PPE/DE, AT)
Raccomandazione per la seconda lettura sulla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di alluvione
Procedura: Codecisione, seconda lettura
Dibattito: 24.4.2007
Votazione: 25.4.2007

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Cambiamenti climatici: istituita una commissione temporanea

Il Parlamento europeo intende svolgere «un ruolo chiave in materia di sensibilizzazione» sul cambiamento climatico e inserire tale sfida «ai primi posti dell'agenda internazionale». E' questo il senso della decisione del Parlamento di istituire una nuova commissione temporanea sul cambiamento climatico, che conterà 60 membri. La composizione nominativa sarà fissata nel corso di un'ulteriore votazione in Plenaria.

Il Parlamento ha approvato la proposta della Conferenza dei Presidenti di istituire una commissione temporanea sui cambiamenti climatici che avrà le seguenti attribuzioni:

  • formulare proposte sulla futura politica integrata dell'Unione europea in materia di cambiamento climatico e coordinare la posizione del Parlamento europeo nella negoziazione del quadro internazionale della politica climatica per il dopo il 2012;
  • analizzare e valutare la situazione e proporre misure appropriate, ad ogni livello, contestualmente alla valutazione del loro impatto finanziario, nonché del costo dell'inazione;
  • stilare un inventario il più esaustivo possibile dei progressi recenti e delle prospettive in materia di lotta contro il cambiamento climatico, con l'obiettivo di facilitare al Parlamento l'analisi dettagliata necessaria di tali prospettive affinché possa assumersi le proprie responsabilità politiche;
  • valutare l'impatto ambientale, giuridico, economico, sociale, geopolitico, regionale e sulla salute pubblica di taliprogressi recenti e delle prospettive;
  • analizzare e valutare l'applicazione della legislazione comunitaria pertinente fino ad oggi;
  • prendere i contatti necessari e organizzare audizioni con i parlamenti ed i governi degli Stati membri e dei paesi terzi, con le Istituzioni europee e con le organizzazioni internazionali nonché con i rappresentanti della comunità scientifica, delle imprese e della società civile, comprese le reti delle autorità locali e regionali.

Le competenze delle commissioni permanenti esistenti che trattano i dossier legislativi legati al cambiamento climatico (ambiente, energia, trasporti, ecc.) restano immutate, ma la commissione temporanea potrà «formulare raccomandazioni per azioni o iniziative da intraprendere».

Come per tutte le commissioni temporanee (articolo 175 del Regolamento del Parlamento), la durata del mandato è di 12 mesi (a decorrere dal 10 maggio 2007), al termine del quale presenterà una relazione al Parlamento che, se del caso, conterrà delle raccomandazioni per azioni o iniziative da intraprendere.

La commissione temporanea conterà 60 membri, i cui nomi saranno decisi in occasione di una prossima sessione plenaria.

Link utili

Articolo 175 del Regolamento del Parlamento - Costituzione delle commissioni temporanee

Riferimenti

Proposta di decisione - Costituzione di una commissione temporanea sui cambiamenti climatici
Votazione: 25.4.2007

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IMMUNITÀ E STATUTO DEI DEPUTATI


Dichiarazione del Presidente Pöttering sulla situazione di Bronislaw Geremek

Il Presidente del Parlamento ha informato l'Aula della situazione del deputato polacco. Fino ad oggi il Parlamento non ha ricevuto nessuna informazione dalle autorità polacche sul suo mandato. Il Servizio giuridico, su istruzione del Presidente, esaminerà l'esatta situazione legale.

Prima di procedere al turno di votazione il Presidente del Parlamento, Hans-Gert PÖTTERING ha informato l'Aula della situazione del membro polacco Bronislaw Geremek. La Conferenza dei Presidenti ha approvato a larga maggioranza, sebbene non all'unanimità, il suo comunicato stampa sul mandato del deputato polacco, esprimendo «il suo sostegno e la sua solidarietà al collega Bronislaw Geremek».

DIBATTITO

Il dibattito ha avuto inizio allorché Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) ha presentato una mozione d'ordine in merito alla richiesta di revoca del mandato di un membro del suo gruppo da parte del suo governo. Il leader dei liberaldemocratici ha spiegato questa decisione è stata presa dal governo polacco nell'ambito di una legge adottata un paio di mesi fa, la cui legittimità è all'esame della Corte costituzionale polacca. Tale legge, ha proseguito, impone ai giornalisti, agli accademici e ai membri eletti di firmare una dichiarazione con la quale negano ogni loro collaborazione con i servizi di sicurezza dell'epoca comunista. Avendo Gemerek già sottoscritto in passato a tale dichiarazione, il suo rifiuto di firmare si basa su una questione morale piuttosto che politica e, giustamente secondo il deputato, «si oppone alla caccia alle streghe alla quale ricorre il suo governo».

Dopo un prolungato applauso da parte dell'Aula, il deputato ha formulato tre domande al Presidente. Anzitutto, ha chiesto se il Presidente Kaczyński, nel corso dell'incontro avuto con Pöttering la scorsa settimana, ha sollevato tale questione. In secondo luogo, se è possibile per un membro del Parlamento europeo, democraticamente eletto, di essere "spogliato" in questo modo del suo mandato. Infine, se il Presidente garantirà nel modo più sollecito possibile all'Aula che il Parlamento agirà per proteggere il diritto di Geremek ad esercitare il suo mandato di deputato democraticamente eletto.

Intervenendo in nome del suo gruppo, Martin SCHULZ (PSE, DE) ha voluto sottolineare che, sebbene non condivida tutti i punti di vista di Gemerek, in questa occasione può contare «sull'illimitata solidarietà» di tutto il suo gruppo e, certamente, di tutto il Parlamento, visto che si tratta «di resistere a un governo dell'Unione europea che persegue delle persone che hanno difeso lo sviluppo democratico e della libertà della Polonia». Il leader socialista ha quindi esclamato che è «uno scandalo che un così grande paese e il governo polacco stiano comportandosi in questo modo». Ha quindi chiesto al Presidente del Parlamento di informare il governo Kaczyński del fatto che «ci aspettiamo che il governo polacco protegga il membro del Parlamento europeo Geremek e che, in futuro, misureremo l'operato del governo polacco in base a come si comporterà con il nostro collega».

Il copresidente dei Verdi, Daniel COHN-BENDIT (Verdi/ALE, DE), dichiarandosi solidale, ha sottolineato che «il Parlamento deve avere una sola linea: se un governo utilizza metodi stalinisti o fascisti, dobbiamo proteggere il nostro collega senza esitazioni».

Francis WURTZ (GUE/NGL, FR), ricordando come sia successo e succederà di opporsi politicamente a Geremek, ha tuttavia sottolineato il suo profondo rispetto «per il coraggio politico di cui ha dato prova» ed ha voluto esprimere, a nome del suo gruppo, la sua completa solidarietà.

Giuseppe GARGANI (PPE/DE, IT), in qualità di presidente della commissione giuridica, ha voluto rassicurare il Parlamento e tutti i colleghi sul fatto che «appena la Presidenza trasmetterà alla commissione l'incartamento di questo problema, esamineremo doverosamente tutte le carte, con la grande sensibilità per l'autonomia del Parlamento che contraddistingue la commissione giuridica, e garantiremo ancora una volta l'autonomia di questo Parlamento e la possibilità che i suoi membri, che rappresentano l'Europa, siano tutelati nella loro autonomia e nella loro libertà».

Joseph DAUL (PPE/DE, FR) ha ricordato che tutti i colleghi presenti, di qualsiasi partito, godono dell'immunità parlamentare perché questo è un Parlamento con delle regole che vanno rispettate. Sottolineando che, fino ad ora, non è stata formulata nessuna richiesta di revoca ha voluto confermare al collega polacco il sostegno del suo gruppo.

Il vicepresidente Pierre MOSCOVICI che presiedeva l'Aula per il turno di votazioni, ha informato la Plenaria che il Parlamento non ha ricevuto nessuna decisione del governo polacco, sulla quale ha comunque espresso le sue perplessità. Rammentando che «il ruolo del Parlamento è quello di garantire e proteggere la funzione parlamentare esercitata da uno dei suoi deputati», ha concluso il dibattito affermando che la Conferenza dei Presidenti discuterà di questo punto e che la commissione giuridica vigilerà a che sia rispettata l'indipendenza del Parlamento.

Visto che numerosi membri chiedevano la parola, il Presidente ha deciso di far intervenire ancora i due leader politici che non si erano ancora espressi.

Brian CROWLEY (UEN, IE) si è rammaricato del fatto che non sia stato possibile per il vicepresidente del gruppo Kaminski prendere la parola, dopo che aveva chiaramente espresso il desidero di intervenire, perché qualcuno può fornire un'interpretazione diversa da quella fino ad ora espressa.

Per Bruno GOLLNISCH (ITS, FR) il cuore della questione è scoprire fino a che punto Gemerek «fosse complice delle attività staliniste e del loro abominevole totalitarismo». Rivolgendosi al Presidente, ha voluto far notare che il Parlamento ricorre spesso a due pesi e due misure in materia di difesa dei propri deputati.  In proposito, ha sottolineato come i deputati si siano sempre appellati alla sovranità nazionale quando si trattava di difendere l'immunità di membri della sua famiglia politica.

Pierre MOSCOVICI, concludendo la discussione, ha informato l'Aula che la Conferenza dei Presidenti discuterà di questo tema domani e si è detto sicuro che ci sarà una forte maggioranza al Parlamento europeo in sostegno a Geremek e, con l'occasione, ha voluto esprimere la propria solidarietà al deputato.

Link utili

Dichiarazione di Hans-Gert Pöttering, Presidente del Parlamento europeo, sul mandato di Bronisław Geremek

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ISTITUZIONI


Comunicazioni del Presidente

Nel ricordare l'uccisione di tre collaboratori della società editrice cristiana Zirve Publishing di Malatya, nel sud-est della Turchia, il Presidente PÖTTERING ha incoraggiato le autorità turche a portare avanti le indagini al fine di assicurare i colpevoli alla giustizia. Sottolineando poi che la tutela delle minoranze è un compito importante negli Stati democratici, ha espresso la ferma condanna del Parlamento nei confronti del fanatismo religioso.

Il Presidente, informando l'Aula del decesso di Boris Eltsin, ha voluto esprimere le condoglianze del Parlamento al popolo russo.

Ha poi comunicato ai deputati che il mandato di parlamentare europeo di Achille OCCHETTO (PSE, IT) è stato annullato e che al suo posto siederà Beniamino DONNICI.

Interventi dei deputati italiani

Umberto GUIDONI (GUE/NGL, IT) ha ricordato che le autorità americane hanno rilasciato «il noto terrorista» Luis Posada Carriles che ha pubblicamente ammesso le sue responsabilità nell'attentato che, nel novembre del '97, è costato la vita al cittadino europeo Fabio Di Celmo. Allo stesso Carriles, ha insistito, è riconosciuta la responsabilità per l'attentato che costò la vita a 73 persone a bordo di un aereo civile, mentre la giudice Kathleen Cardone nella sentenza di scarcerazione ha riconosciuto la partecipazione di Carriles «ad alcuni tra gli atti più infami del XX secolo». Chiedendosi quindi perché un siffatto terrorista gira in libertà negli Stati Uniti, il deputato ha sottolineato che occorre protestare contro l'amministrazione Bush «che, ancora una volta, sulla lotta al terrorismo, usa due pesi e due misure».

Altri documenti approvati

I testi di tutti i documenti approvati sono reperibili sul sito del Parlamento europeo.

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Ordine del giorno 8 - 9 maggio 2007

Bruxelles 

Mercoledì 8 maggio 2007

 (16:00 - 24:00)

 

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Vertice UE/Russia

***I

Relazione Rübig - Roaming sulle reti pubbliche di telefonia mobile

 

Relazione Brok - Relazione annuale 2005 sulla PESC

 

Relazione Rocard - Riforme nel mondo arabo: quale strategia per l'Unione europea?

 

Interventi di un minuto (articolo 144 del regolamento del Parlamento)

¨***I

Relazione Costa - Montaggio a posteriori di retrovisori sui veicoli pesanti

***II

Raccomandazione per la seconda lettura Meijer - Servizi pubblici di trasporto passeggeri su strada e per ferrovia

***II

Raccomandazione per la seconda lettura Toubon - Disposizioni sulle quantità nominali dei prodotti preconfezionati

***II

Raccomandazione per la seconda lettura Harbour - Industria automobilistica: omologazione dei veicoli, rimorchi e sistemi

 

Relazione Kaczmarek - Corno d'Africa: partenariato politico regionale dell'UE per la pace, la sicurezza e lo sviluppo

 

Relazione Maldeikis - Valutare l'Euratom: 50 anni di politica europea in materia di energia nucleare

 

Relazione Wallis - Protezione dell'ambiente dalle radiazioni a seguito dello schianto di un aereo militare in Groenlandia (petizione n. 720/2002)

*

Relazione Lulling - Ravvicinamento delle aliquote delle accise sull'alcol e le bevande alcoliche

 Giovedì 9 maggio 2007

 (9:00 - 10:50)

 

Discussione congiunta - Politica regionale
Relazione Andria - Politica abitativa e politica regionale
Relazione Pleguezuelos Aguilar - Impatto e conseguenze delle politiche strutturali sulla coesione dell'UE
Relazione Janowksi - Contributi della futura politica regionale alla capacità d'innovazione dell'UE

 (11:00 - 13:00) Votazione

***I

Relazione Scheele - Aggiunta di vitamine e minerali e di talune sostanze agli alimenti

***I

Relazione Poli Bortone - Indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari

 

Relazione Reynaud - Semplificazione della legislazione comunitaria

 

Risoluzioni - Rafforzare la legislazione europea nel settore dell'informazione e della consultazione dei lavoratori

 

Testi di cui sarà stata chiusa la discussione

L'ordine del giorno può subire modifiche.

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Codici delle procedure parlamentari

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

Abbreviazioni

BE

Belgio

IT

Italia

PL

Polonia

CZ

Repubblica ceca

CY

Cipro

PT

Portogallo

DK

Danimarca

LV

Lettonia

SI

Slovenia

DE

Germania

LT

Lituania

SK

Slovacchia

EE

Estonia

LU

Lussemburgo

FI

Finlandia

EL

Grecia

HU

Ungheria

SE

Svezia

ES

Spagna

MT

Malta

UK

Regno Unito

FR

Francia

NL

Olanda

BG

Bulgaria

IE

Irlanda

AT

Austria

RO

Romania

Gruppi politici

PPE/DE

Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei

PSE

Gruppo socialista al Parlamento europeo

ALDE/ADLE

Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa

Verdi/ALE

Gruppo Verde/Alleanza libera europea

GUE/NGL

Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica

IND/DEM

Gruppo Indipendenza/Democrazia

UEN

Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"

ITS

Gruppo Identità, Tradizione Sovranità

NI

Non iscritti

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Deputati al Parlamento europeo

 Situazione al 26.4.2007
 

 

PPE/DE

PSE

ALDE/ADLE

UEN

Verdi/ALE

GUE/NGL

IND/DEM

ITS

NI

Totale

BE

6

7

6

 

2

 

 

3

 

24

BG

4

6

7

 

 

 

 

1

 

18

CZ

14

2

 

 

 

6

1

 

1

24

DK

1

5

4

1

1

1

1

 

 

14

DE

49

23

7

 

13

7

 

 

 

99

EE

1

3

2

 

 

 

 

 

 

6

IE

5

1

1

4

 

1

1

 

 

13

EL

11

8

 

 

 

4

1

 

 

24

ES

24

24

2

 

3

1

 

 

 

54

FR

17

31

11

 

6

3

3

7

 

78

IT

24

14

13

13

2

7

 

2

3

78

CY

3

 

1

 

 

2

 

 

 

6

LV

3

 

1

4

1

 

 

 

 

9

LT

2

2

7

2

 

 

 

 

 

13

LU

3

1

1

 

1

 

 

 

 

6

HU

13

9

2

 

 

 

 

 

 

24

MT

2

3

 

 

 

 

 

 

 

5

NL

7

7

5

 

4

2

2

 

 

27

AT

6

7

1

 

2

 

 

1

1

18

PL

15

9

5

20

 

 

3

 

2

54

PT

9

12

 

 

 

3

 

 

 

24

RO

9

12

6

 

 

 

 

6

 

33

SI

4

1

2

 

 

 

 

 

 

7

SK

8

3

 

 

 

 

 

 

3

14

FI

4

3

5

 

1

1

 

 

 

14

SE

6

5

3

 

1

2

2

 

 

19

UK

27

19

12

 

5

1

10

1

3

78

Totale

277

217

104

44

42

41

24

21

13

783

Deputati entranti
Beniamino DONNICI (PSE, IT) (29 marzo 2007)
Esther LANGE (PPE/DE, NL) (12 aprile 2007)
Samuli POHJAMO (ALDE/ADLE, FI) (23 aprile 2007)

Deputati uscenti
Achille OCCHETTO (PSE,IT) (29 marzo 2007)
Albert Jan MAAT (PPE/DE, NL) (10 aprile 2007)
Paavo VÄYRYNEN ( ALDE/ADLE, FI) (19 aprile 2007)
Adrian-Mihai CIOROIANU (ALDE/ADLE, RO) (3 aprile 2007)
Ovidiu Ian SILAGHI (ALDE/ADLE, RO) (3 aprile 2007)

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